GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE 2012
Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de CALOGERO RUSSO
L’impresa più ambiziosa è diffondere la moda russa in Italia, la patria per eccellenza del fashion e del gusto. «Di più, vi farò innamorare: anzi, è più corretto parlare al presente, visto che sta già succedendo».
A parlare è Tatiana Souchtcheva, imprenditrice russa di Samara (una delle città più grandi della Federazione, situata sulla riva sinistra del fiumeVolga), ma dal 1993 trapiantata in Italia. «Un arrivo motivato da ragioni sentimentali, che da temporaneo si è trasformato in permanente per lo stupore provato nell’assaporare la bellezza di questo Paese, che si rinnova ogni volta che visito una nuova città, spiaggia, luogo d’arte», sottolinea. Giunta a Padova,Tatiana ha messo da parte gli studi universitari in Fisica Teorica conseguiti nella città natale e il master in Psicologia a San Pietroburgo per lanciare un’azienda, denominata Società Italia. «Con il mio socio Roberto Chinello ci siamo interrogati sulle possibilità di business tra i Paesi rese possibili dal disgelo in atto in quegli anni ed è nata l’idea di proporre ai distributori russi prodotti tipici italiani, dai vini ai biscotti, alla moda». Un’esperienza durata tre anni, quanto è bastato per comprendere che la strada maestra per emergere era puntare sulla specializzazione. «Per garantire un vero valore aggiunto ai clienti dovevamo limitarci a un ambito più ristretto e così abbiamo privilegiato la moda, che sentivo di più nelle mie corde». Da qui la scelta di approdare a Milano, la città della moda per antonomasia, con l’obiettivo di farsi conoscere e costruire un catalogo di brand da proporre ai distributori russi. «Sono arrivata sola in città, dopo aver trovato la prima azienda disponibile a darmi ascolto: si trattava di Blumarine, che è diventata nostra cliente e da allora non ci ha più lasciati». Negli anni successivi il business è cresciuto e le due sedi di Milano e Padova si sono arricchite di professionalità russe e italiane: oggi sono 70 gli assunti, mentre i clienti della distribuzione in Russia sono 700 circa, presenti in 130 città, tra cui molte delle più importanti boutique di lusso. «Offriamo un servizio a 360 gradi ai clienti russi: non solo li accompagniamo presso gli showroom, ma offriamo loro anche consulenza su fiere e manifestazioni da seguire, li aiutiamo nella scelta dei partner e curiamo i business plan per la crescita internazionale». Una volta in Italia, il buyer viene accompagnato in una full immersion nella Penisola. «Organizziamo visite guidate ai musei, aperitivi all’interno di location prestigiose, visite alle città d’arte e a quelle di mare». Cosa apprezzano in particolare i russi dell’Italia? «Innanzitutto gli italiani», sorride. «La vostra capacità innata di affrontare i problemi con un pizzico di leggerezza che aiuta a trovare più rapidamente la soluzione. Lo spirito russo, al contrario, è più portato all’introspezione: del resto lo si vede chiaramente negli autori più famosi come Cechov, Stanislavskij e Dostoevskij». Quanto ai luoghi dell’Italia, «le città d’arte come Firenze, Venezia e Roma piacciono almeno quanto le località di mare. L’aspetto più strabiliante dell’Italia, penso alla Sicilia, ma si possono fare anche altri esempi, è la presenza - a pochi chilometri di distanza - di tesori naturali e culturali, combinati con una cucina straordinaria». Come è cambiato lo Stivale in questi 19 anni, visto dai suoi occhi? «Moltissimo. Con la fine del posto fisso prima e l’avvento della crisi economica poi,
TATIANA SOUCHTCHEVA
LA molte cose sono cambiate nello spirito: si va meno al ristorante, si spende meno nei negozi, c’è meno voglia di festeggiare». E qual è stata l’evoluzione in Russia in questo periodo? «Siamo molto più vicini all’Occidente rispetto al 1993; inoltre l’economia continua a crescere e questo è positivo per la popolazione. Tuttavia c’è la sensazione di uno scadimento degli standard educativi, che un tempo erano eccellenti nel Paese». Tornando al discorso iniziale, Tatiana è impegnata anche su un altro fronte: mettere in contatto designer russi e mondo della moda milanese, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative per il mercato. «So che a qualcuno potrà sembrare strano, ma anche i russi possono dare qualcosa al genio italico del fashion», aggiunge. Così nei giorni scorsi Società Italia ha organizzato a Milano il Festival
SOTTILE LINEA DEL GUSTO
della moda russa, selezionando undici talenti del design provenienti dalla Federazione e dai Paesi ex-sovietici, che hanno potuto mettere in mostra, davanti agli occhi di stilisti e i critici del settore, le loro creazioni. «Siamo in un’epoca in cui il principale fattore di arricchimento è costituito dalla capacità di contaminarsi reciprocamente. Gli spostamenti si sono moltiplicati e questo crea più occasioni. Con questo evento vogliamo contribuire a cercare le strade di collaborazione nel business tra i due Paesi», conclude l’imprenditrice. Preparato da Luigi dell’Olio
UN COLLOQUIO CON L’IMPRENDITRICE CHE CREA LEGAMI TRA I DUE PAESI. NEL NOME DELLA MODA
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Bilaterale
INSERTO REALIZZATO DA “ROSSIYSKAYA GAZETA” (RUSSIA)
L’INTERVISTA ALEKSEI MESHKOV
COME POSSIAMO CRESCERE INSIEME L’AMBASCIATORE STRAORDINARIO, PLENIPOTENZIARIO DELLA RUSSIA IN ITALIA E NELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO, SPIEGA IL SUO PUNTO DI VISTA SULLE RELAZIONI TRA I DUE PAESI Una carriera lampo nella diplomazia della Federazione. Preparazione e competenza. Dal Ministero degli Affari Esteri a Roma. «Dobbiamo rafforzare ed estendere la strada della cooperazione». Aleksei Yurievich, Lei una volta ha detto che i russi sono dei napoletani nordici. I suoi otto anni di lavoro in Italia l’hanno convinta dell’esattezza di questa tesi? Sì, siamo molto simili. Innanzitutto dal punto di vista culturale e psicologico. Spesso la facilità di comprendere le reciproche mentalità porta i russi e gli italiani a realizzare insieme grandi progetti economici, a una positiva e stretta cooperazione nell’arena internazionale. Ne è un chiaro esempio l’aereo Superjet-100. Gli imprenditori russi non temono la situazione di crisi in Italia? Il clima economico locale è favorevole agli investimenti ? Gli italiani hanno prestato particolare attenzione all’entrata di Lukoil sul mercato italiano. Le prime intese per l’acquisto di attivi in Italia da parte della compagnia russa sono precedenti alla crisi del 2008. Ma anche dopo l’inizio della crisi, in una situazione
mutata, Lukoil ha mantenuto tutti gli impegni assunti. Quest’anno è stato siglato l’acquisto di una grossa azienda vinicola italiana (Gancia, ndr) da parte di un’azienda russa. Inoltre, per sostenere le piccole e medie imprese italiane e russe nella Federazione e nei Paesi dell’Unione Europea, in occasione della visita ufficiale in Russia del presidente del Consiglio italiano Mario Monti, lo scorso luglio, Gazprombank ha firmato con Intesa Sanpaolo un accordo per la creazione di un fondo comune di investimenti diretti.
trasporti aerei. Qui potrebbero subire dei danni non solo la Russia, ma anche gli Usa, la Cina e altri Stati. Ci sono dei temi che richiedono un’approfondita trattazione congiunta. È vero, alcune decisioni che sono adottate a Bruxelles sono obbligatorie per tutti i Paesi membri dell’Ue. In questo caso l’Italia non è un’eccezione. Per questo motivo è anche importante che questi Paesi con insistenza dovranno spiegare alla Commissione Europea quali di queste decisioni possono nuocere ai loro interessi nazionali.
