RockNow #6

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106% ADRENALINA PURA

Mensile - Anno 1 - Dicembre 2012/Gennaio 2013

#6

lacunacoil

Un anno da ricordare

DOSSIER 2013

Avenged Sevenfold, Linea 77, Alkaline Trio...

Dropkick Murphys Papa Roach The Clash Punk Goes Acoustic La Crisi

Stone Sour – Heaven’s Basement – The Jim Jones Revue – Avenue X – DESIGN - The Hives


Mensile - Anno 1 - Dicembre 2012/Gennaio 2013

#6

106% HEAVY NEW YEAR

DOSSIER USCITE 2013

Lacuna Coil - Dropkick Murphys- Papa Roach The Clash - Punk Goes Acoustic - La Crisi Stone Sour – Heaven’s Basement – The Jim Jones Revue – Avenue X – DESIGN - The Hives


106% PUNK & PRIDE

Mensile - Anno 1 - Dicembre 2012/Gennaio 2013

#6

Lacuna Coil Papa Roach The Clash Punk Goes Acoustic La Crisi

DOSSIER 2013

DROPKICK MURPHYS Cheers from Quincy

Avenged Sevenfold, Linea 77, Alkaline Trio e molti altri

Stone Sour – Heaven’s Basement – The Jim Jones Revue – Avenue X – DESIGN - The Hives



EDITO

ROCK NOW… AND TOMORROW!!! Arriva la fine dell’anno ed è come sempre tempo di bilanci. Lasciando da parte quelli personali e non volendo tediarvi ulteriormente con la situazione del nostro paese e l'attuale crisi (e il marcio che ne è spesso la causa), possiamo invece fare il punto della situazione su quello che più ci compete. Poco più di sei mesi fa iniziava questa nuova avventura chiamata RockNow, una rivista moderna e al passo con questi tempi che viaggiano sempre più spesso nella Rete che non su carta. Volevamo un magazine spigliato, fresco e un po’ fuori dalle righe, soprattutto per la scelta dei generi musicali e degli artisti da trattare. L’obiettivo è stato decisamente centrato. RockNow ha saputo ritagliarsi una bella fetta di lettori e conquistare la stima e il rispetto di molti addetti ai lavori e musicisti. Mi preme sottolineare che il giornale, in tutti questi mesi, è stato realizzato solo ed esclusivamente con la passione (e quel pizzico di follia) di un team di persone che hanno creduto fin dall’inizio nel progetto, amici innamorati della musica e desiderosi di contribuire alla creazione di qualcosa di bello e da condividere anche con voi lettori. A questo punto, non ci resta che crescere ulteriormente per far diventare ancora più solido questo progetto. Per questo, oltre a sperare di ritrovarvi tutti nel 2013, vi invito a far conoscere il più possibile RockNow in giro. Il passaparola funziona ancora, soprattutto nell’era dei social network. Tempi di bilanci, dicevamo, ma anche di previsioni in vista del nuovo anno. Le tre copertine sono decisamente azzeccate: i fantastici Lacuna Coil chiudono alla grande un 2012 ricco di soddisfazioni, mentre i Dropkick Murphys saranno sicuramente tra i protagonisti del prossimo. Oltre a loro sono previsti tanti altri graditi nomi che potrete scoprire nel dossier dedicato alle uscite discografiche del 2013. A questo punto non mi resta che augurarvi Buone Feste e ci si ritrova tutti l’anno prossimo. Ovviamente online!!! Keep on rockin’!!! Daniel C. Marcoccia dan@rocknow.it

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ROCKNOW #6 – Dicembre 2012 /Gennaio 2013 – www.rocknow.it

06-19 PRIMO PIANO:

Heaven’s Basement The Jim Jones Revue Low Dérive/Within Your Pain All in the name of… Rock Dischi violenti: Stone Sour Avenue X No More Fear Design Last Day Before Holiday Hi-Tech Games Crazy… net Open Store

20-51 ARTICOLI:

20-23 Best of 2012

www.rocknow.it Registrazione al Tribunale di Milano n. 253 del 08/06/2012

Scrivi a: redazione@rocknow.it DIRETTORE Daniel C. Marcoccia dan@rocknow.it ART DIRECTOR Stefania Gabellini stefi@rocknow.it

24-27 Lacuna Coil

28-31 Dropkick Murphys

COORDINAMENTO REDAZIONALE ONLINE EDITOR Michele “Mike” Zonelli mike@rocknow.it COMITATO DI REDAZIONE Marco De Crescenzo Stefania Gabellini COMUNICAZIONE / PROMOZIONE Valentina Generali vale@rocknow.it

33-40 Dossier 2013

42-44 Papa Roach

50-51 La Crisi

52-53 Punk Goes Acoustic

46-48 A-Z The Clash

COLLABORATORI Andrea Ardovini Arianna Ascione Giorgio Basso Andrea Cantelli Nico D’Aversa Sharon Debussy Alex De Meo Michele Fenu Luca Nobili Amalia "Maya" Noto Eros Pasi Silvia Richichi Andrea Rock Stefano Russo Piero Ruffolo Extreme Playlist FOTOGRAFI Arianna Carotta Emanuela Giurano Foto copertina: Katja Kuhl (Lacuna Coil), P.T. Sullivan (Dropkick Murphys)

SPIRITUAL GUIDANCE Paul Gray

54-59 RECENSIONI:

54 Disco del mese: Bad Religion 55 Nu rock 56 Pop/Rock 58 Metal/Punk

Editore: Gabellini - Marcoccia Via Vanvitelli, 49 - 20129 Milano

60-63 The Line 64 Flight case: The Hives

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Tutti i diritti di riproduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Il loro invio implica il consenso alla pubblicazione da parte dell'autore. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie. La responsabilità dei testi e delle immagini pubblicate è imputabile ai soli autori. L'editore dichiara di aver ottenuto l'autorizzazione alla pubblicazione dei dati riportati nella rivista.



PRIMO PIANO

HEAVEN’S BASEMENT Ready to rock Uscirà il 4 febbraio il primo album degli Heaven’s Basement. Un disco che piacerà parecchio agli amanti dell’heavy rock’n’roll. Abbiamo incontrato la band inglese durante il suo recente passaggio in Italia come supporto dei Seether. Di Daniel C. Marcoccia

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li Heaven’s Basement si presentano al gran completo sul mitico Tourbus della Red Bull, lo stesso brand che pubblicherà il loro album d’esordio intitolato “Filthy empire” (e anticipato dall’ottimo singolo “Fire fire”). Il concerto di qualche minuto prima è stato convincente, con il pubblico del Live di Trezzo (Milano) conquistato dalle canzoni dei quattro inglesi. In bella evidenza sono stati il chitarrista Sid Glover, con i suoi riff taglienti, e il bravo frontman Aaron Buchanon. Quest’ultimo ha già un gran carisma e una consumata abilità nell’intrattenere il pubblico e tenere sempre alta l’intensità dello show. D’altronde si tratta di una formazione ormai consolidata negli anni e a furia di

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concerti: “Scriviamo canzoni con l’intenzione di suonarle poi dal vivo, brani composti pensando proprio ai concerti e al il pubblico”. Il loro hard rock è decisamente dirompente, con influenze che vanno dai classici Led Zeppelin fino ai più recenti Darkness. La band è nata nel 2008 ma di quella prima formazione sono rimasti solo il già citato Sid e il batterista Chris Rivers. Solo più recentemente si sono aggiunti Aaron e il bassista Rob Ellershaw. “Adesso abbiamo raggiunto l’equilibrio giusto, ma è un percorso simile a quello di tante altre band. Ogni volta che cambia un componente, è un po’ come ricominciare di nuovo ma in meglio. Hai ancora più voglia di fare bene le cose. Aaron è stato l’ultimo pezzo per completare il nostro puzzle e da quel momento abbiamo passato più tempo

assieme tra di noi in giro a suonare che con altre persone o con i nostri stessi famigliari”. Tra l’altro, gli Heaven’s Basement hanno scoperto le affinità con il cantante attraverso un loro piccolo rituale. Ci spiega tutto Sid: “È venuto a vivere a casa mia e per un po’ di tempo abbiamo fatto tutto assieme, suonato, mangiato e bevuto… tanto, fino a ubriacarci assieme. Dobbiamo portare tutto all’estremo, anche la convivenza, è il modo migliore per conoscere bene le persone. D’altronde anche la vita on the road può essere estrema”. Il disco degli Heaven’s Basement è stato registrato a Los Angeles, in appena 8 giorni, con il produttore John Feldmann (The Used, Papa Roach, Good Charlotte): “È stato bello lavorare con lui. Oltre a capire bene quello che volevamo fare, John ha sempre un sacco di

buone idee ma allo stesso tempo sa ascoltare quando sei tu ad averne. Ci possono essere anche delle discussioni ma alla fine sai che cercherà sempre la soluzione migliore per te e la tua musica”. Come dicevamo, “Filthy empire” uscirà per la Red Bull Records, etichetta forse atipica rispetto alle tante altre, ma che sembra soddisfare particolarmente i quattro musicisti: “Quando c’è stato un po’ di interesse attorno a noi da parte di alcune etichette, la Red Bull è stata quella che si è rivelata subito più vicina al nostro modo di lavorare. Hanno dimostrato di credere molto in noi e non ci hanno messo troppa pressione addosso. Non vediamo l’ora che esca l’album e di continuare a suonare in giro, magari anche in posti in cui non siamo ancora stati”. www.heavensbasement.com



PRIMO PIANO

THE

JIM JONES REVUE

Istinto di sopravvivenza

Il combo inglese ha recentemente sfornato un nuovo bellissimo disco, “The savage heart”, sempre all’insegna del garage rock nervoso ed esplosivo. Poche chiacchiere, ma tanto sudore e cuore. Di Piero Ruffolo

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ella musica dei Jim Jones Revue non c’è spazio per i fronzoli e gli abbellimenti vari. Le canzoni sono ruvide, genuinamente sporche e dall’attitudine punk. I testi, soprattutto in questo nuovo “The savage heart”, non sono affatto banali ma piuttosto diretti e impegnati. È lo stesso cantante a risponderci: “In questo disco parliamo, anzi, ci facciamo delle domande sull’attuale crisi finanziaria. La recessione ci accompagna ormai da alcuni anni e rischia di durare per parecchio tempo ancora. Ma dove vanno tutti questi soldi? Mica spariscono da un giorno all’altro? I potenti

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di questo mondo, che sono veramente una ridottissima parte della popolazione, controllano il resto di essa. Continuano ad accumulare fortune e non sono loro che perdono il loro lavoro per via della crisi o che non arrivano a pagare le loro bollette alla fine di ogni mese. Sono degli egoisti che pensano solo ai loro problemi bancari. Si sta creando un divario sempre più grande tra ricchi e poveri, con i primi che continuano a vivere bene nonostante la crisi e gli altri che fra poco non arriveranno neppure più a comprarsi un panino. Il primo brano del nuovo disco che abbiamo scritto è stato ‘Where da money go?’, il che è tutto dire. Da lì sono poi nate tutte le altre canzoni,

è stato come una scintilla che ha dato il colore a tutto l’album”. Le sommosse inglesi che ci sono state negli ultimi mesi sembrano avere anche loro influenzato non poco il disco, a cominciare dal titolo: “È proprio così. La gente ha accumulato tante di quelle frustrazioni, raggiungendo il livello di saturazione, che ha finito per scendere in strada e bruciare tutto. Le persone erano davvero arrabbiate con il sistema e non avevano più nulla da perdere. La radio e i telegiornali hanno cercato di minimizzare parlando di teppisti ma non è stato affatto così. Stavamo tornando dall’estero quando le rivolte sono scoppiate e mentre ci avvicinavamo a Londra

le notizie si susseguivano, ma non ci aspettavamo di vedere quelle immagini al nostro arrivo. Tra l’altro viviamo proprio dalle parti in cui le sommosse sono partite. Sembrava di stare nel bel mezzo di una guerra civile. C’erano risse per strada, macchine che bruciavano e gente col passamontagna. Era una situazione davvero preoccupante e per questo abbiamo deciso di intitolare l’album così. Quando è in gioco la nostra sopravvivenza, viene fuori il lato selvaggio del nostro cuore. È il nostro istinto animale che torna quando le opzioni sono ribellarsi o crepare”. Direi che il concetto è fin troppo chiaro. www.jimjonesrevue.com


WITHIN YOUR PAIN

Diciamocelo: quando una band arriva al capolinea si è sempre un po’ tristi. Come nel caso dei Within Your Pain, combo che col passare degli anni ha regalato produzioni di ottimo livello, come il nuovo EP “Little stars and the perfect yellow keys”. Di Giorgio Basso - foto Emanuela Giurano

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opo diverse produzioni e show in compagnia di Unearth, Neaera, Heaven Shall Burn e BoySetsFire, per i vigevanesi Within Your Pain arriva il momento di congedarsi dalla scena, scelta difficile ma doverosa di cui ci parla il bassista Beppe: “Dopo una serie di considerazioni musicali e personali, abbiamo preso questa decisione che pensiamo sia la migliore per la band e per noi stessi. Senza alcun litigio e senza alcun problema tra di noi sia chiaro. Ci vogliamo tutti molto bene e pensiamo di essere cresciuti a 360° come band, specialmente nei live”. Prima degli ultimi saluti, ecco però un nuovo EP in free download: “Volevamo fare uscire questi pezzi per dare un ultimo regalo a chi ci ha sempre seguito. Le casse della band erano sufficienti per permetterci una nuova registrazione senza intaccare le nostre finanze personali e quindi abbiamo messo in piedi il tutto. Le nuove canzoni parlano in maniera personale e a tratti ironica dell’eccessiva mancanza di rispetto dell’uomo verso la natura, del nostro amore per le moto, della gente che parla troppo, della grandezza degli Slayer e, per finire, siamo andati a scontrarci con gli Emmure, band che comunque sia amiamo”. Visti gli anni di militanza, l’ultima domanda è inerente ai pro e ai contro della scena alternative italiana: “Negli anni, il livello medio delle band underground è cresciuto parecchio e di conseguenza anche in Italia abbiamo nomi che non hanno niente da invidiare a quelli stranieri. I problemi maggiori sono sempre i soliti: l’invidia tra gruppi e la mancanza di personalità. Troppe band seguono solo le mode del momento”. www.facebook.com/withinyourpain

Questi quattro ragazzi della suburbia meneghina si sono rivelati essere una delle più piacevoli scoperte del 2012 nell’ambito del punk rock nostrano. La dimostrazione che il talento e l’attitudine contano ancora qualcosa e possono fare la differenza nel mondo dei tre accordi. Di Stefano Russo

LOW DéRIVE A

scoltando “Do.Make.Sink.Walk”, l’ottimo debutto dei milanesi Low Dérive, si ha una bella sensazione. Più precisamente, la sensazione che il sottobosco della scena punk italica sia ancora in grado di sfornare ottime band, molto più incline alla cura della sostanza più che della forma. Il tutto, ovviamente, mantenendo un’attitudine totalmente DIY come insegna la tradizione. Pubblicato lo scorso aprile, l’album è caratterizzato da un sound che pesca a piene mani dagli anni ’90 (“Siamo molto influenzati da band come Jawbreaker, Dillinger Four e Face To Face” ci raccontano) e ha già permesso al quartetto di girare un po’ qua e là tra Italia ed Europa nei mesi successivi: “Abbiamo iniziato a suonare dal vivo solo dopo aver ultimato il disco perché volevamo presentarci sulla scena avendo già del materiale registrato da fare ascoltare. Inoltre, abbiamo preferito non perdere tempo a cercare un'etichetta scegliendo di fare tutto da soli e distribuendo l’album in digitale su BandCamp”. E visto che anche da noi, ogni tanto, le cose funzionano come devono, qualche promoter attento ha dato loro la possibilità di farsi conoscere piazzandoli di supporto nelle date italiane di nomi piuttosto importanti come The Flatliners e The Copyrights. Scoprire che esistono gruppi come i Low Dérive fa tirare un sospiro di sollievo: nonostante fare questo tipo di musica nel nostro Paese sia sempre più proibitivo, c’è ancora gente talentuosa e appassionata in grado di sfornare prodotti ottimi dal punto di vista artistico, fottendosene di trend vari e reggendo senza problemi il passo dei colleghi d’oltreoceano. Diverse band, lì fuori, farebbero meglio a prendere appunti. www.lowderive.bandcamp.com

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PRIMO PIANO All in the name of A cura di Andrea Rock

Davey Suicide

.S.A. NOME: od (CA), U o w y ll o H : IENZA riffin PPROVEN ce), Eric G o (v e id ic u avey S ves LINE UP: D o), Ben Gra s s a (b il S Frankie (chitarra), tiere) y Needlz (tas e” (Standb id ic (batteria), u S in t s ut your tru DISCO: “P p 2012) etal Records, e ndustrial m /i k c ro rd a anson, h GENERE: , Marilyn M s e s o R ’ N E: Guns INFLUENZ bie White Zom om ysuicide.c www.dave

t4 h 'N Goal

NOME: 
 asso/ ZA: Milano N IE N E ce), Mike (b V o O (v PR o h c o M ), am (voce), ri (chitarra it im D LINE UP: S ), a rr my (chita voce), Tom c.), atteria) ss Heart re le e k la Thomas (b S 1 01 ) braio 2013 ason EP" (2 DISCHI: "G y” (nuovo album, feb ac “Dudes leg /easycore
 k n ls, u p p o p t Your Goa e S , ry GENERE: lo G und E: New Fo INFLUENZ Strong l Four Years m/4thngoa o .c k o o b e www.fac

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"

rock

Dropping like flies” è un brano dei Real McKenzies del 2003 che capita spesso nella mia playlist casuale. Da questo titolo prendo spunto per la mia rubrica del mese. “Cadono come mosche”... Il brano in questione si riferisce all'attaccamento di un gruppo di individui alla scena punk. La mia riflessione parte da qui e si estende a tutto il mondo rock in Italia. Mai quanto negli ultimi 5 anni mi è capitato di vedere tanti amici/colleghi abbandonare la loro passione per la nostra musica. I motivi possono essere tanti e questa mia analisi vuole tenerne conto. Diamo tre assunti di massima: 1) il mercato della musica rock in Italia è in crisi; 2) rap, elettronica e trash music la fanno da padroni nei locali; 3) bisogna arrivare a fine mese. Detto questo, personalmente non mi è mai passato per la testa di allontanarmi dalla musica rock; sono convinto anch'io che forse potrei avere più serate come DJ di musica elettronica o altro, ma non mi sentirei più onesto con me stesso. Ho visto molti amici con i quali condividevo la passione per la musica suonata e per uno stile di vita alternativo, cambiare rotta e gli stessi locali che si autoproclamavano “baluardo del rock” vendersi a un offerta più commerciale. Metallari convinti, ex gothic queens, hardcore kids oltranzisti... oggi si ritrovano a tenere il tempo sulla “cassa in quattro” delle produzioni pop più in voga. Ripeto: capisco che ci siano dei costi, delle esigenze economiche da soddisfare, dei bilanci mensili da far quadrare, ma forse avremmo potuto tenere la buona musica al di fuori da queste dinamiche. Fin dalle prime dirette a Rock TV sono stato additato come un “venduto”, come qualcuno che andava a diffondere su scala mediatica quella passione personale nei confronti di alcune band e sonorità underground; le stesse dita accusatrici oggi schiacciano il tasto “play” su Cdj o Mac per far partire “Gangnam style”. Fail.


DISCHI VIOLENTI

JOSH RAND (Stone Sour) Testo e foto Daniel C. Marcoccia

PRIMO DISCO COMPRATO:

A dire il vero ne ho comprati due insieme: “Animalize” dei Kiss e “Stay hungry” dei Twisted Sister.

ULTIMO DISCO COMPRATO:

Devo comprare il nuovo disco di Norah Jones (“…Little broken hearts”, nda) e quindi l’avrò sicuramente fatto quando uscirà quest’intervista.

DISCO CHE HA CAMBIATO LA TUA VITA:

vendite di quel disco ma molti fan del gruppo continuano a stravedere esclusivamente per i loro primi tre album. Secondo me ha invece cambiato molte cose e ancora oggi ha un suono attuale. Potrebbe essere un disco uscito di questi tempi.

DISCO "BOTTA DI VITA":

Facile questa. “South of heaven” o “Seasons in the abyss” degli Slayer.

DISCO "LASSATIVO":

c’è tutto un lavoro incredibile di orchestrazione e di arrangiamenti. Ogni volta che lo ascolto scopro delle cose nuove.

DISCO DA VIAGGIO:

“House of gold & bones” degli Stone Sour ovviamente… (ride).

DISCO PER UNA NOTTE DI BAGORDI:

“Appetite for destruction” dei Guns N’ Roses.

Troppi. “Street lethal” dei Racer X. Il chitarrista Paul Gilbert ha veramente avuto una grossa influenza su di me. Suonavo il basso all’epoca ma con quel disco mi ha fatto venire la voglia di prendere in mano la chitarra. Quindi se oggi sono un chitarrista, lo devo anche a lui.

Potrei mettere qualcosa di Norah Jones, ma per il semplice motivo che è molto rilassante. Ascolto veramente tanta roba e di tutti i generi. Lei ha una voce incredibile e, appunto, mi rilassa.

DISCO DEL GIORNO DOPO:

DISCO SOPRAVVALUTATO:

DISCO PER UNA SERATA ROMANTICA:

Anche qui Norah Jones sarebbe perfetta, anche se mi viene da ridere se ripenso a cosa ti ho detto poco prima (scoppia a ridere). Qualcosa di jazz, magari.

Non credo di avere dischi di cui vergognarmi. Ascolto di tutto e mi piace la musica. Mi vergogno però di alcune ridicoli canzoni pop degli anni 80 che Corey (Taylor, nda) ascolta.

Non saprei. Se un disco di successo non mi piace, non è per forza sopravvalutato. Potrei dire i dischi di quelle band che non osano sperimentare e fare cose diverse.

DISCO SOTTOVALUTATO:

Voglio risponderti il “Black album” dei Metallica. Può sembrare un’assurdità considerate le

DISCO SUL QUALE AVRESTI VOLUTO SUONARE:

“Passion and warfare” di Steve Vai. Nei suoi dischi ci si ferma spesso alla chitarra ma dietro

Probabilmente qualcosa di John Coltrane.

