Salento Review | Anno quattro | Numero quattro

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CUCINA

Chef stellati e tradizioni dolciarie

CAVA TAGLIATELLE

A Lecce una sorprendente foresta urbana

DIRITTI A SUD A Nardò il riscatto dal caporalato

ANNO IV - n. 4 € 4,50 - € 3,00

E L IC AIN FOTO

E P S N ANNO U




som

Puglia www.365giorniinpuglia.it

anno IV - numero.4 FOTO DI COPERTINA (Vicolo nei pressi della Chiesa Greca - Lecce) Massimo Centonze DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Paolo Conte, Agnese Cossa, Marina Gabriele, Fabio Grasso, Ilaria Lia, Lorenzo Madaro, Francesco Mancini, Francesca Mandese, Carlo Morelli, Eleonora Leila Moscara, Jessica Niglio, Mariapaola Pinto, Fiorella Perrone, Federica Sabato, Chiara Spagnolo COLLABORAZIONE GRAFICA: Michele Ortese FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone WEB: Fernando Rugge VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Password AD COORDINAMENTO PASSWORD AD: Manuela Rucco RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Pugliapromozione; sindaci e amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Lizzanello, Gallipoli, Melendugno, Nardò, Novoli, Poggiardo e Vernole; l’Università del Salento e il dott. Stefano Margiotta; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita.

www.salentoreview.it - info@salentoreview.it EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE

102 sezione speciale review

UN ANNO DI EMOZIONI 21. Il nostro sguardo per una scoperta infinita

Viale della Libertà 47 - 73100 Lecce (LE) Tel. 0832.1692478 - www.pwad.it - info@pwad.it PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE ZONA ALTO SALENTO

storie

IL PITTORE MISTERIOSO 48. Antonio Verrio tra Italia,

Francia e Inghilterra

ALTRE ECONOMIE 78. Diritti a Sud. Idee pratiche

per il cambiamento

PUGLIESI NEL MONDO 148. Una storia d’oltreoceano

territorio

Via Carlo Alberto 33 72012 Carovigno (BR) www.aemmedia.it - info@aemmedia.it

STAMPA

LECCE 124. Cava Tagliatelle

Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT) ERRATA CORRIGE: Nel numero 3 - anno IV a pagina 36 la foto del Castello Svevo è di Damiano Tasco.

BRINDISI 60. I luoghi “privati” dei Templari TUGLIE 70. Le grotte “Passaturi”

È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 30 novembre 2016 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013

05. EDITORIALE

VISITA IL BLOG MAGAZINE WWW.SALENTOREVIEW.IT


mario 124 pubbliredazionali 16. CAROFALO Agenti di assicurazioni

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42. FÒCARA DI NOVOLI Eventi

46. VESTAS Cultura 54. ART&CO Territorio 56. ACAYA GOLF RESORT Strutture ricettive 58. COMUNE DI LIZZANELLO Territorio

CASARANO 116. Viaggi stellari

cucina

sport

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PUGILATO 138. Una vita in guardia per schivare

AMORE A PRIMA VISTA 94. Ivan Tronci. Lo chef giramondo SAPORI DI NATALE 102. Dai purceddhruzzi

i traumi del bullismo

cultura

è “enogastronomico”

del biscotto di Ceglie

PASSIONE PER IL MARE 132. Quando arrivò il windsurf

alle dita d’apostolo

TRADIZIONI 86. Un giorno con Violetta alla scoperta TEATRO 160. Pirandello, la Puglia,

la consapevolezza di sè

ARTE 168. Pietro Baffa. Uno scultore

da riscoprire

economia

MARKETING 6. Verso il #BTMPuglia2017 12. Sì, viaggiare. Ma il tour

surf in salento viaggi

SALENTO VISTO DA FUORI 156. La terra dove il vento detta gli umori

66. COMUNE DI POGGIARDO Territorio 68. GRAND HOTEL TIZIANO Strutture ricettive

76. COMUNE DI VERNOLE Territorio 84. IL VECCHIO MOLO Ristorazione 92. COMUNE DI NARDÒ Territorio 108. AVIO Territorio 112. ART HOTEL Strutture ricettive 122. FEDERBALNEARI Turismo

130. COMUNE DI GALLIPOLI

Territorio

136. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio 144. LA CASARANA Strutture ricettive

154. VIVOSA Strutture ricettive 166. ANNA VALENTINI Health & Beauty


LECCE - PIAZZA SANT’ORONZO, 7 - TEL. E FAX 0832.243811 www.orestetroso.it - www.shop.orestetroso.it


EDITORIALE

Gabriele De Giorgi

Con un sommario particolarmente denso, che include uno speciale fotografico che ripercorre i numeri pubblicati negli ultimi dodici mesi, chiudiamo il 2016 di Salento Review. Come di consueto, raccontiamo luoghi, storie, tradizioni e punti di vista sul lembo meridionale della Puglia, quello compreso tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto. Proviamo a farlo con l’unico vero criterio che ci ha fin dall’inizio ispirato, quello dell’originalità coniugato con la passione per ciò che si scrive. A distanza di quattro anni dal numero zero restiamo convinti, e forse lo siamo ancora di più, che il potenziale culturale e paesaggistico del Tacco d’Italia sia in parte ancora inespresso e che, soprattutto, appena oltre l’orizzonte dei circuiti turistici tradizionali ci siano itinerari che possono arricchire, diversificare e caratterizzare l’offerta per i visitatori. Anche per questo attendiamo con curiosità la terza edizione del Business Tourism Management, l’evento organizzato dal 16 al 18 febbraio presso il castello Carlo V di Lecce dalla società editrice di questa rivista, la Password Ad srl, per condividere saperi, definire strategie, valorizzare risorse e competenze, nella consapevolezza che la strada da fare sia ancora molto lunga.

COME DI CONSUETO RACCONTIAMO LUOGHI, STORIE, TRADIZIONI E PUNTI DI VISTA SUL LEMBO MERIDIONALE DELLA PUGLIA, QUELLO COMPRESO TRA LE PROVINCE DI LECCE, BRINDISI E TARANTO. PROVIAMO A FARLO CON L’UNICO CRITERIO CHE CI HA FIN DALL’INIZIO ISPIRATO, QUELLO DELL’ORIGINALITÀ CONIUGATO CON LA PASSIONE PER CIÒ CHE SI SCRIVE.

With a particularly rich list of headlines, including a special photo issue going back over the issues published during the past twelve months, we close Salento Review 2016. As usual, we tell places, histories, traditions and points of view on the southern edge of Apulia, included between the provinces of Lecce, Brindisi and Taranto. We try to do it with the only real criterion that has led us from the very beginning, that of originality combined with a passion for what we write. Four years after the zeroth number, we are still persuaded – maybe more than we were – that the cultural and landscape potential of Italy’s Heel is still partially unexpressed and, above all, that just beyond the horizon of traditional tourist circuits, there are itineraries able to enrich, diversify and typify the supply for visitors. Even for this reason, we are waiting with interest the third Business Tourism Management, the event organized by the publishing company of this magazine, Password Ad ltd, at Carlo V’s Castle in Lecce from 16th to 18th February, to share knowledge, define strategies, enhance resources and skills, in the awareness that the way to go is still very long.

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ECONOMIA

marketing


di redazione/foto pierpaolo schiavone

VERSO IL #BTMPUGLIA2017 DAL 16 AL 18 FEBBRAIO PRESSO IL CASTELLO DI CARLO V CON OPERATORI TURISTICI, BUYERS, COMPAGNIE AEREE E MARITTIME

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ECONOMIA

marketing

La Puglia e il Salento sono oramai un brand riconosciuto a livello anche internazionale e riconoscibile per le caratteristiche che danno alla regione la fisionomia di una meta turistica attraente perché varia e autentica perché fondata su un legame solido con le tradizioni e la cultura che si è sedimentata secolo dopo secolo. Da diversi anni oramai gli indicatori di settore sono incoraggianti e il trend positivo rappresenta un treno sul quale bisogna salire in tempo – prima cioè che l’incantesimo svanisca – e determinarne la direzione. I numeri, infatti, si possono leggere da diversi punti di vista: nel 2015

gli arrivi sono aumentati del 5 per cento, le presenze del 3. Considerando i turisti stranieri le percentuali salgono al 10 e al 5. Detti così, sono dati confortanti, anche perché si inseriscono in un percorso fatto di continui miglioramenti: dal 2007 i flussi internazionali sono cresciuti del 60 per cento, grazie all’intelligente lavoro di promozione che è stato fatto nell’ultimo decennio e agli investimenti nelle infrastrutture aeroportuali, a Bari e a Brindisi, che registrano tassi di crescita davvero considerevoli. Allargando l’orizzonte, tuttavia, le stesse valutazioni assumono un peso diverso: sul totale nazionale, la Puglia richiama solo l’1,4

per cento dei visitatori che arrivano da altri paesi. Tra i primi cinquanta comuni italiani in termini di pernottamenti, per la Puglia c’è solo Vieste, a metà classifica. Significa che la strada da seguire è ancora molto lunga. L’obiettivo non è solo quantitativo, per scalare posizioni, ma consiste soprattutto nella diversificazione dell’offerta e nella tanto invocata destagionalizzazione. Bisogna cioè definitivamente superare la concezione di una Puglia da godersi nei mesi estivi, al mare, con qualche puntatina nei luoghi d’arte, e imporre il fascino di una regione che vale la pena visitare durante tutto l’anno. Per ottenere tutto questo, almeno nel medio periodo, ci vogliono una cabina di regia politica lungimirante e la disponibilità dei privati a qualificare le proprie competenze in modo da offrire servizi adeguati e non approssimativi. In una parola, sinergia. Anche per questo è nato, nell’ambito del progetto “ 365 giorni in Puglia” il Business Tourism Management, che dal 16 al 18 febbraio celebrerà la sua terza edizione nelle sale del castello Carlo V, a Lecce. Si tratta dell’evento che mette insieme operatori turistici, buyers, compagnie aeree e marittime per favorire l’incontro tra domanda e offerta attraverso il metodo B2B. Non solo: grazie alla presenza di relatori


DAL 2007 I FLUSSI INTERNAZIONALI SONO CRESCIUTI DEL 60 PER CENTO, GRAZIE ALL’INTELLIGENTE LAVORO DI PROMOZIONE qualificati che animeranno il calendario di workshop ci sarà la possibilità, anche gratuitamente, di affinare competenze e conoscere nuove opportunità di sviluppo. Nell’edizione del 2016 si sono registrate migliaia di presenze, a testimonianza di forte desiderio di condividere momenti di formazione in un territorio che con fatica sta comprendendo come il turismo possa essere il motore di una crescita collettiva: accoglienza fatta come si deve significa infatti posti di lavoro, affermazione di assetti imprenditoriali innovativi e a forte vocazione giovanile e sostenibile, opportunità di crescita per l’economia legata alla cultura e all’intrattenimento. Lo scorso anno le sale dell’ex Convento dei Teatini hanno ospitato 80 espositori provenienti da tutta la Puglia, 34 buyers internazionali, 18 blogger e 50 relatori, italiani e stranieri. Sono stati coinvolti anche 25 istituti scolastici. La curiosità per l’evento è stata confermata anche dai numeri arrivati dai social Instagram e Twitter: dal 19 al 22 febbraio 660 post con l’hashtag #BTMPuglia2016, 196 interazioni di utenti, 258mila visualizza-

zioni uniche dei post e oltre 1 milione e 200mila visualizzazioni totali. Molto apprezzato è stato l’educational organizzato alla vigilia del Btm. Buyers, instagramers e bloggers sono stati accompagnati alla scoperta delle meraviglie salentine con una puntata fino a Matera, che sarà capitale europea della cultura nel 2019. Per l’edizione in programma il prossimo febbraio si passa da due a tre giorni, con uno sforzo organizzativo notevole, gli espositori saranno 120 mentre lo scorso anno

erano 80 e il B2B con i buyers si svolgerà nell’arco di due giornate. Nel cartellone dell’evento, poi, sono state introdotte diverse novità: la prima è il T TRADE, dedicato all’incontro tra compagnie aeree e marittime, tour operator e agenzie di viaggi. La seconda riguarda lo storytelling attraverso il quale aziende e-commerce e portali online racconteranno la propria esperienza. Ci saranno poi percorsi enogastronomici sensoriali e un B2B specifico per le aziende del food. L’educational per 8 9


ECONOMIA

marketing

ACCOGLIENZA FATTA COME SI DEVE SIGNIFICA INFATTI POSTI DI LAVORO, AFFERMAZIONE DI ASSETTI IMPRENDITORIALI INNOVATIVI

gli ospiti, infine, avrà come tappe la Puglia Imperiale e la Valle d’Itria, oltre al Salento. Un modo per ribadire la portata regionale dell’evento oltre ogni visione localistica. Tra i relatori si segnala la presenza di Alfredo Monetti, fondatore e ceo di

Hospitality Mood; di Nicoletta Polliotto, owner di Muse Comunicazione; di Enzo Carella, presidente e ceo di Uvet Hotel&Resorts, amministratore di Fondo Vacanze Felici e presidente di Italy & You; di Antonella Silvestri, consulente mar-

TOWARDS #BTMPUGLIA2017 Apulia and Salento are an internationally recognised brand now. Their features make them attractive tourist destinations, thanks to their traditions and to their culture settled century after century. Over the last few years, field indicators are encouraging. Actually, we can read figures from different points of view. In 2015, arrivals increased by 5 percent and visitors by 3 percent. If we consider foreign tourists, percentages rise to 10 and 5 percent. International flows rose by 60 percent, thanks to the last ten years’ smart promotion and to the investments in Bari’s and Brindisi’s airport facilities. However, broadening the horizon, the same considerations have a different weight: at the national level, Apulia attracts just 1.4 percent of foreign visitors. Only Vieste is among the first fifty Italian municipalities in terms of night stays, and it is in the middle of the table. This means that there is still much work to do. The goal is not only quantitative. We need to diversify our supply

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keting 3.0, digital Pr, blogger, influencer e social media strategist; di Giancarlo Dall’Ara, presidente di Alberghi Diffusi; di Cosimo Curto, fondatore e direttore di Arfotour; di Anna Paola Paiano, esperta di transmedia storytelling, co-fondatrice della fanpage Le Ragazze del # insieme a Lara Valente, user experience evangelist; di Fabio Viola, game designer e presidente dell’associazione culturale TuoMuseo; di Giuseppe Savino, fondatore dell’hub rurale Vazapp e Mangia Prega e Ama; di Carlo Morelli, responsabile regionale della Federazione italiana Surf; di Salvatore Menale, hospitality marketing specialist, speaker e formatore di web marketing turistico.

but, overall, to overcome definitely the conception that it is worth visiting Apulia just in the summertime. To achieve this objective, it is necessary a long-sighted political organization and the operators’ will to qualify their skills in order to provide adequate service. In a word, synergy. Even for this reason, the Business Tourism Management is celebrating its third edition, in the rooms of Castello di Carlo V, in Lecce, from February 16 th to 18th. Tour operators, buyers, airline and shipping companies will work together to facilitate the matching of supply and demand through the B2B approach. Moreover, thanks to the presence of qualified speakers, there will be the free-of-charge possibility to improve skills and to learn about new development opportunities. One hundred and twenty exhibitors will attend the event. Among other things, the BTM will include a T TRADE between airline and shipping companies, tour operators and travel agencies; an online storytelling; many different wine-and-food itineraries.



ECONOMIA

marketing

SÌ, VIAGGIARE. MA IL TOUR È

“ENOGASTRONOMICO” L’ESPLORAZIONE VISIVA, OLFATTIVA, TATTILE, UDITIVA E GUSTATIVA IL LEITMOTIV DI NUOVI PERCORSI


di maria paola pinto/foto pierpaolo schiavone

Esiste un nuovo turismo non più di nicchia che coinvolge un numero sempre crescente di viaggiatori, un turismo multisensoriale, potremmo definirlo, animato da una ricerca che fa dell’esplorazione visiva, olfattiva, tattile, uditiva e gustativa il suo leitmotiv: parliamo di turismo enogastronomico, un viaggio alla scoperta di nuovi territori sì, ma visceralmente legato alle culture, tradizioni, al folklore sulla scia di odori, sapori e gusti che, come delle reminiscenze, ci fanno aprire gli occhi, e il cuore, su un tipo di esperienza del tutto nuova, facendoci compiere, eccezionalmente, il viaggio più straordinario, quello nella nostra testa. Cosa cerca il turista enogastronomico? Emozioni, prima di tutto. Il tema del viaggio e della vacanza diviene un’esperienza che lega il piacere della conoscenza di nuovi luoghi a quello della scoperta della loro cultura enogastronomica – quando per cultura s’intendono non solo le eccellenze culinarie ma soprattutto ciò che vi ruota intorno, ossia l’enorme patrimonio di prodotti tipici, ricette regionali, degustazioni, sino ad entrare nel vivo della realtà agroalimentare, che sia aziendale o familiare, attraverso vere e proprie incursioni nei processi lavorativi, produttivi e tecnologici, così come nelle cucine di casa, sì!, proprio nel focolare domestico, rimboccarsi le maniche, et

voilà... preparare da sé un piatto “forte”. I tour enogastronomici nascono da qui. Dall’esigenza di entrare e cogliere lo spirito del luogo da visitare divenendo vere e proprie forme di turismo tematiche, culturali, integrate e sostenibili dove la forza del prodotto – non solo “food” – deve rappresentare un’identità che proviene “dal basso”, che sia la filiera produttrice, la cantina, la masseria, il ristorante dietro l’angolo. Organizzare itinerari enogastronomici ad hoc vuol dire individuare più temi che motivino il turista, programmando di volta in volta percorsi selezionati riservati all’espressione di tratti enogastronomici peculiari, coinvolgendo tutti quei servizi e quelle infrastrutture volte a migliorare l’accoglienza e l’ospitalità dei visitatori.

Ed è così che il turismo diviene punto d’incontro tra territori e visitatori, laddove l’agora del gusto si popola delle storie dei produttori e dei prodotti antichi e nuovi, storie che diventano valori: quei valori che rendono unico e indimenticabile il soggiorno nelle località del viaggio. Questa nuova forma di turismo, sicuramente, è l’ispirazione alla base di BTM GUSTO, un contenitore d’eccezione, nell’ambito del Business Tourism Management, che si propone di presentare in una suggestiva cornice storica e culturale, quella del Castello di Carlo V, una sintesi di ciò che il Salento e la Puglia possono offrire ai propri visitatori: non una vetrina di prodotti, ma una serie di attività e iniziative che hanno un unico scopo, quello di emozionare.

YES, TRAVELLING. YET IT IS A “WINE-AND-FOOD” TOUR A new kind of tourism is involving an increasing number of travellers. We are talking about wine-and-food tourism, tightly tied to the territory, to its culture and traditions, and made of aromas and tastes. This is how tourism becomes a meeting point between territories and visitors. This new form of tourism is behind BTM GUSTO within the Business Tourism Management. In a charming cultural and historical setting, the initiative aims at presenting a synthesis of what Salento and Apulia can offer to their visitors: not a showcase but a series of activities and initiatives with an only objective, thrilling.

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ECONOMIA

marketing

BTM Gusto 2017, sezione Turismo Enogastronomico di BTM Puglia, si svolgerà nel Cortile del Castello Carlo V di Lecce, nei giorni 14-15-16 febbraio 2017, dalle 9.00 alle 18.00

ATTIVITÀ PREVISTE Percorso sensoriale enogastronomico, Corner del gusto Tour a tema, Laboratori interattivi, Showcooking BTM Gusto ospita produttori, artisti, custodi del gusto e farà vivere, in tre giorni, ad esperti del settore, una serie di attività speciali per vendere il “prodotto” maggiormente richiesto: l’enogastronomia come strumento per un turismo emozionale d’eccellenza. Il progetto è rivolto a buyers del turismo enogastronomico e food buyers (distributori, buyers turismo, intermediari,

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blogger, giornalisti, compagnie aeree, operatori turistici, tour operator). Partner di BTM Gusto è Salento Travel - Tourism Experience, mini guide alla scoperta dei più invitanti tour enogastronomici del territorio. Info: gusto@btmpuglia.it - 320 6879409 BTM Gusto 2017, in the Courtyard of Castello Carlo V in Lecce, on 14-15-16 February 2017, from 9.00 a.m. to 6.00 p.m. BTM Gusto hosts producers, artists, repositories of taste. For three days, experts in the field will experience a series of special activities to sell the most required “products”: food and wines as a tool for an excellent emotional tourism. Wine-and-food buyers (distributors, tourism buyers, brokers, bloggers, journalists, airline companies, tour operators and people working in the tourist sector in general) are the target of this project.



CAROFALO

agenti Di assicurazioni

DARIO E SILVIA CAROFALO

L’agenzia che parla al territorio Sponsorizzazioni importanti, riconoscimenti nazionali ed uno sguardo sempre puntato sulle novità: l’Agenzia Carofalo di Reale Mutua Assicurazioni, a Lecce, è eccellenza assoluta


REALE MUTUA ASSICURAZIONI AGENZIA “LECCE” DI CAROFALO SILVIA E DARIO SRL via Niccolò Foscarini 2, Lecce tel. +39 0832 244113/0832 244840 - fax +39 0832 244663/0832 244664 - carofalo@carofalo.com - www.carofalo.com

Quando si lavora puntando sulla professionalità e sulla qualità dei servizi, a trarne beneficio sono in primis i clienti, ma anche la stessa azienda raccoglie i frutti di un lavoro svolto con passione e dedizione. Lo sanno bene i fratelli Silvia e Dario Carofalo, agenti di Reale Mutua Assicurazione, una tra le eccellenze del territorio, come testimonia la tripla AAA conseguita per quattro anni di seguito dall’agenzia. E stiamo parlando di un riconoscimento ufficiale, nazionale,

che sancisce la massima affidabilità dimostrata dalla compagnia assicurativa che, a Lecce, opera con immutata competenza da oltre 30 anni. A gettare le basi di questa realtà unica nel suo genere è stato il capofamiglia, Salvatore, fondatore dell’agenzia leccese. Le sue competenze e le sua passione sono state trasmesse ai figli che, con innegabile competenza e professionalità hanno saputo co niugare i valori della tradizione con la progettazione di soluzioni all’avan-

guardia nel tessuto assicurativo locale. Per esempio, l’agenzia Carofalo è vicina al turismo, alle strutture ricettive, alla ristorazione e a tutto ciò che è espressione del territorio salentino. È, infatti, specializzata nelle coperture assicurative di case vacanze, B&B, villaggi turistici, agriturismi ed hotel di catene internazionali. La polizza assicurativa “Soggiorno Reale” continua ad essere sottoscritta da numerosi clienti-soci, consapevoli di quanto sia importante tutelare il proprio lavoro in un settore così importante 16 17


CAROFALO

agenti Di assicurazioni

soprattutto in provincia di Lecce. Una soluzione adatta a tutti i tipi di strutture, modulabile nell’offerta e quindi ideale sia per quelle grandi che per quelle a conduzione familiare. In questo modo, la qualità dell’accoglienza acquisisce un valore aggiunto, ed il soggiorno procederà senza brutte sorprese tanto per i proprietari quanto per gli ospiti. L’Agenzia Carofalo si distingue anche per la sua prossimità al territorio. È realmente vicina ai clienti-soci, sempre con uno sguardo puntato sulle novità. Per dirne una, ha partecipato alle edizioni del BTM Puglia (il Busuiness Tourism Management) per contribuire

ad esportare ciò che di bello il Salento ha sia come bellezze naturali che come realtà imprenditoriali nell’ambito dell’accoglienza, della ristorazione e via dicendo. È stata l’occasione per illustrare, appunto, le risposte assicurative legate alle strutture ricettive che rispondono alle esigenze ma anche alle incombenze di legge che i titolari devono rispettare. Tutelare il patrimonio aziendale è fondamentale, come anche lavorare in serenità nella consapevolezza che eventuali problematiche con la clientela o con i dipendenti vengono delegate e gestite dall’assicuratore. L’agenzia Carofalo è presente su tutto

CAROFALO, THE INSURANCE AGENCY TALKING TO THE TERRITORY When you work betting on quality services, customers are the first to take advantage of this attitude, but they are not alone, as the agency takes advantage of it, too. Silvia and Dario Carofalo are perfectly aware of it, as attested by the Triple AAA received by the agency for the fourth year in a row. The founder of the company is the head of the family, Salvatore Carofalo. He handed down his skills and passions to his children who have been able to plan innovative solutions. The insurance policy “Soggiorno Reale” (literally, “Royal Stay”), for example, is suitable for every kind of facility, as it can be amended according to the customers’ specific needs. The Carofalo Agency tie with the territory is also demonstrated

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il territorio della provincia di Lecce e si avvale di una rete i collaboratori professionisti che visitano le strutture, illustrano i prodotti assicurativi e sviluppano senza impegno un preventivo. E tanto vale anche per i privati per i quali è nata la polizza denominata “Casamia”: incendio, furti, infortuni, responsabilità civile non sono che alcuni dei settori di intervento. La casa è sinonimo di famiglia, intimità, protezione. È il luogo dove ognuno di noi si sente al sicuro, avvolto dal suo mondo familiare. Ma anche la propria casa può nascondere qualche imprevisto. «Casamia – spiegano Dario e Silvia Carofalo –è lo strumento migliore per proteggere la famiglia. Ovviamente anche in questo caso si sottoscrivono polizze fatte su misura per ogni cliente-socio, a dimostrazione del fatto che per noi non sono numeri ma persone ed è per questo che il nostro è un approccio diverso, basato sulla conoscenza e la stima». Un altro segnale inequivocabile della loro vicinanza al territorio è dimostrato dalla partecipazione nell’U.S. Lecce. Il gruppo “Silvia, Dario e Salvatore Carofalo”, Agenti Generali della Reale Mutua Assicurazione, già azionisti del sodalizio giallorosso nel gruppo che fa capo al Dott. Corrado Liguori, hanno di recente incrementato la propria partecipazione del 2,5 %, confermando di essere Top Sponsor della squadra anche per la stagione sportiva 2016/17. Un’occasione importante anche per gli abbonati, ai quali verrà riservato un trattamento particolare, con uno sconto speciale dedicato solo a loro.

by the agency presence at every edition of BTM Puglia, showing its will to contribute to export Salento’s nature beauties and entrepreneurial realities. A wide network of professionals spread throughout the whole province of Lecce will make an unbinding estimate for you. “Casamia” (literally, “My home”) is another kind of insurance policy. Even in this case, it can be amended accorded to the customers’ needs. “This is the proof that our tack is different, as it based on mutual knowledge and respect,” explain Dario and Silvia Carofalo. Another unequivocal signal of their proximity to the territory is also attested by the agency participation in the U.S. Lecce (“Lecce’s sports union”), as the agency continues being the local team top sponsor. An important occasion even for season ticket subscribers who will get a special and exclusive discount.




