R&B Magazine Novembre 2017

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Runners & Bikers Magazine

NUMERO 11. NOVEMBRE 2017. DISTRIBUZIONE GRATUITA.

CORRETTO RITMO DEL MOVIMENTO 5 REGOLE CONTRO GLI INFORTUNI MALTODESTRINE GUAI IN VISTA

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ALZARSI

DI MASSIMO FISCHETTI


EDITORIALE

"La più grande scoperta della mia generazione è che gli esseri umani possono cambiare la loro vita cambiando il loro atteggiamento mentale" RAY CROK IN THE FOUNDER

La paternità di questo proverbio sembra essere attribuita ad un antico saggio della terra del Sol Levante, ed io cerco tutti i giorni di metterlo in pratica. E’ un po il sinonimo dell’altro modo di dire, “Never give up” (non mollare mai) tanto usato nel mondo sportivo, ma con un fascino per me, più denso di significati.

Poi però, è li che la nostra mente ed il nostro cuore non devono mollare, no, neanche dopo l’ennesima caduta, dobbiamo trovare la forza di alzarci e riprendere da dove abbiamo lasciato. Anche da zero se serve. Perchè se davvero proviamo passione ed amore per quello che facciamo non saranno delle soste forzate a smorzarne l’intensità.

Quante volte ci si è trovati a dover affrontare momenti difficili nella vita, vuoi legati alla salute, vuoi legati a problemi che sembrano essere invalicabili o anche infortuni, per noi che amiamo seguire le nostre passioni.

Nella mia “carriera sportiva”, passatemi l’eufemismo, ho conosciuto una infinità di momenti di stop causati da infortuni di ogni tipo. Avrei potuto mandare tutto all’aria se avessi voluto, dopo l’ennesima volta ne avrei avuto ben donde.

Si, noi sportivi sappiamo benissimo cosa significhi doversi fermare a causa di un infortunio e meglio ancora conosciamo la frustrazione che si prova quando lo sfortunato evento si ripete in modo persecutorio. Ma la natura resiliente che alberga dentro di noi, quella si, è quella che va aiutata a venire fuori che deve aiutarci a risogere tutte le volte, come l’Araba Fenice. Non serve essere e comportarsi da nuovi Rambo o Rocky (ricordate? … Non fa male! Non fa male!) non mollando mai a costo di spezzarsi. No, la nostra natura dovrebbe essere accondiscendente nei confronti di quello che ci capita, comprendendo ed accettando per tempo il momento in cui ci si deve fermare per poter ripartire poi più forti di prima.

Il solo pensiero di ricominciare a costruire tutto daccapo, partendo da zero anche dopo mesi di stop, avrebbe dovuto terrorizzarmi se non addirittura darmi la mazzata finale, e invece no, nonostante i cinquant’anni superati da un po’ sento (e dobbiamo tutti sentire) che c’è ancora tanto da fare, tanto che possiamo fare e dare per decidere di mollare quando la sfortuna si accanisce e ci perseguita. Pertanto, amici che avete avuto la pazienza di leggermi, non perdete mai la speranza, nè la voglia e tanto meno l’amore per quello che fate. Esiste solo una cosa a cui non c’è rimedio ma per tutto il resto…


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RITMO DEL CORRETTO

MOVIMENTO DI MARCO LOMBARDI

La recente assegnazione del Premio Nobel per la medicina 2017 sulla scoperta dei meccanismi genetici che regolano i ritmi circadiani, ha portato l’attenzione sull’importanza di cercare di seguire la fisiologia del nostro organismo. Ma cosa si intende per ritmi circadiani? I ritmi circadiani sono variazioni cicliche (ed in particolare giornaliere) delle attività biologiche e delle funzioni corporee quali la pressione arteriosa, la temperatura, la frequenza cardiaca e la secrezione ormonale. In pratica, questi parametri risentono del comando di un cosiddetto “orologio biologico interno” paragonabile ad un direttore d’orchestra e che corrisponde ad una specifica struttura del cervello che è l’ipotalamo. Quest’ultimo risponde a dei segnali interni ma in larga parte a degli stimoli esterni, primo fra tutti l’alternanza luce/buio che si verifica in una giornata. Ciò determina quello che viene definito “ritmo sonno/veglia” secondo il quale un soggetto subisce delle modifiche ormonali a seconda che si trovi in una condizione di luminosità oppure no. Alterazioni di questo ritmo, si verificano tipicamente in occasione ad esempio di viaggi intercontinentali con differenze importanti di fuso orario, i quali determinano una desincronizzazione del nostro orologio biologico che ha bisogno di un tempo più o meno lungo di adattamento alle nuovi condizioni. Per facilitare questo compito, può venirci in aiuto la melatonina, ormone prodotto da una ghiandola situata posteriormente all’ipotalamo chiamata ghiandola pineale, o epifisi.

