R&B Magazine Marzo 2018

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Runners & Bikers Magazine

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NUMERO 02. MARZO 2018. DISTRIBUZIONE GRATUITA .

QUANDO È TEMPO DI CREATINA L’EROICA IL SOGNO ATTESO UN ANNO IL GINOCCHIO DEL CORRIDORE

SALTARE I FOSSI

PER IL LUNGO


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“ Buon compleanno ”

CHRISTIAN ROSSANIGO


EDITORIALE

Saltare i fossi per il lungo. DI CHRISTIAN ROSSANIGO Quando mi è stato chiesto di scrivere l’editoriale di marzo mi si è acceso un sorriso enorme sul volto; marzo è il mese del mio compleanno e non parlo di un compleanno qualsiasi ma di quello dei 45. Visti gli anni compiuti mi sono frullate per la testa mille idee, avrei potuto fare un bilancio e parlare dei miei traguardi sportivi, dell’imminente esplorazione prostatica rettale digitale oppure degli obiettivi sportivi non ancora raggiunti. Preferisco però concentrarmi su un fatto molto comune, perché l’età percepita è sempre inferiore all’effettiva età anagrafica? Recentemente curiosato su siti autorevoli sono rabbrividito nello scoprire che vengono considerate MILF le donne dai 35 ai 55 anni, mi è crollato il mondo addosso, Io ammiravo queste splendide creature con gli occhi di un ventenne ignorando che fossero mie coetanee, che disgrazia, mi credevo più giovane. Questa esperienza mi ha fatto analizzare la mia quotidianità e ho scoperto curiosando nell’armadio che pur sentendomi tremendamente giovane il numero delle mie cravatte è cresciuto in maniera

esponenziale, che quando non corro preferisco calzature classiche in cuoio, che il mio dopobarba dev’essere assolutamente inglese, tutto questo in contrapposizione a un calo drastico di jeans, magliette e sneakers. Anche nella vita sportiva mi sono reso conto di confrontarmi spesso con una fauna maschile di almeno cinque anni in meno di me, cercando di capire perché la loro prestazione e il successivo recupero fossero migliori dei miei. Presto detto, dopo i quarant’anni cinque anni di differenza si sentono eccome, sono finiti i tempi che saltavo i fossi per il lungo, ora per saltare il fosso cerco il punto più stretto. Non so cosa pensare; sarò mica all’inizio della famosa crisi di mezza età? A pensarci bene mi è balenata l’idea di mettermi gli orecchini e magari di farmi il primo tatuaggio, ho anche pensato di prendermi la moto ma fortunatamente sono rinsavito subito guardando le mie figlie e mia moglie, mi è apparsa davanti agli occhi la rata del mutuo della casa e tutte le responsabilità che la vita adulta ti presenta.

Forse il segreto per rimanere con i piedi per terra e con la consapevolezza di essere diventati adulti è proprio quello di non perdere di vista le priorità qualunque esse siano, famigliari, lavorative o sportive senza sacrificare necessariamente gli altri impegni, riuscendo ad incastrare il tutto nella quotidianità. Insomma, sono felice di aver raggiunto i 45 anni, chi l’avrebbe mai detto!? Sicuramente dal prossimo anno diminuirò gli allenamenti e le gare domenicali e aumenterò le frequentazioni alle funzioni religiose perché se è vero che l’uomo vive in media 80 anni, io ormai ho fatto il famoso giro di boa ed è ora che pensi al mio futuro extra-terreno cominciando ad allenare lo spirito e non più le gambe, come molti di voi sanno io non sopporto il caldo e si sa che l’inferno non ha un clima temperato. Non sono uno di quelli che vorrebbe tornare in dietro, tutto quello che ho vissuto nel bene o nel male non necessita di essere rivissuto o modificato, ogni giorno mi arricchisco di conoscenze ed esperienze che fortificano in me la consapevolezza che Invecchiare non è una malattia ma un privilegio.


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IL GINOCCHIO DEL CORRIDORE DI CAROLINA MARTINELLI


bicicletta. Negli stati uniti la metà dei dolori al ginocchio è riconducibile alla bandelletta ileo - tibiale: è il secondo infortunio più comune nei runners e ha un’incidenza variabile tra il 15 e il 24% nei ciclisti. I fattori di rischio possono essere non modificabili, quindi anatomici e modificabili. Nei primi troviamo: una differenza reale tra la lunghezza degli arti inferiori, una rotazione interna della tibia o un’adduzione eccessiva dell’anca. Il ginocchio del corridore o sindrome della bandelletta ileo – tibiale è quel simpatico fastidio che avvertiamo nella zona laterale del ginocchio dopo una corsa prolungata, specie se in collina, o un lungo in bicicletta.

