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DEMOCRAZIA PARLAMENTARE

Una delle caùse per cui la democrazia italiana « ha i calli e porta gli occhiali » 1 è l' influenza esorbitante del parlamentarismo sui partiti politici, anche avanzati, come il nostro e il Repubblicano. Chi vive all'estero - e si t rova fuori da ogni ambiente pa$sionato - può meglio afferrare ed esaminare questo fenomeno caratteristico della nostra vita nazionale. La constatazione semplice e può ·formula rsi cosl: ln llalia la democrazia è t roppo parlamenJttre. In Italia tutta l' attività politica delle o rganizzazioni sovversive, si orienta da Montec itorio. I partiti vivono Ja vita fittizia dei gruppi ch e li rappresentano nei consessi legislativi. La democrazia è impicciata perché non ha iniziative sue proprie,· ed è costretta a sostenere quelle di individui o di gruppi lSolati, anche quando non corrispondono alle spedali necessità del momento storico. Tutte le ultime agitazioni ebbero la parola d'ordine da Montecitorio e caddero, naturalmente, nel vuoto.

Fu propriamente col ministero Giolitti, che la democrazia italiana venne assorbita dal parlamentadsmo. bene fare la genesi di questo pro· cesso di degenerazione. Quando. la Sinistra costituzionale afferrò le redini del governo, sorsero neU'Estrema Sinistra e, di riverbero, nel pa.ese, ì poeti delle « libertà consolidate » e i filosofastri della « conservazione di. classe ». Ormai il periodo della reazione era passato. Una pa rentesi si apr iva".... (dolce eu femismo grammaticale!). Cont inuare iJ vecchio me,. todo d i intransigenza, significava non vedere i tem p i mutati e trascurare il felice esperimento d i un governo liberale. Le fucilate ai « trogloditi » de lla bassa Italia e ra().o « pallottole e rrabonde», di fronte ai 48 milioni conquistati - grazie Giolitti - dai contadini Mantovani. L ' idillio ri· formista incominciava.

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Per contro, tutti i problemi della nostra vita nazionale, erano sulla piattaforma politica, irti delle loro difficoltà. La soluzione urgeva. E l'Estrema Sinistra si pose all'opera. I deputati socjaJisti dissero: lavo-riamo, ché il paese aspetta! - ma vollero dire: legiferiamo! Cosi al lavoro socialista d i critica, di sprone, di controllo venne sostituito il lavoro borghese delle riforme, nel tentativo di dare all'Jtalia una « legi· slazione sociale». La « legiferomania » diventò epidemica. Ogni deputato socialista aveva il suo « progetto di legge». Si legiferò su tutto: sul divon;io e sul riposo festivo; sull'esercito e sul lavoro delle donne~ sul problema ·meridionale e sulla ricerca della paternità. E tutto ciò nell'indiffereRza completa del proletariato.

Ma la fecondità legislativa dei· nQStrÌ deputati doveva poi essere non sol9 inutile, bensl dannosa. Per dare importanza ai loro progetti, per imporli alla discussione parlamentare, si riconosceva necessaria una certa p ressione del popolo,

Di qui le campagne recenti per il divorzio, per il riposo festivo contro le spese improduttive ecc. Un seguito di agitazioni puramente verlnli, senza alcun effetto immediato, né mediato; salvo i soliti ordini del g iorno.... la cui efficacia è conosciuta. Queste campagne ora per una legge ora per l'altra, finiscono per esaurire e non hanno neppure il vantaggio di promuovere una agitazione di momento, quando si tratta di riposo festivo o di divorzio - riforme - che solo molto indirettamente interessano il proletar iato.

Su questo terreno la politica parlamentare socialista doveva finire per essere la politica di certe categorie di persone: impiegati governativi, commessi, tabaccai che formano il g rosso elettorale dei battaglioni rifar~ maiali. Per costoro certe leggine si potevano strappare, poiché non rovinavano la proprietà privata e servivano ad assicurare i futuri s.uffragi. Ma i grandi progetti coi quali i nostri onorevoli credevano risolvere i problemi della Terza Italia monarchica e clericale, dopo la superficiale agitazione del paese e la vuota discussione a Montecitorio, 6nfroao accolti benignamente dai topi degli Archivi,

La vanità della prova doveva aprire gli occhi alla democrazia. Essa doveva dare la parola d'ordine ai suoi eletti ; non questi a quella. Togliersi all'ingombrante tùtela del parlamento e dei legiferatori, rinnovare 1e sue energie, tesoreggiarlè, limitandosi a poche agitazioni, ma dunture e profonde. Invece la grande « superficialità)> che caratteri22a la nostra politica, e la nostra democrazia, persiste, anzi si aggrava.

