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DAL XII ANN FONO, DEI FASCI. AL PATTO A QUATTRO J27
" into che sarebbe stato errore una tradizione ormai secolare e gloriosa. Gli strumenti deJla guerra possono cambiare, ina il cuore, il cuore bersaglieresco deve .restare.
Sìre, in quest'ora solenne, attorno a questo monwnento che sorge davanti a questa porta mìchelang"iolesca, qui dove uno scontro fatale avvenne, che il divenire della storia doveva di poi superare e comporre, voi non avete attorno soltanto i bersaglieri, convenuti da ogni parte d 'Italia coi loro labari, le loro fanfare, le loro canzoni; ma spiritualmente, tutte le Forze Armate e tutto il popolo italiano, in questa ardente atmosfera primo decennale fascista. D ue Eroi, fra i mille e mille, guidano, da i regni della gloria, l'odierna adunata: Rismondo e Toti. Essi hanno dato la misura di quello che il nostro popolo possa nelle ore decisive, q uando il vostro ordine risuoni. Noi, come ieri, obbediremo! (Quando il Dure ha t erminato di parlare, il ro mbo di una ovazione formidabile ha echeggiato nel piazzale. Sembrfl va rhe la folla non sapeue pùì contenere il proprio enlu JÙum o; l'o rgoglio e la commozione dei berJaglie,·i, che hanno 11Ùmto un' ora i ndimenticabile, erano indeJCrivibili, ed innum"erevoli le grida di : «Viva il re .' Viva il Duce!»).
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I PROGRESSI DELLA «BATTAGLIA D EL GRANO>>*
S E il capo del Governo h"a aperJo la u duta, ritJ oigendo un saluto agli ù pettori agrari regionali, elementi esJenziali della rinauita agricola del paese, ed ha quindi fatto l e seguenti Comunico che il raccolto granario di questo anno sale a 75.1 50.000 qui ntàli. I dati sono stati racèolti ed elaborati con la più grande esattezza, in quanto I'rstituto centrale d i statistica ha potuto ormai utilizzare per molte provincie il nuovo catasto agrario e dovunque è ltato rispettato l'obbligo della denuncia del g rano trebbiato.
La produzione di questo anno è la più alta finora data dal suolo italiano, superando notevolmente quelle già considerate ottime del 1929, . in quinta li 70.795 .100, e del 1931, in quinta li 66.619.900.
Bastano poche cifre di riferimento e di confronto: nel sessennio anteguerra 1909-19 14, la media produzione a nnua fu di quintali 49.273.000 e la media produzione unitaria di quintali 10,4; nel quadri ennio dopo guerra 19 19 -1922, la· media fu rispettivamente di quintali 45.286.000 e dì quintali 9,9; nel sessennio 1926-1 93 1, f u di quintali 61.607.216 e di quintali 12,6. Nel settennio' della « battagli_a_ del grano» 1926-1932, f u di quintali 63.54 1.985 e di quintali 13,0.
• La matti na clel 24 settembre 1932, dalla Rocca delle Caminate, Mwsolini si porta in auto a Forli, per presiedere, in prefettura, la. riunione del Comitato permanente del grano. In ta le occasione, il Presidente del Coosiglio fa le dichiarazioni qui riportate (Da Il Popolo d'l/alia, N. 229, 1932, XIX).
Il raccolto di quest'anno non è dovuto ad aumento di superficie, come dimostrano i seguenti dati: media 1909-1914, ettari 4.756.250; 1927, ettari 4.975.800; 1928, ettari 4.962.800; 1929, ettari 4. 772 938; 1930, ettari 4.822.716; 193 1, ettari 4.809.250; 193i, ettari 4.952.107.
:B aumentato invece il rendimento per ettaro: _ dai quintali 10,4 dell'anteguerra e dai quintali 12, 2 del 1926, primo anno dell3 « del grano», a quintali 15,2 nell'annata g ranaria 1931-1932 t.