DISCO CHE TI VERGOGNI DI POSSEDERE:

CANZONE CHE VORRESTI AL TUO FUNERALE:

“Orion” dei Metallica potrebbe andare più che bene. www.stonesour.com

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PRIMO PIANO

AVENUE X

New York stories

Nuova promettente rock band americana, ma dal cuore italiano, gli Avenue X hanno pubblicato qualche mese fa il loro omonimo disco d’esordio. A parlare con noi c’è Marzio, basista e marito della carismatica cantante del gruppo. Di Piero Ruffolo

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li Avenue X nascono poco più di un anno fa a New York dall’incontro tra Marzio Dal Monte e la newyorchese Dionna Colicchio, enfant prodige del cinema (“Summer Of Sam”, “Inside Man” e “The Sopranos”) e della musica (compositrice, cantante, chitarrista e pianista, a 14 anni divideva il palco con il mitico Les Paul e a 15 componeva canzoni con Brad Roberts, cantante dei Crash Test Dummies). Suo padre, Victor Colicchio, vanta una brillante carriera di attore (“Mr. crocodile Dundee”, “The Goodfellas”, “Law And Order”…) e sceneggiatore. È stato anche il chitarrista e cantante dei Dead Squirrels, una band con un discreto seguito nella scena del CBGB’s. Come ci spiega lo stesso

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Marzio: “È in questo contesto che Dionna è nata e cresciuta. Quando l'ho conosciuta, ancora non sapevo nulla del suo talento, ma mi è subito piaciuta. All'epoca ero l’assistente personale di Marky Ramone, il quale non ha bisogno di presentazioni e quindici giorni dopo eravamo già in studio a provare e nel giro di un'altra settimana negli studi della Converse, a Brooklyn, per registrare tre brani: Dionna alla voce e alla chitarra, io al basso e Marky alla batteria. Solo in una città come New York possono accadere simili sinergie”. Gli Avenue X, nome ripreso dalla fermata della metropolitana più vicina alla sala prove del gruppo, esordiscono con un mini CD, seguito da un primo album registrato… in Italia: “Quando siamo venuti in Italia per promuovere il mini CD, abbiamo fatto più di venti date su e giù per la Penisola

e Dionna è rimasta sbalordita dalla passione e dall’entusiasmo della gente. Per questo abbiamo deciso di registrare l'album d'esordio qui, ai Massive Arts Studios di Milano, dove Dionna è rimasta colpita dalla grande professionalità. Abbiamo lavorato duro, una vera e propria full immersion, ma abbiamo ottenuto quello che volevamo: un disco rock registrato in una settimana. Mia moglie ha voluto avere anche ospiti italiani sul disco per far vedere ai suoi connazionali il fervore che anima la sua seconda patria. Steve Sylvester dei Death SS ha così duettato con lei in ‘The devil’s wall’ e Mr. Lucky Luciano dei Goodfellas in ‘Come home’. Tornati in America, molte college radio hanno iniziato a trasmettere proprio il brano con Steve, mentre l'attenzione di un'altra tipologia di

pubblico si concentrava su quello con Lucky (parte dei proventi andrà alla Wounded Warriors Foundation, un'associazione che aiuta gli invalidi e i mutilati di guerra)”. Oltre alle tante date in calendario, gli Avenue X hanno le idee molto chiare sul futuro: “Probabilmente già a maggio saremo in studio per un nuovo album. Abbiamo avuto parecchio interesse da parte delle major ma molte vogliono entrare troppo nel processo creativo di mia moglie e nell'immagine. Viviamo nell'epoca della multimedialità globale e crediamo in noi stessi. Non vogliamo ingerenze esterne nella nostra musica ma il controllo totale sul nostro lavoro e sulla nostra vita”. Il saluto finale è Dionna a farcelo: “I love everything in Italy! Italy is great”. www.avenue-x.net


NO MORE FEAR A

Avete mai pensato a cosa possa venir fuori dall'unione tra death metal e suoni folkloristici dell'Italia? Qualcuno lo ha fatto, arrivando addirittura a realizzare un concept album: i No More Fear. Di Giorgio Basso

ttivo dal 1996, il combo abruzzese arriva oggi alla pubblicazione di un progetto molto interessante intitolato “Mad(e) in Italy”, un concept album basato sui malcostumi del nostro Paese e su quei suoni che l'hanno reso celebre nel mondo. Ma come nasce questa pazza idea? Parola al frontman Gianluca Peluso: “Semplicemente, un giorno ci siamo resi conto di chi eravamo, sia come persone che come musicisti. In una parola: italiani. Un termine difficile da usare, se non legato a retoriche culturali e comportamentali. Lo sforzo vero è stato quello di non risultare pacchiani e grossolani nel miscelare tipicità e death metal. Quando iniziammo a comporre i pezzi del disco, non sapevamo di preciso a cosa saremmo andati in contro. Abbiamo fatto una lunga ricerca di sonorità tipiche soprattutto del sud Italia e ci si è aperto un mondo. Noi italiani abbiamo un difetto di esterofilia conclamato e questo ci spinge lontano dal nostro immenso patrimonio culturale che spesso ha fatto scuola nel resto del mondo. Siamo talmente pieni di simboli, suoni e tragiche storie che alla fine del processo di ricerca abbiamo praticamente dovuto solo aggiungerci... un po' di death metal”. Cultura e tradizione, ma anche tante ottime metal band che ultimamente si stanno facendo notare in tutto il mondo: “Di solito cerco sempre di non fare nomi perché tendo a scordare qualcuno... Il nostro Paese è ricco di band talentuose, dai Sadist ai Novembre, dagli Infernal Poetry ai Godflesh Apocalypse, arrivando a Extrema e Disarmonia Mundi... Sicuramente ho scordato qualcuno, ma ve l'avevo detto”. Pizza, mafia, mandolino: questo trittico che per anni ci ha contraddistinto nel mondo vale ancora oggigiorno? “Purtroppo sarà valido per sempre. Sono tratti distintivi indelebili nella subcultura, i famosi luoghi comuni ma tutto sommato veri. Noi cerchiamo solo di raccontarlo dandogli un taglio death metal, della serie 'Satana in Italia veste Valentino e guida una Ferrari' rispetto magari alla figura più “sfigata” proposta finora dai colleghi del nord Europa!”. www.nomorefear.it

Giovanni Rossi

“Nine Inch Nails Nessuno mi può fermare” (Tsunami Edizioni)

Di Arianna Ascione

Q

uando si parla dei Nine Inch Nails qualsiasi categoria sarebbe riduttiva e qualsiasi definizione potrebbe essere limitante. È incredibile il lavoro che Giovanni Rossi ha fatto in “Nine Inch Nails - Niente mi può fermare” (Tsunami Edizioni) su una delle band più influenti degli ultimi 30 anni: “Ho iniziato ad ascoltare i NIN nel ’94, all’inizio della loro carriera, e ho subito cominciato a raccogliere materiale… che poi ho messo insieme in questo libro”. Una raccolta certosina: molti articoli sono tratti da magazine esteri, perché qui da noi è sempre stato difficile reperire informazioni sulla band, anche se esiste una fanbase molto fedele e preparata: “Ho fatto alcune interviste ai componenti dei NIN e ad altre persone che hanno gravitato intorno a loro. Tranne a Trent, che è stato inavvicinabile”. Nel volume si analizza tutta la carriera di Reznor, dai primi lavori alle colonne sonore: “I NIN sono un gruppo che richiede qualcosa in più rispetto al semplice ascolto. Il taglio del libro è molto personale: si parla dei progetti ma anche della persona. Trent è molto schivo e negli ultimi anni ha privilegiato i contatti con i fan tramite i social network”. Per uno strano caso del destino, proprio un social network gli ha portato un premio Oscar: “Il regista, David Fincher, ha contattato Reznor non solo come musicista: era incuriosito dal suo livello di conoscenza dei social network. Lui e Mark Zuckerberg hanno avuto un percorso simile, anche se a prima vista non si direbbe. Tutti e due sono partiti da soli nei loro progetti, e Trent è riuscito a immedesimarsi e a capire i suoi drammi personali, al di là del mero successo di Facebook”. www.tsunamiedizioni.com

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PRIMO PIANO

DESIGN

Colori che esplodono

Sono sicuramente una delle sorprese migliori dell’anno appena terminato. Il gruppo di Castelfidardo ci parla di “Technicolor noise”, un primo disco riuscito e dalla forte personalità. Di Piero Ruffolo

Quando abbiamo formato i Design, nel 2008, l’unica regola che ci siamo imposti, dal momento che le nostre esperienze musicali provenivano tutte dal metal e dintorni, è stata di abbandonare quel mondo e di tirare fuori un nostro sound, anche se qua e là il metallaro che dorme dentro di noi esce fuori prepotentemente” ci spiega Daniele (voce). Dopo un primo EP (“4 little hanged toys”) uscito due anni fa e l’arrivo di Emanuele alla seconda chitarra, i Design pubblicano nel 2012 “Technicolor noise”, un primo album accattivante e dai tanti colori sonori. Nelle recensioni si citano infatti vari generi musicali, come ci conferma Emanuele: “Ognuno di noi ha un background musicale totalmente diverso e la cosa più elettrizzante è vedere come le influenze di ognuno trovino il loro giusto posto all’interno di una canzone, il che rende

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tutto più originale. Praticamente andiamo d’accordo solo sui Nine Inch Nails e sui Deftones”. Due gruppi che curano particolarmente gli arrangiamenti delle loro canzoni, caratteristica che ritroviamo anche i quelle dei Design. A parlarcene è questa volta Bob (batteria): “In fase di composizione partiamo comunque sempre da lunghe jam, finché non troviamo una scintilla. Poi il pezzo si scrive praticamente da solo. Il primo singolo ‘(Turn off the) Sun’ non doveva neanche far parte del disco. Lo abbiamo scritto in due ore, appena una settimana prima dell’inizio delle registrazioni”. Gli fa eco Daniele: “Una volta composto lo scheletro del pezzo, rimangono le parti più divertenti, ovvero la scrittura delle ‘lyrics’ e gli arrangiamenti. Alcuni erano già pronti prima di entrare in studio, mentre altri li abbiamo definiti durante le session di registrazione, anche collaborando con alcune realtà molto promettenti della nostra

zona come Nrec, The Shell Collector e KMfromMYills. Con loro stiamo per uscire con una compilation di cover intitolata ‘Faina cover’ e che potrete trovare in free download verso la fine di gennaio”. Un approccio moderno alla musica, quasi controcorrente, ci spiega sempre Daniele: “Abbiamo fortemente voluto che ‘Technicolor noise’ fosse figlio dei tempi che viviamo, senza scendere a compromessi tra ciò che vogliamo suonare e ciò che si ‘deve’. In questo periodo sembra che ci sia una tendenza a rispolverare sound retrò, ma a noi interessava fare rock, aggiornandolo con tutto ciò che di nuovo è successo negli ultimi 10 anni di musica. Anche nei testi del disco ho cercato di raccontare, partendo da esperienze personali, il disagio e il senso di sconfitta della nostra generazione che sta attraversando questo duro periodo storico”. Come spesso succede in Italia, sono in molti a chiedere del perché della scelta

di cantare in inglese. E la risposta di Sara (basso) è quanto di più legittimo: “Vogliamo semplicemente che la nostra musica arrivi a più gente possibile. E dopo le prime date all’estero, in Spagna e in Inghilterra, e le 6000 visualizzazioni realizzate in 24 ore dal videoclip di 'O.P.O.V.' su BlankTV, possiamo dire che il riscontro del pubblico è stato fantastico. A Londra abbiamo anche realizzato un live in studio che potrete trovare in streaming sul nostro sito e sul nostro canale YouTube a partire da gennaio”. Ultime considerazioni per Nicola (chitarra/synth): “Come si evolverà il nostro sound è difficile da dire. Dipende da quello che ci succederà attorno e da come lo catalizzeremo e lo trasformeremo in musica. Per il resto abbiamo solo bisogno del buon vecchio passaparola e di vedervi ai nostri concerti che stiamo organizzando per il 2013”. Idee chiare e talento. www.designrockband.com


LAST DAY

BEFORE HOLIDAY Dalla Russia con ardore

Quando risposi alla chiamata dei Last Day Before Holiday per accompagnarli (al basso) in Russia e Ucraina, non immaginavo minimamente a cosa andavo incontro... Di Michele "Mike" Fenu Per il gruppo di Alessandria si è trattato del terzo tour in Russia, una terra che regala sempre parecchie soddisfazioni, come ci spiega il batterista Pier: “Il primo tour penso che sia stato il più emozionante. Essendo la prima volta, non sapevamo minimamente cosa aspettarci, quanta gente ci conoscesse e quanta sarebbe venuta ai nostri show. Devo dire che è stata una gran bella sorpresa vedere cosi tante persone che apprezzano la nostra musica… a chilometri di distanza da casa nostra. Il secondo tour è stato sicuramente quello più lungo e faticoso, ma anche quello più coinvolgente: abbiamo fatto 20 date in 22 giorni, con lunghissimi viaggi in bus. Però è stato quello più grosso anche a livello di pubblico… Arrivare nei vari club e vedere 500 persone venute li per te è qualcosa che ti rende veramente fiero di quello che fai”. In un tour di questo tipo non mancano mai né i momenti di gioia, né quelli meno esaltanti. A risponderci è il cantante/chitarrista Biax: “Il momento migliore è sicuramente quando, dopo una giornata passata a viaggiare in furgone, ti ritrovi nel locale dove devi suonare e vedi la gente che incomincia a impazzire e che durante lo show balla, canta e grida i tuoi pezzi a squarciagola. Il momento peggiore è invece quando devi affrontare viaggi di venti ore o quando sei costretto a dormire in situazioni estreme e non puoi riposarti al meglio”. Inevitabile chiedere se ci sono delle differenze tra fan italiani e russi, ma soprattutto tra i club dei due Paesi. La parola torna a Pier: “Assolutamente si! Purtroppo in Italia stiamo vivendo un periodo nero per quanto riguarda la musica underground, mentre da quelle parti suoni sempre di fronte a un sacco di gente venuta appositamente per te. Per non parlare dei club, dove vieni trattato come si deve, mentre, come sai, qui in Italia a momenti sei te che paghi per suonare in un club… Solitamente torniamo con i piedi per terra alla fine di ogni tour”. Progetti futuri? “Il nostro ultimo disco, 'The way out', è sicuramente quello che più ci caratterizza, ma pensiamo che ora sia arrivato il momento di passare al capitolo successivo. Sinceramente, non avrei mai pensato di poter parlare di un altro album ma ora più che mai, e questo anche grazie al tuo ingresso nella band, sento che possiamo guardare oltre e incominciare a lavorare su quello che sarà il nostro terzo album. Ma non ci piace stare completamente fermi con i live e quindi pianificheremo a breve un tour per presentare la nuova formazione della band ed i nuovi pezzi”. www.myspace.com/lastdaybeforeholiday

DJ: ROBERTO GRILLO PROGRAMMA: Su la testa - Il nuovo rock italiano Diretta dal lunedì al venerdì dalle 16:30 alle 17:00

La sua Top 5:

CAOSCALMO “Le cose non sono le cose” DUBBY DUB “Love kills” QUARTER PAST ONE “The last ones” STEREOCUT “Are you ready” THE BANK ROBBER “Making plans for Nigel"

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HI-TECH LOGITECH WIRELESS RECHARGEABLE TOUCHPAD T650

La sempre maggiore implementazione di gesture multi-touch nei sistemi operativi di nuova generazione sta mutando il modo con cui siamo abituati a interagire con i nostri computer. Il Touchpad T650 di Logitech permette di sfruttare appieno tali caratteristiche anche a chi non possiede uno schermo touch. www.logitech.com

NOKIA LUMIA 920

Ultimo nato della serie Lumia di Nokia, al 920 è affidato il compito di contrastare il predominio di iOS e Android. Sistema operativo Windows Phone 8, schermo da 4,5'' PureMotion HD, fotocamera da 8,7 megapixel, processore Snapdragon S4, integrazione completa con SkyDrive e molto altro ancora. www.nokia.com

MOTÖRHEADPHÖNES

Le cuffie dei Motörhead... non serve aggiungere altro. Realizzate in tre modelli: Bomber, leggero e pratico per un uso quotidiano, Iron Fist, con speaker da 40mm di alta qualità adatto per soluzioni mobile e da studio, e Motörizer, pensato per i DJ e pronto a offrire prestazioni sopra la media. www.motorheadphones.com

LACIE RUGGEDKEY

Resistente all'acqua, sbalzi di temperatura e alle cadute (fino a 100 metri), la RuggedKey è caratterizzata da un involucro in gomma che la protegge da urti e avverse condizioni atmosferiche. Velocità di trasmissione fino a 150MB/S via USB 3.0 e crittografia AES a 256-bit. Disponibile in due formati: 16 e 32 GB. www.lacie.com

LENOVO THINKPAD X1 CARBON TOUCH

Lenovo presenta il ThinkPad X1 Carbon Touch, ultrabook destinato al mercato business. Tra le peculiarità: chassis in fibra di carbonio (spessore 20,8 mm, peso totale di 1,54 Kg), display touch (risoluzione 16 RockNow 1600x900), riconoscimento impronte digitali, supporto Intel Vpro e protezione cifrata del BIOS. www.lenovo.com

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A cura di Michele Zonelli

games

ASSASSIN'S CREED III

Piattaforma: X360/PS3/PC/WIIU Produttore: Ubisoft Genere: Azione, avventura

Chiusa la trilogia dedicata a Ezio Auditore, la serie Assassin's Creed è pronta per il vero e proprio terzo capitolo. La fine di "Revelations" è punto di inizio per questa nuova avventura. Risvegliatosi dal coma, Desmond deve ora prevenire il cataclisma solare previsto per il 21 dicembre 2012 (...). Trasferitosi in una nuova sede, il protagonista si ricollega all'Animus per rivivere le gesta di Haythan Kenway e del figlio Connor. A fare da cornice, Inghilterra e Nord America del XVIII secolo. L'orizzonte storico si amplia, così come l'ambiente che ospiterà le vostre gesta: un vero e proprio open world diviso tra villaggi, città, foreste incontaminate e mare aperto (la novità delle battaglie a bordo della vostra nave sono più che un fiore all'occhiello). Grazie alle origini dell'alter ego, avrete ora a disposizione nuove capacità e conoscenze, che vi accompagneranno nel corso dell'opera assicurando trasporto e immedesimazione. Il gameplay, fedele alla tradizione, introduce alcune novità, come una più intuitiva mappatura dei tasti e una sempre più spettacolare libertà di movimento. Intrigante sotto molti punti di vista, la trama regalerà parecchie soddisfazioni. A questa si affiancano numerose missioni secondarie che distoglieranno continuamente l'attenzione dalle vicende principali per coinvolgervi in compiti che imparerete presto ad amare. Definito il miglior Assassin's Creed di sempre, questo capitolo non delude in alcun modo, elevando la posta in gioco.

ZOMBIU WIIU Ubisoft

Tra i titoli di lancio della nuova console Nintendo, "ZombiU" si erge a tributo del filone survival horror, riscoprendone con orgoglio le origini. Dimenticate le frenetiche sessioni action proprie degli ultimi prodotti del genere, qui le atmosfere tornano cupe, la tensione è sempre alle stelle e momenti di assoluta calma piatta metteranno a dura prova i nervi in attesa della prossima orda. Un imperdibile assaggio delle potenzialità della nuova WiiU.

HITMAN: ABSOLUTION Piattaforma: X360/PS3/PC Produttore: Square Enix/Halifax Genere: Azione

L'Agente 47 è tornato! Chi di voi non ha mai sentito parlare di lui evidentemente non ha nemmeno mai preso piena dimestichezza con il mondo dei videogiochi, o ha vissuto in una grotta negli ultimi 10 anni... Il killer per eccellenza: questo è 47. In grado di affascinare e appassionare in breve tempo fan e critica, lo spietato agente è oggi una delle figure più carismatiche, oscure e rispettate dell'intera scena videoludica. Primo titolo della serie appositamente creato per next gen, "Absolution" è tutto ciò che ci si aspetta e molto altro ancora. A introdurre l'inedita trama: l'eliminazione di Diana, vecchia amica e contatto rivelatosi più volte essenziale, e la conseguente introduzione della giovane Victoria, personaggio cardine delle vicende narrate. 47 inizierà così un cammino che lo porterà a scontrarsi con l'Agenzia, per scoprire segreti finora celati e dare un senso ad avvenimenti del passato. Alla linearità della trama (non mancano i cercati colpi di scena), si contrappone la totale libertà lasciata al giocatore. A voi la scelta di come, quando e chi uccidere. Nessuna limitazione di sorta, dunque, su come affrontare il contratto in atto, alla fine del quale un complesso sistema valuterà le vostre gesta. L'opera è, ovviamente, studiata per seguire un approccio stealth e chi saprà distinguersi in tale arte sarà premiato con maggiori potenziamenti e upgrade. La giusta longevità, un elevato livello di sfida e un buon comparto tecnico fanno il resto.

FORZA HORIZON X360 Turn 10/Microsoft

Il brand Forza Motorsport esce dai circuiti ufficiali e approda sulle strade cittadine. L'intento è quello di richiamare più utenti offrendo un'esperienza in free roaming dalle spiccate tendenze arcade, in grado, ad ogni modo, di soddisfare anche le esigenze di chi predilige la più reale simulazione. Punto di incontro tra gli ultimi capitoli di Need For Speed, Test Drive Unlimited e lo stesso Forza, "Horizon" si presenta come spin off da non sottovalure.

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crazy net

A cura di Michele Zonelli

TWOS COMPANY SKELETON IPOD TOUCH GLOVES E dopo il guanto invernale per la birra, eccone un paio appositamente realizzati per essere comodamente utilizzati con i vostri dispositivi touch, che siano iPod o smartphone. Disponibili in diversi modelli, anche visibili al buio. www.amazon.com www.amzon.com

MR TEA INFUSER

Istruzioni per l'uso: riempire i pantaloni di te e lasciare a mollo in abbondante acqua calda per 5/10 minuti. Sì, ecco, magari non fatelo nella vasca da bagno... Ma se mai avrete tra le mani un Mr Tea Infuser, sapete come comportarvi. www.fredflare.com

FRIDAY THE 13TH HOCKEY MASK GUITAR PICKS

Suonate la chitarra e amate i film horror? Se avete risposto positivamente a entrambe le domande, questi plettri ispirati alla maschera da hockey di Jason Voorhees attireranno la vostra attenzione. Machete non incluso nella confezione. www.stringsandbeyond.com

NINJA KNIFE MAGNET

SKÜÜZI

Bere una birra ghiacciata chiacchierando con gli amici sulle piste da sci senza rimetterci una mano per il freddo... Impresa non facile da portare a termine, a meno che non siate muniti di un confortevole Sküüzi. Ideale anche in città. www.skuuzi.com

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Conficcare un coltello nel frigorifero per appendere un promemoria non sembra essere una buona idea. Per ovviare a tutte le controindicazioni del caso, è possibile ripiegare su queste originali calamite. In tre colori: nero, oro e argento. www.mollaspace.com


A cura di Eros Pasi

OPEN STORE

Famous Stars&Straps “Die Fast” tee

T-shirt della nuova collezione di Famous, marchio reso famoso dal suo owner Travis Barker! € 32,90 www.famoussas.com

Girl “Pretty Sweet” DVD Nuovo film marchiato Girl/Chocolate, uno dei più attesi dell’anno. Dietro la macchina da presa nientemeno che Spike Jonze, coadiuvato da una serie di aiutanti d’eccezione tra cui Jack Black! € 27,90 http://girlskateboards.com

Globe “Blazer” Cruiser

Cruiser compatto con tavola in legno da 26”, griptape, trucks Slant e ruote da 62mm. Disponibile in diverse colorazioni. € 127,90 www.globe.tv/eu

Metal Mulisha “Honor” cap

Cappellino flexfit della nuova collezione Metal Mulisha, marchio di abbigliamento street amato da tutto il moto del freestyle motocross! € 30,50 www.metalmulisha.com

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ALEX DE MEO

WE ARE THE OCEAN “Maybe today, maybe tomorrow” Sound tutto rinnovato per la band inglese: i Foo Fighters incontrano i 30 Seconds To Mars su una strada deserta che corre lungo l'oceano. Da ascoltare oggi e domani... e anche dopodomani! YELLOWCARD “Southern air” L'aria nuova, non puzzolente di major, della band della Florida. Se non siamo ai livelli di "Ocean Avenue" poco ci manca. Con la consapevolezza di non dover dimostrare più niente a nessuno. MOTION CITY SOUNDTRACK “Go” Nerd rock. Accendete i vostri computer, mettetevi dei cazzo di occhiali tenuti insieme dal nastro adesivo e pensate alla stronza che vi ha spezzato il cuore a scuola. E poi... go! ALL TIME LOW “Don't panic” Niente paura: i nuovi re del pop/punk sono tornati al mondo indipendente con un disco carico di melodie che arrivano

PERIPHERY “Periphery II: this time it’s personal” Se cercavamo delle conferme dai Periphery, indubbiamente “II” ci riconsegna una band matura sotto ogni punto di vista, con le idee più chiare e meno smaniosa. ARCHITECTS “Daybreaker” Gran passo avanti per la band inglese, “Daybreaker” è un lavoro che segna un lieve ritorno al passato. THE GHOST INSIDE Get what you give” Passando sotto Epitaph, con questo “Get what you give” i ragazzi di L.A. si preparano a fare il grande salto nell’Olimpo dell’hardcore new school.