Basta un semplice incidente parlamentare, per provocare un progetto di legge e un'agitazione n el paese. Dopo il voto contro la proposta Agnini, si parlò di una campagna « per il suffragio universale». Domlni, un'invettiva del Santini basterà a giustificare una «campagna» qualsiasi.

E queste innocue <( campagne » che llon rispondono ai bisogni reali del popolo d'Italia, che ripetono la loro origine dalle oziose discussioni di Montecitorio, conservano il pa.rlamentarismo nelle file della democrazia e tagliano i nervi all'iniziativa. diretta del proletariato.

Di questo stato di cose, venne fatta menzione nel primo com.rru. del1'ordine del giorno di Brescia, l.a. frazione rivoluiionaria del partito socialista deve imporsi, ~imitando 1a « Iegiferomania » e ossigenando le forze democratiche che si propongono come ·fine immediato la soppres• s ione degli ,attuali ordinamenti politici in Italfa. Resta quindi esclusa dalla democrazia autentica la radicanaglia [Jic] ventd colare e sabauda del c.ongresso di Roma. Il sacchismo può essere prevalentemente · parlamentare, burocratico, governamentale. La sua «modernità» è l'ìmmagine genuina del vuoto. Può fare la minuta politica delle «categorie », perché non ha un programma di classe.

Ben altro·e più vasto è il compito di una democrazia rivoluzionaria..

Lo1anna,

MUSSOLINI BENITO

D2ll"A v4ngu•rdia Sccùi/iJ111, N 83, 2 luglio 1904, 11

Intorno Alla Notte Del 4 Agosto 1

Molti storici avevano - forse pensatamente - lrovato un'esplosione di alte idealità nell' atto compiuto dai nobili, la famosa notte del 4 agosto 1789. Ma, come sempre, la critica ha smentito 'l'idealismo ed ha ormai assodato che la rinuncia « offe rta » dalla nobiltà, venne « imposta » dagli avvenimenti di Francia Il Carnot lo dice nella sua Storia della Rivo/11zìon e: « Certo che l'attitudine minacciosa di tutto il popolo rendev1. una necessità quei sacrifici »

Giovanni Jaurès - nella sua S1oria So fiaJi;Ja alla luce di molti document i inediti frutto di lunghe e scrupolose ricerche, - prova che la rinuncia del 4 agosto fu un'abile manovra nell ' intento di stornare o prevtnìre l'inevitabile tempesta. E la tempesta preparata dall'opera rivoluzionaria dell'Enciclopedia muggiva sorda nell'anima del popolo - che esasperato dalle sue lunghe miserie, frutto di una politica inconscia e paua - .mostrava troppo chiaramente di essere pronto ad effettuare il pensiero dei suoi maestri.

Dalla Senna al Rodano, dalla Garonna al Giura, La Fr1.ncia era un vu to incendio. I contadini insorti davano fuoco ai vecchi feudi e le altissime fiamme che distruggevano gli strumenti di schiavitù, disegnavano sull'oriÌzonte lo spettro rosso della Rivoluzione. 11 Taine enumera a più di ;oo le parziaJi rivolte dei contadini - prima dell'89. A Parigi si sa.echeggiavano i forni, i magazzini di commestibil i, e La folla esasperata Uccideva Foullon e jJ suo genero Berthier - grandi incettatori di grano. La gravità del momento storico venne facilmente capita dai nobili. Alcuni di essi volevano una sanguinosa repressione dei tumulti ; ma gli a.Itri, la maggioranza, pensarono che dar di cozzo ancora una volta all'ira del popolo equivaleva votarsi all'ultima rovina. Fu allora, che tra la commozione generale dell'« Assemblea», due membri dell'Alta Nobiltà, il visconte di Noailles e il duca_ d' Aiguillon montarono alla tri- · buna per dichiarare che i disordini avvenuti erano prodotti dalla miseria delle classi inferiori e che prima di ricorrere all,a reazione per schiacciare la rivo lta , bisognava cercare di sollevare e rendere felice il popolo. Pro• posero quindi l'eguale ripartizione delle imposte, la facoltà di riscatto per i beni feudali, l'abolizione sei:iza riscatto della manomorta e di tutte le servitù.

