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l. Garibaldi forza lo Stretto
7. Le millanterie delle fonti ufficiali ed ufficiose na polctane contribuirono a confondere le idee, in un primo momento, su ciò che era realmente accaduto a Marsala 0 3> . Gli organi reazionari di stampa riprendevano con grande rilievo le notizie che presentavano lo sbarco come un mezzo disastro per i garibaldini, che avevano perduto navi e uomini <51>, ma ben presto la verità si free luce, vestendo di una forza nuova le, a prima vista, imprudenti afferma:cioni dell' Esperance, che od suo fondo del 16 maggio aveva proclamaco essere ormai «inevitabile» la caduta dei Borbone di Napoli. E tra le.notizie «favorevolissime» che giungevano dalla Jega:cione napoletana e quelle «pessime» che pervenivano dal governo francese, il cardinal Sacconi, Nunzio Aposcolico a Parigi, doveva ben presto acconciarsi a ritenere esatte queste ultime, sebbene il suo superiore Antonelli lo confortasse, deplorando che certa stampa osasse diffondere certe allarmanti notizie filogaribaldine (55).
Eppure tutta questa polemica, che condusse "il Giornale di Roma" a battagliare penosamente contro i mulini a vento (56) avrebbe forse potuto essere evitata, se si fosse posto mente fin dall'inizio al tono iracondo e disperato che caratterizzava la nota napoletana del 12 maggio alle potenze. Tra le righe si leggeva che rurro era andato mait: pn i b orbonici ndìt: acque di .Marsaia, e si accusavano esplicitamente le navi inglesi di aver protetto la piratesca invasione
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(53) Cfr. "Il C iorn,ile del Regno delle D11e Sicilie"", specialmente il numero del I 4 maggio. (54) "li Giom,de di Rom"" pubblicava il l4 maggio, riprenJenJo la n,ltizia Jalla Pdtrie, cbe «due R. fregate napolitane nelle acque d i Marsala hanno col loro fuoco uccisi molti fìlibustieri, calato a fondo il piroscafo Lombardo e catturato i"altro il Piemonte, sui quali coloro erano imbarcati». li 15 invece "La Gazzett,J di Torino ., parfo solamente di quattro morti, e fu ripresa dal I" Espérance del 20 maggio. Il L6 " L,i C,izzettd di Cennvd" riportava un dispaccio rclegrafìco giunto da Napoli in cui si affermava che: «due fregate napoletane davanti a Marsala hanno fatto fuoco e ucciso parecchi fìlibusrieri». li 17 "La Gazzella di M ilano·· pubblicò una corrispondenza da Genova nella quale, tra J"alcro, si diceva: « ... mi fu assicurato aver Garibaldi perduro, nello sbarco, 62 uomini: 17 morti, gli alrri più o meno feriti. TI generale sarehhe in questo numero, avenrlo roccata una lieve ferita alla spalla dritta». Alcuni organi di stampa francesi insinuavano addirittura che Gari-
baìdi non fOsse nemmeno in Sic.:iiia e che nessuno io avesse visro: cfr. '~ii Cir,rnaie di Romtt" dei
24 maggio. (55) Cfr. i rapp. del Sacconi all"Anronelli da Parigi del 18 e del 22 maggio: nel primo il Nunzio Apostolico a Parigi, deplorando l'arreggiamenro della stampa ufficiosa francese che magnifìcava i pretesi successi garibaldini, faceva sapere che ciò era fonte di allarme e di deprezzamenti in borsa; riferiva anche che gli era staro detto ccatrarsi di un mezzo per sbarazzarsi degli italiani esuli in Francia, incoraggiandoli a partire con notizie esagerare. T.' A monelli, il 26 maggio, unendo le sue alle dep lora7.ioni del Nu nzio sulle falsità e le intemperanze della stampa, aggiungeva: «Quali prove di valore abbiano dato in questa circostanza (Calatafini) le truppe napolirane, e come sieno rimaste in qualsivoglia scontro vittoriose, Ella avrà potuto apprendere dai dispacci telegrafici che mano a mano fu rono eziandio pubblicati ne "// Giornale di Roma'" ... », ASR, /11 iJcellanea di Carie l'oliliche Riservate, b. 136, fase. 4895. (56) Amaramente, l'organo romano concludeva il giorno 15 maggio, quando ormai fu chiaro a tutti che lo sbarco era riuscito, essere solo «un episodio della commedia italiana, la temeraria e colpevole impresa di Garibaldi». Ma la prima esperienza non insegnò a "li Cior11dle di Ro11ld·• un po' di cautela, ché il 19 ricominciava con le gajfeJ, a proposiro di Calatafimi. E il pur intelligente cardinal Anconelli, come abbiamo visto, si pasceva <li queste notizie.
garibaldina: « ... si accingevano ad effettuare lo sbarco delle bande che avevano a bordo, al/orchi i due Regii legni della prossima crociera aprirono contro gli aggressori il fùoco delle artiglierie. Dovette però il fuoco essere sospeso per dar tempo a due vapori inglesi, colà giunti poche ore prima, di prendere a bordo dei loro uffiziali che si trovavano a terra, e che imbarcati, gli stessi vapori ripresero il largo, ed allora soltcmto poté il fuoco ricominciare su. quei pirati, senw però poterne più impedire lo sbarco in Marsala, città della provincia di Trapani».
