GIOVEDÌ 29 OTTOBRE 2015
L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de Il supplemento rientra nel progetto Russia Beyond the Headlines, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, Le Figaro, El Pais
SIRIA. STRATEGIA CONDIVISA
L'IMPEGNO PER SCONGIURARE LE VIOLENZE DELLO STATO ISLAMICO. LA NECESSITÀ DI AFFRONTARE E GESTIRE IL DRAMMA DEI RIFUGIATI. LA CRISI IN SIRIA HA SPINTO LE NAZIONI DEL MONDO A TROVARE NUOVI PUNTI DI ACCORDO. UNA STRATEGIA COMUNE, CONDIVISA. E COME TUTTI I PAESI IMPEGNATI NELLA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO ANCHE LA RUSSIA, IN UNA RINNOVATA COOPERAZIONE CON GLI STATI UNITI, HA DECISO DI INTERVENIRE CONTRO L'ISIS SIA CON FORZE MILITARI CHE CON QUELLE DELLA DIPLOMAZIA SEGUE A PAGINE 2 - 3
YURI KOZYREV/NOOR
PAGINE 4-5 INVESTIMENTI: IL CAR-SHARING ITALIANO ALLA CONQUISTA DI MOSCA PAGINA 6 GLI ZAR: LUCI E OMBRE SUL CASO ROMANOV PAGINA 8 TURISMO: A ROMA LA SEDE DI ROSTURISM
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Internazionale
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L'EMERGENZA DI TUTTI
Secondo voi è possibile che gli Stati Uniti e i paesi occidentali da un lato, e la Russia e l’attuale governo siriano dall’altro, trovino una lingua comune nella regolamentazione della situazione in Siria?
I BOMBARDAMENTI AEREI IN SIRIA
Sicuramente sì Forse sì Forse no
E LE POSIZIONI NELLA COMUNITÀ MONDIALE A Vienna sono stati fatti passi in avanti verso la formazione di una coalizione ampia contro Isis. E tra Russia e Occidente emerge la volontà di creare un fronte comune. EKATERINA SINELSHCHIKOVA, ILYA KROL RBTH
Le posizioni si avvicinano. E le differenze restano. Come quella relativa al ruolo del Presidente siriano Assad. Ma la diplomazia continua il suo essenziale lavoro. I ministri degli Esteri di Turchia e Arabia Saudita hanno incontrato il loro collega russo Sergei Lavrov e il Segretario di Stato americano John Kerry alla fine del loro primo faccia a faccia privato. Al termine del colloquio i diplomatici non hanno reso comunicazioni ufficiali alla stampa, ma hanno fatto sapere che non è stato raggiunto alcun accordo sulle dimissioni del Presidente siriano Bashar al Assad, mentre l'obiettivo resta quello di allargare il formato a quattro per portare avanti i negoziati. La Russia sta spingendo per il coinvolgimento di Iran ed Egitto, con il fu-
turo allargamento al Qatar, agli Emirati Arabi, alla Giordania e ad altri attori chiave di questa regione. Lavrov ha incontrato separatamente anche il ministro degli Esteri della Giordania, che si è detto d'accordo per coordinare le operazioni militari ad Amman. Così come ha sottolineato il Cremlino, i negoziati su larga scala tra il Presidente Assad e l'opposizione, sia sul piano interno che estero, con l'attivo supporto di giocatori esterni, sono la chiave per porre fine alla guerra in Siria. I fatti dimostrano che il desiderio di Mosca di far sedere l'opposizione al tavolo dei negoziati non è così irrealistico come alcuni scettici ritengono. La settimana scorsa l'Esercito Siriano Libero (Esl) ha fatto sapere di essere pronto ad avere un dialogo con Mosca. I rappresentanti dell'Esl hanno proposto alla Russia di discutere la crisi siriana al Cairo. E la risposta è stata positiva. Diversi esperti dicono che proprio il fatto che nei discorsi siano coinvolti alcuni giocatori dimostra che è già stato raggiunto un progresso importante. Secondo Elena Suponina, capo del Centro per Asia e Medio Oriente nell'Istituto russo di Studi Strategici, «le soluzioni non saranno trovate durante un solo un incontro, ma le differenze sono talmente grandi che persino il fatto dell'incontro è un passo avanti». L'incontro a Vienna si svolgeva mentre le forze aeree russe continuavano a bombardare gli obbiettivi in Siria. Dall'inizio dell'operazione gli aerei della Federazione hanno fatto 934 voli, hanno gettato le bombe su 819 obbiettivi che il ministero della Difesa russo considera nel controllo dell'Isis. Mosca non nega il suo supporto ad Assad e sostiene che l'attacco alle organizzazioni non governative faccia parte della strategia per bloccare la crescita dello Stato Islamico. «L'obiettivo della Russia è dridurre la minaccia dell'Isis appoggiando gli sforzi militari del governo legittimo siriano», ha detto a RBTH Nikita Menkovich, esperto presso il Consiglio Russo degli Affari Internazionali.
Sicuramente no Difficile rispondere
Una guerra per procura? Parlando alla Cnn, il senatore americano John McCain ha definito le azioni in Siria una "guerra proxy" fra gli Usa e la Russia, con le parti in campo che combattono con armi fornite da partner esteri, come è avvenuto durante la Guerra fredda. Gli esperti russi sostengono che in dotazione all'esercito siriano ci siano armi di provenienza russa, ma che ciò non dovrebbe sorprendere, considerando il fatto che Damasco è stata per lungo tempo uno dei maggiori clienti delle armi di produzione russa. «La tecnologia presente in Siria è per lo più eredità dell'epoca sovietica», ha detto Aleksandr Khramchikhin, deputato, direttore dell'Istituto di analisi politica e militare a Mosca. «Questo è quanto l'esercito siriano ha avuto in dotazione per lunghi anni». E non è un segreto che la tecnologia militare americana sia stata utilizzata dall'opposizione. «Gli americani forniscono armi leggere alla cosiddetta opposizione moderata. Il problema è che alla fine, parte di quegli
armamenti finisce nelle mani dell'Isis», ha detto Dmitri Kornev, editore capo del portale web Military Russia. Sergei Karaganov, presidente del Consiglio russo della politica estera e della difesa, ha affermato che definire il conflitto «una guerra subsidiaria» basandosi sulla modalità di utilizzo delle armi è «un'assurdità», tenendo conto che ci sono miriadi di gruppi che lottano con un'enorme varietà di armi.
