SANITÀ
probabilmente oggi il rapporto monouso/pluriuso sarebbe più sbilanciato quando anche grossi utilizzatori del monouso non sono solo le aziende ma anche i cittadini.
mento del 150%. Lo smaltimento del rifiuto infettivo è un costo. La logistica è un costo (trasportare 20 beni contro uno non avrà lo stesso prezzo), insomma, l'esigenza di considerare il costo del bene in tutta la sua vita, perlomeno in azienda, si fa sentire più forte e forse quando torneremo a mettere sul tavolo questi aspetti, già dal punto di vista economico, incontreremo un terreno più fertile. E ancora non abbiamo parlato di ambiente, dove MONOUSO da un lato bruciamo 20 beni (il monouso) e dall'altro abbiamo un bene che potenzialmente rientra in filiera produttiva. Se la sensibilità è cresciuta di pari passo al problema, diventerà più semplice ottenere risultati in questo senso. Ma se questo non è tanto evidente, diciamo, fuori dagli uffici, ci sono degli altri effetti che di sicuro, ognuno a casa propria ha vissuto.
GIANLUIGI GIORGETTI, ECOMANAGER DELL'AZIENDA USL DELLA ROMAGNA
POST (SPERIAMO) COVID-19 PER L'AMBIENTE IN SANITÀ Uno dei noti andanti di questo lockdown che, chi più chi meno, abbiamo vissuto tutti insieme è se ne saremmo usciti migliori o peggiori. Tra canti alla finestra e lapidazioni ai runners, si faceva fatica a bocce ferme a capire come sarebbe andata. Allora, ma oggi? Come è andata? Come ci si poteva aspettare: per alcune cose meglio, per alcune cose peggio. Sinceramente per me è già un ottimo risultato che ci siano degli aspetti in cui, se non come persone, almeno come organizzazione siamo strettamente migliorati. E alcuni di aspetti riguardano anche l'ambiente, la qual cosa mi interessa occupandomi io della riduzione dell'impatto ambientale di una grande azienda pubblica in campo sanitario. Mi chiamo Gianluigi Giorgetti, sono l'ecomanager dell'Azienda USL della Romagna.
e quotidianamente tutti. Stavamo facendo azioni per la riduzione del consumo di plastica, per aumentare la frazione da mandare al riciclo e così via, con anche buon successo e grande collaborazione dei lavoratori. Non mi era neppure difficile ignorare il grande bias cognitivo attorno alla plastica che era (ed un po' lo è tuttora) dipinto come il grande nemico, perché era un errore che faceva gioco al miglioramento dell’impatto ambientale e ce lo tenevamo.
ARRIVA IL COVID -19
Tutti (molti, dai) si dimenticano della plastica, mi viene da dire anche giustamente. Ma se avessimo già risolto prima il bias dopo ne avremmo beneficiato. Perché il nemico dell'ambiente, il diavolo, non è la plastica, non lo è mai stata, ma il monouso. Lasciamo perdere il fatto che esistono migliaia di tipi di plastica alcune più ecofriendly (addirittura compostabili) altre meno, è il fatto che la PLASTICA maggior parte dei prodotti monouso sono in plastica che ci fa puntare il dito sul nemico sbagliato. Ma se ci pensiamo un attimo, una borraccia in plastica di Tritan... è plastica, è pluriuso, se pensiamo al recupero a fine uso che danno fa? In questo contesto il male del Covid, non è stato tanto farci dimenticare la plastica, ma il non essere focalizzati tanto sull'evitare il monouso. E' aumentato, aumenta evidentemente perché vogliamo evitare di usare due volte una cosa potenzialmente Prima del Covid-19 il tema ambientale all'ordine del infetta. Ma siamo partiti da un momento in cui non giorno, dell'opinione pubblica era la plastica. La ri- avevamo nulla e arrivati ad ora, momento in cui abduzione del consumo, la riduzione del rifiuto. Era un biamo più o meno tutto quello che ci serve; se nel tema che interessava molto anche concretamente percorso avessimo tenuto più focalizzato il nemico,
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Il tema del monouso per me ha radici antiche. Direi 40 anni. A quei tempi le valutazioni erano solo di natura economica, forse un po' comodità d'uso (non devo curarmi di rilavare, stoccare, ...) e negli anni '80 anche uno status symbol: non so perché, ma quel gesto liberatorio del disinteressarsi del bene dopo l'uso, non mi interessa neppure dove casca, dopo che l'ho gettato, fa figo. Ricorda forse l'immagine del supereroe che si allontana verso la telecamera al rallentatore con l'esplosione alle spalle. Dopo decenni la voce "se non gestiamo un'economia in modo circolare, prima o poi tutta questa roba ci ritorna addosso" comincia a farsi sentire e finalmente anche a farsi ascoltare. Non quando era logica, ma quando è evidente. In ospedale fino ad ora resta così: valutazione economica, comodità d'uso. Un grosso passo in avanti che era già in corso, a mio avviso non ancora concluso, è la valutazione economica in ciclo vitale del prodotto: il Life Cycle Assessment. Se un pluriuso mi garantisce 20 usi, quando lo vado a valutare economicamente, devo perlomeno confrontarlo con 20 beni monouso. E fino a qui ci siamo, ma...
