RockNow #16

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PLAY IT LOUD, READ IT NOW

NoFx - Halestorm - Nashville Pussy

Mensile - Anno 2 - Dicembre 2013 / Gennaio 2014

Giuda - Deap Vally

YOU ME AT SIX Storie di giovani Best of live

Le foto dei migliori concerti del 2013

Dear Dust – Alteria – Rublood – We Are The In Crowd – Rivolta – For Those Afraid


#16

PLAY IT LOUD, READ IT NOW

You Me At Six Halestorm Nashville Pussy Giuda Deap Vally

Best of live

Mensile - Anno 2 - Dicembre 2013 / Gennaio 2014

Le foto dei migliori concerti del 2013

NOFX

Live Fat

Dear Dust – Alteria – Rublood – We Are The In Crowd – Rivolta – For Those Afraid


Mensile - Anno 2 - Dicembre 2013 / Gennaio 2014

#16

PLAY IT LOUD, READ IT NOW

You Me At Six NoFx

Halestorm Nashville Pussy Giuda Deap Vally

Best of live

Le foto dei migliori concerti del 2013 Dear Dust – Alteria – Rublood – We Are The In Crowd – Rivolta – For Those Afraid



EDITO

ROCKIN’ NEW YEAR!!!

Fine anno, inizio di quello nuovo: tempo di bilanci. In questo stesso numero troverete le “top 5” del nostro team, ovvero i dischi usciti nel 2013 che abbiamo ascoltato di più. Devo essere sincero, non è stato facile trovarne cinque e infatti uno di questi (London Grammar) non corrisponde affatto al target del magazine. Per scelta non ho messo musica italiana, anche se c’è stato qualche disco particolarmente bello tra le produzioni di casa nostra. Ora invito tutti voi lettori a mandarci le vostre preferenze al nostro indirizzo (redazione@rocknow.it). Siamo curiosi di scoprire se i vostri gusti sono allineati con quelli di chi fa ogni mese questo giornale. A questo punto colgo la palla al balzo per annunciare alcune novità. La prima riguarda la cadenza. RockNow diventerà bimestrale. Negli ultimi mesi abbiamo visto che è sempre più difficile fare un prodotto all’altezza con belle interviste e foto di qualità. Purtroppo, con alcune etichette, soprattutto major, è sempre più difficile lavorare. Probabilmente siamo un progetto editoriale troppo innovativo per questo Paese che ama invece conservare le sue vecchie abitudini. Soprattutto quelle peggiori. Puntando spesso su quotidiani e lifestyle magazine, alcuni discografici illuminati si dimenticano invece delle riviste cartacee di settore. Figuriamoci poi di quelle online come la nostra. Meglio una colonna su un quotidiano che non 3 o 4 pagine su una rivista di musica? La portata del primo non è sicuramente paragonabile, ma quanti di quei lettori sono veramente interessati all’artista presentato? Secondo me pochi. E nel frattempo, spariscono sempre più riviste di settore, con mio grosso rammarico ovviamente. Quando chiude un giornale di musica c’è veramente

poco da essere allegri perché è una grossa sconfitta per tutto il nostro settore. Con questo ritmo, le edicole (come quella della foto) saranno sempre meno fornite di riviste dedicate alla nostra passione. E quelle poche finiranno sempre più sconfinate negli angoli meno in vista del chiosco. Tornando a RockNow, l’altra novità riguarderà il modo di fruirne. A poco più di un anno dalla sua nascita, abbiamo deciso di non regalare più la nostra rivista. A dire il vero, RN è già a pagamento per chi lo vuole sul proprio tablet. D’ora in avanti sarà così anche per chi vorrà sfogliarlo sul computer. Sono sicuro che qualcuno si lamenterà della cosa. Posso solo dire che tutti noi dedichiamo molto del nostro tempo a fare questa rivista e lo facciamo per passione, per quel folle desiderio di realizzare la rivista che ci piacerebbe leggere (qualcuno ha detto Rock Sound?). Il piccolo sforzo economico richiesto non ci farà probabilmente diventare ricchi (e per fortuna abbiamo tutti altri impegni per campare) ma potrebbe permetterci di sviluppare nuove iniziative, magari organizzare qualche concerto o realizzare il nostro merchandising. Di sicuro ci consentirà di fare un RockNow ancora più bello e innovativo. Sinceramente non m’importa se qualcuno avrà da ridire o smetterà di seguirci. Anzi, lo invito a provare a fare una rivista concorrente. Io vi aspetto a febbraio. Nel frattempo Buon Anno a tutti. Keep on rockin’!!! Daniel C. Marcoccia @danc667

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ROCKNOW #16 - DICEMBRE 2013 / GENNAIO 2014 - www.rocknow.it

06-21 PRIMO PIANO:

Dear Dust Alteria All in the name of… Rock Dischi violenti: Tay (W.A.T.I.C.) Rublood For Those Afraid / Rivolta Hi-Tech Games Crazy… net Open Store Best Of 2013

www.rocknow.it Registrazione al Tribunale di Milano n. 253 del 08/06/2012

Scrivi a: redazione@rocknow.it DIRETTORE Daniel C. Marcoccia dan@rocknow.it ART DIRECTOR Stefania Gabellini stefi@rocknow.it COORDINAMENTO REDAZIONALE ONLINE EDITOR Michele “Mike” Zonelli mike@rocknow.it

22-51 ARTICOLI: 22-25 You Me At Six

26-29 NoFx

31-39 Portfolio Live 2013

COMITATO DI REDAZIONE Marco De Crescenzo Stefania Gabellini COMUNICAZIONE / PROMOZIONE Valentina Generali vale@rocknow.it

40-42 Halestorm

44-45 Deap Vally

foto Greg Moore

48-50 Nashville Pussy

46-47 Giuda

COLLABORATORI Arianna Ascione Giorgio Basso Mattia Borella Andrea Cantelli Nico D’Aversa Sharon Debussy Michele Fenu Luca Nobili Eros Pasi Andrea Rock RockZone Stefano Russo Piero Ruffolo Silvia Richichi Extreme Playlist fotografi Paolo Bianco, Andrea Cantelli, Arianna Carotta, Emanuela Giurano Claudine Strummer Foto copertina BMTH Emanuela Giurano SPIRITUAL GUIDANCE Paul Gray Editore: Gabellini - Marcoccia Via Vanvitelli, 49 - 20129 Milano

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52-57 RECENSIONI

Disco del mese: Against Me! Nu rock Pop/Rock Metal/Punk

58 61 The Line 62 Last shot: Ministri

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Tutti i diritti di riproduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Il loro invio implica il consenso alla pubblicazione da parte dell'autore. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie. La responsabilità dei testi e delle immagini pubblicate è imputabile ai soli autori. L'editore dichiara di aver ottenuto l'autorizzazione alla pubblicazione dei dati riportati nella rivista.



PRIMO PIANO

DEAR DUST Tristi e incazzati

Direttamente dalla Città Eterna arriva questo trio punk rock. Lasciate da parte ogni sorriso e immergetevi nelle atmosfere malinconiche e cupe dei Dear Dust Testo e foto Andrea “Canthc” Cantelli Attivi da inizio 2012, i Dear Dust nascono dalle ceneri dei Nasty Cats. Il genere proposto è sempre il punk rock, ma con questo progetto Manuel e soci esplorano la parte più cupa e oscura del genere, avendo come maggiori influenze band quali Alkaline Trio, Misfits, Cure e Lawrence Arms. All’attivo hanno un EP, “Demons with hunts”, preceduto dal singolo “Whispers”. Nella

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loro biografia vedo che tra le loro influenze citano la NMA (Negative Mental Attitude) e in merito a questo Manuel (il cantante chitarrista) ci dice: “Non ci sono al momento canzoni d'amore. Abbiamo pezzi tristi, amari e incazzati. Rimpianti, disillusioni e disprezzo totale rappresentano le tematiche della band. Insomma, siamo realisti, però siamo dei simpaticoni, lo giuro!”. Al momento la band è molto attiva sul versante live in tutto il nostro paese, anche se il genere da loro proposto

è sicuramente più apprezzato all’estero: “Abbiamo in progetto di esportare la nostra musica oltre i confini italiani e probabilmente ci muoveremo in Europa durante il 2014. Ora come ora, l'esigenza ci porta a farci conoscere in casa. Sarebbe bello ravvivare un po’ la nostra scena punk che al momento non sta passando di certo il suo momento migliore”. Per il futuro prossimo, invece, i Dear Dust ci anticipano: “Al momento siamo indecisi se far uscire un altro

singolo dall'EP, nonostante ci sembri eccessivo. Però abbiamo due canzoni registrate e ancora inutilizzate che suoniamo live e con la scusa potremmo inserirle nel supporto limitatissimo che stamperemo. Nel frattempo stiamo scrivendo altri pezzi per un probabile nuovo EP che speriamo di far uscire almeno per la metà del prossimo anno. Insomma siamo troppo produttivi e non sappiamo gestire il tutto”. www.facebook.com/DearDustBand



PRIMO PIANO

ALTERIA

io ballo da sola

A poco più di un anno dallo scioglimento dei NoMoreSpeech vede la luce “Encore”, disco autoprodotto che segna il debutto da solista per la cantante rosso crinita. Abbiamo incontrato Alteria Di Mattia Borella L'avevamo lasciata sul palco dell'Heineken Jammin Festival nel luglio 2012 con la sua formazione NoMoreSpeech, a pochi mesi soltanto dalla pubblicazione del loro primo album omonimo: “Quando realizzi che qualcosa non funziona più come si desidera e non si vivono più le cose con la giusta tranquillità è meglio non forzare e voltare pagina, una scelta sofferta ma necessaria per poter vivere la mia passione e il mio lavoro al meglio. Dopo lo scioglimento dei NoMoreSpeech mi sono presa sei mesi di pausa durante i quali ho meditato sul da farsi, su cosa avevo voglia di fare come cantante e come artista. Ho ritrovato i giusti stimoli e così, a inizio 2013, mi sono sentita pronta per intraprendere questo nuovo progetto da solista e in circa sei mesi è stato scritto l'intero album da me e Nando de Luca, già con me nel precedente progetto”. Un disco potente e ispirato, a tratti incredibilmente intimo e personale come ne è testimonianza il nuovo singolo “Sickness”: “L'ispirazione è arrivata da tutto ciò che di bello e

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brutto ho vissuto nell'ultimo periodo della mia vita. Ho avuto voglia di ‘studiarmi’ meglio e di mettermi in gioco ripartendo da zero”. Da sempre legata al rapporto con i suoi fan, questo lavoro vede la partecipazione diretta da parte del suo affezionato pubblico attraverso il progetto Musicraiser: “Avevo dato la possibilità di preordinare il disco prima dell'uscita ufficiale, così da poter raccogliere parte dell'investimento prima della produzione del disco. La risposta del pubblico è stata inaspettata! Il rapporto con chi mi segue da tempo e con i nuovi fan è sempre stato molto diretto: da anni ho la possibilità di essere sempre in giro con i miei concerti e quindi a contatto con le persone che mi seguono”. Il palco è la sua preda preferita ed “Encore” sembra ancora di più scritto appositamente per essere suonato dal vivo e non solo a livello italiano: “Voglio suonare il più possibile e portare le mie canzoni alle orecchie e al cuore delle persone. Credo che con questo disco sto cercando di giocare le mie carte al meglio in Italia, ma di sicuro questo progetto ha più respiro internazionale piuttosto che italico. È già in programma il tentativo di andare oltralpe… speriamo di farcela”. www.alteria.it


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VEN 07/03/2014> ROMAGNANO SESIA (NO) - RNR ARENA

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GIO 20/03/2014 > BOLOGNA - ZONA ROVERI VEN 21/03/2014 > ROMAGNANO SESIA - RNR ARENA

SAB 08/03/2014 > MILANO - TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI LUN 10/03/2014 > ROMA - ATLANTICO LIVE

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MAR 08/04/2014 > MEZZAGO (MB) - BLOOM

LUN 28/04/2014 > TREZZO SULL’ADDA (MI) - LIVE CLUB

www.imotorhead.com

MAR 24/06/2014 > MILANO - IPPODROMO CITY SOUND

INFO: 02.6884084 - BARLEYARTS.COM - FACEBOOK.COM/BARLEYARTSPROMOTION


PRIMO PIANO

MARMOZETS

K) orkshire (U Y cintyre : a z n ie n e), Sam Ma c o Prove (v re ty Jack ecca Macin (batteria), re Line-up: B ty in c a M voce oce), Josh ley (basso m o tt (chitarra/v o B l il W (chitarra), Bottomley per il 2014 to is v re p : o Disc ve k, alternati c allows ro u n : re , Flyleaf, G s s Gene le k c e R The Pretty Influenze: k ozets.co.u rm a .m w w w

R E D R U M E H BEFORE T

: ia nic za: Sloven dreas Ada n A Provenien ), e c o (v Lindic omen Kikl itarra), Jure h (c r Line-up: D e g e eria) Davor Kru kovec (batt (chitarra), u K l e rc a e), M rds) (basso/voc ions Reco g e L th 0 (1 arma” Disco: “Dh tal ell, rdcore/me ison The W Genere: ha o P , e v ri D Parkway Influenze: slo Architects ok.com/btm o b e c a .f w https://ww

