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IL MANIFESTO DELLA MENZOGN A

La campagna anti-italiana dei signori jugoslavi va assumendo proporzioni sempre più v aste e caratteri sempre più g ravi. I serbi, che sino a qualche tempo fa p arevano riluttanti a seguire i consanguin ei croati e sloveni n elle loro follie megalomani, si metto no o ggi sulla stessa strada. N oi no n rinfacciamo ai ser bi immemOri quello che l ' Italia ha fa tto per loro, non soltanto durante la guer ra, ma prima ancora dello scoppio della conflagrazione. L a gratit udine virt ù scon osciuta ai p opoli, soprattutto a quelli di scarsa levatura civile. Passi la turpe diffamazione, ma la menzogna che sputa sui morti, sui nostri g loriosissimi morti, no n può suscitare che sentimenti di rivolta e di orro re.

Il manife sto che "gli « intellettuali )> hanno diramato a Parigi è un documento miserabile, come quello lanciato dai novantatre intellettuali tedeschi nell'autunno del 19 14.

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I giornalisti italiani hanno e hanno risposto bene, ma noi avremmo preferito u na maggiore concisio ne e una maggiore p[ecisione. Non si può lasciar passare senza u na smentita in jure, affermazioni come queste contenute nel manifesto serbo, che cioè Fiume, Zara, Spalato, Sebcnico sono nidi della civiltà jugoslava. Verament e ? Se v ' è città italiana, di una italiani(à che brucia g li occhi, q uesta città è Fiume. Se v'è città che ha la religione dell'Italia, nel senso più rnist.J.co della parola, questa città è Zara. Può forse chiamars1 ruda della ctviltà jugoslava Spalato ch e ebbe per un secol o il muruclpto 1tahano e fu governato dal podestà « mirabile )> Baiamonti prima_ che la violenza austro -ungarica strappasse il Comune agli italiani ? N ido di civiltà jugoslava quella Sebenico che ha dato all'Italia e alla lingua italiana Nicolò Tommaseo ? I signori intellettuali setbi non parlano apertamente di Trieste, ma nella formula « dall'Istria al Vardar )), è certamente co mpresa anche Trieste.

L'impudenza del manifesto non è tutta nelle affe.cmazio ni territoriali : è piuttosto in una affermazione di natura po litica e morale, se· condo cui « i ser bi sarebbeto stati la cau sa principale della disfatta aust riaca sul Piave », secon do cui « la vittoria italiana è d ovuta agli apostoli jugoslavi che fecero scoppiare intrepidamente la rivolta fra i reggimenti del Cesare viennese )}, Non mai si ebbe ndla storia tentativo più audace ed indegno di m.istificazione. I ·giornalisti italiani hanno rico rdato i 30 mila morti che abbiamo lasciato fra Grappa e Montello dal 24 al 30 ottobre, ma a dimostra re che i soldati jugoslavi invece di ribellarsi hanno combattuto tenacemente, disperatamente sìno all'ultimo e sì sono « sbandati » soltanto quando la disfatta strategica deWesercito nemico si delineò irreparabile, giovano i bollettini austriaci. Da essi risulta la verità, la genuina verità. La vittoria italiana non è stata una comoda marcia facilitata dalla rivolta che n on scoppiò mai e n on poteva scoppiare, dati i rapporti di amorosi sensi che correvano fra gli Absburgo e i croati: la vittoria italiana, quella del Piave, è dovuta unicamente al nostro sfo rzo, al nostro sacrificio , a l puro sangue versato d urante quaranta mesi, dalle p iù fiorenti generazioni d' Italia.

Parlino i b ollettini austriaci, per sventare l 'ignobile caluruùa d ei cosidd etti intellettuali serbi l

Il bolle ttino austriaco del 24 ottobre è di tre righe e annuncia la preparazione del fuoco delle n ostre artiglierie Quello del 2 s riferisce le azioni della giornata in questo modo :

« Violento fuoco d'artiglieria prchm.· ieri l'altro tra la Val J.:I.'Assa e l'Adriatico all'attacco che si scatenò ieri mattina sulla fronte montana del Veneto c nella r egione a sud d el Montello. Le nostre brave truppe hanno respinto coll'usato valore, fedeltà e dovere, e virile disciplina.