La Carta europea dell’energia e il Terzo pacchetto energetico dell’Unione Europea rendono più complicata la cooperazione italo-russa? Questo tema, che crea un po’ di tensione nei rapporti tra la Russia e l’Ue, ha risvolti filosofico-politici. Se si vuole restare un collaboratore affidabile e prevedibile, non si possono cambiare le regole del gioco in corsa, o per lo meno, prima di farlo bisogna consultarsi con i propri partner. Invece, purtroppo, veniamo messi di fronte al fatto compiuto, e non solo in materia di energia. È successo anche nel campo dei
Il nostro tempo è caratterizzato da un inasprimento della concorrenza, tanto in campo economico quanto in campo politico. All’ambasciatore della Federazione Russa in Italia capita di scontrarsi con questo fattore? Un vantaggio per i due Paesi è il carattere complementare delle nostre economie. Non abbiamo necessità di ingaggiare un’aspra concorrenza, benché ciascuna parte difenda i propri interessi nazionali. Ciò riguarda anche il lavoro in Paesi terzi, dove abbiamo dei progetti congiunti nella sfera dell’energia e delle attrezzature militari.
Roma ha rappresentato un fattore importante nello sviluppo dei rapporti della Russia con l’Ue e con la Nato e nella creazione del Consiglio Russia-Nato. Il cambio di governo in Italia ha mutato l’atmosfera amichevole dei rapporti italo-russi? I nostri rapporti conservano dinamismo. Con l’Italia abbiamo un formato di relazioni unico nel suo genere, il “2+2”: dei colloqui congiunti a cadenza regolare tra i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa. Roma non applica di certo questo schema a tutti i suoi partner stranieri. È un’ulteriore testimonianza del carattere privilegiato del dialogo tra Russia e Italia. Prossimamente, per discutere della preparazione della sezione economica delle consultazioni interstatali tra i due Paesi ai massimi livelli, si incontreranno i copresidenti del Consiglio russo-italiano per la cooperazione economica, industriale e finanziaria, il vice premier della Federazione Russa, Arkadij Dvorkovich, e il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi. Esistono potenziali punti di incontro con l’Italia riguardo alle problematiche più scottanti all’ordine del giorno nell’arena internazionale? Si svolgono regolarmente incontri tra
i nostri ministri degli Esteri a latere degli eventi internazionali. È in vigore un meccanismo di consultazioni a livello dei loro primi vice. Naturalmente, l’Italia, in quanto membro della Nato e dell’Ue, si attiene alla linea concordata in seno a queste organizzazioni. Il tema dell’Euro-Pro occupa una posizione chiave nei nostri colloqui“2+2”. La Russia e l’Italia hanno firmato un protocollo sulla riammissione. Si può pensare a una semplificazione delle procedure per ottenere i visti, indipendentemente dall’accordo di Schengen? Questo è poco probabile. Benché io abbia sentito dire più volte, anche dai colleghi stranieri, che si tratta più di una questione politica che di reale prassi giuridica. Per ora possiamo solo agire con la maggiore flessibilità possibile nell’ambito di Schengen. Vi sono stati precedenti con alcuni Stati molto accondiscendenti, ma a mio avviso la cosa più importante in questo momento è ottenere la definitiva abolizione dei visti. È questo l’obiettivo che dobbiamo perseguire, anche tenendo conto delle direttive che il governo russo ha rivolto al nostro servizio diplomatico. Sì, il via è stato dato dall’Italia. Uno dei primi,
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Internazionale
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LE ELEZIONI AMERICANE
LA BIOGRAFIA
C’era una volta la Cortina di Ferro “La diplomazia senza pregiudizi”
NAZIONALITÀ: RUSSA ETÀ: 53 ANNI PROFESSIONE: DIPLOMATICO
È uno dei più giovani ambasciatori straordinari e plenipotenziari della Russia. Ha completato gli studi all’Istituto statale di Relazioni internazionali di Mosca nel 1981, per poi trasferirsi in Spagna. Dal 2001 fino al 2004 è stato vice ministro degli Affari Esteri. Dal 2004 lavora in Italia e San Marino ed è anche rappresentante permanente della Federazione Russa alla Fao e del Programma alimentare mondiale dell’Onu. Parla tre lingue: italiano, inglese e spagnolo
Mikhail Rostovskij ANALISTA
N
on sono affatto dell’opinione che, una volta eletto presidente, Romney avrebbe inevitabilmente tentato qualche avventura in politica estera. Può darsi di sì, come può darsi di no. Secondo me la differenza tra Obama e Romney sta proprio nel loro atteggiamento verso i pregiudizi. La politica estera di Obama non può essere definita filo-russa. Qualora avesse vinto Mitt Romney non sarebbe stata certo una catastrofe per Mosca. Ma la mattina del trionfo elettorale di Obama ho provato comunque un sentimento di gioia e mi sono sentito sollevato. Nella nostra vita politica contemporanea c’è già molto di folle e di illogico. Ma la vittoria di Obama ci dà motivo di sperare che Mosca e Washington litigheranno non per antiquate e artificiose costruzioni ideologiche, ma per la diversità dei rispettivi interessi nazionali. Un tempo la Russia si trovava al centro della politica estera americana. Oggi siamo rimasti solo al centro dei discorsi di Romney. Pochi giorni prima delle elezioni americane ho incontrato a Mosca un ex collaboratore di alto livello dell’apparato di un presidente repubblicano degli Usa, il cui attuale business dipende dai buoni rapporti tra Russia e America. Eppure si è mostrato poco interessato alla possibilità che vincesse l’uno o l’altro dei candidati, sembrando più attento all’evoluzione dei rapporti con Cina e Iran. Eppure mi viene in mente quando il presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson decise di far partecipare in massa l’America alla guerra del Vietnam. Secondo i suoi biografi capiva che così facendo avrebbe danneggiato la sua presidenza, visto che promuovendo lo slogan di costruire una “grande società” sognava di entrare nella storia del suo Paese come un grande riformatore sociale. La questione del Vietnam di fatto mise il presidente di fronte a una scelta: o la guerra o la sua “grande società”. Johnson era con tutta l’anima per la seconda soluzione. Ma la sua ragione era guidata da una concezione di politica estera che allora andava di moda, la teoria del domino. Secondo la quale, se si fosse permesso a sola una tessera del domino - a un Paese del Sud Est asiatico - di diventare comunista, tutti gli altri Stati
Un vantaggio per i due Paesi è il carattere complementare delle nostre economie. Non abbiamo necessità di ingaggiare un’aspra concorrenza, benché ciascuna parte difenda i propri interessi”
Eugene Ivanov
MICHELE PALAZZI
Cosa prevede? L’Italia è favorevole a passare alla libera circolazione senza visti. Il che è dettato da un giusto interesse pragmatico. Il ministro italiano del Turismo e i grandi operatori di questo settore comprendono che il problema dei visti frena la crescita della presenza russa in Italia. Un trend in salita, che, specie in un periodo di crisi come quello attuale, assume grande rilevanza nell’economia della Penisola. Il numero dei turisti della Federazione, riferiscono i dati ufficiali, ha superato il mezzo milione di persone nell’ultimo anno. Secondo le nostre stime, si può raddoppiare questa cifra, perché parte dei turisti viaggia con visti a ingresso multiplo.