Tra i fattori modificabili invece osserviamo una ridotta flessibilità e debolezza muscolare dei muscoli abduttori dell’anca (glutei per esempio) spesso associati con la sindrome della bandelletta ileo – tibiale.

Cerchiamo di fare la conoscenza di questa struttura anatomica e capire meglio questa problematica in cui molti atleti, professionisti e non, si imbattono.

I clinici possono intraprendere uno screening preventivo per verificare rotazione interna di tibia e adduzione dell’anca.

La bandelletta ileo – tibiale è una struttura anatomica che si trova nella porzione laterale della coscia, ha la funzione di estendere, abdurre (portare in fuori) e ruotare lateralmente l’anca. Inoltre blocca l’iperestensione del ginocchio, rappresentando quindi uno stabilizzatore di questa articolazione.

Entrambe le cose possono essere provocate da uno scarso controllo neuro – motorio dei muscoli adduttori dell’anca, debolezza di articolazioni di anca e ginocchio, restrizioni miofasciali della muscolatura circostante l’articolazione del ginocchio. Sono da considerare, per i runners, anche le scarpe che utilizzano.

In maniera più grossolana è una struttura che trasmette le forze cinetiche dall’anca al ginocchio occupandosi di gestire il corpo durante una postura asimmetrica. Per esempio durante la fase di avanzamento del passo nella corsa. L’identikit del soggetto con questa problematica è in genere una persona che pratica sport regolarmente ed è avvezzo alle lunghe distanze sia di corsa che con la


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La prevenzione è la parola chiave in questo discorso anche se, forse, la più temibile. È il termine che ci spinge ad allenamenti incrociati, a rinforzi selettivi, allo stretching… utilizzatissimo da alcuni e una meteora negli allenamenti di altri. Correre e andare in bicicletta sono forse i primi gesti motori che abbiamo imparato da bambini. Non suona strano che gesti tanto naturali possano portare a continui e ripetuti infortuni? Quando arriva un infortunio, un dolore? Quando andiamo troppo veloci nel raggiungimento di un obiettivo, quando la voglia di fare precede il buon senso… quando lo sport non è più un modo per stare bene con se stessi ma si carica di significati eccessivi e spesso inutili. I tessuti corporei hanno bisogno di un adattamento progressivo all’allenamento, in questo il tessuto muscolare è certamente più veloce rispetto a tendini, legamenti, cartilagini e varie. Ma cosa succede dopo che l’entusiasmo ha fatto da padrone, dopo che abbiamo coperto quella distanza che tanto desideravamo? quando dobbiamo fermarci per il dolore? Dove sento il dolore nella sindrome della bandelletta? I sintomi sono attività dipendenti quindi arrivano generalmente dopo pochi km di attività. Si localizzano vicino la prominenza più larga del condilo esterno del femore. Quindi nella porzione esterna del ginocchio.

Può esserci crepitazione e a volte si sente dolore nel salire le scale o mentre ci si alza dalla sedia dopo essere stati seduti per un lungo periodo, per esempio al cinema. Sono consigliati allenamenti alternati, quindi, per quanto possiate essere pigri o innamorati di una sola disciplina bisogna darsi da fare e prevedere nel proprio programma delle sedute differenziali… odiate la palestra? Provate con un tuffo in piscina o con qualsiasi cosa sia piacevole per voi e riesca a darvi sensazioni positive. Cambiare la biomeccanica del gesto atletico favorisce la riduzione di infortuni. Fare delle sessioni specifiche per il rinforzo generale della muscolatura corporea vi aiuta a predisporre meglio il corpo allo sforzo. Per esempio dedicare del tempo allo squat o al rinforzo del core stability, per esempio, con il plank. Lo squat agisce sulla catena posteriore, è importante mantenere i talloni attaccati al pavimento e sentre il proprio corpo mentre si scende con il sedere. Attenzione a non portare il ginocchio in fuori. Il plank è un esercizio abbastanza completo che vede lavorare gli addominali e tutte le catene cinetiche di cui fanno parte. La stabilizzazione di tale posizione si fa sentire sia sui quadricipiti che sui glutei. Importante partire con pochi secondi, 30” o 40” e aumentare progressivamente. Considerare lo stretching come un’attività fondamentale alla riduzione del rischio infortunio può dare la prospettiva dell’importanza di tale attività. Nelle attività considerate ci aiuta allungare il muscolo ileo – psoas, che viene stressato sia durante la corsa che durante il ciclismo. Basta portare una gamba avanti all’altra, come nella figura, e ricordarsi che il muscolo in allungamento è quello della gamba posteriore. Fermarsi a cercare la tensione e mantenere per 20”. Ripetere dall’altro lato.