Da queste accuse, che parvero confermate da alcuni dichiarazioni di lord Russel alla Camera dei Comuni durante una discussione.: sorta il 1 7 maggio in rdazione alla pubblica raccolta di fondi a favore: degli insorti siciliani (57), prese le mosse una vertenza diplomatica d1c interessò, oltre alla Gran Bretagna cd al Regno delle Due Sicilie, tutte: le altre Potenze; abbiamo accennato alle proteste russe, anche i francesi ritennero opportuno chiedere spiegazioni circa la conclamata connivenza inglese, e passi diplomatici furono effettuati in proposito a Londra (58>. Come diremo a suo tempo, dietro un atteggiamento così scandalizzato vi erano giochi politico-diplomatici ben pit1 consistenti che non l'indignazione per il presunto favoreggiamento dello sbarco di un gruppo di irregolari: alla viE,ilia ddl'ap~:tu:a di Suez, !e massime potenze marirrime er;,r,n r arricohrrnentc.: sensibili ad ogni avvenirnenco mediterraneo. Ma ritorniamo alla questione di collaborazione delle navi inglesi con i garibaldini, l' 11 maggio a Marsala. I rapporti che abbiamo pubblicato non confermano certamente ia versione relativa ad un intervento inglese, come non la conferm;i. nemmeno il seguente brano di una lettera, scritta il 16 maggio a Calatafimi da un giovane volontario milanese 09): « . .. siamo sbarcati dopo sette giorni di mare nel porto di Marsala. Non c'è niente da dire, Garibaldi ha una graziosa stella che lo protegge; mezz'ora più tardi e saremmo stati colati a fondo da due vapori e una fregata napoletani, arrivati mezz'ora dopo mezzogiorno, che ci hanno bombardato, ma era troppo tardi ... » . D egli inglesi non si fa parola: in realtà - come esattamente ebbe a notare l' Agrari <60) - le navi
(57) In quella occasione Russcll rifece la scoria di ciò che era accaduto a Marsala, prospettò l'ipotesi che le fregate napoletane non avessero aperto il fuoco sui garibaldini per la presenza delle navi inglesi, e sottolineò che, comunque, raie presenza era pienamente legittima, stante il gran numero di inglesi che dimorava a Marsah1 e la rilcvann degli interessi che vi avevano cittadini bri· tannici. Vi fu chi accusò il Russell di aver elogiato e incoraggiato Ga.rihaldi, ma egli sostenne invece di aver tenuto ad astenersi dal pronunciare un giudizio sulla spedizione. Quanto alle sottoscrizioni, dalle quali era nata tutta la discussione, Russell si difese conrrarraccando, a proposit0 degli arruolamenti di irlandesi per il Papa, in contrasto con il ForeiKn EnliJt111e11t Act. Cfr. anche " 'J. he Tll11.rtr,1ted Londort News" del 19 maggio. Il testo della nota napoletana è in La liberazione del Mezzogiorno, voi. I, cit. , pagg. 91-2. (58) Cfr. " li Giornale di Rom,t'' del 21 maggio. (59) Enrico Richiedei, caduto poi a Palermo. Cfr. "L 'Espérance'' del 4 giugno 1860. (60) ln / Mille, cit., pagg. 170-71. Per la posizione delle navi vedi anche ibidem, pag. 168; DE M AJO, cit., pag. 105 e allegati; TORR, D<l Q 11<lrto a Mana/a, Genova s.d., pag. 15; TREVEl.YAN, Gm·ibaldi e i Mille, cit. , pagg. 300-10.
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napoletane, arrivando per ultime sul luogo dello sbarco, avrebbero potuco assumere la posizione che più ritenevano utile alla propria azione, doppiando, come effettivamente fecero, le unità britanniche all'ancora e disponendosi nel modo più idoneo a far fuoco. Alla Camera dei Comuni lord Russd ebbe anche ad affermare, rispondendo ad una interpellanza del deputaco Osborne, che i napoletani avevano ad un certo punto sospeso il fuoco per «cortesia internazionale», intendendo probabilmente dire con ciò d1e, continuando il bombardamento, edifici e persone inglesi avrebbero potuto soffrire dei danni <61 >. Il rapporto ddl'Ingram, che si è sopra riportato, non sembra però confermare questa tesi, dato che runico accenno alla «cortesia internazionaie» potrebbe riconoscersi fu1 ~e soltanto nel fatto che I' Acton abbia voluto far constatare agli ufficiali inglesi che egli scava tirando molto basso e non rischiava quindi di colpire gli stabilimenti contrassegnaci dalla bandiera britannica. Lo stesso lngram, d'altra parte, in una sua lettera al Tiirr del 1870, ebbe ancora una volta a confermare che nessuna premeditata complicitìt aveva condotto a Marsala, la mauina delJ' 11 maggio, l'/ntrepid e l'Argus, trovandovisi quello di passaggio mentre era diretta a Malta, questo per effeccuarv1 una Slazione a protezione Ò<::Ì riit:vanri ;11L<e1cssi inglesi della zcr.:i. 1621 .
