5 minute read

BLOCCO LATIN O

Italia E Francia

Le parole energiche colle quali Jacques Bainville ha vibrato u n fiero co lpo alle farneticazioni imperialistiche dei croati e degli sloveni, mi h a nno rìco rdato e fatto riprendere un articolo d i Marcel Sembat sull' Humani!é del ; 1 ottobre e dedicato all'esame dei rapporti tra Francia e I talia. L'ùticolo t orna d'attualità, per un complesso di ragioni. Marcel Sembat scriveva :

Advertisement

< l Recentissimamente ho ricevuto notizie dai miei buoni amici che ho in Italia. Essi amano il nos tr o paese con un inalter abi le; essi sanno ch e io amo l'ltalia con un amore p rofondissimo. B per questo che noi ci spieghiamo francamente e senza imbarazzo, felici quando i nostri due paesi si comprendono e rattristati quando una nube passeggera si eleva fra loro e pronti ad unire i n ostri sfoni per di ssiparla. In questi giorni ho trovato i miei amici un po' tristi e ne sono .rimasto- sorpreso e addolorato. Poiché io ero lontano dal pensare che potesse esserci in questo momento il minimo motivo d i tristezza per gli uomini c he vog li ono appassiona tamente 1'.:1midria franco-italiana. B colla miglior buona fede del mondo che io ho g iurato loro che in Francia lutti avevano i l mio stesso stato d'animo. Essi sono apparsi stupit i.

Ma poiché noi francesi possedi.:1mo della fie rezza e u n delicato amor proprio, come non ammctteTemo l'esistenza di queste due qualità presso g li altri? I nostri f ratelli d'Jtalia hanno al p iù alto grado 9uesta fier ezza su scettibile, questa dignità che tutto u rta facilmente. Un g esto t roppo brusco, una smentita trot>po secca, un comunicato brutale li ferirebbero crudelmente. Tutto dò che farebbe creder loro che n on sono stimati al loro giusto valore, che sono relegati al secondo piano, che non sf tie n conto sufficientemente dei grandi sacrifici ch'essi hanno accettato con animo prode, tutto dò li r ende furi bondi.

«Ciò ch'essi attendono d a. noi è semplicissimo, è giustissimo Essi hanno jl diritto d i contare su un trattamento fraterno d a parte nostra. Noi dobbiamo comprendc>re i loro sentimenti : ecco la fine della guerra, n evvero? Essi vogliono che l'Italia non si a ridotta al . ruolo di comparsa, ma tenga davanti a tutto l'wUverso il posto che i suoi sforzi g enerosi le hanno meritato.

«Giammai, lo ripeto, vi fu momento più fav orevole per uno scambio affettuoso o ltre che sincero di spiegazioni fra i rappresentanti del l"ltalia e quelli della Francia. uno sfor-zo facile, ma n ecessario. Se, per disgrazia, lo si trascu· rasse da parte mliStra, q uesta omissione funesta. sarebbe causa di grandi mali per i due popoli » .

•••

Cosl scriveva Marcel Sembat all'organo del Partito Socialisu Francese Un mese è passato, la guerra è finita e rapidamente grazie a1la catastrofe austriaca provo cata dall'offensiva italiana, c'è stato il solito scambio di "telegrammi ufficiali fra i due GoverrU, siamo alla vigilia delle trattative di pace, ma la necessità di que_llo sforzo, cui alludeva Sembat nella chiusa del suo articolo, rimane. Anzi, è diventata più urgent e. Se il blocco latino d eve sorgere, e noi pensiamo e vogliamo che sorga, a garanzia della v ittoria e della pace mo ndiale, bisogna spiegarsi, comprendersi, dilatare alle vaste masse delle popolazioni quei sentimenti che sono limitati a poche m igliaia di persone d el mondo p olitico . Gli italiani no n hanno nulla o ben poco da rimproverarsi nei confronti d e lla Francia. Qui da n oi si è se mpre accettata, senza d iscutere, la tesi francese. Occorre che i francesi.... << realizzino >> quello che è il « dato l> dominante dell'anima italiana nell'attuale periodo della storia. Il dato è questo : una più alta coscienza, una pi ù delicata sensibilità nazionale. La vecchia generazione che si compiaceva- n ella politica del « p iede di casa))' che quasi quasi d god eva ad esibire agli stranieri una Italiuzza discreta, modesta, senza pretese, che si contentava di fare l'albergatrice; q uesta generazione che fu flagellata da Carducci è morta. Gli uomini della mia generazio ne, a nche quando si professano universalisti, socialisti, intecnazionalisti, sono dei << nazional isti >> nel senso m igliore d ella pa- · rola. Noi - parlo di quelli che stanno fra i venti e i t rent'annisiamo degli esasp erati di italianità. N oi sentiamo nelle nostre vene, i n c iò che in n o i v'è di più intimo, il dinamismo deU' Ita lia. Lavoria mo per un'Italia p iù g rande dentro e oltre i confini. È la guerra che ha rivelato n oi a noi stessi. Non andremo t roppo oltre , con q uesti stati d'animo, perch é il senso innato dell'equilibrio e delle zioni ci vieta di scivolare o nelle imitazioni o nella caricatura. Ma questo è il « dato >> d ell'anima italiana, che d'altronde Sembat m ostra di avere perfettamente afferrato . .