ANDREA ARDOVINI

CONVERGE “All we love we leave behind” Leggo spesso che i Converge fanno metalcore. Prendete questo disco, ascoltatelo tutto d'un fiato e poi ditemi voi cos'è. C'è chi suona un genere e chi fa musica. I Converge fanno musica, senza dubbio.

il naso, ma cos'è la musica se non emozione? Pago il mio tributo a un artista che non c'è più; un disco da ascoltare più con il cuore che con le orecchie. In loving memory.

ANDRA CANTHC CANTELLI

THE MENZINGERS “On the impossibile past” Le qualità di questa band della Pennsyslvania erano già note e questo disco è per il momento il loro capolavoro: punk rock dalle grandi atmosfere! La conferma che tutti si aspettavano è arrivata. GOD SEED “I begin” Gaahl e King dei Gorgoroth sono tornati con un nuovo progetto ancor più cupo e malefico. Il metallo nero con questo disco diventa ancora più oscuro. True norwegian black metal!!! NOFX “Self entitled” A parer mio i più grandi in assoluto! Dopo ventinove anni di carriera, tirano fuori

GASLIGHT ANTHEM “Handwritten” Loro dal Boss hanno preso parecchio; in questo disco però i testi sono più interessanti e il sound è più compatto. La title-track è una bomba e “45” è una hit. PARKWAY DRIVE “Atlas” Dopo due album di canzoni, uno di genere. La band australiana torna con la loro formula ben studiata e strutturata, fatta di break down devastanti e riff di chitarra taglienti. Questa volta c’è anche un brano con coro da stadio / Iron Maiden (molto efficace nei live). RENO DIVORCE “Lover's leap” Con loro ho suonato quest'anno; persone fantastiche che finalmente, in questo nuovo lavoro, riescono a scollarsi l'appellativo di "cloni dei Social Distortion". Big up per il mio amico Brent Loveday. MUMFORD AND SONS “Babel” Se da un lato questo disco è la delusione dell’anno (“Sigh no more” era troppo perfetto), il nuovo capitolo M&S è

2012Idischiprefe dirette sulla faccia. E se le preferite da altre parti... "Don't panic" va bene lo stesso. THE GASLIGHT ANTHEM “Handwritten” Carta e penna. In tour, sul divano, al supermercato, in macchina, a bordo piscina, sulla spiaggia, ubriachi dopo una festa o seduti sul cesso: come dovrebbe essere un disco vero.

AMALIA MAYA NOTO WHILE SHE SLEEPS “This is the six” I While She Sleeps hanno rispettato le promesse fatte ai loro fan (the Six…). Quello che è uscito da questi mesi di lavoro è un disco molto potente e dalla produzione semplicemente perfetta. MEMPHIS MAY FIRE “Challenger” I texani Memphis May Fire occupano nel panorama metalcore una posizione di tutto rispetto e con questo “Challenger” non fanno altro che consolidare quanto già ottenuto fino ad ora.

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DEFTONES “Koi no yokan” Credo che il titolo si riferisca alla sensazione che ho provato dopo aver sentito le quattro o cinque note iniziali della prima canzone: “Presentimento d'amore”. Quello che ogni disco dovrebbe essere. HOT WATER MUSIC “Exister” Dopo anni di ballate acustiche Chuck Ragan torna a far incendiare le valvole, regalandoci questo “Exister”: punk rock solido, scultoreo, interpretato da una delle voci più vibranti in circolazione. THE GASLIGHT ANTHEM “Handwritten” Fin dalla prima volta in cui ho sentito i Gaslight Anthem è stato come ritrovare un vecchio amico. Stavolta non ci vedevamo da due anni, ma l'attesa non è stata vana: “Handwritten” ha davvero molto da raccontare. TONY SLY / JOEY CAPE “Acoustic Volume Two” Forse qualcuno storcerà

un disco di qualità sopraffina, veloce e graffiante… E c’è anche la ricetta per la pace nel mondo! HOT WATER MUSIC “Exister” Il grande ritorno degli HWM dopo anni di silenzio. Chuck Ragan è in un periodo di stato di grazia e ultimamente non sta sbagliando un colpo. BRENDAN KELLY AND THE WANDERING BIRDS “I’d rather die than live forever” Itunes dice che è l’album che più ho ascoltato in questo 2012 e quindi di diritto deve entrare in questa lista. Disco amarissimo e sperimentale, l’ennesimo progetto parallelo per mr. Kelly.

ANDREA ROCK

BRUCE SPRINGSTEEN “Wrecking ball” Il perché lo chiamano Boss lo ha dimostrato anche con il tour italiano; in questo disco c’è rock, country e qualche influenza folk irlandese. Il tutto a condire brani stupendi ed emozionanti.

comunque uno dei migliori album del 2012. E vederli live significa sognare.

ARIANNA ASCIONE

AMANDA PALMER “Theatre is evil” Il primo vero disco 2.0: i fondi per realizzarlo li hanno messi direttamente i fan, e sono stati ampiamente ripagati. Non un grande successo commerciale, ma un delicato mix di qualità e raffinatezza. BILLY TALENT “Dead silence” Il loro miglior disco di sempre: punk al punto giusto, tirato e per certi versi anche un po’ marcione (in senso buono ovviamente). E poi c’è “Viking death march”: impossibile non impazzirci. GREEN DAY “¡Uno!” Tante parole sono state spese sulla trilogia che i GD hanno pubblicato quest’anno, ma non si può dire che non siano stati temerari. Ogni capitolo ha la sua peculiarità, ma “¡Uno!” è una spanna su tutti.


STONE SOUR “House of gold & bones - Part 1” Ufficialmente un capolavoro – come tutti i loro dischi precedenti –, maturo e potente. Dopo la presentazione in grande stile di qualche settimana fa a Milano attendiamo con ansia la seconda parte. PAPA ROACH “The connection” Una band che nel corso degli anni ha saputo reinventarsi e scollarsi di dosso le etichette. Questo disco, dannatamente rock, è uno di quelli che puoi ascoltare in loop senza stancarti, garantito.

ARIANNA CAROTTA

DEFTONES “Koi no yokan” Anche questa volta i Deftones riescono a tirar fuori un disco fantastico. Si tratta di un lavoro abbastanza pesante ma altrettanto sensuale, dolce e romantico. Un disco che non ha bisogno di tanti giri di parole, direi quasi il miglior album dei Deftones dopo l'inavvicinabile “White pony”. Detto questo, qualcuno vuole portarmi a Londra per vederli?

di sempre dopo "Jane Doe". Un disco violento ma altrettanto melodico che unisce i loro vecchi fan alle generazioni più giovani e contiene canzoni molto diverse tra di loro ma sempre in linea con il loro genere. Difficile non innamorarsi dei Converge, soprattutto dopo averli visti dal vivo. SUCH GOLD “Misadventures” Un primo album particolarmente riuscito per la formazione di Rochester (N.Y.). Hardcore melodico e capace di coinvolgere in una frazione di secondo l’ascoltatore abituale di questo genere. Facile trovare le influenze dei Such Gold attraverso queste canzoni, come è facile intuire l’impatto che il disco avrà sulle nuove generazioni di punk.

DANIEL C. MARCOCCIA STONE SOUR “House of gold & bones - Part1” Questa volta gli Stone Sour non vanno per il sottile e realizzano un lavoro ambizioso ma soprattutto bello. Ottime canzoni che vanno a costituire un disco

FILIPPO DALLINFERNO “Filippo Dallinferno” Il disco rock italiano (e cantato in italiano) che aspettavamo da anni. Rock nei suoni, nei riff e nelle parole. Un pesante masso tirato nello stagno dei piagnistei della musica italiana. E poi chi non conosce almeno una “Signorina Dallinferno”?

EMANUELA GIURANO THE GHOST INSIDE “Get what you give” Nonostante sia il disco più commerciale della band e a molti "Hc kids" non va giù quando si svolta verso il melodico, a me questo disco piace parecchio. Pezzi più melodici ma non meno potenti, l'intro "This is what I know about sacrifice“ non lascia dubbi sull'attitude del gruppo e “Face value”, con la voce di Andrew dei Comeback Kid in contrapposizione a quella di Jonathan, è una vera chicca. BETWEEN THE BURIED AND ME “The parallax II: future sequence” Tecnicamente perfetto e avvolgente, maturo e di lunga durata (72 minuti!), ma mai ridondante. Un disco di non facile

post che non annoiano mai. Un gruppo che non ha mai deluso le aspettative dei propri fan. Ammirevoli e travolgenti.

EROS PASI

THE SECRET
 “Agnus Dei”
 A furia di cercare nuovi talenti fuori dai confini a momenti si fa passare inosservato l’ennesima perla targata The Secret. Una band che è riuscita persino a entrare nelle grazie di Kurt Ballou dei Converge e, come si dice… A buon intenditor… CONVERGE
 “All we love we leave behind”
 La furia di Bannon e soci continua a mietere vittime, questa volta con un disco dai forti connotati intimi. E nel frattempo i cloni spuntano come funghi... ATTACK ATTACK
 “This means war”
 Etichettati come commerciali gli Attack Attack in quest'occasione hanno dato prova di grandi capacità, smentendo i maligni con un singolo bomba come “The revolution”.

eritidiRockNow BURY TOMORROW “The union of crowns” Potrei quasi dire che questo album è stata la mia colonna sonora del 2012. Il disco non propone nessuna novità al mondo del metalcore dove tutto è stato già fatto e rifatto ma è piacevole sin dal primo ascolto. Alla band piacciono le canzoni pulite, dal ritornello facile... e qualche volta anche a me. Sarò anche di parte, ma il successo che stanno avendo se lo meritano tutto! SALMO “Death usb” Ascolto pochissima musica italiana, quest'anno ancora meno del solito, ma questo è un disco che ho davvero consumato in questi ultimi mesi. Ha veramente poco a che fare con il classico hip hop e Salmo è riuscito a mescolare metal, hardcore, a tratti elettronica e dubstep, senza mai cadere nel banale e ridicolo. CONVERGE “All we love we leave behind” Ottavo e ultimo album della band, a parer mio il migliore

“atmosferico” con alla voce uno dei migliori cantanti in circolazione. DEFTONES “Koi no yokan” Una garanzia! Con loro si va (quasi) sempre a colpo sicuro. Potenti, travolgenti e dannatamente melodici quando serve. Nu metal o no, i Deftones ci sono ancora e continuano ad avere le idee chiare in merito alla propria musica. GARBAGE “Not your kind of people” Sette anni di assenza azzerati con un album riuscito e piuttosto vario nei suoni. È poi un piacere ritrovare una cantante come Shirley Manson, la sua voce, la sua sfrontatezza. E quando canta “Sugar”, è davvero difficile resisterle. LACUNA COIL “Dark adrenaline” Il più internazionale dei gruppi rock italiani realizza il suo disco migliore, la quadratura del cerchio tra i suoni potenti che li caratterizzano fin dall’esordio e l’apertura pop del precedente “Shallow life”. Sempre bravi.

ascolto ma dal concept pazzesco. Nota divertente: citazione alla sigla del telefilm di Batman in "Bloom". PARKWAY DRIVE “Atlas” Un disco ricco di inni metalcore classici, ma nonostante ciò, i Parkway Drive non cadono nello scenario delle "band tutte uguali". Con la loro freschezza e i loro ritmi incendiari, nonché le tematiche sociali e ambientali e i racconti dei loro viaggi, ci regalano l'ennesimo grande disco da guerra. THREE STEPS TO THE OCEAN “Scents” Sicuramente uno dei gruppi italiani che amo di più e di cui vado fiera. “Scents”, ovvero cinque brani in mezz’ora scarsa di durata, ma grande soddisfazione. Atmosferico, intimistico e un po' più elettronico e incazzato, questo disco conferma la passione e la cura dei dettagli e dei suoni da parte della band. CONVERGE “All we love we leave behind” Di livello superiore rispetto alle produzioni precedenti, sonorità metal, hardcore e

THE CHARIOT
 “One wing” Semplicemente folli... E proprio per questo dannatamente efficaci. In “One wing” siamo di fronte alla definizione perfetta del termine improvvisazione, sonora e lirica.

 UFOMAMMUT
 ”Oro: opus-alter”
 I loro dischi andrebbero acquistati semplicemente per la bellezza dei loro artwork. Fortunatamente oltre al puro lato visivo c’è tanta carne al fuoco in chiave stoner/ sludge.

MATTEO FUMAZ FUMAGALLI JACK WHITE “Blunderbuss” Re Mida! TORCHE “Harmonicraft” Novità e conferma. TENACIOUS D “Rize of the fenix” DNA rock

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ACDC “Live at River Plate” Intramontabili
 THE DARKNESS “Hot cakes” God save UK!!!

giorgio basso

WE ARE WAVES
 “We Are Waves”
 Forse il miglior esordio italiano in chiave alternative rock questo EP della band torinese. Elettronica e rock dal respiro internazionale ed ennesima prova di qualità della scena underground nazionale.

 PSYCHOFAGIST
 “Unique.Negligible.Forms”
 Il DIY anno 2012. Una band che da anni si prende beffa di agenzie booking e discografici d'assalto. Il tutto sfornando sempre piccoli lavori.

 THE FACELESS
 “Autotheism”
 Quando si parla di Faceless e Sumerian Records si va sempre sul sicuro sulla qualità dei prodotti. “Autotheism” è il classico disco da godersi in tutto il suo splendore: l’ennesima personale rivisitazione della parola prog-metal.

 PURIFIED IN BLOOD
 “Flight of a dying sun”
 Questi norvegesi erano già delle bombe anni fa quando assaltavano i palchi europei con il loro thrash/metal/core dirompente, figuriamoci ora che il metallo nero ha preso il sopravvento. Oscuri e dannatamente efficaci.

 BONDED BY BLOOD
 “The aftermath”
 L’ignoranza thrash metal torna a farsi sentire in tutto il suo splendore attraverso questi giovani adepti, molto 80s nel look e nel modo di confrontarsi con questo tipo di musica. Corna alzate e headbanging violento!

LUCA NOBILI

CRADLE OF FILTH “The manticore and other horrors” Se ami il metal più estremo, non puoi che amare un disco del genere. Semplicemente favoloso, pericolosamente perfetto. IN THIS MOMENT “Blood” Ho da anni un debole (in tutti i sensi!) per Maria Brink, “Blood” è una mazzata... Devo spiegare oltre perché gli In This Moment sono nella mia personalissima Top 5?

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MARILYN MANSON “Born villain” Dopo qualche album “così così” il Reverendo è tornato con un gran bel disco di metal moderno. Un ritorno al grezzo per un signore ultra-quarantenne che non è più scandaloso come una volta... ma che come rocker è forse al top della forma. FEAR FACTORY “The industrialist” Ufficialmente il disco “disturbing the neighborhood” dell’anno. L’ideale per punire vicini pedanti e/o benpensanti. Una botta che non lascia pietà! INSANE CLOWN POSSE “The mighty death pop!” Perché non di solo rock vive l’uomo. Gli Insane Clown Posse sono da sempre un mio “vizio”, e “The mighty death pop!” è il loro migliore album da anni. Consigliato per i party più selvaggi e danzerecci.

marco markino sala

RIVAL SONS “Head down” Conferma di una grande giovane band, capaci di infrangere le barriere del tempo riportando al giorno d’oggi sonorità old school, un misto di Hard Rock, Blues e un pizzico di psichedelica. Se non avete questo disco siete dei babbi. DANKO JONES “Rock and roll is black and blue” Album ricco di riff taglienti e schitarrate veloci per la band canadese e il suo sound potente in nero e blu. Caricatelo sul vostro smartphone e con il volume “abbomba” nelle vostre cuffie alzate le corna al cielo già dalla prima traccia! NOFX “Self entitled” Punk for ever!! Mezz’ora di puro suono originale, questa volta senza strombettate e ritmi ska. Arruffatevi i capelli, vestitevi a caso e con sotto ai piedi il vostro skate spingetevi il più velocemente possibile per strada e sfoderate i vostri migliori trick. THE HIVES “Lex Hives” Sempre eleganti, sempre divertenti e sempre in bianco e nero, un album garage rock che vi farà scuotere le gambe per molto tempo. Non vi resta che inziare subito! Cosa state aspettando? Come on, come on, come oooooooon!!! STONE SOUR “House of gold & bones - part 1” Se cercate la carica giusta per la vostra giornata non potete non ascoltare questa

prima parte del loro concept album. Non riuscirete più a farne a meno. La tecnica, la potenza e la voce graffiante di Corey Taylor vi daranno già al primo ascolto una carica di adrenalina pura.

MICHELE FENU

NOFX “Self entitled” Strano iniziare con questo, eh? Niente ska, nessun pezzo “lento”. I NoFx sono tornati in grande stile. Per non parlare dei testi… ce n'è per tutti i gusti ! Il disco è uscito l’11 settembre e la prima canzone si chiama “72 hookers”… Fate voi!!! PENNYWISE “All or nothing” Ok, Jim è tornato nei Pennywise e tutto è come prima. Quindi Zoli potrebbe anche pensare un po’ agli Ignite… Tutto sommato quest’album è veramente valido e Zoli si riconferma uno dei migliori cantanti della scena. JOEY CAPE & TONY SLY “Acoustic Vol.2” Vuoi perché sono i cantanti di due dei miei gruppi preferiti, vuoi perché abbiamo perso il buon Tony circa un mese dopo l’uscita di questo album… Ascoltare “Black box” dei No Use For A Name in acustico mi fa venire la pelle d’oca. Ciao Tony! STRENGTH APPROACH “With or without you” Chi ha detto che il buon hardcore c’è solo a New York? Anche in Italia ci difendiamo bene e dalla capitale arriva l’ennesima bomba a mano, anche se, è piu il tempo che passano in tour che a Roma. E tanto di cappello!!! SUCH GOLD “Misadventures” Uno dei gruppi che al Groezrock 2012 mi ha stupito. Mi piacevano già su disco ma dal vivo sono veramente una forza, nonostante la giovane età. Dopo un paio di singoli, questo è l’album che tutti stavamo aspettando. Veloce e deciso.

MICHELE ZONELLI

ENTER SHIKARI "A flash flood of colour" Sempre amate le contaminazioni e gestirle al meglio non è facile visto il labile confine che le separa dalla catastrofe. Con "A flash flood of colour" ho completamente rivalutato gli Enter Shikari: geniali. JUST LIKE VINYL "Black mass" La semplicità con cui i Just Like Vinyl

interpretano strutture complesse è pressoché disarmante. Una band non di successo con molto da insegnare, anche a chi il successo pensa di averlo raggiunto da anni. DEUCE "Nine lives" Chi? Ecco, appunto... Ex Hollywood Undead, Deuce debutta con un disco in bilico tra Eminem e i primi Linkin Park (ascoltare prima di giudicare). Immediato, divertente e ruffiano all'inverosimile... AS I LAY DYING "Awakened" Come detto: "Awakened" rappresenta al meglio Lambesis e compagni. E non si tratta di vivere di rendita, ma di ricordare il reale valore di una scena oggi sminuita e snaturata dai molti (e inutili) cloni. RISE OF THE NORTHSTAR "Demostrating my Saiya style" Nu metal anni 90, post-hardcore e una sfrenata passione per la cultura manga e anime: i francesi Rise Of The Northstar entrano di diritto nella mia classifica con un EP simbolo della filosofia DIY.

NICO D’AVERSA

MANAGEMENT DEL DOLORE POST-OPERATORIO “Auff!!” La più gustosa novità italiana del 2012. Predicano bene e suonano altrettanto bene. Sperando che il chiacchiericcio indie da social network non faccia loro del male. MARK LANEGAN BAND “Blues funeral” Il funerale blues, forse perché il cavernoso Mark ricompare eclettico come non mai. Si circonda dei soliti amici desertici, ma spunta persino l’elettronica. La qualità resta intatta. MOUSTACHE PRAWN “Biscuits” Ventenni che paiono fenomeni. Non inventano nulla ma hanno idee da vendere e inconsapevole follia. La Puglia che dice basta alla pizzica. PUNKREAS “Noblesse oblige” Vent’anni di carriera e ancora parecchio da dire. Più scanzonati del solito, dicono per antidoto alla crisi. Per chi ama ancora pogare. E subito dopo riflettere. THE VACCINES “Come of age” Il secondo album è sempre più difficile. Eh già... Loro se ne fregano dei luoghi comuni e firmano un altro ottimo lavoro. Alla faccia dei corvi.


PIERO RUFFOLO

STONE SOUR “House of gold & bones - part 1” Sarò sincero: “Audio secrecy” non mi ha mai convinto, ma “House of gold & bones part 1” è un’altra storia. Un disco affascinante, coinvolgente e dal forte carattere. Questi sono gli Stone Sour, questo è Corey Taylor! DEFTONES “Koi no yokan” Amateli, odiateli, poco cambia: l'oggettivo valore delle opere dei Deftones è innegabile e “Koi no yokan” lo conferma. A ogni ascolto le emozioni aumentano e farne a meno è sempre più difficile. THE FIRE “Supernova” Il disco adulto dei Fire! Scrittura affinata e nessun timore nelle aperture più mainstream di alcune delle nuove canzoni. Una grande prova di maturità per una delle migliori rock band italiane. PAPA ROACH “The connection” Meno nu metal e più heavy rock, i Papa Roach rimangono in ogni caso un’ottima band. Dal vivo, poi, sanno ancora regalare esibizioni particolarmente energiche e coinvolgenti. Rispetto. PARKWAY DRIVE “Atlas” Con “Atlas” i nostri amici australiani si confermano testa di serie dell’attuale scena metalcore mondiale. Potenti, brillanti ed estremanente umili, la loro popolarità è ampiamente meritata.

SHARON DEBUSSY

FILIPPO DALLINFERNO “Filippo Dallinferno” Superlativa opera prima di Filippo, talmente buona da non sembrare affatto un disco d'esordio. Impossibile staccarsi da questo album se non dopo 5 ascolti di fila. Un inno rock’n’roll, un disco davvero figo, punto. I love you signorino Dallinferno. TWO FINGERZ “Mouse music” L’hip hop si muove e i Two Fingerz ne sono la prova. Danti è un moderno storyteller, sublime creatore di metafore e giochi di parole ad effetto; Roofio, un dj esploratore. I Two Fingerz non seguono i dogmi del rap e fanno bene. Si sono guadagnati il successo che hanno e se lo meritano tutto. LACUNA COIL “Dark adrenaline” Ottimo alternative metal a tinte gotiche per Cristina & Soci. Riffing solido, ritmica sostenuta, suoni distorti e compressi al

punto giusto. L’album si muove su binari ben oliati e la voce di Cristina Scabbia è, as usual, sublime. DEFTONES “Koi no yokan” Muro chitarristico potente e allo stesso tempo quasi etereo, la voce calda ed emotiva di Chino Moreno, i Deftones hanno innegabilmente doti melodiche superiori. Sono le sfumature dei loro suoni che conquistano l’anima. Che stile. GOJIRA “L’enfant sauvage” Non l’ho capito subito, ma ringrazio di aver insistito negli ascolti perché "L’enfant sauvage" è davvero un disco con le palle: profondo, denso, complesso. Un disco decisamente heavy metal, intricato, intenso. Da avere.

SILVIA RICHICHI

GASLIGHT ANTHEM “Handwritten” Questo album conferma i Gaslight Anthem come una delle migliori band in circolazione. Con brani “scaldacuore” come “Here comes my man” e altri dove il marchio della band è inconfondibile, “45” per esempio, “Handwritten” è sicuramente un disco da spolpare fino all’ultima nota. MUMFORD & SONS “Babel” L’attesa è stata lunga ma è stata ripagata dal risultato: “Babel” è quanto ci si poteva immaginare dai Mumford & Sons, se non di più. Un disco semplicemente fantastico in cui liriche profonde si intrecciano a melodie folk dotate di un’intensità ed energia tale che si calcifica nelle ossa dal primo ascolto. GREEN DAY “¡Uno!” I Green Day sono tornati alla grande, non con uno bensì con tre nuovi dischi. Lo stile dei brani riprende largamente quanto proposto dalla band nel corso degli anni ma in un modo o nell’altro, con alti e bassi, i loro riff ci azzeccano sempre. Avranno pure i primi capelli bianchi ma non sembra che abbiano intenzione di rallentare. THE KILLERS “Battle born” I riff accattivanti che caratterizzano il nuovo lavoro dei Killers rispettano lo stile con cui Brandon e soci hanno conquistato i loro ascoltatori, con il raggiungimento di un’ulteriore maturità nella loro musica. MATT SKIBA AND THE SEKRETS “Babylon” Nonostante le sonorità e lo stile non si discostino poi molto dagli Alkaline Trio, il

debut album del progetto solista di Matt Skiba lascia un qualcosa nella mente grazie all’orecchiabilità dei brani. Inoltre, ha accompagnato molti dei miei viaggi in metropolitana.

