6 minute read

FRA DUE CONFERENZE

IL CONGRESSO-PROCESSO DI BERNA

Lo hanno chiamato un congresso e precisamente il congresso della r inascente Internazionale socialista, ma le prime sedute . « drammatiche>> gli hanno conferito il carattere di un <<processo ». Si t ratta, in realtà , del processo alla guerra tedesca e a coloro che furono, coscientemente e yolontariamente, i complici -deUa guerra tedesca : gli u omini, i capi, f Genouen della social-democrazia.

Advertisement

Ciò che rende « storico>> questo processo è il fatto che fra gli accusatori della social-democrazia tedesca, ci sono i tedeschi stessi, quelli che si sono, prima o poi, convertiti, e manifestano oggi il proposito di riabilitarsi totalmente in facc ia all'umanità e al socialismo. La conferenza di Parigi non ha ancora ·affrontato, nel concreto, il problema delle responsabilità e delle sanzioni relative, ma quella d i Berna ha già fi$ sato chiaramente le colpe e identificato i responsabili. Per quanto questo processo possa sembrare superfluo, pokhé la coscienza di tutto il mondo civile è « fissata}} e ha giudicato, pure ogni testimonianza di parole e di fatti che si aggiunga al cumulo enorme delle precedenti, non è priva di valore. I socialisti francesi, da Thomas a Renaudel, hanno investito i social·democratici tedeschi con una·vera r equisito ria. La tesi del socialismo ufficiale italiano, consistente nel fa r credere a una r esponsabilità collettiva, a una coipabilità universale di tutti gli Stati, nel provocare la guerra, è stata demolita ancora una volta luminosamente e decisivamente La colpa della guerra ricade .roltanlo sugli Imperi Centrali. La complicità dei schi cogli Impeti Centrali è quella che noi e non soltanto noi abbiamo ampiamente documentato durante quattro anni. Non ripetiamo le accuse di Thomas e di Renaudel. Lasciamo parlare i tedeschi di Germania e d'Austria. Le lo ro affermazioni colpiscono in pieno altro « processo>>: il socialismo italiano, latitante et pour cause. Contro la teSi del socialismo italiano, che, g uacda combinazione l, collima perfetta· mente con quella del maggioritario Wells, il quale rigetta tutte le responsabilità sul «grande colpevole, l'jmpetialismo )), e si rifiuta. di distinguere, è insorto Kurt Eisner, il minoritario Premier della repubblica bavarese.

« Non è possibile accettare - egli h a cJetto - questo ragionamento, che ! Mche più i rritante dei discorsi della nootra. borghesia. Io ho parlato con molti rap p resentanti di questa classe e non negano più l a colpevolezza d el govt"'ll tedesco. W ells non ha diritto di appoggiarsi ancora ai falsi argomenti che sono stati diffusi di.U'ante quattro anni e mezzo » .

So no i «falli argomenti», aggiung iamo n o i, che fanno ancora «testo », riconosciuto e creduto, fra i tesserati del Partito socialpussista italiano.

Da ehi fu preparata, da chi fu volu ta ·la. guerra ?

Risponde Kurt Eisner :

« S innegabile che la guerra fu provocata da una camarilla militarista e ·impe-rialista i n romplott<> co i rappresentanti dell'industria pesante e che fu intra.· presa senza basi e senza scopi p recisi né politici, né militari. l nostri generali si f("t mettevano di affermare che d opo tredici giorni di guerra non vi sarebbe stata piU una s ola nave inglese e ch e !"esercito francese sarebbe stato distrutto e l'ossessione del sconvolse tutti gli animi »

Da chi fu preparata, da chl fu voluta la. guerra mondiale ?

Lascia mo parlare Carlo Kautsky, il p iù grande teorico del marxismo in Germania. Egli è stato ancor più esplicito di Kurt Bisner:

«l maggioritari tedeschi - egli ha d etto - si sono serviti, per discolparsi, del fanta.Jma del pericolo russo, ma è un argomento che non r egge. L'autocrazia russa era, ptr l'Europa, un pericolo meno grande d ell 'autorrazia tedesca, perché più

Tutto ciò è di una importanza formidabile, Ma il g iudizio di Carlo Kautsky sulle eventualità della g uerra a seconda della vittoria degli uni o deg li altri, g iustifica Ìn modo deciso, schiacciante, travolgente la nostra propaganda interventista.

«La vittorià della Germa.nia. - ha dichiarato Kautsky- legata all'Austria· Ungheria. feudaJ e e alla Turchia. del sult.l.llo, sarebbe stata la vittoria. dell' auto. crazia sulla democrazia mondiale ll.

Dunque, coloro che . contribuito ad impedire )a v ittotia della G ermania, hanno per il trionfo della zia mondiale e, quelJi che hanno lavorat o per la Germania, banno - invano, per fortuna l - contribuito alla vittoria dell'autocrazia più pericolosa e più nefasta: q uella del Kaiser. .

Quale terribile ma.zzata per i socialisti ·ufficiali italiani e quale sod- disfazione per noi, che 'ci vantiamo di aver lottato, perché l'Italia, inteivenendo in guerra, facesse precipitar le sorti della. nel senso auspicato dal grande Kautsky l

.

Da chi fu voluta, da clù fu preparata la guerra mond.ia}.e ?

Lasciamolo dire da un altro, da quel Adler, viennese, e giustiziere di StUrgk; da quell'Adler che èuno degli uomini più esaltati dal socialismo ufficiale italiano:

«L'Austria - ha documentato Federico Adif'r - p reparava la guf'rra ancor prima dell'atteò.tato di Serajevo ».