I fattori in gioco Gli esperti russi dicono che la Russia e gli Usa dovrebbero concentrarsi sugli obiettivi comuni in Siria e non sulle divergenze in merito alle modalità per centrarli. «Nel conflitto siriano ci sono molti giocatori. Ma Mosca e Washington hanno un fine comune: quello di disinnescare il militarismo islamico», ha detto Karaganov. I leader politici sembrano, al contrario, lieti di mantenere le loro posizioni. Al Forum d'investimento "Russia calling!" del 13 ottobre, il Presidente russìo Vladimir Putin ha dichiarato: «A livello militare, abbiamo chiesto agli Stati Uniti di darci informazioni in merito agli obiettivi che loro ritengono essere al 100% appartenenti ai terroristi». Tre giorni dopo, in occasione di una conferenza stampa che annunciava un accordo fra i militari statunitensi e russi per evitare scontri fra di loro in Siria, il Presidente Barack Obama ha dichiarato: «Abbiamo raggiunto un compromesso e aperto alcuni canali di comunicazione. Continueremo ad avere però visioni diverse sui principi base e sulle strategie che stiamo perseguendo in territorio siriano». In che modo queste divergenze relative ai principi e alle strategie potranno influire sul potere dell'esercito dello Stato Islamico sarà tutto da vedere. Da segnalare l'analisi di Robert Legvold, professore emerito di scienze politiche alla Columbia University, secondo il quale «la questione Siria è una guerra civile a quattro dimensioni che tutti noi stiamo perdendo, tranne l'Isis».
Volti La questione dell'immigrazione e il dibattito nell'opinione pubblica
Quei dodicimila rifugiati siriani ì accolti nella Federazione dal 2011 I centri che a Mosca ospitano gli immigrati dal Medio Oriente sono quasi del tutto pieni. Ma in una parte consistente dell'opinione pubblica la necessità di proseguire nello sforzo umanitario è molto sentita. PAVEL KOSHKIN RUSSIA DIRECT
Oggi ci sono quasi 4,1 milioni di rifugiati siriani disseminati nel mondo, e tra il 2011 e il 2015 le richieste presentate all'Europa sono state 430mila. Secondo le previsioni dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, entro i prossimi due anni assisteremo a un raddoppio del loro numero in Europa, che così arriveranno a 850mila. La maggior parte di loro si stabilirà in Germania e in altri paesi europei che accetteranno una quota maggiore di persone. Dal 2011 sarebbero arrivati in Russia dalla Siria 12mila persone, secondo il Servizio Federale Migrazione della Federazione, ma soltanto 2mila sono riuscite a ottenere asilo temporaneo all'interno del paese. In effetti, questa è soltanto una goccia nell'oceano rispetto agli altri paesi europei che hanno ricevuto e accolto le richieste dei rifugiati tra l'aprile 2011 e l'agosto 2015: la Germania ne ha accolti oltre 100mila, la Svezia circa 65mila, la Francia circa 7mila, il Regno Unito più di 7mila, la Danimarca più
di 12mila, l'Ungheria circa 54mila. Nel frattempo, in Russia meno di una dozzina di loro ha ricevuto ufficialmente lo status di rifugiato, che dà accesso a vantaggi concreti. Anche se la Federazione non può accoglierne tanti come i paesi europei, Mosca può mettere a disposizione la sua esperienza accumulata occupandosi dei rifugiati ucraini, dato che «il paese è stato estremamente efficiente e rapido nel dare accoglienza a un ingente flusso di loro e in un breve arco di tempo», sostiene Dmitri Polikanov, membro del comitato del think tank Pir Center e analista politico. Al tempo stesso, la Russia ha esperienza nella gestione di persone in arrivo dall'Asia centrale e di musulmani provenienti da quelle zone. Una fuorviante esagerazione dell'entità del problema della Siria? Nel frattempo, il vicecapo del Servizio Federale Migrazione della Russia, Nikolai Smorodin, dice che le affermazioni secondo le quali la Russia rifiuta le richieste provenienti della Siria su vasta scala siano fuorvianti. «Non c'è stato alcun rafforzamento o inasprimento della nostra posizione in relazione alla concessione di asilo ai cittadini siriani», ha detto all'agenzia stampa Interfax, aggiungendo che Mosca è pronta a ricevere i profughi che scappano dalla guerra, tenendo conto in ogni caso della situazione pre-
sente nel paese. Il Servizio Federale afferma che il numero dei rifugiati siriani in arrivo in Russia sia esagerato e sostiene che le richieste di asilo provengano per lo più da chi è coniugato con un cittadino russo ed è ritornato in Siria dopo l'inizio della guerra. Nel frattempo, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che questi profughi possono usare il territorio russo come via di transito, ma la questione relativa all'accettazione dei rifugiati è irrilevante per la Russia perché egli crede che a farsi carico dell'attuale crisi umanitaria debbano essere i Paesi la cui politica ha portato alla guerra civile in Siria e a quella che egli definisce una «situazione catastrofica». Un'altra tesi che espone per illustrare la sua contrarietà alla loro accoglienza è il rischio che tra quanti arrivano in Russia possano nascondersi terroristi dello Stato Islamico in Iraq e nella Grande Siria. Alcuni esperti russi, come Aleksei Grishin, presidente del think tank russo Religione e Società, concordano: «L'Isis sta sfruttando attivamente i flussi migratori per i propri scopi». Grishin lo ha riferito a Russia Direct, durante il suo discorso tenuto a settembre al Carnegie Moscow Center. Secondo Grishin, infatti, gli estremisti potrebbero arrecare ripetutamente danno nel paese ospite o condurre di nascosto campagne di informazione.
