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KROPOTKIN

E STATO ASSASSINATO DAI LENINISTI?

Parigi, 8 gennai.o

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Secondo un telegranuna da Bergen, il principe Pietro Kropotkin, il celebre capo anarchico, sarebbe stato massacrato. I bolscevichi negano energicamente di essere stati gli istigatori del delitto.

Pietro Kropotkin era stato arrestato nel settembre dalle guardie rosse. Er:1. accusato di aver parte<:ipato il Ila «congiura ing lese» contro i SoviitJ ed era stato incarcerato a Pietrogrado.

Questo il laconico telegramma pubblicato ieri da tutti i giornali francesi, alcuni dei quali facevano seguire alla notizia i dati biografici. Noi ci rifiutiamo di credere all'orribile notizia, sino a quando non ci verrà confermata. Le notizie che di tanto in tanto ci sono giunte dalla Russia circa la sorte di Kropotkin sono state sempre incerte. Ch'egli sia stato gettato in prigione è tanto che alcune settimane fa un appello di Jean GravC? i nvitava i suoi correligionari di Francia ad agitarsi per strappare dalle galere di Lenin il grande disinteressato apostolo dell'anarchia, tornato in Russia, non sulle ferrovie del Kaiser. Poi da Pietrogrado g iunse la notizia che Kro potlcin era stato scarcerato. La realtà è che una persecuzione contro di lui deve esserci stata. Lo prova il fatto che Kropotkin non è mai riuscito a dare notizie di sé ai suoi amici fedeli di Parig i e di Londra. Niente impedisce di credere all'attendibilità della notizia. È un altro delitto che si unisce agli innumeri di va carica e grondante di sangUe, innanzi alla storia e al mondo, l'autocrazia russa.

Noi che _ abbiamo ammirato e in altri tempi tradotto le opere di questo grandissimo fra gli spiriti gli mandiamo - vivo o m o rto ch'egli sia - il nostro saluto reverente.

Da Il Popolo d'ltalia, N. 9, ? gennaio 1919, Vl.

IL NUOVO « PARECCHIO » DI BISSOLATI

L'intervi sta concessa dall'an. Bissolati alla Morning Post e riportata ieri dal Corriere, liquida totalmente la situazione ed è scesa come una terribile mazzata sul capo dei fanatici rinunciatari bissolatiani. Siamo oramai « fissati >> sulla vera causa delle dimissioni date proprio alla vigilia dell'arrivo di Wilson in Italia. Non è vero che fosse in questione, come si volle dar ad intendere sin dal principio, la Società delle Nazioni e il program"'!a di pace wilsoniano N o n è vero che il dissidio f ra l'an . Sonnino e l'an. Bissolati consistesse in una accettazione da parte di Bissolati e in una ripulsa da parte dell'an. Sonnino dei principi wilsoniani. Non è e non poteva essere. L'an . Sonnino, a proposito di Società delle Nazioni, si trova, idealmente parlando, sullo stesso piano & Wilson, e i suoi discorsi parlamentari lo attestano. Vero è , invece, che il dissidio fra i due u omini è scoppiato a proposito d ella Dalmazia. A noi italiani, che avevamo chiesto dei lumi, i iumi non furon concessi. L'an. Bissolati ha preferito rivolgersi al pubblico inglese e - o iron ia delle cose, ironia che insegue come ombra inv isibile la grande tragedia della vita l - per mezzo di un giornale come la Morning Posi, piuttosto italofila sl, ma notoriamente e apertamente imperialista. Che l'an. Bissolati fosse disposto alle più gravi rinuncie, fos se pronto a la Dalmazia italiana, compresa Zara, ai croati, era oramai noto, ma che le rinuncie di Bissolati fo ssero cosi vaste e generali anche per l 'Alto Adige, nessuno immag inava, d imodoché l'intervista d i ieri ha gettato letteralmente nella costernazione gli amici dell'ex ministro riformista Lo stato d'animo di questi ci interessa poco: l'essenziale è che tutto ciò reca un nocumento formidabile all'ltalia, proprio alla vigilia- dei preliminari di pace.

