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TURISMO IL TURISMO CHE FA BENE AL PIANETA È in partenza il “Corso professionalizzante per Esperto ambientale di strutture alberghiere e turismo ecosostenibili”, promosso e organizzato dall’associazione no profit di sensibilizzazione ambientale Ciak Si Scienza in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Area di ricerca e servizi in Ecosostenibilità ed economia circolare (Ecircular) del centro L.U.P.T. “Raffaele D’Ambrosio”. Abbiamo intervistato Vincenza Faraco, Responsabile scientifica e ideatrice del corso, sui contenuti e gli obiettivi dell’iniziativa. ◗ Prof.ssa Faraco, qual è l’obiettivo del Corso per Esperto ambientale di strutture alberghiere e turismo ecosostenibili? Il corso ha l’obiettivo di formare e promuovere nuove figure professionali che diano supporto a strutture alberghiere per mettersi al passo con la grande rivoluzione ambientale dell'Europa in vista dell’obiettivo di decarbonizzazione del 2050, tenendo conto degli obblighi normativi ma anche delle esigenze e delle opportunità del turismo, uno dei settori trainanti della nostra economia. ◗ Da cosa è nato lo spunto per l’ideazione del Corso? L’importanza del settore turistico per il nostro Paese, le pressioni ambientali generate dalle at-

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tività turistiche e l’urgente necessità di adeguarsi ai numerosi cambiamenti normativi in campo ambientale, quali il pacchetto rifiuti economia circolare e la direttiva Single use plastics, a cui l’Italia dovrà rispondere in tempi molto brevi, ci hanno spinto all’attivazione di questo corso. I turisti, inoltre stanno mostrando una crescente attenzione all’aspetto della ecosostenibilità delle strutture ricettive, che premierà le aziende green. Il corso fornirà, infatti, le competenze di cui si devono dotare le strutture ricettive per adeguarsi agli standard di ecosostenibilità in linea con gli imminenti cambiamenti normativi, affinchè gli imprenditori non siano impreparati di fronte agli obblighi legislativi imminenti in ambito ambientale che dovranno essere recepiti da tutti gli Stati Membri a partire dal 4 luglio 2020 e dall’1 gennaio del 2021, rispettivamente. La portata e l’urgenza di questo cambiamento è dimostrata dall’approvazione, il 14 gennaio u.s., del Green deal con cui l'Unione europea prevede di dedicare un quarto del proprio bilancio alla lotta ai cambiamenti climatici. Con il Green deal, si prevedono nei prossimi due anni 50 provvedimenti legislativi per raggiungere emissioni zero entro il 2050. Il primo di questi riguarda il Just Transition Fund, su come accompagnare le aziende nella transizione verso l'economia verde, aumentare i posti di lavoro e non chiudere le aziende.

◗ Quali il target di riferimento? Il corso si rivolge a diplomati di scuole secondarie di secondo grado con formazione nel settore turistico/alberghiero e/o che lavorano in questo settore, e a laureandi e laureati in materie tecnico-scientifiche e materie connesse ai temi del corso, quali ingegneria ambientale, scienze del turismo, diritto, economia, comunicazione. ◗ Su cosa si baserà l’attività formativa? L’attività formativa fornirà competenze per lavorare nel settore del turismo, in strutture che si vogliono rendere green e vogliano realizzare un turismo ecosostenibile e avrà il principale focus su come diffondere e realizzare le “buone pratiche” per un’ospitalità più ecosostenibile in attuazione dell’economia circolare. Tra i diversi

temi trattati, la minimizzazione e la corretta gestione dei rifiuti, una maggiore sostenibilità della struttura in tutte le sue procedure nonché il miglioramento della comunicazione all’utenza. Oltre a favorire e diffondere il turismo ecosostenibile, si aiuteranno le strutture a realizzare risparmi nella gestione attraverso una minore produzione di rifiuti, minor consumo energetico e nell’uso efficiente delle risorse. Terranno le lezioni docenti universitari di diversi atenei e ricercatori di enti pubblici di ricerca e sono inoltre previste testimonianze di professionisti del settore turistico che operano in aziende green. E’ prevista, inoltre, l’applicazione delle conoscenze acquisite nella elaborazione di casi studio di interesse per il settore turistico.

LA SINGLE USE PLASTICS DIRECTIVE Ogni giorno, un’enorme quantità di rifiuti di plastica viene rilasciato nell’ambiente, nei mari e negli oceani (da 5 a 13 milioni di tonnellate/anno). L’Europa da sola produce ogni anno 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui solo il 30% viene raccolto per il riciclaggio. L’abbandono ed il rilascio dei rifiuti di plastica causano gravi danni all’ambiente, generano costi economici per la società e possono avere impatti significativi sulla salute umana attraverso la catena alimentare e l’aria. Il fenomeno è aggravato dal crescente consumo di plastiche “monouso” progettate per essere utilizzate una volta sola, come nel caso degli imballaggi per alimenti e bevande che vengono gettate dopo un breve utilizzo, che sono raramente riciclate, e maggiormente soggette all’abbandono. Per affrontare alla radice le cause del problema, la Commissione Europea ha adottato una direttiva sulle materie plastiche monouso relativa alla riduzione dell’impatto sull’ambiente di determinati prodotti in plastica, entrata in vigore il 2 luglio 2019. Oggetto della SUPD sono i 10 articoli in plastica monouso e gli attrezzi da pesca che risultano maggiormente dispersi nell’ambiente e che insieme rappresentano circa il 70% di tutti i rifiuti marini trovati sulle spiagge europee (come valore unitario). Le misure normative ivi incluse variano per categoria di prodotti, alcuni prodotti sono oggetto di veri e propri divieti, altri verranno assoggettati a sistemi di EPR, a norme in materia di etichettatura, a requisiti di progettazione e a obiettivi di raccolta differenziata. Complessivamente,l’obiettivo di questi strumenti di policy è quello di mitigare l’inquinamento derivante dalla plastica regolando gli incentivi finanziari in modo che i produttori creino imballaggi più sostenibili, che migliorino la qualità e incrementino la quantità di manufatti in plastica raccolti per il riciclaggio.

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