Su.ll'altopiano dci Sette Comuni il terreno a sud-ovest di Asiago, il Monte Siscmol e la regione del V albella furono teatro di aJpri combatlimmtì. JI nemico r.iu.scl a penetrare in t aluni punti nelle nostre ma n e fu di n uovo ovunque ri buttato e nella n otte dovette anche sgombrare il Sisemol tenuto più a lungo. I Schiitzen d ei reggimenti di fanteria SZ" e 131o ed i reggimenti h onvéd 90 e 300 hanno avuto parte pri ncipa le a que:o;ti successi.

Ad ancor piil grande v;o/enza sa ll la lotta sul terreno montano ad est del B renta. Anche qua il nemico poté conseguire temporaneamente successi locali. Esso si stabilì saldamente per breve tempo ne lle nostre trincee più sul Monte Caprile, Asolone, Pertica e Solarolo, ma dovette tosto cedere al con· tuttacco delle nostre brave truppe s ferrato coll'antica ener g ia. Cinq11e volt e gli cor.ziiono invano contro Jo Spinoncia.. Il reggimento di fanteria 90 (Stryj) che r iconquistò I'Asolone in abile contrattacco, i reggimenti 13" (Eger), (Znaim), il giovane reggimento sud-ungherese 129" che difese lo Spinoncia, il reggimento Srhiitzen 14" (Briinn) e 24• (Vienna) si sono coperti di gloria

La nostra brava artigli eria si dimosrò ad ovest e ad est del -Brenta, come sempre, fida cooperatrice d ella fanteria nel combattimento.

N ell'AJbania meridionale altri scontri di retroguardie e con bande.

Nella notte dal 22 al 2; ottobre, in un bombardamento preparato in g rande, gli impianti della stazione ferroviaria di Treviso furono bombardati con 226 bombe per un peso complessivo di 4928 kg. Grazie alla bassa quota di volo, numerosi bersagli di bombe di grosso calibro furqno constatati sulla stazione nt e sud. Inoltre, tutte le s trade da Treviso alla fronte furono cosparse di bombe di piccol o calibro, per la distruzione delle linee telefoniche e telegrafiche. P er rendere possibili questi successi i singoli apparecchi dovettero levarsi fino a tre, quattro volte» .

Me li salutate voì, davanti a questa citazione dettagliata di reggimenti, << la-rivoluzione nei reggimenti del Cesare viennese », secondo [quanto] fantasticano - oggi - gli i ntellettuali serbi?

Il bollettino del 2.6 ottobre cita i croati e in çhe termini elogiativi.

« Dopo gli Ù1!11C'ft'JJi ( ! ) che gli italiani ed i francesi subirono il giorno pre<:edente, i combattimenti sui Sette Comuni ieri non vennero continuati.

« Ad est del Brenta si addivenne ad aspra folta protrattasi fino alla notte F ulcro del combattimento furono di nuovo il Monte AsoJone ed il Monte P ertica, che" caddero più volte in mano a l nemico, p er essere di n uovo umpre r-iconquhtati con contraJtarro. Soltanto coi più grandi sacrifici gli i taliani poterono verso sera porre di nuovo piede sulle d ue cime ; p er contro tutti gli sforzi Jel nemir'o per penetrare nelle n ostre linee a nord-est del Monte Pertica rimasero vani. Anche nuovi assalti contro lo Spinoncia fallirono per il valore d ella d ifesa. Nella conca di Alano le nostre truppe di copertwa respinsero puntate italiane. La condotta dei nostri bravi fu ovunque superiore ad ogni elogio. Pei combattimenti di" ieri ad ovest del Brenta merita ancora partico lare ricone>scimento il r eggimento di fanteria Alta-Ungheria 125° ; cosl ieri n ella regione dell"Asolone p a.rti col:umente il reggimento Landwehr croato 27", per l a sua spontamta cooperazione ai combatt imenti <li un settore attiguo, contribuì derevolmcnte alla saldezza della fronte. Unanimemente viene di nuovo ri levata !"attività dell'artiglieria, la cui intel ligente cooperazione colla fanteria ha avuto patte gloriosa a l mantenimento del campo di b attaglia.

