Io, Uomo Nuovo

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Luigi Schiatti

Luigi Schiatti

IO,UOMO NUOVO

Un percorso di formazione cristiana

IO,UOMO NUOVO

Mi raccolgo sotto le parole dell’Apostolo s. Paolo nel presentare questo corso di Religione perché contengono un’esortazione che, quando si è sacerdoti e sacerdoti di un Collegio, si avverte in tutta la sua intensità e diventa passione di una vita. È il desiderio di annunciare in tutti i modi, soprattutto ai giovani, l’unica certezza invincibile che dà senso ed entusiasmo all’esistenza, la stessa che, dopo aver gettato s. Paolo da cavallo, era diventato tutto il suo tesoro e la sua gloria, fino a farlo esclamare: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!».



Luigi Schiatti

IO, UOMO NUOVO Un pe r c o r s o di fo r m a z i o n e cr i s t i a n a

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«Siate santi perché Io sono Santo» (Lv 19, 2) «In Lui (Gesù Cristo) ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al Suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere Suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo» (Ef 1, 4-5)

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Presentazione «Dite ciascuno la Verità al proprio prossimo». (Ef 4,25) «Dovete deporre l’uomo vecchio (...) e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera». (Ef 4, 21;24)

Mi raccolgo sotto le parole dell’Apostolo s. Paolo nel presentare questo corso di Religione perché contengono un’esortazione che, quando si è sacerdoti e sacerdoti di un Collegio, si avverte in tutta la sua intensità e diventa passione di una vita. È il desiderio di annunciare in tutti i modi, soprattutto ai giovani, l’unica certezza invincibile che dà senso ed entusiasmo all’esistenza, la stessa che, dopo aver gettato s. Paolo da cavallo, era diventato tutto il suo tesoro e la sua gloria, fino a farlo esclamare: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!». Carissimi giovani, è Gesù Cristo l’unica Verità dell’uomo, perché è l’Uomo “novus”, ossia ultimo, definitivo, a immagine del quale siamo stati creati da Dio e al quale siamo predestinati ad essere conformi. Dio e l’uomo. Due abissi di libertà, un solo mistero di comunione in Cristo! È Lui, infatti, il mistero della nostra identità, in cui possiamo conoscerci e realizzarci pienamente. Non c’è altra strada per diventare uomini che questa: passare per Cristo! Sono convinto che il dono più grande che possiamo offrire al nostro prossimo, e per me un’autentica gioia sacerdotale, è quello di aiutarci a scoprire la nostra identità più vera di uomini, così come Dio l’ha pensata, voluta e realizzata da sempre; conoscere, quindi, da Chi veniamo, verso Chi andiamo e a quale destino di gloria siamo stati chiamati. Con questo anelito è nata la presente pubblicazione, frutto dell’esperienza di “alcuni” anni di insegnamento come docente di Religione: si tratta di un contributo agile, schematico, ma preciso per gli studenti della scuola Superiore, attraverso cui focalizzo l’attenzione sui nuclei fondamentali dell’antropologia cattolica, e quindi della morale cattolica (è compresa anche una sezione specifica dedicata ad alcuni elementi di Liturgia).

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L’augurio è che ciascuno si lasci poi stimolare la mente e il cuore, perché la Verità di Cristo provochi la propria libertà e faccia vivere secondo Dio. Contro ogni autosufficienza antropocentrica non c’è altro da fare, per essere uomini nuovi, che conoscere Cristo, rimanere in Lui, vivere in Lui, a gloria di Dio Padre. Collegio Ballerini, 18 giugno 2000, solennità della SS. Trinità.

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PREMESSA

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Per incominciare... ÂŤLiberi e protagonistiÂť

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Per incominciare... La giovinezza è una delle età determinanti della vita. Questo corso di Religione intende offrire spunti per viverla con intensità e in pienezza. Ogni uomo è un MESSAGGIO al mondo. Ciascuno è chiamato a “pronunciarsi” sviluppando i doni ricevuti, le qualità personali e vivendo in modo critico e... senza mezze misure! A tal fine è richiesto impegno personale di riflessione e di analisi per compiere scelte “responsabili”.  TITOLO: IO, UOMO “NUOVO” È stato il nostro Arcivescovo, card. Carlo Maria Martini, in occasione della sua visita del 27 settembre 1998 al nostro Collegio per il centenario, a suggerirmi il titolo con il suo intervento, in cui ci invitava a «valorizzare il giusto individualismo, che è quello della ricerca di un sé autentico, cioè un sé che si sviluppa nella capacità di giudizio vero sulle cose e nella capacità di relazioni libere e gratuite».  METODO     

“Ascoltare” la spiegazione del testo; Prendere appunti personali; Riflettere da solo; Verificare insieme; Cercare di “misurare” la realtà sulle convinzioni che ti stai formando.

 N.B. Prima del corso di Religione, riporto alcune frasi commentate tratte dal discorso che il Papa rivolse il 2 maggio 1998 alla comunità del Collegio Ballerini in occasione del suo centenario.

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«Liberi e protagonisti» Il papa Giovanni Paolo II ha aperto il discorso ai pellegrini del Ballerini (aula Paolo VI, 2 maggio 1998) con una considerazione personale sul nostro Collegio dopo il suo primo secolo di vita: ne fa un elogio lusinghiero. Basta una sola citazione: «Il collegio Ballerini, con sorprendente continuità, ha mantenuto ferma e salda la propria fisionomia di seria ed esigente struttura formativa umana e cristiana!». E ha invitato il Ballerini di domani a “promuovere i valori evangelici con coraggio, tenacia e fiducia” per “un autentico umanesimo cristiano”. La parte centrale e più lunga del discorso ovviamente è dedicata a voi giovani (vedi Osservatore Romano del 2-3 maggio 1999). Riporto e commento, con semplici chiose, tre brani per la vostra personale riflessione.

–1– «Carissimi ragazzi e giovani... Abbiate sempre davanti al vostro sguardo il volto luminoso di Cristo, che vi chiama ad essere autenticamente liberi e protagonisti della vostra esistenza» Sottolineature ABBIATE È un invito accorato, quasi un comando, ma chiama in causa il singolo giovane, ora, in qualunque situazione si trovi..., con la propria, personale libertà! SEMPRE Non episodicità; ma... costanza, continuità! SGUARDO Lo sguardo dice: intelligenza e volontà, mente e cuore. Lo sguardo dice: desiderio di conoscere, desiderio di rapportarsi ad altri.

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VOLTO Non faccia! La faccia esprime un elemento fisico; il volto, invece, esprime la personalità, la forza d’animo, il fascino... che innamora! LUMINOSO DI CRISTO Cristo è gioia, vita... fiducia, futuro. Cristo è... giovane! VI CHIAMA Non: vi costringe! Cristo rispetta sempre la mia personale libertà! Nel “volto luminoso di Cristo” si manifesta la mia “vocazione”. Ogni vita umana, vissuta tenendo lo sguardo sul “volto luminoso di Cristo”, è una vocazione! AUTENTICAMENTE LIBERI In grado di scegliere responsabilmente il mio bene senza lasciarmi condizionare da persone e situazioni. PROTAGONISTI... Capace di scelte e decisioni per la costruzione della mia vita; e accettarne anche le conseguenze.

–2– «Affrontare con consapevole maturità gli ostacoli e le sfide della vita». Sottolineature MATURITÀ Non istintivamente, né emotivamente; ma in prima persona... “responsabilmente”, ossia pensando, analizzando e volendo! Con le inevitabili conseguenze. OSTACOLI Difficoltà esterne,... materiali, che si incontrano in ogni cammino, nella corsa verso una meta, un premio. Parlare di ostacoli vuol dire che ho già scelto,

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che conosco già la mia strada, e che la sto percorrendo,... magari con fatica. SFIDE

Momenti di contrasto, inevitabili nella vita; momenti di scelte impegnative e difficili, dove la propria persona è impegnata nella sua totalità.

In queste situazioni – suggerisce il Papa – ci si deve richiamare a Gesù Cristo Crocifisso e Risorto che è “la Verità, la Via, la Vita”.

–3– «L’essere umano, pur con le mirabili capacità che ne contraddistinguono l’intelligenza, riesce solo a balbettare quando si tratta di definire il senso ultimo dell’esistenza e il fine autentico del vivere e del morire. La ricerca scientifica e filosofica, se svolta in modo onesto ed aperto alla verità, conduce quasi naturalmente ad aprire il cuore al mistero di Dio, scoprendo così finalmente risposte appropriate. Cristo viene incontro alla nostra sete d’infinito con la sua parola di salvezza: egli si è incarnato per illuminare la nostra esistenza». I grandi perché della vita Lo studio serio (ricerca scientifica e filosofica) porta «quasi naturalmente» al «mistero di Dio trascendente» in cui trovano risposta i grandi perché della vita. Cristo è la risposta alla «nostra sete d’infinito», grazie alla Sua Incarnazione e Redenzione. Saluto finale  “Gesù cammina con voi!”  “Guardate a Maria..., la Madre di Dio”.

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sezione prima

DIO-UOMO: MISTERO DI COMUNIONE

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«Nella grandezza del Suo amore, il Padre ci ha generati con una parola di verità, perché fossimo primizia delle Sue creature» (Gc 1, 18) «Cristo è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; è prima di tutte le cose e tutte in Lui sussistono» (Col 1, 13)

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INTRODUZIONE

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1.«Considerate la vostra semenza...» 2.Responsabilità 3.Comunità 4.E io...?

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1. «Considerate la vostra semenza...» «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza». (Dante, Inferno XXVI, 118-120: Ulisse) Analisi del testo CONSIDERATE Esorta a restare fermi, seduti per riflettere e analizzare insieme. SEMENZA Suggerisce l’idea dell’origine e anche della natura, della qualità della semente e del suo fine. Evidentemente Dante ci rivolge un caloroso invito a discutere insieme sulla nostra origine e natura di uomini, a riflettere sul fine dell’uomo. FATTI

BRUTI

Il verbo rimanda a una causa esterna che mi fa esistere; io non sono un assoluto, ma, nel mio essere ontologico, nella mia profonda realtà di uomo, sono una RELAZIONE. Ciò implica il concetto di creaturalità. Il termine è usato solo per indicare uomini snaturati, degradati, “adulterati”, privi di ragione e volontà.

SEGUIRE Dante non ha usato il verbo “raggiungere”! “Seguire” esprime un cammino finalizzato ad una meta: questa è la vita, un cammino! Ma verso che cosa? VIRTUTE Da “virtus” (= valore, potenza, capacità) = “Bontade di natura” (Convivio). La “virtus” risiede nel cuore. La sua facoltà è la volontà. CONOSCENZA Si tratta di un termine astratto, che non indica l’oggetto della conoscenza ma la possibilità di

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conoscere, l’amore di sapienza. ...PER SEGUIR VIRTUTE E CONOSCENZA Per camminare sotto la guida della volontà e della ragione, quindi per seguire le due facoltà fondamentali dell’uomo.

VIVIAMO “DA UOMINI”!

Ognuno di noi è un diverso messaggio nel mondo, ciascuno è stato chiamato per nome, ha la sua personalità. Fondamentale è scoprire il proprio “messaggio” per portarlo nel mondo e agire responsabilmente.

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2. Responsabilità Responsabilità è PENSARE E VOLERE I momenti dell’agire responsabile sono: 1) CONOSCERE la verità profonda di una realtà, di una situazione. Quindi: cercare il vero! Infatti ciò che forma l’uomo è la ricerca della verità. Dall’Enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II:  «(...) è sempre la verità ad influenzare l’esistenza (dell’uomo). Mai, infatti, egli potrebbe fondare la propria vita sul dubbio, sull’incertezza o sulla menzogna; una simile esistenza sarebbe minacciata costantemente dalla paura e dall’angoscia. Si può definire, dunque, l’uomo come colui che cerca la verità» (§ 28).  «La sete di verità è talmente radicata nel cuore dell’uomo che il doverne prescindere comprometterebbe l’esistenza» (§ 29).  «(...) all’uomo spetta il compito di investigare (...) la verità e in ciò consiste la sua nobiltà. (...) Il desiderio di conoscere è così grande (...) che il cuore dell’uomo, pur nell’esperienza del limite invalicabile, sospira verso l’infinita ricchezza che sta oltre» (§ 17).  «(...) il desiderio di verità appartiene alla stessa natura dell’uomo. È una proprietà nativa della sua ragione interrogarsi sul perché delle cose» (§ 3).  «È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso». 2) DESIDERARE il mio bene, che non può essere in contrasto con il vero di me

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stesso... “situato” (= chi sono? Ma anche: come sono?, dove vivo?, perché agisco così?). 3) TENDERE al mio bene, cioè al fine del mio vivere, conosciuto e desiderato.  N.B. In latino il verbo “tendere” esprime il gesto dell’arciere, che piega l’arco affinché la freccia punti verso il bersaglio, ma non ha ancora scoccato la freccia, pur desiderando in cuor suo che essa faccia centro. Arco, freccia e arciere sono un tutt’uno. Tutto è unificato. 4) SCEGLIERE i mezzi adatti per raggiungere il mio bene. 5) ATTUARE la scelta fatta.

Questo modo di agire lo sento e lo riconosco come “mio”, perché frutto della mia mente e della mia volontà e ne porto le conseguenze positive e negative.

Nell’agire umano si distinguono: “Actus hominis” = atto compiuto materialmente dall’uomo. “Actus humanus” = atto compiuto dall’uomo con intelligenza e volontà.  Esempio Se rompo un vetro con una palla, involontariamente, compio un “actus hominis” (non intendevo romperlo). Se era mia intenzione romperlo, si tratta di “actus humanus”.

SOLO L’“ACTUS HUMANUS” È RESPONSABILE. Esso è sempre imputabile al soggetto agente nel bene e nel male. QUESTO È DAVVERO AGIRE “DA UOMO”!

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3. Comunità Una costatazione: tutti viviamo in diverse “comunità” (famiglia, scuola, città ecc.). Che cosa significa e che cosa comporta il vivere “da uomini” (= responsabilmente) in una comunità? CONOSCERE

quella comunità (il “quid” e il “quo”) ACCETTARLA nella sua realtà e finalità AGIRE COERENTEMENTE (= rispettarne la realtà e la finalità) Che cos’è una comunità? – – – – –

È un gruppo di persone ordinato e finalizzato. Ha un capo a cui far riferimento. Ha norme, leggi imposte dal capo. Compie gesti insieme, pubblici, “imposti” dalle leggi. Ha momenti, ricorrenze..., da vivere, da celebrare... insieme! – Coinvolge e impegna... ogni membro della comunità.

 La nostra è la COMUNITÀ DEL COLLEGIO BALLERINI  È una comunità ordinata (con classi, professori, calendario...).  È finalizzata (educare mediante la cultura e fare cultura mediante la scuola).  Ha un capo (il Rettore; il Preside, nominato dal Rettore, che si occupa specificatamente dell’ambito didattico).  Ha norme (imposte dal Rettore e in ambito didattico dal Preside).  Compie gesti e vive momenti insieme (ricorrenze, feste...).  Coinvolge ogni membro del Collegio. Il Collegio Ballerini ha le sue norme principali in: Progetto Educativo (P.E.I.) – Non è un regolamento di istituto – Non è la programmazione didattica, né comunitaria

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né personale del singolo professore – È la linea educativa, ossia il cammino che si intende percorrere per aiutare gli alunni a crescere nella loro personalità mediante la scuola

Elementi fondamentali del P.E.I. 1. Centralità della famiglia, che ha il diritto/dovere inalienabile di educare i figli. 2. Rapporto costante con il territorio in cui opera la scuola e con il momento che stiamo vivendo. 3. Tre sono gli obiettivi:  religiosità «L’uomo è ontologicamente ed esistenzialmente una “relazione”, non un “assoluto”, per questo si realizza come uomo mediante la conoscenza e un graduale incontro con l’Altro». La scuola cerca di «educare alla consapevolezza e accettazione di dipendere da Dio» e di «motivare l’adesione all’insegnamento di Cristo e della Chiesa e di educare, nella libertà e nella responsabilità, alla pratica religiosa».  personalità Ciascuno di noi è un “messaggio” da pronunciare al mondo con la propria personalità. Consideriamo la personalità sotto tre aspetti: – identità (= conoscenza di sé) – educazione (= sviluppo armonico e progressivo della propria identità verso la realizzazione di una personalità autentica ed originale). – scuola (= attraverso le varie discipline si tenta di far crescere la personalità). La cultura è per noi ricerca umana, non nozionistica, non solo intellettuale, ma “cordiale” della verità.  socialità L’uomo è naturalmente socievole, perciò ci impegniamo a sviluppare la conoscenza

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delle problematiche, l’accettazione delle regole e la partecipazione attiva alla vita delle varie comunità in cui si vive. 4. Strumenti  Attività didattica.  Proposte oltre la didattica (iniziative religiose, culturali, editoriali, sportive, incontri, rapporti con le famiglie, ecc.).  Documento Personale sulla crescita formativa dell’alunno. Inoltre: Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) Regolamento interno (è contenuto nel pagellino allegato al diario scolastico).

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4. E io...? Per vivere... responsabilmente, devo: conoscermi, accettarmi, agire coerentemente con me stesso.

Per conoscermi realmente, suggerisco le seguenti domande: 1) COME sono? – fisicamente – culturalmente (Ho un’intelligenza pratica o speculativa? Ho una memoria visiva o logica? rapida o lenta? duratura o labile? Ho una cultura eclettica o monolitica?...) – affettivamente (Sono capace di stabilire amicizie? Sono attento agli altri, in casa e fuori? Sono ancora capace di stupore? Sono capace di riconoscenza?...) – psicologicamente (Quali sono le mie reazioni di fronte ad un fatto improvviso? Sono timido? Sono capace di ascolto?...) – socialmente (Sono egocentrico o disponibile agli altri?... – religiosamente (Sono credente? Sono praticante?...) 2) DOVE vivo? – famiglia – scuola – gruppo – parrocchia – città, regione, nazione – tempo 3) PERCHÉ agisco così? – dal comportamento alle motivazioni – dalle reazioni ai moventi 4) “QUO?” – che scopo ho nella vita? Quali finalità mi propongo nel mio agire? – mi pongo delle mete da raggiungere? Qualunque siano le risposte

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che tu dai a queste domande, non puoi non riconoscere che prima di tutto sei ontologicamente UN UOMO!

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capitolo primo

ANTROPOLOGIA CATTOLICA

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1. L’uomo è «immagine e somiglianza di Dio» 1.1. Genesi 2 1.2. Genesi 1 1.3. Il termine “immagine” 1.4. Il termine “somiglianza” 1.5. L’uomo “religioso” 2.Il peccato 2.1. Il fatto (Gn 3, 1-13) 2.2. Le conseguenze (Gn 3, 16-19) 2.3. La promessa (Gn 3, 15)

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 Di fronte ad ogni problema si verificano tante scelte differenti. Le differenti scelte pratiche dipendono dai diversi modi di pensare (ideologie, religioni, interessi...) Alla base di ogni modo di pensare... per la vita stanno differenti concezioni di uomo (= antropologia).  Esempio  Marxismo «L’uomo si riduce a un’esigenza di vita soltanto fisica e viene soddisfatto attraverso la possibilità di rispondere alle sue esigenze fisiche. (...) Tutte queste esigenze si riducono a quella che si può chiamare esigenza economica (...), che è la legge che regola la vita dell’uomo come essere che ha bisogni fisici: un uomo ridotto a esigenza economica. Tale soddisfazione non va lasciata all’iniziativa del singolo, ma a pensare a questo deve essere lo Stato. È la cosiddetta concezione collettivistica in cui l’uomo diventa un puro momento di questo insieme che sopprime la persona per ridurla a puro fatto, togliendole la caratteristica fondamentale: la sua libertà».  Liberalismo «Ogni individuo è arbitro di se stesso e dei propri rapporti. (...) La trascendenza, se c’è, è qualcosa di isolato dalla realtà del mondo e della storia e, quindi, è una realtà che, se qualcuno la vuole riconoscere, deve restare un fatto privato. (...) Poiché questo essere arbitro di sé e dei propri rapporti lo può portare a trovarsi in contrasto con l’altro, pure lui arbitro di sé, bisogna che ci sia al di sopra chi fa in modo che ciascuno possa muoversi quanto vuole, ma garantendo di non andare contro l’altro. Sarà lo Stato ad avere questa funzione. Fatto questo, lo Stato non ha altro da fare, non ha nessun valore da proporre, niente che promuova il bene del singolo. (...) Tutto è lecito, purché il limite sia segnato tra ciò che è lecito a me e ciò che è di danno a quello che ho accanto».  La cultura radicale «(...) È, oggi, la cultura dominante: (...) esalta l’istintività come il principio fondamentale a cui l’uomo deve ricorrere se vuole essere uomo. I comuni desideri sono la regola della vita dell’uomo, qualunque essi siano, e tale

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regola porta a opporsi a tutto ciò che contrasta questi desideri. (...) L’uomo non ha da chiedere niente a nessuno e può fare quel che gli pare e piace. Tutto dev’essere concepito in vista di permettere a ciascuno di comportarsi così. (...) Di qui viene il consumismo, il divorzio, l’aborto. Tutte queste cose sono fatte in vista di dare all’uomo la possibilità di soddisfare i propri desideri, quali nascono dalla sua istintività. Questo è un principio largamente diffuso (...)». (Giuseppe Lazzati, La cultura, Editrice Ave, 1987, pp. 16-21)  La fede cattolica ha una sua visione originale dell’uomo, ossia una sua antropologia? SÌ!