IN PILLOLE
Il centro della cultura mondiale Cosa rappresenta per Lei l’Italia? Senza dubbio il centro della cultura mondiale. Cosa le piace più di tutto della Penisola? La gente. A quando risale il primo contatto con il nostro Paese? La mia prima visita diplomatica risale agli anni Novanta; in quel momento pensavo principalmente al mio lavoro. Chi o cosa non dimenticherà mai? I miei amici in Italia. Il suo luogo preferito? Posti straordinari, per cui sarebbe impossibile indicare una sola preferenza. Che cosa nella cultura italiana ha influenzato la sua visione del mondo? L’antica Roma, il cui studio permette di comprendere lo sviluppo dei processi mondiali contemporanei. Qual è il suo proverbio italiano preferito? Non ne ho uno preferito, perché i modi di dire italiani sono molto simili a quelli russi. Che cosa augura alla Russia e all’Italia? Di andare sempre e solo avanti. Preparato da Katerina Labetskaya Leggi le versione integrale su www.russiaoggi.it
di quell’area inevitabilmente lo avrebbero seguito sulla stessa strada. Ma la teoria si rivelò essere un pregiudizio. Il presidente perse la guerra e distrusse anche il proprio sogno di una “grande società”. Tornando alle recenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l’unica cosa che mi sento di affermare è che Obama è un pragmatico dotato di sangue freddo, che non guarda al passato, ma piuttosto al futuro. Romney è un politico il cui rapporto con i pregiudizi non è ben chiaro. Non si può certo entrare nella testa di una persona, e tanto meno di un politico. La domanda sulla misura in cui questo o quel politico crede nel proprio materiale retorico è destinata a rimanere sempre aperta. Ma quanti più pregiudizi ci sono a Washington, tanti più ve ne saranno a Mosca. Perfino durante il primo mandato di Obama negli ambienti politici russi riguardo alla politica degli Usa esisteva una quantità di preconcetti, i più folli. Per esempio, persone considerate serie erano convinte che la primavera araba fosse il risultato di una qualche ben congegnata congiura americana. Quelle stesse persone serie credono fortemente che i fermenti dell’opposizione in Russia siano anch’essi conseguenza di qualche subdolo e cospiratorio piano americano. Benché, in realtà, tutte le cause delle nostre perturbazioni politiche siano da cercare all’interno del Paese. Ho persino paura a immaginare come si sarebbero moltiplicati i pregiudizi antiamericani a Mosca se avesse vinto Romney con la sua oscura retorica del “nemico geopolitico numero uno”. Provo a tirare le conclusioni del ragionamento fatto fino a questo punto: il secondo mandato di Obama non farà dell’America e della Russia due amiche del cuore. Nelle zone in cui i nostri interessi non coincidono pienamente o non coincidono affatto - in Asia Centrale, nel Caucaso o sul tema della creazione dei sistemi antimissilistici Pro in Europa - la rivalità non sarà meno forte di prima. Però vi sono delle chances che si tratti di un muro contro muro non costruito a tavolino, ma basato su differenti interessi concreti. Per grandi Paesi come sono considerati la Russia e gli Usa, già questa non è certo una cosa da poco. L’autore è un osservatore politico del giornale “Moskovskiy Komsomolets”
Obama bis, l’attesa del Cremlino per il nuovo Segretario di Stato ESPERTO
se non il primo accordo sulla semplificazione delle procedure per i visti, la Russia l’ha firmato con l’Italia, ancor prima di sottoscrivere l’accordo quadro generale con l’Ue. Ma le agevolazioni contenute nel documento riguardavano i contatti ufficiali, di affari e culturali. Per allontanare i timori da parte del gruppo Schengen dell’Unione Europea, un anno fa abbiamo sottoscritto con l’Italia anche un accordo sulla riammissione.
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È
finito. Il lungo, costoso e tuttavia distensivo show politico intitolato “campagna per le elezioni presidenziali americane” si è concluso nelle prime ore del 7 novembre. Aggiudicandosi il 50 per cento del voto popolare e sconfiggendo il suo avversario repubblicano Mitt Romney in otto dei nove Stati in bilico, il Presidente in carica Barack Obama è stato rieletto. L’analisi dei fattori che hanno portato alla sua vittoria terrà occupati gli esperti per i mesi a venire. Alcuni sosterranno che Obama sia stato favorito dall’uragano Sandy, che pare abbia fermato lo slancio della campagna di Romney. Altri ricondurranno il successo alla pubblicazione, a soli quattro giorni dalla consultazione, del rapporto sulla disoccupazione, risultata in calo. Sta di fatto che, mentre gli americani si sono scoperti divisi quasi alla pari tra sostenitori di Obama e di Romney, il resto del mondo ha esplicitamente fatto il tifo per il primo. In realtà questo non dovrebbe stupire: nessuno può dubitare che in qualità di principale amministratore degli Stati Uniti, Obama metta sempre gli interessi della nazione al di sopra di qualsiasi altra considerazione. Eppure, in più occasioni, ha dimostrato la volontà di tenere quanto meno conto degli interessi di altri Paesi, a patto che questi non contraddicano l’America. Tutto ciò è in palese contrasto con l’atteggiamento di Romney, che ha sprezzantemente giurato che non avrebbe mai “chiesto perdono” per l’operato degli Stati Uniti. E le cui dichiarate regole di ingaggio nei confronti degli altri Paesi – Israele escluso - potrebbero riassumersi nel detto popolare “o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”. Basterebbe già questo a indurre molti leader stranieri a considerare Obama un interlocutore più responsabile e affidabile. È alquanto improbabile che la politica estera dell’amministrazione Obama cambi in modo radicale, ma sarebbe prematuro affermare che non vi saranno cambiamenti. Obama è un presidente focalizzato per lo più sulla politica interna e, come molti suoi predecessori, è poco attratto dalle questioni globali. In tali circostanze, la po-
litica estera statunitense è spesso dirottata dal Segretario di Stato (o talvolta dal consigliere per la Sicurezza nazionale), e ci sono buoni motivi per ritenere che negli ultimi due anni a dettare le priorità dell’agenda internazionale degli Stati Uniti sia stata Hillary Clinton, Segretario di Stato Usa, e non il Presidente stesso. A gennaio, però, la Clinton lascerà il suo incarico e fino a quando non si conoscerà il sostituto, i contorni della politica estera statunitense resteranno sfocati. Pare che il candidato con migliori probabilità di ricevere una nomina sia il senatore John Kerry, esperto e competente presidente della commissione per le Relazioni estere del Senato. Con Kerry al timone, ci si potrebbe aspettare un rinnovato coinvolgimento nei “grandi progetti”, come il processo di pace in Medio Oriente. Al tempo stesso potrebbe ridursi però l’enfasi sulle questioni umanitarie globali, delle quali si è sempre fatta paladina Hillary Clinton. Mosca ha accolto favorevolmente la rielezione di Obama, e non perché il presidente americano abbia molti sostenitori nella classe dirigente russa. Le politiche russe nei confronti degli Usa sono costantemente reattive: Mosca non prende mai l’iniziativa nelle relazioni con Washington, preferendo agire di conseguenza a ciò che Washington fa o decide, che si tratti del vento gelido di un confronto diretto che soffiava ai tempi dell’amministrazione Bush o dell’assolata fase di “reset” offerta dal presidente Obama. Agli occhi della leadership russa, Obama è in ogni caso un leader di qualità. E per il Cremlino è molto più conveniente riprendere i rapporti già instaurati, che investire tempo e sforzi nello sviluppo di nuovi. In linea con questo principio, la sensazione è che il Cremlino stia assumendo un atteggiamento di attesa, aspettando di conoscere il nuovo criterio sui rapporti tra Usa e Russia che si affermerà alla Casa Bianca, prima di arrivare di conseguenza ad assumere una posizione. Sebbene questo tipo di approccio possa adattarsi bene alle modalità operative consuete degli apparati della politica estera della Federazione è veramente arduo comprendere in che modo tale approccio possa portare avanti gli importanti interessi nazionali. L’autore è un analista politico che tiene un blog per The Ivanov Report
