QUI FINANZA DI MICHELE RUSSO
I PRIMI PASSI DEL PNRR “OLTRE” HA DEDICATO DIVERSI ARTICOLI ALLA STRUTTURA DEL PNRR NEL SUO PERIODO DI GESTAZIONE. È IL MOMENTO DI FARE UN PRIMO BILANCIO SULLO STATO DEL PIANO E SUI SUOI PRIMI PASSI.
Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati hanno di recente pubblicato un dossier che riassume con dovizia di particolari lo stato dei fatti e le prospettive immediate; altrettanto interessante prendere visone del documento presentato al Consiglio dei ministri dello scorso 13 settembre dal Sottosegretario alla Presidenza del consiglio e dal Ministro dell’Economia e Finanza. Tale lavoro espone il monitoraggio sulla attuazione delle misure del PNRR. Altra finestra molto importante per tutte le informazioni relative allo sviluppo del piano è il portale “Italia domani” dove è possibile reperire anche tutti i bandi (compresi quelli rivolti alle imprese). Un bell’esempio di trasparenza e fruibilità delle informazioni a cui, si spera, si potranno uniformare anche gli altri siti
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web della pubblica amministrazione. Sembra giusto mettere in evidenza lo stato delle erogazioni di fondi del piano e lo sviluppo atteso per i prossimi anni. Il PNRR prevede rate semestrali di erogazione di sovvenzioni e prestiti. Le rate, sempre subordinate al raggiungimento di milestones e targets, sono previste al 30 giugno ed al 31 dicembre di ogni anno fino al 30 giugno 2026, data di completamento del programma. Restringendo il campo al 2021, il 13 agosto è stato versato un anticipo totale di quasi 25 miliardi di euro. La cifra non è casuale ma è il 13% dell’ammontare complessivo del piano (191,5 miliardi). Trattandosi di un anticipo, esso non è sottoposto ad alcuna condizione: è una sorta di fiche di apertura. Diverso il discorso per la rata del 31 dicembre 2021 (24,1 miliardi) che, invece, è sottoposta a condizioni. Il 2021 è un anno particolare per il PNRR: è quello delle riforme sostanzialmente propedeutiche allo sviluppo degli investimenti. Quindi, è molto importante approfondire il loro stato di avanzamento. La citata relazione al Consiglio dei ministri dello scorso 13 settembre, fa il punto sullo stato di avanzamento di tutte le misure (riforme ed investimenti) che prevedono una scadenza entro il 31 dicembre prossimo. Vengono citate 27 riforme e 24 investimenti e si da conto del fatto che, alla data di presentazione del rapporto, 8 riforme sono state già definite (il 30% del totale) e, con esse, 5 investimenti pari al 21% del totale. Per le restanti 19 riforme, gli iter di approvazione sono già in corso.
LE RIFORME ADOTTATE NON SONO DA POCO.
Giova segnalare il lavoro del ministero della Pubblica Amministrazione che ha varato due provvedimenti essenziali: la legislazione primaria sulla governance del PNRR e quella sulla semplificazione delle procedure amministrative per la sua attuazione. A queste si accompagna un investimento: la normazione primaria per fornire assistenza tecnica per l’attuazione del piano. In pratica, il via libera alla assunzione di figure specializzate a supporto degli enti della pubblica amministrazione che devono realizzare il piano. Parimenti importante l’attività del Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha promosso e portato a termine la decretazione necessaria per la semplificazione del sistema degli appalti pubblici e quella di una delle amministrazioni più interessate dal PNRR, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile che ha riformato il sistema di approvazione dei progetti ferroviari, accorciandone l’iter da 11 a 6 mesi. Tra gli investimenti già realizzati, la proroga del superbonus 110% per l’edilizia. Questo incentivo ha come scopo l’efficientamento energetico e sismico degli edifici di civile abitazione, rilanciando contestualmente il settore dell’edilizia, in sofferenza da molti anni. I primi risultati sono lusinghieri: una recente pubblicazione del centro studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri parla di più di 46.000 interventi (dato cumulato da luglio 2021 a settembre 2021) per un valore di € 7,5 miliardi. Meno immediato il riscontro sulla diminuzione delle emissioni di gas climalteranti e sulla sismicità. Bisognerà attendere che il superbonus dispieghi tutti i suoi effetti ma, intuitivamente, alle nostre latitudini è probabile che il riscaldamento invernale sia ridotto ai minimi; lo stesso potrebbe valere per le spese di ricostruzione dopo un evento sismico. Spingendo lo sguardo più avanti nel tempo, si nota che gli anni 2022, 2023 e 2024 possono essere considerati quelli di piena vigenza del piano, con erogazioni previste (sempre su base semestrale) rispettivamente di 46, 39,1 e 33,9 miliardi. Nel 2025 le erogazioni cominciano a calare (27,6 miliardi) per poi terminare con la rata di giugno 2026 (20,8 miliardi). Ridotto il ciclo delle riforme, le somme stanziate negli anni successivi al 2021 saranno sostanzialmente destinate ad investimenti. Per quel che riguarda le amministrazioni principalmente interessate, la parte del leone la fa-
ranno il ministero della transizione ecologica e quello delle infrastrutture e mobilità sostenibile. Se ci riferiamo, invece, alle risorse per ciascuna missione, si osserva che la missione 2 “rivoluzione verde e transizione ecologica” rappresenta poco più del 31% del piano, seguita come importanza quantitativa dalla missione 1 “digitalizzazione, innovazione, competitività cultura e turismo” e dalla 4 “istruzione e ricerca”. Quindi, la massima attenzione sarà dovuta nei confronti delle amministrazioni e delle missioni di maggiore rilievo. Il successo di queste sarà il successo del piano. Fin qui una panoramica di come si sta muovendo il PNRR che, evidentemente, sta iniziando a camminare nel percorso e nei tempi previsti.
E il settore privato? Il PNRR non è solo un progetto di stimolo dell’economia a seguito del grande fermo dovuto alla pandemia da coronavirus ma ambisce ad essere anche un volano per orientare gli investimenti del settore privato. Da questo punto di vista è molto importante la dichiarazione congiunta del forum trilaterale tra Confindustria e le omologhe organizzazioni francesi e tedesche che si è svolto a Parigi il 9 e 10 novembre scorsi. Le tre organizzazioni hanno presentato una serie di proposte per favorire una crescita economica priva di emissioni di anidride carbonica che non pregiudichi la competitività delle imprese europee. La dichiarazione segue un documento della BDI (associazione degli industriali tedeschi) dal titolo molto eloquente: “climate paths 2.0”. In esso, sono indicati obiettivi specifici per la riduzione delle emissioni climalteranti per il 2030, declinati in dodici passi. Il documento, pur ammettendo che certe quantificazioni possono non essere particolarmente robuste, costituisce uno spunto di riflessione interessante. Di grande importanza, comunque, il fatto che l’intero sistema amministrativo e industriale dell’Unione Europea si sta muovendo nella stessa direzione. Pubblico e privato che remano insieme, un pacchetto di riforme che resterà anche dopo la fine del PNRR: la dimostrazione anche plastica che la pandemia da covid-19 potrebbe davvero aver impresso una svolta all’ economia del nostro continente.
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