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UN ESEMPIO
Un articolo del clericale Corriere d'Italia ha fatto perdere le staffe al più .autorevole dei giornali francesi: il g rave Tempt. In una nota, n ella quale lo scrittore del foglio clericale italiano ha mescolato parecchie reminiscenze storiche, è sostenuta, per ciò chf! concerne il possesso del Reno, una tesi anti·imperialista sia nei riguardi della Germania come in quelli della Franda. Non viene contestata in alcun modo la legittimità del ritorno dell'Alsazia-Lorena alla Francia, ma viene combattuta la tesi frances e o d i taluni francesi, favorevo le al possesso completo, all'impero esclusivo del Reno. Noi non entriamo nel merito de1la questione. La Francia tutelerà i suoi .interessi, materiali e morali, n el presente e nell'avvenire, come meglio crede. Ma il furibo ndo scatto del Temps si presta ad altre considerazioni. È dunque pacifico (la parola, ora, può essere rimessa in circolazione....) che non è permesso a un giornale italiano di metter becco negli affari della Francia. Guai al disgraziato che si concede questo lusso. Gli capiteranno serie disgrazie. Giusto. Giustissimo. Ma allora noi reclamiamo la reciprocità assoluta e leale. Se g li italiani non devono discutere - rÌemmeno in forma amichevole e discreta - i problemi renani, i francesi non devono interloquire sui problemi dell'Adriatico. Se i francesi non voglio no sentirsi accusare di imperialismo, g li italiani sono terribilmente stufi di sentire da quattro anni la stessa noiosa canzone. Il Temps può aVer ragione d'insorgere contro il Corriere d'Italia e di respingere l'accusa di imperialismo, ma noi abbiamo più di lui ragione di deplorare che gran parte della stampa francese. abbia sposato la tesi- jugoslava anche nelle sue più cretine esagerazioni. Se il problema del possesso delle rive del Reno è francese, il problema dell'Adriatico è italiano. Se la Francia vuole la nostra solidarietà per ciò che concerne le sue garanzie strategiche e le sue annessioni territoriali, essa deve darci la stessa solidarietà per le nostre strategiche sulle Alpi e sul mare e per le necessarie e giuste nostre rivendicazioni territoriali. Ora questa solidariet:i è scarsa. La simpatia cese si dirige di preferenza a q uei poveri innocenti croati che hanno ereditato insieme colla fiotta, l'odio tenace contro l ' Italia. NOi non accusiamo d'imperialismo la Francia anche se realiz- zerà i patti deiPaccordo franco-inglese dd 1916, che le assegnavano il litorale della Siria, il vil4Jel d'Adana e una gran parte dell'Armenia. M;a è ora di finirla di dipingere coi col o ri dell'imperialismo l'unica nazione dell'Intesa che non ne fa, di nessun genere. né europeo, né coloniale, perché con un candore cairoliano e con un idealismo senza ombre, si limita a rivendicare per sé i territori italiani e le città italiane Che italiane sjano Gorizia, Trieste, Fiume, Zara, nessuno osa mettere in dubbio. Pardon. I dubbi esistono e chi li valorizza è precisamente quella stampa francese che è cosi « gelosa» degli interessi della Francia.
Abbiamo sul tavolo un mucchio di pubblicazi oni francesi , recenti e remote, dove g li interessi adriatici dell'Italia vengono misconosciuti e vilipesi. La cartina della 11/H.rtration française ha g ià suscitato molta emozione in Italia. Ma il cartografo della rivista auto revole L4 Science et la Vie (ottobre-novembre del 1918) ha lo spudorato coraggio di spingere gli jugoslavi al di qua del Tagliamento , a poche decine di chilometti da Ve nezia.
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Persino il nostro amico Geor ges Bienaimé, che è in generale assai obiettivo, sembra d alle colonne della Vicfoire, voler avvalorare la leggenda dell'imperialismo italiano. Imperialista l'Italia che rivendica Trieste, Fiume, Zara, q uarido_ lo stesso Bienaimé a mmette che l a majoritJ (in realtà l'enorme maggioranza) della popolazione di queste città è italiana ?
Quanto ai territori limitrofi, vi sono zone totalmente o quasi italiane e in altre il carattere dell'occupazione slava è palese e artificioso.
E se la Francia vuole possedere le rive del Reno, per essere m eglio « garantita» dal possibili ritorni offensivi dei boches, l'Italia deve for se lasciare aperte e spalancate le sue porte perché vi p assino comodamente tedeschi e croati, che se la intendono, pare, a meta· viglia ?
Se i gio rnalisti francesi hanno, come dovrebbero avere, l'abitudine di leggere i giornali italiani, si saranno accorti che la lo ro jugoslavofilia sta insidiando l'alleanza franco-italiana, Vorremmo gridare ed essere ascoltati: Garde aux croalesl
D a Il Pc-polo rfltalia., N. 342, 11 dicembre 1918, V.