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CONQUISTE E PROGRAMMI

Si sono svolte e vanno svolgendosi in questi giorni a Milano, fra le rappresentanze nazionali degli operai e degli i ndustriali, trattatiVe di un'importanza grandissima; si sono condusi e speriamo si c o ncluderanno, per la via pacifica delle discussioni, accordi di un valore storico eCcezionale.

Il postulato delle ott o ore, uno dei postulati massimi della classe operaia, è realizzato, ed è l'Italia Ja prima nazione in Europa che nell'immediato dopo-gueua, anzi in regime d'armistizio, s' avvia audacemente sulla strada d elle profonde rinnovazioni sociali.

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Io mi riprometto di t ornate sulle trattative di questi giorni, quando saranno finite e sarà più facile coglierle in sintesi ed i1lustrarne la portata, il significato e le ripercussioni.

Vediamo, oggi- per i necessari confronti - ciò che avviene nel mondo operaio fra ncese. II . segretario della Federazione edi1izia, il zimmerwaldiano Péricat, ha fondato un giornale per combattere l'indirizzo «collaborazionista>} della Confederation Générale du Travail. Noi abbiamo segu ito attentamente le (< rctti6che di tiro » della Co nfederazione Generale del Lavoro in Francia. Mesi sono, quando il cambiament o del sottotitolo di questo g iornale suscitò vivaci p olemiche oneste e insinuazioni cretinè, pubblicammo cOl titolo Tu quoque ]ouhaux un articolo dì commento a un ma ni fes to confederal e, ne l. quale erano contenute le nostre stesse idee. È molto difficile l'affermare Jouhaux si muova ancora sul terreno rig idamente classista. Eg li è un « collaborazionista)). Non solo perché ha accostato parecchie volte in questi ultimi tempi Clemenceau; non solo perché siede alla Commissione Internazionale del Lavoro alla conferenza della pace; non solo per ciò che scrive sulla Bataille. Abbiamo. gli occhi una espressione organica ed integrale del pensiero di Jouhaux: è l'opuscolo Lu lravai/!eurs devattt la paix, pubblicato con gran lusso di annunci or non è molto. In questo il segretario drlla Confederazione Generale del Lavoro abbandona il vecchio campo sterile della ideologia sovversiva e si pone sul terreno della realtà.

«La. guerra - dice, verso la fine del suo oPuscolo - ha molto distrutto. Le rovine si sono ammonticchiate, la produzione mondiale ! netta- mente deficitaria; le restrizioni, accettabili durante le ostilità, diventeranno intollerabili a partire d al momento in cui, cessando d i combattere le nazioni, avranno la facoltà di produrre d i nuovo. Esse hanno fatto, durante l a guecca, la messa in comune degli uomini, delle materie prime, dei prodotti manifatturati. Questo lavoro, questa resistenza costituiscono magnifica in favore della nostra tesi, la quale Ji dichiara fav(Wevole t.tll'int.tJ<t permane11te d egli intereui e•onomiri e reJpinge, •ome n4•ut6, la lolta •he dhperde le forze e diminuhre la •aJMrità Jj CORSIIfOO dej JaVQ1'aJ01'i ».

La fra se « intesa permanente degli interessi economici », dato ciò che Jouhaux dice prima e dopo, non può essere interpretata che in senso collaborazionista. Il pensiero di J ouhaux è questo: bisogna che b orghesia e p r oletariato s'intendano insieme per riassestare la produzione, per au mentarla sino al maxim11m, senza di che non sarà possibile una ripartizione più giusta dei beni prodo tti.

La n ostra Confederazione Generale del Lavoro, che subisce più da vicino l'influsso del Partito Socialista Ufficiale, n on si è degnata di farsi rappresentare al congresso della pace. i;: stato un errore grosso e sciocco.

Ecco come J ouhaux parla dell'avvenimento:

« b un fatto immenso e senza precedenti - egli- dice - quello dei lavoratori chiamati a dare direttamente il loro consiglio sugli_ aspetti di una pace inspirata da principi comple tamente nuovi. Se la parola vittoria no n suonasse alle nostre o recchie come una musica feroce evocante le l otte sanguinose appena finite, noi diremm o la presenza d ei delegali operai alla conferenza della pau costìtuùce la vittoria delle daui operaie organizzate»

Qual è, secondo Jouhaux, il còmpito dei lavoratori davanti alla pace?

Promuovete la trasformazione della democrazia politica, durata dal 187 1 al 1914, a «democrazia economica>) . È chiaro. Non dittatura del proletariato, frase ma « democrazia economica». In questa « democrazia economica )) la funzione dei lavoratori non è tirannica o dis truttiva.

« L" interesse generale della vuole che le intelligenze e le energie della classe operaia abbiano il loro posto nella direzione d ell"economia ».

Anche questo è chiaro.

« L"idea del comando, nel dominio industriale, deve inchinarsi davanti a quella più democratica della discussione illuminata. Il popolo che l avora non può più essere t rattato da suddito. D eve essere ammesso a partecipare all'amgenerale».