Qùest'ultima cifra segna una vera conquista ed assume va lore ancora maggiore, se si considera l'andamento stagiona le della decorsa campag na. Il principio e la fine di qUeSta, ma specialmente la fine, per Ie pìoggie conti nue ne lla primavera inoltrata e le alternative della temperatura, non furono sempre e ovunque favorevoli, tanto che g li attacchi delle ruggini furo no di viç>lenza senza preCedenti, spedalmente. lungo il litorale tircenico, dalla Maremma a Salerno, nella Toscana orientale, nell"Umbria, -nel Lazio, nella Campania, in alcune zone della Basilicata e della Calabria e nella Sicilia occidentale.
Tali attacchi, seCondo le asserzioni dei tecnici, hanno fatto perdere da ci nque a sei milioni di quintali di prodotto la·conquista dell'aumentato rendimento è u na v ittoria della t ecnica colturale, che si è ormai affermata su posizioni decise: sistemazioni migliori di piano e di cÒile; buona preparazione del terreno prima della semina; adozione di oculati avvicendamenti; impiego delle razze elette, specialmente precoci ; cure colturali diligenti; ma è dovuta, soprattutto, alla tenacia·e all'entusiasmo delle classi rurali. E mi rallegro nel constatare come questo anno l'impiego delle sementi elette abbia raggiunto il cinquantat re per cento.
Qualche cifra sulle p roduzioni delle regioni più la Lombardia ha la produzione, ma ha abbassato lievemente il rendimento per ettaro, da 25,3 a 25,1; il Veneto è passato, invece, da 20,5 a 22,1. L'Emilia ha fatto un balzo in avanti : da 21,4 a 26,6. Bene la
T oscana: -da 14,1 a 14,9. Meglio le Marche : da 12,7 a 15,3. Meglio an· coca l'Abruzzo: da 9,5 a 12,1. Sono da considerare, poi, sforzi non lievi nell'ascesa, quelli della Basilicata e della Sicilia, da 10,6 a 11,7; Puglie, da 1 2,2 a 13,2; della sempre più forte Sardegna, da 8,4 a 11,1._
La <<battaglia del grano » segna, adunque, nel 1932, un nuovo e ragguardevole successo. le classi rurali italiane hanno lavorato col ritmo impresso dal regime f ascista, sorrette dagli organismi tecnici dell'Agricoltura, a i quali va un elogio che essi hanno meritato. G li agricoltori italiani sanno che la t appa del1932 deve preparare alla completa vittoria. Ricordo loro che le conquiste si raggiungono con la tenacia e con l'impiego di .armi cd una di queste p er . la <<battaglia del grano )> si identifica con la fertilizzazione delle terre.
PER L' INAUGURAZIONE DELL'ERMA A CARDUCCI*
11 D u ce parla quindi a lung o.
L'alto e medita/o diicorso illumina l'ardua mùsùJne che il Poeta g enerosamente impose alla sua f an/asia e al mo g enio per servire l'u nità morale d e/la palria.
Passa a · rile v.:t rne acutamente la f orte personaliià, i'italianità pouent e, i /ratti t"arallerÌ!Iid d el g enio , che, ù 1 1111 period o di medi ocrità e di de · bolezze ispirandosi alla grtmdez za antica di R oma, antidpava lo spìfito della nuova generazione ed i mw vi tempi.
l/ Duu ba accennato alle varie leggend e e trad izioni che si legan o a questo «colle sacro ai poeti»," ha ripet ii/O il lirico dubitativo del Car· ducci: «Forse qui Dante inginoa hiossi »,' ha lanciato un fuggi ti vo sguardo al « cip rnso di Francesca » e alt ri storici e poetici t"h e rmdono questi aerei pogxi polemani così ficcbi di «path os» , gùmgendo : «Tutto ciò non è affatto -documentato. Ma perché non do· vremmo credere _ alla tradizione ·sentimentale del popolo? Non è vero ? Può darsi, ma non importa. Assai spesso la t radizione, la leggenda è più veridica de lla vera stori a, speda lmente di quell a f ati cosamente scritta a distanza d i secoli ».
L'estro improvvùatore d el D uce ;"è poscìa ri volto all'amore del Car· ducci pe r q11es1i colli e per queJta verde magnifica t erra ( ne amava an che la bionda e d olce albana!), precisando gli scopi della cel ebrazione.