 Per essere cattolico, devo conoscere l’antropologia cattolica, accettarla e impostare la mia vita su di essa. Se esiste l’antropologia cattolica, io non posso dirmi cattolico e accettare contemporaneamente altre antropologie. Posso collaborare con altre antropologie per il bene comune, ma fino a quando non mi vedo costretto a negare la mia antropologia cattolica.  Fonti principali dell’antropologia cattolica 1) BIBBIA (= è Parola di Dio; manifestazione del pensiero di Dio) 2) MAGISTERO (= insegnamenti ufficiali della Chiesa: Concili, Encicliche...)  Prendiamo ora in considerazione la Bibbia.

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1. L’uomo è «immagine e somiglianza di Dio» I capitoli 1° e 2° della Genesi narrano il racconto della creazione in modo complementare.

1.1. Genesi 2 Il capitolo 2° è più antico. È diviso in due parti:

A. L’UOMO IN QUANTO “UOMO” (Gn 2, 4-17) Osservazioni  I periodi iniziano sempre con: «Il Signore Dio...». Dio: è il nome proprio e indica l’Essere supremo Signore: è l’appellativo, l’apposizione. Significa: padrone, colui che è proprietario di... Si vuol dire, dunque, che Dio, autore di tutto, è non solo Principio e Creatore, ma anche Padrone, “ciò-per-cui”, il Fine di ciò che esiste.  La prima realtà creata è l’uomo! L’uomo è il più importante! Egli precede tutto per importanza e dignità. Per questo anche il modo della descrizione aiuta a capire che è per l’uomo (compl. di fine), a vantaggio dell’uomo che nascono tutte le altre realtà.  Come è fatto l’uomo? La narrazione dice che il Signore Iddio plasmò l’uomo con la polvere del suolo, poi vi soffiò l’alito di vita (Gn 2, 7). Che cosa insegna questa descrizione?  L’uomo è composto di due elementi (v. 7): uno materiale, che l’uomo condivide con tutte le realtà esistenti, e uno spirituale. Il primo elemento, essendo materia, si trasforma, si consuma, muore; quindi, la materia, in quanto tale, ha una fine. Tra l’uomo e le altre realtà esistenti c’è qualcosa in

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comune: entrambi sono limitati. (ammissibile la teoria evoluzionistica di Darwin, che interessa solo il corpo, l’aspetto carnale, materiale). Ma la Bibbia sostiene che, a questo punto, non esiste ancora l’uomo. C’è solo un fantoccio! L’uomo esiste solo dopo che Dio vi ha soffiato l’alito di vita (= anima. Essa è stata creata da Dio ed è immortale). Allora diventa un essere vivente. Che cosa è tale soffio divino? È qualcosa di invisibile, inafferrabile, ma che produce effetti . È la reale presenza di Dio nel singolo uomo. Dio, cioè, ha personalmente immesso qualcosa di Suo dentro l’uomo. Ora c’è l’uomo-persona. Persona= uomo intelligente, responsabile, volitivo.  «Piantò un giardino in Eden, ad Oriente» (v. 8). “ORIENTE”: da “orior”= sorgere. È il punto dove sorge il sole (= vita). Quindi è principio di vita, è il luogo della vita! «... e vi collocò l’uomo che aveva plasmato»: Dio fa esistere l’Eden per l’uomo.  «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (v. 15). Questi due ultimi verbi hanno valore religioso: esprimono i due compiti dell’uomo, che è custode: – difendere la realtà creata per suo vantaggio (puoi vedere qui il problema ecologico); – coltivare questa realtà per il bene dell’uomo (e qui il problema del lavoro).  «Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare...» (v. 9). Tutte le creature sono belle e utili all’uomo, “...tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male”. L’albero è qualcosa di esterno all’uomo, è qualcosa di oggettivo, che l’uomo può guardare e usare, ma non può dire: “sono io”, “è mio”, “è parte di me”! Ciò vuol dire che la vita e la conoscenza del bene e del male non sono “mie” proprietà; la vita non è in mio potere, non posso usarla, trasformarla, “manometterla” a mio piacere. L’albero della vita è al centro dell’Eden: ciò significa che è l’elemento più importante: la vita è sacra e intoccabile. Massimo rispetto per la vita! Quindi: aborto, eutanasia, clonazione... NO!

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 «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché... certamente moriresti”» (vv. 16-17). Non si tratta di una proibizione, né di un castigo, ma si esprime in modo plastico, visibile una realtà ontologica: il principio della conoscenza del bene e del male non è proprietà dell’uomo. Chi se ne vuole appropriare, si rovina, si distrugge.

B. L’UOMO-COMUNIONE (Gn 2, 18-24) Osservazioni  «Non è bene che l’uomo sia solo» (v. 18). “Bene” è qualcosa di diverso da “buono”: quest’ultimo è un aggettivo qualificativo, mentre “bene” è un sostantivo, indica una realtà ontologica positiva, secondo il pensiero di Dio. Non è secondo l’essere dell’uomo essere solo = individuo = in sé, a sé, per sé.

 «Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (v. 18). Di solito un aiuto si offre per agire, per fare, per realizzare qualcosa. Qui siamo sul piano ontologico: si tratta di un aiuto per “essere”, non per “fare”, per essere uomo secondo il piano di Dio. “Simile”= della stessa natura, ma non identico. Solo così c’è possibilità di rapporto e di scambio; tra due realtà identiche non può succedere nulla, non c’è scambio, donazione.  «Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome» (v. 19). L’attribuzione del nome esprime la padronanza, l’utilità, il vantaggio. Ciò significa che l’uomo è padrone di tutte le cose viventi e sarà lui a determinarne l’utilizzo.  «Ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile» (v. 20). L’uomo che si serve del creato vede che tutte le realtà in esso presenti non lo completano, si sente irrealizzato e insoddisfatto.

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 «Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo (...); gli tolse una delle costole (...)» (v. 21). Il discorso della costola di Adamo non significa che la donna deriva dall’uomo, né significa che è creata in un momento successivo all’uomo, quindi “per” l’uomo, in sua funzione. La donna non è inferiore all’uomo, ma entrambi sono l’uno per l’altra, per la comunione. Esprime l’intima necessità reciproca dei due.  «(...) plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa”» (vv. 22-23). Ciò significa che la donna è della sua stessa natura; ora l’uomo è completo! I due sessi sono uno per l’altro: solo nell’unione tra l’uomo e la donna l’uomo è veramente completo.  COMUNIONE: – L’uomo è “per la comunione” (complemento di fine). Chi non cerca di vivere la comunione, non è completo; l’uomo vero, completo, reale, così come Dio lo ha pensato, è una comunione vivente. N.B. “Comunione”: è un termine che si usa solo per gli uomini, mai per gli animali o le cose; esso esprime, solo per l’uomo, un rapporto profondo e soprattutto spirituale, coinvolgente. – L’uomo, per essere in comunione, ha bisogno di una persona di sesso diverso ma della stessa natura, perché la comunione avviene mediante tutta la persona, che è corpo e anima, materia e spirito. Come avviene questa comunione? Mediante la sessualità, che, cristianamente intesa, è il modo individuale, originale e irripetibile di esistere e di comunicare. La sessualità per la Bibbia è per la comunione e chiama in causa tutta la persona, corpo e anima. La sessualità nell’uomo non è solo qualcosa di fisico, ma anche e soprattutto psicologico. – Ogni uso della sessualità non finalizzata alla comunione è oggettivamente un male, filosoficamente un non-essere.

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 «(...) e i due saranno una carne sola» (v. 24). “Saranno”, non “faranno”! Il verbo usato indica uno stato di vita. Da questo punto di vista, il matrimonio è lo stato di comunione totale e definitivo tra un uomo e una donna, perché esprime la maggior concretezza possibile dell’uomo, della realtà “uomo”, corpo e anima, materia e spirito in un sinolo unico; e poiché è una comunione unica al mondo, quando l’uomo è in comunione totale e coinvolgente con la donna, non ha più nulla, nemmeno la libertà. Si tratta di un’unione totale, inscindibile e coinvolgente (quindi niente divorzio!).  «Ora tutti e due erano nudi (...), ma non ne provavano vergogna» (v. 25). Essi erano consapevoli della loro creaturalità, della loro realtà contingente, quindi dei loro limiti, della loro povertà; accettavano liberamente e serenamente la loro dipendenza da Dio, in quanto creati da Lui. Osservazioni riassuntive 1. L’uomo è “creato” come tutte le altre realtà; quindi non ha in sé il principio della vita. (Infatti la vita è rappresentata da un albero, che è esterno all’uomo, non in suo possesso). 2. L’uomo ha in comune qualche cosa con il creato (è anch’egli materia), però è essenzialmente diverso e superiore rispetto a tutte le altre creature: è divino! (È tratto dalla polvere, ma è “uomo” perché Dio gli insuffla il Suo spirito). 3. Tutto il creato è al servizio dell’uomo. (Vedi i verbi “coltivare” e “custodire”). 4. L’uomo non ha in sé il “principio del bene e del male”. (Anch’esso è rappresentato da un albero, quindi...). 5. Nel presentare la donna quale “aiuto (...) simile” all’uomo, la Bibbia suggerisce la pari dignità e la complementarietà tra i due sessi. (Quanto si dice della donna, vale anche per l’uomo). L’UOMO, DUNQUE, È PER LA COMUNIONE!

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1.2. Genesi 1 Si tratta di un racconto più recente di quello contenuto nel capitolo 2° ed è molto schematico. È complementare all’altro. Due le parti che lo compongono: – creazione delle “cose” (Gn 1, 1-25) – creazione dell’uomo (Gn 1, 26-31) A. CREAZIONE DELLE “COSE” Struttura La narrazione della creazione delle “cose” si sviluppa in cinque giorni, in ognuno dei quali si trovano cinque elementi. Il sesto giorno è tutto per l’uomo; il settimo è dedicato al riposo. Il fatto che Dio abbia benedetto il settimo giorno e... si riposò esprime la gioia, la felicità di Dio, la sua soddisfazione per aver realizzato ciò che voleva creare. I numeri hanno un significato simbolico (il 7 non significa 7 giorni di 24 ore). Il 7 è il numero sacro, è il numero della perfezione.  Esempio Sette sono i giorni della settimana, i sacramenti, i doni dello Spirito Santo, i vizi capitali, la somma delle virtù teologali e cardinali, i bracci del candelabro ebraico, simbolo del popolo di Israele. In ogni giorno della creazione si ripete il seguente schema: 1. Dio pensa una realtà («Dio disse»). 2. Dio vuole la realtà pensata (cfr i verbi al congiuntivo esortativo: «Sia la luce...»). 3. Conseguentemente la realtà pensata e voluta da Dio viene all’esistenza («E luce fu», oppure «Così avvenne»). 4. La realtà che esiste è “cosa buona” (= è un bene!), perché esiste come Dio l’ha pensata e perché Dio l’ha pensata. («E vide che era cosa buona», cioè un bene. “Buona” è aggettivo qualificativo, ma in latino si esprime con il neutro “bonum”, che indica

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una realtà positiva, non una qualità). 5. Conclusione temporale («E fu sera e fu mattina»). Osservazioni La conclusione temporale dice: spazio di tempo, segmento. TEMPO = LIMITE, FINITEZZA Quindi le realtà, perché create nel tempo, sono limitate! (Prima non esistevano; hanno incominciato ad esistere in uno spazio di tempo)  La descrizione dei giorni è piramidale: dal primo al quinto giorno va aumentando il numero delle proposizioni e la complessità concettuale in esse contenuta.  I giorni dispari aggiungono aspetti nuovi: – nel primo giorno appare la luce; – nel terzo giorno appare la vita vegetale; – nel quinto giorno appare la vita animale.  A proposito degli animali la Bibbia dice: “Dio li benedisse” (v.22) = Dio immette negli animali la capacità di generare. Contenuti 1) «IN PRINCIPIO» = non-tempo

(non significa: “all’inizio del tempo”; è l’opposto di “fu sera e fu mattina”),

= non limite, = illimitato,... eterno!

«In principio Dio» = Dio è fuori dal tempo, illimitato, ... Eterno.  N.B. Giovanni 1,1 “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio” Ciò significa che il Verbo è: – non-tempo, – illimitato come Dio, – quindi è Dio!

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Infatti s. Giovanni dice che il Verbo era “pros Theu” (“presso Dio): in greco “pros” + genitivo = rapporto interiore, profondo. Quindi: tra il Verbo e il Padre c’è un rapporto strettissimo, della stessa natura. Per questo, s. Giovanni conclude che anche il Verbo è Dio! 2) CREARE = «Fare dal nulla tutte le cose» (Catechismo di s. Pio X). Non vuol dire solo “dare inizio” all’esistenza! Occorre approfondire filosoficamente il concetto. = Esprime la causalità ontologica di una realtà. La causa ontologica è ciò che fa esistere e che fa sì che una realtà sia quella che è. Il soggetto (= Dio) del verbo “creare” è dunque la causa ontologica del complemento oggetto (= il cielo, la terra ecc.). Dio è, in ogni istante, il motivo, la causa di ciò che è. Il Padre è l’eterna “sorgività” delle realtà esistenti. Quindi: esisto perché Dio mi pensa, mi crea, istante per istante. 3) LE “COSE” La narrazione della creazione usa questo schema: – primo elemento: luce (= vita e bellezza) Dio è autore della vita e della bellezza. Paolo VI: “ La santità (= che è l’armonia e la manifestazione dell’essere) esige la bellezza”; – secondo elemento: ambienti (= cielo, terra, acqua); – terzo elemento: le varie realtà... inanimate animate (vegetali e animali). Da ultimo... Dio creò L’UOMO! L’ordine della narrazione ci insegna che l’uomo è la più importante delle realtà, le quali sono create in sua funzione. Dallo schema si ricava che esiste un ordine, ossia una gerarchia di valori nelle realtà.

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B) CREAZIONE DELL’UOMO Occupa sei versetti (26-31), molto lunghi. Evidentemente chi ha scritto ha voluto evidenziare l’importanza dell’uomo, riguardo al quale si hanno molte cose da dire!  «E Dio disse» (Gn 1, 26) “E” assomiglia ad un punto fermo. I punti fermi che usiamo in un tema non hanno tutti lo stesso valore; uno, in particolare, ha un valore enorme: l’ultimo! Esso non dice: “Non c’è più niente”, bensì: “Ho detto quello che volevo dire, esprimendolo così come volevo e ne sono fiero”. “E” esprime compiutezza del disegno, dice completamento, pienezza della creazione... “pleroma”. Cfr 1 Corinzi 15, 24, in cui è espresso il disegno di Dio Padre: «Deinde finis (erit), cum (Iesus Christus) tradiderit regnum Deo et Patri, cum evacuaverit omnem principatum et potestatem et virtutem». «Quindi ci sarà la compiutezza del disegno di Dio, dopo che avrà consegnato il Regno a Colui che è Dio e Padre, dopo che avrà buttato fuori ogni potere politico, ogni potere organizzato non politico e ogni forza». Struttura Come nella creazione delle “cose”: 1. Dio pensa l’uomo. Mentre lo pensa, lo pensa a Sua immagine e somiglianza. 2. Dio vuole l’uomo a Sua immagine e somiglianza. 3. Conseguentemente l’uomo esiste... a immagine e somiglianza di Dio. 4. “E vide che era cosa molto buona” 5. Conclusione temporale: «E fu sera e fu mattina: sesto giorno».

Quindi anche l’uomo è limitato!

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Cfr Manzoni, I promessi sposi, cap. IV (inizio): «... ma ( latino: “at”) ogni figura d’uomo che apparisse, rattristava lo sguardo e il pensiero...». Qui Manzoni, a mio parere, mette poeticamente in prosa il capitolo 1° della Genesi. Pare di ritrovare ne I promessi sposi lo stesso ordine della creazione delle “cose” e lo stesso entusiasmo. Ma, a differenza della Genesi, il Manzoni vede l’uomo sotto una luce negativa, probabilmente condizionato in questo dall’influsso giansenista. Contenuti  «A immagine e a somiglianza di Dio!» (v. 26a). È l’insegnamento più importante (vedi 1.3. Il termine “immagine”).  «E domini su...» (v. 26b). L’uomo, proprio perché è creato a immagine e somiglianza di Dio, è padrone di tutto il creato; può usare tutte le realtà esistenti a suo vantaggio. Si giustificano pertanto gli strumenti con cui l’uomo si rapporta alle realtà create per crescere nella sua identità, che è quella di essere immagine e somiglianza di Dio: lavoro, tecnica, scienza, arti, ecologia...  «Maschio e femmina li creò» (v. 27). La sessualità nella Bibbia – È il modo di essere originale e irripetibile di ogni uomo (l’uomo è un essere sessuato). – L’uomo è sessuato per “diventare” un’immagine sempre migliore di Dio, che è comunione. – L’atto sessuale non è mai solo un atto fisico; chiama in causa tutta la persona. La sessualità “umana” è fisico-psichica! – Il sesso è per la comunione! (cfr Gn 2: la costola). Quindi:

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Ogni uso del sesso non per la comunione è oggettivamente male (esempi: masturbazione, pornografia, pedofilia, omosessualità, stupro...).


 «Darò in cibo...» (v. 30). Le realtà create sono “cibo” per l’uomo, gli servono per realizzarsi come Dio l’ha voluto. Ecco il valore cristiano del lavoro, della cultura, del rapporto con la natura.

1.3. Il termine “immagine” Il termine “IMMAGINE” esprime: 1) RELAZIONE con una realtà Un’immagine esiste “come immagine” perché è in relazione ontologica con una determinata realtà. Quindi, l’immagine non è un assoluto!, ossia non è un “a sé, in sé, per sé”.  L’UOMO è immagine di Dio, quindi:  L’uomo nella sua realtà profonda (ontologica ed esistenziale) è una relazione reale, necessaria e inscindibile, non un “assoluto”.  L’uomo è in rapporto con Dio, è in relazione ontologica ed esistenziale con Dio. Questa è l’antropologia “creaturale”.  Ogni uomo è in rapporto con Dio, perché Dio non ha fatto eccezioni né ha ristretto il termine “uomo”.  “È” Di fatto ogni uomo “è” in rapporto con Dio, anche se non lo sa o non lo vuole, o agisce contro Dio. Ogni uomo è in rapporto a Dio indipendentemente dalle sue qualità morali, dalle circostanze o modalità della vita, dallo sviluppo, dalla cultura,... dalla “statura” dell’uomo, dalla religione che professa o dalla coerenza di vita.

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 N.B. a. Antropologia atea (= visione assolutistica) dell’uomo Antropologia cristiana (= visione “relativistica”... a Dio, o creaturale)

UOMO

DIO UOMO

b. Quando un uomo sa di dipendere da Dio, accetta il suo rapporto ontologico ed esistenziale con Dio, si riferisce a Dio nel suo agire quotidiano (questa è la “responsabilità verso Dio”!), diventa un uomo RELIGIOSO. 2) VALORE MORALE Un’immagine può avere diversi valori: – valore pecuniario, – valore artistico, – valore affettivo... Tra questi c’è anche il valore morale: – non dipende dagli altri valori; – dipende dal rapporto (legame interiore) che esiste tra me (il giudicante) e la realtà di cui considero l’immagine; – tutte le immagini di una stessa realtà hanno per me il medesimo valore morale; – dipende anche dalla “grandezza morale” della realtà considerata.  OGNI UOMO ha un valore morale... per me.  Il “valore morale” dell’uomo, di ogni uomo, non dipende affatto dalle doti, qualità, virtù, fede, coerenza, moralità... del singolo uomo;  dipende dal fatto che è ontologicamente ed esistenzialmente in rapporto inscindibile con Dio;  ma soprattutto dal mio personale rapporto con Dio, di me che guardo, che considero quel determinato uomo.

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Quindi:

il valore morale dell’uomo, di ogni uomo, varia a seconda del grado di “religiosità” (= rapporto personale con Dio) di chi prende in considerazione l’uomo, gli uomini.

3) MANIFESTAZIONE Ogni immagine “rivela”, manifesta qualche aspetto della realtà di cui è immagine.  OGNI UOMO manifesta, rivela in qualche modo Dio. Sì, in ogni uomo, anche nel più “cattivo”, si rivela qualche aspetto della vita divina! Pertanto: per lodare Dio vivente in ogni uomo, mi devo impegnare a scoprire nel singolo uomo quale tratto del volto di Dio mi si rivela. 4) COMUNICAZIONE Un’immagine rimanda alla sua realtà: ossia, mediante l’immagine mi metto in contatto, o in un rapporto più profondo, con la realtà... dell’immagine (vedi una fotografia, una statua...).  Quindi in ogni uomo incontro Dio!  È vero: amando il prossimo, amo Dio! Per Gesù, l’amore è un solo comandamento, sia che abbia Dio o l’uomo per “oggetto”.  Difatti nella Chiesa i grandi Santi delle opere di carità sono tutti veri amanti di Dio.

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1.4. Il termine “somiglianza” Il termine “SOMIGLIANZA” esprime partecipazione alle modalità dell’essere. L’uomo è “a somiglianza” di Dio, quindi partecipa al modo di essere di Dio.  COME È DIO? 1) DIO È SPIRITO, solo Spirito, quindi, DIO È LIBERTÀ. L’uomo è spirituale, è anche spirito (vedi Gn 2,7) quindi irrinunciabilmente libero, esigenza di libertà, anche se limitatamente libero, perché è creatura.

