Runners & Bikers Magazine Dicembre 2016

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Runners & Bikers Magazine Numero 7. Dicembre 2016

Intervista a Valentina Tanzi Editoriale di Fabio Barnaba Personal Medical Fitness Trainer Esercizio fisico strutturato: un farmaco efficace per il diabete Sport e medicina Focus sul diabete Personal trainer biker Pedalare con il freddo Istruttore tecnica di corsa Sappiamo che cosa è la corsa?


NON SOLO RUNNERS & BIKERS …

Gli sport sono fatti da uomini armati di passione, volontà e coraggio che, così, vengono innalzati a dignità di Dei


Editoriale

di Fabio Barnaba

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Non importa quale sia la meta, perché durante il percorso ci si rafforza e si prende coscienza di se stessi

Energia allo stato puro, è questo che balza all’occhio accedendo al nostro gruppo: sessioni, sondaggi, recensioni, incitamenti, richieste di aiuto, scherzi e foto di voi all’opera. Un’ondata di energia che riempie i cuori, mette coraggio, aiuta e spinge ad alzarsi dal divano e scendere in strada a correre o pedalare. Bellissime sensazioni che giungono anche a chi, come me, deve stare fermo per qualche mese in convalescenza e che smania di tornare per strada. E poi un lampo, una domanda talmente semplice da lasciare incapaci di rispondere e talmente tagliente da lasciare disarmati: ma perché non vi occupate del canicross, del triathlon e di altri sport minori? Cosa le rispondo? Cosa vuol dire minori? Siamo sempre stati famosi per la professionalità e le competenze espresse nei diversi aspetti dello sport, chi ne parla? E cosa diciamo? Saremo in grado? Ed un istante dopo, la risposta. Ancora più forte, nuda e sconvolgente. E’ bastata una domanda così semplice per farmene rendere conto.

Gli sport non sono minori. Gli sport sono fatti da uomini armati di passione, volontà e coraggio che, così, vengono innalzati a dignità di Dei, invincibili, capaci di affrontare il periglioso viaggio per raggiungere la propria meta. Non importa quale sia la meta, perché durante il percorso ci si rafforza e si prende coscienza di se stessi. Non importa quale sia lo sport scelto, l’importante è fare sport, non darsi per vinti, impegnarsi e migliorarsi. Farlo con passione. Una verità ancora più forte, nuda e sconvolgente della domanda. E’ bastata una domanda così semplice per farmene rendere conto. Avevo sotto gli occhi la dimostrazione, da ben 4 anni: siete voi cari amici di Runners & Bikers Italian Live Sport con tutto quello che fate, scrivete e dimostrate giorno dopo giorno. Il viaggio, le sfide, la passione le state dimostrando ogni giorno. Grazie per la più bella e tosta lezione che nessuno mi abbia mai insegnato. E così grazie a Marco Novelli, Davide D’Aiello, Maurizio Seneci, Silvia Serugeri, Fabrizio Gallino, Barbara Boccaccio, Alessio Davide e Matteo Lostumbo poiché in ogni vostro gesto c’è energia, c’è la sola, vera e trasparente passione per lo sport.

Fabio Barnaba


PERSONAL MEDICAL FITNESS TRAINER ESERCIZIO FISICO STRUTTURATO: UN FARMACO EFFICACE PER IL DIABETE Il corpo umano è una macchina perfetta, capace di trasformarsi ed adattarsi agli stimoli continui della vita interni (dai geni, al mondo psichico emotivo) ed esterni (dalla socialità, al quotidiano, all’ambiente naturale/urbano in cui si vive). Talvolta questi adattamenti organici saturano e si esacerbano in malattie. Nel caso del Diabete, parliamo di una patologia metabolica con eccesso di glucosio nel sangue ed un alterato funzionamento dell’insulina, ormone responsabile dell’ingresso del glucosio nelle cellule. La compromissione metabolica indotta è una gestione disfunzionale degli zuccheri come fonte energetica per tutto il corpo. Per inciso, gli zuccheri sono