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All in the name of

A cura di Andrea Rock

I

rock

l 2013 è stato un anno che ha minato il rapporto con la mia città, una città che amo ma che, a causa di diversi atteggiamenti sociali, mi ha deluso in più situazioni. Per una serie di coincidenze mi ritrovai a festeggiare la giornata di Sant'Ambrogio (patron di Milano) molto lontano dal capoluogo lombardo. Il 7 dicembre, il tour promozionale degli Andead, sbarcava infatti a Olbia, in Sardegna. Inizialmente la data fu fissata per il mese di settembre ma venne rimandata, vista la concomitanza di un grande evento cittadino e, in seguito, confermata per il suddetto weekend invernale. Nel mentre, come ben saprete, la città fu colpita dalla tremenda alluvione a metà novembre. Una volta sincerati della buona salute dei tanti amici sardi, abbiamo deciso, assieme a loro, di non annullare il concerto. “Ora del 7 dicembre, quello che è successo, sarà solo un brutto ricordo”. Queste le parole di Simone, uno dei ragazzi del Devil Kiss (il CBGB's d'Italia, come viene definito da Stefano Russo, nda). Da questa prima reazione, ebbi subito conferma del carattere dei ragazzi del luogo: superato lo sconforto iniziale, c'era la voglia di reagire e tornare a sorridere fin da subito. Appena atterrati, ci ritrovammo alla venue, dove ebbi occasione di parlare con il padre di Simone, il quale mi spiegò quali erano le emergenze che stavano affrontando in quei giorni. Il tutto, con estrema lucidità, ringraziandoci per essere venuti a suonare da loro. Incontrati in seguito tutti i ragazzi del posto, ci ritrovammo a ridere e scherzare, tra una bottiglia di Ichnusa e un bicchiere di filu 'e ferru. La serata fu un tripudio di abbracci, cori e belle vibrazioni che continuarono il giorno seguente, fino al momento della nostra partenza. Organizzammo, la settimana dopo, una piccola raccolta fondi. Non siamo stati la sola band a farlo e questo è indicativo dell'amore e del rispetto di coloro che hanno avuto modo di visitare quelle terre e conoscere le splendide persone che ci vivono. Grazie Terranòa, grazie Sardigna. Qui a Milano, abbiamo solo da imparare.


DISCHI VIOLENTI

TAYLOR “TAY” JARDINE (We Are The In Crowd) Di Daniel C. Marcoccia

Primo disco comprato: “Songs in A minor” di Alicia Keys. ULTIMO DISCO COMPRATO: “Beyoncé” di Beyoncé. DISCO CHE HA CAMBIATO LA TUA VITA: Ce ne sono vari. Uno di questi è sicuramente “Speak for yourself” di Imogen Heap! DISCO SOPRAVVALUTATO: Non saprei… DISCO SOTTOVALUTATO: Non credo che nessuno dei dischi di City And Colour, il progetto solista di Dallas Green degli Alexisonfire, abbia mai avuto la giusta attenzione. DISCO “BOTTA DI VITA”: “The true about love”, l’ultimo album di Pink! DISCO “LASSATIVO”: (ride) Suggerisco “Departure songs” degli Hammock. DISCO PER UNA SERATA ROMANTICA: Scelgo una canzone, “Burning desire” di Lana Del Rey. DISCO SUL QUALE AVRESTI VOLUTO SUONARE: Qualsiasi disco di una cantante pop, da Pink fino a Kelly Clarkson. DISCO DA VIAGGIO: “Full moon fever” di Tom Petty è perfetto! DISCO PER UNA NOTTE DI BAGORDI: Difficilmente mi trovo in una simile situazione ma “Stay trippy” di Juicy J potrebbe essere perfetta… DISCO DEL GIORNO DOPO: The Civil Wars con il loro disco omonimo. DISCO CHE TI VERGOGNI DI POSSEDERE: Nessuno! CANZONE CHE VORRESTI AL TUO FUNERALE: Non mi viene in mente nulla… www.wearetheincrowd.com

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PRIMO PIANO

RUBLOOD

Suono oscuro, idee chiare

La Germania ha i Rammstein? Adesso l’Italia può finalmente rispondere con i Rublood e un disco devastante dal titolo “Star vampire” Di Luca Nobili I motivi per cui il metal made in Italy non riesce (ancora) a raggiungere il livello di altre scene europee sono numerosi e tanto hanno a che fare con una cultura rock latitante nel Bel Paese. Detto questo, per quanto mi riguarda il peccato originale numero uno è la scarsa o nulla capacità di “visione” dei musicisti di casa nostra. Il botta e risposta con i Rublood mi ha ulteriormente convinto: siamo di fronte a una mosca bianca del panorama italiano! Ragazzi che sanno quello che vogliono e cosa serve per ottenerlo. Sogno o son desto?

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“Abbiamo cercato di realizzare un album che potesse competere anche e soprattutto con la realtà estera” racconta il singer Ruben Roll. “In Italia, purtroppo, il nostro genere è poco conosciuto, mentre non è così in Europa e nel mondo. Ringraziamo la Bakerteam Records per aver creduto in noi! Siamo al settimo cielo per aver realizzato qualcosa che sta riscuotendo consensi favorevoli”. Nella pur breve biografia della band spicca scintillante la partecipazione al film della Warner Bros “Studio illegale”. La parola passa al bassista L Daniels: “Ruben, nel tempo libero, lavora come comparsa e attore. Tramite

un comune amico ha avuto una dritta su una produzione che cercava una band metal. Spedimmo alla direzione del casting le nostre foto e 3 nostri brani tratti da un nostro EP oramai introvabile. Fummo scritturati il giorno dopo nonostante fossero arrivate richieste da più di 500 band italiane. Finire in sala trucco con attori e recitare la parte di noi stessi è stata un'esperienza divertentissima, così com’è stato quasi imbarazzante essere stati riconosciuti alla prima del film all'uscita dalla sala dagli spettatori della pellicola e aver firmato autografi e fatto foto!”. “Avere un’immagine ottima e accattivante

ma un prodotto scadente, come purtroppo va di moda da un po’ di anni, non paga. Ma è innegabile che l’immagine, al giorno d’oggi, ha comunque il suo peso, quindi anche avere un ottimo prodotto ma non avere una immagine professionale è deleterio. Bisogna trovare un buon connubio tra le due cose. Di sicuro la qualità dei contenuti non deve essere messa dietro l’immagine, ma anzi, l’immagine dovrebbe esaltare le qualità dei contenuti”. Ecco, L Daniels ha appena spiegato cosa significa chiarezza di intenti. Chi legge e ha ambizione ne faccia tesoro. www.rublood.com


FOR THOSE AFRAID

Quattro musicisti dai gusti musicali assai differenti realizzano un ottimo EP di debutto intitolato “If you must be a bear, be a grizzly”. Conosciamo meglio i For Those Afraid Di Giorgio Basso

Attivi dal 2007 con l’intento di divertirsi proponendo qualcosa che andasse oltre i soliti cliché legati alle band alternative italiane, i For Those Afraid sono giunti solamente oggi alla pubblicazione del primo EP, dal titolo decisamente curioso… “Il significato è semplice, se devi fare una cosa, cerca almeno di farla al meglio delle tue possibilità! Nel nostro caso ancor più visto che in ogni canzone raccontiamo le nostre vite e le nostre emozioni” ci spiega il cantante/chitarrista Ricu. Una band che annovera tra le proprie fila un rocker, un metallaro, un alternativo e un pop-punker è decisamente insolita. Come

si crea l’alchimia perfetta con personaggi così diversi? “Litighiamo sempre! (risate) L’EP è nato in maniera spontanea a livello di arrangiamenti e testi, il delirio è stato quando ci siamo trovati a dover parlare di suoni ed effetti, un vero casino! Scherzi a parte, devo ammettere che tutti e quattro abbiamo gusti abbastanza diversi, c’è chi ascolta punk rock e crossover anni ‘90, chi hardcore, chi metalcore e powerpop e io che arrivo da tutto il filone hardcore melodico e rock. Come influenze citeremmo Strung Out, Propagandhi, Thrice e No Use For A Name, ma la lista potrebbe allungarsi molto”. Arriviamo quindi a parlare di live, capitolo fondamentale di ogni band che si rispetti: “Stiamo lavorando sia sul fronte italiano che estero, abbiamo un po' di carne al fuoco insomma… L’importante nel nostro caso è suonare, poco importa se in situazioni piccole o grosse, all'aperto o al chiuso… Chiediamo solo una presa di corrente per gli ampli, una birra sul palco e qualche amico di fronte a noi”. www.facebook.com/pages/FOR-THOSE-AFRAID

RIVOLTA

Ecco una nuova band molto interessante e all’esordio con un EP intitolato “Avere vent’anni”. Ne abbiamo parlato con i diretti interessati Di Arianna Ascione

Arrivano da Civitavecchia i Rivolta: la band è nata nel 2009 ma in realtà “esiste da sempre. Suoniamo insieme da quando avevamo 16 anni, influenzandoci a vicenda con il nostro modo, tanto diverso quanto simile, di vedere la musica. Tante prove, piccoli concerti e festival vari, che è quello che continuiamo a fare anche oggi”. Il fatto di ascoltare musica diversa è un punto a loro favore, dato che il mix finale è qualcosa di molto potente a livello di sound: “Anche se ascoltiamo musica differente, il nostro denominatore è il rock, quello dei Queens Of The Stone Age o dei Led Zeppelin per intenderci. La nostra duttilità nell'ascoltare musica differente diventa quindi la strada giusta per contaminarci a vicenda e non fossilizzarci su un solo genere”. E non solo: “’Avere vent'anni’ è il classico esempio di disco partorito in saletta: i brani che lo compongono hanno la necessità di far arrivare un messaggio diretto a chi, come noi, vive un periodo storicamente difficile come questo e soprattutto quanto vive con difficoltà la propria adolescenza”. Il loro EP d'esordio vanta poi anche una collaborazione illustre: “La produzione di questo EP è stata una delle esperienze più significative della nostra vita. Abbiamo scritto e arrangiato i brani in sala prove per poi passare a un lavoro più mirato di pre produzione insieme a Olly Riva (The Fire, Shandon) che in veste di produttore è riuscito a dare un impatto formidabile al nostro progetto”. Un progetto insomma da tenere sott'occhio. www.tempodirivolta.it

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HI-TECH

PHILIPS BRILLIANCE 231C5 SMOOTHTOUCH

Debutta in Italia il Brillance SmoothTouch, schermo da 23’’ multitouch targato Philips. Retroilluminazione W-Led, risoluzione 1080p, supporto input pennino digitale, angolo di inclinazione fino a 60°, webcam e microfono integrati, due porte USB 3.0, ingressi VGA, DisplayPort, HDMI e MHL-HDMI (per dispositivi mobili). www.philips.it

HP SLATE 8 PRO

SMARTPHONE TIME-LAPSE TURNTABLE

Tra i nuovi tablet di casa HP, lo Slate 8 Pro si pone come alternativa all’iPad mini di Apple (da cui eredita le dimensioni ma non la risoluzione). Schermo LED HD 4:3 da 8’’, 1600x1200, 1GB di RAM, 16GB di archiviazione (espandibile), sistema opertaivo Android 4.2 (Jelly Bean), WiFi e processore NVIDIA Tegra 4. www.hp.com

Accessorio indispensabile per gli amanti delle foto panoramiche e video time-lapse, la Smartphone Time-Lapse Turntable si dimostra soluzione versatile, solida ed economica. Il funzionamento è semplice: impostate il tempo, avviate la vostra app preferita e il gioco è fatto. Compatibile con smartphone, fotocamere e treppiedi. www.firebox.com

DELL INSPIRON 15 7000

Notebook touch-screen dalle elevate prestazioni e dall’ottimo rapporto qualità/prezzo l’Inspiron 15 serie 7000 di Dell. Design elegante, tastiera retroilluminata, processore Intel Core i5 o i7, memoria RAM fino a 16GB, risoluzione HD (1366x768) o FHD (1920x1080) e personalizzazioni in grado di soddisfare anche i più esigenti. www.dell.com

XIAOMI POWER BANK

Giovane azienda cinese in grado di distinguersi in breve tempo nel mercato mobile, la XiaoMi presenta la Power Bank: batteria esterna da 10040 mAh dedicata a dispositivi con ricarica via USB. In 6 colori e caratterizzata da un prezzo davvero competitivo (circa € 8,00), la periferica sarà presto in vendita in Europa. www.xiaomi.com/en

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A cura di Michele Zonelli

games

DEAD RISING 3

Piattaforma: XONE Produttore: Capcom Genere: Survival horror

Al debutto con la nuova console di casa Microsoft, “Dead Rising 3” tiene fede solo in parte alle attese riuscendo, comunque, a regalare ore di divertimento e sfrenate c a r n e f i c i n e . Capcom ha messo fin da subito le cose in chiaro: il titolo non sfrutta appieno le potenzialità della Xbox One e questo non sorprende trattandosi di un progetto Day One. La storia non riserva grosse emozioni, obiettivo: abbandonare la città infestata dagli zombie prima dell’epurativo attacco nucleare. Nei panni del meccanico Nick Ramos, personaggio poco carismatico che faticherà a entrare nel cuore dei giocatori, attraverserete Los Perdidos alla ricerca di superstiti e dell’agoniata via di fuga. Cali di frame rate si registrano nelle fasi più caotiche, per il resto il comparto grafico si difende bene e il colpo d’occhio generale non delude. Grande importanza assume il free roaming. Il limite di tempo è stato eliminato, la mappa è abbastanza vasta e gli edifici da esplorare sono davvero molti. Le abilità di Nick (che potrete sviluppare grazie a un buon sistema a punti) vi permetteranno di combinare (in ogni momento) oggetti e veicoli, a favore di armi e mezzi d’assalto il cui unico limite creativo sembra essere la vostra fantasia. A conti fatti, “Dead Rising 3” è un prodotto divertente e piacevole, non un capolavoro ma un ottimo punto di partenza per assaporare le prime potenzialità della macchina di riferimento.