La melatonina oltre a facilitare il sonno, ha proprio un’azione di supporto alla risincronizzazione e di conseguenza favorisce un accorciamento dei tempi di adattamento organico. I vincitori del Premio Nobel di quest’anno, gli scienziati statunitensi Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young sono andati oltre questi processi, cercando di capire a livello molecolare come l’orologio biologico interno possa regolarsi con quello dell’ambiente. I loro studi si sono concentrati sui moscerini della frutta in quanto questi ritmi interessano tutti gli essere viventi, dalle piante agli animali. Il risultato dei loro esperimenti è stato che esiste un complesso intreccio di geni all’interno del Dna che producono una serie di proteine (tra cui la proteina PER che viene prodotta durante le ore di luce e degradata durante la notte) che interagiscono tra loro e mandano segnali al direttore d’orchestra centrale. Come accennato all’inizio, assecondare i naturali ritmi circadiani significa rispettare i processi biochimici e fisiologici del nostro corpo e questo lo si può ottenere praticando corretti stili di vita in termini di alimentazione, attività fisica e gestione dello stress. Da ciò ne consegue che dovremmo cercare di svolgere le nostre attività quotidiane sulla base dei ritmi circadiani, evitando comportamenti quali quello di utilizzare o fissare schermi di cellulari, tv o tablet fino a tardi la sera per cercare di contrastare l’insorgenza di disturbi del sonno, molto frequenti nella società odierna. Si è detto anche della gestione dello stress, altra componente che interessa tutti quanti in maniera più o meno importante. La condizione di


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stress acuto è necessaria per fronteggiare situazioni immediate ma al giorno d’oggi con la vita frenetica a cui siamo sottoposti, viviamo nella maggior parte dei casi con una condizione di stress cronico connesso ad un innalzamento nel sangue di un ormone chiamato cortisolo. Questo ormone, quando si mantiene elevato in maniera protratta nel tempo, può essere in grado di alterare i ritmi circadiani fisiologici, oltre a determinare altri effetti deleteri come a livello di composizione corporea, determinando un aumento di massa grassa e una perdita di massa muscolare. Esistono diverse possibili strategie anti-stress, prendendo in considerazione anche l’aspetto del “timing”, cioè in che momento della giornata compiamo le nostre attività. Recenti studi stanno infatti sempre più mostrando quanto sia importante il giusto timing dell’alimentazione e dello sport per poterne sfruttare al massimo i loro benefici, calibrando e programmando la composizione dei pasti e le sessioni di allenamento. Non è un aspetto secondario, ma bensì determinati accorgimenti possono condizionare la performance atletica e per uno sportivo è importante conoscerli. Per quanto riguarda lo sport, test di laboratorio hanno infatti rilevato che:

1. Il tempo di reazione a stimoli visivi o uditivi presenta un picco nel tardo pomeriggio in corrispondenza dei massimi valori di temperatura corporea. Una spiegazione può essere trovata nel fatto che per ogni grado centigrado (°C) di aumento della temperatura la velocità di conduzione nervosa aumenta di 2,4 m/s. 2. Il massimo livello delle capacità cognitive, nonché la precisione del gesto, si registra al mattino. Ciò condiziona favorevolmente gli sport in cui è importante la destrezza e gli sport ad elevata componente tecnico-tattica. 3. La forza esplosiva e quella massimale presentano il livello più alto nel periodo compreso tra le 16 e le 18, così come la mobilità articolare. 4. Le capacità metaboliche risultano più elevate nel tardo pomeriggio quando si notano i valori massimali di consumo di ossigeno, di ventilazione polmonare e di gittata cardiaca. In questa fase della giornata risulta più elevata la resistenza di uno sportivo ad un lavoro costante ad alta intensità. Da tutte queste considerazioni, emerge ancora una volta quanto con le nostre scelte quotidiane possiamo incidere sulla nostra salute e benessere…all’unisono con il nostro direttore d’orchestra!



