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UN ORDINE DEL GIORNO

L'an. Filippo Turati ha presentato il seguente o rdi ne del giorno:

« La Camera, considerate le eccezionali esigenze dd momento storico e l'urgenza di fortificare l e sane energie economiche e politich e d i tutto il paese, dr la più proota e sincera paci6cuione deg li animi e di a vvalorare le fonti della ricchezza 'na zi onale nelle cose e negli uomini, invita d.l Governo:

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«t. a p rovved ere, sia con p r opri d isegni di l egge sia aderendo aJJ'jni. ziativa parf;Un(ntare, a che le ele-zioni politiche avvengano col sistema dello sautin.io d i l ist a a larga circoscrizione (approssimat ivamente e tendenzialme nte regionaJe) e con ra ppr esentanz:t proporzionale, estesa quest'ultima alle elezioni

« 2. a provvedere perché il diritto di voto e di eleggibilità appartenga a tutti i cittadini maggiorenni senza distinzione 'di dassi;

« 3 a correggere e completare i recenti decreti di amnistia e di indulto, per modo che sp uiscano tutte le conseguenze delle giurisdizioni eccezionali e della " giustizia di g uerra" e una meno avara demenza che scenda a nche sui ritenuti colpevo li d i reati co-muni con riguardo speciale ai mino renni e ai vecchi che affo llano per lunghi anni o da lunghi anni i reclusori e gli ergastoli;

4. a pre-sentare o ad accogliere proposte che estendano Unmediatamente l'obbligo scolastico fino al sedicesimo anno di età e fo rniscano i mezzi p er sopperirvi; che procu rino - anche ai fini d i una più redd iti zia e meno ostacola ta emigraz.ione - la pi ù rapida e larga possibile d isana lfabetizza zione degli dai 20 ai ch e organizzino veramente nel paese la efficace diffusione della coltura <!el popolo, gener ica e p r ofessionale; che r innovino e vivifichino la scuola mercé una l arga preparazione e distribuzione d i materi ale scolastico;

« '· ad imprimer e un p iù rapido ritmo alla pol itica delle opere pubbliche ( disciplina delle acque, bonifiche, rimboschimento, ecc.) a rmon izzando l'ini zi ativa p rivat a con g li i nteressi e la vigi lanza dello Stato e la tutela dci l avoratori, e ad avviare a pronta soluzione il problema del mig liore sfr uttamento della terra col migliore sfrutttl.mento dei coltivatori, di guisa che p ossa nel termine di pochi anni essere ed aumentata la ricchezza naz.ionale devastata dalla. guerra;

6. a ritornare, infine, al rispetto del normale fun zionamento costitu* zionale e parlamentare ed a non proporre lo scioglimento della presente Jegisla· la riforma elettorale non sia compiuta » .

