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ATTI DI OSTILITA

Il c;ornale d' lt.:rlia pubblica:

Roma, 22.

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Pota d giunge notizia che H Consiglio jugoslavo di Zagabria ha inviato pcr radiotelegramma una protesta a Wilson contro l'occupazione italiana di Trieste. Questa persistente ostilità del Consiglio nazionale jugoslavo contro l'ltalia va segnalata al Governo ed al popolo itali'ano, poiché si hanno indizi sufficienti per riténere con pieno fondamento che il detto Coruiglio non sia altro che una camuffatura del Governo austro-ungarico».

L'azione diplomatica dei cosiddetti jugoslavi sarebbe diverte nte, se non venisse dopo ·quarantadue mesi di guerra. Questo radiotelegramma. a Wilson è qualcosa che sta fra il criminale e il grottesco. Davanti a manifestazioni di questo genere, noi, forti del nostro diritto, non perdiamo il nostro sangue freddo, ma chiediamo al Governo italiano di prendere immediatamente tutte le d •ordine militare e diplomatico necessarie per fronteggiare· la situazione. Il Governo si metta·su questa strada di consapevolezza e di energia e avrà al fianco tutta la nazione unanime solidale entusiasta. La tragicommedia jugoslava deve finire e più presto finisce me'glio è, perché ha durato sin troppo.

Una legittima curiosità ci punge : nel Consiglio nazionale jugos lavo di Zagabria sono rappresentati anche i Serbi del regno di Serbia o soltanto i croati c gli sloveni? E ancora : la flotta militare austroungarica è stata o non è stata consegnata all'Italia? A proposito dell'odierna nota a Wilson, noi ricordiamo le dichiarazioni che il signor Ante Trumbie ci fece prima della nostra offensiva, a proposito delle questioni territoriali. Egli ci disse testualmente che «nessuno degli elementi responsabili jugoslavi metteva in conteStazione il diritto dell11talia su Gorizia, Trieste, Pola e l'lstria occidentale>>. Ora, davanti alla protesta di noi ci domandiamo se quel Consiglio è responsabile o n o, nei sensi della dichiarazione di Trumbie. Si sbrighi T rumbie a intendersi coi suoi amici. Noi constatiamo che il primo Governo jugoslavo si comporta da nemico nemico platofl!co, è vero, dal punto di vista mìlitare, ma nemko dichiarato, feroce e brutale I fatti di Fiume info.rmino. È questo il momento in cui l'opi- nione pubblica italiana deve appoggiare una politica inflessibile per ciò che riguarda i nostri diritti, che non costituiscono la violazione eli diritti altrui. V opinione pubblica italiana dice: Trento, Gorizia, Trieste, F iume, Zara e territori sono italiani, saranno italiani a qualunque costo e contro chiunque. L'atteggiamento odioso dei croati aumenta e rinnova la loro popolarità aguzzinesca in Italia. Che cosa furono i croati dal I 8x5 al I 866? Croati. Che cosa sono stati i croati dal 1° agosto 1914, quando per i primi passarono il Danubio per pugnalare i fratelli serbi, sino alle gior.na(e del Grappa e del PÙtica nell'ottobre 1918? Croati. Che cosa saranno i croati domani, dopo domani e sempre? Croati. E diciamo tutto.

Quanto alle alzate di genio del Consiglio nazionale croato·sloveno sedente a Zagabria, l'Italia e l'Intesa non possono limitarsi a prende re semplicemente atto o a ignorare con un fin de non reu voir le note e le proteste radio telegrafate da Zagabria a Parigi, a Lon dra, a Washing· ton. Queste proteste sono atti - fino ra - di pura ostilità diplo matica; ma quasi sempre le ostilità diplo matiche precedono quelle m.ili· tari. È tempo, è gran tempo, che l'Italia in primo luogO e l'Intesa poi; strappino la maschera austriaca ai sedicenti «ribelli» di Zagabda. O non si riconosce il Consiglio nazionale jugoslavo e allora bisogna notificarlo apertamente a tutti, si accetta il fatto compiuto della crea· zionc di questo Consiglio di Zagabria e allora il Governo italiano ha l'obbligo dimetterlo colle spalle al m uro e di costringerlo a scegliere. II Governo italiano deve, senza indugio, forzare gli austriaci di Zagabria a <c rimangiarsi » tutte Je lo ro proteste più o meno diplomatiche contro la realizzazio ne delle sacrosante aspirazioni italiane. È urgente. È necessario. L'Italia non p uò ammettere o tollerare proteste come quella contenuta nella nota jugoslava a Wìlson. È una questione di dignità e di interesse. Ma occorre anche che l'o pinione p ubblica alleata - alludiamo a certi circoli francesi e londinesi - non incoraggi l'italofobia dei croati e sloveni. A Parigi e a Londra tutti devono convincersi che chiunque, amico o alleato, mette semplicemente in dubbio il diritto dell'Italia su Trit:ste e l'Istria, su Fiume e Zata, diventa immediatamente nostro nemico e come tale lo consideriamo.

Tutti quelli· che sono in buona fede, devono essersi accorti che la Jugoslavia è il bastone croato messodaJI>Absburgoall'ultimo momento fra le ruote del carro della vittoria italiana. Ma gli italiani sono abbastanza jntelligenti e forti per afferrare il bastone dei croati e romperlo sulla testa dei medesimi. ·

Da // Po polo d' Italia, N . 324, 23 novembre 1918, V .

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