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L'ULTIMA SOSTA IN ROMAGNA
( 1 LUGLIO 1908 • l FEBBRAIO 1909)
Nd primi giorn.i d i luglio del 1908, Mussolini a PrNappio. In quel torno di tempo tutta la n:gione è sconvolta da una grave agitazione agraria , provocata principal~te dall'accanita rivalità tra mezzadri e braccianti ( 164, 198-200) Egli partC"dpa attivamente a queste lntte ed il 18 luglio viene arrestato sotto l'imputazione di aver mina<ciato con un bastone ta!C" Emilio Rolli, gerente di macchine trebbiatrici (234) .6 condannato per direttissima dal tribuna.le di Porli a tre mesi di r«lusione, ai danni e alle spese, con esclusione dal beneficio della legge del perdono (27}-27'). Dopo quindici giorni di reclusione, la corte di appello di Bologna accoglie la sua domanda di libertà provvi.50ria ( 162). Il 19 novembre la stm a corte discute il ricorso e g li riduce la pena .a dodici giorni, cond.aMandolo inv«e ai danni ed alle spese con il beneficio della legge Ronchetti. Gli viene concessa pure la non iscrizione nel casellario giudiziario DL questi !empi, Mussolini pubblica uno studio sulla poesia di Klops· tock ( 167) e - prendendo lo spunto dalla conferenza sulla .r: Dlosofia della forza n tenuta dall'on Claudio Treves, per iniziativa della « Dante Alighieri :. a l teatro Comunalie cli Forlì, il ZZ noviembre 1908 - un lungo saggio su Nietzsche (174) Inoltre reccnsi5ce un libro d i Giuseppe Forastieri ( 185), d ei sonetti dialetta li d el poeta romagnolo Aldo Spallicci (190), e l canli di Fa11n1tJ di Antonio Beltramc!Ji (193, 275).
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Liquidazione
Le due ultime votazioni alla Camera dei deputati sul progetto di legge per gli impiegati e sui nuovi crediti per le spese militari, sono state l'indice dell' impotenza dei gruppi parlamentari che a Montecitorio intendono di rappresentare la democnzia italiana. La grande Estrema Sinistra, l'Estrema Sinistra che pareva volesse battere le diane ostruzionistiche, non ha raccolto venti voti. Che miseria!
Radicali e repubblicani si sono « squagliati >>. D ei socialist i qualcuno mancava. I discorsi sono stati remissivi - degni di una Camera R!',ta e cresciuta n el grande equiyoco sul q"ua.le s'impernia tutta la vita politica della nazione. Giolitti ha trionfato ancora una volta. La maggioranu gli è fedele, Tutti i gruppi dissidenti sembrano convergere a questa tacita intesa: in un paese dove non si fa nulla sul serio con un governo che vive alla giornata, Giolitti è il ministro ideale.
L'Estrema Sinistra non ha ragioni particolari per muovere le acque stagnanti del padu.le italico, C'è un diversivo : Santini, Se questo CoccapieUer in ritardo, se questo scervellato difensore del papa e del re fosse << internato » in un ospizio per 8Ii affetti da malattie mentali, l'Estrema Sinistra avrebbe ·perduto il bersaglio, unko per le quotidiane esercitazioni oratorie. Non bisogna dimenticare che la Camera italiana è composta in grande maggioranza di avvocati.
la liquidazione legislativa. dei gruppi parlamentari di sinistra è scandalosa. Nei g iorni in cui una città e una provincia erano in 6anune, nei giomi in cui tutta ltalia era traversata dal brivido insurrezionale; i nostri rappresenti:i,nti, preparavano a Roma una valanga di emendamenti al progetto di legge sugli impiegati civili! Mai come oggi abbiamo sentito vivo, profondo, incolmabile l'abisso che separa rappresentanti e rappresentati, parlamento e nazione. Sono due organismi che non si comprendono più e vivono avulsi l'uno dall'altro. Il paese che lavora, che evolve; il paese che cerca attraverso la mala politica delle ·classi dirigenti di migliorare se stesso e di rendere l'aere più puro; il paese ouovo, libero, conscio della missione dei popoli che si riaffacciano alle scene della storia; il proletariato infine che eleva faticosamente con l~e e dolori il livello della sua vita sp irituale e fisica, non può sent irsi rappresentato da quell'accolta di parrucconi dall'idee ammuffite come l'ambiente d i Montecitorio.
Davanti al parlamento italiano sta il di lemma: o r innova rsi o morire.
Vero Eretico
Da La lJm:1, N 26, 4 luglio 1908, XV I.
FANGO I FANGO!
B con un· senso di ripugnanza _e di nausea che seguiamo le udienze del processo Doria-Canevelli.
Nulla di più obbrobrioso, di p iù cattivo potrebbe risultare da questo epilogo d'u n doloroso dramma del ciuale sono i biechi colpevoli la magistratura e la pubblica sicurezza d' Italia.
Ah! perdio non tutti i delinquenti sono in galera!