Un modo piacevole di rilassare la colonna è quello di portare le gambe al petto e restare in questa posizione per qualche minuto avendo cura di non staccare il sedere da terra. Molto spesso chi è abituato alla velocità come un corridore o un ciclista si annoia nelle sedute dove non riesce a esprimere la qualità cinetica delle gambe, ma fermarsi a fare stretching può diventare anche un momento piacevole, speciale, distensivo. Non serve un’ora intera, bastano pochi minuti. Per chi è seguito da un fisioterapista basta farsi aiutare sulla gestione dei muscoli che si caricano maggiormente e all’interno di tempi stabiliti dal paziente, il fisioterapista inserisce pochi esercizi fondamentali per ridurre spiacevoli inconvenienti. Nel caso della bandelletta non si può prescindere dall’allungamento della bandelletta stessa e dei glutei, sarebbe meglio includere anche gli altri muscoli tesi. Per la bandelletta distendersi sul pavimento e portare la gamba verso il pavimento cercando di ruotare il meno possibile il bacino.

Se si desidera selezionare il gluteo si può utilizzare la stessa posizione con una rotazione meno marcata del bacino e una flessione dell’anca sul corpo maggiore. Purtroppo, per molti sportivi non è facile trovare il tempo. E allora, sfidatevi, trovatelo questo tempo. Non solo quando il ginocchio duole ma anche e soprattutto prima di arrivare al dolore. A meno che non siate manager di super aziende costretti a muoversi in varie parti del mondo nell’arco della stessa settimana, pochi minuti appena svegli o prima di andare al letto si trovano… il resto sono scuse, che raccontiamo a noi stessi per giustificarci a non fare. La prognosi di questa problematica è generalmente buona con la adeguata terapia e un buon allenamento. Senza neanche bisogno di specificare: il ritorno all’allenamento deve essere progressivo. Dunque, cari sportivi, diamoci sotto ma facciamo rientrare nelle nostre sfide il tempo per quelle cose che proprio non ci piace fare ma che sono importanti nella corretta gestione del nostro corpo. Chissà, magari impariamo ad ascoltarci meglio, ad avere una sintonia più intima con noi stessi e perché no a interpretare in maniera diversa un allenamento faticoso o una gara che da sempre rappresenta il nostro spauracchio.


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QUANDO

È TEMPO DI CREATINA DI ALESSIO FRANCO

Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta degli integratori importanti per gli sportivi e che dobbiamo conoscere per potere usare con consapevolezza. Oggi è il turno della Creatina.


Prima di parlarne, dobbiamo introdurre alcuni temi di fisiologia, legati all’argomento. Il motore del nostro corpo in termini di energia è l’ATP = AdenosinTri-Phosfato. L’ATP è il composto chimico la cui scissione produce energia nel nostro corpo. Tutti i nostri movimenti richiedono energia e quindi l’ATP è un tassello fondamentale per qualsiasi azione compiano giornalmente.

