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PAOLO BOSELLI *·

Onorevoli senatori!

11 Presidente della vostra Assemblea ha testé; 'con alta, commossa parola, rievocato la vita ed esaltato lo spirito . e Je opere di Paolo Bo· selli. Voi avete rivissuto non soltanto le vicende di un'esistenza mortale, ma la storia interessante, movimentata, in sOmmo gddo drammatica, di un secolo intero: il secolo del Risorgimento.

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·Paolo Boselli era nella sua prima adolescenza quando nel 1848, uno degli anni fatidici del secolo scorso, tutte le ardenti speranze del popolo italiano si dischiusero da un capo all'altro della Penisola e, per quanto le idee non fosse.ro chiare, tra il federalismo neoguelfo del G ioberti, il costituzionalismo dei MontaneJli, il federalismo reg ionale del Ferrari ed il ferreo, inesorabile unitarismo di G iuseppe Mazzini, pur tuttavia fra il cozzare delle dottrine, delle tradizioni e dei temperamenti individuali, un sogno, un proposito comune affratellava gli animi: l'indipendenza e l' unità della patria.

Non importa, se l'anno successivo vide scendere le ceneri amare delb delusione: nelle schiere dei pionieri superstiti, sei anni dopo in Crimea; quattro anoi Qopo a· San Martino, l'idea dell'unità e ddl'indipendenza- dell'Italia venne riconsacrata dal sangue di una guerra .e sollevata dall'orgoglio della vittoria.

Questi gli eventi memorabili ai quali assisté nella sua prima giovinezza studiosa e pensosa Paolo Boselli. Il tempo delle cospirazioni era passato. Il regno d'Italia era nato, mutilato, nel 1861, di Roma, di Venezia, dì T rieste e di Tre nto; ma. le generazioni future avrebbero completata l'opera e portata l'Italia alle sue giuste fronti ere inviolabili.

Un uomo cui il destino concede di essere contemporaneo di tali non può avere nel cuore che una religione, quelJa della patria; che un culto, quello degli ei:oi e dei martiri del Risorgimento; che un desiderio, quello di vedere la patria, finalmente indipendente ed unita, avvìarsi a conquistare nuova potenza e nuova gloria

Il Presidente della vostra Assemblea vi ha parlato di P.aolo BoselJi scrittore, _giornalista, uomo di governo, vi ha parlato della sua complessa,

• Discorso pronunciato aJ Senato, nella tornata dell'H marzo 193 2 (ore 1616.30), in commemorazione di Paolo Boselli (8 giugno 1838 · 10 marzo 19 32). (Dagli Atti pArlamentari rlella Camer11 Jei tenaJo.ri. DiJr11Uioni. Leghlatura eh Smìone cii. Volume !V• pag. 4)90), · multiforme :1ttività politica e pubblicista e dei grandi servizi da lui resi alla nazione nei molti ·e g ravi uffici ricoperti.

PolHicamente, egli non appartenne ad un d efinito settore La vecchia destra lo aveva iniziato alla politica cori. Quintino Sella, ma, suc· cessivamente, non rifiutò la sua collaborazione a Francesco Crispi, uomo di sinistra, nella terminologia parlamentare più che nei fatti, e nella sua intima convi nzione.

N el 1915 Paolo Boselli fu in linea, anzi in prima linea, nel dspondere al_l'imperioso richiamo della patria; fu decisamente per l'intervento · cont ro og ni compromesso ed og ni transazione Anche egli sentl che bisognava osare. Gli si chiese, nel 1916, di assumere il Governo; quantunque al crepuscolo della vita, no n rifiutò di compiere il suo dovere. Durante due anni particolarmente difficili fu animatore. Lasciato il potere, non disperò mai della '_'ittocìa .

Dof>o il 19 18 - aveva ormai ottanta anni - aveva diritto di sostare. Non volle ; fu con noi ape rtamente, completamente, restri· zioni mentali o pentimenti; nel 1922 e dopo. Militò spiritualmente tra le camicie nere, e,. come i suoi concittadini savonesi ricordano, ne fu fierissimo.

In questo primo dccènnio dd regime, io ebbi sovente occasione di incentrarlo e di ìntrattcnermi con lui su piccole o grandi questioni. Era già sfin ito nel corpo, ma fervido sempre nello spirito. Il Museo del Risorgimento all'Altare della patria e lo sviluppo della Dante furono le sue ultime prOOccupazioni costanti.

Il Governo si associa al rimpianto dell' Assemblea ed al cordo8Iio dd popolo ita liano. ·

324• RIUNIONE D EL CONSIG LIO DEI MINISTRI *

Su propo;ta del capo del G overno, primo miu i;tro, segretario di Stato, il Comiglio ha approtJato: l. - Uno schema di provvedimento concernente la riforma del · l'!Jtituto dei fuo ri ruolo per i (omponent i la inagistratura d ei Comigli di Stato .

2. - Uno Hhema di d.eaeto recat!le norme di attuazione del regio decreto legge 21 feb braio 1932 circa la pubblicità dei prezzi degli aJ. berghi, delle l ocande e delle pemioni. ( + )

• Tenutasi il 16 marzo 1932 (ore 10-13). (Da. Il Popolo J'llalia, N. 66, 17 marzo 1932, XIX).

SUL NUOVO TESTO UN ICO DELLA LEGGE COMUNALE E PROVINCIALE*

Ho chiesto la parola soltanto per dichiara re che, nella ulteriore elae n ella redazione definitiva dell'importantissimo testo unico della legge comunale e provinciale, sarà tenuto nel mass imo conto tutto quanto è stato detto in questi

LA ROMA DI MUSSOLINI**

Onorevoli senatori !

La d iscussione ch e su ll'attuale disegno di legge si è svolta in questa Assemblea è stata ampia ed alta, t uttavia serrata e degna di q uesta Assemblea, che p rende il suo nome da una di q uelle che {urano le isti· tuzioni _ fond amentali di antica. Siccome mi reputo senza falsa modestia il p ad re spirituale d el piano regolatore di Roma, mi sento in dovere di interloquire sull'argomento.

Se qualcuno mi domandasse: il piano regolatore è perfetto?, risponderei immediatamente di no. Prima di tutto, perché la perfezione non

• Dichiar.u:ioni fatte al Senato, nella torn::tta del 18 marzo 1932 (ore D· t 9. n), durante i l seguito della discussione genera le (iniziatasi nella tornata del . 17 marzo 1932) del dise-gno di ' legge: «Conferimento al Governo del re di spe· dali poteri per l'emanazione del nuovo testo uniw dell a legge comunale e provin dale». (Dagli Alti par/(lmemari delld Camera d ei senatori. Disomioni. .Legiila· tllrd ril S mione rit Volume IV, pagg. 483, 4836) u .Al Senato, nella tornata del 18 marzo 1932, si inizia la discussione ge· nerale dei seguenti disegni dì legge: « Conversione in legge del regio decreto legge 6 luglio 1931, numero 9$ 1, con il quale sono stati approvati jJ piano re· golatore d i Roma e le norme generali e le prescrizioni tecniche di attuazione; conversione in legge del regio decreto legge 21 luglio 1931, n umero 100 1, con· cernente l'assegnazione straordinaria" di trenta milioni, per la d urata di anni quin· dici, a decorrere dall'esercizio 1933·'34, a titolo di concorso dello Stato nella spesa per l'attuazione del piano regolatore di Roma». Parlano, nell'ordine, i stnatori Corrado R..icd , .Alfredo Baccflli, Ludovico Spada Veralli Potenz.iani (in· terrotto da Mussolini per una volta), Ettore Pais, Edmondo Sanjust, Francesco Boncompagni Ludovisi, Adolfo Berio. Indi il Presidente del Consiglio pronun· eia il discorso qui riportato. (Dagli Alli parlamentlff; della CamrrA dei sen"lori. Dimmioni. LegiJ!aJJmt cit. SeJSione cit. Vo l ume IV, pagg. 4836-4876). è attingibile dagli umani mortali, poiché se alla perfezione gli uomini potessero g iungere cambierebbero la loro natura. Poi è stato fatto da una corrunissione, e Napoleone avvertiva che un generale mediocre può vincere una battaglia ma che cinque generali sublimi corrOno il rischio di perderla. (Si ride).

Terza ragione e forse non ultima: la gravità e la delicatezza estrema del problema.

11 senatore Corrado Ricci vi ha tracciato la storia del travaglio attraversO il quale nel piano regolatore bisognava conciliare due opposte esigenze: il rispetto della Roma antica e la" necessità della Roma mo.derna. Tutto sommato, dichiaro che ci troviamo dinanzi al miglior pianò regolatore pensabile ed attuabile.

Non ho bisogno di di re a voi che cosa significhi Roma nella storia del mondo e nd la. storia d' Italia. Basta pensare che senza le pagine della storia di Roma, tutta la storia universale sarebbe terribilmente mutilata e gran parte del mondo contemporaneo sarebbe incomprensibile

Ma, quando veniamo a tempi più recenti e sentiamo echeggiare nel nostro orecchio il grido fatale di Garibaldi: «O Roma o morte )>, ciò significa che per gli italiani di _quell'epoca, ed anche della nostra, quell'antitesi stessa viene a signific:i.re che Roma è fonte di vita, senza della quale non varrebbe la pena di vivere. Ma udite un uomo che meriterebbe forse di essere portato in più alto piano della storia del Risorgimento italiano, parlo di Bettino Ricasoli, il barone di ferro, udite quello che egli . scriveva al conte luig i T orelli, il quale fu il primo che il 18 marzo 1848 iSsò la bandiera tricolore sul Duomo di Milano, partecipò a tutte le attività politiche e militari del Risorgimento e finì giustamente prefetto del Regno. (Si ride)

A pagina 369 del libro di Antoni o Mo nti pubblicato dal regio l stituto Lombardo di Scienze e Lettere si. legge questa lettera del giugno 1860: «L'Italia bùogna che sia a Roma e Roma bisogna che sia dell'Italia. lA Venezia dovrà eJSerlo e lo sarà d suo tempo; ma, per fare l'llalia spiritualmmte, occorre Roma e Roma l'avremo in qualunque modo: l'Italia smza Roma è un corpo morto».

H piano regolatore doveva, quindi, rispettare in sommo grado .tutto ciò che rappresenta la testimonianza vivente della gloria di Roina antica. Ma un conto, o signori, sono·i monumenti, un conto sono i ruderi , un conto è il pittoresco o il cosiddetto colore locale.

Nel1864 il signor Ippolito Taine, che fu certamente una delle più forti intelligenze che abbia avuto la Francia nel secolo scorso, venne a Roma e la definì pacifica e poetica necropoli ». Cosl parlava dei vecchi palazzi: « Immemi rhiostri, alte mflraglie rome di prigioni, monumenta/i, Nella çorte nessuna a11ima viva, è un desert o.

Talvolta una donina di fannulloni uduJi ml u/ciato fanno mostra di cogliere l'erba. Si direbbe che il palazzo sia abbandonato». E di qu ella aristocrazia romana, che oggi energicame nte lavora nelle bonifiche e sta trasformando l'Agro, diceva che « raJio migliavtt ad ·una specie di /u arto/a rannicchia/a nella corazza di un coc(odri/lo, il coccodrillo era bello, ma T?JOrlo )), (Sì ride).