SPECIALE REVIEW

un anno Di emozioni

Il nostro sguardo per una scoperta infinita L’unicità della Puglia e del Salento in particolare è quella di essere un’esperienza totalizzante per il visitatore attento per il quale viaggiare dal nord al sud della regione significa non tanto vedere i luoghi consacrati dalle copertine e dai servizi televisivi, ma attraversare un modo di essere fatto di scorci, di sguardi, di umori, di odori e di sapori. La Puglia, insomma, è territorio privilegiato per quel turismo che da qualche tempo a questa parte si definisce esperienziale, quello cioè che non si ferma alla superficie in modalità usa e getta, ma che vuole sentirsi parte di una storia, prendendosi il tempo necessario. Nelle pagine che seguono non troverete un solo scatto “scontato”: non ci sono ad esempio spiagge né monumenti barocchi. Ci sono invece tratti fortemente identitari, con richiami ai mestieri e alle tradizioni, e luoghi che il grande pubblico non conosce, nemmeno quello residente a queste latitudini. Ci è sembrato il modo più fedele allo spirito di Salento Review, quello del racconto proteso alla scoperta, mai didascalica e nemmeno dall’esito prestabilito, per racchiudere dodici mesi di impegno. Questa rivista vive del contributo appassionato di tutti i suoi collaboratori, da quelli di lungo corso a coloro che si sono avvicinati più di recente. The uniqueness of Apulia – and of Salento in particular – is that of being a completely absorbing experience for the careful visitor for whom travelling from the north to the south of the region means not so much seeing places consecrated by covers and TV reports, but cutting across a way of being made of glimpses, views, moods, smells and tastes. Briefly, Apulia is a privileged territory for that kind of tourism recently defined as “experiential”, which does not judge by the surface in a disposable mode but wants to feel part of a story, taking the necessary time. In the following pages you will find not even a single “foregone” snapshot: for example, there are no beaches or Baroque monuments. Instead, there are strong identity traits, with references to trades and traditions, and places that the general public does not know, not even that living in these latitudes. It seemed to us the most faithful way to enclose a twelve-month commitment according to the spirit of Salento Review, that of the story leaned toward the discovery, never didactic nor with an exected outcome. This magazine lives on the passionate contribution of all its contributors, from the long-standing to those who have approached most recently.

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SPECIALE REVIEW

gaLLipoLi

Dicembre 2015 | Anno III n. 5

ANTICHI MESTIERI Un viaggio a ritroso alla scoperta della tradizione, della creativitĂ e della maestria degli artigiani salentini.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

otranto

Dicembre 2015 | Anno III n. 5

MASSERIA CEPPANO La masseria risale al XV secolo e si trova nella valle di Badisco a Otranto: è stata scelta come location per il film “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

Brindisi

Marzo 2016 | Anno IV n. 1

LUNGO IL CAMMINO DEI TEMPLARI Luoghi e simboli nascosti dal tempietto di San Giovanni al Sepolcro fino alla chiesa di Santa Maria di Casale dove furono processati nel XIV secolo.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

taranto

Marzo 2016 | Anno IV n. 1

I RITI DELLA SETTIMANA SANTA A Taranto Perdoni, Misteri e incappucciati per la piĂš suggestiva delle tradizioni i cui riti attirano nella cittadina ionica non solo fedeli, ma migliaia di visitatori.


/foto fabrizio pastore

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SPECIALE REVIEW

novoLi

Marzo 2016 | Anno IV n. 1

LA FÒCARA Il rinnovato rito dell’accensione della Fòcara – una pira di fascine alta 25 metri – al cui cospetto si sono esibiti artisti del calibro di Senese, Subsonica, Ruggero e Marlene Kunz.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

giuggianeLLo

Giugno 2016 | Anno IV n. 2

LA CUTURA Il giardino botanico del Salento nato dall’amore per le piante di Salvatore Cezzi e rientrato a pieno titolo tra i parchi più belli d’Italia.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

otranto - santa maria Di Leuca

Giugno 2016 | Anno IV n. 2

IL SENTIERO DELLE CIPOLLIANE A ridosso della litoranea Otranto - Santa Maria di Lueca un percorso di straordinaria bellezza dove mare e terra si fondono.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

preLiBatezze

Giugno 2016 | Anno IV n. 2

LA MISTICA DEL RICCIO E IL CRUDO DI MARE Da inizio primavera fino a fine aprile, c'è in Puglia un imperdibile appuntamento gastronomico: quello con i ricci di mare. I frutti di mare, invece, lo sono tutto l’anno.


/foto pierpaolo schiavone

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SPECIALE REVIEW

DaLLa campania aLLa pugLia

Settembre 2016 | Anno IV n. 3

LA CICLOVIA DELL'AQP La ciclova dell’acquedotto pugliese è un percorso cicloturistico che intercetta tutte le condotte storiche dell’acquedotto da Caposele (AV) a Villa Castelli (BR).


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SPECIALE REVIEW

La canapa in cucina

Giugno 2016 | Anno IV n. 2

GIORGIO TROVATO Da Siena al Salento col suo genio innovativo. Giorgio Trovato è chef conosciuto a livello internazionale, che a sud-est propone un menù alternativo alla canapa.


/foto massimo centonze

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FOCARA DI NOVOLI

I giorni del fuoco che accendono la pace Spettacoli, incontri, dibattiti e celebrazioni religiose. La Focara di Novoli si riaccende con ospiti importanti e momenti di riflessione. Arte, cultura e devozione parlano un linguaggio universale

PH: PIERPAOLO SCHIAVONE

eventi


PH: ANNAMARIA LA MASTRA

FONDAZIONE FOCARA c/o Comune di Novoli, Piazza Aldo Moro, 73051 Novoli (LE) tel. +39 0832 711371 - fax +39 0832 712005 - www.focara.it

Vorremmo poter dire, senza sembrare banali, che la Focara di Novoli, edizione 2017, sarà un’edizione scoppiettante, ma le fiamme che ravviveranno l’inverno salentino dal 16 al 18 gennaio, di banale non hanno nulla, anzi! Quello che accadrà nei “giorni del fuoco” più attesi dell’anno, sarà qualcosa di magico e unico, come del resto succede da anni, ormai, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate. Personaggi illustri del mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura parteciperanno all’evento che, di anno in anno, raccoglie sempre più consensi, forte di un’organizzazione capillare, pianificata in ogni piccolo dettaglio, in grado di creare un legame perfetto fra festeggiamenti religiosi e civili. Un plauso, per questo, va all’omonima Fondazione, presieduta dal sindaco di Novoli, Gianmaria Greco, all’amministrazione comunale, alla Regione Puglia ed ovviamente al Comitato Festa e a tutti i volontari che ci mettono

cuore e anima per dare vita ad una manifestazione dal respiro internazionale. Anche quest’anno le sezioni Focara Festival, sapientemente diretta dall’infaticabile Loris Romano, e Focara Arte, sotto la direzione di Giacomo Zaza, si preannunciano ricche non solo dal punto di vista artistico ma anche umano. Novoli, per l’occasione, si trasformerà in un palcoscenico incandescente (e scusate

ancora l’accostamento al fuoco, ma quando si parla della Focara è inevitabile) sul quale già a partire dall’11 dicembre, di alterneranno artisti innamorati di questa terra e delle sue tradizioni: Vinicio Capossela (atteso e gradito ritorno, il suo, dopo un’indimenticabile performance all’ombra del falò datata 2008), Eugenio Bennato e Giovanni Lindo Ferretti. A scaldare la platea ci penserà il corpo

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FOCARA DI NOVOLI

eventi

di ballo della Notte della Taranta che si esibirà sulle note ritmate di “Fuecu”, canzone scritta da Daniele Durante e già proposta in chiusura del Concertone Finale, a Melpignano. E poi ancora: 2 Many DJ’S, Bienoise, Chase & Status, Acid Arab, Cairo Liberation Front, Richard Dorfmeister, C’Mon Tigre + Danijel Zezelj, e Jolly Mare. Intorno alla pira più grande del bacino del Mediterraneo si incrociano culture diverse, emozioni, desideri, vita e bellezza. Quest’anno il manifesto ufficiale è stato realizzato dal francese Daniel Buren, maestro del colore e Leone d’Oro per una installazione alla Biennale di Venezia. Importante anche il cartellone culturale legato alla Festa, con la presentazione, da parte di Nicola Lagioia, premio Strega 2015 e neo direttore del Salone del Libro di Torino, di alcuni libri in cui viene rac-

contato “il fuoco”. I “dialoghi sul fuoco” saranno affidati al giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco e al giornalista Paolo Del Debbio. Il cartellone è ricco di nomi illustri anche del mondo del cinema e del teatro: Elio Germano, per esempio, e Theo Teardo impegnati nella performance “Viaggio al termine della notte”, e Massimo Zamboni con lo spettacolo “Anime galleggianti”. Parlerà di fuoco e cibo Marino Niola, tra i massimi esperti di antropologia, in una sorta di dibattito incontro-teatrale che coinvolgerà Donpasta e il conduttore televisivo Edoardo Camurri. La Focara resta una delle feste popolari più antiche del Mediterraneo, in grado di acquisire, di volta in volta, quei caratteri innovativi che ben si sposano con i tratti del passato. Concerti, spettacoli, tavole rotonde e con-

THE DAYS OF FIRE LIGHT UP PEACE SHOWS, MEETINGS, DEBATES AND RELIGIOUS CELEBRATIONS. NOVOLI’S FOCARA STIRS AGAIN WITH IMPORTANT GUESTS AND MOMENTS OF REFLECTION. ART, CULTURE AND DEDICATION HAVE A UNIVERSAL LANGUAGE From 16th to 18th January 2017, Novoli will be the home to illustrious celebrities coming from the show business and from the world of art and culture. Even this year, Novoli’s Focara - the traditional Novoli’s pyre – will be a unique event, the perfect combination between civil and religious celebrations. Its two sections, Focara Festival and Focara Art, promise to be rich from both an artistic and a human point of view. For the occasion, Novoli will turn into a fiery stage with artists fallen in love with its territory and traditions: Vinicio Capossela, Eugenio

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IL SINDACO DI NOVOLI GIANMARIA GRECO

vegni hanno in comune un unico obiettivo: trasmettere un messaggio di fratellanza, di unione e di pace. La pira, progettata da Renato De Luca, sarà realizzata come da tradizione, da tralci di vite secchi, raccolti in fascine e sapientemente accatastati. È così che prende vita quello che può essere definito un capolavoro di ingegneria contadina. «Sono attività culturali e artistiche molto importanti – commenta il sindaco di Novoli, Gianmaria Greco – tuttavia non dobbiamo dimenticare che alla base delle celebrazioni c’è sempre l’aspetto spirituale e devozionale legato alla festa in onore di Sant’Antonio Abate che rappresenta per tutti i novolesi un elemento identitario che ogni anno richiama migliaia di fedeli e pellegrini». «Musica di prim’ordine e non omologata quella proposta dal Fòcara Fsetival, ma – dichiara il direttore artistico, Loris Romano – sempre legata al territorio. Al pubblico proponiamo nuove sonorità anche per ampliare il campo d’ascolto e familiarizzare con elementi di innovazione senza mai trascurare il messaggio di pace che lanciamo ogni anno da questo palcoscenico privilegiato».

Bennato and Giovanni Lindo Ferretti, among the others. Different cultures and emotions meet around the largest pyre in the Mediterranean area where this celebration remains one of the most ancient, combining innovative and past features. Concerts, shows, round tables and conferences have in common a unique objective: handing down a message of brotherhood, union and peace. As usual, the pyre will be realized by gathering dry vine shoots. «They are very important cultural and artistic activities, – says Novoli’s Mayor, Gianmaria Greco. – However, we should never forget the spiritual and devotional aspect on the basis of the celebrations. St. Anthony feast represents an identity element for all the inhabitants and it attracts thousands of faithful and pilgrims each year».



VESTAS HOTELS

strutture ricettive

L’ospitalità fra tradizione e innovazione Risorgimento Resort, Hotel President, Eos Hotel: eventi, accoglienza e formazione nelle tre strutture targate Vestas Non solo alberghi dove pernottare o vivere momenti di relax. Gli hotel leccesi della catena Vestas Hotels & Resorts offrono moto di più, cambiando d’abito all’occorrenza, rivolgendosi tanto ai turisti quanto ai salentini pronti ad afferrare al volo occasioni e proposte interessanti per arricchire le loro giornate. Le tre strutture legate all’importante ho-

spitality management company leader, Risorgimento Resort, Hotel President ed Eos Hotel, abbracciano una clientela variegata e, nelle loro specificità, propongono una serie di iniziative per accontentare anche l’ospite più esigente. Del resto, qualità, efficienza ed eleganza sono le caratteristiche che meglio tratteggiano il profilo di questi tre alberghi.

Torna anche quest’anno l’appuntamento con il “Brunch della domenica” che da ottobre, sino a primavera, terrà compagnia a quanti vorranno cedere alle lusinghe gastronomiche proposte dallo Chef Executive del Ristorante Myosotis dell’Hotel President, Cosimo Simmini. Gusto e tradizione a braccetto per dare un tocco saporito alle domeniche invernali. Il brunch nasce dal felice connubio tra la gastronomia tipica salentina – ma anche pugliese - e la tradizione americana. Un appuntamento che si rinnova, con successo, da ben quattro anni. Le specialità comprendono antipasti di verdure, pesce, carne e formaggi, una selezione di primi piatti, in base ai prodotti di stagione, carni succulente ed una raffinata scelta di frutta e dessert. Il tutto accompagnato dai migliori vini locali e nazionali. Il maitre Giovanni Maschio suggerirà gli abbinamenti giusti. Inoltre, vale la pena ricordare che per i


VESTAS HOTELS & RESORTS info@vestashotels.it - www.vestashotels.it Risorgimento Resort - Via Augusto Imperatore 19, Lecce - tel. +39 0832 246311 - www.risorgimentoresort.it Hotel President - Via Salandra 6, Lecce - tel. +39 0832 456111 - www.hotelpresident.it Eos Hotel - Via Alfieri 11, Lecce - tel. +39 0832 230030 - www.eoshotel.it

più piccini c’è un’apposita area con animazione e baby-sitting. Per questi eventi non potrebbe esserci location migliore. Il Ristorante Myosotis oltre ad essere un punto di riferimento per la gastronomia salentina, con i suoi menu stagionali ed una carta dei vini ben fornita, offre la possibilità di organizzare banchetti ed eventi di un certo rilievo grazie al salone delle feste in grado di accogliere fino a 450 persone. Altro appuntamento da non perdere è quello con i corsi di qualificazione per sommelier organizzati nelle sale dell’Hotel President da esperti della Fondazione Italiana Sommelier (FIS) la cui sede ufficiale è presso un’altra struttura Vestas, il Risorgimento Resort. Una scelta, questa, per nulla casuale dal momento che Risorgimento Resort e FIS rappresentano due eccellenze del territorio e la reciproca collaborazione punta al raggiungimento di obiettivi comuni sia di carattere culturale

che di crescita. La terza struttura che fa parte della grande famiglia Vestas Hotels & Resorts è l’Eos Hotel che, con il suo inconfondibile design giovane e fresco, realizzato con materiali speciali per seguire un progetto eco-sostenibile, è anche location ideale per aperitivi.

Qui, come nelle altre strutture, si possono organizzare eventi per tutte le fasce di età. Lo staff proporrà la soluzione migliore per location, allestimento, performance e atmosfera. E non finisce qui. In cantiere ci sono altre iniziative in occasione del decennale della fondazione del brand Vestas Hotels & Resorts.

VESTAS HOTELS & RESORTS, HOSPITALITY BETWEEN TRADITION AND INNOVATION RISORGIMENTO RESORT, HOTEL PRESIDENT, EOS HOTEL: EVENTS, HOSPITALITY AND TRAINING IN THE THREE ACCOMMODATION FACILITIES BY VESTAS HOTEL & RESORTS Not only hotels to spend the night or to live relaxing moments. These three hotels offer much more than this, addressing their supply to both tourists and Salento’s people. These three accommodation facilities are intended for a wide range of customers. Quality, efficiency and elegance are their main features. On Sundays from October to the next spring, the Hotel President Executive Chef, Cosimo Simmini, is pleasing your palate with a “Sunday brunch”, by offering you a wide choice of genuine and seasonal products. The brunch is the result of a happy marriage between typical Salento cuisine and American tradition. The best local and national wines, suggested by maître Giovanni Maschio, will accompany your dishes. The Hotel President Myosotis Restaurant will give you the chance to organise banquets and events, as its hall can hold up to 450 people. Hotel President is also home to FIS, the Italian Foundation of Sommeliers, although the foundation official seat is Risorgimento Resort. Finally, Eos Hotel has an unmistakable young design and it is environmentally sustainable.

“BRUNCH DELLA DOMENICA”: Info e prenotazioni: tel. +39 0832 456111; info@hotelpresidentlecce.it

FIS - FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER Informazioni e iscrizioni: Giuseppe Cupertino - Presidente Fondazione Italiana Sommelier Puglia tel. +39 339 8384455; presidente@fondazionesommelierpuglia.it Rosario Calcagnile – Presidente Fondazione Italiana Sommelier Lecce tel. +39 328 7021607; r.calcagnile@fondazionesommelierpuglia.it

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STORIE

iL pittore misterioso

UN AUTORITRATTO DELL’ARTISTA. FONTE: WWW.ARTUK.ORG; A DESTRA “LA TRANSVERBÉRATION DE SAINTE THÈRÈSE D’AVILA”, TOULOUSE. FONTE: WWW.WIKIPEDIA.ORG


di fabio a. grasso/

Antonio Verrio tra Italia, Francia e Inghilterra L’avventuroso matrimonio del giovane artista leccese attraverso due interessanti documenti d’epoca 48 49


STORIE

iL pittore misterioso

A DESTRA, ALTARE SANTO STEFANO, LECCE, CHIESA SANTA IRENE; IN ALTO, PARTICOLARI

Antonio Verrio è un nome che risuona non poco nella sale del palazzo reale di Windsor così come in alcuni edifici di Tolosa (e non solo) in Francia. Sugli inizi della sua attività artistica poco o nulla è noto. Sappiamo molto invece dei suoi ultimi anni e dell’anno della sua morte, il 1707. Non si conosce, invece, con esattezza né l’anno né il luogo della sua nascita (1636, 1639 o 1634?, Napoli o Lecce?), quasi nulla dei suoi primi anni di vita; ipotizzata ma non ancora dimostrata la sua presenza a Roma. In un documento recentemente ritrovato in Francia egli si dichiarerebbe nato a Napoli. Non è noto al momento se sia 50 51

stata fatta una ricerca nell’archivio della chiesa napoletana indicata, san Giovanni Maggiore. Certo è invece che la ricerca condotta da più studiosi sugli atti di battesimo relativi agli anni Trenta del Seicento (epoca presunta della nascita) custoditi presso l’archivio storico diocesano di Lecce sembra non avere trovato notizie a supporto di un’altra ipotesi: quella di Lecce come città natale dell’artista. Andrebbe detto, però, e non sembra sia stato segnalato dagli stessi storici, che nell’archivio appena citato manca il volume dei battezzati relativo al 1634, motivo per cui non si può escludere, in questa fase della ricerca e

fino a che non verrà eseguita la verifica scaturita dal documento francese, che la nascita del pittore possa essere avvenuta anche a Lecce e proprio in quell’anno. Date queste premesse è chiaro come diventino particolarmente interessanti due testimonianze presenti in un fascicolo (ACALe, Fondo Matrimoni e Stati Liberi, Busta 20, fasc. 2271, a. 1681) che non appaiono segnalate negli studi più approfonditi dedicati a questo artista. Il 28 novembre 1681 il clerico Celso Trezza di cinquantatré anni, a Lecce da trentadue, afferma sotto giuramento: «[…] dicho io conoscei per molti anni Antonio Verrio / perche costui fu cle-


Situato all’interno della villa di famiglia alle porte di Lecce KOLOR è un B&b moderno e curato. Le stanze finemente arredate ognuna differente dall’altra per colori e materiali, sono dotate di ogni comfort. Intorno al b&b un giardino con alberi da frutto, sdraio, divanetti e una rinfrescante piscina semiolimpionica. La colazione è preparata in casa e servita con cura ogni mattina. Servizi | Wifi free | aria condizionata | TV | bagno privato | piscina | pulizie | bici gratuite. Located inside the owner’s villa at the entrance of Lecce KOLOR is a B & b modern and nice. The design rooms, each different from the other for colors and materials, are equipped with every comfort. Around the b & b a garden with fruit trees, deck chairs, sofas and a refreshing semi-Olympic pool. Homemade breakfast is served with passion every morning. Services | Wifi free | air conditioning | TV | private bathroom | swimming pool | daily cleaning | free use bike.

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STORIE

iL pittore misterioso

rico e diverse volte quando io / ero caporale in questa Curte à tempo di / Monsignor Pappacoda venne carcerato in queste carceri», e poi poco oltre continua «Sono molti anni che manca da Lecce si / disse che andò in Roma, e che poi fusse / passato avanti […] lo conobbi molti anni per clerico e doppo si casò / con una giovane di chi non so il nome / (ma) // era sorella di Pompeo, e di Giovanni Giacomo Tornese / di Lecce». «In quale luogo fu celebrato il matrimonio?» chiede l’interrogante. Celso Trezza risponde: «Questo lo carcerammo una notte dentro / la casa di detta sorella de Tornesi, che habitava / verso la strada dell’Arco di Prato e lo / condussimo carcerato in queste carceri vescovali ma perche poi / disse che la volea per moglie il matrimonio / tra di loro mi ricordo che si celebro sopra / lo corrituro di questo Palazzo dove venne la detta / giovane, e si fè per ordine di detto Monsignor Vescovo». Lo stesso giorno presta la sua dichiarazione anche un altro testimone il cinquantottenne leccese Carlo Guarino. Alla domanda se conoscesse A. Verrio risponde: «Io ho conosciuto Antonio Verrio figlio del Pittore / che si chiamava Giovanni (a) perché eramo / paesani, e con occasione di esso era clerico ed io / son stato molto tempo cursore di questa Curte / alcune volte lo carcerammo in queste carceri. / […] Sono molti anni che partì da Lecce / dicono, che andò in Roma, e poi fusse / passato in Francia. / [...] questo Antonio si casò con una / giovane di chi non mi ricordo il / nome, ma era sorella di Pompeo, e // e di Giovanni Giacomo Tornese di questa città. / […] detto Antonio allora era clerico che havea da / quindici anni e più, et hebbimo l’avviso, / che stava in casa di detta Tornese, io con / clerico Celso Trezza allhora capurale di questa / Curte, et altri nostri compagni li diedimo l’assalto / in casa di detta giovane che habitava in una / casa verso l’Arco di Prato, e lo trovammo in / detta casa, e là lo carcerammo, e lo portammo / carcerato in queste carceri vescovali, e stando carcerato per ultimo / disse, che la volea per moglie e de facto il /

PARTICOLARE DELL’ALTARE SANTO STEFANO, LECCE, CHIESA SANTA IRENE

matrimonio tra lui, e detta giovine si celebrò / sopra il currituro di questo Palazzo avanti alle / dette carceri, e questo è quanto passa […]». Altra questione lasciata aperta, a giudicare da quanto affermato dalla storiografia, è quella legata al padre, Giovanni. Questi, segnalato durante la stesura di un atto notarile (AS Lecce, Protocolli notarili, Brunetta D. M., not. in Lecce, atto del 5 ottobre 1630, cc. 238v - 243) in qualità di testimone, è identificato senza titoli professionali come: “Joannes de Verrio de Neapoli Litij commorans” ovvero è napoletano e vivente a Lecce.

Il rogito è utile anche perché attesta che egli era nel capoluogo salentino (non è noto se con la sua famiglia o meno) già nel 1630. Giovanni è presente, ancora e sempre senza titolo professionale, in altri documenti fra cui un rogito (ASLecce, Protocolli notarili, Caroppo G., not. in Lecce, atto del 4 novembre 1651, cc. 134 - 136v) riguardante il figlio Giuseppe e la moglie di quest’ultimo, Lucrezia Bibba. Ammesso che sia vero quanto dichiarato dai documenti, Giovanni oltre ad essere avvocato e giureconsulto (documento francese) fu anche pittore (testimonianza di Carlo


Guarino) così come lo era l’altro figlio Giuseppe come già noto. Antonio Verrio, in sintesi, proveniva da una famiglia di pittori, andò a Roma ed ebbe una adolescenza turbolenta se è vero che fu più volte carcerato. Un probabile suo autoritratto, non distante dall’epoca dei fatti narrati in questi

PROBABILE AUTORITRATTO DI ANTONIO VERRIO DA GIOVANE, PARTICOLARE DELL’OPERA A DESTRA

documenti, potrebbe essere il giovane vestito di rosso in un dipinto presso la chiesa leccese del Gesù. Della sua vicenda d’artista una cosa colpisce in particolare: l’allora vescovo di Lecce (1639 - 1670), padre nobile del Barocco leccese, monsignor Luigi Pappacoda (Pisciotta, 1595 Lecce, 1670) probabilmente non comprese

l’alto valore artistico di questo giovane, almeno non tanto da trattenerlo presso di sé con commissioni. Forse fu a causa del suo passato turbolento che A. Verrio andò via da Lecce, non lo sappiamo con esattezza, certo è invece che così egli fece la fortuna sua oltre che quella di molti amanti dell’arte.

“BENIAMINO ACCUSATO DEL FURTO DELLA COPPA D’ARGENTO”, LECCE, CHIESA DEL GESÙ

L’ALLORA VESCOVO DI LECCE, MONSIGNOR LUIGI PAPPACODA, PROBABILMENTE NON COMPRESE L’ALTO VALORE ARTISTICO DI QUESTO GIOVANE ANTONIO VERRIO THROUGH ITALY, FRANCE AND ENGLAND THE ADVENTUROUS MARRIAGE OF THE YOUNG ARTIST FROM LECCE THROUGH TWO INTERESTING HISTORICAL DOCUMENTS Antonio Verrio’s name echoes throughout the halls of Windsor royal palace as well as in some buildings in Toulouse, France, and not only. We know very little or nothing about his childhood. He was probably born between 1634 and 1639, maybe in Naples, but we cannot exclude he was born in Lecce. On the contrary, we know much more about the last years of his life and the year of his death, in 1707. On November 28th, 1681, a clergyman, Celso Trezza, testified under oath that he had known another clergyman, Antonio Verrio. Verrio had been absent for many years from Lecce. It seems that he had been to Rome and, later, to France. Returned to Lecce, he had married a young woman from Lecce. He had been arrested several times and had been sent to bishop’s prisons. One of these times, questioned about his intentions, he had maintained he wanted to marry the young girl.

Another question still left unanswered concerns the identity of Verrio’s father, Giovanni. In a notarial act, he was identified as a man coming from Naples and having lived in Lecce since 1630, but without mentioning his job. According to other documents, Giovanni was not only a lawyer and a Juris consult but also a painter. Even Giuseppe, Antonio Verrio’s brother, was a renowned painter. Briefly, Antonio Verrio came from a family of painters; he went to Rome and had a turbulent adolescence – if it is true that he was imprisoned several times. A probable self-portrait of the artist could be the young man wearing red clothes in a painting at Lecce’s Chiesa del Gesù (“Church of Jesus”). What impresses more of his artistic life is that probably Monsignor Luigi Pappacoda (Pisciotta, 1595 – Lecce, 1670) did not understand the high artistic value of this young painter, at last not to keep him by commissioning him other works. Maybe A. Verrio decided to leave Lecce because of his turbulent past – we do not know this for sure. What is certain is that leaving made his fortune as well as that of many art lovers.