1 Come i nostri lettori .ricorderanno, nella notte del 4 agosto 1789, fu votato daJla Co1t#1m1te fr•nteu, fra il massimo entusiasmo, l'abolizione clei diritti feudali. Nell'anniversario o quasi' di quella seduta.. pubblichiaroo queste opportune oote.

Fu quello - raccontano gli statici - un momento d'indicibile entu~iasmo. Un contadino deputato bretone - Legues de Konengaldopo aver fatto un quadro sinistro del regime feudale esclamò; « Ci portino quei titoli che oltraggiano l'umanità e noi stessi li bruceremo sull'altare della p atria». Gli oratori salirono uno dopo l'altro alla tribuna, per raccontare scandali, denunciare iniquità, abbattere privilegi. [mpegnatasi una vera lotta di generosità vi furono d eputati che rinunzia· rono perfino aJ diritto di possed ere un colombaia ! (Carnot).

Jl popolo - sempre fa n ciullo ingenuo - fu colpito da!l'« ego-aJ. truismo )> de lla nobilaglia. La t reg ua delle sue passioni fece sperate a Mirabeau la realizzazione del sogno lungamente cullato: la Monacchia riformatrice Ma gl i avvenimenti dovevano smentire poi - e in rtlodo tragico - le rosee previsioni cortigiane del grande tribuno. Già, le tre· pìdanze dei due ordini privilegiati a rinunziare in effetto ai lo ro beni, suscitarono dubbi e ire nella folla varia dei sans-culotteI che gremiva i clubs parigini. r preti specialmente suscitarono tutte quelle difficoltà eh~ · furono taciute sotto l'incubo della Rivoluzione, e sì opposero - capita· nati dal ribelle Sieyès - all'abolizione delle decime. Solo, dopo molte assemblee, un voto solenne consacrò le ahdica,;ioni del 4 agosto.

Questo postumo tentennare fa cadere t utta l' i deale generosità, di cui gJi storici magnificuono i due o"rdini privilegiati, e prova ch e non avrebbero rinunciato al minimo dei lòro privilegi senza la costrizione dal· l'esterno, senza l'ìmposi2iooe del popolo.

La critica smentisce d unque, ancora una volta, quegli iUusi che predicando il bcne, ·crcdono di toccaré il cuore d ei ricchi e indurli alla rin uncia spontanea delle loro ricch ezze. Abbiamo visto che - ripo rtato nei termini del vero -il cosidetto « baccanale legislativo » del 4 agosto, non è il plimo comìzio di tolstoismo illuminato. Vi possono essere rinuncie singole - come ad esempio quella del principe d'Orléans che nei dubs amava farsi chiamare Orléans Egalilé - ma giammai una casta può d· nunciare collettivamente ai suoi privilegi, che in fondo sono i suoi inte· ressi. .Questa specie di sukidio non è ammissibile e la storia finora non lo ricorda. Cosl pe!" il sistema capitalista l' Elif~ proletaria può strappar quotidianamente parziali conquiste, ma l'espropriazione della borghesia sar:à accompagnata da un periodo più o meno lungo di vfolenze Noo avremo dunque una rinuncia dettata d a motivi « altruistici »; ma un d uello sanguinoso tra le forze deJla conservazione e ciuelle del divenire - una· tempesta insurrezionale, - episodiO preliminare di quella profond a trasformn.ione della società umana, che verrà reali~iata colrav ,·ento del socialismo.

Benito Mussolini

Dall'Ava11gNard;a Sorùi/hta, N. 87, 30 luglio 1904, II, Pubblicato anche su LJI Lella di Clam, (III, 7), N . 8}, 5 agosto 191 I, H.

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