A Roma, dove si era certi fin dall'inizio della complicità piemontese <6·n, l'organo ufficiale di stampa affermò che le navi napoletane erano state obbligate «a cessare il fuoco durante due ore, dietro intimazione partita dalk: navi inglesi, che chiesero una cale sospensione per proteggere il ritorno Ja terra dei loro uffìciali», allineandosi alla stampa austriaca e tedesca <64>. La stessa versione trovò credito notevole anche a Parigi, almeno presso la scampa popolare di larga informazione: « .. .le fregale napoletane che incrociavano per opporsi allo sharco, avevano dovuto per due ore astenersi dal far fitoco S11tle navi garihaldine, perché vapori da g11erra inglesi avevano reclamato questo intervallo per lasciar tempo agli 11/ficiali inglesi scesi a terra di reimharcrini» <65> . Ma il governo di Napoli, dopo aver messo il campo a rumore w 11 le ~ue accuse del 12 maggio, doveva rimangiarsi ben presto la propria pubblica e clamorosa denuncia. I rapporti dei comandanti delle navi inglesi presenti l' 11 allo sbarco di Marsala furono trasmessi dal Comandante in Capo britannico, mediante la nave
(61) Cfr. DE MAJO, cii., p.1gg. 94-6. (62) Cfr. MllNOY, H.M.S. I la1111ibal al Palermo a11d Naple.r dm·i11g the /talimz Revo/11tiorz IH59-!86J, Londra 1863, pagg. 73 sgg.; per la lettera deU'lngram cfr. TùRR, cit., pag. 25. (63) C:fr. la lettera del card. Antonelli, Segretario di Staro, del 18 maggio 1860 da Roma al Nun.cio Aposcoljco a Parigi, Sacconi, in ASR, /Hiscellanea di C,me Poliliche Ri.rervate, b. 136, fase. 1895 c .. (64) C:fr. "Il Giomale di Roma'· del 19 maggio. (65) " L'lllmtratiorz " del 19 maggio, pag. 314. Cfr. anche la lettera di A. Severino a L. Ca rapa <lei 19 maggio 1860, in SALAOlNO, T.'estre111a difesa del Regno delle D11e Sicilie, cii., pag. 91.
Caradoc, al rappresentante inglese a Napoli, Elliot, il quale li ricevette il 18 maggio <66>. 11 26 successivo il Cara fa diramava alle potenze la seguente prolissa e penosa ritrattazione: «Il sottoscritto Incaricato del Portafoglio degli Affari Erteri, ha ricev11to la nota del 18 andante mese di Sua Eccellenza il signor Elliot Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di Sua Maestà Britannica, alla quale era annes.ro il rapporto Jpedito dall'Ammiraglio della JqtJadra Inglese in Malta, inteso a narrare la condotta serbata dai due legni britannici l'JN'l'REPID t" l'ARGUS, che trovavan.ri ancorati nelle acque di Marsala nel momento del noto Jbarco dei Garibaldini il giorno suddetto. Ha dovuto il Governo del Re relevctre con rammarico nella cennata nota la spiacevole impressione che 1,i si dice aver pmdfltto nno dei jlaSJaggi della nota diretta il 12 del corrente a questi Rappresentanti dei Governi EJteri, in cni era genuinamente espOJta la storia dei fatti di quello sbarco per tenerli informati delle prime relazioni, mandate dal luogo stesso dell'avvenimento dal Comandante la divisione dei Reali legni, che fttrnno obbligati a spiegar la loro azione contro fili a!!J!,ressori. Non ebbe mai il 111enzionato Comandante e ancor meno il Real Governo intenzione di attirar con qttt:I cenno il biasimo e la responsabilità delle operazioni della l?.eal Marina rni due legni Britannici. ma volle semplicemente constatar le circostanze tulle nelle quali si trovarono ed axirono i Reali legni, e soprattutto dar testimonianza dell'esattezza, con mi i Comandanti di es.ri avevano adempiuto le loro rigorose istrttzioni di m-pettar cioè, per quanto il comportasse il dover loro, le persone e la proprietà estere, onde i medesimi intesero far rilevare nei loro rapporti che nulla avessero ome.r.ro per pt·evenire il danno, che ristJltar potea cosi aKli Uffiziali che allora trov.tvansi in terra, ed ai bastimenti Inglesi, come ai sttdditi l3ritannici che sono in Marsala in numero ma!!J!,iot·e degli altri stranieri, a causa dei molti .rtabilùnenti che ivi posseggono. Ha creduto S.E. il signor Elliot di dover protestare contro il modo in cui sonosi rapportati i fatti e che attribuisce ad inesatta conoJcenza delle cose avvenute, ma il vero Jenso dello esposto ;nette il .sottoscritto in grado di proteJtare egli wntro ogni falsa .rpieKazione e Jjavorevole interpretazione che abbia voluto darsi alla comttnicazione .rtorica degli avvenimenti sui quali "si riconosce francamente che, né con intenzione né senza", q1,1el/i V ffiziali della g eal M arina di Stta Maestà Britannica, abbiano pre.ro parte alcuna di poter impedire o rit,trdttre le operazioni dei legni napolitani.
(66) « ... ho avuto l'onore di ricevere ieri dal Cc1Yt1doc il vs. dispaccio del 15 corrente, con accluso il rapporto del capitano di fregata Marryatt, che efficacemente contesta l'asserzione che il fuoco delle navi napoletane fu impedito dalle navi di S.M .. Ilo trasmesso la parte essenziale del rapporto del capitano di fregata Marryatt al Governo napolccano, con una protesta contro la versione che essi hanno sostenuta, come completamente ingiustificata alla luce dei fatti ... », Elliot al vice ammiraglio Fanshawe, <la Napoli, il 18 maggio 1860 in P.R.O., Londra, Admirt1lty, I, 5733, fase. 828.
