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LA GENTE NUOVA

Imola - la modesta città della Romagna, culla del socialismo italiano e patria di Andrea Costa - ospitò gentile fra le sue muta ne' giorni passati i mille rappreseotinti del proletariato d'Italia riuniti a congresso.

Mai si ebbe tanta folla d'intervenuti, mai - come sta.volta - le assise del popblo cosciente assunsero le forme di un avvenimento che lascia durevole traccia di sé nelle pagin e della storia.

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Eppure si erano fatti de' ben tristi pronostici ; eppure de' profeti in ritudo andavano parlando di scissioni, di divoni, di rovine morali; e antivedendo non un fecondo dibattito del pensiero, ma un battaglione, più o meno facchinesco, a pugni, pregustavano (ahi! troppo immatura ) la gioia che l'oroscopo ave:;se colto nel segno, Invece da quello che doveva essere l'inizio dello sfaccio nacquero elementi di solidità. Vedemmo _gli uomini nuovi non dolersi deUa sconfitta della propria opinione, ma contemperare - nell'amor dell'Ideal' io e il non io, la varietà individua e l'unità collettiva; vedemmo dira· darsi le nubi che si erano accumulate negli animi in questi ultimi mesi di polemiche astiose; vedemmo - con liete2:za profonda - affermarsi l'unità del partito senza sopraffazione delle varietà personali originate da diverse forme di temperamento cultura.

A Imola non erano schiere di mercenari dell'intelletto che movesscro in lotta per un dominio ideale, epperciò non vi furono trionfatori

Il popolo farà r agione ddh. maggioranza numerica dei voti ottenuta in nome del riformismo e dirà se questa è o no la tattica rispondente ai bisogni del momento storico che attraversiamo. Per ora sileq2:io. Cessi la disputa nell'attesa del verdetto.

Il congresso d'Imola eb~ ancora ìf merito di provocare un ritorno alla realtl morale del socia1ismo.

Quando gli uomini prendono il posto all'Idea, l'io borghese (fatto di piccole vanità, di_puntigli, di bassezze) dgermoglia celle an~, e alla di5CUSsione sucçede l'invettiva., lo scritto diventa li.bello, si ritorna psichi· camente borghesi. E la fraternità. - .base del tegimè pel quale combat·

OPEJtA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

tiamo - diviene parola vuota di senso. Gli è aJLora che· necessita il bagno nelle acque deUa realtà lo penso che i compagni provocatori delle discordie passate, abbiano sentito - ment re n el teatro d'Imola cche&giavano le note dell'inno pro• letario - il r imorso di aver trasceso a così indegni limiti e resp irando un po' di atmosfera ideale avranno provato quanto sia mefit ica l'aria del personalismo che impicciolisce il pensiero e lo corrompe. le note della tolleranza e dell'affetto reciproco vibranti in quelle parole facevano tornare sul labbro i ve rsi del poeta =

Che sono quelle forme mortali chiamate uomini di frorite all'immen, sità dell'idea? Che sono le polemichette velenose, parte cli cellule cere· brali esaurite, davanti alla lotta dell'uman genere che ascende a mete luminose di giustizia? .8 forse possibile nel secolo vent esimo la dittatura. di un pensiero?

La gente nuova s'è mostrata all'altezza del c~mpito. GJi ultimi discorsi furono inni sciolti al lavoro che affratella e nobilita, furono pietre sepolcrali gettate sulle muffe che avevano minacciato l'esistenza del nostrò partito.

Salute-! o genti umane affaticate.

Tullo lrapaJia e nufla può morir.

Noi ttllli [sic] odiammo e ;o/ferimmo - Amate!

B bello il mondo e ;anto è l'tlf.lveuir.l

B~NITO MUSSOLINI

Da l1Av11enir, di i Lt11or<11or1, N. 168, 20 scttemQ.re 1902, VI .

.NEL DJ DEI MORTI

Videro l'alba ancor ne la tortura Di un passato d'infamia e di'martirVidero l'alba da la notte oscura E si al2aron fidenti al suo apparir.

Erano i vjnti - su quelle alme ignare L'onda de' tempi avea 1:,attuto invan; Chini a gl'idoli falsi dell'altare, Della prece il pio gesto avea la man.

E pregavano sempre - e fa preghiera, Fatta sigilio della schiavitù, Parca ne' cor di quella triste schiera Avesse spento ogni civil virtù.

Eppur venne il dl ! E alla serena Battaglia che il diman feconderà, Corser gli afflitti dalla stessa pena Auspicando d'amor le liete età.

Bi~ncheggiava lontan dolce l' aurora Il poeta cantava : Germi nal! Quando passò fredda la morte ... Ancora Pel cielo s'ode l'eco funeral.

Caddero uccisi i vinti anca una volta Sul solco che miserie e fotti sa, In un tragico·sforzo di rivoltaMonito e sacro esempio a chi verrà.

OPERA OMNIA DI BHNITO MUSS(?LINI

Ah! Ma di voi, di te - bimbo innocenteL'ombra di morte plachi l'avvenir; Vada il poeta c'olia nova gente

La zolla insanguinata a benedir!

Oggi, ghirlande a voi, o precursori

De la sublime età che vi fuggl....

Dà a le povere fosse, Autunno, i fiori

O à i profumi degli ultimi tuoi dl.

BENITO MUSSOLINI

Da L'A11veNire del Lzvo,41ort, N . 174, 1 novembre 1902, VI.

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