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PER RINNOVARE L'ITALIA
Il Problema Della Giustizia
UN IMPRESSIONANTE ORDINE DEL GIORNO
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DEI MAGISTRATI MILANESI
Abbiamo ricevuto questa lettera e l'allegato :
MHano, 2 fibbraio 1919.
On. Direzione del giornale Il Po polo d'ItaHa.
I sottoscritti, per incarico avuto dall'Assemblea di M agistr ati oggi tenuta in questa città, si pregiano comunicare a codesta an. Direzione l'ordine del giorno votato, con viva. preghiera di integra le pubb licazi"onc, giacché essi, per conseguire. l'ideale del rinnovamento dell'amministrazione della Giustizia in Italia, fanno principale affidamento sulla volent erosa ed attiva collaborazione e sul cordiale appoggio della stampa quotidiana.
Ringraziano e distintamente salutano u. FANELLA· G . CARBONI<+>. detta riforma giudiziaria stanno sul tappeto, ma la soluzione vera, radicale del problema non è mai stata tentata. Passano i m inistri di Grazia e Giustizia, ma il problema rimane. È un «legato)) che ogni ministro passa al suo successore e cosi all'infinito. S'è veramente abusat o da una parte della rasseg nazione dei Magistrati e dall'altra dell'incoscienza di gran parte della c osiddetta opinione pubblica. Non v'è stato epi sodio della vita g iudiziaria nazionale, che non abbia condotto alle più melanconkhe constatazioni circa il ministerio della Gi ustizia in Italia, ministerio che è sceso· in ogni aggregato umano da quello elementare della tribù, a quello enormemente complesso delle società moderne. Ci siamo contentati delle solite frasi: la patria del dicitto, Beccaria, etc., ma .tutto c iò è fumo che passa. La realtà era ed è infinitamente più triste. Le riforme tante volte annunciate devono essere state ridevoli e sped ienti se i Magistrati so.n costretri a lanciare questo grido fiero di allarme e di angoscia. Un'affermazione dell'ordine del giorno, fra le mo lte altre, stupirà profondamente i cittadini ; questa: che la Magistratura non è mai stata consultata per la riforma giudiziaria. Sembra uno scherzo di cattivo genere ed è la· verità. Eppure i Magistrati hanno le loro idee, avanzano le lo.ro poste rinnovatrici. La recriminazione sul passato, per quanto giusta, è sterile. L'essenziale è di provvedere al futuro. I Magistrati milanesi sintetizzano in quattro postulati le necessità fondamentali che devono essere soddisfatte. Noi accettiamo questi postulati. Essi sono « i ntonati » al nuovo spirito dei tempi. Prima di tutto riforma della procedura, per cui siano semplificati i servizi, abbreviati i procedimenti, concessa più larga autonomia al g iudice. Deve finire lo scandalo dei processi eterni e a questo proposito - vedi processo CavalHn ila G iustizia militare non fa che imitare quell'altra. Il giudice de ve essere m esso al p osto più alto della gerarchia civile. La sua non è una funzion e, è piuttosto una missione. E come tale d ev'essere tutelata e salvaguardata. Il giudice deve godere del massimo ma perché ciò sia, necessario un insieme di condizioni che vanno dalla procedura sUo stipendio, dallo stipendio al luogo dove si amministra la Giustizia e che quasi sempre in Italia è un'aula vecchia, buia, fetida che sta - nel tipo - fra il parlatorio di un carcere e l'anticamera d i un notaio. Perché il giudice giudichi veramente secondo la legge e secondo coscienza e non renda servigi al potere politico o 2. quello econ omico, bisogna ch'egli sia libero da ogni preoccupa2ione d'indole materiale o gerarchica. Nei postulati dei Magistrati milanesi, c'è il problema della Giustizia i n I talia. Il Comitato d'Azione potrà concretare nel dettaglio, ma l'essenziale è contenuto neleordine del giorno che abbiamo illustrato succintamente. Il gesto dei Magistrati milanesi, non appena conosciuto, susciterà una grande impressione in tutta la Magistratura e servirà· da potente svegliarino ai signori di Roma. Il mondo oggi va in fretta. Anche i Magistrati camminano più velocemente, Si« agitano ». Agitano il loro problema, che è H problema di noi tutti. Sono nel loro pieno dirillo. Troppo hanno atteso e sempre invano. Oggi sono coi sassi "alle porte e battono.