«

Q uest'ordine del giorno merita di essere commen tato. D omandiamo prima. dì tutto, se quest'or dine del giorno rappresenta il pensiero per- sonate dell'an. Turati o anche del Gruppo Parlamentare. Certo è, che quest'ordine del giorno è in antitesi con tutta la predicazione e anche la pratica del Socialismo tesserato dei circoli e della Direzione. È un ordine del giorno « democratico» nel senso buono ed onesto della parola; è un ordine del giorno di «realizzazioni» perfettamente intonato alle necessità morali e materiali del momento. Noi siamo pronti a sottoscrivere tanto le premesse, come i postulati. Anche noi crediamo che sia «urgente fortificare le sane energie economiche e politiche di tutto il paese ». Ciò significa che Ja produzione in tutte le sue forme non deve venire sabotata o arrestata, ma accelerata, onde sia possibile «rifarci >> di tutto éiò che la guerra ha distrutto. << Prodw:re l >) è ancora il p rimo e capitale comandamènto di quest'ora. L"affermuione che segue nell'ordine del g iorno, è ancora più sintomatica. <<Bisogna - dice Turati - fav orire la più pronta e sincera p acificazione degli animi >>. Che cosa si nasconde di preciso sotto queste parole ? Concordia nazionale ? Unione sacra ? Certo, gli animi sono divisi e nemici Le grandi masse anonime, i milioni e milioni di italiani, dispersi nel villaggi e nei casolari, non hanno bisogno dell'incitamento turaciano. Essi sono già pacificati. Son tornati. Hanno ritrovato la loro terra, la loro casa, la loro fami glia: hanno ripreso, abbandonate quelle della guerra, le armi della pace. Gli animi che devono essere pacificati, sono quelli dei partitanti delle città, dove l'urto delle idee e dei sentimenti è il. più accesO. Qui è lecito domandare: è sincero l'an. Turati quando parla di pacificazione degli animi ? O è semplicemente illuso ? O non vuole vedere e sentire ? Egli parla di <<pronta e sincera pacificazione » proprio nel momento in cui gli altri dirigenti del suo Partito alimentano subdolamente ed apertamente tutte le discordie, compiono atti di prepotenza, preparano la guetra civile.. Non è p ossibilç. la pacificazione deg li animi finché i vostri Genouen non mutano sistema, on. Turati. Se il vostro appello è uno spediente, quasi un alibi in vista delle possibilità future, esso è indegno di v oi e dd momento; se ciò è escluso, allora voi dovete indirizzarvi ai vostri compagni di cui conoScete a puntino le idee, i propositi, le persone. Mentre voi, on. Turati, volete pad6care gli arì.irni ed avviare tranquillamente la Nazione verso i regimi della democrazia politica ed economica, i vostri contesserati riassumono nel grido di «Viva Lenin l» il loro ideale di rivolta e di violeru:a. Voi parlate di scrutinio di lista con rappresentanza proporzionale e noi accettiamo. Volete · estendere il suffragio a tutti i cittadini maggiorelll)i e nòi sottoscriviamo. Anche per quello che riguarda un supplemento di amnistia possiaino convenire, purché sia chiaro che da essa devono venire assolutamente esclusi i disertori di fronte al nemico ed i disertori all'in- terno che per altri motivi .siano indegni di un gesto dj clemenza. Chi non approva gli ultimi tre postulati dell'ordine del giorno turatiana ? Nell'attuale momento, in cui si gioca in materia d 'innovazioni al« sempre più difficile}), l'ordine del giorno turatiano può raccogliere l'unanimità.... del suo Partito. L'an. Turati deve decidersi. La sua posizione, in seno a un Partito che fra tutte le possibili tendenze socialìste professa e diffo nde quella "/eninista, cioè quella giudicata anti-sodalista in pieno congresso a Berna da uomini come Branting, Tho mas, K autsky, Bernstein, Kurt Eisner, diventa sempre' più difficile. Fra l'an. Turati che presenta un programma c ollaborazionista, di attuazio ne g raduale - tale però da trasformare profondamente i n ·due o tre decenni tutta la nostra vita nazionale - e i suoi compagni, che si gargareggiano con la rivoluz ione immediat a, con la dittatura del proletariato, c'è un abisso. L'an. T urati intende costruire e pensa, insieme con una forte corrente del socialismo francese, c he la «collaborazione >l fra capitale e lavoro (Turati dice <<energie economiche sane))) sia nell'i mmediato dopo-guerra una n ecess ità se non si vuole precipitare nel caos della carestia, ma i sodalpussisti dei circoli sono ancora al t anto peggio, tanto meglio l L'on. Turati vuole pacificare, i suoi compagni vorrebbero «processare l> e « condannare» noi che ci vantiamo e ci va nteremo sempre di aver voluto quell'intervento che non ha deluso le nostre aspettative in quanto ha l iberato l'Euro pa dalle tre autocrazie che la dominavano ed ha schiuso le vie del benessere e della redenzione alle masse lavoratrici. Se noi diciamo che l'o n. Turati deve decidersi a smettere di giuocare la commedia, non è per rag ioni di Partito . L'an. T u rati non sarà mai il nostro leader_, per la semplice ragione che noi n o n ci tesserere mo più con n essuna tessera. Noi pensiamo che non modifi.cherà in meglio ìl costume. politico nazionale, se g li uomini rappresentativi continueranno a «dondolare» tollerando l 'estremismo e praticando .il riformismo ; invitando alla pacificazione e continuand o a stare i nsi eme con coloro che acclamano all'« altra guerra )), Tura.ti deCida il su o caso di coscienza. Noi siamo pronti all'uno e all'altro evento. M:USSOLTNI

