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NOTE DI VIAGGIO L'ATTEGGIAMENTO DEGLI JUGOSLAVI

Andare sul posto per vedere e o sservare le situazioni reali di fa tto, vale infinitamente più che perdersi fra le monografie dei professori di geografia, molti dei quali non hanno l'abitudine di v iaggiare. Sono andato a Trieste, attraverso il Carso goriziano, costeggiando il S. Michele, il Sei Busi. Da Redipuglia sono salito sull'altipiano di" Doberdò e per una strada che da un pezzo n on era più frequentata mi sono Spinto oltre Jamiano e Fiondar sino alle pendici di Mcdcazza, da d ove siamo sboccati sulla strada di Duino che conduce a Tri este. In questi luoghi, d i una tetraggine ossessionante, ho riv issuto un periodo della mia vita di soldato. Tutti gli abitati sono rasi al suolo. Un solo vivo abbiamo incontrato fra tante rovine: un contadino sloveno, the in un discreto dialetto veneto, rispose alle nostre domande. Da Trieste mi sono recato a Fiume, attravexsando tutto l'altipiano dell'Istria, assai somigliante, in talune zone, a . quello del Carso. Non ho potuto raggiungere la Dalmazia. Nel ritorno abbiamo attraversato il Carso veramente triestino, con questo itinerario : Opicina, Sesana, Storie. Ci siamo spinti sin quasi a Adelsberg. Poi per Vipacco, Aidussina, abbiamo riguadagnato Gorizia e l'Isonzo .. Questo l'itinerario interessantissimo , malgrado l'automobile aperta e jl freddo acuto. Ma più interessanti sono le osservazioni dirette che h_o potuto fare.

Non scrivo per gli- italiani che o rmai sono info rmati, scrivo per gli amici francesi ed inglesi dei cosiddetti jugoslavi.

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Mi sia concesso di aprire una parentesi per dire che la stampa romana, contrattaccante finalmente quell'autentico nemico dell' Italia che risponde- al nome dd signor Wickham Steed, vke direttore del Timu, giunge in ritardo, .

È da un mese che noi gridiamo: attenti alle volute l Ora, chi fra i francesi e fra gli inglesi mette in dubbio l'italianità di Trieste, dell'Istria, di Fiume e del litorale dalmata, non può essere che un nemico dell'Italia, coll'aggravante della più evidente scandalosa malafede. L'italianità di Trieste è fondamentale. È indiscutibile. È più dura del sasso carsico, con cui furono erette le sue case mag nifiche. T11tto a Trieste è italiano. Vitalianità, che nelle classi elevate può essere un movimento riflesso dello spirito, è nelle vaste masse del popolo un dato naturale, insopprimibile della razza. Anche senza l'annessione all'Italia, Trieste avrebbe conservato per decenni e decenni la sua italianità. ll Governo di Vienna n on sarebbe mai giunto a sloven.izzada.

Quanto all'italianità di Fiume, nessun dubbio eSiste, nemmeno per i neutrali -della Svizzera. Solo gli amici dell'Italia, i falsi amici dell'Italia, avanzano delle riserve o fannu qualche cosa di peggio. A Fiume c'è la · reli gione dell'Italia. Non c'è una finestra della città bellissima che non abbia il tricolore. Non c'è uomo o donna che n on porti sul petto il distintivo italiano. Una grande i scrizione luminosa, che si d eve vedere molto da lontano per chi acrivi dal mare, occupa tutto i1 frontone di un palazzo della città: « Viva Fiume italiana! >) I muri sono pieni d i iscrizioni come queste: « O l'Italia o la morte! »

In q ueste condizioni il destino di Fiume è segnato: sarà italiana a qualunque costo, runlro rhùmque.

Qual è l'atteggiamento dei cosidetti jugoslavi di fronte all' occupazione italiana? Che cosa pensano e fanno gli sloverù del Carso triestino e goriziano, i cici e croati disseminati nell'altipiano dell'Istria orientale ? A Trieste gli sloveni hanno ancora i loro capi politici e spirituali che passeggiano in disturbati per le vie della città. Stampano ancora H loro Edinost, che sputa, fra le righe e malgrado la censura, il suo odio contro gli italiani. Sì riuniscono ancora, ma con minore insolenza, all'HOtel Balkan. Il loro atteggiamento è passivo. Sono una minoranza infima di fronte all'enorme maggioranza italiana.