Primo dovere verso l’uomo è rispettare la sua libertà. Egli cresce, si sviluppa nella sua personalità nella misura in cui diventa sempre più libero.  N.B. “Libertà” non vuol dire “anarchia”, ma capacità di scegliere in vista del proprio bene, della propria felicità. Esistono varie forme di libertà: – fisica o di movimento – spirituale: di pensiero, di parola, di scelta... – religiosa. Non tutte le libertà hanno lo stesso valore. Noi dobbiamo tentare di rispettare tutte le libertà degli altri, ma soprattutto le più alte. Tutte le volte che io limito ingiustamente la libertà del mio prossimo, compio un atto contro Dio, quindi un vero peccato.

2) DIO È CONOSCENZA quindi DIO È VERITÀ, perché in Dio non ci può essere errore né falsità. L’uomo è esigenza, necessità di conoscere la Verità! La verità fondamentale è che l’uomo è “a immagine e somiglianza di Dio”

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(in proposito si vedano le citazioni della Fides et Ratio di Giovanni Paolo II in § 1, “Responsabilità”) RICORDA: «La Verità vi farà liberi» (Giovanni 8, 32) 3) DIO È COMUNIONE (Uno e Trino: UNUS TRINUSQUE) quindi, DIO È AMORE, VITA. Il termine “comunione” indica sempre e solo “rapporto spirituale e coinvolgente” tra persone. L’uomo è esigenza di rapporti spirituali per la comunione e vive di amore! L’uomo è sì esigenza di comunione, ma nell’unità della sua persona di anima e corpo, ossia è l’uomo tutto intero, la “persona umana” che vive la comunione, che si pone in rapporto. Corpo e anima sono indivisibili fino alla morte (Gn 2, 7).  N.B. A questo punto fondamentale:

ci

poniamo

un

problema

QUANDO C’È UN UOMO? Sul piano ontologico: ogni ovulo umano fecondato è uomo! «Con il concepimento ha inizio un destino che non avrà mai più termine». (Card. G. Colombo)  L’UOMO, ESSERE SOCIALE Un’ultima aggiunta per completare il discorso sull’uomo “in quanto uomo”. Poiché creato “a somiglianza di Dio”, che è comunione (Uno e Trino), l’uomo è “per natura”, strutturalmente, ontologicamente per la comunione, ossia un essere sociale! Difatti: – è comunione (Gn 2, 21 s.: costola);

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– nasce dalla comunione di un uomo e una donna (Gn 1, 27: «maschio e femmina li creò»; Gn 1, 28: «siate fecondi e moltiplicatevi»); – è per la comunione (Gn 2, 24: matrimonio). Osservazioni conclusive sulla “somiglianza con Dio” Il termine “somiglianza” è legato a “immagine” (= dipendenza ontologica!), quindi si tratta di somiglianza reale, una somiglianza “cum fundamento in re” (esempio: il figlio ha una somiglianza... reale, “cum fundamento in re”, con i suoi genitori). L’elemento “reale” della somiglianza dell’uomo con Dio è la GRAZIA

(= vita divina in noi, che il cristiano riceve nel Battesimo).

1) Dio È; quindi, quanto più “sono” nella mia identità, tanto più assomiglio a Dio. 2) Dio SA, conosce; quindi, quanto più “so”, “conosco”, tanto più... assomiglio a Dio. La prima conoscenza riguarda la mia Realtà, cioè Dio, e la mia dipendenza da Lui. 3) Dio VUOLE la realtà (vedi: «Sia la luce»; «Facciamo...») quindi, quanto più “voglio” (... responsabilmente!), tanto più... assomiglio a Dio. Innanzi tutto “voglio” (= accetto) la mia dipendenza da Lui.

1.5. L’uomo “religioso”  L’uomo “religioso” è l’uomo che accetta “responsabilmente” di dipendere da Dio, ossia che sa di essere ontologicamente ed esistenzialmente in relazione con Dio e vive coerentemente.

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 È la condizione indispensabile – dice la Bibbia – per realizzarsi pienamente come Dio ha voluto l’uomo.  Dalla Bibbia, infatti, ricaviamo cinque verità in proposito: 1) Chi vive responsabilmente il rapporto con Dio si realizza, è forte; se no, no!  Esempio – Davide e Golia (I Sam 17). – Passaggio del Mar Rosso (Es 14). – Elia e i Profeti (I Re 18, 20-39). 2) Chi vive responsabilmente il rapporto con Dio realizza una vera comunione con il coniuge; se no, no!  Esempio – Adamo ed Eva, prima e dopo il peccato (Gn 2 e 3). 3) Chi vive responsabilmente il rapporto con Dio rispetta gli altri; se no, no!  Esempio – Caino e Abele (Gn 4) – Peccato di Davide (II Sam 11) – Erode e il Battista (Mt 14) 4) Chi vive responsabilmente il rapporto con Dio costruisce la comunità: è principio di comunione; se no, no!  Esempio – Prima comunità cristiana (At 2) – Torre di Babele (Gn 11) 5) Chi vive responsabilmente il rapporto con Dio è rispettato dalla natura; se no, no!  Esempio – Diluvio (Gn 7) In particolare: – DAVIDE E GOLIA (I Sam 17) Davide vince perché accetta di dipendere da Dio nel suo agire;

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Golia è sconfitto perché ripone tutta la fiducia e le forze in sé. – PASSAGGIO DEL MAR ROSSO (Es 14) Israele passa il mare, supera le difficoltà naturali, perché è un popolo... religioso, sa di dipendere da Dio; gli Egiziani non passano perché sono presentati come non... religiosi. – ELIA E I PROFETI (I Re 18, 20-39) I falsi profeti non riescono a incendiare la legna asciutta perché non si rifanno al Dio vero; Elia invece incendia la legna, nonostante sia molto bagnata, perché è... religioso. – ADAMO ED EVA (Gn 2 e 3) Finché ciascuno dei due dipende responsabilmente da Dio nel suo pensare ed agire, rispetta l’altro, lo ama e fa comunione con lui; da quando si rompe il rapporto personale di dipendenza da Dio, si accusano a vicenda. – IL DILUVIO (Gn 7) Noè e i suoi familiari si salvano perché sono “religiosi”; gli altri no, perché ir-religiosi. – CAINO E ABELE (Gn 4) Caino odia e uccide il fratello perché non si sente dipendente da Dio (vedi: «Caino offrì i frutti del suolo», non le primizie!); Abele ama il fratello anche nel momento in cui questi lo sta uccidendo, perché è sempre responsabilmente in dipendenza da Dio (vedi: «Abele offrì a Dio i primogeniti del suo gregge»). – PECCATO DI DAVIDE (II Sam 11) Davide ha peccato con Betsabea, si è comportato non più in relazione con Dio; per questo commette una lunga serie di peccati contro l’uomo. – TORRE DI BABELE (Gn 11) Da quando hanno ritenuto possibile fare a meno di Dio, non si sono più intesi. – PRIMA COMUNITÀ CRISTIANA (At 2) Ciascuno viveva “religiosamente”; per questo «erano un cuor solo e un’anima sola» e «mettevano tutto in comune».

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2. Il peccato 2.1. Il fatto

(Gn 3, 1-13)

 CHE COS’E’?  Negare “responsabilmente” (= con l’intelligenza e la volontà, quindi liberamente) la VERITÀ, ossia la relazione ontologica con Dio, la dipendenza reale e inevitabile con Lui.  Negare che Dio è il mio bene!

Quindi, alla base del peccato sta un’antropologia assolutistica.

 ELEMENTI DI GENESI 3 1) Albero In Genesi 2, 17 si parla dell’albero della “conoscenza del bene e del male”. L’albero è esterno all’uomo, quindi il principio del bene e del male (= fondamento della moralità) è fuori dell’uomo, non è in suo potere. «L’albero della conoscenza del bene e del male evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare» (C.C.C., n. 396). È simbolo di quell’attributo proprio del Creatore, per cui Dio è il fondamento dell’ordine morale. 2) Divieto «Non dovete mangiare...» dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male (Gn 3,1) Non è un comando negativo, una proibizione. È un modo per dire che l’uomo deve accettare responsabilmente la Verità, ossia essere una creatura dipendente da Dio. «Dio ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male» (C.C.C. n. 396).

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3) Satana, il tentatore (= il serpente) La tentazione viene presentata sotto l’immagine di un serpente, perché l’autore, nell’intento di combattere i culti del paganesimo naturista, che avevano un simbolo nel serpente e seducevano fortemente gli Israeliti, lo presenta nelle sembianza di questo rettile. Satana è il divisore (dal greco: “dià...”= divisione), il bugiardo! Infatti spinge Eva verso la negazione della Verità. Nota l’azione subdola e accattivante del diavolo: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”» (Gn 3, 1). Nota come è forte la falsità: “nessun”! Il peccato, allora, è menzogna, falsità, negazione della Verità, e come conseguenza è divisione di cuori, rottura di amicizia, di rapporto e di comunione con Dio. 4) Creature «E domini su...» (Gn 1, 26b) «Vi do in cibo...» (Gn 1, 29) Tutte le realtà create sono a vantaggio dell’uomo, per la crescita nella sua realtà di... relativo a Dio. Sono... strumenti da usare per realizzarsi; sono mezzi e basta. Il peccato è: vedere in esse il fine dell’uomo, il suo piacere e la sua realizzazione. Ossia: le creature sono il bene dell’uomo! Questo è negazione della verità.  COME SI SPIEGA IL PECCATO La LIBERTÀ! Perfino Dio si inginocchia davanti alla libertà dell’uomo. L’uomo, intelligente e libero (perché a somiglianza di Dio), deve: – conoscere la verità (= essere relativo a Dio) – voler vivere la verità, ossia vivere coerentemente con la sua realtà. Ma può anche dire di NO! ...Ecco il peccato!  N.B. IL DINAMISMO DELLA TENTAZIONE  DIFFIDENZA = la tentazione parte dalla vita concreta, da fatti

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particolari e occasionali. È ricerca di soddisfazione, di piacere. Parte dal “cuore”: non più fiducia!

 DUBBIO = la mente non è più certa di una verità conosciuta.

 AUTOESALTAZIONE = l’IO!!! Io so, io posso, io voglio e io faccio ... L’Io non è più relativo a Dio!

 IO – DIO

 Dio è ignorato!  Nel pensiero: 

sono io che decido che cosa è: vero-falso bene-male lecito-illecito ... Nelle decisioni: è lecito perché scelgo io!!!

Solo “Io” sono il principio della moralità!

2.2. Le conseguenze

(Gn 3, 16-19)

1) Nudità L’uomo si vede con i suoi occhi: scopre la sua “carnalità”, cioè il peso di essere “terra” (2, 7). Quindi, si accorge di essere limitato, contingente, debole... e ne soffre! e perde la pace! Si vergogna di ciò. Per questo si nasconde (v. 10). «L’armonia nella quale essi erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta; la padronanza delle facoltà spirituali dell’anima sul corpo è infranta; l’unione dell’uomo e della donna è sottoposta a tensione; i loro rapporti saranno segnati dalla concupiscenza e dalla tendenza all’asservimento.

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L’armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo. A causa dell’uomo, la creazione è “sottomessa alla caducità” (Rm 8, 20). Infine, la conseguenza esplicitamente annunziata nell’ipotesi della disobbedienza si realizzerà: l’uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale è stato tratto. La morte entra nella storia dell’umanità» (C.C.C., n. 400). 2) Paura... di Dio Satana, il bugiardo e ingannatore, ha spinto Eva a farsi una falsa idea di Dio (= un dio geloso delle proprie prerogative e dominatore) e a ritenersi capace di... conoscere come Dio... con la propria intelligenza, quindi capace di affermarsi senza Dio e non secondo Dio! Lei accetta. Ma a questo punto si accorge che non è possibile essere come Dio; ma, avendo un’idea falsa di Dio, prova paura del dio-padrone, dominatore, vendicativo... come pensa che sia.

La paura di Dio è dunque conseguenza della Verità rifiutata! «La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa prima disobbedienza. Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale. Hanno paura di quel Dio di cui si sono fatti una falsa immagine, quella cioè di un Dio geloso delle proprie prerogative» (C.C.C., n. 399). 3) Morte – Dio crea l’uomo per la vita: infatti è materia e spirito di Dio, che non muore e che è solo vita! L’uomo è unione di... terra e spirito: solo allora è vivo (Gn 2, 7)! È lo spirito che rende vivo l’uomo sublimando, coinvolgendo, “trascinando” la terra! Questa è la VERITÀ sull’uomo. – Satana, il diavolo, è il divisore e l’ingannatore. Essendo invidioso dell’immortalità promessa all’uomo, cambia la verità, presenta come verità l’opposto della realtà sull’uomo. E spinge l’uomo (Eva) a negare, a rifiutare la verità per accettare ciò che lui, Satana, presenta come verità. – L’uomo, perché libero, dà fiducia a Satana, il separatore

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(anziché a Dio), convinto di diventare come Dio, convinto cioè di raggiungere il suo fine al di fuori di Dio. Invece separa dentro di sé la materia (= terra) dallo spirito di Dio. Così la materia nell’uomo rimane materia e basta! Quindi è limitato, finisce, muore! (= soggetto alla morte) – Anche se l’uomo tenta liberamente di negare l’unione di materia e spirito, tale unione rimane perché è oggettiva. Da ciò nasce la sofferenza. “Sofferenza” (situazione spirituale) è data dal conflitto tra il tentativo dell’uomo di negare l’unione strutturale della materia con lo spirito nell’uomo e la costatazione che invece ciò non è possibile. N.B. Questo allo stato finale è l’inferno! Vedi s. Agostino: «Ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te» (Confessioni 1, 1, 1). – Dalla tentata rottura dell’unione tra materia e spirito nell’uomo discendono altre conseguenze negative: rottura dell’armonia con se stesso come dominio di sé e controllo sulle passioni (Gn 3, 7); rottura dell’armonia tra uomo e donna (Gn 3, 11-13); rottura dell’uomo con la creazione e la natura (Gn 3, 17-19).  N.B. Procreazione (Gn 5, 3) «Adamo (...) generò a sua immagine, a sua somiglianza un figlio e lo chiamò Set» (Gn 5, 3). Adamo genera altri uomini a sua immagine e somiglianza. Ma Adamo ed Eva hanno commesso un peccato personale, che intacca la natura umana (divisione tra materia e spirito), che essi, quindi, trasmettono in una condizione decaduta. Quindi, il peccato di Adamo ed Eva fu un peccato personale, un atto; i discendenti (= l’umanità) non hanno commesso un atto di peccato (= un peccato personale), ma hanno ricevuto una materia di peccato, quindi uno stato di peccato. Così tutta l’umanità (= discendenti di Adamo) è nello stato di peccato (peccato originale).

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«In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo “sicut unum corpus unius hominis – come un unico corpo di un unico uomo”. Per questa “unità del genere umano” tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l’umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato “peccato” in modo analogico: è un peccato “contratto” e non “commesso”, uno stato e non un atto» (C.C.C., n. 404).

2.3. La Promessa

(Gn 3, 15)

«Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3, 15). DIO è FEDELE!, dice il Salmo 116: «Forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno». Per questo, dopo il peccato l’uomo non è stato abbandonato da Dio (Dio maledice il serpente, non l’uomo!). Al contrario, «il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “DOVE SEI?”» (Gn 3, 9). La ricerca dell’uomo da parte di Dio, dopo il peccato, manifesta la fedeltà assoluta di Dio al Suo progetto iniziale. N.B. La ricostruzione finale dell’uomo mediante la Redenzione consisterà nel ricreare nell’uomo la consapevolezza che egli è materia e spirito di Dio. Questa è l’azione dello Spirito Santo.

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Infatti lo Spirito Santo è il realizzatore nel tempo della Redenzione operata da Cristo mediante la Croce. La morte di Croce è la prova suprema, quasi per assurdo, della Verità di Dio, ossia Dio è sempre e totalmente Amore, Comunione, Vita.

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capitolo secondo

L’ALLEANZA DIO-UOMO

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Introduzione 1.Il popolo ebreo 2.Due immagini dell’Alleanza 2.1. Il matrimonio 2.2. La vite 3.L’attuazione dell’Alleanza 3.1. Un parallelo 3.2. La promessa si realizza 3.3. Vite vera: Gesù Cristo

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Introduzione La promessa di Dio in Genesi 3, 15 si realizza storicamente in un popolo: il popolo di Israele, il “popolo eletto”. Qui si concretizza l’ALLEANZA DIO-UOMO. Una pagina significativa di tale Alleanza si trova in: EZECHIELE 16 (= l’azione di Dio a vantaggio dell’uomo). Da una lettura attenta del testo possiamo desumere i seguenti punti: – Gerusalemme (= Israele, umanità, ogni uomo) non ha alcuna dignità. – Dio si prende cura di lei... – Dio la rende... regina, famosa... – Ciononostante Gerusalemme, inorgoglitasi, prostituisce... in modo impensabile. – Descrizione del castigo.

si

Ma Dio le è sempre fedele e la riporta nella sua dignità. «Io ratificherò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore» (Ez 16, 62).  N.B. Può essere utile leggere anche OSEA 2 – Osea 2, 4-15: il popolo è sempre infedele; – Osea 2, 16-25: ma Dio che è fedele, ricostituisce l’Alleanza nella sua originaria dignità... per la gloria di Dio: «...e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 22b).

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1. Il popolo ebreo Ecco molto schematicamente le tappe con cui si realizza l’Alleanza Dio-uomo mediante il popolo ebreo. 1) Dio è fedele, immutabile, non può cambiare parere..., perché è l’ESSERE. Quindi, se è Amore, Vita, lo è per sempre: non può smettere di amare! Per questo, non poteva “darsi per vinto” di fronte al peccato dell’uomo. ...Dio doveva continuare ad amare l’uomo ricreandolo nella sua dignità e grandezza iniziale; ...l’uomo vero, concreto, nella sua realtà, l’uomo STORICO, che è SOCIALE, riunito in popoli. 2) L’uomo... esistente, reale,... “completo” è sociale, non è un individuo “a sé”, è comunitario per natura, strutturalmente. Infatti nasce da una coppia, dalla comunione tra un uomo e una donna. Anche il rapporto tra Dio e l’uomo (intendi “umanità”) è comunitario, è... al plurale! Quando Dio “dialoga” con un singolo uomo, lo fa sempre per il bene di tutti!  Esempio Abramo, Mosè..., i Profeti..., Maria SS. 3) A tale scopo, tra i tanti popoli, che costituiscono l’umanità, Dio ne sceglie uno, ISRAELE, ... per tutti! per essere storicamente presente (= come “sacramento” del suo rapporto con l’umanità intera)

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Da qui l’ALLEANZA tra Dio e l’umanità tra Dio e Israele per l’umanità.


 N.B.

Per approfondire il tema dell’Alleanza, rimando a: – Abramo (Gn 12-25) – Giuseppe (Gn 37-45) – Mosè (Es 2) – La liberazione dalla schiavitù egiziana (Es 14-15) – Tutta la storia del popolo di Israele – I Profeti (Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, i profeti minori)

Ricorda che in tutto l’iniziativa è sempre di DIO: «La chiamata di Abramo, la liberazione dal giogo egiziano manifestano la volontà di Dio di formarsi un popolo. Il momento è venuto. Evidentemente, l’alleanza non è un contratto tra eguali, dove offerta e risposta sono sullo stesso piano: l’iniziativa è totalmente del Signore. Resta nondimeno a Israele l’obbligo di acconsentire alla “salvezza” che gli è offerta, di pronunciarsi desideroso di impegnarsi ad essere fedele alla legge del Signore. Il testo dell’Alleanza sarà la costituzione religiosa-sociale di Israele» (Bibbia della Civiltà Cattolica, p. 163). A tale proposito dice il libro dell’Esodo: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19, 4-6). «Dio allora pronunziò tutte queste parole: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronunzia il suo nome invano. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la

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terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio. Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non pronunziare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo» (Es 20, 1-3; 7-17).

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2. Due immagini dell’Alleanza Per esprimere efficacemente e con un linguaggio facilmente comprensibile dalla gente il tema dell’Alleanza, la Bibbia usa due immagini.

2.1. Il matrimonio Una pagina significativa a tale proposito è OSEA 2 (= Dio ricostituisce nella fedeltà il popolo infedele) La lettura di questo testo suggerisce i seguenti punti: – Dio è sempre fedele al suo patto. – L’armonia coniugale è immagine dell’Alleanza Dio-Israele. – L’infedeltà della sposa è immagine dell’infedeltà di Israele a Dio. – Il primo peccato di Israele consiste nel non fidarsi di Dio (Os 2, 4-15). – Ma lo sposo (= Dio) ricostituisce nella fedeltà perenne la sposa (= Israele) infedele. – Ed ella... «conoscerà il Signore» (Os 2, 22). «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 21 s.).

2.2. La vite La Bibbia propone un’altra immagine per esprimere l’Alleanza Dio-uomo: la vite, presentata soprattutto in ISAIA 5 Le principali idee contenute sono le seguenti:

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– Dio ha cura attentissima della sua vigna, che è Israele. «Egli l’aveva vangata e sgombrata di sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino» (v. 2). – Israele è fragile e capriccioso come ogni vite. «Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica» (v. 2). «Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (v. 7). – Descrizione del castigo. «Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia» (v. 5 s.). – Ma Dio è sempre fedele: per questo, alla fine, dopo il castigo, rimette Israele nella primitiva fecondità. «...il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia. Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati, sulle rovine brucheranno i capretti» (v. 16 s.).

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3. L’attuazione dell’Alleanza 3.1. Un parallelo Nell’Alleanza tra Dio e l’umanità si ripete quanto detto in Genesi 1-3 a proposito dell’uomo singolo. UOMO

POPOLO

– Dio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza (Gn 1, 27).

– Dio sceglie UN popolo e lo COSTITUISCE “popolo eletto”: Israele.

– Lo crea libero e gli dà degli ordini: «Non mangiare i frutti di questo albero» (Gn 2).

– Dà una legge al popolo: i comandamenti (Esodo 20); e lo lascia libero nella risposta: «Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume, oppure gli dei degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa vogliamo servire il Signore» (Gs 24, 15).

– L’uomo commette il peccato originale (Gn 3).

– Il popolo è costantemente peccatore, ossia è infedele a Dio. Esempi:  adora il vitello d’oro (Es 32, 1 ss.);  tradisce lo sposo fedele (Os 2);  si comporta come la vite, è capriccioso (Is 5).

– Dio promette la salvezza (Gn 3, 15).

– La storia del popolo eletto è il realizzarsi del piano di Dio per ricostituire l’Alleanza.

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3.2. La promessa si realizza  Nella storia dell’alleanza tra Dio e Israele si sviluppa la promessa, la pre-visione di UNO! – «La Vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7, 14) – «Susciterò a Davide un germoglio giusto» (Ger 23, 5) – Vedi in modo particolare i quattro Carmi del Servo di Javhè in Isaia 42; 49; 50, 4 ss.; 52, 13-53. – «In Genesi 3, 15 è significato in modo più eccellente Gesù Cristo, che agisce come principio e causa della vittoria comune (del popolo)» (Bibbia della Civiltà Cattolica, p. 38)  Però nel popolo eletto c’è sempre divisione tra Dio e l’uomo (Satana, il divisore, è sempre all’opera), perché l’uomo (qui Israele), dopo il peccato, è rimasto solo materia, “terra” (Gn 2, 7) (vedi Manzoni, Il Natale: «Quel masso... che al fondo sta»!)  Solo Dio poteva “ricucire” il rapporto Dio-uomo, Javhè-Israele, Dio-popolo, perché è Dio l’autore, l’Essere. Come nel paradiso terrestre l’uomo, dopo il peccato, proprio perché peccatore, scopre di essere “nudo” (= limitato, debole), ha vergogna della sua nudità, ha paura di Dio, si nasconde e sta nascosto. È Dio che lo cerca: «Dove sei?». E promette di ricostituirlo nella sua dignità. Così il popolo peccatore rimane separato da Dio e... basta, non può fare nulla per riallacciare i ponti.  Sì, solo Dio poteva...! Infatti, “nella pienezza dei tempi” (Efesini, 1, 10), DIO SI FA UOMO. Ecco l’Incarnazione del Verbo, GESÙ CRISTO!!! – Gesù Cristo è il “germoglio giusto” di cui parla Geremia 23, 5 s.: «Ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio

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che eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora; questo sarà il nome con cui lo chiameranno: ‘Signore-nostra-giustizia’». – «(...) il disegno (...) di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1, 3-14; v. 10).

3.3. Vite vera: Gesù Cristo A questo punto Dio e l’umanità sono riconciliati PER SEMPRE, perché il Verbo “È” Dio, quindi è FEDELE al Padre, non cambia e non può cambiare. E il Padre non lo può abbandonare. Questo è espresso dall’immagine della “VITE VERA” (Gv 15, 1-11). ISRAELE è... una vite falsa, perché è continuamente, strutturalmente infedele. Invece GESÙ, rampollo di Jesse, germoglio della stirpe di Davide, figlio del popolo di Israele è la VITE VERA perché è sempre fedele al Padre (vignaiolo)

chi rimane unito a Lui non è mai separato dal Padre né castigato dal vignaiolo (il Padre)

A questo punto il comando-invito di Gesù è ovvio: «RIMANETE IN ME!» come i tralci alla vite.  Fine del “rimanete in me” è la gloria del Padre! «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli» (Gv 15, 24).

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Fine di tutta la realtà e di ogni vita umana è la gloria di Dio Padre e niente altro. Vedi anche I Corinzi 15, 24.  Conseguenza è la gioia! «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 11).  N.B. Per un approfondimento sul tema, vedi Venite e vedrete, pp. 92-100.

In Gesù definitiva.

l’Alleanza

Dio-umanità

GESÙ È L’UOMO “NUOVO”.

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è

sicura

e


capitolo terzo

GESÙ, L’UOMO “NUOVO”

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1.«Cristo è il tutto per noi» (S. Ambrogio) 2.Due questioni 2.1. Chi è Gesù? 2.2. Gesù, l’unico riconciliatore

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1. «Cristo è il tutto per noi» (S. Ambrogio) Perché?  Genesi 3, 15 «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la tua stirpe: questa ti schiaccerà la testa...». Il protovangelo annunzia la ricostituzione dell’uomo nella sua dignità e la ripresa della comunione Dio-uomo mediante UNO! Tutta la storia del popolo eletto (Israele) è la realizzazione nel tempo della promessa di Genesi 3, 15 e l’“avvento” (= attesa) di quell’UNICO che è GESÙ CRISTO. «Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. Non dice la Scrittura: “e ai tuoi discendenti”, come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo» (Galati 3, 16).  È stata la Verità... adulterata (per istigazione di Satana, il bugiardo e il divisore) a portare l’uomo al peccato, alla separazione da Dio. Ciò ha causato nell’uomo il fatto che la “terra” (elemento materiale dell’uomo: Gn 2, 7) fosse meno vivificata dallo Spirito,... con le conseguenze che conosciamo (vedi il capitolo sul peccato). Occorreva che l’uomo fosse riportato nella Verità, riagganciato alla Verità!  Il travisamento della Verità è stato possibile perché l’uomo è LIBERO: è... a somiglianza di Dio. Occorreva ricostituire l’uomo libero PER la Verità, cioè il fatto che Dio è Amore, ed è il BENE necessario dell’uomo.  Quindi, GESÙ CRISTO, l’“uno” preannunziato in Genesi 3, 15, è il “nuovo” Adamo! «... se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti,

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molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini» (Rm 5, 15).  Sì, Gesù è il “nuovo” Adamo. Per questo, Gesù è... il termine, il fine, il “quo” di tutto il piano di Dio. Ecco alcune conferme: – I Timoteo 2, 5 «Unico è Dio, unico pure il mediatore di Dio e degli uomini, Gesù Cristo uomo, il quale ha dato se stesso come riscatto per tutti». – Efesini 1, 10 «Instaurare omnia in Christo, quae in coelis et quae in terra sunt, in ipso!». – Colossesi 1, 20 «Per eum riconciliare omnia in ipsum, pacificans per sanguinem crucis eius, sive quae in terris, sive quae in caelis sunt». – I Corinzi 15, 24 «Deinde finis, cum tradiderit regnum Deo et Patri, cum evacuaverit omnem principatum et potestatem et virtutem». – Guadium et Spes, n. 45 «... il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e divenire il centro di convergenza di tutte le cose. Il Signore è il fine della storia, il punto focale dei destini dei popoli e delle loro culture, il perno della vicenda umana, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni. ... “io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine” (Ap 22, 13)». – Giovanni 3, 17 «... perché il mondo si salvi per mezzo di lui». – Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 50 Dio rivela il suo disegno in Cristo: «...Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo». – Efesini 3, 11 «...secondo il disegno eterno attuato in Gesù Cristo».

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 Gesù sa di essere “mandato” dal Padre e di essere il ponte, il riconciliatore tra Dio e l’uomo. – Matteo 15, 24 «Sono stato mandato alle pecore perdute della casa di Israele». – Giovanni 5, 36 «Il Padre mi ha mandato». – Giovanni 8, 42 «Non sono venuto da me stesso, ma Egli mi ha mandato». – Giovanni 20, 21 «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». – Giovanni 14, 6 «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». – Giovanni 12, 47 «Sono venuto per salvare il mondo».

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2. Due questioni 2.1. Chi è Gesù? A) Figlio di Dio, quindi Dio – Giovanni 1, 1 «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio». – Matteo 14, 33 Gesù cammina sulle acque: «Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti esclamando: Tu sei veramente il Figlio di Dio». – Matteo 16, 16 «Voi, chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». – Giovanni 11, 27 Marta: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».  N.B. “CRISTO” = l’Unto di Dio (come i Re d’Israele), il Consacrato, quindi, il Messia atteso, il Liberatore promesso da Dio a Israele. B) Figlio dell’uomo, quindi uomo Perché uomo, è partecipe in tutto della natura umana, tranne che nel peccato. Condivide però le conseguenze negative del peccato originale: limite, sofferenza e morte. Tantissime sono le citazioni del Nuovo Testamento che indicano Gesù col titolo di “Figlio dell’uomo”. Eccone alcune: – Matteo 1, 16 «Da Maria è nato Gesù, chiamato il Cristo».

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– Matteo 16, 13 «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». (Marco 8, 27; Luca 9, 18). – Luca 19, 10 «Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare». – Giovanni 13, 31 «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato». – Giovanni 3, 13 «Il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo». – Giovanni 6, 53 «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo». C) Figlio di Davide, quindi del “popolo eletto”. A Davide e alla sua discendenza è affidato l’avvenire del popolo d’Israele: da lui nascerà Colui che attuerà il disegno di Dio su Israele e l’intera umanità (vedi Gn 3, 15); Egli è l’inviato, il consacrato di Dio (Messia, Cristo). Dire che Gesù è il Figlio di Davide, significa che Gesù appartiene realmente, storicamente al popolo eletto, Israele, quindi agisce in nome e per Israele. – Matteo 1, 1 ss. Genealogia di Gesù: «Genealogia di Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Abramo...» – Matteo 9, 27 «Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi». – Luca 1, 27 «Una Vergine sposa di un uomo della casa di Davide...». – Atti 13, 23 «Dalla discendenza di Davide Dio trasse... Gesù». – Romani 1, 3 «Il Figlio di Dio nato dalla stirpe di Davide». – II Timoteo 2, 8 «Gesù Cristo, della stirpe di Davide».

2.2. Gesù, l’unico riconciliatore Gesù riporta l’uomo nella sua grandezza originaria mediante l’Incarnazione, perché nella Sua persona sono presenti le due

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nature, quella divina e quella umana. In Gesù ci sono e operano Dio (che è stato rifiutato) e l’uomo (che deve riconciliarsi con Dio). Con il peccato originale – la VERITÀ è stata... stravolta, sconfitta: ha vinto l’inganno e la falsità; – l’uomo ha perso la LIBERTÀ perché si è lasciato condizionare da Satana e non è più capace di dire “sì” a Dio. Conseguenza principale del peccato originale è la MORTE, perché con il peccato l’uomo si è separato da Dio, che è l’Essere, la VITA, l’Amore. Per riportare l’uomo nella originaria “somiglianza di Dio”, occorreva – rimetterlo nella Verità; – sottrarlo ai condizionamenti... soprattutto interiori; – renderlo ancora capace di dire liberamente “sì” a Dio, nonostante tutto; – riagganciarlo al principio originario della Vita, cioè a Dio! Solo Gesù “poteva”, cioè aveva la capacità di rimettere l’uomo nella Verità, nella Libertà, nella Vita, perché era Dio, come il Padre e lo Spirito Santo. E poteva realizzare ciò con sicurezza, per sempre, in modo indefettibile. (Ripensa a Gesù “Vite vera” in Giovanni 15). Per questo, Gesù, che è il Verbo, si è fatto “carne”. In Lui Dio... si è fatto uomo, in Lui l’Eterno si è fatto tempo (= limite), in Lui l’Infinito si è fatto finito, limitato; pur rimanendo Dio, Eterno, Infinito ... quindi, capace di portare al di là il tempo, il limite. Finalmente, in Cristo, Dio e l’uomo si sono riconciliati; l’uomo ha ricominciato ad essere – l’amico di Dio, – in comunione con Lui, – ubbidiente a Dio, – a Lui fedele, – la Sua gloria!, una vivente lode di Dio.

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E Gesù può affermare: – Giovanni 6, 48-51 «Io sono il pane della vita... Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno. E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». – Giovanni 6, 54 «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Dunque: Gesù è l’unico “luogo” dell’incontro “necessario” tra Dio e l’uomo! Infatti noi siamo «giustificati nel nome del Signore Gesù» (II Cor 6, 1).

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capitolo quarto

CHIESA: IL CRISTO NELLA STORIA

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Introduzione 1.Chiesa, comunitĂ organizzata 1.1. Atti 2 1.2. Atti 3 2.Chiesa, mistero di comunione 2.1. La vite e i tralci (Gv 15, 1-11) 2.2. Il Corpo Mistico (I Cor 12, 12 ss.) 3.MissionarietĂ della Chiesa

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Introduzione Alcune domande per iniziare. La prima comunità cristiana (= la Chiesa in embrione) – come si forma? – com’è strutturata? – che cos’è? una società? un’associazione? o qualcos’altro? – si può “vedere”, oppure è solo un’unione interiore?... 1) Il nome “CHIESA” Nella Bibbia ebraica si parla spesso di “qahál”, espressione che nella versione greca venne tradotta ora con “synagoghé”, ora con “ekklesía”; benché i due termini siano quasi sinonimi, nell’uso corrente il primo è passato a indicare l’assemblea religiosa degli ebrei (la sinagoga) e il secondo (ecclesia, chiesa) le assemblee e quindi l’intera comunità dei cristiani. “Ekklesia”, che deriva da “ek-kaléo”, era qualsiasi “convocazione” o “assemblea”; ma nella Bibbia il termine acquista uno speciale accento religioso, perché Colui che chiama è Dio, e scopo della convocazione è di incontrarsi con Lui nel Cristo. 2) È volontà di Gesù Cristo fondare la Chiesa «E io dico a te (Pietro): tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli Inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e quello che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e quello che scioglierai sula terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 17-19). Con queste affermazioni Gesù si presenta esplicitamente come edificatore del “nuovo” edificio che è la Chiesa. Essa è detta “nuova” in rapporto al “vecchio” edificio, il popolo d’Israele. Gesù la designa come la “Sua” Chiesa, cioè la Chiesa che Egli è venuto a fondare per volontà del Padre. Inoltre, Gesù istituisce la sua Chiesa su Pietro, ossia su una persona precisa e lega a questa persona compiti fondamentali e “divini” nella Chiesa.

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3) Dalla Croce e dalla Risurrezione di Gesù Cristo nasce la Chiesa La Chiesa è la comunità di quanti: – vedono la Croce in modo “nuovo”, diverso dal come veniva giudicata comunemente. A quei tempi la crocifissione era il supplizio riservato agli schiavi, quindi era una morte umiliante e segno di disprezzo; – riconoscono che Gesù è davvero risorto e quindi è IL VIVENTE; – Sono convinti che Egli pertanto continua a operare nella storia mediante lo Spirito Santo.

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1. Chiesa, comunità organizzata La Chiesa, fin dall’inizio, ha una struttura ed è mistero. Per conoscerne in profondità il formarsi, la vita interna, i compiti e le caratteristiche, occorre leggere gli ATTI DEGLI APOSTOLI = la storia della apostolica

prima

comunità

Noi ci soffermiamo sui capitoli 2° e 3°.

1.1. Atti 2 Il capitolo 2° degli Atti presenta la nascita della prima comunità dei “cristiani”, cioè il primo nucleo di Chiesa. Solo questa comunità costituirà il “popolo di Dio”, fatto di uomini peccatori come gli altri, ma che accettano alcuni principi fondamentali.  N.B. Anche oggi non tutti gli uomini appartengono alla Chiesa, anche se essa è per la salvezza di tutti gli uomini. Ciò che forma e identifica la prima comunità cristiana sono i seguenti elementi: 1)Fede in Cristo Risorto, che comporta un modo “nuovo”, diverso di vedere la Croce e il Crocifisso; eppure lo avevano crocifisso, bestemmiato, disprezzato...! 2)Accettazione degli Apostoli come guida e metro del loro pensare e agire. Accettazione di Pietro come capo, lui, il pescatore!; a lui chiedono: «Che cosa dobbiamo fare?» (At 2, 37).

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3)Azione “insistente” dello Spirito Santo: è lo Spirito Santo che unisce e che... rende Chiesa quegli uomini. 4)Vita “originale” di questo gruppo rispetto agli altri uomini. Atti 2, 42-47: – In comunione tra loro – Mettevano “liberamente” in comune i beni – Frazione del pane – Pregavano (forse con i salmi)... Però continuavano a rimanere nella società civile ebraica.

1.2. Atti 3 Nel capitolo 2° abbiamo visto schematicamente gli elementi costitutivi della prima comunità cristiana. Nel capitolo 3° affrontiamo gli elementi favorevoli della sua crescita. Ecco i due elementi: 1.La presenza attiva dello Spirito Santo (Vedi la guarigione dello storpio) 2.La predicazione (Vedi s. Pietro nel tempio dopo la guarigione dello storpio)  N.B. Nel capitolo 3° sono presentati i due elementi “interiori”; nei capitoli 4° e 5° sono invece presentati due elementi “esterni”: le persecuzioni degli Apostoli e le conseguenti dispersioni. A) LA GUARIGIONE DELLO STORPIO (At 3, 1-10) Elemento costitutivo, unificatore dei primi cristiani è il modo originale di guardare al Cristo, crocifisso e risorto, che è il Signore (2, 36). «Riconosca dunque tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Messia questo Gesù che voi avete crocifisso» (At 2, 36).

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“Signore”: dunque è Dio! “Messia”: dunque è l’Atteso! il Liberatore...!

Volete una prova? – pare che chieda s. Pietro. Ricordate le guarigioni operate da Gesù (Luca è medico, quindi le guarigioni hanno un valore speciale): – guarigione del lebbroso (Lc 5, 12); – guarigione del paralitico (Lc 5, 17-26); – guarigione della mano secca (Lc 6, 6-11); – guarigione del servo del centurione (Lc 7, 1-10); – risurrezione del figlio della vedova di Naim (Lc 7, 11-17); – guarigione dell’indemoniato di Gerasa (Lc 7, 26-39); – guarigione dell’emorroissa... (Lc 7, 40-56). Allora – si chiede la gente – se Gesù di Nazareth è proprio il “Signore e Messia”, «che cosa dobbiamo fare, o fratelli?» (At 2, 37). S. Pietro risponde: «Convertitevi (...) ciascuno sia battezzato nel nome di Gesù Cristo in remissioni dei peccati; ricevete il dono dello Spirito Santo (...). Salvatevi da questa generazione perversa» (At 2, 38 s.). Ma ecco la chiave della logica del 3° capitolo degli Atti. Come Gesù vivo ha operato guarigioni, perché era Signore e Messia, così gli Apostoli operano guarigioni nel Suo nome perché Cristo, Signore e Messia, mediante il Suo Spirito, è presente e operante nella chiesa e negli Apostoli (= mediante gli Apostoli). Ecco una prova: La guarigione dello storpio alla porta bella del Tempio (At 3, 1-10)

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Leggi attentamente il brano, di cui richiamo alcuni elementi: 1.«Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina!» – Pietro non dona beni materiali (oro e argento), ma la salute (Luca è medico!), ossia qualcosa che è vita, che tocca la profondità dell’uomo! Ripensa all’episodio del figliol prodigo (Lc 15, 11-32): il padre gli ridona la dignità di figlio, per questo il figlio ritrova anche le “cose”. – “Nome” = persona, missione Identità... – Quindi l’espressione: «Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno» significa che è lo stesso Gesù di Nazareth che ti ordina di alzarti; anzi: è Lui che ti fa alzare! E Gesù di Nazareth lo può fare perché è Signore, cioè Dio! – Come mai Pietro è così sicuro di quel che dice e fa, senza paura di essere ridicolo, di prendere in giro, di essere un guaritore...? Perché egli, come tutta la Chiesa primitiva, era sicuro che il Cristo glorificato era ancora operante in lui mediante lo Spirito Santo! 2.«Io non ho né oro né argento» (At 3, 6) Occorre la POVERTÀ – reale e spirituale – dei ministri: Se avessero avuto una propria ricchezza... materiale, gliela avrebbero data; quindi si sarebbero sentiti “capaci”, potenti, autonomi... ricchi! «ma quello che ho, te lo do» Pietro aveva “solo” la fede in Gesù il Vivente, che operava ancora negli Apostoli.

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3.«Entrò nel tempio... lodando Dio» (At 3, 8) Che strano: non ringrazia gli Apostoli (sono solo “ministri”), Loda Dio! La liberazione dell’uomo non è solo a vantaggio dell’uomo, ma conduce necessariamente alla lode di Dio. Questo è cristianesimo! 4.«Ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto» (At 3, 10) Le opere di Dio suscitano meraviglia, ma anche... perplessità e diffidenza (At 3, 11 ss.). Infatti dopo i miracoli di Gesù aumentano sempre i suoi nemici! B) IL DISCORSO DI PIETRO (At 3, 11-16) Si tratta del discorso che Pietro tiene in occasione della guarigione dello storpio sulla predicazione della Chiesa primitiva come mezzo di annuncio e di crescita della comunità.  Per una lettura attenta METODO Dalla vita alla predicazione (= annuncio della verità) Gli Atti narrano un fatto concreto e poi riportano un discorso per interpretarlo. Qui il miracolo dello storpio offre l’occasione per proclamare la verità di Dio. CONTENUTO Nonostante il peccato dell’uomo l’opera di Dio (la Redenzione) si compie in Cristo Qui s. Pietro vuol escludere ogni merito e riferimento personale: vuole sottolineare solo l’azione divina e si limita a dare la testimonianza di ciò che Dio ha operato tramite lui: «Ne siamo testimoni» (At 3, 15). FORZA La forza probante del discorso di Pietro è l’attuarsi delle profezie dell’Antico Testamento.

