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<<BABAU»

Nei giorni in cui più ardente fer veva la polemica contro i rinunciataci, costoro, a corto di argomenti sulla questione, sbandieravano il fantasma del leninismo. Il rombo del leninismo si avvicina, gridavano questi signori, ai quali noi rispondevamo che se H leninismo avanza, non lo si ferma - è deliziosamente stupido ripromettersi di fermarlo l - mollando Spalato ai croati l Di p iù : aggiungeVamo che di leninismo, in Italia, in questo clima storico, economico, psicolog ico e « fisico )> totalme nte diverso da quello russo, non si poteva parlare all'indomani della conclusione trionfale della guc:tra. Ad og ni modo, tra quelli che avevano ed hanno seri e fo ndati mo tivi per opporsi al contagio leninista, ci sono i socialisti ufficiali. Oò ch'essi temono, ·ciò ch'essi devono temere, è uD.'esperienza anticipata di socialismo, un « aborto )) d i sOcialismo, che potrebbe diffondere tra le masse la convinzione che il socialismo, cioè quel complesso di dottrine, di metodi, d i partiti che recano tal nome, è impotente a reggere le moderne e complesse società nazionali. L'esperimento russo già abbastanza distruttore e negativo per legittimare molti dubbi. D ' altra parte, si è già visto che la potenza del contagio leninist a si attenua quando giunge nel mondo occidentale. L'amb iente t edesco è già refrattari o. La prova palese che di Un esperimento Jeninista, quelli che hanno, fra gli altri, a temere, sono i socialisti ufficiali, ci è data da un artico lo che l'an. Rinaldo Rigola ha scritto nell' ultimo numero della sua rivista: I p roblemi del /aporo. Trattando delle polemiche che dividono in questo m omento i duecento caporali dei sedicimila soldati che su quarantacinque milioni di abitanti formano il « mondo )) socialista italiano, Pon. Rigola ha scritto testualmente:

« SuperBul> dire che noi deprechiamo con tutte le forze dell' animo nostro la guerra civile I popoli, tutti i popoli, avrebbero bisogno in questo momento di tranquillità e di pace per ripigliare il lavoro, per risollevarsi dallo stato di prostrazione in cui sono caduti, per riparare poco a poco agli eno rmi danni cagionati dalla guerra. Un altro periodo di convulsioni interne non fa rebbe che aumentare la .somma dei dolori e d elle sofferenze per il proletari ato Tutto questo ! vero.

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« B anche nostra convinzione che le rh·olu:zioni le fanno mo lto le circostanze e poco gJi uomioi. L'Italia non uscita scoMtta, per fortuna, dalla guerra: perciò mancano in Italia, oggi come oggi, le condizioni necessarie a f ar lievitare la rivoluzione e ad instaurare la dittatura d el proletariato. Diciamo di piU; diciamo che la rivolu zione, come taluno la concepisce, non è propo nibile, non tanto perché sarebbe " soffocata nel sangu e··. ma perché _ sarebbe un magro affare. «Purtroppo, neppure i socialisti, i quali valgono certamente qualche cosa, potrebbero operare il miracolo delhi mDitiplicazione: dci pani e dei pesci, l aonde si troverebbero presto in serio imbarazzo ove si trovassem di punto in bianco, con qut"Sta "bolletta", col potere sulle braccia, epperò costretti a sodd ìs(are tanta gente che domanda di star meglio -».

È altamente sintomatico che per l'on. Rigola sia stata una « f ortuna )} che l'Italia sia uscita v ittoriosa dalla guerra. Sintomatico, d ico, perché gli arrabbiati del pus riteng o no invece che sia stata una enorme disgrazia, ai fini delle loro manovre, la vittoria strepitosa dell?Ttalia. L a frase di Rigola va, tuttavia, interpretata in questo senso: È una fa rcuna per n o i che l'Italia sia uscita vittoriosa, altrimenci ci toccava di governare e sarebber'o stati, come si dice nel gergo delle t rincee, « pasticci».