NEED FOR SPEED RIVALS

PS4/XONE/PC/X360/PS3 EA Accantonati gli ultimi e non proprio fortunati capitoli, Need For Speed torna alla formula che lo ha reso il titolo che tutti abbiamo imparato ad apprezzare, riportando in primo piano folli corse clandestine, inseguimenti e la giusta dose di adrenalina. Duplice carriera (racer e poliziotto), tanta libertà di movimento, numerosi eventi, molti gadget, un’ottimo multiplayer e una IA in grado di ben soppiantare piloti lontani dal pad.

CALL OF DUTY: GHOSTS PS4/XONE/PC/PS3/X360/WIIU Activision

In un futuro non molto lontano affronterete l’ennesima potenza ostile pronta a distruggere l’America. La campagna single player non riserva grandi emozioni e, come ormai da copione, spetta al multiplayer fare nuovamente la differenza, dimostrandosi all’altezza della reputazione guadagnata. Nuove modalità e interessanti contenuti aumentano la longevità, sebbene le principali caratteristiche aggiungano ben poco a quanto già ampiamento visto in passato.

FORZA MOTORSPORT 5 Piattaforma: XONE Produttore: Microsoft Genere: Guida

Turn 10 non poteva certo mancare all’appello il giorno di debutto della next gen e “Forza Motorsport 5” si dimostra fin da subito fiore all’occhiello della neonata One. Mantenendo inalterati i punti chiave delle passate edizioni, dalla personalizzazione dei propri bolidi al noto menu grazie al quale settare aiuti alla guida in base ad abilità e livello di sfida cercato, gli sviluppatori hanno apportato importanti migliorie. Grande passo avanti per l’intelligenza artificiale degli avversari, ora non più semplici automi ma trasposizioni virtuali di altri giocatori. Grazie al cloud di Microsoft, infatti, il gioco raccoglie dati di guida di tutti i “piloti reali” per poi riprodurne lo stile nelle vostre partire. La drastica diminuzione di numero di piste e veicoli rispetto al passato si fa sentire (soprattutto vista l’enorme quantità di gare da affrontare) ma è più che giustificata dalla maniacale cura grafica riservata a quanto offerto. Auto e tracciati sono fedelmente riprodotti, fin nel più piccolo dettaglio: una vera gioia per gli occhi. A lasciare un po’ spiazzati è, invece, l’ancora totale assenza di variazioni climatiche e alternarsi giorno/notte. Un’assenza che, visti i risultati ottenuti e i livelli oggi raggiunti, avremmo preferito non constatare. Forza 5 è senza alcun dubbio il miglior capitolo della serie e un’opera impedibile per ogni amante dei giochi di guida.

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crazy net

A cura di Michele Zonelli

ARCTIC FORCE SNOWBALL BLASTER

Se le battaglie a palle di neve sono tra i vostri sport invernali preferiti, allora non potete rinunciare allo Snowball Blaster. Impugnatura ergonomica, caricatore e gittata fino a 100 piedi. la vittoria è assicurata! www.iwantoneofthose.com

SKULL HALF MASK PACMAN GHOST LAMP

Un nuovo masterpiece (su licenza ufficiale) per tutti gli amanti di Pac-Man: la Pacman Ghost Lamp. Illuminazione a LED, 16 colori, controllo remoto con telecomando, effetti strobo, flash, fade... Cosa state aspettando?!? www.geniegadgets.com

Dopo il casco lupo mannaro, ecco la Skull Half Mask. Realizzata in materiale ultraresistente con chiusura meccanica e ginghia regolabile, protegge naso, bocca e parte inferiore del viso. Johnny Blaze sarebbe fiero di voi. www.ebairsoft.com

THE WALKING DEAD MONOPOLY

THE BEAST GIANT FIST DRINK KOOLER Tanto inutile quanto desiderabile: un pugno gigante stile Hulk (ma senza l’inconveniete dei raggi Gamma) per mantenera fresca la vostra birra e dimostrare di essere un vero party monster. Compatibile con lattine e bottiglie. www.bigmouthtoys.com

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Parco della Vittoria e Largo Augusto lasciano il posto alle proprietà della famiglia Greene, alla colonia Hilltop e alle celle del Blocco A e C. L’ennesima rivisitazione del Monopoly, questa volta in chiave The Walking Dead. www.crazygadgetshere.com


A cura di Eros Pasi

OPEN STORE

VANS ALOMAR

Prendendo spunto dalle classiche Chukka Boot, le Alomar propongono uno stile che riflette tutti gli aspetti trendy di una scarpa alta moderna ma con una forma più assottigliata che offusca i confini tra skate e moda. A partire da 115 euro www.vans.it

HYPE SPACE STEIN POLKA BEANIE

Cappellino della nuova collezione Hype con protagonista una rivisitazione della più famosa foto di Albert Einstein. Euro 35 www.srdsport.it

SPITFIRE RAMONDETTA LIVE EVIL

Set di ruote da skate Spitfire con un rip-off tutto dedicato a Jerry Only (e alla sua celebre acconciatura) e ai Misfits. Euro 31,90 www.srdsport.it

REAL SDO STACKS

Tavola da skate Real che propone l’hype della simbologia con il claim “Since day one”. Euro 54,90 www.srdsport.it

EASTPAK PADDED PAK'R

Zaino con grande scomparto principale, tasca frontale zippata, retro e spallacci imbottiti. A partire da 55 euro www.eastpak.com

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TOP ` FIVE

Si chiude un anno e se ne apre un altro. Sempre all'insegna della nostra musica preferita. Ecco cosa abbiamo ascoltato molto nel 2013

Best of Roc DANIEL C. MARCOCCIA

SHARON DEBUSSY

NINE INCH NAILS “Hesitation marks” PLACEBO “Loud like love” BRING ME THE HORIZON “Sempiternal” ARCTIC MONKEYS “AM” LONDON GRAMMAR “If you wait”

BRING ME THE HORIZON "Sempiternal" EXTREMA "The seed of foolishness" SALMO "Midnite" KORN "The paradigm shift" DAFT PUNK "Random access memories"

MICHELE ZONELLI CROSSFAITH “Apocalyze” LETLIVE. "The blackest beautiful" PROTEST THE HERO "Volition" THE ONGOING CONCEPT “Saloon” KILLSWITCH ENGAGE "Disarm the descent"

SILVIA RICHICHI

EROS PASI BRING ME THE HORIZON "Sempiternal" PROTEST THE HERO "Volition" THE DOOMSAYER "Fire. Everywhere." NOYZ NARCOS "Monster" ARCTIC MONKEYS "AM"

ARIANNA ASCIONE

ALKALINE TRIO "My shame is true" PURE LOVE "Anthems" BAD RELIGION "True north" THE NATIONAL "Trouble will find me" KILLSWITCH ENGAGE "Disarm the descent"

DREGEN "Dregen" BAD RELIGION "True north" AA.VV. "Sound City: Real to reel" QUEENS OF THE STONE AGE "...Like clockwork" MINISTRI "Per un passato migliore"

ANDREA ROCK PURE LOVE “Anthems” OFF WITH THEIR HEADS “Home” DROPKICK MURPHYS "Signed and sealed in blood" JOHN FOGERTY "Wrote a song for everyone" SALMO "Midnite"

LUCA NOBILI NINE INCH NAILS "Hesitation marks" HOLLYWOOD UNDEAD "Notes from the underground" FIVE FINGER DEATH PUNCH "The wrong side of heaven and the righteous side of hell, volume 1" WHITE LIES "Big TV" VOLBEAT "Outlaw gentlemen & shady ladies"

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STEFANO RUSSO BAD RELIGION "True north" FRANK TURNER "Tape deck heart" RED CITY RADIO "Titles" AA.VV. "The songs of Tony Sly: a tribute" BROADWAY CALLS "Comfort/ Distraction"

CLAUDINE STRUMMER THE FLATLINERS "Dead language" BAD RELIGION "True North" GERSON "Generazione in difficoltà" ALKALINE TRIO "My shame is true" FRANK TURNER "Tape deck heart"


ckNow 2013 ANDREA “CANTHC” CANTELLI

MARCO MANTEGAZZA

IRON CHIC "The Constant One" OFF WITH THEIR HEADS "Home" RED CITY RADIO "Titles" BANGERS "Crazy Fucking Dreams" A WILHELM SCREAM "Partycrasher"

BLACK SABBATH “13” DEAFHEAVEN “Sunbather” SIGUR ROS “Kveikur” ALPHA & OMEGA “No rest no peace” UNCLE ACID & THE DEAD BEATS “Mind control”

ARIANNA CAROTTA

ALEX DE MEO

PLACEBO "Loud like love" CITIZEN "Youth" BALANCE AND COMPOSURE "The thing we think we're missing" BRING ME THE HORIZON "Sempiternal" THE BLOODY BEETROOTS "Hide"

A DAY TO REMEMBER "Common courtesy" AXIS OF "Finding St Kilda" FRANK TURNER "Tape deck heart" JIMMY EAT WORLD "Damage" SALMO "Midnite"

MICHELE FENU

MARCO SALA

TERROR "Live by the code" AA.VV. "The songs of Tony Sly: a tribute" THE STORY SO FAR "What you don't see" BAD RELIGION "True north" A DAY TO REMEMBER "Common courtesy"

MONSTER TRUCK "Furiosity" BLACK SPIDER "This savage land" THE BRONX "The Bronx VI" KORN "The paradigm shift" RED FANG "Whales and leeches"

NICO D’AVERSA

MATTIA BORELLA

ARCTIC MONKEYS “AM” LUMINAL “Amatoriale Italia” MINISTRI “Per un passato migliore” QUEENS OF THE STONE AGE “…Like clockwork” YEAH YEAH YEAHS “Mosquito”

DAVID BOWIE “The next day” ALICE IN CHAINS “The devil put dinosaurs here” BUCKCHERRY “Confessions” DEEP PURPLE “Now what?!” QUEENS OF THE STONE AGE “…Like clockwork”

VALENTINA GENERALI PEARL JAM ''Lightning bolt'' JULIANA HATFIELD "Wild animals" KINGS OF LEON ''Mechanical bull'' NICK CAVE AND THE BAD SEEDS "Push the sky away" STONE SOUR "House of gold & bones – Part2"

EMANUELA GIURANO 65 DAYS OF STATIC "Wild Light" KVELERTAK Meir NINE INCH NAILS "Hesitation marks" QUEENS OF THE STONE AGE "...Like clockwork" EXTREMA "The seed of foolishness"

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TOP ` FIVE

Best of RockNow THOMAS POLETTI

GIORGIO BASSO

A DAY TO REMEMBER "Common courtesy" ALKALINE TRIO "My shame is true" BROADWAY CALLS "Comfort/ Distraction" STATE CHAMPS "The finer things" THE STORY SO FAR "What you don't see"

BRING ME THE HORIZON “Sempiternal” NOYZ NARCOS “Monster” HUMAN IMPROVEMENT PROCESS “Deafening dissonant millenium” NORTHLANE “Singularity” DEEZ NUTS “Bout it!”

PIERO RUFFOLO KARNIVOOL “Asymmetry” KVELERTAK “Meir” PURE LOVE “Anthem” DEAP VALLY “Sistrionix” QUEENS OF THE STONE AGE “…Like clockwork”

STEFANIA GABELLINI

BLACK SABBATH “13” KADAVAR “Abra Kadavar” MOTÖRHEAD “Aftershock” IMPERIAL STATE ELECTRIC “Reptile brain music” GIUDA “Let's do it again”

STEFANO GILARDINO

TOP11 FINALE

DAVID BOWIE “The next day" GIUDA “Let's do it again" ARCTIC MONKEYS “AM” PRIMAL SCREAM “More light” TEHO TEARDO & BLIXA BARGELD “Still smiling”

BARBARA VOLPI ALTER BRIDGE “Fortress” CULT OF LUNA “Vertikal” NINE INCH NAILS “Hesitation marks” RUSSIAN CIRCLE “Memorial” TOMAHAWK “Oddfellows”

IRIS PRINA STONE SOUR "House of gold & bones – Part2" DAVID BOWIE “The next day” BUCKCHERRY “Confessions” BRING ME THE HORIZON "Sempiternal" SMASHING PUMPKINS “Oceania – Live in N.Y.”