Sconta il fio della propria colpa soltanto colui che ruha per sfamarsi, colui che uccide in un impeto di bestiale vendetta.
Ma ancora troppi sono i delinquenti indistu rbati e son proprio tra coloro che arrestano e che giudicano, tra i direttori generali di pubblica sicurezza, tra i magistrati, tra i presidenti delle Corti di Cassazione.
Cavalieri e commendatori, stretti dalle domande degli avvocati banno dovuto vergognosamente confessare di essere stati complici attivi o pas· sivi di quella losca trama p er la quale si voleva far dire a Pietro Acciarito i nomi dei suoi pretesi complici.
Uno di essi anzi, il più cinico, il più ributtante - il comm. T ofana, vice presidente della cOrte di cassazio ne di Roma - dichiarò di esser e stato, a suo tempo, a parte di ciò che si tramava e di non rammaricarsene perché i « mezzi qualunque sieno sta ti giustificano lo scopo che la pubblica sicµrez:za si era p roposto ».
E son questi Loyola redivivi ch e hanno in mano i più alti d estini délla nai;iooe !
Noi ci vergognamo di esse re cittadini italiani. - Non per il ricordo del g lo rioso passato che ha fatto di noi un popolo grande, immortale nella storia, non p e r la splendida natura che sorride a questa nostra dolce terra, ma per la delinquenza che vi" spadroneggia, per la camorra che la infesta, per le brutture che in nome suo ogni giorno si compiono!
D a Li Uma, N. 27, 11 luglio 1908, XVI (a, 271).
Ecço la frase, ii.ozi la locuzione verbale per cui sono stato condannato a t re mesi di reclusione. Amici, rasserenatevi! La storia è esilarante e meriterebbe di essere verseggiata nel lati no dell'immortale Folengo o Cocaio.
Nel pomeriggio del 18 lug lio 1908, gli animali, le piante, i campi e !'onde non presentavano nulla di particolare. Non prtciso l'ora. N oi, selvaggi, di giorno guardiamo il sole, di notte consultiamo la cost ellazione della Chioccia Gh astronomi che mi hanno iniziato, assicurano che non si sbaglia mai più di due ore. Potevano dunque essere le quattro.
Capitai sulla strada -mentre un noto incettatore, organizzatore di krumiri, apostrofava un gruppo di braccianti. Quando mi passò vkino gli dissi : « Ti svirgolo! ». Io avevo un bastone ma non lo. a lzai perché il krumiro non fece parola e continuò la via.
Alla sera fui arrestato e tradotto colla scorta di mezzo squad rone di cavalleggeri a ForB ! Questa premura straordinaria della mia incolumità pe·rsonale, mi « commoveva » La nott urna cavalcata aveva del romantico. Mi sembra va di essere diventato improvvisamente celebre e - mi perdoni l'audacia il sommo Giove - mi pa ragonavo a 9 uel mio q ua.si omonimo calabrese che studia il greco a Portolongone. A un certo punto ci fermammo. Si udiva uno strano rumore. Era il ponte d i Calanca che rideva, rideva, rideva.... Lo sca lpitar dei cavalli svegl iò i buoni forlivesi. Dalle porle è dalle fi nest:re spuntavano i nasi e più ancora gli occhi si aguzzavano
Come verrhio Jartor fa nei/a cruna.
Atto secondo. Seduta per direttissima al Tribltnale.
11 P. M. dichiara che io sono sufficentemente malfattore e chiede ; ei mesi di detenzione, 1000 lire di multa, dan n i e spese. li Tribunale mi condanna a /re mesi di reclusione, danni e spese, ordina la restituzione del bastone sequestrato, mi esclude daJ beneficio delJa legge del. perdono.
L'ULTIMA SOSTA IN ROMAGNA
La Corte d'Appello di Bo1o8na accoglie - previa cauzione - la. mia domanda d i libertà provvisoria e dopo 15 giorni di villeggiatura lascio il Cellulare
Morale. La sentenza del T ribu nale di Forll h a « sbalordito » anche gli avversari. L'enorme montatura p oliziesca voleva avere una sanzione penale ed ha rag.giunto lo scopo. 1o ne sono lieto. Per me, per noi e retici, jl carcere è una «virgola». In tutti i tempi e 'in molti luoghi g li eretki hanno conosciuto le carezze dei dom inatori. Un proverbio russo dice che un uomo può dirsi tale solo dopo 6 anni di g innasio, 4 di uni.versità, 2 di carcere.
Sono lieto della condanna perché di mostra ancora una volta la con • n ivenza sinistra fra questura e magistratura. No, la G iust izia non è come poeti e pittori - incorreggibi l i monelli - rappresentano. Non è la bella T emi dei pagani: è un a vecchia ciondolona che si prostituisce al primo venuto purché appa rtenga alla polizia, a q uesta ignobile accoz. zag lia di gente venduta.
Alle fiamme, il Codice !
Da LA Lim4, N. 31 , 8 agosto 1908, XVI.