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Internazionale
IL COMMENTO/1
COMMENTO/2
Tutti gli insegnamenti che arrivano dalla storia
I rischi e le ricadute della campagna siriana
Sergei Markedonov
Fedor Lukyanov
ANALISTA
ESPERTO
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l coinvolgimento della Russia nel conflitto armato in Siria ha riacceso gli interrogativi sul ruolo di Mosca nella risoluzione di gravi conflitti etnico-politici e civili. La situazione è relativemente nuova: dalla caduta dell'Unione Sovietica al settembre 2015, la Federazione è intervenuta soltanto in conflitti nell'area post-sovietica. Questa volta si è spinta oltre nella battaglia contro lo Stato Islamico. L'operazione militare obbliga a valutare la precedente esperienza della Russia e i rischi annessi. In articolo intitolato "L'accumulo di territori contesi", pubblicato sul giornale russo Vedomosti, è stato affrontato il versante economico dei conflitti che coinvolgono la Russia. Quanto costa prendersi cura di altri paesi? Qual è il senso di queste manovre? Nell'articolo si legge: «La Russia sta investendo sempre più in conflitti che diventano 'congelati', e che quindi richiederanno nuovi investimenti. Non è chiaro quale sarà l'esito dell'operazione in Siria, ma la Russia ha già accumulato la responsabilità di non meno di alcuni territori: Transinistria, Abcasia, Ossezia del Sud. Questo elenco crescente di 'sottostati' necessita non soltanto di un budget più consistente, ma anche di una gestione competente. E la Russia ha problemi con entrambi». Naturalmente un articolo di questo tipo non può tener conto di tutti i dettagli contrastanti e delle sfumature dei conflitti etnici e politici che coinvolgono la Russia. In ogni caso, considerare tutti i casi dell'interferenza russa alla stessa stregua vorrebbe dire ricorrere a una semplificazione eccessiva. Di fatto, negli ultimi vent'anni la posizione della Russia nei confronti di questi conflitti, e così pure delle questioni dell'integrita territoriale e dell'auto-determinazione, è ripetutamente cambiata. Dopo la "guerra dei cinque giorni" in Ossezia del Sud, la Russia ha prolungato il Trattato con l'Ucraina, e la questione della Crimea e rimasta esclusa dall'agenda del Cremlino fino a "Maidan-2". In tutti questi casa ogni valutazione deve essere complessa e non può essere ricondotta solo ad alcuni parametri, seppur importanti come quello economico. La conseguenza, sul piano analitico, sembra essere la seguente: noi possiamo (e dovremmo) discutere sì dei risultati della risoluzione dei conflitti e/o del nostro coinvolgimento, ma al tempo stesso non dobbiamo ignorare i molteplici livelli dei vari argomenti di studio. Per ciò che concerne il ruolo della Federazione, sarebbe un errore ignorare gli esiti positivi dell'intervento di Mosca. Per esempio, l'accordo del 1994 per un cessate il fuoco permanente nel Nagorno-Karabakh, al quale si pervenne in buona parte grazie all'intervento di Vladimir Kazimirov, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario in pensione. Un punto che va riconosciuto agli autori è la necessità di migliorare le competenze manageriali dei diplomatici e dei funzionari russi, oltre che dei rappresentanti delle grandi aziende. Ma questo non significa né abbandonare gli interessi nazionali russi, né implica la necessità di intervenire nei conflitti al fine di "congelarli" fino a quando non si trova una migliore soluzione di compromesso, e non una soluzione che punti a sminuire il coinvolgimento russo. L'autore è docente all’università RGGU e collaboratore scientifico del Centro di ricerca strategica e internazionale, Washington, Usa
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I NUMERI
7.103 I rifugiati siriani arrivati in Russia nel corso del 2015
12.000 I cittadini siriani che attualmente si trovano in territorio russo
motivi che hanno spinto il Cremlino a intraprendere un'azione militare ben oltre i limiti dei confini nazionali sono chiari. Innanzitutto l'Isis, organizzazione vietata nel nostro territorio e indubbiamente nemica della Russia. Un modo utilizzato dal governo della Federazione anche come opportunità per sbloccare una situazione, quella in Siria, che rischiava e rischia di degenerare da un giorno all'altro. Ma l'uso della forza militare non è l'obiettivo, bensì un fattore. Così come la formazione di un circolo di partner importanti nella regione da Teheran a Beirut. I rischi non sono d'altro canto meno chiari. Mosca di fatto partecipa a una violenta guerra civile schierata da una delle parti, quella di Bashar al-Assad, e anche in una guerra religiosa, solidarizzando con la minoranza sciita del mondo musulmano in opposizione alla maggioranza sunnita. Ciò richiede un'attenta costruzione politica; in caso contrario la perdita potrebbe essere immane, persino in politica interna, se si tengono in considerazione le specificità confessionali dei musulmani russi. Infliggere un duro colpo allo Stato Islamico è nell'interesse di tutti. Ma, dal momento in cui il possibile successo della Russia è connesso non solo ad un conseguente aumento della sua influenza, ma anche a quello della posizione di Assad, un peggioramento nelle relazioni con il mondo occidentale è garantito. Il dilemma principale delle guerre portate avanti attualmente dai paesi più grandi è che in esse non esiste il concetto di vittoria. Le campagne militari sono state realizzate con lo scopo esclusivo di sostituire un regime, e questo obiettivo e stato sempre perseguito: in Afghanistan, in Iraq, in Libia. Dichiarare apertamente queste vittorie non si è però mai osato, tanto più che la liquidazione del regime indesiderato non è mai avvenuta fino in fondo. Il successo militare costringeva il vincitore a occuparsi della ricostruzione statale del territorio interessato (Afghanistan, Iraq) a caro prezzo e senza risultato, oppure a ritirarsi (Libia), lasciandosi dietro i resti delle rovine del governo fino ad allora esistente. L'obiettivo di qualsiasi campagna è diventato in ogni caso la ricerca di "una via d'uscita". L'intervento russo in Siria possiede quanto meno un principale punto di differenza rispetto alle operazioni degli Usa e della Nato effettuate a partire dal 2000: Mosca non punta a sostituire il governo in vigore, bensì a conservarlo e a rafforzarlo. Il problema della legittimità politica di Assad esiste. Come la questione dell'assenza di controllo effettivo sulla gran parte del territorio. Ma in questa situazione la cooperazione con l'esercito regolare e con l'apparato amministrativo, se pur notevolmente indebolito, potrebbe assicurare molte più opportunità operative per raggiungere l'obiettivo comune: combattere l'Isis, appunto. Ciascuna guerra ha una sua logica che in alcuni momenti può prevalere sulla lucidità politica. E trarsi fuori da questa trappola è arduo e l'esperienza del Medio Oriente, propria a quasi tutti gli stati che hanno cercato di vincervi grosse partite, ne è la conferma. La storia dell'area insegna che nessuna cosa lì va come previsto. E questo non va dimenticato. L'autore è presidente del presidio del Consiglio per la politica estera e di difesa
PIÙ OPINIONI SUL NOSTRO SITO La delicata situazione in Siria ha cominciato a infiammarsi proprio quando le ostilità per la questione ucraina iniziavano a raffreddarsi. Esistono delle possibilità per una cooperazione più distesa e significativa con le potenze occidentali? Ecco come la diplomazia moscovita potrebbe nei prossimi mesi riuscire a gestire l'impasse
Come ogni guerra in Medio Oriente, il conflitto in Siria avrà un inevitabile risvolto economico: si tratta infatti di uno scontro localizzato in una regione vicino alla quale passano, o passeranno in futuro, molti condotti di petrolio e di gas. Quali risvolti ci saranno a seguito dell'intervento di Mosca in questa regione?