La fatta esplicita e leale dichiarazione deve adrmque distrttf!J!.ere le osservazioni tirate dal citato paJJaf!J!.Ìo degli avvenimenti ml lido di Marsala, che rif!,uarda direttamente gli Ufjì.ziali di quei lep;ni Inglesi, ed il sottoscritto ne fa qui una tale dichiarazione a S. E. il signor f.lliot, onde si compiaccia informare il 1t10 Governo, aggiunge che non lasciagli di dirigere analoKa comunicazione a Ittiti i Rappresentanti Esteri ai quali /11 indirizzata la noia circolare del 12 andante che ha dato acca.rione alle rimostranze della free/lenza Sua» <67). L'Ellioc provvedeva il 28 a trasmettere copia della nota diplomatica a Malta, al Comandante in Capo dellà flotta stanziata nelle acque italiane, sottolineando a sua volta quanto completa fosse la soddisfazione ricevuta <68> . In tal modo la questione era chiusa, sul piano diplomatico: le rimostranze inglesi avevano indotto i napoletani a contraddirsi a breve scadenza <69> . Ma rutta la faccenda doveva restar caratterizzata da contraddizioni, perché il governo napoletano, dopo aver pubblicamente ritirato le accuse, mandò socco processo i comandanti delle navi che erano intervenute così inefficacemente a Marsala. E la commissione d'inchiesta, anche se inflisse agli imputati quel «biasimo severo» che vollero alcuni giornali <70), dovette farlo oralmente, perché agli atti della Commi5sior..c, compnsra da! ~untram:nirag!io lettieri e dal c;,pin1no cli vascello Rodri.1,11.1ez, rimase soltanto l'assoluzione, spiegata col facm cht « . .. lo shan o di Garibaldi /11 premeditato e protetto», evidentemente dagli inglesi. Di conseguenza la condotta degli ufficiali di Marina inquisiti doveva « .. . ritenersi irre/mmsibile in ogni semou. Il punto di vista del 12 e del 13 maggio, di guando cioè il Castelcicala scriveva a Francesco lJ della «cooperazione manifesta de' vapori inglesi» <7 I)' veniva ad essere da parte napoletana riaffermato ancora una volta. Tale punto di vista rimase generalmente quello degli storici fìloborhonici <72), per vari motivi, ma non cer· to per amor del vero. Il quale vero, d'altra parte, non si può nemmeno completamente riconoscere nella recisa affermazione del Tiirr, protagonista lui stesso dei
(67) Una copia in P.R.O., Lon<lrn, Admir,dty, I, 57.B, fase 828, allegata alla lettera dell'El· liot al vice ammiraglio Faushawe, da Napoli il 28 maggio 1860. (68) « .. .In risposr:i :i.Ile rimostranze che ho indirizwto al Governo napolerano. conrro l'asserzione che le operazioni delle navi da h'llerra napolcrane sono state impedite dalle navi da guerra di S.M., io ho orn ricevuto dal Ministero degli Affari Esteci una nota ... la quale riconosce che il fatto non andò in quel modo, e che intt:nzionalmencc o no, nessuna inrerferenza è stata compiuta dagli Ufficiali di S.M. con gli atti delle navi napoletane ... », Ellioc al vice ammiraglio Fanshawe, <la Napoli il 28 maggio 1860, in P.R.O., Londra, Ad11tiral1y, 1, 5733, fase. 828. (69) Cfr. anche f OJIBES, The cmnpaig11 o/ Garibaldi i,! the two Siàlies, T.ondra 186 l, pag. 2 7. (70) Cfr., a<l esempio, ' ·fl Mo11ilore di Bologn"'' del 3 luglio l 860, che riprendeva la notizia dalla Patrie. (7 l) Cfr. DE MAJO, cit., pagg. 95-106. (72) Cfr. a<l esempio VELASQUEZ, Hùtoria d.et jòven Rey D . Prancisco Il de Nàpole.r, Madri<lBarcdloua 1861 , pagg. 45-6.
fatti di Marsala, secondo il quale: «Quel preteso aiuto appartiene al gran mondo delle favole ... » <7.3)_ È probabilmente lo stesso Garibaldi a dare invece la valutazione più vicina alla realtà, quella che almeno dal tempo di Trevelyan sembra fra tutte la più valida: «Non c'era neanche un principio di verità nelle diarie che gli Inglesi aiutassero direttamente lo sbarco, ma la presenza delle loro navi influenzò il comandante napoletano facendo1;li ritardare il bombardamento; e così fa nobile bandiera d'Albione contribuì anche questa volta a risparmiare uno .rpar1;imento di san1;11e ttmano, ed io, beniamino di codesti signori degli Oceani, fui per la centesimcJ volta il loro protetto» <74l _
8. Compiuto lo sbarco dell'intero corpo garibaldino, le due navi che lo avevano trasportato rimasero preda del nemico, che al tramonto del!' 11 se ne impadronì, inviando barche armare a prenderne possesso. I volontari avevano aperto le valvole di entrambi i vapori abbandonati, sperando di allagarli e di renderli inservibili al nemico. 11 Piemonte, tuttavia, poté essere rimorchiato via dallo Stromboli e condotto a Napoli quale prova della viccoria ottenuta dalla flotta <75)_ Ma non era bastaro issare la bandiera dei Borbone sulle due navi per diventarne realmente padroni: malgrado gli sforzi compiuti a più riprese dalle navi napoletane, non si riuscì a disrncaghare il Lombctrdo dal banco di sabbia c.: mota nc.:l quale era andato profondamente ad incunearsi. E quando con la presa di Palermo la situazione di rutta la Sicilia occidentale precipite> in favore di Garibaldi, il L ornhardo poté essere ancora uri le alla nascente marina de\ Dittatore.:. Il Piola ufficiale della Marina sarda passato con Garibaldi per la campagna del '60 e divenuto Segretario di stato alla Marina del governo di Palc.:rmo, scriveva in proposito 1'8 luglio 1860 al Persano, comandante della squadra sarda in rada: « ... I/ Pirosl·afo LOMLJA /~DO ctren(l.to in Marsala trovasi in posizione assai critica, Jpecialmente coi venti di ponente. Si fece fino ad ora ogni sfarzo per u·arre a salvamento questo legno, rhe riparalo potrebbe p1ir utilizzarsi, rna non /tt possibile vincer l'acqua essendovi alcuni rubinetti delle macchine apet·ti. L 'assistenza di un R . Legno sarebbe bastevole ad ottenere l'intento; rhe