Vediamo il colore locale di taluni quartieri di Roma cosi come si presentava appena mezzo secolo fa. « PaldZzo Farnese è i n rm laido qutlrtiere. Per andare al pttlazzo Cenci, così rovinato ·e fo sco, vi sono. vie tortuose aJ/raversate da rigagnoli fetidi o in mezzo a <tue dalla facciata che pare 1!11/a slogata, Janto cbe umbra /' emia di un idropico; in mezzo tt corti nere lrtmtdanti il sudiciume si fltlorciglùmo con i lo rO budelli in(orno ad rm muro coperlo dalla sporcizia di tm secolo )>. Vediamo, ora, se in altri quartieri vi erano condizioni migliori: «Nel ri/Ornflft da Sm1 Pietro, bo trovflto un qmtrliere indeJCrivibile, orrido, COJI vi11zze infette, corridoi viscidi». T uttaVia ammetteva in altra parte dd suo libro che il popolo romano aveva in se stesso energia barbara e cercava uno sfogo. E bisogna che vi legga una pagina ammonitrice anche a distanza di tempo:

«Per diventare 1111 popolo indipende111e ed uno Stato militare, bisogna che I'Italitt paghi d i pùt, che laVori e produca di piH. In questo momento ( 1864) i migliori cittrtdini sono wz borghese che fo ndi una manifattura, un pfoprietario che dissodi la terra ed un operaio che p rolu nghi la prqpria giornata di un'ortt.. Non si traJ/a di uhiamazzare e di leggere i giornali, ma di vangare, di calcolare, di studi?J.re, di i nvenlttre, occupazioni t11tte noiose positive costrullive che si lascerebbero volontieri agli occhi del nord. E drlfo paJsare dalla vita epicmta e spemlativtt a quella e militrtnte, smibra di diventare direltamentc: da paJrìzio un servo ed una macc.bina, ma bisogna optare ql!ando si vuole formare una grande nazione. Bisogn.t, per resistere in faccia agli altri, accettare la necessità che si im pone agli altri, cioè il lavo ro regolare, asJiduo, continuo, ;t dominio di se steSJi, la disciplina volttt con metodo verso· i fini fissi, l 'arruolam ento dell'individuo serrato nei quadri ·e ;timolato dalla concorrmza, la concentrazione di ogni faco ltà, l'indurimento dello sforzo» b questo che noi andiamo facendo da dieci anni. Tutto il pitto resco sudicio è -affidato a Sua Maestà il piccone, tutto questo pittoresco è destinato a crollare e deve crollare in nome della decenza, della igiene e, se volete, anche della bellezza della capitale. .

·Ma la Roma moderna merita di essere conosciuta: dagli italiani, j quali; essendo rimasti :i.i tempi di Chateaubrìand e di T aine, si sono fissi in testa che Roma sia la città degli imp iegati.

Non t vero. Io l'ho . dimostrato in un articolo dell'agosto. scorso, nel quale, sulla. base delle statistiche rimessemi dalla Ragione ria g enerale dello Stato, si p recisava che il personale civile residente a Roma, di ruolo, compresi, si noti bene, ì magistrati ed ì professori, è di sole 13.014 unità in ruolò e di 2282 un ità fuori ruolo.· E si capisce, perché la burocrazia civile si compone di circa sessantamìla unità in tutto il Regno.

Non è vero, dunque, che Roma sia una città di impiegati che vive soltanto sugli stipendi dello Stato.

Ma quel che sembrò allora una rivelaz ione, e forse vale la pena_ di consegnarla anche al verbale di questa seduta, è che Roma, dopo Milano e Torino, è . la città che ha il maggiore complesso di piccole e medie industrie del Regno. Al 30 giug no del 1931 le ditte industriali della città di Roma erano 3517 con ottantamila dipendenti ed esatta- · mente 78.628 operai e 64 20 impiegati. Roma, dunque, lavora. dà alla bilancia dei pagamenti, ci oè al dare e all'avere· internazionale, una forti ssima partecipazio ne in attivo. Ma Roma cresce. Non cresce solo per l'immigrazione, perché, se fo sse per qu('Sto, non ne sarei affattO entusiasta. Le mostruose città che si sviluppano geometricamente finiscono per fare il deserto intornO a loro, e sul deserto non si vive. Vedi Berlino, che, nell'anno scorso, ha perduto abitanti, i quali hanno trovato più conveniente e più eco nomico ritornare ai loro borghi e 3.i lo ro villaggi.

Roma ha una forte natalità: il popolo romano è fecondo. Difatti, }imitandomi _agli ultimi dati, il supero _dei nati sui morti è di 11.404 · nel 1930 e d; 10. 191 nel 1931.

Alla Jlne di gennaio dell' anno in corso Roma contava 1.02 3. 517 abitant i. Si può prevedere che questo sviluppo continuerà. Allo ra bisogna conciliare le esigenze dell'antico con le esigenze del moderno. Fare delle grandi strade, anche larghe, senatore Corrado Ricci.

Oggi a Roma ci sono circa trentami la veicoli. Bisogna pensare che fra cinque anni ve ne saranno cinquanta. o sessantamila. Il problema dei rumori sarà risolto il giorno in cui il numero dei veicoli sarà auffienta.to, il che sembra contraddizione, ma non lo è, perché quando i veicoli sono moltissimi, tutti devono incanalarsi l'uno dietro . l'altrO e _ allora non c'è più motivo di. vessare il pubblico con degli strombettamenti inutili.

Del resto, tutto quello che di grande, di bello, di venerabile è ri- "" masto, noi Io conserviamo, non solo, ma. lo aumentiamo. Le str3.de dei colli e del mare risol vono un problema di ripristino dell'antichità e di viabilità in grandissimo stile.

Di una cosa sono orgoglioso: di avere rkon dotto i romani al mare.

Opera Omnia Di Benito Mussolini

Lo avevano dime nticato. I d istante appena venti minuti di tram e di automobile. spero che col tempo rispunteranno anche delle virtù marinare. D ebbo dire. che Roma, nell'antichità, non ebbe delle ·qualità marinare eccezionali, però riuscì a battere Cartagine anche sul mare.

Spostando la popolazione verso i colli o verso il mare, noi effettuiamo il disistipamento di Roma, demoliamo tutte le casupole infette, i d iradamenti necessari a tutti i fini,_ diamo del . sole, della luce, dell'aria_ al popolo. ( Approvaziom).

Si degli errori? Certamen te. Per esempio, J o credo che quell'enorme ospedale che è sorto nell' Isola Tiberina sia un errore. Come si può pe nsare di fare un ospedale in un'isola ed in quelJ'isola ?

E, giacché altra volta qui si è parlato del di Magnanapoli, bisog na che dica la mia opinione. Io non discuto l'architettuta di quel palazzo, ma mi permetto di opinare che esso sia un errore almeno topogratico. n un info rtunio capitato alla Cassa infortuni (ilarità, applausi prolungati), a lla guale però ho inibito da t empo di andare ad '?Ccuparc così sontuosi locali. (Vivi appùum).

Signori senatori, l'li ottobre del 1860, 'il conte di Cavour pro· nunciava un f amoso e memorabile discorso. Ad un certo punto egli disse: «Durante gli ultimi dodici anni, la stella polare di Villorio Ema'1nele fu -l'ifpirazione delt'indipendmza nazionale. Quale sarà questa :;Iella a Ro ma? La IJO Jira stella,- o 1ignori, ve lo dichiaro aper· tamente,.è di fttre che la Città eterna, nella quale vmticinque ucoli hanno , accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico )>.

Signori!

Noi stiamo traduce ndo nei f atti questo auspicio solenne. prolungati applausi accolgono la conclusione del discorso d el Duce).

LETTERA-PREFAZIONE

ALLA « REVUE ECONOMIQUE INTERNATIONALE >>

L'iniziativ? presa dalla Revue E'onomique lnlemationale di p ubblicare un f ascicolo dedicato esclusivamente all'economia italiana è interessante e può essere feconda . .E un fatto ch e, mentre l'Italia art.istica, :trcheotogica, letteruria , è sufficentemente conosciuta, l'ltalia moderna,· politica ed economica, è ignorata nei suoi aspetti ·

11 f ascismo, ch e ha ridato vita e valore al passato, nella sua espressione storica e arti stica, rappresenta una profonda rivoluzione nel campo politico ed economico. Studiare le istituzioni e gli ordinamenti di questa rivoluzione significa, conoscere e comprendere rltalia vivente. Che gli studiosi del Belgio abbiano seritito tra i primi questa ne· cessità è per me motivo di compiacimento.

Il Belgio e l'Italia, nella presente crisi mondiale, mantengono le lciro posizioni con rapporti commerciali intenSi ed . attivi Ma, soprattutto, Italia e Belgio sono uniti da vincoli non retorici di amicizia, che su· perano la convenzionalità dei buoni rapporti diplomatici. Unione di po· polo nel sacrifizio comune della guerra, nella g ioia della vittoria insieme raggiunta; unione consacrata dal vincolo fami liare delle due Case re-gnanti; unione di intenti nello sforzo di ridare al mondo, coH'accordo sincero dei popoli, che è comprensiOne delle reciproche necessità, nuovO equilibrio che sia garanzia di sicura pace.

(M USSOLIN')

D a li Popolo d'Italia, N. 6R, 19 mnrzo-1932, XIX.

Ai Comandanti

Il Dure ha abbrauiato l'on . D ehroix. . Quindi, fa/tori in mezzo al quadrato, ha detto, WtJ voce alta e t-·ibrante, /Lt Jua soddiifazione per l'austera cerimonia da lui comiderala Ira le piii solmni e significative del tredicesimo an nuale del!Lt fo ndazione dei F11ui.

Egli si è compiaciuto del fallo cbe sia stata ricordata 'dal capo dei mutilati la promeJJtt cont enuta nel primo proclama dei Faui, i quali auumero davanti a se JleJJi . e davanti al paese l'impegno di difendere, co11 la m emoria dei caduti, ·gti intererri spirituali e materiali dei mutilati e dei reduci.

Ha quindi rottolineato il valore morale dell'ingreuo dei mutilati di guerra, dando rolenne riconouimenlo che la lo ro ade;ione totale alla rivoluzione .è avvàtuta in un'ora difficile e affermando Che t.tle adesione è la prova irrefutabile d ella perfeJta unione tra_il regime e il popolo, peuhé del popolO i mutilati sono l'autentica arirtocrazia.

• A Roma, ne-lla sala de!!e Battaglie di palazzo Venezia, il 23 marzo 1932, verso le 12, Mussolini riceve i comandanti dei reparti mutilati della M .V.S.N . di tutta Italia reduci dal g ran rapporto presieduto dal deputato Attilio Tenuzi. All'indiri zzo rivoltogli da l deputato Carlo D dcroix, il Presidente del Consiglio risponde con le parole qui riportate in riassunto. (Da TI Popolo d' Italia, N. 72, 24 marzo 1932, XIX).

Quando il Duce, terminato il 1110 discorso e dopo · avere nuovamente espresso il suo compiacimento ai dirigenti dell'Associazione mutilati, si è allontanato, da ogni parte della sala si Jono al -Suo indirizzo vibranti entusiastiche noi!».

PER IL TREDICESIMO ANNIVERSARIO DEI FASCI*

- Popolo dell'Urbe! Camicie nere di Roma l Cinque mesi or sono, in un'adunata imponente come qu!!sta, da questo balcone, io vi dissi che l'inverno sarebbe stato asp ro, ma ·che l'avremmo superato. Malgrado la inclemenza inconsueta della tramontana, siamo g ià nella primavera. Voi sapete, per ormai decennale esperienza, come io tenga fede alle mie parole.

Fin da oggi vi dichiaro che per l'inverno f uturo daremo più lavoro e, se n ecessario, un'assistenza ancor più vasta e fraterna, a t utto il po· polo italiano. (A pplaiiJi enJmiartici e prolungati).

Nell'a nniversario che voi celebrate con la _ vostra imponente mani· festazione di_ masse, voglio dirvi che la·parola d'ordine è immutata: «Durare!>). Durare sino alla vittoria! Durare oltre la vittofia, per l'av· Venire e la potenza della nazione. '

A chi (Un grido a/tiSJimo delftt m ol!iludine tù ponde: «A noi/»).

PER IL CENTENARIO DI WOLFANGO GOETI;iE **

.E altamente significativo che l'inaug urazione di un Istituto tedesco di cultura coi ncida con i festeggiamenti organizzati in tutto il mondo in onore di Goethe.

• pronunciato a Roma, dal balcone di il Ù marzo 1932, all e 18.25. (Da Il P()polo d'Itali4, N. 72, 24 marzo 1932, XIX).

** A Roma, nella sede dell'Istituto italiano di studi germanici sila a villa Wiirst, la matti na de! 3 aprile 1932, Mussolini in'augura l'Istituto. stesso. In ta le

· occasi one, dopo i discorsi de l senatore Giovanni Gentile, presidente del l'Istituto, e del professor Gabetti, direttore dell'Istitu to, il Presidente del Consiglio prO· nuncia in tedesco il discorso qui riportato (Da Il Popolo d'!lalia, N . 82, 5 aprilç 1932, XIX).

Sono lieto di poterlo onorare con brevi parole, in quella lingua di cUi egli si servì per le mirabili creazioni della sua opera immorta le.

Tutti i grandi popoli hanno trovato la loro estrinstcazione in un grande genio. In Goethe sono riunite le migliori doti 'dell'anima, della cultura e della civiltà _ del popolo tedesco. Egli personifica la espressione più alta dello spirito tedesco. ·

Goethe, però, come tutti i grandi artefici creatori del bello, appar· tiene a tutta l'umanità. Roma, che egli chiamò l'università del mondo, Roma, la quale dà ospitalità agli dei di -tutti i popoli, compie oggi il suo dovere festeggiando solennemente il centenario di quel grande.

