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LA SOSTA FUNEBRE
Oneglia madre, Oneslia gentile non ha avuto bisogno di incitamento - a mez.z.o dei soliti manifesti - per accorrere a tributa.re l'ultimo omaggio alla salma di Edmondo De Amicis. Né le autorità, né le associazioni politiche hanno esortato i cittadini a compiere il piètoso dovere. Nulla quindi di preparato, di organizzato, di voluto.
Si sapeva solo che i resti mortali del grande scomparso sarebbero passati verso le otto e come per u n.a spontanea e tacita intesa e un generale consentimento tutta Oneglia si è riversata alla stazione.
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Sono le sette e già una g rande folla gremisce il marciapiede interno e le adiacenze. Entriamo, pagando. Alcuni osservano ch e in questa OC· casione l'ingresso avrebbe dovuto essere libero, ma costoro dimenticano cbè è lecito speculare sempre, anche sul dolore cittadino.
Il treno ha il ritardo regolamentare. Sulle ferrovie italiane i morti non vanno in fretta. Intanto dileguano le ultime luci del crepusc:olo. Scende chiara la notte. Nel cielo ridono le stelle e Vespero scintilla tremula radiante all'ultimo lembo dell'orizzonte sullo sfondo nero della montagna.
la folla inganna l'attesa chiaccherando. Un pruno treno passa diretto a Ventimig lia. Ddle faccie esotiche, stranamente assonnate, si sporgono dai finestrini. Delle donne pallide, bionde abbozzano una smorfia di curiosità. Pochi minuti di fermata. Il tre no della morte è ancora lontano. Passeggiando, per non so quale strana associazione d'idee, mi ritorna alla memoria un simbolo di Maeterlinck: L'ospite!
Nessuno, la sera del 10 marzo, aveva avvertito alla vecchia Pension de la Reine la presenza di un ospite nuovo. Era entrato furtivamente come un ladro e sul tardi ·la sua ombra avvolse la casa. Quando, nel silenzio della notte alta, con passo leggero, sfiorò, spiando, ~ttc le porte, gli addormentati ebbero un lungo brivido sottile. La vittima scelta, si scntl all'improvviso afferrata da una mano, rigida e forte come una morsa d'acciaio. Tentò liberarsi dall'orribile stretta e gridò aiuto.
·« Fasano! Fasano! Muoio! Muoio!». Gli amici, i buòni amici fedeli accorsero, ma inutilmente. Il poeta era perduto. L'ospite celato in un angolo aveva le labbra atteggiate a un sorriso diabolico di soddisfazione e delle fiamme ,gialle ,gli attraversavano ,gli pochi ptofondi. I com- pagni devoti singhiozzarono, attorno al cadavere, sino alle prime luci dell'alba e nell'ora greve delI'irreparabile, non videro l'ospite infido che .scivolò per la porta socchiusa e dileguò verso il mare.
Ma ceco che i campanelli elettrici della staiione squillano furia· 3amente. La folla ha. un movimento in avanti e invade le rotaie. Le bandiere ondeggiano.
Il treno funebre arriva. La salma è nel penultimo carro e ci prc· cipitiamo tutti a q uella volta. La triste curiosità di vedere il f e retro non è appagata. Il ca rro resta chiuso. In questo momento vorremmo dubitare, ingannarci, crederci vittime di un incubo che il sole di domani caccerà dalle anime nostre.... Vorremmo dire a noi stessi : L'uomo che ha potuto scrivere Cuore non è morto ! Eppure, questa è l'ultima sosta. Il fat o mortale è compito e l'inelutta.bile certe:ua ci opprime come una condanna. Gettiamo i nostri fiori, deponiamo Le no~tre corone, abbassiamo le nostre bandiere e passiamo silenziosi a capo scoperto. Oncglia. madre, è venuta a renderti l'omaggio estremo, o compagno ! Ma questo tributo di fiori, non basta! Noi che conserviamo nel cuore la fede nell'ideale che fu il tuo, noi che crediamo a ciò che tu hai creduto, noi abbiamo un altro e più grande dovere da compiere per onorare deg namente la tua memoria : contin uare il cammino! Proseguire la marcia faticosa non ostante il sorriso scettico dei poveri di spirito, lo scherno degli avversarii, gli ostacoli che la vecchia società innalza in sua difesa.
Continuare cogli occhi a.ffissati a.ll'avvenire nella certezza suprema che l'umanità lentamente migliora; continuare per tutta la nostra vita e, noi scomparsi, tramandare ai figli il retaggio della lotta, sino al giorno in cui l'oppressione dei fratelli sui fratelli sarà divenuta un ricordo di evi barbarici superati e considerata come una pagina di sangue nella preistoria del genere umano.
D a La lima, N 11, 21 marzo 1908, XVJ.
LIMA TURE•
Certo Chicot del Giornale Ligure definisce Max Nordau « ingegno vivace». Inesauribile bontà! Se l'autore di Menzogne convenziontdi arrivasse a conoscere questo compJimento, ne sarebb1: certo commosso. Ecco. Max Nordau sarà semplicemente un « ingegno vivace» ma voi, egregio signor Chicot, dovete dimostrarmi di averlo letto e di averlo capito.
IJ deputato Agnesi nòn trascura. il suo gregge. Rea-ntcmentc ha elargito 200 lire per la riattazione di una chiesa in un suo feudo elettorale. e giusto. Le elezioni sono prossime e voteranno per l'onor1110/, Agn6si il cappellano, il parroco e lo scaccino.
I preti, come famelici corvi si sono gettati sul cadavere di Edmondo Amicis. La profanazione è ormai compiuta e le nostre querele sono inutili. Solo faremo notare a l signor Ugo De Amicis che quegli stessi preti che oggi hanno salmodiato attorno al cadavere di suo padre, in altri tempi gli avrebbero negato fin l'estrema sepoltura, se non fosse morto in g rembo alla chiesa. Meminiue iuvabil
L'eloquenza ufficiale è enormemente... distratta. L'altro giorno a Bordighera , l'oratore prefettizio ha 6nito senza accorgersene o non si è accorto di aver finito. Il suo discorso - è stato sciocco, sconclusionato, bestia e traversato dalla velenosa animosità di un questurino. In altra occasione, noi giovani che siamo degli spregiudicati e non comprendiamo che uno parli quando non sa parlare, avremmo scaraventato sulla testa dell'infelice tutti" i torsi. di cavolo reperibili in un mercato di verdura.
La frase colla quale il compagno Rossi ha bollato certi messeri che sequestrarono la salma di De Amicis è parsa inopportuna. Noi l'approviamo invece incondizionatamente. L'immagine in cui ricorre la parola incriminata «gnomi·» è di una singolare bellezza poetica ed espdme una profonda verità. Se Edmondo De Arnie~ avesse potuto alzarsi dalla bara e parlare avrebbe detto: Mio caro Rossi, tu hai veramente ragione. Questi bravi signori in tuba e frac che oggi sono venuti a tediarmi il viaggio estremo, io non li conobbi mai! Mi consideravano come una mediocrità. Qual postumo ravvedimento li ha dunque raccolti attorno al mio feretro se io non li ebbi mai compagni d'intenti e d'opere?
Alcuni esploratori africani tornati recentemente a Londra narrano :::he i coccodrilli hanno preso 1a saggia ·abitudine di mangiare esclusivamente dei preti e frati -missionari ! .
Strano! Nello stesso tempo hanno perduto l'altra pessima abitudine di piangere dopo il pasto.
Vero Eretico
Dà UJ Lim11, N. lt, 21- mano 1908, XVI.