Stefano Russo

GREEN DAY “Uno!” Sono la mia band preferita, lo sapete. Dei tre album pubblicati nella tanto criticata trilogia scelgo il primo, semplicemente perché è quello che suona più tipicamente Green Day. Ascoltatelo senza preconcetti, ne vale la pena. HOT WATER MUSIC “Exister” Il ritorno più gradito dell’anno. Rinvigoriti dalla carriera solista di Chuck Ragan, gli HWM si riformano per dare alle stampe uno dei loro migliori album in carriera. Non solo non hanno perso colpi, ma sono addirittura migliorati nel songwriting. THE MENZINGERS “On the impossible past” La vera rivelazione del 2012. Alla prima prova su Epitaph, i Menzingers hanno dimostrato tutto il loro valore sfornando uno dei migliori album punk degli ultimi anni, che fornisce un quadro molto preciso dei connotati odierni del genere. THE GASLIGHT ANTHEM “Handwritten” Il disco della definitiva consacrazione per il quartetto del New Jersey, il primo sotto major. La produzione è più curata rispetto al passato, ma la ricetta che fino ad oggi ha fatto la loro fortuna è assolutamente invariata. NOFX “Self entitled” Come nei dischi precedenti, anche qui non c’è assolutamente nessun tipo di novità nel sound della band di Fat Mike. E, personalmente, è proprio per questo che continuo ad amarli. D’altronde, se sforni ottimi dischi punk da più di 20 anni perché mai dovresti cambiare?

STEFANIA GABELLINI ULVER "Childhood’s end" Dal black metal a questo album di pisichedelia oscura, 16 cover di brani degli anni ‘60 impreziositi dalla voce calda di Kristoffer Rygg. Bellissimo. Jim Jones Revue "The savage heart" Blues, soul, garage, punk e rock’n’roll dei ’50, un itmo selvaggio, sporco e veloce, una boccata d’ossigeno di questi tempi!

Kadavar "Kadavar" Sabbathiani e psichedelici, con pesanti chitarre elettriche, avvolgono in un’atmosfera buia e magica. Turbonegro "Sexual Harassment" Dopo la dipartita di Hank Von Helvete i Turbonegro venivano dati per spacciati... Questo disco asciutto e potente (col nuovo cantante) vi farà ricredere! JACK WHITE “Blunderbuss” Il solito genio dalla creatività inesauribile, non delude nemmeno questa volta facendo rivivere i White Stripes ma conditi con hard-rock, blues, country.

VALENTINA GENERALI

FLORENCE AND THE MACHINE “Cerimonials” Dance e acustica, folk rock e soul. “Cerimonials” è un album che testimonia ancora una volta la carica emotiva e la grinta della rossa Florence. Un album solenne, dai testi a volte dark. Per spiriti passionali. YOUNG THE GIANT “Young The Giant” Un disco in evoluzione. Rockettino teenage che accompagna giornate solari con pezzi da surfer sulla spiaggia a giornate più relax con i pezzi acustici. Da compagnia e special chill out. BRUCE SPRINGSTEEN “Wreckin ball” Il boss e il suo album forse più arrabbiato che denuncia attraverso i suoi testi la crisi economica mondiale. Il suo rock più classico ma ancor più fortemente intriso di suoni irlandesi e di folk come nella sua migliore cultura, uno su tutti “Death to my hometown”. THE DARKNESS “Hot cakes” Dopo anni di assenza, eccoli con il loro hard rock dal gusto vintage e superglitterato che solo sanno fare. Stessa carica e stesso stile di sempre senza annoiare, un pezzo su tutti “Every inch of you”. O li ami, o li odi. SKUNK ANANSIE “Black traffic” Energico più che mai e arrabbiato contro i potenti del mondo “Black traffic”. Batterie che girano a mille e chitarre distorte per una bomba a orologeria di album dominata dalla voce sempre graffiante e (ancora più incazzata possiamo dirlo?) di Skin. Yeah, loved it!

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LACUNA COIL

Dodici mesi vissuti intensamente in giro per il mondo e con un bellissimo disco, “Dark adrenaline”, pubblicato proprio a inizio 2012. Quale modo migliore per chiudere l’anno e aprire quello nuovo se non con una bella chiacchierata con la carismatica e simpatica cantante dei Lacuna Coil? Di Daniel C. Marcoccia - Foto Katja Kuhl

C

ristina, come giudichi questo 2012 che sta per finire? Mi sembra che sia stato un anno ricco di soddisfazioni per i Lacuna Coil? Cristina Scabbia (voce): Lo valuto sicuramente in maniera positiva e non solo perché l’album è andato bene. È stato tra l’altro accolto benissimo sia dai fan più recenti, sia da quelli di vecchia data che per un certo periodo hanno pensato che ci volessimo allontanare dal rock e dal metal, cosa che non è mai stata presa nemmeno in considerazione da parte nostra. Poi, quest’anno abbiamo fatto un sacco di tour che sono andati alla grande, concerti con Megadeth e Motörhead, date in America e festival, oltre ad avere suonato in posti in cui non eravamo mai stati prima, come la Turchia e alcuni paesi dell’Est Europa. Posso dire che c’è stato tanto lavoro ma sono successe anche un sacco di cose positive per il gruppo.

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Come valuti invece “Dark adrenaline” a 12 mesi dalla sua uscita? C.S.: È sempre una domanda a doppio taglio, ma ovviamente lo considero un buon album perché ci abbiamo messo il cuore e le canzoni sono molto buone. È un disco che racchiude bene la nostra italianità ma allo stesso tempo anche la nostra internazionalità, perché è stato registrato tra l’Italia e gli Stati Uniti, con un produttore americano (Don Gilmore, nda) ma con mixing e mastering completamente italiani (a opera di Marco Barusso, nda). Quindi c’è stato questo mix mondiale che per noi è perfetto, considerando che siamo un gruppo italiano che lavora parecchio all’estero. Secondo me con “Dark adrenaline” avete trovato la quadratura del cerchio, ovvero il giusto equilibrio tra la potenza solita dei Lacuna Coil e l’apertura “pop” del precedente “Shallow life”?


Outofthe dark

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LACUNA COIL

C.S.: Sono d’accordo con te, anche se la cosa non era stata programmata, nel senso che non decidiamo mai prima come faremo l’album successivo. Tutto avviene in maniera naturale in fase di scrittura, ma a volte viene cambiato testo, struttura, riff in studio perché magari ti arriva l’idea geniale all’ultimo momento. Poi è sempre una sorpresa scoprire quale chiave di lettura hanno avuto i fan e le persone che ascoltano i nostri dischi chiacchierando direttamente con loro o sui nostri social network. Alla fine quello che è stato il passato rimane comunque in te; quindi a volte torna fuori senza che tu nemmeno te ne accorga e la nostra evoluzione è stata questa, con un po’ di nuovo e un po’ di vecchia scuola. Da “Karmacode” in avanti, invece, trovo che il vostro suono sia diventato ancora più potente. C.S.: Grazie! Mi fa molto piacere quello che dici perché è una cosa che curiamo molto e devo dire che aiuta parecchio il fatto di viaggiare tanto e di confrontarsi con altri musicisti, ascoltare produzioni diverse e poter fare dei paragoni. Non è poi comunque detto che le produzioni estere siano sempre superiori. Quella di “Dark adrenaline” è la migliore che abbiamo mai fatto ed è comunque largamente italiana. A livello musicale, quali sono stati i dischi che hai ascoltato parecchio quest’anno? C.S.: Sicuramente il nuovo dei Machine Head e quello dei Lamb Of God. Poi un sacco di cose vecchie, dai Type O’ Negative ai Paradise Lost, o ancora gli AC/DC. E poi gruppi più classici come Police e Genesis. Anche i Soft Cell. Se ti facessi vedere il mio iPod, rimarresti spiazzato. Prima parlavi dei nuovi posti in cui avete suonato, come ad esempio la Turchia. Com’è stata l’accoglienza? C.S.: È stata bella perché queste persone aspettavano da anni di vederci suonare, sapevano chi eravamo e conoscevano le nostre canzoni. E poi è sempre stupendo anche il solo confrontarsi con nuove culture. Hai modo di confrontarti con realtà musicali diverse rispetto all’Italia. Come giudichi la scena del nostro paese? Cosa manca per fare emergere la musica rock italiana? C.S.: Non mi permetto di criticare il percorso di altre band ma purtroppo riscontro che in Italia manchi sempre una bella dose di umiltà. Si tende sempre a criticare gli altri senza magari farsi invece il proprio esamino di coscienza o cercare di capire cosa c’è di sbagliato in quello che si sta facendo. Bisogna invece lavorare sui propri errori e cercare di capire come migliorarsi. Parlare male degli altri è una cosa tipicamente italiana visto che in questo paese sono tutti allenatori e avvocati (ride). Riusciamo a essere molto provinciali anche quando si parla di musica rock… C.S.: Sono d’accordo, purtroppo facciamo parte di quei paesi che arrivano sempre dopo e che aspettano comunque l’approvazione su un genere, su una moda o su un artista da parte di altre nazioni. Ti faccio un esempio che più stupido non si può, basta che ti guardi in giro e nelle vetrine dei negozi: hanno tutti i vestiti con le borchie. Fino a qualche anno fa le borchie erano il metal, quindi qualcosa di cattivo, Satana, l’oscurità… Arriva poi Lady Gaga, che è la regina pop del momento e che si veste così, e tutti a dire “ah figata, anche io”. Appena parlano in TV della moda delle borchie e della musica metal, tutti si mettono ad ascoltare il genere. Bisogna forse smettere di fare i pecoroni e seguire po’ più il cuore e le orecchie.

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un

Come sarà il 2013 dei Lacuna Coil? Altri concerti, nuovo disco? C.S.: Intanto è da poco uscito il nostro nuovo video per il brano “End of time”… Una bella ballata, tra l’altro… C.S.: Grazie! Come sai bene, le ballate ci sono sempre state nei nostri dischi. Ci piace mettere quel tocco malinconico, un po’ triste. Tornando alla tua domanda di prima, nel 2013 ci sarà sicuramente da lavorare e spero


possa essere un anno come questo che sta per chiudersi, vista anche la crisi che sta preoccupando tutti. A fine gennaio parteciperemo al “70.000 Tons of Metal”, una crociera metal che partirà da Miami e durerà 5 giorni. Faremo un paio di concerti su questa nave assieme a una quarantina di altri gruppi, tra questi ci saranno anche i Dragonforce e gli In Flames. Ogni gruppo suonerà un paio di concerti e sarà a contatto con i fan. E poi si farà day-off su un’isola sperduta: cinque giorni con le chiappe al sole e questo mi fa molto piacere. Sarà una cosa molto rilassante, praticamente una vacanza a base di musica metal. Poi faremo sicuramente un tour in America, a febbraio, assieme ai Sevendust e altri concerti che stiamo programmando e che dovrebbero tenerci occupati fino ad aprile/maggio. Nel frattempo, cominciamo pure a scrivere roba nuova. Stiamo buttando idee, anche se non abbiamo ancora pezzi finiti. Nonostante i tanti impegni con i Lacuna Coil, è bello vederti ancora molto coinvolta nel progetto Rezophonic. C.S.: Ci tengo molto e poi è perfetto perché si riesce a fare qualcosa di buono per gli altri divertendosi. Alla fine non mi viene chiesto nient’altro che quello che mi piace fare: cantare, andare a suonare in giro e stare con i miei amici. Ed è una cosa che mi ha fatto capire che si può fare molto con poco o niente. È bello incontrare sempre molta gente in giro per l’italia alla quale regalare un grande show per tirare su dei soldi da destinare ad Amref.

Per chiudere, qualche aneddoto o ricordo particolare legato al "Gigantour" con Megadeth e Motörhead? C.S.: Beh, intanto cantare tutte le sere “A tout le monde” con i Megadeth è stato un bel regalo. Per l’ultima data, sarei dovuta salire sul palco anche con i Motörhead per cantare “Killed by death” ma purtroppo a cinque giorni dalla fine del tour Lemmy ha avuto una bruttissima laringite. Ha dovuto cancellare le ultime date e mi dispiace un casino perché sarebbe stato fantastico cantare quella canzone con lui. Li adoro e poi, umanamente, sono persone davvero meravigliose. www.lacunacoil.it

“Parlare male degli altri è una cosa tipicamente italiana visto che in questo paese sono tutti allenatori e avvocati”.

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DROPKICK MURPHYS

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patto di sangu e

Un nuovo album destinato ad ampliare il già vasto numero di fan in Italia, gli incontri col Boss, il lockout NHL… Questi sono gli argomenti di discussione quando si parla con i Dropkick Murphys! A parlare con noi è il batterista Matt Kelly. Di Andrea Rock - Foto Kerry Brett

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DROPKICK MURPHYS

M

att, cominciamo la nostra chiacchierata con una breve descrizione di questo nuovo capitolo della vostra sfavillante carriera. Come descriveresti “Signed and sealed in blood”? Matt Kelly (batteria): Posso dire senza dubbio che è l’album che più mi soddisfa tra quelli pubblicati di recente. Dopo “Goin’ out in style”, che arrivava dopo quattro anni di silenzio discografico, eravamo carichi di energia, creatività e canzoni. Abbiamo scritto molto anche durante l’ultimo tour e sono molto orgoglioso del risultato raggiunto. È un disco che adoro. La prima traccia del disco recita “the boys are back and they’re looking for trouble”… Siete forse in cerca di problemi? M.K.: (ride) No! Come avrai capito, siamo un gruppo molto unito e molto vicino ai nostri amici e familiari che per un lungo periodo dell’anno non riusciamo a vedere e frequentare. Una volta tornati a casa, per registrare il disco, abbiamo ricominciato a uscire con loro e a fare festa… che lo volessero o meno (ride). In generale il disco ripercorre i vari aspetti del vostro suono; è possibile trovare ballate folk, brani street punk e quegli arrangiamenti ormai

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caratteristici del vostro stile. Personalmente preferisci suonare i brani più influenzati dalla tradizione irlandese o quelli più tirati? M.K.: Abbiamo la fortuna di essere una band che non ha mai dovuto limitare la propria creatività, non ci è mai successo di dire “non possiamo suonare un pezzo di questo tipo, altrimenti non saremmo noi”. Amo tutti gli aspetti dei Dropkick Murphys, abbiamo la nostra identità, maturata in molti anni di palchi e dischi. Quando abbiamo iniziato, eravamo solo in quattro. Oggi le fasi di arrangiamento sono più articolate ma sappiamo bene come concentrare le nostre capacità per creare brani efficaci, in ogni direzione. Potremmo quasi dire che la definizione del genere “celtic punk” è nata attraverso i vostri album. Molte band si sono infatti formate negli ultimi anni e sono state etichettate così. Vorrei sapere da te se, innanzitutto, sei contento di aver influenzato così fortemente la carriera di quei gruppi e se la stessa esistenza di questo genere musicale ti gratifica, in quanto precursore… M.K.: Senza dubbio. Va però sottolineato che gruppi come Flogging Molly, Real McKenzies e Tossers esistono da molti anni e sicuramente non sono stati influenzati dal nostro sound. A mio avviso è bello che questa realtà


“A mio avviso è bello che questa realtà musicale sia in crescita, prediligo però i gruppi che hanno una loro identità e non si limitano a ricalcare un cliché”.

musicale sia in crescita, prediligo però i gruppi che hanno una loro identità e non si limitano a ricalcare un cliché. Quando abbiamo dato vita alla band, non ci siamo seduti al tavolo dicendo “facciamo una band di celtic punk”, anche perché il termine, come sottolineavi tu, forse non esisteva. È gratificante sapere di aver dato il “la” ad alcuni gruppi, ma è stata l’unicità della nostra proposta a farci ottenere determinati risultati. Le vostre esibizioni sono caratterizzate da una scaletta corposa, ma spesso capita di non riuscire a godere di tutte le vostre hit. Vi piacerebbe, in un futuro tenere concerti più lunghi? M.K.: Quando ci esibiamo, la nostra scaletta è di circa un’ora e mezza. Magari può capitare di aggiungere un secondo "encore" e di concludere con cinque brani in più del previsto; ma siamo un gruppo che fin dalla prima canzone da il 100%. Suonando per più di due ore non riuscirei nemmeno più a tenere le bacchette in mano… Beh, parlando di live lunghi, un vostro “conoscente” con il quale avete avuto a che fare spesso ultimamente, ama esibirsi per oltre tre ore… Mi riferisco al Boss, ovviamente. Cosa puoi raccontarci di lui, visto che

l’avete incontrato di persona più volte? M.K.: Wow… Che grande artista e che band incredibile! Lui è stato il primo vero “blue collar rock’n’roller”! È una persona incredibilmente affabile, con i piedi per terra. Abbiamo condiviso con lui il palco alla House Of Blues di Boston a marzo del 2011. Quando ho iniziato a suonare, il mio sogno era quello di potermi esibire al Rathskeller di Boston… locale che per noi rappresentava l’equivalente del CBGB’s di New York. Le cose sono andate molto al di sopra delle mie aspettative. Boston, città dalle quale provengono le squadre per le quali faccio il tifo dall’Italia: Celtics, Patriots… ma so che tu sei invece un grande supporter dei Bruins! M.K.: Hai ragione! L’hockey è lo sport perfetto da seguire durante il freddo inverno dello stato del Massachussets. Io lo adoro. Quest’anno il lockout (sospensione dell’attività agonistica, nda) ci ha fatto perdere i primi mesi di campionato e non vedo l’ora di poterlo ricominciare a seguire dal 31 dicembre. www.dropkickmurphys.com

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LUNEDÌ 18 FEBBRAIO 2013 Jesolo - Pala Arrex MARTEDÌ 19 FEBBRAIO 2013 Milano - Mediolanum Forum

bankspaulbanks.com

1 FEBBRAIO 2013 MILANO - Magazzini Generali Venerdì


DOSSIER USCITE 2013 Come era facile prevedere, non c’è stata nessuna fine del mondo e quindi, per nostra grande fortuna, anche nel 2013 ascolteremo tanta bella musica. Sarà tra l’altro un anno ricco di uscite discografiche, con la pubblicazione dei nuovi album di molte delle nostre band preferite. In questo dossier ve ne segnaliamo alcune, altre le troverete nei prossimi mesi su RockNow. Buona lettura e iniziate a mettere da parte i soldi per gli acquisti. Di Michele Zonelli, Luca Nobili, Alex De Meo, Stefano Russo & Daniel C. Marcoccia


THE USED2013 dossier

AVENGED SEVENFOLD Play the game La pubblicazione del nuovo capitolo della serie "Call Of Duty" ha portato non poche sorprese, prima fra tutte (musicalmente parlando) "Carry on", il primo inedito degli A7X da "Nightmare". Activision ci ha offerto la possibilità di parlare di questo (e altro) con il cantante M. Shadows. Di Piero Ruffolo

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ome siete entrati in contatto con i produttori di "Call Of Duty" e come avete gestito il processo creativo che ha portato a "Carry on"? M. Shadows (voce): I ragazzi di Treyarch ci hanno contatto poco dopo aver concluso il gioco e dopo un paio di telefonate tutto era già definito. Abbiamo avuto la possibilità di giocare a "Black Ops 2" alcune settimane prima della pubblicazione ed è stato fantastico. L'idea era quella di testare il titolo e prendere

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spunto da esso per comporre il brano, e così abbiamo fatto. Dopo alcune sessioni in game, siamo entrati in studio a abbiamo scritto "Carry on" attingendo a piene mani dalla storia narrata e dalle esperienze provate. Amo "Call Of Duty" ed è stato un onore per me poter prendere parte attivamente al progetto. Che rapporto hai con i videogiochi? Che tipo di giocatore sei? M.S.: Li adoro, sono un hardcore gamer. Dai giochi di ruolo agli sparatutto in prima persona, senza dimenticare action, platform e sport... Ho comprato il primo Nintendo (NES, ndr) il giorno in cui è uscito e da allora non ho mai abbandonato questa passione. Cosa pensi del connubio musica/ videogiochi? M.S.: Dagli anni 80 a oggi sono cambiate molte cose e il rapporto che lega musica e videogiochi è radicalmente mutato, pensate al primo Super Mario Bros... Ora abbiamo a che fare con vere e proprie colonne sonore, al pari di quelle realizzate per le migliori

produzioni cinematografiche. Questa evoluzione ha anche portato un sempre maggior coinvolgimento di band e realtà legate all'industria musicale. Non sorprende più ascoltare canzoni rock, metal o hip hop durante l'azione e questo è fantastico. In definitiva, oggi la musica all'interno di un videogioco non è più una semplice cornice ma un indiscutibile valore aggiunto e parte essenziale dell'intero progetto.

e Kuwait per le truppe americane, cosa ricordi di questa esperienza? M.S.: I momenti in Iraq e Kuwait sono stati tra i più intensi della mia carriera. Abbiamo vissuto per alcuni giorni a stretto contatto con le truppe, abbiamo incontrato persone eccezionali, discusso e condiviso esperienze e sensazioni. È difficile rendere l'idea, sono situazioni uniche e devi viverle sulla tua pelle per comprenderle.

Raggiunti i titoli di coda, un video animato vi ritrae durante l'esecuzione di "Carry on". Come è stato vedersi all'interno del gioco? M.S.: Incredibile, sul serio... Non sono un attore e non so recitare ma da videogiocatore incallito non potevo certo farmi sfuggire una simile occasione. È stato divertente. Abbiamo girato alcune scene e realizzato riprese in motion capture, i programmatori hanno fatto il resto. Non avrei mai immaginato una cosa simile... e, invece, eccomi qui: sono all'interno di "Call Of Duty"!

