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NOTE POLITICHE

P Er I Combattenti

L' an. Sole.ri, -uno dei pochi deputati che si è battuto sul serio, ha fatto alla Came ra un interessante d iscorso sugli urgenti problemi d 'indole militare. Togliamo dal resoco nto parlamentare:

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« Soleri loda i p rovvedimenti presi per la smobilitnione e l e conce-ssioni fatte ai grandi mutilati, e per i mutila ti in genere chiede una più rapida organizzazione . di. collocamento, P er gli smobil itati. domanda il sollecito paga· mento dell' indennità di congedo, la consegna della polizz.a e del pacco vestia rio e la correspons ione degli assegni per le medaglie al valore, disponendo che per tutto dò · il militare possa far capo aJ rispettivo distretto».

Noi non sappiamo se le concessioni fatte ai grandi mutilati siano tali da sod disfare le più modeste esigenze della vita e ameremmo conoscere in prop osito le opinioni degli i nteressati. Ma ci associamo l oto corde alla richiesta dell'an: Soleri per il sollecito pagamento di lutto ciò che spetta agli smobilitati. Tre settimane e più sono passate dal g iorno in cui il gen erale Cavig lia annunciò il premio di congedo, ma nessuno l'ha ricevut o. Perché il ritardo ? Eppure i bisog ni specialmente in questo perio do che precede l a gr:inde ripresa dell'attività economica. Noi insistiamo perché si diano gli ordini necessari e i depositi o i distretti abbiano i fondi e l'autorizzaziorie per pagar e l'indennità di congedo agli smobilitati, a nche se godono soltanto della licenza illimitata, la quale di fatto equivale al congedo.

LA MASCHERA E IL VOLTO....

L'an. Bevione si è specializzato nell'esibire alla Camera italiana i documenti ignorati dai suoi colleghi e dal grosso pubblico. Fu lui che rivelò il patto di Lo ndra; è sempre l'an. Bevione ha rivelato il vero Trumbie, nemico subdolo e acerrimo dell' I talia. Il memoriale letto daWon. Bevione, e che i nostri amici possono trovare nella nostra terza pagina, è il colpo di grazia agli ultimi arrabbiati

« rinunciatari ». Il loro idolo si presenta, attraverso le pagine del mtmfJrandum, come'· un intrigante, un imperialista· e un denigratore dell'Italia. V« eSule » Trumbie, dinanzi al quale i fogli democratici hanno bruciato sino a ieri i grani del loro incenso più prezioso, è un volgare politicante, un mistificatore miserabile. Addio Trumbie del «patto di Roma » l Bisogna riconoscere che quello fu un de dupe.r, e i d11pe.r fummo noi tutti, chi più chi meno, che agivamo in perfetta buona fede, in maniniana buona fede, mentre dall'altra parte si giocava sulle parole e si vendeva dd fumo. Fra tutti gli « stracci » di carta, quello del cosiddetto « patto di Roma» è il p iù.... stracciato. Povero patto, pel quale in Italia si sudarono sette volte sette camicie; esso mel'itava un·più benigno destino l Non fosse altro che per coloro i quali, avendovi direttamente collaborato, si illude- · vano eli essere diventati personaggi della grande storia. Io ricorderò sempre le parole pronunciate con tono rnelodrammatico dalla papiria barba del senator e Ruffini.

«Signori - egli disse - non St1Tibra; ma noi, qui sul Campidoglio in conspetto delle austere rovine di Roma, in questa sala sulle Cui _pareti stanno effigiate le gesta memorabili del mondo antico e medievale ; sotto la statua di questo enorme papa di bronzo sembra proteggerei wl gesto delle sue Ire dita noi qui etc., etc., facciamo della storia».

Così parlò Ruffini. Ahimè, bisogna riconoscerlo, Cra appena della cronaca l D opo tutto quello che è accaduto dal novembre in poi, non si può pensare al « patto di Roma )) senza sentirsi un poco umiliati, per i l fatto che, quasi all'unanimità, siamo stati truffati da un lestofante croat o, contro il quale, però, ci avevano messo in guardia i fratellì dalmati che lo conoscevano da lungo tempo. Ora, lo spettacolo che ci offrono i n ostri ex rinunciatari, è molto pietoso. D povero Amendo]a che, bisogna riconoscer-lo, lavorò sul serio, è alquanto abbacchiato e si abbandona alle più tristi lamentazioni. Il Secolo, più intelligente, ignora il discorso dell'an. Bevione e il memorand11m « americano » del signor Trumbil!.

Ideali E Dollari

Io ho seJ!lpre creduto che la Società delle Nazioni fosse queU2 cosa in cui gli associati mettono tutto in comune: colonie, materie prime, armamenti, denui. Perché - ognuno si dom2nda - non si potrebbe effettuare dopo la « comunione )) del sangue, la comunione degli interessi ? In conseguenza di queste mie ingenuità ho semp1e pensato che il debito di guerra dei singoli sarebbe diventato il debito globale di tutti gli Alleati, ripartito, si capisce, proporzionalmente, fra tutti, a seconda dei sacri6ci sostenuti e delle ricchezze possedute.