Lo spirito e l'immagine di Roma sono int imamente legati con l'opera di Goethe. Il profondo, costante anelito .dell'anima tedesCa lo spinse verso Roma fino dal primo destarsi della sua sensibilità artistica. Roma lo attrasse mediante la visione riportata da suo padre dal viaggio in Italia. Fu sua guida lo spirito di Winckelmann.

Roma ha verso questo :Poeta entusiasta un grande debito di rico· noscenza. Nessuno fra i poeti moderni ha sentito tanto profondamente l'anima e la bellezza' di Roma, nessuno l'ha espressa con altrettanta gra· zia come Goethe nelle sue ·Elegie romane. Chi vuoi conoscere il vero, immortale volto di Roma e vuole intendere la voce dei millenni, deve volgersi a Goethe ed ascoltare con raccoglimento le armonie nate dal suo spirito. (QNando S. E. MNsso/ini chiNde con qNesto nobile invito . il suo discorso, l'aJJemb/ea, che ha seguito le parole con ammirato rac· coglimmto, gli tributa ancora una volta 1ma prolungata ovazione).

PRESENTAZIONE DI UN DISEGNO DI LEGGE*

Ho l'onore di presentare alla Camera· il seguente disegno di legge : appro_vazione della convenzione per l'assetto edilizio della regia Università di Roma. (Vivi applarm).

* Parole pronunciate alla Camera dei deputati, nella tornata de! 7 aprile 1932 (ore {Dagli Aui del italiano. Cam"" dei depulaJi, XXV Ili leghlatura. Senirm1 1929·'32. Diuuuionì. Volume Vl: dal 7 aprile al 1° maggio 1932- Roma, Tipogra.6.a della Camera dei deputati, 1932, pag. 6092).

132" RIUNIONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO*

Erano presenti tuili i membri del Gran Comiglio, ad eccezione delle LL. EE. Grandi e Marconi, assenti giUJtificati.

Il segretario d el Parli/o ha riferito Jlll primo comma del giorno: «Relazione sul f!artito e sttlle AIJociazioni controllate », esponendo fra l'altro le Jeguenti cifre, che si rijeriJcono all'aJJività a.uistenziale svolta n ei tre meri dal l) dicem bre 19 31 al U marzo · 193 2, X : offerte raccolte per il funzi onamento degli Enti o pere aSJ iJtenziali, lire 95.695.9 13,91; razioizi Viveri diJtribuite, confezionate e i n natrmt, . 90.000.000,' ind11menti, 1.250.000; atti assiJtenziali vari, 2.31 4.000 ,· JIIJSidi in denaro, 5 .500 .000

Il segretario del Partito ha ùtoltre p recisnto du iJ Jesurammto è, nei confronti dello scorio anno, if1 a111iripo di 3)2.673 unità.

Il Duce ha ei aminalo alcuni punti della relazione ed è panato alla trattazione d el secondo co mma dell'ordine del giOrno: « R1lazione sulla situazione ed internazionale». Sulla relazione d el Dure, ch e ha pttrlato due ore, hanno interloquilo i camerati Federzoni, R occo, Turati e Balbo. '

133" RIUNIONE

DEL GRAN CONSIGUO DEL FASCISMO**

Erano prnenti l e LL. EE. D e Bono, Balbo, De V erchi,.Federzoni, Giuriati, ·Rocco, M ouoni, Giuliano, Acerbo, Ciano, B ollai, Arpinati, Rossoni, Cri[tini, Temtzi, De Stefani, Turati; gli onore voli Benni, RazZA, TaiJinari, Biagi, Adinolfi; il projeJSo r Marpicati. Segr-etario, /'on. A ch ille Starace,· a11enti giust ificati le LL. EE. Grandi e Marconi.

Prima di t"iprmdere la dùcuJJione mgli oggetJi a/l'ordine del gio rno, il rapo del G ovemo umumica che il popolo dei ha

* T enutasi a palazzo Venezia ·a 7 aprile 19}2 ( ore 22-2). (Da Il Popol o d'Ittdia N, 85, 8 aprile 1932 XIX)

** Tn:autasi a palazzo- Venezia 1"8 aprile 1932 (ore 22-24). (Da 11 Popolo d'llalia, N. 86, 9 aprile 1932 XIX). · tm altro·grande, solenne attestato di solidarietà' e di. fiducia al Govemo fasàsJa, sotlòscril)endo in una sola g iornata ben miliardi di lire, dei quali t re in contanti e uno in conversione di vecchiO titolo.· Comunica che il ministro delle Finanze ha ordinato la chiusura della solloJCri# zione. LA comunicazione è accolta con grandi applattJi.

Dopo dùcorsi di De Stefani e MoJConi, è approl)a/o il seguente ordine del giorno: ·

«l/ Gran Consiglio segnala fin da ques/o momento al Consiglio dei ministri l'opporltmità che l'intera somma sottoscri!ta JÙt aaetlala e che i Ire miliardi in co manti Jiano · COJÌ ripartiti: un miliardo per opere pubbliche e forniture indiiJtriali,· un tniliardo a diminuzione del dùa-vanzo del bilancio; rm milia1'do a fdvor"e deli'htituto di liquidazione per m etlerlo in grado di ridurre di eguale somma il suo debito verJo la Banca d'Italia ».

11 capo del Governo ùwiJa il Gran Comiglio a rivolgere un saluto al cmnerata Guglielmo Marconi, preJidente della reale A ccademia d 'Italia, che, con le me t"ecenti uperienze ,u/ M ar Ligure, ha fatto compiere un altro paJJo innanzi alla scienza.

St11/a reltizio ne del segretario del P.N F e sugli altri commi sono approvati gli ordini del giornO seguenti : Gran Comiglio del fascism o, udita l'ampia e de/tagliata relazione del segretario Starace, pienamente /'approva, e mentre additd al mondo lo 1peuacolo di pffjella, comapevole dùciplina offerto dd luJJi i ceti del popolo italiano che fronteggia la crisi co n animo virile, rivolge un elogio ai collaboratori direJJi del segretario· del Partito ed ai segretari federa li, alle camicie nere che hanno dato la loro attività agli Enti opere auÌJ!enziali, e saluta con grande simpatid i giovani che nella prouima sesta· leva fascilla emreranno a far parte della grande famiglia del Lillorio e si inquadreranno nei ranghi dell'erercito della rivoluzione fascilla».

«Il Gran Comigiio del fascismo, dopo un ampio esame della Iituazione politica ed economica internazionale, approva l'.tllività Jvolt.t dal ministro degli EJteri, e rùtfferma cbe per 111perare la crisi di ct1i Joffre coJÌ gravemente il mondo e che ha a1petti ormai pùì politici e morali, che puram ente e conomici, è neceJJario:

« 1. - Risolvere il problema delle riparazioni e dei debiti inlersfatali di guerr.a rinunziando al/e prime e cance/Jando gli ultim i.

« 2. - Togliere i vincoli ctgli scambi internttzionali che abbiano condotto all'anemia totale i traffici di tutti i paesi.

« 3. - Auntare le condizioni d ei paeJi danubiani e balcanici (Austria, Ungheria, Cecoslovacchi.t, Romanitt, Bulgaria ' Grecia), che rapp,resentano un t otale di circa seJtatlla milioni di uomini.

« 4. - Rivedere mJ t erreno della SoàeJà delle nazio11i le clatnole di q11ei Jratlati di pace che portano in sé le cause dell'inquietudine dei popoli e quindi l e caute di una nuova guerra. . '

« J. - Rimmzù1re oramai alle troppo frequenti convocazioni d i conferenze internazionali, che stucìtano rico"enti ;peranze nei popoli, se· guiJe da d eltiJioni Jempre più gravi e aum entando la Jttperficie di attrito.

«Il Gran Cotisiglio ti riserva di naminare, neJla sua seuion e di ottobre, il problema della posizione dell'Italia fascìsta nella delle nazioni».

«Il Gran C onsiglio, dùcutendo la queJtione del diiarm:J, e preso in · esame le proposle avanzate a Ginevra, conferma le l eJi di principio enunciate dal Duce sulla materia sino dal giugno 1928 nel IliO diuo rso al Sena/o del Regno; dichiara che le proposle del ministro degli Esteri, Grandi, sono pratiche logiche nella loro tmità, che deve euere consideYata inscindibile e sulla quale l'Italia fascista intende insistere fino alla comlflfione della conferen za per chiarire finalmente, dinnanzi al problema, le responsabilità storiche e .Politicbe dei singoli Stati» .

· Il Gran Consiglio, infine, approva · ta relazione riguardame l'accordo fra l'Italia e la Turchia per l'attribuzione rispettiva d egli ifolotti intorno a CastelrosJo . .

325• RIUNIONE DEL CONSIGLIO D EI MINISTRI*

Su propos/a del capo del Governo, primo minist ro, segretario di Stalo, il Consiglio ha approvato uno uhem.d di dùegno di l egge contenente norme sul credito alberghiero Il provvedime111o è dire/lo ad alleviare per le aziende alberghiere i g ravosi oneri fin qui contralti ed a facilitare la concessione di nuovi crediti in favor e delle aziende predelle.

Su proposta del capo dr! Governo, minùtro d ell'lnl erno, il Comiglio ha poi approvato:

1. - U n disegno di legge recante modifiche alle vigenti norme Jull'asmnzion e in Jervizio del perJonale sanitario degli Enti locali e delle istituzioni pubbliche di beneficenza. Il pro vvedimento è direi/o ad auimrare che la nomina dei Janitari p.redetli cada normaJme,te sul primo

• Tenutasi il 19 aprile 1932. (ore 10 13). (Da Il Popolo d'Italia -N. 20 aprile 193 2, XIX) formata dalla .commiJJione giudicatrice d ei re/ati11i concoru,

2, - Uno Jrbema di decret o quale .si stabili.sce . di d estinare parte dell'« Op era nazionale di patronato Regina Elena>> per gli orfani del terrnn oto co n sede in Roma a ' favore d etla erigenda Jeuola consorziale ag raria di Palmi. '

3. -_Uno schema di decreto wl quale si appro va la deliberazione dd 31 dicembre 1931 del governatore di Roma riguardante. il finanziamento di opere pubbliche. Tali opue Jono dirette nella quasi totalità alfi esecuzione di quella parte del piano rego/ato re di recente approvazione che è attualmenJe in corso e che .si riferisce di/a sittemazione del Campidoglio e dei Fori imperiali sino al Col osseo . ( +)

In uguilo, il Consiglio d ei mlnittri, su proposta del capo del G ovemo1 ha approvalo tmo srhenM di regio dec reto col quale, i n relazion e ai risultati co nseguiti d al recente prestho, b a deliberato d i auto· rizzare la etniu ione di tre 'urìe d i buoni del T esoro (ultima, ottava, nona serie) Per la eccedenza di 45 3 milioni Jottoscritti e che dovranno essere restituiti, il minÌJtro" d elle Finanze propone e if Consiglio dei ministri approva che vengano accolt e nella loro interezza le sot/osuìzioni di qualmJque. amm ontare raccolte nelle Colonie. e a Rodi. L e sol/ascrizioni di importo da lire 30 0.500 a lire 461.500 saranno accet/ate limitatamente ·a lire trecentomila di nuovi buoni. Le sottoiCri zfon i di ammo11tare superiore sarttnno soddisfatte per il sessanttlcinque per cento del loro ammonta re. ( + )

PER LA LEVA FASCISTA *

· G iovani camicie nere dell'Urbe !

Oggi, fau sto N atale di Roma, è la festa del lavoro italiano, è la. giornata della vostra sesta leva fa scista, che consacra la vostra gagliarda e purissima fede!

I combattenti glorio.si deJla grande guerra, Je camicie nere della vigilia, gli anziani della Milizia e del tutti vi salutano con schietta, profonda, virile simpatia e sono fieri di voi!

Noi ·che voi siete, che voi volete essere, in ogni istante

• A. Roma, in piazza del Popolo, i! 21 apri le alle l O.D, Mussolini presenzia la cerimonia della leva fascista. In tale occasione, il Presidente d el Consiglio pronuncia il discorso qui riportato. (Da Il Popolo d'lltllia, N. 97, 23 aprile 193 2, XIX).

Opera Omnia Di Benito Mus Solini

della vostra vita, l'orgoglio del fascismo, la for1.a della·· rivoluzione, la certezza del futuro; l'armata della patria !