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Economia
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I DISTRETTI INDUSTRIALI IN RUSSIA FINISCE IL 3,7% DEI PRODOTTI ITALIANI ALL’ESTERO E LA QUOTA È DESTINATA A CRESCERE NEI PROSSIMI ANNI La crescente domanda di Made in Italy consente a diverse realtà industriali della Penisola di inventarsi una nuova strada per reagire alla crisi dei consumi interni. SIBILLA DI PALMA RUSSIA OGGI
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QUALI SONO LE TENDENZE VINCENTI
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San Mauro Pascoli: i produttori romagnoli di calzature esportano in Russia 71 milioni di euro, con una concentrazione particolare sulla fascia alta della produzione, che risente meno della concorrenza sul prezzo dei Paesi emergenti
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Rimini: la località nota all’estero soprattutto per le spiagge è anche un distretto produttivo molto attivo sul fronte dell’abbigliamento. La Russia copre il 26,5 per cento dell’export totale, grazie anche alla capacità delle aziende locali di fare sistema
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Le calzature di qualità, l’abbigliamento che esprime al meglio il gusto italiano, l’arredamento sofisticato: sono gli output dei distretti italiani che, con maggiore frequenza, prendono la strada della Russia. La Federazione, secondo quanto rilevato dagli stessi operatori del settore, rappresenta per i nostri cluster territoriali ormai la principale destinazione tra i Bric, quindi più del Brasile e della Cina. «La Russia rappresenta il 3,7 per cento dell’export italiano, circa il 50 per cento in più rispetto alla Cina e quattro volte Brasile e India», spiega Giovanni Foresti del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Un trend che è determinato in particolare da due fattori. «Da un lato si tratta di un mercato geograficamente più vicino all’Italia rispetto agli altri, il che rappresenta un vantaggio per il nostro tessuto produttivo fatto soprattutto di piccole e medie imprese», spiega l’esperto. «L’altro motivo è la forte domanda, soprattutto di prodotti di alta qualità, proveniente dalla Russia, che non ha un’offerta al proprio interno, soprattutto nei settori della moda e dei mobili. Un aspetto che differenzia la Federazione dalla Cina, che invece ha sviluppato negli anni un mercato interno di grandi dimensioni, in particolare per quanto concerne i prodotti di fascia bassa». Tra i distretti spiccano, per quanto riguarda il sistema moda, le calzature di San Mauro Pascoli (che esportano in Russia 71 milioni di euro, pari al 31,7 per cento dell’export totale) e l’abbigliamento di Rimini (26,5 per cento), il calzaturiero di Fermo (230 milioni, 16 per cento). Per il sistema casa si sono costruiti negli anni una fama i mobili in stile di Bovolone (18,3 per cento), il mobile d’arte del Bassanese (12,9 per cento), il legno e arredamento della Brianza (8,6 per cento per 130 milioni di euro esportati), il mobile del Livenza e Quartiere del Piave (6,3 per cento per 130 milioni di euro). Negli ultimi anni hanno registrato un forte progresso anche le esportazioni di importanti distretti della meccanica, come la food machinery di Parma (8,2 per cento, per 32 milioni di euro esportati), la componentistica e termoelettromeccanica friulana (6,8 per cento, per 230 milioni di euro) e le macchine per l’imballaggio di Bologna (più 34 per cento tra il 2009 e il 2011, per un peso che ha raggiunto il 4 per cento). Realtà molto differenti tra loro sia per storia, che per ubicazione geografica e vocazione imprenditoriale, ma accomunate dalla capacità di leadership all’interno di nicchie di mercato, più difficilmente attaccabili dalla concorrenza a basso prezzo dei produttori asiatici. «Un risultato positivo, soprattutto se si considera la struttura dimensionale del nostro tessuto produttivo, composto da numerose piccole e medie imprese con evidenti limiti nel raggiungere con successo mercati lontani, non solo geograficamente ma anche culturalmente», spiega Foresti. «Le aziende italiane calzaturiere sono conosciutissime in Russia», aggiunge Cleto Sagripanti, presidente dell’Associazione nazionale calzaturifici italiani. «Gli imprenditori italiani hanno deciso di investire nel mercato russo perché la calzatura per le donne della Federazione è un must e sono stati bravi nell’intercettarne i gusti basati sulla richiesta di marchi di qualità». Qualche nome? Fabi, Baldinini, Bigioni, solo per citarne alcuni. Aziende che hanno sfrutta-
to la formula del distretto e che proseguono con successo la loro penetrazione commerciale nell’Est Europa. «La propensione all’export delle imprese nei distretti è maggiore rispetto a quelle che non ne fanno parte, e pertanto devono muoversi in proprio nelle strategie di internazionalizzazione. Ad esempio, in quello delle calzature una delle principali aziende dell’area ha investito sul mercato russo con la creazione di un marchio e di una rete commerciale facendo da apripista per le altre imprese che ne hanno seguito l’esempio», spiega Foresti. Le prospettive restano positive anche per il futuro: nei primi sei mesi dell’anno i distretti industriali italiani in Russia hanno registrato una crescita del 7,3 per cento contro il 17,2 realizzato nel 2011. «La Russia continuerà a essere uno dei mercati più interessanti, soprattutto in ambito moda e casa», conclude Foresti. «Anche i distretti della meccanica dovrebbero consolidare la loro crescita nella Federazione e notevoli attese giungono infine dal settore alimentare, soprattutto da quello vitivinicolo. Basti pensare ai vini di Langhe e Monferrato che hanno già accresciuto di molto la loro presenza nella Federazione».
VINI E ALTA MODA LA QUALITÀ PREMIA L’EXPORT ITALIANO
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Fermo: il distretto storico del calzaturiero marchigiano, che ha dato i natali a brand leader come Tod’s, Nero Giardini e Silvano Lattanzi, è specializzato nel segmento lusso. Il legame con la Federazione è stato confermato dalla recente visita di una rappresentanza della task force italo-russa sui distretti e le piccole e medie imprese, con l’organizzazione di incontri b2b con gli operatori del territorio
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Bassano del Grappa (Vi): il distretto del mobile d’arte veneto ha creato uno showroom permanente a San Pietroburgo, co-finanziato dalla Regione Veneto, che aiuterà a far conoscere la nuova stagione produttiva delle imprese familiari locali
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Brianza: Il cluster del legno e arredo si è costruito negli anni una fama di eccellenza nella Federazione, puntando su mobili e complementi d’arredo caratterizzati da artigianalità delle lavorazioni e cura dei materiali
Vini e formaggi sono tra i prodotti italiani più impo
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Ambiente Sono in arrivo oltre 40 milioni di dollari per preservare e proteggere la ricchezza naturale del Paese
I fondi, sommati a quelli messi a disposizione dal governo russo, aiuteranno a preservare un patrimonio che non ha pari nel resto del mondo e a combattere l’inquinamento. ANNA SIMONE RUSSIA OGGI
Le foreste rappresentano una delle ricchezze naturali più importanti per la Russia, che può contare sul 20 per cento di tutto il patrimonio mondiale. Una straordinaria risorsa di biodiversità, che rischia di essere compromessa senza interventi urgenti. Il programma governativo di tutela
guardie forestali impiegate a tempo pieno: una macchina completa in grado di difendere un patrimonio boschivo straordinario. L’efficacia si è indebolita negli anni a venire, anche per la necessità di far quadrare i conti pubblici a fronte dell’incertezza causata dalla transizione. Tra il 1991 e il 2002 le ore di volo degli aerei impegnati nell’antincendio
sono calate del 70 per cento, con il conseguente dimezzamento degli incendi rilevati dall’aviazione, che sono passati dall’89 al 44 per cento nel periodo considerato. Di conseguenza i tempi di intervento – più piccolo è il focolaio, più è possibile tenerlo sotto controllo - si sono allungati, anche se negli ultimi anni la situazione è in via di miglioramento.