introdotti con gli alimenti dolci, i farinacei, gli alcolici, la frutta fresca e secca, i formaggi. Esercizio fisico e diabete: prevenzione secondaria per ridurre gli effetti cronici della patologia Parlando di risorse energetiche ci addentriamo nel mondo delle entrate (cibo) e delle uscite (metabolismo basale, attività motoria, esercizio fisico strutturato o sport). Si interviene sulla globalità della persona sia a livello clinico, che alimentare che fisico/sportivo. Qui approfondiremo come influire sulle uscite mediante Esercizio Fisico Strutturato per mantenere sotto controllo il diabete. Infatti le evidenze

scientifiche mostrano come la combinazione di esercizio fisico aerobico e di forza consentano ai diabetici nell’arco di 6 mesi: il controllo glicemico, la riduzione dell’insulino resistenza, la riduzione dell’emoglobina glicata (HbAc) importante valore predittivo nei 3 mesi dell’andamento glicemico. Esercizio fisico aerobico Migliora le capacità cardiopomonari e circolatorio periferiche per la distribuzione dell’ossigeno nel corpo. Raccoglie tutti i tipi di esercizi portati avanti a lungo nel tempo ad intensità bassa e moderata. Vi rientrano camminata, Nordik Walking, corsa, marcia, nuoto, trial, ciclismo, esercizi in palestra a corpo libero portati avanti nel tempo. Esercizio di forza Migliora la capacità di opporsi ad un sovraccarico, migliora la postura (se gli esercizi sono svolti in modo appropriato) e mantiene una buona densità ossea. Vi rientrano gli esercizi svolti per breve tempo con pochi movimenti alle macchine isotoniche


(tipicamente le trovate in palestra) o a corpo libero o con dispositivi disequilibranti (cavi, tavolette, ecc…). In pratica che si fa’ per allenarsi con efficacia? 1. Si va dal proprio medico curante che valuterà il vostro caso ed eventuali fattori di rischio per un evento cardiovascolare acuto entro i 10 anni. Questi rischi li valuta il dottore in base a fumo, sedentarietà, dislipidemie, ipertensione, sedentarietà. Dove non ci sono rischi maggiori del 10%, si può procedere ad esercizi strutturati ad intensità bassa/moderata o moderato/vigorosa. Dove il rischio è maggiore del 10% e c’è sedentarietà, probabilmente vi verrà consigliato di approfondire con una valutazione ECG da sforzo per valutare eventuali aritmie o che si manifestano solo sotto esercizio a determinate intensità. Dove oltre al rischio cardiovascolare di evento acuto entro 10 anni e alla sedentarietà, si presentano altre

comorbilità (retinopatie, neuropatie periferiche, neuropatie autonomiche, microalbuminuria, e nefropatia), al controllo di routine seguiranno valutazione specialistiche dedicate e una valutazione ECG da sforzo per valutare eventuali aritmie o che si manifestano solo sotto esercizio a determinate intensità. 2. Col referto medico che certifichi la fattibilità dell’esercizio fisco strutturato, si va in palestra o presso uno studio Personal Training o mediante consulenze online a seconda delle vostre necessità e di quanto pensate di potervi autogestire. Spiegate al vostro trainer il vostro stato di salute e l’eventuale assunzione di farmaci in corso, soprattutto se usate l’insulina. L’ideale sarebbe portare il vostro dispositivo di automisurazione della glicemia se la struttura dove vi recate non lo possiede.

Almeno 3 giorni alla settimana

Distribuire l’allenamento in aggiunta all’attività giornaliera, non lasciando passare più di 2 giorni fra una seduta e l’altra

Int.MODERATA Con volume di 2,5 ore/sett Fra il 50-70% FcMax Int.VIGOROSA Con volume di 1,5 ore/sett >70% FcMax

Dove ci sia ipertensione o altre concomitanze cliniche, è importante un riferimento del medico delle intensità da seguire ed una curata personalizzazione

Tempo

Non meno di 30 minuti

Si aumenta gradualmente. Dove sia necessario un dimagrimento importante, sono necessarie 7 ore settimanali a intensità moderato/vigorosa

Qualunque esercizio che si può portare avanti nel tempo di natura ritmica ed aerobica. Anche gli esercizi a circuito risultano efficaci. NB. Esercizi di flessibilità al termine della seduta

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· Azioni pratiche possibili subito: puoi iniziare a modificare le tue abitudini se sei sedentario o ti alleni poco, indossando dei wearable per renderti conto di quanto effettivamente fai in termini di movimento. Poi dopo un controllo dal medico puoi iniziare ad applicare alle intensità che ti si adattano, una routine di allenamenti che combinino esercizi aerobici e di forza.