Nelle palestre è uno degli integratori più utilizzati, la si trova spesso presente nei gainer, cioè composti di carboidrati, proteine e altri integratori. Quando produce energia, l’ATP, “perde” una molecola di phosfato (diventando ADP) ed è proprio in questo momento che la creatina entra in ballo. Essa infatti essendo immagazzinata nel muscolo e legandosi proprio ai fosfati permette di cedere il suo gruppo fosfato all’ADP, ricostituendo l’ATP e quindi ricreando le condizioni necessarie a produrre energia. Fatta questa premessa essenziale, per capire il ruolo della creatina nel nostro organismo, potete immaginare quali sia appunto la sua importanza in chi pratica sport. Maggiori sono, infatti, le nostre scorte di creatina, maggiore sarà la quantità di energia di rapido utilizzo che avremo. Proprio perché si parla principalmente (ma non esclusivamente) di energia di rapido utilizzo, la creatina è maggiormente apprezzata da chi pratica degli sport di potenza o in ogni caso, sport che prevedono scatti o gesti di grande velocità, alternati a pause di recupero (sport misti). Nelle palestre è uno degli integratori più utilizzati, la si trova spesso presente nei gainer, cioè composti di carboidrati, proteine e altri integratori, studiati per aumentare la performance di chi pratica pesi, ma anche pura, nella sua forma più comune, cioè la creatina monoidrato, piuttosto che in diverse altre forme e composizioni a seconda delle esigenze dei consumatori. Come per tutti gli integratori, vi è spesso un abuso, ed un utilizzo scorretto. Bisogna dire che a differenza di altri integratori, un abuso di creatina, più per gli alti dosaggi, che per la sua assunzione nel tempo, può creare molti problemi (principalmente renali) anche in tempi relativamente brevi. Vorrei evitare di demonizzare la creatina. Il nostro organismo necessita in media di circa 2 grammi di creatina al giorno, in parte la produciamo noi stessi a partire dal fegato, in parte la introduciamo con l’alimentazione. Le carni e i prodotti animali ne sono ricchi, in quelli vegetali la troviamo in tracce. Se aumentiamo il consumo di carne ne aumenteremo in automatico anche le scorte.


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Vi sono però dei limiti massimi oltre cui il nostro fisico non ne può più immagazzinare e che, se superati, comportano un maggiore lavoro per i reni, con diverse problematiche. Chi fa attività fisiche “pesanti” come ad esempio i body builder, riescono ad aumentare leggermente questi limiti, ma non in maniera esagerata. Oltretutto, una volta riempite le scorte, una buona alimentazione ci permette di evitare reintegri (esterni) per diverso tempo. Ma vediamo un attimo quali sono i vantaggi indotti dall’assunzione di creatina. Il miglioramento del rimpiazzo dell’ATP, riduce al minimo la quantità di acido lattico prodotto e consente di allenarsi più intensamente e più a lungo, avendo: • Una rapida disponibilità energetica • Un aumento della resistenza alla fatica • Un aumento di forza • Un’idratazione e incremento del volume cellulare • Un migliore recupero • Un aumento della capacità tampone • Un aumento della massa muscolare • Un aumento dell’attività metabolica Il ministero della sanità raccomanda un’assunzione giornaliera di 2 grammi, per un periodo non superiore alle tre settimane. In realtà i dosaggi normalmente utilizzati dagli sportivi, sono maggiori. Vi sono principalmente due metodiche di integrazione. Una più di “attacco o acuta”, che prevede un’assunzione di 20 gr. al giorno, suddivisi in quattro dosaggi da 5 grammi durante la giornata e poi un mantenimento di 3 gr. per una settimana. E’ un metodo più immediato, che però può creare diverse problematiche, specie di digestione e intestinali, come crampi diarrea e nausea. La creatina infatti, non è una sostanza facilmente solubile in acqua, e una volta nell’intestino specie se ad alti dosaggi, comporta la possibilità che si creino dei piccoli grumi, che oltre che a richiamare più acqua nell’intestino provocando diarrea,

possono dare crampi e fastidi vari. Va detto che adesso esistono tipi di creatine (micronizzate), che riducono al minimo questi effetti. Una seconda metodica meno “aggressiva” consiste nell’assunzione di 3-5 gr. al giorno, meglio se in funzione dell’allenamento, per un totale di 21 giorni. In questa maniera le problematiche legate ai problemi intestinali, diminuiscono molto. Gli effetti ci metteranno più tempo ad essere percepiti, specie quelli legati all’aumento di volume della massa muscolare. In ogni caso avremo un uguale efficacia a lungo termine dei due regimi. Chi ha una maggiore deplezione iniziale (assenza di creatina), noterà maggiori benefici. Sarà minore l’efficacia in atleti evoluti e ben allenati per via di una saturazione delle scorte intramuscolari e non sarà necessario un carico d’attacco. La captazione è facilitata dall’esercizio, per esempio una somministrazione post allenamento, in associazione ad un drink con carboidrati ad alto indice glicemico. Per i runner velocisti così come, ad esempio, chi pratica mountain biker piuttosto che downhill, consigliamo fortemente la seconda modalità di assunzione della creatina. Quindi per concludere, come sempre non incentivo, ma non demonizzo neanche questo integratore. Quello che consiglio è sempre di chiedere consiglio ad un professionista prima di assumerlo, anche perché mal gestito può creare diverse problematiche. Di sicuro a differenza di maltodestrine e aminoacidi il suo utilizzo può essere adatto ad una cerchia minore di atleti, ma potrebbe essere di grande aiuto. Ricordate di assumere sempre integratori “certificati” specie se partecipate a gare ufficiali, solo in questo modo sarete tranquilli che il prodotto non sia stato contaminato nei processi di produzione da sostanze non consentite.