Colla disciplipa, col lavoro; coll'obbedienza ai vostri fortificando quotidianamente lo spirito ed i muscoli, voi sarete ogni giorno p iù degni dell'àvvenire che vi aspetta e deiia fede che avete abbracciato, per conquistare nuova grandezza all'Italia.

Giovani camicie nere !

B q uesto il vostro fermissimo proposito? (Un urlo formidabile erompe dalla maua faJcista, che grida al D11ce: «Sì!»).

Giuratelo!*

BUONI DEL TESORO, SOTTOSCRITTORI E SOTTOSCRIZIONI ••

l sottoscrittori sono stati 263.402 · in Italia, 246 a Rodi, 293 nelle Colonie; in totale: 263.941.

Giova aggiungere che 3.5.447 hanno sottoscritto per una somma di lire cinquecento; 43.228 si sono spinti sino a lire mille; 25.941 da lire miliecinquecento a lire duemila; 10.873 da lire duemilaèinquecento a · lire tremila; e soltanto 114 si sono slanciati oltre il milione! (Vivi.uimi, pro/ungaJi applarm). '

"' o: Subito dopo le ultime parole di Mussolini, salutate con un'alta., im· ponente ovuiooe-, il segretario federale dell'Urbe, D'Aroma, legge la formula del giuramento. Un grido solo, formidabile, risponde: "Giwo! ", mentre mi· g liaia di balilla, di avanguardisti, di giovani fasci sti, protendono il braccio verso il Duce. Quindi sul palco del capo del Governo si schierano un milite, un giG· vane fascista, un avanguardista e un balill"a. Il primo -consegna il moschetto al secondo; q uesti le-ga il fnzoletto coi colori di Roma all'avanguardista e da questi il bali!Ja riceve le cordelline. le tre consegne, svohesi rapidamente, sono accompagnate da un abbraccio. 1:: un attimo di profonda commozione. Il simbolico rito ha così consacrato il giuramento di tutti i partecipanti alla leva ». (Da Il Popolo d'l/alia, N 97, 23 aprile 19_32, XIX).

** Alla Camera dei deputati, ndla tornata del 2} aprile 1932 (ore 16.19.15), si inizia la discussione generale del disegno di legge: «Conversione in legge del regio decreto legge 21 marzo 1932, numero 230, concernente la emissione di una sesta di buoni del T esoro novennali ». Dopo le dichiarazioni del deputato Ezio Maria Gny, il Presidente del Consiglio fa. !e" precisazioni qui riportate. (Dagli Atti J e/ PMlament() itahano. Camrra deputati. Discuuioni. LegiJ/tllura ci i. cii. Vol11me VI, pag 6505).

PER IL PRIMO CENTENARIO DELLA COMPAGNIA DI ASSICURAZIONI GENERALI DI TRIESTE E VENEZIA *

Un mio discorso, signore e signori, non era nel programma. Ma io ho l'immodestia di dire che, se non lo pronunciassi, forse rimarreste un poco. delusi.

D'altra parte la celebrazione di un .anche se avviene a Roma, dove si contano i millenni, è un avvenimento . pieno di significazione e prC?fondamentc simbolico, che dà un senso di coraggio nella vita.

l o avevo sfogliato, di co sfogliato e non letto, il libro che voi avete pubblicato p er la circostanza e ho visto che in molte pagine ricorre la parola crisi.

Ho ascoltato con infinito interesse il vostro discorso, del quale io apprezzo i dati statistici e gli clement i che segnano il progresso di que· sta grande istituzione.

Pensate·queJJo che era l'Italia nel 1831! Quale cambiamento di scena in un secolo! Però non vorrei che, sul terreno economico, dovessimo subire un processo involutivo. Non per colpa nostra. Perché quando io, durante il discorso, seguivo le difficoltà che alle Assicurazioni generali facevano gli Stati e staterclli dell'epoca, mj domandavo se, per avventura, oggi non siamo sulla strada di più o IT.leno grave follia, dal momento che tutti gli Stati innalzano barriere doganali cd anemizzano l'economia del mondo (Grandi ovaziom).

Io mi sento matematicamente sicuro nell'affermare che le Assicurazioni gener3li arriveranno a f(!steggiare il loro secondo centenario. Non sono matematicamente- sicuro che no i tUtti lo presenzieremo. Ma sono matematicamente sicuro che fra un secolo l'Italia sarà più potente e Roma più grande. (Il discorJo è JlaJo JalutaJ o da una /unga1 vibrante ovazione).

• A Roma, nella .sede della Compagnia di Assicurazioni generali di Trieste e Vennia .sita in piana Venezia, il 1° maggio 1932, Mus.solini pre.setuia la ctrimonia per la celebrazione del primo centenario della Compagnia. In tale occa· sione, da vari oratori, il capo del Governo pronuncia il discorso qui riportato. (Da Il Popolo· d' Italia, N . 10,, ; maggio 1932, XTX)..

PRESENTAZIONE DI UN DISEGNO . DI LEGGE*

Mi onoro di alla Camera il disegno di legge: conversi'one in legge del regio decreto legge 24 marzo 1932, numero 392, concernente provvedimenti per la Milizia Portuaria.

Paolo Doumer

ALLA CAMERA DEI DEPUTATI **

Le parole testé pronunciate dal Presidente di questa Assemblea sono la fedele espressione dei vostri sentimenti, di quelli del Governo e di quelli. del popolo italiano, il quale ha. appreso con sincera emoZione la notizia del delitto orribile, che ha spezzato la vita dCI Presidente della Repubblica francese.

L'assassinio di ieri, premeditato e preparato contro un vecchio di anni, . appartiene al novero d ei crimini che non colpiscono soltanto un uomo, ma feriscono e umiliano la più semplice e più profonda umanità, Nobile vita fu quella dj Paolo Doumer. Di origine modestissima, egli poté giungere, attraverso una abilità politica lineare, temperata, sino ai fast igi della prima magist ratura della Repubblica. Quando scop· piò la guerra, egli era già uno degli uomini politici più rappresentativi ed ascoltati della Francia Fu all'inizio di quegli anni tragici che egli diede un esempio tale d a conciliargli allora e poi il nostro rispetto.

Come ha ricordato il Presidente di questa Camera, Doumer mandò i suoi quattro figli in p rima linea, al fronte, dove tutti trovarono. la morte, combattendo da valorosi. Era un uomo duramente provato e meritava un crepuscolo che non fosse di sangue.

• pronunciate alla Camera dd depUtati, nella tornata del 6 maggio 1932 (ore 16-20.4S). (Dagli Atti del Pa-rlam ento italiano. Cam ertt dei J eputdli. LegiJitZJMra cit. SuJione rit. Dhnmioni. Volume VI, pag. 6937).

u DiS(orso pronunciato alla Carnera dei deputati, nella tornata del 7 maggio 1932 (ore 16- 16.1)), in commemorazione di Paolo Doumer (22 marzo 18 57 · 7 maggio 1932). (Dagli Atti Je/ Parlamentu italianu. Cadur4 Jn drJINfari Ses· Jion• cit. LegitlaJMra dt. Dirruu ioni Vol11me VI, pagg. 7013·7014),

DAL XII ANN. FONO, DEI FASCI AL PATTO A QUATTRO 99

In questo momento, nel quale la politica tace e solo l'umanità parla, noi ·desideriamo che jl popolo francese senta nel luttuoso evento la simpatia aperta e commossa del popolo italiano. (Segni di auemo).

PAOLO DOUMER AL SENATO*

Nell'altro ramo del Parlamento ii Governo ha già manifestato' i sensi della sua esecrazione e il suo cordoglio per la tragica fine del Presidente d.ella Repubblica francese.

Si associa ora alle nobili parole pronunciate dal Presidente della vostra Assemblea. ·

LIBRO E MOSCHETTO **

Camerati goliardi!

Nell'anno garibaldino sono cominciati i Littoriali della giovinezza italiana, per sempre meglio temprare il nostro spirito ed i nostri muscoli. Nel decennale della rivoluzione fascista più che mai la parola d'ordine è questa! (E nel pronunciare que;te p_arole Muuolini ha con nn rapido gnto alzato tm libro ed nn moHhello).

Lezioni Della Realta

Ci sorio notizie sulle quali bisogna e viole ntemente richiamare l'attenzione del pubblico, prima che esse scompaiano nella congerie delle cose che passano e si dimenticano. Una di queste notizie ci viene da Londra e concerne il notevole aumento della cupazione inglese del mese di aprile, aumento, tanto si confronta con quella deJ precedente mese di marzo e, soprattutto, con queJla del mese di aprile 1931. è il seguente: 84.849 più che nel marzo u. · s.; 132.068 più che nell'aprile del 193 1. ·.Totale 2.652.18 1. i: una cifra imponente, che ha offerto al Times materia p er un commento non precisamente allegro. Questo awnento si verifica dopo sette mesi dal giorno in cui il Governo inglese abolì la convertibilità della sua sterlina in o ro e fece come suoi dirsi « slittare » la moneta. l soliti inftazionisti - le cui voci, ad onore del vero e della più elementare intelligenza umana, vanno diventando sempre più fioche - plaudirono più o meno palesemente alla decisione inglese. La quale, bisogna ricor. dare, non fu p resa a cuore le'ggero. L'Inghilterra resisté fino all'ultimo, prima d.i mollare alla deriva quella moneta ch'essa aveva riValutato per poter guardare - come .si negli occhi il dollaro; quella moneta che era l'orgoglio morale dell'impero ; una garanzi a e una testimonianza del suo prestigio; un fisso · di mi sura in tutti gli scambi inter· nazionali.

• Parole pronunciate al Senato, nella tornata del 9 maggio 193i (ore 1616,10), dopo la commemorazione di Paolo Doumer fatta dal Presidente deii'As· semblea (Dagli Atti· parlamentari d el/11 Camera. dri unaJori. Di!cuuhmi. U.. &itlatura til, tit. Voluine IV, pag. 4883).

•• Parole a Roma, dal balcQOe di pala:zzo Venezia, il 10 maggio 1932, verso !e 11, davanti a circa quindicimila giovani reduci dall'assemblea del G.U.F. romano tenutasi in piazza Santissimi Apostoli. (Da 11 Popolo ri'Itttlia, 11 maggio 1932, XIX).

Il Go,'erno inglese oppose allo slittameoto una resistenza strenua che si potrebbe chiamare ecoica; tentò tutte le vie, non esclusa quella di un indebitamento, nelle ultime·settimane che precedettero il crollo, di ben centotrenta milioni di sterline, pari a circa dodi ci miliardi di lire; e fu solo quarido Stati Uniti e Francia rifiutarono ulteriori munizioni che la cittadeUa della sterlina _inalzò, fra lo stupore del mOndo, la bandiera della resa. Ci si domanda: perché tanta resistenza, perché tanto sacri· ficio, se vi era, non diciamo la certezza, ma la semplice speranza, che la << tosatura » della stedina avrebbe riaperto le bloccate vie del benessere e della prosperità, e segnata la ripresa, dopo la crisi? La realtà è che nessuno si faceva delle illusioni: nessuno credeva <: nessuno sperava, i malati cronici i quali chiedono una medici na qualunque essa sia, e se la sterlim. non fece la fine del rrlarco, lo si deve alle risorse tuttavia eno rmi dell'impero: e and1e al controllo di se stessi, di cui hanno dato prova, irJ, alto e in basso, tutti indistintamente gli ·inglesi. I quali, passate le prime tremende giornate di una mortificazione senza precedenti - la ffiortifi cazione dei dissestati - si resero conto dello stato di assoluta necessità nel quale si era trovato il Governo e ritrovarono il loro equilibrio e Ja loro capaci tà di resistenza in quella specie di ottimistico fatalismo insulare, che spiega, insieme con- la psicologia del popolo, molti eventi, tra i più grandiosi della storia· inglese. Dopo il tracoJlo delJa sterlina, il Governo britannico iniziò la politica. del pro· tezionismo. Le conseguenze che il Governo di Londra si riprometteva da questa dup lice manOvra e rano le seguenti : co n la svalutazione della sterlina, eccitare l'esportazione; con .le doganali, ridurre o eliminare )'importazione di merci stranie re. Ri sultato: una maggiore occu- pazione della massa operaia, una maggior capacità di conswno da pa rte di questa massa ritornata al lavoro e quindi ]'occupazione operaia più sicuramente garantita, riattiva:ti i traffici, modificato il corso della crisi. l e cifre dell'aumentata disoccupazione ci dicono che tutto ciò non si è minimamente verificato.