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ART&CO

cuLtura

“DREAMS ON PAPER”

QUANDO LA CARTA DIVENTA LA BASE DI UN CAPOLAVORO

FINO AL 22 DICEMBRE ART&CO GALLERIE OSPITA LE OPERE SU CARTA DEI PIÙ GRANDI MAESTRI DEL ’900. E PER IL NUOVO ANNO CI SONO IN SERBO NOVITÀ INTERESSANTI Per sognare, a volte, basta davvero poco: un foglio di carta, delle linee tratteggiate da mani collegate a cuori sensibili e la magia è servita. Come per la mostra d’arte contemporanea “Derams on Paper” allestita, fino al prossimo 22 dicembre, nelle sale di Art&Co Gallerie, in Via Salvatore Nahi, a Lecce. Le opere su carta dei più grandi maestri del 900, Dalì, Mirò, Fontana, Fioroni, Messina, Marra, Capogrossi, Schifano, Nespolo, Rotella saranno esposte in questo meraviglioso scrigno dedicato alla bellezza e alle emozioni. Un altro colpo messo a segno dall’infaticabile Tiziano Giurin che, ancora una volta, ha

voluto fare un dono ai leccesi, rendendo fruibile una ricchezza altrimenti irraggiungibile. «Dreams on paper – commenta il presidente di Art&Co – è una mostra che mi sta molto a cuore. Non solo per i grandi protagonisti che ne fanno parte, ma anche per ciò che rappresenta nel suo essere più profondo». Tutto parte dalla carta. Bozzetti, idee, concetti, prima di essere tradotti in opere d’arte realizzate nelle tecniche più svariate, hanno una loro connotazione embrionale che è proprio la carta. Forse la traslazione più intima dell’ispirazione dell’artista. «Attraverso la carta – spiega ancora Giurin – gli

artisti sono riusciti a realizzare capolavori immortali, ed è sufficiente osservare queste opere per partecipare ad un viaggio meraviglioso nello spazio, nel tempo e soprattutto nelle emozioni». L’iniziativa, unica nel suo genere nel Sud Italia, prende le mosse dalla mostra internazionale organizzata a Lugano lo scorso settembre, denominata “WopArt” (da “work on paper”), vernissage dedicato alle opere su carta, materiale per così dire “povero” che, per quanto fragile e maneggevole, conserva un fascino impossibile da spiegare a parole. Per lasciarsi attraversare


Art&Co Via Salvatore Nahi 27/29, Lecce tel. +39 800 912752 - www.artcogallerie.it

da queste meraviglie, bisogna viverle con lo sguardo prima e con il cuore poi. Un incantesimo alla portata dei leccesi, dei salentini tutti e dei numerosi turisti che, varcando la soglia di Art&Co Gallerie, potranno vivere una dimensione nuova del loro essere, illuminati dalla bellezza indescrivibile di queste opere. «Con quest’allestimento – sottolinea il padrone di casa – non facciamo altro che

dare continuità al progetto che sin dall’inizio accompagna la nostra avventura leccese, quello, cioè, di rendere l’arte fruibile a tutti, in nome di quel concetto di prossimità che è la sostanza del nostro lavoro». E ora sarà anche più semplice creare e rafforzare questo connubio fra cittadini e universo delle belle arti in genere. Tra le novità legate al nuovo anno, ce n’è una molto importante: grazie ad un accordo con l’amministrazione comunale di Lecce, Art&Co Gallerie gestirà una delle sale del Must, il museo cittadino. In realtà la collaborazione parte proprio da dicembre e per l’occasione Giurin ha in serbo un’apertura di quelle che lasciano il segno: una mostra dedicata alla Pop Art italiana con oltre 20 pezzi unici a firma dei più grandi maestri che hanno dato lustro alla corrente artistica popolare e che parla un linguaggio universale, accessibile a tutti. E a seguire

“DREAMS ON PAPER” WHEN PAPER BECOMES THE BASE FOR A MASTERPIECE Sometimes you need very little to dream: a sheet of paper and few lines hatched by hands linked to sensitive hearts and the magic is served. Until December 22, the Art&Co Galleries - set in Lecce at the address Via Salvatore Nahi - will be the home to the contemporary art exhibition, “Dreams on Paper”. The works on papers realized by the greatest artists of the twentieth century, including Dalì and Mirò, will be exhibited. «Dreams on paper, – says the Art&Co president, Tiziano Giurin – is an exhibition that I have at heart». Everything starts from paper, before being translated into works of art realized in the most various techniques. «These artists have realized immortal masterpieces by using paper.

tanti altri progetti di un certo spessore. In primavera, sarà organizzata una mostra dedicata a Pablo Picasso e a Joan Mirò e, a seguire, una personale dedicata a Giosetta Fioroni, testimone del movimento artistico degli anni ’60 meglio noto come “Scuola di Piazza del Popolo”. «Nulla di ufficiale, ancora. Ci stiamo lavorando – conclude Giurin – lei è innamorata del Salento e portare qui i suoi lavori, ma soprattutto lei, unica artista ancora in vita di quegli anni straordinari, sarebbe davvero un prezioso omaggio per il territorio». La presenza di Art&Co nel Must aprirà sicuramente una stagione interessante a Lecce. Il prezioso contributo di Tiziano Giurin offrirà spunti suggestivi e stimolanti per creare quel movimento di idee, di personaggi e di cultura tali da rendere ancora più appetibile, dal punto di vista turistico, questa città e, di conseguenza, anche la provincia. Sarà come una vera e propria vetrina internazionale che collegherà il “tacco d’Italia” al resto dello Stivale. L’arte, ancora una volta, come collante fra generazioni, popoli e culture in un contesto urbano fortemente intriso di storia.

Looking at their works is enough to join in a marvellous journey through space, time and – above all – emotions». «With this exhibition, we intend to build upon our project: making art usable for everyone». Among the novelties of the forthcoming year, Art&Co Galleries will manage one of the rooms of the Must, the city museum. The collaboration will start in December when Giurin will inaugurate an exhibition on Italian Pop Art showing 20 unique pieces. In spring, another exhibition will focus on works by Pablo Picasso and Joan Mirò. This event will probably be followed by a one-woman exhibition of Giosetta Fioroni’s works. The presence of Art&Co at Must will mark the beginning of an interesting season in Lecce thanks to Tiziano Giurin’s invaluable contribution and to his evocative and inspiring ideas.

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ACAYA GOLF RESORT

strutture ricettive

Un mondo fantastico alle porte di Lecce Pacchetti e offerte per il periodo natalizio all’Acaya Golf & Spa Resort. Rigenerarsi è il regalo più bello da fare e da ricevere. Natale. È il momento più magico dell’anno, con il suo carico di gioia, attese e sorprese. Ma è anche quello più frenetico, durante il quale la corsa agli acquisti diventa una sorta di sport di massa ed il traffico mette a dura prova la pazienza degli automobilisti e dei pedoni più tranquilli. Le giornate si colorano di frenesia, bella quanto volete perché a ridosso delle festività, ma pur sempre impegnative. Niente panico. Le Feste possono avere anche una sfumatura diversa, fatta di coccole, relax e piacere. Basta allontanarsi

pochi chilometri da Lecce per trovare un’oasi di benessere in cui staccare la spina e vivere una dimensione completamente diversa. Acaya Golf & Spa Resort, della catena JSH Hotels Collections, offre una serie di trattamenti in una location perfetta per rigenerare corpo e spirito. 1200mq di puro piacere: una volta varcata la soglia di questo paradiso, il tempo si ferma e tutto inizia a girare solo intorno a voi. Personale altamente qualificato vi accompagnerà in questo viaggio dove i sensi hanno la precedenza. Ci sono:

vasca idromassaggio cromoterapica e panoramica, sauna, calidarium, frigidarium, tiepidarium, doccia emozionale, area relax e tanto altro ancora. Cosa volere di più? Anche il paesaggio fa la sua parte. Immersa in uliveto millenario, a due passi dall’oasi naturale delle Cesine, la struttura è meta ideale anche per feste e veglioni di fine anno. Il 31, a mezzanotte, accogliere il nuovo anno nel salone delle feste, ha tutto un altro sapore. Il resort è anche apprezzato per gli sfiziosi piatti realizzati presso il ristorante Gian Giacomo che


DOUBLETREE by HILTON ACAYA GOLF RESORT Strada Comunale di Acaya Km 2, Acaya (LE) - tel. +39 0832 861385 - fax +39 0832 861384 info.acaya@hilton.com - www.acayagolfresortlecce.doubletreebyhilton.com - www.acayagolfresort.com - www.acayagolfresort.it

propone un’alternanza di sapori tipici locali e piatti dal respiro internazionale, mentre il ristorantino della Masseria San Pietro propone una cucina semplice ma di qualità. Parlando di Masseria San Pietro, non possiamo non parlare dello splendido campo da golf che la circonda, con le sue 18 buche, e del servizio attento e premuroso che, in queste sale, ricrea l’atmosfera calda e accogliete di una dimora privata, ideale per trascorrere il Natale. Per rendere ancora più speciali le festività, JSH Hotels Collection consiglia di abbinare un soggiorno presso l’Acaya Golf & Spa Resort ad alcune proposte create dal local expert dell’hotel, un esperto professionista capace di trasmettere la vera essenza del territorio con visite guidate alla fattoria didattica. E mentre i bimbi si divertono in fattoria, mamma e papà potranno ammirare il barocco leccese o concedersi una passeggiata a cavallo, attraverso l’oasi naturale delle Cesine, tra vecchi tratturi, masserie, e pagghiare per poi sostare per una degustazione di prodotti locali.

VACANZE DI NATALE A LECCE ALL’ACAYA GOLF & SPA RESORT Per soggiorni dal 26 dicembre al 7 gennaio 2016, prezzi a partire da 100 € a persona al giorno per un minimo di 3 notti in camera King Guest Room doppia, con trattamento pernottamento e prima colazione, Cenone di Capodanno incluso per la notte del 31 dicembre. Il pacchetto include: ricca colazione a buffet, ricco cenone di Capodanno obbligatorio per soggiorni che includano la notte del 31 dicembre 2016 (bevande escluse) con musica dal vivo e divertimento tutta la notte, 10% di sconto su massaggi e trattamenti, ingresso giornaliero alla spa, animazione per bambini durante tutto il periodo delle festività natalizie, WiFi, parcheggio FATTORIA DIDATTICA 20 € a bambino per 2 ore di visita. Minimo 5 massimo 10 partecipanti. Età minima 6 anni. ESCURSIONE A CAVALLO CON SCELTA TRA 5 PERCORSI 35 € a persona, per un’ora di passeggiata. Massimo 6 partecipanti VISITA GUIDATA HALFDAY DI LECCE CAPITALE DEL BAROCCO LECCESE 35 € a persona (45 € a persona per visita notturna con aperitivo incluso). Minimo 4 partecipanti.

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COMUNE DI LIZZANELLO

territorio

“Alle radici di un genio” L’abbraccio di Lizzanello ad uno dei suoi figli più illustri, Ennio De Giorgi, ricordato con affetto da allievi e concittadini a 20 anni dalla sua morte

Illustre matematico, insigne filosofo ma soprattutto un grande uomo. Non è facile descrivere Ennio De Giorgi usando vocaboli terreni. Quello che ha fatto per la comunità scientifica e per il mondo accademico resteranno scolpiti a vita nella memoria di tutti noi. Umile e geniale, originale e indipendente, strenuo difensore dei diritti umani, come dimostra la sua militanza in organismi internazionali come, per esempio, Amnesty International, De Giorgi ha lasciato alle nuove generazioni un’eredità unica, di inestimabile valore. A lui, all’uomo, al matematico, al filosofo, al genio, l’amministrazione comunale di

Lizzanello ha dedicato un momento celebrativo fortemente voluto dal sindaco, Fulvio Pedone, convinto dell’importanza di recuperare il passato, anche attraverso commemorazioni come questa, per creare un vincolo indissolubile fra vecchie e nuove generazioni. «Ennio de Giorgi – spiega il primo cittadino di Lizzanello – ha lasciato dei ricordi indelebili a livello locale e, ovviamente, anche internazionale ed è innegabile il legame molto forte che esiste ancora con la nostra comunità. Era doveroso creare un momento come questo, soprattutto in occasione del ventennale della sua morte. Si tratta di un evento rappresentativo a

cui, fra gli altri, ha preso parte il preside della facoltà di Matematica dell’Università del Salento, Eduardo Pascali». Commoventi le testimonianze di tutti gli allievi del grande matematico che, in un pomeriggio di novembre, si sono ritrovati nel Centro Polifunzionale “Ennio de Giorgi”, a Lizzanello, per quella che in molti hanno definito la festa del ricordo. E proprio uno dei suoi ex studenti, il Prof. Livio Clemente Piccinini, anche lui illustre matematico, lo ha ricordato in un libro presentato in occasione dell’incontro-tributo denominato “Alle radici di un genio”. Talento e mistero. Mente matematica e


COMUNE DI LIZZANELLO Via Palmieri 2, Lizzanello (LE) tel. +39 0832 629256 - www.comune.lizzanello.le.it

IL SINDACO FULVIO PEDONE

BUSTO DI COSIMO DE GIORGI; A DESTRA L’ELABORAZIONE GRAFICA CHE HA CARATTERIZZATO LA COMUNICAZIONE DELL’EVENTO, CURATA DA GIANLUCA CARETTA

cuore cattolico. La fama mondiale che lo ha travolto da giovane non hai mai intaccato il suo stile di vita, austero e semplice sino alla fine dei suoi giorni, nonostante le numerose onorificenze ricevute durante la sua lunga carriera. Considerato un punto di riferimento nel panorama matematico mondiale, Ennio De Giorgi ha viaggiato molto, partecipando a convegni, seminari e incontri con scienziati del suo tempo. Cittadino del mondo, con casa a Pisa, non ha mai sciolto il legame con la sua Lizzanello e con la sua Lecce. E proprio l’Università del Salento gli conferì, nel 1992 la laurea “honoris causa” in Filosofia. «Una figura di uno spessore incredibile – sottolinea ancora il sindaco Pedone – ed una vita che continua ad affascinare anche le nuove generazioni. Non potevano non ricordare questo grande personaggio

salentino che, anche vent’anni dopo la sua morte, continua a dare lustro al nostro territorio. La sua fede, peraltro fortissima, non è mai stata ostentata, eppure c’è chi ha proposto un processo di beatificazione per questo personaggio dall’animo limpido, profondo e dall’indiscutibile ricchezza interiore».

“AT THE ROOTS OF A GENIUS” LIZZANELLO EMBRACES ONE OF ITS MOST DISTINGUISHED SONS, ENNIO DE GIORGI, 20 YEARS AFTER HIS DEATH. An illustrious mathematician, an eminent philosopher and a valorous defender of human rights, De Giorgi has handed down a heritage of inestimable value to the new generations. The town city council – and its Mayor, Fulvio Pedone, in particular – has longed for a celebrative monument dedicated to him. «It is undeniable, – the Mayor explains – that it still exists a strong bond between our community and Ennio de Giorgi». One of his former students, Prof. Livio Clemente Piccinini, an illustrious mathematician himself, has mentioned De Giorgi in his book, presented during the event “At the roots of a genius”.

Lo sforzo dell’amministrazione comunale proseguirà anche in futuro seguendo questa direzione, impegnandosi per il recupero culturale del passato affinchè possa essere d’ispirazione ed esempio per le nuove generazioni. Tra gli obiettivi, inoltre, vi è quello di agevolare, anche e soprattutto economicamente, la fondazione “Ennio De Giorgi”, con sede a Lizzanello, per evitare la fuga di cervelli all’estero. «È uno degli obiettivi della mia squadra – conclude il sindaco – e, risorse permettendo, siamo certi di poter lavorare ancora in questo senso, forti anche di un background culturale unico nel suo genere. Abbiamo una ricchezza intellettuale che ci permette di guardare con fiducia al futuro e abbiamo delle tradizioni che ci consentono di ridisegnare un profilo identitario di questa comunità, riconoscibile ed apprezzabile da tutti». Al successo della serata hanno contribuito anche Paola Buttazzo, consigliera con delega alla Cultura e all’Istruzione, Lory Larva, consulente per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale di Lizzanello e Gianluca Caretta, artista grafico.

De Giorgi’s worldwide fame never undermined his severe and simple lifestyle. He travelled extensively, attending conferences and meetings with other scientists of his time. Even being a citizen of the world who lived in Pisa, he never dissolved the tie he had with his Lizzanello and his Lecce. And precisely the University of Salento awarded him an “honorary degree” in Philosophy in 1992. The cultural recovery of the past is one of the main objectives of Lizzanello’s town council in order to inspire new generations. There is also the will to raise funds for the “Ennio De Giorgi” Foundation in Pisa, to avoid the brain drain abroad. «Our cultural wealth allows us to look at the future confidently, – the Mayor ends. – Our traditions allow us to redraw the identity profile of this community».

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TERRITORIO

BrinDisi

I luoghi “privati” dei

Templari Sono la domus di via Marco Pacuvio e l’Ospitale di San Martino, oggi b&b


di francesca mandese/foto massimo centonze

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TERRITORIO

BrinDisi

«Fin dal primo momento ho sentito un forte senso di protezione nei confronti di questo edificio. Una volta terminati i lavori di consolidamento e manutenzione straordinaria, durante i quali ho volutamente lasciato a vista e valorizzato le testimonianze più importanti, ho pensato che fosse giusto che, in qualche modo, rimanesse bene comune della memoria storica della città, proprio come lo era stato per quasi un millennio. E quale miglior sistema se non aprirlo a ospiti e turisti?». Così, nel 2012, dopo un anno e mezzo di lavori, una parte dell’abitazione dell’architetta Mina Piazzo è stata adibita a bed & breakfast.

Il nome scelto, “I templari”, svela subito quali siano le testimonianze e le ricchezze custodite in quella casa al primo piano di un edificio realizzato nel secolo XI e coevo alla chiesa di San Benedetto, dove vivevano le suore nere. Si trova proprio in via San Benedetto, oggi nel centro storico della città di Brindisi, ma in epoca romana e medievale solo piccolo borgo periferico, sufficientemente lontano, e quindi al riparo, dal porto e dai suoi pericoli. Mina Piazzo ha ereditato la sua casa per via materna, ma le tracce si perdono nella metà del XIX secolo, quando sicuramente sono stati realizzati gli ampliamenti ottocenteschi

che hanno ignorato e quasi inglobato la struttura medievale già esistente. Come, quando e perché sia avvenuto il passaggio dal clero ai privati rimangono elementi ancora sconosciuti. «So per certo – dice – che i vari passaggi sono avvenuti per via femminile perché, un tempo, ai maschi si lasciavano in eredità i terreni da coltivare, alle femmine le case». Nonostante il richiamo nel nome sia evocativo ed esplicito, il ruolo svolto dai cavalieri Templari nell’antico Ospitale di San Martino è ancora tutto da decifrare. Non a caso, qualche settimana fa, una delegazione della Società di storia patria, sezione di Brindisi, composta da esperti medievalisti, ha visitato l’edificio facendo molte scoperte interessanti. A cominciare dalla datazione, anticipata di almeno un secolo rispetto a quanto la stessa proprietaria credesse. La bifora che si trova nel soggiorno, fatta con carparo e pietra di Carovigno in chiaro stile romanico, è l’esatta riproduzione delle bifore del campanile della chiesa di San Benedetto, che sorge a circa cento metri. Il terzo elemento che richiama la forma di una trifora è un canale di raccolta delle acque convogliate in una piccola fontanella. È arrivata anche la conferma che quello fosse l’Ospitale di San Martino (o dei tedeschi), dove alloggiavano pellegrini e cavalieri Templari in attesa di imbarcarsi per la Terra santa e dove, nel 1227, furono sepolti centinaia


di fedeli uccisi da un’epidemia. «Di tifo, o forse di malaria – spiega Giacomo Carito, storico brindisino che ha guidato la visita della delegazione di medievalisti –. Fu in quell’anno che la crociata di Federico II di Svevia dovette essere annullata proprio a causa della pandemia. Nell’edificio sono state trovate le ossa di quei pellegrini decimati alla vigilia della partenza». Altre

tracce nella casa rimandano al passaggio dei Templari. Dalle pigne in bassorilievo sul marcapiano della facciata originale, visibile da Corte Passante, alla colomba con il dorso a forma di graal incisa su una delle colonne interne. Se lì alloggiavano i pellegrini, i Templari c’erano di sicuro, ma i medievalisti brindisini hanno bisogno di altro tempo per studiare l’edificio

e comprendere esattamente a cosa fosse adibito e da chi fosse gestito. Di sicuro, il già Ospitale di San Martino è uno dei soli due edifici privati della città di Brindisi che racchiuda testimonianze dei cavalieri crociati. «Al momento è così – dice ancora Carito –, perché abbiamo la certezza che poco distante, in via Marco Pacuvio, vi fosse la domus dei Templari e il centro operativo

I DUE EDIFICI COMPLETANO LE TESTIMONIANZE DELLA PRESENZA A BRINDISI DEI CAVALIERI CROCIATI dell’ordine. L’edificio è di proprietà privata e le evidenze della presenza dei cavalieri crociati sono macroscopiche. Del resto, la documentazione sui Templari e sui loro beni è andata distrutta dopo lo scioglimento dell’ordine e noi possiamo lavorare solo sui pochi elementi rimasti. Brindisi era l’unico punto di transito verso la Terra Santa e il business dei pellegrini era troppo ghiotto. I cavalieri non se lo lasciarono sfuggire». Tutti gli altri edifici, dall’attuale Casa del Turista (unico costruito direttamente dai Templari) alla chiesa di Santa Maria del Casale, per finire al Tempietto di San Giovanni al Sepolcro, sono luoghi pubblici. 62 63


TERRITORIO

BrinDisi

Tornando all’ex Ospitale di San Martino, i particolari emersi durante i lavori sono davvero tanti. Fra questi, la croce formata da quattro bracci di uguale misura intersecati ad angolo retto, come la croce greca, scoperta in pianta da Mina Piazzo all’altezza degli archi. Era leggermente sottoposta rispetto al resto della pavimentazione, come a formare un solco e una divisione degli ambienti. «Un luogo davvero troppo speciale per non condividerlo – spiega la proprietaria –. Per questo ho voluto consentire a chiunque di alloggiare in un edificio con mille anni di storia alle spalle. Alcuni dei miei ospiti, quelli che mostrano più interesse e curiosità, li invito nella parte privata della casa per mostrare loro queste meraviglie. Un docente israeliano di Gerusalemme, invece, ha prenotato appositamente quando ha visto il nome del mio b&b». Un’altra particolarità di questo originale turismo “esperienziale”, come

lo definisce Piazzo, è la ricca biblioteca nelle stanze del b&b dove la proprietaria conserva parte dei suoi libri, alcuni anche pregiati, di arte, urbanistica e altro. «Molti ospiti l’apprezzano – dice – e qualcuno di loro, andando via, ha lasciato un proprio libro sugli scaffali. È diventata quasi un’abitudine, non richiesta e mai pubblicizzata». Un modo per far conoscere, ma anche per

THE TEMPLARS’ “PRIVATE” PLACES «I have always felt a strong sense of protection towards this building. During the consolidation works and its extraordinary repairs, I deliberately left the most important traces of the past visible and I enhanced them. I wanted them to remain in the historical memory of the city. Thus, I opened the building to guests and tourists». In 2012, a part of Mina Piazzo’s house became a bed & breakfast. Its name, “I templari” (literally meaning “The Templars”), discloses what kind of riches are kept in that eleventh-century house. Mina Piazzo has inherited his house by her mother’s family. The already-existing medieval building was absorbed into the nineteenth-century extensions. How, when and why the house passed from the clergy to individuals are still unknown elements. Several weeks ago, a deputation of medieval experts visited the building and made many interesting discoveries. They discovered, for example, that it was the Ospitale di San Martino (“San Martino’s Hospital”), where

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conoscere, dunque. «Quando ho aperto il b&b stavo leggendo “I barbari” di Baricco – conclude Mina Piazzo – e mi aveva colpito il concetto di una società che passa nella vita degli altri attraverso i social. Ecco, anche i miei ospiti, per la gran parte stranieri, e le loro esperienze sono passaggi veloci attraverso la mia vita durante i quali si condividono momenti e conoscenze».

pilgrims and Templars stayed, waiting for embarking for the Holy Land. San Martino’s Hospital is one of the only two private buildings in Brindisi keeping tracks of the crusaders. All the other buildings, from the current Casa del Turista (“Tourist’s House”) to Santa Maria del Casale’s Church and the small San Giovanni al Sepolcro’s Temple, are public places. There are many details emerged during the works at San Martino’s Hospital. Among these, a cross with four arms of equal lengths, as in a right angle, like a Greek cross, discovered by Mina Piazzo at the same height of the arches. «It is a place really too special not to share it – explains the owner -. For this reason, I wanted to allow anyone to stay in this century-old building. I invite some of my guests in the private part of the house to show them these wonders». Another distinctive feature of this original “experiential” tourism is the rich library. «Many guests appreciate it – she says – and some of them leave their own book on the shelves. It is almost a habit».