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ULTRA

E TRAIL

RUNNING DI MAURIZIO SENECI

Se prendiamo il vocabolario di italiano, alla voce “ultra”, troviamo questo significato: “Primo elemento di composti formati modernamente, nei quali indica la presenza di una qualità o condizione in termini che superano la norma (ultramoderno, ultrasensibile, ultrapotente; ultrasuono);” la cosa curiosa è che se proseguiamo nella lettura, la definizione prosegue in questo modo, “talvolta nel linguaggio pubblicitario (ultrafacile, ultrapiatto )”. Tutto questo cosa c’entra con un magazine di sport? Beh se associamo tale parola a ciò che ci è più vicino, ULTRA-TRAIL, e le avviciniamo agli esempi del dizionario ultrafacile ed ultrapiatto allora quelle ultime due parole di esempio fanno sorridere ed fanno emergere un bel contrasto. Quindi ULTRA è effettivamente tutto quello che in un ULTRA-TRAIL non si trova, o forse, si trova alla fine: ristoro e doccia.


Ma di cosa stiamo parlando? Prima di parlare di ULTRA-TRAIL è necessario fare un po’ di chiarezza descrivendo le varie discipline che nel linguaggio comune caratterizzano il mondo dell’off road: la corsa in montagna, lo skyrunning e il trail running. Proviamo a spulciarne le peculiarità. La corsa in montagna, tra coloro che frequentano questo mondo, è sicuramente quella meno considerata. Presenta tracciati spesso veloci e non particolarmente tecnici e con dislivelli limitati, anche se a ritmi sostenuti anche la minima salita si fa sentire. Lo skyrunning: è la disciplina più spettacolare, i tracciati sono molto tecnici e arrivano a quote che possono toccare i 3000 mt di altitudine. Il trail running: finalmente un termine che si avvicina ai vocaboli che abbiamo introdotto pocanzi. Trail, significa “sentiero” e

comprende tutte quelle attività che vengono effettuate fuori dai tracciati asfaltati. Non serve percorrere tratti di montagna: anche i parchi, colline e la pianura possono ospitare questa meravigliosa disciplina. Ciò che caratterizza il trail running è l’autosufficienza, o semi-autosufficienza; ovvero ciascun atleta deve portare con sé quanto necessario per affrontare il percorso indicato. Se prendiamo come riferimento L’ITRA, International Trail Running Association, scopriamo una definizione interessante: “le competizioni di trail running sono gare a piedi aperte a tutti, che si svolgono in ambiente naturale, con pochi tratti percorsi su strade asfaltate, non più del 20% del totale. Il tipo di terreno può essere vario ed il percorso adeguatamente segnalato. Le gare sono prevalentemente in autosufficienza o semi-autosufficienza e devono essere fatte rispettando i principi etici, la lealtà, la solidarietà e l’ambiente”.


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Questi ultimi principi portano i partecipanti di una competizione trail a vivere il “pettorale” che gli corre accanto, non come un semplice avversario ma come colui che potrebbe supportarlo per giungere al traguardo o, addirittura, salvargli la pellaccia nel caso di un malessere o un infortunio. L’ITRA richiama la caratteristica dell’autosufficienza o semi-autosufficienza ma, le competizioni di trail running, pur non avendo un vero e proprio regolamento, seguono delle linee guida che prevedono nelle competizioni trail di alcuni elementi supportivi: • Road-book, ovvero una descrizione dettagliata che viene fornita al trail runner. • Segnaletica, balise e frecce aiutano i concorrenti a mantenersi sul tracciato, anche se talvolta ci possono essere gare che portano i concorrenti a seguire un tracciato esclusivamente con l’ausilio di un GPS. • Materiale obbligatorio, condizioni geologiche e lunghezza della gara determinato quanto l’organizzazione definirà necessario portare; seguire il percorso, pena esclusione dalla classifica. • Rispetto per l’ambiente, carte, bicchieri di plastica e pattume vario sono assolutamente vietati, il pensiero classico del “bitumista” (non me ne vogliano, anche se l’ho sentito anche in alcune gare Trail) “tanto c’è l’organizzazione che ripulisce” non può esistere! Tant’è che ci si è inventati l’ecotazza, che ti porti ai ristori e che ti permette di bere quanto ti viene offerto. In aggiunta ai requisiti, l’ITRA ha delineato i valori del trail running: autenticità, umiltà, fair-play, equità, rispetto, solidarietà. Personalmente apprezzo molto avere sottolineato i valori guida di uno sport, non è banale sottolinearli. Trail Running è tutto questo, se lo rendiamo ULTRA, probabilmente non sarà “Ultrafacile o ultrapiatto”, ma sicuramente diverrà ULTRAMERAVIGLIOSO. Affrontare una gara di ultra trail running, vuol dire allenare mente e corpo. Durante una