Giornate dì terribile melanconia, quelle attuali, p er la mala congrega dei rinunciatari italiani. Ma ce n e sono ancora ? Rari nantu Sta di fatto che molti di essi, schiaffeggiati brutalmente dalla realtà, si sono ricreduci; altri oscillano nella ricerca di un punto di passaggio fra il fili smo di ieri e il fobismo di oggi; altri invece - p overi diavoli degni di' tanta commiserazione l - si ostinano nella lor o tesi sbalJata. Tutta la vecchia costruzione p o litica è u n mucchio di macerie. Bisognava, si d iceva, rinunciare alla Dalmazia; irridere - come pw:troppo infamemente si è fatto - al martirio dei cento e più mila italiani d ella Dalmazia, per conquistare l'amicizia dei cosiddetti jugoslavi. Per le necessità della polemica - oh, conciliabOli di Londra di generali rimminchioniti e di diplomatici improvvisati, sui quali n on ancora è stata detta l'ultima parola l - si erano creati mezza dozzina di fantocci jugoslavi ch e dovevan o giocare in Italia e altrove la parte degli amici concilianti. Capo·di costoro era certo dott. il quale andava promette ndo all'an. Torre, Gorizia, T riest e, l'lstria occidentale fino a P a la, salv o ·poi a rivendicare in pieno congresso della pace, come pertinenti a l territorio jugoslavo, le città e i territ or i anzidetti, più la vallata del Natisone sino a Cividale.

La Jug oslavia rivelò la sua vera n atura, immediatamente dopo la n ostta vittoria. Il falso amico diventò autentico e acerrimo nemico.

Strano, ma vero l La protesta a Wilson contro l'occupazione italiana di Trieste, la tentata tru ffa della flo tta e altre nlanifesta zi oni del genere avrebbero · dovuto influire sugli italiani, anche su quelli che vollero il famoso p atto di Roma. Ora, è un fatto che la campagna tinunciataria e 61o-jugoslava è corrùnciata esattamente due mesi dopo e precisamente nel gennaio, quando centinaia di episodi e di fatti avevano provato a chiunque che la Jugoslavia assumeva un atteggiamento di precisa, se non dichiarata ostilità contro l'Italia. La situazione in queste ultime settimane si è ancora aggravata. Il passo vet so WHs on, per l'arbitrato, ha provocato un'insur rezione quasi unanime di tutta la stampa italiana. Poi ·è venu to il memorandHm jugoslavo illustrato dal Trumbie, che ha scandali2zato persino quell'autentico, gesuitico e perfido nemico dell'Italia che risponde al n ome di Wickham Steed, dlrettòre del Timu, e quell"altto mucchio dl canaglie croate imboscate nella redazione della New Un!! parentesi. E se noi italiani, tanto per dimostrare che siamo stu6 delle «arie» di certi inglesi idealisti.... (già: "idealisti dopo cinque pasti quotidiani), facessim o la questione di Malta, che italiana, çtnicamente, linguiSticamente e spiriperché ha dato un gruppo di volontari alla guerra italiana?

Chiusa la parentesi.