«Aviatori deJia fanteria e da battaglia si affermarono pure con successo in u n servizio di ricognizione e nell a l otta »

Il Comando Supremo austriaco che parla de i nostri « g randi sacrifici » schiaffeggia g li intellettuali serbi che vorrebbero bourrer il cra nio dei p arigin i, col . fa.r credere a una battaglia per ridere, vinta senza san gue l Il bollettino del 2.7 otto bre più baldanzoso ancora. Altro che ritirata vo lontaria l Altro che rivoluzione nei reggimenti del « Cesare v iennese »l

Ecco :

« Sull'altipiano dei Sette Comuni il nemico ieri intraprese di nuovo una serie di puntate parziali, che furono resp inte tutte in combattimento da vicinO o nel contrattacco. Altri tentativi di attacco fallirono già sÒt.to il nost ro fuoco di sbarr amento. li nWJ.ko SNbl grandi perdite.

In montagna ad est del Brenta la battaglia contin uò con violenza n on diminuita. Il combattimento infuriò pu l'intera g iornata. .Nella zona d d Co-I Caprile il oemico in nouri rontraJtacchi perdme tompletamenu i vantaggi lempaf'aneamente tonseguiti .. La d ivisione, dopo aspra lotta, prese l"Asoa passo di cari<a. I nostri battaglioni lanciati cont ro il Monte Pertica giunsero nelle ore della sera a piè della vetta : n ell a notte anche q uesta cadde nelle nOstre man.i . Ripetuti tentat ivi d egli italiani di estendersi nella regione di Fontana Secca rimasero vani il concorso di forte fanteria ed artiglieria. Anche sui pendii del Monte Spinonda la fnme zza dei oosui bravi p r eparò aJrattacco nemico l a stessa sorte del giorno pre<edente. u Sul Piave ieri continuò il combattimento di artiglieria. NelJa notte l'Intesa i niziò un grande attacco di fanteria ai due la ti del Montello, Sui punti, in cui il nemico poté . mettere piede sulla riva sinistra, si rombaJJe aspramente ». · ·

L e pustazioni delle no.ure /ruppe non Jtnto inferù)'fi di grandi /alli d'ttnne di preudenli battaglie, Possano tuW i popoli, il cui bene o male dipende senza distinzione dagli avvenimenti alla fronte, essere adeguatamente riconoscenti ai nostri bravi.

La pubb licazione dell' Ufficio Stampa del nostro Comando Supremo, dalla quale prendiamo questi bollettini, cosi commenta quello del ottobre:

S ovvio rilevare come g li sforzi fatti dalle nostre truppe siano stati dei più sanguinosi. nemico comincia a cedere terreno sl>tto l'incalzare del valore i taliano e d i conseguenza nei suoi bollettini r iprende a menti re ai suoi popoli come. ha mentito per quattro anni ogni q ualvoJta una disfatta strappava una penna al· !"aqui la morente. Giustamente però alferma che il bene o il male dei popoli austriaci dipendeva dall' esercito; esso solo con l a esistenza sosteneva gli oppressori dei popoli, e solo Ja forza delle armi d 'Italia liberò tutti gli oppressi JelrAustria ».

Il bollettino austriaco del 2 8 ottobre mette all'ordine del g iorno altri reparti croati:

"' N ei Sette Comuni l' attività bellka d ell'avversario rimase anche ieri limit ata a sjngole puntate che furono r espinte.

« Ad del Brenta infuriò su un'ampiezza di fronte di 60 chilometri una grande In mont agna fra Bren ta e Piave tutti g li assalti d d nemico fallirono miOflamente, per quanto t/errali grandi f oru la punta osservatorio abbandonata agli italiani del Fcm.tana Secca fu riumqu iJJdta nel lraJtauo, rimanendo in mano dei nostri bra.vi una gran parte del presidio. Tr a le nostre valorose truppe si sono pa.rticolarmente distinti in questi combattimenti : i reggimenti di fanteria. 7° (Klagenfurt), (Debreczen), (ovest-gaJiz.iano), 1}9" ( n UO'!O reggimento ungherese), il battaglione d'assaltO ungherese l 'r, il battagJione croato n. 42, il reggimento viennese Schiitzen l'" ed il reggimento Landwehr croato 28". Nuovo riconoscimento meritano di nuovo l'artiglieria ed i nostri aviatori della fanteria e da battaglia. ·

• Sul Piave, dopo violenta prepatazione di artiglieria, è cominciato il 27 l'a.ttacco dell' Intesa.