gara che va oltre i 50 km non sempre il trail runner è impegnato in un’andatura elevata, ma probabilmente dovrà affrontare ripetute salite e discese che metteranno a dura prova il suo fisico. Prepararsi per questa tipologia di gare vuole dire prendere in considerazioni i particolari, il materiale tecnico e l’abbigliamento; essere in grado di gestire l’adattamento ambientale, il cambio di temperatura può essere notevole anche passando da un versante all’altro, figuriamoci se si cambia di quota: passare, quindi da 20° a 5°, necessita per forza di un’ottima preparazione. Allenarsi sia per affrontare le salite che le discese: si dice che “in discesa scendono anche i sassi”, un’affermazione parzialmente vera, in quanto la discesa è molto deleteria per gli arti inferiori se non sufficientemente preparati; vuol dire gestire la gara, l’alimentazione e conoscere il percorso per valutare eventuali cambi di abbigliamento, piuttosto che ristori più sostanziosi di altri. Risulta, infine fondamentale allenare la mente ad affrontare le fatiche, le difficoltà e gli ostacoli, per far sì che la competizione sia ‘faticosamente divertente’ e stimolante. In queste gare, a volte, non esiste nemmeno una classifica perché ciò che risulta fondamentale è essere un FINISHER, ovvero arrivare in fondo. Giungere al traguardo. Non importa in quanto tempo, ovviamente entro il tempo limite, o se si arriva prima degli altri, ciò che conta è arrivare in fondo. Riuscire a completare quel meraviglioso viaggio, spingendosi ai confini dei propri limiti e superando le difficoltà personali e che il tracciato impone. Completare il Viaggio ESSERE UN FINISHER o ULTRA FINISHER.


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01/10/2017

L’EROICA IL SOGNO ATTESO UN ANNO DI MARCO NUSTRINI

E notizia di questi giorni l’apertura delle iscrizioni all’edizione 2018 dell’eroica, e con questo mio racconto vi voglio descrivere quello che rappresenta per il popolo delle due ruote questa manifestazione


Ciao, sono appena rientrato a casa da Gaiole in Chianti, affascinante location dell’Eroica e, come tutti gli anni, mi sento assalire da quella sensazione di tristezza che ho ribattezzato “sindrome da costa crociera”, la voglia di non interrompere quella energia positiva, quelle emozioni e quella passione per il ciclismo che non riesco a ritrovare in nessuna manifestazione sportiva attuale.

Più che una competizione, l’Eroica, non è altro che una festa che comincia la settimana precedente l’evento vero e proprio con iniziative, mostre e punti di ritrovo. Per i non esperti, l’Eroica è una “gara” in cui non ha senso essere competitivi, si tratta bensì di una manifestazione storica a cui partecipano semplici appassionati con un immenso amore verso la bici retrò e l’unica competizione che potrà manifestarsi sarà con se stessi e le innumerevoli strade bianche sparse per il percorso. La declinazione di ‘amore verso la bici retrò’ è stata definita nel regolamento della competizione dagli organizzatori. I requisiti di partecipazione sono criteri inderogabili per l’abbigliamento (maglie in lanetta) e per le bici (bici costruite prima del 1987 in pratica niente pedali moderni, solo fili freni esterni al manubrio e le levette per cambiare al telaio). Uno spettacolo: Le attrezzature richieste sono la colonna portante del successo avuto negli anni dall’eroica. Per quanto attiene il percorso, la competizione si estende nel territorio senese con diversi percorsi dal più tenero kilometraggio di 48 km al piu “duro” 209 km con un dislivello variabile a seconda del percorso scelto. Più che una competizione, l’Eroica, non è altro che una festa che comincia la settimana precedente l’evento vero e proprio con iniziative, mostre e punti di ritrovo per gli appassionati di ciclismo vintage. Il popolo appassionato di ciclismo vintage è costituito da una folta schiera di personaggi che tutto l’anno sono sempre alla ricerca meticolosa di materiale senza tempo che và dall’ inizio novecento fino, appunto, al 1987.

