SPAZIODIPAOLO.IT
V I A C I O T T I , 5 · T E R A M O · 0 8 61 19 9 2 5 7 7 ·
#DR. SEUSS
Non piangere perché è finita, sorridi perché è accaduto.
#B.M. BARUCH
Sii ciò che sei e di’ ciò che senti, perché quelli a cui importa non contano e a quelli che contano non importa.
#MAE WEST
Si vive una volta sola, ma se lo fai bene, una volta sola è abbastanza.
#OSCAR WILDE
Sii te stesso, tutto il resto è già stato preso.
#M. MONROE
Se non puoi gestire la mia parte peggiore, allora sicuro come l’inferno non mi meriti quando sono al mio meglio.
#E. ROOSEVELT
Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso.
#A. EINSTEIN
Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.
#FRANK ZAPPA #F. NIETZSCHE
Così tanti libri, così poco tempo.
Senza musica, la vita sarebbe un errore.
CONVERSE X VINCE STAPLES Staples, un artista dalle mille sfaccettature, difficile da delineare. È proprio da lui che prende vita la nuova collaborazione con Converse, che vuole celebrare la Big Fish Theory, il suo album, tra i più di successo del 2017. Non è la prima volta che l’artista collabora con Converse. Sono proprio le sue origini, Staples è cresciuto nella costa occidentale, a legarlo al brand. Superfluo, dunque, dire che sarà proprio la Chuck Taylor la punta di diamante della capsule collection.
BB TRIANGULAR Negli ultimi anni lo stilista e designer torinese Bruno Bordese ha catturato l’attenzione dei mondo della moda con le proprie collezioni non convenzionali e in questa collezione BB TRIANGULAR ha voluto trasferire nelle sue sneakers immagini e suggestioni immagazzinate durante i suoi viaggi intorno al mondo. Questo progetto vede protagonista questa sneaker da donna, caratterizzata da elementi che arricchiscono la silhouette come il quarzo nero e trasparente e le piume nere
ONITSUKA TIGER MEXICO 66 Il brand leggendario fondato da Kihachiro Onitsuka presentò al mondo per la prima volta nel 1966, lo storico modello Mexico 66 (che per la cronaca si chiamava “LIMBER”) che fece il suo debutto come innovativa scarpa da running ai preliminari dei giochi olimpici di Città del Messico nel 1968. Cinquant’anni dopo, resta ancora un modello tra i più ricercati della collezione Onitsuka Tiger, detto tra le righe rimane quello più iconico in assoluto. La nuova versione di questa leggendaria sneaker presenta inserti laterali in pelle pieno fiore e strisce che contrastano con il tallone e la punta in camoscio. Il distintivo supporto tallonare è in pelle naturale e sfoggia il logo del marchio Onitsuka Tiger.
LA STRACCIAVOCC
i sapori
della tradizione
Quella della Stracciavocc è una tappa obbligatoria per chiunque voglia vivere le suggestioni dei sapori della tradizione. Quella della freschezza del pesce appena pescato, della pasta fatta in casa e del ricevere con stile. Non a caso la Stracciavocc è il termine utilizzato dai giuliesi per indicare la pannocchia. Nato nel 1996, il ristorante riesce a regalare momenti di convivialità italiana in un ambiente che ti fa sentire come a casa. Sarà che allo Stracciavocc tutto parla di casa: dalla gestione, di natura famigliare alla realizzazione della pasta, fatta proprio come avveniva nelle case. La cucina del territorio è legata alla bontà del pescato ed è per questo che i proprietari hanno i propri pescatori di riferimento e un menù che segue la stagionalità dei prodotti. Il che, unito alla genuinità della pasta, rende i primi il punto forte dello Stracciavocc. Si va dai maltagliati con calamaretti alle linguine al nero di seppia, con spigole e calamaretti. Immancabile, invece, tra i secondi il guazzetto alla giuliese. Nessuna esagerazione nelle decorazioni, nessun compromesso con le mode. Nessun escamotage a discapito del cliente. Neppure quando la pesca è ferma e mantenere gli standard si fa complicato. Solo passione, voglia di fare e rispetto della tradizione e degli ospiti. Solo così Lo Stracciavocc ama lavorare. Fossi in voi un pensierino lo farei.
Federico Flammini Albanii
LA STRACCIAVOCC
Via Trieste 159 • Giulianova Lido (TE)
INFO-LINE: 085.8005326 www.lastracciavocc.it Chiuso Domenica sera e Lunedì
L’ANGOLETTO • STUZZICHERIA DI PESCE •E LA MARMELLATA AL GIN TONIC
RENDERÀ ESILARANTI I VOSTRI BRUNCH
Sappiamo tutti che la popolarità del brunch deriva in buona parte dall’aver reso socialmente accettabile bere alcol a colazione, quindi perché non rendere più “interessante” anche la marmellata, elemento immancabile in quello che il luogo comune vuole essere il pasto-più-importante-della-giornata? Ci ha pensato il negozio inglese Firebox, che ha messo in commercio quello che chiama gin spalmabile, o marmellata al gin tonic. Gli ingredienti sono zucchero, limone, gin, chinino (l’aroma dominante dell’acqua tonica) e acido citrico.. Va detto che la gran parte dell’alcol contenuto nel gin evapora durante la cottura, per cui ubriacarsi di marmellata rimane piuttosto improbabile. Ma è lo spirito che conta, giusto? Purtroppo attualmente la marmellata non viene spedita in Italia, ma vale la pena prendere nota e fare scorta durante la prossima gita oltremanica.