Ora, bisogna partiJ:si da questa constatazione e agire in conseguenza, se veramente si vuole, come noi vogliamo, cementare il blocco delle due maggiod nazioni latine. Lasciamo da parte l 'atteggiamento tenuto da buona parte della stampa francese nel giudicare la n ostra ultima o ffensiva. Certi articoli tipo Monde 11/mtré, e n on sono stati i soli, non sono i più adatti a mantenere la cordialità dei rapporti, soprattutto perché costituiscono un'offesa brutale alla verità. Ma quello che può compromettere seriame nte l'a micizia franco-italiana, è l'indulgenza, per non dire la complicità, con cui parte dell'opinione pubblica francese accetta la tesi imperialistica jugoslava. Certamente, gli jugoslav i hanno lavorato, ma è triste dover constatare che la leggenda di un'Italia imperialista, affamata di territori, si è diffusa e ha trovato credito in troppi ambienti francesi, politici, universitati, diplomatici, popolari.

I nazionalisti, tipo Bainville, che in certe questioni vedono lontano, hanno capito tutto l'enorme pericolo esistente nella semplice accondiscendenza alla tesi jugoslava. Il pericolo consiste in dò: che la Jugoslavia patrocinata da tahini circoli francesi, essendo lesiva dei più sacri diritti italiani e comportando una soluzione anti-italiana del problema adriatico, costituirebbe il motivO della discordia fra Italia e Francia. L'Italia ha og ni interesse all'amicizia francese; ma la Francia non ha lo stesso interesse all'amicizia italiana? I francesi i ntelligenti e non solo il Governo, sulla cui lealtà e fedeltà ai patti (compreso quello di Londra) nessuno eleva il menomo dubbio, devono «smontare » l'infatuazlone jugoslava; devono cominciare a dire chiaro e tondo come ha detto il Bainville, che gli jugoslavi, i quali invianouna nota di protesta a Wilson contro l'occupazione italiana di Trieste, sono semplicemente dei pazzi furiosi da legare e non da prendere in considerazione; che l'Adriatico può diven.tare un mare itala-slavo · commercialmente parlando, pacificamente parlando, mentre gli jugo· slavi vi vogliono far navigare la flotta austriaca, ch'essi hanno rubato all'Italia vincitrice dell'Austria; che, insomma, l'Italia non ha versato il suo sangue migJiore, durante quaranta mesi di guerra durissima, per arrivare a vedere al posto dell'Austria nemica una Croazia più nemica ancora.

Una serie di articoli· come quello citato del Bainville basterebbe a convincere i sedicenti ribelli jugoslavi, che è ora di finirla, che ora di t ornare alla ragione, che tempo di smetterla colle pose e le esaltazioni protestatarie, perché l'Italia, dopo dodici battaglie, è a Trento, a Gorizia, a Trieste, a Fiume, in Dalmazia, e rimarrà a Trento, a Gorizia, a Trieste, a Fiume, in Dalmazia.

Per saldare à jamais, la nostra amicizia, l'opinione pubblica francese deve accettare i nostri postulati nazionali, che sono la negazione di ogni imperialismo; cosi come noi accettiamo, senza discuterli, i fini di guerra -nazionali della Francia. MUSSOLINJ

Da Il Popolo d'!ttZHa,· N. H4, 3 dicembre 1918, V.

This article is from: