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I DOCUMENTI TERRIBILI
Nel Secolo di ieri, prima pagina, sesta colonna, è stato stampato quanto segue:
«Non è lecito dire seriamente che la nazione italiana, la quale acquista fin almente i .suoi confini Jino al Brennero e al crinale delle Alpi Giulie, rol possesso incontrastato di Trento, di Trii.'Ste, di Pola, e l a libertà di Fiume e di Zara e le isole foranee della Dalmazia e la base navale d i Valona., deve sentirsi umi liata perché non può difmdere i suoi possedimenti in territorio croato dove esistono alcune oasi di evidente ita.lianit3 ».
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Questo documento è semplicemente spaventevole l È il colmo·l È una pugnalata inferta a tradimento! Dunque l'Italia deve ottenere H possesso incontrastato di Trento, Triest e, Pala. E poi ? La libertà pe.r F iume e Zara. Che cosa significa la «libertà)> ? Con chi ? Sotto c hi ? Aut onomia-schiavitù croata ? Città libera internaziona1 izzata ? Noi abbiamo creduto sino a ieri che su Fiume ·non ci fossero discussioni. La democrazia .rinunciataria d teneva anzi ad esse.re o a mostrarsi assolutamente « intransigente» per Fiume. Di auton omia si parlava tutt'al più p er Zara. Per Fiume, no. Mai. Si rinunciava alla Dalmazia per salvare, si diceva, almeno Fiume . Fiume doveva essere, per mille ragioni, oramai n ote, Puramente e semplicemente annessa all'Italia. Se per ottenere ciò fosse stato necessario rivedere il patto di Londra, anche noi avre mmo app r ovato. Oggi, n on più. Non v'è possibilità di falsa interpretazione. Il testo secoli no parla chiaro. E dice : « Annessione o possesso per Trieste, libertà - sema ulteriore pr ecisazioneper Fiume)>.
Evidentemente libertà di morire o di farsi croata.
È la soluzione «inglese)) che si delinea (vedi ulrimi articoli del Timu di uno studioso di storia e la letterina di quell'ignobile e acer.rimo nemico dell'I talia che risponde al nome di Guglielmo Ewans).
È l'as sassinio di Fiume che si sta preparando, col capestro di una formula ambigua. Ma sono italiani i carnefici e campioni della democrazia. E allora, coraggio, illust.rissimi signori di Lubiana, Zagabria e Belgrado. Voi potete tutto osare l Tutto chiedere l Tutto prendere!
Ieri era la Dalmazia. Oggi Fiume. Incamminatasi oramai sulla strada delle rinuncie, la democrazia italiana non si fermerà più. T e· nete duro, « digrignate » i denti e domani la democrazia vi proporrà Trieste città « libera ». Poi satà la volta di Gorizia. Poi Udine. Poi Venezia. Il giorno in cui sui pinnacoli di San Marco sventolasse il tricolore croato, il giubilo della nostra sedicente democrazia sarebbe immenso .
Anch'essa, come l'Italietta ' di carducciana memoria
....si stignt !t gonne
E nuda 111 l'urna d; Sdpio si dà al primo croato che passa.
DAL RENO AL BRENNERO «BLOCCO LATINO>>
Possono due o più flazioni costituire un'alleanza più intima e diretta nella Società generale delle Nazioni? E per specificare, i>9ssono !"Italia e la Francia stipulare fra di loro un trattato di alleanza, pur entrando a fat parte della Società delle Nazioni? A queste domande che g li ultimi avvenimenti r endono di palpitante attualità, ha risposto Mr. Balfour, e a quanto leggiamo in una nota edit oriale del Tiflle.t, in modo affermativo :
« 4 Lega non farà cessare - ha d etto Mr. Balfour - le alleanze esistmti , Esse non sono incompatibili cogli obiettivi della Lega. Le nuove alleanze fra i membri della Lega saranno sottoposte a lla condizione di non essere in contra.d· dizione coi .,ciOOpii della Lega stessa; le ve<chie a lleanze non saranno sospese daJl l; Lega, ma piuttosto consolidate e fortificate».
Se le cose stanno in questi termfui, noi crediamo che sia venuto il momento di gettare le basi di Ùna vera e prop.ria alleanza fra Ital ia e Francia; un'alleanza che fonda i due popoli in un formidabile« bloccq latino».