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REGOLE

CONTRO GLI INFORTUNI

DI FRANCESCA ANDINA


Quando abbiamo una pausa: scarpette e senso di libertà nel cuore falcata dopo falcata. Correre per molti è una passione ed in quanto tale spesso non è controllabile. Chi fa’ sport che implichino sforzi prolungati nel tempo, incappa infatti nel fenomeno Runner’s hight: sensazione di euforia indotta dall’esercizio. Le endorfine, neurotrasmettitori promotori di questo fenomeno in linguaggio pop detti ormoni del benessere, possono portare ad una forma di dipendenza malsana. Tale dipendenza talvolta innesca delle scelte meno ragionate a causa dell’entusiasmo portando gli atleti amatoriali ad allenarsi in una maniera disfunzionale che può portare ad infortuni. Sarebbe utile fare scelte oculate di preparazione atletica che prevengano spiacevoli pause dalla vostra amata passione. Per far sentire in buona compagnia chi si riconosce nel quadro appena descritto, la media annua degli infortuni dei podisti amatoriali che corrono con regolarità e fanno corse di lunga durata si aggira fra il 37 ed il 56%. Diciamo 2,5-12,1 infortuni ogni 1000 ore di corsa. Questi infortuni sono causati nel 50-70% dei casi da usura, soprattutto a carico

delle ginocchia. Dal 30 al 90% comportano la riduzione o l’interruzione definitiva degli allenamenti. Numeri alla mano, come fare per poter correre a lungo e riducendo i rischi d’infortunio o le recidive? Ecco 5 semplici regole che approfondirete qualche riga più in basso: · Documentarsi sullo sport praticato (bravi che state leggendo), · chiedere consiglio a dei professionisti (medico, preparatore fisico, nutrizionista) e non ad un amico praticone, · fare esercizi di preparazione atletica generale (vd. webseries Runner&bikers Italian Sport Live) e di allungamento per il benessere muscolo/articolare (vd. R&B magazine febbraio 2017 con esempi pratici pag.4-5 o al magazine di marzo 2017 pag.14-15), · ricordarsi che prevenire è meglio che curare e costa meno quindi non sopportate fastidi muscolo/articolari ricorrenti ma andate da un professionista in grado di toglierveli, · infine, ogni tanto prendete meno sul serio la vostra passione e fate qualcosa di nuovo mai fatto bello e piacevole (il cervello i muscoli e le articolazioni vi ringrazieranno).


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“ Informazione, consigli professionali, esercizi preparatori, prevenzione, e nuove attività per fisico e mente costituiscono le 5 principali regole contro gli infortuni. ” FRANCESCA Per chi di voi è già incappato in infortuni a carico di muscoli, tendini, ossa o articolazioni è buona norma seguire la riabilitazione consigliata da un ortopedico o da un medico dello sport. In secondo luogo, quando si lede una struttura, la biomeccanica corporea inevitabilmente cambia ed è utile far esercizi preventivi compensativi 10’ un paio di volte a settimana e periodici trattamenti fisioterapici al bisogno. Vi porto due problematiche ricorrenti come esempio: lesioni legamentose a caviglie o ginocchia e protrusioni discali o ernie. Nel primo caso, ovvero di infortuni a livello degli arti inferiori, gli esercizi di prevenzione dovranno prevedere una buona stabilità dei muscoli del complesso dell’anca (gluteo piccolo medio e grande, ileopsoas), del core

(addominali, lombari, pavimento pelvico, dorsali e diaframma) e una buon trofismo specifico che compensi l’instabilità articolare in loco (ginocchio o caviglia che sia). Per entrambi i casi la propriocezione con esercizi su tavolette instabili è consigliata. Così come esercizi con gli elastici per le caviglie ed esercizi di forza per i muscoli quadricipiti ed ischiocrurali (avanti e dietro la coscia) come leg press, leg curl, leg extension oltre che squat. Nel secondo caso, ovvero in presenza di protrusioni discali o ernie, la corsa non è lo sport consigliato, quindi se proprio non potete farne a meno, prima decomprimete le tensioni muscolari nella zona con esercizi di stretching e poi non eccedete né con la durata degli allenamenti né con la frequenza e fate cross training con pedalate o nuotate.