Con' del giorno, i Magistrat·i milanesi pongono nettamente e si potrebbe scrivet e brutalmente, il problema della in Italia, problema che è , per ragioni ovvie, il massimo nelle società civili. Se i Magistrati milanesi, firma ndo con nome e cognome, si sono decisi a questa pubblica, clamorosa e, secondo il nostro avviso, legittima protesta, è certo segno che le condizioni in cui si a mministra la Giustizia in Italia, sono divent ate tali da giustificare qualsiasi violenza di linguaggio. L'ordine d el giorno dice semplicemente questo: non se ne può più Le cose sono giunte al punto in cui il ferreo, l'ineluttabile dilemma di tutte le crisi si pone: o tinnovatsi o perire. Non v'è bisogno di dire che se la G iustizia perisce, è la Società tutta che si scioglie, si corrompe e precipita nel caos molecolare. Rinn ovarsi, dicono i Magistrati milanesi : rinnovarsi ancora e senza in.. dugio l L'ordine del g iorno di cui ci occupiamo è, nella sua parte, un ai:to di accusa contro l'incuria. del Governo e del P-arla... ment o. Da trent'anni e più, il problema della Q l% ...
Bisognerà ascoltarli, senza u n minuto solo d•indugio.
Quando certi problemi sono posti in questo modo o si respingono o si risolvono: quello di d ilazionarli è la peggiore delle tattiche.
I Mag istrati milanesi l'aiuto della stampa. Per quello che ci concerne, noi ci mettiamo a loro completa disposizione. No n è male, se anche il problema della Giustizia sarà affrontato sulle colonne di quegli strumenti formidabili d i potere che sono i giornali. Non è male se folate di vento della strada entreranno dalle porte e dalle finestre a spazzare l'aria o rmai pesante dei Templi di T em i. Pe r imporre una questione, per vincere una battaglia, no n v'è arma mig liore di un g iornale diffuso e indipendente. Guai se coloro che stanno in alto non si r enderanno. conto di ciò che ferme nta nelle zone vive della Nazione.
C'è una febbre generale di rinnovamento. Il gesto dei Magistrati milanesi, come il congresso degli industriali italiani, come molte altre manifestazioni, noh rivelano forse sotto la specie dei problemi particolari un problema totale? Secondo la vecchia immag ine biblica c'è da chiedersi: può tanto vino nuovo essere contenuto negli otri vecchi? È quello che sapremo. Lo St ato italiano, nelle sue istituzioni, nelle sue gerarchie, nei suoi uomini è messo alla prova. Ancora e sempre : o o P..erire l
MUSSOLINI
Da Il Popolo N. 34, 3 febbraio- 1919, VI
DUE SOGNI: DUE IMPERI
I s ignori socialisti ufficiali italiani sono pregati dl togliere dalla cir colazione uno dei loro più diffusi, quotati e redditizi cliché!: quello della pace realizzata dal socialismo, col socialismo e soltanto col socialismo e quello della fine di ogni militarismo attraverso la realizzazione dell'ideale socialista. Posto che p er i signori socialisti ufficiali itaHa ni, non v'è al mondo altro socialismo all'infuori di q u ello lenin.ìsta; posto che per i signori socialisti ufficiali italiani l'unico, vero, autentico socialismo quello imperante o imperversante u a Mosca e Pjetrogrado, se ne conclude.... che st o per dire. O i socialisti ufficiali italiani sono verilmente leninisti e allora essi devono accettare la g uerra e il militarismo , fatta e istaurato da Lcnin e modificare quindi -tutto il loro atteggiamento pratico ; o si tengono sul loro terreno e allora fra essi e i moscoviti c'è semplicemente un abisso. II socialismo ufficiale italiano è stato e vuol essere pacifista. La sua formula, il suo grido, il suo verbo è racchiuso in questa parola: pace. A qualunque costo. In qualunque tempo. Ieri Oggi. D omani. Sempre li socialismo ufficiale italiano si è rifiutato, si rifiuta di distinguere fra g uerre e guerre. Tutte si rassomigliano. Tutte sono da condannare.
I tesserati n on gridavano: << abbasso questa guerra l », ma <<abbasso la g ueua I ». Cioè la g uerra in sé, a prescindere dalle sue origini, dai mezzi coi qu ali è condotta, dai fini che Si propone e può r aggiungere. La mentalità socialista ufficiale italiana è stata cristiana. La guerra era detestabile e condannabile sotto la specie dell'et ernità, comunque e dovunque, all'infuori e al di sopra di tutte le contingenze. Di fronte alla l'atteggiamento del socialismo ufficiale italiano è stato di una « trascendenza » assolutamente cristiana e nettamente anti-marxista. La guerra, dicevano i era ed è condànnabile, in tutti i luoghl, in tutti i tempi, presso t utti i popoli, p er ciò ch'essa significa: cioè rovina, .reazione, strage, perché è un fenomeno antiumano, in quanto sono u omini che u ccido'no altri uomini e non fi:ella conqta.zione della passione individuale. ma attraverso a un complesso sistema che le masse subiscono, senza nemmeno, qualche volta, comprenderlo. I socialpussisci avevano stabilito questa equazione : guerra uguale a macello. Quindi abbasso la guerra e tutte le gueue presenti e future; le gu erre per le idee, per le fedi o per i mercati. Le guerre nazionali, quelle imperialistiche, quelle.... E qul il socialpussista rimane in sospeso. D ovrebbe dire: e quelle eli Lenin. Poiché lo Stato socialista, il vero StaÌ:o socialìsta secondo i nostri pussisti, è l'unico che oggi faccia la guerra in grande stile, su tutti i fronti, contro gli Alleati, contro i polacchi, contro i cosacchi, contro i turchi, contro gH ucraini Dopo il militarismo dello czar, ecco il militarismo di Lenin Possono differire negli obiettivi, ma c'è fra i due militarismi una perfetta, impressionante identità. Si ttatta di eserciti, organiuati in corpi d ' armata. Si tratta di forteme nte inquadrati da ufficiali e sottoposti a una ferrea disciplina, a un codice militare nel quale è ristabilita la pena di morte. Si scand alizzino o non, i socialisti ufficiali italiani, il fatto è che la Repubblica dei Soviè/1 ha creato una macchina militare che, vista da lontano, appare c:Ù proporzioni gigantesche. Esercito «rosso finché si vuole, ma sempre esercito, con uno stato maggiore che comanda e con tutti gli altri che obbediscono, con degli ufficiali che ordinan o e con dei soldati ch e - senza discute re, come avveniva ai tempi del disgraziato Kerensky -
E la guerra dì Lenin non è u na gUerra diversa dalle altre. Ponendosi dal punto di vista socialpussista italiano, la guerra di Lenin è più condannabile delle perché è Una guerra di aggressione.