O ggi - ha detto - intendiamo assolvere il compito preciso di onorare il Poeta a modo nostro: vedendo cioe quanto del Carducci è vivo nel nostro spirito, quanto è invece lontano da noi, consegnato i contingenza di natura polemica che non sono della nostra epoca.
• Il 24 settembre 1932, alle n, Mussolini aveva lasciato Forlì in auto ed era rientrato alla Rocca delle Ca.min.ate. 11 U settembre, poco dopò le l 6, g iunge in auto a Polenta, per inaug urare !"erma a Giosue Carducci. In tale occa· sione, dopo !"orazione del dottor Giuseppe Leonardi, ideatore e realizzatore dell"ini ziativa, il Pres idente J el Consig lio pronuncia il discorso qui riportato in riassunto (Da Il Popol o d' l Mlia, N n. 229, 230, 25, 27 1932, XIX; e d a Il Popolo di Romagna, N . 40, l ottobre 19 32, X).
li Duce si è anche addentrato ,u!la valutazione artistica della poesia carducciana, affermando che canlore di Polenta è uno d ei più g randi poeti della ptttria. Ma il Carducci - ha soggiunto - non -va ricordato soltanlo per la sua poesia civile, che è dèl r eJ!O grandiuima e, a torto, dispregiata da certa critica (lo steJJo Dante _faceva della poe;ia civile, altingmdo addirittura la 111a materia negli eventi delle fnzioni}, ma an· che per le pure altezze della J!ta lirica. Ed è precisamente a que.sl& punto che ii Duce ha recitato con mirabile efficacia a/mne strofe carducciane.
Con toni più gagliardi e ancor pù) incisivi," il Duce ha tracciato la figura e il temperamento del Carducci con una -feliciJJima sintui che non ci è possibile ricoJiruire con quella fed eltà che vorremmo .
·Noi - ha roncluso - amiamo nel Carducci specialmente il suo spirito strettissimamente unitario. Egli era un italiano inte,Srale e, come diciamo noi, totalitario. Cantò il Piemonte, il Cadore, il Veneto, l'Umbria, la Sicilia, ma fu nemico di tutti i campanili e di tutti i campani· lismi. Non aveva che il culto della grande patria. II suo era un patriottismo fi erissimo, che non faceva concessioni agli .esotismi di nessuna specie. Egli sentiva poi Roma come pochi poeti sentirono. Aveva anzi negli occhi la nostra Roma, que1Ja che stiamo ricostruendo non soltanto nelle pietre ma negli spiriti, il che è più difficile. E se oggi il Poeta potesse vedere la nuova Roma, che già scintilla sul nostro orizzonte, non ricorrerebbe certamente più all'antico sdegnoso paragone di BiSanzio!
AI DIRIGENTI DEI SINDACATI PROFESSIONISTI ED ARTISTI*
Jl Duce ha tracciato ai gerarchi della Confederazione profeHionùti ed artiJti, convenuJi all'adunala, le d ireJtive che essi devono seguire nell'adempimento dei l oro compiti di faJciJti e di organizZAtori.
Egli ha d ello che nesumo, Jolo perché ha 1111a w/tura o è in posJeJJO di un· titolo di Jtudio, deve comidcrani avNisiJ dalla vita che lo circonda. Bisogna, invece , viver/a pienamente, n sere uomini del proprio . temptJ, evilttre di isolarsi in uno J!erile egocenhismo.
* Il 2j settembre 19 32, verso le 18, Mussolinì aveva lasciato P olenta in auto ed era rientrato alla Rocca delle Caminate, dove aveva sostato sino al 28 ( ?) settembre. Tornato a. Roma, il 1o ottobre, all'Augusteo, presenzia il convegno dei dirigenti della Confederazione nazionale dei sindacati fascisti professionisti ed artisti. In tale occasione, il Presidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato in riassunto. (Da Il Popolo d'Itali4, N n. 230, 233, 23j, Ì1, 30 st'ttembre, 2 ottobre 1932, XIX).
Ha poi rilevato come, prima del i profeuioniJti e gli artisti, nello stato libertJioide, non aveuero diritto di cillddinanztJ, Come nel passato, cos} al/ua!mente, in ogni altro Stato che nbn sùz l'Italia, le categorie professionali ed artistiche non htJn11o il riconoscimento che il jtJscismo ha loro conferito.
Il .capo d el Go verno ha affermato quindi la neceuità, anche per coloro ' che sono usciti dalle Unive1·sità e sono fomiti dei più alti titoli dì studio accademici, dì non cenare dall'apprendere, più che sui libri, con l'ouervazio ne amta e diretta della vita e a comatto della umanità, in quanto la scuola ha un semplice carattere informativo e non può dare quel/a nozione e simra delle cou che occorre all'u omo di pemiero. E un a!Jro dovere incombe ai p rojeJJi o11isti ed agli artisti, come a t'!tti coloro che militano n elle file del fauismo-: il dovere di essere esempio costmtJe di disinteresse, di andare con simpatia verso il p opolo, di 11011 asmmere mai nessun alleggiame_nto cbe sia in contrast o con la solidarietà che ·Ji deve · sentire con che hanno in comune con 110i propositi ed idee.
Il Duce ha poi incitato a non trascurare gli esercizi fisici, perché non Jarà mai pouibile avere una intelligenza perfettamente limpida e uno Jpirito aperto alla compri! mione" intera della vita, ove non vi ;ia armonia tra spirito e forze fi siche
Il capo del Governo ha cond11so esprimendo la sua profonda JÙnpalia agli adunati. (Le ultime ptlrole del Dll fe , che htl ptlr!ato per .oltre mezz'ora, fra la viva dttenzione dei presenti, JOilO state accolte da una lungd, vibranle ovazione. è Jrallata, di nuovo, in piedi, ti.Cclamtlndo il (apo del Governo e ripet endo con un wl grido tllli uimo il ;entùnento di fed e e di devozione di tuili i profeuioniJti ed arliJJi d'Italia : « pucel Duce.' Duce l»).
134" RlUNIONE
DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO*
Erano presenti le Loro Eccellenze Balbo, D e V ecchi, Federzoni, Giu· riati, De Franci.Jci, Jung, Ercole, .Acerbo, Ciano , Arpinati, Rouoni, Cri.rtini, Marco ni, T eruzzi; gli onorevoli B enni, Razza, T auim:tri, ClatJenzani, Adinolfi ed il profeuor MarpicaJi. Segretario, l'onorevole Starau. Aue1lli giuJtificati S. E. De BonO e S. E. D e Stefani.
* Tenulasj a pa lazzo Vtnezia il l., ottobre 1!>32 , (ore 22·22 30). (Da I l Popolo d' Italia, N. 2 ottobre 1932, XJX).
JJ .ugretario del Partito, onorefJole Achille Starace, ha letJo il Hl · guente ordine del giomo, che il Gran ha approvato per accia.
mazione : ·
' « 11 G ran Comiglio d el fascùmo esprime ai. Duce la fie rezza e J'orgogtio delle camicie nere che, mi finire del primo duennio della rivoluzione, sostttno per tm momento a riguardare con lieto tmim o la vasta mole delle open: compiute, m:de sono trasformati, a d ieci anni dalla marcia su Roma, lo spirito ed il volto della pat ria.
«Sa/ula i caduti fasciJti, le forze della vitio ria, _i ginv.:mi che marciano gagliardi - m l/a via percorsa dai veterani, combaJtenti ieri come domani di liti/e le bauaglie, e riconoJCe1 uella operoM, comapevole disciplina del popolo la manifesta 110lontà di Jer.vire la patria fa scistt:.
«Interprete .rimro dello spirito dei legionari, aa esi ancora della temprata fede della vig;Ji.a, a.uic11ra al Duce, ideatore della rìt>ol11zione, condoltiero, artefice primo di tanto romano la,voro, la loro gratitudine e l'ttmia di euere chiamali a nuove f atiche, a nuOt·e e pùì ardue prove)). l lavori dei Gran Consiglio sono stati rinviati al giorno 5 del prossimo novembre.
AL POPOLO DELL' URBE*
ll capo del Governo ha. dichiarato di comtai.:Jre che l' entusiasmo dei fa uisti è, come semp re, fervidiuimo e intatto e che non dieci mmi sono passati dalle grandi giornate, ma poche ore, poiché lo spirito è semp re quello della vigilia.
Il Duce ba concluso riaffermando che d ietro i gagliardett i del Lit· torio sia raccolt o i11 disciplina perfetta t!Jfto il popolo italiano.
* A Roma, il 1° ottobre 1932, verso le 22.30, terminata la 13411 riunione del Gran Consiglio dd fascismo, una fiumana di popolo concentratasi i n piazza Venezia acclama a Mussolini. Co5tui appare sul balcone centra le d el palazzo a5sieme ai membri del Gran Consiglio. « Il segretario dd Partito, ottenuto il silenzio; legge a voce altissima l'ordine d el giorno app"rovaro d al G ran Consig lio. Terminata la lettura, il segretario del Partito chiede a lla fo lla: " A chi il Duce? .. Un "A noi l" formidabile g li risponde mentre centinaia di ga· g liardetti e le fiaccole vengono a,Sitate festosamente» Indi il Presidente del Consig lio p ronuncia le parole qui riportate in tiassunto. ( Da 11 Po polo fi'IMiia, N. 2D, 2 ottobre 193 2, XIX}.
NELL'INSEDIARE IL COMITATO PER LE ESPEIHENZE
DI ELETTRIFICAZIONE AGRICOLA*
11 capo del Go verno ha di avere voluto presiedere lçt prima riunione del Comitato, perché riconoJCe l'importanza del problema aue·gnatogli. Quei/o ha già avuto "qualche parziale soluziom, ma è tempo d i sistemttlicameltle affrontarlo.
Venticinque mi lioni di rurali italiani d ebbono potere partecipare più largamente all'impiego dell'energ ia aprendo un nuovo, importante mercato al collocamento di essa. Cosl, anche in questo campo, agri· ed industria colbboreranno alla prosperità del paese.
la - btt concluso il Duce - è : occorre metodo e tenacia per conseguirla.
AL PRIMO CONGRESSO GIURIDICO ITALIANO**
Quindi, accolto da tma nuova, grandiosa si è alzato a parlare S. E. il capo del che h a improvvisato UIJ discorso durato oltre mezz'ora.
Egli ha dapprima rivolto un Jaluto ai congressisti e si è compiaciuto col ministro Guarda.rigilli per il mo dotto disromJ u A Roma, in Campidoglio, nell"aula di Giulio Cesare, la mattina del 5 ottobre 19H, Mussolini inaugura il primo congresso giuridico italiano. In tale occasione, dopo l'orazione del ministro Pietro D e Francisci, il del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato in riassunto. (Da 11 Popt>/o d'Italia, N. 238, 6 ottobre 19'32, XIX).
Ha poi posto in rilievo come il diriJio sia indubbiamenJe una ueazione d el geni o di R oma ed ba aamnato alle realizzazioni del rt>gime 11ei riguardi della cultura.
Ha concluso augurando che i lavori del congreuo siano tali dtt" la· sciare Ult'impronla indelebile nei/a storia e nel diritto italiano ed ha terminat o dichiarando aperJo il congresso i n n ome di Sua Maestà il re.
* A. Roma, a palazzo Vene:zia, il 4 ottobre 1932 , Mussolini insedia il Comitato per le esperienze di elettrificazione agricola. In tale occasione, preceduto da vari oratori, il Presidente del Consiglio fa le ·dichiarazioni qui riportate in riassunto. (Da 11 Pt>Pt>lo N. 237, 5 ottobre 1932, XIX).
(Le parol e del Duce, che l'auemblea ha quasi ad ogni paJJo sot!olineate con calorosissimi applausi, hanno dato luogo alla fine ad un'entusiastica dimostrazione, che .si rinnova intemiJ.sima S. E. Muuolini lascia la sala del congreuo).
PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE *
Accolto da una nuova, caloro.ra e prolunga/ti manifestazion e, .sì è quindi alzalo a p11rlare S. E. il capo del Governo, il quale, d opo avere .salutato i mtmerosi partecipanti alla riunione, ba rievocato quanto il regime ha f atto nel 1110 primo decennio p er lo sviluppo·Jelle rcienze italiane.
Ha affernldlo che il . clima della rivoluzione può essere particolar· mente fdv orevole alla ricerca Jeientifica· ed ha rilet:ato che la scienza, pur euendo universaliflira, deve eJ.Jere aderente alla vi/d del popolo.
Hit quindi invitato gli .Jrienziati italiani a lavorare con metodo, c011 tenacia, in silenzio , aS.Jiam:mdoli che il Got,emo ed ;t popolo it aliano seguono i lo ro sforzi con viva simpatia.
Q11indi, in nome di S11Ìt Mae.rtà il re, ha dichiarato ape,·ta la venltt· nesima riunio 11e della Soàetà italiana per Jl progreJJo delle scienze. {l/ dùcor.ro dt'l D11ce hd su.JCitato il più vivo entusùumo dell'auemb!ed, che, dopo aver lungamente applaudito, S. E . Muuoli ni ha lasciata la Jala della rùmione gli ha tributato un' altra ca/ÒroJa, viviuima ova-
PRIMO DISCORSO .PER IL DECENNALE**
Camerati!
Esattamente dieci anni fa, il 16 ottobre 1922, in una riunione da me convoçata e tenutasi a Milano in via San Marco 46, fu decisa l'in· surrezione.
* A Roma, in Campidogiio, nell'aula di Giulio Cesart:, la mattina dd 7 ottobre 1932, Mus.solini presenzia la seduta inaugurale de!Ja ventunesima riunione della Società italiana per il progresso delle scienze. In. tale occasione, dopo i discorsi del senatore Guglielmo Marconi e del ministro Frances.co Ercole, il Pwidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato in riassunto. (D:a Il pqpolo d'lt.Jùz, N. 242, 11 ottobre 1932, XIX).
** Discorso pronunciato a Roma, in piazza Venezia, la mattina del 16 ottobre 1932, davanti a venticinquernila gerarchi d el P.N.F. (Da Il Popolo d'Italia, N. 248, 18 ottobre 1932, XIX).
Tutti coloro che parteciparono a quella storica riunione sono presenti. Uno solo è assente: Michele Bianchi, che ricordiamo .sempre con pro· fondo rimpi::mto. (Applausi. Si grida: «Presente!»).
La discussione fu animata e tutti i punti di vista furono esposti. Ma alla fine si raggiunse l'unanimità assoluta per le misure da prendersi immediatamente, le quali consistevano nel passaggio dei poteri dalla D irezione al quadrumvirato, nella formazione delle colonne che dovevano marciare su Roma, in altri dettagli riguardanti la mobilitazione delle camicie nere e nei poteri da dare al quadrumvirato.
Se noi rileggiamo taluni discorsi pol itici del tempo, possiamo oggi essere sorpresi davanti all'apparente discrezione dei nostri' obiettivi. Ma Wl esercito, quando si mette in marcia, deve pa rtire nelle migliori condizioni possibili, suscitare il minore numero possibile di inquietudini e di disagi. .
Recenti esperienze politiche in taluni paesi di Europa ci d icono che allora, come sempre· , la nostra forza fu accompagnata dalla saggezza.. l'insurrezione sta alla rivoluzione come la tattica sta alla strategia. L' insurrezione non è che un momento della rivoluzione, La rivoluzione totajjtarìa doveva cominciare dopo. E cominciò infatti nel 1923, quando furono creati la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e il Gran Consiglio.
::B tempo di dire una cosa che forse sorprenderà voi stessi, e che cioè, fra tutte le insurrezioni dei tempi moderni, quella più sanguinosa è stata la nostra.
Poche decine di morti richiedette l'espug·nazione della Bastiglia, nella quale di Prigionieri politici non c' era più nessuno. Le migliaia, le decine di miglia ia di morti vennero dopo, ma furono volute dal terrore.
Quanto poi alle rivoluzioni contemporanee, quella russa non ha costato che poche decine di vittime. · la nostra, durante tre anni, ha richiesto vasto sacrificio di g iovane sangue, e questo spiega e g iustifica il nostro proposito di asso luta intra nsigenza politica e morale.
Siamo alla fin e del primo decennio. Voi non vi aspetterete da me il- consuntivo. Io amo piuttosto di pensare a quello che faremo nel decennio prossimo. (Applaun). Del resto basta guardarsi attorrlo, per conyincersi che il nostro consuntivo è semplicemente immenso. Ma avviandoci al secondo decennio occorrono delle direttive di marcia. Comincerò da quelJa che personalmente mi riguarda. Io sono il vostro capo (applausi . vivi.rsimi; grida di:« Viva i l Duce!» ), e sono, come sempre, pronto ad assumermi tutte le responsabilità! (App!tum). Bisogna essere inflessibili con noi stess i, fedeli al nostro credo, alla nostra dottrina, al nostro giuramento e non fare concessioni di sorta, né alle nostalgie del passato, né alle catastrofiche antìcipazioni dd!'avvenire.
Tutti coloro che credono di risolvere la cris'i. con rimedi miracolistici sono fuori di strada. O questa i: una crisi ciclica «nel » sistema e sarà risolta; o è una crisi «del)) sistema , ed allora $Ìamo davanti -a un trapasso da un' epoca di civiltà ad un'alt ra. là dove 's i è voluto esasperare ancora di più il capitalismo·facendone un capitalismo di Stato, la m iseria è semplicemente spaventosa. (Ap plausz).
Si è posto anche il p roblema dei giovan i. Il problema dei giovan i si pone da sé. Lo: pone la vita, la qual e ha le sue stagioni, come la natura. Ora, nel seco ndo decennio bisogna fa re largo a i giova ni. Nessuno è più vecchio di colui che ha la g elosia della giovinezza. Noi vogl iamo che i giova ni raccolgano la nostra fiacco la, si infiammino della nostra fede e sia.no pronti e decisi a continulfe la nostra fatica. OccoHc fasci· stizzarc ancora più quelli io chiamo gli angoli morti della vita na· zionale, non fa rsi t roppo assor bi re dalla ordinaria amm inistrazione fino aJ punto di ri nunziare a quella che è la gio ia e l'ebbrezza del rischio, essere pronti a tutto <JUell o che può costituire il compito più severo di domani
Voi vi riunite oggi in Roma, in questa Roma che noi volemmo, rialzarla nell' amore e ne ll' orgogl io degli italilni e nell'ammirazione del mondo. Vi riunite in questa piazza che è il cuore di Roma e <JUindi il cuore d'Italia (vivisJimi applmm ), non solo perché c'è palazzo Venezia, costruito da una di quelle città che noi possi;Jmo chiamare Ì{Tlperiali , come Genova, Pisa, Amalfi, Ravenna ed anche Firenze, che d iffuse l'im· perialismo immortale del suo genio; non già perché in q uel palazzo che voi ·vedete è morta la madre di N apoleone appena Oovantasei anni o r sono - di quel Buonaparte tagli:1to nella razza possente d ei D ante c de i Michelangelo, che no n imparò mai a pronunciare correttamente il francese, quel. Buonaparte al. quale no i siamo g rati per aver acceso l a · prima fiacco la d ell 'unità della patria, e ·per aver chiamato a lle armi g li italiani, che egli stesso definì tra i mig lio ri soldati d'Europa - ma p erché qui c'è l'ara del Milite Ig noto e l'a ra dei caduti fascisti.
Il Mil ite Ig noto· è il simbolo dell'Ital ia una, vitto riosa , fascista, u na dalle Alpi di Aosta romana fino al mare di Trapani, ·che vide la disfatta d elle navi Cartaginesi. Egli è la testimonianza suprema di ciò che fu, b certezza infallibile di ciò che sarà !