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ambienti soc1alist1 contro gli mtellettuah, non ha rag.tene d'essere I pe· rteolos1 per d movimento socialista non sono gli mtellettuah, ma i non ronv111h e tutt1 coloro che 51 proclamano soc1ahstt senza sapere il perché
Vero Eretico
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Da La Lim~, N. 22, 6 giugno 1908, XVI.
Per Finire
Potrei rispondere ancora molte cose all'ultimo articolo del Giornale Ligure che mi riguarda e vuotare il mio sacco. Non lo faccio pet cessare una buona volta questa polemica divenuta personale, quindi inutile, se ·non dannosa. La prudenza e la cortesia del mio contradditore mi affidano eh'egli non si attribuirà la vittoria. E poiché non ha perduto la speranu. della mia amiciz.ia, lo invito a farsi conoscere e sarò lieto di stringergli la mano. ·
Per quanta concerne la nozione di violenza, le mie pove re idee hanno trovato una conferma abbastanza autorevole nell'articolo di Giorgio Sorel che qui sotto riporto, togfandolo dall 'ultimo nwnero della G11nra S oftale di· Torino (29 maggio). Questo articolo non impegna affatto la redazione della Lima.
Vero Eretico
Apologia Della Violenza
G li uomini che rivolgono al popolo parole rivoluzionarie hanno il dovere di sottomenmi a severi obblighi d i sinceritl, affinch~ gli opcui intCOOaoo quelle paroli: nell'esatto 3jgnuicato, dato Joio d al linguaggio e non si Jasdno andare ad una interpretazione simbolka
Alloiché nel 1905 io mi azzudai a scrivere in un modo un po' più profondo della violenza proletaria, compresi perfettamente la grave re5ponsabilità che assumevo tentando di mostrare la fuozio ne storica di atti che i no5tri socialisti parlamentaii cercano di nascondere co.o tanti artifizi. Oggi io non esito a prodarnafe che il socialismo non potrebbe sussistete senza UDa apologia della violenta Negli scioperi il proletariato 2Httma·la- sua esistenza. Io non posso risolvermi a vedere negli scioperi qualcosa. d'analogo ad una temporanea roctura di relauooi commercia1i tra uno speziale ed il suo fornito.re di prugne, petche css.i non van d'accordo per il prezzo.
Lo sciopero è una accidentalità di guerra; per cui è una grave roeruogna l'affetmarc che la violcn211 è un accidente destinato a sparirt dagli sc_iopcri.
La rivoluzione sociale è una estensione di questa guerra di cui ogni sciopero è un epiwdio; per questo i sindacalisti parlano di que5ta rivoluzione n el linguaggio degli sciopeii; per essi il socialismo si riduce all' idea, all'attesa, alla preparazione dello sciopero generale, che simile alla batlaglia napoleonica, sop· prirt)('rà tutto un sistema condannato.
Una tale contessìone non ammette nessuna delle esegesi, in cui eccelle lo Jaurèl Si tratta di un sommovimento durante il quale padroni e Stato saranno eliminati dai produttori o rganizzati I nostri intell~tuali che s~n.no di ottener~ dalla democruia i migliori po~ti saranno rimandati ai loro studi letterari; i !.0cialisti p:irlamentari che trovano modo di esercitue una parlicel!a di potere nell'organismo crea10 d alla borghesia, diverranno inutili.
Il ravvicinamento che vi è fra gli scioperi violenti e la guerra è fecondo di consegutnze. Nessuoo dubita che la gueua non abbia dato agli antichi repubblicani le idee che formano l'ornamento della nostra cultura moderna. U g uerra sociak, a cui il proletariato non cessa di prepararsi nei sindacati, può contenere in germe g li dementi di un incivili mento novello proprio di un popolo pro. duttore. Io non smetto 'dal richiamare l'attt.:m:ione dei miei g iovani amici sui probkmi che presenta il socialismo da!J'angolo visuale d'una civiltà di proJuttori; io consta to che oggi si sta daborando una filosofia secondo questo disegno, che qualche anno addietro si poteva appena supporre; questa lilowlia strettamente ,olltg11/a ,on fapologia del/a violenza.
Io non ho mai ::.vuto per l'odio ruat oM l'ammir:tziÒne che gli ha dedicato lo Jaurès, io non sento per i ghigliottina.tori la sua medesima indulgenza, llo in orrore ogni provvedimento che colpisca il vinto, sotto una inscenatura di giustizia.
La guerra gueueggiata apertamente, senza alcuna ipocrita atlenuazio~, pet giungere a!la rovina di un nemico inconci liabile, esclude tutti gli abomini: che hanno infamato la rivol1.11ione borsbesé Jcl secolo dccimo-ott4vO.
1 apologia della violenza diventa qui facile in modo particolare
Non servirebbe a gran che lo spiegare ai poveri eh.e eu i hanoo torto d i nutrire contro i loro padrooi sèntimenti di gelosia e di vendetta; questi sentimenti sono troppo dominanti pen:ht possano C"SSere raffrenaci con esortazioni; sulla loro diffusione la democrazia fond a sopratutto la sua foua.
La guerra sociale, col fue appello a ll'onore che si svolge: cosi naturalmente da ogn.i esercizio organato, può eliminare gli ignobili sentimenti, contro cui è impotente la morale.
Quando non vi fosse che questa ragione per attribuire al sindacalismo rivo. Iuzionario un alto valore d'incivilimento, essa mi parrebbe risolutiva in favore degli apologisti della violenza.
L'idea dello sciopero g eneiale, derivata dalla pratic:i. degli scioperi violenti, ha in la concezione d'un rivolgimento incostringibile. V'è qualcosa di spaven· tevole, che apparirà tanto più tale quanto più la violenza sarà ~Irata nello spitito dei pro letari. Ma iniziando un·opera seria, formidabile e sublime i socia~ listi si devano al disopra ddla nostra società frivola e si rendono degni di UU('. gnarc al mondo le vie wnanc.
I socialisti parlamentari si potrebbero paragoaarc agli impiegati di cui Na, poleooc aveva fatto una nobiltà e che lavoravano a rjnforzarc Io stato, cttdità dc l'anà, n régim, Il sindacalismo rivoluzionario avrebbe un'c, atta rispondmu ne· g li eserciti napoleonici, in cui i soldati compirono tanti prodigi pur sapendo che sarebbero restati poveri. ·
Che cos'è rimasto dell'Impero? Nulla all'infuori delrEpop'"' della G,and, Armée; ciò che rimuri degli armcggii del socialismo presente urà l'q,opca degli scioperi.
GEOI\GES SOlEL
Da UJ lima, N. 22, 6 giugno 1908, XVI.