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[FIUME SARA ITALIANA A QUALUNQUE COSTO*]

Fiumani/

Io comprendo e vivo della vostra passione profonda d'italianità. Da quattro anni, dal novembre del 1914, quando lanciai al pubblico il mio giornale, ho sempre sostenuto i vostri e i diritti d'Italia. Non h6 mai dimenticato le città allora irredent e, Trento, Trieste e Fiume. Dal 1914 in poi h o sempre scritto e dimostrat9 non si p oteva considerare c ompleta l'unità dell' Italia se Fiume n on fosse ricongiunta alla mad.repatria, se la Dalmazia, che è sempre stata italianissima, non fosse tornata sotto il tricolore d'Italia. (Applausi). Ora, dopo la grande fulgida vittorìa italiana, è venuto il tempo di rivendicare i diritti d'Italia. ((<Bravo l Bene l ))),

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La nostra vittoria è incontestabile e conseguita puramente co n le armi, al prezzo del sangue italiano. Se io vi dico questo, non ve lo dico soltanto come g iornalista, poiché anch'io sono stato per 17 mesi soldato; ed in quel tempo ho avuto campo di misurare, di conoscere lo spirito del soldato italiano. Quando penso al grande numero di morti e di feriti italiani, sento che nessuno - amico, nemico o trale - può tentare di svalutare la v ittoria italiana. Noi abbiamo vinto · militarmente, sino all'ultimo momento della grande lotta. Nell'ultimo g iorno al P iave caddero ben mHle ufficiali; i mmaginat e ora quanti soldati saraiUlO morti I Abbiamo vinto e perciò impediremo a chiunque di menomare la nostra vittori"a. Abbiamo vinto, perciò abbiamo d irittò di utilizzare la vittoria, di agire da vincitori e di fissare i nostri nuovi confini. Nessuno può pensare che la nostra vittoria p ossa "essere frodata, mutilata l

Quando traversai la zona veneta devastata dalla guerra, mi son detto: L'Italia non deve mai più sopportare un'invasione, non deve permettere mai più una minaccia alle sue porte. Il tricolore italiano deve sv entolare sul Brennero anche se con ciò si dovrà comprendere entto i nostri confini un certo numero di t edeschi; né d'altra parte croati e sloveni si tro veranno fra noi a disagio, poiché no i italiani siafno liberali. Per questo i o dico: invasioni mai più l (AppiaHsi). Per tutte le nazioni la delimitazione di confini è una difficoltà e forse sola in tutta Europa l'Italia è nettamente, chiaramente determinata: il mare e le Alpi. E noi non possiamo fare dei sacrifici. Li faremo quando anche gli altri si m ostreranno dhposti a farli. («Benissimo 1»). Se la Francia vuole le due rive del Reno allo scopo di ga!antirsi per sempre contro i tedeschi, se l'Inghilterra si tiene ancora Malta per le sue ragioni strategiche, queste ragioni devono v alere anche per noi, perché anche noi abbiamo combattuto col sacrificio del nostro miglior sangue. (« Beniuimol »).

• Riassunto del d iscorso pronunciato a Fiume, al teatro Verdi, la sen del 20 dicembre 1918.

Si dice che verrà Wilson a sistemare le questioni di questa v ecchia Europa l E va b ene. Io m'inchino dinanzi a questo duce dei popoli, ricoO.osco che l'intervento americano ha agevolata la fine della guerra. No i siamo disposti ad accettare i suoi punti; ma egli, \Vilson, per co noscere a fondo le n ostre questioni; d ovrà v ivere tra noi, nei nostri paesi; dovrà farsi un giudizio chiaro del nostro modo di v ivere, delle nostre sacre idealità. Il grande Presidente di 11 0 milioni di sudditi dovrà convincersi che « una città )> per noi è parte della n ostra carne. Perciò, prima di esprimersi, dovrà anzitutto orientarsi e constatare dove stanno la giustizia, il diritto e dove sta la barbarie. Fiume non fu croata mai l (Fragorosissimi applaiiSi}. Fiume non fu mai u ngherese e solo politicamente non era italiana. Ma Fiume dice in forma p lebiscitaria : voglio essere italiana. E Wilson in omaggio ai suoi p rincipl dovrà dire: Fiume deve essere italiana. Riguardo a Fiume non vi sono altre soluzioni: deve essere italiana l (ApplaUii alfissimr) .

A Parigi la diplomazia o ra deve lavorare; ma san pas sati i tempi dei compromes si. L'autonomia di Fiume è un n on senso, come un non senso è la questione della repubblichetta di Fiume. (Rùa generali.