Dott.ssa Francesca Andina

ALLENAMENTO AEROBICO

Intensità

Tipo

· Stile di vita: Cercare la motivazione profonda ed i benefici pratici per affrontare queste nuove abitudini (dal lato estetico, a quello sportivo agonistico, a quello di socializzazione, al divertimento).

3. Un programma di BASE per iniziare l’attività può essere il seguente:

ALLENAMENTO DI FORZA Frequenza

Conclusioni · Prevenzione secondaria: si può, agendo sullo stile di vita: alimentazione, dalla sedentarietà, sovrappeso.

In caso di neuropatie periferiche è bene evitare le frizioni con la cute, quindi prediligere macchinari quali cyclette, armoergometri, ellittiche. In soggetti significativamente obesi, si consiglia la cyclette per evitare sovraccarichi articolari.

Frequenza

Almeno 2/3 giorni alla settimana

Da abbinare all’allenamento aerobico e non in giorni consecutivi

Intensità

Da 1 a 3-4 serie da 10/15 ripetizioni con recupero 1 minuto fra le serie; quando si migliora aumentare il carico a quello che si riesce a spostare al massimo per 8-10 ripetizioni O Circuit Training 15-20 ripetizioni ad esercizio con carico basso e recupero minimo

Prediligere esercizi ad intensità moderata dove anche l’ultima ripetizione non richieda eccessivi sforzi

Tempo

Dai 5 ai 20 minuti

L’intensità aumenta progressivamente con il numero di serie, ripetizioni e tempi di recupero. Nel Circuit Training si lavora con meno sovraccarico.

Tipo

5-10 tipi di esercizi O Circuit training con 6-10 stazioni che non reclutino gli stessi gruppi muscolari in stazioni consecutive NB. Esercizi di flessibilità al termine della seduta

Coinvolgere i principali gruppi muscolari e poi introdurre nel tempo i pesi liberi.


SPORT E MEDICINA FOCUS SUL DIABETE

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel sangue. Esistono due forme principali di diabete: Diabete di tipo 1 e Diabete di tipo 2.

Diabete di tipo 1 Interessa circa il 10% delle persone con diabete e in genere ha insorgenza nell’infanzia o nell’adolescenza. Nel diabete di tipo 1, il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß del pancreas che producono questo ormone: è quindi necessario ricorrere alla terapia insulinica ogni giorno e per tutta la vita.

La causa del diabete di tipo 1 è sconosciuta, ma caratteristica è la presenza nel sangue di autoanticorpi contro le cellule che producono insulina. Questo danno indotto dal sistema immunitario potrebbe essere legato a fattori ambientali e comportamentali (tra i quali la dieta) oppure a fattori genetici, che creano una predisposizione dell’organismo a reagire, in corso di una risposta del sistema immunitario a comuni agenti infettivi, anche verso le cellule del pancreas produttrici di insulina. Per questo motivo, il diabete di tipo 1 viene classificato tra le cosiddette malattie “autoimmuni”, cioè dovute a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso. L’esordio sintomatologico è in genere acuto e si manifesta principalmente con sete (polidipsia), aumentata quantità di urina emessa nelle 24 ore (poliuria) e perdita di peso.


Glucosio rosso

Zucchero

Zucchero Diabete di tipo 2 È la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. A differenza del diabete di tipo 1, in questo caso il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla, sviluppando una condizione nota come “insulino-resistenza”. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, una cattiva alimentazione ed il sovrappeso. Il diabete di tipo 2 in genere non viene diagnosticato per molti anni, in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e inizialmente non dà sintomi particolari. Diagnosi di diabete I criteri per la diagnosi di diabete sono: · sintomi di diabete (poliuria, polidipsia, perdita di peso) associati a un valore di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200 mg/dl oppure

· glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl per due volte consecutive. Il digiuno è definito come mancata assunzione di cibo da almeno 8 ore. oppure · glicemia ≥ 200 mg/dl a due ore dal test da carico orale con 75 g di glucosio (OGTT) per due volte consecutive. Esistono, inoltre, situazioni cliniche in cui la glicemia non supera i livelli stabiliti per la definizione di diabete. In questi casi si parla di “alterata glicemia a digiuno” se i valori della glicemia sono compresi tra 100 e 125 mg/dl e di “ridotta tolleranza al glucosio”quando la glicemia, due ore dopo il carico orale di glucosio, è compresa tra 140 e 199 mg/dl. Si tratta di situazioni cosiddette di pre-diabete che indicano cioè un maggior rischio di sviluppare la malattia diabetica ma che sono più facilmente correggibili adottando un corretto stile di vita.

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Emoglobina glicata : un utile parametro L’emoglobina è la proteina presente all’interno dei globuli rossi che ha la funzione di trasportare ossigeno ad organi e tessuti. Oltre il 90% dell’emoglobina è rappresentata dall’emoglobina A (HbA), costituita da due coppie di catene: alfa e beta. Il glucosio presente nel sangue è in grado di legarsi in modo irreversibile a una parte della catena beta andando a formare l’emoglobina glicata o glicosilata (HbA1c). Dato che il legame tra glucosio e emoglobina risulta irreversibile, l’emoglobina glicata tende a rimanere in circolo per tutta la durata di vita del globulo rosso, pari a circa 120 giorni. Per questo motivo, attraverso la valutazione della quantità di emoglobina glicata è possibile valutare la concentrazione media di glucosio presente nel sangue nei 2-3 mesi precedenti. Per i diabetici è importante il mantenimento dei valori di emoglobina glicata a un livello pari o inferiore a 6,5-7% attraverso un’adeguata gestione terapeutica e dello stile di vita (corretta alimentazione, controllo del peso corporeo ed attività fisica strutturata).

Marco Lombardi dottore in Medicina e Chirurgia


Intervista a Valentina Tanzi

Come hai iniziato ad andare in bici e cos’è per te la bici? Da bambina, ho avuto la fortuna di poter trascorrere le vacanze in montagna dove pedalavo in sella alla mia mtb. Poi ho utilizzato la mtb per fare condizione per l'agility dog (nel 2007 ho partecipato con la nazionale agli Europei), ma solo nel 2010, con l'acquisto della mia prima full, la bici diventa il mio hobby principale: nel giro di pochi mesi, nonostante non avessi la condizione ed un background tecnico, porto a casa le mie prime 2 vacanze in modalità “transalp"!

Per finire, una serie incredibile di circostanze mi ha portato alla strada: la bdc, come mi piace abbreviarla, per me è una filosofia e ormai uno stile di vita. Mi permette di essere me stessa, svincolata dalle “costrizioni” che la società ci impone. È sinonimo quindi di libertà ma anche natura, nuove esperienze, del mettersi sempre in gioco, portando i propri limiti sempre più in alto! A quali gare partecipi? Sono una granfondista che adora i lunghi: se non ci sono 3 passi non mi diverto!


Quest’anno mi sono poi cimentata nella mia prima Haute Route, più precisamente nella Dolomites and Swiss Alps, la gara più dura di questa famiglia, definite appunto “the highest, toughest and most prestigious amateur races in the world”. 7 giorni di gare, seguendo la filosofia “ride like a pro”, pedalando da Ginevra a Venezia, percorrendo quasi 1’000 km, conquistando 21 passi di fama mondiale, fra i quali S. Gottardo (Tremola), Stelvio, Gavia e Giau, e totalizzando 21’000 m D+! Inoltre sono un membro della Nazionale Italiana Giornalisti e da 2 anni prendo parte ai relativi mondiali UCI (WPCC). A marzo ’15, ho fatto la mia prima GF… e da lì è stato un susseguirsi di eventi incredibili, che mi hanno portata a pedalare in Italia, Svizzera, Francia, Germania, nelle mitiche Fiandre (Belgio) e perfino a Creta! A settembre ’15 sono stata pure presa nel Bianchi Factory Team, il coronamento di un altro sogno! Quest’anno però, dopo l’Haute Route, dove sono arrivata 3a donna assoluta con mia grande sorpresa, dato che ho seguito la mia prima tabella solo ad aprile di quest’anno, ho capito che il mondo delle GF mi andava stretto…così dal ’17 si cambia nuovamente marcia e mi butto nell’ultracycling, dove ci sei unicamente tu con la tua bici e i km (tanti) che ti separano dall’ambizioso obbiettivo. Qual è stata la tua prima gara in bici? Come è andata? Il lungo a S. Angelo Lodigiano a marzo ’15: mi era stato detto che la scelta del percorso serviva a testarmi. Ancora oggi non ho ben capito come ho fatto a portarla a termine da sola, dato che non avevo proprio la preparazione e l’esperienza fu abbastanza traumatica già dalle prime battute: ciclisti a terra, borracce esplose e crateri nell’asfalto, vento in faccia per più di 50 km… ma alla fine l’ho terminata! Quanto tempo dedichi all'allenamento? Ora sono in fase di transizione: fra tempo passato sul rullo, con le ruote in strada, correndo a piedi o facendo gli esercizi per il “core”, sono a 8-10 ore