COMUNE DI POGGIARDO

territorio

FRANTOIO IPOGEO A MAGLIE

SAC delle Serre Salentine Concluso con successo il tour dei Laboratori di Animazione Territoriale. In primo piano le gestione integrata del territorio e la sua valorizzazione L’unione fa la forza. Non un semplice slogan, ma l’obiettivo che il SAC delle Serre Salentine persegue con tenacia creando, di volta in volta, situazioni tese a favorire lo sviluppo del territorio. Ultimo, in ordine di tempo, il tour dei Laboratori di Animazione Territoriale, organizzato dal Centro di Educazione Ambientale, che ha coinvolto tutti i 16 comuni che fanno parte del Sistema Ambientale

Culturale e che da ottobre a dicembre ha permesso ad operatori turistici, amministratori, associazioni, imprenditori e semplici cittadini, di avviare confronti e dibattiti per discutere sulle potenzialità del Sistema e soprattutto per promuovere le iniziative più appropriate per un’offerta culturale e turistica all’altezza del territorio. Un progetto itinerante, dal profilo inter-comunale, suddiviso in 30 incontri. Le tappe,

ovviamente, hanno interessato i comuni che fanno parte del progetto: Botrugno, Cursi, Maglie, Miggiano, Minervino di Lecce, Montesano Salentino, Nociglia, Ruffano, San cassiano, Sanarica, Scorrano, Specchia, Spongano, Supersano, Surano e ovviamente Poggiardo, comune capofila dove, il 1º dicembre scorso, si è svolto l’incontro conclusivo. In primo piano, dunque, la valorizzazione di tutte le potenzialità culturali dei beni pubblici e privati. Un lavoro interessante – così lo hanno definito i protagonisti – che si è sviluppato attraverso la creazione di 16 laboratori suddivisi in aree tematiche: Laboratorio dell’Esperienza: Luogo pensato con lo scopo di condividere abilità e pensieri


COMUNE DI POGGIARDO Via Aldo Moro 1, Poggiardo (LE) tel. +39 0836 909811 - www.poggiardo.com

DOLMEN “LI SCUSA” A MINERVINO DI LECCE

I LABORATORI

innovativi e per approfondire i modelli vincenti, condividere il know-how e le diverse pratiche, sviluppare i mezzi per creare la propria personale esperienza. Laboratorio dell’Arte: L’arte e i suoi processi creativi sono l’occasione per la narrazione del territorio, dei suoi luoghi e delle sue peculiarità, e per sperimentare nuove e differenti forme di fruizione del nostro patrimonio. Laboratorio della Ruralità: Persone, saperi, usanze e abitudini, sono la chiave per accedere al mondo rurale. Una porSAC DELLE SERRE SALENTINE There is safety in numbers. It is not a simple slogan, but the objective of the SAC of Serre Salentine – where SAC is the Italian acronym for Environmental and Cultural System. The most recent bright idea is the tour of Territorial Animation Workshops, which involved tour operators, administrators, associations, entrepreneurs and common citizens from October to December. The municipalities that took part in the travelling project are Botrugno, Cursi, Maglie, Miggiano, Minervino di Lecce, Montesano Salentino, Nociglia, Ruffano,

ta culturale aperta ai visitatori, non più semplici spettatori, ma soggetti attivi e partecipi alla vita di un mondo arcaico, a cui tutti apparteniamo. Laboratorio della Terra: Un’occasione per un approccio integrato allo sviluppo delle risorse della terra, nelle sue molteplici manifestazioni, associando l’unicità dei prodotti agro-alimentari alla celebrazione della storia del territorio, del suo paesaggio e del suo patrimonio culturale. Al termine del tour, dopo aver raccolto proposte, idee e suggerimenti, sono state San Cassiano, Sanaria, Scorrano, Specchia, Spongano, Supersano, Surano and Poggiardo - the project-leading partner. An interesting work – as stakeholders have defined it – whose result is the creation of 16 workshops divided into thematic areas: • Workshop of Experience; • Workshop of Art; • Workshop of Rurality; • Workshop of the Earth. At the end of the tour, after collecting proposals, ideas and suggestions, the guidelines that the SAC will organize as from 2017 have been drawn.

tracciate le linee guida dei cosiddetti “itinerari di fruizione” che il SAC organizzerà a partire dal 2017. Parola d’ordine, come sempre, sarà “gestione integrata”, nel solco di quanto sta già facendo il SAC delle Serre Salentine, impegnato a coniugare, in un unico sistema, gli aspetti peculiari dell’area interessata, ovvero il cuore della provincia di Lecce, mettendo insieme beni ambientali e culturali, paesaggio agrario, tipicità artigianale e agroalimentare. Per Giuseppe Colafati, presidente del SAC, è stato un percorso entusiasmante. Oltre alle amministrazioni sono stati coinvolti altri soggetti: scuole, associazioni di volontariato, commercianti e imprenditori. «Fondamentale – dice – il supporto di tutti. Il territorio è un bene comune e da questi appuntamenti è emersa la volontà da parte di tutti di diventare protagonisti del cambiamento. Abbiamo messo in moto processi nuovi per la tutela e la rivalutazione dei beni che fanno parte delle Serre Salentine. Unendo tutte le energie e convidivendo questo percorso –conclude Colafati – possiamo noi per primi apprezzare le bellezze di casa nostra». 66 67


GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI

strutture ricettive

Grand Hotel Tiziano e dei Congressi, l’internazionale Punta di diamante della proposta ricettiva l’area congressuale all’avanguardia La posizione strategica, la versatilità della struttura, servizi e tecnologie all’avanguardia, professionalità dello staff specializzato ed esperienza pluridecennale nel settore ricettivo, fanno del Gran Hotel Tiziano e dei Congressi un riferimento consolidato per l’accoglienza di alta qualità nel Sud Italia. Sito all’ingresso della città, a ridosso delle mura del centro storico – direttamente collegato all’aeroporto di Brindisi grazie all’Air Terminal a 50 metri dell’albergo – e dotato di ampio parcheggio interno, l’hotel ha strutturato nel tempo una serie di servizi e funzionalità per permettere di godere piena-

mente dell’ospitalità sia che si tratti di soggiorni vacanza che di eventi business. Punta di diamante della proposta ricettiva è l’area congressuale. Il Centro Congressi, le Sale conferenze e Meeting – 14 sale dedicate di cui una “Master” con circa 1000 posti a sedere – rappresentano infatti la location ideale per fare di un incontro professionale un incontro di successo. Tutti gli spazi sono tecnicamente attrezzati per garantire una comunicazione multimediale avanzata, con possibilità di trasmettere in streaming e andare in videoconferenza correlando le diverse sale tra loro. «Quello della comunicazione è un servizio plus che

noi abbiamo affinato in più di venticinque anni di esperienza professionale – spiega Rodolfo Colucci, direttore dell’albergo - ed è per questo che abbiamo dotato la struttura di quei servizi di ultima generazione nel panorama informatico – come i il cablaggio in fibra ottica - per soddisfare qualunque esigenza tecnico logistica che ci viene manifestata dai nostri utenti; l’intera superficie è inoltre dotata WI-FI free». A completare l’offerta, il servizio Ricevimenti è specializzato per ogni tipo di evento, con proposte food & beverage personalizzate. Il Grand Hotel Tiziano e dei Congressi vanta una delle proposte


GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI Viale Porta d’Europa, Lecce tel. +39 0832 272111 - fax +39 0832 272841 - info@grandhoteltiziano.it - www.grandhoteltiziano.it

gastronomiche più rinomate nel Salento, il Ristorante “Michelangelo” che, insieme al “Bar Mediterraneo”, rappresentano il punto di incontro per una clientela di una clientela internazionale. Con un’ampia e luminosa sala, caratterizzata dalle volte a stella e affacciata sull’esclusivo “Giardino d’inverno” interamente realizzato in un moderno guscio di vetro, l’area è strategica per l’organizzazione di eventi ad hoc, dalle pause pranzo di lavoro e/o di piacere ai ricevimenti, ma anche party privati e cene/ evento di grande effetto. In cucina eccelle la preparazione delle più note ricette salentine, con un’attenzione speciale alle diverse esigenze alimentari, privilegiano

ingredienti rigorosamente stagionali e locali. Il Salone delle Feste, ricavato nei locali di una vecchia distilleria e con una capienza da 300 a 500 persone, è invece l’area volta ai grandi eventi e banchetti, come il Gran Cenone di Capodanno, appuntamento divenuto un vero e proprio must con centinaia di presenze l’anno. Suddivise tra Classic, Superior e Executive, le camere sono dotate di ogni comfort, spaziando tra i più eclettici stili d’arredo sino al più contemporaneo e ricercato design: dall’area congressuale alle camere, passando per il ristorante e infine il Centro Benessere Relaxaria City Spa con la sua superba piscina all’aperto

GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI, THE INTERNATIONAL HOTEL Its strategic position, the versatility of the accommodation facility, its state-of-the-art services and technologies, a professional staff and decades of experience in the accommodation sector make Gran Hotel Tiziano e dei Congressi a well-established and high-quality point of reference in the South of Italy. Set at the entrance of the town, near its historical centre, the hotel is directly connected to Brindisi’s airport thanks to the nearby Air Terminal. The flagship of the accommodation supply is the conference area. The

e annessa zona fitness con un parco tecno gym innovativo, il Gran Hotel Tiziano e dei Congressi si distingue per quell’allure cosmopolita ad alto impatto attrattivo. «Il mio obiettivo – rinforza Colucci – è stato senz’altro quello di convertire la struttura da albergo “chiuso” ad albergo “aperto”, conferendole un imprinting dinamico e versatile, affinché divenisse un contenitore dal carattere internazionale con un target quanto più differenziato possibile».

Congress Centre, the Conference and Meeting Rooms - 14 rooms, included a “Master” room with about 1000 seats – represent the ideal location for a successful business meeting, as they are equipped with the latest-generation devices. The Reception service is specialized for every kind of events, with tailored food & beverage proposals. The hotel also boasts a large and bright hall overlooking the exclusive “Winter garden” - suitable for a wide range of events, including business lunches and private parties - and a Party room. Finally yet importantly, the hotel has a Relaxaria City Spa Wellness Centre with a superb outdoor swimming pool.

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TERRITORIO

tugLie

LE GROTTE

“PASSATURI” DOVE LE PIETRE SONO VERA TESTIMONIANZA DEL PASSATO


di federica sabato/foto massimo centonze

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tugLie

SECONDO ALCUNI STUDIOSI LE GROTTE PASSATURI COSTITUIVANO LE DIMORE DELL’ANTICO POPOLO DEI TULLI Sono tra le grotte più nascoste del Salento o forse della Puglia, costruite in un paesaggio rurale millenario, eppure molto affascinanti, capaci di incantare il visitatore e riportarlo indietro nel tempo. Si trovano a Tuglie e collegano la parte bassa del paese con quell’altura che dal 1938 viene chiamata Montegrappa. Secondo le ricerche di alcuni storici, questo paese, distante appena una decina di chilometri da Gallipoli, è stato citato insieme ad altri da Plinio il Vecchio, scrittore latino vissuto nel I secolo d.C., quando raccontò il passaggio di San Pietro, proveniente da Antiochia e diretto a Roma, proprio in alcuni centri del Salento, tra cui appunto “Tullis” (termine arcaico con cui veniva chiamato Tuglie). Successivamente lo storico Cosimo De Giorgi, nel suo “Bozzetti di Viaggio”

(1897) riferisce che i tugliesi fino al XVII secolo vivevano come trogloditi nelle grotte scavate nel tufo e nell’argilla, simili a tane di lupi. Questo elemento sembra essere testimoniato dal ritrovamento di alcuni frammenti superficiali di ceramica post-medievale. Le ultime vestigia di queste antiche dimore esistono ancora sul prolungamento di via Montesano e su quello di via Pasubio, nei pressi degli edifici occupati dai bambini della scuola dell’infanzia e dagli alunni di quella primaria. Esse hanno il nome di grotte “Passaturi” o “case vecchie”. «Vedeste passar i Goti e i Normanni, Slavi, Longobardi e tristi Armeni avidi di razzìe, di lutti e danni con Ungari, Ostrogoti e Saraceni [...] passate dalle grotte dei Messapi, giungete fino ai ruderi latini, possesso di Casali e di Ducati, sempre in lotta i secondi con i primi!»

Recita così la poesia “Le strade di Tuglie” dello scrittore Fiore Gnoni, il primo a ricostruire e a farci conoscere, a partire dalle sue origini, la storia di questo piccolo paese ad una manciata di chilometri da Gallipoli. Secondo alcuni studiosi le grotte Passaturi costituivano le dimore dell’antico popolo dei Tulli. Intorno al 1270 il piccolo nucleo abitato, sorto spontaneamente a ridosso della collina, era denominato “Casale Tulli” ed apparteneva ad Almerico di Montedragone. Secondo un’altra ricostruzione storica, il più antico documento in cui compare questo insediamento risale al 1452. In esso, parlando della visita pastorale di un vescovo, si cita Tuglie come un piccolo feudo rustico, composto da un nucleo di case e di grotte. Il Palazzo Ducale, dimora dei duchi


Venturi, edificato con certezza nei primi anni del 1600, in quella che è poi diventata la centralissima piazza Garibaldi, ospita al suo interno il “Museo della Civiltà Contadina e delle tradizioni popolari del Salento”. Fondato nel 1982 e di proprietà della famiglia Bernardi, il museo occupa l’intera ala dei servizi dove si è voluto ricostruire, con oggetti di uso quotidiano ed attrezzi agricoli, il tipico ambiente di lavoro e di vita domestica dei nostri contadini e non solo. «Le grotte, di proprietà privata, si tro-

vano all’interno di quello che un tempo era il giardino del Palazzo Ducale». A raccontarci la loro storia è il giovane archeologo tugliese Stefano Calò nel suo libro “Paesaggio di pietra”, all’interno del quale scrive «le pietre sono vive, non sono corpi sterili privi di significato... raccontano storie, quelle degli uomini». L’insediamento rupestre è suddiviso in due parti: la prima è composta da due grotte, una delle quali ha avuto funzioni abitative; è costituita da due ambienti separati da un muro ed ha

sulle pareti interne tracce di intonaco. La caratteristica di questa grotta è costituita dalle pareti esterne realizzate in muratura a secco, dall’andamento curvilineo, realizzate probabilmente in una fase posteriore l’escavazione originaria. La seconda grotta invece è caratterizzata da evidenti segni di crollo. Forse non aveva avuto una funzione abitativa, ma era stata utilizzata come deposito per attrezzi. La seconda parte dell’insediamento, invece, è composta da tre aggrottamenti che riportano sulle pareti tracce di intonaco. Tra il primo e il secondo gruppo di grotte vi è un’ulteriore costruzione in muratura e intonacata che fa da dependance al Palazzo Ducale. Risale al XVIII-XIX secolo e ha una volta a botte con all’interno dei sedili in tufo continui che corrono per tutto il suo perimetro. L’intera costruzione è stata realizzata sfruttando una grotta dell’insediamento rupestre, della quale è rimasta solo una piccola porzione perfettamente intonacata, visibile dal lato destro del piccolo edificio. Dal suo ingresso, in direzione sud (verso la linea ferroviaria), si sviluppa un sentiero largo circa 2,70 metri delimitato su ambo i lati da muretti a secco, che un tempo arrivava direttamente nel giardino del Palazzo, ma che ora, ad un certo punto, poco prima dei binari, appare troncato. La funzione di questo particolare edificio 72 73


TERRITORIO

tugLie era quella di consentire al nobile duca Giuseppe Ferdinando Venturi (signore del feudo insediatosi nel 1745) di accogliere i suoi ospiti all’interno del suo giardino. In un terreno attiguo a questo descritto vi sono altri esempi di case-grotta sopravvissuti all’espansione urbanistica e altri elementi che testimoniano la presenza dell’insediamento rupestre, fino ad arrivare alla zona di Monteprino, a Montegrappa. A distanza di centinaia di anni, naturalmente non è più il duca Giuseppe Ferdi-

nando Venturi ad accogliere i suoi ospiti, ma la famiglia Bernardi che gestisce il “Museo della Civiltà Antica” ospitato proprio nel palazzo seicentesco e che per i visitatori o per le scolaresche realizza dei percorsi guidati. Data l’importanza del sito, Ferrovie Sud Est ha ripristinato la fermata proprio davanti al Palazzo Ducale, a servizio degli studenti e di quanti vogliano fare un tuffo nel passato visitando questi posti storici dove il tempo sembra essersi fermato per sempre.

DATA L’IMPORTANZA DEL SITO, FERROVIE SUD EST HA RIPRISTINATO LA FERMATA PROPRIO DAVANTI AL PALAZZO DUCALE “PASSATURI” CAVES WHERE STONES ARE THE REAL WITNESS OF THE PAST They are among the most hidden caves in Salento, built in a rural landscape thousands of years ago. Located in Tuglie, they link the lower part of the village to that hillside known by the name of Montegrappa. Even Pliny the Elder mentioned the villageduring the first century AD. In the nineteenth century a historian, Cosimo De Giorgitalked about Tuglie’s inhabitants. He reported the existence of people living liketroglodytes in caves dug into tufa and clay. The last vestiges of these ancient housesstill exist and they are known as “Passaturi” caves or “old houses.” The Ducal Palacewasbuilt in the early seventeenth century and ithas been home to the “Museum of Peasant Civilizationand of Popular Traditions in Salento” since 1982. The caves are situated in what was once the Ducal Palace garden. The rock settlement is divided into two parts: the first part consists of two caves while the second part consists of two rooms separated by a wall and has traces of plaster. The second

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cave shows clear signs of collapse. The second part of the settlement is made up of three groups of caves. There is another building between the first and the second group of caves, that is, the Ducal Palace annex. It dates back to the eighteenthnineteenth century and a barrel vault characterizes it. The whole building was built inside one of the rocky settlement caves. In the olden days, a path marked off with stone walls linked the entrance of this cave to the Palace garden. In the eighteenth century, this building allowed the Noble Duke, Giuseppe Ferdinando Venturi, to welcome his guests inside the garden. Other examples of houses-caves are situated from the nearby area until Montegrappa. Nowadays, the seventeenth-century palace is home to the“Museum of the Ancient Civilization”. Due to the importance of the site, the local railway company, Ferrovie Sud Est, hasreactivated an old railway stopjust next to the Ducal Palace, allowing students and other people visiting these historical places where time seems to stand still forever.



COMUNE DI VERNOLE

territorio

PALAZZO SEVERINO ROMANO A PISIGNANO

Tesori di pietra nei borghi del Salento Pisignano e Acquarica di Lecce: piccoli centri dal’immenso valore archeologico. Palazzi storici e siti messapici al centro dell’azione amministrativa Un territorio comunica anche attraverso i suoi tesori. Usa un linguaggio semplice, ma carico di significato, che affonda le radici nella passato del suo popolo. Un idioma accessibile a tutti. Basta saperne cogliere le sfumature anche tra le pietre. I borghi del Salento, nello specifico Pisignano e Acquarica di Lecce, entrambe frazioni di Vernole, sono come libri da sfogliare per conoscerne avvenimenti, abitudini, tradizioni. A breve, due importanti

palazzi baronali, e tutto il loro carico di storia saranno restituiti alla comunità. I lavori per il restauro di Palazzo “Conti Romano”, feudatari di Pisignano, stanno per essere ultimati e quanto prima questo scrigno sarà fruibile dal pubblico. Dal 600 ai giorni nostri grazie ad un lavoro di squadra in cui sono stati coinvolti tecnici, amministratori, sovrintendenza e maestranze che con dedizione hanno, giorno dopo giorno, restituito questa meraviglia al suo antico splendore. Un giardino segreto punteggiato da un

suggestivo colonnato è il cuore verde di quest’edificio che si articola in due piani, rispettando l’architettura di un tempo, conservando intatti fregi e ripartizione dei locali. Una magia da vivere con gli occhi prima e con il cuore poi. Una volta restaurato, diventerà un museo vero e proprio, un contenitore di storia, ideale anche per laboratori e percorsi educativi. «Il nostro obiettivo – affermano il sindaco di Vernole, Luca De Carlo e l’assessore alla Cultura Mauro De Carlo – è creare itinerari


COMUNE DI VERNOLE - SEGRETERIA GENERALE Piazza Vittorio Veneto 54, Vernole (LE) tel. +39 0832 899234 - fax +39 0832 892522 - segretario@comune.vernole.le.it - www.comunedivernole.it

PALAZZO SEVERINO ROMANO A PISIGNANO

in grado di inglobare storia, cultura, gastronomia e tutto ciò che il territorio può offrire in termini turistici. Abbiamo un patrimonio archeologico di inestimabile valore che, sapientemente sfruttato, può contribuire alla crescita di quest’angolo di Salento». Crescita che non può prescindere da un’altra chicca di questa zona: il Palazzo Baronale di Acquarica di Lecce, sino a un anno fa di proprietà privata e acquisito dal Comune attraverso un finanziamento comunitario, anch’esso in fase di restauro e che, una volta restituito alla comunità, sarà trasformato in centro di documentazione dell’architettura a secco del Salento. Capitolo a parte, infine, merita il sito archeologico denominato “Pozzo Seccato” che sorge alla periferia del borgo. Una vera e propria masseria messapica fortificata, costruita verso la fine del IV sec. a. C., completamente circondata da un muro realizzato con pietre a secco. All’interno dell’area è stata portata alla luce la pianta di un edificio residenziale

FATTORIA MESSAPICA DI POZZO SECCATO AD ACQUARIA DI LECCE

con ambienti che riconducono alla vita quotidiana di un tempo: cucina, dispensa, granaio, stalla, deposito e sala per riceve gli ospiti. La più antica fattoria fortificata mai rinvenuta in provincia di Lecce è il cuore di questo Ecomuseo dedicato ai

paesaggi di pietra. Sassi che conservano un’anima, capaci di esercitare un fascino senza tempo. «È uno dei nostri fiori all’occhiello – conclude il sindaco De Carlo – a riprova che il Salento non è solo mare».

PALAZZO BARONALE AD ACQUARICA DI LECCE

STONE TREASURES IN THE VILLAGES OF SALENTO PISIGNANO AND ACQUARICA DI LECCE: SMALL VILLAGES WITH A HUGE ARCHAEOLOGICAL VALUE. A territory communicates even by its treasures. It is a simple but meaningful language, whose roots trust down into the past of its people. Salento’s villages – Pisignano and Acquarica di Lecce, in particular – are like books to leaf through, to know events, habits and traditions. In the near future, the restoration of two important baronial palaces - “Conti Romano” Palace in Pisignano and the Baronial Palace in Acquarica di Lecce – will end and these two wonderful palaces will be open to the community. The town council objective is to create itineraries involving history, culture, food and everything a territory can offer from a touristic point of view. An archaeological heritage of inestimable value that can contribute to the growth of this corner in Salento. Finally, the archaeological site known as “Pozzo Seccato” deserves a separate chapter. It is a fortified Messapian farm built in the late IV century B.C. surrounded by a dry-stone wall, it is the most ancient farm ever found in the province of Lecce.

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STORIE

aLtre economie

Diritti a Sud

idee e pratiche per il cambiamento Nelle campagne flagellate dalla piaga del caporalato, l’impegno tenace di un’associazione che con i braccianti costruisce un modello sostenibile

DIRI TT I A SUD. L’A SSOCIA ZIONE DOCUMENTANO O OL TIC AR TO 16 ES LE FOTO DI QU OLTA DEL POMODORO NEL 20 LA RACC


di agnese cossa/foto alessandro bollino

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STORIE

aLtre economie

LA MASSERIA BONCURI IN UNO SCATTO DI AGNESE COSSA

Masseria Boncuri è un podere alle porte di Nardò, in provincia di Lecce, vicino a quei terreni agricoli che ogni estate ritornano agli onori delle cronache per lo sfruttamento lavorativo dal quale sono soggiogati i braccianti impiegati nella raccolta di pomodoro e angurie. Storie di ghetti e caporali che si ripetono stagionalmente. È la schiavitù del ventunesimo secolo. Accade nelle campagne neretine come in altre zone del nostro paese. Le vittime sono in gran parte migranti che lavorano dodici ore al giorno, per una paga misera, costretti a vivere nei ruderi abbandonati o in baracche costruite con materiale di scarto. Proprio da Masseria Boncuri, nel 2011, partì il famoso sciopero dei braccianti stranieri. Ad ottobre qui è stata affissa una targa per Mohammed Adbullah, sudanese, morto sul lavoro nel luglio 2015 e per tutte le altre vittime di questa piaga. Ad un quinquennio di distanza da quella coraggiosa mobilitazione poco sembra

essere cambiato. Eppure proprio qui a Boncuri incontriamo Rosa Vaglio, presidente dell’associazione Diritti a Sud che è legata alla masseria da un filo rosso. L’amministrazione comunale, con un affidamento diretto, ha conferito l’incarico di gestire la struttura, fino a fine febbraio 2017, per dare un tetto alle persone ancora presenti nel ghetto. Diritti a Sud è stata fondata nel novembre 2014 da un gruppo di cittadini già precedentemente attivi nel comitato Nocap per sensibiliz-

zare l’opinione pubblica sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento e per offrire risposte concrete alle esigenze dei migranti. Così, in soli due anni, ha realizzato progetti formativi come la scuola di italiano, percorsi di educazione non formale con l’associazione “Officine Cittadine”, iniziative di autorecupero edilizio insieme all’ associazione “MetriQuali” e attività di mediazione e assistenza. Ma non solo. Su sollecitazione dei “compagni di avventura” della rete barese Nezanet Solidaria, Rosa e gli altri ragazzi decidono di entrare a far parte di Sfruttazero, un progetto di autoproduzione di salsa di pomodoro, di tipo cooperativo e mutualistico avviato dall’associazione di Bari già nel 2014. Lo scopo? realizzare proprio qui a Nardò la salsa di pomodoro etica targata Diritti a Sud. «Noi in realtà abbiamo detto subito sì – racconta Rosa – pur non avendo terreni e non sapendo bene come fare. Abbiamo iniziato a incontrarci, a ragionare un po’ su tutta la filiera produttiva. Nell’estate del 2015 abbiamo deciso di provarci, lanciando


UN PRODOTTO SANO CHE NASCE CON L’OBIETTIVO PRINCIPALE DI MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA E LAVORO

insieme alle altre realtà aderenti a Sfruttazero un crowdfunding per raccogliere i fondi necessari per sostenere le spese iniziali e la retribuzione dei lavoratori. E così siamo partiti». Coltivando due appezzamenti di terreno di proprietà di alcuni associati vengono prodotte 2500 bottiglie, vendute in soli tre mesi. Il progetto ottiene subito un forte riscontro e i ragazzi decidono di continuare anche nel 2016, ma questa volta aumentando la produzione. «Ci siamo resi conto della necessità –

spiega la presidente – di studiare e approfondire alcuni aspetti. Abbiamo fatto un business plan, frequentato un corso in Rural Social Innovation allo IAM di Bari e trovato il modo di migliorare il nostro approccio al progetto. Effettivamente devo dire che questo ci ha permesso di organizzare bene il lavoro, di retribuire le persone con una paga media di dieci euro l’ora e di arrivare a produrre, coltivando mezzo ettaro di terreno, quasi 13mila bottiglie. Noi curiamo piantumazione e coltivazione, la trasformazione è affidata all’azienda

agricola Nuova Generazione di Martano mentre la distribuzione avviene attraverso i nostri canali di vendita». Un progetto che realizza concretamente la possibilità di provare a riflettere sulle contraddizioni di intere filiere agricole e costruire attorno a queste riflessioni un modello alternativo. Un concetto questo, che Rosa sottolinea bene: «Vendiamo le nostre bottiglie nei circuiti dell’equo solidale, nei mercatini, perché mettiamo in discussione proprio la grande distribuzione, essendo essa la prima responsabile dello sfruttamento dei lavoratori, in questo caso dei braccianti agricoli, ma penso anche ai facchini impiegati nella logistica. Esistono tante realtà come la nostra che stanno costruendo un nuovo mondo nell’ambito di quella che è l’economia solidale, quindi il lavorare insieme; nel nostro caso si tratta di lavorare la terra per produrre un prodotto non solo per profitto ma per redistribuire equamente ricchezza e contrastare fenomeni sociali che determinano il precariato, l’impoverimento delle persone e la forma 80 81


STORIE

aLtre economie

più alta e più indegna di sfruttamento, che è la riduzione in schiavitù. È questa l’ottica, non abbiamo deciso di metterci a fare la salsa perché ci piaceva. Lo stiamo facendo proprio per portare avanti delle idee che producano un cambiamento». Un prodotto sano che nasce con l’obiettivo principale di migliorare le condizioni di vita e lavoro delle persone che contribuiscono a crearlo. Questo è anche il motivo per il quale nell’etichetta vi troviamo i volti delle persone coinvolte nella raccolta. «C’è tutta una storia dietro le nostre bottiglie – conclude Rosa – e abbiamo deciso di rappresentarla anche attraver-

so le etichette. All’interno della nostra associazione vi sono italiani e stranieri, donne, ex braccianti che hanno deciso di rimanere con noi, costruire insieme il progetto e farne parte integrante. Questa è la cosa bella di questa storia, il fatto che ci siano delle relazioni umane, autentiche, reali, in cui non ci sono differenze, non c’è assistenzialismo, ma esiste un gruppo in cui tutti sono alla pari. Per noi la differenza è una ricchezza e una virtù».