Per ci ò che riguarda il Carso e l'Istria, bisogna distinguere Gli ex fu nzionari dell'Austria e soprattutto i preti son o apertamente ostili all'Italia; la massa della popolazione, in alcune località, vede con simpatia l'occupazione_italiana, in taluOe altre è indifferente o rassegnata. H o fatto delle inchieste a Castelnuovo d'Istria che ha una popolazione di cici (che sarebbero dei r omeni slavizzati). Ho sottoposto un questionario al maggiore Di Martino che comanda il distacca mento delle truppe italiane Per quello che rigu arda Adelsberg, m i ha dato utilissime informazioni il maggiore medico Giovanni Allevi, b en noto a Milano. M..i sono fermatO, per assumere le stesse informazioni, a Vipacco. Intanto, mi preme fissare che tutti gli abitanti di origine slava comprendono perfettamente l'italiano e rispondono in u n dialetto italiano. Dal complesso delle mie osservazioni dire tte e dalle informazioni ricevute, si può desumere che lo stato d'animo delle popolazioni d'origine slava, che saranno inevitabilmente e necessariame nte annesse all'Italia., h a attraversato due tempi Nel primo diffidema, timore e fiducia (alimentata da Lubiana e, ahimè l, da Parigi e da Lo ndra) che ce ne saremmo andati immediat a mente. Però, tanto n ell'Istria come nel Carso, nessun atto· di ostilità. Quasi dovunq ue il te:uo re ha dato luogo alla simpatia. I preti avevano agitato il sataniCo « babau >> italiano, ma i contadini, uomini e donne, hanno subito notato l'enorme differenza fra italiani e tedeschi o magiari: la diffe· renza che p3.ssa.. fra l a civiltà e la barbarie. Niente di più curioso che vedere luogo le strade le nostre carrette da battaglione o i ·nostri camions raccogliere e caricare le donne slovene o istriane che vanno al rncrcato. Inoltre, l'Italia ha portato i viveri che mancavano, sbprattutto i grassi che non esistevano più e -le medicine, salite a prezzi impossib ili. Ma ha portato anche l'ord ine e la sicurezza per gli individui e pe:r la proprietà. Il contegn9 del soldato italiano è semplicemente meraviglioso. Ecco un· documento sintomatico. È una supplica degli slavi (cici) di Castelnuovo d'Istria diretta al Comandante della;& Armata: la nostra popolazione, mossa da sincera e vera simpatia verso i SignOTi [ufficiali] e la Bassa forza di stazione nel n!)Stro luogo, prega perché non venisse traslocato il Presidio d el signor maggiore Sammartino, perché in lui nulriamo tutte le speranze dd nostro avvenire

Ec<t-llenza!

Abbiamo di a nome d el Municipi() di Castelnuovo quali del egati.

A poco a poco, nell'animo delle popolazioni, la cui coscienza nazionale o politica è assolutamente crepuscolare, al primo sentimento di diffidenza è subentrato un sentimento misto di sorpresa e di simpatia Allora, g li agenti jugoslavi di Lubiana e Zagabria, hanno fatto passare, a mezzo dei maestri e dei preti, la loro nuova parola d'ordine: Wilson È .il Presidente - hanno fatto sapere - che caccerà g t•italiani e renderà giustizia agli jugos lavi Il popolo delle campagne non sa nemmeno chi sia Wilson, ma gli clementi civili delle città e dei paesi ripongono ora tutte le speranze in ·lui. Ma poiché è già evidente e positivo che Wilson non potrà modificare la situazione di fatto e che dove JÌamo, nelle terre nostre, là resteremo, c'è da d omandarsi che cosa succederà quando tutto sarà diventato definitivo e alcune centinaia di migliaia jugoslavi saranno cittadini d'Italia.

Non accadrà niente, se la p oHtica ita!iana sarà liberale e al tempo stesso energica. Liberale col popolo, energica contro quanti dall'esterno o dall'intetno volessero insidiare il buon diritto dell'Italia, Niente metodi reazio nari, ma nemmeno indulgenze colpevoli.

L'eventuale e molto ipotetico irredentismo jugoslavo di domani urà ben presto annullato dalla straordinaria potenza assim.ilatrice della civiltà italiana.

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