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CONFESSIONI TARDIVE
Quelli che battagliarido, q uasi sempre in malafede, contro l'inesistente imperialismo italiano, non hanno fatto che aguzzare i denti dell'autentico e voracissimo imperialismo jugoslavo, cominciano a confessarsi. Ieri era il prof. Zanotti Bianco che recitava un in piena 'rego la sulle colonne della sua rivista wilsoniana, LA Voce tki Popoli; adesso sono alcuni collaboratori italiani di New Europe che non intendono p iù figurare sulla copertina di quella rivista croata. Ce n'è voluto, ma ci sono arrivati. Cosl sul ((giornale europeo» di via Solferino, nel riportare una lettera di Gaetano Salvernini, sono state stampate queste parole che costituiscono uno stroncante atto d'accusa contro i n ostri rinunciatari:
«La triste campagna condotta dalla N ew Europc nel senso d i sfruttare la campagna anti-imperialistica di una parte della stampa italiana per eccitare sempre più l'imperialismo jugoslavo ».
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Dunque, tradotto in altri te rmini, ciò signi6ca che la campagna del Corrùre non ha indotto a più miti consigli i signori jugoslavi, ma ha giovato, per l'interposta persona di un giornale inglese, ad esasperarli sempre più. Ciò significa dunque che i mutri gloriosi anti-imperialùti hanno fatto e fanno dell' imperialitt!IO croato.
La verità cosl splendente che fi nisce sempre per disperdere le tenebre e le penombre, per umiliare c m ortificare coloro che la vorrebbero ot:fendere. La v erità, una, sola, tragica, è questa: l'imperialismo italiano non esiste. Anche q uelli che reclamano la Dalmazia tutta, da Zara -a Cattaro, non fanno ddPimperialismo o lo fanno in una misura modesta e in ogni caso più giustificabile dell'imperialismo di chi rivendica - senza suscitare scandali e grida di orrore l - il bacino carbonifero della Sarre, che, da quando esiste, appartenne, salvo errore, pcr soli quindici anni alla Francia. Ad ogni modo non italiano, fra coloro che sono stati ba ttezzati come neo-imperialisti , che non sia pronto alle transazioni necessarie pro bono paci.s. L'imperialismo che esiste, che è minaccioso, che è intransigente, che è chilometrico, e gli stessi socialisti ufficiali hanno dovuto ammetterlo, come si legge nell'ordine del giorno Treves, è jugoslavo: l'imperialis mo che vuole strappare il Banato alla Romania, la Macedonia alla Bulgaria, la Carinzia all'Austria e vuole espellere l'Italia da tutta la sp onda o rientale dell'Adriatico. V enorme menzogna che i rinunciatari diffondono tra il popolo italiano è quella di far credere che l'agitazione anti-imperialista sia bilaterale. Che, · come esistono - purtroppo l - a Milano, ci siano degli anti-imperialisti a Zagabria. Che i rinunciatari di via Solferino abbiano d ei colleghi in rinuncia a Lubiana.
Ora, questo non è. Questo è falso. È una ignominiosa bugia. A Lubiana, a Zagabria non esistono rinunciatari. Dai conservatori ai socialisti sono unanimi. Lo abbiamo documentato. Lo documentiamo. Lo Slovenct di Lubiana dell'altro giorno, rivendicava sull'Jsonzo una frontiera jugoslava che deve pass,are non meno di venti chilometri ad occidente di Gorizia. Il numero di dicembre del Bolle/lino jugoslavo, organo del Comitato di cui è presidente q uel che oggi è ministro degli Esteri della Jugoslavia, narrando le irruzioni croate a Fiume, parla di Fiume tori1a.ta alla madre patria: la Croazia. È un delitto, un verO e propriO delitto di lesa-verità e di lesa-patria, quello di far credere che il dissidio itala-jugoslavo verta soltanto sul possesso o meno della Dalmazia. Non si tratta della Dalmazia Non è in que-. stione. Spalato o Zara e nemmeno Fiume. Per tutti gli jugoslavi le tetre in questione sono quelle dell'Istria e del Goriziano, quelle della vallata del . Natisone. Tutti gli jugoslavi rivendicano, oltre Trieste e Gorizia, Cividale, San Pietro al Natisone, Resiutta, Tarcento, Gemona, Udine. Sparuti elementi più moderati si contenterebbero dei territori alla. sinistra dell'Isonzo. Da un anno la stampa italiana discute sui rapporti itala-jugoslavi, anche nelle precisioni geog rafiche. Tutte le correnti circa l'ass etto territoriale adriatico si sono determinate. Ma dall'altra parte non una v oce si è le vata. N on una Chiacchiere in privato, ma in pubblico nulla, assolutame nte nulla. Il colo nnello Pribicevic, interrogato, smentisce brutalmente il suo intervistato re. I caporioni jugoslavi di Parigi e di Londra si abbandonano a una campagna tale che muove a schifo p ersino i loro colleghi italiani. Ieri sul Seco/o è apparsa un•intervista con ProtiC, personaggio ufficialissimo e impo.rtantissimo, perché presidente del Consiglio dei minist.ri della siddetta Jugoslavia. L'eco delle polemiche di questi giorni dev'essere giunta certamente a Belgrado. Una buona occasione si presentava al signor Protie, per provocare una détente nei ra pporti itala-jugoslavi. .A.ll'affermazione del corrispondente del Secolo sulla p ossibilità di un accordo realmente sincero fra i due paesi, il signor freddamente ha r isposto in questi termini: <<Può essere, se g li italiani cambiano la loro condotta ».