Il periodo peggiore finora registrato risale all’estate del 2010, quando sono andati a fuoco 2,3 milioni di ettari forestali, con un record di oltre 33mila incendi censiti, che hanno prodotto danni stimati in 10 miliardi di dollari. È evidente, infatti, come una gestione sostenibile produca effetti benefici non solo sul patrimonio boschivo, ma anche su quello economico e sociale.
L’accordo Smart cities per disegnare il futuro
IL COMMENTO
Due antiche capitali insieme per lo sviluppo
Chi è il nuovo leader del mercato petrolifero
Torino e San Pietroburgo hanno firmato un accordo bilaterale per rafforzare i legami già esistenti tra i due distretti per una sinergia commerciale e produttiva più attiva e dinamica. SIMONA PIZZUTI RUSSIA OGGI
AFP/EASTNEWS
ortati nella Federazione Russa
dell’ambiente e contrasto ai roghi e ai disboscamenti presto potrà contare su 40 milioni di dollari concessi dalla Banca Mondiale per cofinanziare gli interventi. E presto partiranno campagne di sensibilizzazione sugli incendi boschivi e vi sarà una nuova pianificazione degli interventi di gestione forestale e contrasto delle pratiche che potrebbero contribuire ad aumentare l’incidenza del fuoco. In Russia annualmente si registrano in media 24mila incendi boschivi che distruggono 1,4 milioni di ettari di foresta. Il 93 per cento delle cause è di origine antropica, sia per azioni involontarie riconducibili ad atti di imprudenza o ignoranza, sia per via di atti dolosi. A rendere più preoccupante il quadro sono le relative emissioni di carbonio in atmosfera che vanno da 50 a 231 milioni di tonnellate l’anno. Il Forest Fire Response, questo il nome del progetto, rafforzerà le politiche di salvaguardia del Servizio federale delle foreste e del Ministero delle Risorse Naturali e dell’Ambiente per garantire un livello ottimale di prevenzione del rischio incendio, rendendo più efficace la gestione del territorio e, al tempo stesso, investendo nell’applicazione delle migliori strategie per lo spegnimento. Ai tempi dell’Unione Sovietica il Paese contava su 600 aerei, 8mila uomini del soccorso antincendio e 70mila
AP
Se la Banca Mondiale difende le foreste
Dalla cultura all’economia, passando per la ricerca scientifica. È questo il percorso che Torino e San Pietroburgo stanno facendo per avvicinare progressivamente le due città rinsaldando un’alleanza iniziata lo scorso febbraio con la firma di un accordo tra la Fondazione Torino Musei e l’Ermitage. Il 15 novembre questo legame è cresciuto grazie alla sigla di un accordo fra il capoluogo piemontese, che negli ultimi anni ha fatto da battistrada di molte iniziative ad alto contenuto tecnologico, e la seconda città russa per dimensioni, che allarga il campo d’azione all’imprenditoria e ai temi dell’innovazione. Il sindaco di Torino, Piero Fassino, e il governatore di San Pietroburgo, Georgij Poltavchenko, puntano a condividere progetti di collaborazione concreti che abbracciano anche l’e-governament, l’efficienza energetica e il turismo, in linea con le richieste di un mercato che si è fatto più selettivo nel processo di crescita. La bilancia commerciale tra il Piemonte e la Russia motiva la volontà di cooperazione tra i due distretti, dotati di competenze e professionalità complementari. Secondo dati Istat elaborati dalla Camera di Commercio di Torino, nel 2011 il Piemonte ha esportato merci in Russia per un valore di 755,9 milioni di euro, mentre il valore delle importazioni è stato di 108,2 milioni di euro. Entrambi i flussi sono cresciuti rispetto al 2010 con un +21,4 per cento per l’export e un +35,1 per cento per l’import: cifre che fanno specie se confrontate con il contesto congiunturale nel quale sono maturate. «Questo è un accordo importante e ambizioso perché concreto - ha detto Piero Fassino - che segue una fitta serie di incontri nonché un primo accordo di collaborazione sottoscritto lo scorso febbraio tra la Fondazione Torino Musei e il Museo Ermitage in base al quale si sta già
organizzando una grande mostra a Torino nella prossima primavera. Ci sono ragioni e similitudini storiche, e allo stesso attuali, basti pensare all’industria dell’auto e allo sviluppo della green economy, in entrambe le città perché questo accordo sia proficuo». Gli investitori italiani sono interessati al mercato della Federazione come dimostrano le 70 aziende a partecipazione di capitale italiano già attive a San Pietroburgo, alle quali vanno poi aggiunte centinaia di divisioni commerciali. Particolare rilevanza ha il comparto auto, che da sempre è il punto di forza del Piemonte. L’accordo bilaterale è però più ampio. Così come nel campo sanitario dove Torino è impegnata nel progetto della Città della Scienza e della Salute e San Pietroburgo in programmi di ricerca e investimenti negli stessi settori. «San Pietroburgo si trova in una posizione geografica interessante – afferma Aleksandr Prokhorenko, il capo del comitato per le relazioni esterne di San Pietroburgo -. La nostra città ha un porto e un nodo ferroviario rilevanti e possiede un ricco potenziale tecnico-scientifico e formativo. L’infrastruttura si sviluppa velocemente, così come si sta ultimando la costruzione di un nuovo aeroporto. Per questo San Pietroburgo è un luogo idoneo ad accogliere iniziative d’affari e le autorità cittadine sono pronte a fornire qualunque appoggio agli investitori italiani per la realizzazione dei loro progetti». Georgij Poltavchenko ha invitato le aziende torinesi a partecipare al gemellaggio di San Pietroburgo tra le piccole e medie imprese: un progetto al quale aderiranno non solo le regioni russe, ma anche quelle straniere. All’interno del programma grande attenzione sarà dedicata alle nuove tecnologie. Ogni anno saranno coinvolte più di 3mila persone, molte delle quali svilupperanno poi la collaborazione tramite una versione online di questa iniziativa. Le autorità cittadine hanno inoltre preso in esame la possibile apertura di una linea aerea diretta tra Torino e San Pietroburgo. Un’iniziativa che evidentemente intensificherebbe il flusso di turisti e aumenterebbe i rapporti umani e lavorativi tra le due città.