« Croati camuffali da socialisti vogliono la repubblica l>)). Ne abbiamo una, è vero, quella di San Marino, ma se è comprensibile questa, attorniata da italiani, ben diversa è la città di Fiume che a poche decine di passi ha addosso tutto il mondo slavo. Quel mondo che durante la guerra predicava la libertà dei popoli e che il giorno in cui con violenza si impossessò di Fiume telegrafò al m ond o: Fiume è ritornata alla madrepatria I ( Fischi e grida: « V igliacchi l ))),

Fiumani/

Il destino di Fiume è garantito solunto con l'annessione all'I talia. («Btnel bravo/ )) appiaUJJ). L'Italia p u ò rivendicare Fiume per storia, per lingua, per tradizione e p er volontà. Vi posso assicurare che in Italia vi è una formidabile azion e in favore di Fiu me Se questa famosa

Jugoslavia, che non so se nascerà e quando, avrà bisogno di affacciarsi al mare, noi potremo intenderei («Bravo l Bene h;). L'Italia è liberale e portatrice di civiltà Quando l'Italia romana dava per la terza volta la c iviltà a l mondo, quella gente era al crepuscolo della civilt à. Essa viv eva ancOia nelle caverne quando l'Italia aveva g ià Dante Ali ghieri !

L'oratore accenna poi a/ù lo/le per l'unità d'Italia, ai .r11oi martiri condannali alle galen, ai patiboli austriaci. Dice dd Martire, la riti memoria si ualta oggi, cioè di Guglielmo Oberdan .

Tornato da Roma a Trieste, l'anima fremente di sante idealità patrie, è a rrestato e gettato in carcere. Bastava che chiedesse la grazia perché gli fo sse risparmiata la v ita ; ma Guglielmo Oberdan non obbedl all'istinto di conservazione: « No l - disse - io debbo andare al patibolo, debbo porgere il collo al laccio del boia, perch i .fra' l'Italia e l'Austria vi sia il mio cadavere ». E in quell'anno, il 1882, la vecchia forca austriaca non si smentl. Ma Oberdaa sopravvisse alla forca come un simbolo Nella tenebra eli quegli anni 'ingloriosi il suo nome sfolgorò di luce e tenne accesa la speranza come una fiaccola. Il lungo s ilenzio che segul al suo supplizio n on era che !"ansiosa att esa dell'apoteosi che doveva venire. Ogni grande è pre'cursore di tutte .le grandezze; e alle terre e alle genti adriatiche bisognava arrivare n on so lo per .i vivi che attendevano 'ma per quel Morto che doveva essere vendicato dalla vittoria delle armi italiane. Ora Oberdan sorride alla sua Trieste con la stessa serenità con la quale seppe cogliere l'attimo storico e morire per il sublime sogno di della s ua città.

Musso/ini ricorda anche i glorioti marliri della grande guerra: il Ritmondo della romana Spalato, il Sauro di Capodistria, il Battisli di Trento . R icorda i pofontari delle terre redente fuggiti df!lle proprie città per correre ad arruo: farsi nell'uercito e per morire s11/ Carso.

Ed o ra, signori diplomatici,' voi volete mercanteggiare questo sangue? Fiumani, io vi dico: Fiume sarà italiana a qualunque costo l (La sala è un r()mbo e JIIJ damore). Fiumani, io vi ch iedo quello che credo superfluo chiedervi : attendere con calma che maturino g li e venti. Se anche dovreste attendere qualche settimana ·o qualche mese, siate sicuri che l"Italia sarà quale noi la vogliamo. Ora n on è questione che v oi volete l'Italia, è l'Italia che vi vuole l (Applauti vivistimt).

L"oratore accenna fJIIÌndi al patto di L ondra, nel q11ale FiNme venne sacrificata. Dice the ciò atltltnne p er pretsione tkl/a &mia, il famoso rullo compressore che fini poi per schiacciai-e se st esso. Oggi però la tuazione è cambiata : né la Russia né l 'Austria-Ungheria esist on o più e perciò la sorte di Fiume deve essere risolta in senso italiano.

Parla quindi di/la §terra, .dell'ora tragica di Caporello, della solidarietà con gli Alleali p1mhl questi la rhambino sempre. Poi dice :

Fiumani!

Voi potete contare su di me sempre. Io agiterò per voi fino a qua'ndo un ·comunicato della Sttjan{ annuncerà che la questione di Fiume risolta. Fiume è e sarà italiana e sino allora m"antenete viva la fiamma della vostra mirabile fede, e siate certi che all'altra spo nda vi sono migliaia e migliaia di fratelli disposti a tutto osare per v oi Tratta infine della qrtestione dell'Adriatico che deve essere libero per le bandiere, ma militarmmte italiano, e dò assicurare il nostro posto nel Mediterraneo, il mare di Roma, il mare dell'espansione di tutta I talia. A bbiamo dirilto all'espansione p oi'ché l 'italiano è rm p opolo prolifico e laborio1o. Per q11esto l'oratore dichiara di avere una f ede incrol!abile nell'avvenire dtl popolo italiano che tormrà j at alnJtnte alla grandezza e alla potenza d'un t empo

Il Mediterraneo tornerà nostro, come Roma to rnerà ad essere il faro della civiltà del mondo. (La fine dd discono suscita" altissù!Jo entusiasmo Il pribblico si dirige alle uscite e attmde Mrmolini che viene auompagnato da Jtna folla imponente lungo il corso Vii/orio Ema!luele II e il viale XVII ·novembre sino all'àlbergo « Wils(Jn >> . D urante il percorso la f olla acclama a Mussolini e canta J'ùm o a O berdan).

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