Noi comprendiamo perfettamente che l'opinione pubblica francese sia attraversata da brividi d'inquietudine. Si ha l'jmpressione a Parigi e vorremmo aggiungue altrove che la conferenza non abbia affronU.to e risolto nessuno d ei problemi che t occano più da v icino i popoli. N on per niente il geneulissimo Foch.ha domandato con sin· cerità soldatesca e simpatica ai diplomatici di dirgli che cosa vogliono nel concreto. L'altro giorno il T tmps consta.tava con evidente e giusto rammarico che a tre mesi d2lla disfatta ge.rmanica, il problema · vitale delle nuove frontiere non è stato nemmeno sfiorato. Le stesse classi lavoratrici francesi avvertono la gravit à della situazione e mentre in Inghilterra le masse lavoratrici si sono abbandonate alla pazza gioia sdopcristica, in Francia lo sciopero dei trasporti parigini è durato un giorno e quello dei ferrovieri un minuto primo, esatta'mente un minuto primo. .
L'altro giorno abbiamo precisato alcuni elementi della nuova si- tuazione tedesca. I caratteri del nuovo Stato sono questi: unità dell'Impero, unanimità dei Partiti, risorgente spirito· militare, intransigenza diplomatica, sotto bandiera wilsoniana. Parecchie volte noi abbiamo domandato : chi garantisce che la nuova Germania, per il solo fatto di aver sostituito la repub blica alla monarchia, sarà pacifica e pronta a firmare la pace delJ'Intesa ? Oggi appare chiaro a molti francesi, anche a qUelli che fingev ano d'ignorare la politica allegra intrapresa da certi personaggi nell'Adriatico ai danni nostri; che quella politica, in quanto raffreddava i Vincoli fra i due popoli, era stupida e perico losa. Molti amici d'Oltre Alpe cominciano a persuadersi che l'alleanza con l'Italia, paese in pieno sviluppo, con quaranta milioni di abitanti, che saranno sessanta fra mezzo secolo, è molto più utile che l'amorazzo con quei quattro selvaggi che furono sino ad ieri gli sgherri volontari di Vienna. Notiamo i segni evidenti di un meni nell'opinione pubblica francese, p er quel che riguarda i nost ri interessi adriatici e mediterranei, interessi che non sono in antitesi ma in armonia. Bisogna smettere di fare la politica dello « sfottimento » anti-italiano, oggi sposando la causa pan-serba, domani quella pan-ellenica. Se la Francia domani, per dannatissima e deprecatis. sima ipotesi fosse di nuovo aggredita, l'aiuto non le verrà dalle... . armate greche o da quelle.... croate; l'aiuto potrà venir!. da noi, come già nell'agosto fatale del 1914, come nel maggio non meno fatale del 1915. Francesi e italiani possono e devono far fronte sul Brennero e sul Reno: gli altri verranno poi. Ma è certo che le velleità r evanchistiche dei tedeschi cadrebbero, quando di fronte alla Germania repubblicana e aumentata di territori e di genti, stesse il b locco latino compatto coi suoi ottanta milioni di abit:inti.
Non tempo da perdere. Bisogna fondare l'alleanza, che si inquadrerà n ella Lega delle Nazioni e ne gli ideali, tra Francia e Italia, con patti chlad, precisi, solenni. Qualcuno che d scrive da Parigi, afferma che Guglielmo sta, nel castello di Bentink, come .il bandito che aspetta di ritentare il suo colpo. Forse è esagerato. Ma si rimane stupiti constatando che i n tutti i discorsi sin qui pronunciati alla Costituente di Weimar, non v'è accenno o ombra di accenno al sire degli Hohenzollern. Nessuno s ' è ricordato di lui per dirne bene, ma nessuno s'è ricordato di lui per dirne male. Nessuno ha osato l'apologia l Ma nessuno ha osato la requisitoria l Ciò è sintomaticissimo. L'ordine del giorno dellll lega degli ufficiali, già forte di 14o.ooo aderenti, H brindisi di Hindenburg, un artico lo editoriale della sulle responsabilità del Kaiser (artico lo postillato dal Timu nella rubrica Thro11gh German Eyes) e altri segni, rendono p ienamente giustificate le apprensioni che si nutrono in questo momento a Parigi. Ma è a Parigi che, a cominciare dai noiosi Gauvain e simili Denis, ci si deve convincere che è stolto lasciare un bene certo, per correre dietro a un bene incerto, molto incerto.
Il bene certo è l'alleanza con l'Italia. Tutto il resto balcanico conta poco o nulla. Italia e Francia hanno oramai il privilegio e l'tmere di confinare colle stirpi t"edesche. Le quali restano quelle che furono. Il « blocco latino l) non è una costruzione politica o un postulato ideale : è, secondO noi, necessità per l'oggi e anche per il domani.
MUSSOLINI
Da J/ Popolo d'Italia, N. 43, 12 febbraio 19 19, VI.