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LA FESTA DI BESTAGNO
No. Non sono pentito di essermi arrampicato lassù. M'interessava di vedere questo minuscolo Comune dove una pianta d'ulivo sale al favo. !oso prezzo dì 157 li re, dove un consigliere è assolutamente analfabeta, dove un'amministrazione tent a di condurre all'estrema rovina i quattro stracc ioni che pagano le tasse, dove infine è possibile la celebrazione Ji una festa come quella di domenica scorsa, festa a base di medio-evo.
Quando, verso le tre del pomeriggio, arriviamo alle prime case dell 'alpestre borgo, delle bandiere di un tricolore equivoco si presentano al nostro sguardo e le note dell'eterna marcia reale ci solleticano poco gradevolmente le membrane acustiche. Incontriamo un primo gruppo di compagni e con essi ci dirigiamo alla sala delle scuole ove La cerimonia avrà luogo. Anche qui bandiere e decorazione vegetale. Io breve la saJa è piena di gente. Al banco della presidenza vedo il Marchese d'Auriga che fuma olimpicamente 1a pipa, il Conte festeggiato1 l'illustrissimo signor Sindaco Dott. Piana, il segretar.io comunale. Manca l'on. Agnesi. C'è un paio di preti, ma non vedo il cronista del Giornale Ligure.
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Una tromba suoaa l'« attenti!». Cade la tela che ricopre l'opera del signor Paolicchi, lo stemma appare. Sono tre fiamme che, viste da lontano, possono sembrare anche t re carciofi *. Da una parte sta scritto : « Municipio di Bestagno », dall 'altra « Contea Gabutti, anno di fondazione 1211 » e so:to El promm el obmm. Un prete biascica qualche cosa che nessuno ascolta ed ecco il sindaco in piedi che s'accinge a leggere.
Q uesta lapide, egli dice, significa la storia . Storia dì questa contea Storia che ci riporta nella« caligine dei tempi». La vallata dell'Impero appartiene all'antica Ingaunia. Non abbiamo rest i di antid1ità romane, ma i nomi di parecchi paesi hanno impronta latina. Le invasioni
* Nel numero succc55ivo Mussolini precisa: ot: Nel ,,wamlo de//4 Pt1Ja di Be11ag110 ho u ,iuo ,h, ., le IM fùimme della ,onlta 11ùu da /0111,mo pottono stmbr<Jrt 111uhe lrt ,a,ào/i " L' 1111/or, dello rltmma sr11/to,e Paoliuhi mi hA Ji moUrtlto ,h, il mio giudirio uitiro non ì giusto. Com, ho dello p,nona/,,,,,,,, ai 1ig11or Paoliuhi, uni ,iptto qui rh, quella /ra.Jt è di 1ignifktaiont froniclf , r,o,r 1i riftri1tt all'artista ,h, ha lavoraJo il marmo dei/o t1, mma. QMfsto p,, dtbilo di letrftd VllkO Eaanco o. (RllTTTPICII, da Li Limll, N 24, 20 giugno 1908, XVI).
LA SOSTA 1,,' ONEGLIA lll
saracene. Le discordie civili. La conquista da parte dei genovesi. L'eroica difesa di Bestagno, attaccata con catapulte ed altri simili ordigni.
Tutto questo ci narra l'oratore attraverso un manoscritto che sembra indecifrabile. L'illustrissimo sìgoor Sindaco dopo aver suscitato più volte la schietta ilarità nell'uditorio, a un certo punto esclama: « Non ci capisco una m.... ». Taglia corto, r infodera lo scartafaccio e siede saJutato da un tenue applauso di consolazione, li la volta del Conte. - Egli dice di essere molto commosso. Non ci sembra ma bisogna crederlo. Aggiunge che. una simile manifestazione non sarebbe stata possibile in altri luoghi. (Questo lo crediamo senza difficoltà). Trova modo di raccomandare la religione come « necessaria » alla vita tranquilla. Finisce ringraziando. Parla ancora il segretario comunale e poi la funzione è terminata.
Non ci resta. che prendere la via del dtorno. Debbo menzionare l'ospitalità dei compagni, constatare che il lo ro vino è eccellente e che il medio-evo non è scomparso come ritengono certi illusi.
Mi auguro, per il buon nome di Bestagno, di vedere prossimamente quello stemma nobiliare sepolto sotto un olivo.
VERO ERETICO