alla settimana. Il mio preparatore, Giuliano Conconi, mi ha anticipato che dopo la metà di novembre, dovrò ritagliarmi circa 15 ore…e poi sarà un crescendo…Calcolate che nelle settimane prima dell’Haute Route ho pedalato anche più di 400 km (e sono pochi per un’ultracycler ovviamente), 18 ore e 8mila m D+. Quali obiettivi ti poni per la prossima stagione? Le prime edizioni della Mavic Haute Route Rockies in Colorado, dove ci saranno pure dello sterrato, e della Haute Route Ventoux, oltre ad 1-2 ultra in Italia (stiamo valutando la Race Across Italy e la D+ Ultracycling Dolomitica) e alla Tortour in Svizzera. Ogni tanto, mi volto indietro e guardo quello che ho combinato: per una che non ha esperienza, ho portato a termine un percorso pazzesco, che magari diversi non raggiungono nemmeno dopo anni di pedalate. Per questo motivo, voglio continuare a sognare in grande: infatti, per il 2018, ho scelto di puntare in altissimo, alla RAAM (Race Across America) nella categoria “solo”. La tua gara/vittoria più bella ed emozionante fino ad oggi? Lo so, dovrei rispondere le prove dell’UCI WPCC di quest’anno a Creta, dove ho portato a casa 1 oro (sprint) e 2 argenti (crono ind. e prova in linea), oltre ad un 5o posto nella crono a squadre. È stata pure pazzesca la prova che ho vinto sul Koppenberg degli UCI WPCC dell’anno scorso, caratterizzata dalle classiche condizioni fiamminghe. Ma la gara che mi ha segnato radicalmente è stata appunto l’Haute Route, durante la quale, ho potuto vivere un’esperienza ciclistica con la E maiuscola, dove regnava unicamente un clima di festa, allegria e di passione per le 2 ruote. Competizione che, come ho detto in precedenza, ho appunto terminato con l’incredibile podio, al quale ovviamente non puntavo minimamente, dato che il mio obbiettivo era unicamente di terminare, anche rotolando, e tagliare quell’impossibile ultimo traguardo con numeri impressionanti per chi, come me, aveva al suo attivo solo un paio di lunghi e praticamente nessuna gara su più giorni.

Qual è la bici che hai utilizzato quest’anno? La mia compagna di avventura è la Bianchi Specialissima Dura Ace con cambio meccanico. Quali sono i tuoi obiettivi dal punto di vista sportivo? Divertirsi e completare la competizione in questione: come dice il mio coach, Giuliano Conconi, “il fallimento non è un’opzione”. Per far ciò, sposto i miei limiti sempre più in là, testando il mio livello mentale: infatti è la testa che fa tutto, le gambe seguono… Mentre gareggio, ho poi la capacità di isolarmi mentalmente: esisto solo io e i numeri del Pioneer. Proprio per questo ed altri motivi, credo che l’ultracycling sarà un’esperienza che dovrebbe piacermi molto, anche perché ho da poco concluso la mia prima bike night (Milano-Arona) e il pedalare avvolti dalla più totale oscurità, è una delle cose più belle che abbia mai fatto!