Evgeny Utkin ESPERTO
I
l lungo braccio di ferro tra Aar e Bp si è concluso come molti analisti indipendenti avevano pronosticato già da tempo: la rottura della joint-venture Tnk-Bp con i due ex-soci che hanno lasciato terreno libero a Rosneft. Così il gruppo russo guidato da Igor Sechin (l’uomo più potente della Federazione dopo Vladimir Putin, secondo la rivista Forbes) diventerà leader mondiale del mercato petrolifero, con una produzione a regime in grado di raggiungere i 3,5 milioni di barili al giorno. Rispondendo ai giornalisti del Valdai club, il Presidente russo ha detto: «Sono stati gli inglesi a chiedermi di risolvere il conflitto in questo modo». E, a ben vedere, tutti gli attori coinvolti sono stati ripagati. Bp non è uscita del tutto dalla partita, considerato che in cambio riceve 12 miliardi di dollari cash e quasi il 20 per cento delle azioni del nuovo colosso russo (diventando così anche il primo azionista privato della compagnia, controllata in maggioranza dallo Stato), con la possibilità di nominare due membri del cda, assicurandosi grazie a questa strada anche una lunga permanenza nella Federazione. Mentre gli oligarchi di Aar incassano 28 miliardi di dollari, Viktor Vekselberg con 18 miliardi di dollari in questo modo diventa l’uomo più ricco del Paese superando Alisher Usmanov. Non se la passa male nemmeno Mikhail Fridman, anche lui beneficiario di un incasso miliardario, che gli consente di superare Roman Abramovich (patron del Chelsea, club di punta del calcio inglese) piazzandosi così al quinto posto. Dove investiranno tutti questi soldi ricavati dalla cessione? Qualche villa sul mare o sul lago (secondo le statistiche, la metà degli immobili comprati dai russi all’estero si trova in Italia) potrà bastare o vi saranno altre destinazioni? Qualche anno fa Vekselberg promise di investire un miliardo di euro in energia rinnovabile nella Penisola. Ha già staccato alcuni assegni. Per esempio, ha comprato tramite Avelar Energy la compagnia Energetic Source e ha investito nel business dello stoccaggio. Ma la cifra stimata all’inizio resta comunque lontana. La crescita di Rosneft consegna alla Federazione il secondo grande attore nel settore dell’energia, al fianco del colosso del gas Gazprom: due teste di Aquila nello stemma russo. Ma i due operatori non camminano su binari paralleli; qualche volta i loro business si incontrano e si registrano episodi di concorrenza tra colossi. E se in Russia avanza Rosneft (poche settimane fa ha strappato a Gazprom un contratto di fornitura per 25 anni a Inter Rao, si parla di 900 miliardi mc di gas), Gazprom però sta rafforzando la sua posizione internazionale: tra pochi giorni partirà la costruzione del gasdotto South Stream, che porterà il primo gas in Bulgaria a dicembre del 2015, per arrivare nel 2019 alla massima capacità di 63 miliardi metri cubi di metano l’anno. Una quantità in grado di soddisfare ampiamente la domanda che arriva dall’Europa Occidentale.
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EMANUELE CREMASCHI (3)
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Fede Alla scoperta di San Nicola, Basilica simbolo di Bari visitata ogni anno da decine di migliaia di cittadini della Federazione
Due comunità legate dal sacro Attraverso le vicende della chiesa principale della città pugliese è possibile ripercorrere secoli di storia, religione e cultura. Punti di contatto che spesso sono ancora poco noti al grande pubblico. GIULIA LABIS RUSSIA OGGI
Chiesa di San Nicola rimase sotto la giurisdizione della Chiesa russa all’estero, e nel corso di tutti questi anni i suoi sacerdoti hanno ricevuto uno stipendio dal Comune di Bari. Le funzioni liturgiche erano celebrate nella chiesa inferiore, ma dopo la costruzione nella chiesa superiore della basilica di una provvisoria iconostasi, nel 1955, le funzioni vennero trasferite lì; mentre gli altri spazi del complesso furono utilizzati dal Comune come uffici. I pellegrini arrivavano in numero esiguo ed erano soprattutto romeni e russi emigrati. Dopo la caduta della Cortina di Ferro un fiume di pellegrini dalla Russia (60-70mila
Kirill per le trattative riguardanti il passaggio della Chiesa di San Nicola di Bari alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca». Ancora il rettore: «Il sindaco ritenne giusto che a occuparsi dei bisogni spirituali dell’ingente flusso di pellegrini russi a Bari fosse un sacerdote della Chiesa ortodossa. Il continuo incremento del numero di pellegrini russi a Bari coincise con l’inizio del riavvicinamento tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa russa all’estero, che nel 2008 si unificarono». Il progetto della chiesa è dell’illustre architetto russo Aleksei Shchusev. È stato pensato nello stile dell’architet-
Un legame mai spezzato. Che dalle coste dell’Adriatico arriva sino al cuore ortodosso di Mosca. Un filo antico, a legare luoghi del sacro: parte dalla Basilica di San Nicola a Bargrad, come anticamente veniva chiamata in Russia la città di Bari. Una chiesa in cui si continua a parlare russo. Basta osservare i pellegrini ortodossi che la visitano in migliaia ogni anno: dopo essersi accostati all’urna del santo taumaturgo nella cripta, si dirigono verso il Portico dei pellegrini di San Nicola, fatto erigere nella città per volontà del Patriarcato dove per loro, già all’inizio del Ventesimo secolo, la Società Imperiale di Palestina, per decreto di Nicola II, fece costruire l’Ospizio dei pelIL RETTORE DEL PORTICO, PADRE ANDREI BOJTSOV legrini e la Chiesa. La Prima Guerra Mondiale, il crollo presenze l’anno) tura sacra di Pskov e di Novgorod del dell’Impero russo tornò a visita- Quindicesimo secolo, con l’iconostasi e il potere soviere la Basilica. a più piani. E l’iconostasi era stata ditico durato quasi L’iter che pinta, intagliata, imballata e spedita un secolo, li aveh a p o rt a t o su un convoglio con destinazione Bari, vano privati di alla cessione ma lo scoppio della Prima Guerra Monquest’opera di del complesso diale bloccò le frontiere e tutto svanì bene. Tra il remonumentale nella Russia rivoluzionaria. stauro del Portialla Chiesa Negli anni Cinquanta un’iconostaco e il recupero russa è stato tra- si provvisoria fu consacrata dalla dell’Ospizio per i vagliato. Come Chiesa russa all’estero, ma la Basilipellegrini. All’epoca spiega il rettore del ca non è mai stata decorata. «Il nodello zar Nicola II era Portico, padre Andrei stro obiettivo è raggiungere nel comstato istituito uno speciaBojtsov: «Nessuno riusci- plesso architettonico un’unità di stile le programma per inviare, a ARCHIVIO PERSONALE va a convincere le parti interes- e di completare la decorazione della spese dell’erario, le navi che trasporsate». La svolta? «Solo grazie all’ap- chiesa», racconta Andrei. tavano fino a 20mila pellegrini l’anprovazione di una legge, il Comune Si offre un alloggio ai pellegrini: no, a Bari e in Terra Santa. di Bari ha potuto cedere il comples- l’atmosfera parrocchiale, monastica Nel 1911 la Società Imperiale di so architettonico alla Federazione in un modesto albergo. Con la mensa, Palestina rilevò dalla marchesa di CaRussa. Lavorando al Dipartimento la messa, la lettura delle vite dei santi samassima dei terreni nei sobborghi per le Relazioni ecclesiastiche ester- e le preghiere nel refettorio. «Stiamo di Bari. La prima pietra della Chiesa ne della Chiesa ortodossa russa, ebbi costruendo un albergo dotato di cento di San Nicola fu posta il 25 maggio la fortuna di accompagnare nel 1997 posti letto. Lo zar Nicola II aveva pro1913 e, nello stesso anno, la costruuna delegazione guidata dal sindaco gettato un complesso per accogliere i zione si fermò, mentre a causa delle di Bari a Mosca su invito del Patriar- poveri e per noi è importante conteguerre e delle rivoluzioni i pellegrica Aleksij II e dell’allora metropolita nere i prezzi per rendere accessibile naggi s’interruppero. Fino al 1998 la
Stiamo costruendo un albergo dotato di cento posti letto. Per noi è importante contenere i prezzi per rendere accessibile il soggiorno anche ai pellegrini che dispongono di pochi mezzi”
il soggiorno anche ai pellegrini che dispongono di pochi mezzi, ricavando un profitto minimo per la chiesa. Oggi ci sono molte agenzie di viaggi, ma io ho in programma di aprire a Mosca un’agenzia dell’Ospizio, specializzata in pellegrinaggi. Alcuni benefattori si sono detti disposti a finanziare la creazione di un centro dei pellegrini attivo non solo a Bari, ma in tutta Italia. Quando si avvierà il progetto, probabilmente faremo arrivare dei volontari dei monasteri», racconta il padre. Nei dintorni di Bari ci sono chiese antiche scavate nella roccia tra cui anche una dedicata a San Nicola. Strutture della tradizione monastica orientale del Settimo e Nono secolo. Appartenute, prima dell’invasione normanna nell’Undicesimo secolo, all’Impero Romano d’Oriente e a Bisanzio. Anche in Calabria, Puglia e Basilicata esistevano monasteri di rito ortodosso. Quando i normanni avviarono il processo di occidentalizzazione
forzata, gli ortodossi furono cacciati o si convertirono al cattolicesimo e i monaci emigrarono a Bisanzio e in Grecia. Quelli rimasti utilizzarono le chiese per usi domestici. Alla fine del Ventesimo secolo è cominciato un processo di recupero di queste chiese e sono riprese le attività liturgiche.