Il mercato dei programmi di messaggistica è ancora giovane. Ma vanta già cifre impressionanti: WhatsApp ha 800 milioni di utenti, l'app cinese QQ 600 milioni e Viber 250 milioni. Qual è il confine tra comodità e sicurezza nazionale? Il ruolo dei programmi di messaggistica al tempo delle crisi globali e del terrorismo
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ALYONA REPKINA
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Economia
IL COMMERCIO LA FEDERAZIONE STA SCALANDO LE CLASSIFICHE INTERNAZIONALI SOPRATTUTTO QUELLE RELATIVE AGLI INVESTIMENTI DALL'ESTERO UN PRIMO PASSO PER SUPERARE LA CONGIUNTURA NEGATIVA
RISCHI SOTTO CONTROLLO E MENO BUROCRAZIA PER USCIRE DALLA CRISI La ricetta passa attraverso una fiscalità di vantaggio e vincoli meno stretti. Così la Federazione punta ad attrarre maggiore liquidità e convincere gli operatori esteri. LUCIA BELLINELLO, EVGENY UTKIN RBTH
Vanta una delle più grosse economie del mondo, con un Pil a parità di potere d'acquisto di 553 miliardi di dollari. Ed è considerata la porta d'accesso al mercato russo e dei paesi Csi, attraverso cui raggiungere oltre 200 milioni di potenziali clienti. Nonostante il periodo turbolento, Mosca continua a sedurre gli investitori stranieri, attratti da una metropoli dove ogni anno si spendono 217 miliardi di dollari in beni di consumo. E oggi più che mai preme sull'acceleratore per incrementare il flusso di investimenti. «Con i suoi 12 milioni di abitanti, Mosca è un enorme mercato di vendita. Nonché il più grande polo commerciale del paese», ha affermato il sindaco della capitale russa Sergei Sobyanin, volato di recente all'Expo di Milano per incontrare aziende e businessman italiani. «La nostra città offre agevolazioni fiscali e grandi opportunità di investimento», ha detto. Oltre all'elaborazione di un sistema di agevolazioni, le istituzioni locali stanno lavorando alla realizzazione di tecnoparchi, parchi e zone industriali, alla creazione di meccanismi di sviluppo integrale delle zone industriali e alla
ditoriali di produzioni italiane realiz- di Vladivostok, dove verrà introdotto zate in Russia. Made with Russia, lo un regime senza visti. chiamano. «Vogliamo ridurre le barriere per in«Si sente ripetere spesso quanto sia crementare gli scambi commerciali, ma antico e profondo il legame tra Russia non solo: il governo russo sta lavorane Italia - ha dichiarato Riccardo Monti do a misure supplementari per favodell'Ice -. Ovviamente le relazioni com- rire gli investimenti esteri - ha detto merciali stanno soffrendo: nella Federazione abbiamo perso circa tre miliardi di euro. Ma sono comunque convinto che da adesso in poi possiamo solo risalire la china». E, nonostante alcune aziende stiano facendo fatica a pagare i debiti contratti con l'estero per via del rublo deSERGEI SOBYANIN, SINDACO DI MOSCA bole, la Federazione sta ugualmente scalando le classifiche nei rating internazionali per gli inve- Denis Manturov, ministro russo per il stimenti. «Comunque non lottiamo solo Commercio e l'Industria -. E l'Italia, per la posizione nelle classifiche di ra- con le sue 400 aziende che producono ting - ha detto al IV Forum Eurasiati- nel nostro paese volumi pari a oltre co Andrei Nikitin, dell'Agenzia delle 3,3 miliardi di dollari, per noi è un iniziative Strategiche e Comitato per partner molto importante». il Forum Economico Internazionale di Che dire però della tanto chiacchieraSan Pietroburgo -, ma facciamo di tutto ta corruzione russa? «C'era anche nel affinché le persone si sentano a pro- 2005, quando crescevamo del 7% - ha prio agio a investire nel nostro paese». commentato Viktor Ivanter di Rosneft, Secondo Nikitin, sono molti gli accor- intervenuto al Forum di Verona -. Per di che spianano la strada agli investi- quanto riguarda la burocrazia, non è tori: basti pensare, ad esempio, al porto realistico pensare di liberarsene dall'oggi al domani: vivere in un paese con troppe riforme è come vivere in un appartamento con i lavori in corso. Quando torneremo davvero a una grande crescita? Semplicemente, quando verranno tolte le sanzioni». E anche se le sere viste come un ostacolo invalicabile: «Non c'è niente sanzioni hanno limato la fiducia reciche non si possa superare - spiega -. In questo periodo si proca, causando ritardi nell'attuaziosta delineando una nuova produzione locale, che sicura- ne di alcuni progetti, gli ultimi movimente può essere interessante anche per molti imprendi- menti politici tra Est e Ovest, supportati dal continuo dialogo tra i leader tori stranieri: la chiamano Made with Russia». Dall'edilizia alle infrastrutture, passando per l'alimenta- russi e italiani, appaiono positivi. Anre: sono molti i settori interessanti sui quali puntare. «Agli tonio Fallico, presidente di Banca Ininvestitori direi di osservare la situazione in loco - con- tesa Russia, è infatti convinto che «le clude -, di studiare il sito internet investmoscow.ru e di sanzioni, almeno a livello psicologico, appartengano ormai al passato»: ora trovare un partner russo». servono indipendenza e maggior «coLeggi intervista completa it.rbth.com/483665 raggio da parte delle aziende» per poter L.B. rimettere in moto gli investimenti.