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A tuo parere, in Italia si può vivere di sport? No, ancora meno se sei donna. Come mi dice una mia cara amica, la situazione delle cicliste è praticamente la stessa dei primi decenni del secolo scorso. E questa sarà un’altra sfida nella sfida: infatti, già da ora mi sto organizzando per la raccolta dei fondi e di tutto ciò che è necessario per la RAAM, sia a trovare qualcuno disposto ad aiutarmi l’anno prossimo, per quanto riguarda il veicolo di supporto al mio seguito durante le gare ultra. Secondo te, in Italia si fa abbastanza per il mondo della bici? Sì e no, cioè: di gare ce ne sono molte, purtroppo non tutte curano moltissimo diversi aspetti, in primis la sicurezza e l’atmosfera di festa e non meramente competitiva, dei Must invece all’estero dove ho avuto modo di gareggiare: ad esempio, ho visto pure il ricorso, lungo le strade, della protezione civile o addirittura dell’esercito. Bambini che vogliono darti il 5, striscioni d’incitamento fuori dalle case e campane, sono invece degli aspetti che rendono una competizione qualcosa di unico e che facilmente coinvolge l’intera popolazione.


PERSONAL TRAINER BIKER PEDALARE CON IL FREDDO

Il clima gioca un ruolo fondamentale nel ciclismo, in particolar modo nel fuoristrada. In condizioni climatiche non ideali, il corpo dell’atleta non riesce a sfruttare le sue caratteristiche di dispersione del calore in estate o il mantenimento del calore in inverno, influenzando sfavorevolmente le sue funzioni e prestazioni. L’organismo dell’atleta mette in atto dei meccanismi di difesa, reagendo a condizioni sfavorevoli, quando “fuori” fa freddo. La prima esigenza è quella di mantenere costante la temperatura corporea (circa 37°), che ovviamente tende a diminuire a temperature esterne basse. Il contatto dell’aria fredda con la cute calda causa un passaggio di calore da quest’ultima verso la prima e ciò determina anche un progressivo trasferimento di calore dal centro del corpo (cuore, torace e capo) alla periferia.

Uno di questi meccanismi è rappresentato dall’isolamento termico del grasso sottocutaneo, pessimo conduttore di calore, che funziona da coperta termica. Altro meccanismo è l’esclusione parziale della circolazione del sangue alle estremità degli arti, una sorta di corto circuito ematico. Il sangue viene dirottato verso le zone interne del corpo per preservare alta la temperatura corporea. Importante è anche la generazione di calore da parte dell’organismo. La manifestazione classica è il brivido, contrazione della muscolatura senza produrre movimento, ma solo calore. Uno degli effetti collaterali sfavorevoli di questi meccanismi di termoregolazione è sicuramente il raffreddamento delle estremità: mani, piedi, naso e orecchie. E’ molto importante coprirsi non solo il corpo ma anche le estremità periferiche, avendo cura di mantenersi sempre in movimento in modo tale da attivare la circolazione.

Indossare indumenti che permettono la traspirazione o abbigliamento tecnico. Cercare di utilizzare i giubbotti impermeabili solo nelle giornate di pioggia, infatti è importante che il corpo non rimanga con indumenti bagnati dal sudore nei momenti di pausa. Si consiglia di tenere caldi i piedi, utilizzando calzini di lana e copriscarpa, e essere sempre in movimento. E’ importante sapere che i primi segni di congelamento sono torpore e formicolii fino al dolore, dopodiché si verifica una completa anestesia della zona. Le malattie broncopolmonari possono più frequentemente essere contratte dagli atleti . Utile è prevenire l’infiammazione, coprendosi bene nelle giornate fredde con passamontagna e sotto-casco tecnico. Un consiglio utile è quello di far ricorso alla propoli, un antibiotico naturale, da spruzzare in bocca prima di uscire in bici, in modo da prevenire le infezioni. Anche l’occhio è interessato da patologie di questa stagione, in particolare la zona anteriore è più soggetta agli attacchi dal mondo esterno e quindi più facilmente predisposta a processi patologici.