IL TEMA
La Chiesa ortodossa e il Vaticano La storia della Chiesa ortodossa russa in Italia e l’intervista con lo ieromonaco Antonio: dalle radici della collaborazione alle sfide affrontate e alle vittorie ottenute. Uno speciale multimediale disponibile per tutti i lettori sul sito Internet di Russia Oggi Segui l’argomento su www.russiaoggi.it
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Nel palazzo che ha fatto la storia non solo di Mosca, ma della letteratura mondiale, da Bulgakov a Majakovskij. E che oggi rivive grazie all’azione di un gruppo di giovani artisti amanti della tradizione. DARYA GONZÁLEZ
Se la traduzione attraversa i secoli
DA LEGGERE
NELLA
MIKHAIL BULGAKOV ROMANZI E RACCONTI
DI
Traduzioni di A. Ferrari, V. Melander, C. Spano Il libro è uscito nella seconda edizione il 26 marzo scorso. Contiene diversi romanzi e racconti dell’autore: Cuore di cane, Romanzo teatrale, Diavoleide, Il numero civico tredici, Le avventure di Cicikov e I racconti di un giovane medico
RUSSIA E ALTRE POESIE Sergei Esenin, a cura di Curzia Ferrari Il libro uscito il 24 luglio 2007 contiene le poesie note e anche quelle poco conosciute del grande poeta. Ne viene fuori un percorso che merita di essere seguito per intero in modo da gustare non solo il tratto poetico, ma anche la cultura e le emozioni del tempo in cui è stato scritto, con straordinaria maestria
L’AMORE È IL CUORE DI TUTTE LE COSE
VIACHESLAV VAZIULIA
L’EVENTO
Il caso Per attirare pubblico i musei letterari tentano nuove strade raccontando i grandi classici
DARIAKOZYREVA
Le code chilometriche sulla Bolshaja Sadovaja affondano tra i gas di scarico e il rumore dei motori. Se si gira a sinistra e si passa una curva a semicerchio, cala un tale silenzio che è possibile sentire l’avvicinarsi della sera. L’edificio a cinque piani in stile Art Nouveau culla con premura il suo cortile, nascondendolo dai frastuoni della capitale. Da più di un secolo ormai la prima kommunalka (le case in coabitazione, ndr) di Mosca, al numero dieci della Bolshaja Sadovaja attira l’attenzione dei passanti. Allora, nel 1902, gli ideatori del progetto si insediarono nell’edificio che avevano realizzato. In quella casa si intrecciarono le vite di decine di personaggi e poeti del periodo sovietico. L’abitazione è uno dei luoghi nevralgici del romanzo di Mikhail Bulgakov e, allo stesso tempo, il luogo d’azione del romanzo della sua vita. Emigrato nel 1921 da Kiev, ottenne il permesso di residenza in una stanzetta al quinto piano. Fu Nadezhda Uljanov, moglie del Presidente del Sovnarkom (Consiglio dei commissari del popolo, ndr) Vladimir Lenin ad aiutarlo con i permessi. La celebre ballerina Isadora Duncan ci ballava per il suo unico spettatore, l’amato poeta Sergei Esenin. La casa al civico dieci della Bolshaja Sadovaja era meta del poeta Vladimir Majakovskij, dell’architetto Fedor Shechtel, del cantante d’opera Fedor Shaljapin e del mecenate Savva Mamontov. E in questo celeberrimo edificio Bulgakov dovette scontrarsi con un’altra realtà, con persone di moralità diversa e valori estranei, che vivevano nelle stanze attigue alla sua. Infrangendo il sonno notturno e la tranquilla esistenza dello scrittore, i vicini divennero i prototipi dei personaggi del romanzo “Il Maestro e Margherita” e di numerosi racconti: l’astiosa vicina di Bulgakov Anna Gorjacheva – diventata nel romanzo l’“Annushka” colpevole della morte del direttore del “Massolit” Mikhail Berlioz – provocò un’impressione così indelebile sullo scrittore che il suo personaggio lo si ritrova di continuo nei racconti, nelle povest e nei romanzi di Mikhail Afanasievich. Al sabato sera il centro storico di Mosca torna a vivere come ai vecchi tempi, esattamente negli anni Venti del secolo scorso. Infermieri sovietici in camice bianco e muniti di siringhe sbucano dai portoni alla ricerca del poeta impazzito Ivan Bezdomnij, la figura senza testa di Berlioz passeggia lungo i Patriarshie prudi, sul Tverskoj Bulvar si leggono le lettere di Bulgakov alla sua amata Elena Sergeevna. E la nuda Margarita sfreccia accanto ai muri della società degli scrittori“Massolit”.La storia si sviluppa da sola, senza guide e, sembrerebbe, senza un copione. Ma è soltanto un’illusione. «L’idea di coniugare letteratura e teatro creando dei percorsi interattivi ci è venuta circa sette anni fa», racconta Katerina Esterlis, regista delle visitespettacolo presso la casa museo di Bulgakov. «Abbiamo cercato di attirare il pubblico dei giovani: Bulgakov ha moltissimi giovani lettori in tutto il Paese e l’impostazione classica del museo non è sempre all’altezza delle loro aspettative; volevamo sorprenderli, per-
MAX AVDEEV
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ché amassero la sua arte come noi l’amiamo». La conquista dello spettatore giovane è una dura battaglia per i musei moscoviti e la chiave per vincerla è la creatività. Oggi molte compagnie teatrali e musei letterari uniscono le forze per inscenare le visite guidate e le serate artistiche – se ne trovano nella “Casa di Bulgakov”, così come nel museo di Sergei Esenin –, recenti progetti teatrali organizzano percorsi per far immergere lo spettatore nell’epoca sovietica, mentre il museo di Vladimir Majakovskij mostra alcuni rarissimi film d’inizio secolo, in cui compare il poeta. «Parlando dell’eredità artistica
Oggi molti musei letterari e compagnie teatrali uniscono le forze per attirare i giovani. Il museo di Majakovskij (sopra) e la Casa di Bulgakov (sotto)
di Esenin, di un poeta ancora così enigmatico, le sue opere rivelano tutta la loro attualità soltanto oggi, cento anni dopo essere state pubblicate per la prima volta, racconta Svetlana Shetrakova, impiegata del museo. Ogni fine settimana le persone che non sono indifferenti ai destini dei loro amati poeti e scrittori movimentano la Mosca moderna e automatizzata, di acciaio e cemento, riportandola all’epoca di Bulgakov e Majakovskij, del varietà e dei tram. Le visite-spettacolo sono viaggi
LA STORIA: «Russia – Italia. Attraverso i secoli» è un premio istituito nel 2007 su iniziativa della Fondazione Eltsin LO SCOPO: Valorizzare le migliori traduzioni in lingua italiana di opere letterarie russe, come segno di contatto tra le due culture IL PREMIO: Ai vincitori viene conferita una scultura in
nel tempo della durata di due ore che pullulano di personaggi vivi, immersi in un ambiente pittoresco nello stile dell’epoca dei grandi scrittori e poeti. «Quando mi hanno invitato a recitare nelle visite-spettacolo sono rimasto a lungo indeciso: in fin dei conti non si trattava di vero teatro, non c’era un palco né luci, e ciò che più conta per un attore, non c’erano gli omaggi dopo lo spettacolo», spiega Misha, uno studente dell’Istituto Shepkinskij. «Ho pensato che fosse un’arte attempata.