Gli ultimi incidenti di Lubiana sono di una significazione straordinaria. A Lubiana c'era una commissione militare italiana che regolava il movimento fenoviario per i rifornimenti dei paesi dell'ex-Impero austriaco. Impròvvisamente, in data 20 febbraio, e precisamente dopo l"insuccesso della démarche di Trumbie presso Wilson, il Governo di Lubiana ha « ingiunto )) alla co mmissione militare italiana di abbandonare la città. Inutile nascondercelo: siamo dinnanzi a un atto di guerra. Non il primo. Ma sarà l'ultimo ? La commissione militare si allontanata da Lubiana protestando. Se l'ordine è partito da Roma, noi lo deploriamo con tutte le n ostre fo rze. Subire l'imposizione 'siavena stato un errore gravissimo. Poiché a Lubiana ci sono altre rappresentanze militari degli è chiaro che esse dovevano solidarizzare con quellaJtaliana. Non lo hanno fatto. Sono rimaste. Perché?

Il Consiglio di guerra che siede a Parigi non ha nulla da dire cidente ? L'affronto fatto soltanto all'Italia? O non fatto - collettivamente- a tutti gli Alleati ? Sofisticare sulla natura dell'incidente è ridicolo: si tratta di una espulsione quasi numu ntilitari; si tratta di un gesto che si compie soltanto quando si vogliono p recipitare le soluzioni in senso violento. Pare che i ·nostri ufficiali abbiano avuto appena il tempo di raccogliere i loro bagagli. Non è av venuto niente di simile, nemmeno allo scoppio della guerra mondiale. Né si deve credere che il Governo di Belgrado sia estraneo all' incidente. Belgrado sapeva ed ha approvato.. Il Governo di Lubiana non avrebbe osato se02a l'appogg io di Belgrado. È quindi tutto il Governò jugoSlavo responsabile dell'accaduto. Lo stesso Goveq10 jugoslavo è responsabile delle indegne violenze perpetrate contro gli di Spalato. A Lubiana un treno di ritornanti italiani è stato assalito dagli sloveni, che hanno strappato e calpestato il tricolore; a Spalato un amm.U:aglio italiano, Cagni, è stato aggredito ·e. percosso dalla brutale marmaglia croata. Davanti a queste esplosioni del più cieco e fanatico odio di razza, quale italiano degno di questo nome può co nsiderare senza .raccipriccio la possibilità di lasciare un solo italiano della Dalmazia sotto il « patérno » Governo jugoslavo ?

C'è dell' altro. Per allarmare l'opinione pubblica internazionale, una losca Agenf(Ja Centrai,,_che ha sede a Berna, lancia telegrammi si- billini circa i preparativi guerreschi jugoslavi, salvo poi a smentire le notizie sulla mobilitazione. Che g li jugoslavi -parlino piuttosto spesso e volentieri di guerra all'Italia lo ammette anche Barzini, in una nota mandata da Parig i al suo "Corriere, nella quale si leg ge q uanto

«La Jugoslavia parla di guerra ali'Jtalia; tutte le tribù dei jugoslavi battono infa ticabilmente il tam-tam di guerra, e si procede ad una regolare resurrezio ne di parti integrali dell'esercito austriaco, morto a Vittorio Veneto, Su ventiquattro reggimenti di fanteria nuovi dell 'esercito in formazione, ben sedici sono d ei vecchi reggimenti austriaci che erano stati sciolti in obbedienza alle condizioni di armistizio e che sono ot:J. ri pristinati con il loro organico austriaco N ella cavalleria vediamo ricomparire gli sq uadroni di ulani del 12" reggimento di ussari, del l "' reggimento dell'imperiale regio esercito di Sua Maestà Cattolicissima, come n ell'artiglieria jugoslava figura completo q ualche reggimento austriaco, come i l 28" da campagna che ad una precedente fuga deve la fortuna di esser arrivato in salvo con t utti i materiali. T utte (Jue$te un ità austriache portano le· lor o uniformi a ustriache, tanto per mantenere anche 1'-apparenza .