È fantastico quello che succede. È di ieri l'insurrezione unanime dell'opinione pubblica trentina contro il « salorriista >> Steffenelli, insurrezione ehe ha prOvocato le _ sue dimissioni, insurrezione - lo si noti l - guidata dagli ufficiali della Legione trentina, che hanno fatto la guerra anche contro g li" jugoslavi; ed ecco un ex-ministro italiano saltar fqori a schiaffeggiare il sentimento dei Trentini, a incoraggiare le resistenze dei pangerrnanisti, a collaborare col dott Mayer, a sabo- tare - è la ver:i, è la tdste parola l -a sabotare tutta quell'opera di penetrazione neJl>Alto Adige, iniziata felicemente dall'elemento italiano. L'an. Bissolati è dunque un salornista. Vuole per il Trenti na quello che Giolitti esigeva o poco p iù. Chissà quale enorme disastrosa impressione susciteranno nell'animo delle popolazioni trentine le dichiarazioni dell'an. Bissolati l

E i fratelli della sponda orientale di quel mare, che non credevano più << amarissimo » ? Oh, la Realpolitik, d'infame ed infamata memoria l Oh, i famosi compensi del Libro Ve:rde, contto il quale tuonarono i nostri brillanti democratici l &co ut\ ministro, le cui dimissioni ci vennero presentate sotto la luce del più solare francescano idealismo, che invece fa del realismo politico nella forma p iù antipatica e mercantile che è quella del « baratto >> l Dare la Dalmazia italiana ai croati, per avere dai medesimi Fiume che è italiana.... Nemme no di « baratto » si può parlare, poiché il « baratto )) è lo scambio di cose diverse. L'an. Bissolati non barat"ta, cede. Non discute, rinuncia. A tutto, senza riserva. Senza garanzie. ·Con una precipitazione inesplicabile.

Ma qual è il movente di questa sua campagna di rinuncie ? Uno solo: la paura. Diritto, giustizia, Società delle Nazioni non c'entrano, e se c'entrano gli è per consacrare la tesi italiana non rinunciataria. Intendiamoci: non la paura personale, poiché l"on. Bissolati è un prode, ma la paura politica. Sono gli jugoslavi che fanno paura all'an. Bissalati. È la loro eventuale inimicizia che lo spaventa. È il loro irredentismo che spinge Bissolati al « parecchio» Straordina!io spettacolo, in cui la politica nòn può daJ:e più spiegazioni soddisfacenti, e si è costretti di ricottere alla psicologia. Non si ebbe in altro paese qualsiasi una situazione più pietosa e umiliante all'indomani di ·u na vittoria cosi trionfale. Abbiamo deciso i destini del mondo ed ecco che abbiamo · paura della n ostra stessa vittoria e ritorniamo piccini piccini, e ricalziamo le pantofole del piede di càsa. Solo noi temiamo l'irredentismo jugoslavo l Ma i francesi non temono quello tedesco, né i boemi quello ancora tedesco, che pur si appoggia a ;m mondo compatto 70 milioni di abitanti. Ah, gli jugoslavi si battono bene?

Può essere, specialmente contro gli italiani. Ma un ex ministro italiano, che è stato soldato ed è stato ferito, aveva l'obbligo preciso di aggiungere che gli italiani si battono meglio. Intanto, ai nostri telli da.lma.tici, che brUciano della loro magnifica passione.. d'italianirà, tra l'indifferenza dei nostri cavallereschi democratici pronti a scaldarsi per gli irlandesi, per gli egiziani, per i pellirosse, per tutti, fuori che per gli« italiani>>, l'on. Bissolati offi:e una graziosa strenna per il 1919. I nostri fratelli gridano, implorano, scongiurano, e l'an. Bissolati, l'uomo della Realpolilik, che baratta il Dodecaneso colle miniere di Eracltl' e la Dalmazia con Piume, risponde: « Signori, l'Italia vi abbandona al vostro destino l Gettatevi n ell'Adriatico o se ci riuscite crearizzatevi >>. Ma i fiumani e i dalmati respingono Yindegno nlercato e rispondono all'on. Bissolati e ai suoi amici: « O tutti liberi o tutti schiavi! Si barattano le cose e le bestie, gli uomini, no l »

La tesi politica dell'an. Bissolati, che il Corriere della Sera non riesce a inghiottire, per quanta buona volontà ci metta, avrebbe o po-· trebbe avere una giustificazione, solo nel caso che dall'altra parte si manifestassero propositi di conciliazione. Ma questi non esistono. Nessun -giornale jugoslavofiiO italiano è mai riuscito a rintracciare un giornale, un uomo, un gruppo serbo, o croato, o sloveno, d.ispo-. sto a << rinunciare» a qualche cosa, a un sol metro di terra. L'enorme menzogna è tutta qui. Il contegno della stampa italiana croatofi.la duce il pubblico in un errore funesto, a credere cioè che come n oi ci dichiar.iamo concilianti e arrendevoli,· ci sia altrettanto stato d'animo a Zagabria e a Lubiana. Qualcuno può essere indotto a c redere che rinunciando noi alla Dalmazia, i c:mati e gli sloven.i rinuncerebbero a Fiume, all' Istria, al Goriziano. io sfido formalmente a produrml un solo docuinento, una sola parola, una sola dichiarazione conciliativa degli jugoslavi. NOn c'è mai stata l Un giorno io presi Tru:mbie dopo averlo invitato pubblicamente a parlare, e gli chiesi delle prev isioni geografiche. Egli mi rispose, senza che taluni personaggi moderati potevano accettare di discutere su Trieste, Gorizia e Pola. Dopo la nostra vittoria, lo stesso Trumbit è tornato l' intransigente croato di prima. Tutti sono come lui. Dai conservatori ai socialisti ufficiali. Nessuna eccezione, C'è una unanimità impressionante d'impe:l:ialisti la cui formula è« da l Tagliamento al Vardar >>.