La salsa Sfruttazero può essere acquista, in provincia di Lecce, presso i seguenti punti vendita: La Bottega Solidale “Koine” in via Duomo a Nardò, “Etiko” Bottega in via Salvatore Grande 4 a Lecce, al Mulino Maggio Via Cristoforo Colombo, 16 a Poggiardo. La salsa sarà anche disponibile nei temporary shop di Emergency, oppure contattando l’associazione via mail venditadirittiasud@gmail.com o sulla pagina facebook “Diritti a Sud”.

DIRITTI A SUD È STATA FONDATA NEL NOVEMBRE 2014 DA UN GRUPPO DI CITTADINI GIÀ ATTIVI NEL COMITATO NOCAP DIRITTI A SUD, IDEAS AND PRACTICES FOR A CHANGE IN THE LANDS LASHED BY THE SCOURGE OF THE ILLEGAL HIRING, THE STRONG COMMITMENT OF AN ASSOCIATION NEVER LEAVES DAY LABOURERS ALONE. Masseria Boncuri is a farm at the gates of Nardò, in the province of Lecce, near those plots of land that every summer hit the headlines because of the labour exploitation of farm workers employed in the tomato and watermelon harvest. In most cases, victims are migrants working twelve hours a day to earn a poor pay, and living in miserable conditions. Exactly from Masseria Boncuri, a famous strike started in 2011 involving foreign labourers. Here, a plate put up in October commemorates the death of Mohammed Adbullah, a Sudanese dead on the job in July 2015, and of all the other victims of this scourge. Five years later, little seems to have changed. We meet Rosa Vaglio in Masseria Boncuri. She is the president of the Association “Diritti a Sud” (literally meaning “Rights to the South”). The association was founded in November 2014 in order to increase

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awareness of caporalato – an illegal system of hiring day labourers through an intermediary – and of labour exploitation and to meet the migrants’ needs. The association has followed up many different initiatives. One of them is related to tomato sauce self-production. The project has immediately proven to be successful. Thus, people involved have decided to increase production, managing to get an average pay of ten euros per hour. A project that allows us to think about an alternative model. As Rosa highlights, «We question the large-scale retail trade, as it represents the main cause of labourers’ exploitation. We are not making tomato sauce because we liked it. We are doing it to redistribute wealth equitably and to fight job insecurity, impoverishment and enslavement. We are doing it to make a change». In the province of Lecce, you can buy “Sfruttazero” tomato sauce at: “La Bottega Solidale Koine” in Nardò, “Etiko Bottega” in Lecce, “Mulino Maggio” in Poggiardo. The sauce will also be available at Emergency’s temporary shops, by writing an e-mail at venditadirittiasud@gmail.com or on their Facebook page “Diritti a Sud”.


Quattro emozioni nel cuore di

Lecce

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IL VECCHIO MOLO

ristorazione

Dove la cucina è un’arte Intervista a Davide Rollo,“cuoco compositore” e chef master tra i più apprezzati nel Salento A San Foca, affacciato sul litorale adriatico, in Piazza del Popolo, spicca il Palazzo Rosso un tempo faro delle imbarcazioni che ne battevano le coste: è qui, incastonato tra le memorie storiche del luogo, che sorge il Vecchio Molo, oggi riferimento

di nicchia per chi nella proposta gastronomica ricerca più di un’emozione in quel viaggio alla scoperta di gusti, sapori e colori della cucina mediterranea. Se è pur vero che molteplici e peculiari sono gli elementi che richiamano l’attenzione una volta entrati in sala – speciale accoglienza,ambiente molto curato, panorama mozzafiato, servizio impeccabile – a fare la cifra di questo locale è Davide, il titolare, la cui storia racconta l’eccezionale percorso di un

giovane cuoco che nel giro di una decina d’anni è diventato uno degli chef master più apprezzati di tutto il Salento riuscendo, dopo una lunga gavetta, a coronare il sogno di entrare nell’Accademia di Gualtiero Marchesi. Quanto tempo è passato da quando a 17 anni iniziò a lavorare come lavapiatti nel ristorante di famiglia ad oggi che, appena trentenne, è il cuore pulsante del Vecchio Molo! Il tempo di dimostrare che volontà, impegno e determinazione possono fare davvero… magie. E come non chiamare magie quei piatti che Davide porta in tavola ogni giorno? Ogni pietanza è un piccolo capolavoro culinario, curato sin nei minimi dettagli e dove nulla è lasciato al caso, divenendo un cameo di ricercata prelibatezza. Se


IL VECCHIO MOLO Piazza del Popolo 4, San Foca (LE) tel. +39 348 2976572 - info@ilvecchiomolo.com - www.ilvecchiomolo.com

non l’avessimo visto con i nostri occhi, forse, non avremmo potuto credere come tanta bontà e bellezza siano orchestrate ad arte per offrire un risultato che è una gioia per la vista oltre che per il palato. Perché Davide, citando una definizione tanto cara al suo maestro, è un vero e proprio “cuoco compositore” che ha fatto della sperimentazione una sublimazione della creatività e dell’innovazione pur riuscendo a preservare autenticità e purezza di ogni singolo ingrediente utilizzato. La sua è una cucina rigorosamente espressa, ed è per per questo che la preparazione di ogni ricetta ha i suoi tempi da rispettare. Un’attesa premiata ogni volta che si assaporeranno tartare, antipasti, primi e secondi piatti squisitamente unici. Gli amanti del pesce, insomma, possono davvero leccarsi i baffi, perché il menù è un inno alla cucina marinara ma rivisitata con un tocco di…japan: una grande passione che Davide ama raccontare attraverso il suo lavoro sorprendendo anche i clienti più tradizionalisti. Selezionatissima an-

che la carta dei vini, che completano la proposta per un accostamento ottimale: oltre 200 tra nazionali ed esteri, tra cui una rosa di pregevoli alsaziani e bollicine. E per concludere in dolcezza, ecco l’angolo panificazione e pasticceria curato da Sonia, compagna di vita e di lavoro di Davide: pane e taralli fatti in casa e dessert che non si sottraggono all’estro creativo dello chef, perché se è vero che

IL VECCHIO MOLO, WHERE CUISINE IS AN ART INTERVIEW WITH DAVIDE ROLLO, A “COMPOSER CHEF” AND ONE OF THE MOST APPRECIATED MASTER CHEFS IN SALENTO Located in San Foca, overlooking the Adriatic coast and nestled among the historic memories of the place, Il Vecchio Molo is a niche point of reference as for the Mediterranean cuisine. There are many elements able to draw your attention inside the restaurant, but its distinctiveness is Davide, the owner. At the age of 17, he was simply a kitchen hand. After about ten years, he is one of the most appreciated master chefs in Salento. He has also attended a training course at Gualtiero Marchesi’s Academy.

la fortuna aiuta gli audaci si può ben dire che quel tocco artistico che Davide imprime ad ogni suo piatto ha fatto la differenza della sua offerta gastronomica portando Il Vecchio Molo non solo in vetta alle classifiche dei siti food più autorevoli ma, grazie anche a un passaparola vivace e verace, a farne location ideale percene romantiche a lume di candela, banchetti e ricevimenti 365 giorni l’anno.

Davide pays attention to the smallest details, thus each dish is a culinary masterpiece, a delight for the eyes and the palate. His cuisine is strictly made to order, this is the reason why every recipe requires its own waiting time. The restaurant menu is a paean to seafood cuisine with a touch of… Japan. The wine list includes more than 200 selected national and foreign wines. To end on a sweet note, a bread-and-pastry corner shows a selection of homemade products that do not escape the chef’s creative flair. Il Vecchio Molo is the ideal location for romantic dinners, banquets and receptions 365 days a year.

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CULTURA

traDizioni

Un giorno con Violetta alla scoperta del biscotto di Ceglie Il racconto dell’antica ricetta tramandata per sette generazioni


testo e foto di jessica niglio/

Violetta ha le mani d’oro e a Ceglie lo sanno tutti. I suoi dolci sono squisiti, non solo per il loro sapore ma anche per la magia che si portano dietro, quel valore immateriale che viene da segreti, trucchi, ingredienti speciali che si tramandano di generazione in generazione nella famiglia. E la sua non era certo una famiglia qualunque, anche la madre di Violetta, una Gallone, preparava dolci e lo faceva con sua sorella per i matrimoni ai tempi in cui chi si sposava festeggiava a casa tra parenti, attorno a una tavola rotonda, con pietanze tradizionali, dolci a base di mandorle e rosoli. Violetta aiutava sua madre e mettere le mani tra zucchero e farina, indovinare le dosi, macinare le mandorle erano gesti così consueti e automatici che non avrebbe mai immaginato che ad un certo punto della sua vita, proprio quello, sarebbe diventato anche il suo lavoro, condito da un successo indiscutibile. Esplosioni di gusto che mescolavano ricette tradizionali ad una innata, forse genetica, propensione, che ammaliavano i fortunati assaggiatori. Mentre impasta, Violetta ricorda ad alta voce sua nonna che schiacciava grandi quantità di mandorle in un mortaio

enorme per preparare i biscotti che venivano messi in vendita nel bar di famiglia, a Ceglie. Sette generazioni di dolci e, di conseguenza, sette generazioni di passaggio di mano in mano, di memoria in memoria, della ricercatissima antica ricetta del biscotto cegliese, il “piscuett’l”, celebre prodotto da forno a base di mandorle e confettura. Un guscio cubico e croccante che rivela un dolcissimo cuore a base di marmellata di ciliegia o uva, densa, nera, lucida.

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CULTURA

traDizioni

IL BISCOTTO ERA IL DESSERT TRADIZIONALE CHE LE FAMIGLIE PREPARAVANO IN OCCASIONE DELLE FESTE IMPORTANTI E DEI BANCHETTI NUZIALI

Il dolce si ispira ad una terra con vocazione alla produzione di mandorle, se ne contano circa quaranta varietà originarie, come emerge anche dalle note scritte nel 1792 da Vincenzo Corrado sulle produzioni del Regno di Napoli, quando queste terre erano già note per la copiosa presenza di mandorleti. Era il dessert tradizionale che le famiglie preparavano in occasione delle feste importanti e dei banchetti nuziali, usato spesso anche come bomboniera, oggi simbolo gastronomico di una cittadina

che è stata capofila della cultura del mangiar bene. I Gallone erano due ceppi della stessa famiglia, cugini tra loro, distinti dai compaesani in “Gallone” e “Ticchio di Majone”, conservavano la ricetta del biscotto e spesso gareggiavano tra loro in occasioni da leccarsi i baffi. Le origini del dolce e la risultante armonia gustativa si perde nel tempo: la madre di Violetta raccontava ai suoi figli, con parole che mescolavano leggenda e fantasia come zucchero e farina, che il biscotto era stato ispirato da dolcetti di mandorle che alcune suore napoletane offrirono a due prozii in viaggio in Campania. I due rientrarono a Ceglie e via via perfezionarono la composizione utilizzando prodotti semplici, quelli che non mancavano mai nelle dispense: mandorle Sepp d’amic, Spappacarnale, Sciacallo, Zia Pasqua, Gianfreda o Mingunna, zucchero, zeste di limone grattugiate finemente per il profumo, zucchero semolato, uova, un po’ di caffè e un po’ di Elisir San Mar-


zano, liquore proveniente dall’omonimo vicino paese del Tarantino. E per il cuore, ricchi cucchiai di marmellata fatta in casa di ciliegie, in gran parte dei casi amarene, o uva. Un sabato autunnale, per caso, Violetta plasma l’impasto con maestria, le sue mani si sporcano di farina, che deve essere sempre setacciata, dice, non bisogna mai fidarsi. Le mandorle sono state scelte con cura, non pelate, e sono tritate grossolanamente: questo renderà

difficile lavorare la pasta che presenterà delle crepe ma darà al sapore finale un grosso valore aggiunto. Violetta aggiunge la farina, le uova, la scorza del limone, il caffè e il liquore che danno al composto un aspetto bruno, e in breve nel piatto è pronta la base del biscotto che viene aperta e stesa quel tanto che basta. A tratti Violetta infarina la pelle delle sue mani, poggia due bei cucchiai di marmellata e qui dà il via all’affascinantissimo processo di realizzazione del rotolo, lungo

e stretto, che racchiude il cuore morbido. Quando ha raggiunto il diametro giusto, con un coltello da cucina a lama liscia taglia i “pezzi”, un taglio ogni tre centimetri circa. Alla fine li sistema con le dita, smussa gli angoli, affina le crepe, posiziona la marmellata entro i margini. La teglia con la carta è pronta e anche il forno è già caldo, terrà in cottura i biscotti a 250 gradi per dieci minuti. Il profumo inonda la stanza. Quando la teglia è sfornata, un po’ di marmellata è sfuggita dai biscotti e si caramella sul fondo. Appena qualche minuto di raffreddamento e poi la glassa di acqua, zucchero e succo di limone, aromatizzata al cacao, è pronta per l’ultima operazione, la glassatura appunto (gileppatura), che servirà a proteggere i biscotti e a conservarli nel tempo. I segreti: per rendere i biscotti più lucidi bisogna aggiungere un poco di acqua alla glassa; le mandorle devono essere non tostate, perché la tostatura le secca. Si può però tostarne una piccola 88 89


CULTURA

traDizioni

parte per avere un sapore più intenso. È quasi impossibile intercettare una ricetta originale di un prodotto che viene preparato in casa attraverso l’esperienza delle donne spesso senza una vera specifica delle dosi. Ogni famiglia ha elaborato una sua ricetta. In questi casi ci si affida ai racconti e agli appunti sui ricettari tramandati di madre in figlia e di nonna in nipote. Lo stesso discorso vale per il biscotto di Ceglie, per la cui tutela e valorizzazione è nato un consorzio di produttori e cittadini che nel 2010 ha ottenuto il presidio Slow Food. La ricetta ufficiale contiene miele, che pare venisse usato nell’Ottocento quando lo zucchero era raro, e rosolio di agrumi. Il disciplinare del presidio prevede che tutte le materie prime debbano provenire dal territorio cegliese, che è ricchissimo di biodiversità ed eccellenze. Dunque mandorle locali, principalmente della varietà cegliese (du riviézz, cioè del pettirosso, tenera e succosa) ciliegie capa di seta, mascialora, cirasona e uva di vitigni autoctoni brindisini per la confettura.

I SEGRETI: PER RENDERE I BISCOTTI PIÙ LUCIDI BISOGNA AGGIUNGERE UN POCO DI ACQUA ALLA GLASSA; LE MANDORLE DEVONO ESSERE NON TOSTATE A DAY WITH VIOLETTA TO THE DISCOVERY OF CEGLIE’S BISCUIT THE TALE OF THE ANCIENT RECIPE PASSED DOWN OVER SEVEN GENERATIONS Everybody knows Violetta in Ceglie. Her sweets are delicious, for their taste but also for the magic they have, made of tricks, secrets and special ingredients passed down in her family from generation to generation. Violetta’s mother made sweets for weddings at the times when sweets were traditional, made with almonds and rosolio. Violetta helped her, mixing sugar, flour and almonds. She could not imagine that one day it would become her own job. While kneading, she tells us about her grandmother: she crushed large amounts of almonds to prepare the biscuits sold at her family’s coffee bar, in Ceglie. The “piscuett’l” – as it is commonly known – is a crunchy biscuit with a sweet tender heart filled with cherry or grape jam. It takes inspiration from the territory, a land rich in almonds – there are around forty native varieties -. It was the traditional sweet made on the occasion of important festivities and wedding banquets. Today, this biscuit is the gastronomic emblem of the town. According to Violetta’s mother, some nuns from Naples gave the recipe to some of her familiars who were on a journey through Campania. That recipe was gradually improved by using simple ingredients: almonds, refined sugar, grated lemon zests, eggs, coffee, San Marzano’s Elisir and homemade jam. On an autumnal Saturday, by chance, Violetta shapes the dough with great artistry. The aroma fills the room. When biscuits are baked and jam is caramelized at the bottom of the cake tin, just under the biscuits, it is time for a glacé icing with lemon juice, flavoured with cocoa. The icing is the last step, necessary to protect biscuits and preserve them. As for every traditional dish, it is almost impossible to go back to the origins of their original recipe, often made by women without a real specification of the quantities. That is true even for Ceglie’s biscuit. The biscuit has been protected and enhanced by a consortium since 2010. The official recipe includes honey, citrus rosolio and other ingredients coming exclusively from Ceglie.

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COMUNE DI NARDÒ

territorio

Palazzo Personè nasconde “emozioni sotterranee” Trasformare il castello di Nardò in un contenitore culturale: l’idea dell’amministrazione comunale inizia a prendere forma

La nuova geografia degli uffici comunali e il parziale sgombero di Palazzo Personè, in corso in questi giorni, non sono frutto di scelte casuali o dettate solo da una razionalizzazione funzionale e di costi. C’è evidentemente un filo conduttore, un progetto di città che gradualmente prende forma. Svuotare dagli uffici la principale sede del Comune, il castello della città, e trasformarlo in un contenitore culturale costituiscono gli step di un proposito molto antico e affascinante, che attraversa le amministrazioni degli ultimi decenni e che è sempre rimasto poco meno di una fantasia da volantino elettorale. Negli ultimi

tempi, però, questo sogno ha cominciato a prendere forma. Appena pochissime settimane fa, infatti, si è concluso l’intervento di recupero (con fondi Poin) di una parte del castello, che naturalmente reclama immediate e analoghe operazioni sul resto dell’immobile. L’amministrazione guidata da Pippi Mellone ha ridisegnato la mappa degli uffici dell’ente, che lascia temporaneamente a Palazzo Personè solo gli uffici di rappresentanza istituzionale. La terza, fondamentale, novità ha il nome suggestivo di EMO.Undergrounds, progetto con il quale il Comune di Nardò ha partecipato al Programma di Cooperazione Territoriale Europea

Interreg V/A Greece-Italy, in un network che prevede anche i Comuni di Gallipoli e Bari e quelli greci di Ioannina e Andravida-Kyllini. Il progetto rappresenta una sfida stimolante per tutti i partner, finalizzata a trovare una soluzione a una problematica comune che, di fatto, hanno deciso di fronteggiare congiuntamente, cioè l’implementazione di azioni sistemiche invece che di azioni sporadiche e isolate, per promuovere la crescita comune sostenibile e la valorizzazione del patrimonio culturale transfrontaliero ai fini dello sviluppo turistico. Una grande prova di cooperazione territoriale per la valorizzazione e la fruizione a fini turistici e culturali


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dei beni (in questo caso, castelli e loro sotterranei), mediante l’uso di tecnologie della comunicazione e informazione, new media e tecnologie emozionali, strumenti di marketing. Se il progetto verrà finanziato – il budget complessivo è di 2 milioni e 400 mila euro – i sotterranei del quattrocentesco Palazzo Personè verranno recuperati e diventeranno un percorso emozionale nella

storia dell’edificio e della città. Grazie ad ausili tecnologici e informatici (audio-guide, pannelli, realtà aumentata, applicazioni, simulazioni, schermi interattivi, ecc.) il visitatore potrà compiere un vero e proprio tuffo nel passato del castello, tra storia e leggenda, dalle sue origini aragonesi alle travagliate vicende familiari dei duchi Acquaviva prima e dei baroni Personè poi.

Soluzioni innovative che vanno oltre le pratiche attualmente utilizzate nel settore del turismo culturale, sia in Italia che in Grecia. Il progetto prevede anche profili dedicati alla organizzazione di eventi di animazione culturale e iniziative di promozione internazionale. Sarà insomma un complessivo modello virtuoso di gestione che restituirà a Nardò un vero e proprio tesoro, destinato a una variegata platea di utenti finali, cioè turisti stranieri, cittadini, studenti di diverse età, responsabili politici, dipendenti pubblici, ricercatori e tecnologi, imprese e aspiranti imprenditori, associazioni. In pratica, il castello sarà uno scrigno culturale su cui nei prossimi anni far ruotare l’intera offerta culturale e turistica della città, che non potrà che essere finalmente destagionalizzata. E, inevitabilmente, una grande opportunità per il microsistema economico cittadino. Un modello che verrà perfettamente replicato per il castello di Gallipoli, il castello svevo di Bari e i castelli diIoannina e Andravida-Kyllini. È forse il caso di dire che l’ennesimo ponte tra Italia e Grecia, stavolta, sulla sponda italiana ha fondamenta solide che sono i sotterranei di tre meravigliosi castelli.

PALAZZO PERSONÈ HIDES “UNDERGROUND EMOTIONS” TURNING NARDÒ’S CASTLE INTO A CULTURAL HUB: THE TOWN COUNCIL IDEA BEGINS TO TAKE SHAPE The new location of municipality offices and the partial clearing out of Palazzo Personè is the result of a project that is gradually taking shape. Turning the castle into a cultural hub is a very old and seductive objective but only few weeks ago the restoration of a part of it ended. The town council, led by Pippi Mellone, has reshaped the map of the council offices. There is another important news and it is related to the EMO.Undergrounds project involving several Italian and Greek cities having in common the presence of a castle in their territory. The project represents a stimulating challenge for all partners, aimed at the implementation of systematic actions with the objective of promoting a sustainable economic growth as well as the enhancement of the cross-border cultural heritage. In particular, actions are addressed to the enhancement and the utilization of castles and of their cellars, by the use of ICT, new media, emotional technologies and marketing tools. If the project gets the funding, this virtuous model will give a real treasure to Nardò and to its inhabitants, as it will become the hub of the cultural and tourist city supply. And inevitably a great opportunity for the city economic microsystem.

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amore a prima vista


di eleonora leila moscara/

TRONCI LO CHEF GIRAMONDO

IVAN

OTRANTINO D’ORIGINE E APPENA TRENTENNE VANTA GIÀ UN CURRICULUM DAVVERO INVIDIABILE

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CUCINA

amore a prima vista

AMO PRINCIPALMENTE LAVORARE TUTTO CIÒ CHE VIENE DAL MARE CHE RAPPRESENTA PER ME IL FORTE LEGAME CON OTRANTO

Da Otranto alle cucine stellate del mondo è stato un passo breve, ha 30 anni appena compiuti e si può già definire un professionista della cucina d’élite. Ivan Tronci, nonostante la giovanissima età, fa parlare di sé per il suo incredibile talento culinario che ha conquistato guru della cucina italiana e non, come Heinz Beck, e per la sua personalità eclettica e colorata. Infatti, c’è chi lo conosce per i suoi bellissimi piatti preparati nelle migliori cucine stellate del mondo, chi per il video in cui addenta un riccio come fosse una mela o mentre spacca un’enorme anguria con la testa pubblicato sul suo profilo facebook. Un giovane professionista con un grande senso dell’humor che ha già conquistato l’attenzione di un vasto pubblico. Come nasce la tua passione per la cucina? «Da sempre, nella mia famiglia è radicata un’immensa passione per la cucina. Mio nonno era un cuoco e io, fin da piccolo, lo osservavo con grande ammirazione. Ho sempre avuto un sentimento “speciale “nei confronti della cucina, gli odori che ne fuoriuscivano mi appassionavano e attraevano 96 97

in un modo incontrollabile, mi incuriosiva guardare chiunque armeggiasse dietro ai fornelli. Il mio amore per la cucina è totale: amo i vapori e profumi che si creano dentro di essa, adoro svegliarmi prestissimo la mattina per selezionare le materie prime e poi trasformarle, mi piace ingegnarmi con le attrezzature, mi appassiona la ricerca infinita che questo mestiere mi dà occasione di fare, l’opportunità di viaggiare ed esplorare, l’affetto verso i colleghi di lavoro e verso la squadra che ogni volta si crea».

Qual è la tua formazione? «Ho vissuto la mia adolescenza a Otranto e ho studiato presso l’IPSSART, ma il mio estro non viene dagli studi scolastici ma dall’avventura gastronomica che ho avuto e che sto ancora percorrendo in giro per il mondo. Ho iniziato a viaggiare a 19 anni passando, fino ad ora, per ben tre continenti. Ho cercato in questo percorso di assimilare varie virtù, prima fra tutte quella di scegliere accuratamente la materia prima e studiare i diversi modi di



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amore a prima vista

MI APPASSIONA LA RICERCA INFINITA CHE QUESTO MESTIERE MI DÀ OCCASIONE DI FARE, L’OPPORTUNITÀ DI VIAGGIARE ED ESPLORARE

preparazione e cotture tipici dei paesi del mondo in cui ho vissuto». Quali sono i posti in cui hai lavorato? «I posti più rilevanti per la mia carriera sono: il ristorante “La Pergola” di Roma, il “Vilajoya” che si trova ad Albefeira in Portogallo, “Le Petie Nice” a Marsiglia, “Trussardi” a La Scala a Milano, fino ad arrivare all’“Acquarello” a Monaco di Baviera e all’“Aspleys” di Londra. Dopo tutte queste esperienze che io definisco ‘di formazione’, sono diventato a tutti gli effetti uno chef e tre anni fa è arrivato il mio primo incarico da Heinz Beck. Con lui abbiamo iniziato una vera e propria collaborazione e così è nato il primo ristorante, il “Social by Heinz Beck’’ a Dubai e successivamente il “Gusto by Heinz Beck’’ ad Algarve. La novità di quest’anno invece è il resort “Poltu Quatu’’ in Costa Smeralda. Con tutte queste esperienze di alto livello in pochissimo tempo, sono arrivati anche degli importanti riconoscimenti: a Dubai il Social ha vinto il premio come “Ristorante rivelazione degli Emirati arabi”, mentre Gusto ha vinto il premio “Star Diamond Award”. Io invece mi sono aggiudicato il premio come Ambasciatore del Portogallo 2015 assegnato da ‘’The best Chef’’ e ho

partecipato come giudice all’edizione 2015 di Masterchef Portogallo, un’esperienza davvero unica nel suo genere. Inoltre da pochissimo sono stato eletto Ambasciatore dell’Italia da Chef & Maître. Questo cammino da cuoco a chef lo definirei magico perché mi ha permesso di crescere passando tutte le fasi disciplinari, incontrando gente meravigliosa e scoprendo la cucina in tutte le sue meraviglie. Ma, soprattutto, mettendomi alla prova ogni giorno con professionisti e cucine sempre diversi e di grande livello». Chi sono stati i tuoi guru? «Il mio guru per eccellenza è il mio grande chef Heinz Beck, ma ce ne sono degli altri con cui ho avuto l’onore e il

piacere di lavorare come: Andrea Berton, Dieter Koshina, Gerald Passedat, Vittorio Beltramelli». Cosa preferisci cucinare? «Amo principalmente lavorare tutto ciò che viene dal mare che, rappresenta per me il forte legame con Otranto: è come un patto tra me la mia città di appartenenza e poi, ho una passione speciale ovviamente per la pasta. Inoltre, mi appassiona molto la cucina non ‘molecolare’ ma ‘fisica’, utilizzo l’azoto liquido per creare delle nevi, lavoro con la liofilizzazione, con la distillazione e la fermentazione faccio delle salse. Utilizzo solo tecniche fisiche e non chimiche (ecco perché non va definita molecolare) ma soprattutto, la mia cucina, oltre ad

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CUCINA

amore a prima vista

essere innovativa e creativa è salutare, amo inserire nelle mie ricette molte erbe, cereali, ortaggi cercando di realizzare piatti con forti proprietà benefiche». Citeresti alcune tue specialità? «Certamente, alcuni piatti di cui vado molto fiero sono la ricciola marinata con lime e lemongrass su guacamole e macarons alla soia, oppure il risotto alla rapa rossa e champagne con merluzzo nero confit e croccantini al pecorino, e ancora il maialino da latte al mirto con patate all’eucalipto e polvere di frisella e gli spaghetti verdi di patate con ricci di mare e sorbetto di pane. Come vedete da alcuni ingredienti, ci sono molte influenze salentine, come ho già detto sono molto legato alla mia terra e utilizzare

i nostri sapori e le nostre preparazioni mi fa sentire sempre vicino». Un consiglio per chi vuole intraprendere la tua carriera. «Bisogna essere forti e coraggiosi prima di tutto, disposti al sacrificio, metter fuori un gran senso di umiltà e voglia di crescere. A mio avviso è utile iniziare con una

IVAN TRONCI, THE GLOBE-TROTTER CHEF He is just 30 years old and he can already be defined a professional of the élite cuisine. Ivan Tronci has an amazing culinary talent that has won gurus of the Italian and the international cuisine. A young professional with a great sense of humour that has already drawn the attention of a wide audience. Where does you passion for cuisine come from? «It comes from my family. I have always had a “special” feeling towards food. I love choosing raw materials and cooking them. I enjoy all the opportunities offered by this job: the endless research, travelling and friendships stricken up with my colleagues». What is your training? «I lived my adolescence in Otranto. My inspiration comes from my gastronomic adventure around the world. I started travelling at the age of 19 and I have been to three continents. These experiences taught me how to choose the best raw materials and how to cook them according to different ways, depending on the country I have lived in». Where have you worked? «“La Pergola” restaurant in Rome; “Vilajoya” in Albefeira, Portugal; “Le Petie Nice” in Marseille; “Trussardi” at La Scala in Milan; “Aspleys”

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buona guida che ti aiuti a individuare il giusto tragitto, che ti consigli per i primi passi. Ritengo molto importante innanzitutto prendere confidenza con la materia prima e rispettarla, fare ogni minima cosa con amore e cercare di essere perseveranti. Crescere con l’idea che un buon prodotto va lavorato il meno possibile e che con la semplicità otterrai sempre il migliore risultato».

in London, among others. Then, there has been my first collaboration with Heinz Beck that has led to the opening of restaurants “Social by Heinz Beck” in Dubai, “Gusto by Heinz Beck’’ in Algarve and of the resort ‘’Poltu Quatu”, Costa Smeralda. With all these experiences, many important awards have also arrived. I have also been appointed Ambassador of Italy. I have had the chance to work with the best professionals». Who have been your gurus? «Heinz Beck, first of all, but also Andrea Berton, Dieter Koshina, Gerald Passedat, Vittorio Beltramelli». What do you prefer cooking? «Everything comes from the sea. I also love pasta and healthy ingredients: herbs, cereals and vegetables». What are your specialities? «They are all related to Salento’s traditional ingredients». A tip for those who want to make your career. «You need to be strong, brave, tenacious and willing to sacrifice. Then, you should learn that a good product should be processed as little as possible».