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BRING ME THE HORIZON “Sempiternal” BAD RELIGION "True north" QUEENS OF THE STONE AGE ".. Like clockwork" ARCTIC MONKEYS “AM” NINE INCH NAILS “Hesitation marks” A DAY TO REMEMBER "Common courtesy" ALKALINE TRIO "My shame istrue" GIUDA “Let's do it again” PURE LOVE "Anthems" SALMO "Midnite" FRANK TURNER "Tape deck heart" E VOI cosa avete ascoltato? Mandateci la vostra TOP 5 a redazione@rocknow.it


w2013


YOU ` ME AT SIX Da sempre una delle band più apprezzate della giovane scena rock inglese, con “Cavalier youth” il quintetto del Surrey vuole fare il definitivo salto di qualità anche in America. Le intenzioni sono buone e il nuovo album sembra avere i requisiti giusti per soddisfare le ambizioni del gruppo. A parlare con noi è il bassista Matt Barnes Di Daniel C. Marcoccia

P

La me giove

er questo nuovo disco avete lavorato con il produttore Neil Avron (Yellowcard, Fall Out Boy, Linkin Park). Cosa vi ha convinto a scegliere lui e cosa avete apprezzato particolarmente del suo lavoro in studio? Matt Barnes (basso): È stato davvero cool lavorare con Neil. Avevamo preparato una lista di produttori con cui ci sarebbe piaciuto lavorare, c’erano dei nomi grossi e altri meno noti o famosi ma di cui ci erano piaciute alcune loro produzioni. Dopo vari incontri con alcuni di questi produttori, abbiamo scelto di lavorare con Neil semplicemente perché è stato quello che sembrava aver capito meglio quali fossero le intenzioni della band per il nuovo album. È stata una collaborazione davvero positiva e lui ha saputo mettere tutta la sua esperienza al servizio della band. In studio abbiamo imparato molte cose da lui, a cominciare dal limitare gli overdubs. In passato perdevamo molto tempo con queste cose, soprattutto per quel che riguardava le chitarre. Cercavamo costantemente un suono molto potente e carico mentre questa volta abbiamo avuto un approccio molto più tranquillo, capendo che spesso “meno è meglio”. Abbiamo quindi

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cercato di caricare meno la nostra musica. Infatti, secondo noi questo disco ha un suono più umano e vero, dove anche alcuni piccoli errori sono stati tenuti. È questa secondo te e la band la maggiore differenza con gli album precedenti? M.B.: Non voglio parlare di differenza così drastica tra i nostri precedenti tre dischi e questo nuovo. “Cavalier youth” rappresenta comunque un grosso passo avanti per la nostra carriera. In passato abbiamo spesso cercato di mettere sonorità varie all’interno di uno stesso disco mentre questa volta siamo invece riusciti a fare un lavoro più omogeneo e con un suono ben definito. Fin dall’uscita del vostro primo disco, “Take off your colours”, avete conquistato in fretta il pubblico di casa e la critica. Negli Stati Uniti, invece, siete una band di nicchia. Con questo nuovo lavoro credi che riuscirete a conquistare finalmente anche quel Paese?


eglio ent첫

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YOU ME AT SIX M.B.: Credo che ogni band abbia voglia di suonare davanti a un pubblico sempre maggiore e diverso. Se scrivi canzoni, le vuoi anche suonare dal vivo e sicuramente farle arrivare a più gente possibile. Non siamo degli ipocriti e cercheremo di fare come in precedenza nel nostro Paese, ovvero una politica dei piccoli passi, iniziando con il suonare il più possibile in giro. È un percorso che devi costruire piano piano e che può sembrare fuori luogo oggi in cui tutto va di fretta e molte band firmano subito dei contratti con delle major e arrivano al successo in un attimo. Il problema, poi, è riuscire a mantenerlo. All’inizio non importa quanta gente viene a vederti, quello che devi fare è solo suonare e conquistarla. Devi crescere sia come musicista che come persona, è molto importante. Siamo stati più volte in passato negli Stati Uniti, sempre con piccoli tour e in apertura di altre band più famose. Questa volta faremo il nostro primo tour da headliner. Una grossa soddisfazione ve la siete sicuramente tolta suonando alla Wembley Arena? M.B.: Puoi dirlo bene! Rimarrà un ricordo pazzesco per tutti noi. Quella sera c’erano le nostre famiglie, i nostri amici, tutti lì a festeggiare con noi

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un sogno che si realizzava. Ero davvero eccitato. Probabilmente anche nervoso (ride). Com’è andato invece il tour con i 30 Seconds To Mars? M.B.: Molto bene anche quello. Siamo da sempre dei loro fan, andavamo anche ai loro concerti anni fa e puoi ben immaginare la sensazione particolare che abbiamo provato quando abbiamo saputo che avremo condiviso lo stesso palco. Avete delle regole o dei consigli da dare ai giovani gruppi? M.B.: Suonare e registrare dischi, suonare e registrare dischi… Solo così si può arrivare a qualcosa. Ovviamente devi anche scrivere delle canzoni decenti. E infine non importa quanta gente hai davanti, sono lì per te e tu devi essere sempre all’altezza. I fan che amavano la tua band e la tua musica quando non eri nessuno sono quelli che ci saranno sempre per te. A proposito di fan della prima ora, com’è cambiato il vostro pubblico disco dopo disco? M.B.: Credo che sia cresciuto con noi e con questo disco ne arriveranno


probabilmente dei nuovi. Con Neil Avron abbiamo veramente alzato l’asticella e cercato di fare qualcosa di enorme. Non abbiamo mai voluto raggiungere un certo livello e poi fermarci. Ci interessa invece andare sempre oltre. Qual è il significato del titolo “Cavalier youth”? M.B.: Significa gioventù spensierata ed è un po’ quella che abbiamo vissuto noi quando abbiamo iniziato ad andare in tour. Eravamo davvero molto giovani e appunto spensierati, in giro a fare le cose che volevamo fare.

“All’inizio non importa quanta gente viene a vederti, quello che devi fare è solo suonare e conquistarla”

Siete tutti ancora molto giovani anche se siete comunque in giro da ormai quasi una decina d’anni. Non credo quindi che quella spensieratezza sia oggi svanita? M.B.: È vero, per molti siamo ancora una giovane band, soprattutto per quelli che non avevano fatto caso a noi in passato e ci scoprono solo ora. Di sicuro siamo più maturi, più responsabili oggi rispetto a quando abbiamo iniziato. Ma allora era tutto nuovo per noi e volevamo divertirci il più possibile in tour. Ora ci divertiamo sempre ma siamo più tranquilli (ride). www.youmeatsix.co.uk

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A-Z ` NOFX

Fat no

Sono una delle band punk/rock più amate in assoluto e loro hanno sempre saputo ripagare i propri sostenitori di tanto affetto. Ecco alcune cose importanti che bisogna sapere dei NoFx. Di Michele Fenu

A B C D E F G

- AARON ABEYTA: in arte El Hefe, messicano, chitarra solista, tromba, trombone e in qualche pezzo, voce dei NoFx. Arrivato nel 1992, poco prima di registrare “The longest line EP”.

- BOB: forse uno dei pezzi più conosciuti dei NoFx, se non il più conosciuto! È contenuto in “White trash, two heebs and a bean”, primo vero album (EP a parte) registrato con l’attuale formazione. - CASILLAS: Dave fu il primo vero chitarrista solista dei NoFx. Rimase con la band solo 2 anni (1985/1986) ma riuscì a registrare “Liberal animation”, “PMRC EP” e lo split con i Drowning Rose. - DANELECTRO: l’ormai introvabile basso suonato da Fat Mike, noto per la sua leggerezza (essendo fatto in masonite) che lo rende lo strumento perfetto per un bassista/cantante con dei problemi di schiena.

- EP: sembra proprio che ai NoFx piaccia pubblicare degli EP, chicche quasi sempre stampate in vinile, spesso colorati, che fanno impazzire i collezionisti… 35 per l’appunto, in svariate versioni.

- FAT MIKE: leader incontrastato, mente creativa, fondatore, perno attorno al quale ruota la band. Ha firmato tutti i pezzi dei NoFx (tranne 3) dal 1983 a oggi. - ERIK GHINT: in arte Smelly, fondatore oltre che primo e unico vero (non contando i 3 batteristi sostitutivi nel 1986) batterista della band. Nel lontano 1991, prima di registrare “Ribbed”, gli fu chiesto di smetterla con droga e alcool. Per questo è sobrio da ben 23 anni!!!

H I J K L

- HARDCORE: nel 2011 la band fa uscire un vinile senza tracklist, senza credits, senza niente. Il disco contiene 10 cover di band prettamente hardcore come Agnostic Front, Battalion of Saints & Urban Waste. - IDIOT SON OF AN ASSHOLE: è un video dell’omonimo pezzo contenuto nel menù segreto del CD “The war on errorism”. Il pezzo inveisce contro l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. - JAY WALKER: tecnico della batteria dei NoFx. Assieme a Kent, Limo & Bryan (guitar tech) formano The Team, il nucleo che fa parte della band a tutti gli effetti e senza il quale i NoFx non muovono nemmeno mezzo passo!

- KENT: manager della band. Le sue pazzie, riprese in “Backstage passport” lo hanno reso celebre. - LIMO: Brett Hopkins, in arte Limo, è quell’omone di quasi 2 metri completamente tatuato che talvolta (quando non fa il tecnico di palco) suona hammond e tastiera in qualche pezzo. Ha la fama da bad-boy, ma è tutta apparenza.

M

- MELVIN: chitarrista e a volte fisarmonicista dei NoFx, fondatore e miglior amico di Fat Mike che conobbe al liceo nel 1981. A detta di quest’ultimo, Eric Melvin è il peggior chitarrista della band. Lui non canta mai. Lui urla.

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ot light

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A-Z NOFX

Fat no

N O

- NOFX: com’è nato? Cosa vuol dire? “Assolutamente niente… mi sono limitato a rubare/cambiare il nome della band di Boston Negative FX, ecco tutto” (cit. Fat Mike). - ORPHAN YEAR: ogni tanto a seconda dello stato d’animo di Fat Mike, i NoFx suonano dal vivo “My orphan year” che è una delle canzoni piu tristi del loro repertorio. Fa riferimento al 2006, anno nella quale sono morti entrambe i genitori di Fat Mike.

P

- PASSPORT: “Backstage passport” è il nome del DVD documentario sul world tour dei NoFx del 2008. 8 episodi (in origine trasmessi su FUSE TV) in giro per Cina, Giappone, Russia, Sud Africa e tanti altri posti (e postacci). Da vedere assolutamente!!!

Q R

- QUOTAZIONI: che si voglia o no, le quotazioni dei dischi dei NoFx sono ancora altissime. Parliamo di centinaia di vinile, talvolta in piu versioni, che vengono cercate, comprate e scambiate da migliaia di collezionisti. - RECORDS: la Fat Wreck Chords è l’etichetta di proprietà di Fat Mike e attiva dal 1992. i NoFx hanno iniziato a far uscire i dischi con la Fat alla scadenza del loro contratto con la Epitaph, nel 2001. Tra i numerosi artisti, ricordiamo Lagwagon, Good Riddance e Propagandhi.

S

- SO LONG AND THANKS FOR ALL THE SHOES: secondo i NoFx, il loro miglior album. Anche a detta dei fan, è uno dei migliori lavori mai prodotti dalla band. Uscito nel 1997, contiene il maggior numero di pezzi eseguiti attualmente dal vivo dal gruppo. Il titolo è chiaramente riferito alle scarpe tirate sul palco in segno di ammirazione dai fan.

T

- TALIDOMIDE CHILD: primo demo della band, registrato nel 1984 e mai fatto uscire, se non ultimamente con il boxset “126 inches of NoFx: singles collection”, una raccolta di 18 7” in vinile colorato (o in vinile dorato) in edizione limitata.

U V

- UNIVERSITÀ: a differenza di band come Offspring, Descendents o Bad Religion, i NoFx non hanno mai fatto l’università, forse per la mancanza di tempo, forse perché non gliene è mai fregato nulla…

- VEGETARIANO: Fat Mike, a inizio carriera, ha scherzato sull’argomento con pezzi come “Vegetarian mambo jumbo” ma a inizio degli anni 2000 diventa vegetariano e promette di non suonare mai piu quel pezzo con un testo “stupido e inutile”.

W

- WASSAIL: Prima vera etichetta dei NoFx. Era un modo come un altro per dare un nome alle loro autoproduzioni. Il catalogo di quest’etichetta vanta ben 2 titoli: la prima stampa di “Liberal animation” e il 7” “The PMRC can suck on this" (stampato in 500 copie pasticciate a mano, tutte diverse)

X Y

- X'MAS HAS BEEN X'ED: è il penultimo 7” della band. È stato girato anche un video a tema natalizio. Ovviamente non mancano alcolici e situazioni al limite del normale… - YOU’RE WRONG: pezzo contenuto in versione normale su “The war on errorism” e in versione acustica sul 7” (oramai introvabile) “13 stitches”. Parla di tutto quello che non devi fare o in quale credere per non essere in errore… Questo, ovviamente secondo il buon Fatty.

Z

- ZYKLONE B-BATHOUSE: pezzo contenuto nel 7” “Fat Club”, una raccolta di dodici 7”, uno per ogni band Fat Wreck (usciti nel 2001) e limitati a 1300 copie. Tra i nomi: MXPX, One Man Army e Real McKenzies.

