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DEL SOCIALISMO SVIZZERO NELLA SVIZZERA

Nell'articolo del Berutti appa~o nell'ultima numero di questo periodico mi ha particolarmente colpito il sogno dell'autore.

Egli sognava - riporto le sue parole - « di vedere i socialisti italiani entrare e sospingere il proleta riato nei sindacati a riaffermarvi il p;ogramma dei socialisti svizzeri ».

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Guardiamo da un punto di vista obbiettjvo, se il programma e l'azione dei socialisti indigeni sono tali da potersi prendere a modello.

Francamente no.

Se per socialismo s' intende una democrazia.... protestante che, imbe· vuta di socialismo, riformeggia entro i patri confini e filantropi camente crede col motto « Libertà e Patria » di conciliare capitalismo e proleta.tiato, allora possiamo mettere nella letteratura socialista anche le bolle di papa Pecci che richiamano i padroni ai doveri che hanno verso g li operai, e possiamo chiamare compagni Romolo Murri - ora figliol prodigo del Vaticano - e Luigi Luzzatti l'arcade - un po' in ritardo della questione sociale.

Se per socia.lismo s'intende poi la meta ed il movimento (proprietà collettiva, lotta di classe) della maggioranza degli espropriati (proletari) che mirano all'espropriaiione degli attuali detentori (capitalisti) di quanto è causa di benessere umano, allora solo i ciechi non vedono come il socialismo autentico abbia ancora da n ascere in questa curiosa repubblica. E i socialisti svizzeri si cercano inVano, anche se si è muniti della ormai troppo 5fruttata lanterna del Cinico di Sinopia.

E la prova migliore di quanto dico è data dall'incoerente elastidti riscontrabile nella condotta politica de1 capi del socialismo locale. Vi sono deputati cbe affermano essere la" religione necessaria al popolo ed aiutano in tal modo efficace, insperato, gntuito, tutti i pastori di tutti i culti. Altri, sen2a scrupoli credono di poter armoninare dichiarate convinzioni sovversive colla carica di Ispettore della Pubblica ·Sicurezza; a ltri ancora chiamano ne' conflitti fra capitale e lavoro, arbitra, la violenza del gendarme. E la nozione di q_ucsto p e regrino socialismo, tutto svizzero, pauroso dJ commemorare la Comune di Parigi, vegetante fu le scaramuccie dell'opportunismo elettorale, strano - nel suo contenutò economico - come Ja con6gurazione geografica del suolo ove alJiBna, spiega miribilmente la tipica frase di Alo}'s Fauquez: « On e;J 1ori.UùteJ 11adoù ».

Le assemblee operaie poi - prova anche questa che il ceto lavoratore ha ancora la coscienu politica allo stato informe della nebulosalungi dallo sconfes.iare l'opera di questi signori raccolgono suffrag i sui loro nomi e fanno circolare liste di sottoscri~one per erigere marmi lavorati.

Ah! caro Berutti, è proprio il caso di ripetere l'adagio antico: Se Messenia {Jic) piange, Sparta non ride. Il carro del socialismo italiano cigola, il carro del socialismo svizzero stride. E tu - ingenuamentevorresti che si a ndasse n elle organizzazioni economiche a riaffermare un programma.... C'he non è socialista, ma radico-borghese.

M aggiorino F erraris potrebbe - senza timore - apporvi la sua 6rma

Il rispetto all'integrità e a.lla dignità dell'Idea comune, mi suggerisce l'augurio _coJ q uale concludo.

Entrino i socialisti italiani nei sindacati, ma non per riaffetmarvi il programma e seguire l a tattica dei socialisti sVizzeri.

IL socialismo non conosce nazionalità e non è sinonimo di radicalismo.

Ad altri partiti il compito di strappare la riforma fine a se stessa, ai socialisti del Gr.itli il compito di fare - con maschera proletariadel patriottismo stantio.

Noi riaffermeremo ovunque l'unico programma antico, ovunque uniti sotto l'ombra della vecchia bandiera. ·

Da L'A.1111,nire del Lworalort , N. 177, 22 novtmbre 1902, VI.