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sapori Di nataLe

Dai purceddhruzzi alle dita d’apostolo I dolci della tradizione, tra passato e presente, profumo di casa e alta pasticceria


di fiorella perrone/foto massimo centonze

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sapori Di nataLe

È quanto mai vasta in Italia la tradizione di dolci natalizi. Dai più poveri ai più ricchi, della nonna o d’alta pasticceria, i dolci di Natale sono un piacere irrinunciabile. Se dici Natale dici, innanzitutto, panettone o pandoro (diatriba sempre aperta), su tutto il territorio nazionale. Ogni regione, però, ha la sua specialità: salame di cioccolato, pan di zenzero, panpepato, torrone. Al Sud la tradizione è ricchissima. Sconfi-

nate quella napoletana – dai nomi inconfondibilmente partenopei: roccoco’, susamielli, divino amore, zeppole e struffoli – e siciliana – la cuccìa di Santa Lucia, il buccellato, o “cucciddato”, la cobaita, i nucatuli e, ovviamente, una lunga lista di dolci a base di agrumi e frutti canditi. Non meno vasta la tradizione pugliese, con frequenti somiglianze con le precedenti e qualche incontro con la calabrese (d’altronde, si era Magna Grecia). Cautela

però a dichiararlo, ciascuno rivendica l’unicità e specialità delle proprie prelibatezze dolciarie. I salentini più orgogliosi scattano sull’attenti se si paragonano gli struffoli ai purceddhruzzi, ma la verità, bisogna ammetterlo, è che sono in effetti molto simili, alla vista praticamente identici, al palato, certo, è significativa l’assenza di burro (un tempo strutto) nei secondi, tipica, e sana, caratteristica dei dolci salentini. Certo è che purceddhruzzi e carteddhrate, nel Salento, rappresentano il dolce natalizio per eccellenza. Il fritto più dolce, non solo al palato ma al cuore, giacché di solito la loro preparazione comporta la riunione familiare di più generazioni, nonne, mamme, zie, nipoti, perlopiù donne, ma la componente maschile è in costante aumento. I più piccoli impastano, i più provetti forma-


no gli “gnocchetti” da friggere, le mani esperte della nonna stendono e ritagliano l’impasto per le cartellate, che arrotolano pizzicando i lembi con mani sapienti. L’odore di fritto dei purceddhruzzi, nel periodo di Natale, si porta in giro con allegria e non con imbarazzo. È misto a quello del miele, delle scorze di arancia e limone, ma soprattutto è carico del calore di casa, dei giorni di festa davanti al camino, delle grandi tavolate e tombolate. Sulla decorazione le varianti rappresentano sostanziali scuole di pensiero. Chi scrive preferisce l’uso esclusivo dei pinoli, non solo belli alla vista, con quel bianco

traslucido reso smagliante dal miele, ma perfetti nell’accostamento di sapori, quando in bocca la fragranza della dolce pepita fritta si mescola al gusto della resina: ogni anno un’epifania! Raro, però, trovarli senza una variopinta cascata di confettini colorati, dorati e argentati, per la gioia dei bambini e dei più golosi. Altro dolce tipico, e immancabile, il pesce di pasta di mandorla (che a Pasqua si trasforma in agnello). Originariamente farcito con marmellata di pere – e spesso “faldacchiera”, una crema ricavata addensando lo zabaione –, oggi il ripieno della pasta di mandorla

lascia spazio a maggiore creatività: la tipica “cotognata”, confetture di frutta e agrumi, scaglie di cioccolato. Il giovanissimo chef pasticcere Francesco Pellegrino, salentino doc – padre di Trepuzzi, mamma di Scorrano – ne fa una rivisitazione sontuosa. Trasforma il pesce in un’ostrica e nello scrigno racchiude una crema soffice e delicata, una perla croccante, profumi di vaniglia e cedro candito, polvere d’oro (vedi box). Talento in costante ascesa, Francesco, a soli 23 anni, ha già un curriculum di prestigio: formatosi prima nell’azienda agrituristica della madre, una volta termi-

PH: MATTIA PEZZUTO

PH: MATTIA PEZZUTO

OSTRICA DI PASTA DI MANDORLA Il concetto che guida lo chef pasticcere Francesco Pellegrino in questa rivisitazione è quello di ricreare il pesce di pasta di mandorla in modo innovativo ma fedele agli ingredienti originali. L’ostrica è il frutto di mare più nobile e al tempo stesso essenziale: si mangia crudo, nella sua interezza. Naturale sceglierla in sostituzione del pesce per riprodurla in versione dolce, con un estro creativo legato alla tradizione e volto a enfatizzarne i dettagli. Nel suo guscio di pasta di mandorla, lo chef ricrea suggestioni alla vista, all’olfatto e al palato, con contrasti di colori e consistenze. La delicatezza soffice e cremosa della mousse di mandorle è interrotta dal croccante delle mandorle caramellate, dal profumo intenso e morbido del cedro candito, accompagnato da una perla di marmellata di pere. Una spolverata di cannella e cacao aggiungono il colore e l’aroma del Natale, la polvere d’oro dona lucentezza, richiamando ancora alla bellezza essenziale e pura del metallo più pregiato. In the oyster’s almond paste shell, the chef recreates contrasting colours and textures. The creamy softness of the almond mousse is cut off by the crunchy caramelized almonds and by the intense smell of candied citron, accompanied by a pearl of pear jam. A sprinkle of cinnamon and cocoa adds colour and aroma to Christmas, while the gold dust gives it shine and preciousness.

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CUCINA

sapori Di nataLe

nati gli studi alberghieri parte alla volta dei Paesi Baschi, in Spagna. A soli 18 è nella cucina di Martìn Berasategui, sette stelle Michelin. Da lì parte alla volta di Alicante, nel laboratorio di pasticceria di Paco Torreblanca, da anni nella classifica dei migliori dieci pasticceri al mondo. Quindi a Girona, al Celler de Can Roca, tre stelle Michelin, vincitore lo scorso anno del “Best Restaurant Award”, miglior ristorante al mondo. Oggi, con il suo gruppo di

amici storici, lavora al progetto Dolci su tela, di cui si sentirà certamente parlare. Tra i dolci “dimenticati”, le dita d’apostolo: frittelle di uova ripiene di ricotta, cioccolato, uva passa e canditi. Facendo un giro sul web, si scopre che appartengono alla tradizione dolciaria non solo salentina ma anche calabrese (di Bagnara in particolare) e siciliana. In effetti, l’uso della ricotta e dei canditi rimanda alla Sicilia facilmente. Questi dolci cannoli,

naturalmente gluten free giacché la ricetta non prevede l’uso di farina, sono poco noti ma meritano una riscoperta. In casa mia li preparava la prozia, di Spongano, che montava la ricotta con lo zucchero per minuti interminabili, quindi farciva con cura ogni frittella. Quando il vassoio di “dita” arrivava sulla tavola imbandita si procedeva al flambé. Quella fiammata profumata e calda celebrava il Natale in famiglia.

L’ODORE DI FRITTO DEI PURCEDDHRUZZI, NEL PERIODO DI NATALE, SI PORTA IN GIRO CON ALLEGRIA E NON CON IMBARAZZO FROM PURCEDDHRUZZI TO APOSTLE’S FINGERS THE SWEETS OF TRADITION Christmas traditional sweets are fore and foremost panettone and pandoro. However, every region has its own specialties. To the South, the tradition is very rich. Neapolitan and Sicilian sweets are endless. Some of them show some similarities with sweets of the Apulian tradition, whose variety is not inferior. Proudest Salento’s natives snap to attention when someone compares Neapolitan struffoli to local purceddhruzzi, deep fried balls of dough mixed with honey and other sweets ingredients. The truth is that they are very similar, even if they are a little bit different in taste. Purceddhruzzi and carteddhrate are Salento’s Christmas sweets par excellence. Their preparation requires the family get-together of

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several generations. Children knead the dough; the most expert cut it, while grannies roll out, cut out and pinch the dough. At Christmas, people carry the smell of fried purceddhruzzi with joy. It is mixed with the smell of honey, orange and lemon peels, but overall it is loaded with the warmth of family and of the celebration days by the fireplace. Someone prefers decorating purceddhruzzi just by using pine nuts: they are beautiful and their taste combines perfectly. Nevertheless, it is unusual to find this dessert without a cascade of colourful hundreds and thousands. Another ever-present sweet is the Almond paste fish. Francesco Pellegrino, a very young pastry chef from Salento, makes a sumptuous reworking of it (see box). Among the “forgotten” desserts, there are the Apostle’s fingers: egg doughnuts filled with ricotta cheese, chocolate, raisin and candied fruit.


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Aviocake e tiramisù Novità golose in casa Avio Sas: i semifreddi diventano monodose e si preannuncia un inverno di piacere Avio presenta i due nuovi nati della famiglia. Due prodotti, o meglio due linee, destinate a riscuotere lo stesso successo che Diffy e Spumoncini hanno guadagnato a colpi di dolcezza e genuinità. “Aviocake” e “Tiramisù” sono due nuove idee golose di Luca Quarta, patron di Avio Sas, artefice di altre squisitezze che hanno reso il marchio AVIO una realtà importante nel panorama del dessert salentino. Il punto di partenza

è sempre il solito: l’arte creativa che fa di Luca un imprenditore fuori dagli schemi, sempre pronto a cogliere al volo novità e tendenze e ad offrire ai clienti solo il meglio. A partire dagli ingredienti, rigorosamente naturali e genuini, per proseguire poi con la lavorazione artigianale che dà ai prodotti quel tocco che fa la differenza. I cheesecake della linea “Aviocake” sono in porzioni monodose, declinati in quattro varianti:

frutti di bosco, cioccolato, amarena e caffè. Confezionati sia in vasetti di plastica che di vetro, a seconda delle esigenze del cliente, laddove per cliente s’intendono ristoratori. «I nostri prodotti – spiega Luca Quarta – sono destinati solo alla ristorazione, almeno per il momento. Più in là forse allargheremo il mercato rivolgendoci anche ad un pubblico più vasto». Belli da vedere, ma soprattutto da as-


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saggiare. Quello al caffè, per esempio, è qualcosa di sublime: il biscotto è ovviamente impregnato di caffè espresso, la mousse è arricchita da ottimo cioccolato bianco e l’armonia fra i sapori è evidente cucchiaino dopo cucchiaino. Lo stesso vale per i tiramisù. C’è quello

classico e poi, novità da provare assolutamente, c’è il tiramisù al limoncello. Una poesia. La mousse, combinata con il pan di spagna appena insaporita dal liquore, trasmette un sapore puro e delicato difficile da descrivere. «Sono semifreddi – tiene a specificare

Quarta – senza glutine. Ormai ci stiamo orientando verso questo tipo di lavorazione perché abbiamo una richiesta sempre maggiore di prodotti gluten free. Effettivamente, statistiche alla mano, l’intolleranza al glutine è sempre più diffusa e per accontentare anche questo tipo di clientela abbiamo modificato alcune ricette con grande entusiasmo». Come sempre, prima di immettere sul mercato il prodotto finito, ci sono vari step da superare prima di raggiungere il meglio. Uno di essi è il cosiddetto “banco di prova”, ovvero il giudizio di 108 109


AVIOCAKE E TIRAMISÙ

proDotti artigianaLi

Agnese, la moglie di Luca. «Come è successo per tutti i prodotti Avio – aggiunge Luca – il primo assaggio è il suo. Tra l’altro lei è molto critica, e quindi il suo parere è estremamente oggettivo. Oltre a lei, ho sottoposto sia i cheescake che i tiramisù al giudizio di alcuni amici chef e alla fine, tra una prova e l’altra, abbiamo raggiunto l’obiettivo

che, a detta di chi ha avuto modo di testarlo, è un prodotto in linea con la qualità di sempre». Anche per questi nuovi nati, in casa Avio si sono orientati verso la monoporzione, in nome della praticità e del gusto. Trattandosi di dolci da consumare a tavola, a fine pasto, l’idea di un semifreddo pronto da servire, in un formato da

AVIOCAKE AND TIRAMISU’ After Diffy and Spumoncini, Avio presents “Aviocake” and “Tiramisù”, two novelties created by Luca Quarta, whose delicacies have made the AVIO brand an important reality among Salento desserts. The starting point is always the same: Luca’s creativeness and his will to offer his customers only the best. Ingredients are strictly natural and genuine, and products are handmade. “Aviocake” cheesecakes are single-dose and available in four different tastes: mixed berries, chocolate, black cherry and coffee. At the moment, they are available just for restaurant owners, packaged both in plastic and in

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110/120 g (né troppo, né troppo poco), rende ancora più piacevole il momento del dessert. E siccome anche l’occhio vuole la sua parte, grande attenzione al packaging ed il piacere inizia nel momento stesso in cui viene servito, prima ancora di affondare il cucchiaino e degustare un dessert “AVIO”.

glass jars, according to the customer’s needs. These desserts are nice to see but overall good too taste. The coffee version, for example, is something sublime: the biscuit is obviously dipped into espresso while the mousse is enriched with excellent white chocolate. The harmony of flavours is clear teaspoon by teaspoon. The same applies to tiramisu. There is a classic version and that flavoured with limoncello. A dream with a pure and mild taste. «Furthermore, they are gluten-free to meet everyone’s needs», underlines Luca Quarta.


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Dallo stile artistico e innovativo,l’accogliente hotel, realizzato interamente in tufo, pietra leccese e materiali unici e originari del Salento, si inserisce armoniosamente nel territorio per offrire vacanze, soggiorni business e relax nel segno del benessere Alle porte della città barocca, completamente immerso nella natura, Arthotel &Park Lecce è la location ideale per vacanze, soggiorni business, meeting e congressi, ma anche piacevoli week-end fuori casa. Due ettari di parco verdissimo circondano l’hotel: agrumi, fichi d’india, melograni, ulivi e palme abbracciano le fontane che ornano la

struttura realizzata con materiali tipici del territorio che donano all’insieme un aspetto spiccatamente artistico. L’hotel sorge in una ex masseria dei Gesuiti di cui conserva le antiche vestigia: lo stemma araldico, il pozzo in pietra viva, la cava tufacea, l’area cimiteriale, superbamente custoditi e valorizzati, conferiscono agli ambienti l’allure del-

le antiche dimore storiche fondendo l’austerità degli arredi salentini al taglio contemporaneo e innovativo dei successivi e più moderni impianti: «per realizzare le vetrate del piano superiore che portano alle camere degli ospiti – spiega Maria Ventura, amministratore delegato di Arthotel & Park Lecce – abbiamo utilizzato, ad esempio, il corten,


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una soluzione di gran pregio estetico oltre che strutturale»; un’ispirazione agli armamenti ferroviari che ricorre anche all’esterno della struttura, integrandosi perfettamente con lo scenario naturale per un effetto visivo sorprendente. Ovunque dominano i contrasti, estrinsecati dai giochi di colore e di luce, dalla sovrapposizione di stili e arredi, dalla pluralità di vedute panoramiche offerte dai più livelli su cui si sviluppano gli ambienti. Colpo d’occhio anche per le camere, che si differenziano l’una dall’altra, per un’atmosfera “unica”, confermando lo slancio e la meticolosità con cui è stato realizzato ogni angolo di questo luogo. Sala ricevimenti, ristorante e centro benessere – con esclusiva area Spa &Wellness - sono i fiori all’occhiello di un’offerta alberghiera d’eccezione dove nulla è lasciato al caso, per offrire alla clientela un’esperienza ricettiva eclettica e versatile a partire dai dettagli

minimi ma sempre essenziali quando si parla di ospitalità. «Il nostro obiettivo – sottolinea Graziana Giannetta, direttrice di Arthotel& Park Lecce – è quello di diversificare la proposta ricettiva, per soddisfare una gamma quanto più differenziata di esigenze: dal soggiorno business a quello vacanze, dalla fuga romantica in Spa ad una cena gourmande

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Benessere e Cena romantica a lume di candela) può sicuramente spiegare meglio il nostro obiettivo primario,che è quello di offrire comfort e benessere a trecentosessanta gradi». L’hotel dispone di ampio parcheggio privato videosorvegliato, piscina esterna attrezzata con solarium e servizio bar, campo da tennis polifunzionale, campo da calcetto, spogliatoi con docce. Situato all’interno dell’hotel, ma aperto anche agli ospiti esterni, il Ristorante “Artecrazia”, citato nelle migliori guide di settore, propone un menù eccellente e una carta dei vini ben assortita. Interni minimal chic e cene a bordo piscina, nella bella stagione, rendono questo luogo particolarmente interessante sia per le grandi che per le piccole occasioni. La Sala Ricevimenti, adatta ad ogni tipo di eventi, può ospitare cerimonie, colazioni, pranzi e cene di lavoro. Il tutto in un’atmosfera elegante e con servizio impeccabile. Arthotel &

ParkLecce dispone di un importante centro Congressi e Meeting adatto ad ospitare ogni tipo di evento professionale in una sala plenaria completamente insonorizzata e annessa sala satellite e sala stampa. Colazioni di lavoro, coffee break e light lunch completano la proposta. Ultimo ma non per importanza, il Centro Benessere Fluxus è un’oasi per

ARTHOTEL & PARK LECCE - CONGRESS HOTEL & SPA THIS STYLISH, COMFORTABLE HOTEL, ENTIRELY BUILT IN TUFA, LOCAL STONE AND UNIQUE MATERIALS FROM SALENTO, GIVES HOLIDAYS AND BUSINESS STAYS A WELL-BEING ATMOSPHERE At the gates of the Baroque city and surrounded by nature, Arthotel & Park Lecce is the ideal location for holidays, business stays, meetings and conferences, but also for pleasant weekends. Two hectares of park surround the hotel: citrus fruits, prickly pears, pomegranates, olive and palm trees encompass the fountains that embellish the accommodation facility. The hotel is located in a former Jesuits’ farm. Ancient remains give the allure of ancient historic houses, combining Salento’s austerity with contemporary and innovative furnishings. Contrasts are everywhere. Rooms are different from one another

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la mente e per il corpo: attrezzato con sauna, bagno turco, doccia emozionale e massaggio a coppettazione di ultima generazione, area relax e tisaneria, cabine trattamenti e una modernissima piscina interna riscaldata con idromassaggio e illuminata da un cielo stellato cromoterapico è il top di gamma nel settore del wellness.

and the atmosphere is “unique”. The hotel reception hall, restaurant and well-being centre are the hotel flagship. «Our objective – underlines Graziana Giannetta, Arthotel & Park Lecce manager – is to diversify the accommodation supply, in order to meet the most diversified needs. A look at our special packages You&Me on our web site will explain our main goal, that is, offering a full immersion in comfort and well-being». The hotel has a large private car park with video surveillance, an outdoor swimming pool with a sun terrace, a multipurpose tennis court, a soccer field and locker rooms with showers. The “Artecrazia” restaurant offers an excellent menu and a well-matched wine list. Arthotel & Park Lecce has also an important Conference and Meeting Centre. Last but not least, Fluxus Well-being Centre is top of the line in the wellness sector.


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TERRITORIO

casarano


di mariapaola pinto/

VISITA DI PAOLO NESPOLI, ASTRONAUTA ESA

FONDAMENTALE È IL RITORNO MEDIATICO DEGLI ASTRONAUTI, SOPRATTUTTO ITALIANI A Casarano, in provincia di Lecce, in uno dei contesti naturalistici più caratteristici del Salento – la verdeggiante contrada Manfio-Mascarane – sorge il Parco Astronomico San Lorenzo, il più grande e attrezzato della Puglia, meta ogni anno di un flusso di visitatori provenienti da ogni parte della regione e non solo. Con la sua struttura eco-compatibile a impatto zero, risultato di un’opera di recupero di una zona basso-collinare con un’ampia estensione quasi interamente lasciata all’incuria e all’abbandono, il sito,

nato da un progetto di valorizzazione del territorio, si è ben presto imposto all’attenzione di tutto il Mezzogiorno per la sua vocazione non solo scientifica, divulgativa e didattica ma anche volutamente ambientale. Originale, infatti, la sua forma, ispirata al “crop circle” (cerchio del grano) che include l’Osservatorio Astronomico, il Planetario Digitale 3D, il Museo del Cosmonauta e le piazzette esterne per le tante iniziative proposte nel parco. “Passeggiare” sulla luna, ad esempio, una delle tante attività organizzate,

non sarà mai stato più semplice di così. Abbiamo rivolto qualche domanda a Giuseppe de Filippi, direttore e responsabile scientifico del parco, nonché ideatore e proprietario della struttura, per conoscere più da vicino questa location “spaziale” tutta salentina. Numeri in crescita quelli dei visitatori che si avvicinano al parco – solo nello scorso anno quasi 4.900 alunni di diverse età giunti anche da fuori regione soltanto per l’iniziativa didat-

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TERRITORIO

casarano

AMMASSO GLOBULARE DI ERCOLE. FONTE: WIKIPEDIA.

UNA DELLE IMMAGINI PIÙ FAMOSE DEL TELESCOPIO HUBBLE, “PILASTRI DELLA CREAZIONE” MOSTRA STELLE CHE SI FORMANO NELLA NEBULOSA AQUILA. FONTE: WIKIPEDIA.

tica “Un giorno… da astronomi”. Come spiega il sempre maggiore interesse per l’astronomia anche da parte dei più piccoli? «Senza dubbio importante è l’opera dei nuovi media (web, social, ecc.) sempre più attenti e sensibili alle scoperte in campo astronomico ed astrofisico. Per quanto riguarda l’ambito astronautico, fondamentale è il ritorno mediatico degli astronauti, soprattutto quelli italiani come Cristoforetti, Parmitano e Nespoli che utilizzano forme di comunicazione moderne, quelle più diffuse tra le nuove generazioni. Per quanto riguarda la divulgazione di materie scientifiche tra i più piccoli, inoltre, si aggiunge sicuramente la maggiore attenzione delle istituzioni scolastiche per tutto ciò che concerne lo spazio e, non ultimo, anzi, il valore aggiunto di strutture organizzate di elevato contenuto scientifico, come il nostro parco, che si affiancano con la stessa professionalità all’impareggiabile lavoro di tantissimi insegnanti e professori non solo pugliesi, ma di tutta la penisola». Come nasce il progetto di un parco astronomico nel Salento? «Oltre ai sacrifici nello studio, il progetto del parco astronomico più grande ed attrezzato non solo del Salento ma della Puglia è il risultato di una grande passione per l’astronomia nata fin dalla tenerissima età, passione che poi è sfociata in professione vera e propria. L’idea del parco astronomi-

IMMAGINE CHE EVIDENZIANO I COLORI ACCATTIVANTI DI SATURNO, RACCOLTE CON LA MISSIONE “ESTESA” CASSINI EQUINOX, NEL LUGLIO 2008


IL SITO, NATO DA UN PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO, SI È BEN PRESTO IMPOSTO ALL’ATTENZIONE DI TUTTO IL SUD

LA LUNA FOTOGRAFATA DALL’APOLLO 8. FONTE: WIKIPEDIA

co è stata anche “accesa” dalla voglia di donare (dato che non abbiamo mai chiesto fondi pubblici) ad un territorio già ricco di storia e cultura qualcosa che poteva essere considerato “diverso”; ecco perché il parco si è inserito in modo “naturale” in un contesto rurale, una struttura moderna in una delle migliaia di campagne di ulivi salentini. I numeri e i successi, in questi anni, ci hanno premiato». Osservatorio Astronomico, Planetario Digitale, Museo del Cosmonauta sono solo alcune delle installazioni del parco. Qual è il percorso ideale per scoprire e ammirare la volta celeste? «Tuttto il percorso guidato da noi esperti è stato pensato per un’esperienza a 360 gradi, tant’è che in un parco di due ettari

GRANDE NEBULOSA DI ORIONE. FONTE: FLICKR/MARC SOLLER

circa è possibile vivere in pieno per due o tre ore ore l’affascinate mondo dell’astronomia e dell’astronautica. Il nostro motto è “Un viaggio... verso le stelle”». Cosa ci aspetta nel 2017? «Continuerà, come sempre, la nostra ricca programmazione di serate dedicate al pubblico (oltre alle numerosissime attività

didattiche con le scuole) per tutte quattro le stagioni dell’anno, con tantissime aperture nei weekend, con eventi anche speciali dedicati alla luna, alle stelle cadenti, al solstizio d’inverno, ai pianeti Giove e Venere: una programmazione che il pubblico potrà consultare sul sito ufficiale del Parco Astronomico San Lorenzo www.astronomiacasarano.it».