Coloro che in Inghilterra e altrove covavano delle illusioni, devono avere letto quelle cifre e avuto nel Contempo l'impressione di una mazzata sul loro cervello, più o meno gassoso. L'unico elemento posit ivo che ha evitato alla crisi inglese uno sviluppo più catastrofico, è stato il severo controllo della circolazione, che non è aumentata in maniera apprezzabile. Se ci fosse stato questo a umento di « segni>> monetari, cioè di carta più o meno resistente, più o meno a rt isticamente disegnata, nessuno, per quanto onnipotente, av rebbe impedito un aumento dei prezzi infinitamente inaggiore di quello verificatosi, e che avrebbe immediata. mente inghiottito il marg ine di svalutazione sul quale si co ntava - almeno in un primo momento - pe r attivare l" esportazione. L'Inghilterra è riuscita a non stampare moneta e - soprattutto per questo - la sterlina da 5Al rispetto al dollaro, ha potuto successivamente quotare sino a 3,80, per oscillare, da qualch e tempo, su 3,65-3,70. Due gra ndi paesi hanno in questi ultimi· tempi seguito una pol itica di inflazione: Stati Uniti e Giappone; in ·entrambi i paesi essa è - dal punto di vista dell a ripresa economica - completamente fallita; Anzi ha aggravata la crisi e le che giungono dagli Stat i Un iti hanno una intonazione cosl g rave, da s'embrare apocalittica. Riversare sulla deflazione i guai del mondo è semplicemente assurdo. La defl azione non è una causa, è una conseguenza. Qwndo i prezzi discendono perché ci sono troppe merci che non trovano consumo.tori e quindi il potere di acquisto delle monete aumenta, è evidente che l'aume ntato potere di acquisto d i una moneta libera quantitativamente una parte del totale della moneta stessa e che oramai Una lira del 1932 vale qua nto due lire del 1927 e che la circolazione può essere ridotta della metà e forse anche di più, se la circolazione è rapida e se è accompagnata da altri mezzi di pagamento sussidiari.

L'esperie nza inglese, americana, giapponese che noi abbiamo viss!Jta; che noi abbiamo potuto seguire a.nsiosamente g iorno per giorno, non ha dunque in se stessa una tragica formi dabile eloquenza accessibile a tutti?

Sì. La crisi del mondo non si guarisce annegandolo nella carta tor· chiata Sarebbe troppo facile! Non si guarisce con gli stupefacenti ; si guarisce con misure radicali, che devono cominciare dal terreno politico, poiché la politica ha dom inato e sempce dominerà l'economia; poiché solo sul terreno politico, sgomberando le nubi che salgono le nte e mì- nacciose agli del mondo, gli" uomini ricominceranno a credere in se stessi, nella loro vita, nel loro destino, che, per tre quarti almeno, è creato dilla loro abulia o dalJa loro volontà. ·

L'Italia fascista ha parlato, h a agito ed attende che gli altri ascoltino ed agiscano.

Da Il Popolo d'Italia, N. 113, 12 maggio 1932, XIX (g, 45).

326• RIUNIONE

DEL CONSIGUO DEI MINISTRI -*

Su proposta del capo d el Govemo, primo ministro, segretario di Stato, il Comiglio ha approvato: l. - Uno Jchema di provvedimento concernente l'istituzione di tm Ente per la colonizzazione della Cirenaica. ·

2. - Uno schema di disegno di legge concernente modifiche alle norme vigenti in materia di diritto e pensione privilegiata ordinaria dei dei militari morti pe1· cauJe di sen•izio.

3. - Uno schema di disegno di legge conlernente modifica alle norme per l'abilit azione nelle discipline statistiche.

S11 propoJ/a del capo del Governo, ministro dell'Interno, Jo no stati poi approvati:

1. - U no schema di provvedimento legùlativo concernente l'ordinamento del servizio di aSJÙfenza ai fancùJ!Ii abbandonati Od esposJi all'abbandono Con tale provvedimento l'assistenza ai f anciulli materia/ Y(Jente abbandondti od esposti ali'abbandono viene reJa obbligatoria, senza alcuna dùtinzione tra fanciulli legittimi e iJ/egùtimi ed afftdata all'O pera nazionale per la protezione della m aternità ed i11Janzia. Il provvedimento mira a dare un dJ! elto 1111itario e razionale aJ/'aJJistenza dell'_infanzia abbandonata, mc..ttendo a disposizione dei/'Opera · predeJ/a un complesso di mezzi che, dggiunti a quelli di cui eua dispone ed opportunanume utilizZAti e distribuiti, potranno assimrare il massimo incremento a questa importante forma di attit,ità auistenziale.

2. ----:- Un disegno di legge recante norme per la d i sci plina d egli impùmti di radiologia e di radiumterapia. Il provvedimento è dire/lo ad auicurare, nel preminente interesse d ella salute pubblica, una più rigorosa t.:igiianza sull'impiego degli appareahi radio!ogici e dei preparati Ji radio. ( +) •

,., Tenuta.si il 18 maggio 193 2 (ore 10-13). (Da Il Popolo d'l1alitt, N. 119, 19 maggio 1932, XIX).

A DIECIMILA GRANATIERI IN CONGEDO ••

Il capo del Govemo ha rivolto un Jalnto ai granatieri ricordando le loro gesta in tre secoli di storia e spuialmente i sacrifici di sangu_e da nsi compiuti durante l'ultima g11erra per la vittoria delle armi italiane.

. Ha rileva!o che Roma ha grande simpatia verso i granatieri di Sardegna, perché coruidera i loro reggimenti Cf?me propria guarnigione. Ha quindi elogimo la loro disciplina e li ha esortati a stringere le l oro file ed a rimanere fedeli alla comegna.

Il capo Governo' ha eone/tuo il suo discorso col grido di «Viva il re !», che è stato ripetuto a gran voce. (LA maJJa imponente dei granatieri si è quindi raccolta intorno al acclamafJdolo entusiasticamente fin quando non ha lasciato il campo).

SALUTO Al TRASVOLATORI***

Aviatori ! Signori!

:e per me una grande· soddisfazione porgervi il mio saluto e nella mia qualità d i capo del Governo fascista e in quella di aviatore; ma nella mia gioia c'è un velo di tristezza: il comandante Endresz e il radiotelegrafista B_ittay, che dovevano essere tra noi e che e rano già arrivati,

• Nella 3278 riunione, tmutasi il 14 giugno 1932 ( ore 10·13.30), il Con· sìglio dei ministri delibererà i l compimmto di « importanti opere pubbliche». (Da Il Popol() d'llttlia, N. 142, g iugno 1932, XIX).

,..

A. Roma, al Testaccio, il 23 maggio 1932, alle ?.30, Mussolinì visit& l'accampamento di diecimila granatieri in congedo convenuti nella capitale in occasione della loro adunata nazionale. Dopo il saluto· rivoltogli dal console Enrico Beretta, presidente dell'Associazione nazionale granatieri, il Presidente del Consig lio pronuncia le parole qui riportate in riassunto. (Da 11 Popolo d' lttZIia, N. 123, 24 maggio 1932, XIX).

A. Roma., in Campidoglio, nell'aula di Giulio Cesare, il 23 maggio 1932, alle 11.30, Mussolini presenzia la cerimonia per l'inaugurazione del convegno intemationa1e dei trasvolatori oceanici. Il!. tale occ.u:ione, dopo il saluto dell'Urbe porto agli intervenuti dal governatore, il Presidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato. (Da TI Popolo à ' ltaii.s, N. 123, 24 maggio 1932, XIX). · da Budapest nel cielo di Roma, hanno trovalo la morte, nel momento di toccare la mèta. ì 1?- volta, da quando l'uomo è riusci to, col più pesante, a dominare ì cieli, che i trasvolatori degli Oceani si riunisconO a convegno. Il fatto è pieno di s ignificato e di poesia. Tutte le nazioni, i cui piloti hanno vittoriosamente superato la prova, sono oggi rappresentate a Roma e quel particolare, cavalleresco cameratismo che _ è caratteristiéo d_eg1i aviatori, trova, in questo evento, la sua più simpatica manifesta: , z1one.

Salutiamo con .inimo virile l a memoria di questi cadutt, mentre inviamo un pensiero commosso all'aviazione ed alla nazione magiara.

Sono anche sicuro dì interpretare il vostro unanime sentimento mandando al colonnello Lìndberg, che aveva promesso di venire a Roma, l'espressione della nostra simpatia.

Sono presenti nel nostro spi rito quei trasvolato ri che, pur avendo osato, non sono stati accompagnati benevolmente d alla fortuna. Il loro sacrificio non è stato vano; ogni conquista dell'umanità .sulla terra, sul mare, nel cielo, esige talora il sacrificio supremo.

Voi appartet:tete alla minoranza degli audaci che 'il mondo ammira. La storia ha già inciso i vostri nomi nelle sue pagine perché voi avete, valicando gli Oceani, accorciato le distanze, riavvicinato le rive dei continenti, Segnato la strada che domani sarà normalmente percorsa da flotte di aerei : in un certo senso voi avete anche servito la causa della pace.

Durante i giorni che trascorrerete in Italia, voi sentirete l'atmosfera cordiale di ammirazione e di simpatia che vi circonderà, ammirazione che il popolo italiano ha sempre tributato ai generosi che aprono vie del futuro e sanno sfidare il destino. (Alla fine del diHorJo, il Duce è lungam:nJe, en/usiaJ/icamente appla11dito).

S. E. il capo del Governo ha rùposto dichiarando di gradire_ molto il dono e di ttuel/are la .spada quale !imbolo di giustizia.

Come parola d'ordine - ha concluso il Duce - lanciate ancora quella del Piave: <C Meglio vivere tm giOrno da leone che cento anni da pecora/)) ,

"' A Roma, a palazzo Venezia, il 23 maggio 1932, alle 18, MussO!ini riceve il DirettoriO dell'Associazione nazionale combattenti. Il deputato Amilcare Rossi, presidente dell'Associazione, offre al Presidente del Consiglio, «per la rìcor·

BRINDISI .AL PRESIDENTE TURCO *

Signor Presidente del Consiglio!

Sono lieto di dare a Vostra Eccellenza e al ministro degli Affari Esteri della Repubblica turca il più cordiale berivenuto. a nome del Goveino e della nazione italiana. La vostra grad ita presenza a Roma ci permette di confermarvi a viva voce non solo i sentimenti di sincera amicizia c simpatia da cui è animato il nostro paese verso ii vostro, ma anche la fiducia con cui il Governo fascista ha seguito il nascere e il progressivo consolidarsi del giovane Stato turco risorto a nuova e più prosperosa vita, sotto l'illuminata guida d el Ghazi Musta fà Kema l.

Condizioni obiettive di fatto e analogia di. sentimenti non potevano che facilitare l'opera che i nostri Governi hanno voluto insieme int raprendere per avvicinare ancor più i d ue popoli, attivare Ie loro relazion( economiche e dare ad essi, mediante la concordanza delle direttive e dell'azione politica g enerale, una sempre più sicura garanzia di tranqu illità e di pace, specialmente nel M editerraneo o rientale. Il costante spirito di reciproca comprensione che ha presieduto allo svolgimento d ella nostra amichevole collaborazione politica e i felici risultati . che· ne abbiamo ottenuto ci inducono naturalmente a perseverare su questa via; ed è perciò che abbiamo ieri appostO le nostre firme al protocollo che, introducendo alcune modifiche nei termini .di scadenza del trattato di amicizia e di arbitrato stipulato fra la Turchia e l'Italia, lo prolunga ancora di cinque anni e ne rende più facili le ulteriori proroghe. Q uesto trattato può dirsi u no dei p rincipali fondamenti della stabilità della situazione poli tica nel Mediterraneo orientale, specialmente se messo in relazione con g li am ichevoli legami che uniscono i, nostri paesi e altre potenze che di tal situazione sono importantissimi fatto ri.

renza del decennale della marcia su Roma, un'artistica spada d'onore, pregevoleopera ddl'ontfo professar Remo Luca». All'indirizzo rivoltogli dal deputato Amilcare Rossi, Mussolini risponde con le parole qui riportate in riassunto. (Da 11 PtJpolo d ' Italia, N. 124, 2:5 maggio 1932, XIX).