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Esse si realizzano in Gesù di Nazareth; quindi è proprio Lui l’Atteso!  N.B. Oggi bisogna scoprire una nuova capacità di credibilità nell’annuncio del Vangelo, cioè di incidenza nell’anuncio della Verità. FINE

Conversione e fede in Gesù, il Cristo! «Pentitevi dunque e convertitevi perché siano cancellati i vostri peccati!» (At 3, 19).

Ricorda che Gesù e il Padre sono “una cosa sola”; dunque, il fine ultimo è la gloria del Padre!

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2. Chiesa, mistero di comunione Questa è la vera realtà della Chiesa: COMUNIONE dei battezati con Cristo e tra di loro realizzata dall’azione dello Spirito Santo in ogni battezzato. Per capire bene questa verità, vediamo due immagini bibliche:

2.1.La vite e i tralci (Gv 15, 1-11) La lettura di questa pagina di Giovanni suggerisce: 1. Come la vite e i tralci formano una pianta sola, così i cristiani, innestati in Gesù Cristo mediante il battesimo, formano con Lui un unico organismo vivente: la Chiesa. 2. Come nei tralci scorre la medesima linfa che scorre nella vite, così i battezzati vivono della stessa vita di Cristo, che si comunica continuamente. 3. Come un tralcio, staccato dalla vite, dissecca e muore, così un battezzato, separato da Cristo, non vive più di vita divina. 4. Come un tralcio, perché è unito alla vite, alla pianta, è unito anche agli altri rami, così un battezzato, perché unito a Cristo, è unito con gli altri battezzati. 5. Come un tralcio, quando si stacca dalla vite, si stacca anche dagli altri rami, così un battezzato, che si stacca da Cristo mediante il peccato, si stacca anche dagli altri membri della Chiesa. 6. Come la vite ha bisogno di potature, per dare frutti più abbondanti, così il cristiano deve incontrare sofferenze, dolori... per rendere più forte la sua fede. 7. Come ogni parte della vite (tronco, foglie, uva, radici...) coopera alla fruttuosità della pianta, così ogni cristiano ha un ruolo necessario nella vita della Chiesa.

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2.2. Il Corpo Mistico

(I Cor 12, 12 ss.)

La Chiesa “Corpo Mistico di Cristo” è la dottrina fondamentale di s. Paolo.  Esempi – «Siamo una cosa sola con Cristo» (Gal 3, 28). – «Lui è il capo, noi le membra» (Ef 4, 15). – «Come infatti abbiamo in un solo corpo più membra e queste membra non hanno tutte le medesime funzioni, così noi, benchè in molti, formiamo un solo corpo in Cristo e siamo membra scambievoli gli uni degli altri» (Rm 12, 4-5). In modo tutto speciale va letto e meditato il grande testo di I CORINZI 12, 12 ss. Ecco alcune riflessioni sull’immagine affascinante del corpo umano:  Il corpo umano è vivo: la Chiesa, il Corpo Mistico di Gesù, è viva.  Il corpo umano è vivo perché ha un’anima: la Chiesa, il Corpo Mistico di Gesù, è vivo perché ha un’anima, lo Spirito Santo.  Il corpo umano ha un capo: la Chiesa, il Corpo Mistico di Gesù, ha un capo, Gesù.  Il corpo umano ha molte membra vive: la Chiesa, il Corpo Mistico di Gesù, ha molte membra vive, i battezzati.  Le membra hanno funzioni diverse, ma tutte utili. Qual è la mia funzione, il mio posto nel Corpo Mistico? Ogni uomo infatti è un... MESSAGGIO!  Non importa ciò che fanno le singole membra di un corpo: il benessere di tutto il corpo deriva dall’insieme delle funzioni delle singole membra e dal loro buon funzionamento: così nella Chiesa ogni stato di vita ha un suo valore e una sua funzione necessaria per il buon funzionamento del Corpo Mistico di Cristo.  È necessario che nelle varie membra scorra la vita e scorra

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abbondantemente, perché siano sane e robuste. Così nei battezzati occorre che ci sia la grazia, la fede, la carità, una vita spirituale intensa.  Tutte le membra con le loro funzioni concorrono al benessere di tutto il corpo e non solo di se stesse. Così noi battezzati non possiamo pensare unicamente a noi stessi.  Tutte le membra di un corpo si aiutano a vicenda, se necessario. Così noi battezzati...  Le singole membra, anzi le singole cellule, hanno un’influenza positiva o negativa su tutto l’organismo. Così la vita dei singoli battezzati influisce su tutta la Chiesa.  Tutto il corpo soffre della sofferenza e gioisce della gioia di ognuna delle membra. Così nella Chiesa.  Ogni membro non può disinteressarsi di quello che altri; anzi, tutto il corpo compie in un determinato un’unica azione, a cui partecipano le singole compiendo la propria parte. Così tutti i battezzati, ciascuno a modo suo, all’azione che la Chiesa compie.

fanno gli momento membra partecipa

 Le singole membra ricevono tutte l’identico nutrimento; così... l’Eucaristia.  N.B. Oggi si preferisce usare il termine “popolo di Dio” per indicare la Chiesa, anziché “Corpo Mistico”. In proposito riporto un intervento del Card. Ratzinger (Prefetto della Congregazione per la fede cattolica). Il termine “popolo di Dio” – osserva Ratzinger – è «in non pochi casi banalizzata e ridotta a una visione a-teologica e puramente sociologica. Questa banalizzazione della Chiesa si combina con una cristologia ridotta e politicizzata. La Chiesa così appare a tanti come una costruzione umana, come una istituzione creata dalla comunità cristiana, che liberamente si potrebbe riorganizzare a seconda delle esigenze delle variabili storiche e culturali dei tempi.

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Il messaggio è precisamente quello di recuperare la persuasione di fede che la Chiesa non è nostra, ma del Signore, e che ricostituire un clima veramente cattolico significa voler ricomprendere il senso della Chiesa come Chiesa del Signore, come spazio della presenza del mistero di Dio e del Signore risorto nel mondo (Avvenire, 24 luglio 1999, p. 17).

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3. Missionarietà della Chiesa  La missionarietà è la realtà profonda della Chiesa Il Verbo si è incarnato per la salvezza di ogni uomo; la Chiesa, che è il Cristo storico, deve cercare di raggiungere ogni uomo. Per questo, è per natura “cattolica”, cioè universale.  Il missionario per eccellenza è Cristo È il “missionario” del Padre, l’inviato dal Padre per manifestare la Verità (= l’Amore del Padre), redimere l’uomo dal peccato e chiamarlo alla comunione con la Trinità.  La Chiesa è prolungamento di Cristo Fin dalla sua nascita la comunità cristiana è stata missionaria: la predicazione degli Apostoli è rivolta a tutto il popolo (At 3, 11 s.; 4, 1 s.; 5...) e provoca la crescita della comunità, tanto da suscitare la reazione dell’autorità giudaica. L’azione missionaria verso i pagani causa in un primo tempo esitazioni ed opposizioni tra i primi cristiani, ma poi per l’intervento di Dio e l’autorità di Pietro superano queste difficoltà. «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi» (agli Apostoli) (Gv 20, 21). «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 19).  Compiti della Chiesa missionaria 1.Annunciare Cristo a tutti gli uomini. 2.Far vivere Cristo... in ogni uomo!  N.B. La missione della Chiesa è essenzialmente religiosa,

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non politica, né sociale. Riguarda l’uomo a proposito del suo fine ultimo: l’elevazione dell’uomo a figlio di Dio.  Ogni battezzato è missionario

perché inserito in Cristo e nella Chiesa mediante il battesimo ed è “animato” dallo Spirito Santo.

 Come vivere la propria missionarietà? 1.Con la TESTIMONIANZA (= essere “trasparenza di Cristo”). 2.Con la PREGHIERA (Teresa di Lisieux). 3.Con l’IMPEGNO.

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sezione seconda

L’AGIRE DELL’UOMO “NUOVO” La morale cattolica

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«Carissimi, (...) non conformatevi ai desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi, in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: “Voi sarete santi, perché io sono santo”» (1 Pt 1, 14-16)

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INTRODUZIONE

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 Per una PRESA DI COSCIENZA  Quali sono i principi, i punti fermi su cui “misuro” il mio agire?... fatti e situazioni?  Come me li sono formati? A chi o a che cosa mi sono ispirato?  Sono “miei”, soltanto miei, o sono... “oggettivi”, o “sociali”?  Nei miei principi di valutazione entra la fede, la Bibbia, il Magistero?  I “modelli” influiscono su di me? Quali?  Per me che cosa è “peccato”? E quando un comportamento è... morale?  Che differenza vedo tra: angoscia del peccato e senso cristiano del peccato?  UN CHIARIMENTO I due termini “moralità” e “legalità” non vanno affatto confusi, perché non tutto ciò che è legale è anche morale, e non tutto ciò che è morale è necessariamente legale (vedi aborto: è legale, ma non morale). Moralità Giudizio di conformità dell’agire mio e degli altri con valori universali. Legalità Giudizio di conformità dell’agire umano con una norma stabilita dall’autorità civile.

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capitolo primo

MORALITÀ E CULTURA DI OGGI

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1.I tre contesti della moralitĂ 2.Peccato e cultura

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1. I tre contesti della moralità Tre sono i contesti tradizionali secondo i quali la moralità viene stabilita. 1) METAFISICO Moralità è rispettare l’Essere, = la realtà profonda delle cose (Quid, quo, quomodo). OGGI L’essere vero, reale delle cose (anche dell’uomo) è considerato “dinamicamente”, nel suo divenire: ossia, si trova, si tocca nel dinamismo concreto della storia umana;

quindi: anche la moralità viene vista in questo processo evolutivo. Da qui deriva la “morale di situazione”.

2) PSICOLOGICO Moralità è rispettare la COSCIENZA, come riferimento interiore all’uomo, in base al quale si può stabilire la bontà o meno di un nostro comportamento.

“Legge naturale”. OGGI La coscienza è messa in crisi dai maestri del sospetto (Marx, Freud), per i quali la coscienza non è più in grado di stabilire con assoluta veridicità che cosa è bene e che cosa è male.

I maestri del sospetto hanno infatti scoperto dei meccanismi psicologici o sociologici, che tendono, a nostra insaputa, a creare in noi degli “atteggiamenti di coscienza”. Pertanto il “bene” e il “male” vengono stabiliti in base a criteri politici o utilitaristici, di una persona o di un gruppo.

3) LEGALE Moralità è rispettare le LEGGI

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mediante le quali l’esperienza secolare dell’umanità ha espresso alcuni criteri generali sull’onesto e sul peccaminoso.

Ciò che è “legale” è lecito e “morale”! OGGI Non vale più per la sproporzione tra la genericità di tante leggi e la estrema mutevolezza delle situazioni concrete.  Esempio “Non uccidere”: oggi, che cosa significa? (Solo fisicamente?...) oggi, qual è l’oggetto?

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2. Peccato e cultura Dalla crisi dei vari contesti della moralità derivano diversi atteggiamenti a proposito del peccato, per chi in qualche modo ne riconosce l’esistenza. 1) PLURALISMO del senso del peccato Il peccato esiste, anche se non si capisce bene; pertanto si compiono diversi tentativi di ricostruire faticosamente quei contesti (metafisico, o psicologico, o legale) per spiegare il peccato, per formulare un nuovo discorso sul giusto e sull’ingiusto. 2) RIMOZIONE del problema “peccato” Il peccato esiste ma non si riesce a risolverlo intellettualmente; quindi psicologicamente si tende a dire che non esiste, ma che in fondo è un problema di disguidi sociali, o di lentezza nelle evoluzioni scientifiche o psicologiche, e che con un po’ di buona volontà, con il perfezionamento degli strumenti scientifici e tecnici, verrà risolto. 3) Il “COMPLESSO DI COLPA” Il peccato c’è e... si sente!. Da qui deriva una percezione angosciosa, morbosa del senso del peccato, ossia il “complesso di colpa”. Oggi è molto diffuso e morbosamente presente nella letteratura, nella filosofia, nell’arte in genere.

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capitolo secondo

«ACTIO SEQUITUR ESSE»

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1.L’“esse” dell’uomo 1.1. “Immagine e somiglianza di Dio” 1.2. La Legge 1.3. La Coscienza 2.L’“esse” dell’uomo “nuovo” 2.1. Gesù Cristo rende “nuovo” l’uomo 2.2. Come vivere da cristiani?

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1. L’“esse” dell’uomo Ogni agire dipende dall’essere. Ogni agire “umano” (= dell’uomo in quanto uomo) dipende dall’“ESSE” dell’uomo. La “morale”, quindi, dipende dall’antropologia. Qual è l’“ESSE” dell’uomo? L’antropologia biblica ci insegna che l’“ESSE” dell’uomo è immagine e somiglianza di Dio... rifatta, dopo il peccato originale, da GESÙ CRISTO!

1.1. “Immagine e somiglianza di Dio” L’uomo è innanzi tutto “immagine e somiglianza di Dio”. Ricorda che: IMMAGINE dice: – RELAZIONE “ontologica” con Dio – VALORE MORALE – MANIFESTAZIONE – COMUNICAZIONE SOMIGLIANZA con Dio, che è: – Spirito, quindi LIBERTÀ – Conoscenza, quindi VERITÀ – Comunione, quindi AMORE

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Quindi l’uomo – è irrinunciabilmente libero; – tende alla Verità; – vive di Amore.

Da quanto sopra deriva che: nella moralità dell’uomo entrano innanzi tutto due elementi: – Elemento OGGETTIVO – Elemento SOGGETTIVO

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 ELEMENTO OGGETTIVO L’uomo è “immagine di Dio”; quindi é dipendenza ontologica da Dio: quindi: è Dio la realtà dell’uomo! = la causa dell’uomo (unde), il che cosa è, il riferimento dell’uomo (quid), il fine dell’uomo (quo).

L’uomo non è un assoluto, è una relazione a Dio! Quindi necessariamente: l’agire dell’uomo, in quanto uomo (= agire responsabilmente), si rifà a Dio!

L’elemento OGGETTIVO è fondamento della “LEGGE”.

 ELEMENTO SOGGETTIVO L’uomo è “somiglianza di Dio”. Poiché Dio è Conoscenza, quindi VERITÀ, l’etica cristiana implica anche la conoscenza della realtà umana (= dipendenza da Dio,... razionalità,... non istintività...) Poiché Dio è Spirito, quindi LIBERTÀ, l’uomo è libero: pertanto può con la sua volontà (= liberamente) tendere a Dio (= tendere alla sua Realtà, al suo fine...), o no! Dio è Comunione (Uno e Trino), è AMORE: l’agire “proprio” dell’uomo (= ossia riferendosi a Dio!) è... comunione – con Dio – con gli uomini.

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L’etica cristiana è vivere l’Amore (= vita di Dio in noi)

L’elemento SOGGETTIVO si manifesta attraverso la “COSCIENZA”.


Ecco i due primi elementi della morale cristiana: la LEGGE e la COSCIENZA.

1.2. La Legge  La legge è la norma “remota” dell’agire umano; la legge è il riferimento oggettivo dell’agire umano.  In che cosa consiste? «Riconoscere il Signore come Dio è il nucleo fondamentale, il cuore della legge, da cui discendono e a cui sono ordinati i precetti particolari» (Veritatis Splendor, 11).

Deriva che vivere la legge è: – AMARE, perché Dio è amore, comunione. Amare Dio e il prossimo; vivere la comunione con Dio e con il prossimo.

– CRESCERE nella realtà di “uomo”, a immagine e somiglianza di Dio.  Dove si trova la legge? – Nel cuore dell’uomo, nell’essere stesso dell’uomo (legge naturale). LEGGE NATURALE «Questa “altro non è che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce e questa legge Dio l’ha donata nella creazione” (vedi s. Tommaso D’Acquino)» (Veritatis Splendor, 12). – I dieci comandamenti, o legge del popolo. Dio dà la legge al suo popolo, per comunicargli un orientamento della sua volontà; il popolo sa che è salvo

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nella misura in cui è in comunione con Dio (vedi Alleanza!). – GESÙ CRISTO! «Ogni uomo non può sfuggire alle domande fondamentali: Che cosa devo fare? Come discernere il bene dal male?... ... La risposta decisiva ad ogni interrogativo dell’uomo, in particolare ai suoi interrogativi religiosi e morali, è data da Gesù Cristo, anzi è Gesù Cristo stesso» (Veritatis Splendor, 2).

1.3. La Coscienza La coscienza è la norma “prossima” della moralità. Infatti, chi mi dice: “Hai fatto peccato?”. La Coscienza direttamente,... da vicino. Ma ricorda che: 1. “Coscienza” deriva da “SCIO”, non da ESSE! È un’antenna! Come l’antenna del TV non crea né messaggi, né immagini..., così la coscienza non stabilisce ciò che è bene o male, ma ha solo il compito di mettere in contatto me con la norma oggettiva..., che in ultima analisi è Dio. 2.La coscienza, per essere prossima di moralità, deve essere: RETTA, da “rego” = dirigere quindi è sempre in funzione del fine; = sostenere quindi occorre impegno nel tendere sempre al fine.

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CERTA: ha la stessa desinenza di “cerno” = analizzare, quindi: non istintività, non “per me”!

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Punti fermi  La coscienza retta e certa va sempre seguita.  Un atto è “umano” (ossia compiuto responsabilmente da un uomo), e quindi imputabile positivamente o negativamente all’uomo agente (= merito o colpa), nella misura in cui agisce con coscienza retta e certa. Per questo la gamma dell’imputabilità di un’azione nel bene e nel male è vastissima.  Chi non ha una coscienza sana, o chi si trova in una situazione condizionante la sua coscienza (ignoranza, paura, costrizioni...) non è in grado di compiere un atto pienamente umano. Pertanto, in questi casi la responsabilità diminuisce e anche l’imputabilità nel bene e nel male. Se invece uno si pone volontariamente in una delle condizioni predette (ignoranza...), la responsabilità “in actu” diminuisce, ma aumenta molto la responsabilità “in causa”.

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2. L’“esse” dell’uomo “nuovo” 2.1. Gesù Cristo rende “nuovo” l’uomo Finora abbiamo considerato l’aspetto ontologico dell’uomo. Ma storicamente, insegna ancora la Bibbia, c’è stata la realtà del peccato originale, che ha compromesso la realtà originaria dell’uomo. Gesù Cristo ha riportato l’uomo nella sua condizione iniziale, per cui l’uomo è pienamente realizzato in Cristo, l’uomo “nuovo” (sezione I, capitolo III). Pertanto la morale cattolica non può prescindere dall’insegnamento di Cristo, che è il suo fondamento oggettivo.

2.2. Come vivere da cristiani? Per vivere autenticamente la morale cristiana, è necessario: 1. Osservare i COMANDAMENTI... attualizzandoli (Deut 5, 6-22) I dieci comandamenti sono la legge dell’Antico Testamento. Sono riaffermati pienamente da Gesù: – «Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5, 17). – «Se mi amate, osservate i miei comandamenti» (Gv 14, 15). – «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Gv 15, 10). Ricorda che esistono diverse profondità nel vivere i comandamenti: l’episodio del “giovane ricco” (Mt 19, 16-30) insegna che c’è un modo radicale per vivere da cristiani: seguire Cristo totalmente! Ecco le beatitudini.

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2. Vivere lo spirito delle BEATITUDINI (Mt 5, 3-11) Non prendiamo in considerazione il contesto specifico delle singole beatitudini; ci interessa solo l’insegnamento fondamentale ad esse sotteso:  L’uomo è realizzato e felice solo quando vive per il Regno di Dio: «...poiché di essi è il Regno dei cieli»: è la causa della prima e dell’ottava beatitudine.  Ciò che rende l’uomo davvero realizzato e felice è la trascendenza (“alterità”) del contingente, del limite, dell’egoismo, del materialismo dell’uso...  Anzi... è il vivere per Cristo: «per causa mia» (nona beatitudine). Questo richiede una costante, quotidiana, progressiva conversione del nostro uomo “vecchio”, che si è compromesso con il peccato e con la mediocrità. N.B. Per un commento alle beatitudini, vedi: Venite e vedrete, pp. 72-80. 3. In due parole: AUTEM per quanto riguarda il modo di pensare COME per quanto riguarda il modo di agire  AUTEM: «MA (all’opposto, per assurdo...) sulla tua parola getterò le reti!» (Lc 5, 5). = Accettare come principio di verità la Parola di Dio (= Gesù Cristo, il Verbo incarnato), anche a costo di andare contro le leggi della natura, contro la propria esperienza, contro l’opinione pubblica ...  COME:  Amarci COME GESÙ CI AMA: – «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34b).

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– «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15, 12).  Amare gli altri COME ME STESSO: – «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lc 19, 18). – «Ama il prossimo tuo come te stesso» Mt 19, 19).  N.B. Per approfondimenti, vedi: Venite e vedrete, pp. 18-25 (“Che assurdo”= Autem); pp. 58-70 (“Amare... come”= Come).

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capitolo terzo

PECCATO E CONVERSIONE Il figliol prodigo

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1.Il peccato e la sua dinamica 1.1. Che cos’è il peccato? 1.2. La dinamica del peccato 2.La dinamica della conversione 3.Lettura chiosata del testo (Lc 15, 11-32)

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1. Il peccato e la sua dinamica L’insegnamento biblico e l’esperienza ci insegnano che la vita dell’uomo è fatta inevitabilmente di peccato e di conseguente, progressiva conversione.