«Presso Valdobbiadene deboli reparti nemici poterono guadagnare la riva sinistra. Furono respinti in massima parte. Presso Pkcolino e VidOr di passaggio furono fatti f amre dal nostro fuoco di sbarramento. A valle di Vidor il nemico riuul t1 forzare il paua ggio con forze più grandi Le nostre truppe gli si gettarono inrontr'O in A sera combattevano presso i villaggi di Moriago e Sernaglia.. Dii:impetto l a base nord-est d el Montello tentativi di passa&gìo degli italiani rimasero sen:ca successo Da Papadopoli gli inglesi ·si spinsero fino a Tezze e San Polo di Piave. Il punto d'irruzione profondo da due a tre chilometri fu chiuso ai fianchi dalle nostre valorose truppe contende-nti il terrmo palmo a palmo. Da stamattina nuovi combattimenti umo in corto rul Piave»

Il bollettino del 29 ottobre è il bollettino che segnala il principio della crhi nell'esercito nemico. Il Comando austriaco dà l'ordine di ritirata, spàntanea:

«Per i 11alorcsì difensori deii'Asolone, Pertica e Solarolo la giornata di ieri trascorse senza. grandi combattimenti d i fanteria. Nella zo-na del Monte Spinonda nostre truppe hanno eseguito con contrattacchi relli/iche di posizioni; nella zona d' Alano i nostri reparti di proteziOJte furoiJQ respinti. Gli attacchi intrapresi da grandi forze nemiche contro le nostre posizioni cent.rali e locali s'infrtJIIJN'O ovunque con gravi perdite pc! nemico. Il reggimento ungherese 133'" ed il n:ggimento honvéd l r' si sono particolarmente segnalati.

«Sul Piave l a. battaglia continua ad infuria re, Il nemico pQté trtJrre con· Jùlerevoli rinforzi e continuò i suoi attacchi sotto l'azione di potenti mau e Si follò aJpramente a Valdobbiadene, a nord di Moriago e Sernaglia, vicino ai: ponti del Pi ave a sud di Susega na, a Tezze e San Polo di Piave. GrtJzùr alla reJistenza fortemente allivtJ della delle nostre divisioni, alle truppe dell'Intesa nor1 I'ÌIIJcl di J/ondare su nessun punto le nostre pQsizioni, ma a sera si preu però la decisior1e di ritirare i uttori più fortemente altacctJii ru una linea retrosta.ntr:; questo movimento fu eseguito nottetempo ».

Il bollettino del ;o ottobre è quello che documenta la di sfatta :

((Sulla fronte del Tirolo solo moderata attività combattiva.

« Tra Brenta e Piave truppe fresche nem iche hanno attaccato in forze- preponderanti l'Asolane ed il M<mte Pertica. Le- r10Sire truppè combattmdo con eroismo senza esempio e co11 fedeltà di soldaJu hanno reso vani tutti gli sforz.i dell 'avversario.

«Nella pianura veneta inglesi ed italiani avanZai'01M ulteriormente, Eu i riuscirono, con impiego di ogni mezzo di combanimenro1 ad coniiderevo/mente a nord e a sud dd .Montello i loro punti d'ir ruzione.

«Tenendo conto d ella nostra decisione più volte espressa di ottene re un armistizio che ponga fine alla gue rra dci popoli e ci dia la pace, le nostre truppe combattenti su suolo italiano sgombreranno il territorio occupato».

Il bollettino austriaco del l r ottobre e quello del 1° novembre danno notizia dello «sgombro» del Veneto e del Friuli. Non si rileggono senza che l'animo sia scosso da un'emozione profonda questi documenti del Comando Supremo. dell'esercito austro-ungarico . Essi segnano o ra per ora la marcia della nostra vittoria. Essi dicono che la nostra v ittoria fu strappata a v ivo sangue, con sei giorni di battaglia terribile; nella quale impeg nammo tutte le nostre energie, tutto il n ostro esercito, tutto il nostro destino. E ,abbiamo vint o.

Morti, magnifici morti del Grappa, del Montello, dd Pertica, del Solatolo, dell'Asola ne, del Col Rosso, e voi tutti, motti di quaranta mesi di guerra, non sentite ? I popoli che hanno visto fiorire dal vostro sangue la loro libertà, o ggi vi insultano. Oggj gettano sulle vostre fosse le pietre della loro perversa ptofanazìone. O ggi tentano di sporcare le vostre bandiere e la vostra gloria.

È triste che ciò- accada, ma è abbominevole che si trovino degli italiani complici, in buona o mala fede, di tanta infamia.

MUSSO UNI

Da Il Popolo d'Italia, N. 32, t febbraio 1919, VI.

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