Nato come stuzzicheria a gestione famigliare, L’Angoletto è, per il rapporto qualità prezzo, il miglior ristorante della città, senza scadere nel clichè dell’approssimazione. L’ Angoletto, infatti, offre un ambiente rilassante e ricercato, ideale per i palati sfiziosi che amano la buona cucina, ma senza esagerare con le portate. Punto di forza della stuzzicheria, infatti, è l’antipasto, composto da 14 assaggi che ben assolvono la funzione di cena. Due le anime dell’Angoletto: quella romantica che permette di mangiare dell’ottimo pesce sotto la storica cupola del Duomo di San Flaviano, e quella goliardica, fatta di amici che amano cenare a qualsiasi ora della sera e chiacchierare davanti ad un bicchiere di vino proveniente dalla sperimentale carta dei vini, selezionata e aggiornata costantemente. Assolutamente da provare il baccalà. www.langolettoristorante.it
Piazza Buozzi 61 • Giulianova Alta • 346 6484938 • 388 1929922
IL “SUSHI BURGER”
È LA NUOVA RICETTA GIAPPONESE CAPACE DI STUZZICARE I PALATI DI TUTTO IL MONDO Una delle più curiose idee culinarie nate in Giappone si chiama “Sushi Burger” e, come il nome lascia ben immaginare, si basa sull’unione di un piatto tipico della cucina nipponica ed uno di quella occidentale. Si tratta di una specie di hamburger preparato però con ingredienti provenienti dall’Est del mondo: invece delle due “fettine” di riso e al posto della carne il pesce crudo. Alla fine il Sushi Burger sembra più che altro una maniera estrosa per servire nighiri, uramaki e altre pietanze giapponesi, già tanto amati ovunque. Dopo aver riscontrato un gran successo all’interno della catena di fast food Mos Burger, icona del Sol Levante, questo curioso piatto sta avendo enorme successo in tutto il mondo sia tra gli chef più rinomati che tra i social più gettonati.
METTI UN FOTOGRAFO INSIEME AI SUOI FIGLI, ED ECCO COSA SUCCEDE John Wilhelm è nato in Svizzera nel 1970 e da sempre è appassionato di fotografia. Fin da bambino, infatti, è stato sommerso da macchine fotografiche, obiettivi, camere e lenti d’ogni genere, dal momento che il padre aveva come hobby proprio quello di dedicarsi completamente a questa particolare forma d’arte, tanto da dare vita a ben due associazioni sul tema e da coinvolgere con entusiasmo il figlio quanto più possibile. Così, oggi, lo stesso John impiega tutto il tempo che ha a disposizione nella fotografia e lo fa cercando di “contagiare” a sua volta la propria famiglia, composta da 3 bimbe e un maschietto, oltre che da un’adorata moglie. Tuttavia, è da quando ha scoperto e imparato a usare Photoshop al meglio che Wilhelm è professionalmente rinato, anche perché scoprendo come ritoccare ad arte gli scatti realizzati ha trovato un modo spettacolare per tirare dentro i figlioli e divertirsi da matti insieme a loro.
DAITO RYU AIKIBUDO:
Mattia Albanii
L’ANTICA ARTE MARZIALE DEI SAMURAI
Il DAITO RYU AIKIBUDO è un’antica disciplina marziale giapponese che affonda le sue radici nelle tecniche di lotta e nella filosofia dei leggendari guerrieri Samurai; la sua genesi risale intorno all’anno mille ed è stata tramandata fino ai giorni nostri dalla famiglia Takeda. Quest’Arte si basa sul principio di “AIKI”, ovvero “armonizzarsi”, sfruttare la forza dell’attaccante a proprio vantaggio nella difesa. Nello specifico, oltre a spostamenti di tipo lineare e semicircolare tipici di questa disciplina, si utilizzano tecniche quali sbilanciamenti, percosse, leve articolari, strangolamenti, pressioni dei punti vitali e proiezioni a terra. Grande importanza viene data allo studio delle cadute, che permettono di allenarsi in maniera realistica preservando l’integrità fisica dei praticanti. Alla lotta a mani nude si affianca lo studio della spada tradizionale giapponese. Tale pratica, seppur apparentemente anacronistica, consente la maggior comprensione delle strategie di lotta proprie delle arti marziali.