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Best of live

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Il 2013 è stato un anno di grandi concerti. Sarà anche crisi dell'industria del disco ma i concerti continuano a richiamare parecchi appassionati. Vi riproponiamo alcuni scatti fatti dal nostro trio di fotografe durante gli ultimi dodici mesi. Foto Arianna Carotta, Emanuela Giurano, Claudine Strummer

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Best of live 2013 AVENGED SEVENFOLD Foto Claudine Strummer

GREEN DAY

Foto Emanuela Giurano

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BAD RELIGION

Foto Claudine Strummer

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Best of live 2013

Dropkick MurPHYS Foto Claudine Strummer

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LIMP BIZKIT

Foto Emanuela Giurano

NINE INCH NAILS Foto Emanuela Giurano

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Best of live 2013

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qUEENS OF THE STONE AGE Foto Emanuela Giurano

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Best of live 2013

RAMMSTEIN

Foto Emanuela Giurano

MUSE

Foto Arianna Carotta

BRING ME THE HORIZON Foto Arianna Carotta

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HALESTORM ` Gli Halestorm sono una delle nostre band preferite e, di conseguenza, se ci capita l’occasione di incontrare la cantante Lzzy Hale non ci tiriamo di certo indietro di Richard Royuela/RockZone Foto Paolo Bianco

Solo un caso strano? S

iete ormai in tour da parecchio tempo con “The strange cose of…”, non pensate sia giunto il momento per un nuovo album? Lzzy Hale (voce, chitarra): Sì, ma credo dovrete aspettare ancora un po’. Siamo in un periodo di transizione. Terminato il tour con gli Alter Bridge, ne inizieremo uno da headliner in America e poi faremo una pausa di alcuni mesi che sfrutteremo per scrivere e registrare i nuovi pezzi. Ad aprile saremo nuovamente in Europa e presenteremo sicuramente alcuni inediti, ma dubito riusciremo a pubblicare il disco prima del prossimo autunno. “The strange case of…” ha cambiato molte cose… L.H.: Dalla pubblicazione dell’album è successo di tutto, nemmeno noi ci aspettavamo una simile evoluzione. Il problema è che ora sono in molti ad aspettare la vostra prossima mossa e questo crea parecchie attese. L.H.: Sì, e giunti a questo punto non possiamo che fare meglio (ride). È una strana situazione. Da un lato cerchi di sapere tutto quanto succede

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HALESTORM ` intorno alla band, dall’altro, essendo sempre in giro, non riesci a seguire ogni cosa. Quando ti avvicini a un nuovo disco, valuti il passato e pensi alla prossima mossa vagliando ogni possibile opzione con l’intenzione di andare oltre quanto fatto. L’obiettivo è sempre uno: raggiungere un più alto livello. L’esperienza con gli Alter Bridge ci sta facendo crescere molto come musicisti e siamo pronti a compiere il passo successivo. Siamo inoltre consapevoli delle attese e avvertiamo un po’ la pressione ma va bene così, lavoro meglio sotto pressione. Hai collaborato con molte band e tutti sembrano interessati a fare qualcosa con te, dai Device agli Adrenaline Mob passando per i Bullet For My Valentine. Come ti fa sentire tutto questo? L.H.: Non saprei, è un grandissimo onore. So che potrebbero chiamare molti altri artisti e il fatto che scelgano me è davvero fantastico. Anche in questo caso, l’essere molto in tour aiuta. Nel corso degli ultimi anni abbiamo conosciuto un sacco di persone e diviso il palco con moltissime band. Siamo diventati amici e, magari, anche per questo motivo mi hanno chiamata. Potrei dirti “perché sono brava”, ma non garantisco (ride). Avete vinto un Grammy come miglior band hard rock/heavy metal e la cosa ha suscitato non poche polemiche, soprattutto all’interno della comunità metal... L.H.: Lo so e tutto quello che posso dire è che non abbiamo creato noi la categoria. Chissà, forse con una maggiore diversificazione e più categorie non sarebbe successo nulla. Il fatto è che eravamo l’unica band rock e abbiamo vinto. Ne siamo orgogliosi, è stato un riconoscimento per tutto il duro lavoro svolto, ma siamo anche consapevoli che non si tratta di una vittoria giusta per la comunità metal. Cos’è cambiato per voi dopo il Grammy? L.H.: Stiamo parlando di un premio molto importante ed è normale essere sotto i riflettori dopo l’assegnazione. Per noi è stato un grandissimo successo, ci siamo trovati con più lavoro e più occhi puntati addosso, ma anche con più pubblico. Dalla vittoria ho notato molte più ragazze ai nostri show. Non so se perché è inusuale che una donna primeggi in questa categoria o in questo ambiente, ma se la vittoria ha fatto avvicinare più fanciulle al rock, beh, non posso che esserne felice! Pensi che per una band come la vostra sarebbe stato più facile emergere negli anni 80? L.H.: Sinceramente non saprei, anche perché senza tutto quello che hanno fatto le donne in quel periodo, forse per noi la vita sarebbe ancora difficile. D’altro canto, credo che se fossimo esplosi negli anni 80 o 90 avremmo di sicuro guadagnato più soldi e magari ora avremmo una casa e una macchina (ride). Dunque, nonostante il successo, ancora niente casa? L.H.: In verità, no. Ho affittato un piccolo appartamento a Nashville dove abbiamo installato uno studio e ci troviamo nei pochi momenti liberi dai tour. Non ho mai posseduto né una casa né una macchina ma, in fondo, siamo sempre in giro, non riuscirei nemmeno a godermele... Cerchiamo di risparmiare insomma (ride). www.halestormrocks.com

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DEAP VALLY ` Rock abrasivo e diretto, ecco cosa trovate in “Sistrionix”, primo disco di un duo di fanciulle californiane. Basta davvero poco per divertirsi, fare delle ottime canzoni e registrare uno dei migliori dischi dell’anno. Di Richard Royuela/RockZone

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scoltando il vostro album viene subito fuori l’energia live delle vostre canzoni. Era proprio quello che cercavate quando lo stavate registrando? Julie Edwards (batteria, voce): Siamo una band live e molti dei nostri brani sono nati per fare delle jam e suonare entrambe insieme. Ovviamente l'obiettivo primario del nostro album era di catturare quella sensazione diretta, cosa molto importante per noi. Se devo essere sincera, è stato più facile di quanto potessi pensare. Ho potuto suonare nella maniera più cruda ed elementare possibile. Avete lavorato con Lars Stalfors, già al lavoro con i Mars Volta e Omar Rodriguez, un produttore che sembra avere una formula magica per rimuovere la freddezza tipica degli studi. Vi ha in qualche modo influenzato? J.E.: Certo, i suoi lavori passati assieme a Mars Volta e Omar hanno avuto parecchio peso al momento di decidere di lavorare con lui. Ma devo dire che quando si lavora con un produttore così è importante avere subito una connessione personale, soprattutto con gruppi come il nostro dove la sensazione è molto importante. Nella vostra musica si trovano influenze varie, soprattutto legate all’hard rock, ma alla fine il paragone che torna più spesso è con White Stripes e Black Keys. Il fatto di venire accostate a queste band, soprattutto per questioni di line-up, vi infastidisce? J.E.: Siamo tutti influenzati dal blues ma personalmente non vedo una grossa somiglianza con quelle due band. Penso che siamo anche un po’ più aperte musicalmente e abbiamo alcune influenze eighties che loro non hanno. Ma queste cose accadono sempre, anche i Black Keys a inizio carriera sono stati paragonati ai White Stripes. Credi che sia più facile per un duo come il vostro raggiungere il pubblico in un piccolo club che non all’aperto, magari sul palco di un festival? J.E.: Non ho mai avuto questa sensazione. Siamo una rock band e se pensi alle band degli anni 70, queste non hanno mai avuto problemi a coinvolgere il pubblico nonostante una produzione minima alle loro spalle. Penso che sia proprio questa la magia del rock’n’roll. Non importa quante persone hai davanti ma la tua capacità di regalare un bel concerto. Poi, ai musicisti piace suonare su grandi palchi, quindi bisogna essere pronti anche a questo. Il titolo del vostro album, “Sistrionix”, deriva da un gioco di parole tra “sorella” e “istrionico”. È forse un modo per descrivere il rapporto che avete tu e Lindsey (Troy, chitarra e voce)? J.E.: Sì, lo è. Siamo come sorelle ma la parte istrionica ha più a che fare con la musica che facciamo che non con il nostro rapporto personale. Essere soltanto in due in una band crea probabilmente un rapporto ancora più stretto tra voi. J.E.: Proprio così. Siamo insieme tutto il tempo. Quest'anno penso che passeremo probabilmente 340 giorni insieme (ride). Molto di questo tempo lo state passando suonando in Europa. Pensate di essere più in sintonia con il pubblico di qui rispetto a quello del vostro Paese? J.E.: La verità è che ci siamo concentrate più su Regno Unito ed Europa che sugli Stati Uniti. In America tutto è più complicato e hai bisogno di molto più tempo per fare le cose. L'Europa è anche molto più aperta musicalmente. Ma sappiamo che è solo una questione di tempo. Guarda quanto ci hanno messo i Black Keys per essere popolari. Tanti dischi e tanta strada. www.deapvally.com

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GIUDA `

O

vunque si parla di voi come una band che si ispira al cosiddetto proto-punk e al glam rock inglese. Quanto c’è di vero e come nasce questa fonte d’ispirazione? Lorenzo Moretti (chitarra): È quello che ascoltiamo sin da ragazzini. Alcuni di noi suonano insieme da quando avevano 12 anni: prima il punk, poi col tempo il rock'n'roll dei primi 70 ma anche band dei sixties come Equals o The Move. Questi sono alcuni dei nostri riferimenti ma nel nostro suono c'è qualcosa di unico e fresco. Lo strano connubio tra calcio e rock è una costante dei Giuda. Un binomio a quanto pare molto popolare nell’Inghilterra degli Anni Settanta. L.M.: Assolutamente! Sono tantissime le band che in quegli anni dedicavano un pezzo alla propria squadra del cuore o che comunque riguardasse il calcio. Dagli Slade a Rod Stewart passando per i Paper Lace che scrissero "We got the whole world in our hands" per il grande Nottingham Forest.

Alla scoperta della band romana che sta riscuotendo un incredibile e meritato successo mondiale. Grazie alla semplice e vecchia ricetta fatta di rock’n’roll, gagliardia e sudore. A parlare con noi è Lorenzo Moretti, chitarrista e autore dei brani. Di Nico D’Aversa

A tal proposito, uno dei vostri primi successi è “Number 10” dedicata a Francesco Totti. Ditemi tutto sulla vostra passione calcistica e su questo pezzo. Non temevate quando è uscito di essere tacciati di provincialismo? (chi scrive è un romanista sfegatato, nda). L.M.: Provinciali? Per quale motivo? Suoniamo rock'n'roll, i nostri testi parlano anche delle nostre passioni e tra queste c'è il calcio, la Roma e ovviamente il suo più grande giocatore di tutta la sua storia, Francesco Totti. Semplice no? La gestazione di “Let’s do it again” è stata faticosa oppure è stata una scintilla immediata come la vostra musica? Cos’è cambiato in fase di produzione rispetto a “Racey roller”? L.M.: Dopo "Racey roller" abbiamo cominciato a suonare dal vivo costantemente e avevamo bisogno di allungare la nostra scaletta. Così abbiamo cominciato a scrivere nuovi pezzi, gli stessi che poi hanno composto "Let's do it again". Rispetto al nostro primo disco è stato tutto molto più semplice, sia a livello di produzione perché sin dal primo giorno in studio le nostre idee erano molto chiare, sia a livello di feeling di gruppo perché rodato nel tempo da un incessante tour.

Let’s g rocke

Siete la classica band d’esportazione. Critica (vedi Mojo) e pubblico vi hanno osannati all’estero molto prima che in Italia. Qual è la vostra spiegazione in merito? L’Italia è sempre meno pronta al vostro tipo di proposta musicale? L.M.: Devo dire che anche in Italia abbiamo sempre avuto un ottimo riscontro ma è pur vero che gli articoli positivi di The Guardian, NME o Mojo ci hanno dato una maggiore credibilità anche qui a casa nostra. L'Italia comunque è storicamente un paese dove il "bel canto" la fa da padrone e sono pochissimi per non dire nulli gli esempi di band rock'n'roll che abbiano preso piede anche fuori dai nostri confini.