se cii? non fosJc fattibile al:ncno sia corrtpiaccnte nell'accordare che i! j,·a!o1r:baro della Jqu,.,1,
dra munito della macchina, sia posto a nostra diJposizione ... » <76l. E ciò che non era riuscito ai napoletani, riuscì ai garibaldini, che poterono nello stesso mese felicemente rimorchiare.: il Lombardo a Palc.:rmo. Tale fu la vicenda - lo «scandaloso avvenimento», per dirla con Francesco Il <77> - dello sbarco di Garibaldi a Marsala. Dal punto di vista navale si deve
(73) Cfr. TilRR, cit., pag. 25. (74) G ARITIAJ.1)1, Memorie autohiografiche, Firenze 1888, pag. 343. (75) Cfr. AGRATl, I Mii/e, cit., pagg. "I 92-94 e 221. (76) ACR, Mari11,1 Militare, b. 8 1, fase. luglio. (77) (Jr. DATIAGI.!Nl, L'orga11izz,1zio11e militare del Regno delle Due Sicilie, Modena 1940, pag. 193.
sottolineare come soprattuttO l'insufficienza della crociera napoletana e la buona fortuna del Generale, congiurando insieme, abbiano potuto creare le condizioni per la sua realizzazione. Nota era, grosso modo, la rotta, perché elementari considerazioni militari e geografiche permettevano di darne una valutazione attendibile. La stessa rotta, del resto, fu seguita per altri sbarchi successivi di materiali e di uomini e, soprattutto, lo stesso porto - o altri della zona - servirono da scalo terminale per nuove spedizioni <78> . E solamente allora la marina napoletana si pose il problema dello sbarramento delle Egadi, e scoprì che per battere la costa della zona nevralgica degli sbarchi, era Capo San Vito al nord e Capo Boèo al sud, non ci si poteva servire <lelle fregate, le quali pescavano troppo per quei fondali: si parfo allora - soltanto si parlò, perché gli avvenimenti andavano precipitando con la caduca di Palermo - di armare un'apposita divisione di cannoniere napoletane, che avrebbero dovuto stabilirsi, con crociere continue, tra Levanzo, Favignana e Marcccimo, al centro della zona pili frequentata dai garibaldini (?9)_ Sarebbe stata certamente una misura efficace, se soltanto fosse stata attuata prima dello sbarco di Garibaldi e non se ne fosse invece soltanto parlato, dopo. 11 successo dello sbarco, però, ;i· . rchhc pot1:ro essPrl' , ircoscrirrn, :i.Imeno in parte, dal punto di vista strategico, perché, distrutte per i garibaldini le vie della ritirata, una crociera efficiente avrebbe potuto ancora svolgere una funzione importante di blocco delle forze sbarcate. Queste si rrovavano, con la perdita dei vapori, ad aver bruciato i ponti dietro di sé, per cui eventuali insuccessi avrebbero potuto avere conseguenze disastrose. Ma nessuna importante misura nuova venne ad accrescere l'efficacia del blocco napoletano e la flotta più imporrante d'Italia, come non era riuscita a fermare Garibaldi, così non riuscì a bloccare suoi rifornimenti esterni.
9. Alla città di Marsala ed ai ricordi che il nome di quel porto risuscitava in lui, Garibaldi rimase sempre particolarmente affezionat0. Da quel luogo era. 111cominciata la più fulgida e la più clamorosa ddie sue imprese, i'azione decisiva per l'unirà dello Stato italiano. Col nome di Marsala volle battezzare la cavalla che gli servì per tutta la Campagna, un animale per il quale - fosse, come afferma l'Abba, «un baio da gran visir» o, come dice il Bandi, la «men rea bestia cavallina che fu dato trovare» - Garibaldi mostrò sempre una cerca predilezione <80> . E nell'illusione di poter ripetere la fantastica impresa del '60, ancora da
(78) Cfr., ad esempio la lett. riserv. n. 6 del I O giugno 1860 del cavalier Sane' Anna, Governatore Provinciale, da Alcamo, a Garibaldi, nella 4uale viene annunciato al Generale uno sbarco di emigrati siciliani e di fucili a Marsala, e si informa di aver inviato di scorta incontro agli sbarcati tutta la guardia a cavallo, in AST, A rchivio Militare di Sicilùt, marzo, 174. (79) Cfr.
"T,'F.spérance" , Ginevra, del 4 giugno 1860. (80) Cfr. AGRATI, I Mille, cit. , pag. 212.
Marsala, definita a riprova dei suoi sentimenti «terra di felice augurio» <81 >, egli proclamò nell'agosto 1862 la sua volontà di muovere su Roma, per affrettare il compimento dell'unità nazionale, all'inizio di quella disgraziata impresa che doveva concludersi ali' Aspromonte.
