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Il personale dopo il ritorno a Roma del Mi

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L'epurazione, così iniziata, ebbe grande sviluppo quando, liberata la Capitale, tutte le Amministrazioni statali vi rientrarono, e ancor più quando, cessato lo stato di guerra, affluì ai Centri di raccolta tutto il per.sonale sbandato.

Succes.sivamente furono promulgate altre disposizioni legislative a integrazione o a modifica ·delle precedenti.

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Per quanto riguarda la Marina si avrà occasione di ritornare sull'argomento.

26. Le disposizioni per i prigionieri dì guerra e per gli internati.

Il Capo del Governo, Maresciallo Badoglio, il 25 febbraio 1944 çomunicò che il Generale Pietro Gazzera era incaricato dal Governo italiano di trattare colla Commissione alleata di controllo le questioni relative ai prigionieri di guerra.

Il Generale Gazzera iniziò il suo lavoro nella sede di Salerno 1'11 marzo 1944 con la carica di « Alto Commissario per i prigionieri di guerra, alla diretta qipendenza del Capo del Governo>>. · Fu stabilito che fosse di sua competenza ogni pratica concernente ciascun prigioniero fino al suo rimpatrio.

La Marina pertanto interessò l'Alto Commissario perché fosse provveduto al ritorno in Italia del proprio personale militare, dei marittimi della Marina mercantile, degli operai destinati presso le basi navali e dei lavoratori ·portuali rimasti internati civili degli Inglesi in seguito alle vicende della lotta in Africa.

Per l'esame e per l'assistenza ai prigionieri rientrati la Marina aveva già costituito presso l'Accademia. Navale a Brindisi una Commissione centrale presieduta dall'Amm. Sq. Guido Bacci di Capaci (Comandante dell'Accademia) e composta del C. V. Sebastiano Morin (già Comandante delle navi-scuola) e del C. F. Pier Filippo Lupinacci. Il Ministro provvide subito per il coordinamento del lavoro della Commissione e di Maripers con quello dell'Alto Commissariato.

., li Comando in Capo delle Forze Alleate aveva istruzioni per utilizzare al massimo. i nostri prigionieri di guerra, formando compagnie organiche di lavoratori delle varie specialità. Inquadrati nelle compagnie, i prigionieri perdevano lo status di prigionieri e nominalmente erano liberi. In pratica, per lo meno nel Nordafrica, continuarono a vivere nei campi di concentramento.

Per ottenere la liberazione e il riplpatrio di un pngwniero le Autorità italiane dovevano farne richiesta nominativa, cando per quale tipo di lavoro ne era richiesto il rimpatrio.

La Marina, che era rimasta compatta e organizzata più di qualsiasi altra collettività statale, era nelle migliori condizioni per utilizzare prigionieri liberati in attività inerenti allo sforzo bellico, e ne aveva già ottenuto la liberazione di un certo numero, valendosi anche dell'opera del Capo della Missione navale in Algeri. Istituito l'Alto Commissario, le richieste furono avanzate per il suo tramite dall'Ufficio di Gabinetto, dietro proposte concordate tra Maristat e Maripers.

La Commissione Centrale di Brindisi mantenne la funzione di esaminatrice dei prigionieri al loro arrivo in patria.

Per primi - oltre a quelli nominativamente richiesti, tra i quali, come già accennato, gli operatori dei mezzi d'assalto furono rimpatriati gli ammalati gravi, i mutilati, gli invalidi.

Alla fine di aprile 1944 fu costituito l'Ufficio prigionieri di guerra, posto alla dipendenza del Segretario Generale.

Fu precisata la procedura giuridico-disciplinare-amministrativa per i reduci dalla prigionia e, dopo esaurite le indagini sul comportamento di ciascuno durante il periodo di cattività, era emesso un parere circa la reimpiegabilità o meno di ogni reduce ed il Ministro prendeva la decisione definitiva.

Gli ufficiali erano presi in forza da Marina Taranto e tenuti a disposizione di Maripers. Il personale del C.R.E.M. era dato in forza al Deposito di Taranto, se arrivava in continente o in Sicilia, e tenuto a disposizione di Marìpers - Divisione C.R.E.M. Per questo personale la decisione definitiva sulla sua posizione era presa da Maripers.

Queste disposizioni non furono applicate al personale tenuto dagli Alleati prigioniero in Sicilia e per il quale il Comando M. M. della Sicilia ottenne la liberazione per l'impiego immediato nei servizi dell'isola, dopo un giudizio di discriminazione emesso dal Comando M. M. Gli uomini eccedenti ai bisogni locali furono inviati al Deposito di Taranto.

27. Ordinamento giudiziario militare nel territori dell'Italia liberata.

L'ordinamento giudiziario militare necessitava di un adegttamento alle .esigenze scaturenti dallo stato di guerra in cui i territori si trovavano, tanto più che esistevano al Sud due soli

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