• A Roma, all'« h6tel Excelsior », il 26 maggio 193 2, alle 20.30, in occasione della firma del protocollo di p10roga per cinque anni del trattato di amicizia, conci liazione e rege>lamento giudiziario esistente fra Italia. e Turchia, ( 302). MussoJ ini e>ffre un pranzo in onore di Jsmet Pascii, Prt.'Sidente del Consiglie> turce>. Allo spumante, Mussolini pronuncia il brindisi qui riportato. (Da Il Popo/ q à'ItaJid, N. 126, 27 maggio XIX).

La cordiale atmosfera che siamo riusciti a creàre fra di noi molto giova alla trattazione delle nostre particolari questioni, · come ne ha dato recentemente un esempio l'accordo per la delimitazione delle acque territoriali e l'attribuzione degli isolotti intorno a Castelrosso; ma essa costituisce anche un assai valido contributo che noi portiamo alla grande opera di assestamento e di pacificazione europea.

In questa convinzione, con questi sentimenti ·io levo il bicchiere alla salute del Presidente della Repubblica turca, il Ghazi Mustafà Kemal, e a quella di Vostra Eccellenza e del ministro degli Affa ri Este ri, for· mulando i voti più .fervidi e sinceri per la prosperità ·e l'avvenire del popolo turco.

Torino

Molto pregevole, varia e completa, non soltanto da un punto di vista strettamente locale, amministrativo, ma anche naziònale, è la relazione che il podestà di Torino, conte Paolo Thaon di. Revel, ha fatto in data 30 aprile u. s., sull'andamento dell'amminist raz ione da Ju.i diretta nell'anno 1931.

Dall'ampia e documentata relazione si possono spigolare dati e notizie inte ressanti, come ad esempio che la. famosa e annosa questione di via Roma è risolta, tanto che il primo tratto Ouova via Roma sarà inaugurato il 28 ottobre 1933, XI; che- vanto di Torino- ìl novantacinque pe r cento degli alunni delle scuo le elementa ri sono iscritti all' Opera nazionale balilla; che l a v igilanza igienica fu cosl sistematicamente applicata che furono eseguite 32.371 ispezioni sui· me rcati, latterie e_. spacci diversi; ve nnero elevate 2746 contravvenzioni; seque· strati 19.117 litri di b evande diverse; ch ilogrammi 3725 di derrate e inoltrate all'Autorit:ì giudiziaria 475 denunce

1:: cosl che si tutela la salute fisica del popolo e si difendono gli interessi dei-commercianti onesti da queJii che sono.... i l contrario.

Dalla relazione Thaon di Revel, risul tano fatti ancor più degni di considerazione e di elogio. Anzitutto, che Torino, dal punto di v ista dei tributi locali, è la città meno tassata d'Italia cd essendo rientrata nei limiti normali della sovrimposta, ha alleggerito il co ntribuente di ben veOti milioni. Le aliquote di sovraimposte sui terreni e sui fabbricati a Torino, sono esattamente la metà co n quelle di Milano, Bologna, Trieste, Genova; e meno · a ncora d ella metà, in con· (ronto di- quelle di Venezia , Napoli, Palermo. Il limite di. ·esenzione dell 'imposta sul valore losativo è a Torino di l ire tre mila, mentre è

A

107 di millecinquecento a Vene:zia, millequattrocento a Milano e Genova; milleduecento a Roma e. Napoli, mille a Palermo, ottocento a Bologna. Anche in tutte le altre voci dei tributi locali, Torino ha applicato le aliquote minori, non solo, ma ha rinunciato all'imposta di consumo su alcuni generi e non ha introdotto la tassa sulle insegne.

Se Torino gode - grazie alla oculata e intelligente politica podestarile del conte Thaon di Revel - del privilegio, gradito, di essere la città meno tassata d' Italia, gode anche di un'altra non meno gradita prerogativa, che potrebbe anche essere. in relazione con la precedente: Torino è la citta meno cara fra le grandi città d'Italia. . La relazione dà al riguardo una analitica ed esauriente documentazione, dalla quale risulta, come dice i l podestà, che (( Torino ha riportato nell'anno testé decorso la palma del minor prezzo dell'alimentazione». Difatti nel dicembre del 1931 l'ind ice segnava 72,70 per Torino; 76,96 a Bologna; 80,19 a Milano; 80,46 a Roma; 81,29 a Genova. Questi brillan_ti risultati si devono alla politica annonaria seguita - con . metodo e tenacia - 4all'amministrazione.

Fin qui il quadro della situazione torinese potrebbe dirsi soddisfacente se non roseo, ma il fascista 1baon di Revel non è uomo da non prospettare tutta la realtà: ci sono le ombre nel quadro, le ombre della crisi, che a Torino, città a costitUzione economica tipicamente industriale e non si può pensarne una diversa, ha assunto forme particolarmente acute. 11 conte Thaon di Revel ha cominciato la sua relazione appunto con le dolenti note della crisi. Le cifre che seguono dicono più di molti discorsi. I disoccupati del comune di Torino, che nel 1929 erano 10.848, sono sa li ti a 24.662 nel 1930 e a 43.133 nel 193 1, sono quindi quadruplicati, inalgrado il programma di lavori pubblici comunali effettuato dalla podcsteri'a. La crisi è dunque particolarmente Il podestà non la nasconde, ma, alla fine del suo opuscolo, il podestà ricorda le crisi precedenti che colpirono Torino, , o per effetto di cause locali o per effetto di cause nazionali : sonO nove dal 1860 ad oggi. TOrino si risollevò sempre. Oggi le quotazioni di molti titoli industriali sono di molto inferiori al loro valore effettivo. Ci sono stati dei crolli, più che delle flessioni. Ma anche .nel 1907 la crisi mondi.ile ·' si abbatté con particolare intensità su Torino, che si era data all'automobilismo, costituendo ben ventritre società. Ecco i salti. di taluni titoli di allOra: la Fiat da 1885 scese a 80; l'ltala da 346 a 55; la &pid da 229 a 17!

Come per il passato, cosi neii :avvenire, Torino riprenderà anc9ra.

Un'altra ombra c'è nel torinese ed è Ja decadenza della natalità, decadenza che non fa certo onore alla città che ha per stemma il toro, simbolo della fecondità. E triste leggere che nell'ultimo tren· tennio, non solo la popolazione di Torino non · è awnentata, ma è diminu.ita, perché le bare hanno superato le culle di ben 5374 unità. La popolazione di Torino è aumentata soltanto per" effetto della immigrazione. ·Finita questa immigrazione; se non vi sarà un aumento di natalità, Toiino vedrà, anno per anno, dimi nuire , il numero dei suoi abitanti, sino al giorno in cui interi quartieri 'della città saranno vuoti e si chiuderanno le scuole - come è avvenuto a Berlino - per mancanza di scola ri, che non sono nati.

Torino divide con ·Bologna, Firenze e altre minori città dell'Alta l'talia, tale primato negativo. Al par.l.gone, la Francia è un popolo a natalità sviluppata e crescente. Ma su questo essenziale argomento, che è di carattere e portata generale, sarà ripreso in altra sede ulte ri ormente il discorso. Siamo certi che il podestà Thaon di Re\•ci adotterà: le misure necessarie per almeno frenare il fenomeno prima che sia troppo tardi.

Il rapido esame dcJJ a relazione Thaon di Revel i nVoglierà i torinesi a leggerla e anche gli italiani in genere, i quali sentono che tutto quanto concerne Torin·o, interessa per profonde ragioni politiche, economiche sentimentali, anche la nazione .

, Da Ii Popolo d'lla/ìa, N. 127, 28 maggio 1932, XIX (g:,

EPOPEA GARIBALDINA*

Sire! Graziosa regina!

Il monumento che su questo colle garibaldino il Governo fascista ha· voluto dedicare alla memoria · di Anita, la rappresenta g aloppante, nell'atteggiamento di guerriera che insegue il nem ico e di mad re che protegge il figl io. ·

L'artista insigne ci ha cosl dato, oltre l 'c:f6ge, lo spirito di Anita, ch e conciliò sempre, durante ·la rapida, avventurosa sua v ita, i doveri alti della madre con quelli della combattente intrepida a fianco di Garibaldi. :2 nel cinquantena rio. della morte dell'Eroe, cinquantenario c he volemmo celebrato come nazionale solennità, che il monu'"?ento s'inau- gura alla Vostra Augusta p resenza, alla presenza dei d iscendenti di Garibald i e dei prodi veterani garibaldini, alla presenza di tutto il popolo italiano.

• Il 30 maggio 1932, alle 9, Mussolini era arrivato in auto a. Mercato Saraceno per présenziare alla. traslazione della salma del (ratello Arnaldo dal duomo ·del paese al piccolo cimitero di Paderno. Nella mattinata stessa, era ti· partito in auto alla volta d i. Roma. La mattina del 4 giugno, sul Gianicolo, presenzia, assieme ai sovrani, la cerimonia per I'inaugurn ione del monumento equestre ad Anita Garibald i. In tale occasione, dopo le orazion( di Ezio Gari· baldi, nipote dell'Eroe, e del pri ncipe Francesco Boncompagni Ludovisi, il Pre· sidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato. (Da Il Pupolu. d'Italia, Nn. 129, 134, 31 maggio, ' giugno 1932, XIX).

Di Garibaldi fu detto e prima e dopO la morte, dalia storia, dall'arte, dalla poesia, dalla leggendà, che vive nelle anime delle moltitudini, più a lungo della storia. Adolescenti, il nome di Garibaldi ci apparve circonfuso dalle luci di questa leggenda e oggi,. a distanza di anni, la rag ione non h::t illanguidito quell 'entusiasmo che i nostri cuori. Cresciuti nel nuovo secolo e .Pure essendo, nel tempo, lontani dalle gesta di lui, rivendichiamo il diritto e il dovere di ricordarlo e di onorario.

Questo di ritto e dove re ci viene dall'aver voluto l'intervento con animo e -con minoranze garibaldine, dall'essere intervenuti, dall'avere imposta la guerra sino alla vittori a, dall'avere difeso - nuovamente col sangue - questa vittoria, salvata ormai nel suo spirito non più comprimibile e nel suo certo futùro.

Gli italiani del nostro eccezionale e durissimo tcnipo, che questo hanno fatto, · non sono nuclei rari, ma milioni, da un capo all'altro d'Italia, disciplinati, per la prima volta dopo l'Impero di Roma, in masse di combattimento. · ·

Gli italiani del XX secolo hanno ripreso tra il '14 ed il '18, sotto il comando Vostro, o sire, la marcia che Garibaldi rtel 1866 interruppe a Bezzecca, col suo laconico e drammatico « Obbedisco » e l'hanno continuata sino al Brennero, sino a Trieste, a Fiume, a Zara, sul culmine del N evoso; sull'altra sponda dell' Adriatico.

Le camicie nere che seppero lottare e morire negli anni dell'umiliazione, sono anche politicamente sulla linea ideale delle camicie rosse e _ del loro condottiero. D'urante tutta la sua vita egli ebbe il cuore infiammato da una sola passione: «l'unità e l'ind,ip endenza del13. patria». Uomini, sette, pa rtiti, ideologie e dedamazioni di assemblee, le quali ultime Garibaldi dis4egnò, propugnatore come egli e ra delle « tatissime » dittature, nei tempi difficili, mai lo piegarono né distolsero da questa meta .suprema. ·

La vera, la sovrana grandezza di Garibaldi è in questo suo carat- . tere di Eroe nazionale nato dal popolo e, in pace e _ in guerra, sempre · rimasto col popolo. Le guerriglie d'America non _ sono che un preludio. Digione un epilogo. Fra i due pe riodi giganteggia Garibaldi, che ha un solo pensiero, un solo prog ramma, una sola fede: <<l'Italia».

Coerente - d'una perfetta coerenza che g li apologeti postumi del suo nome non sempre cOmprese ro - fu coerente quando offriva la sua spada a Pio IX e quando, venti anni dopo, lanciava i suoi d isperati legionari sulle colline di M entana, coerente quando cOllaborava con

IlO OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI

Cavour, seguiva Mazzini, serviva Vittorio Emanuele Il, osava Aspromonte, soprattutto coerente quando le crudezze e le insufficenze di molti contempo'ranei, poiché sempre e ' dovunque la sua parola d'ordine era: «Italia avanti tutto, ltalia e Vittorio Emanuele!)>.