Né quel ricordo affettuoso era ingiustificato. Lo sbarco riuscito sotto il naso della crociera borbonica, aveva commosso ed eccitato l'isola, compensando di un colpo le impressioni negative derivate dalla repressione della insurrezione d'aprile. Molti, del resto l'avevano previsto, in Italia, in Francia, in Inghilterra <82>, prima che si sapesse che Garibaldi era riuscito a prender terra. Il modo, poi, in cui lo sbarco si era svolto, pareva studiato appositamente per incidere immediatamente sulla fantasia popolare, che subito vide in lui come un arcangelo della patria, un eroe. Narra il capitano Cochran, in sosta nel porto di Palermo, che un'immensa, straordinaria eccitazione si impadronì della popolazione palermitana alla notizia dello sbarco di Garibaldi, e i rapporti del Console inglese confermano l'esistenza di questa febbre (B3) che vertiginosamente saliva nel popolo all'arrivo delle informazioni e dei particolari, spesso fantastici dei farri di Marsala.
Sempre da fonte inglese si possono avere alcuni particolari interessanti sulla situazione di Messina attorno ali' 11 maggio. Nel porto della città peloritana era in quei giorni all'ancora_ ];i n:we da guerra inglese Sryl!a, il cui comandante, Lamberr, tenne un diario relativo agli avvenimenti di Messina. Messina era certo uno dei punti chiave della situazione psicologica, perché da entrambe le parti - rivoluzionari e borbonici - la si riteneva idonea ad essere teatro di prove di forza: secondo una nota lettera di Giuseppe Orlando, del precedente marzo, Messina era pronta a scatenare fin da allora la rivoluzione ed aspettava soltanto, per agire, che Palermo comunicasse di esser pronta a muoversi <84> . La polizia ed i napoletani in genere, aucorità e truppe, dovevano stare sul chi vive, altri-
(81) Cfr. CHlALA, Ciammo Dina e l'opera ma nelle vicende del Rirorgimenlo l1alia110, voi. II, Tori110 1889, pag. 114. (82) li '"The lllmlrated Lo11do11 News" del 12 maggio aveva defìniro Garibaldi «un nuovo e importante alleato per gli insorti». "L 'Itluslration " , alla sressa data, pag. 298, affermava: «Se Garibaldi riesce a sbarcare in Sicilia malgrado i vascelli napoletani che incrociano in previsione del suo arrivo, è cerro che il suo nome, che ispira un vero terrore alJe truppe reali, sarà un aiuto potente alla insurrezione»; il 19 Etlmond Tixier, sullo srcsso settimanale popolare parigino norava che se Garibaldi fosse riuscito a sbarcare, le conseguenle sarebbero state incalcolabili per l'entusiasmo del partito ita!ia11is1imo, per resistere alle pressioni del quale il Cavour doveva già faticare molto. (83) C.fr. il rapJJ. n. 14 del capitano di vascello Cochran al vice ammiraglio A. Fanshawe, in P.R.O., Londra, Admira!ty, r, 5733, fase. 828. Vedi pure alrri rapp. vari ibid,;m, Foreig11 Office, 70, 322. (84) Secondo una corrispondenza pubblicata da "L'fupéra11ce" del 9 maggio 1860, a Messina il 25 aprile era avvenuto un farro significativo: quando gli ufficiali del Govemo!o, alla fonda nel porto, erano scesi a terra, erano stati accolti da grida di Viva Vittorio Ema,wele! Viva l'llalia!
menti non si spiegherebbe quell'assurdo senso di allarmismo diffuso che traspare da talune informazioni trasmesse dall'ufficiale. Il Lambert annota diligentemente che l' l l maggio, venerdì, giunse nel porco la fregata a ruote Governolo, battente bandiera sarda, la quale salute> il vessillo napoletano; il 12 arrivò la notizia dello sbarco di Garibaldi e per la città si diffuse una strana quiete che doveva agire sui nervi dei borbonici più <li una manikstazione di esultanza; a far da contrappunto alla calma che regnava sulla città giunsero i 21 colpi di cannone sparati dalla fregata sarda per l'anniversario della Costituzione. Il lunedì successivo, 14 maggio, ecco quelle che sembrano le notizie grosse: all'alba la Governo!-0 levò le ancore e salpò per ignota destinazione; più tardi, neJJa mattinata, il vice console di Messina, Rickards, salì a bordo della Scylla «e mi disse - è il Lamberc che scrive - che circolava la voce che uno sbarco di Sardi aveva avuto luogo a Milazzo, distante circa 30 miglia da Messina per via di terra, e che la guarnigione e le aucorità erano stare massacrate; egli pensava che cale informazione fosse attendibile» <35> _ Questa notizia, che in sé avrebbe poca rilevanza perché non rispondente alla realtà, per la stessa ragione ne ha tuttavia moira sul piano psicologico: essa è l'indice di uno stato d'animo venato dalla paura, di un atteggiamento psicologico particolarmente ricettivo di ogni elemento che fosse morivo di sconforto, di allarmismo, portato ad ingigantire il pericolo e quindi - come pratica conseguenza - a soccomlwrvi davanti prima ancora di affrontarlo. È interessante constatare che qualche sintomo di disagio psicologico si ebbe subito tra i borbonici, alla notizia dello sbarco di Marsala. Esso contribuisce molco a spiegare gli avvenimenti successivi, ed aiuta a comprendere, anche senza ricorrere al fantasma del tradimento, certe inesplicabili paralisi di strumenti militari, come anche il meccanismo segreto di cerci miracoli.