Ma quello che il Rigola dice, verso la fine del brano· surriportato, è fondamentale. Se le reminiscenze vaghe che noi abbiamo delle dottrine socialiste non c'ingannano, osiamo affermare che l'an. Rigola - dò dicendo - si trova sul terreno della più pura, della più rigida ortodossia socialista e ma rxiana. La realizzazione del socialismo non presuppone un'economia borghese depauperata, violentata da una lunga guerra, come quella che si è chiusa o sta chiudendosi Il socialismo non può fio rire su tante miserie Nasce dall'opulenza, non già dalle rovine. 11 socialismo presupponeva e p resupp one u na borghesia ricca, sazia, satollata, pletorica, tale d a non poter più reggere le sorti del suo patrimonio immenso, ad a mministrare il quale si sarebbero abilitate, dopo u n duro tirocinio, le aristocrazie della massa operaia. TI socialismo di guerra, come il pane di gueira e molte altre cose di guerra, è un quid ·artificioso ed irrazionale: è un fiore sbocciato nella serra calda della competizione sanguinosa, ma -quando sia esposto alla luce, all'aria, alle correnti impetuose e libere, questo socialismo o si isterilisce in una dittatura di p artito, quindi al sommo grado reazionaria, o ricalca faticosamente le v ie della democrM<:ia suffragistica e pacJamentare. I socialisti intelligenti hanno, oggi, un sacro terrore del p otere. Lo hanno affenato dove sono stati forzati ad afferrarlo. Nei. paesi più colpiti dalla disfatta, e più precisamente in Germania, ai socialisti - l'unico partito che possedesse un•organi.zzazio ne, nell'universale sfacelo - si è presentato il feneo dilemma : o bere o affogare. I Geno.uen della socialdemocrazia si sono « rassegnati » Ma hanno fat to il possibile per respingere dalle loro labbra jl calice amaro. Hanno appoggiato Max del Baden e, se fosse dipeso soltanto dalla loro vo lo ntà, avrebbero lottato per questa soluzione « media )) della crisi dell'Impero. Le masse spingevano oltre e allora i socialisti si sono << sostituiti )) ai vecchi personaggi della vecchia organizzazione imperiale. Si comprende appieno che essi recalcitrassero, prima di assumere la tremenda responsabilità di governare un popolo di 70 milioni di abitanti, in un periodo storico come l'attuale. Se l'ideale, nella latitudine confusa dei suoi obiettivi, li riuniva e il d issenso poteva sembrare accademico e limitato ai congressi, giunti al potere il dissidio fra socialisti si acutizza, si esaspera sino ad esplodere nella guerra civile. I socialisti non alzano Ie barricate classich e contro i borghesi, i quali come uomini e come classe appaiono stranamente assenti; i socialisti, in nOme del socialismo, si bombardano, si mitragliano, si fucilano compagnonescamente fra loro. Finché i socialisti no n avevano in mano il timone della barca, era per essi comodo e redditizio tuonare contro i mezzi che le istituzioni borghesi adottano per la tutela dell'ordine p ubblico. Giunti al p otere i socialisti <<.copiano )), sono costretti a « copiare» la borghesia e quel ch'è pegg io non è contro i cosidetti borghesi nemici del nuovo regime ch'essi rico rrono a quei mezzi persuasivi che si chiamano granate a mano, mitragliatrìci e persino cannoni, ma è contro i compagni, credenti n ella stessa « rivelata verità ))_.

Dal lato economico le faccende non vanno meglio. L' albero della libertà tende a trasformarsi nell'animo delle folle dolenti dei bisognosi, che formano il Lumpenproletariat, l'umanità miserabile e inde6.nibile dei bassifondi delle grandi città, in un albero di cuccagna. Se il sellaio Ebert è al potere, il regno dell'abbondanza socialista comincia. Ma, come l'an. Rigola, melanconicamente constat a, « i sociaHsti che pur valgono qualche cosa, non possono operare il m iracolo del1a moltiplicazione dei pani e dei pesci, laonde si t.r<;>verebber o presto in serio imbarazzo ove si trovassero di punto in bianco, con questa « bolletta )) , col p otere sulle braccia, epperò còstretti a soddisfare tanta gente che domanda di star meg lio ». Il serio imbarazzo condurrebbe all'ineVitabile fallimento. Gli è perciò che i socialisti intelligenti si oppongono alla predicazione massimalista per la dittatw:a proletaria. Questa frase è, in se stessa, un non senso dei più assurdi. Perché delle due l'una: o il proletariato è riuscito a permeare, a saturare, a riempire di sé la società, e allora esso n o n ha bisogno più di esercitare dittatura di sorta, in quanto ha già eliminato gli ostacoli e gli avversari ; oppure la sOcietà è ancora immatura e allora di dittatura del proletUiato non è il caso eli parlare, poiché la quantità, il numero, la massa non possono esercitare poteri dittatoriali. Ci penserebbe

- si dice - un Partito o gli uomini di un Partito, ma non è ridicolo identificare un Partito con una massa sterminata di milioni d i uomini e con l'intera nazione ? E poi la dittatura presuppone i d ittatori. Ora ì dittatori « capaci )) non· di spiccare soltanto dei mandati d'arresto e di riempire le prigioni, ma di dirigere e controllare la produzione, non si improvvisano, e ritorniamo quindi al punto di prima. n socialismo oggi n on può avere che un obiettivo: lavorare colla borghesia per riprod urre le condizioni necessarie e sufficienti per la su a realiz2azione. Questo si pensa in German ia, questo, c ome dimostrerò occ upandomi di un recente opuscolo del Jouhaux: Les traPailleurs devani la paix, si pensa in Francia. Nelle attuali condizioni, la cosidetta d ittatura del proletariato sarebbe un disastro soprattutto per il proletariat o. Ad ogni modo, noi accettiamo il combattimento. N on v ogliamo dittature. Come saremmo scesi in campo a contrastare l'eventuale dittatura militare dei generali vhtoriosi, co me scenderemmo in campo contro una dittatura teocratica e capitalistica, cosl domani fronteggeremo i l tentativo ridicolo e bestiale di « dittatura della tessera )). Il tentativo, del resto, non ci sarà. I popoli sono stanchi e chiedono d i v ivere, d i lavorare, d i godere. Se le probabilità di disastro non fossero di cento su cento, si potrebbe dire·a Costantino Lazzari : Eccoti l'Italia l E manda avanti la baracca l Scommettiamo che il vecchio proletario del commercio direbbe come Tecoppa: Non· accetto!...

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