«Le divisioni che compongono l'esercito serbo formano ap pena la metà delle attuali forze jugosla ve, tanto la ricostituzione delle unità austriache procede in freua. Insieme ai reggimenti regolari a ustro-ungarici ricomposti sorgono alcuni battaglioni di volontari domobranci, difensori della patria e delle compagnie di volontari sloveni. Si tenta pure la formazione di un battaglion e triestino e d' un battag lione istriano. Una quantità d i recl ute croato-s lovcile viene incorporata nelle unità serbe per completarle. Le un dici divisioni che formano finora l'esercito jugoslavo compongono due armate, la seconda e la quarta, che fanno capo a lubiana e a Zagabria; e tutte le focze sloveno-cmate gravitano verso l'Italia, i dom obr.md alla testa, tanto per continuare l 'orientazione della guerra austriaca ».

N on ag giungiamo verbo alla prosa barziniana Solo troviamo opportuna la richiesta fatta dall' on Orlando ai «dieci », allo scopo d i rivedere anche i nostri patti di. armistizio Bisogna disarma re le tribù jugos lave Bisog na strappare il dente alla vipera, prima che morda ancora, co n o senza la solidarie tà delle sue alleate. L'Italia deve risolvere senza ind ugio il problema dei suoi rapporti con questa Jugoslav ia di marca londinese e parigina, per finirla una buona v olta. In seguito alle l oro pazzie imperialistiche e ai loro grotteschi ricatti, i sign ori jugo'Slavi perdono continuamente terreno e simpatie in tutti i paesl del mondo. Anche in Italia sono in ribasso. I rinunciatari cominciano a vergognarsi. Fra poco faranno - anche loro - gli imperialisti. MUSSOLINI

DIVAGAZIONE MADDALENI ....

Anche l'interventismo, cioè quel movimento complesso che vien e comunemente designato con questo n o me, ha le sue Maddalen e pentite. Il fenomeno non può stupire. I o lo osservo semplicemente Ci sono i stanchi che preferiscono scivolare via nell'ombra, o ra che nuovi formidabili proble mi si affacciano. Contro q·uesta st an · chezza che può essere spiegata con la fisiologia, non c'è nulla da osservare l È forse detto che sia indispensabile di rimanere sempre alla ribalta della cosiddetta vita pubblica? Un uomo a un certo momento può anche rivendicare il diritto di ritirarsi a vita privata, colla cara famiglia, coi relativi pargoletti, magari per lavorare nel più casalingo degli ortice1li. Ci sono i Maddaleni furbi e appartengono, in genere, alla categoria dei policicanti di professione. Costoro, vittime di fa ntastiche paure fisiche o smaniosi di aUori popolareschi, stanno mettendo molt'acqua opportunista nel vecchio frizzante vino interventista e ne fanno un beveraggio insapore, p o tabile - essi lo sperano l - tanto dagli uomini di destra come 'da quelli di sinistra Sono costoro i Maddaleni pentiti o semipentiti che intonano di frequente la canz one dell'oblio. Terza categoria e dico subito che è la più antipatica e la più imbecille: quella dei cc delusi >) Li ha il neutralismo , li ha l'interventismo. Ci sono d egli interventisti che n on sono sod disfatti dell'epilog o. Lo volevano diverso. Volevano, forse, la v itto ria, ma non cosi schiacciante. Oppure: volevano, forse, la vittoria, ma senza quell'appendice rivoluzionaria che sommuove le molt itudini vaste di Russia e Germania e turba molti sonni anche nell'occidente

O ancora, volevano una rivoluzione nei paesi vinti, ma non a tendenze estremiste ? Ci sono anche i « delusi >) dal loro particolare punto di vista personale. Delusi nell'orgog lio, nella vanità, n ella sete di ricchezza. O sono, ad esempio, i m oralisti delle Leghe dei Padd luzzattiani, che· davanti ai nuovi furori di tango e alle ricomincianti follie carnascialesche, scrollano melanconicamente la testa e brontolano : Ah, questa guerra n o n ha cambiato nulla l Plus ;a çhange....

O sono i preti che speravano dalia guerra un rifluire delle mo ltitudini aUe loro chiese ; ma la gente, cOme nel fatale 1914, gremisce i della qual cosa i ministri del buon dio si giovano per proclamare che la guerra ha mancato al suo scopo, che era quello, secondo loro, di « moralizzare » la perversa umanità schiava della c.arne e dei piaceri della medesima e di ricondurla alle penitenze e alla macerazione che spalancano .il paradiso.