Il venerdì e il sabato: l’arrivo e l’attesa L’attesa del viaggio, l’adrenalina di scendere dall’auto ed iniziare a percorrere le stradine di Gaiole, l’emozione di rivivere il cibo, i colori e respirare la passione di decine di migliaia di altre persone. Gaiole scoppia di appassionati della bici di un tempo, “quella senza età”.


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Continuando a raccontare quello che possiamo trovare girando per un paese stipato di gente all’inverosimile, come non citare il mercatino dello street food che affianca, alle innumerevoli proposte culinarie del luogo ed al superbo Chianti, qualche stuzzichino non convenzionale. Non possiamo non citare, inoltre, il mercatino delle bici vintage, che richiede più giri per cercare di vedere tutto e che ai passaggi successivi e con un po’ di fortuna, permette, di trovare i pezzi per poter completare il progetto o il sogno che abbiamo nel cassetto e magari una volta completato da poter sfoggiare con orgoglio nella edizione dell’anno dopo.

Il personaggio Il ritiro del numero e del pacco gara per me, spesso sono sinonimo di dare un’occhiata al panorama dei partecipanti illustri che prenderanno parte alla manifestazione. Quest’anno mi sono sentito appagato in maniera molto soddisfacente solo per essermi ritrovato spalla spalla con un mito della mia adolescenza e nientemeno esponente di un ciclismo veramente eroico, Andy Hampsten, protagonista di una delle più belle pagine mai scritte nel ciclismo “EROICO”.


Ve la ricordate la tappa del Gavia al giro d’Italia dell’88 poi concluso vittorioso da Andy? Come detto la giornata scorre lenta e tra altri giri al mercatino e saluti ad amici, ho pure l’onore di dare la mano per un piccolo saluto a Felice Gimondi altra grandissima icona del ciclismo che fù.

La festa La sera, specie quella del sabato mi riserva ancora qualcosa di veramente inaspettato. Oltre alle innumerevoli feste messe su, tra ufficiali e improvvisate per cercare di rendere ancor più indimenticabile la giornata. Invitato da alcuni amici ne trovo una, dove la gente ha veramente voglia di fare festa scordandosi di tutto il resto, all’improvviso in lontananza non credendo ai miei occhi scorgo la sagoma di un corridore che ha fatto emozionare tantissimi appassionati con la vittoria di due giri d’italia oltre tantissime altre imprese. Gilberto Simoni, una persona, un ragazzo che della sua semplicità ne ha fatto un tesoro. A questo punto il rigore sembrerebbe d’obbligo, invece lui è un personaggio unico che riesce sempre a metterti a proprio agio e l’aria che si respira non sembra proprio di ritiro tattico pre gara, ma più di una festa paesana dove l’unico pensiero è cercare di divertirsi e stare bene. La sera comunque è destinata a finire, per qualcuno la sveglia suonerà molto presto, invece per altri che se la prenderanno molto comoda continuerà per un altro po ma con più tranquillità.

Arriva la domenica Già al buio delle cinque del mattino nuvole di ciclisti silenziosi avvolti nelle loro maglie di lanetta affollano la piazza di Gaiole, chi affronterà il più abbordabile 115 km, chi si cimenterà sul classico 135 km e chi invece sfiderà eroicamente il tremendo 209 km. Tre percorsi che richiedono una notevole dote di preparazione, dove niente deve essere lasciato al caso. Nei primi km i corridori formano una fila di tante luci e già vederli per quelle strade riempie il cuore di un sorriso indescrivibile immaginate invece ad essere parte integrante che effetto possa avere su di noi.

Il percorso Un tripudio di bellezza, passare in mezzo alle colline dove sono situate le tenute più belle del chianti, in primis il castello di Brolio,

per poi avventurarsi per le crete senesi e le colline intorno Montalcino ripagano di qualsiasi sacrificio fatto in giornata , mentre i paesi di Radi, Murlo, Lucignano D’Asso, e Asciano dove sembra che il tempo si sia fermato per sempre, lasciando un vuoto al momento che si decida di ripartire.