LA SHISEIKAN
SHISEIKAN è il nome dell’organizzazione di Daito Ryu Aikibudo che ha sede a Kitami in Hokkaido-Giappone. È stata fondata dopo la morte di Tokimune Takeda, ultimo successore della Scuola, dal suo allievo Sano Matsuo. L’attuale caposcuola è Masami Sasaki, allievo di Tokimune Takeda e Sano Matsuo. In Italia ha sede l’Asd Shiseikan Europe Daito Ryu Aikibudo che fa capo direttamente alla Shiseikan di Kitami, e ne cura i rapporti al di fuori del Giappone; questa associazione inoltre organizza annualmente in Italia un seminario internazionale della durata di una settimana con i Maestri Masami Sasaki e Norio Sato.
IL DAITO RYU A GIULIANOVA
Dal 2014 è attivo il corso di Daito Ryu Aikibudo, sotto la guida del Sensei Yuri Ricci, a Giulianova presso la Polisportiva Amicacci, in Via Galilei 377 (ingresso sul retro). I corsi si svolgono il martedì e il giovedì dalle 19.30 alle 21.00.
Per info: 3272043720 (Yuri Ricci Sensei) ricci.yuri86@mail.com • www.shiseikan.it/dojo_giulianova.html
Chi viaggia molto sa che la necessità di borse può essere piuttosto “elastica”, variabile. Si chiama Zippelin un nome che richiama sia il celebre dirigibile dei primi del ‘900 sia la zip, ma anche il fatto di poter “zippare”, cioè trasportare velocemente ed ha la particolarità di essere un trolley gonfiabile, leggerissimo ma robusto. Invece della rigida struttura che caratterizza i trolley, Zippelin ha una camera d’aria (proprio quella di una bici) che si può gonfiare e sgonfiare. Chiuso, non è più grande di una bottiglia da due litri quindi semplice da alloggiare ovunque, in un cassetto (per chi ha la casa piccola) come pure in un’altra borsa (per chi, appunto, prevede di tornare molto più carico rispetto alla partenza). Una volta gonfiato, lo Zippelin ha una capacità di ben 85 litri. Il modo migliore per risolvere il problema sarebbe poter disporre di bagagli miniaturizzabili un intero set di valigie che sta in una scatoletta, che meraviglia sarebbe? In attesa che qualche scienziato pazzo ci lavori, i designer e gli ingegneri di Freitag si sono avvicinati molto alla soluzione ideale, realizzando il primo trolley mai prodotto dal marchio svizzero.
ZIPPELIN
DA FREITAG UN TROLLEY CHE SI SGONFIA FINO A DIVENTARE PICCOLO COME UNA BOTTIGLIA
10 ANIMALI A RISCHIO DI ESTINZIONE PRENDONO IL POSTO DEL COCCODRILLO LACOSTE Da un’idea dello stilista portoghese Felipe Oliveira Baptista, a supporto dell’organizzazione Save Our Species, nasce un’iniziativa che entra nella storia: 1775 polo bianche della Lacoste, per la prima volta avranno un marchio diverso dal famigerato coccodrillo. L’azienda creata dal tennista francese Renè Lacoste si schiera in difesa degli animali in via di estinzione a scopo di beneficenza: 10 animali a rischio sostituiranno il coccodrillo sulle classiche polo. Il numero delle polo di questa limited edition non è affatto casuale. Sommando tutti gli individui esistenti di queste 10 specie si arriva a 1775. Ci sono 67 rinoceronti di Giava e 30 Vaquita (conosciuta anche come focena del Golfo di California), 350 tigri di Sumatra e 40 tartarughe d’acqua dolce della Birmania. Tutti gli animali rappresentati sulle polo sono verdi come il classico coccodrillo e tutte le magliette sono completamente bianche come le originali usate dal tennista francese negli anni ’30.
FILO DJ Filippo Di Paolantonio classe 1996 Dj e Produttore,
trova la sua passione per la musica fin da piccolo; infatti già da allora mostra un orecchio musicale molto fine ed inizia a prendere confidenza con le prime note musicali . Nel 2009 all’ età di 13 anni arriva la sua prima consolle con cui inizia ad esercitarsi ed imparare come autodidatta, inizia a suonare in feste private e con amici. Nel corso degli anni le esperienze lo portano ad una crescita musicale con l’ obiettivo di far divertire semplicemente con la buona musica. Intorno ai 17 anni inizia la sua carriera nel “mondo della notte” e quindi a lavorare nei locali della costa affiancato da dj di spessore e di esperienza. Oggi cavalca la scena musicale come dj resident nei migliori locali della costa abruzzese e marchigiana come il Manakara Beach Club, One Hundred, laTerrazza, PinUp, Heaven, The Place…. e in tantissime serate in locali occasionali.