Originale nella sua forma, che ricorda quella di un “crop circle” (cerchio nel grano), il Parco Astronomico San Lorenzo dispone di Osservatorio Astronomico, Planetario Digitale 3D, Museo del Cosmonauta (di Astronautica), piazzette esterne per le attività. Le attività spaziano tra visite didattiche e formative diurne e serali, osservazioni del cielo e del sole al telescopio, spettacoli all’interno del Planetario, corsi, congressi e seminari in ambito astronomico. Its shape reminds that of a “crop circle” including an Astronomical Observatory, a 3D Digital Planetarium, a Cosmonaut’s Museum and outdoor little squares.

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TERRITORIO

casarano IL MODERNISSIMO PLANETARIO DIGITALE 3D Non si tratta della tradizionale macchina di proiezione capace soltanto di proiettare nella cupola la volta stellata, ma di un sistema ad alta tecnologia di video-proiezione digitale computerizzata con risoluzione full HD blue ray, finalizzata alla simulazione eccezionalmente realistica e riproduzione di effetti ed animazioni “a grande campo” (170 gradi, quasi esattamente come si mostra l’orizzonte del cielo all’occhio umano). Il Planetario Digitale non solo permette di utilizzare i migliori e realistici software ad alta risoluzione di simulazione stellare (capaci di mostrare il cielo di qualsiasi posizione geografica, in diverse epoche e di “zoomare” oltre le singole costellazioni tutti gli oggetti celesti come luna, pianeti, nebulose, ammassi stellari, stelle doppie), ma offre la possibilità di video-proiettare spettacolari ed esclusivi filmati astronomici “sferici” (“dome video”), appositamente elaborati per l’intrattenimento e la didattica. THE ULTRAMODERN 3D DIGITAL PLANETARIUM It is a high-technology system of computerized video projection with a full HD Blu-ray resolution, aimed at an exceptionally realistic simulation and reproduction of the “wide field” effects and animation.

COMPOSTO DA GAS E POLVERI, IL PILASTRO NELLA FOTO RISIEDE NELLA NEBULOSA DELLA CARENA, CHE SI TROVA 7.500 ANNI LUCE DI DISTANZA NELLA COSTELLAZIONE MERIDIONALE DELLA CARENA. FONTE: WIKIPEDIA

STAR TOURS SAN LORENZO IS THE LARGEST AND MOST EQUIPPED ASTRONOMICAL PARK IN SALENTO AND APULIA San Lorenzo astronomical park is situated in Casarano, in one of the most picturesque landscapes in Salento. Its shape takes inspiration from a crop circle. Thanks to it, “walking” on the Moon, for example, has never been so easy. We have put some questions to Giuseppe de Filippi, manager and scientific director of the park. There is a growing number of visitors. How would you explain this increasing interest in astronomy? «New media play a key role. There is also the media return of Italian astronauts like Cristoforetti, Parmitano and Nespoli and a greater attention of schools to everything is related to space. Facilities like our park are a further added value».

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How does the project of an astronomical park in Salento arise? «The astronomical park is the result of a great passion for astronomy. A passion arisen since I was a child and turned into a real job. I wanted to give something different to a territory already rich in history and culture. This is the reason why the park is “naturally” surrounded by a rural landscape. It is a modern facility located in one of the thousands of olive groves in Salento. Figures and successes have rewarded us». What is the ideal path to discover and admire the vault of heaven? «Everything has been conceived for a full immersion in the charming world of astronomy and astronautics». What shall we expect in 2017? «A rich calendar of events, with activities meant for students, but also special events dedicated to the moon, shooting stars, Jupiter and Venus. For information, please visit our official website: www. astronomiacasarano.it».


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FEDERBALNEARI

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IL PRESIDENTE DI FEDERBALNEARI MAURO DELLA VALLE DURANTE L’INCONTRO TENUTO PRESSO IL JOLY PARK HOTEL A GALLIPOLI, PER LA PROMOZIONE DEL SABBIODOTTO

Federbalneari a sostegno del sabbiodotto nel Salento Equilibrio ambientale e tutela della costa: un tubo contro l’erosione. Il progetto c’è ed è lo stesso che, con successo, è stato realizzato a Riccione. Una volta cantierizzato anche lungo la costa salentina, i vantaggi sarebbero sotto gli occhi di tutti non solo in termini ambientali, ma anche economici, il che non è da trascurare. È il “sabbiodotto”, sofisticato sistema tecnologico non invasivo, unico nel suo genere, in grado di trasportare la sabbia in eccesso, quella che in genere si accumula negli imbocchi dei porti o nelle cave marine, dai luoghi in cui è ammassata verso altri, come per esempio le zone costiere penalizzate dall’erosione, per operare il

rinascimento in maniera corretta e sensata. Il progetto sta particolarmente a cuore a chi da sempre si prodiga in favore della costa e a tutela delle realtà marine, come Federbalneari che recentemente ha promosso un apposito incontro coinvolgendo città di mare come Otranto, Gallipoli, Nardò e Porto Cesareo. È stato un confronto interessante al termine del quale anche gli amministratori coinvolti si sono detti pronti a fare la loro parte per dare continuità al progetto che, nella sua semplicità concettuale, richiede finanziamenti importanti da parte della Regione Puglia.

«Il funzionamento del sabbiodotto – spiega il presidente di Fderbalneari, Mauro Della Valle – è abbastanza elementare: basterebbe installare sui fondali marini un tubo, una condotta in grado di prelevare la sabbia dai luoghi in cui è evidente l’eccesso e di trasportarla fino alle zone in cui ce n’è di meno. Nulla di invasivo – sottolinea – perché questo dotto verrebbe solo poggiato sul fondale, non interrato, il che eviterebbe scompensi di natura ambientale». Il sabbiodotto, inoltre, non servirebbe solo a facilitare le operazioni di ripascimento, ma potrebbe risolvere un altro problema,


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quello cioè, dei dragaggi nei porti. «È molto semplice – spiega Della Valle. – Rimuovendo la sabbia in eccesso dai fondali all’ingresso dei porti, le imbarcazioni non incontrerebbero alcuna difficoltà nelle operazioni di manovra e soprattutto si risparmierebbero quei soldi altrimenti destinati ai dragaggi periodici». Per poter realizzare il progetto occorrono almeno 11 milioni di euro, sicuramente una cifra importante ma che, guardando al futuro, porterebbe solo vantaggi. «Basti pensare – conclude il numero uno di Federbalneari - che poco tempo fa ad Otranto l’amministrazione locale ha affrontato una spesa di quasi 2 milioni di euro per le operazioni di dragaggio al porto, operazioni che, tra l’altro, devono essere ripetute con una certa scadenza ogni pochi anni». La prossima mossa, dunque, sarà quella di intercettare i finanziamenti regionali per poter realizzare l’opera che, fra l’altro, ha incontrato anche il parere favorevole da parte dei responsabili dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. Se e quando i lavori saranno avviati, ovviamente si procederà durante l’inverno per non

compromettere la stagione estiva. «A mio avviso – sottolinea Della Valle – si potrebbe partire da Otranto, convogliando l’eccesso di sabbia che si trova all’interno del porto turistico verso le spiagge di Frassanito e degli Alimini dove il problema dell’erosione è piuttosto evidente. Purtroppo – continua – in questo progetto i privati non possono intervenire e siamo preoccupati da come la velocità dell’erosione costiera abbia preso il sopravvento sulla lenta volontà politica di agire per affrontare in qualsiasi modo questo fenomeno. Federbalneari Salento

FEDERBALNEARI BACKS THE SAND PIPE IN SALENTO A PIPE AGAINST EROSION There is a project and it is the same that has successfully been realized in Riccione. Its advantages would be environmental and economic, too. We are referring to the “sand pipe”, an advanced technological system able to move excess sand towards coastal zones penalized by erosion. To that end, Federbalneari has recently promoted a meeting that has involved coastal towns, like Otranto, Gallipoli, Nardò and Porto Cesareo. At the end of the debate, administrators said they are ready to make their own duty.

non si stancherà mai di dare la spinta emotiva per ogni grado amministrativo politico, affiancando all’individuazione del problema umili suggerimenti e talvolta possibili soluzioni. Spero che dopo tanti anni di dibattiti, convegni, studi e monitoraggi, la politica del territorio possa finalmente passare alla fase del fare». Non solo i porti principali della costa salentina. Il sabbiodotto potrebbe essere la soluzione per i porticcioli o per le darsene dove la corrente crea importanti ammassi di sabbia.

«The sand pipe working, – explains Federbalneari chairman, Mauro Della Valle – is simple and totally non-invasive, as the pipe would just rest on the sea bottom». It could also iron out another problem, that of port dredging. «This will allow saving the money usually spent for recurring dredging,» - explains Della Valle. Next step will be getting regional funds to realize the work. «Federbalneari will never tire of identifying problems and trying to suggest solutions, – underlines Della Valle. – We are worried about the swiftness of erosion compared to the tardiness of the political will of intervention. After so many years of debate, I hope that local politicians could finally go into action».

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TERRITORIO

Lecce


di stefano margiotta/foto gianluca pio

CI SONO LUOGHI, IN CAVA, IN CUI IL SOLE FA FATICA A TROVARE LA STRADA; A SINISTRA, I SEGNI INDELEBILI DELL’OPERATO MANUALE DEI CAVAMONTI

Cava Tagliatelle Quando il lavoro dell’uomo e l’azione della natura si sovrappongono, il risultato può essere stupefacente Esistono paesaggi in Puglia che sono l’armonioso risultato del sovrapporsi del lavoro delle forze della natura, delle mani operose dell’uomo e, ancora, della natura che tenta di riprendersi ciò che le è stato tolto. Questi paesaggi sono quelli di cava, spesso splendidamente incastonati nell’ambiente urbano eppure celati alla vista dei visitatori in quanto fotogramma negativo del positivo costituito dalle altrettanto fantastiche edificazioni che con le pietre cavate sono state realizzate. È questo il caso di cava “Tagliatelle”, ribattezzata la foresta urbana di Lecce e gestita dal WWF: questa cava, invi-

sibile ai più, caratterizza una grande estensione del territorio a ridosso della linea ferroviaria, in direzione di San Cesario. Scavate a “fossa”, cioè mediante pareti verticali, e “a cielo aperto”, queste cave, che un tempo dovevano ospitare numerosi operai intenti nel loro lavoro di estrazione della pietra, oggi sono uno splendido laboratorio di vita animale e vegetale che si è adattata alle particolari condizioni ambientali di cava. Ma la storia della pietra è molto più antica di quella dell’uomo, una storia che comincia circa 17 milioni di anni fa quando in Europa si andavano formando 124 125


TERRITORIO

Lecce

LO SPLENDIDO PAESAGGIO DELL'INGRESSO DI CAVA TAGLIATELLE

LE PARETI DI CAVA SFONDO PER SUGGESTIVI PERCORSI

le catene montuose degli Appennini, delle Ellenidi e delle Dinaridi e in Salento, di contro, il mare aveva invaso completamente il territorio inondandolo sino a sommergerlo sotto una coltre di acqua spessa anche 200 metri. In questo mare miocenico, riccamente popolato da delfini, squali, tartarughe e quanto altro potete immaginare, minuscoli organismi unicellulari planctonici, i foraminiferi, si depositavano sui fondali del mare di allora, contribuendo in maniera sostanziale alla formazione di quei sedimenti che, molti milioni di anni dopo, l’uomo battezzò con il nome di pietra leccese. Ricci, conchiglie di lamellibranchi, tane di crostacei sono l’incredibile testimonianza del mare che fu e che è possibile osservare nelle pareti della cava dove la pietra leccese ci appare in una delle sue varietà migliori, il “leccisu”, giallo paglierina, calcarenite così tenera da farsi dolcemente plasmare nelle mani degli artisti che hanno reso glorioso il barocco leccese.

Ma dietro tanta sfarzosa magnificenza vi è una altrettanto gloriosa attività di coltivazione che si è protratta nei secoli. Qui un tempo i “cavamonti” o “zoccatori” (da “zueccu”, piccone che usavano per estrarre i conci) o ancora i “tagliamonti”, individuato il punto dove cominciare l’attività, procedevano con la rimozione della vegetazione e del terreno mediante zappe. Raggiunto il banco di roccia cominciava

lo sbancamento, ossia la rimozione del “cappellaccio”. A questo punto se la fase esplorativa aveva successo, cominciava l’estrazione vera e propria: immaginate la cura del cavamonte nello stendere una corda lungo la quale poi tracciava, con lo zueccu, una linea orizzontale profonda 25 centimetri, incideva la parte anteriore del banco di roccia e quindi praticava delle tacche che consentivano di liberare il concio mediante il “palanghino” (lungo strumento di ferro utilizzato come leva). Quanta fatica poi nel portare in superficie sul piazzale di cava i conci così estratti: con l’ausilio di una specie di carrucola metallica detta “spitu”, legati due alla volta, i blocchi venivano sollevati per 30 metri e più lungo le ripidi pareti. Sul piazzale, il concio veniva regolarizzato mediante la mannara (bozzatura) e quindi levigato con la chianula o chianettune (una specie di pialla) prima di essere caricato e portato a destinazione, dove sarebbe stato usato per l’edificazione o

L’AMBIENTE UMIDO DEL FONDO CAVA COSTITUISCE LUOGO IDEALE PER IL PROLIFERARE DEI FUNGHI


I RICAMI NELLA PIETRA EFFETTO DELL'AZIONE DEI CROSTACEI CHE VIVEVANO SUL FONDO DEL MARE MIOCENICO

RICCI, CONCHIGLIE DI LAMELLIBRANCHI, TANE DI CROSTACEI SONO L’INCREDIBILE TESTIMONIANZA DEL MARE CHE FU per l’arredo. La descrizione di queste attività non riesce a rendere pieno merito a questi antichi eroi della terra salentina, i cavamonti, ma provate ugualmente ad immaginare cosa deve essere stato estrarre manualmente così tanto materiale. Alla fine del 1800 le cave della strada Lecce – San Cesario erano già in gran parte abbandonate tanto che una porzione di esse venne utilizzata come bacino di raccolta delle acque meteoriche ricadente nel territorio comunale. Questo aspetto condizionò fortemente la mancata espansione del centro abitato in direzione meridionale: in quegli anni questa zona di Lecce visse un periodo di intenso degrado come testimoniato, tra l’altro, dal verificarsi di alcuni casi di malaria. Dismesso l’uso come bacino di raccolta, l’attività estrattiva riprese vigore e perdurò in alcuni lotti sino alla metà degli anni 1950, ma le condizioni di mancata sicurezza rendevano il lavoro precario

e pericoloso tanto che pian piano quasi tutti abbandonarono la coltivazione della pietra. È in questo periodo quindi, verso il 1960, che comincia una nuova stagione di questa porzione di territorio urbano, quella agraria con l’impianto di numerosi agrumeti. Ma anche in questo caso i propositi di un nuovo utilizzo non trovano riscontro nei guadagni e le cave vengono progressivamente abbandonate. Una grande for tuna si potrebbe dire oggi! Si perché la natura, nel giro di pochi anni, si è rimpossessata di quegli spazi che le erano stati tolti, si è sviluppata rigo-

gliosa e senza condizionamenti favorendo così il popolamento di specie animali e stabilendo un nuovo fantastico ecologico equilibrio dove la pietra calcarenitica sembra riprendere vita nell’abbraccio delle radici delle piante. È questo il fantastico potere delle cave “tagliatelle”,

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TERRITORIO

Lecce

QUI LA PAROLA BELVEDERE ASSUME SIGNIFICATI MAI IMMAGINATI PRIMA IN SALENTO

UNA VENTAROLA, EFFETTO DELL’AZIONE DEI FENOMENI CARSICI

LA NATURA, NEL GIRO DI POCHI ANNI, SI È RIMPOSSESSATA DI QUEGLI SPAZI CHE LE ERANO STATI TOLTI, SI È SVILUPPATA RIGOGLIOSA quello di mutare gli scenari, da quello marino di 17 milioni di anni fa a quello di cava dove l’unica forma di vita in grado di resistere era quella umana, sino a quello così biologicamente terrestre e diverso di oggi. Grazie alla dedizione ed all’amore del professor Vittorio De Vitis e dei volontari del WWF Salento questa cava così ricca di storia e di storie rivive una nuova fase di sfruttamento antropico: quella consapevole e virtuosa dell’educazione geologica e biologica di cui è possibile usufruire grazie alle visite guidate ed ai laboratori che, su richiesta, vengono organizzati (per informazioni e visite: tel. 339.2742742 - 388.1803302). L’ORTO MESSO A PUNTO DAI VOLONTARI DEL WWF

TAGLIATELLE QUARRY There are some landscapes in Apulia that are the perfect combination of nature, human work and nature again, which tries to take back what they have taken it away. We are talking about quarry landscapes, often magnificently inserted in the urban environment but hidden from visitors’ sight. This is the case of the “Tagliatelle” quarry, also known as Lecce’s urban forest. Today, this quarry is a wonderful laboratory of animal and plant life. The stone history begins around 17 million years ago when the Apennines orogeny started to develop in Europe. At the same time, the sea had completely invaded and flooded Salento’s territory. Microscopic single-celled organisms – the foraminifera – settled at the bottom of that Miocene sea, thus contributing to the formation of those sediments turned into what is commonly known as “Lecce’s stone” millions of years later. Sea urchins, lamellibranch shells and shellfish dens visible by observing the best Lecce’s stone are the unbelievable proof of the sea existing at that time.

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At the end of the nineteenth century, the quarry was already in large part abandoned and was used to collect meteoric waters. After this period, stone mining started again and continued until the mid-1950s. Around 1960, the quarry was turned into a large citrus fruit orchard but this choice proved itself not to be rewarding. For this reason, the quarry was gradually abandoned once again. From that moment on, nature developed a lush vegetation, thus promoting the settlement of animal species and redressing a fantastic new ecological balance. Changing setting is the wonderful power of this quarry: from the seascape existing 17 million years ago to the stone quarry where humans were the only form of life, until today’s biologically terrestrial landscape. Thanks to the dedication of Professor Vittorio De Vitis and of other WWF Salento volunteers, this quarry is experiencing a new phase: that of a conscious and virtuous geological and biological education (for guided tours, workshops and info, please call: +39 339 2742742 - +39 388 1803302).


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COMUNE DI GALLIPOLI

territorio

Il Natale a Gallipoli Mercatini, presepi, laboratori, visite guidate, musica e teatro. Ecco come la “città bella” si trasforma per le Feste La regina dell’estate per eccellenza, Gallipoli, a Natale cambia look e si trasforma in un vero e proprio contenitore di eventi e manifestazioni che, soprattutto durante le Feste, richiamano numerosi turisti, visitatori e semplici curiosi. Anche quest’anno l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Stefano Minerva, ha messo in campo i professionisti del settore per creare un filo diretto con le tradizioni, il divertimento ed i riti che da sempre accompagnano il Santo Natale. Dal 1º dicembre fino al 7 gennaio, il calendario è ricco di eventi: musica, teatro, rappresentazioni in vernacolo, mercatini, concerti, sfilate, beneficenza. Ogni giorno c’è un appuntamento da non perdere per vivere appieno l’aria di festa che piace tanto ai grandi quanto ai piccini. I luoghi più suggestivi della città diventeranno per

l’occasione palcoscenici privilegiati. Associazioni di volontariato, compagnie teatrali, l’Orchestra del Conservatorio Tito Schipa e tanti altri protagonisti scenderanno in campo per dare vita a spettacoli di intrattenimento, giochi, visite guirate e laboratori: c’è l’imbarazzo della scelta e poi, anche quest’anno, torna la “Notte dei Pupi”. Il 31, a mezzanotte, alcuni enormi pupazzi di cartapesta, posizionati in diverse zone della città, esploderanno allo scoccare del nuovo anno. E ovviamente non mancherà il concertone d’inizio anno organizzato, come da tradizione, in Piazza Tellini. Ecco alcuni degli appuntamenti in cartellone. Dal 1º dicembre al 7 gennaio - Galleria dei Due Mari, Centro Storico “Le poste di Babbo Natale” a cura dell’Associazione I Ragazzi di Via Malinconico;

3 dicembre - Castello Angioino Concerto sinfonico eseguito dall’Orchestra del Conservatorio Tito Schipa di Lecce con la direzione del Maestro Michele Nitti; 8 dicembre Corso Roma alle ore 18.30 “La Sfilata della Solidarietà” a cura de La Band di Babbo Natale; 18 dicembre - Piazza Tellini Manifestazione di beneficenza a cura dell’Associazione “Gli Amici di Anastasia”; 19 dicembre - Teatro Garibaldi Concerto di musiche natalizie a cura Circolo La fenice; 21 dicembre - Teatro Garibaldi Natale è Natale – Commedia in vernacolo a cura dell’Associazione Off Limits; 22 dicembre - Teatro Garibaldi Manifestazione Natalizia a cura di Cinzia Ria; 24 dicembre - 2 febbraio


COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta De Pace, 78 - 73014 Gallipoli (LE) - www.comune.gallipoli.it Amministrazione: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 260279 - Segreteria Generale: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 263130

LE FOTO DI QUESTA PAGINA SONO STATE FORNITE DALL’ASSOCIAZIONE AMART

Presepe Artistico nei locali della Parrocchia Basilica Concattedrale S. Agata, in Via De Pace; 28 dicembre – Parrocchia Basilica Concattedrale S. Agata Spiritual Performance “A Natale... Una Nuova Costellazione”; 29 e 30 dicembre - Teatro Garibaldi “Na Miniera Mara” a cura dell’Associazione

Anche quest’anno l’Associazione Culturale AMART propone una serie di appuntamenti. Aperture straordinarie dei luoghi di cultura Il Museo Civico “E. Barba”, la Sala “Collezione Coppola”, il Teatro “Garibaldi” e il Museo del Mare saranno aperti in maniera straordinaria; Letture sotto l’albero Laboratori di lettura creativa per i bambini dai 5 ai 10 anni presso la Biblioteca Comunale; Babbo Natale al museo Laboratorio didattico-museale per bambini dai 5 ai 10 anni con la visita di Babbo Natale che porterà dolci e caramelle per tutti; “La via di Betlemme” Visite guidate a tema tra i Luoghi di Cultura, i presepi allestiti nel Centro Storico e le Chiese e gli Oratori Confraternali che conservano Opere d’Arte sul Natale.

Off Limits; 29 dicembre - partenza piazza Aldo Moro Tour guidato “la natività in pittura: dal Catalano al Coppola. A cura di AGAP. Su prenotazione 349.8738689; 31 dicembre La Notte dei Pupi di Capodanno; 31 dicembre - partenza piazza Aldo Moro Tour guidato “dei Pupi di San Silvestro”. A

CHRISTMAS IN GALLIPOLI STREET MARKETS, NATIVITY SCENES, WORKSHOPS, GUIDED TOURS, MUSIC AND THEATRE. THE “BEAUTIFUL CITY” DRESSES UP A Christmas Gallipoli, the summer queen, changes its look and turns into a real cultural hub of events, attracting many tourists, visitors and simply curious people. Even this year, the town council led by the Mayor, Stefano Minerva, has involved professionals of the sector in creating a direct line with traditions, fun and rites related to the Holy Christmas. From December 1st to January 7th, the calendar is full of events:

cura di AGAP. Su prenotazione 349.8738689; 1 gennaio - Piazza Tellini Gran Concerto di Inizio d’Anno; 2 gennaio - Piazza Tellini Tombolata Vivente a Cura del Comitato Festa Santa Cristina; 3 gennaio - Teatro Garibaldi Premio Perla del Sud a cura dell’Associazione Agorà.

music, theatres, street markets, concerts, fashion parades, charity. Every day there is an event you cannot miss to enjoy the Christmas atmosphere to the fullest. For the occasion, the most charming places of the city will become privileged stages. Voluntary associations, theatre companies, Tito Schipa Conservatory Orchestra and many other stakeholders will bring forth entertainment shows, games, guided tours and workshops. On December 31st, “La Notte dei Pupi” is returning. At midnight, some huge papier-mâché puppets will blow up on the stroke of the New Year. Obviously, there will also be the big concert organized as usual in Piazza Tellini to celebrate the New Year’s beginning.

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SURF IN SALENTO

passione per iL mare

QUANDO ARRIVÒ

IL WINDSURF I PIONIERI DI QUESTA DISCIPLINA RACCONTANO I PRIMI PASSI. ERA LA METÀ DEGLI ANNI SETTANTA

GHIGO MARRA CON SULLO SFONDO LE TAVOLE DA WINDSURF COSTRUITE DA SÈ. PH: MAURIZIO BUTTAZZO

Pratichi il surf da onda nel Salento da più di vent’anni, sei stato uno dei primissimi a credere nella bellezza di questo sport in una terra bagnata per tre quarti dal mare ma vissuta sulla costa solo per pochi mesi l’anno. I ragazzi che ti hanno trasmesso questa passione facevano windsurf da prima che tu nascessi. Oggi continui a fare surf da onda, hai una

scuola che accoglie centinaia di persone ogni anno, vivi e respiri il mare tutti i giorni. Ad un tratto avverti l’esigenza di mettere nero su bianco i racconti di quelle persone che hanno iniziato prima di te e senza le quali tu, probabilmente, non avresti mai fatto la scoperta che ti ha cambiato la vita. Allora decidi di scrivere una storia fatta di persone, luoghi, leggende

ed emozioni: questo è l’inizio della storia del windsurf nel Salento. Quarant’anni di “cose” che nessuno mai ha messo insieme, probabilmente perché non c’era l’esigenza di raccontare, forse perché non c’era un pubblico da coinvolgere. Ma oggi non è più così: sono tanti gli appassionati, tutti impazienti di sapere. Sebbene il padre di tutti gli sport da tavola marini


di carlo morelli/

WINDSURF GABRIELE MARZANO PH: GABRIELE MARZANO

sia stato, a livello mondiale, il surf da onda agli inizi del novecento, nel Salento invece è stato il windsurf, la famosa “tavola a vela”, a fare da protagonista indiscusso delle spensierate giornate estive di molti ragazzi intraprendenti, a partire probabilmente dalla metà degli anni settanta. «Ho iniziato a praticare il windsurf nel 1976, al Lido Cambusa di Porto Cesareo

(l’attuale Lido Tabù), con la storica tavola windsurfer. La mia prima coppa risale al 1977. Durante l’estate, a giugno, luglio, agosto, quasi ogni domenica c’era una regata cui prendere parte: Santa Caterina, Santa Cesarea, Porto Cesareo, San Cataldo. Ho partecipato a vari campionati mondiali, Sud-Africa, Australia, Brasile, Francia, Inghilterra. Quando ho iniziato, la deriva

della tavola era di legno e a baionetta, il boma era di legno. Il trapezio non esisteva, infatti alla fine di ogni regata avevamo il palmo delle mani bucato e calloso. All’epoca eravamo tra i primi in Italia, insieme ai laziali». Queste le parole di Gabriele Marzano, uno dei primi windsurfisti salentini. Tanti, nel corso degli anni, hanno abbandonato il mare, molti altri sono passati al 132 133


SURF IN SALENTO

passione per iL mare

I MIEI AMICI MI VEDEVANO COME UN TIPO STRANO PERCHÉ INVECE DI GIOCARE A PALLONE ERO SEMPRE IN MARE kitesurf, al sup, al surf da onda; solo alcuni di loro sono rimasti fedeli al primo amore, e ancora oggi lo praticano assiduamente e lo insegnano con passione, come per esempio Gianni Saponaro: «Ho iniziato a fare windsurf nel 1979 insieme a mio fratello Fabio, con il quale abbiamo diviso veramente tutto nella nostra vita, una gran fortuna. Un giorno eravamo alle Dune, a Porto Cesareo, e all’orizzonte scorgemmo una tavola con una vela triangolare guidata da un turista tedesco. Siamo stati folgorati subito dalla bellezza di questo sport, e infatti, senza perder tempo, nei giorni a seguire andammo subito ad acquistare la nostra prima tavola.