Tritti i discorsi di Wilson mi confortano in questa illusione. Ecco ne uno, fre sco fresco, di ieri.

«Noi - ha detto a Washington il Presidente - non sediamo a Parigi in qualità di. padroni , ma in qualità di servitori di settecento milioni di anime. Noi non ricondwremo h pace nel mondo se non dimOfitrando alle popolazioni che serviamo i loro interessi e non interessi particolari. Se non facessimo cosl ci guadagneremmo il più profondo discredito che sia mai stato raggiunto' dagli uomini nella storia dell'umanità».

Parole mag nifiche 1 Servire l'Umanità. Servire gli interessi generali della medesima Um:inità. &co i supremi postulati dell'ideale l Volto pagina e l'e ntusiasmo gela. La colpa è di.... Crapotti, pardon, di Luigi Barzini, il quale comunica ai lettori del suo Corriere una nota quasi ufficiosa del New York Herald, secondo la quale in Ame.rica non si vuoi sentir parlare di << fr onte unico finanziario ». ·

«Gli incaricati americani per la pace si oppongono fortemente a ll'idea che certi intricati problemi finanziari fronteggiati oggi dai paesi europei possano venire risoluti per una forma qualsiasi di prestito internazionale emesso dalla Lega delle Nazioni. Questo è quanto emanato ieri da fonte autorevole americana, in · seguito all'annunzio dato da Pichon se<:ondo il quale si sarebbe deciso di includere nel progetto della Lega delle Nazioni una sezione finan. ziaria. L'America considera che ogni piano di intemazionalìzzazione delle spese di guerra e di ripartizione risulterebbe svantaggioso agli Stati Uniti. L'America si rende conto che la situazione finanziaria di vari paesi d'Europa sta per divenire critica e piuttosto che vedere qualche nazione cadere in istato di fallimento, essa sarebbe dispo6ta a discutere ulteriori condiziOni di Ma ogni tema per porre i p esi finanziari dell'Europa sulla Lega delle Nazioni incontrerà la disapprovazione unanime del popolo degli Stati Uniti. Questo riconosce la necessità di u n ufficio della Lega delle Nazioni, ma sol tanto allo scopo di finanziare le operazioni della Lega. probabile che l'opposizione della delegazione americana a quest'idea farà posporre indefinitivamente ogni discussione sull'argomento».

Questa la nota, attorno alla quale Luigi Barzini si diffonde in alcune piuttosto pessimistiche constatazioni. Luigi Barzini non « vUole abbandonare ogni fiducia»,_ ma se negli Stati Uniti l'opposizione contrc;> il fronte unico è « unanime )), che cosa si può sperare? E allora il già vago sospetto si fortifica e in cotal guisa si esprime: «Non c' è pericolo che la Società delle Nazioni, cosi come è stata imbastita dagli anglo-sassoni, sia una specie di premio di assicurazione per Je nazioni che stanno bene e non vogliono muoversi più, contro le nazioni che stanno male e finiranno per ·muoversi ancora ? »

Da Il Popolo d'Italia, N. 65, 6 marzo 1919, VI.

IL <<NO>> DI ORLANDO

Si era presentata nella politica ita liana un'occasione straordinaria, che il G overno, se fosse composto di gente « intuitiva » ed elastica, avrebbe dovuto cogliere sul minuto. Il Gruppo parlamentare socialista aveva iniziato o voleva iniziare una politica di concordia nazionale e di collaborazione con altre pani e con altri Partiti, e pareva deciso a scuotersi eli dosso il giogo pesante della direzione del Partito ,che inalbera la bandiera leninista e rivoltosa. L eaders dì questo movimento e rano Turati e Modigliani. Cosi abbiamo avuto un ordine del giorno Turati, di forma e dì sostanza temperatamente democratica, nel quale_ si dichiarava urgente un'opera di ferma e sincera pacificazione all'interno. Ho già illustrato quest'ordine del giorno turatiano, attorno al quale avrebbe potuto raccogliersi l'unanimità della Camera e del Paese. A una riunione di « proporzionalisti >> di tutti i Partiti erano inteivenuti anche i deputati socialisti, la qual cosa aveva scandalizZato gli altri dirigenti del psn, -che per poco non hanno g ridat o al uadimento. Da questa ri unione proporzionalista era uscita una commissione e di questa commissione, che doveva· recarsi, come si è recata, dal ministro Orlando, parte, insieme con altri deputati, l'oo. Turati. Altro «passo falso», secondo il g iornale ufficiale del Partito. Ma un terzo passo falso, anzi falsissimo, secondo le fobie intransigenti dei massimalisti nostrani, era stato compiutodall'an. Turati e d a t utti i suoi colleghi, accettando di sostenere la riforma elettorale, in nome non solo dei socialisti, ma dei repubbli:.. cani, dei democratici, dei consetvatori.