Filippo Di Paolantonio
DJ
THE REAL SOUND OF ABRUZZO
a cura di christian felix
Sembra inevitabile. La proposta musicale italiana ormai, o almeno quella che ci giunge ai timpani tramite radio e tv, è per la gran parte un esercito di soldatini uguali che spingono un motivetto semplice nel nostro cervello per un periodo ciclico ben stabilito. Una condizione che ci ha resi poveri di ricerca e di criterio e che ci spinge a credere che non ci sia nessun vero artista all’altezza di una taratura internazionale. Mai pensiero potrebbe essere più sbagliato. Questa rubrica nasce con l’intento di portarvi nel vasto mondo degli artisti abruzzesi, gente che ha preso il proprio cuore e l’ha trasformato in musica prima che soldi, progetti musicali moderni pronti a scavalcare i pre-concetti e gli standard ai quali, per forza di cose, ci hanno abituati. Grazie a Roll Up Mag vi guiderà nella terra dei “forti e gentili” per scoprire che, di menti geniali e musicisti pazzeschi siamo ben forniti.
SHIJO-X
Il tempo si ferma e improvvisamente vi sembra di intraprendere un viaggio che vi proietta verso altri mondi. E’ questo quello che capita quando ci si imbatte negli Shijo-x, una band capace di sperimentare e nello stesso tempo preservare una rara e raffinata atmosfera elegante. Band formata nel 2009 da Laura Sinigaglia e Davide Verticelli, inizialmente come duo, fa il suo esordio con il disco “One Minute Before” dimostrando di avere già quel peculiare stampo capace di variare tra jazz, elettronica ed innovazione che la caratterizzerà nei lavori a venire. Nel 2011 si aggiungono al gruppo Federico Adriani alla batteria e Federico Fazia al basso, con loro la band pubblica il primo lavoro ufficiale tramite Bombanella Dischi “ ...If a Night” . Un album ricco di variazioni ma al contempo con una sua identitα ben precisa : sin da brani come “ Bologna by Night “ si percepisce che ci troviamo davanti a situazioni notturne, descritte brillantemente in tutte le loro sfumature. Ci accorgiamo del cambiamento di stati d’animo passando tra le varie e ritmate “ Uptown Bike “ , “ In ( the ) Moscow “ e “ Running “ , per poi lasciarsi cullare da una seconda parte dell’album molto più soft, ad accompagnare sempre di più la fine della notte. La grande accoglienza ricevuta per il secondo disco permette agli Shijo di aprire i concerti di Kaiser Chiefs e Paolo Nutini ( giusto due piccoli nomi ) e di partecipare a festival come il Liverpool Soundcity. Nel 2015 arriva al basso Andrea Crescenzi. Dopo una prima fase di live , nel 2017 esce il loro terzo ed ultimo album : “ Odd Times “. Quest’ultimo evidenzia un ulteriore salto di qualità, lo si nota dalla grande bravura da parte di tutti i componenti non solo nel ricercare il suono, ma anche nel modo in cui ognuno tocca il suo strumento. Davide Verticelli al synth è incredibilmente a suo agio nel combinare pianoforti classici ad effetti e motivi “marziani”, che si sposano a meraviglia con le particolari e scervellanti percussioni di Federico Adriani . Il basso, sia con Federico Fazia prima che con Andrea Crescenzi dopo, è sempre al posto giusto : classicheggiante e leggero nei soft mood , danzante e risonante nei brani più psichedelici. Per finire, non si può evitare di rimanere incantati dalla voce di Laura Sinigaglia, la sua è una vera e propria maestria vocale e creativa . Ad un primo impatto di stampo soul, in realtà lei è in grado di portare il suo canto su più livelli, abbracciando a meraviglia le basi strumentali grazie ad un ottimo inglese e una gran flessibilità vocale. Con “ Odd Times “ il gruppo riparte in tour toccando varie mete in europa, partecipando al Primavera Sound e concludendo con una serie di concerti tra Brasile ed Argentina. Qualunque sia il vostro stato d’animo gli Shijo-x hanno l’atmosfera adatta a voi, che vogliate ballare, riflettere, compiangervi o semplicemente mandare il vostro cervello in trip. Le mie top #3 tracks : • In ( the ) Moscow • Zero • Spiral
CLOWNS FROM OTHER SPACE Cinque ragazzi, cinque stili differenti che si fondono in uno stupendo progetto Alternative Rock. Sono costretto a dire “ Alternative” perchè in realtà i Clowns From Other Space, band nata nel 2015, sono capaci di inglobare nel loro sound una moltitudine di generi Rock. Nello stesso anno della loro ufficiale formazione i cinque teramani pubblicano il loro primo ed unico album : “Zeng”. La struttura dei brani contenuti nel disco è stata composta in maniera tanto ordinata quanto distorta, caratteristica che permette all’ascoltatore di non stufarsi mai e i suoni scelti dai musicisti sono un’oscura delizia. Già dall’inizio, con “Shifted”, si percepisce il sapore di Brit Rock e l’energia che i ragazzi sono in grado di dare, ma non fatevi ingannare dal