ARRIVA IL COVID -19 La crescita di utilizzo del monouso è enorme. In generale, il rifiuto infettivo nei periodi peggiori e nella provincia più colpita (Rimini) tocca un au-
IMMOBILITÀ
Il tema dell'immobilità è, perlomeno descritto con questa parola, il modo che volevo usare per trasformare un vizio in valore. Il concetto è lo stesso dello spreco di beni (energia e servizi): "bisogna evitare gli sprechi". E' una frase tautologica. La si legga a rovescio: dicasi spreco tutto ciò che può essere evitato, in pratica si sta dicendo di evitare tutto quello che può essere evitato. Lo stesso vale per gli spostamenti, intendo ovviamente a fini lavorativi. Mettici dentro tutte le valenze, lavoro che richiede la presenza, relazione umana, comunicazione frontale, mettici dentro tutto. Quello che resta fuori è spreco che deve essere evitato. Ecco perché, più che il mobility manager (la cui funzione essenziale è quella di organizzare lo spo-
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stamento necessario) a fini ambientali serve un immobility manager. Ma sostenere tematiche del genere in altri tempi era impensabile. Per quanto ogni lavoratore ha esperienza di riunioni inutili, troppo lunghe, troppo frequenti, con più professionalità presenti di quante servissero: ma per dirmi queste cose, c'era proprio bisogno che venissi fino a qua?
famiglia, o produrre di più al lavoro. Dove l'hanno capita anche questa cosa?
TELE MEDICINA
ARRIVA IL COVID -19 E improvvisamente ci fermiamo tutti. Pure troppo. Smettiamo di fare incontri, riunioni e spostamenti che magari sarebbero ancora serviti, ma siamo costretti dalle circostanze e le circostanze ci portano anche a trovare soluzioni che forse sono sempre state lì, ma che non conoscevamo perché non ne abbiamo mai sentito l'esigenza, anzi l'urgenza. Anche se l'urgenza ci sarebbe stata: chi a fronte di una riunione o un incontro remoto dice "questo incontro lo facciamo in video, l'ambiente ne beneficerà". Ma non c'è solo l'ambiente, c'è il tempo per lo spostamento, c'è l'ammortamento delle vetture, il costo dei professionisti durante il viaggio. Ci sono anche motivi economici a cui, nonostante tutto, eravamo ancora sordi. Forse vecchie abitudini dure a morire? Forse una mentalità antica? Allora tu presenti un progetto o fai una proposta ai tuoi collaboratori per incontrarsi in video, la loro resistenza mentale si trasforma in insormontabili difficoltà tecniche, distrazione durante la riunione, qualunque cosa pur di sabotare. Ma poi abbiamo fatto tutti videoaperitivi a casa nostra. Era necessario e non era così male. Abbiamo imparato a conoscere quegli strumenti che già avevamo, ma che potevano fare cose che neppure ci sognavamo. Ci è piaciuto, e adesso potremmo trasportare quell'esperienza al lavoro con successo. Ancora una volta una necessità può essersi trasformata in uno stimolo virtuoso? L'Italia, per mia esperienza personale, non farmi citare grossi numeri, pecca in infrastrutture telematiche per quanto mi pare stia correndo per mettersi in pari e a noi servono oggi più che mai, perché più le informazioni viaggiano in segnali e non in massa (la nostra massa! Più quella delle nostre vetture), più spreco eliminiamo e più tempo abbiamo per (dimmi tu) stare con la nostra
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La Pubblica Amministrazione credo sia un decennio che corre per digitalizzarsi. Tutta. Nel 2009 io avevo la mia card per la firma elettronica, ma non potevo spedire documenti in firma digitale perché al protocollo non sapevano che farsene. Oggi non esce più una lettera in carta. O forse sì, ma io non le vedo. Tanto è stato fatto, ma... diciamoci la verità, tanto ancora resta da fare. Lasciatemi sognare: perché io non ho un'unica tessera su cui posso agganciare tutti i miei dati: carta di identità, tessera sanitaria, patente di guida, accesso alle mie credenziali bancarie. Abbiamo lo SPID, abbiamo INAIL e INPS online. Tante cose. Eppure è evidente che meno vado fisicamente dal medico di base o dal pediatra meno mi metto a rischio (e metto a rischio altri) di contagio di... qualunque malattia contagiosa.