concessione di garanzie supplementari per gli investitori. Oltre alle agevolazioni fiscali con riduzione del carico tributario in un range compreso fra il 10 ed il 25%, i vantaggi concorrenziali della città sembrano evidenti: basti pensare al costo dell'energia elettrica, calato in un solo anno del 40% (da 0,095 dollari per kWh a 0,057); o al costo della benzina, diminuito del 31% (dai 0,93 dollari al litro del 2014 si è passati a 0,64 dollari al litro del 2015). Registrano segni "meno" anche i canoni d'affitto per gli uffici, passati da 754 a 509 dollari annui al metro quadro (-32%), così come il costo del traffico internet, sceso da 0,8 a 0,63 dollari per megabit al secondo (-21%). «In queste condizioni e grazie alle nostre misure - garantisce Oleg Bocharov, capo dipartimento per la scienza, le politiche industriali e l'imprenditoria della città di Mosca -, una startup può sviluppare un business proficuo in soli due mesi». A facilitare questo processo contribuiscono la fitta rete di trasporti, il personale qualificato e il grosso potenziale scientifico ed educativo. «I nostri istituti tecnici conferiscono ogni anno il diploma a oltre 160mila giovani specialisti - dice Bocharov -. In queste condizioni non è difficile trovare tecnici altamente specializzati in qualsiasi settore». Gli occhi degli investitori restano comunque puntati non solo su Mosca, bensì sull'intero paese, dove stanno nascendo interessanti iniziative impren-
Mosca è il più grande polo commerciale del paese e offre grandi opportunità. Per dare maggiori garanzie alle imprese, abbiamo varato una legge con la quale riduciamo i rischi per chi investe"
Alla ricerca di partner per sviluppare progetti condivisi «Con l'Italia ci capiamo bene: la vostra burocrazia non è molto diversa dalla nostra». Si lascia andare alle battute Maksim Reshetnikov, Ministro del Governo di Mosca. «Nonostante il periodo turbolento, crediamo molto nei nuovi investimenti - dice -. D'altronde con la svalutazione del rublo c'è stata una diminuzione dei costi dal 30 al 50% e le imprese hanno avuto dei vantaggi dal punto di vista dei prezzi. Inoltre è possibile ottenere risorse di credito agevolate e abbiamo studiato un pacchetto di misure che prevedono interessanti agevolazioni fiscali con una riduzione del carico tributario dal 10 al 25%». E le difficoltà burocratiche, secondo lui, non devono es-
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Economia
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Business I nuovi artigiani sposano la qualità
L'INTERVISTA CARLO DALL'AVA
Le start-up rianimano le vecchie fabbriche
Un nuovo consolato per abbattere i muri
Il momento congiunturale resta difficile, ma sono numerosi i giovani che si lanciano nel business puntando a coniugare saperi antichi e capacità di innovazione.
«La storia ha insegnato che i muri tra i popoli non possono durare a lungo. È stato abbattuto quello di Berlino e mi auguro che presto si ponga fine alle sanzioni incrociate tra l'Occidente e la Russia». Carlo Dall'Ava, imprenditore friulano del settore alimentare (produce il prosciutto Dok DallAva), da fine settembre Console onorario della Federazione Russa a Udine, ha le idee chiare in merito alle tensioni internazionali generate dalla situazione in Ucraina.
MIKHAIL BOLOTIN RBTH
Cominciamo dalla sua nomina: come è nata l'idea di creare un Consolato a Udine? Il Nord-Est ha una lunga tradizione di rapporti culturali e commerciali con la Russia. In particolare, si tratta del nono paese per esportazioni dal Friuli Venezia Giulia e dell'undicesimo sul fronte dell'import. Questa regione costituisce il porto d'ingresso per i russi in Italia, tanto che molti cittadini della Federazione, vivono e si sono ben integrati nel nostro territorio. Quali sono i settori merceologici più coinvolti? In primis la meccanica e l'alimentare, due tra i comparti più importanti del Made in Italy nel mondo. Entrambi in questi mesi sono stati frenati dalle tensioni politiche e il mio augurio è che presto le frizioni possano essere superate. Non solo le due economie, ma anche i due popoli hanno una lunga tradizione di collaborazione che non deve essere sacrificata. Nel suo nuovo incarico si sta muovendo in questa direzione? Queste decisioni passano sopra le nostre teste. Di certo posso assicurare il massimo impegno del Consolato per promuovere il dialogo a tutti i livelli. È interesse di tutti tornare a buone relazioni in campo commerciale.
Situato in una ex fabbrica di lampade a Mosca, Archpole produce sedie, tavoli e credenze per raggiungere una clientela borghese
Negli ultimi anni dozzine di piccoli imprenditori sono spuntati all'improvviso nelle fabbriche e nei capannoni abbandonati di tutta la Russia, dove hanno iniziato a dar vita a progetti di design in precedenza "coltivati in casa", riuscendo a trarne un certo profitto. Ora però vogliono di più, ambiscono ad esempio a recuperare le abilità manifatturiere perdute, riposizionando quindi il paese sulla mappa dei prodotti di esportazione di qualità. Tutto, per Konstantin Lagutin e Anna Sazhinova, è iniziato armeggiando in cucina con un seghetto e dei pezzi di legno. I due giovani architetti avevano appena completato gli studi e conducevano una vita modesta, occupandosi di interior design a Mosca, quando, a un tratto, si son resi conto che nessuno era in grado di fabbricare quello che loro cercavano. E così han deciso di rimboccarsi le maniche e di tagliare, trapanare e martellare le proprie innovazioni da soli. Oggi lavorano con una squadra di 30 persone nel loro negozio di mobili chiamato Archpole. Situato in un'ex fabbrica di lampade nella capitale, produce sedie, tavoli e cassettiere e ha come
clientela di riferimento la classe media con il gusto per l'estetica e la qualità degli ambienti, un segmento in crescita all'interno della popolazione russa. I due progettisti non si vedono come dei "crociati solitari", bensì come parte di una nuova ondata che sta acquistando impeto in Russia in uno spettro ampio di territori e di produzioni. Un altro esempio è il Fuga-Russia team, che combina acume per il business con la qualità consolidata di una larga gamma di accessori per la casa realizzati in quercia, assicurandosi così il posto sugli scaffali della catena di supermercati Globus Gourmet. La cofondatrice, Zhanna Osmanova ha avuto esperienze nel campo degli investimenti e delle pubbliche relazioni a Mosca, ma un giorno si è ritrovata a volere di più. Quindi ha cominciato a realizzare taglieri in quercia. «Abbiamo deciso di produrre in Russia, anche se è più difficile che altrove», racconta. Nonostante il diminuito potere di acquisto della popolazione, il business va bene: dopo sei mesi di attività, sono già arrivati i profitti. L'obiettivo di iniziative come queste è non lasciare disperdere le abilità artigianali che si sono tramandate nel tempo, ma aggiungervi tecniche innovative, frutto dell'evoluzione tecnologica e delle capacità di comunicare con il mercato. Segno che le nuove leve dell'imprenditoria russa non si lasciano scoraggiare dalla congiuntura negativa.