Tutto ciò può essere svolto anche se non si è incappati in infortuni e si vuole prevenire. Per concludere vi racconto una breve storia per facilitarvi la pratica del vostro sport preferito: vi presento Mario amatore appassionato e lungimirante. Mario è un uomo di 36 anni, parrucchiere che inizia a mettere su un po’ di panzetta. La fidanzata glielo fa notare e lui ci riflette su. Vuole iniziare a correre: economico, pratico e fa’ dimagrire (non male no?). Si accorge che è da qualche anno che non effettua controlli medici, conduce una vita poco attiva perché usa sempre l’auto e va solo una volta a settimana va con gli amici a giocare a calcetto da ormai 10 anni.



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Decide di andare dal suo medico per capire se può correre o se deve far prima degli accertamenti. Una volta fatti compra le scarpe chiedendo ad un rivenditore famoso per bravura nella sua città e inizia a correre.

obiettivi chiari, gare adatte a lui non troppo lunghe e vitalità serale al ritorno a casa dal lavoro. Ma soprattutto niente più mal di schiena grazie al preparatore ed al fisioterapista di fiducia dell’associazione podistica.

Si stanca e demotiva perché fa fatica ma incontra persone che lo risollevano, i suoi futuri compagni di allenamento. Inizia a gareggiare ma subentrano il mal di schiena ed un fastidioso dolorino sopra al ginocchio. Inoltre non capisce perché a lavorare faccia più fatica del solito, seppur non sia cambiato il monte ore di lavoro arriva a casa stanco morto. Che sia l’introduzione dell’allenamento nella sua quotidianità? Forse si perché la panzetta se ne è andata ma sono arrivati la stanchezza ed il mal di schiena. Si iscrive ad un associazione sportiva podistica e inizia a documentarsi sull’allenamento e ad usare una scheda dell’allenatore dell’associazione. Finalmente

Mario ha migliorato il suo personale sulla sua distanza grazie: all’introduzione del riscaldamento ad inizio allenamento, ad una velocità di corsa appropriata alla sua Frequenza Cardiaca, così come l’introduzione di allenamenti specifici per migliorare la potenza di corsa ed i tempi di recupero cardiaco e muscolare. Mario può essere dentro ogni amatore che deve filtrare le numerose informazioni da cui è bombardato dal momento in cui inizia a frequentare l’ambiente corsa. Prova a non farti prendere troppo dall’istinto e investi qualche ora a leggere e a chiedere a chi ti può far vivere le tue emozioni con consapevolezza. E soprattutto Buon divertimento.


RUNNING RUNNING SCHOOL SCHOOL START & GOO Corso di Running per Amatori Condotto dal Coach Maurizio Seneci

DUE TIPOLOGIE DI CORSO

Running School Start Pensato per chi vuole iniziare a correre e inizia conoscere questa disciplina Running School goo Rivolto a chi ha già iniziato e vuole migliorare prestazione e tecnica di corsa Quando Gli allenamenti si terranno tutti i lunedì, da ottobre 2017 a giugno 2018 PRIMA LEZIONE DI PROVA GRATUITA 16 OTTOBRE 2017

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Coach Maurizio Seneci

Pedagogista sportivo, istruttore di Trail Running ed appassionato di Ultra Trail. Allenarsi in Gruppo, guidati da un istruttore preparato, è il modo migliore per tenersi in forma divertendosi e creando un gruppo di amici animati dalla stessa passione. Il corso di Running ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di tecniche di corsa corrette per Allenarsi senza incorrere in infortuni dovuti ad un approccio scorretto.