bronzo, raffigurante un libro aperto, oltre un riconoscimento in denaro pari a tremila euro (per il traduttore) e a mille euro (all’editore). Da quest’anno è stato introdotto un nuovo riconoscimento, pari a mille euro, per l’esordio nella traduzione GLI ORGANIZZATORI: Ministero della Cultura della Federazione Russa,
Vladimir Majakovskij Lili Brik È la corrispondenza dei due amanti, Vladimir e Lilia: centinaia di lettere, cartoline, telegrammi spediti tra il 1915 e il 1930, anni particolarmente delicati non solo per la storia della Federazione, ma per tutta l’Europa. Dalla lettura emerge una grande tenerezza, capace di superare incomprensioni e rancori
Una volta iniziato però ho capito che è qualcosa di nuovo». Se si esce dall’auto sulla Bolshaja Sadovaja, bloccata nel traffico lungo la strada verso il futuro, si ha la possibilità di fare due passi nel suo passato, mano nella mano con gli scrittori, i poeti e i creatori di quella realtà leggendaria, oggi analizzata da migliaia di storici, critici e studiosi, e che, forse, non ha bisogno di tante analisi, ma soltanto di essere ancora sentita con il cuore.
Centro Presidenziale Boris Eltsin, Direzione dei Programmi Internazionali, Centro Russo di Scienze e Cultura LA GIURIA: È composta da scrittori, slavisti, traduttori e docenti universitari LA DATA: Giovedì 6 dicembre 2012, ore 18 IL LUOGO: Centro Russo di Scienze e Cultura Piazza Benedetto Cairoli 6, Roma
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Sport
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Calcio Nazionale imbattuta con il ct italiano, club competitivi nelle Coppe, tanti rubli per il mercato. La sfida al Vecchio Continente
ITAR-TASS
Anno d’oro per il calcio russo. Don Fabio ha messo in fila sei risultati utili consecutivi. E le big della Russian Premier League sognano nuovi top players per l’avvio del 2013. NICOLA SELLITTI RUSSIA OGGI
Il nuovo sogno è Wayne Rooney, stella inglese del Manchester United. Una star dal brand globale, tra i primi quattro-cinque calciatori al mondo, per ingrossare la fila di campioni che scelgono la Russian Premier League. E
per rivedere nel pallone l’attuale istantanea economica nelVecchio Continente: la Russia va, gli altri Paesi arrancano. Manca ancora poco più di un mese all’apertura della sessione invernale del calciomercato, ma nella Federazione filtrano già notizie sulle trattative dei top club per assicurarsi nuovi fuoriclasse. Cska Mosca, Zenit San Pietroburgo. Soprattutto, l’Anzhi. Le tre società al vertice del campionato. Pronta a staccare assegni a sette zeri soprattutto la creatura messa in piedi dal milionario
Suleiman Kerimov e allenata da Guus Hiddink, che nella prima parte della stagione si è concessa il lusso – oltre a giocarsi il titolo – di battere il Liverpool nel girone di qualificazione di Europa League. Dal Daghestan, nonostante la smentita dello stesso Hiddink, è partita la corsa a Rooney. «Chi se non lui – ha ammesso il brasiliano Roberto Carlos, prima leggenda a scegliere la Russian Premier League, ora vicepresidente dell’Anzhi – è un grande e giovane calciatore. Abbiamo grandi mezzi
TENNIS
A Milano la “Grande Sfida” con la divina Sharapova Maria Sharapova sarà a Milano il 1° dicembre per un mini torneo–esibizione al Forum di Assago, intitolato “La Grande Sfida” e giunto alla seconda edizione. La campionessa russa giocherà in doppio con l’altra pin-up del circuito, la serba Ana Ivanovic, contro il duo italiano Roberta Vinci-Sara Errani, una delle sorprese del 2012 con il successo al Roland Garros e allo Us Open.
La formula prevede due singolari e un doppio, della durata di un set a sei giochi. La divina Maria e la Ivanovic, cinque titoli del Grand Slam in due, si sono affrontate in una delle finali più glamour degli ultimi anni all’Australian Open 2008. La siberiana sceglie dunque la capitale della moda per l’epilogo della stagione migliore della sua carriera (con successo
al Roland Garros in finale sulla Errani). La sua nemesi è stata Serena Williams, che le ha negato l’oro olimpico a Londra 2012. Serena, assieme alla sorella Venus, è stata la protagonista della prima “Grande Sfida”, battendo il duo Francesca Schiavone-Flavia Pennetta. Leggi l’intervista il 1° dicembre su www.russiaoggi.it
economici, ma cerchiamo anche talenti russi poco conosciuti». Rooney, uno dei “preferiti” di Fabio Capello, commissario tecnico della Russia, appena entrata tra le prime dieci al mondo (è nona) nel ranking Fifa. Con il pareggio contro gli Usa, la gestione-Capello chiude l’anno senza sconfitte (quattro vittorie e due pari). E lo stesso tecnico friulano aveva previsto da tempo il big bang del calcio russo. A ragione. Dagli investimenti ai risultati sul campo, il passo è stato breve. Con lo Zenit San Pietroburgo che nella passata stagione ha centrato gli ottavi di finale di Champions League e lo stesso Anzhi, ancora in corsa nell’attuale edizione dell’Europa League, lottando alla pari con Liverpool e Udinese con i gol di Eto’o e Traorè. Strada spianata quindi per altri fuoriclasse nel pieno della carriera. Non gloriosi dinosauri a fine corsa. Con eccezioni. Poco più di un mese fa il vicepresidente della federazione russa, Nikita Simonyan (l’uomo che a suon di rubli ha portato Capello in Russia con il suo staff) invitava Francesco Totti, simbolo della Roma, a chiudere la sua carriera in un club della Federazione. Per lui, assegno in bianco senza limiti di durata. Con investito-
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ri russi che avrebbero coperto i costi per l’ingaggio del fuoriclasse romano. Interessate il Cska Mosca, che può contare sulla solida spalla finanziaria di Roman Abramovich, e Spartak Mosca. Assieme ai rumors su Rooney, oltre alla suggestione Totti, ecco le attenzioni dell’Anzhi su Wesley Sneijder, trequartista dell’Inter. Un affare con buone probabilità di riuscita a gennaio. L’olandese è ai minimi storici di gradimento nella società e nello spogliatoio interista. Costa tanto, tra cartellino e ingaggio. Una cifra che solo i club russi – e il Paris Saint Germain – possono permettersi in Europa. Perché i revisori del fair play finanziario stanno già chiudendo i portafogli delle “grandi” d’Europa. Non quelli della società russe, senza debiti a bilancio. Anzi, Zenit San Pietroburgo – che nella prima settimana di settembre ha speso 80 milioni di euro per acquistare Hulk dal Porto e Witsel dal Benfica – e Anzhi hanno ancora risorse per potenziare l’organico. E rubli anche agli altri i club della Russian Premier League arrivano dalla vendita dei diritti televisivi delle gare di campionato. Con la tv via cavo Ntv Plus (appartiene a Gazprom) che assicura quasi 50 milioni di euro in tre anni.