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L’infiammazione di questa zona si chiama congiuntivite. Nei ciclisti è favorita dall’inevitabile contatto con l’aria, che questa zona subisce in maniera costante ed ossessiva, predisponendola al contatto con germi patogeni. Anche il contatto con corpi estranei di minuscole dimensioni, come il pulviscolo e la polvere, può determinare irritazione, fastidio e lacrimazione. Gli occhi devono essere protetti dagli occhiali . In caso di irritazioni a causa di fango e di polvere, la cosa più semplice ed efficace da fare è quella di lavare la parte con acqua.

Francesco Gallo


ISTRUTTORE TECNICA DI CORSA SAPPIAMO CHE COSA È LA CORSA? Siamo veramente sicuri di sapere cosa facciamo quando, infilate le scarpe, iniziamo il nostro allenamento di corsa? Rispondere correttamapente a questa domanda è, secondo me, di fondamentale importanza per vedere, e quindi pensare e vivere, nella giusta prospettiva la nostra passione per la corsa. Probabilmente la maggior parte di noi pensa che la "corsa" sia uno sport; cioè un'attività ludico motoria che prevede, tra l'altro, un aperto, onesto e regolamentato confronto con altri praticanti, cosi come avviene in tutti gli sport, tennis, sci, calcio ecc. Ebbene questa visione è, nel caso della corsa, non solo molto riduttiva ma fuorviante in quanto ci allontana dalla vera natura di questa attività e quindi dalla completa comprensione delle sue potenzialità.

Dobbiamo fare un lungo salto nel passato e ripercorrere a grandi linee la storia evolutiva della nostra spece per scoprire che la corsa è ben altro che uno sport. Stando alle più recenti teorie evoultive sembra che la specie umana, nel suo remoto passato, abbia basato sulla corsa di resistenza la sua capacità di vincere la sfida alla sopravvivenza. È stato definito "caccia di persistenza", ed era il metodo di predazione utilizzato dagli uomini preistorici per procurarsi gli alimenti proteici in grado di garantire, non solo la sopravvivenza ma il continuo sviluppo encefalico e quindi lo sviluppo dell'intelligenza! Prima dell'avvento dell'agricoltura, diciamo 10/15.000 anni fa, l'uomo è stato un cacciatore/raccoglitore (e quindi un corridore) per molte centinaia di migliaia, se non addiruttura per milioni di anni. (Ci sono tracce in Tanzania di grandi erbivori con segni evidenti di predazione risalenti a 1.8 milioni di anni fa e in Catalonia risalenti a 800.000 anni fa*)

In questo lunghissimo periodo, dato che non eravamo ancora abbastanza intelligenti per costruire oggetti atti alla predazione a distanza (archi o lance), ne abbastanza veloci da poter vincere le prede nello scatto, la caccia per sfinimento era la tattica utilizzata per poter avvicinare grossi erbivori che non erano in grado di rintanarsi. Il continuo utilizzo della corsa per centinaia di generazioni a fatto si che il nostro corpo si specializzasse nella corsa di resistenza. Per esempio, siamo l'unico mammifero senza pelo che tramite la sudorazione ha ottimizzato la regolazione termica per essere meno soggetto ai "colpi di calore" che stroncano gli altri animali (cani, cavalli ecc) e li obbligano a smettere di correre per bere e raffreddarsi. Sembra che, persino la capacità di sviluppare pensieri astratti derivi dalla necessità di inseguire, per lunghe distanze, prede che solo raramente vedevamo, e di cui dovevamo immaginare, prevedere e anticipare le mosse!


Questo bagaglio evolutivo ha lettralmente plasmato il nostro corpo ed è entrato nel nostro DNA diventando un corredo ereditario che ancora oggi ci portiamo addosso, di corsa, per i parchi cittadini. Torniamo ai nostri giorni e proviamo a riflettere sulla corsa alla luce di questa nuova considerazione: correre è un bagaglio evolutivo profondamente radicato in ciascuno di noi da centinaia di generazioni. Tutti gli umani NASCONO (chi più chi meno) predisposti alla corsa, poi gli stili di vita e le influenze culturali fanno le grandi differenze. Questo è quello che diversifica la corsa da tutti gli altri "sport", nessuno nasce sapendo fare i colpi base del tennis, una curva con gli sci o uno swing con la mazza da golf. Tutti questi gesti atletici e tecnici vengono appresi durante la nostra vita, la corsa, invece, è uno Schema Motorio di Base comune e innato per tutti gli esseri umani. Ecco perchè, nella pratica della corsa, "cio che facciamo" è strettamente legato a "come siamo fatti" e non possiamo prescindere da questo indissolubile legame se vogliamo che il gesto risulti efficente e non traumatico.