A Marsala la Marina borbonica incominciò la serie dei suoi arrivi fuori tempo, a cose fatte: avrebbe continuaco in giugno, nel golfo di Castellammare, e in agosto, davanti alle cosce della Calabria. Per contro a Marsala, Garibaldi incominci<> a conquistarsi nel cuore del popolo siciliano un piedistallo da leggenda. Soltanto in quell'uomo venuto dal mare avventurosamente, un giorno di maggio, attraverso la crociera nemica, in quel Generale temerario sbarcaco in Sicilia come alla terra promessa, socco le cannonate napoletane, poteva trovarsi un così potente catalizzatore di sentimenti esaltanti, di intendimenti generosi capaci di legare incorno alla sua figura romantica il più importante movimento popolare del Risorgimento italiano.
(85) « ... he thn11ght this iriformation w,is reliable». Cfr. Diary ReportÌrJf!, proceedi11gJ al Mm i11a, del comandante Lambert al vice ammiraglio A. Fanshawe, in P.R.0., Londra, ll.dmiralty, I, 5 733, fase. 828.
T.a pirnfreiata a mote GOVERNOT,0 (fototeca U.S.M.M.)
CAPITOLO Il
DA MARSALA A PALERMO SOTTO GLI OCCHI DELL'AMMIRAGLIATO
SOMMARIO: 10. La flotta inglese come strumento di informazione e di azione politico-militare. - 11. TI contrammiraglio Mundy inviato a Palermo. - 12. La battaglia di Calatafìmi nel rapporto del comandante
Marryat. - 13. Primi contatti dell'ammiraglio Mundy con le autorità borboniche. - 14. La marcia di Garibaldi su Palermo nelle informazioni inglesi. - 15. Il generale Lama chiede la mediazione inglese - 16.
L'attacco garibaldino alla città e il bombardamento borbonico. - 1 7.
Le trattative d'armistizio. - 18. Giudizio complessivo sull'azione della
Marina inglese durante la Campagna dei Mille.
Hl. In base a quanto si è fin qui esposto, può ritenersi definitivamente stabilito come la Marina britannica non abbia alcuna parte attiva negli esordi della Campagna di Sicilia, quantunque la presema delle sue navi sulle coste dell'isola, precauzionalmente disposta dall'Ammiragliato, abbia finito per agevolare lo sbarco della spedizione garibaldina in seguito ad un fortuito concorso di circostanze. Tuttavia, se da un lato fu veramente occasionale la missione dell'J\rgm e dcli' lntrepid a Marsala, a prore;,:ione della colonia inglese di quella città, dall'altro essa rientrava nd quadro di un'intensa attività marittima di perlustrazione e di osservazione, espressamente voluta dalle autorità navali britanniche fin dal momento in cui erano corse le prime voci della progettata invasione dell'isola e diretta, come è ovvio, al duplice scopo di prendere conoscenza degli avvenimenti e di proteggere gli interessi del Regno Unito e insieme quelli privati dei suoi sudditi.
La Aotta inglese continuava così, nello spirito della sua tradizione e secondo una prassi costante, ad agire come strumento di informazione e di azione politicomilirare della massima importanza: a Londra potevano cambiare i governi, e i liberali succedere ai conservatori< 1 >, ma gli scopi della Marina ed i metodi con i quali tali scopi venivano perseguiti non variavano di molto.
(I) Non sarà inutile ricordare, per quanto si rratti di cosa assai nota, che l'ascesa al potere di lord Palmerscon, 1'1 1 giugno 1859, era stata salutata con enorme e non del tutto giustificato entusiasmo dai patrioti italiani, i quali si arrendevano da un ministero liberale a Londra un attegiamento piL1 favorevole ai loro fìni. Cfr., in proposito, quanto scrive il Trevelyan sulle manifestazioni di giubilo degli italiani nel vestibolo del Parlamento inglese all'uscita di lord Palmcrston, dopo che l'emendamento Harcingron era passato con una maggiorania di soli tredici voti, deter· minando la caduta del gabinetto conservatore di lord Derby. Cfr. G.M. TREVELYAN, G,,ribaldi e i Mille, ediz. ital., Bologna 1910, pagg. 148-50.
È in seguito ad un tale atteggiamento della massima Potenza marittima nel Mediterraneo e nel mondo, che gli avvenimenti vennero influenzati, forse persino oltre le intenzioni del governo di S.M. britannica. Come giustamente ha osservaco, molti anni fa, il Trevelyan, « ... una delle cause principali degli errori di calcolo e del timor panico dei napoletani in quell'anno disastroso, fii appunto ii terrore in mi li mantennero le numerose navi da g1J1:rra inglesi che, essendo di crociera intorno all'isola, si aggiravano wn ostentazione in quelle acque» <2> .