I democratici, anch'essi, fanno di tempo in tempo smorfie di delusi Se l'Italia si annette Spalato, i democratici « rinunciatari » grideranno che la guerra ha fallito ed ha ingannato i popoli. Quanti Maddaleni nel mondo l Ebbene, jo mi vanto di non appartenere a questa genia. Se ho peccato, io rivendico la bellezza e più ancora la santità del mio peccato, e 'non m'inginocchio dinnanzi a nessun Gesù Cristo, per implorare perdono. La guerra non mi ha deluso, perché alia guerra io non ho chiesto più di quello che la guerra poteva dare e ha, iO realtà, dato. Io non mi sono mU illuso di diVentare, attraverso alla guerra, un milionario e sono infatti - malgrado i cannoni e gl i aeroplani di Ansaldo - lo squattrinato di p rima. Non ho mai pensato che la guerra mi dovesse creare di punto in bianco, quasi per magia, ufficiale o stratega, ·come credevano di diventare dopo appena un mese di retrovia alcuni dei nostri più pettegoli seimila. I galloni d i caporale erano sufficienti alla mia ambizione. Nel campo politicO, io non ho mai pensato che la guerra, in sé e per sé, mi dovesse portare chissà dove: so no ancora un giornalista che scrive, si batte e se ne infischia. Io chiedevo alla guerra d i n on costringermi a dive ntare, per forza, u n tedesco. Credevo possibile, attraverso alla guerra, di evitare la prussificazione dell'Europa e del mondo. Chi può, se sia in buona fede, affermare che la guerra democratica ha tradito quella cosa che si chiama democrazia ? Dovunque io guardo in g iro non vedo. che della democrazia e della super-democrazia. 11 giornale di ie.ri del p11s italiano inco.rnicia H discorso di Labriola con questo titolo .bestia: Labriola s'accorge che la gmrra è 11na delllsiO!Jc. .Ma poi, nelle note alla· seduta, ammette che scopo della essere di abbattere il kaiserismo, lo czarismo, il conglomerato austriaco. Dal momento che questo scopo è stato raggiunto » Ma, allora, se questo scopo è stato raggiunto, come parlate di « delusione )) ? La guerra non ha deluso le aspettative di coloro che la vollero e la fecero come una crociata contro le forze dell'autocrazia. Ma guardate dunque il panorama politico che la. vecchia Europa vi offre! C'era, nell'Oriente, un vasto impero pauroso e terribile, che rappresentava la negazione di tutti i diritti umani l. La guerra lo ha scalzato dalle fondamenta: è crollato. Una dinastia venerata. da milioni e milioni di uomini, è dileguata subitameate agli orizzonti, come nebbia estiva folgorata dal sole.. N on importa se i nuovi dittato ri esercitino il p ot ere colla frusta e colla cor da: i Romanoff n o n ci son o p iù . C'era, nel centro d'Europa, un'altra autocrazia squisitamente militare, malg r:ido la mas,çhera del costituzionalismo. Q uesta aut ocrazia pendeva còme una eterna minac cia s ulla vita europea. La guerra travolse gli Hohenzollern in una rovina improvvisa In men o di una settimana venti corone di re e di principi grandi e piccoli, cadono · n ella polver e, d ove nessuno si china a r ac coglierle. Non m ai fu immag inato crepuscolo degli dei più wagneriano di quello cui abbiamo assistito. N o n importa se la t edesca o piuttost o le tri bù tedesche oscillano fra la r ep ubblica p opolare e la repubblica soviettiSta. La G ermania è tutta un fiero travaglio, in cui le forze storich e tradizionali, come l'Università, lo Stato, Lutero, il socialismo di Bismarck l ottan o coiuro altre forze che traggon o alimento da u na W eltaniChtumng, da una concezione mondiale dichia! ata contro tutto il p