Dal 1830 al 1870, per quaranta anni il nome e l e gesta di Garibaldi riempiono la storia d'Americi, d'Italia, e influiscono su quella d 'Europa. 11 principio dì nazionalità per il ·quale combatte, suscita moti Delle nazioni op presSe dalla Vistola al Danubio; quegli echi rimangono ancora e il nome di Garibaldi, nelle masse profonde di taluni popoli, evoca le ìmm_agini e gli entusiasmi di una volta,· Se la di Roma del 1849 fu superba e vermiglia di eroismi inobliabili, che basterebbero da a illuminare d i gloria un popolo intero, chi - fra gli italiani degni di quesio nome - dimenticherà mai i Mameli, i Daverio, i i Manara, i Dandolo e i Masina? la marcia dei Mille da Marsala al Volturno - guerra e rivoluzione insieme - è l'even to portentoso che salda per sempre l'unità della patria.

Vi sono nella vita -anche in quella di Garibaldi - le minori e mediocri cose che accompagnano inevitabilmcnte_l'azione: polemidlc, abbandoni: un uomo non sarebbe più grande se non fosse uomo fra uomini. Ma la storia ha già tratto dalle fatali antitesi_ la sintesi deJle definitive giustizie e Garibaldi è più vivo, · p iù alto, più possente che mai nella coscienza della nazione e nella coscienza u n.iversale. Le generazioni del nostro secolo, cariche già di sanguinose espe· rienze, attraverso la più grande guerra che l'umanità ricordi, si volgono a Garibaldi con occhio al quale non fa più velo la passione antica.

L'Italia che ha raggiunto le sue intangibili front iere alpine, portato le sue bandiere e la sua civiltà verso il centro dell'Africa; l'Italia che si prepara a vivere una. vita ancora più ampia, ama ed esalta in Ga· ribaldi il navigatorc dei mari e degli oceani, il Generale che strappò tutte le vittorie e si piegò a tutte le rinunzie, che offrì alle sue camicie rosse non onori, né spalline, ma «per tenda il cielo, per letto la t erra, per testimonio Iddio», che conobbe la solitudine di una cella e l'apO. tc:osi di londra, il rurale, come egli stesso si definl, che, nelle soste fra le b attaglie e toccato il crepuscolo, amò la fatica e 13. gente dei campi e, priina di morire, progettò la grande bonifica dell' Agro Romano, l'uomo che disdegnò onori e ricchezze e fu povero ·come un asceta e generoso più di Cesare.

In lui si riassunsero e sublimarono le qualità mig liori del popolo italiano e quelle peculiari della schiatta ligure, solida e coraggiosa· , pratica e idealista ad un tempo.

Sono passati cinquanta anni dal giorno in cui il suo cuore gagliardo cessò di batteJ;"e ed i suoi occhi si chiusero dopo un'estrema visione di dolcezza Che gli ricordava i suoi figli. L'isola solita ria è diventata, da allora, uno dei luoghi sacri della patria e t ale. resterà nei secoli!

Sire! Graziosa regina !

Se per un prodigio il Cavaliere bronzeo che sorge qui vicino diventasse uomo vivo e aprisse gli occhi, mi piace sperare che egli riconoscerebbe .la discendenza delle sue camicie rosse nei soldati di Vittorio Veneto e nelle camicie nere che da un decennio continuano, sotto forma ancora più popolare e·più feconda, il suo volontarismo e sarebbe lieto d i posare il suo sguardo su questa Roma luminosa, vasta, pacificata, che egl i amò d'infinito amore e che fin dai primi anni di giovinezza : identificò con l'Italia! '

Sire!

Finché su questo colle dominerà" la statua dell'Eroe, sicwo e forte sarà il destino della patria! (Appena it Duce ba finito di parlare, la folla acclama ed applaude . ed il suo entusiasmo e la sua commozione hanno tm momento di travolgent e g randiosità il Dtue, volgendosi e scorg endo mbito al suo fia nco Ezio Garibaldi, lo abbraccia e lo bacia due volte. lA marea ro;sa dei garibald ini ha smmlti e da quella massa si leva altiJJimo il grido di «Duce ! Duce!»).

ALL'ASSEMBLEA GENERALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CORPORAZIONI*

A 'fiUJto fJtlnlo ha preso la. paro/tl il capo del Governo, il quale ha riaJJunto ltl dismssion e, ouervando in linea preliminare come la al· tìvità tfel fas cismo in materia di nuove l eggi è molto circospeua e smentisce coloro che dicono essere precipitosa la ma elaborazione legislativa.

In fatt i, l'argommt o della riforma della proprietà industriale risale al 1926 e la commissione cbe ha elaboralo-il disegno di legg e, che egli trova molto interessante, come tu/la la discussione svoltasi in Jeno tll Consiglio, si è divisa in due sottocommisisoni, cbe hanno tenuto com- plessivamenle centocinque di cui qum·antacinq1u "della commiJ. sione plenaria. ·

• A Roma, nel salone della Vittoria d i palazzo Venezia, la' mattina dell' 8 giugno 1932, Mussolini presiede l'assemblea gen erale del Consiglio naz.ion.t.le delle corporazioni. In ·tale occasione, preced uto da vui oratori, il Presidente del Consiglio fa le dichiarazioni qui riportate in riassunto. (Da Il Popolo J'Iralia, N. IH , 9 giugno 1932, XIX) .

Il capo del Governo ha ril'evato che la disciiJJÌOne si è svolta principalmente su due argomenti, cioè mJ/'inve'!lore e sui di riJti che a lui speJJano e sulla composizione del Consiglio della proprietà ;,uJustria/e. Egli ha dichiarato che l'inventore deve eJJere tutelat o specialmente nel diriuo _ innegabile che a lui spetta, cioè quello deJ JHO nome sulla invenzione. Mel/endo opportunamente in lUce l'elemento imponderabile che molle volte è la causa delt'intlenzione, egli ha a ffermato che anche le invenzioni di carallere coJiddetto secondario, e cioè l e invenzioni di fabb rica, auai importanti e che ttt)Che i n quesfo cttso l'inventore ha diritto di chiamare col suo nome il rilrovalo, Je pur modeJto.

Anche il d tttore di lttvorq ha dei diritti e in bttse a tali comiderazio ni il capo del Governo .ha dhhiaraio di accedere al colue/Jo che l'inventore, che ha fallo l'invenzione dutante il 1110 lavoro, deve cedere il .!110 ritrovato i nnanzitulto al datore di lavoro

11 capo d el Governo hà poJto opportunamente in luce il carattere ·JopraJJUtto morale che la Jute/a degli inventori ;alariati ha nel dùegno di legge.

Quanto, poi, alla compo1izione del Con;igiio dell'à proprietà industriale1 ha manifestato t'intendimento che di qtteJto comesro debbano· far parte i rappreuntttnti dei commercianti, per qrumto riguarda i marchi di fabbrica, ed anche i rappreJenlanli dei lavoratori e dei t ecnici.

Egli ha concluso dicendo che il progetto di legge, dopo la dùcussione avvenuta in Jeno al Comiglio, ha avuto un buon viatico per divenire legge dello Stato: Se questa legge proteggerà, come in realtà protegge, gli i n ventori e Joprattutto at1rt1verso q11eJ/a valutazione di ordine .spirituale farà progredire la ICienza e le me conquùte, il regime avrà · cOnseguito il JUO scopo e avrà non Joltanto aggiunto un altro t itolo di merito ai mo/tiJJimi che eJJo già poJJiede, ma avrà anche rno un ser· vizio importantinimo alla nazione, allo spirito e4 al geni o degli italiani. (Le elevate ed . incisive dichiarazioni del Duce, che hanno concluso la · .Jeduta, JontJ ;tale accolte da lunghiSsimi e prolungati applausi di t uili i ·componenti ranemblea del Comiglio).

ALL'ASSEMBLEA GENERALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CORPORAZIONI *

Parla quindi S. E. Mussolini. 11 capo -del Governo wmincia rico· nosundo la preparazione dell'aiSembleiJ. a ·queita d iJcuJJione e conferma quanto ebbe occasione di dire altra volta e cioè che il Comiglio nazio· naie delle corporazioni Ii appalna umpre più un organo -vitale e degno del regime. I rappresentanti 'dei datori di lavoro pouono comtatare che i rapprnenlanti dei prnlatori d'opera non -vengono qui soltamo a fare • delle frai i, ma Itudiano i problemi, Ii preparano. l rappresentanJl d ei prnlatori d'opera possono constatare che i rappreuntanti d ei daJorì di l avoro difendo no le loro t eii, senza manifeiiazioni ecctJiive di egoismo claÌIÙta, ma con spirito di obiettività e tendente ad uno scopo solo: il rendimento migliore della produzione ai fini del" del regime.

Il Duce osserva come nei ven/olto an ni traJc oni dalla emanazione della legge sugli inforltmi al momento in cui se ne discute la riforma, sono avvenute nel mondo economico e so6ale profonde e flasle modificazioni, quali la guerra mondial e, la ri voluzione ruJJ4 e quella fascilla e si è, inoltre, delineata una trasf ormazione del capitaiiJmo in supercapitalismo. ·

La riforma, quindi, appare neceJJarùt, ma essa sarà fatJa senza fretta, perché- ha affe rmato il capo - noi siamo sicuri del nostro avvenite (applausi vivissimiJ,,e perché sul Jerreno.economico è n ecessario procedere Jempre con gradUalità. Il supercapitaliJmo ·tende - egli h a giu.stamente osservato - al monopolismo, che si afferma n ei comorzi, nei « trusJs », «cartelli», ecc., perché vu ole evitare la concorrenza come di inJralci. e di frizioni Quindi sono un po' fuori dei nostro tempo quelli che elogiano ancora la libefa conco"enza e la indicano come il rimedio migliore.

Il regime fa;cista non ha neuu n apriorismo dotJrinario e non segue

• A Roma., nel salone della Vittoria di palazzo Venttia, il pomeriggio del 10 giugno 1932, Muuolini presiede l'assemblea generale. del Consiglio nazionale delle corporazioni. In tale occasione, preceduto da vari oratori, il Presidente del Consi.g:lio fa le dichiarazioni qui riportate in riassunto. (Da Il Popolo d'Italia, N . B9, 11 giugno 1932, XIX).

1ltSJtma teJi auoluta; ma guarda sempre e soltanto all'interesse. della rol· lellività nttzionale, impersonata nello Stato .

Il capo -ha osservato che il diJCorso de/l'o-norevole Otivetti_ ha mirato a diminuire e ad attenuare i punti di contra.sto; ma uno ne è rima.rto, molto importante, éhe si riferiJce al problema della unicità o della molteplicità degli ist ituti auicuratori. Egli ha ripetuto che il regime non ha tendenz e m on'opolùtiche, ma guarda alla Convenienza economica ed aii'Mpetto Jo cia/e ed umano dei problemi.

Ha aggùmto che l'organismo unico non vuoi dire un organiJmo -statale/ ma può .anche volere dire organismo pàraitatale, gestilo aJtriwerso il concorso degli organi sindacali e corporativi, LA Carla· de/ l avoro, cui - come ha onervato il Duce - ci si deve sempre atte nere e che deve nure sempre più comiderata (o m·e un do, mm ento foiJdam entale d el regime, -offre nelle .sue dichiarazioni 2 6 e 27 i capisaldi per la riSoluzione del problema, secondo le 4 ell'o rdi- · namenfo corporatir;o,

Concludendo, ii capo ha affermato che /'organiJmo unico appa re meglio rispondente agli scopi della t iforma, e che esso dovrà euere gestito attraverso la rappresentanza delle categorie produJJive, secondo for me di coordinamento degli iJtituti nuovi, presenti tutte le indicazioni emetJe dalla discuJsione. Di qunte il Got•nno f ascista t errà il mauimo conto . nella concreta soluzione che al sarà data, nel momento che esso giudicherà più rùpondenle agli ÌIJ/euui della 11dzione (Vivissimi applausi dell'auemblea accolgono la fi ne d e/Je dicbiarazioni de l D u ce).

AGLI OLIMPIONICI *

It Duce, con vo ce pacata, i mpartÌJce alcune istruzicmi di carattere generale e porge, con parole incitatrici, il sUo saluto augurale, affimhé gli atleti siano pienamente compresi che nei ·giorni olimpionici di Los A ngeles essi rappresentano una nazione che è a/Fordine àel giorno àell'at· tenzione mondiale. (Il grido fatidico di «A noi!», sottolineando le ultime parole del D u ce, vibra come una solenne f orma di giurament o ) .