Questa spiegazione ha lo scopo di cambiare un poco la mentalità dei runnes rispetto alla "tecnica di corsa" che abbiamo ridefinito "Corsa Naturale"...correre è uno Schema Motorio ben preciso e molto raffinato che il genere umano ha evoluto in centinaia di migliaia di anni e che ha ottimizzato il rapporto tra dotazioni fisiche e prestazioni. Questo schema si chiama CORSA ed è unico per tutti gli umani così come tutti i cavalli trottano e galoppano nello stesso modo. Applicare una corretta tecnica vuol dire ottimizzare le prestazioni, vuol dire correre piu folte e fare meno fatica. Ma, se è vero che l'essere umano ha basato sulla corsa di resistenza la sua stessa sopravvivenza come è possibile che i moderni runners soffrono di frequenti traumi direttamente legati alla corsa? La risposta è molto semplice, il nostro stile di vita, ormai sempre più lontano dalla naturalità, ha alterato i nostri schemi motori; quello che oggi viene normalmente riconosciuto come "corsa" è in realtà uno schema motorio misto dove gli elementi caratteristici della camminata sono stati riportati nella corsa con effetti disastrosi sia per i risultati che per la salute dei praticanti.

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Da queste considerazioni nasce il concetto di "Corsa Naturale", l'applicazione di uno schema motorio perfetto ed efficente, che ci siamo costruiti e che abbiamo conquistato grazie alla nostra storia di spece. Una eredità in grado di permerci di praticare il nostro "sport" in modo sano, efficace e senza traumi. La prossima volta che sentite qualcuno dire che "correre fa male".... provate a ricordargli chi siamo! *Fonte "La Caccia Nella Preistoria" A cura di Rossella Duches, Marco Peresani, Matteo Romsandini, Barbara Bussola UNIVERSITA' DI FERRARA Dip. Biologia ed Evoluzione.

Giorgio Aprà


CALENDARIO COMPETIZIONI DICEMBRE 2016 Dicembre 28 05 12 19 26

TIPO

TRAIL TRAIL TRAIL TRAIL TRAIL TRAIL STRADA STRADA STRADA STRADA STRADA STRADA STRADA MTB – CCR MTB – CCR MTB – CCR MTB – CCR

NOME

Trail dei Nebrodi Night & Winter Vertical Kilometer Winter Trail del Senio Via Lattea Trail Eco Mezza Maratona della Valdorcia Trail della Ficuzza 1o Tortona Urban Trail 19a Maratona di Latina e Provincia Maratona di Reggio Emilia Maratona Coast to Coast Maratona delle Cattedrali Pisa Marathon Maratona di San Silvestro Ciclocross Internazionale del Ponte Trofeo Triveneto del Ciclocross Trofeo Triveneto del Ciclocross Trofeo Triveneto del Ciclocross

LUOGO

Cesarò (ME) Cesana (TO) Palazzuolo sul Senio (FI) Sestriere (TO) Pienza (SI) Ficuzza (PA) Tortona (AL) Sabaudia (LT) Reggio Emilia (RE) Sorrento (NA) Barletta (BT) Pisa (PI) Calderara di Reno (BO) Faè di Oderzo (TV) Gorizia (PN) Spresiano Bandie (TV) San Fior (TV)

29 06 13 20 27

30 07 14 21 28

01 08 15 22 29

02 09 16 23 30

DATA Kilometri 04-dic 05-dic 11-dic 17-dic 27-dic 30-dic 04-dic 04-dic 11-dic 18-dic 18-dic 18-dic 31-dic 8-dic 10-dic 18-dic 26-dic

31 4,7 19 28-18 21 23 8 - 15 11 - 42 42 21 - 42 21 - 42 21 - 42 42 -

03 10 17 24 31

04 11 18 25 01

Dislivello 1200 1000 1000 2100 - 1000 400 860 -


STRADA MUD RUN MTB TRAIL BDC

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Runners Competition calendar and Bikers


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