Il Natale Umano

Dalla tua compusa, o Messia, sono passati 1902 anni.

L' umanità attendeva allora; l'uma'nità attende oggi.

Forse che il tuo verbo fu gittato invano alle turbe che ti seguivano - apostolo - per le glauche co ntrade di Galilea? Fu dunque infe. conda l'ascesa dolorante del Calvario?

L'epopea a cui desti il nome è forse morta nel fluire dei secoli?

Poiché il problema del pane quotidiano, il problema della tua preghiera non è per anco risolto : urge oggi - dolorosamente - come ai tuoi tempi. E ben lo sappiamo noi figli della terza Italia spinti dal « tiranno signore>> pariniano per le vie dell'estero, noi - molte volteferoci caricature proletarie dei JourisJe1

Eppure - questa data - suscita un'onda multiforme di pensieri : dimenticate le _ miserie quotidiane - la mente ama raccogliersi in una ser~iia visione di giustizia e di pace.

Lungi dal festeggiare qu~t"anniversario ormai sfrondato d'ogni poesia per Je esplosioni taumaturghe dei fil3:11tropi d'ogni genere e il meccato dei preti, noi ci soffermiamo a pensare - mentre passa per l'a.ria gelida la canora armonia di cento campane e il tradizionale ceppo non arde nelle migliaia di tuguri che non han focolare.

L'umanità attendeva allora.

I profeti da lungo tempo avevano porto il vaticinio, gli schiavi lo avevano sommessamente ripetuto agli schiavi, i nuovi destini gravitavano suUe anime e il diritto del più forte - la concezione pagana individualista - aveva conìpiuta 1a. sua parabola e volgeva al tramonto. Le moltitudini mal soffrivano il giogo: che il figlio d'Jddìo fosse venuto e la rivolta sarebbe scoppiata.

Non il Figlio, ma l'uomo sorse, Nacque - secondo il mito - nella greppia di Nazareth, impuò il mestiere del padr~. confuse - giovinetto - i dottori della Sinagoga, trascinò le folle - adulto - ; ebbe per apostQli i cozzi pescatori del

Giordano, fustigò t utte le ipocrisie, fu mite, urhano, violento; perdonò amando, poiché ebbe sete ·d'amore e mod .... perdonando ancora.

La buona sementa, e'i gittò.

Salutarono le plebi d'Oriente la nascita dell'Agnello e i re Magi portarono alla sua culla l'oro, l'incenso, la mirra.

Noi - plebe del XX secolo - salutiamo la nascita del filosofo, che squarciò le viscere di un mondo nuovo, dell'apostolo che seppe morire per l'umanità lasciando il retaggiq dell'opera ai venturi

E l'uman ità attende, oggi.

Non la nascita di un altro Cristo, ma l'aurora di tempi migliori.

L'ala del desiderio passa su milioni di anime, sospinge lo stimolo angoscioso, ma salutare, della ricerca; diradano !e tenebre fosche del passato e nello sguardo limpido e sicuro dell'avvenire g li uomini - cui più non inceppa il gravame assu rdo di un' assurda fede - anelano all a gioia, al sole, alla vita, al g iocondo natale del genere umano.

Ah! buon Gesù; il tuo martirio non è stato inutile, come non è stato inutile il sacrificio di Socrate, di Serveto, di Bruno.

Ma quella croce che tu portasti per l'erta faticosa del Golgota, i proletari odierni la portano tutta intera la vita; e quelli che ti fanno nascere tutti gli aoni in tutte le chiese del" mondo, l'adoprano come strumento di schiavitù dopo averti venduto e dopo aver fatto della menzogna lo scopo alla vita.

I.e folle non s'allegcano del tuo Natale, o Gesù, poiché coJoro che Lo festeggiano son quelii che tu hai maledetto e frustato; le folle anonime che non sanno gl'idilli della cacità borghese, disertano gli altari ove tu - buon neonato - affoghi per fetor di fumi e di tabacco; le folle aspettano nelle strade, nei tuguri, nelle soffitte, nei Lunghi digiuni allietati da segrete speranze.

Aspettano lottando.... e il Natale umano verrà.

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