Ieri abbiamo citato un giornale croato di Zagabria che rispondeva al Secolo, oggi spigolo fra i d ocumenti da me raccolti in questi ultimi t empi, - per un discorso politico, c he invece di pron unciare, scriverò a.... puntate, - molte altre manifestazioni deg li spiriti concilianti dei c roati. È proprio inutile, e lo dicevano i nostri saggi antichi, get.. tare le margherite ante porcos ! I porcos croati non si contentano della ghianda e nemmeno della margherita bissolatiana.... Non ricordiamo la faccenda della B.otta e le proteste per l'occupazione italiana di Trieste. C'è .dell'altro. Il 7 dicembre 1918, il Consiglio nazionale jugoslavo protesta minacciosamente contro lo sb:uco degli italiani a Sebenico. A chi manda la protesta? All'ammiraglio francese Gaucbet a Cotfù. In data z6 novembre un comizio panslavo tenutosi a Lubiana v ota un o rdirie del giorno per uno Stato jugoslavo « al qtNZle de11ono venire incorporate pure le città di Trittte 4 di Gorizia». In data

1 dicembre il Consiglio nazionale jugoslavo di Zagabrla protesta nuovamente presso il Reggente di Serbia contro le « ambi2ioni italiane >>. Io trovo la protesta pubblicata in un g iornale naturalmente francese e un imbecillissimo signor S. B. Severac appoggia, naturalmente, la protesta croata.

Nella SeiJJaÌne Lilleraire del 16 dicembre 1918, il signor Marinkovic, vecchio diplomatico serbo progressista, reclama per lo Stato jugoslavo « non solo tutta la Dalmazia e le isole, Fiume e le i sole antistanti del Quarnaro, l'ls tria, Trjeste colle Alpi Giulie, [ma] Palmanova, Udine e provincia sino al Tagliamento, To/mezza e le Alpi Carniche».

I socialisti jugoslavi hanno dichiarato e l' Humanifé ha naturalmente stampato, che << occupando le coste dell'lstria e di Trieste sino alla linea di confine verso la Carniola, l'Italia ha commesso un atto di imperialismo .... )>. •

Il giorno 1 gennaio a Zagabria si è tenuto un comizio anti-italiano preceduto dal seguente manifesto:

« Cit11rdini.'

«Sono quasi due mesi cht- g li insaziabili t" furbi italiani deva.$lano le nostre case ed il nostro lito rale; sono due mesi già che infestano il nostro mare; da dutmesi il popolo serbo-croato e sloveno soffre nel veder calpestati dagli italian i j suoi diritti e tutto ciò che gli caro e sacro!

« Neanche. le chiese sono sicure di fronte ai prepotenti !

<< Ciuadini!

«Contro tutte queste infam ie, la città capitale della Croazia, come capoluogo culturale degli. Stati Uniti serbo-croato.sloveno, deve protestare energicamente ! alle Potenze Alleate bisogna fa r vedere tutta la perfidia degli italiani e g ridare ad a lta voce agli stessi italiani: giù l e mani!

« Ciltathni.'

« Accorrete tutti senz-a distinz.ione, uomini e donne, giovani e vecchi, con· tadini, operai, soldati , impiegati, al grande comi z.io pubblico! Non lasciamoci portar via il tesoro del mare !». ·

Un_ giornale di Zagabria dal nome abbaiante scrive:

«Gli italiani si preparano guerra contro la Jugoslavia e fortificano tutti i monti. Ciò dimostra che essi non intendono di accettate le decisioni del cong resso della pace, ma che vogliono con la violenza tenersi i territori rubati. La Prussia del nord è stata distrutta e l'Ita lia vuoi creare la nuova Prussia del 9ud. Credono forse gli italiani che i loro preparativi ci facciano paura? Non lasceremo amputarci un polmone. Abbiamo tanto lottato per la n0$t.ra libertà e siamo pronti a nuovi sacrifici per essa. Non abbiamo paura n é dell"Italia, della sua prepotenza. Il Gori ziano con Gori zia e Trieste, e tutti gli a ltd territori occupati, sono da secol i sloveni. Non cediamo la nostra terra e l a difenderemo sino all'ultim"a goccia di sangue»

Il giornale Slovener: di Lubiana del zo dicembre u . s. i seguenti confini per la Jugoslavia:

« Dal monte Cani n per la valle Racco lana-Fella Res iutta, poi oltre Venzone, Gemona, T arcento, Nimis, Attimis, Faedis, Cividale, Corno, Cormons e da Mon· fortin fino all'bonzo. Se si fonna la rep ubblica friulana, che sarebbe a lleata delia Jugoslavia, si cederebbe ai friulani: Venzone, G emona, Tarcento, N imis, Faedis, Cor mons, Gradisca, Monfalcone, Grado, Aquileia».