Hai affermato in più occasioni che "Carry on" non rispecchia il suono di quello che sarà il vostro nuovo album... Cosa dobbiamo aspettarci? M. S.: Il nuovo disco sarà pesante, ricco di groove inediti e in perfetto stile Avenged Sevenfold. Non voglio dire troppo a riguardo, anche perché è ancora tutto in divenire. Ad ogni modo, confermo: "Carry on" non ha nulla a che fare con ciò che stiamo componendo. Si tratta di due progetti distinti. "Carry on" è stata composta unicamente pensando al gioco e non alla prossima prova in studio. Presto avrete nostre notizie, ma per ora questo è quanto. www.avengedsevenfold.com

Nel corso del tour dedicato a "Nightmare" avete suonate in Iraq


ASKING ALEXANDRIA

Tbc Uscita prevista: Tbc Il terzo album degli Asking Alexandria sarà un mix tra brani maturi di natura rock e la solita travolgente follia che li ha visti protagonisti finora. Questo, è quanto ha dichiarato il chitarrista Ben Bruce. Il disco vedrà la partecipazione anche di un'orchestra, diretta da Stevie Black, scelta questa che ha destabilizzato parecchio i fan nonostante le parole rassicuranti dei membri del gruppo. Il successore di “Reckless & Relentless” verrà registrato in parte negli studi del produttore Joey Sturgis (che ha già lavorato sui loro due precedenti lavori) e per quel che riguarda le voci nei losangelini NRG Studios. www.askingalexandriaofficial.com

COHEED AND CAMBRIA

"The af terman: descension" Uscita prevista: 05 febbraio 2013 Rinnovata la line-up, con il ritorno di Josh Eppard e l'ingresso di Zach Cooper, i Coheed And Cambria si sono chiusi in studio per sette mesi, il risultato: "The afterman", concept album in due parti, "Ascension"

QUEENS OF THE STONE AGE“Tba”

Uscita prevista: tbc È bastata una foto sul profilo Facebook della band per far impennare il livello dell’attesa da “intensa” a “spasmodica”. Il nuovo album dei Queens Of The Stone Age arriverà finalmente nel 2013 e vedrà - squilli di tromba - seduto dietro il drum-kit un tale chiamato Dave Grohl. Proprio come in “Songs for the deaf” del 2002, forse il miglior album targato QOTSA. Sono passati 7 anni ormai dall’ultima uscita discografica, e diciamocelo ci sono mancati e non poco! La nuova creatura di Josh Homme è finalmente pronta a mandare in loop il cervello di ogni alternative rockers che si rispetti: difficile pronosticare alcunché quando si parla dei QOTSA, ma possiamo stare certi che - come dichiarato da Josh stesso - “the robots are back”! Quindi aspettiamoci per lo meno riff pesanti e ripetitivi, psichedelia, creatività e... se è vero che anche quel geniaccio di Trent Reznor ha dato il suo contributo all’album, qualche (gradita) sorpresa. Magari un po’ di elettronica in più, come già sperimentato parzialmente in “Era Vulgaris”. www.qotsa.com

e "Descension". Descrivere ai neofiti il suono della band non è impresa facile, ma chi ben conosce il visionario e complesso mondo di Claudio Sanchez sa bene come comportarsi. Il primo capitolo è stato accolto da più parti come la miglior

SLAYER“Tba”

prova del combo e questo non fa che accrescere l'attesa per la seconda uscita. Se tutto procede come da copione, "The afterman: descension" non solo chiuderà il cerchio ma si ergerà, insieme al predecessore, quale opera omnia di una delle formazioni più

Uscita prevista: Tbc “Stiamo lavorando al nuovo album e puntiamo alla pubblicazione nel 2013. Stiamo sperimentando molti tipi di suoni. Quello che posso dirvi è che il nuovo album sarà molto Slayer”. Queste le prime parole del carismatico leader Tom Araya inerenti al successore di “World painted blood” pubblicato nel 2009. Gli Slayer tornano quindi alla carica a fronte di una critica - quella statunitense - che li dava ormai per finiti a seguito dei problemi di salute di Araya. Se da una parte è facile intuire il percorso stilistico dei nuovi brani (d'altra parte stiamo parlando dei signori assoluti del thrash metal) dall'altra ci pensa l'altro pezzo da novanta della band - Kerry King - a dare qualche dritta in più su ciò che sarà: “I lavori sul nuovo disco procedono bene. Abbiamo due canzoni già finite, 'Chasing death' e 'Implode', che devono solo essere mixate. Pensavamo di pubblicarle per suonarle poi dal vivo ma non sono ancora pronte a nostro avviso. Vorrei utilizzarle quindi per il nuovo album. Ne abbiamo altre due in lavorazione, che non hanno gli assoli di chitarra e le parti di voce e ho almeno altri tre demo da sviluppare”. www.slayer.net

innovative degli ultimi anni. www.coheedandcambria.com

CREED

“tba” Uscita prevista: tbc

ALTER BRIDGE

"tba" Uscita prevista: tbc Difficile scindere le due band, quando la sola differenza apparente è chi sta dietro il microfono (Scott Stapp e Myles Kennedy, rispettivamente). E allora non lo facciamo. Soprattutto visto che entrambe sono attese nel 2013 con un nuovo disco! I Creed arriveranno al quinto album, dopo un “Full circle” del 2009 che ha sancito la reunion ma che non ha entusiasmato né i critici - invero mai teneri con la band - né il grande pubblico. Attendiamoci un migliore tentativo di rinascita, considerando lo stato di grazia del chitarrista Mark Tremonti (davvero ottimo il suo recente album solista). Per gli Alter Bridge il 2013 sarà invece l’anno del quarto album in studio. Più rock e meno accessibili rispetto ai Creed, rappresentano l’anima più heavy dei tre musicisti che accomunano le due band americane. Restiamo in attesa di capire se con il prossimo disco il gruppo resterà nel solco tracciato dal precedente “AB III”, decisamente più “dark” rispetto ai due precedenti lavori. www.creed.com www.alterbridge.com

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dossier 2013

LINEA 77Nessuna regola Negli ultimi mesi le novità in casa Linea 77 non sono di certo mancate, tra cambi e allargamenti di formazione e brani presentati direttamente online. Era inevitabile scambiare due chiacchiere con il gruppo torinese e a parlare è proprio Dade, ormai frontman assieme a Nitto.

Di Daniel C. Marcoccia

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acciamo un po' il punto della situazione partendo dall'idea iniziale di allargare la formazione con il tuo passaggio alla chitarra. Una scelta tecnica, di suoni o sperimentale? Dade (voce): Tutte e tre le cose direi, una è collegata all'altra. Gli ultimi tre album erano stati composti e registrati sempre con due chitarre, e la mancanza di un secondo chitarrista dal vivo è una di quelle cose che abbiamo sempre patito.

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Era un pensiero che ci frullava in testa da anni. Un bel giorno abbiamo avuto la lucidità di ammettere a noi stessi che l'ingresso di un nuovo bassista (Maggio) e il mio passaggio alla seconda chitarra avrebbero solamente portato "cose buone", "freschezza", "novità", e abbiamo trovato il coraggio di imboccare questa nuova strada. Ora ci viene difficile pensare ai nostri live con una sola chitarra. Credo che non torneremo mai più indietro.

Poi si è interrotto il rapporto con Emi e, di conseguenza, nuovo "rimescolamento" delle carte: tu passi alla voce. Oltre a diventare una specie di jolly dei Linea, come ci si cala nel ruolo del frontman? D.: E che ne so io?! Boh, credo che a questa domanda saprò risponderti solo fra qualche mese, a metà tour diciamo. Io mi sento ancora un "musicista", non un "cantante". Ho bisogno di trovarmi faccia a faccia col pubblico per capire cosa vuol dire essere "cantante". Ho bisogno di trovarmi senza voce alla fine del concerto, di fare stage-diving e perdere il microfono, di dire la cosa

sbagliata nel momento sbagliato alla platea sbagliata. Questo ti fa diventare un "cantante". A cantare in studio sono capaci tutti. Vedremo… ti do appuntamento fra qualche mesetto per la stessa domanda, ok?

I due pezzi messi online ci tranquillizzano invece sulla salute della band: grande forma, ottimi brani e forte impatto. Tutti questi cambiamenti in che modo vi hanno rigenerati? E mi sembrate tra l'altro parecchio incazzati, cosa che non guasta affatto... D.: Hai visto bene, siamo incazzati neri. Come si fa d’altronde a non esserlo in questo periodo storico?
Non so se tutta quest'energia deriva dai cambiamenti di line-up o da altro, ma so che ne abbiamo veramente molta in questo periodo. Artisticamente parlando, è un momento molto prolifico per quanto ci riguarda. Passiamo giornate intere a scrivere parole, abbozzare riff, sentire e risentire i pezzi del disco e a immaginarne di altri nuovi. È stato un anno molto duro per noi, sia a livello artistico che a livello personale, e si

sa… la musica migliore arriva sempre quando c'è sofferenza. Staremo a vedere, ma siamo carichi come molle. Non vediamo l'ora di andare in tour e suonare questi nuovi pezzi dal vivo. Cos'altro ci puoi anticipare del disco? D.: Non molto, ma posso anticiparti che non sarà un disco. O meglio, non un disco classico. Abbiamo deciso di affrontare le "uscite discografiche" in maniera diversa d'ora in poi. Un approccio più "elettronico". Più "singoli" e più frequentemente. Abbiamo sempre patito i due anni di stop tra un disco e l'altro, è una roba che ci spezza le gambe! Le idee migliori vengono sempre fuori in tour, nelle stanze d'albergo, in furgone, nei pomeriggi al locale aspettando lo show della sera, e quindi d’ora in poi scriveremo e registreremo continuamente per poi fare uscire le nuove canzoni come più ci aggrada: in digitale, in vinile, in CD, in chiavette USB… Vedremo. Il mercato musicale ormai non ha più regole, vale tutto! www.linea77.com


FRANK TURNER

“tba” Uscita prevista: tbc Dopo la consacrazione in patria, per Frank Turner è arrivato il momento di conquistare definitivamente anche il resto del mondo. Anche, e soprattutto, gli Stati Uniti. Una vera e propria prova del 9 quindi, e questo, il buon Frank, sembra saperlo molto bene: “Ho speso parecchio tempo a preparare questo disco, più di quanto non avessi mai fatto prima. Abbiamo registrato delle versioni demo dei pezzi almeno quattro volte, ci abbiamo lavorato sopra molto duramente. Questa volta ho davvero sentito la necessità di osare, di spingermi oltre. Il disco non parla dell’Inghilterra, sarà anzi una specie di svolta. Ho voluto provare a fare qualcosa di più vicino alle sonorità country/rock più classiche, vedremo!”. www.frank-turner.com

FUNERAL FOR A FRIEND "Conduit" Uscita prevista: gennaio/ febbraio 2013 "'Conduit' è la perfetta rappresentazione di ciò che significa essere una band", così Matthew Davies-Kreye descrive il sesto album dei Funeral For A Friend. Raggiunta l'indipendenza dopo

PLACEBO “Tba”

Uscita prevista: marzo 2013 Il gruppo inglese sta lavorando da parecchi mesi a quello che sarà il successore di “Battle for the sun”, uscito nel 2009. Un anticipazione è arrivata con “B3”, singolo piuttosto riuscito pubblicato lo scorso settembre e accompagnato da altri tre brani inediti e una cover (passabile, a dire il vero) di “I know you want to stop” dei Minxus. Le nuove canzoni lasciano intuire un maggiore uso dell’elettronica rispetto al precedente lavoro in studio. L’album sarà realizzato assieme a Adam Noble, noto per i suoi lavori con Red Hot Chili Peppers e dEUS. Il bassista Stefan Olsdal, in una recente intervista al mensile francese Plugged, ha affermato che “Le nuove canzoni hanno un suono molto moderno anche se rimangono facilmente identificabili. Abbiamo poi esplorato altri territori sonori, ci sono anche richiami all’hair metal degli anni 80 ma tranquillizzatevi, non abbiamo intenzione di sembrare i Poison o i Mötley Crüe. Abbiamo solo disseminato un po’ di glam qua e là. E di sicuro non ci sarà dubstep. Ci interessa invece di più un mix tra musica sintetica e l’approccio heavy dei Deftones”. Decisamente interessante. www.placeboworld.co.uk

"Welcome home armageddon", i nostri hanno dedicato gran parte del 2012 alla realizzazione di questo lavoro. Se musicalmente "Conduit" poco si discosterà dalle precedenti opere, a fare la differenza sarà il messaggio

PARAMORE "Paramore"

insito in esso. "Dopo 10 anni come band ti rendi conto del significato che le tue opere assumono per chi le ascolta. Queste canzoni trascendono da noi per diventare qualcosa di unico nella mente di ogni fan. Il

Uscita prevista: 09 aprile 2013 Esistono ancora situazioni in cui parlare di un nuovo inizio ha senso, situazioni il cui evolversi è stato condizionato da avvenimenti difficili da ignorare. È questo il caso dei Paramore, pronti a presentare il nuovo album, il primo senza i fratelli Farro. L'uscita di scena di Josh e Zac ha cambiato le carte in tavola e in molti hanno azzardato ipotesi sul futuro di Hayley Williams e compagni. Nel corso degli ultimi mesi, poche e sporadiche notizie hanno riacceso le speranze fino alla definitiva conferma: l'annuncio della pubblicazione di "Paramore". "L'intero processo ruota attorno alla riscoperta di noi stessi e alla libertà di esplorare nuovi territori", così Hayley, Jeremy e Taylor motivano la scelta del titolo e descrivono le emozioni provate durante il processo creativo. "Vogliamo mostrare alle persone che si possono perdere delle battaglie ma che è possibile rialzarsi e vincere la guerra... Non siamo mai stati così fieri di essere Paramore". Superfluo aggiungere altro, a "Paramore" l'ultima parola. www.paramore.net

rispetto che la gente ci dimostra va oltre ciò che avremmo mai immaginato e i nuovi brani sono un tributo a questo amore". www.funeralforafriend.com

HARDCORE SUPERSTAR

"C’mon take on me" Uscita prevista: marzo 2013 Registrato in uno studio abbandonato riallestito per l'occasione e prodotto dalla band, con il supporto al mix di Randy Staub (Metallica, Mötley Crüe, The Cult), "C’mon take on me" non aggiungerà semplicemente un nuovo tassello all'importante carriera degli Hardcore Superstar ma ne amplierà il consolidato spettro d'azione. Almeno questo è quello che traspare dall'ascolto di "One more minute", brano cui è affidato il compito di introdurre l'opera. Insoliti cambi di ritmo, importanti aperture melodiche e una innata abilità nel ricreare, avvalorare e accrescere tutto quanto ha reso grande la scena rock e glam dagli esordi a oggi... serve altro? È proprio il caso dirlo: it's only rock'n'roll! www.hardcoresuperstar.com

HIM

“Tears on tape” Uscita prevista: marzo/aprile 2013 Il 2013 dovrebbe essere l’anno del grande ritorno di Ville Valo e compagni. Gli Him non pubblicano un album in studio dal 2010 (“Screamworks: love in theory and practice, chapters

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dossier 2013

ALKALINE TRIORitorno alla base Dopo aver dedicato un po’ di tempo a vari side-project (Matt Skiba and The Sekrets e Dan Andriano In The Emergency Room, nda), gli Alkaline Trio sono ora impegnati nella realizzazione di un nuovo album, la cui uscita è prevista nell’anno nuovo sotto Epitaph. Matt Skiba ci accenna qualcosa a riguardo…. Di Silvia Richichi

A

che punto siete nella lavorazione del nuovo disco? Matt Skiba (voce/chitarra): Tutto è andato per il meglio, ci siamo divertiti molto nel creare questo album e abbiamo trascorso

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momenti davvero piacevoli in studio. Abbiamo già terminato le registrazioni e il mixaggio dei brani. Attualmente stiamo curando l’aspetto visivo, siamo nella fase di scelta delle grafiche e stiamo anche decidendo quale delle 16 canzoni registrate comporranno l’album. Considerando il materiale che avete sino ad ora, come descriveresti questo nuovo disco confrontandolo con i vostri precedenti lavori? M.S.: Non è facile fare un confronto, soprattutto quando si è direttamente coinvolti in qualcosa. La mia opinione riguardo al nuovo album e la mia descrizione dei nuovi brani potrebbero variare totalmente rispetto all’opinione di qualcun’altro. So soltanto che siamo molto soddisfatti e fieri del risultato, ho la sensazione che non abbiamo mai creato un album come questo e anche se ci sono

sicuramente elementi familiari che lo rendono molto Alkaline Trio, sarà diverso da quanto abbiamo prodotto in precedenza. Staremo a vedere cosa penseranno gli ascoltatori... In questi anni sia tu che Dan avete portato avanti altri progetti. Pensi che in qualche modo questo abbia influenzato le sonorità del nuovo album? M.S.: Sì, è possibile. Ancora una volta è difficile giudicare dall’interno, penso comunque che in un modo o nell’altro abbiano avuto una qualche influenza, solo non saprei specificarti di che tipo... Per il nuovo disco vi affiderete alla Epitaph. Come mai questa scelta? M.S.: Amiamo la Epitaph e ci fidiamo di quest’etichetta, siamo in ottimi rapporti con Brett (Gurewitz, boss della label, nonché chitarrista

dei Bad Religion, nda) e il resto del team. Inoltre, abbiamo ricevuto ottimi benefici da loro, il che non solo è un vantaggio per noi ma sottolinea anche quanto tengano a fare uscire il nostro album. Vogliamo assolutamente lavorare con persone che siano entusiaste ed eccitate a realizzare la nostra musica tanto quanto lo siamo noi. Per finire, avete scelto di lavorare con Bill Stevenson, come mai proprio lui? M.S.: Bill è davvero un buon amico ed è sempre stato una sorta di eroe per noi, ancor prima di incontrarlo. Ha avuto moltissime idee brillanti ed è stato in grado di aiutarci a trasformare buoni demo in canzoni davvero ben riuscite. È un sogno lavorare con lui, il suo contributo ha aggiunto moltissimo a questo album ed è lui il responsabile per quanto buono sia il risultato. www.alkalinetrio.com


EXTREMA“Tba”

Uscita prevista: primavera 2013 Il gruppo metal milanese ha praticamente ultimato la registrazione del suo nuovo album, il sesto, a 4 anni di distanza da “Pound for pound”. Ancora senza titolo, il lavoro è stato prodotto dal chitarrista Tommy Massara assieme a Gabry Ravaglia. Registrato presso il Fear Studio di Alfonsine (RA), il disco sarà anche il primo con Gabri Giovanna (Fuzz Fuzz Machine) al basso, entrato al posto di Mattia Bigi due anni fa. Come ha dichiarato lo stesso Tommy: “Stiamo discutendo con alcune etichette e finora i feedback da parte degli addetti ai lavori sono eccezionali, non eano così dai tempi di ‘Tension at the seams’. Comunque per il momento c'è qualche offerta opzionata ma nulla di ancora concreto. Per quel che riguarda invece le nuove canzoni, posso dirvi che sono una manata in faccia. il disco ha un impatto pazzesco, immediato e vario”. Nell’attesa, i più curiosi possono guardare i vari teaser video in studio che la band ha caricato online nei mesi scorsi. www.extremateam.com

Foto di Emanuela Giurano

1-13”), anche se lo scorso 6 novembre è uscito un nuovo “best of” intitolato “XX - Two decades of love metal” per festeggiare i primi vent’anni della band finlandese. Nel disco è incluso pure l’inedito “Strange world”, una cover del noto tormentone dell’americano Ké. Gli Him sono comunque entrati in studio a settembre per lavorare al loro ottavo album assieme al produttore Hiili Hiilesmaa. Il disco si intitolerà “Tears on tape" ed è stato mixato da Tim Palmer. Proprio quest’ultimo ha annunciato su Twitter la fine della lavorazione con un chiaro ed eloquente: “It is done”. Bene, ora bisogna aspettare solo qualche mese per ascoltarlo. www.heartagram.com

JIMMY EAT WORLD

“tba” Uscita prevista: tbc Del nuovo disco dei Jimmy Eat World non ci è dato sapere quasi nulla, tranne che il mix è terminato a fine novembre, che all'album ha lavorato la band da sola assieme a sole due persone (un produttore e un sound engineer) e soprattutto che nemmeno il gruppo sa quando (comunque di sicuro nel 2013) e come uscirà nei negozi, infatti non c'è la firma con nessuna label in questo momento. Uno degli album più attesi della band dell'Arizona

rimane quindi avvolto nel mistero: il gruppo non ha infatti dato aggiornamenti particolari se non una serie di foto tratte dallo studio sul sito ufficiale e qualche tweet che ha fatto solamente pensare che la band sia ancora fortunatamente (o fottutamente) viva. www.jimmyeatworld.com

KILLSWITCH ENGAGE

"tba" Uscita prevista: tbc Le prime voci legate al nuovo album dei Killswitch Engage risalgono alla fine del 2011, allora si parlava dei primi mesi

del 2012. Poi, la separazione da Howard Jones, le audizioni per un nuovo cantante e il ritorno (per molti scontato) di Jesse Leach. Ad aprile il primo show con la nuova (vecchia) formazione e le immagini dallo studio pubblicate sui canali ufficiali: unica vera testimonianza del proseguo dei lavori. I KsE sanno come far crescere l'attesa. È Leach a rilasciare l'ultima dichiarazione a riguardo: "Speriamo di pubblicare nei primi mesi dell'anno. Dovremmo finire il disco in autunno, devo ancora chiudere 14 canzoni". Cosa aspettarsi? Difficile dirlo, ma una cosa è certa: il nuovo album segnerà definitivamente il futuro della formazione. www.killswitchengage.com

KORN

BULLET FOR MY VALENTINE"Temper temper"

Uscita prevista: 12 febbraio 2013 Realtà controversa per alcuni (c'è ancora chi si ostina a non considerarli degni della posizione raggiunta), i Bullet For My Valentine si preparano a tornare con "Temper temper". Presentata a fine ottobre, la title track ben anticipa l'opera che, a detta degli autori, proseguirà quanto introdotto in "Fever". A supporto di tale affermazione, la rielaborazione di alcuni brani esclusi dal citato lavoro e ora inclusi nella nuova prova e la rinnovata presenza di Don Gilmore in studio. Il singolo racchiude tutto quanto abbiamo amato in passato dei BFMV e mostra una realtà solida, lontana dalla frenetica ricerca dei primi anni e forte di un'identità non più in discussione. Metal classico e scuola moderna si fondono, sorretti da riff accattivanti e ritornelli ipnotici, quasi a introdurre quello che potrebbe diventare in breve tempo un modello di riferimento del genere. Avanzare ipotesi e alimentare grandi speranze non è sempre un bene ma, viste le premesse, qualche rischio possiamo anche correrlo. www.bulletformyvalentine.com

"tba" Uscita prevista: tbc "Stiamo lavorando al nuovo album, abbiamo abbozzato alcuni brani ma siamo ancora in alto mare. Stiamo anche parlando con diversi produttori. Abbiamo grandi piani per il 2013": queste le prime indiscrezioni trapelate nel corso di un'intervista rilasciata a ottobre da James “Munky” Shaffer. Chi non ha apprezzato la direzione presa in "The path of totality" sarà felice di sapere che i Korn stanno prendendo strade diverse, vicine a quanto ascoltato in "Issue" e "Untouchables". "I brani suoneranno più rock e metal, come in alcune delle nostre vecchie produzioni, solo

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dossier 2013 ALTRE USCITE 2013

BRING ME THE HORIZON“Sempiternal”

Uscita prevista: Tbc L'attesa è snervante. O così sembra guardando i post dei fan nei vari forum online dedicati alla band capitanata da Oliver Sykes. D'altra parte come dar loro torto, l'introduzione di un nuovo brano postato sul Web ha dato i primi imput su ciò che sarà “Sempiternal”: riff accattivanti, alti dosaggi di elettronica e un forte accento rock al tutto. Inutile stupirsi di fronte all'ennesimo stravolgimento stilistico del combo: dal deathcore di “Count your blessings” alla scuola metal nordica di “There is a hell...” i Bring Me The Horizon sono da sempre attenti a non dare punti di riferimento ai propri fan. Una formula che finora ha dato loro ragione e che così sarà anche per il nuovo album, registrato agli Angelic Studio e prodotto da Terry Date (uno che nella sua carriera ha collaborato con Deftones, Pantera e Soundgarden). Ancora nessun commento a caldo da parte dei diretti interessati, che nel frattempo hanno siglato un importante accordo discografico con la major RCA. Siete pronti per l'ennesimo tormentone? www.bringmethehorizon.co.uk

più melodici e aggressivi". Alle parole del chitarrista fanno eco quelle di Davis e Luzier, entrambi "entusiasti all'idea di entrare in studio per l'undicesimo disco" che sarà, come ribadito "molto meno elettronico del predecessore". Vano, infine, sperare ancora in un ritorno di Brian “Head” Welch (sebbene Munky continui a sperare), salvo per le uniche due date live annunciate alcuni mesi fa. www.korn.com

NEW FOUND GLORY

“tba” Uscita prevista: tba Qualche brivido nella schiena è venuto ai fan della band della Florida quando il cantante Jordan Pundik ha annunciato, nel mese di novembre, che i New Found Glory si stavano prendendo una pausa dall'attività in studio. Come al solito qualche collega ha capito (oppure ha fatto finta di capire) male le parole del musicista e la band ha

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sottolineato con un messaggio ai fan quale sia la vera situazione: “I New Found Glory sono orgogliosi di avere gli stessi componenti da 15 anni e non si sono mai fermati e non lo faranno mai! Amiamo i nostri fan e la nostra band!”. È vero, non ci sarà un album di inediti fino al 2014, ma è confermato che nel 2013 uscirà un disco live, che di sicuro raccoglierà i migliori successi del gruppo attivo dall'ormai lontano 1997. Easy core! www.newfoundglory.com