1.1. Che cos’è il peccato?  Nell’Antico Testamento il peccato è: 1) NON-FEDE NON-ALLEANZA 2) È “empietà” (in-píetas), ossia è IGNORARE DIO; dove, però, “ignorare Dio” come “non fede” non significa “non sapere che esiste”, ma “agire come se Dio non esistesse”. 3) È rifiutare di ammettere che Dio è il creatore e che noi siamo sue creature: «Riconoscete che il Signore è Dio: Egli ci ha fatti e noi siamo suoi» (Sal 100, 3). Osservazione In epoca moderna tale rifiuto ha preso una forma cosciente e aperta che ai tempi passati non ha mai avuto: – vedi l’assenza di Dio nella società: nessun riferimento a Lui; – vedi l’“humus” della società di oggi; – vedi la “morte di Dio”= o Dio o l’uomo! Uccidere Dio è davvero il più orrendo suicidio!.  Nel Nuovo Testamento il peccato è rifiuto dell’Amore del Padre in Cristo, quindi:

peccato è NON-CRISTO! = non considerarlo Rivelatore del Padre e nostro Redentore.

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 «Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo...» (C.C.C., n. 1849) «...Come il primo peccato, è una disubbidienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare “come Dio” (Gen. 3, 5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è “amore di sé fino al disprezzo di Dio”...!» (C.C.C., n. 1850).

Tra le innumerevoli pagine evangeliche che trattano questo tema, ne scelgo una... esaltante, il “Figliol prodigo” (Lc 15, 11-12). Di essa tratto solo il comportamento del padre e del figlio minore, che lascia la casa: ci illumina sul peccato e sul cammino della conversione.

1.2. La dinamica del peccato 1) Il figlio “prodigo” è nella casa del padre = luogo della felicità, perché è “figlio” quindi possiede tanti beni, tante “cose”! 2) Però si ritiene infelice perché non si vede possessore e consumatore delle “cose”; non si sente libero, perché per lui la libertà è soltanto possibilità di... consumare; si sente portatore di diritti non soddisfatti: «Dammi la parte del patrimonio che mi spetta» (v. 12b). Ricorda Il peccato nasce dalla diffidenza (è questione di cuore!): nella parabola è espressa nei confronti del padre. La diffidenza genera il dubbio (diventa questione di mente): il figlio non sa più in che cosa consista la sua felicità.

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Noi la felicità la vogliamo – concreta, posseduta, – adesso e consumabile ..., – non “promessa” e futura!


Vogliamo gestirla noi senza norme! 3) Decide di allontanarsi dalla casa paterna... con i soldi (...l’eredità), in cerca di libertà, per essere realizzato e felice.

 Ricordi il dinamismo della tentazione in Genesi 3? L’autoesaltazione è la “molla” del peccato: = Io – dice il giovane – so in che cosa consiste la mia felicità: nell’andarmene dalla casa di mio padre, dai vincoli, dal dipendere, dalle “norme” imposte ..., alla ricerca della mia libertà e per consumare le mie possibilità, le mie “cose”. 4) Va... da solo e trova un momento di felicità, di... Libertà.

Si inebria nell’usare i soldi, le “cose” ...!

5)Spende tutto, tutto! E lo abbandonano anche gli amici! Per questo perde la felicità, rimane “nudo” (vedi Gn 3, 10). Soffre: – – – –

solitudine fame fatica e dolore condizione umiliante.

E ne ha paura!  N.B. “NUDO” = consapevolezza della propria dipendenza, della contingenza, del limite... In una parola: della propria creaturalità!

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Osservazioni  L’uomo è ontologicamente, oggettivamente, relativo a Dio, perché è sua immagine, ed è di fatto “somiglianza” di Dio. Quando l’uomo liberamente tenta di romperla (peccato) necessariamente compromette la sua realtà e la sua esistenza. Ecco i mali, l’infelicità... la tristezza esistenziale!.  E noi ...?

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Quali sono in noi le tentazioni verso Dio? Ad esempio: il dolore innocente, le ingiustizie, le violenze...


2. La dinamica della conversione 1) Il figliol prodigo ha speso tutto ed è rimasto SOLO = povero e nudo. Allora prende coscienza di essere infelice perché – non ha più amici – non ha più cose da consumare... ...perché è uscito dalla casa paterna. 2) Decide di ritornare alla casa del padre... ...alla ricerca di beni, di cose!

Non come figlio! «Trattami come uno dei tuoi garzoni» (v. 19).

3) «Partì e si incamminò verso suo padre» (v. 20) «Verso suo padre», non «verso la casa di suo padre», perché inconsciamente sente che il suo bene, la sua felicità dipende soprattutto dal padre! 4) Ma... il Padre...! – lo aspettava... ogni giorno! – gli va incontro – lo riabbraccia prima che il figlio parli, anzi, non lo ascolta neppure! – non gli interessa l’offesa ricevuta – lo considera sempre FIGLIO!!! Per questo, il figlio ritrova felicità, amici, beni, “cose”... Osservazioni  La “povertà umana” è occasione, situazione di riflessione, di interiorizzazione.  Ritrova la dignità di figlio, perché è ritornato in rapporto con il padre. Tieni presente: l’amore fedele del padre e la gioia del padre!

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3. Lettura chiosata del testo (Lc 15, 11-32) A) Dinamica del peccato – «Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta» (v. 12). Nota l’insistenza sui diritti! La giustizia è considerata “quantitativa” secondo la concezione giudaica. – «E il padre divise tra loro le sostanze» (v. 13). Il padre rispetta totalmente i diritti del figlio, perché è suo figlio. – «Raccolse le sue cose» (v. 13). Pensa solo alle “cose”, non che è figlio! Preferisce le “cose” alla dignità di figlio. – «Partì per un paese lontano» (v. 13). Ossia lontano dal padre. Il peccato è... lontananza dal Padre! – «E là dissipò le sue sostanze vivendo da dissoluto» (v. 13). Cioè senza criteri: non ha più una “norma”!. – «Quando ebbe speso tutto» (v. 14). Vedi povertà, solitudine, “nudità” – «In quel paese venne una grande carestia» (v. 14). Le circostanze della vita, le prove... influiscono, condizionano... L’uomo in queste situazioni non ha più difese, appigli, strumenti... per vivere... con le proprie forze. – «Ed egli incominciò a trovarsi nel bisogno». Bisogno... di cose, di mezzi, di amici..., perché l’uomo è sempre concreto, vuol toccare, sperimentare, usare... avere sicurezze! – «Allora andò e si mise a servizio di uno...» (v. 15). L’uomo cerca sempre un ripiego, dei “contentini”, dei surrogati... ma solo con le sue forze! – «Avrebbe voluto saziarsi con le carrube...» (v. 16). L’uomo ha assolutamente bisogno di riempirsi, di colmarsi, di saziarsi concretamente.

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– «Ma nessuno gliene dava» (v. 16). Il mondo volge le spalle all’uomo “nudo”, solo, indifeso, povero, senza identità né riferimenti. B) Dinamica della conversione La conversione è sempre un cammino a due: il figlio e il padre.  Il FIGLIO (= ognuno di noi)  «Allora rientrò in se stesso» (v. 17). Nella “nudità” si interroga su se stesso, invece all’inizio, voleva “cose”! Prima: “partì...”, “andò...” Ora: si ferma e ri-entra in se stesso! «Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova; tardi ti ho amato! Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le creature, che, pure, se non esistessero in te, non esisterebbero per niente. Tu mi hai chiamato e il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato, la tua luce ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e io l’ho respirato ed ora anelo a te; ti ho gustato, ed ora ho fame e sete di te; mi hai toccato, ed ora ardo dal desiderio della tua pace» (S. Agostino, Confessioni, X, 27).  «E disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame» (v. 17). Ripensa alla casa paterna, ma lo fa ancora in termini materialistici: continua a desiderare e cercare “cose” per se stesso, per essere felice! Rientrando in se stesso, costata che muore di fame, altro che saziarsi!  «Mi leverò» (v. 18). La conversione esige che ci si distacchi da se stesso..., dalle pretese, dalle abitudini, dai giudizi, dalle proprie “certezze”, dalle “cose” (pensa al «Vieni e seguimi!»).

Conversione è alzare lo sguardo verso l’alto, verso il Padre;

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quindi è accorgersi della propria dignità perduta di figlio.  «E andrò da mio padre» (v. 18). = Mettersi in cammino (questa è conversione!) ...verso il padre, ...verso la persona del padre!

Se vuoi avere, possedere, devi prima ricordare chi sei!

 «Dirò: “Padre. Ho peccato contro il Cielo e contro di te» (v. 18). È la presa di coscienza del male che si è commesso contro di sé, contro il padre e contro Dio.  «Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (v. 19). Finalmente si accorge del valore di essere figlio! Si vede disarmato, senza diritti... perché non si sente più figlio, quindi senza “cose”.  «Partì e si incamminò verso suo padre» (v. 20). È il ritorno al padre, è il cammino della conversione: è un continuo cambiamento interiore ed esteriore, è un continuo cambiamento di mentalità, è un continuo cambiamento di scelte, è un continuo cambiamento di reazioni, è un continuo cambiamento di stile di vita...!!! N.B. Il tema della STRADA Nei Vangeli i grandi incontri di conversione avvengono tutti sulla strada, in cammino.  Esempio Gli Apostoli, Zaccheo, la Samaritana, l’adultera..., S. Paolo!  Il PADRE (= Dio) MA... la realizzazione della conversione e quindi della felicità del figliol prodigo è opera del padre!

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 «Quando era ancora lontano» (v. 20). Il figlio non arriva in fondo al camino da solo, con le sue forze, ma è aspettato, quasi ricercato ....  «Il padre lo vide e commosso gli corse incontro» (v. 20). «Commosso» = non lo umilia, ma comprende la condizione e la situazione interiore del figlio: vive in... “simpatia” con lui! «Gli corse incontro» = non solo “partì”, ma “corse”. Non solo il figlio si muove, ma anche il padre: la realizzazione della conversione è un incontro di due cuori, quello del... Padre e quello del peccatore!  «Gli si gettò al collo e lo baciò» (v. 20). Tutto si conclude con un grande gesto di affetto: con un abbraccio e un bacio. Gesù nell’orto degli ulivi chiama “amico” Giuda, anche quando costui lo sta baciando e tradendo.  «Ma il padre disse ai suoi servi...» (v. 22 e 23). Dall’essere ri-trovato dal padre come figlio derivano ancora tanti beni,... la felicità “sperimentata” e goduta.  «Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (v. 24). Da questo cammino di conversione emerge allora qual è il volto dell’uomo: figlio! e di Dio: Padre! «ricco di misericordia» (Ef 2, 4).  «E cominciarono a far festa». È la GIOIA di Dio per il bene dell’uomo e perché la Sua opera di redenzione si è ancora realizzata. È una gioia “comunitaria”, ossia trinitaria e comunicata. N.B. Per un commento meraviglioso a questa pagina del Vangelo, vedi l’enciclica di Giovanni Paolo II, Dives in misericordia (1980).

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capitolo quarto

MORALE SESSUALE

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1.La sessualitĂ 2.I rapporti pre-matrimoniali 3.La procreazione responsabile

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Prendiamo in considerazione tre problemi morali: – sessualità – rapporti pre-matrimoniali – procreazione responsabile.

1. La sessualità  Richiamo l’antropologia cristiana: l’uomo è “immagine e somiglianza di Dio”, che è in Sé comunione.  L’uomo si realizza proprio e solo quando è una comunione vivente, mediante l’apertura all’altro.  La sessualità va considerata in questa funzione: l’uomo è un essere sessuato per la comunione, per realizzarsi... come immagine di Dio.  Quindi, la sessualità è il modo personale e originale (quindi irripetibile) di esistere e di vivere (= conoscere e comunicare) per realizzarsi come uomo, come quell’uomo creato a immagine di Dio. Osservazioni  Il sesso fa parte della struttura dell’uomo: l’uomo “é” un essere sessuato; non “ha” un sesso.  Il sesso è opera di Dio, perché Dio crea l’uomo: quindi ha un valore “sacro”.  Ha un valore “personale” e “personalizzante”, perché è per la crescita dell’uomo in sé.  È per la “comunione”!. Quindi, l’attività sessuale non finalizzata alla comunione è oggettivamente “male”.  La sessualità non si identifica con l’“istinto genitale”, anche se tale istinto ne è una componente tipica.

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 È il modo di conoscere e di comunicare fisico-psichico, anzi nell’uomo è soprattutto psichico.  L’attività sessuale “umana” non è soprattutto per il piacere fisico, ma è la via, affinché l’uomo cresca, anzi si realizzi di più comunicando con un’altra persona. E quindi: – diventi più sicuro nelle sue decisioni e scelte, – sia più capace di vivere con gli altri, – si doni più generosamente e con equilibrio, – si senta in grado di generare ed educare.  MATRIMONIO La sessualità – abbiamo detto – è per la comunicazione di se stesso, di ciò che è più profondo di se stesso, ossia della propria identità. Questo atto richiede una situazione totale di vita, nella quale effettuare tale comunicazione di tutto se stesso. Ecco il matrimonio = situazione permanente e definitiva (perché ci si dono TUTTO!) di comunicazione tra due persone (o esseri sessuati) per il loro vicendevole completamento nella donazione reciproca totale. Da qui si intravedono le esigenze caratteristiche di tale unione-matrimonio: – unicità, – indissolubilità, – fecondità.  N.B. BIBBIA E MATRIMONIO Il matrimonio legittimo è il luogo esclusivo dell’attività sessuale con significato unitivo e procreativo. Risulta chiaramente dall’insieme delle lettere di s. Paolo che sono condannate tutte le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio legittimo: – adulterio (1 Cor 6, 9; Rm 2, 22; 7, 3; 13, 9); – incesto (1 Cor 5, 1-13); – omosessualità (1 Cor 6, 9; Rm 1, 26); – fornicazione, prostituzione sacra e profana; – discorsi osceni...

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2. I rapporti pre-matrimoniali  La Bibbia non tratta l’argomento, – perché la precocità del matrimonio, unita alla vigilanza delle adolescenti, poteva essere di fatto un superamento del nostro problema; – il fidanzamento giudaico era inteso come vero contratto di matrimonio (“sponsi”). La Bibbia presenta, invece, un’etica pre-matrimoniale orientata al rispetto della verginità (vedi D. Tettamanzi, Rapporti prematrimoniali e morale cristiana, Davenio, pp. 53 s.).  La Chiesa dice di no, perché si rifà alla visione personalistica della sessualità, ossia la sessualità investe la totalità dell’uomo, che è sintesi di corpo, mente, cuore... Per questo, l’attività sessuale completa esige la definitività: il matrimonio è uno stato di vita unico, indissolubile e fecondo. Per capire  Se è sollecitazione erotica, è senz’altro da condannare perché il fondamento della sessualità è l’amore.  Ogni atto completo sessuale umano (anche nei rapporti pre-matrimoniali) è totalizzante delle due personalità (= coinvolge tutte le dimensioni della persona), quindi è una unione totale per sé e pertanto definitiva, in quanto ognuno si è donato all’altro e non possiede più nulla di se stesso. Proprio per questo ogni atto sessuale umano pone in uno stato definitivo di vita (= matrimonio). Ma, nei rapporti pre-matrimoniali ciò non sussiste. Pertanto, il rapporto pre-matrimoniale è “falso” oggettivamente, perché esprime ciò che non c’è, lo stato definitivo di vita.  Il rapporto pre-matrimoniale molto spesso, anzi normalmente, porta al rifiuto della procreazione o a una procreazione non responsabile.

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Ciò che devono cercare i fidanzati è la crescita delle loro singole persone, ossia raggiungere il vero amore, per donarsi reciprocamente nella comunione totale e definitiva. Solo cosÏ i due saranno una comunione vivente e totalizzante. La purezza nel fidanzamento favorisce lo stupore, elemento necessario psicologicamente per la vita di comunione e di donazione nel matrimonio.

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3. La procreazione responsabile Il problema va affrontato da due punti di vista: A.il numero dei figli B.la procreazione responsabile come valore. A) Quanti figli? Comprende due problemi: – il numero dei figli – il comportamento sessuale della coppia 1) Il numero dei figli Quanti ne vuole l’amore dei coniugi. Volere un figlio significa possedere una ricchezza così esuberante ed incontenibile di vita, da trasmettere anche ad altri. Quindi: tanti,... tantissimi! Ovvio: decidono i coniugi in coscienza. In tale decisione entrano – la religiosità, – la situazione concreta, – la personalità dei due. 2) Il comportamento sessuale Conseguentemente al numero deciso di figli, quale deve essere il comportamento sessuale?  Chi separa nettamente i due aspetti del matrimonio (comunione e procreazione) sceglie i metodi che ritiene più sicuri e più adatti per attuare il programma del numero dei figli.  Ma la natura umana (su cui si fonda l’insegnamento della Chiesa) ha voluto inscindibili i due aspetti. Perché “inscindibili”?

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L’atto coniugale secondo natura produce (o può produrre) “naturalmente” i due effetti, se l’uomo non interviene con un atto responsabile a modificare l’atto coniugale stesso. (Esempio: una lampadina illumina e riscalda contemporaneamente; i due effetti sono inseparabili).

 N.B. Trattandosi di un atto estremamente importante (atto coniugale = amore e vita umana!), è materia grave, gravissima!. Se “snaturo”... “modifico” un tale atto naturale, compio un atto gravemente illecito. Dunque: Quale dovrà essere il comportamento sessuale per realizzare il... programma “lecito” del numero dei figli, senza eliminare volutamente (maliziosamente) l’aspetto procreativo? La Chiesa insegna, a questo proposito: 3 no e 1 sì! (vedi l’enciclica di Paolo VI, Humanae Vitae, 1968)  3 NO NO all’«interruzione diretta del processo generativo già iniziato (vedi “pillola del giorno dopo”) e soprattutto all’aborto direttamente voluto e procurato, anche se per ragioni terapeutiche». NO alla «sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna». (Ad esempio: sì alla pillola solo per motivi terapeutici). NO a «ogni azione che (...) si proponga (...) di rendere impossibile la procreazione». (Ad esempio: preservativi, coito interrotto...).  1 SÌ

I metodi naturali! Perché? Perché qui è pienamente salva la realtà dell’atto coniugale!

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Ovvio: il problema del numero dei figli dev’essere risolto in coscienza... onesta! «per motivi gravi e nel rispetto della legge morale» (Humanae Vitae, n. 10). B) La procreazione come valore La procreazione responsabile non è solo questione di numero di figli; è anche e ancor più questione che riguarda OGNI figlio. Procreazione responsabile è: SAPERE = conoscere la genetica. L’uomo non è una macchina, che può operare in modo perfetto, ma non “conosce” quel che fa! VOLERE = l’uomo liberamente vuole, responsabilmente vuole generare un figlio. Gli animali, invece, sono necessitati dall’istinto.  N.B. Gli animali non sono liberi di usare o no la loro funzione generativa; non possono “voler” usare o no di questa forza. Essi agiscono “per istinto”: obbedientissimi alle leggi della natura, quando il loro organismo è maturo per tale funzione, devono, sono costretti a compiere l’atto. Inoltre nella loro meccanica ubbidienza all’istinto naturale gli animali non sbagliano mai sesso. Non abusano mai della forza generativa e degli organi della generazione. Non compiono l’atto in modo innaturale, contro natura... AMARE = Dio crea per amore, Dio crea l’uomo solo per amore! L’uomo, a sua immagine e somiglianza, genera per amore: la generazione in se stessa non può essere un atto di piacere egoistico. L’uomo, perché immagine di Dio Uno e Trino (quindi, comunione, amore e vita) ha bisogno di ESSERE comunione con tutta la sua realtà: il figlio è la prova reale che l’uomo è uscito dal suo “io” ed è diventato una comunione reale: e questo significa

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AMARE! L’atto generativo in un uomo non è mai un atto sporadico, isolato, compiuto per caso. Precede sempre una comunione di cuori e di persone, e approfondisce sempre la comunione.  N.B. Negli animali, invece, la forza generativa è finalizzata all’atto e l’incontro è occasionale. Conclusione Ecco la procreazione responsabile. I due coniugi SONO così in comunione profonda tra loro, sono così amanti l’uno dell’altro e così donati reciprocamente, che VOGLIONO far esistere una persona come prova viva del loro amore vivo, e perché a sua volta possa amare e donarsi come loro si amano e si donano. Così la comunione che è in Dio (Uno e Trino) e l’amore, che si dona in Dio tra la Persone divine, si perpetua continuamente e ininterrottamente nel mondo.

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sezione terza

L’UOMO CHE PREGA La liturgia

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«(...) i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità; (...) il Padre cerca tali adoratori» (Gv 4, 23) «Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato» (Gv 17, 21)

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capitolo primo

NOZIONI ESSENZIALI

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 DEFINIZIONE La liturgia è azione di lode, di grazie e di impetrazione ufficiale e comunitaria della Chiesa a Dio-Trinità.

“UFFICIALE” = non privata: quindi i contenuti, le regole, le modalità... sono fissati dalla Chiesa. “COMUNITARIA” = non a nome del singolo, ma della comunità Chiesa (pubblica); = personale, ossia di tutta la persona, ma in gruppo, a nome della Chiesa, sotto una guida incaricata (sacerdote, diacono...).

 I RITI La liturgia è fatta di gesti e testi regolati da norme (= Riti), che hanno una storia particolare. I principali riti liturgici della Chiesa latina sono: Romano è quello della Chiesa occidentale; Ambrosiano è quello della Diocesi di Milano (quasi tutta) e di alcune parrocchie di altre Diocesi.  GLI ATTI DELLA LITURGIA I principali atti liturgici sono: S. Messa “culmine e fonte” di tutta la vita cristiana. Così la definisce il Concilio Vaticano II. I sette sacramenti segni efficaci della vita di Dio nell’uomo, che scandisce tutta la sua esistenza. La liturgia delle ore preghiera ufficiale quotidiana della Chiesa.