* Il 28 giugno 1932, Mussolini aveva visitato «i laV<lri della rotabilt Premikuore-Cavallina, destinata a creare attraverso l'Appennin o una nuova .comunkazione fra la Romagna e la T oscana». 11 29 giugno, a ForU, aveva ricevuto il prefetto ed il podestà dell11 città Il 30 giugno, aveva visitato « i lavori della strada Santa Sofia-Stia(+). s..E. il capo del Governo ha pt:rcorso a piedi molti chilometri della nuova strada, destinata a mettere in comunicalione le due pro-

328" RIUNIONE DEL CONSIGLiO DEI MINISTRI *

In principio di seduta, il minist ro d egli Esteri ed il ministro delle Finanu hanno riferito sui recenti accordi di Losanna e data comuni· cazione al Comiglio dei miniJtri dei documenti sottoscritt i tra i Governi creditori della Germania e fra il Governo italiano e qtiel/o britannico.

Come è noto, l'obbligo della Germania di pagare le riparazioni è stabilito· nella parte ottava del tra/lato di Versai/les, di cui costituiJce uno d ei fondamenti. La prima modificazione contrattual e di tale obbligo tra la Germania e le potenze creditrici è del 1924 (piano DaweJ). La ;econda è del 1930 (piano Young).

Gli accordi concltui a Losanna il 9 luglio 1932 riducono e fiJiano l'obbligo della Germania alla consegna di tre milioni di marchi oro di obbligazioni, in una annualità e mezza, delle trentaselle annualità del piano Young.

La consegna di tali obbligazioni non avverrà subito, ma fra Ire anni, e le obbligazioni saranno emesse a mano a mano che il credito tedesco lo consenta. Gli accordi di Losanna liberano, pertanto, virtua/. mente la Germania dall'obbligo delle riparazioni.

Gli auordi di Losanna non sono d efin itivi. EJJi sono sogget ti a ratifica . Un « gentlemen's agreement » tra le potenze creditrici stabi· liste che tale ratifica si farà solo quando saranno state regolate in modo definitivq anche le altre_ obbligazioni finanziarie interJ/ata/i (debiti. di guerra).

O ve tale regolame'?IO non avveniJJe, si rhostituirebbe automatiça· mtnte tra tutti i Governi la situazione di diritto e di palio che esisteva vincie di Forlì e A rezzo e ad avviare lo sfruttamento della grande foresta di Campigna. 1). Il 1° luglio, alle 10.30, proveniente da Carpena, giunge in auto a ForB, dove, in prefettura, passa in rivista la centuria di atleti italiani in procinto di partire per le olimpiadi mondiali di Los Angeles. Indi pronwtcia le parole qui r iportate in riassunto. (Da Il Popolo d'!Jalia, Nn. 15-i, 155, 156, 157, 29, 30 giugno, l, 2 luglio 1932, XIX).

" Il 1.0 luglio 1932, verso Je 11.30, Mussolini aveva lasciato ForH in auto era rientrato a Carpena. Il 2 luglio, aveva visitato Cattolica, Faenu, Ravenna e lo stabilimento termale di Fratta. Il 3 luglio era rientrato a Roma Il 14 luglio (ore 10·13), presiede la riunione del Consiglio dei ministri della quale è qW riportato il resoconto. (Da 11 Popolo d'Italia, Nn. 157, 159, 168, 2, 5, 15 luglio 1932, XlX).

Opera Omnia Di Benito Mus Souni

prima degli aao rdi di LoJanna riJp eno ai debiti e alle riparazioni. Si tornerebbe, .cioè, alte po1izioni stabilite dagli aaordi de/J'Aja del 1930. Nel periodo intermedio fra Losa,ma e la siJJemazio1ie fi nale d i Julte le obbligdzioni di guerra, opportune garanzie cautelano i paesi creditori del/a Germania; e q uindi, oltre aliti non ratifica degU auordi conclusi, è .stabilita la so1pensione di t11tJi i pagamenti trtt potenze credit rici e debitrici europeé per una durata di tale periodo ucondo i criteri della dichiarazione fattà il 16 .· giugno, all'inizio della conferenza.

Oltre .agli auordi per le tiparazioni tedescbe, è Jlato .stabilito a Lo· .ranna: a) la procedma n eceSJaria per liquidare anche le riparazioni non tedeuhe e altre queslioni che vi si connetJono; b) la procedura necessaria per lo studio della question e d ei prezzi del grano nei paesi dél sud e del centro est europeo (la relativa ritmione non t ra i soli Slt:t/Ì d anubiani, ma Ira' eui, le g randi potenze e alt ri Stati pure interenaJi alla questione - Olanda, Svizzera, e((. - giusta la t esi italiana),' c) la costituzione di due comitati, uno monetario ed uno economico, per la preparazion e della cònferen·za economica m ondiale. •

Le decisioni di Lo1amza riaffermano la compensazione tra riparazioni e debili e rappreJentano la prima tappd decisiva sulla via ·della lo ro cancellazione fina l e la Jesi italiana enunciata fino _ dal 1922 e riconfermata da ultimo nella deliberazi9ne del Gran Consiglio d el fauismo nella seuione di aprile. Bue credno, inoltre, le premésse indispensabili per una effettiva co/l'!borazione monetaria finanziaria ed et_onomica fra tutti gli Stati, d i cui la deliberazione del Gran Consiglio riaffermava parimenti la "neceJJità al fine di 111perare /'aJJuale gra ve depreuione, ed avviarsi risolutam enJe verJo la ricostruzione europea e mondiale JJ Consiglio dei ministri ha approtJal O l'azione svolta dalla d el ega. zio ne itaJ;ana alla conferenza di LoJanna. ( +)

329" RIUNIONE

DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI *

Su propOsta del capo del Governo, primo ministro, segretario di Stato, il Comiglio dei minisJri ha approvato:

1. - Un diseg no di legge relativo dia costituzions dell'Ente autonomo per la MoJira permanente nazionale della moda a T orino. Tale

• A Gaeta, il 6 agosto 1932, alle 15.45, Mussolini si era imbarcato sulla nave A.llf'ora ptor seguire le manovre navali Il 7 agosto, aJie 8.30, I'A flf'ora era giunta a Trapani, « ove si trovavano ·ancorate le for:r.e navali del partito A, al manifeJidZione, avmdo dimostralo uiza perfetta attrezzatura delle ind11· Jtrìe de/t'a bbigliamento, trasformata da ouasionale in periodica, a raraJiere nazionale, con due mostre annuali, che avranno luogo in T orino a partire dal 1933, l'una in primavera e l'a!Jra in autunno. Con questo provvedimento viene appagata una giusta asp_irazione della ci/là di T orino, che1 nel campo specifico d ella moda, si rivela bene idonea a dare pubblica manifestazione di quall/o . l'industria nazionale deltabbligliamenlo e le a!Jre industrie connesu realizza11o con abilità tecnica; con gusto e signorilitiì di

2 . - Un diseg no di legge che modifica il regio decreto 'legge 2 1 febbrai'? 1932, numero I J4, Julla pubblicità dei prezzi degli alberghi, delle lo caride e delle pemioni. Per evitare agli artisti drammatici maggiori 1"pese durante le bre vi permanenze in lt1oghi con limitata viene t olto il di tJieiQ stabilito dal suddei/Q decreto legge, per effetto del quale non è consentilo agli a/fitlacamere di alloggiare ar/ÌJIÌ drammatici e liria per un periodo inferiore a Iflte giorni. .

Poi, JU proposta del capo d el Go-tJerno, mùzhlro degli Affari EI/eri, tono stati approvati :

1. - Un decret o che dà esecuzione alla convenzione Jtipulala tra l'Italia e la CecoJ!ovacchia il 10 m(l.ggio !932 per il regolamento defi- comando di S. E. l'ammiraglio Burzagli. (+) AHe 9.30, il capo 'del Governo, col ministro della Marina e il comandante ln capo della !Jrima squadra, si è recato sul regio incrociatore Co/leoni, che porta l'insegna dell'ammiraglio Castiglioni, comandante la ten:a divisione. Lo ha visitato minutamente ed ha assistito ad una esercitazione dal J>OSto di combattimento, do!JO aver ·passato in rivista l'equipaggio. Sbaro.to dal sal utato dalle salve regolamentari, il capo d el Governo ha percorso in motoscafo la formazione degli incrociatori, che avevano gli equipaggi schierati in coperta , e si è recato sul cacciatorpediniere che ha visitato attentamente ( +). Verso mezzogiorno, il capo del Governo ha ripreso imbarco suii'.Aurord) che poco dopo ha lasciato l'ancoraggio, diretta al sud ». Al tramonto del 7 agosto, l'Aurora si era ancorata. davanti a Porto Empedocle Nella notte, la nave aveva· lasciato l'ancoraggio, dirigendosi verso il canale di Malta e q uindi- su Augusta. L' a· agosto, alle 17, l'Aurora era giunta ad Augusta. <l 11 capo Qel Governo, con i ministri della Marina e dell'Aeronautica e con l'ammiraglio Vannutelli, comandante militare marittimo della Sicilia, si è recato a visitare l'idroscalo ed i lavori in corso per l'appostamento della base navale, diretti .:la! colonnello Carnevali . Alle ore 19.30, ha fatto ritorno a bordo, ove ha ricewto il prefetto, il segretario fèdera le, il generale Russo, comandante le camicie nere della Sicilia orientale, ed il questore di Siracusa ». Il 9 agosto, all'alba. l'Aurora aveva lasciato la rada di Augusta, diretta al nord. Il 10 agosto, alle 10.;0, Mussolini era sbarcato dalla nave a Civitavecchia. Poi era r ientrato a Roma in auto. L' 11 agosto (ore 10-12 30), presiede la riunione del Coosiglio dei ministri della quale qui riportato il resoconto. (Da li Popo/Q Nn. 188, 189, 190, 191, 7, 9, 10, 11 agosto 1932, XIX). nitivo de/l'aaordo 23 ·not1Cmbre .1921 di Portoro;e, cirta la restituzione di materiale ferrovù:rio. j. - Un decreto concernente l'organizzazione dell'amminiltrazione centrale degli Affari EJteri.

2. - Un dure/o chi dà necuzione all'accordo italo-canadeJt del 29 marzo 1932 per la reciproca esenzione · d ei profitti marillimi dttlla impos/a sul .reddito.

4. - Uno schema di provvedimento che dà eucuzione alle convenzioni di Gi11evra del 7 giugno 1930 per la unificazione d el d irittO cambiario .

Inoltre, il capo del Governo, miniltro degli Affari Est eri, ha comunicato al Comiglio dei ministri il movimmto diploìnatico prediJpoJ/o.

Succeuivamente, SII proposJa del capo del Governo, mini.riro dell'Interno, il Consiglio dei minùtri ha appro vato:

1. - Uno uhema di provvedimento recante norme per i l passag· giO dei servlzi conùrnemi gli affari di Culto dal miniilro di Grazia e GiuJtizia a quello dell'Interno . ·

2. - Uno schema di provvedimentO per la costituzione del comune di Littoria in provincia di Roma. lA bonifica dell'Agro Pontùzo, v oluta e polenziata dal Governo fasciJta col prosciugamento·· ed il risanamento di 1ma cospicua zona di territorio paludoso e desertico, ha risolto un .reco/are e p oderoJo problema e ha poJto sulla via della realizzazione un'opera gigan(esca, deJtinata a un sicuro maesso, di bonifica idraulica de/J'Agro Pontino è stata integrata nella parte che nel Jerrilorio dei comuni di Cisterna di R oma e di Sermoneta dalla trasior· mazione agrttria intrapresa dall'Opera nazionale combaJtentì, che, avvalendori della sua potente organizzazione e dei larghi mezzi di e/lÌ di· spone, ha già creato in tale Jocafità 1ma fil/a rete di strade interpoderali e poderali, che completano la imponente rete stradale costmita dai Con· sorz1 di bonifica idraulica. preparando, coi pirì moderni e p otenti mezzi meccanici e mediante disboscamento e diSsodamento, la messa a coltura dei terreni bo nificati. Per il 28 ottobre prosJimo già cinquecento quindici case coloni(he .raranno pronte e completamente attrezzat e con scorte vive e morte Il terreno già arato sarà pronto per la semina e cinquecenloquirzdici famigli e coloniche inizieranno la loro fesiden za permanente nell'Agro Pontino. Per dare a questo primo nucleo di popolazione stabile centro di raccolta. organicamente ordinato, si pro v vede appunto a costituire il nt1ovo comune di Li/loria, che, a bonifica integrale com· piuta, comprmderà 19.300 ettari, di cui parte da stacca1"Ji dal comune di CiJterna di Roma e parte ·da quello di Sermoneta; millequa/Jrocento caJe coloniche e una popolazione di circa dodicimila abitanti. ( +)

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