Da Parigi è partito il vostro tour e avete un accanito fan club transalpino, il “Giuda Horde”. Cosa c’entrate voi con la Francia? L.M.: Anni fa a Parigi ci fu il nostro primo concerto fuori dall'Italia e ogni volta che torniamo il pubblico risponde sempre alla grande come del resto ci è capitato in altre città della Francia. Il nostro ultimo tour è stato veramente indimenticabile. In più ci sono altri motivi che ci legano, il grandissimo Tony Crazeekid, ovvero l'ideatore di tutte le nostre grafiche e ovviamente il Giuda Horde Fan Club. Da gruppo “working class” che idea avete della situazione italiana attuale? Sentite di essere impegnati o aspirate solo a essere un antidoto fatto di energia e spensieratezza? L.M.: Da gruppo "working class" i Giuda per noi sono stati una botta di fortuna vista la situazione lavorativa attuale. Per chi ci segue, speriamo di poter essere qualcosa di positivo in questo periodo nero che sembra non passare mai. www.giuda.net

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NASHVILLE PUSSY `

Fun house

Irriverenti, strafottenti, totalmente dediti a “sex, drugs & rock’n’roll”. Se c’è una band ancora viva e vibrante sono i Nashville Pussy, vera e propria mosca bianca in un universo musicale sempre più “politically correct” Di Luca Nobili

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l precedente album dei Nashville Pussy (“From hell to Texas”, nda) risale ormai a più di 4 anni fa. Cosa avete combinato nel frattempo? Ruyter Suys (chitarra): Beh, come di sicuro sai, noi amiamo molto suonare dal vivo, per cui un bel po’ di questo tempo l’abbiamo passato in

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tour. Poi abbiamo fatto uscire credo… 3 dischi! Ovviamente non mi riferisco ai Nashville Pussy ma ai nostri numerosi side-project: Blaine ha questa sua band chiamata The Kentucky Bridge Burners che è uscita con un disco intitolato “Hail Jesus”, dove ho suonato anche io, e ha fatto un tour di sei settimane in Europa. Suonano un mix interessante tra il rock dei Nashville Pussy e il country. Io suono ogni tanto con una “comedy metal band” chiamata Dick Delicious and the Tasty Testicles e in questo periodo ho registrato un disco anche con loro. Infine, Blaine ha i suoi Nine Pound Hammer, che esistono da un bel po’ ormai (band con un suono al confine tra country e punk, nda). Non si può certo accusare tu e tuo marito Blaine (cantante e chitarrista, nda) di essere pigri… R.S.: Sai, i Nashville Pussy ci tengono molto

impegnati e non appena abbiamo un po’ di vacanza ci annoiamo perché non siamo abituati a rilassarci e a stare con le mani in mano! Insomma ci stanchiamo molto in fretta della vita tranquilla. Avere altre band è quindi un modo per tenerci impegnati e divertirci. Il nuovo disco si intitola “Up the dosage”. Di cosa avete aumentato il dosaggio questa volta? R.S.: Direi che abbiamo portato tutto quanto a un nuovo livello. O sarebbe meglio dire che abbiamo come ricominciato da capo, in questi giorno sto riascoltando spesso “Up the dosage” e non sembra il settimo album di una band ma il debutto! Con questo intendo che l’energia, la freschezza e l’elettricità sono quelli di esordienti e non di vecchietti come noi, e la cosa non può che rendermi felice.


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NASHVILLE PUSSY `

L’attitudine dei Nashville Pussy è da sempre scanzonata e all’insegna del divertimento. Come vedi il rock odierno, in cui molte band cercano di far passare messaggi politico/sociali nei testi più che puro intrattenimento? R.S.: Non so, io penso che sia sempre e solo rock’n’roll, non una cosa seria! Per me il rock è divertimento, fare sesso, sballarsi un po’ nei weekend… queste cose. È emozione, una via di fuga dalla vita quotidiana e dai problemi. lo vivo così e i Nashville Pussy sono sempre stati e sempre saranno questo, il nostro messaggio politico è “divertiti!!!”. Ruyter, tu sei originaria di Vancouver in Canada. Com’è per una “nordica” come te vivere nel sud degli Stati Uniti? R.S.: Sicuramente Vancouver è una città molto più liberal ed europea rispetto sia al resto del Canada che agli Stati Uniti in generale. Sono molto orgogliosa delle mie origini, credo sia un ottimo posto in cui crescere anche se paradossalmente me ne sono innamorata dopo che me ne sono andata via. Sai come si dice, non capisci davvero il valore di una cosa finché non la perdi, io ho lasciato casa dei miei che ero una teenager arrabbiata col mondo e col posto dove stavo. Una volta stabilitami negli USA - il sogno per me - ho capito finalmente quanto è bella e cool Vancouver! Quello che però non mi manca per nulla è il freddo canadese, direi anzi che non potrei mai tornarci a vivere proprio per questo! Credi sia ancora più difficile per una donna che per un uomo affermarsi nel mondo del rock? R.S.: In un certo senso sì. È un dato di fatto, il mondo del rock è quasi completamente maschile e la difficoltà per noi donne è semplicemente quello di essere te stessa (ragazza-madre-donna) in un ambiente del genere. Personalmente, non è mai stato un grosso ostacolo, da ragazza ero il classico “maschiaccio” che suonava la chitarra e giocava a football, e comportarmi come i miei compagni maschi nella band durante i tour era naturale. Oggi che non sono più una giovane donna e che sono meno maschiaccio, o meglio, sono più a mio agio nel mio essere femminile, mi accorgo di più di questo tipo di difficoltà. Come hai detto anche tu poco fa, siete una band che suona davvero tanto in giro per il mondo. Qual è stato il concerto più memorabile in assoluto? R.S.: Credo fosse il 1999, eravamo in Scozia e dovevamo suonare come supporter per gli Slayer. Il pubblico metteva davvero paura, c’era questa massa di persone vestite di nero con lo sguardo truce e pentagrammi rovesciati sulle magliette, noi siamo usciti sul palco e abbiamo cominciato a suonare senza fermarci… ed intendo nel significato letterale del termine, non abbiamo fatto la minima pausa tra una canzone e l’altra perché avevamo paura della reazione del pubblico (risate). Beh, alla fine siamo piaciuti, sai? E credo di poterlo definire il peggiore e allo stesso tempo il migliore gig di tutta la nostra carriera! Qual è la decisione presa che più ha influenzato la storia della band? R.S.: Il giorno in cui abbiamo scelto di chiamarci Nashville Pussy è stato il giorno in cui abbiamo portato vicino a zero le nostre probabilità di vendere dischi e suonare negli Stati Uniti. Non ce ne siamo mai pentiti, trovo che il nostro moniker sia assolutamente grandioso, ma è un fatto che chiamarci in questo modo abbia influenzato la nostra carriera in maniera pesante. www.nashvillepussy.com

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DISCO DEL MESE

AGAINST ME!

“Transgender dysphoria blues” (Xtra Mile/Audioglobe) ★★★★★ Quando circa un anno fa Tom Gabel stupì tutti i fan degli Against Me! rivelando in un’intervista la sua intenzione di cambiare sesso, avvertii la solita sensazione di fastidio che si prova quando una band incredibilmente valida diventa improvvisamente popolare per un qualsiasi motivo che non sia la sua musica. Tom, nel frattempo, è diventato Laura Jane Grace, compiendo la coraggiosissima scelta di intraprendere questo percorso di trasformazione a seguito del suo disturbo dell’identità di genere. Transgender dysphoria, appunto. Questo disco, 10 tracce per poco meno di mezz’ora di musica, è il racconto in prima persona di questo processo di trasformazione, che molto spesso assume chiaramente i tratti di un

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vero e proprio sfogo liberatorio. Laura, come tutti i migliori artisti, è stata bravissima nel fare di questa complessa esperienza una preziosissima fonte d’ispirazione che le ha permesso di scrivere dieci brani tra i migliori mai pubblicati dal quartetto della Florida. Una testimonianza di una sincerità disarmante, che diventa il valore aggiunto di un album già di per sé ottimo sia a livello compositivo che di produzione, grazie all’ottimo lavoro dietro al mixer di Billy Bush (Garbage, Muse, Tegan and Sara). Rispetto ai precedenti capitoli, la formula rimane pressoché invariata ma la registrazione risulta essere più curata e il mix più pulito. Tra le abituali chitarre crunchy, mai ingombranti, e una sezione ritmica (che vede nientemeno che Mr. Atom

recen Willard dietro le pelli e Sua Maestà Fat Mike ospite alle 4 corde in ben due brani) perfettamente definita, a spiccare è senza dubbio la voce di Laura: fin dalla prima strofa, i possibili timori che il caratteristico timbro di Tom fosse stato compromesso vengono subito fugati e questa predominanza vocale sembra quasi voler sottolineare la fondamentale importanza dei testi nell’economia del disco. La title-track apre le danze fungendo quasi da introduzione per l’ascoltatore, che in pochi e semplici versi si ritrova catapultato tra le difficoltà che comporta un disturbo come la disforia di genere: “You want them to see you like they see every other girl. They just see a faggot, they'll hold their breath not to catch the sick”. La successiva “True trans soul rebel” continua sugli stessi toni, tirando in ballo anche la religione (“Does God bless your transsexual heart, True Trans Soul Rebel?”) e anche “FUCKMYLIFE666”, il primo singolo estratto, non fa eccezione (“Chipped nail polish and a barbed wire dress, is your mother proud of your eyelashes, silicone chest, and collagen lips? How would you even recognize me?”). Si arriva a “Black

me out”, la traccia di chiusura, tutto d’un fiato e con una grande voglia di schiacciare nuovamente il tasto play (cosa che sto facendo a ripetizione da giorni, ndr). Per quanto riguarda la sensazione di fastidio di cui vi parlavo nelle prime righe, è sparita nel momento in cui ho realizzato che lo “scandalo” (ma per piacere, ndr) è in realtà il punto di forza attorno a cui ruota un disco onesto e diretto come pochi altri ho ascoltato negli ultimi anni. Non dirò che “Transgender dysphoria blues” è il miglior disco degli Against Me!, ma in questo momento lo sto pensando. Stefano Russo


nsioni BLITZ KIDS

“The good youth”

(Reb Bull Records/Audioglobe)

★★★★

Dal Cheshire arriva questa interessante band inglese dedita a un alternative rock che potrà piacere sia ai fan di You Me At Six e Kids In Glass Houses che a quelli dei Lostprophets. Anzi, proprio di questi ultimi potrebbero essere i degni eredi, soprattutto per quanto riguarda il mix accattivante tra melodia e ritornelli dall’impatto immediato (ascoltate “Run for cover” e “Sometimes”). “The good youth” racchiude dodici tracce particolarmente efficaci e destinate a dare sicuramente la giusta esposizione ai Blitz Kids. Riuscite pure le aperture più pop di “Keep swinging” e “Perfect” (con il suo tiro un po’ alla Killers), nonché la ballata “Long road” che non mancherà di infiammare il cuore di più di qualche ragazzina. Attivi dal 2006, questo è il terzo album dei Blitz Kids ma forse è proprio il caso di vederlo come un vero e proprio nuovo esordio. Ottimo lavoro. Daniel C. Marcoccia

CALIBAN

“Ghost empire” (Century Media)

★★★

Ci sono buone probabilità che il nome dei tedeschi Caliban vi dica poco e visto che il genere in cui questo album rientra a pieno diritto è il metalcore sgombro subito il campo da equivoci: non sono una nuova band pronta a cavalcare l’onda del momento, ma veterani giunti al nono disco in studio e in attività da quasi tre lustri! Ciò detto, la novità principale rispetto al rispettabile passato (in Germania contano un ottimo seguito) sono i vocals puliti del singer Andreas Dörner e del chitarrista Denis Schmidt che ora si alternano al classico screaming del genere. Il risultato è spesso più che buono, la traccia di apertura (“King”), ad esempio, è tra i pezzi più trascinanti che ho ascoltato ultimamente. È però inevitabile che questa “evoluzione” getti i Caliban in quel calderone fumante saturo dai vari While She Sleeps, Bring Me The Horizon e compagnia… e il rischio di finire risucchiati esiste. Luca Nobili

THE HYDE

“Genetic distortion” (This Is Core Music)

★★★

Gli Hyde arrivano da Torino, città da sempre fertile in fatto di tendenze e per un periodo anche capitale della scena crossover nazionale, coi Linea 77 a scrivere le basi di quello che diventò ben presto un tormentone a tutti gli effetti. Certo, di tempo ne è passato ma con “Genetic distortion” si torna a respirare quell’aria frizzante degli anni ’90 attraverso suoni moderni e vibrazioni metalliche che tanto fecero scalpore ai tempi. Nostalgia canaglia? No, assolutamente. Gli Hyde hanno gusto e buone idee nel proprio DNA, caratteristiche che hanno dato loro gli input necessari per non fossilizzarsi su trame ormai (stra)note ma bensì sperimentare in chiave rock. Incubus e Staind potrebbero essere citati come principali fonti d’ispirazione in chiave melodica, mentre Korn e Mudvayne rappresentano il lato più selvaggio di questo disco. Un lavoro onesto e riuscito, come testimoniano possibili hit quali “Negative zero” e “Headache”. Giorgio Basso

YOU ME AT SIX “Cavalier youth” (BMG/Self)

★★★★

Quarto lavoro per la giovane band inglese che da almeno una decina d’anni vanta una grossa popolarità in patria e ora ben decisa a conquistare altri mercati, a cominciare da quello americano. “Cavalier youth” potrebbe riuscire nell’impresa, forte di una produzione ben curata dal californiano Neil Avron (Fall Out Boy, Linkin Park, Weezer, Yellowcard…) e capace di regalare al gruppo guidato dal cantante Josh Franceschi un suono compatto e potente. Riff giusti, ritmica efficace, tanta melodia e ritornelli micidiali che vanno a colpo sicuro (sentite il primo singolo “Lived a lie” o ancora “Win some, lose some” e “Hope for the best”). “Forgive and forget” e “Room to breathe” regalano altre atmosfere alla musica del quintetto del Cheshire, mentre “Love me like you used too” e “Fresh start fever” si segnalano come potenziali prossimi singoli. Se vi piace il rock melodico, orecchiabile e da canticchiare in qualsiasi momento, allora con “Cavalier youth” sarete serviti. Daniel C. Marcoccia

nu rock

LINKIN PARK “Recharged” (Warner)