assato. Comunqu e sia, g li H ohenzollern non ci sono più. E n on ci sono più neanche g li Absburgo. Al posto di questi tre Imperi secolari, sorgono , più o men o radicali, le g iov ani repubb liche. La guerra ha dunque fallito al suo scopo ? Pare di no. La democrazia trionfa nte nell'Oriente e nel centro d'Eu[Qpa ha forse esulato dalle n azioni d 'occidente? Trionfa, forse, la (( reazione > ) nelle nazioni che non hanno anco ra o fferto alla cronaca internazionale lo spett.lcolQ esteriore ed effimero dell'episodio rivoluzio nario, p ur attraversando a nch'esse un periodo di crisi profonda ? I gene rali vitt oriosi dell' In tesa sono .ritor nati con atteggiamenti dittatoriali ? È forse la sciabola quella Che c omanda in Francia, in I talia, i n I ngh ilte.rra, come comandava a Berlino, a Vienna, a Pietm g rado ? N o. A.nche in occidente la democrazia trionfa. Il s uffragismo si dilata e abbraccia tutti, comprese le donne Le i stituzioni politich e tendon o a trasfo rmarsi. La democrazia p u ò contenere tutto ciò che fermen ta nel sottosuolo, o sarà. sopraffatta ? L o vedremo. Il processo di trasformazi one avve.rù per g rado o per sbalzi ? Attendiamo'. Le ipotesi no n ci sg o mentano. Ciò che ci preme ' fi ssare oggi, è che la g uerra ha_ dato e darà, anche e soprattutto alle nazioni vittoriose, quello che doveva dare. Infine, se c'è qualcuno al mondo che meno degli alt ri ha il diritto di atteggiarsi a « deluso », qu esto qualcuno è il credente n el socialismo. Dal punto di vista delle rinnovazio n.i sociai-ec:onomiche, la g uerra ha appagato le più a'udaci speranze, ie più lontane aspi· razioni. La guerra non h a ricacciato le masse prolet arie nel buio dell'ante-vita e dell'ante-st or ia, ma le ha chiamate a gran voce alla ribalta. H a sp ezzato le-loro catene. Le ha straord inariamente valoriz- zate. U na guerra di masse si concJude col trionfo delle masse Il numero esalta il numero che aspira a reggere le società umane. Il parad iso sognato, che i Bellamy del socialismo avevano r elegato nel zooo, ecco lo in anticipo di un secolo. Se la rivoluzione b orgh ese dell' ' 89 - che fu rivo luzione e guerra insieme - aprl le porte e le strade d el mondo alla borghesia che aveva fatto un suo .lungo e secolare tirocinio, la rivoluzione attuale, che è anche la guerra, sembra schiudere le porte de1l'avvenire alle masse che hanno fatto il duro tirocinio di sangue c di morte nelle Che co:sa importa, dinnanzi ·al miraggio delle possibilità i mmediate, l'immensità del sacrificio? I secoli di felic;ità celestiale che si aprono, faranno dimenticare i quattro anni d'inferno.... I socialisti uffièiali che furono stoltamente contrari alla guerra, dovrebbero, oggi , esaltarla liricamente.... Hanno l'ideale a portata di mano.... Dico: l'Ideale.

Maddaleni p e ntiti di t utte Ie specie e di t utte le qualità, non fermat evi al dettaglio che può feri re i vostri gust i, o disingannarvi n elle vostre simpatie. Guardate all 'insieme ch e è grande. Non è il momento di pentirsi. O serei dire che è "il momento di p er severare nel peccato o quanto meno di non rinnegarlo. Non è l'ora delle preoccupazioni miserabili in v ista - magari - delle elezioni. Chi teme di essere sommerso cerchi di ritrarsi alla riva, ma non imprech i, ma si astenga dal diventare g"rottesco posando a deluso in faccia al mare che va placando la sua tempesta. No.i 1a volemmo la tempesta. La invocammo nel 191 4. È il nostro orgoglio n el 191 9.

MUSSOLlNI

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