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– – – – –

Ufficio delle letture, Lodi, Ora media, Vesperi, Compieta.

 LE LETTURE  I Vangeli domenicali del tempo “per annum” e dell’Avvento (esclusi: Natale, Quaresima, Pasqua e le solennità) si dividono in 3 cicli, che si susseguono di anno in anno: Anno A: si legge il Vangelo di Matteo. Anno B: si legge il Vangelo di Marco più alcuni capitoli di Giovanni. Anno C: si legge il Vangelo di Luca. La I lettura è normalmente presa dall’Antico Testamento e commenta il Vangelo. La II lettura è un brano di una lettera del Nuovo Testamento e non è legata al Vangelo.  Le letture feriali del tempo “per annum” si dividono in: Anno I: anni dispari Anno II: anni pari  Le letture delle solennità sono fisse.  I COLORI I principali colori liturgici sono: Bianco: esprime gioia. Si usa nelle solennità e nelle feste dei Santi in cui non c’è l’idea dello spargimento di sangue. Rosso: esprime amore e martirio. Nel rito ambrosiano si usa anche per l’Eucaristia, normalmente nelle domeniche “per annum”, e nella Settimana Santa. Verde: esprime speranza. Si usa: – nel rito romano nelle domeniche “per annum”; – nel rito ambrosiano nelle domeniche dopo il tempo natalizio fino alla Quaresima e nelle domeniche

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dalla III di ottobre (Dedicazione della Cattedrale) fino all’inizio dell’Avvento. Viola: esprime penitenza e lutto. Si usa in Avvento e in Quaresima, e per i morti.  L’ANNO LITURGICO  Inizia con la I domenica di Avvento e termina con la festa di Cristo Re.  N.B. Il rito ambrosiano comprende 6 domeniche di Avvento prima di Natale; il rito romano ne comprende 4.  Che cos’è? È la celebrazione liturgica dei misteri di Cristo.  N.B. “Misteri”: sono gli atti fondamentali compiuti da Cristo, in quanto Dio-uomo.  Due sono i misteri principali della vita di Cristo celebrati dalla liturgia. Quindi due sono i tempi fondamentali dell’anno liturgico (= “tempi forti”): Incarnazione «Et Verbum caro...» – Avvento – Natale – Epifania Redenzione Gesù Cristo morto e risorto, quindi il Vivente – Quaresima – Pasqua la Chiesa) – Pentecoste (

 Altre feste “di Cristo”

– – – –

Battesimo Ascensione Corpus Domini Cristo Re

 N.B. “Trinità”: si celebra dopo Pentecoste ed è la solennità di

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Dio, Uno e Trino.  Tempo “per annum” (o “durante l’anno”): È tutto il tempo dell’anno liturgico al di fuori dei due tempi forti.  Il Santorale Feste in onore di Maria SS Due sono... di precetto: – Immacolata Concezione (8 dicembre); – Assunzione (15 agosto). Altre non di precetto. Feste dei santi di cui una di precetto: – “Tutti i Santi” (1 novembre).

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capitolo secondo

I TEMPI FORTI

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1.Incarnazione 1.1. Avvento 1.2. Natale 1.3. Epifania 2.Redenzione 2.1. Quaresima 2.2. Pasqua 2.3. Pentecoste

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I tempi forti liturgici celebrano i due misteri principali della vita di Cristo: 1. Incarnazione Avvento = Preparazione al Natale Natale = “Memoriale” dell’Incarnazione del Verbo. Epifania = Manifestazione del Verbo Incarnato.

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2. Redenzione Quaresima = Preparazione alla Pasqua. Pasqua = “Memoriale” della Redenzione. Pentecoste = Effusione dello Spirito Santo ed inizio della Chiesa.

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1. Incarnazione 1.1. Avvento

= preparazione al Natale

Avvento è ATTESA, quindi è:  ASSENZA di chi si aspetta, di chi verrà. Qui è assenza del Dio-Verità del Dio-Amore.  DESIDERIO = esigenza, mancanza sofferta di un bene ritenuto necessario! Qui è... esigenza di Dio!  ASCOLTO della Parola di Dio.  N.B. Differenza tra “sentire” e “ascoltare”. «Sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, entrerò in casa sua, cenerò con lui e lui con me» (Ap 3, 20) (Martedì della I settimana di Avvento ambrosiano)

1.2. Natale

= Memoriale dell’Incarnazione

Premessa: “MEMORIALE” Il “memoriale” comprende 3 aspetti:  RICORDO di un fatto della vita di Cristo (= mistero)  N.B. Si dice “mistero”, perché ogni atto di Gesù, in quanto il Cristo, ha un valore salvifico.

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 RINNOVAZIONE dell’efficacia salvifica del mistero ricordato, ossia, ciò che Gesù ha operato attraverso quel determinato gesto.  PREPARAZIONE alla Parusia, ossia all’incontro finale con Cristo glorioso. NATALE È il memoriale dell’Incarnazione L’Incarnazione è espressa nelle parole dell’evangelista Giovanni:

«...ET VERBUM CARO...» (Gv 1, 14)  “Verbum” = parola In Dio ci sono 3 Persone, Padre, Figlio, Spirito Santo. Il Figlio è chiamato “parola”, “parola di Dio” (= pensiero comunicato di Dio). Poiché in Dio non ci può essere né falsità, né inganno, ogni pensiero di Dio è Verità; quindi il Verbo è la Verità comunicata, il Dio che è Verità! A questo punto sorgono due domande: 1.Perché Dio si è incarnato? Dio si è incarnato per salvare l’uomo, ossia per riportarlo nella condizione originaria di amicizia con Lui com’era prima del peccato. 2.Perché si è incarnato proprio il Verbo (che è la Verità), non il Padre né lo Spirito Santo? Perché l’uomo ha liberamente scelto di dar credito alla falsità, alla menzogna di Satana, che negava la parola di verità pronunciata da Dio. «È vero che Dio vi ha proibito di mangiare di tutti i frutti del giardino?» (Gn 3). «Non morirete, ma diventerete come Dio...»: conoscerete il bene e il male.

Questa è superbia!

Questo è il peccato,

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da cui sono derivati tutti i mali... (vedi Genesi 3 nel corso di Religione), di cui soffre la natura dell’uomo. Da questi mali l’uomo ha bisogno di essere salvato.  “Caro” “Carne”, non “uomo” – dice Giovanni

= Tutto ciò che nell’uomo non è lo Spirito di Dio; quindi: fisicità, psiche, razionalità, affetto, sensazioni, reazioni, sessualità...

= limite, finitezza, contingenza, Morte!

Gesù può morire proprio e solo perché si è fatto carne! In Gesù, il Verbo Incarnato, l’Eterno si fa tempo, l’Infinito si fa finito, l’Onnipotente si fa limite, dipendente, debolezza (vedi il bambino)  E oggi...? = l’Incarnazione... oggi  Come l’uomo di sempre, anche l’uomo di oggi è tentato di... “mangiare la mela” della conoscenza del bene e del male: = di vedere lui, di giudicare lui, di “misurare” lui... la realtà, di... “dare il nome” alle cose (vedi Gn 2), quindi di ritenere se stesso il criterio ultimo della verità (= “per me...!”) È la tentazione del soggettivismo, dell’ateismo!  Mancando l’oggettività, anche i termini fondamentali per l’uomo diventano equivoci.

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 Esempio – Morte è fine di tutto o principio della realtà vera? – Ubbidienza è virtù o debolezza? – Amore: per alcuni significa il piacere carnale, per altri... su, su... fino alla contemplazione di Dio. – Uomo: che cosa si intende con il sostantivo “uomo”?. Vedi le tante antropologie. Oggi “tutti usano le stesse parole e nessuna più ha mantenuto un significato comune e onesto” (don Primo Mazzolari, Il Samaritano). Pertanto non è più possibile un vero dialogo, un... essere-in-comunione; quindi non è più possibile vivere ed essere immagine del Dio Trino. Gli uomini hanno “adulterato” la Parola fino al punto di servirsi di essa: per giudicare, per condannare, per dividersi, per far soffrire... Chiamano “diritto”, o progresso, l’uccisione di un innocente, “liberazione” l’invasione di un territorio e la sottomissione di un popolo, “aiuto fraterno” la soppressione armata della difesa dei diritti umani.

Quindi, l’uomo di oggi ha ancora bisogno che il Dio-Verità si rimetta sulla sua lunghezza d’onda, affinché la Verità ridiventi possibile, sperimentabile, “palpabile” (I Gv 1, 1) ... a misura d’uomo! Solo così tutti potranno misurare le proprie idee, scelte, valori, su un metro infallibile e dare loro un significato univoco. Allora sarà possibile il dialogo, la comunione, la promozione umana...; in una parola: la salvezza... oggi! Questo è il Natale, è l’Incarnazione che si rinnova.

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 Per me Natale è l’incontro tra Dio-Verità e ogni singolo uomo. Quando si dice che «Verbum caro factum est», si vuol dire che il Dio-Verità assume la mia realtà personale (corpo, capelli..., la mia storia personale, le mie vicende, le persone che incontro, i miei affetti, i miei problemi...), affinché ogni uomo si incontri a tu per tu con la Verità e quindi diventi libero: «La verità vi farà liberi» (Gv 8, 32). Come? Occorre “divenire” (ecco la responsabilità personale!) “sacramenti” del Dio-Verità. Ciò implica: – Esperienza personale di Cristo, che è la Verità-incarnata, mediante il ricupero di me vero Confessione!) ( – Accettazione del dono divino annuale del Verbo di Verità, mediante la partecipazione liturgica natalizia. – Conoscenza della parola di Dio-Verità mediante lo studio e la meditazione.

Allora il Natale mi impegna a diventare, come Cristo, una verità vivente, concreta, palpabile... affinché gli uomini di oggi trovino in me (battezzato e praticante) un punto di riferimento, un metro su cui misurare se stessi, e la realtà quotidiana.

1.3. Epifania È la manifestazione del Verbo Incarnato a tutti i popoli. I Magi sono un modello dell’itinerario personale alla fede. Ci bastano dei suggerimenti di riflessione.

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1. Attualità dei Magi  Sono uomini... umanamente riusciti, sicuri, a posto! Ci vengono presentati potenti, ricchi, saggi: uomini maestosi!  Però: anche bisognosi di conoscere = aperti al mistero

 Oggi L’uomo è potente con i suoi mezzi, con le sue capacità; però è anche problematico: – vale la pena di vivere così? – che cosa vale e non vale nella vita? – quali sono i valori che contano,... se ci sono?! – ...i giovani specialmente: esigenza di profondità e di mistero.

 Perché aperti al mistero, i Magi sono capaci di cogliere dei segni, degli “stimoli” al mistero...! Qui sta l’autentica, innata esigenza di religiosità; quindi: la capacità di fede. Anche oggi gli uomini (specie i giovani) sono più capaci di cogliere i segni di Dio, i segni della religiosità, anche se un po’ confusa, o non pura! (vedi certe forme di religiosità, certi movimenti religiosi giovanili, specie americani, talvolta un po’ “esotici”, ma significativi).  N.B. Tutto ciò dice che l’uomo è fondamentalmente religioso, aperto alla fede. 2. La fede è un cammino  L’esigenza di conoscere e la disponibilità al mistero spinge i Magi a lasciare il proprio paese, le comodità, le sicurezze...

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li spinge a “mettersi in cammino”... ...in ricerca! servendosi di mezzi e di strutture a loro disposizione e ritenute normalmente sufficienti (= vanno a Gerusalemme; interrogano “quelli che sanno umanamente”; si rivolgono a “chi può”: Erode).  Il mettersi in ricerca comporta perdere le proprie comodità, affrontare sacrifici... = disponibilità reale a dedicare se stessi a questa ricerca, a dedicare tempo, energie...  Oggi Si avverte l’esigenza di religiosità, ma non so fino a che punto siamo realmente disposti a metterci in cammino, cioè: a ricercare con quel che comporta! 3. La fede ha un contenuto preciso: Gesù Cristo!  È di una chiarezza solare l’insegnamento dei Magi circa il contenuto della fede: credere è vedere Gesù Cristo inginocchiarsi davanti a Gesù Cristo contemplare Gesù Cristo... non: accettare un’idea! E Gesù Cristo è il Dio presente in quel bambino che ha una sua dimensione personale e storica! Nota: Gesù Bambino non parla, non discute, non impone...! È lì; si presenta... e i Magi non possono “misurarlo” = discutere con lui, scendere a patti...

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Nulla:

lo vedono, lo accettano, si inginocchiano e basta!

 Oggi Per me che significa credere? Conosco Gesù Cristo nella sua Chiesa? Lo accetto così com’è, o cerco di ridurlo a un’ideologia? 4. «Per aliam viam» Sì, chi incontra Gesù Cristo-persona(!) deve prendere posizione nei suoi confronti: o diventa dei suoi (i Magi), o si pone contro (Erode) E noi?

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2. Redenzione 2.1. Quaresima = preparazione alla Pasqua  IL NOME “Quaresima” deriva dal numero “40”. “40” nella Bibbia significa ATTESA di un avvenimento importante: – il diluvio (40 giorni); – il popolo attraverso il deserto (40 anni); – Mosè sul monte Sinai; – Gesù nel deserto; – Giovanni Battista nel deserto...  LA DURATA Nel rito Romano la Quaresima inizia il “mercoledì delle ceneri”(precede la I domenica di Quaresima) e termina il Giovedì Santo, esclusa la s. Messa “in coena Domini”. Nel rito Ambrosiano inizia la I domenica di Quaresima e termina il Giovedì Santo.  IL SIGNIFICATO DELLA QUARESIMA AMBROSIANA La Quaresima Ambrosiana è un rinnovato cammino di fede verso Gesù di Nazareth riconosciuto e accettato come il Cristo, il Messia. Questo è espresso nei Vangeli delle domeniche della Quaresima Ambrosiana.  N.B. GESÙ, «IL CRISTO» Il termine CRISTO = “unto” (in greco), quindi Re, consacrato, promesso a Israele, quindi IL MESSIA, annunciato nell’Antico Testamento e promesso dai Profeti.

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È di capitale importanza il fatto che Gesù di Nazareth sia riconosciuto da Israele come il Messia promesso. Solo allora i Suoi insegnamenti, i Suoi atti (i miracoli) la Sua vita... acquistano un valore “messianico”, quindi salvifico, di liberazione: – «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Pietro) (Mt 16, 16). – «I demoni sapevano che era il Cristo» (Lc 4, 41). – «Io (Marta) credo che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente che deve venire nel mondo» (Gv 11, 27). – «Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo» (Gv 20, 31). – «Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù, che voi avete crocifisso» (At 2, 36). – «Saulo dimostrava che Gesù è il Cristo» (At 9, 22). – «Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo?» (I Gv 2, 22). – «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio» (I Gv 5, 1).  I VANGELI DELLE DOMENICHE DELLA QUARESIMA AMBROSIANA Tutte esprimono un cammino di fede in Gesù, IL CRISTO. Le prime cinque domeniche esprimono un cammino personale; la sesta, invece, la “Domenica delle Palme”, è un cammino comunitario. Ecco lo schema dei VANGELI delle domeniche: 1.Gesù = come uomo è “tentato” sulla sua identità (Figlio di Dio), sulla sua missione (Redenzione).

2.Samaritana

= da ogni situazione negativa morale si può arrivare alla fede in Gesù, il Cristo.

3.Abramo = Padre dei credenti!

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4.Cieco nato

= da ogni situazione negativa fisica, materiale...

5.Lazzaro = la fede riproduce la vita. + Sabato “ In traditione Symboli” Anticamente era il giorno in cui veniva consegnato il “Credo”, o “Simbolo”, ai catecumeni, che avrebbero ricevuto il battesimo nella notte di Pasqua. La liturgia ambrosiana invita a rinnovare la propria fede, per essere capaci di ricevere la Pasqua annuale. 6. Domenica delle Palme = tutto Israele, tutto il popolo riconosce in Gesù il Cristo.  N.B. Il riconoscimento popolare della messianicità di Gesù fa sì che la morte di Gesù, voluta da quello stesso popolo, non sia la morte di un semplice uomo comune. Note 1. Gesù tentato (Mt 4, 1-11): “Se sei Figlio di Dio...”. 2. La Samaritana (Gv 4, 5-42): “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo)... Le disse Gesù: Sono io che ti parlo”. 3. Abramo (Gv 8, 31-59): “La Verità (Gesù è il Cristo) vi farà liberi”. 4. Cieco nato (Gv 9, 1-41): “Tu credi nel Figlio dell’uomo?... Io credo, Signore”. 5. Lazzaro (Gv 11, 1-45): Marta: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. 6. Domenica delle Palme (Gv 12, 12-16): “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re di Israele!”.

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2.2. Pasqua = memoriale della Redenzione  PASQUA= PASSAGGIO – Per gli Ebrei = passaggio dalla schiavitù alla libertà. – Per Gesù = passaggio dalla morte alla vita. – Per noi = passaggio dal peccato alla grazia.  CHE SIGNIFICA “FARE PASQUA”? Celebrare un rito e compiere un passaggio... per gli Ebrei, per Gesù, per noi.  EBREI  Celebrare un rito – Innanzitutto significava per loro celebrare un rito antico comune a tanti altri pastori nomadi dell’Oriente: si uccideva un agnello e lo si consumava insieme in segno di solidarietà, invocando la protezione di Dio, prima di dividersi per raggiungere i nuovi pascoli all’arrivo della primavera. – Verso il 1250 a.C. questo rito si caricò di un significato particolare per i discendenti di Abramo: il passaggio di Dio, che viene a salvare il suo popolo: «In quella notte io passerò...» (Es 12, 12). Leggere Esodo 12, 1-14 Passaggio dell’angelo di Dio nella notte in cui il popolo d’Israele viene liberato dalla schiavitù d’Egitto. – Dio ordina a Mosè e al popolo di celebrare solennemente ogni anno il ricordo di questa notte: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne» (Es 12, 14). – Nello stesso capitolo 12° Javhè comanda come dovrà essere celebrata la Pasqua annuale degli Ebrei.

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Leggere Esodo 14 Passaggio del Mar Rosso verso la Terra promessa.  Compiere un passaggio – La Pasqua degli Ebrei è stato il loro passaggio dalla schiavitù in Egitto alla libertà della Terra promessa, per essere liberi e per servire Dio. Ecco la notte dell’Esodo, la notte del passaggio del Mar Rosso. – È stato un passaggio difficile, perché anche la schiavitù ha un suo fascino: non ci sono decisioni importanti da prendere, ...le pentole sono piene di patate e di cipolle e si ha un tetto per coprirsi! «Non ti (a Mosè) dicevamo: “Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto?”» (Es 14, 12). È assai più difficile gestire la propria libertà. Di qui la tentazione del deserto: tornare indietro, in Egitto.  GESÙ  Celebrare un rito – Anche Gesù celebra ogni anno il ricordo della Pasqua ebraica. Ogni famiglia, o gruppo di persone, si procurava un agnello, lo portava al tempio di Gerusalemme per farlo immolare dai sacerdoti, poi, a sera, in casa, lo si consumava tra preghiere e canti, rievocando quanto Dio aveva fatto nella liberazione dall’Egitto. – Ultima Cena con gli Apostoli Siamo all’ultima Pasqua di Gesù: manda due suoi discepoli da un amico che abitava a Gerusalemme a dirgli: «Il mio tempo è vicino: farò la Pasqua da te con i miei discepoli» (Mt 26, 18). Mettendosi a tavola disse: «Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22, 15). Perché? Perché qui trasformava il segno in realtà: Egli era il vero agnello! Come si svolse? «Al termine della cena, prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e disse: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice del vino, lo benedisse

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e disse: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti in remissione dei peccati”» (Mt 26, 26-28).  Compiere un passaggio – Quello di Gesù non fu un passaggio da una situazione di vita a un’altra, ma addirittura dalla morte alla vita, «da questo mondo al Padre», dice s. Giovanni (Gv 13, 1). La morte e la risurrezione di Gesù è narrata ampiamente dagli Evangelisti: Mt 26 e 27: passione e morte; Mt 28: risurrezione. Mc 14 e 15: passione e morte; Mc 16: risurrezione. Lc 22 e 23: passione e morte; Lc 24: risurrezione. Gv 13-19: passione e morte; Gv 20: risurrezione. – S. Paolo riassume con queste parole: «Fratelli, vi ho trasmesso anzitutto quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (I Cor 15, 3). È la seconda lettura del giorno di Pasqua. Due osservazioni 1. La “crisi” di Gesù Quello di Gesù non fu un passaggio... indolore, scritto in anticipo e “recitato” da Gesù con distacco, come una specie di copione imparato a memoria. Al contrario, fu un passaggio attraverso un abisso insondabile di angoscia. Gesù sperimentò l’amarezza del fallimento, dell’abbandono, del tradimento, della paura all’avvicinarsi della sua ora: pensa a Gesù nell’orto degli ulivi che suda sangue; pensa alla Via Crucis, e soprattutto a Gesù in croce. 2. Gesù, “il Vivente”  Nell’Antico Testamento tante volte il Dio di Israele, Iavhè, è chiamato “il Dio Vivente”: – «Chi è mai questo Filisteo non circonciso per insultare le schiere del Dio vivente?» (I Sam 17, 26). – «I Giudei sono figli del Dio vivente» (Est

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8, 12). – «Il Signore è Dio vivente» (Ger 10, 10).  Gesù, perché risorge (Non... è fatto risorgere!), vince e distrugge la morte. Quindi ha in sé il principio della vita; è non solo... vivo, ma colui che dà la vita e in quanto vive! IL VIVENTE! = che ha in sé la vita, che è principio di vita! «Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e gli inferi» (Ap 1, 17b-18).  I Vangeli del tempo pasquale dicono: è davvero risorto, quindi non muore più, è IL VIVENTE! E, in Lui, non c’è più il limite supremo dell’uomo: la morte! «Maria di Magdala andò subito ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore”» (Gv 20, 18) (Vedi tutti i Vangeli del tempo pasquale). Conseguenze del fatto che Gesù, perché Risorto, è il Vivente a. Allora è vero quello che ha detto e ha compiuto (i miracoli). b. Gli Apostoli agiscono, compiono miracoli nel SUO NOME, perché sono certi che Gesù è vivo tra loro e agisce. – «Ma Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”» (At 3, 8). c. Nasce la prima comunità cristiana: era formata da coloro che accettavano che Gesù era davvero risorto, quindi era ancora vivo e... operava nella comunità. – Atti 2: la prima descrizione della iniziale comunità cristiana.