Quali sono le altre priorità che si è dato? Il mio sogno è creare un'autostrada che unisca il Nord-Est italiano, terra di grande innovazione, caratterizzata da un vasto tessuto di aziende orientate all'export, e la Russia, in modo da rafforzare il business e gli scambi turistici tra i due paesi. Quanto costerebbe un progetto simile? È presto per fare valutazioni di questo tipo. Quello che mi preme maggiormente in questa fase è che si cominci a prendere in seria considerazione questa possibilità. È in gioco la capacità competitiva dell'Italia nel raggiungere un mercato dall'elevato potenziale di sviluppo e nell'attrarre frotte di turisti che da sempre vedono nella Penisola una destinazione tra le più amate. Siamo la porta d'Italia per chi arriva dalla Russia: si tratta di un'opportunità da non sprecare. Sono certo che un'analisi tra costi e benefici non potrà che riconoscere la validità di una simile iniziativa. Luigi dell'Olio ILIJA NODIJA
Trasporti L'iniziativa di Stefano Frontini nella capitale
Car-sharing, a Mosca si parla in italiano Il modello di auto condivisa può aiutare a contrastare il problema del traffico, che è uno dei più avvertiti dagli abitanti della capitale russa. Merito della collaborazione con l'Italia. SVETLANA BORISOVA RBTH
GAIA RUSSO
Milano sale in cattedra. Ed esporta il modello di car-sharing a Mosca. Una delle città con più problemi di traffico al mondo (solo due anni fa, la capitale russa aveva superato Istanbul, aggiudicandosi il triste primato di centro più trafficato del pianeta), si è affidata al modello milanese di car sharing, inaugurato sulle vie di Mosca il mese scorso. Tutto è partito dall'idea di un giovane startupper italiano, Stefano Frontini, 28 anni, che ha deciso di esportare il business model di Milano in Russia. «Vedendo le prime auto di Car2go a Milano, nell'agosto 2013, ho capito il potenziale di questo pro-
getto e mi sono subito attivato per cercare una metropoli dove il servizio del car-sharing free floating non fosse ancora disponibile - racconta Frontini -. Il mio obiettivo era creare una nuova società in un paese dall'economia promettente e con fame di innovazione. Sviluppandone uno migliore sulla base di idee innovative». Dall'inaugurazione di Delimobil (questo il nome del car- sharing moscovita, costato 10 milioni di euro) è passato poco più di un mese. E in poche settimane la società ha collezionato già 20mila clienti (14mila registrazioni solo il primo giorno), per un incasso tre volte superiore rispetto a quello preventivato nel business plan. Oggi Delimobil mette a disposizione dei moscoviti cento autovetture a benzina, per un affitto di 8,9 rubli al minuto. Gli utenti individuano l'auto più vicina e la prenotato attraverso una semplice app installata sul proprio smartphone, che con-
sente loro di aprire la macchina e di accenderla. Ogni giorno si contano 350 richieste, per una durata media di 42 minuti a noleggio. «A livello operativo, sorprendentemente in Russia ho trovato un 'ecosistema' perfetto: non ho trovato difficoltà a livello burocratico-istituzionale, anzi il dialogo con la municipalità e le istituzioni si è rivelato molto aperto e disponibile», dice Frontini, che nella realizzazione del progetto è stato affiancato e supportato dal gruppo General Invest. «Stefano ha messo l'idea. E noi abbiamo fatto sedere allo stesso tavolo le persone giuste che potessero realizzare questo progetto», riassumeVincenzo Trani, presidente di General Invest. «Abbiamo lavorato a questa idea per quasi un anno - prosegue Trani -, e siamo stati veramente sorpresi dalla reazione positiva dei moscoviti, che si sono catapultati fin da subito nel noleggio di queste auto. Sono convinto
che in Russia la cosa importante sia muoversi in settori considerati utili, dove non ci sia grossa concorrenzialità, ragionando a lungo termine e non con una logica mordi e fuggi». E in Russia, secondo Frontini, di opportunità ce ne sono eccome. Nonostante la crisi: «C'è un enorme potenziale per chi vuole innovare: lo Stato è ben consapevole del potenziale delle nuove start up e si schiera in prima linea sostenendo queste iniziative». Il progetto Delimobil è destinato ovviamente a crescere, e nei prossimi 24 mesi si prevede di immettere sul mercato 1.500 automobili. Puntando ad averne, in futuro, circa 10mila. «L'unica difficoltà che ho incontrato - conclude Frontini -, è stata quella di dovermi confrontare con una nuova cultura e diverse metodologie di business. Ma una volta imparato il modus operandi è andato tutto liscio: le persone sono professionali e amichevoli».
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Storia
Dinastia Presentiamo ai lettori italiani un'inchiesta, tra passato e presente che ha appassionato e diviso intere generazioni
Fucilati o sopravvissuti? Il mistero dei Romanov
Un'eredità contesa e divisa
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ALLA ASTANINA RBTH
Nel marzo del 1917 lo zar russo Nicola II abdicava al trono. La sua figura e quella della sua famiglia sarebbero state spezzate un anno e mezzo dopo. In quel momento fece la sua comparsa sulla scena della storia l'inquirente Nikolai Sokolov. Grazie al lavoro da lui svolto, siamo ora in grado di conoscere la sorte della famiglia imperiale. Sokolov si occupò del caso fino alla fine dei suoi giorni e i suoi documenti sono stati oggi raccolti dalle autorità russe in tutto il mondo. Nikolai Sokolov non è certo uno dei personaggi più noti della storia russa. Tuttavia, grazie a lui, il mondo ora può essere sicuro di conoscere la storia della morte dell'ultimo zar russo. Sokolov aveva una laurea in diritto e prima della rivoluzione aveva esercitato la professione di giudice istruttore. Nel 1917 era stato promosso procuratore speciale al tribunale distrettuale di Penza. Dopo la rivoluzione e il rovesciamento della monarchia era rimasto fedele al vecchio governo. «Dopo aver preso un congedo per ferie, Sokolov andò in Siberia», racconta il giudice Vladimir Solovyov, direttore del Dipartimento centrale di criminologia della Commis-
sione investigativa russa, nonché successore di Sokolov: dal 1993 al 2011, dopo che il caso venne riaperto, è stato a capo dell'inchiesta sui Romanov, risolvendola. Senza la sua testimonianza sarebbe stato difficile per i contemporanei orientarsi nelle vicende dell'epoca. «Il principale merito di Sokolov fu quello di riuscire a dimostrare che la famiglia imperiale era stata effettivamente fucilata», sostiene oggi Vladimir Solovev.