STONE SOUR

“House of gold & bones - Part2” Uscita prevista: maggio 2013 Non è proprio un’anticipazione, visto che l’uscita della seconda parte di “House of gold & bones” era già stata annunciata e pianificata in contemporanea con la prima. I tanti fan della band avranno quindi l’opportunità di seguire l’evoluzione della storia raccontata attraverso le canzoni dei due dischi. Ricordiamo cosa

ci disse Corey Taylor all’epoca della nostra ultima chiacchierata: “Tutte queste canzoni raccontano una storia e sono collegate, ma possono esserci altre chiavi di lettura se prese singolarmente. Non mancheranno neppure richiami, musicalmente parlando, ai brani della prima parte di 'House of gold & bones'". Gli Stone Sour continueranno intanto a suonare in giro per il mondo per tutto il 2013: “Sarebbe bello fare delle date in cui suonare l’integralità del nuovo album ma credo che per la prima parte del tour proporremo un mix tra alcune canzoni delle due ‘parti’ e altri brani tratti dai nostri tre precedenti dischi. Più avanti si potrebbe pensare di fare due date in ogni città e suonare ‘House of gold & bones – part 1’ la prima sera e la seconda parte il giorno successivo”. Ricordiamo che assemblando le copertine dei due dischi sarà possibile realizzare la “house” degli Stone Sour. www.stonesour.com

THE BLACKOUT "Start The Party" gennaio AUDREY HORNE "Youngblood" febbraio SILVERSTEIN "This is how the wind shifts" 05 febbraio SHAI HULUD "Reach beyond the sun" 15 febbraio MISERY INDEX "Live in Munich" 15 febbraio SUFFOCATION "Pinnacle of bedlam" 15 febbraio BUCKCHERRY "Confessions" 19 febbraio TOMAHAWK "Oddfellows" gennaio/febbraio TRAPT "Reborn" gennaio/febbraio HEART IN HAND "Almost There" febbraio SEVENDUST "Black out the sun" 26 marzo SOILWORK "The living infinite" marzo MOTÖRHEAD "tba" tbc BODY COUNT "Manslaughter" tbc SUICIDAL TENDENCIES "tba" tbc BULLET SAINTS "tba" tbc THE DOOMSAYER "tba" tbc BOYSETSFIRE "tba" tbc THE DILLINGER ESCAPE PLAN "tba" primavera 2013 CIRCLES "tba" primavera 2013 PEARL JAM "tba" tbc ANTHRAX "tba" tbc DEVICE "tba" tbc MEGADETH "tba" primavera/estate 2013 AC/DC "tba" tbc STEREOPHONICS "Graffiti on the train" tbc VANNA "The few and the far between" tbc DEEZ NUTS "Bout it" tbc BLEED FROM WITHIN "Uprising" tbc DEVILDRIVER "tba" agosto 2013 DREAM THEATER "tba" tbc ALICE IN CHAINS "tba" tbc TRIVIUM "tba" tbc NORMA JEAN "tba" tbc THE MAINE "tba" tbc AIRBOURNE "tba" tbc NEAERA "tba" tbc TESSERACT "tba" tbc ZEBRAHEAD "tba" tbc


JOHN MAYALL + THE CYBORGS

johnmayall.com thecyborgs.it

DOM. 09/12 > TREZZO (MI) - LIVE CLUB LUN. 10/12 > PADOVA - GRAN TEATRO GEOX

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EV TAR I U G R THE HE YEA OF T jbonamassa.com littlefeat.net

MAR. 05/02/2013 > COLOGNE (BS) - CINETEATRO PARROCCHIALE

An Acoustic Evening With

MAR. 05/03/2013 TRIESTE TEATRO MIELA

IAN HUNTER

MER. 06/03/2013 VICENZA CLUB RETRO’ GIO. 07/03/2013 COLOGNE BRESCIANO (BS) CINETEATRO PARROCCHIALE ianhunter.com

JOE SATRIANI

WORLD TOUR 2013

DOM. 26/05/2013 RIMINI - VELVET ROCK CLUB MAR. 28/05/2013 NAPOLI - PALAPARTENOPE MER. 29/05/2013 ROMA - ATLANTICO LIVE GIO. 30/05/2013 TREZZO SULL’ADDA(MI) LIVE CLUB VEN. 31/05/2013 PADOVA GRAN TEATRO GEOX SAB. 01/06/2013 FIRENZE - OBIHALL satriani.com

The Wörld is Yours imotorhead.com

GIO. 28/02/2013 > MILANO - ALCATRAZ SAB. 02/03/2013 > PADOVA - GRAN TEATRO GEOX

TOUR 2013

VEN. 19/07/2013 > VIGEVANO (PV) - 10 GIORNI SUONATI

amandapalmer.net

MER. 06/03/2013 > SEGRATE (MI) - CIRCOLO ARCI MAGNOLIA

kissonline.com

LUN. 17/06/2013 > CODROIPO (UD) - VILLA MANIN MAR. 18/06/2013 > MILANO - MEDIOLANUM FORUM

deep-purple.com

DOM. 21/07/2013 > VIGEVANO (PV) - 10 GIORNI SUONATI LUN. 22/07/2013 > ROMA - ROCK IN ROMA MER. 24/07/2013 > MAJANO (UD) - PIAZZA ITALIA

I N F O : 0 2 . 6 8 8 4 0 8 4 - B A R L E YA R T S .C O M - FAC E B O O K .C O M / B A R L E YA R T S P R O M OT I O N


PAPA ROACH Chi era presente al concerto di spalla ai grandi Stone Sour se n’è accorto: i veterani Papa Roach sono in forma smagliante e non sono mai stati così convinti dei propri mezzi. RockNow ha incontrato poco prima della performance milanese un gasatissimo e carico Tony Palermo.

Connected to rock Di Luca Nobili

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e non sbaglio, Tony, questo è il tuo primo concerto a Milano con i Papa Roach (il batterista è entrato nella band nel 2007), quali sono le tue sensazioni? Tony Palermo (batteria): Sì, questa sera sarà il mio primo concerto a Milano con i Papa Roach. Non è però la prima volta che vengo qui, ho suonato a Milano negli anni ’90, anche se non ricordo con esattezza in che locale e con chi. In quella decade ho suonato in numerose punk rock band ed è stata con una di queste che ho avuto l’opportunità di fare qualche data italiana. So che dicono tutti così nelle interviste ma per me è davvero eccitante essere qui questa sera: la location è davvero grandiosa (l’Alcatraz, nda), ha la dimensione che piace a me e la resa sonora sembra essere molto buona. E ricordo bene quanto è caloroso e accogliente il pubblico italiano, mi aspetto davvero una bella serata. In più - come si può facilmente intuire dal mio cognome - ho origini italiane e per me suonare nel vostro paese ha un sapore particolare: i miei nonni paterni sono siciliani, di Palermo per la precisione. Non chiedermi di parlare italiano però, praticamente non conosco nemmeno una parola... non vado oltre a “ciao” e “arrivederci”! La combinazione Papa Roach più Stone Sour sembra particolarmente azzeccata. Com’è nata l’idea di questo tour? T.P.: In questo periodo economico è ancora più importante riuscire a far sì che un tour sia un evento speciale per i fan, e combinare più band di una certa popolarità è uno dei modi più semplici per raggiungere questo risultato. La proposta di fare un tour insieme agli Stone Sour ci è arrivata dalla nostra booking agency: ho scoperto giusto stamattina da Roy (Mayorga, batterista degli Stone Sour, nda) che a loro era stato proposto

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PAPA ROACH

"In questo periodo economico è ancora più importante riuscire a far sì che un tour sia un evento speciale per i fan" un elenco di band con cui poter organizzare il tour, e tutti hanno concordato che i Papa Roach sarebbero stati la spalla ideale! Sono stato molto felice di sapere che i ragazzi degli Stone Sour ci apprezzano, sono una band davvero “cool”... quasi quanto gli Slipknot, che letteralmente adoro. Credo che oggi siano la migliore metal band in circolazione! Con che musica sei cresciuto Tony? Quali sono i musicisti che ti hanno più influenzato, in particolare come batterista? T.P.: Da ragazzino, quando ho cominciato a suonare, ascoltavo sia musica nera come r’n’b, funk e disco music (erano gli anni ’70), sia le hard rock band del periodo: AC/DC, Kiss, Led Zeppelin. Poi, negli anni ’80 mi sono innamorato del suono heavy metal di artisti quali Ronnie James Dio, Judas Priest, Iron Maiden... tutta gente che ho visto suonare dal vivo. Ero davvero un perfetto metal kid alle superiori! E poi sei finito a suonare punk rock per molti anni, un po’ strano considerati i tuoi gusti musicali in gioventù... T.P.: In effetti il mio ingresso in un gruppo punk rock fu assolutamente casuale: un amico suonava in questa band ed avevano perso il batterista, mi chiese di rimpiazzarlo e io accettai. Fu così che imparai a suonare veloce (risate) e ad apprezzare la musica punk, tanto da diventarne un fan e continuare a suonare quel genere per molti anni. Ho suonato con diverse band della Epitaph e fatto tour con nomi del calibro di NofX, Bad Religion, Pennywise. È stato un periodo molto bello e ho amato suonare punk: quando però sono stato contattato dai Papa Roach per fare un tour con loro, mi sono reso conto che avevo voglia di cambiare, di non suonare sempre e solo veloce ma fare qualcosa di più dinamico/groovy e comunque sempre potente e rock! Dopo poco i ragazzi mi hanno chiesto di

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entrare stabilmente nei Papa Roach e non ho esitato un attimo, era giunto il momento per me di suonare altro e di passare a uno stadio successivo della mia carriera di musicista. Anche a livello di popolarità. Forse ti sembrerà superficiale e consumistico, ma voglio essere sincero: il giorno in cui potrò appendere un disco di platino alla parete del mio soggiorno lo vivrò come il coronamento di una vita a suonare e divertirmi con il rock’n’roll. Non ci vedo nulla di male ad ambire al successo. Prima di salutarci parliamo un po’ del disco nuovo, “The connection”: come lo descriveresti a un fan dei Papa Roach che ancora non ha avuto modo di sentirlo? Quanto e in che modo suona diverso rispetto agli album precedenti? T.P.: Sicuramente gli direi che questo è un album che suona molto “fresco” e “moderno”... ma sempre riconoscibile come un lavoro dei Papa Roach, per cui non deve preoccuparsi: gli piacerà! Siamo molto soddisfatti del risultato, “The connection” riesce a essere innovativo rispetto a quanto inciso in precedenza, senza risultare eccessivo o comunque snaturare quello che la band è e rappresenta per i fan. Abbiamo incorporato elementi elettronici che trovo molto interessanti, ci sono sempre le chitarre heavy in primissimo piano ma abbiamo aggiunto qualche ulteriore sfumatura in più. Credo si possa dire che abbiamo modernizzato il sound senza svenderlo ai trend del momento, un’evoluzione naturale con cui ci sentiamo molto a nostro agio e che il pubblico sembra apprezzare. Inoltre i nuovi pezzi suonano alla grande, anche quando proposti dal vivo, sentirai tu stesso tra un paio d’ore e potrai giudicare (il sottoscritto conferma senza riserve! nda). www.paparoach.com


Quando Quandoililpensiero pensiero supera il gesto... supera il gesto...

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THE CLASH Di Arianna Ascione & Stefano Russo

A B

- Anarchy Tour: il tour più scombinato e folle della storia del punk. Sul palco – quando le date non venivano cancellate per la “dubbia moralità” degli headliner dopo la celebre intervista con Bill Grundy sulla BBC - Sex Pistols, The Clash (all’esordio), The Damned e Johnny Thunders and The Heartbreakers. - Bernie Rhodes: forse a molti questo nome non dirà nulla, ma il buon Bernie sta ai Clash come Malcolm McLaren ai Sex Pistols. E non è un caso, difatti, che i due abbiano lavorato insieme per anni. Rhodes costruì la band partendo da Mick Jones, al quale affiancò poi Simonon e Strummer. Ne ricoprì il ruolo di manager fino a poco prima delle registrazioni di “London calling”, ma ciò nonostante ebbe un ruolo importante anche nella fine del gruppo, utilizzando la sua influenza per convincere questi ultimi ad estromettere Jones, evento che ha poi dato il via al processo che ha portato allo scioglimento definitivo.

C

- Combat Rock: è l’ultimo disco dei Clash in formazione completa, prima dell’allontanamento di Topper e poi di Mick. A livello musicale, pur contenendo alcune delle canzoni più conosciute (“Rock the Casbah”, “Should I stay or should I go”), non è particolarmente rivoluzionario e non ci sono molte sperimentazioni rispetto ai dischi precedenti, ma è molto più significativo per la storia musicale tanto da dare il nome a un vero e proprio genere.

D

- Diritti all’Inferno: “Straight to Hell” è un film di Alex Cox del 1987, che prende il titolo dalla canzone omonima dei Clash. Il connubio tra Cox e Strummer inizia nel 1986, quando Joe scrive gran parte della colonna sonora del film “Sid & Nancy”, con Gary Oldman, Chloe Webb e una giovanissima Courtney Love. Nella pellicola successiva (“Straight to Hell”, appunto) uno spaghetti-western diventato a suo modo un cult, il musicista debutta come attore interpretando un rapinatore.

E

- Emiro: quello che compare nel videoclip di “Rock the Casbah”. Si dice che il brano sia stato ispirato dal divieto imposto dall’Ayatollah Khomeini in quel periodo in Iran contro la musica rock. Il testo della canzone include termini arabi, ebraici, urdu e nordafricani e il video è pieno di allusioni: insieme all’emiro arabo infatti c’è un ebreo chassidico e si fa riferimento ai rapporti tra arabi e israeliani.

F

- Future is unwritten: c’è un murale a New York, nel cuore di Alphabet City, che ritrae Joe Strummer e la sua frase più famosa che ha dato il titolo anche al documentario girato da Julien Temple nel 2007 che ripercorre la vita del frontman dei Clash. Moltissimi i partecipanti: dai membri della band a musicisti, attori e registi che hanno avuto a che fare con lui.

G

- Give ‘em enough rope: il secondo disco dei Clash, targato 1978, prosegue sulla strada dell’omonimo album di debutto, ma senza risultare altrettanto incisivo: a detta di tutti, compresa la stessa band, il lavoro in studio del produttore Sandy Pearlman non fu difatti in grado di esaltare le caratteristiche principali del suono dei Clash a causa di un eccesso di produzione. L’album contiene comunque dei brani

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fondamentali come l’opener “Safe european home”, “English civil war”, “Last gang in town” e soprattutto “Tommy Gun”.

H

- Havana 3am: dopo il definitivo scioglimento dei Clash, avvenuto nel 1986, Paul Simonon si dedicò a questo nuovo progetto, una band che proponeva un sound rockabilly influenzato da sonorità reggae e latine. Riuscirono a pubblicare il primo album solo nel 1991, ma il successo non arrivò mai e la band chiuse i battenti nel 1996 senza lasciare molte tracce nella memoria dei fan.

I

- Independent Days: una delle ultime apparizioni italiane di Joe Strummer risale al settembre 1999, all’interno della primissima edizione del festival Bolognese. Joe e i suoi Mescaleros si esibirono assieme a The Offspring, headliner anche grazie al successo commerciale di “Americana”, Sick Of It All, Silverchair, Lit, Hepcat, Punkreas, Verdena e Tre Allegri Ragazzi Morti. Per molti fan dei Clash, quel tour dei Mescaleros fu l’unica occasione di poterlo vedere dal vivo nel nostro Paese.

J

- Joe Strummer: John Graham Mellor nasce il 21 agosto del 1952 ad Ankara e deve il suo soprannome alla sua tecnica chitarristica. Figlio di un funzionario del ministero degli esteri britannico, fin da bambino girò il mondo e rientrò nel Regno Unito soltanto a nove anni. Inevitabili le influenze future sulla produzione musicale, soprattutto dal punto di vista delle contaminazioni. E a proposito di chitarre: Joe suonerà per tutta la durata della sua carriera (sia con i Clash, sia con i Mescaleros) lo stesso strumento, una Fender Telecaster del 1966.

K

- Koka Kola: possiamo definire i Clash dei “no logo” ante litteram? Ascoltando questo pezzo si direbbe proprio di sì. Una canzone che musicalmente sembra tratta da una pubblicità della celebre bevanda, ma che racchiude in sé una feroce critica alla società americana. Tenete presente che il titolo completo, poi rimaneggiato, era “Koka Kola, advertising & cocaine”.

L

- London Calling: universalmente riconosciuto come il capolavoro dei Clash, “London calling” è un disco che ha letteralmente cambiato il corso della storia della musica, e non solo di quella punk. Le sonorità iniziali, aggressive ed essenziali, vengono contaminate da una serie di generi quali ska, reggae, r&b e rockabilly, e il livello compositivo dei brani si innalza in maniera esponenziale mostrando al mondo il reale potenziale di Strummer e dei suoi compagni. La copertina, poi, è un pezzo di storia tanto quanto il disco: riprendendo la grafica del primo album di Elvis Presley, ritrae il famoso scatto di Pennie Smith in cui Paul Simonon distrugge il suo basso sul palco del Palladium di New York.

M

- Mick Jones: l’ultima volta l’abbiamo visto l’estate scorsa a Milano, di “supporto” agli Stone Roses, con The Justice Tonight Band. La causa è molto sentita dagli inglesi e soprattutto dagli amanti del calcio: la “justice” vera e propria non è ancora arrivata, ma a 23 anni di distanza ci sono state le scuse ufficiali del Sun per le accuse agli

H &


Heart & mind RockNow 47


THE CLASH hooligans nella strage di Hillsborough (il 15 aprile 1989, 96 persone, tutte tifose del Liverpool, rimasero schiacciate nella calca dello stadio di Hillsborough). Lo spirito “combat” anche in Mick non si è mai spento.

N

- New York: Londra non è la sola metropoli che i Clash hanno messo a ferro e fuoco. La Grande mela, ad esempio, è stata teatro di diversi episodi significativi della storia della band, soprattutto nei primi anni 80. Su tutti, i 17 concerti in due settimane tenuti al Bond’s International Casino nel 1981 e il live allo Shea Stadium di spalla ai The Who (ottobre 1982), passato alla storia come uno dei loro migliori concerti di sempre nonostante la situazione interna del gruppo fosse già irrimediabilmente compromessa.

O

- Operation Ivy: tra le innumerevoli band che hanno raccolto l’eredità di Strummer, c’è certamente questa formazione seminale proveniente dalla Bay Area di San Francisco, che verso la fine degli anni ’80 gettò le basi per quella che sarebbe diventata una delle scene punk più importanti di sempre: quella del 924 Gilman St. Dalle ceneri degli Operation Ivy nacquero poi i Rancid, che non a caso sarebbero presto stati definiti da critica e pubblico “i nuovi Clash”.

P

- Paul Simonon: se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto, l’ultima volta che il suo nome è finito sui giornali è stato per un’azione ambientalista. Infatti, nel novembre del 2011 era in incognito, a bordo di un gommone di Greenpeace, per protestare contro le esplorazioni petrolifere nell’Artico. “Paul l’aiuto cuoco” è stato arrestato per aver scalato insieme ai suoi compagni d’avventura una piattaforma petrolifera. Il bassista dei Clash, ha recentemente lavorato molto con Damon Albarn dei Blur (nei The Good, The Bad & The Queen) e la sua strada si è intrecciata nuovamente con quella di Mick Jones sul nuovo disco dei Gorillaz “Plastic beach”.

Q R

- Quotes: c’è una sola citazione che merita di essere riportata più di qualunque altra, ed è attribuita a una leggenda del giornalismo musicale: Lester Bangs. Fu proprio lui, difatti, a coniare la frase definitiva sui Clash, che definì “The only band that matters”, l’unica band che conta.

- Redemption song: Joe Strummer ha “coverizzato” questo celeberrimo brano di Bob Marley insieme ai suoi Mescaleros. Il pezzo è finito nel disco postumo “Streetcore”, portato a termine e pubblicato solo dopo la morte del frontman, avvenuta il 22 dicembre 2002 a causa di un infarto. Ne esiste anche un’emozionante versione registrata insieme al “man in black” Johnny Cash.

S

- Strummerville: l’eredità artistica e l’impegno di Joe Strummer vengono egregiamente portati avanti da questa fondazione (la “Joe Strummer Foundation for New Music”). Lo scopo è dare un’opportunità alle persone che credono nel potere della musica per cambiare il mondo e finanziare i loro progetti. Nel 2010 il regista Don Letts ha realizzato un documentario sulla fondazione, che si chiama appunto “Strummerville”.

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T

- Topper Headon: il principale batterista dei Clash, che diede il suo fondamentale apporto soprattutto a “London calling”. Il produttore Sandy Pearlman lo soprannominò “la batteria umana” per la sua abilità nel tenere il tempo. Grazie a lui la band riuscì a sperimentare negli anni diverse sonorità, ma a causa della sua dipendenza da eroina fu cacciato nel 1982 (anche se qualche anno dopo si parlò di divergenze politiche). Una curiosità: pur avendo suonato su “Rock the Casbah”, Topper non compare nel videoclip del pezzo. Al suo posto c’è il suo “rimpiazzo”, Terry Chimes.

U

- Ukulele: la carriera di Joe Strummer inizia nelle stazioni della metropolitana di Londra, dove il futuro leader dei Clash tiene i suoi primi show suonando un ukulele comprato per poco meno di 2 sterline. Se qualcuno di voi si è chiesto, qualche riga fa, com’è nata la “tecnica chitarristica” da cui deriva il suo pseudonimo, ecco la risposta.

V

- Vietnam: l’impegno politico dei Clash è arrivato sempre molto lontano. Nella già citata canzone “Straight to Hell”, contenuta in “Combat rock”, si passa dal razzismo nei confronti degli immigrati nel Regno Unito e all’abbandono dei bambini vietnamiti da parte dei loro padri, i papa-san, soldati americani che combattevano in quelle terre durante la guerra e che al momento di rientrare in Patria abbandonavano la “pesante eredità”.

W

- White Riot: il primo singolo – molto Ramonesiano - dei Clash, inserito nel disco di debutto omonimo. Nel corso degli anni è diventato una vera e propria pietra miliare e ne esistono ben due versioni: una inglese del disco e una presente

sia nel singolo che nella versione USA. Si può dire che, anche rispetto alle tematiche, Joe aveva le idee ben chiare in testa: la chiamata alla rivolta nei bianchi evoca gli incidenti di Notting Hill del 1976 della comunità giamaicana, in cui Strummer e Paul Simonon furono coinvolti.

X

- X-Ray Style: è il primo singolo estratto da “Rock art and the X-Ray style” (1999), disco d’esordio di Joe Strummer and the Mescaleros. Dopo anni di progetti non duraturi, solo con i Mescaleros Strummer riuscirà a rilanciare la sua carriera musicale. “Global a go-go” del 2001 è considerato il miglior lavoro dai tempi di “Sandinista!”.

Y

- You can crash us, you can bruise us: l’inconfondibile punchline del ritornello di “Guns of Brixton”, primo pezzo della band a portare la firma di Paul Simonon, diventato poi una delle punte di diamante della tracklist di “London calling”. Durante le esibizioni dal vivo, Simonon e Strummer si scambiavano I rispettivi strumenti per permettere al primo di cantare la canzone con più facilità, mentre il secondo si cimentava con quello che sarebbe diventato negli anni seguenti uno dei giri di basso più famosi della storia del rock.

Z

- Zippo: tra i vari oggetti di merchandising marchiati Clash reperibili sul mercato (soprattutto in rete), ci sono anche diversi modelli di Zippo, il famoso accendino a benzina in metallo diventato negli anni un oggetto di culto. Si, lo so che non è una cosa particolarmente rilevante, ma trovatemi voi qualcosa con la Z!


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LA CRISI

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con La Crisi poco prima di un loro concerto, occasione perfetta per fare un po’ il punto della situazione sul passato e il futuro di questa storica hardcore band italiana. Di Andrea “Canthc” Cantelli

La fa

paura novanta

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È

passato un anno e mezzo dall’uscita del vostro ultimo disco “Paura a colazione” e all’epoca faceste la coraggiosa scelta di autoprodurvi. Adesso, a distanza di tempo, credete che sia stata una decisione giusta? È quindi possibile autoprodursi nel 2012? Mayo (voce): La nostra fu una scelta realista, non da paladini del “do it yourself”. È stata per lo più per una ragione pratica e per avere meno intermediari, tanto le persone che comprano il disco sono poi le stesse che vengono al concerto e quindi lo possono prendere direttamente lì. Non credo a questo punto che ci sia molta differenza tra l’autoproduzione e l’uscire per un’etichetta indipendente. Quindi, per rispondere alla tua domanda: sì, è possibile autoprodursi nel 2012; certo, bisogna essere pronti ad affrontare tutti i rischi e i problemi che questa scelta comporta. L’ultima volta che vi ho visto è stato alla notte di Halloween, dove avete aperto per gli Indigesti. Cosa rappresenta per voi aprire per una band del genere in una situazione così importante? M: Per me è stato sicuramente un grande onore, sono cresciuto ascoltandoli, è stato un concerto molto importante. Dario (chitarra): Io ho iniziato ad ascoltare


hardcore perché me li passava lui (Mayo, che è suo fratello, ndr) e una delle cose che più vedevo nella sua cameretta erano i dischi e i poster degli Indigesti. Poi, crescendo, ho cominciato ad ascoltarli e tuttora sono nella mia playlist. Credo siano per noi una grandissima band di riferimento e suonare al loro show di reunion è stato un onore. Rimanendo in argomento, diverse band hardcore italiane degli anni ’80 stanno facendo reunion. Credo sia positiva la rivalutazione di quel decennio e credo che le vostre radici musicali vengano proprio da li… Lele (basso): Il periodo di riferimento per noi è quello. Sulla reunion in sé, invece, credo che sia un’arma a doppio taglio perché è bello ma allo stesso tempo triste. Non per colpa delle persone, ma come concetto in sé. Ovvio che è bello, soprattutto per chi ai tempi non ha avuto l’occasione di vederli. Io, personalmente, devo dire che sono contento di non aver visto delle band e non le vedrò mai. M: Per quella generazione, la cosa bella è che si toglie qualche soddisfazione come situazione di pubblico che all’epoca non avrebbe potuto avere e quindi massimo rispetto per queste band che hanno aperto un certo tipo di strada. Quindi ben vengano.

Quali sono invece i vostri ascolti in fatto di uscite recenti? D: Tra gli Italiani, ti dico sicuramente Il Buio, mentre per gli stranieri i Dangers. M: io ascolto molta roba nuova, anche se tendenzialmente si rifà spesso spesso a sonorità vecchie. Mayo, tu suoni anche nei Manges e sei quindi a contatto sia con la scena hardcore sia con quella punk/rock, vicine ma a loro modo molto diverse. Ce ne vuoi parlare? M: Vicine mica tanto, sono poche le persone che seguono entrambe le scene, per motivi di età. Il target è diverso: ai concerti punk/rock l’età media di questi tempi è molto alta e c’è molta partecipazione della vecchia guardia, che invece latita un po’ nei concerti hardcore, ma ai quali ci sono moltissimi giovani. A parer mio, una band punk/rock di quarantenni fa meno ridere di un gruppo HC della stessa età, ma questo per un motivo di tensione e violenza. Il punk rock è più spensierato anche dal punto di vista del pubblico; è sicuramente più impegnativo essere nel pubblico di un concerto HC. Siete una band hardcore di ultratrentenni, quindi c’è ancora l’urgenza di comunicare il messaggio in una determinata maniera?

L: È questa la fregatura, io l’urgenza ce l’ho ancora ed è appunto un problema perché a volte ti trovi in un ambiente che non è più quello in cui sarebbe logico stare. Però è casa tua. Peccato che più invecchi più l’hardcore diventa cinismo. D: L’urgenza c’è eccome, altrimenti chi ce lo farebbe fare? Non lo facciamo per soldi, ci sono le band che lo fanno per questo motivo e massimo rispetto per loro che ci riescono. Per noi che non abbiamo un tornaconto è quindi una cosa sincera. M: A volte comunicare con un pubblico più giovane è difficile perché si ragiona su livelli differenti e vedi che le cose che dici non passano nella maniera corretta o semplicemente non interessano. Chiudo con la classica domanda sui progetti futuri che non guasta mai… Quindi? M: In verità ci siamo dati zero scadenze, stiamo continuando a scrivere pezzi ma non abbiamo uscite in programma. Quando avremo del materiale interessante tra le mani, faremo uscire qualcosa. L’hardcore ha le sue limitazioni e non è facile dopo un certo punto continuare a scrivere cose nuove, quindi vogliamo arrivare con calma al punto in cui saremo soddisfatti dei nostri nuovi pezzi. www.lacrisi.com

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PUNK GOES ACOUSTIC

Da un’idea nata quasi per gioco alle serate, che con il tempo sono approdate a un progetto discografico a scopo benefico. Andrea Rock ci racconta cosa c’è dietro Punk Goes Acoustic, tutto “in the name of punk”. Di Arianna Ascione - foto Yuri Vazzola

questioni di cuore C

ome nasce Punk Goes Acoustic? Andrea Rock: Il progetto è nato quasi per caso, tre anni fa, in una sera di metà dicembre al Rock’N’Roll Club di Milano: una ventina di amici, strumenti acustici e tanta voglia di divertirsi insieme con la musica che amiamo. La crew del PGA è composta da circa 35/40 artisti, provenienti dalla scena punk rock/pop rock italiana (l'elenco completo è sul profilo Facebook, nda). In realtà è una community aperta a tutti coloro che hanno voglia di prendere parte a questo progetto che si basa sullo stare insieme, sul supportare la scena e sul fare qualcosa di buono per chi ne ha più bisogno: zero divismo, pure attitude, come RockNow! Come si è passati dalle serate al lavoro discografico che, ricordiamolo, è uscito in digitale il 18 dicembre 2012 per Rude Records, mentre la versione fisica arriverà nei negozi a fine Gennaio 2013? A.R.: Quando abbiamo capito che c'era un’associazione che poteva beneficiare del nostro impegno, ci è sembrato giusto rimboccarci le maniche. La storia del punk ci insegna che è un tipo di musica fortemente votato al sociale; noi abbiamo deciso di concretizzare il nostro amore per il genere anche in questo senso. La

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compilation è il primo caso in Italia di prodotto discografico realizzato totalmente a costo zero. Tutti hanno dato il loro contributo: la donazione è stata mettere a disposizione le strutture e il lavoro a titolo gratuito, permettendoci di destinare tutti i futuri proventi all'associazione “L'Isola che non c'è”. A proposito dell’associazione, come siete venuti a contatto con loro? A.R.: L’associazione “L'isola che non c'è” si occupa di fornire corsi di musica a ragazzi disabili, in una struttura della provincia di Como. Angelo Ricucci dei For Those Afraid, una band di punk/HC melodico della Brianza, ce li ha fatti conoscere: aveva già collaborato con loro in quanto il suo negozio di strumenti musicali ha diverse volte ospitato i corsi di musica per i ragazzi dell'associazione. Lo scorso 27 ottobre abbiamo tenuto al Nerolidio di Como una serata durante la quale abbiamo conosciuto sia i ragazzi che i responsabili; abbiamo consegnato loro i primi proventi relativi alla vendita del merchandise targato PGA e abbiamo preso l'impegno per la compilation. Potete aiutarci anche voi fin da ora... L’esperienza punk in senso stretto quanto è presente nell’intero progetto?

A.R.: L'idea di un lavoro acustico è arrivata dall'esperienza del Revival Tour. Mi sono chiesto se non sarebbe stato possibile realizzare qualcosa di simile anche in Italia. La scena punk di casa nostra è poco organizzata: siamo passati dai grandi fasti degli anni '90 ad una situazione di pallido disinteresse da parte di pubblico e locali. Proprio per aiutare il genere a tornare in auge nelle programmazioni dei locali, abbiamo organizzato le prime performance del PGA. Tutti gli artisti che vi partecipano hanno un passato o un presente nell'ambito del punk; la spontaneità e la sincerità sono i valori che veicoliamo attraverso questo progetto al quale possono partecipare tutti… O meglio, tutti coloro che hanno una mentalità costruttiva! Infatti, nella scena italiana esistono band molto note ma poco collaborative, un po' menose... molto poco “punk”. Noi stiamo dall'altra parte. Prossimi appuntamenti? A.R.: Ci sarà uno showcase all'interno della Milano Tattoo Convention il 9 febbraio e un live il 28 dello stesso mese al Factory, sempre a Milano. www.facebook.com/PunkGoesAcoustic


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DISCO DEL MESE

BAD RELIGION “True north” (Epitaph/Self)★★★★

C

i sono band per cui l’espressione “solita roba” assume un connotato diverso da quello abituale, che vorrebbe solitamente essere un modo nemmeno troppo velato per dire che il disco in questione è di una noia mortale e/o non propone nulla di nuovo e stimolante. Ci sono invece band per cui questo commento è, al contrario, la miglior recensione possibile. Perché significa, senza possibilità di fraintendimenti, che tutti i fan possono stare tranquilli: troveranno in quel disco esattamente ciò che desiderano e si aspettano. Certo, va da sé che arrivare a essere una di queste band non è così semplice, non basta ripetersi fotocopiando i dischi precedenti. Servono anni, decenni di presenza sulle scene,

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una grandissima lealtà e una fedeltà incondizionata verso il proprio pubblico; servono soprattutto talento e sincerità. Quando, dopo anni di carriera, si posseggono tutti questi elementi, allora l’espressione “solita roba” è l’unica cosa che la gente vorrà sentirsi dire a proposito del tuo nuovo album. I Bad Religion, con oltre trent’anni di dedizione alla causa del punk/rock, rientrano senza dubbio in questa categoria ed è quindi con immensa gioia che posso dirvi, con il più rassicurante dei toni, che anche in questo “True north” (in uscita il 22 gennaio, ndr) non sono cambiati di una mezza virgola. I riff, le linee melodiche, gli inconfondibili cori che forse più di ogni altra caratteristica rappresentano il marchio di fabbrica della band californiana, sono

recen tutti li, esattamente dove devono essere. I brani si alternano, come usanza, tra sfuriate da meno di due minuti e momenti leggermente più articolati con il piede un po’ meno premuto sull’acceleratore. Nessun cambiamento quindi, e, in fondo, perché dovremmo desiderarlo? Per poi rimanerne delusi e finire con l’ascoltare, nella migliore delle ipotesi, qualche discreto imitatore che tenta l’impossibile impresa di fare una cosa meglio di chi l’ha inventata? Probabilmente un lavoro del genere, senza tutta la filosofia spicciola che avete letto finora, non sarebbe nemmeno disco del mese, ma sinceramente ci è sembrato doveroso rendere tributo a un nome che rappresenta una importante pagina di storia del punk e che ancora è in grado di accontentare i vecchi fan, guadagnandone nel contempo di nuovi. Sono fermamente convinto che per tutte le nuove generazioni sia importante e prezioso avere la possibilità di godersi ancora dal vivo una band così fondamentale, senza dover essere costretti (come per altri mostri sacri) a “limitarsi” a vecchi

album, video e libri. Anche perché di band all’altezza dei Bad Religion, tra le fila delle nuove leve, ce ne sono davvero poche. Se poi tutto questo pippone (sì, lo so… difatti me lo dico da solo) non è bastato a convincervi, allora date un veloce ascolto alla title-track, a “Robin Hood in reverse”, “Land of endless greed”, “Dharma and the bomb” o “Vanity”: se non avete i paraorecchie (e i paraocchi), non vi servirà nemmeno leggere questa recensione per capire quanto dannatamente buono sia questo disco. Stefano Russo


nsioni WHAT A FUNK “Javao” (Bagana)

★★★★

Funk-crossover incalzante e coinvolgente, gran abilità tecnica e attitudine rock. Questo sono i What A Funk, paladini di una ribellione urbana che assesta colpi a suon di ottima musica. Crossover potente, accenti grunge e follia funk: nulla è lasciato al caso, eppure l'EP scorre a tratti come un’ininterrotta jam session, capace di esaltare le straordinarie capacità tecniche e la commistione dei tre elementi portanti (basso, batteria e chitarra). Un power trio, nel senso più letterale del termine, un triangolo armato che combatte a ritmo serrato contro le imposizioni della nostra era e le sue derive sociali. La strada è aperta davanti a

loro, li attendiamo alla fermata successiva, sperando che ci regalino presto un album intero. Sharon Debussy

Fighting With Wire “Colonel blood” (Xtra Mile)

★★★★

Che l'Irlanda del Nord, mia nuova casa, sia una fucina di talenti musicali di ottimo livello, ormai non è più un segreto. I Fighting With Wire, da Londonderry (o semplicemente Derry, se preferite la denominazione irlandese della città), si collocano sicuramente nella top 10 delle migliori band di questa zona. Il loro rock è certamente di derivazione indie, ma con un gusto particolare per alcune melodie che ricordano le

RHYME

"The seed and the sewage”

★★★★

( Bakerteam/Scarlet)

Ancora una volta ci troviamo ad ascoltare una ottima band di casa nostra dalle chiarissime influenze a stelle e strisce e in questo caso i Rhyme spostano un poco la mira verso forme più moderne ed attuali del rock duro. Insomma, qui ci sono sì formazioni come gli Skid Row (periodo “Slave to the grind”) a segnare la via, ma anche l'influenza del sound di gruppi più recenti come Creed o Papa Roach si sente eccome. Perfetti esempi sono l’opener “Manimal”, la successiva e mia personale preferita “The hangman” piuttosto che “Party right”: pezzi che suonano attuali, senza però dimenticare certe sonorità popolarissime negli States verso fine anni ’80 e soprattutto nei primissimi ’90. E ad impreziosire il tutto c’è pure una riuscita cover di “Wrong” dei Depeche Mode in chiusura di album. Certo, sarebbe fastidioso se un ottimo disco di hard rock americano moderno come "The seed and the sewage" non riuscisse ad avere in Italia tutta l'attenzione che merita. Luca Nobili

nu rock sonorità dei più recenti We Are The Ocean, strizzando parecchio l'occhio anche a Foo Fighters, Weezer e Jimmy Eat World. La voce di Cahir O'Doherty risalta per originalità e per versatilità: provate a sentire la differenza tra la title track, la “weezeriana” “Erase you” o l'ottimo power pop di “The great escape”. Il disco sembra la perfetta colonna sonora per una notte in viaggio con gli amici: risate, discussioni, litigi, riconciliazioni e grande affetto. Un disco da ascoltare con gran gusto. Promossi a pieni voti. Alex de Meo

FILTH IN MY GARAGE “12.21.12”

(Memorial Records)

★★★★

Secondo EP per i milanesi Filth In My Garage, ma si può parlare di una “prima” prova a tutti gli effetti se consideriamo l’evoluzione del gruppo sia nella composizione che nell’approccio tecnico rispetto al precedente “Crawling through the animals” del 2011. “12.21.12” (prima pubblicazione della neonata Memorial Records) racchiude in appena tre brani tutta l’ambizione e l’urgenza espressiva dei Filth In My Garage, canzoni che fin dai titoli (“Future”, “Past” e “Present”) vanno a formare un concept sull’ordine del tempo stravolto. I suoni sono spigolosi, dissonanti e saturi di potenza, tra eruzioni post-hardcore e richiami metal, ma lasciano comunque qualche spiraglio anche alla melodia. Le tre composizioni risultano infine piuttosto complesse e lunghe (“Future” supera i 10 minuti), una scelta spesso rischiosa che la band affronta invece con perizia e abilità. Daniel C. Marcoccia

GENERATION. ON.DOPE “Ghosts”

(Futurebeat LTD)

★★★

Seconda uscita per i varesini Generation. On.Dope, band che sembra aver trovato nell’alternative rock il proprio percorso stilistico. Con “Ghosts” siamo di fronte a un’evoluzione in corso, con un sound sempre più personale e ricco di particolari. La scuola statunitense ha dato molto ai quattro musicisti, a cominciare dalla capacità di elaborare possibili hit senza per questo svendersi a soluzioni trite e ritrite. In questo disco, infatti, gira tutto molto bene, sia nei

momenti più rock’n’roll oriented sia in quelli più riflessivi dove a uscire è soprattutto la voce. Da segnalare la bella rivisitazione di “Burn” dei Cure, interpretata con la giusta dose di originalità. Consigliato ai fan di Papa Roach e simili. Giorgio Basso

DESIRE BEFORE DEATH “Beyond the threshold” (Murdered Music)

★★★★

L’Italia, musicalmente parlando, sta vivendo un ottimo periodo, merito soprattutto di band valide e ottimi lavori da esportazione. Proprio come questi Desire Before Death e il loro “Beyond the threshold”, album che definire granitico è poco. La loro proposta ricalca fedelmente ciò che la scuola hardcore/metal statunitense impone: brani spezza collo nelle ritmiche e ben calibrati nelle chitarre. In poche parole, ciò che As I Lay Dying e Unearth hanno insegnato col passare degli anni. Ma non facciamo esempi scontati, il combo modenese in questo album ha dato molto di suo, macinando riff di pregevole fattura e dando odio in pasto all’ascoltatore. Rabbia e costanza, doti che ai Desire Before Death sembrano proprio non mancare. Ottimo lavoro! Giorgio Basso

TEXAS IN JULY "Texas In July" (Equal vision)

★★★

Terzo e omonimo disco per i Texas In July. Esauriamo subito convenevoli e cliché: la band è maturata. Detto questo, abbandoniamo lo scontato per addentrarci in quanto proposto. "Cry wolf", "Bed of nails" e "C4" (con Dave Stephens dei We Came As Romans) sono il chiaro esempio di come un moderno album metalcore dovrebbe suonare. L'evoluzione è evidente nell'impatto metal che pervade l'intera opera, testimonianza di una ricerca atta a portare il progetto verso un più alto livello. Ricerca che vede, di contro, sacrificata l'immediatezza che aveva caratterizzato il precedente "One reality". Un prezzo che i Nostri sembrano ben felici di pagare, sebbene non tutti si troveranno d'accordo. Ma anche questo fa parte del gioco. Michele Zonelli

RockNow 55


ROCK/POP AEROSMITH

“Music from another dimension!” (Columbia/Sony)

★★

Nuova avventura dei ritrovati Aerosmith, giunti al loro quindicesimo album, dopo “Honkin’ on bobo” del 2004. Lo stile è indubbiamente il loro e non cambia quasi di nulla. Nessuna sorpresa insomma, il che, per un album che vorrebbe vendere “musica da un’altra dimensione”, non è propriamente il massimo. Gli inossidabili cinque non si distaccano dagli schemi e dalla tradizione a loro cara: leggi atmosfera eighties, riffoni e ballate come se piovessero. Solo che qui diluviano. Chitarroni catchy, hard rock, blues, e su tutto, la voce inconfondibile di Steven Tyler, sempre sul pezzo, nonostante gli anni (e tutto il resto), che è l’unico

vero appuntamento irrinunciabile del disco. Da loro ci aspettavamo qualcosa di più, di più forte, forse di più arrogante, invece di un album alla formalina. Nice to have? Mah. Anche no. Sharon Debussy

DOWN TO GROUND

“Early in the morning” (Areasonica)

★★★

Originari di Treviso, i Down To Ground esordiscono con un bell’album all’insegna del pop/ rock di stampo americano che racchiude canzoni benconfezionate e dagli arrangiamenti molto raffinati. Carichi di melodia e particolarmente orecchiabili, brani come “I’ll be there”, “One last time” o ancora la ballata “No more lies”

recen reggono il confronto persino con i migliori rappresentanti anglosassoni del genere (e stiamo parlando di gente del calibro di 3 Doors Down, Matchbox Twenty e Our Lady Peace), grazie anche al fatto di poter contare su un cantante molto bravo e dalla forte personalità (nato tra l’altro in Nuova Zelanda e con madre Maori). Per gli amanti del genere, “Early in the morning” è un disco da non perdere. Piero Ruffolo

KID ROCK “Rebel soul” (Atlantic/Warner)

★★★

La musica di Kid Rock non sarà di sicuro la più raffinata in circolazione e facendo un paragone culinario siamo più vicini a un grosso,

tre ALLEGRI RAGAZZI MORTI “Nel giardino dei fantasmi” (La Tempesta)

★★★★

Faccio parte della schiera dei fan che sono rimasti a dir poco spiazzati dalla svolta reggae di “Primitivi del futuro”. Oggi, a due anni di distanza, la band di Pordenone torna col suo settimo lavoro in studio che conferma come i ritmi siano forse definitivamente rallentati, stavolta privilegiando il lato più folk. Davide Toffolo rimane un eccezionale poeta moderno che illustra la vita da un punto di vista adolescenziale, conservando egli stesso un inconfondibile “teen spirit”. Nel giardino dei ragazzi morti si raccolgono gemme preziose, da cantare a memoria come attorno a un falò sulla spiaggia: l’etnica dichiarazione d’amore “Come mi guardi tu”, la filastrocca “La mia vita senza te”, la bellissima “Alle anime perse”, l’inquietante “Il nuovo ordine”. Non mancano certo i pezzi in perfetto stile TARM come “Bugiardo”, “La via di casa” e “Bene che sia” ma è forse la criptica “Il cacciatore” la canzone che racchiude l’intero senso dell’album. Un disco dall’anima popolare, ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze: a ben vedere dietro ogni pezzo si nascondono davvero i nostri fantasmi. Nico D’Aversa

grasso e unto doppio cheeseburger che non a un raffinato piatto di nouvelle cuisine, ma questo non vuol dire che non sia gradito. I suoni della migliore tradizione a stelle e strisce - dal blues al gospel fino all’hard rock e il country - si ritrovano ancora una volta in un suo album, per la gioia dei suoi numerosi fan. Queste nuove, ottime, canzoni sono tutte dei potenziali singoli, ma segnaliamo comunque “God save rock’n’roll”, il singolo “Let’s ride” (con tanto di riff alla AC/ DC), l’omaggio alla propria terra in “Detroit Michigan” e quello al sesso, con “Chickens in the pen” e, per finire, l’hip hop ironico di “Cucci galore”. Una canzone riassume comunque perfettamente questo nuovo disco e il suo autore: “Redneck paradise”. Daniel C. Marcoccia

KITSCH

“All you can eat” (Prismopaco)

★★★

Nuovo disco per i Kitsch, disponibile solo in formato digitale. Il gruppo, in queste cinque nuove canzoni dal taglio alternative rock, ci dipinge piccoli spaccati di quotidianità non sempre bella (su tutti “Mondo indie”, ”Nella melma” e “Social network”). Brani gradevoli che confermano le buone capacità compositive della formazione. A rendere ancora più pregiato questo EP è il fumetto, o meglio comic-book digitale, realizzato da Alessandro Micelli, Mattia Colombara, con la collaborazione di Gianluca Maconi e Aretha Battistuta, tutti professionisti pluripremiati. La band lombarda ha coniato per l’occasione il termine “comic play”: perfetto per un disco da ascoltare, ma anche da leggere. A questo cercatelo in Rete. Arianna Ascione

LEBOWSKI & NICO “Propaganda”

(Bloody Sound Fucktory)

Foto Paolo Proserpio

★★★★

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I rumori frenetici della vita moderna riordinati in un caos organico. È un progetto molto interessante quello dei Lebowki & Nico, nati dalla fusione (psichedelica) di Simone Re, Marco Mancini, Riccardo Latini e Riccardo Fanconi insieme a Nicola Amici: rumorosissimi brani elettronici e


nsioni sperimentali, un po’ noise e un po’ post punk, e allo stesso tempo fortemente accattivanti. Di quelli che ti si fissano nella mente giusto il tempo di un click, anche grazie alla benedizione di Giulio Ragno Favero (Il Teatro degli Orrori e One Dimensional Man). Raccontarvi ulteriormente il disco è qualcosa di molto complesso, per cui non vi resta che andarli a scoprire. Arianna Ascione