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 NOI  Celebrare un rito La Pasqua che noi celebriamo ogni anno è il “memoriale” del mistero della Redenzione. Questo “memoriale” (vedi Avvento) è: RICORDO – di quanto fecero gli Ebrei: la liberazione dalla schiavitù; – della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Noi facciamo “ricordo” di questi fatti medianti l’ascolto e la riflessione dei testi scritturistici e liturgici durante la celebrazione della Pasqua: dal Giovedì Santo alla Domenica di Pasqua. Tutte le apparizioni di Gesù Risorto nei 40 giorni che corrono da Pasqua all’Ascensione (vedi i Vangeli delle Messe) ricordano questo fatto: Gesù è davvero risorto.  Compiere un passaggio Ogni “memoriale” è contemporaneamente “rinnovazione” dell’efficacia salvifica del mistero ricordato. Qui è: RINNOVAZIONE di quanto Gesù ha vissuto nella sua morte e risurrezione: la redenzione degli uomini. In altre parole: mediante la celebrazione della Pasqua la Redenzione operata da Gesù si rende ancora presente efficacemente nell’oggi! Noi celebriamo la Pasqua, partecipiamo al passaggio personale di Cristo dalla morte alla vita, quindi al fatto che oggi e sempre è IL VIVENTE, perché è risorto. «Morivo con te sulla croce, oggi con te rivivo. Con te dividevo la tomba, oggi con te risorgo» (s. Messa di Pasqua). Quindi, “fare la Pasqua” vuol dire condividere l’esperienza del nostro Salvatore. La conseguenza è che noi, in Cristo risorto e IL VIVENTE, diventiamo... VIVENTI = non più soggetti alla morte come situazione definitiva: viviamo davvero per il Regno di Dio; = non più morti nei confronti di Dio (vedi il

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peccato), ma vivi in Cristo, in Dio! «Cristo è risorto dai morti, a tutti ha donato la vita» (inizio della s. Messa di Pasqua). Noi, annualmente “coinvolti” nella risurrezione di Cristo, diventiamo “TESTIMONI DEL RISORTO” (Card. Martini).

2.3.Pentecoste La Pentecoste celebra l’effusione dello Spirito Santo, avvenuta 50 giorni dopo la Pasqua, sulla Madonna e sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo (At 2, 1-11). Due sono gli effetti dello Spirito Santo nel cuore degli uomini. 1.Applica la Redenzione a ogni uomo Gesù Cristo ha operato PER NOI la Redenzione; lo Spirito Santo applica IN NOI la Redenzione. «L’opera dello Spirito Santo è quella di effettuare, attualizzare e interiorizzare in noi, lungo il tempo, ciò che Cristo ha fatto ed istituito per noi una sola volta, al momento della sua Redenzione» (Congar). 2.Unifica i battezzati formando la Chiesa «...E in realtà noi siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo...» (I Cor 12, 1-12). «La grazia che lo Spirito Santo opera in noi vivificandoci, ci fa capaci di azioni vitali nella comunione con Dio, ci rende capaci di realizzare una comunione con Dio che è partecipazione progressiva della comunione trinitaria» (A. Ballestrero, Credo nello Spirito Santo. Meditazioni, p. 41). «Sono due le grandi realtà che lo Spirito Santo continuamente opera in noi attraverso la grazia: quella della nostra figliolanza divina in Cristo Gesù e quella della nostra comunione trinitaria in Cristo Gesù e nello stesso Spirito. Diventiamo partecipi di quell’“Unum” che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono da sempre» (A. Ballestrero, Credo nello Spirito Santo. Meditazioni, p. 44).

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capitolo terzo

LA SANTA MESSA

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La S. Messa è l’atto liturgico più importante: come tale qualifica l’appartenenza alla Chiesa. Raccolgo in 5 punti le osservazioni necessarie per capire e partecipare “cordialmente” alla Messa. 1.PERCHÉ ANDARE A MESSA? L’andare a Messa ogni domenica è un dovere o un’esigenza? Per chiarezza e con semplicità rispondo: è un dovere!  N.B. La Chiesa vuole che si partecipi “fisicamente” alla Messa domenicale, per soddisfare il precetto. Se ci sono motivi gravi, non si è più obbligati dal precetto. Ma: la Messa seguita alla TV o alla radio non è mai valida, per soddisfare al precetto.

Si, è un dovere; ma non un dovere imposto per... autoritarismo. È un dovere che scaturisce dalla nostra identità di cristiano: a) come persona singola, che ha un suo rapporto “originale” irripetibile) ( con Dio, con il Cristo, e che tende a manifestare anche con il corpo.

 N.B. Ciò coinvolge tutto il problema della religiosità personale.  Se sono poco consapevole del mio rapporto reale e necessario con Dio, molto poco percepisco l’esigenza di manifestarlo con la Messa.  Se sono piuttosto chiuso in me stesso e poco aperto a Dio, sono incline a considerare solo me stesso, la mia situazione del momento, la mia instabilità, quindi:

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– “Ho voglia”, o “Non ho voglia”, – “Mi sento”, o “Non mi sento” – “A che mi serve?”...

È necessario approfondire, vivacizzare la mia religiosità, per “vedere” la Messa come... esigenza personale, e poi come... dovere personale.

È anche un dovere che scaturisce dalla nostra identità di cristiano b)come persona... comunitaria, cioè appartenente alla comunità-Chiesa.

 Non sono solo

«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gn 2, 18). La mia personale religiosità la vivo con e ... per mezzo di altri battezzati.

Noi battezzati siamo una realtà “nuova”, una comunione di persone in Cristo e nella Chiesa. Questo è il Corpo Mistico di Cristo, Popolo di Dio.

Anche il corpo Mistico di Cristo ha una sua religiosità e la manifesta anche esternamente nella persona dei suoi componenti. Sono Chiesa, quindi devo vivere gli atti della Chiesa, anche la Messa.

La partecipazione a tale atto comunitario sarà più o meno vivo a seconda della mia “ecclesialità”

 Richiamo

quanto detto all’inizio del corso sulla “Comunità”!

2.PER CHI È LA MESSA?  Si va a Messa per Dio, o per noi? Opinione diffusa: – serve all’uomo, perché Dio non ha bisogni! – serve a unirci tra noi,

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a fare... com-unione tra noi e a impegnarci di più! Invece affermo che la Messa è innanzi tutto per Dio, mediante il “culmen” dei rapporti Dio-uomo, cioè la Redenzione. La s. Messa ha Cristo e la comunità-Chiesa come soggetti, ma Dio come fine! Celebriamo la Messa per ringraziare Dio , per la lode a Dio. La Messa è, da questo punto di vista, termine, e non mezzo per impegnarci nella vita o per fare comunità. Queste sono conseguenze!

È fine, conclusione di qualcosa; è completamento di un cammino verso Dio, di un tendere a Dio. Si è consacrati Sacerdoti innanzi tutto per celebrare la Messa! (Don Cesare Bisognin fu ordinato prete a 19 anni per celebrare almeno una Messa prima di morire!)  N.B. Gesù parla delle condizioni per partecipare degnamente all’Eucaristia («Se un tuo fratello...»). Non dice che è invalida, se poi non vivo da autentico cristiano.

 Da che cosa ricavo che la Messa è per Dio? Dall’immagine del Banchetto.  Gli antichi Già gli antichi vedevano con sufficiente chiarezza questo aspetto: I banchetti sacrificali, o di culto, presso tutte le religioni e popoli significavano: – comunione familiare e sociale; – solidarietà umana e di culto; – soprattutto comunione con i defunti e con la divinità: valore espiatorio e valore propiziatorio dei banchetti.  Nel Vangelo Nel Vangelo si parla del banchetto... di nozze, per far capire l’Eucaristia.

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Approfondiamo questi due aspetti: – il banchetto – il banchetto e la Redenzione.  Il banchetto... ...di nozze

...eucaristico

– per l’onore degli sposi, non per un vantaggio dei partecipanti;

– per la gloria di Dio;

– perché invitati dagli sposi;

– perché “vocati” da Dio;

– presuppone un rapporto con gli sposi;

– presuppone un rapporto di amicizia con Dio (la grazia);

– approfondisce questo rapporto;

– “Cristificazione” (...vive in me Cristo) operata dall’Eucaristia;

– si conoscono altre persone e si stabiliscono rapporti con loro.

– dall’Eucaristia si forma la Chiesa e la comunione interpersonale.

– Conseguenze: amicizia, fraternità, perdono, collaborazione...

– Conseguenze: in una sola parola dico: la carità.

– Una costatazione: si è “coinvolti” nella vita degli sposi e un pochino in quella degli altri.

– Il partecipare alla Messa ci obbliga a prendere posizione pro o contro Cristo nella vita.

 Il Banchetto eucaristico e la Redenzione I Corinzi 11, 23-26

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«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane, e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice


dicendo: “Questo calice e la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga». S. Paolo si trova di fronte la comunità di Corinto, che fa davvero della Cena un convito di festa (un banchetto), però tende a renderlo soltanto un festino. Per questo, s. Paolo:  si rifà al momento, al luogo, alle circostanze in cui Gesù istituì il banchetto eucaristico, per dire ai Corinti: “Questa è la volontà del Maestro; va fatto così e per questi motivi”.  Lega il banchetto eucaristico alla Passione di Cristo, che è l’atto culminante, nel quale si ristabilisce il rapporto tra l’uomo e Dio. E proprio nel rapporto rifatto sta la gloria di Dio.  Ora, è necessario che l’atto redentivo (per l’uomo) e glorioso (per Dio) sia reso presente, anzi... tenuto presente ed efficace nel tempo e nello spazio (“finché Egli venga!”). Allora possiamo dire che davvero mediante la celebrazione della Messa si opera nel tempo la redenzione del mondo, lentamente, progressivamente, fino a quando tutto sarà redento e quindi la gloria del Padre sarà piena. 3.MEMORIALE DELLA REDENZIONE Sacrosanctum Concilium (Documento sulla liturgia del Concilio Vaticano II), n.47 «Il nostro Salvatore nell’ultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì il Sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della Croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua Morte e della sua Risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale» (vedi CCC, n.1337).

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Ho già detto che il memoriale è: RICORDO di un fatto della vita di Cristo; RINNOVAZIONE dell’efficacia del fatto che si ricorda; PREPARAZIONE all’incontro con Cristo nella “parusia”. La Messa è memoriale dell’atto redentivo di Cristo. La s. Messa quindi ci richiama un fatto storico: l’ultima Cena di Gesù con gli Apostoli, ma è anche un atto presente nella sua efficacia e ci fa vivere il futuro glorioso della Parusia.  Occorre VIVERE la Messa sotto tutti e tre gli aspetti ricordando che la s. Messa – dice il Concilio e il CCC – è “fonte e apice di tutta la vita cristiana”, “luogo dove è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa”, “sorgente e culmine di tutta la evangelizzazione”. 1.Vivere la Messa sotto l’aspetto di RICORDO di quanto Gesù ha compiuto la sera del Giovedì Santo durante l’ultima Cena con gli Apostoli. Quindi, quando siamo a Messa:  riportiamoci a quei tempi e in quella situazione spirituale e umana;  rivediamo Gesù nell’ultima Cena: – il discorso (Gv 17) – i gesti – le persone – la Via Crucis – il Calvario – il sepolcro vuoto...  ripensiamo e riviviamo in noi i sentimenti di Gesù, cioè: – volontà di redenzione = di rappacificazione con il Padre e di gloria del Padre, – atteggiamento di offerta... libera e volontaria. – accettazione della sofferenza come

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via alla Redenzione. – desiderio di amore e di unione perenne con i suoi: «Avendo amato i suoi, si amò sino alla fine!». «Ti prego non solo per loro, ma anche per quelli che crederanno per mezzo loro... ut unum sint!».

 

 richiamiamo allo spirito gli atteggiamenti degli altri: – incomprensione e smarrimento di molti, anche Apostoli, – tradimenti, – le pie donne, – le “autorità”! – Maddalena e Apostoli alla Resurrezione. 2.Vivere la Messa sotto l’aspetto di RINNOVAZIONE dei frutti della Redenzione.  Ogni atto salvifico di Cristo è un “sacramento”, ossia un segno efficace della grazia, della vita di Dio in noi. La Messa è segno efficace della Redenzione,

Gesù, con la morte in croce, ha reso gloria al Padre, perché ha salvato gli uomini e li ha uniti a Sé e tra di loro.

Allo stesso modo, qui, oggi, con la Messa rendiamo attuale quell’atto di Cristo nel suo duplice effetto di – gloria al Padre e – salvezza degli uomini Inoltre, ogni aspetto della vita umana acquista un valore “da risorto”, perché Cristo è vivo e... vivente.

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 La Messa, come rinnovazione dei frutti dell’opera salvifica di Cristo, opera: la liberazione – dal male, dal peccato, – dalla materia – dal limite, perché l’Eucaristia inserisce nel “sempre”, al di là del tempo. la consacrazione – dell’uomo nella sua realtà, – della sua vita: fatti, problemi, gioie, dolori, aspirazioni... – della realtà naturale mediante l’uomo. 3.Vivere la Messa sotto l’aspetto di PREPARAZIONE all’incontro finale con Gesù Cristo e alla pienezza della creazione.  La storia è un andare incontro al Cristo glorioso: allora si realizzerà la pienezza (il pleroma) del piano di Dio. Quanto più spesso e responsabilmente viviamo la Messa come memoriale dell’atto redentivo di Cristo, tanto più collaboriamo a “instaurare” e a “ricapitolare” (= riconciliare) tutto in Cristo, ossia a realizzare il piano di Dio. Quindi ogni Messa ci prepara al culmine della storia, all’incontro con Cristo, che avverrà alla “Parusia”.  Richiamo tre citazioni che espongono molto sinteticamente il piano di Dio: I Corinzi 15, 24 «Deinde finis, cum tradiderit regnum Deo et Patri, cum evacuaverit omnem principatum et potestatem et virtutem...». Efesini 1, 10 «Instaurare ommia in Christo, quae in

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coelis, quae in terra sunt, in Ipso!».  N.B. Tutto il capitolo 1° espone il piano divino della salvezza. Leggere il v. 7. Colossesi 1, 20 «Per Eum riconciliare ommia in Ipsum, pacificans per sanguinum Crucis Eius...».  N.B. Col 1, 15-20 espone il primato di Cristo. 4.STRUTTURA DELLA MESSA AMBROSIANA Introduzione  Canto di lode a Dio.  Richiesta di perdono.  Gloria  Prima orazione Liturgia della Parola a. Letture: nelle Messe domenicali si ha il seguente schema: – I lettura, dell’antico Testamento – Salmo responsoriale – II lettura, dalle lettere del Nuovo Testamento – Antifona al Vangelo: dà il tema delle letture – Vangelo b. Omelia: spiegazione e attualizzazione delle letture. c. Preghiera universale: invocazioni su problemi della Chiesa e di attualità. Liturgia eucaristica a. Scambio di pace tra i fedeli: necessità di comunione per essere degni di celebrare l’Eucaristia. Presentazione delle offerte: vino e acqua per il sacrificio. Le poche gocce d’acqua esprimono la nostra partecipazione concreta al sacrificio. Credo: rinnovare la fede personale e della comunità, perché la Messa è un fatto di fede.

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b. Preghiera eucaristica: – Prefazio – Santo – Canone La “preghiera eucaristica” si conclude con la solenne invocazione finale (= dossologia finale), che esprime la glorificazione di Dio; la più comune è: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli». Il popolo risponde: «Amen (= Così è e così sia!)». Riti di comunione  Il pane spezzato: segno che l’Eucaristia è un banchetto.  Padre nostro: la grande preghiera dei figli di Dio, insegnata da Gesù stesso.  Comunione: i fedeli in grazia di Dio sono invitati a ricevere la Comunione per fare unità reale con Gesù Cristo. Riti di conclusione  Kyrie, eleison: nuova richiesta di perdono a Dio.  Benedizione: benevolenza di Dio e aiuto per essergli testimoni.  Congedo: «Andiamo in pace» = invito a vivere coerentemente con la s. Messa celebrata. 5.CONCLUSIONE «Fate questo in memoria di me» (I Cor 11, 24). = 1.Rinnovare il sacrificio pasquale del Calvario, già presente nell’Ultima Cena. = 2.Di conseguenza: imitare quanto Gesù ha fatto per la salvezza degli uomini e la gloria del Padre.

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CONCLUSIONE

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Riassumo tutto quanto detto in un’affermazione, anzi, in una costatazione:

«PER ME VIVERE È CRISTO» (Fil 1, 21)

Essere cristiano = VIVERE “IN CRISTO”, IL VIVENTE!

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INDICE

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Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Per incominciare... «Liberi e protagonisti»

sezione prima DIO-UOMO: MISTERO DI COMUNIONE INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 1. «Considerate la vostra semenza...» 2. Responsabilità 3. Comunità 4. E io...? capitolo primo ANTROPOLOGIA CATTOLICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 1. L’uomo è «immagine e somiglianza di Dio» 1.1. Genesi 2 1.2. Genesi 1 1.3. Il termine “immagine” 1.4. Il termine “somiglianza” 1.5. L’uomo “religioso” 2. Il peccato 2.1. Il fatto (Gn 3, 1-13) 2.2. Le conseguenze (Gn 3, 16-19) 2.3. La promessa (Gn 3, 15) capitolo secondo L’ALLEANZA DIO-UOMO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 Introduzione 1. Il popolo ebreo 2. Due immagini dell’Alleanza 2.1. Il matrimonio 2.2. La vite 3. L’attuazione dell’Alleanza 3.1. Un parallelo 3.2. La promessa si realizza 3.3. Vite vera: Gesù Cristo

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capitolo terzo GESÙ, L’UOMO “NUOVO” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 1. «Cristo è il tutto per noi» (S. Ambrogio) 2. Due questioni 2.1. Chi è Gesù? 2.2. Gesù, l’unico riconciliatore capitolo quarto CHIESA: IL CRISTO NELLA STORIA . . . . . . . . . . . . 79 Introduzione 1. Chiesa, comunità organizzata 1.1. Atti 2 1.2. Atti 3 2. Chiesa, mistero di comunione 2.1. La vite e i tralci (Gv 15, 1-11) 2.2. Il Corpo Mistico (I Cor 12, 12 ss.) 3. Missionarietà della Chiesa

sezione seconda L’AGIRE DELL’UOMO “NUOVO” La morale cattolica INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97 capitolo primo MORALITÀ E CULTURA DI OGGI . . . . . . . . . . . . . . 101 1. I tre contesti della moralità 2. Peccato e cultura capitolo secondo «ACTIO SEQUITUR ESSE» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 1. L’“esse” dell’uomo 1.1. “Immagine e somiglianza di Dio” 1.2. La Legge 1.3. La Coscienza 2. L’“esse” dell’uomo “nuovo” 2.1. Gesù Cristo rende “nuovo” l’uomo 2.2. Come vivere da cristiani? capitolo terzo PECCATO E CONVERSIONE Il figliol prodigo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117

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1. Il peccato e la sua dinamica 1.1. Che cos’è il peccato? 1.2. La dinamica del peccato 2. La dinamica della conversione 3. Lettura chiosata del testo (Lc 15, 11-32) capitolo quarto MORALE SESSUALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129 1. La sessualità 2. I rapporti pre-matrimoniali 3. La procreazione responsabile

sezione terza L’UOMO CHE PREGA La liturgia capitolo primo NOZIONI ESSENZIALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141 capitolo secondo I TEMPI FORTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147 1. Incarnazione 1.1. Avvento 1.2. Natale 1.3. Epifania 2. Redenzione 2.1. Quaresima 2.2. Pasqua 2.3. Pentecoste capitolo terzo LA SANTA MESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167

CONCLUSIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179

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PRO MANUSCRIPTO

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Luigi Schiatti

Luigi Schiatti

IO,UOMO NUOVO

Un percorso di formazione cristiana

IO,UOMO NUOVO

Mi raccolgo sotto le parole dell’Apostolo s. Paolo nel presentare questo corso di Religione perché contengono un’esortazione che, quando si è sacerdoti e sacerdoti di un Collegio, si avverte in tutta la sua intensità e diventa passione di una vita. È il desiderio di annunciare in tutti i modi, soprattutto ai giovani, l’unica certezza invincibile che dà senso ed entusiasmo all’esistenza, la stessa che, dopo aver gettato s. Paolo da cavallo, era diventato tutto il suo tesoro e la sua gloria, fino a farlo esclamare: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!».


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