Sia pure limitatamente sul terreno de1h riforma elettorale - terreno, si noti, squisitamente politico - il caso singolare d permetteva di assistere allo spettacolo del leader del Gruppo parlamentare ·socialista che non si rifiuta di parlare in nome anche di coloro che « vollero Ja guerra » e allo spettacolo di « interventisti che accettano di essere rappreSentati dall'qn. Turati. Era o Poteva essere il cominciamento di una beneflca, necessaria, provvidenziale « collaborazione » sul terreno delle riforme improrogabili. Come si era realizzata un'idenùtà di propositi e di idee attorno ad una riforma d 'indole politica, si fatto il primo « passo falso realizzare ancora la «concordia » pe.r altre riforme e per altri problemi. Niente di più curioso che leggere i nomi d ei . firmatari della mozione Turati. conoscendo i tipi ed i progetti, d si può stupire dello sdegno e delle collere che prorompono e più ancora proromperanno dai circoli nl.inuti del Partito Socialista Ufficiale. I deputati sodalisti l'hanno fatta indubbiamente grossa, spezzando le tavole dell'intransigenza formale e mettendosi a braccetto coi Barbera, coi Cotugno, coi Pietravalle e simili Schiavon, coi «fascisti » guerrafondai, insomma e - orrore- coi clericali si e no temporalistL Fm poco il cielo del socialismo ufficiale sarà solcato da fulmini e sconvolto da tempeste di voti e deplorazioni; fulmini e tuoni che l"on. Turati ha già ((scont at o >) in quanto che ha preannunciato la scissione del Partito Socialista Ufficiale. I turatiani diventerebbero la estrema sinistra della democrazia e la es trema d estra del socialismo ufficiale. D elineatasi questa curjosa ·e quasi inaspettata situazione, favorevole al Governo, specialmente in questo petiodo che cosa dovuto fare u n Gov erno degno e compreso della estrema gravità del momento? Avr ebbe dovuto andare incontro, favorire, appoggiarsi a questa situazione, a questa specie di 1111ion sacrie sbocciata in periodo dl armistizio· su un problema di natura e di ·grande portata politica. Se no n capeggiare il movimento, n Governo avrebbe potuto e dovuto non ostacolarlo e sabotarlo, tanto _più che dietro ai gruppi parlainentari stanno le forze più vive del paese. Niente di ciò è accaduto. Il Governo dell'an. Orlando ha posto il più secco e brutale fin de non recevoir. Si è messo di traverso ad una riforma chiesta da tutti i Partiti. Ha ricattato la Camera ed H Paese mediante la conferen:za di Parigi. Ha posto, o meglio, ha imposto alla Camera un voto di fiducia, sen:za motivo, perché non era in discussione la sua politica o la sua persona. Invece di lasciare libertà alla Camera di morire onorat amente, << osando )> la riforma elettorale e lasciand o al Paese, quasi in eredità, lo strumento per tentare la rinnovazione dei nostri costumi politici, t•o n. Orlando, con un senso pietoso e stridente di inattualità, tantq più pietoso e stridente quando lo si metta in·relazione col trionfare delle re pubbliche in tutta Europa, ha parlato di « prerogative regie che la Camera non può diminuire né limitare)), L'on. Turati non ha caricato le tinte parlando di -vita o di morte e di responsabilità spaventose. L'impr essione che ne riceverà il Paese sarà tristissima e in un'epo ca come questa le « impressioni » popolari o.on banno soltanto un valo.re psico logico, o n. O rlando . L'impressione sarà che in Italia no n mezzo di rinnovare nulla . Il tentativo per aprire nuove vie, per convogliate sul terreno della democrazia parlamentare le forze che tumultuano e tormentano tta le masse dei rlto.tnati, dei ritornanti e dei rimasti è pietosamente fa1lito. Il cerchlo è ancora e sempre chiuso; un ·tentativo « legale » pex aprirlo è stato soffocato da un « no >> ministeriaJe. I pretesti dell'an. Orlando sono speciosi. Delle due l'una·: o la Gmera è m orta e allora bisogna seppellirla e non riconvocarla più, o è viva e allora può legiferare Il« no >> dell"on Orlando apre un periodo della , nostra vita politica che sarà dei più agitati. Il « no >> dell'an. Orlando equivoìle a tant'olio gettato sul fuoco acceso' dagli estremisti. Col suo << no >> l'an. Orlando non può Hludersi di aver salvato per l'eternità il collegio uninominale: egli ha scoperto e messo in pericolo grave le stesse istituzioni fondamentali dello Stato. Né pensi qualche ingenuo, che noi per il fatto di essere stati interventisti, si sia in obbligo di puntellare ciò che i Governi stessi r esponsabili mandano allegramente e incoscientemente alla ma1ora. Eh·no. Se qualcuno vuole affogare, affoghi. Non ci leghiamo ai cadaveri.

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