Si n oti : j>tzrtecipare. Lo scopo di questa partecipazione è quello di affrettare la riorganizzazione economica della Francia:

« a) Stimolando le iniziative priva te, tog liendo ogni pretesto e ogni tranquillità all'andaz:zo criminoso e sterile;

«b) impedendo ogni restrizione e ogni sopralavoro dei produttori, di cui le çonseguen.ze sono nocive alla produzione stessa.»

« Infine - è sempre Jouhaux che parla - la riorgani:zzazione economica non produrrà tutte le sue ut i li conseguenze se la Nazione non riprende, mantiene o stabi lisce il suo diritto soàale sull a. proprietà dell e ricchaze collettive e dei mezzi da produrre e da scambia re ».

Qui il Jouhaux si riallaccia al programma massimo del vecchio socialismo che tendeva alla <<nazionalizzazione della delle mi. niere, dei trasporti)), etc. Ma la nazionalizzazio ne n on significa affatto che lo Stato debba « gestire l> la produzione. Si limiterà soltanto a controllarla, mentre la gestìone sarà confidata in misura sempre maggiore ai « Dipartimenti, ai Comuni, alle cooperative e soprattutto a organi collettivi nuovi, dotati d ella personalità g iuridica e amministrati da rappresentanti qualificati dei produttori e dei consumato ri >l. Il Jouhaux non spiega bene di quali organi sì tratti. È forse il « sindacato integrale l> nel quale si realizza l'identità del produttore col consumatore ? È questo un punto che il J ouhaux dovrebbe chiarire.

Più felice ci sembra il·pensiero di Jouhaux sull'istituto che dovrebbe avviare la Francia sulla su ada della sua rinnovazione econo mica.

« 2 indispensabile che si costi tuisca un Consiglio economico nazionale, che disponga, per riuscire nel suo còmpito, di consigli economici regi ona li dove i delegati diretti dalla classe operaia apporteranno ad un tempo l a loro capacità tecnica, la loro conoscmz.a dell'ambiente, i loro consigli di organizzazioni scientifiche e ruionali del mercato del lavoro e d ei me'lodi di p roduzione e partein tal modo a determin are: con cognizione di causa e in armonia colla classe operaia stessa, le condizioni nelle quali il lavoro sarà chiamato a produrre il suo e il suo rendimento massi mo».

È intuitivo, aggiungiamo noi, che questo Consiglio nazio nale economico non sarà composto di soli qperai, ma vi le loro rappresentanze le classi industriali e lo Stato. Parlamento del lavoro ?

La paro la parlamento è brutta perché dà la idea delle darle inutili, ma sulla strada segnata da J o uh.aux si i ncammina Lloyd George quando indlce 1a grande riunione· plenai:ia degli industriali e degli operai "ing lesi .

E le riunioni di questi giorni a Milano, non sono qualche cosa che rassomiglia moltissimo a quei «Consigli oa2ionali econOmici» di cui parla Jouhaux?

Ecco eiÙJcati verso la fine della brochure inte ressantissima e come tavola programmatica di quello che noi chiamiamo « sindacalismo nazionale>> i postulati che Jouhaux addita alle masse lavoratrici di Francia :

«a} riconoscimento ufficiale de-lle organizzazioni sindacali;

«b) intervento di queste organizzazioni in tutti i rapporti di lavoro;

« c) avvento alla gestione ed al controllo; d) trasformuione deJI'amministrazione poli tica in amministrazione economica ;

«

«e) espropriuione della burocrazia e sua sostituzione coll' amminjstrazione tecnica: queste sono le misure atte a.d assicurare la marcia ascensionale della Nuione

« E dall'altro lato:

«a) l'applicazione dei progressi scientifici al macchinario e ai metod i di produUone;

«b) la ridUlione della fatica umana cOlla diminuzione d el tempo di lavoro, devono avere come coroll ario l'aumento della prodHzione e l'aumento della capa(iJà di (O'fiiNm o pe,. tuili».

Queste, sintetizzate, sono le idee di Jouhaux e, crediamo, della maggioranza dei dirigenti delia Confederazione Generale del Lavoro in Francia.

Il sindacalismo di Jouhaux ripudia gli atteggiamenti del classismo feroce e intransigente a base di riv<?lte e di scioperi generali e li lascia alla politica arida e alle speculazioni sp esso ignobili dei partiti cosiddetti sovvertitori. Non è nemmeno più il s.indacalismo apocalittico e mistico della scu ola sorel iana. È un sindacalism o paci6co1 pragmatista e r ealizzatore che si r ende conto dei fatti nuovi e costruisce sulla realtà.

La formula che figura nella copertina dell'opuscolo dice : «Benessere e libertà, nel lavor o organizzato )), Vedremo domani se esistono nd mondo sindacale italiano tendenze analoghe a quelle delle classi operaie organizzate di Francia. MUSSO

Da Il P-opolo d'Italia, N. 53, 22 febbraio 19 19, VI.

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