Ora, non aveva corto il governo di Napoli, né errava l'opinione pubblica del Regno delle Due Sicilie, nel giudicare oltre modo ostile la Gran Bretagna alla Monarchia borhonica: ma si sarebbe errato nel ritenere probabile un attivo intervento britannico contro i napoletani. Invero, l'lnghilterra vide certamente con grande compiacimento le vivaci reazioni italiane all'armistizio di Villafranca e constatò, non senza soddisfa7.ione, come le simpatie dei patrioti per la Francia si fossero mutate in breve in un sentimento quasi opposta: fu allora che i governanti britannici, scrive l'Agrati, «pens(tlYmo fosse giunto il momento di soppiantare la Francia nei nostri cuori pur senza ricorrere ad alcuno di qttei sctcrifici che la Jir(mcia, bisogna riconoscerlo, aveva sopportati pet· noi. Aùtli morali e buone pc1role, questo sì, ed em già qualche rosa: ma imitare la Francia anche con un intervento armato non poteva entrare neppure nella mente del più liberale fra gli inglesi, tanto pitÌ che /({ regin(f Vittoria e la Corte Ittita avevano per i loro liberali scars.t simpatia e per i nostri ness11na» (3). Così dunque, ancora nel maggio del 1860, dopo quasi un anno di governo liberale, Londra era favorevole a parole, ma sempre assai 1:,ruardinga a fatti: wait and see rimaneva, come al solito, la sua regola di condotta. È significativo che, lo stesso giorno in cui Garibaldi sbarcava a Marsala e mentre ancora nessuno nel mondo era a conoscenza del felice inizio della sua azzardatissima impresa, l'autorevole "Times" uscisse con un editoriale in cui, tra l'altro, era detto: «Il succe.un attrihuirà a Garibaldi il carattere di (;enerale e di uomo di Stato di prim'ordine: la sconfitt.t, la rovin.t, l.t morte ne eterneranno il ricordo, come quello di 11n avvent11riero donchisciottesco, indomito per coraggio m.t scarso di senno, che ha fatto getto della s11a vita in tm diJperato tentativo di pirateria. L 'avvenire potrà cla.r.rificare la spedizione di Sicilia come simile a quella di Guf!.fiefmo d'Orange in Inghilterra, opp11re a q1tell(t di Mural in Calabria» (li)_ Soltanto una settimana più cardi - e dopo che già i borbonici
(2) TREVELYAN, àt., pag. 307. Secondo quanto scriveva il principe di Pcrrulla, ambasciatore napoletano a Vienna, al colonnello Severino il 25 marzo 1860, la flotta inglese sarebbe venuta nelle acque del Regno nel timore di un movimento m urarriano in Napoli. C:fr. MOSCATI, La fine del Regno di Napoli. cii., pagg. 216-1 7. (3) C:. AGRATI, I Mille nella storia e nella leggenda, Milano 193'l, pag. 13. (4) The Times dell' 11 nrnggio 1860.
avevano riportato la prima sconficca a Calatafimi - lord Russel, alla Camera Jei Comuni, arrischiava un giudizio un pò meno riservato, pur senza andare al di là Jelle generiche espressioni di simpatia <5l.
Per un esame dell'attività della Marina inglese, in un cale quadro storico eJ in ordine ai due scopi surricordati, di informazione e di azione, le principali fonti sono due:
a) il noto volume di memorie dettato dal protagonista e coordinatore di cale attività, sir G. RoJney Mundy, contrammiraglio della Mediterranean Fleet, in comando della divisione britannica sulle coste della Sicilia <6>; h) le lettere, i dispacci e i rapporti dagli ufficiali della Marina di S.M. britannica e degli agenri diplomatici inglesi sul luogo, relativi agli avvenimenti siciliani, conservati nell'Archivio dell'Ammiragliato a Londra, in un fascicolo che porta il titolo: «D isturbances in Siàly - Proceeding.r of Generai Garibaldi» <7l.
La prima di queste fonti contiene una narrazione della Campagna di Sicilia che, quantunque soggettiva e meditata, perché posteriore Ji qualche anno, è tuttavia basata abbastanza rigorosamente sui carteggi ufficiali e sui personali ricordi dell'autore: trattasi di un libro assai conosciuto, al quale hanno copiosamente accinto in ogn i tempo quasi tutti gli storici dell'impresa garibaldina, a cominciare dallo stesso Trevelyan. l 'altra fonte è parzialmente nota anch'essa, in quanto alcuni dei documenti che ne fanno parte furono pubblicati fra le carte del Parlamento inglese <8> e parecchi sono stati riportati o riassunti dal Mundy nel suo citato libro di memorie; ma taluni rapporti ivi contenuti sono inediti e, pur senza apportare nessuna sensazionale rivelazione sulla scoria di quel periodo, cosciruiscono per altro un materiale di prima mano, non privo di interesse per lo scopo accennato, di lumeggiare cioè movimenti e atteggiamenti della flotta britannica e stati d'animo degli ufficiali e marinai inglesi, nello svolgimento dei compici loro affidati, nonché di mostrare come apparisse, di fase in fase, l'epopea garibaldina agli acuti occhi dell'osservatore benevolmente neutrale.
11. li contrammiraglio Rodney Mundy, neH'ambience del comando della Mediterran11an fileet e nel giudizio del suo superiore diretto, il vice-ammiraglio sir
(5) «Sappiamo che le nostre simpatie e il giudizio della storia faranno disrinzione rra il caso del fìl ibusriere e del fellone e quello dell'eroe e del patriota» (l.ord G. Russe! il 17 maggio 1860 · Hamard'J Parliamentary Debttte.r, Londra 1860). (6) Sir G. RoDNEY M lJNDY, KCH, H.M.S. HANNIBJ\L al P,1/ermo tt11d Naple.r d,,ring the italitm revol11tion. 1859-7861 , with noticeJ o/ Garibaldi, Francù li ,md Victor Emanuel, Londra 1863. (7) P.R.O., Londra, Admiralty, I, 5 7 33, fase. 828. (8) HOUSE Of COMMONS, Accotmts and Papers, 30°, LXVIII, Londra 1860.