PER INFORMAZIONI MAURIZIO SENECI 3283353417 MAURIZIO@SENECI.COM


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MAL TODE STRI NE

Una carica di energia ma soltanto quando serve DI DANIELE PELUSO


realtà, le maltodestrine sono dei carboidrati, costituiti da catene di molecole di glucosio, che è il composto organico più diffuso in natura, energia pronto uso. Le macromolecole che si vengono a formare contengono da tre a venti “anelli”, e vengono prodotte a partire dall’ amido di mais, riso o dalla fecola di patate. Sospiro di sollievo, fin qui siamo lontani da strane formule o sostanze chimiche ambigue. Alla fine del processo di produzione di queste catene di zucchero, rimane una polverina che si scioglie facilmente in acqua senza darle sapore, velocemente assimilabile, senza quindi dare pesantezza durante l’attività fisica. La digestione delle maltodestrine, è un processo che ha il solo scopo di staccare gli anelli della catena, liberando le molecole di glucosio, energia pura per il nostro organismo. Questo spiega il motivo per cui le troviamo frequentemente in integratori alimentari, con

Usciamo dall’ufficio, entusiasti di testare la nostra ottima forma con un bel ”lungo”, eppure, durante la corsa, ci viene a mancare l’energia, ci sentiamo stanchi. Nulla di grave, abbiamo semplicemente finito le scorte di glicogeno, il nostro carboidrato di riserva. Il problema è che quando si va ad una buona velocità, i grassi vengono intaccati poco, basti pensare che un maratoneta professionista preleva energia dai grassi solo per un 18-20%. Le proteine, invece, vengono utilizzate, solo per andare avanti quando le scorte di glicogeno scarseggiano, ed allora la nostra unica soluzione rimangono i carboidrati. Il problema nasce quando non si ha tempo per un pranzo completo, ricco di zuccheri composti, o quando il nostro allenamento supera l’ora di impegno intenso. Una possibile soluzione è l’integrazione con maltodestrine. Certo con questo nome, maltodestrina, sembra chissà cosa ci andiamo a prendere. In

“ Con le maltodestrine immettiamo nell’organismo carboidrati allo stato puro ottenuti dalla scomposizione degli amidi dei cereali e dei tuberi. ” DANIELE


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Per prestazioni di lunga durata le maltodestrine evitano considerevoli cali glicemici contribuendo all’idratazione. l’obiettivo di migliorare la performance e recuperare le scorte energetiche in atleti che praticano sport di endurance, come i fondisti, e di resistance come nel caso del sollevamento pesi. Le possiamo trovare confezionate da sole o insieme a proteine, amminoacidi, sali minerali e vitamine. Benissimo, siamo convinti, le maltodestrine possono esserci utili, scriviamo un messaggio al nostro nutrizionista di fiducia che ci indica maltodestrine con DE 16. E cosa sarà mai questa DE! Nulla di preoccupante, il vostro nutrizionista conosce bene la tipologia del vostro allenamento e le metodologie d’integrazione, siete in buone mani, infatti vi ha semplicemente indicato la lunghezza della maltodestrina più adatta al vostro lavoro atletico, usando la Destrosio Equivalenza. Se poi vogliamo fare i difficili, possiamo definire la Destrosio Equivalenza, come la misura della quantità di zuccheri presenti in un carboidrato, in rapporto al glucosio. Per avere un’idea di questa unità di misura, possiamo dire che una soluzione di glucosio, tipo il bibitone che si usa per la curva glicemica, ha una DE di 100, mentre le maltodestrine hanno una DE compresa tra 4 e 20. Maggiore è la DE e più corte sono le catene di glucosio, con una maggiore dolcezza e solubilità. Qui dobbiamo inserire una considerazione fondamentale, maggiore è la Destrosio Equivalenza e minore è il tempo che intercorre da quando la assumiamo a quando compare l’effetto energetico, e questa è una cosa buona, ma l’effetto durerà per poco tempo. Vale l’inverso nel caso di DE bassa, e allora, per capirci meglio, maltodestrine a bassa DE, quindi tra 4 e 18, sono perfette per sport di lunga durata, con rilascio costante di energia per più tempo, mentre per sport di potenza si predilige lo sciroppo di glucosio con DE oltre 25. Con maltodestrine con DE tra 19 e 25 si ha un buon compromesso tra velocità di comparsa dell’energia e la durata dell’effetto. Ora che abbiamo chiaro il funzionamento di questo carboidrato, andiamo ad