L'inchiesta in Russia Testimonianze e prove tangibili hanno condotto a un unico esito, vale a dire che «l'assassinio è avvenuto il 17 luglio», scrisse in seguito Sokolov. Come si sa oggi, da casa Ipatiev i cekisti che avevano fretta perché attendevano l'arrivo in città dei Bianchi - trasferirono i cadaveri dei Romanov nel
villaggio di Ganina Yama dove si trovava una miniera abbandonata. «Laggiù l'inquirente ha scoperto una significativa quantità di frammenti di ossa bruciate e di materiali Nikolay Sokolov e oggetti che sono l'inquirente stati riconosciuti come appartenenti a persone vicine alla famiglia imperiale», spiega la storica Ludmila Lykova. Allora Sokolov avanzò l'ipotesi che i corpi fossero stati bruciati, teoria che venne in seguito smentita. Risultò che dopo alcuni tentativi fallimentari di bruciare i corpi, i cekisti li avevano poi sotterrati.
Il principale merito di Sokolov fu quello di riuscire a dimostrare che la famiglia imperiale era stata effettivamente fucilata. La sua testimonianza è stata decisiva" VLADIMIR SOLOVIOV, GIUDICE, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO CENTRALE DI CRIMINOLOGIA DELLA COMMISSIONE INVESTIGATIVA RUSSA
L'emigrazione e la morte I Bianchi furono sconfitti e ripararono a Est, mentre Sokolov continuava a condurre la sua indagine, riuscendo a raccogliere documenti preziosi che conservò e portò con sé fuori dal paese, racconta la Lykova. I parenti dei Romanov non credettero all'inquirente dal momento che ritenevano la famiglia imperiale ancora in vita. Negli ultimi anni della sua vita, Sokolov stilò un rapporto completo sull'inchiesta per l'imperatrice vedova Maria Fedorovna, madre di Nicola II, e scrisse un libro dal titolo "L'assassinio della famiglia imperiale" sulla base dei materiali raccolti. Morì nel 1924 in Francia all'età di 43 anni.
I nuovi dettagli Si cominciò ad approfondire i dettagli dell'inchiesta solo dopo la dissoluzione dell'Urss, nel 1993, quando i documenti raccolti da Sokolov furono rinvenuti in tutto il mondo e trasmessi in Russia. Gli archivi di Sokolov furono acquistati a un'asta di Sotheby's dal principe del Liechtenstein e inviati nella Federazione. Una parte cospicua dei materiali dell'inchiesta e delle prove indiziarie si trovava a Jordanville, negli Stati Uniti, a Bruxelles e in altre chiese ortodosse russe all'estero.
L'assassinio della famiglia imperiale e il ritrovamento dei suoi resti sono stati oggetto di innumerevoli controversie tra gli eredi dei Romanov, la chiesa, le istituzioni politiche e lo Stato. Nel 2013 Ivan Artsishevsky, rappresentante dell'Associazione della Famiglia Romanov, aveva dichiarato in un'intervista a Rossiskaya Gazeta: «L'Associazione della famiglia Romanov riconosce l'autenticità dei resti: sul piano scientifico non esistono dubbi e anche la famiglia è dello stesso avviso». Una posizione netta, accompagnata dalla sottolineatura che la posizione non era condivisa dalla Chiesa. Quest'ultima nel 2000, dopo lunghe polemiche che avevano suscitato in Russia un certo clamore, aveva decretato la canonizzazione dei Romanov, ma la sua posizione riguardo ai resti continua a essere controversa. Il metropolita di Krutitsky e Kolomna Iuvenaly, membro della Commissione d'inchiesta, aveva prodotto un rapporto speciale nel quale metteva in guardia dal procedere a frettolose sepolture. Nella storia dei resti dei Romanov si è aperto un nuovo capitolo nel maggio 2015. Il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha firmato un decreto che istituisce un gruppo interdipartimentale di lavoro sull'analisi e la traslazione dei resti del principe ereditario Aleksei e della granduchessa Maria Romanov. Bisogna augurarsi che la questione dei resti di Maria e Aleksei Romanov possa risolversi per il centenario della fucilazione della famiglia imperiale, il 17 luglio 2018.