I ristori I ristori dell’eroica non si possono descrivere, vanno vissuti di persona per rendersi conto dell’imponenza che hanno, e cosa dire della bontà. Tavole imbandite di tutto quello che un ristoro ti possa offrire, a tal punto cha si rischia di perdere la ragione e non avere più voglia di ripartire. A mio parere il più suntuoso è quello di Asciano, forse perchè l’organizzazione vuol farsi perdonare di aver messo di lì a poco l’ascesa al monte sante marie, pane e vino con la salsiccia fresca, la ribollita, le decine di tipi di dolci e tante altre cose minano la nostra dieta e il provare a peccare di gola ti porta inevitabilmente a dover perdere quella sfida che si ingaggia con la strada bianca in salita....e che salita.

L’epilogo Al rientro, il castello di Brolio per il 135 km e Radda per il 209 km stanno a significare la porta verso Gaiole , la fine del nostro calvario ma anche della nostra poesia e quindi quel malinconico senso di dover tornare alla realtà, quella realtà che da quel giorno se ripensiamo all’Eroica sarà sempre un po’ più dolce.


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CAMMINARE

CON I BASTONI

SAUVAKAVEY DI NICOLA FLORIS

Conosciuto nel resto d’Europa con il nome di Nordic Walking, inizia la sua ascesa fra le attività motorie/sportive grazie a due studenti finlandesi di educazione fisica che, per la loro tesi di laurea avente per oggetto il “Sauvakavey”, ovvero il camminare con i bastoncini, attività praticata in Finlandia come metodo di allenamento estivo per lo sci di fondo, fin dagli anni trenta. I due studenti perfezionarono e codificarono la tecnica di avanzamento diagonale tipica dello sci di fondo e combinarono la camminata con i bastoncini con diversi esercizi di tonificazione e stretching. si trova, o forse, si trova alla fine: ristoro e doccia. Il Nordic Walking oggi è diffusissimo in tutti i paesi del mondo ed in questi ultimi anni si è molto evoluto grazie agli studi scientifici promossi e documentati dalle associazioni di NW presenti in tutto il mondo


E’un’attività fisica moderata, un vero sport di resistenza e senza controindicazioni. Il Nordic Walking aiuta inoltre a raggiungere e mantenere una forma fisica perfetta, in maniera dolce e naturale. Si può considerare questa attività come la regina a livello salutistico. Essa consiste nel camminare ad un ritmo più o meno sostenuto, muniti di due bastoncini, simulando il passo più classico dello sci di fondo. Sciare senza neve insomma si può e con il Nordic Walking potrete “scivolare” persino in spiaggia.

I benefici. Molte ricerche scientifiche internazionali hanno dimostrato i benefici sulla salute che derivano dalla pratica del Nordic Walking. Rispetto alla camminata tradizionale, incrementa fino al 45% il consumo calorico aiutando a perdere i chili di troppo e a mantenere il controllo del peso; riduce le tensioni muscolari e i dolori della zona delle spalle e della nuca; tonifica la muscolatura di tutto il corpo; migliora la coordinazione, la flessibilità e la mobilità delle

articolazioni. Aiuta a combattere lo stress e la depressione, educa il riequilibrio posturale e la camminata corretta. Inoltre rinforza il sistema immunitario, previene malattie e disturbi cardiocircolatori, aiuta a tenere sotto controllo la pressione del sangue, il livello del colesterolo e dei trigliceridi. Rispetto alla camminata tradizionale (a parità di velocità) incrementa la frequenza cardiaca permettendo una migliore performance cardiocircolatoria e respiratoria; incrementa la resistenza aerobica, migliora il metabolismo e la funzionalità dei dischi intervertebrali della colonna. Infine un altro beneficio da non sottovalutare è il fatto che questa attività stimola la socializzazione tra i partecipanti e avvicina il partecipante ad un contatto più stretto con la natura. Nei prossimi mesi, approfondiremo la tecnica, i segreti e come ottenere da questa fantastica disciplina, il meglio. Sperando di farvi venire voglia di praticarla.


Marco Lombardi Federico Maria Sacchetti Matteo Maria D’Anella Carolina Martinelli Daniele Peluso Alessio Franco Marco Nustrini Alessandro Mansueto Maurizio Cherchi Cristian Peterlin Davide D’Aiello Carlo Facheris Gianluca Perra Maurizio Seneci Nicola Floris Francesca Andina Giorgio Da Milano Maurizio Da Milano Jose BrBorich

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