approfondirne i tempi di uso. Se prese prima dell’allenamento, o della gara, fanno aumentare le scorte epatiche e muscolari di glicogeno, sempre se non ci siamo riusciti attraverso una corretta alimentazione. Durante l’allenamento, se la nostra performance supera i 60-90 minuti, le maltodestrine ci aiutano ad evitare un forte calo glicemico, e dato che vengono assimilate con acqua, aumentano anche l’idratazione, che è uno dei punti dolenti dell’atleta. Alla fine dello sforzo, di sicuro ci aiutano a ripristinare lo stato delle cose e favorire un recupero rapido. Per dare qualche numero utile, buoni benefici si hanno con soluzioni al 6-10% di maltodestrine, in circa 250 ml di acqua a circa 10°, per ora di allenamento, il tutto senza incorrere in spiacevoli effetti collaterali. Possono aumentare la loro efficacia se

associate con amminoacidi per il ripristino della massa muscolare e fruttosio per aumentare l’ossidazione glucidica, ma sempre se ce ne sia un reale bisogno. Le maltodestrine sono in genere ben tollerate, ma possono causare nausea, diarrea e crampi addominali nel momento in cui se ne faccia un uso smodato o se si ha una specifica intolleranza. Inoltre, le maltodestrine, essendo carboidrati, non sono adatte a chi è in sovrappeso, possono portare ad insulino resistenza, diabete e poi, ovviamente, ad un sovraccarico del fegato. Alcuni studi riportano anche una possibile modifica della flora batterica intestinale, disbiosi, con conseguenze legate alla comparsa di patologie autoimmuni, ma direi che siamo in casi lontani dalla semplice integrazione pre-gara. E' sempre bene ricordare che per la

partita di calcetto settimanale, per il footing o per il nostro giretto in mountain bike, basta acqua e passione. Oltre tutto, come detto sopra, l’assunzione di maltodestrine non ha molto senso se si ha una corretta alimentazione, un buono stato di forma e si va ad affrontare uno sforzo al di sotto dell’ora, ora e mezza! Per i celiaci nessun problema, le maltodestrine provenienti dagli Stati Uniti sono prodotte a partire dal mais, mentre quelle confezionate in Europa vengono sintetizzate dal grano, ma con una lavorazione tale per cui il glutine scompare e comunque, per evitare i rischi di contaminazione, sulle confezioni ci sono sempre indicazioni che ne indicano la provenienza. Ci si vede correndo.


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GUAI

IN VISTA Come poter affrontare un guasto meccanico durante un’uscita e trasformare una brutta avventura in un bagaglio d'esperienza. Nei miei molteplici anni in sella ad una bici, sia da strada che mtb posso dire di essermi imbattuto in guasti meccanici di tutti i tipi, e siccome, come dicono a Napoli “non si nasce imparati”, un po' per esigenza un po' per curiosità, rubando parecchio con gli occhi da bravi meccanici, negli anni ho imparato le molteplici tecniche di riparazione su di una bici. In questo vademecum riporto alcuni tra i possibili guasti che possiamo avere in sella ad una bici dal più comune al più impensabile. Punto di partenza del nostro viaggio odierno, ovviamente, è la “maledetta” ma più comune foratura. Cercherò di fornire qualche indicazione su come intervenire per risolvere il guasto e poter ripartire continuando la nostra pedalata. Foratura Sfido chiunque a dirmi che non sia mai incappato, nel corso di una pedalata più o meno lunga, in una foratura. Punto di partenza è elencare il materiale occorrente per questo sistemare questo tipo d'intoppo e ripartire contenti nel goderci il panorama. Se abbiamo ruote a copertoncini, dovremmo avere sempre con noi una o più camere d'aria visto il minimo ingombro, o un tubolare di scorta, magari legato sotto sella come si faceva una volta. Mentre se abbiamo ruote per tubolari, gli attrezzi necessari invece consistono in una coppia di cavafascioni una pompa tradizionale o a cartucce di aria compressa. Ora arriviamo alla manualità necessaria ad intervenire su questa problematica. Rimuovere un tubolare dal cerchio, se incollato bene, non è complicato, forse un po’ laborioso ma banale. Il vero fattore da tenere in considerazione è l’accortezza da tenere una volta ripreso la pedalata.