★★★ Frutto di collaborazioni con esponenti di spicco della scena EDM (Electronic Dance Music) e anticipato dall’inedita “A light that never comes”, scritta da Bennington, Shinoda e il DJ Steve Aoki, “Recharged” dona nuova veste ad alcuni dei più noti successi dei Linkin Park. Al centro dell’opera, i brani di “Living Things”, qui riletti in chiave elettronica. Dance e dubstep la fanno da padrone, senza rinunciare ad aperture ambient e drum’n’bass. Le produzioni originali della band sono da sempre inclini a simili stravolgimenti e già in passato ne abbiamo avuto testimonianza, “Recharged” protrae questa tradizione senza, ad ogni modo, elevare quanto noto. Un prodotto artisticamente valido, nulla da dire, ma di sicuro non indispensabile. Piero Ruffolo

ARHYTHMIA

“Time no coming back” (OneStep Management)

★★★★

Dedizione e professionalità, queste le regole per essere convincenti nel folto panorama musicale odierno. Parole che sembrano essere alla base del progetto messo in piedi dagli Arhythmia, combo sardo che di recente ha avuto l’onore di farsi un mese di tour europeo in compagnia dei Biohazard e che oggi ritroviamo con questo EP. “Time no coming back” ha tutte le carte in regola per ingolosire gli amanti di quelle sonorità di fine anni ‘90, dove l’unione tra il thrash metal e l’hardcore dava vita a dischi solidi e al tempo stesso tamarri come pochi. Nei cinque brani qui presenti, a dettar legge è la matrice metal, messa in risalto da soluzioni chitarristiche dinamiche e da un cantato aggressivo quanto basta per rimanere impresso. La title-track e “Y.o.l.o” (dove troviamo in veste di guest Jared degli Hed PE) sono esempi di concretezza e stile, e se poi troviamo un certo Billy Graziadei in veste di produttore, allora non rimane altro da fare che riportare in auge il look canotta e bandana! Giorgio Basso

RockNow 53


ROCK/POP

ALICE TAMBOURINE LOVER “Star rovers”

(Go Down Records)

★★★

Secondo album per il progetto firmato da Alice Albertazzi e Gianfranco Romanelli, voce e chitarra dei fantastici Alix. Entrambi sono inconfondibili e la voce quasi black di Alice è stata a ragione accostata a PJ Harvey. La chitarra di Gianfranco è invece capace di riff dalle sfumature country davvero incommensurabili. Rispetto allo stoner della band di origine, qui le atmosfere si fanno intime e rarefatte, come se dopo una cavalcata sotto il sole cocente il deserto assumesse l’aspetto di un saloon ristoratore. Folk e blues la fanno da padrona, con una buona dose di psichedelia, senza però mai alzare troppo il volume, come in “Between the cup and lips”. Ascoltate la dolce “Dreams slep away”, la dolorosa “Falling deep

recen

inside”, la frizzante “The sweetsmelling road”. Ospiti le voci di Conny Och e di Patrizia Urbani dei Miss Patty Miss & The Magic Circle. Nico D’Aversa

grado di influenzare (non soffocare) la citata impronta rock. In definitiva, un piacevole e indovinato album pop/ rock dalle gradite parentesi metal. Michele Zonelli

ANNEKE VAN GIERSBERGEN

IL GENIO

“Drive”

(InsideOut Music)

★★★

Terminata la personale avventura con i Gathering nel 2006 e siglato l’atteso debutto solista nel 2012 (con “Everything is changing”), Anneke van Giersbergen torna oggi con “Drive”. La svolta rock affrontata nel precedente capitolo è ben presente ma l’intento, questa volta, è quello di riabbracciare alcune delle caratteristiche delle produzioni che ci hanno fatto conoscere e apprezzare le doti artistiche di Anneke. Le chitarre si fanno più dure, ben bilanciate con le dolci melodie espresse. Detto questo, è bene sottolineare come a farla da padrone sia una spiccata vena pop, in

“Una voce poco fa”

MUSE

★★★★

(Warner)

(Ego Music)

Bene, il nostro disco pop del 2014 lo abbiamo già! Il terzo lavoro di Gianluca De Rubertis e Alessandra Contini, in arte Il Genio, è semplicemente perfetto, con una serie di motivetti squisitamente orecchiabili e ben confezionati. Queste canzoni sono come quelle caramelline micidiali che ne mangi una e finisci per divorarne un pacchetto intero. E per fortuna che, una volta arrivati all’ultima traccia, si può sempre ricominciare daccapo. Anticipato dai singoli “Amore di massa” e “Bar cinesi”, “Una voce poco fa” trova la sua espressione migliore nelle brillanti “Un uomo impossibile” e “La percezione del buio e della luce”,

BILLIE JOE ARMSTRONG & NORAH JONES
 ““Foreverly” (Warner)

vere piccole gemme (electro) pop in mezzo a composizioni di comunque elevata qualità. Canzoni ironiche e sensuali che portano una ventata di freschezza. Serve altro? Daniel C. Marcoccia

★★★

Come due novelli Johnny Cash e June Carter, Billie Joe Armstrong e Norah Jones ridanno vita a “Songs our daddy taught us”, un vecchio album di tradizionali che gli Everly Brothers diedero alle stampe nel lontano 1958. Certo, un disco di country classico non è certo quello che vi aspettereste di trovare tra queste pagine, ma la presenza del leader dei Green Day è una buona scusa per concedersi questo piccolo strappo alla regola e parlarvi di un album che, nato praticamente per gioco, si è rivelato una delle sorprese di questo 2013. L’idea, manco a dirlo, è arrivata da Billie, che ha rispolverato per caso questo lavoro dei fratelli Don e Phil Everly e, dopo esserci andato in fissa, ha pensato bene di proporre a Norah un remake a quattro mani. Se non disprezzate le sonorità acustiche, questo disco rischia seriamente di piacervi. Armstrong sfodera delle doti vocali che raramente ha avuto modo di sfoggiare nella sua band e la sua voce si lega splendidamente al timbro morbido ed elegante della Jones. Se non sapete cosa usare come sottofondo per una cenetta romantica… Stefano Russo

“Live at Olympic Stadium”

★★★★

Registrato allo Stadio Olimpico di Roma lo scorso 6 luglio davanti a una folla di 60.000 persone, il live dei Muse è stato filmato e registrato per diventare un film per il cinema, un CD e un DVD (prima pellicola presentata in 4K Ultra High Definition). Nel CD ci sono tredici brani tra cui hit come “Supermassive black hole”, “Knights of Cydonia” e “Starlight” che fanno emergere come mai l’abilità tecnica e la pulizia di suono della band di Mattew Bellamy. Cristallini e impeccabili. La dimensione live minimizza anche quell’aspetto di freddezza che su disco alcuni lamentano, regalando più di un’ora di puro piacere sonoro ed esaltazione tecnica. Un prodotto davvero ben confezionato, ben suonato ed eccezionalmente registrato. Sharon Debussy

NASHVILLE PUSSY

“Up the dosage” (Steamhammer/SPV)

★★★

Chitarre taglienti come la lama di un rasoio, voce roca, batteria in quattro quarti. Apparentemente i più banali del mondo, gli ingredienti dell’hard rock dei Nashville Pussy, ma qualsiasi cuoco può confermarvelo: in cucina sono proprio i piatti all’apparenza più semplici quelli la sui riuscita è meno scontata. Continuando con la vena culinaria, con “Up the dosage” il quartetto della Georgia ci serve per fortuna una “cacio e pepe” come si deve! È un bel disco di rock duro, semplice e sanguigno, riuscito quel che basta e assolutamente ideale per chi conosce già la band o comunque ama Motörhead, AC/DC e ZZ Top. A partire dalla traccia di apertura, la trascinante “Everybody’s fault but mine”, passando per il mid-tempo di “Till the meat falls off the bone” e il country di “Hooray for cocaine…”, tredici canzoni per non pensare. Luca Nobili

RIVOLTA

“Avere vent’anni” (Artevox Musica)

★★★ 54 RockNow


nsioni Non è facile avere vent'anni oggi. Non è mai facile, in realtà, perché si tratta di un periodo cruciale nella vita di ognuno di noi, fatto di scelte e di primi bilanci, ma in particolare non è semplice avere vent'anni in questo preciso periodo storico, fatto di immobilismo, crisi economica e precarietà. I Rivolta, nel loro EP d'esordio, raccontano bene com’è barcamenarsi nelle difficoltà e nelle incertezze. Per il momento abbiamo solo cinque tracce, che però promettono molto bene per il futuro: un rock ruvido e riflessivo con qualche ondata malinconica, benedetto anche da Olly Riva (pre produzione), frontman di Shandon e The Fire e da qualche anno a questa parte anche stimato produttore. Arianna Ascione

SOVIET SOVIET “Fate”

(Felte Sounds)

★★★★ L’attesissimo primo album degli Soviet Soviet. Tantissima gavetta, EP come “Summer, Jesus” che in molti hanno consumato, una serie infinita di live che li ha resi famosi in Europa, Messico e negli Stati Uniti. “Fate” non tradisce le aspettative, è un album compatto e omogeneo in cui emergono tutte le attitudini della band: l’ovvia influenza dei Joy Division, riff di basso spiccatamente new wave, chitarre distorte all’inverosimile, batterie ossessive. È post punk che spesso alza il tiro fino a divenire quasi noise (“Further”) o viceversa si trasforma in dream pop (“No lesson”). “Ecstasy” e “1990” sono i pezzi che aprono il disco e potrebbero bastare per quanto vicini alla perfezione e per le sensazioni che riescono a infiammare. Mai in un viaggio nell’oscurità si era percepita tanta luce. Nico D’Aversa

THE GROOMING “Thisconnect” (Autoproduzione)

★★★

Atmosferico! Ecco la parola che meglio riesce a descrivere la musica dei milanesi Grooming e le canzoni di questo “Thisconnect”. Sperimentazione, elettronica (“Brain machine”, “Grey zone”, “Man with 1000 faces”) e parecchi richiami al trip hop (“The candle”, “Another?”) vanno a caratterizzare queste dodici tracce, toccando livelli alti con “Dirty keys” (vicina alle cose più electro-rock dei Death In Vegas), “Totally integrated” e “The

ROCK/POP

playground”. Particolarmente azzeccata la scelta di affidare le parti vocali a più cantanti (Jake Jaselli, Alessandra Contini, Ketty Passa, Paolo Martella, Chiara Canzian, tanto per citarne alcuni), consentendo così di dare un respiro ancora più ampio alle canzoni. Multiforme. Michele Zonelli

THE ZEN CIRCUS

“Canzoni contro la natura” (La Tempesta)

★★★★

L’ottavo album della tanto amata band toscana, che torna dopo un anno sabbatico intervallato dal disco solista del cantante Appino. E proprio la visione più introspettiva del mondo del frontman pare aver influenzato anche gli Zen, che abbandonano gli strali nei confronti del Bel Paese degli ultimi due dischi per dedicarsi a riflessioni universali come la lotta tra natura umana e madre natura. E la prima traccia, “Viva”, segna il distacco ideale tra la dimensione pubblica definitivamente gettata via e un altrove sempre più inquieto. Il loro sound invece è sempre lo stesso, folk rock dalle sfumature a volte più country (“Vai vai vai!”), a volte persino irish (“Mi son ritrovato vivo”). Non mancano momenti di puro cantautorato come “L’anarchico e il generale”, che di sicuro fa pensare a un certo De André. Così come non mancano esplosioni di elettricità come in “Canzone contro la natura”, “Alberi di tiglio” e “No way”. Energia e significati da cogliere a piene mani. Nico D’Aversa

THERE WILL BE BLOOD
 “Without”

(Ghost Records)

★★★

Una mazzata. Questo è “Without”, il nuovo (bellissimo) lavoro dei There Will Be Blood, formazione varesina da tenere sotto stretto controllo perché basta che ti distrai un momento e un gruppo di cui prima non conoscevi l'esistenza ti tira fuori un discone del genere. Non si fa così. Non si riesce a star fermi, dal primo all'ultimo brano (i pezzi sul disco sono ben 14), pieno zeppo di sensuali reminiscenze rock, blues e non solo, tenute insieme da una ritmica invidiabile. Pensare che sono solo due chitarre e una batteria. I loro pezzi si ispirano alle leggende del blues, alle mitologie della religione, al cinema western, ai libri pulp e ai fumetti. E adesso come te ne liberi? Arianna Ascione

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recen

METAL AYREON

“The theory of everything”” (InsideOut Music)

★★★

Le rock opera sono state un trend forte tra la fine degli anni 60 e quella dei 70, tanto che persino una band tutto “party, rock’n’roll e make-up” come i Kiss ci si è cimentata. Oggi questa forma musicale è a dir poco in disuso e il polistrumentista Arjen Anthony Lucassen (la mente dietro al moniker Ayreon, accompagnato da vari sessionmen di extra-lusso) rimane uno dei pochissimi ancora dediti a questa forma decisamente colta di rock. “The theory of everything” è l’ennesimo disco di un artista che definire inusuale e originale è solo riduttivo. Ayreon significa rock (e a tratti metal) progressivo nel più puro senso del termine, forse l’unica realtà oggi sulla scena che può fregiarsi della definizione senza sfigurare al cospetto dei vari Marillion, Genesis e King Crimson. Roba impegnativa, decisamente non per tutti. Luca Nobili

SHIDE

“Between these walls” (Stone Tracks)