primo pensiero che vi viene in mente ascoltando la voce di Cesare Di Flaviano. Potrebbe ricordarvi immediatamente Thom Yorke ( Radiohead ), in realtà nei brani successivi dimostra di avere un’identità vocale non solo originale, ma già ben delineata; in pratica non potrete più togliervela dalla testa. Passando per “Eze’s Story” e “Wall of Tsu” si comincia a capire il significato più profondo dell’album che, come detto anche dagli stessi autori, è una chiave che apre più porte. Si gioca infatti tra attimi di psichedelica rabbia e malinconiche melodie senza mai uscire fuori tema. In “Walled World” sembra quasi tornare a splendere il sole, potremmo considerarla la ballata della band, senza dubbio è un brano che a dispetto degli altri evoca una sensazione quasi di conforto, grazie al ciclico e raffinato ritornello. Dopo la bellissima e cullante “In the presence of the Lady Truth”, caratterizzata da un duetto tra chitarre e voce , inizia ad esplodere anche la capacità dei singoli musicisti. Attraverso i brani “Verve”, “How to become a fool” e “Postmodernism and Corns” ( tra loro molto diverse ) la cattiveria di esecuzione del batterista Lorenzo di Carlantonio vi fa venire voglia di spaccare qualcosa e le chitarre di Federico Camillini e Stefano Castellano si intrecciano al bacio, tirando fuori un suono a dir poco inebriante. Matteo Sulpizi, al basso, accompagna con ordine e sfodera rintocchi oscuri permettendo all’album di trovare la sua completezza in una miscela di stili. L’opera si conclude con “Scenes”, una traccia ben completa che riepiloga nel migliore dei modi l’essenza dei Clowns : inizio con una dolce e sporca chitarra, l’arrivo della voce ad accompagnare il buio e poi cambio improvviso, con una seconda parte del brano dove si intercambiano tempi in diverse occasioni e si progredisce di intensità, fino ad arrivare al rush finale. Zeng è un album che scuote dentro, proprio perchè offre la possibilità di essere interpretato a gusto dell’ascoltatore. Che siano Garage, Grunge, Post-Rock o New Wave i Clowns From Other Space hanno un’impronta che appartiene di diritto al giro della musica esteso fuori dai nostri confini. Attendiamo con ansia il secondo album. Le mie top #3 : • Eze’s Story • Postmodernism and Corns • Scenes
ALAN BELCHER
E LA SUA ARTE FORMATO JPEG
Prendete un oggetto di uso comune, uno di quegli oggetti così comuni e banali da essere diventati rappresentativi di un’epoca, di uno stile di vita, di un certo tipo di quotidianità. Prendete un oggetto che abbia questa caratteristica e esponetelo, modificato o meno, davanti a una collettività. Ecco, se siete bravi, avrete creato un’opera d’arte contemporanea. Lo ha fatto Duchamps con un orinatoio e una ruota di biciletta. Lo ha fatto Kounellis con dodici cavalli vivi. E lo ha fatto Warhol con la minestra in scatola. Per dirne solo alcuni. E adesso lo ha fatto anche Alna Belcher, con l’icona dei file jpeg riprodotta tridimensionalmente in ceramica suscitando un effetto davvero simpatico. Queste rappresentazioni si inseriscono all’interno del ciclo “jpg” e sono state esposte durante in una mostra intitolata, manco a farlo apposta, “Preview”. Si tratta di un’operazione tipica dell’arte contemporanea, in cui gli oggetti con cui abbiamo a che fare nella nostra quotidianità vengono esposti allo scopo di creare sensazioni stranianti e farli assurgere a simbolo di un pensiero che li trascende. Chissà che sensazione scaturirebbe trovandosi al cospetto di un centinaio di icone in ceramica affisse su un muro come fossero mattoni pronti a crollarti addosso da un momento all’altro.
Mattia Albanii
STORIA DI UNA PUNTEGGIATURA E DI HILDEBRAND E COWELL CHE GLI DIEDERO UNA VITA E se la punteggiatura avesse una sua personalità ben definita? Voglio dire, immaginate se i puntini di sospensione fossero degli inconcludenti procrastinatori; o se i punti fossero così pigri da fermarsi sempre e non ripartire mai, se solo potessero. Provate a pensare un punto esclamativo così esuberante da enfatizzare ogni contesto in cui si trova… Riuscite a immaginarlo? Be’, la designer britannica Caz Hildebrand ci è riuscita e, insieme Philip Cowell, di professione copywriter, ha deciso di realizzare un libro illustrato tutto dedicato alla punteggiatura. Il libro di chiama “This is Me, Full Stop.” e ha come protagonisti dodici segni di interpunzione, apparentemente comuni e banali, ma ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità. Ognuno con una sua personalità, scaturita sia dal loro aspetto grafico che dalla loro connotazione grammaticale. “This is Me, Full Stop.” è un libro gustosissimo da leggere e bello da guardare, pensato inizialmente per i bambini, ma che man mano è arrivato a raggiungere tutte le fasce di età.
CURARE LA DIPENDENZA DA SMARTPHONE CON LO SMARTPHONE Siamo così innamorati dei nostri smartphone che, senza neanche accorgercene dedichiamo più carezze e attenzioni a loro che non a chi vogliamo bene. Gli swipe, i pizzichi, i tocchetti continui che diamo sulla superficie dello schermo fanno ormai parte della nostra quotidianità, sono gesti che diventati ormai automatici, che compiano anche inconsapevolmente – ci svegliamo la mattina e tocchiamo lo smartphone, siamo in coda e tocchiamo lo smartphone, mangiamo e tocchiamo lo smartphone. Diventa una vera e propria dipendenza. E proprio per trovare un rimedio a questa dipendenza, il designer austriaco Klemens Schillinger ha inventato un finto telefono, un pezzo di plastica dello stesso peso e forma di uno smartphone, dotato nella sua parte frontale di rotelle in finto marmo su cui possono scorrere le dita per simulare gli stessi gesti che solitamente compiamo sullo schermo. Secondo Schillinger questo finto telefono potrebbe aiutare tutti coloro che soffrono di dipendenza da smartphone, proprio grazie a questi gesti simulati – che avrebbero un effetto calmante e rilassante, contrastando i sintomi di astinenza fisica.
Mattia Albanii
VERO,
ANTAGONISTA DI FACEBOOK?
Vero si trova in cima alla classifica delle app più scaricate: a differenza di Facebook non considera gli utenti come target per la pubblicità
Vero è l’applicazione che sta spopolando in queste settimane (nonostante sia stata lanciata già dal 2015) ed è una delle più scaricate del momento. Si contrappone a tutti i social, in particolare a #facebook. A differenza del social per eccellenza di Mark Zuckerberg, #vero offre una piattaforma senza pubblicità e news feed. Il suo motto è “meno social media, più vita sociale”. L’applicazione è disponibile sia per iOS sia per Android.
Come funziona Vero
Da quanto è riportato sul sito ufficiale, l’app Vero non ha bisogno di pubblicità poiché i suoi abbonamenti sono sufficienti per offrire un’esperienza social migliore senza trasformare gli utenti in target per la pubblicità. Per il momento ci si iscrive gratuitamente, poi diventerà a pagamento, ma non si sa ancora quanto costerà. Funziona un po’ come gli altri social: si possono condividere video e foto, acquistare prodotti e utilizzare gli hashtag. Su Vero i post prendono il nome di “pubblicazioni” e vi è una nuova suddivisione degli amici: stretti, amici, conoscenti e follower. Le Storie non ci sono, ma ciò è in linea con l’obiettivo dell’applicazione. Si differenzia da Facebook e #Instagram poiché su Vero le pubblicazioni vengono mostrate in ordine cronologico.
“concept molto più futuristico”
ROLLUP SBARCA SUL WEB:
NASCE ROLLUPMAG.IT
Adesso i tempi sono maturi e RollUp è finalmente sbarcato sul web Un freepress come RollUp, indirizzato a un pubblico giovane e al passo con i tempi, che ha fatto del suo linguaggio innovativo il proprio cavallo di battaglia, non può restare per molto tempo imbrigliato nei vincoli della pagina stampata (per quanto di ottima qualità). Dopo un po’ inizia a sentire la necessità di correre libero – o quanto meno di sgranchirsi un po’ le gambe, se vogliamo. RollUp è da sempre un format che vuole sentirsi parte del mondo – partecipe delle sue rivoluzioni e dei suoi cambiamenti. Per questo non può rimanere indifferente a tutto questo scombussolamento (certamente positivo per la più parte) che internet sta portando nelle nostre vite. Adesso i tempi sono maturi e RollUp è finalmente sbarcato sul web (www.rollupmag.it). Per aumentare la portata del suo messaggio, offrire a tutti i suoi lettori (ai nostri lettori) una fruizione dei contenuti molto più ravvicinata e permettere a tutte le realtà che credono in RollUp e si affidano alle sue pagine di farsi conoscere da un pubblico sempre più vasto. RollUp e Rollupmag.it: due canali di comunicazione diversi, ma con la stessa passione e lo stesso spirito. Quanto sentite la mancanza di RollUp, non disperate: ricordate che potete anche qui: www.rollupmag.it. Stay connected!
GOLDEN MILK
LA SUPER BEVANDA INDIANA
Le varianti oramai sono tantissime, anche in Italia. Del resto si sa, quando foodblogger, attori e nutrizionisti di tutto il mondo testimoniano le proprietà, a quanto pare, quasi miracolose di una bevanda, non c’è distanza che tenga e improvvisamente ciò che un tempo veniva sorseggiato solo tra le montagne dell’Himalaya o nei monasteri buddisti, entra a far parte della nostra tavola. Il nome “Golden milk” deriva dal suo caldo colore, un giallo ricco, profondamente profumato, dato dalla curcuma, spezia anche conosciuta come zafferano indiano che nell’antica ricetta dell‘haldi doodh ( questo il suo nome in India ) prevede di essere miscelata al latte con pepe nero e a piacere un po’ di ghee ( burro indiano chiarificato ). L’ingrediente principale è così la curcuma, che grazie alla sua curcumina ha proprietà benefiche scientificamente provate: antiinfiammatorie e antiossidanti . Infiammazioni intestinali, dolori reumatici, raffreddore, colesterolo alto, problemi di memoria…. Sono veramente numerose le patologie che questa bevanda promette di arginare. Tant’è che, ad esempio, viene assunta giornalmente dai maestri di yoga, in quanto una delle sue proprietà è anche quella di migliorare l’elasticità delle articolazioni.
CUCARÌ • RISTOGOURMET•E
Cucarì, perché cucarì? “Nasce da un termine dialettale lu cucarill” cioè piccolo cuoco. Considerando che in ognuno di noi c’è un piccolo bimbo, da Cucarì è proprio questo fanciullino che si diverte in cucina e con passione prepara le sue pietanze, provando a trasmettere questa sua passione e cercando di soddisfare chiunque viene accolto nella sua casa. “Casa è il posto in cui si trova il cuore”, quindi da Cucarì è custodito il cuore di questo cuocherello un po’ pazzerello.
Via Marsala n 3 • ROSETO DEGLI ABRUZZI info: 085 219 5564 • facebook | Cucarì
DIESEL LANCIA IL LEGAL FAKE DEISEL
MENTRE IMPAZZA LA MODA INTORNO AI LOGHI, DIESEL LANCIA UNA CAMPAGNA AUDACE DESTINATA A FAR PARLARE DI SÉ. ANZI, NON UNA CAMPAGNA, MA UN VERO E PROPRIO BRAND: DEISEL.
Qualche giorno fa, il quartiere di Canal Street a New York, lontano dai grandi centri dello shopping e famoso per i suoi negozi che vendono prodotti taroccati, ha visto apparire una nuova insegna: quella di DEISEL. All’apparenza un brand fake come tanti, ma nella realtà i pezzi in vendita erano tutti originali, solo con un logo leggermente diverso. Nonostante l’allestimento e le tecniche di vendita assolutamente coerenti con quelle dei migliori negozi tarocchi, i clienti che hanno deciso di acquistare comunque i capi non solo ora hanno in mano dei pezzi molto rari (a 20 dollari), ma hanno dimostrato al mondo di non seguire la massa e di avere un proprio stile personale. DIESEL gioca ancora una volta coi suoi fan, sfidando la logomania imperante, e mostrandoci che dopo tutto lo stile è dentro di noi.
NON CHIAMATELI “VECCHI”:
UN’AGENZIA DI MODELLI CHE ACCETTA SOLO I PIÙ ANZIANI
La moda, di recente, ha fatto passi in avanti per quanto riguarda la diversità, consentendo l’ingresso nel suo regno dorato a modelle curvy o dalle caratteristiche estetiche molto particolari. Il prossimo passo? Sdoganare lo stereotipo dell’età. Perché se è vero che i modelli che calcano le passerelle sono davvero giovanissimi, c’è tutta un’altra fetta del settore di over 45 che non solo non ha paura di invecchiare ma lo fa con la consapevolezza di aver acquisito un nuovo fascino. Con questo concetto nella testa, il fotografo russo Igor Gavar ha dato vita, inizialmente, ad un blog per catturare lo stile dei pensionati, che si è trasformato in un’agenzia vera e propria di modelli anziani, chiamata Oldushka. Il più giovane tra i modelli ha 45 anni ed è stato preso solo perché ne dimostra di più, dice Gavar. L’età nel resto del gruppo è decisamente più alta, per arrivare a 85 anni in alcuni casi. In Russia l’agenzia sta lavorando molto e il gruppo di affascinanti anziani appare in cataloghi e campagne pubblicitarie.
MISSGUIDED
INTRODUCE I MANICHINI CON LE MACCHIE SUL CORPO
SINGLE LINE TATTOO
i tatuaggi creati con una sola linea continua
A sostegno della campagna #makeyourmark
Il marchio britannico Missguided ha introdotto nelle sue vetrine e negli store manichini che hanno particolarità sul corpo. L’iniziativa è il frutto della campagna #makeyourmark, che sostiene la diversità del corpo femminile. I manichini, infatti, presentano differenti etnie, lentiggini sul viso, macchie sulla pelle e smagliature. Il brand ha dichiarato poi “Siamo in missione per ispirare le donne attraverso il mondo, per farle amare il loro corpo così com’è, di amare le loro imperfezione. Perché la perfezione, non esiste.”