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Il fatto è che non avendo un’incollatura efficace, la gomma se sottoposta a grandi sollecitazioni (specie in curva) potrebbe riservare spiacevoli sorprese. Per tale motivo, consiglio sempre, a chi viaggia con i tubolari di portarsi una piccola boccetta di diluente da passare sul cerchio prima di mettere su il nuovo tubolare, per ammorbidire e ravvivare il vecchio mastice sul cerchio per rendere l'incollatura più sicura. Se invece, utilizzate il copertone, non dovreste avere queste problematiche. Una volta sostituita la camera d’aria, scalzando dal cerchio il copertoncino (aiutandoci con i due cavafascioni) avremo la solita garanzia di tenuta sulla strada che avevamo appena partiti da casa. Rottura di un raggio A differenza della foratura, la rottura di un raggio (anche se tale guasto si verifica più raramente) può compromettere radicalmente la nostra uscita. Se mai vi dovesse succedere, cosa fare?

Punto primo: non perdere la calma e non iniziate ad imprecare: il mondo non ce l’ha con voi! Vostra moglie, forse, si! Secondo punto: avendo perso la centratura della ruota, sarà buona abitudine allargare subito l'archetto dei freni utilizzando l'apposita levetta, per far si che il cerchio non freghi nei pattini dei freni stessi. Terzo punto: valutate il danno, siete in grado di ripartire con l’uscita? In ogni caso è consigliabile interrompere la pedalata, farsi venire a prendere ed andare dal meccanico di fiducia? Con un po' di conoscenza meccanica si potrebbe, con un tira-raggio, raddirizzare la ruota al limite del possibile cercando di rimettersi in sella per poter raggiungere il più vicino meccanico. Rottura del cavetto del freno Evento, forse, più raro della rottura del raggio. La perdita di un freno tramite la rottura del cavetto d'acciaio, può rivelarsi molto pericolosa: cautela sempre ed innanzitutto. Il consiglio spassionato che posso fornirvi, laddove non abbiate la possibilità di sostituire freno e cavo,

consiste nel rinunciare a fare gli eroi e di ritornare subito verso casa, il più lentamente possibile portando, anche in questo caso, la nostra bici alle cure del nostro meccanico. Rottura maglia della catena Nella mia esperienza personale, mi è successo pure questo: destino crudele. Tale evento catastrofico mi è capitato qualche volta con le catene dei gruppi nuovi a 11 velocità molto fini e fragili: in tali casi la maglia cede. In tale caso è necessario possedere lo smaglia-catene, ne esistono svariati tipi anche adatti da portarsi dietro. Utilizzare uno smaglia catene richiede un minimo di manualità, ma sul web con semplici ricerche potreste trovare utili filmati. In conclusione questi lavori da veri meccanici vi lasceranno una traccia tangibile ed indelebile: sia sulle vostre mani che nel vostro orgoglio. Saper gestire tali situazioni vi permette di accrescere quel senso di libertà e indipendenza che già una pedalata in bici vi da. In bocca al lupo!


Marco Lombardi Federico Maria Sacchetti Matteo Maria D'Anella Daniele Peluso Alessio Franco Marco Nustrini Giulio Galleschi Maurizio Cherchi Francesca Andina Davide D'Aiello Carlo Facheris Gianluca Perra Oltre che Fabio Barnaba Visual Design Imma Rianna Il Magazine Runners & Bikers Italian Live Sport è proprietà del Gruppo Runners & Bikers Italian Live Sport. Ne sono vietate le copie e le traduzioni totali o parziali. GRUPPO RUNNERS & BIKERS ITALIAN LIVE SPORT Il gruppo Runners & Bikers Italian Live Sports è reperibile all’indirizzo email runnersbikers@gmail.com Seguici anche su


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