È dunque vero che l'attentato fu un pretesto, macchinato forse dalla stessa polizia austro-ungarica.

5 luglio - ha continuato Adler - fu de<:isivo. Il Conte Hoyos si recato in· quel giorno a Berlino, latore di una lettera autografa di Francesco Giuseppe a Guglielmo e Guglielmo in quel giorno ha prqmesso a lkthmann di fare la guerra.

« ti pure stabilito che il 7 luglio la guerra. era definitivamente accettata. e consacrata dall'Austria , La reazione dell'xltimat11m fu fatta coll'approvazione di &dino e il termine concesso alla Serbia aveva lo scopo d'impedire alle altre potenze d'intervenire. Durante it mio processo - soggiunse I'Adler - mi è stata. accordata la più gran libertà di su tutte le questioni che volevo toccare, alla sola condizione però di non toccare l a. questione della colpevolezza. In caso contrario tutto il processo si sarebbe svolto a porte chiuse».

D opo . queste testimonianze di _ tre leaders universalmente onorati e creduti del movimento socialista internazionale, oseranno ancora i socialisti ufficiali italiani, e soltanto essi, attribuire a tutte le nazioni una eguale responsabilità n ello scatenamento della guerra ? Oseranno ancora sostenere la tesi nefanda che mette sullo stesso pia'no Germania e Belgio, Italia e Austria? Tutto l'atteggiamento ideologico e tattico del socialismo italiano esce -tremendamente liquidato dal processo di Berna. Si stenta a credere, come q uesti signori possano ancora parlare alle masse lavoratticì, essi· che hanno fatto il possibile e l'impossibile perché l'autocrazia imperiale della Germania trionfasse.

Non solo il socialismo ufficiale italiano esce battuto irreparabilmente sul terreno delle responsabilità della guerra, ma anche su quello « leninista ».

Il congresso di Berna ripudia il leninismo. Il presidente della conferenza, Branting , ha dichiarato, dopo uri accenno alla M agna Carta operaia che deve uscire dalla conferenza della pace, che:

« Disgcniata.mente le idee di questo programma si sono jn parte oscurate anche ael campo socialista dacché in certi paesi sono sorte tendenze che coodu- cono a proclamare la dittatura proletaria colla negazione della libertà di parola, di st:unpa e Ji riunione. .E dunque doverco del socialismo p roclama.re una lotta decisa contro tali tendenze, che sono ttna contraffazione del socialismo, il quaJe simi li esperimenti sarebbe impedito di seg uire la sua via normale ».

Dunque: Erantìng, u no dei massimi patriarchi del socialismo, nato e domiciliato a Stoccolma, il che è e ssenziale ricordare perché Stoccolma è , si pu ò dire, l'anticamera della Russia e il mig liore osservatorio per vedere ciò che si fa e no n si fa a Mosca, dichiara tranq uillamente, in pien o congresso socialista, che «il /eninùmo è la contraffazione del socialismo)).

Albert Thomas, a sua volta, ritorna sull'arg'omento e aggiunge, a proposito delle tendenze bolsceviche sorte nei partiti socialisti dei vari paesi: i"!. noto che il leninismo italiano se ne infischia della Patria, della difesa della Patria. Il grido dei « )) torinesi era «ben vengano i tedeschi » !

« Sì, noi ammettiamo i me todi r ivoluzionari per la trasform azio ne politica e socia le, ma ciò sotlo grand i. riserve. N o n possi amo ammettere la reali zzazione di una rivolu:.done senza che abbia una mè ta precisa » .

Udite Renaudel:

« Qualcuno si è permesso di dire c he anche noi abbiamo difeso la nostra patria. Ebbene, dichiaro franca mente che il socialismo sarebbe t raditore di se stesso se i n simili momenti non difendesse il p roprio paese: il proprio paese e non i l p roprio governo. Se noi socialisti fra ncesi avessimo potuto stabilire con la stessa chiarezza che hanno potuto i · socialisti tedescl1i la colpevolezza del nostro governo non esito a dichiarare che non lo avremmo seguito. Ma voi ci ave te aggrediti e noi ci siamo semp licemente dife-si. Ecco l a differenza » .

E più o ltre l o st esso Renaudel dichiara :

«Non sono un bolscevico, né uno spartachiano e deploro che la via scelta da I..iebknecht sia s tata la cattiva, ma siete voi, socialisti maggioritari t edeschi, ('he avete fatt6' la guerra col vostro imperatore, che l'avete costretto a m ettersi su quella via ».

Anti-bolscevico si è dichiarato Kautsky, il quale - dopo avere accennato alla sua disapprovazione delle idee di Liebknecht - ha racco mandato l'invio in G e cmania di mat erie prime e di v iveri per evitare il leninismo.

Un t entativo di difesa dei le ninisti è stato fatto da L onguet ribat· tuto energicamente dal socialista ru sso Gawrosky, che ha denunciat o J'anti-sodalismo dei leninisti.

Finalmente, anche: Federico uno dei santi più venerati della << genosseria » italiana, pur negando alla conferenza il diritto di accusare gU assenti ha dichiarato testualmente:

«Non sono bolscevico, - Considero ciò che io Russia come un complesso di gravi errori.... ».

Dopo di che, si può concludere con l'affermare che, nel èongre:sso di Berna, il socialismo ufficiale italiano è stato « caporettato » in piena regola.

Mussolini

Da Il Popolo d'!Jdlia, N. 38, 7 febbraio 1919, VI.

This article is from: