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APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ECC 313

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APPENDICE

APPENDICE

ANNO 1916-III

N. 40. 9 febbraio

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» 72, 12 marzo

» 1s. 1a r

» 130. 11 maggio

» 3 18. l S novembre

» 327 24 »

N. 137. 19 maggio

» 142. 24 »

» 1 SO. 1 giusno

» 1 59. 10 »

Gli ideali della no1tra gueN'a (1)

Ri11novnrJi.' (« Il Popolo d'Jtalia ») (1)

La <:omune (« li Popolo d'Italia») (l)

SocraliJmo, gu erra e face. Letterina all'on. Filippo T urati (Cencto rosso) (1)

Il gioliuiJmo ( l)

Un nemico è ,norto: guerra più tena,e.' (1)

ANNO 1917-IV

· Senu anneuioni ( 1)

Due anni (« 11 Popolo d'Italia ») ( l)

Esultanze ( 1)

In alto mare! (1)

....

TROPPO POCO *

Q uesta guerra non è la « loro » guerra. la nostra. Ora che ancora meno denaro

.... La Patri::a d i domani, l'Jtalia d i domani apparterrà, di diritto e di fatto, a coloro e soltanto a coloro che ha[).nO offerto alla guerra il sangue e i1 den aro.

.MUSSOLINI

Ma quanto ha dato il 5ignor Mussolini? Denaro lire cento, sangue niente. Troppo poco per ,hi pretende di scriver e cosl gravi minacce alla borghesi,: che gli va dietro e fa come lui fa.

• Dall'Avanti !, N 192, 13 luglio 1915, XIX.

BATTIJTA D 'ASPETTO•

Il fondato re dell'organo pippcttiano scrive mezza colonna di prosa sbrodolata eer dire che per andare alla guerra egli aspetta che essa « sia d iventata più aspra e sanguinosa )>.

L'augurio sarà certamente assai g radito. Ad ogni modo aspettiamo anche n oi, non senza fare nota re però che se q uesta facoltà di scelta fosse stata concessa a tutti quelli che si ;~~r:°n ~~g;i ~a~~ite a;a~~:~r~éa:r~~a~é c:s;~. « lui ». probabilmente la Ma intanto, per abbondan za, rilevi amo che l'eroko fonda tore - col capitale P.ippettiano - comincia a mettere le mani avanti ancm per i ,giorni più aspri e sanguinos i. Infatti egl i accenna già alla necessità di serbarsi in ,•ita per le future polemiche Ragion e per cui potrebbe an ch e darsi che un bel g iorno il pubblico facesse la mirabolante scoperta che l'« eroe » è stato semplicemente rifo rmato Ed a11a guerra - a questa, mite e dolce, come a 9ueUa aspra e sangu inosa - avrà lasciato andare bellamente gli a ltri. Aspmi1tno dunque e vedremo.

• Dall' A11anri.', N. 194, 15 Jus lio 190, XIX.

[A BENITO]•

Benito - che da questa guerra, se non ha ferro ha pane - ha ri· cevuto contro di mc nuovi documenti inediti assai interessanti, e rni mi· naccia. O io taccio o egli sfodera la dornrne nta2ione terribile. Benito ha la stoffa del ricattatore, più che d el giornalista. Ma io continuo l' opera mia. Non taccio. Benito pubblichi quanto gli pare e farà ridere a ncora una volta alle sue spalle.

G, M, S , *"'

• Dall'At:.inti!, N. 196, 17 luglio 191), XIX. o Gia<into Menotti Sti rati.

Memorandum

MUSSOLINI.. LIBICO *

Uno dei contubernali [sic] del giornale pili ridicolo di Milano ha deplorato con aria molto compunta che l'A vanti! aprisse le sue colonne a un eietto anarchico.

J.'a[ia era compunta, quasi quanto la lamentela classica « N.on c'è più reHgione.... » di buona memoria. n lacrimevole uomo del T ime,, , di via Pesce, o via Paolo da Cannobio che dir si voelia, aveva ra- nel prcpìnquo « 9uotidiano soc ialista » (Cop y,;r,/;t b)' Pippetto Naldi e Co.) e uno squadernar,e diutu rno de l a g amma d e i col ori che va dal v~rde piscllo massonico marca Pontremol i, al rosso bria..::o t ipo Deambr is.

iue~~~t!

X~.1nfalli~f1emd·~113~i~: :a·v~lte p;:~d~

pesca i disturbatori ne l'acque turbolente di Montecitorio, e poch i altri. Fra questi, invero, non v'è o' profeJw' Benito, il ~ualc Benito and rà si curamente n el più basso inferno, se l'A van ti/ dovra far sosta in purgatorio ptr il veniale p«cato di flag rante collabora:zione anarchica. Infatti : !C è g ran fa llo quel de l'Avanti.', qual mai vero peccatuccio è quel di Benito che, ne i.... fortunosi g iorni de la sua diretione de l'A vanti.', fa ceva co11aborare il nominato Libe10 Tancredi non solo anarchico ma anche faut ore de /'imprna libica.' Peccato grave: peccato di eresia nel contatto con l'anarch ico, peccato di dissimufazione facendogli ( ~ t vergo~a ?) firmare s:li articoli con pseudonimi ( quali Mario G111di, A l· proprio peccato : come vedete è Ja dannazione eterna!

• Dall'Awn#!, N. 204, 2' lug lio 1915, XJX.

Bello eh, l'uomo che sull'A tianti ! faceva la campagna antilibica contro i Bissolati e i Bonomi mentre si faceva fare gli articoli per il giornale stesso da un libico de' più fervorosi, anarchico per soprappiù? Beilo e onesto l'uomo che voleva cacciare dal Partito i compagni favorevoli a la guerra l ibica, mentre attirava nel giornale g li estran ei al Partito fa. vorevoli a l'impresa? Ne l'uomo che caccia Bisso1ati, libico ma d'onestà adamantina, per prendersi Tancredi, l ibico , ma costellato di « questioni morali)>, v'è t utto, completo, Benito Mussolini, campione con macchie, ma con molta paura, e guerrie ro da richiamare. [FRANCHI con gli par suo, .gli ha tolto la calma e la ragione. Farnetica. E farneticando sinare i.I socialismo. Egli, J fondatore, farà da sicario. Quando coloro che sono partiti rei campo, ritorneranno, egli - rimasto a casa - li sca~lierà contro i nemico interno, cont ro il socialismo. E cosl continuerà a d imostrare il proprio coraggio. Perciò egli, a quelli che partono, grida: arrivederci. fntanto, ncirattesa, i l sovvenziona to da Pippetto, continue rà 1a subdola campagna contro i socia.listi « debitamente sovvenuti ». Cretino! Sovvenuti noi? Da chi? Come? Quando? Parli, parli chia ro« il fondatore». E gli ricacceremo fino in fondo della gola la calunnia turpe.

Tornate, · voi giovan i audaci, to rnate. Egli vi aspetta. Egli calcola sulla vostra andata e sul vostro ritorno. E come quella gli è stata proficua, così spe ra gli sia utile 9uesto. T ornate! L'uomo, che ha tanto coraggio p ersonale, si varrà di voi doman i, come se ne è valso ieri, come sempre. Questo egoista, che non ama che se stesso, sta meditando un altro prano per fare di voi nuove vittime. Tornate!

Sovvenuti?... Ah! Sl. (j ricordiamo, infatti. Noi abbiamo avuto dai faceva parte - noi no - della Direz ione del Partito, e il primo novembre r1ù ] stesso anno lo stesso signore, pur colla sovvenzione dei tedeschi, assumeva· la direzione del nostro giornale. Se quel fraterno aiuto fu una vergogna, lui deve arrossirne, non noi. lui che, dopo avere goduto la sovvenzione dei marchi tedeschi, si

• Dall'A vimtil, N . 206, 27 luglio 1915, XIX.

Francia.

Da allora il nostro giornale non ebbe più alcun rapporto del genere in nessun modo coi socialisti tedeschi, o con altri.

Noi sfidiamo il sovvenuto da Pippetto a dire diversamente.

E gli ricordiamo che il compito ch'egli s'è assunto di assassinare il Partito soci:lii5ta è duro assai. Se ne accorgerà AL «FONDATORE»*

J pochi lettori del ~iornale d_i Pippctto debbono essersi ass.ti meravigliati ieri dal tono piu del solito rabbioso col quale il « fondatore >> ha risposto alle nostre tranciuiJle e serene constatazioni di fatto.

Quel pov<.>raccio si contorce penosamente e ad ogni contorsione si mosto sempre più piccino e volgare.

Come, ad esempio, n on provare un senso di p ena per questo grand'uomo, che verga gli artkoloni dì fondo in cui si ripartiscono i continenti e si creano e si disfanno le Nazioni, tanto meschinello da rinfacciare gli aumenti di stipendio ottenuti da qualcuno durante il suo direttoriato all'Avanti/

O quegli aumenti erano equi e il « fon datore ». poverac<io, non ha ragione di muoverne Jagno ora, a tre anni di distanza, O erano contro equità e giustizia, ed egfi è stato o un b ischero o un disonesto a permette.rii, senza protesta, allora.

Ma il « fondatore » - roteando fu ribondo gli occhioni spauritici intima: «Perché non restituite i marchi tedeschi presi n ~l l912 ?» . Per la stessa stessissima ragione per cui voi l i accettaste, li prendeste, e li godeste a.Uora, amico Ciliegia ! ·

Per noi - che di quei marchi n on abbiamo visto neppure la c roce - essi non costituivano e non costituìscono affatto una vergogna. Se più di quelli di Pippetto, que i quattrini vi bruciano le ma ni, voi - che foste per tanti mes1 al VorwaerJ1 di Sant Damianustrasse propr io in quel tempo in cui quel denaro fece comodo pel vostro stipendio - non avete che a versare la vost ra parte sia pure pe: quella guerra a lla q uale finora avete dato tante chiacchiere, ma pochi ghelli e niente sangue Sarà un sacrificio degno di un solenne encomio. Tanto più che trattasi di una discreta sommetta.

Ma voi non restituirete niente, come non restituiscono nulla - e fanno bene - i socialisti · francesi dell'Humanité, che ebbero come l'Avanlil e più dell'Avanti.I il fraterno soccorso del proletariato socialista tedesco n elle loro lotte politiche e in qu elle economiche.

Voi però - parliamoci chiaro - non alludevate con le vostte insinuazion i a quei marchi di allora. No. Voi volevate lasciar credere che a qU<":sto Avanti/ in.contaminata bandiera del Partito Socialista, fossero giunti per la sua batta.g lia inconfessabili e vergognosi aiuti come a voi vennero, da altra via, a mezzo degli agenti dell'Agraria bolognese. Ma la insinuazione -o piccolo uomo meschino - vi è morta sul livido labbro.

E, poiché non avete il coraggio di una affermazione precisa, voi protestate che in due settimane c'è tempo utile a far tante cose ! Già, espertissimo «fondatore», ma non abbastanza cauto ! E siete proprio voi che - assolto pu r ieri in quel modo che tutti sanno da un lodo, a costituire il q uale tergiversaste dei mesi - ven ite a confessare in pubblico che in <]U indici giorn i si possono infinocchiare tutte le inchieste dì q uesta terr.giteci du nque, continuando, come la jnfinocchiasté quella che vi giud icò?

Quel lodo tuttavia - al quale voi fa te così spesso appello con così poco riguardo - con tutte le deferenze che amici e settatori dell'opera vostra vi dove\'ano, con tuttc le attenuanti accordate a!Ia vostra buona f ede ( ?) - stabill con precisione che i quattrini pe l vostro giornale voi li aveste dal signor Filippo Na ldi , esponente di q uel!' Agraria bolognese, contro cui battagl iavate poco tempo prima sull'A vdl1ti!

Ricordate le eroiche scioperant i molinellesi alle 9uali - il 18 ottobre - lanciavate ancora - in Molinella stessa - l a parola delia lotta ad oltranza, mei:itre già nell'animo meditavate il «colpo»?

E il lodo - che voi invocale - ,accennò pure alla possibilità che quei 9uatt~ini vi siano stati dati in od io al P artito Socialista ed alla sua orgamzzaz1one.

Niente cli strano dunciue che voi continuiate la parte cQe Filippo Naldi - il braJJeur di tanti a ffari giornalistici - vi ha affidato.

Ma è una parte assai volgare quella che vi siete assunta. Molti « puttani >> - il termine è vostro - vi si sono provati -prima di voi, inutilmente.

Quando avrete esaurito il povero vost ro ingegno, coloro ch e vi han no sovven uto per la brutta e inane bisogn a, vi abbandoneranno a vo i stesso. E voi sarete, per loro, oggetto d i dileg;:io ; per noi , di com passione e di p;eti.

BOTTA E RISPOSTA•

Prendiamo atto. Il giornale fondato cogli aiuti di Filippo Naldi ha messo 1a berta in seno. Per quanto riguarda le sovvenzioni tedesche al nostro A vanti! a guerra d ichiarata è muto come un pesce. Non Data più. La insinuazione gli è rimasta conficcata come una spma nella strozza, cialiste colla quale noi chiediamo l'aiuto dei compagni. t la circolare sollecitato ria attestante i bisosni di Ufl giornale che non vive d i fondi segreti o pippettiani, di un s1ornale che è o ra sistematicamente sabotato dal Governo in dodici provincie. 2 il documentario preciso della purità delle nostre fonti. Noi ri ngraziamo il giornale di Pippetto di averla posta alla luce. Quella circolare è la zappa sui suoi piedi. ven!~i-:i~fn! ~ d~ta~i!!!:!aJ!ef~~c~n~:tate!~i~iJ~nd:t:aerchir del 12 ottobre 1912. Ora intorno ad essa noi vogliamo essere precisi: botta e ris posta.

• Dall'Avanti!, "N. 210, 31 luglio 1?15, XIX.

Primo 1 marc hi tedeschi furono sollecitati dalla Direzione Riformista prima del Congresso di Reggio Emilia. La « pratica » che languiva, fu ripresa dalla Direzione Rivoluzionaria , consen2:1ente e plaudente il « pi p· vettiano fondatore ». Chi andò a Berlino per accelerare il versamento lo fece col pieno, completo enh.!siastico consenso del << fondatore >> di giornali rivoluzion ari coi ciuattrini borghesi.

Secondo. I quindicimila marchi furono investiti in tante azioni della Società Editrice della 9uale il mag~iore a2ionìsta è il Partito Socialista. ,Mai e per nessuna ragione g li azionisti possono influire sull'andamento de ll'azienda contro il volere del Partito. Se l'H umanité non s l sentì in dovere di restitui re i marchi avuti in elargizione «,graziosa.)> perché e d alle nostre organizzazioni economich e l'aiuto altre volte con cesso, come lo ricordò ai socialisti franc esi che ebbero dai socialisti tedeschi

~~~j:~nns~~~n~,~~rr1, rìgor di logica - che essi non erano e non sono d'accordo con no i. f«e~::~:~ il qualese non andiamo e1rati - era direttore dell'Avanti! Perché dunque non restitul ? Perché non restituisce? v~rstjv~~:eru ficante e amena » la proposta del giury .

Ed ora veniamo ai « falsi >:. .

Divenne premuroso soltanto - e la premura si capisce! - quando riuscl a. « mettere a posto tante cose ».

Sen!:C;::1~;/\Ic~~a noi possiamo affermare che j m embri del giury simpatizzavano tutt i per l'azione interventista.

Terzo . :e vero che i p rimi mezzi per la fondazione del « suo » giornale furono procurati da Filippo Naldi, direttore de il R esto del Carlin o, organo dell'Agraria, e i primi redattori tli vennero « passati» dagli uffici di quel foglio bolognese ultra-rivoluz1onario, marca Carrara e compagni. Il famoso lodo Oke:

• Mussolini.... telegrafò in proposito al Naldi che accettò setu"altro di aiutarlo a n.ggiungere il suo scopo li'

E fra le parecchie ragioni che indussero il Naldi a questo aiuto il lodo elenca: chia~o? t preciso?

« Il giustificabile compiacimento, in l ui, uomo di parte cd avverso al socialismo, di aiutare il sorgere di. un giornale che avrebbe potuto difendere e quindi indebolire il Partito».

E se, dmanzi al giury e di fronte al magistrato, chi scri\'e si è rifiutato redsamoote di deporre in materia si è ~rché noi abbiamo sufficente vista nel Partito Socialista gli hanno dato il calcio dell'asino per d i- :tilli':~ted':;ve~~~~~z10dfa!~;~/~J~~~nÌ~

Resta aclunque ancora una volta dimostrato che chi prese quattrin i dai tedeschi fu « il fondatore » - quale membro della Direzione del Partito Socialista - chi Ii godette fu «il fondatore>> - quale direttore de.U'A vanti.'. Prese e godette all'A vanti! gli aiuti tedeschi come prese e

Noi siamo qui per da rgli .... il resto del carlino.

« E SE NON PARTISSI ANCH'IO»*

canta il volontari{) partente pcl campo del sacrificio e de]la gloria.

E Je non part iJsi anch'io sarebbe sma viltà!

ripete il canto, E viltà sarebbe davvero. Ma come partire? E il dubbio tormentoso attan~siia il cuore ed il pensiero dell'eroe.

Se vado io cht resta?

Se resto io chi va?

Senonché come andare? E le polemiche future chi le farà ? Chi le. verà la bandiera dello scisma, quando non ci sarà più lui : Benito, figlio di Pippetto?

Come andare oggi che la ~erra è ancora la piccol a guerra ? Chi pugnecà quando la lotta sarà più asp ra. e difficile?

Come andare mentre la penna qui presso al calamaio lo chiama alle più alte pugne della Novella Idea?

E (knito, figlio di Pippetto, trova che « non lo vogliono». Oh ! fortunato fean Jacques che, pur sovverviso e sovvertitore, hai trovato chi ti ha accolto nelle eroiche schiere! l'u che - cappeliano della rivoluzione - stai rianimando coi tuoi sermoni le truppe al fronte. E fortunato, tu pure, o glorioso f. p. delle squadre sindacali, che, volontario, con tanta ti accolsero condiscendenza, perché a.i soldati della nuova Ital ia dicessi la parola dell'entusiasmo e della gloria. E fortunati voi tutti, sovversivi animosi, il cui sovvecsivismo fu men sospetto di quello di Colui che , non vogliono ».

Eppurec'è modo di « andare », Ci sono anzi due modi,

1. Appartenendo alla leva de l 1884 od a qualunque leva dal 1882 al 1:_s~is~òu~a~sd~~:~d~o~ltiMi~ti~t:!oti~~\Ja<J::r]:v;e~n!!~~~=t~~~inati sottotenenti della milizia tcrritoria)e ( non avendo titoli sufficenti ~~~!o":!esa~lie ::lci~tu}~J1: u!ili:i~e/;r~~ari:J~edt{ ~~t~~laf:,mi;~~er~:'1~ l'esercito ope:rante.

Due modi, dunque, per partire anche Lui. Non perché - inten- alla partenza.

~hé:l~e~t~gtt~~~ti~e~~::/1 s~io~~ed{ per stabilire un fatto Noi non possiamo augurargli peggior morte di questa.

Giovanni Bacd ci manda da Ravenn a una lunga r i&posta do- tra volta..

BAR O *

Il sovvenuto da Pippeto ciriola. Cerca d i sgusciare. Ma invano. Egli era parte della Direzmne del Partito ch e continuò le pratiche per ·i quindicimila marchi e che li ebbe. E!ili venne all' Av.anlll quando appena - col suo consenso - i quin dicimila marchi erano stati ricevuti. ·Esli tenta invano d istinguere - il gesuita! - fra Società Anonima EJilrlre e Avanti!, che sono la stessa cosa. E poiché sopra ogni altro terreno è stato battuto, sonorameote, irrimediabilmente battuto, egli s'appiglia ad una frase E tenta un piccolo gioco di perfetto ésramotage.

« Veramente - egli scrive" edizione sovvenzionata" non si ri- feriva ad epoche determinated alla dichiarazione o meno di guerra det1'It4ia. Ma ora, din anzi a ciuest a strana limitaz ione di tempo,- è l ecito chiedere ciualche lumicino, magari. a petrolio».

Sl, caro. Non petrolio, ma luce e lettrica ! Ed il lume è questo : e~ voi side un volgare cialtrone. Perdié - per aver ragione avete bisogno dì barattare le nostre frasi. Noi non abbiamo mai scritto di guerra d eli'l 1alit1. L'avete a,!sgìuoto voi, baro volgare, E non v'è eersona con guerra. .Agosto 1914.

E ri petiamo: « Noi vi sfidiamo a sostenere che - dopo la vostra uscjta <la questo posto tanto indeg namente tenuto o dalla dich iarazione di mai. A voi basterà con tinuare col sistema della insinuazione, più comodo e meno pericoloso. Noi comprendiamo del resto la vostra di· sgraziata situazione e la compian.gìamo. M entre voi stavate agitandovi per far credere attomo che n o i siamo intinti della stessa vostra pece, ecrn<< t:~c~:tstie q 0 franchetto, l'ho afferrato al volo! E l'ho tenuto stretto! ».

• Da1J'A11.1ntil, N . 212, 2 ago.sto 19 15, XIX.

FINALMEN TE *

l'eroe ~i è confessato ! N on parte perché non vuol e partire. Aspetta che lo chiamino. Vuole essere obbl igato. Perche desidera serbarsi pet j agli affetti , ed hanno dovuto partire. Anch' es si avevano cure, preoccu- guerra sarà più aspra>>. Oppure : « Abbiate p:i.zìenza, bisogna che ci serb;~:~tg;~1~:/~t~e(!n~!:;~~h: queuo di. Garibaldi e 1a Marsig liese e il popolo ag li a ngoli delle v ie - colla rivoltella in tasca - per incitarlo all'eroica gesta, se ne stanno agoders i le vacanze evanno a pescare sul Lago Maggiore.

Essi si va lgono -intendiamoci - di un loro diritto. Ap partengono a classi non ancora mobilizzate e stanno ad aspettare che maturino i tempi a nclie ·per Joro. Poi , guando i tempi saranno maturati e la guerra si sarà fatta più as,pra, chiederanno di essere mandati in fortezza o di essere ad ibiti ad un deposito qua lsiasi E saran no ancora nel l oro diritto

M a anche noi siamo nel nostro di ritto q uando constat iamo tranquillamente l'opera loro e li aspett iamo per l e fu ture pole miche. N on d ubit ate, l ettori, ci sara nno ancora. Perché hanno un coraggio da leon i.

* D all"Àvami.l, N. 213, 3 agosto 19U, XIX.

DOPO LE PAROLE GLI ATTI•

L'uomo di Pippetto è irritato, è in bestia. Dunque è vinto. Le sue escandescen2:e dimostrano che gli va mancando la sicurezza di una volta e la baldanza di mesi or sono. Egli sente, forse, che la sua posizione è Jagrimevolc, Laonde. poveraccio - va arrampicandosi agl i specchi. E sono specchi per le sue a llodole le volgari it:igiurie e le meschine insi• nuazioni delle quali - in mancanza di rag ioni - infiora le sue espcttorazioni

• Da!l' Av,:rnti!, N . 214, 4 agosto 19 1:i, XIX.

Noi - nat uralmente - non rispondiamo né alle une né alle altre. Siamo abituati a parlare molto alto e molto chiaro. Perciò deside riamo ~ie'~~srn~::~~ztcfl~sci~~:1t~~~~~Ni/~tr:za~uest~~~;f~a~!· mettendo al muro i nostri accusatori.

In attesa intanto che egli precisi ricordiamo che il «fondatore» del tornale pippettiano s.crisse e disse che non parte soltanto perché non ;;i~~~iE'd°'e~f\1:b~~t:;,0 ;irm~~~:~~e perché vuol serbarla per le fu ture polemichc. Fin gui l'am ico è a posto. E noi ne prend iamo atto.

Ma è necessario anche che i patrioti in buona fede sappiano chi è

~fi~1r~re~)t rarei1~:;: ec~~~~:n;i~frd~ /f: r~:t:aa~ris:~i~;e~~at~i antimilitarista, non solo di idee, ma di fatti. Ecco il suo stato di servizio:

• Arruohto in prima categoria cl,mc 1883 li 8 g iugno 1903 dal R. Conso lato dì Bd linzomi.. Chiamato alle armi e noll ghmto li 27 marzo 1904 . Richiamato d isertore li 30 aprile 1904 Dem.mzi;ito ble al Trilrnnal e mi litne di Bologna primo marzo 19 04. Condannato in cont umacia ad un anno <li redu ~ione militar e pt-t diserzione se-mp!ice 2 agosto 1904. Costituitosi al dis trt'tlo mi lita re di Forlì 2'5 novembre 1904. Dichiarata prescritta l'azione pena]~ per diserzione 3 dicembre 1904. Trasferito alla classe 188<1 peJ interrudu t1e nella f erma d ì otto mesi 5 dicem bre 1904. Ch iamato alle armi e Aittnto 5 dicembre 190-1. T ale nel decimo reggimento bersa,: lieri 9 ,sennaio 1905. Tale nel deposito del reggimento bersagl ieri d i Bologna e mandato in congedo illi mitato 4 settemb re 19{)6. Chìa· mato alle armi per istru2inne e non gi unto 18 agosto 1909. Dispensato d.a[. !"istruzione perch~ all'este ro con regolare n ulla osta IR agosto 1909 » pre~e~t~I

• Questo lo stato di servizio, pe c il tempo di pace, di cp1esto a rdente gucnaiolo. Uno stato di se rvizio che fa alto onore ad un herveista prima maniera.

M a, ora che la guerra c' è e ch e l'antimil itarista s'è conve rt ito a l nazionalismo, avrebbe il dovere d i fa r seguire gli atti alle parole. E far pen itenza dei trascorsi erro ri.

T anto più che q uando Gustavo Hen.-é, infiam mato di santo a rdore patriottico, corse per arruolarsi volontario e fu s.cartato, il nostro eroe pippettiano cosl commentava:

«Gesto sciupato, quello d i Hervé ! Io avrei fatto le cose con meno teatralità. Non m i sarei iivolto al M inistero de lla G uerra, ma mi sare i recato - to11t bonnemenl - al primo uffic io di arruolamento nella strada vicina Hervé ha voluto recitare il suo illto di contrizione dall' alto de l " pilori ". Ma intanto, H ervé è stato "scartato". I mal isni che alcuni anni fo andavano in pcJlegrinasgio a Lourdes ~ r richiamare l'attenzio ne d el pubblico sui lo ro stupidissimi volum i. ... » .

E, infatti, i! nostro e roe, ha fa tto le cose con minore teat ralità. Se ne è r imasto a casa.

COL DEMENTE*

H o in cont rato un ubb riaco sulla m ia strada. St ralunava gl i occh i, roteava u n enorme spado ne di legn o , u rlava a quanti passavano:

- A rruolatevi, partite, cor rete con tro il secolare n emico. Pa rtite tutti. Parta no anche i r iforma ti. Pa rtite pe r la gra nde guerra. 01i n o n pa rte è un panciafichi sta.

Poi - ment re il vino lavorav a in lui sempre più potentementer iprendeva più forte ad urlare :

- Chi non parla come me è un venduto. Chi non risponde a l mio '"appello è u n vigl iacco

M i fermai a guardarl o. M i fece compassione. E poich é ho d a tanti a n ni il brutto vezzo di voler far u gionare chi no n ragiona1 g li ch iesi t o11t bonnement : ·

- E hi ! amico, perch é sbraiti cosl? P erché agiti cosi ciuella inoffens iva, lignea du rl in dana ? Vuoi t u p artire? La v ia è aperta, libera dinanzi a te V a n n o giovanetti d i quind ic i an ni, vanno vecchi di setta nta . U omin i di lutte le età, di httte le condizioni sen za fracasso parto n o pel f ron te P a rt i tu pure, se vuoi. E lasciaci in pace.

Non l' avess i mai d etto. L'ub r iaco si vo lse cont.ro d i me con la teJla alta e con r11bbi0Ja fame

- Tru ffatore, ladro, spia, assassino!

Tulle le contumelie, che s i impa rano n ei t riv i, gl i corse ro alle labbra, liviJ e e ,grasse. E su di mc ten tò rovesciar la piena dei suoi livori. O rrida e pestifera pien a!

Mi allontan ai d ' un poco e stramazzò per terra. Non m i sosnai di soddisfazione di nessun genere perché agl i ubbriach1 n ulla

Ad u n ce rto uom o, che io re putavo a llora. n ella cap acità di dare una qua lche soddisfazione, avevo chiesto una volta di premare e d i N ova re, ga rante ndog li ogni impunità Ma quello e ra fuggito come lep re dinanzi alla categorica intimazione. Ed a ve va dato di sé triste spettacolo, proprio come il povero briaco.

D unque? Crollo l e spalle ed argomen to canticchiando: risr,!~;ud:\~0 ~ofo~::1i; a~'~n-;-sl:r~~e~a~\~uttfe~:ti~~ ie~~v~t~c~:;,!: chi afferma ch'io posso - quando lo voglia - arruolarmi " per ant ic ipo di leva··. Io Io vogl io di ~ran cuore : sia cortese di dirmi se posso. M i dicaÉ ci\0 ~'ofin~e1foelr~~~~d: contrarre arruolamento ma bensl deve atten dere la chiamata della p ro pria classe» sto t;~tI'a~r~~~CJ~o;r;~~nc%ch~?~~n~S~~~::~f ~ ~ 0Jtti~~:rrr~~;/a~~~ le 1Wo/ ~ 1!t~~~1a:~d~0 ~ se renissimi sempre - nella nost ra co:.cienza tranquilta abbiamo i l tempo di attende re. Possiamo attendere - come abbiamo atteso finora invano - che le insinuaiioni si m ut ino in accu se circostanziate e precise. Abbiamo tempo di att en dere che la guerra come assicura il << fondatore l> - si faccia più aspra. Abbiamo tem po d a attendere le fu ture polt'mi che. N o i non passi amo né ad Hindenhurg n~ a Cado rn a. Restiamo <J Uali fum mo ieri , quali fummo sempre. E nessun Pippelto ci smuove dalla nost ra linea d'az ione come ha smosso colo ro che pretendono calarci [IicJ l ezion i di dirittura politi<a e morale.

,oi vend11ti e coi d ementi, no, non giova ragionar.

• Dall' AJJaRti!, N . 21), ) agosto 191), XIX.

C'è però una certa faccenda che è bene chia rire anche nei rap port i col « demente ».

Ma il co lonnello. risponde anch e - cosa assa i st rana inveroa domanda che non ri sulta essergli stata fa tta, e cioè afferma che : « non può far domanda per essere nominato sot toten ente nella mili zia t erritotiale perché 1a sua classe appartiene alla milizia mobile ed dia è d i prima categoria ».

PER UN SUBDOLO E P ERFIDO SUGGERIMENTO *

Caro Avanti.', la storiella d ella mia ist igazione all' omicidio d i Mm sol ini continua a gira re pe r certa stampa interventista . D alle colonne del Po p olo è stata su per giù ricalcata su quelle dell'A zione S0cialùtt1. e da queste è rimbalzata al Lavoro e, domenica, su su fi no al Secolo

Vero è che la viltà di quei cag nuo li ha taciuto il mio nome, ma l' identifica2ione è facile pec certi accenni di fatto e per certi bassi attr ibuti polemici.

N o n mi soffermo a rilevare la volgare malvagità dell' az ione bissolatiana Vedendo quel gio rnale , al cui nome invo lon tariamente si associano .figure e ricordi di le:i.ltà e di cavaller ia, rotola r g iù per la china di sl profonda miseria, si prova più dolore ancora, che schifo.

• Dall'A ,,anii .', N 242, 1 settembrt 19 1:;, XIX

Soltanto, poi~hé la storiella si ri~te e va in giro, permettimi r ife~ rire le f amose ng be della GùJJlizia del 14 agosto, da cui q uella ebbe fonte .

Si annunc iava a Milano una commemor azione di Jaurès fatta da Be ntini. E Mussolini denunci,wa all'autorità quell'evento, come fa(ent e parte <li un piano tenebroso dei 1abo1atori della guerra, dei traditori della pat ria.

A proposito di ciò, io scrivevo : t. Mussolini in nna amJ ii ione pe11osa, misere1,1ol e, p er YÌ:l di q u el l,e-. neJetto "fronte" al quale non si decide di recarsi, Allrga (è vero) le ragioni b urocratiche; ma ur1 ribeJle come lui, se volesse d ;i.vvero, sarebbe già a ruggir nelle linee prime, in b:,rha ai re.gobment i.

« Egli invece preferì:;ce M.ìlano e le scararnucc:e con la pmm1. Se g li si rinbccia di non essere p .1rlito, risponJt che noi si dt~id era di \'tt.la l o morto (t M açché ! Illusione di v11nesio. Per il male e rer il bene che fo al nostro Partit0, noi abbiamo tutto l'int eresse che \'iva e continui a dimost t:i.rt', ( o! suo C'SC'mpio, che i trans fugh i d d le nostre fi le sono zavoru umana. Se mor isse, si riabilirerchbc, bene o male, ag li occhi del grosso pubb lico; e ciò a tu'.to danno nostw e della moralità pvlitica e civile.

« JJ fatto i! che Benit{, ha una doppi a paura di r ecarsi a l fronte : p~ ur:t del piombo aust riaco, /.Numi dd piombo nazio"a!r. Egli ha p,no alla lt:llt:a l e uxi che 11arr<1110 che, se BmiJo ,wdt11Jr al campo, qualche palla i ndigena fa · rebbe r er.detta dei suo tradimt' /Jlo, f uàfan dolo per di dùtr~

(( F,mtaJi e maubre, a mi Be11i1t? fa male a credere ., Sono Kuse per non :m da , e. E frn ttaoto egli si 5profonJa sempre più g iù ne l bra&'l'l professional e del tristo meniere che {1.;1 s,;elto, 110n esitando a fare opc·rc d i spia contro i S()(iali sti

« Oh forte e .gennosa Romagna ! tt.

N ie nte d i più. Molti compagni, e i dediu tati socialisti ptima di _ !Ùtti, 0 sowcrsivo, psi<ofogicamcnte s imile a lu i, sia una mia invenzione) o non sia invece diffusa nelle• sfere politiche e militari, e non sia and1e st1ta c itat:1 come un a delle rag ion i del non avvenuto ar ruolamento dd d itet· tore del Popolo.

L'avessi anche inventata io (e davvero la. mia fa ntasia non è feconda s:~~rT:.~~(/~\Pd~ essere in uno stato di orgasmo e di ossessione persecutoria, o essere pret i nell 'anima, come i chierici dell'A zione bissolatiana. che !~ebb~~ :~5~oi~}~u~~~::\1{ le s u e vergogne!

E m entre ho la penna, permettimi, caro Avanti.I, di rispondere d u e r ig hi sui fa tti miei, a P ietro ;\ rtioJi d i Scan d iano, che sull Azione suc- citata, venendo in difesa di un corr. correggese del Popolo, scrive di me:

« Il sig. Zibordi sa rà un bell 'astro pel suo ingegno, ma io non ho mai stn(ito parlare dei suoi sacrifici pel Partito So invece ~he i po11i pi# onorifici e ben paga1i 10110 sempri Jlali rilenaJi per INi ,.

Ora, quanto ai sacrifici, sono perfettamente d'accordo con l'Artioli. lo non ho fatto né un giorno d1 carcere (me lo rimp roverava a nche Mussolini l'a:ltro giorno) né alcun atto di vera e saliente abnegazione pec il Partito. Le eventuali rinuncic, il lavoro continuo della vita quotid iana, né sono sacdfid in sé, né, comun<jue, potrebbero esser chian:a.ti tali. M'è parsa sempre cosa indegna oltreché assurda, parlare di Jacrt/1ci fatti per una fede ch'è la ragione e la g ioia della vita: fatti, dunque, per se :stessi!

Jem~: fatto, ho il dovere di risponde re pronto e preciso.

Lasciai l'insegnamento governativo, d i mia volontà, desiderando ve· nire alla aperta milizia giornalistica del socialismo, nell'agosto 1901. E avevo uno stipendio di circa 2SO li re mensili .

Vei\ni alla Nuova Terra di Mantova, e vi rimasi sino alla fine de l 1903, con 150 lire memili. I;)evo confessare però che non bastava no alla mia (amigliuola, e contrassi dei debiti che lentamente sono andato e con 200 l ire mensili, tate l'anno dopo a 250, e altri cinque anni più tard i, a 275 salu!~ alla Girm,zia settimanale, E ho sempre ri tenuto d 'essere più che pagahJ, secondo il concetto ch'io ho del giornalismo socialista. A tale stipendio è da a.ggiungne il provento di collaborazi one in altri giornali. e d?t:11!0c:iJtii~nr0a!~~:dc;:i:ts:.rl~~e~it~~~c~tiprìi~tostf;:nd?:s~i direttore.

Se, in questi anni, io abbia lavorato, i compagni, e anche un po' la mia cosc ienza, rispondono di sì. Eppure vorrei poter vivere con meno, vouei dare tutto e nulla ricevere , essere insomma socialista nel la pili pura forma ideale se nza la speranza che perciò il morso degli Artiol i mi rispettasse! ·

30 ago.rio 19 1;

LA CHIAMATA DELL' '84*

Ieri i bersaglieri richiamati appartenenti al Dist retto di Milano e ai Dist retti vari d'Italia, si sono puntualmente e in buon numero pre sentati alla Caserma di Corso ltalia. Uno dei p rimi a presentarsi fu il nostro Direttore. La vestizione procedette rapida e ordinata.

• Da 1/ Popolo d'llalia, N. 242, t settemb1e 19 15, Il

LA PARTENZA DEI BERSAGLIERI RICHIAMATI•

MUSSOLINI FRA I PARTENTI

Ieri, alle 13, mosse dalla Caserma di Corso Italia, uno scaglione dì alla classe del 1884, ultima-

Era tra i bers3.glicri partenti il nostro Direttore, Benito Mussolini. lungo il percorso h folla plaudì ai baldi soldati, il cui spirito era ele,·atissi mo. Essi manifestavano mn grida e canti la loro gioia di servi re Ja della Croce Rossa offrirono ai bersaglieri bibite viveri e fiori.

A salut are il nostro Diretto re erano alla stazione ,parecchi suoi compagni di lavoro e di fede. A ttorn o a lui si stringevano i suoi commiliton i, t ra i gua i i si trovava a nche il t ramviere interventista Bus·ccma

Alle 15 e un quarto, tra cant i ed evviva, il treno si mise in moto, verso la zona di g uerra, mentre i bersaglieri affacciati tutti ai finest rini agitavano in segno di saluto e di g ioia i loro berretti r ossi.

· • Da fl Popolo d'llrtlia, N. 244, 3 settembre 191\ Il.

AGLI AMICI•

JI nostro Direttore Benito Mussolini 5i trova già in una città zona di guerra. La corrispondenza, che non sia strettamente persona le, dovrà quindi essere inviata a ll' in d irizzo e alla redazion e del g iornale. Ciò per e\•itare ritardi ndla pubblicazione delle notizie che possono interessare. Gli amici e i corrispondenti ne prendano ciuindi nota.

• Da Il Popolo d'IJali11, N. 244, srtlembre 191 5, Il.

LA NOSTRA PARTECIPAZIONE ALLA GUERRA*

( +) Coloro i ~uali accusarono Mussolini di disertare la guerra oggi devono tacere. Egh avvicinandosi a l fronte ci scrive parole -di compia- b:~~a~- «EF:o~r~~~sJ1~1:· deidà:iu~l seppe De Falco, M anlio Morgagni, Alessandro Giuliani, Ottavio D inale, Cesare Rossi, Benedetto Fasciolo, Aurelio Calassi, Gaetano Serrani, Gino Rocca, Raba ioli-Apostoli, Alessandro Chiavolini sono già sotto le armi. Arturo Rossa.te, luigi Razza e Caianì presentatisi volontari durante i primi g iorni di mobi litazione furono inesorabilmente rimandati ?erché non ritenuti idonei alle fati che di guerra Bonservizi è t ra i riformati compresi nella prossima revisione. Giacomo di Belsito di terza categoria aspetta l'arruolamento e chi scrive appar tiene a una classe di milizia mobile non ancora chiamata a!Je a rmi. Fra poche settimane, di d iciotto n~e~e 0 ~~izl~~~~· nostri collaboratori ecorrispondenti. Notiamo a memoria, cercando di non im:orrc re in dimenticanze:

• Da lJ Popolo d'Jt,i/i,i, N. 2H, 12 settembre 1915, II.

N

M asotti, Aroldo di Crollalanza, Mario Bonzini, G ino Temerari, Gu idi

Italo Bresciani, il quale è già st ato ferito, Vezio Monticellì, Angiol ino Bartoli, Arturo Conçone, G. Comparetti, Attilio Longoni, Emilio Speziale, ecc. ecc ( + ). ANTONIO PIRAZZOU

Benito Mussolini

saluta a mezzo del giornaJ.e·t:ut-ti gli amici che g Ji hanno scritto e che lo ricordano. Comunica a. loro il suo 011ovo indirizzo: 11° Reg,g . Bersaglieri . 33° Battaglione . 7• Compagnia • Zona di guerra.

• Da li Pqp çfo d'I111Jia, N . 277, 6 ottobre 19 15, li,

CANAGLIE!*

P a re impossibile! :e ancora dalla Romagna, dalla forte Romagna , che viene una insinuazione che è insu lto e nel tempo stesso un mendacio.

Ci scrivono degli amici da Forll e da altri siti ancora che i neutra-

• Da. li Popolo d'ltali.r, N . 290, 19 o ttobre 19n, Il, l isti roma3noli, che frid arono alla corru2ione d i Benito M ussol.in iessi, i sudicioni, che I avevan o visto all'opera, ch e l'avevano con oso uto da presso, che l'avevano esa ltato e a ma to! - quando questo fo8 Iio vide la l uce, oggi che il nostro Direttore e in prima linea, a compiere magni. ficamcnte i ! suo dovere, van rliffon<lcndo la voce che Mussolini è al fronte di Roma igienicamen te al sal vo dai proiettili che bucano la pelle.

U na sudiceria, jnsomma , e una malvagità di pili; che noi rileviamo non tanto per smentirla - cer te po rch erie hanno in se stesse la causa de lla lo ro morte precipi.tosa - q uanto .per definire codesta mala genia d i 1eprotti della rivoluzione, << imboscati » di tutte le agitazioni , vocia-

~:6tute ):r~;~P~~~ili~1~/ ~~l~u~~l~~~!a~:~/m~it~~r:~d~J!~a;ae::~ei~ gaki~ : bt~;;c~~~oteill~1i, p~id! !f(e1:S~':r!~rf.\~i1:u~:~~anna~e r~~ld~adclia ìt }ìe7saunr~ .d:t1~ :i~~~~/hi a S. Mar in o, s'allumavan o a <:oslit-ui rsi g l i alibi comod i coi re ite ra t i ~ 0Txr: ; ad i:~~rmanti che in Romagna ché ha degli obblighi di le va e pubblica in proposito una dich ia razione esau riente del colonn ello F erre re.

Segu iam oli n ella loro idiota o pera di d iffam<1zione sistematica ; Mussoli ni propugna la guerra ? l o fa per moneta ....

Sono storie: dicono i malvagi e non san dire di più.

Mussolini richiamato e pa rte per i l fronte.

N on è vc ro niente, sìbil ano le vipere: Mussolini è a Roma a g o· d ersi 1e tiepide aure dei sette colli.

Cosa ci vorrà per farli tacere ?

Non di ciamo convin cerli: la gente in malafede negherà anche r eviden za.

P erché nbb ia.mo scritto?

Non ,già per difendere Beni to Mussolini : egli è tropj>O in alto e troppo superiore a co desta volg ariss ima canizza .

Abbiamo scritto p~r dire -tutto il n ostro profondo disprezzo pei neut ral isti austriarn nti di Romag na e pe r esprime re il d olore nostro di romagnoli nel ved ere una terra, dove la gen erosità e l a bontà e la buona fe~e sono un mito, in p iena balla cl.i gente senza coscienza e senza ideali che fan bottega di ogni cosa p ì.ù santa.

E chiediamo ven ia a Ben ito Mussolini se ci siamo fatti lecito mischiare il suo nome in una faccenda che non lo riguarda.

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