Prima c’era solo Mo Ganji, aka il tattoo artist berlinese più chiacchierato del web famoso per aver lanciato la moda dei cosiddetti singleline tattoos. Ora a realizzare i tatuaggi con un unico tratto sottile senza interruzioni di sorta sono sempre più maghi dell’inchiostro: il trend dei tatuaggi a linea continua sembra non conoscere battute d’arresto. Soprattutto su Instagram dove, letteralmente, spopolano e sono diventati un’alternativa cool ai classici micro tatuaggi. Piccoli anche loro, minimal grazie al tratto iper sottile ma decisamente più originali rispetto a quelli ai quali siamo abituati, i singleline tattoos sono decisamente tra i nostri preferiti…
LA MODA NEL 2018 SARÀ ATHLEISURE
TRADOTTO: È GLAM USCIRE IN TUTA O CON CAPI ELASTICIZZATI E IN LYCRA.
Fondere capi di activewear con l’abbigliamento quotidiano, persino elegante, è la chiave stilistica del nostro tempo. Pioniere assolute dell’abbigliamento «born-to-be-free» sono state le dive del fitness anni Ottanta, come Jane Fonda, Barbara Bouchet e l’icona del grande schermo Jennifer Beals in Flashdance. Loro indossavano con nonchalance body e pantaloni attillati, scaldamuscoli e accessori, anche nei colori più fluo. Da qualche anno a questa parte, invece, il look athleisure (aka i capi active in tessuti tecnici adatti anche per lo sport) ha fatto breccia nel cuore delle donne iper glam. Non per andare a una sessione di yoga o pilates o per scolpire il corpo in palestra, bensì in situazioni più up-to-date come un giro per shopping con le amiche, un aperitivo o anche un date molto rilassato. E se state pensando che questo abbigliamento sia un escamotage per le più pigre di essere alla moda vi sbagliate di grosso: per sfoggiare questi capi bisogna avere addominali a prova di modella e un corpo tonico.
GLENMORANGIE BIKE
LA PRIMA BICI FATTA CON IL LEGNO DELLE BOTTI DI WHISKY Glenmorangie Bike è la prima bicicletta al mondo fabbricata con il legno delle pregiate botti di whisky che invecchiano l’omonimo single malt scozzese. Dieci anni ci vogliono infatti per far maturare questo grande whisky nelle botti più pregiate. Per dieci lenti, anni il single malt di “Glenmorangie, The Original” viene ospitato nei legni di rovere americano di prima qualità, che gli regalano il suo inconfondibile sapore morbido e rotondo. Le botti vengono utilizzate due sole volte e, dopo questo pregiato servizio, vengono smantellate.Ma la pluripremiata Highland Distillery ha deciso di dare una nuova vita a queste doghe realizzando (a mano, ovviamente) le prime biciclette al mondo realizzate con botti di whisky. In onore del legno che dà vita a The Original, Glenmorangie, la distilleria scozzese ha stretto un collaborazione con il celebre brand di biciclette Renovo, con l’obiettivo di creare questa edizione limitata di biciclette nate dalle botti del whisky. Quando il legno di rovere delle botti ha compiuto il suo dovere, le doghe vengono inviate alle officine Renovo in Oregon, negli Stati Uniti, per essere trasformato nelle Glenmorangie Bike. Il telaio di ogni singola bicicletta Glenmorangie è realizzato con 15 archi di doga e riflette la curvatura delle botti.
OPOD TUBE HOUSE
LA TINY HOUSE CON TUBI DI CEMENTO RICICLATI Ideata dallo studio James Law Cybertecture, Opod Tube House è una delle idee abitative più insolite al mondo. Ecco le sue caratteristiche Progettata come casa conveniente per i giovani che lottano contro i costi esorbitanti degli affitti nelle principali città del mondo, Opod Tube House, ideata dallo studio James Law Cybertecture, è una minuscola casa tubolare nata dal riciclo di tubi in cemento provenienti da impianti idrici e fognari. Simile al Tubo Hotel del Messico, la simpatica microabitazione può ospitare 1 massimo 2 persone ed è dotata di interni accoglienti, dotati di tutti i servizi standard. Un soggiorno con panca che si trasforma, all’occorrenza, in letto, mini-frigo, piccolo bagno con doccia e servizi igienici, scaffalature e spazio di archiviazione per vestiti e oggetti personali. Nonostante il peso davvero consistente, le Opod Tube Houses sono facili da installare e possono essere impilate, una sopra l’altra, con semplici scale metalliche per l’accesso. Le tiny houses, dal costo singolo di circa 15.000 dollari, potrebbero essere collocate in qualsiasi spazio inutilizzato cittadino, ad esempio sotto i ponti, nei vicoli più stretti, nella lingua di terreno stretta tra due edifici in cui, il poco spazio disponibile, renderebbe difficile la costruzione di un edificio normale, offrendo una soluzione provvisoria alla carenza di alloggi e ai costi esorbitanti degli affitti cui i cittadini di Hong Kong devono fare i conti…problemi, questi, che hanno dato origine alle famigerate “coffin cubicles”. Per ora il progetto è in fase di prototipo e si spera che, in breve tempo, possa traumutarsi in realtà.