ERRATA CORRIGE: NELL'ARTICOLO "LA RICETTA PER LO SVILUPPO" (PAG. 4 DEL 17 SETTEMBRE 2015) IL VALORE DEI CONTRATTI SIGLATI DURANTE IL FORUM ECONOMICO DELL'EST ERA PARI A 1,3 TRILIONI DI RUBLI, E NON "MILIARDI", COME ERRONEAMENTE SCRITTO. LA REDAZIONE SI SCUSA CON I PROPRI LETTORI RUSSIA BEYOND THE HEADLINES È FINANZIATO DAL QUOTIDIANO RUSSO ROSSIYSKAYA GAZETA. QUESTO INSERTO È STATO REALIZZATO SENZA LA PARTECIPAZIONE DEI GIORNALISTI E DEI REDATTORI DE LA REPUBBLICA. RBTH È FINANZIATO DAI PROVENIENTI DELL'ATTIVITÀ PUBBLICITARIA E DAGLI SPONSOR COMMERCIALI, COSÌ COME DA MEZZI DI ENTI RUSSI. MANTENIAMO UNA
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Turismo
L'iniziativa Promozione della cultura e visti agevolati. Per rendere più semplice viaggiare e scoprire le regioni russe
E adesso i tesori della Federazione sono più vicini Apre a Roma una sede dell'Agenzia federale per il turismo russo. L'obiettivo è dimostrare che nonostante la debolezza del quadro economico, c'è voglia di rafforzare i contatti tra i due paesi. LUDMILA PETUKHOVA RBTH
L'obiettivo è segnare un punto di svolta nei rapporti turistici tra Italia e Russia. Perché entrare nella Federazione sarà ora più facile. Ad agevolare i turisti italiani c'è ora Visit Russia di Rosturism, l'agenzia federale per il turismo russo, che ha inaugurato la prima sede italiana. L'ufficio si trova a Roma, in Corso Vittorio Emanuele, e dal 5 ottobre funziona in modalità di prova. La sede sarà inaugurata ufficialmente il 21 novembre 2015. «L'interesse verso la Russia come paese con un grande potenziale turistico sta crescendo in tutto il mondo», racconta la responsabile della sede italiana Ekaterina Sankina. Gli obbiettivi sono quelli di allargare la geografia e lo spettro dei viaggi disponibili ai turisti italiani, di aiutare i tour operator e i singoli viaggiatori a organizzare avventure russe piacevoli e vivaci». «Vogliamo mostrare il fascino della cultura russa, proporre agli italiani i
percorsi turistici che pochi anni fa non erano popolari neanche tra i cittadini russi», racconta il capo del Rosturism Oleg Safronov. La sede ha contatti diretti con i centri visti, con le reti di prenotazione di alberghi e biglietti aerei. Il tutto pensato per rendere più facile la vita dei viaggiatori individuali. «Lavorando con i tour operator abbiamo l'obbiettivo di unirli, trovare un'agenzia viaggio italiana e un partner in Russia e viceversa», aggiunge Sankina. Con la sede collaborano già alcuni territori, ad esempio la regione di Vladimir e la repubblica del Tatarstan. Come fanno sapere da Rosturism, nei piani dei partner vi è la volontà di impiegare gli studenti dalle Università di Vladimir per il tirocinio che consente loro di comunicare con i turisti e operatori italiani. Tra le priorità c'è anche la presentazione della città di Velikij Novgorod. Secondo i dati Rosstat, tra gennaio e giugno di quest'anno in Russia sono arrivati 86.688 italiani, tra i quali circa 40mila con visto turistico. In direzione opposta, i cittadini russi confermano una grande attenzione verso il Bel Paese: nello stesso periodo sono venuti in Italia 342.927 mila persone, tra cui 233.951 per
3,2 km
Lungo le vie pedonali da Metro Okhotny Ryad a metro Teatralnaya
OKHOTNY RYAD E PIAZZA DEL MANEGGIO Il percorso inizia da metro Okhotnij Ryad. Seguite i cartelli verso Piazza del Maneggio
LA PIAZZA ROSSA E LA CATTEDRALE DI VASILY BLAZHENNY Se da Piazza del Maneggio volete dirigervi verso Piazza Rossa, dovrete passare per Voskresensky Vorota, del XVI secolo. Sul lato opposto della Piazza Rossa troverete uno dei simboli più conosciuti e fotografati di tutto il Paese: la Cattedrale di San Basilio T R AV E L 2 M O S C O W. C O M
50 minuti
IL NUMERO
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milioni i turisti che hanno visitato Mosca nel 2014, provenienti dall'estero e da altre regioni del paese
Arrivi e partenze I primi dati del 2015 Nel primo semestre del 2015 la Russia resta popolare per i turisti provenienti da Cina (204,452), Germania (128,621), Stati Uniti (63,667) e Francia (40,645), seondo i dati del centro di statistica russo Rosstat. Rispetto allo stesso periodo del 2014, è cresciuto soprattutto gli arrivi provenienti dalla Cina e dalla Tailandia, mercati emergenti che guardano con interesse alla Federazione. A loro volta, i cittadini russi nei primi sei mesi del 2015 hanno continuato a visitare in buon numero l'Egitto (1.054,569) e la Turchia (1.031,525). Inoltre ai russi piace riposare in Germania (284,209), Tailandia (255,862), Spagna (233,567), Grecia (176,807) ed Emirati Arabi Uniti (185,355). GETTY IMAGES
svago. «A causa della crisi mondiale il flusso dei turisti si sta abbassando», sottolinea Safronov. - «Ma, d'altra parte, sono in pochi a rinunciare alle vacanze. Adesso viaggiare in Russia è vantaggioso per via del valore del rublo. Persino i più parsimonio-
si hanno voglia di visitare la Federazione e «conoscersi per la prima volta». Quest'anno sono state aperte sedi di Rosturism in Finlandia, Germania, Emirati Arabi Uniti e Cina. E il programma prevede, nei prossimi
Detsky Mir Detsky Mir, costruito in epoca staliniana, è la versione socialista di Disneyland. Sul tetto si trova una terrazza panoramica
ULITSA ROZHDESTVENSKY E KUZNETSKY MOST Partendo da Detsky Mir e procedendo in direzione Kuznetsky Most, arriverete alla via pedonale Rozhdestvensky. Questa si incrocia con la via pedonale Kuznetsky Most, che vi condurrà verso i grandi magazzini Tsum
Tsum e il Teatro Bolshoj I celebri magazzini Tsum di epoca sovietica sono tra i centri commerciali di lusso più famosi del paese e si trovano a fianco dell'edificio del Teatro Bolshojj
TRETJAKOVSKIJ PROEZD Lo riconoscerete subito grazie al grande arco che spunta dall'edificio. È l'unica strada di Mosca realizzata senza i finanziamenti statali, bensì dai fratelli mecenati Tretjakov negli anni Settanta dell'Ottocento
UNA VISITA AL GUM Il Gum (l'abbreviatura russa di Glavnij Universalnij Magazin) è l'unico grande magazzino dell'Urss, dove era possibile trovare di tutto, dai salumi di carne di renna fino alle migliori calze per signora
mesi, di aprire sedi anche nella penisola Iberica in concomitanza con l'anno del turismo Russia-Spagna. In futuro altre sedi potrebbero apparire in Giappone e Turchia. A dimostrazione di un progetto che continua a crescere.
NIKOLSKAJA ULITSA Questa strada è diventata pedonale nel 2013. Qui, su questo viale in stile europeo, pieno di lampioni, panchine e locali, si affacciano edifici recentemente restaurati, risalenti al XVII-XIX secolo