QUARTER PAST ONE “Blue” (Vrec)

★★★ Orecchiabili, coinvolgenti e persino ballabili, i mantovani Quarter Past One fanno centro con questo primo album ufficiale. Le loro canzoni, tra brit rock e indie pop, racchiudono infatti una freschezza compositiva particolarmente accattivante che si sprigiona in motivetti dal tono spensierato come “The candle and the sun”, “The last ones” o ancora “Green paper wind”. Giri di chitarra alla Strokes, ritornelli che richiamano i Kooks, ma soprattutto abilità e gusto nel ricavare una propria personalità imparando proprio dai citati modelli stranieri. I Quarter Past One, con la scelta di cantare (bene) in inglese, hanno poi le carte giuste per conquistare consensi anche fuori dai nostri confini. Michele Zonelli

THE DOORS

“Live at the Bowl ‘68” (Elektra/Warner)

★★

Essendo stati in arrività per così poco tempo anche se relativamente - cosa si può dire sui Doors che non sia già stato detto? Anche tenendo presente che i sopravvissuti (Robby Krieger e Ray Manzarek) vanno in giro ancora oggi con un nuovo frontman per riproporre le stesse canzoni che i fedelissimi fan ascolterebbero fino all’Apocalisse. Questo nuovo prodotto discografico racchiude la registrazione live del concerto che la formazione losangelina guidata da Jim Morrison tenne all’Hollywood Bowl il 5 luglio del 1968 e, sì, ci sono quasi tutte le hit. La qualità è quella odierna,

rimasterizzata per l’occasione, ma dovete proprio essere discepoli del Re Lucertola per appassionarvene. Arianna Ascione

VANITY

“Occult you”

(Church Independent/Audioglobe)

★★★

Se vi piacciono le atmosfere oscure che richiamano sia la new wave che il gothic rock, allora date un ascolto a questo disco dei Vanity (due italiani, uno svizzero e un palestinese). “Occult you” è davvero una piacevole sorpresa, un susseguirsi di bellissime canzoni dalle atmosfere fredde e dalla tensione palpabile (“Sleeping tears”, “Ghosts”), ma allo stesso tempo anche sensuali e intriganti. “Under black ice” può ricordare i Depeche Mode di “Black celebration”, ma non mancano neppure richiami a Paradise Lost (“Sun”) e My Dying Bride. I Vanity rapiscono con l’epica “Pagan hearts”, travolgono con il finale in crescendo di “Ruins” e convincono con quel riuscito mix tra elettricità ed elettronica che accompagna l’intero lavoro. Piero Ruffolo

VERACRASH

“My brother the godhead” (Go Down Records)

★★★★

È bello quando i gruppi manifestano nel corso degli anni un’evidente crescita e una raggiunta maturità. È infatti il caso dei milanesi Veracrash che compiono questo percorso nel giro di 2 album. Ma il primo disco della band (“11:11”) è uscito nel 2009 e non è quindi mancato il tempo per suonare in giro e affinare le idee. “My brother the godhead” è un lavoro stupefacente, intenso e denso come le trame sonore sprigionate attraverso le canzoni. “Lucy, Lucifer”, “Kali Maa”, “Remote killing” o ancora “Blowjob from Yaldabaoth” mettono infatti in primo piano il lato più heavy dei Veracrash, con riff taglienti e ritmica massiccia che vanno ad appesantire piacevolmente le atmosfere stoner del gruppo. Prodotto in Svezia da Niklas Kallgren (Truckfighters), “My brother the godhead” è semplicemente un grande album. Daniel C. Marcoccia

ROCK/POP


METAL AC/DC

dell’ultimo lavoro in studio “Black ice” (su tutte “Rock’n’roll train” e “Big jack”). Sempre e comunque il migliore hard rock in circolazione. Daniel C. Marcoccia

“Live at River Plate” (Columbia/Sony)

★★★

Dopo essere uscito in DVD lo scorso anno, il concerto di Angus Young e soci nel mitico stadio di Buenos Aires viene ora proposto anche su CD. Operazione natalizia o meno, il doppio dischetto farà come sempre la gioia dei tanti fan della band australiana. D’altronde, come si fa a resistere a quel concentrato di elettricità ed erotismo racchiuso in quasi tutte le canzoni degli AC/DC? A proposito di brani, inutile dirvi che qui ci sono praticamente tutti i loro classici, da “Back in black” a “Dirty deeds done dirt cheap” fino a “Highway to hell” e “Let there be rock”. Potrete ovviamente ascoltare anche le campane di “Hells bells” e i canoni di “For those about to rock (we salute you)” e apprezzare tracce

DEF-CON-ONE "Warface”

(Scarlet Records)

★★★

Orfani dei Pantera, dei primi due album dei Machine Head e dei Sepultura di “Chaos A.D.”? O addirittura di vecchie chicche come i G//Z/R (un milione di punti e la mia sempiterna stima a chi ha il loro disco “Plastic Planet”!!) e i Dearly Beheaded? Gioite e fate festa, perché il metal degli anni ’90 rivive perfettamente in “Warface”, il disco di debutto degli inglesi Def-Con-One. Il tempo non sembra passato per questi quattro muscolosi e tatuatissimi musicisti di Newcastle, i riff sono quelli che Dimebag Darrell

HATEBREED “The divinity of purpose" (Nuclear Blast/Warner)

★★★★

Passano gli anni - anzi, ormai si può dire le decadi - ma per gli Hatebreed sembra che il tempo si sia fermato. Il gruppo hardcore più metal del panorama mondiale non ha intenzione né di deporre le armi, né tantomeno di evolversi. Anche “The divinity of purpose” suona esattamente come ci vogliamo aspettare noi che gli Hatebreed li amiamo da tempi non sospetti: Jamey Jasta urla nel microfono le sue liriche arrabbiate e fiere, Wayne Lozinak e Frank Novinec snocciolano riff metalcore come se non ci fosse un domani, la sezione ritmica corre come un treno impazzito (gli stop&go degli Hatebreed sono e rimarranno sempre il meglio dell’hardcore per quanto mi riguarda!). Undici tracce che mantengono sempre alto il livello artistico di una band onesta e integra come poche; e non chiedetemi quali sono i pezzi killer perché questo è un disco da ascoltare tutto di un fiato, non ci sono cali di tensione o pause nell’universo sonoro degli Hatebreed. Una mazzata dall’inizio alla fine! Enjoy. Luca Nobili

58 RockNow

recen e Robb Flynn hanno regalato al pubblico metal ormai vent’anni fa e le ritmiche groovy scatenano inevitabilmente l’headbanging. Sfido il metallaro medio a rimanere immobile e impassibile ascoltando la title track, “Never look back” o ancora “Blood”! Il disco meriterebbe anche un punticino in più come voto, non fosse per la poca originalità dei Def-Con-One che suonano bene e coinvolgono ma che non hanno partorito una idea anche lontanamente originale. Peccato, avremmo avuto tra le mani un grande disco. Luca Nobili

EVENOIRE "Vitriol"

(Scarlet Records)

★★★

Suppongo non siano granché noti ai lettori di RockNow gli Evenoire, band tricolore attiva da qualche anno ormai e giunta con “Vitriol” alla seconda uscita discografica. La prima come “full lenght” dopo l’esordio con l’EP “I will stay” di qualche anno fa. Se così è e vi piacciono le symphonic-metal band guidate da una voce femminile che vanno per la maggiore (Epica, Nightwish…), date una chance a questo album! Il quintetto ci sa fare, gli arrangiamenti sono ricercati come si conviene al genere proposto, la produzione è ottima, la vocalist Lisy Stefanoni davvero brava e le chitarre sono “power” quel che basta. E in più, rispetto ad altre band della scena (e, diciamocelo, spesso troppo somiglianti una all’altra) gli Evenoire arricchiscono le loro canzoni con influenze prog, gothic e folk che riescono a differenziarle dalla massa. Luca Nobili

INCITE

"All out war”

(Minus Head Records)

★★★

Se sei il figliastro di Max Cavalera e sali sul palco chiamandoti Richie Cavalera il pubblico si aspetta per forza “qualcosa” da te. Che tu sia bravo e suoni pesante, groovy e... incazzato. Non so se sia un aiuto o meno tale ingombrante parentela, certo è che le suddette aspettative non rimangono granché deluse e “All out war” (secondo lavoro in studio degli Incite) suona molto vicino a quello che ci si può aspettare da un gruppo capitanato da un membro della famiglia Cavalera. Il disco non si discosta infatti dall’affermato sound di Pantera, Machine Head, Sepultura o Soulfly; ritmi cadenzati con qualche

accelerazione qua e là, riff a disegnare groove non certo innovativi ma di effetto, una produzione (ad opera di Logan Mader, guarda caso ex-chitarrista dei Machine Head) che mette in netto risalto batteria e chitarre sopra a ogni cosa. Se vogliamo, quello che differenzia gli Incite rispetto ai suddetti altisonanti nomi dei metal mondiale è proprio il cantato di Richie, decisamente urlato e di stampo hardcore. Per adesso niente più che discreti, ma spero e penso che faranno di meglio in futuro. Luca Nobili

NO MORE FEAR “Mad(e) in Italy” (Coroner Records)

★★★★

Terzo strepitoso album per il combo abruzzese, che in “Mad(e) in Italy” si è letteralmente superato. Partendo da un concept legato ai lati più oscuri e malati della società italiana dal dopoguerra a oggi, il quintetto ha dato sfoggio del suo estro prodigandosi in quel che può essere definito “death metal in salsa tricolore”. Mandolino, bouzouki, marranzano e gewa sono stati chiamati in causa per dar colore al tutto, con risultati semplicemente stupefacenti. Un esempio? Pensate a una tarantella in chiave metal… Ebbene sì, i No More Fear l’hanno fatto! Uno dei migliori dischi metal di questo 2012! Giorgio Basso

PYTHIA

"The serpent’s curse" (Graviton/Audioglobe)

★★★

Ebbene sì, il power metal esiste anche in UK. L’attuale patria di gran parte dell’indie rock e del brit-pop ha partorito qualcosa di certamente poco usuale da quelle parti... perché sarà anche un luogo comune, ma certe sonorità siamo tutti pronti ad aspettarcele da nerboruti teutonici, non da un sestetto londinese. Passato lo shock geografico e sorvolando (è meglio, fidatevi...) sul look da malati del Signore degli Anelli con cui i nostri eroi amano agghindarsi, ci rimane comunque un disco godibile per gli amanti del genere: power metal di quello “tosto” dotato di onnipresente doppia cassa, con un pizzico di symphonic e una voce femminile (Emily Ovenden) come va per la maggiore ultimamente. Se i due “Keeper of the seven keys” sono per voi il meglio del meglio della musica metal, vi piacerà “The serpent’s curse”. Luca Nobili


nsioni

PUNK/HC

GREEN DAY “¡Trè!”

(Reprise/Warner)

★★★

melodie e dei ritornelli azzeccati, mentre i testi, nuovamente in inglese (dopo l’apertura all’italiano del recente passato), sono delle piccole storie di vita quotidiana e di passioni vissute fino in fondo. Appena tornati da una tournée in Russia, i Vanilla Sky (segnaliamo il ritorno al basso di Cisco) sono pronti per affrontare una nuova decade. Daniel C. Marcoccia

VANILLA SKY

BLINK-182

“The band not the movie” (Alternative Factory Records)

★★★

A due anni dal precedente “Fragile”, i Vanilla Sky fanno il loro ritorno con un disco che li riporta verso quelle sonorità che avevano accompagnato i loro primi passi nella discografia (“Waiting for something”, “Changes”). In “The band not the movie” ritroviamo in poche parole i Vanilla Sky alle prese con quello che sanno fare meglio, ovvero del sano pop/punk di chiaro stampo americano e questo non può che rallegrarci vista la qualità delle composizioni del gruppo romano. Canzoni come “Invincible”, “30 is the new 20”, il singolo “Ten years”, l’epica “Slow motion end” o ancora “A nation of alright” fanno centro a colpo sicuro, forti delle loro belle

Foto P.T.Sullivan

Non senza intoppi e difficoltà, i Green Day approdano (con un mesetto di anticipo sulla tabella di marcia originale) al terzo ed ultimo capitolo della loro tanto chiacchierata “trilogia+1”. Anche con “¡Trè!”, le parole di Billie Joe Armstrong in merito alla sua nuova creazione trovano completo riscontro: dopo il disco da pre-party (“¡Uno!”) e il disco da party (“¡Dos!”), questo terzo episodio è effettivamente il disco dell’hangover, con tanto di chitarre acustiche, pianoforte, archi ed echi non troppo velati di Fab Four sparsi qua e là per le 12 tracce. L’impatto immediato è minore rispetto ai due fratellini ma, avendo finalmente tra le mani le 37 canzoni che compongono questa triade, vale la pena considerarlo anche in funzione di “¡Uno!” e “¡Dos!”, dando così un senso più compiuto ai suoi toni più riflessivi e intimisti. Musicalmente parlando, è probabile che “¡Trè!” finirà con l’essere il preferito di tutti quei fan che i Green Day hanno guadagnato da “American idiot” in poi, anche grazie a un nuovo esperimento di canzone-puzzle quasi del tutto riuscito dal titolo “Dirty rotten bastards” o a romanticonerie come “The forgotten” (si, proprio quella di “Twilight”), “Drama queen” e l’opener “Brutal love”. Ciò non toglie, però, che gli episodi più riusciti siano quelli più vicini al suono standard dei Green Day (“Missing you” e soprattutto “X-Kid”): decidete voi se è un bene o un male. Stefano Russo

DROPKICK MURPHYS

“Signed and sealed in blood”

★★★★

(Born & Bred Records)

“The boys are back and they’re loking for trouble…”, queste le prime parole pronunciate dal gruppo nella traccia d’apertura di quello che è il loro ottavo disco in studio. La formula della band di Boston è ormai una sicurezza: lo street punk delle origini si miscela naturalmente con i suoni della tradizione celtica e il risultato è sempre efficace. Con il precedente “Goin’ out in style”, i Dropkick Murphys si erano avventurati, con ottimi risultati, anche in campo folk: da qui brani come “Rose tattoo”. Perfetto per le feste, il brano “The season’s upon us” ci racconta il “Natale in casa Murphys”, fatto di nipoti pestiferi e cognati ubriconi. Non mancano i pezzi pronti a far saltare (“Prisoner’s song”) ma è con la bellissima chiusura di "End of the night" che si ha la sensazione perfetta di quella che è la notte di bagordi con i membri del gruppo, trascorsa magari davanti a una partita di hockey dei Boston Bruins con una birra scura in mano… “Let’s Go Murphys!” Andrea Rock

“Dogs eating dogs” (Autoprodotto)

★★

A poco più di un anno dal non esaltante “Neighborhoods” che rappresentò per la band il ritorno ufficiale sulle scene, i Blink-182 hanno deciso di mettersi in proprio separandosi dalla Interscope e pubblicando questo EP autoprodotto di 6 brani. Travis Barker si era sbilanciato nelle scorse settimane con dichiarazioni entusiastiche (“Sarà 100 volte meglio del disco precedente”), ma purtroppo la verità è che si ristagna ancora nella mediocrità degli ultimi anni. Le intro infinte, gli svolazzi elettronici, l’assenza quasi totale di ritornelli incisivi e le linee vocali dalle melodie riverberose (e a tratti anche un po’ lagnose e stonate quando a cantare è Tom DeLonge) troppo simili a quelle degli

Angels&Airwaves, non fanno mai decollare i brani. Mi spiace, ma i Blink sono altro. O, forse più semplicemente, erano. Stefano Russo

Handguns “Angst”

Forever Came Calling “Contender”

I Call Fives “I Call Fives”

(Pure Noise Records)

★★★

Pure Noise sta producendo una discreta serie di buonissime nuove band pop punk americane, portandomi alla mente quello che faceva Drive Thru qualche anno fa. Il genere non sembra infatti ancora aver stufato il pubblico americano e soprattutto quello giapponese, che in questo mese di dicembre si è goduto per esempio il tour degli Handguns, giovanissimo quintetto proveniente da Pennsylvania e

Maryland, attivo da solamente 3 anni. Il loro debutto sulla lunga distanza, “Angst”, è un buon mix tra pop punk e hardcore melodico che mi ricorda i primi New Found Glory e qualcosina dei Four Year Strong, ma soprattutto mi fa venire in mente con piacere il sound dei nostri 4th 'N Goal. I Forever Came Calling, invece, sfanculano tutte le presunte regole dello showbiz “moderno” e si presentano con un bel peso massimo (letteralmente), Joe Candelaria, come frontman. Già solo per questo motivo mi viene voglia di ascoltare la loro musica con un approccio “solidale”. Oltretutto, scorrendo poi le tracce di “Contender”, posso certamente dire che il trio californiano ha trovato una buona formula per farsi notare nella propria scena. Pop punk di vecchia scuola che mi riporta con un sorriso al 1999-2000, con una voce al limite della stonatura che ricorda vagamente i Taking Back Sunday. Dal New Jersey arrivano gli I Call Fives, che senza lode né infamia seguono quasi alla lettera i passi di gruppi come Fenix Tx, Midtown e New Found Glory (sì, sempre loro). Anche qui nulla di nuovo se non l'intenzione, certamente riuscita, di far passare una buona mezz'ora a chi ascolta l'album. Miglior pezzo del disco? Il bel singolo “Late nights”. Alex de Meo

RockNow 59


THE LINE

In collaborazione con Extreme Playlist

NITR

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ROCIRCUSLIVE Testo di Markino - Foto Bolca

H

o riguardato almeno cento volte sul Web il teaser dello show che avrebbero portato in giro per l’Europa e alla fine sono riuscito a vederlo dal vivo. Essere poi davanti a quei pazzi e osservarli nelle loro acrobazie ti dà una carica di adrenalina pazzesca… Vi chiedete di cosa sto parlando? Ovviamente del Nitro Circus Live! Lo show creato dal pluri medagliato freestyler di motocross, Travis Pastrana, che ha ampliato la sua notorietà filmando dapprima con gli amici tutte le bizzarre idee che gli passavano per la testa, ha continuato con una serie televisiva che sicuramente avrete visto, ha girato un film che è possibile vedere anche in 3D e ora sta portando in giro per il globo il suo spettacolare e coreografico show. Io sono stato alla O2 Arena di Londra e l’inizio, dopo la presentazione di tutti i riders che sbucavano fuori dagli angoli più assurdi dell’arena, è stato veramente con i botti… e per botti intendo

Travis che con un fiammifero gigante ha acceso la miccia di una bomba (finta) da cui sono partiti un bel po’ di fuochi d’artificio. Lo show è proseguito con il susseguirsi dei più famosi trick di freestyle motocross, bmx, skate, mountain bike, rollerblade e degli stuntman con monopattini e tricicli per bambini, sia singoli che in tandem, bodyboard, sci da neve, carrelli della spesa e persino con una Barbie Car. Tutti saltavano e atterravano sulle varie rampe con incredibile abilità. Spettacolari sono state le coreografie usate sulla rampa da fmx; tutti in sequenza a fare backflip e poi whip; non sono mancati i nuovi trick di Tom Pagès, “special flip” e “the volt” girato con Clinton Moore, il backflip superman side grab di Adam Jones e il backflip tandem in 3 di Cameron Sinclair. Anche sulla rampa da 15 metri per le Bmx e MTB ci sono stati salti di ogni genere. I riders, si sono alternati tra frontflip, backflip, special

flip, backflip triple tailwhip e il triplo backflip di James Foster. Incredibile anche il frontflip di Aaron Fotheringham che, pur essendo diversamente abile, con la sua carrozzina fluorescente, ci ha fatto impazzire. Ed è stato ancora più spettacolare quando tutti i riders, hanno saltato a rotazione su tutte le rampe tra i fuochi e le luci che rendevano l’atmosfera esilarante. La colonna sonora, che spaziava dal rock’n’roll di Foo figthers, AC\DC e Wolfmother, al punk di Dead Kennedys, Dropkick Murphys e Sum 41, ha fatto sì che il tutto fosse di alto gradimento per noi presenti. Red Bull, Il main event sponsor, ha messo veramente le ali a tutti per l’ottima riuscita di questo emozionante evento. È stata un’esperienza bellissima, uno spettacolo che vi consiglio di andare a vedere. Sono già programmate le nuove tappe UK 2013 e speriamo che ce ne sia pure una in Italia. BRAAAAAP!!!

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THE LINE

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Extreme Playlist

Ogni mercoledĂŹ, su rocknrollradio.it dalle 19 alle 21, Markino e Fumaz ci raccontano cosa succede nel mondo degli action sport attraverso le parole e i gusti musicali dei suoi protagonisti. Stay tuned!!!

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FLIGHT CASE

Un disco, un tour, un disco, un tour… Questa è più o meno la routine per molti degli artisti che avete incontrato nelle pagine precedenti. Ed è proprio ai concerti che è dedicata questa rubrica, con tuttavia una piccola differenza: questa volta vi portiamo dietro il palco alla scoperta di piccoli rituali e abitudini varie.

nicholaus arson, dr. matt destruction & chris dangerous (The Hives) Di Daniel C. Marcoccia Qual è stato finora il concerto più bello che avete fatto e perché? Nicholaus (chitarra): Devo dire che due giorni fa abbiamo fatto un concerto a Madrid che rasentava la perfezione in tutti i sensi. È stata una di quelle date in cui tutto funziona alla perfezione: pubblico fantastico e band in grande forma. Anche il posto era bello. Il concerto peggiore? Nicholaus: Probabilmente durante il “Black and white album” tour, circa un anno e mezzo fa: Pelle, il nostro cantante, è caduto dal palco e abbiamo avuto davvero paura. È anche dovuto andare in ospedale. Matt (basso): Tolto questo incidente, i brutti show sono sempre quelli in cui la band non rende al massimo oppure ci sono vari inconvenienti tecnici. Il posto più bello in cui avete suonato? Matt: Su questo siamo sicuramente tutti d’accordo nel dire The Gorge Amphitheatre, nello Stato di Washington. Sei nella natura, con le montagne attorno e il fiume Columbia che scorre a due passi. Una scenografia naturale davvero impressionante.

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Qual è il pubblico più strano che avete incontrato? Matt: Sicuramente la prima volta che abbiamo suonato in Giappone. Vedi tutta quella gente silenziosa quando sali sul palco ma che si scatena appena inizi a suonare. E tra un brano e l’altro torna di nuovo il silenzio. Fa un po’ strano all’inizio… Cosa non dimenticate mai di portare con voi in tour? Chris (batteria): Passaporti, abiti da scena, telefonino, laptop… Nicholaus: Al primo posto i sicuramente passaporti. Il resto sono tutte cose che puoi comprare ovunque. Come passate il tempo tra una data e l’altra? Nicholaus: Nei day-off giriamo per la città in cui ci troviamo, altrimenti, quando siamo sul tour-bus, dormiamo. Cosa non deve mai mancare nel vostro camerino? Avete delle richieste particolari? Chris: Nulla di insolito, ci piace magari trovare della birra locale per provarla. Altrimenti ci accontentiamo delle solite cose da mangiare e da bere.

Avete delle regole da rispettare sul tour-bus? Chris: Non cagare nel bagno. Matt: Ascoltare sempre l’autista ed essere tutti sul bus quando si parte. C’è una cover che vi piace suonare durante il soundcheck? Nicholaus: Una che abbiamo suonato spesso è “The boys are back in town” dei Thin Lizzy. Avete un rito particolare prima di salire sul palco? Chris: Ci guardiamo negli occhi e ci diamo delle sberle per scaldarci per bene (risate). Fa bene alla circolazione. Qual è la figuraccia peggiore che avete fatto dal vivo? Nicholaus: La caduta di Pelle di cui ti parlavo prima. Chris: Tutti noi siamo caduti sul palco ma quella volta ci siamo preoccupati. Matt: Rompere una corda nel bel mezzo di una canzone… Può capitare ma sul momento ti senti sempre un po’ stupido. www.thehivesbroadcastingservice.com


OUT

NOW

www.bnow.it



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