I S oviU.r non si difendono, perché in realtà, li attacca, nemmeno gli Alleati dal n ord, ma attaccano essi stessi. Ad ovest ed al sud, è lo stato bolscevico che prende, conformemente ai precetti della buona strategia.... ' l'iniziativa delle operazioni.
E le o perazioni degli esàciti leninisti si svolgono come quelle degli eserciti.borghesi. Il bollettino di guerra bolscevico, che v iene, com' è no to, radiotelegrafato «a tutti)), comunicava che l'attacco ag li Alleati , sulla fronte di Arcangelo fu preceduto da un bombardamento durato ben tte giorni, con granate a gas. D o po di che, le fanterie mossero all'attacco e sfondarono. Nell'esercito bolscevico ci sono tutte le specialità degli eserciti occidentali, forse perfezionate. La guerra bolscevica non è una guerra angelica, ma infernale come tutte le altre: non è una guerra di parole, ma una guerra di fucili, eli cannoni, di fiamme, di gas e come in tutte le guerre passate e recenti, anche la guerra bolscevica è un macello, che lascia dei morti, dei feriti, degli stJ:oncati; è una guerra n el la quale viene sparso sangue di creature u mane....
Signori socialisti ufficiali italiani: voi n on potete sfuggire a questo dilemma: o .voi credete alla potenza propagandistica delle idee, al pacifismo in sé e per sé e detestate ogni guerra, e allora dovete almeno deplorare quella che insanguina ai quattro o rizzonti le frontiere della
Russia; o voi trovate che la guerra è nefanda soltanto quando è fatta dai borghesi, non quando è fatta dai Ieninisti anche se è più sanguinosa e crudele d ell'altra, e allota voi rinnegate tutto ciò ch'è stato il verbo sostanziale della v ostra predicazione du·rante quattro anni. In quest'ultimo caso vi decidereste finalmente a disting uere fra guerra e guerra; a valutare la differenza che può esistere fra l'una e l'altra guerra Comprendiamo che, malgrado l'esempio russo, vi ripugni di entrare in quest'ordine di idee, perché esse sono la conferma d el1a bontà d el nostro atteggiame nto per cui volemmo distinguere fra la guerra preparata dal Kaise! e quella 'subita dal Belg io; e, conseguentemente, scendemmo in campo contro la Germania, e a lato del Belgio. Se la guerra leninista è inspirata, guidata, sorretta da un {( imperialismo ideale >\ se a Mosca si pensa e si crede che le baio nette dell'esercit o r osso anche quando entrano socialisticamente nel ventre di altri proletari ucraini, polacchi, siberian i, rechino il vangelo della salvezza rivoluzionaria, allo ra il dilemma diventa ancor più ferreo. Se i socialisti u fficiali italiani accettano illeninismo, essi devono accettare anche il « mezzo » col quale esso tenta di cOnsolidarsi in Russia e di propagarsi nel mondo: cioè la guerra come si fanno e si sono fatte sempre le guerre; o il socialismo italiano abborre dalla guerra, jn quanto costringe a una effusionem sanguini!, e allora smetta di sbandierare il Jeninismo e di rifugiarsi sotto le ali protettrid dei S ovièt.r. Ma quale situazione apparentemente p aradossale l C'è veramente _ u na fondamentale unità, nella varietà superliciale degli atteggiamenti u mani, second o asserivano i vecchi filosofi. scettici? Il primo regime socialista esordisce colla guerra. È militarista. È guerdero. È aggressivo. li imperialista. Il sogno dei Kaiser rossi di Mosca è identico. Anch'essi voglio no la pace univer sale. E intanto fanno la guerra.