★★★

C’è chi nella vita ama lamentarsi alla prima difficoltà e chi si rimbocca le mani e punta dritto alla meta. Non li conosco personalmente ma sento che i pugliesi Shide fanno parte di questa seconda categoria. Autoprodursi l’album d’esordio puntando tutto sul crowdfunding è sinonimo di caparbietà vera. Se poi aggiungete che il risultato artistico è davvero buono, il quadro è completo: gli Shide sono una band con le palle! Una singer al femminile (Renata “Red” Morizio), un chitarrista bravo come pochi se ne sentono (Stefano “Stone” Giungato), una sezione ritmica “viva” e canzoni che si intrufolano nei padiglioni auricolari per non uscirne più. Hard rock melodico che ha imparato la lezione dei ’70, degli ’80 e dei ’90... una ricetta che dovrebbe ing olosire un’industria discografica lungimirante. Ma evidentemente gli Shide non sono abbastanza depressi per farsi notare. Ci piacciono anche per questo! Luca Nobili

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LIVING DEAD LIGHTS “Black letters” (GB Sound)★★★★ Finalmente ci siamo. Finalmente, dopo anni in cui il nome dei losangeleni Living Dead Lights ha circolato incessantemente. Finalmente dopo un ottimo EP datato 2010 rimasto fino a oggi senza seguito. Di norma troppa attesa porta a cocenti delusioni, ma decisamente non è questo il caso. Il quartetto capitanato dal tatuatissimo singer Taka Tamada debutta sulla lunga distanza nel modo che speri, che vuol dire con un grande disco di sporchissimo hard rock made in California. Il suono è quello che ha fatto il successo di LA Guns, Guns N’Roses e Mötley Crüe, attualizzato con una dose da cavallo di quell’attitudine punk che mi ha fatto amare più di recente realtà come Backyard Babies o Murderdolls. Avete l’acquolina in bocca? Ci credo! E se date un ascolto a “I’ll be your Frankenstein” o al singolo “This is our evolution”, l’acquolina si trasformerà in fame insaziabile, garantito. Qui c’è del talento, c’è poco da girarci intorno e solo la sfortuna può fermare una band capace di scrivere dodici canzoni così vincenti e convincenti. Debutti del genere ce ne sono un paio all’anno, siamo solo all’inizio e questo 2014 comincia alla grande!!! Luca Nobili

CRAWLING CHAOS

“Repellent gastronomy”

(Memorial Records/Andromeda Distribuzioni)

★★★★

Non vanno decisamente per il sottile i romagnoli Crawling Chaos, che in “Repellent gastronomy” ci ricordano cosa significhi suonare un death metal moderno senza cadere in eccessi di stravaganza. Aver trovato il giusto equilibrio tra tecnica strumentale e idee ha sortito risultati più che soddisfacenti, regalando ai fan di Nile e Behemoth un disco che sicuramente sa il fatto suo. Una scarica di riff e una sezione ritmica trita ossa sono la portata principale offertaci dal quartetto, il tutto condito da un growl assai vario nell’interpretazione di testi concepiti come un concept. Corna alzate al cielo e headbanging violento sono il modo migliore per mostrare il proprio apprezzamento per un disco heavy e brutale come “Repellent gastronomy”! Piero Ruffolo

AA.VV.

MASTODON

(UDR/Audioglobe)

(Warner)

“Live at Wacken 2012"

★★★

Se, come il sottoscritto, non avete mai avuto la fortuna di assistere al festival metal di Wacken, ci pensa la UDR a colmare la lacuna… con un triplo DVD che ben documenta la bagnatissima edizione del 2012. Ovviamente non ci sono tutte le band che hanno dato vita a una delle kermesse musicali più importanti d’Europa, sia per problemi di spazio fisico (3 giorni di concerti vorrebbero dire una ventina di DVD, suppongo) che di royalties; però la selezione è ottima e se spicca la mancanza degli Scorpions (uno degli headliner dell’edizione 2012) ci sono nomi importanti della scena metal quali Cradle of Filth, Volbeat, Testament, Hammerfall, Saxons, Moonspell. Tanto per citare i più noti. Un modo piacevole di passare qualche ora davanti al televisore, ancor più in questo periodo storico dove la musica in TV è praticamente sparita. Ma non aspettatevi nulla di fondamentale. Luca Nobili

“Live at Brixton”

★★★★ Registrato alla O2 Academy di Londra l’11 febbraio del 2012, “Live at Brixton” è un assoluto must per i fan della band di Atlanta. Quasi 100 minuti di esibizione, ventitré brani senza soluzione di continuità sparati al massimo volume e zero fronzoli. I quattro ci regalano una successione di pezzi che attinge da tutta la loro carriera, con una netta predilezione per quelli più heavy e una leggera preminenza dell’ultimo album “The hunter”. Tutto suonato e registrato benissimo, e cantato, a ben dire, meglio del previsto. Come se non bastasse, la chiusura su “Creature lives” è epica. Sicuramente un lavoro che proietta i Mastodon, se necessario, tra i capisaldi del metal moderno e tra i grandi performer live di questi anni. Sharon Debussy


nsioni DEAD ENDS “Petrichor”

(This Is Core Music)

★★★

Attivi dall’ottobre 2012, i cinque musicisti si sono affidati dapprima ad Alex Fusini per la registrazione di un singolo apripista e oggigiorno ai romani Skie Studios per la realizzazione di questo EP di debutto intitolato “Petrichor”. Guidati da Marco Calanca (Hopes Die Last) e Daniele Ingrati (Seven Circles), i Dead Ends riportano in auge lo screamo di inizio nuovo millennio, mostrandosi attenti conoscitori di ciò che va per la maggiore oggigiorno. Spazio quindi al dualismo vocale melodico/growl (ottima performance in entrambi gli scenari), a partiture che abbracciano il filone post-hardcore e a breakdown che hanno il compito di rendere ancor più heavy e roccioso il tutto. Quattro pezzi piacevoli all’ascolto e destinati agli estimatori del genere. Giorgio Basso

PGA - ITALIAN PUNKS GO ACOUSTIC

“Stay together for the kids” (Rude Records)

★★★

Provate a pensare alle vostre canzoni punk rock preferite, arrangiate in acustico, con stili diversi e poi racchiuse in un unico album. Questo è in poche parole “Stay together for the kids”, compilation di 41 brani in cui hanno messo lo zampino moltissimi artisti italiani e non raggruppati da Andrea Rock (Andead) tra cui Marsh Mallows, The Fire, Finley, Vanilla Sky, Versus the World, Airway e... la lista è davvero lunga. Nella prima metà si spazia da brani che si mantengono parecchio fedeli agli originali, come nel caso di “Down” e “The middle”, ad altri arrangiati in modo diverso, per esempio la versione un po’ rockabilly di “When I come around” oppure una “My judgement day” dai toni molto più rallentati rispetto all’originale. Nella seconda parte, a spiccare tra le altre sono “Dancing with myself”, “Alien”, “Welcome to paradise”. Complessivamente un buon disco, piacevole da ascoltare, vario, creativo e soprattutto un progetto realizzato

ancora una volta per una buona causa. Tutti i ricavati saranno infatti destinati all’associazione ONLUS “L’isola che non c’è”. Silvia Richichi

FOR THOSE AFRAID

“If you must be a bear, be a grizzly” (This Is Core Music)

★★★

Simpatici e decisamente coraggiosi i For Those Afraid, quartetto che in “If you must be a bear, be a grizzly” ha deciso di mischiare le carte in fatto di pop/punk per attingere a piene mani da altre correnti sonore. Come dicono loro stessi “If you must be a bear, be a grizzly” è il sunto dei diversi gusti musicali di ogni membro e quindi spazio all’hard-rock, al metalcore, al post-hardcore e, perché no, all’hardcore melodico californiano. Il risultato finale? Piacevole, anche per il fatto di non travarsi di fronte alla classica produzione pop/punk fatta con lo stampino, ma avvicinandosi molto a ciò che hanno fatto di recente Propagandhi, A Day To Remember e Rise Against. In

attesa dell’album d’esordio: pollice alto. Giorgio Basso

LESS THAN JAKE “See the light”" (Fat Wreck Chords”)

★★★

Tornano i Less Than Jake con il loro nono album in studio. Questa volta hanno fatto tutto in casa, registrando il disco nella loro Gainsville, in Florida, e facendolo produrre dallo stesso Roger Lima (bassista e cantante). “See the light” segna inoltre il ritorno alla Fat Wreck dopo una serie di piccole autoproduzioni e varie label indipendenti. E in effetti questo album sembra proprio avere il classico sound della band e ne abbiamo una prova tangibile già con il secondo pezzo, “My money is on the long shot”, forse il pezzo più bello di tutto il disco (della quale è stato fatto anche un bel video DIY che vede i cameo di colleghi illustri come Nofx, Bad Religion, Anti-Flag e persino del wrestler CM Punk). In sostanza, se ti piace lo ska-core o semplicemente sei un fan dei LTJ, non rimarrai deluso. Michele Fenu

NOFX

PUNK/HC

“Stoke extinguisher EP” (Fat Wreck Chords)

★★★

Si sa, i NOFX non possono sottrarsi dal pubblicare un tot imprecisato di EP ogni anno! Detto questo, finirà immancabilmente nella nostra collezione! Si parte con l’inedito, la title-track “Stoke extinguisher”, che presenta un sound diverso (nell’intro sembrano proprio dei breakdown rivisitati) ma neanche il tempo di rendersene conto che il pezzo suona “alla NoFx”. Il resto dei brani (a parte “The shorter pier” canzone presente sulla compilation tributo a Tony Sly) sono pezzi mai usciti su CD, pubblicati solo su 7” negli ultimi 2 anni. Niente di nuovo quindi, ma comunque una serie di canzoni che i non “vinile-dipendenti” non avevano ancora mai sentito. Il pezzo migliore è la riedizione di “Wore out the soles of my party boots”, pezzo presente nella raccolta del 2004 “The greatest songs ever written (by us)”. La copertina invece è stata disegnata da Jason Cruz, cantante degli Strung Out. Non male! Michele Fenu

A WILHELM SCREAM “Partycrascher” (No Idea Records)

★★★★

L’attesa per questo disco era altissima, infatti sono passati sei lunghi anni dall’uscita dell’ultimo full length (“Career suicide”) della band di New Bedford (Massachusetts). La ricetta del gruppo è rimasta tuttavia invariata rispetto al passato, ovvero hardcore melodico ma parecchio tecnico, con giri molto veloci e di pregevole fattura, senza però essere troppo narcisista. E ci sono infine le linee vocali sempre originali e rauche, a volte al limite dello sgraziato, di Nuno. Insomma il tempo passa ma per fortuna gli A Wilhelm Scream non cambiano di una virgola. Tra le nuove tracce emergono “Number one”, molto sul genere Fat anni novanta, e “Ice man left a trail” con le chitarre che viaggiano alla velocità della luce, quasi a voler far morire d’invidia qualsiasi chitarrista metal. Devo ammettere che la No Idea records ultimamente non sta sbagliando un colpo e ora si è accaparrata un’altra grandissima band. “Partyscrasher” è un disco da avere assolutamente nella propria collezione! Andrea “Canthc” Cantelli

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Alla scoperta di questo importante evento di action sport e musica che prende il nome dal famoso marchio americano Mountain DEW Di Markino - Foto Greg Moore / www.gregfmoore.com

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P

er chi, come me, è appassionato di board sport, il mese scorso dal 12 al 20 ottobre si è tenuta la nona tappa del ASP world tour. Stiamo ovviamente parlando di surf, uno degli sport acquatici piu difficili e impegnativi che, negli ultimi anni, sta "cavalcando l'onda" della popolarità anche nel nostro bel paese. Il tempo per praticare questo sport è sempre poco per la maggior parte degli appassionati ma anche fuori dall’acqua c’è la possibilità di seguire tutte le tappe del campionato mondiale via streaming. Seguire l'evento sul web è sicuramente il modo meno costoso dato che le dieci tappe mondiali si svolgono nei “best spot” di tutto il mondo: Australia, America, Fiji, Tahiti, due tappe in Europa, di cui una in Portogallo e una in Francia alla quale, quest’anno, ho avuto la fortuna di partecipare come spettatore. Le mete europee sono abba-

stanza accessibili per chi ha un po’ di tempo libero per farsi una vacanza all'insegna del surf, delle feste e dei concerti gratuiti, come al Pro France in cui hanno suonato i Klaxons. La penultima tappa si svolge a Peniche, in Portogallo, nella spiaggia di Supertubos, chiamata così per i fantastici e perfetti tubi che il mare regala. Tappa molto discussa che porta alla finale di Pipeline, alle Hawai, il prossimo dicembre e durante la quale si proclamerà il vincitore. A contendersi il titolo, tra i primi 5 classificati, ci sono Kelly Slater, Joel Parkison, Mick Fannig e Jordy Smith, ma, come tutti ben sanno, il mare può giocare brutti scherzi. Kelly esce nell’ultimo round e subito dopo gli altri finalisti vengono battuti tutti da giovani promesse del surf mondiale. Tra questi nuovi talenti assetati di trick e tubi ha avuto la meglio Kai Otton che riesce a vincere per pochi punti.

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Ogni mercoledĂŹ, su rocknrollradio.it dalle 19 alle 21, Markino e Fumaz ci raccontano cosa succede nel mondo degli action sport attraverso le parole e i gusti musicali dei suoi protagonisti. Stay tuned!!!

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MINISTRI 13/12/2013 Live Club, Trezzo Sull'Adda (MI) Foto Emanuela Giurano

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