ARRIVA IL COVID -19 E' vero che il Covid-19 è peggio di tante altre malattie in circolazione adesso, molto peggio. Ma il problema c'era anche prima. Poco male, l'aggravamento è tale da trasformare quello che sembrava un vezzo in una necessità cogente. Ora si possono richiedere ricette online, riceverle, anzi le riceve direttamente la farmacia. In alcuni casi (e in questi è il medico che deve dirmelo) è possibile anche fare diagnosi remota, ricevere la cura e poi però in farmacia ci devi andare. Il fa-
scicolo sanitario elettronico esisteva già, io ho cominciato ad usarlo in questi mesi e sinceramente lo trovo l'uovo di Colombo. Tutti i miei dati clinici insieme, decido io quale specialista vi può accedere e magari, se serve, può ripercorrere la mia storia medica, insomma grandissimo passo in avanti. Ma dal punto di vista ambientale? Serve dirlo: viaggi, tempo e carta risparmiati. Con l'attenzione che il risparmio non si trasformi in un calo di qualità, ovviamente.
certa della produttività a casa a totale interesse sia del datore di lavoro che del lavoratore, ma nessuno di questi aspetti è un ostacolo insormontabile. Certo, traccia dei confini tra tipologie di lavoro che possono essere eseguite in remoto e altre no, ma lo sapevamo già: difficilmente un meccanico può lavorare a casa.
ARRIVA IL COVID -19
La presenza in ufficio DEVE calare, quindi le scelte sono due: o lavori di meno o lavori a casa! Nella Pubblica Amministrazione sono passati caldi inviti se non obblighi a fare smartworking laddove possibile, ma credo lo stesso anche nelle aziende private. Quindi in pratica, ci TELE siamo trovati catapultati prepotentemente in una realtà (intelligente!) alla quale non LAVORO eravamo ancora affatto preparati, per me anche un po' colpevolmente, perché purtroppo serpeggia ancora sottoterra il pensiero che se lavori a casa non fai niente! L'idea che l'efficacia lavorativa è direttamente proporzionale alle ore passate in ufficio, come una sorta di immolazione al dio lavoro, è un elefante nella stanza che è solo stato messo di lato con l'obbligo dello smartworking, ma è ancora lì. Effetti Lo so che dovrei adeguarmi a chiamarlo “smar- devastanti anche sul mercato della ristorazione tworking”, fino a “remoteworking” ci arriverei, e (chi poteva prevederlo?) dell'abbigliamento. ma... il telelavoro era sul tavolo dei progetti di Potremmo ricordarcelo la prossima volta che si ecomanagement, sotto alla voce immobility ma- intravede una novità strettamente migliorativa: nagement, metteva in campo temi sindacali, di- prima o poi accadrà. Se non vuoi che accada in ritti dei lavoratori, assicurazioni lavorative, maniera traumatica, comincia tu a farla accainsomma una parete bella alta da scalare. Ma a dere. Oggi stiamo correndo per strutturare il tenoi non corre dietro nessuno, per cui eravamo lelavoro in maniera efficiente e, detto da pronti ad organizzarci un passo alla volta. Dal ecomanager, non posso che esserne contento. punto di vista ambientale, stiamo risparmiando Ma se non lo facciamo bene, se rischia che inviaggi e quindi ammortamento mezzi e carbu- vece che una transizione diventi uno strappo, rante, tempo ai lavoratori, con guadagno anche potrebbe suonare come un fallimento e negli per l'azienda, diamo la possibilità a potenziali ge- anni ritornare indietro. Sono tutte lezioni da conitori di tenere i figli a casa (se sono abbastanza gliere, che succeda o meno è quell'altalena che grandi da consentire di lavorare e non troppo in fase di lockdown ci portava a dire ne usciremo grandi da potersi gestire da soli), risparmiando migliori, ne usciremo peggiori. Si fa fatica a dire quindi anche il viaggio alla babysitter o ai nonni che sono successe cose positive, perché suona che forse avrebbero preferito anche farlo. Ci sono cinico e crudele nei confronti di chi ha verale controparti da verificare, ovvero la riduzione mente pagato o sta pagando ora la pandemia, delle relazioni con l'equipe lavorativa, un'orga- ma degli spunti buoni ci sono stati e ci sono, nizzazione efficace in casa (ci vogliono gli spazi, cerchiamo di metterci nelle condizioni di saperli gli strumenti e i tempi adeguati), una misura cogliere al volo.
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