Quanta degnazione ! Quanta generosità!

Che g li sloveni non intendano di rinunciare nemmeno a Trieste, e certissimo. Infatti, la Hrvats/ea Drava di Zagabria del z8 d icembre reca questo telegramma:

Belgrado, 22 diumbre 1918

«La cancelleria del Consiglìo di Sta.tD comunica : L'erede al trono ricevette in udienza il di dottor Giov. M . Cok. Il J o u. Co k pC>rtò il saluto degli sloveni di Trieste. Il reggente accolse coo g rande allegrezza il sa_luto, come pure l'esatta rela:done. L' udienu durò un'ora cd un quarto Il r app resentante riferì sulle condizioni d i Tri este Il reggente fa sapere, a mezzo del dott. Cok, invia agli sloveni di Trieste il suo reale e fraterno saluto e manifesta che la Serbia non permetterà che neppure un palmo di terra slovena vada perdutD,

Nello stesso giornale è contenuta quest'altra notizia:

Lubia.na, 23 dicembre 1918.

« Ieri si tenne nell' "Un ion " una grande riunione di protesta alla quale partecipò una folla enorme, come pure i fussiaschi dE-lle terre occupate del Litorale, Js tria, Slovenia e Trieste. Vi p r esero parte tutti i paniti e parl arooo i rappresentanti jugoslavi di Trieste, lstria, Carinzia, che accentuarono la necessità di rispettare il progranuna di WjJson Tutti g li oratori pretesero unanimi che il ter ritori() occupato Venga evacuato, poiché io quello vive u na maggioranza. jugoslava, Nella .risoluzione di che verrà mand at a a l goVerno jugoslavo di Belgrado, si protesta con tro il fatt o che gli itali:ini occuparono terre poste al di là della linea. di demarcazione. _ Nel modo più reciso si protesta contro il patto di Londra, di cui vogliorm approfittare a. danno degli jugoslavi. Il congrt'5SO una· nime dichiarò di non riconoscere ta le pattD che è il maggior ostacolo all 'autodecisione dei popoli. Oltracciò si chiede che immediatamente ed incondizionata· mente tutti i territori occupati si uniscano allo stato jugoslavo. F u elevata una vibrata protesta contro le violenze degli i taliani e dei tedeschi e contro le violazioni del diritto intemaziooale. I congressisti dich.iuarono ai fra.telli che non li. abbandoneranno mai e che si impie-gheranno magari i mezzi più estremi per la l iberatione delle terre occupate della no-stra intera patria. In tal senso fu inviato un telegramma al reggente ».

È chiaro ? Dal r eggente di quella Serbia che fu sàlvata dall'Italia, all'ultimo parroco dell'ultimo villag"gio croato, una unanìmità feroce contro l'Italia. Non ci sono rinunciatari fra i croati. Son o tutti massimalisti. Non si creda di disarmare la loro ostilità mollando la Dalmazia . Anzi. Il loro odio contro l' Italia troverà nuovi motivi nella nosu a presunta debolezza e nelle nostre tendenze alla transazione.

Oramai è evidente, dinanzi a q ueste manifestazioni unanimi e ujjìdali d ella Jugoslavia, tutte assolutamente intransigenti, che T rieste si difende sulle Alpi Giulie e /tJ D almazia .rtJi!e Dinaricht . Gli italiani che non hanno p aura dell' irredent.ismo di centottantimih. tedeschi del Tiro lo che potrebbero appoggiarsi alla G ermania, non possono temere - pena il nostro suici dio come nazione - l'irrede ntismo di m ezzo milione fra serbi, crqaù e sloveni l

Come è paradossale la v ita l Chi avrebbe detto che l'on. Bissolati, che fu cori n oi n ell'impetuosa battag lia contro il « par ecchio » di giolittiana memo ria, ci avrebbe presentato, dopo quattro anni di g11erra e una vittoria prodigiosa, una edizione appena corretta e poco riveduta del capolavoro giolittiano-bUlowista l

Per oggi basta perché il disg usto sa1e alla gola e lo spazio scarseggia. Ma continuerò, implacabilmente, domani. MUSSOLINI a Il Popolo à'! tiZlia, N. 10, 10 gennaio 1919, V I.

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