Eravamo autodidatti, non avevamo nessuno che ci potesse insegnare le varie andature e manovre. In quel periodo abbiamo assistito ad una vera e propria febbre per il windsurf, un po’ come per l’avvento della musica rock, che ha segnato una netta rottura con tutto ciò che c’era stato prima». Qualche anno più tardi, dalla metà degli anni ottanta, la scena windsurf salentina subì un forte cambiamento grazie alla nascita di vari shaper (costruttori) locali che riuscivano a soddisfare le esigenze di ogni appassionato costruendo delle tavole a chilometro zero e fatte su misura. Ma la scossa forte si ebbe anche e soprattutto

PH: GIANNI SAPONARO

WHEN WINDSURFING ARRIVED THE PIONEERS OF THIS DISCIPLINE TELL THEIR FIRST STEPS You have been surfing in Salento for more than twenty years. Those who have handed down this passion to you were already windsurfing when you were not born yet. Today, you continue surfing, you have a school, and you live by the sea every day of your life. Suddenly, you feel the need to tell the stories of those people who have begun before you and that have changed your life forever. Therefore, you decide to write a story: it is about the beginning of windsurfing in Salento. Windsurfing appeared in the region around since the mid-1970s. «I began windsurfing in 1976. I won my first cup in 1977. I have participated in many world championships. At that time, we were the

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grazie alle tavole da onda, decisamente più piccole rispetto alle lunghe tavole degli anni settanta, ed in grado di portare il windsurfista in aria, sfruttando le onde come trampolino di lancio. «Negli anni ottanta – così ci racconta un po’ della sua storia Maurizio Chiesa – Lecce era solo calcio. I miei amici mi vedevano come un tipo strano perché invece di giocare a pallone ero sempre in mare con la tavola a vela. Ho praticamente passato ogni estate della mia vita a Frassanito, nel campeggio, e proprio li feci il corso e iniziai a fare windsurf, con una tavola “Mistral Competition”». Il windsurf ha visto poi negli anni novanta un ulteriore momento di gloria, per poi passare in secondo piano, dal duemila, a causa dell’avvento del kitesurf, l’aquilone che tutti conosciamo e che frequentemente osserviamo nei cieli della costa adriatica. Ma il fascino senza tempo della tavola a vela tornerà sicuramente alla ribalta, anche grazie a quei ragazzi che ci hanno creduto e che ancora oggi sono in mare, in attesa del vento giusto e di onde “arrabbiate”.

PH: GIANNI SAPONARO

first in Italy, together with Latian windsurfers», says Gabriele Marzano, one of the first windsurfers in Salento. Over the years, just some windsurfing lovers have remained faithful to this sport. Gianni Saponaro is one if them. «I started windsurfing in 1979 with my brother, Fabio. One day, we were in Porto Cesareo when we saw a German tourist windsurfing. It was love at first sight. In that period, we saw a real fever for windurfing», he says. Towards the mid-1980s, there was a big change thanks to local shapers and to the introduction of wave surfboards, which allowed surfers to reach the air. «In the 1980s, - Maurizio Chiesa says – attention in Lecce was only devoted to football. My friends considered me a bit strange because I was always windsurfing». At the moment, kitesurfing seems to have hammered this sport but we are sure windsurfing will come back to the fore.



ROCA VECCHIA

Comune di Melendugno ASSESSORATO AL TURISMO


Salento.

OGNI GIORNO UNA SCOPERTA


SPORT

pugiLato


di paolo conte/foto massimo centonze

UNA VITA PER SCHIVA IN GUARDIA RE I TRAUM I DEL

BULLISMO

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SPORT

pugiLato

Ormai ti ha preso di mira. Sei il suo giocattolo preferito che può smontare e rimontare a suo piacimento. Speri che presto si stancherà, ma il giorno successivo l’incubo si ripete. E poi quello dopo ancora, fino all’esasperazione. A lui non importa. Più sei fragile più si diverte. La tua impotenza è direttamente proporzionale al suo sadico godimento. Nei giorni scorsi ti ha già pestato due volte, eppure continua a puntarti col solito fare minaccioso in compagnia dei suoi amici. Il tuo cuore batte di paura e preghi che almeno questa volta eviti di colpirti in faccia. Altrimenti come farai a spiegare a tuo padre che sei caduto un’altra volta dalla bicicletta? Il parco giochi che frequenti dopo la scuola non è più un posto sicuro. È il suo parco. Per te è diventato il magazzino a cielo aperto delle umiliazioni e del terrore. Al suono della campanella sarai costretto a

NON È LA STORIA DI QUALCUNO, MA IL PARADIGMA DI UNO STATO DI SOFFERENZA VISSUTO DA NUMEROSE GENERAZIONI guardarti le spalle con uno zaino, in cui libri e quaderni hanno lasciato spazio al peso schiacciante delle paure e delle frustrazioni. Non è la storia di qualcuno, ma il paradigma di uno stato di sofferen-

za vissuto da numerose generazioni al di là delle diverse circostanze storiche, sociali e ambientali. Nella mente di tanti uomini cresciuti per strada albergano traumi legati ad un’adolescenza vessata dalla prepotenza e dalla prevaricazione. La storia tipo del ragazzotto di quartiere che si prende gioco del coetaneo apparentemente debole ha graffiato l’anima di una società impantanata ancora oggi nelle sabbie mobili del bullismo. Deprecabile fenomeno sociale figlio di un senso di onnipotenza che pervade le menti dei giovanissimi. Chiunque può essere stato vittima di bullismo: anche l’unico pugile professionista della città di Lecce. Oltre vent’anni fa Antonio Santoro ha imparato la nobile arte della boxe per


SPESSO MI PICCHIAVANO SENZA MOTIVO ED ERO IL PRIMO BERSAGLIO DURANTE LE PARTITE DI CALCIO

sfuggire ai suoi mostri. Demoni fatti di carne ed ossa che lo tormentavano sin da quando era alto poco più di un metro. Ribattezzato sul ring con l’appellativo di El Dynamite in virtù del poderoso gancio sinistro, il leccese cresciuto alle Case Magno (quartiere San Pio di Lecce) si guarda indietro svelando alcuni burrascosi retroscena della suo passato: «Quando avevo 12 anni ero un ragazzino molto introverso e insicuro. Limiti caratteriali

che mi hanno portato ad entrare presto nel mirino dei miei coetanei. Amavo giocare a pallone e il mio sogno era quello di diventare un calciatore. Un desiderio stroncato sul nascere. Mi chiamavano femminuccia. Fisicamente ero piccolo e molto gracile. E purtroppo nell’arco di poco tempo diventai oggetto di scherno per alcuni dei miei compagni. In quegli anni non era semplice crescere senza subire, soprattutto in un quartiere molto difficile

come quello di San Pio – spiega il boxeur classe ’82 –. La boxe è stata la valvola di sfogo che mi ha liberato dalle mie paure». Mettere i guantoni per Santoro è stato un altro modo di fare a pugni. Fortificarsi nel corpo e forgiarsi nello spirito per sconfiggere la timidezza e le difficoltà relazionali. Rispondere all’arroganza e alla prepotenza degli sbandati ponendosi come esempio da emulare per trasferire i dati del rispetto e dell’umiltà mediante la cultura del lavoro e della disciplina. Perché il pugilato è prima di tutto nella testa. Uno sport in grado di civilizzare il bulletto di periferia e di iniettare dosi di fiducia nelle vene dell’insicuro e dell’emarginato. Riportare allo stato brado i poli opposti del sistema sociale che genera atti di bullismo. Il bullo e la vittima, il violento e il destinatario della violenza. Angolo blu e angolo rosso pronti ad avvicinarsi al centro del quadrato. Perché sul ring le discriminazioni e le disuguaglianze si azzerano. «Il pugilato mi ha conferito autostima e sicurezza. Ho imparato una disciplina che prima di 140 141


SPORT

pugiLato

rendermi un pugile mi ha restituito alla società nella veste di un uomo capace di affrontare gli ostacoli con la schiena dritta. Senza paure e con la voglia di dimostrare il mio valore tra le corde attraverso il rispetto delle regole e dell’avversario – prosegue Santoro –». Due ori e due argenti ai Campionati Italiani Assoluti Dilettanti, vincitore del Trofeo Primo Carnera e due volte sfidante ufficiale al titolo italiano dei pesi superleggeri tra i professionisti. I risultati agonistici raggiunti dal veterano della culla del pugilato leccese sono figli dell’incontro con Severino Gagliardi,

compianto maestro degli Amici del Pugilato (storica scuola leccese di boxe). «Mi sentivo perseguitato e incompreso. Ogni scusa era buona per essere preso in giro da tutti. Amavo collezionare le biglie che puntualmente mi rubavano e quando dovevo rientrare a casa trovavo le ruote della bicicletta forate. Spesso mi picchiavano senza motivo ed ero il primo bersaglio durante le partite di calcio. Ai campetti dell’Antistadio di Lecce successe l’episodio che cambiò la mia vita. Dopo l’ennesimo fallo volontario, che mi fece cadere con la faccia per terra, scoppiai

A LIFE ON THE WATCH TO PARRY THE TRAUMAS OF BULLYING They have dogged you. You are their favourite plaything. You hope they will tire soon but the following day the nightmare recurs. And the day after, too. The weaker you are, the more they make fun of you. Recently, they have already beaten you twice. However, they keep on looking at you menacingly. You pray this time they will avoid hitting you in the face. How will you explain to your father that you have fallen off your bike once again? Anyone may have been a victim of bullying: even the only professional boxer in Lecce. Antonio Santoro, “El Dynamite”, reveals some turbulent backgrounds of his past: «When I was 12 years old, I was very introverted and insecure. I was also short and very delicate. I became the object of ridicule for some of my classmates. Boxing has been the only escape valve that has freed me from my fears». It has been a way to strengthen my body and to mould my mind.

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in lacrime. Mi deridevano tutti e fuggii dal terreno di gioco in un urlo liberatorio. Ai piedi dello stadio del Via del Mare vidi una porticina aperta da cui si intravedevano alcuni ragazzi che tiravano pugni contro i sacchi. Era la palestra di pugilato di maestro Gagliardi. Un uomo al quale devo molto per gli insegnamenti che mi ha dato. Per un lungo periodo frequentavo solo la scuola e la palestra. Mi ovattai in una realtà fatta di sudore e allenamenti incessanti, dove regnava il rispetto e un codice etico». Dopo aver calcato i ring di mezza Italia, il passato di Santoro si riverbera negli occhi di Nicholas a distanza di un ventennio. «Oggi mio figlio ha la stessa età dei miei anni difficili. Sono certo che la chiave per combattere il bullismo siamo noi genitori. Dobbiamo essere presenti ogni giorno nella vita dei nostri figli. Dare una buona educazione non basta. Spesso si vuol far credere che certi accadimenti rappresentano quasi la normalità nella vita di un adolescente. In realtà pago ancora oggi lo scotto di quei brutti momenti perché ti segnano per sempre».

«Boxing has given me to the society as a man able to face hurdles. Without fear and willing to prove my worth inside the ropes of a ring, through the respect of the rules and of my opponent». «When I was a child, I felt dogged and unappreciated. They often beat me for no reason and I was their first target during football matches. One day, at the football pitches near Lecce’s stadium, an event changed all my life. After the umpteenth deliberate foul, I burst into tears. Everyone was ridiculing me and I fled from the pitch letting out a scream. At the foot of the stadium, I saw an open door. I could see some guys hitting a punching bag. It was Severino Gagliardi’s gym. I am very thankful to him for his teachings». Nowadays, about twenty years later, Santoro’s past is reflected in Nicholas’ eyes. «Today, my son is the same age of my difficult years. I am sure parents are the key to fight against bullying. We must be there every day of our children’s life. A good upbringing is not enough. I am still paying the reckoning of those bad moments because they mark you forever».



LA CASARANA RESORT

strutture ricettive

Note vintage per un veglione moderno

La Casarana Wellness Resort organizza il “Vintage Fluo Party” per regalare agli ospiti le emozioni del passato. La festa di fine anno si accompagna alle piacevolezze che il resort propone da sempre. I pacchetti non solo si aprono, in particolare durante il periodo delle Feste, ma si possono anche “vivere”, soprattutto se si parla di proposte che riguardano soggiorni da favola in hotel da sogno come La Casarana Wellness Resort a Lido Marini (Ugento - Lecce). Qui, tra momenti di relax, prelibatezze gastronomiche, percorsi benessere e attività sportive, gli ospiti potranno intraprendere un viaggio che coinvolgerà tutti i sensi. Non solo mare, dunque, perché anche quando la stagione estiva è alle spalle, lo staff

di questa meravigliosa struttura circondata da pineta e macchia mediterranea, mette a disposizione degli ospiti tutta la professionalità e la competenza possibile per far sì che il soggiorno diventi indimenticabile. Così come indimenticabile sarà il party di fine anno, aperto tanto a chi decide di soggiornare in questo tempio del piacere, quanto agli ospiti esterni per i soli trattamenti di centro benessere e cenone. Non la solita festa, non il solito veglione. Qui le cose si fanno in grande stile e principalmente con il desiderio di coinvolgere gli ospiti anche e soprat-

tutto dal punto di vista emozionale. Non a caso il tema scelto per accogliere il nuovo anno è il “Vintage”, inteso come un tuffo nel mare dei ricordi, con tutto il corollario di dolcezza e tenerezza che esso comporta, rivisitati in chiave moderna con l’effetto “Fluo”. Bastano poche note, quelle della musica anni ’80 e ’90 che animeranno la serata, per riaccendere negli ospiti, in particolare quelli dai 30 ai 50 anni, tutta una serie di flashback e sensazioni. Un modo originale e gioioso per legare insieme passato, presente e futuro.


LA CASARANA WELLNESS RESORT SP 193 Presicce, Lido Marini (LE) tel. +39 0833 530507 - +39 333 9384773 - www.lacasarana.it

Ovviamente anche il momento del brindisi sarà all’insegna della qualità e dell’allegria, preceduto dal tradizionale Cenone di San Silvestro. Per l’occasione il “Ristorante Zefiro” indosserà gli abiti della festa, con una serie di piatti esclusivi e raffinati accompagnati dai migliori vini e, ovviamente dalle immancabili bollicine. La Casarana Wellness Resort, inoltre, ha un occhio di riguardo anche per gli ospiti più piccini. Per l’occasione, il Mini Club organizzerà laboratori creativi per bambini dai 3 anni in su, sarà disponibile un servizio baby-sitting un paio di ore al giorno ed anche per loro sarà organizzato un veglioncino. Prima e dopo il brindisi, gli ospiti potranno trovare quiete e piacere nel Centro Benessere tra un bagno turco, una doccia emozionale, un massaggio ed una sauna. Cosa volere di più? Basta aprire il cuore per regalarsi il meglio.

VINTAGE NOTES FOR A MODERN PARTY LA CASARANA WELLNESS RESORT ORGANIZES A “VINTAGE PARTY” TO GIVE ITS GUEST THE EMOTIONS OF THE PAST. THE NEW YEAR’S EVE PARTY WILL ACCOMPANY THE PLEASANTNESS THE FACILITY HAS ALWAYS OFFERED You do not only open packages, you can also “live” them, especially at Christmas time, and above all, if you are referring to fairy-tale stays at dreamy accommodation facilities, like La Casarana Wellness Resort in Lido Marini (Ugento, Lecce). Among relaxing moments, gastronomic delights, wellness and sports activities, guests will undertake a journey involving all senses. Not only the seaside. Even when the summer season is behind us, the staff of this wonderful accommodation facility surrounded by the pinewood and the maquis - will make your stay unforgettable. The Year’s Eve party will be indelible, too. It will be opened both to the facility and to external guests. The theme chosen to welcome the arrival of the New Year is “Fluo Vintage”. The ‘80s and ’90s music will liven up the evening, combining the past, the present and the future in an original and joyful way. The moment of the toast will take inspiration from quality and joy, too, and it will be preceded by the traditional New Year’s Eve dinner. For the occasion, the Mini Club will organize creative workshops for three-year-old children or older. A baby-sitting service will also be available for about two hours a day. A little party will be organized. Before and after the toast, guests will have the opportunity to enjoy peacefulness and pleasure in the Wellness Centre, thanks to a Turkish bath, an emotional shower, a massage or a sauna. What else could you ask for? It is enough to open your heart and to give yourself the best.

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STORIE

pugLiesi neL monDo

Una storia d’oltreoceano Una scelta definitiva per vivere un amore travolgente, ma senza mai dimenticare la propria terra


di marina gabrieli/foto francesco luperto

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STORIE

pugLiesi neL monDo

NELL’ARGENTINA DEGLI ITALIANI SI POSSONO INCONTRARE RAGAZZI NATI E CRESCIUTI NELLE AMERICHE CHE CONOSCONO I RACCONTI, LE STORIE, GLI ANEDDOTI DEI PAESINI DEL SALENTO DA CUI PROVENGONO I LORO NONNI Oltre l’Oceano Atlantico, nella famosa Argentina degli italiani, ci sono storie che appartengono al Salento e vengono conservate nelle case basse delle periferie “porteñe”. Sono nella memoria di donne e uomini che hanno lasciato la Puglia nel secolo scorso senza mai farvi ritorno, se non per brevi e sporadici periodi di vacanza. I paesi d’origine sono quotidianamente presenti nelle vite di questi emigranti e in quelle dei loro figli e nipoti, che li conoscono perfettamente pur non avendoli mai visitati. In quelle case si possono incontrare ragazzi nati e cresciuti nelle Americhe che conosco-

no i racconti, le storie, gli aneddoti dei paesini del Salento da cui provengono i loro nonni. E conoscono i cibi della terra d’origine, il cui gusto suscita in loro un particolare sentimento di nostalgia verso luoghi in cui non sono mai stati. La scoperta di queste famiglie entusiasma ed emoziona chi, partendo dall’Italia, ha la fortuna di conoscerle. È accaduto anche a me quando ero a Buenos Aires dove, assieme ad un gruppo di salentini, decidemmo di fare visita ai nostri conterranei d’Oltreoceano. Abbiamo conosciuto così Elisa De Lorenzis, emigrata da Galatina, nel Secondo Dopoguerra, dopo aver sposato

un sergente dell’esercito polacco. Elisa ci ha accolti nella sua casa di Castelar, una città nella zona del Gran Buenos Aires, a pochi chilometri dalla Capital Federal e lì ci ha raccontato la sua storia, con un flash back che l’ha riportata negli anni della Seconda Guerra Mondiale. «Vivevo a Galatina con i miei genitori e i miei fratelli, erano anni difficili per tutti, nonostante ciò mio padre mi diede la possibilità di coltivare l’interesse per la musica e di studiare canto». La musica ha segnato profondamente la sua giovinezza, infatti, non a caso, uno dei luoghi che più ricorda della sua città è un teatro:


IO ERO ABITUATA AI BRUTI GALATINESI - CONTINUA ELISA LUI MI DAVA DELLE ATTENZIONI CHE NON POTEVO IMMAGINARE

«Mio padre mi portava al Teatro Tartaro. Quanto amavo quel posto! Tutte le volte che ci passavo di sera, vedevo la luce accesa e sognavo di cantare lì. Un giorno ebbi la possibilità di farlo veramente e mi sembrò di vivere un sogno». Tra i ricordi di Elisa c’è anche la casa di zia Aida dove il sabato sera si organizzavano “feste danzanti”. A una di quelle feste conobbe il suo futuro sposo, Jan, per i galatinesi Giovanni. Jan era un sergente polacco che, come molti militari si era rifugiato in Puglia dopo la Battaglia di Montecassino, dove ricevettero l’ospitalità dei salentini in cambio di cibo e tabacco e, per un breve periodo, parteciparono alla vita sociale del paese. Elisa racconta: «Mio zio fece amicizia con un gruppo di polacchi e un sabato sera vennero a ballare a casa di zia Aida. Quando Giovanni mi vide rimase senza parole. Come mi guardava! Mi fece un cenno per invitarmi a ballare. E ballammo per tutta la sera e per tutte le sere successive. Io ero abituata ai bruti galatinesi – continua Elisa – lui mi dava delle attenzioni che non potevo immaginare. Era una persona colta e delicata e io me ne innamorai perdutamente». Nel 1946, con la fine della guerra, le trup-

pe polacche andarono via da Galatina ma alcuni di loro, tra cui Jan, tornarono in seguito per sposare la donna che aveva conquistato il loro cuore. «Quando finì la guerra mio marito fu destinato ad Ancona – racconta Elisa – e iniziammo a scriverci tutti i giorni. Tornò con l’intenzione di sposarmi, ma quando chiese il permesso a mio padre, lui gli rispose che non aveva figlie da “far sposare con stranieri”. Quando mio padre capì che lo avrei fatto

comunque mi diede la sua approvazione. Sposai Jan a diciannove anni e andai via insieme a lui, lasciando la famiglia e la mia passione per la musica». Elisa inizialmente raggiunse il marito ad Ancona. Dopo decisero di emigrare in Argentina. Jan era un rifugiato di guerra e non poteva tornare nella Polonia sovietica, l’Italia, invece, uscita distrutta dalla guerra, non aveva molto da offrire al giovane straniero. «Ad Ancona ci fermammo alcuni

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STORIE

pugLiesi neL monDo

mesi e lì nacque il primo figlio. Dopo ci proposero di emigrare e dovevamo scegliere tra l’Argentina, il Canada o l’Inghilterra. Mio marito sapeva che qui c’erano molti italiani per cui non avrei avuto difficoltà con la lingua, inoltre il cibo così come il clima erano simili a quelli del mio Paese. Per questo scelse per me l’Argentina, perché voleva farmi stare bene». Insieme all’uomo che amava, Elisa non ebbe alcuna paura di scoprire una terra così lontana e con molta enfasi dice: «L’Argentina era il paradiso! Per me non fu difficile ambientarmi, solo il primo mese fu duro, quando alloggiavamo nell’Hotel de Inmigrantes. In Argentina c’era cibo in abbondanza: non avevo mai visto in

Italia così tanta carne! Il pane buttato nell’immondizia, chi l’aveva mai visto! Quando arrivammo tutti ci aiutarono, senza chiedere niente in cambio. Ci regalarono tutto quello di cui avevamo bisogno. L’Argentina ha accolto noi italiani a braccia aperte». Nella città di Castelar Elisa trovò la sua “America”. Grazie al suo lavoro da sarta ebbe la possibilità di fare una vita dignitosa e di far studiare i suoi due figli: Riccardo e Mariela. Oggi ha 89 anni, i ricordi degli anni a Galatina sono ormai affievoliti, così come alcune parole nella sua lingua d’origine. Tuttavia la nostra presenza lì le ha permesso di rimettere insieme alcuni pezzi del passato e quello che resta dei

AN OVERSEAS STORY A FINAL CHOICE TO LIVE AN OVERWHELMING LOVE STORY, WITHOUT FORGETTING HER OWN LAND In the renowned Italians’ Argentina, there are stories belonging to Salento and kept in the lower houses of the porteñe suburbs. They are kept in the memories of women and men who left Apulia in the last century and who have never come back – or just for fleeting holiday periods. Their countries of origin are always present in their everyday life. Their children and grandchildren know perfectly those places, although they have never visited them. They are young boys and girls born in America who know the stories and even the food of the small Salento’s villages where their grandparents come from. Moreover, they miss those places where they have never been. When I was in Buenos Aires, I met Elisa De Lorenzis. She emigrated from Galatina during the Second World War, after marrying a Polish army sergeant. Now she lives in Castelar and there she has told us the story of her life, bringing her back to the Second World War.

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suoi ricordi di ragazza. Ci ha chiesto del teatro e se lì vicino c’è ancora una scuola e quando le abbiamo risposto di sì, ci ha fatto un gran sorriso. Non ha mai fatto ritorno a Galatina, perché sostiene che il lungo viaggio la spaventa, ma sua figlia ci ha confessato che forse, più di tutto, la spaventano le emozioni che il ritorno potrebbe provocarle. Ci piace pensare che questo momento di condivisione, in un posto per noi così lontano – ma allo stesso tempo familiare – abbia consentito di riportare “a casa” una delle tante storie custodite nelle terre d’Oltreoceano, per dare voce a chi, oggi, forse più di chiunque altro, può insegnare a noi italiani la parola “accoglienza”.

«I lived in Galatina with my parents and my brothers. They were tough years for everybody, nevertheless, my father gave me the chance to study music and singing. He used to take me to the Tartaro Theatre. I loved that place and I dreamt of singing there. One day, I had the possibility to do it. It seemed to live a dream». A Sunday evening, she met Jan, her groom-to-be. He was a Polish sergeant. «He was educated and kind. I fell in love with him immediately». After the end of the war, at the age of nineteen, Elisa married Jan and then they moved to Argentina. «Argentina was a paradise! At that time, food was hearty and everybody helped us. Argentina has accepted Italian people with open arms». Today, Elisa is 89 years old. She has never been to Galatina again. We would like to think that this moment of sharing allowed us to bring back “home” one of the many histories kept overseas, giving voice to whom, maybe more than everyone else, can teach us the meaning of the word “hospitality”.



VIVOSA APULIA RESORT

strutture ricettive

LA MENTE RILASSATA PRODUCE MEGLIO TEAM BUILDING E CORSI ANTISTRESS: RIGENERARSI NON È MAI STATO COSÌ SEMPLICE Via lo stress, via la stanchezza ed anche il lavoro sarà al top. Non è una trovata pubblicitaria, ma è la realtà che Vivosa Apulia Resort fa vivere ai suoi ospiti, con la professionalità e la qualità dei servizi che da sempre sono il tratto distintivo di una delle strutture ricettive più belle di tutta la Puglia. Qui nulla è lasciato al caso e quando si parla di benessere, lo staff crea tutte le condizioni ottimali perché gli ospiti possano ricrearsi in un ambiente dove la pace ed il relax si respirano ad ogni passo. Ideale per le coppie, per le famiglie ma anche per le aziende che, in questa struttura, che tra l’altro è sede dell’Antistress Academy (già Iberotel Apulia) possono trovare la location perfetta per corsi antistress di team building. È una scoperta recente, ma già abbondantemente adottata altrove, nata dalla

necessità di creare una certa coesione in ambito lavorativo. Laddove lo stress è sotto controllo, il lavoratore produce di più, e meglio, e soprattutto sviluppa un atteggiamento positivo che genera energia creativa. È quanto emerso da una recente indagine condotta fra cento aziende nordamericane: nel mondo del lavoro sono molteplici le fonti di stress (dalla difficoltà nelle gestione del proprio tempo alla mancanza di organizzazione, dalle problematiche legate anche ai rapporti interpersonali al sovraccarico lavorativo). A tutto ciò è legata la presenza di una nuova figura professionale, il CHO (Chief Happiness Officer), il cui compito è quello di identificare le situazioni spiacevoli, intervenire, ribaltandole, e creare le condizioni per un recupero pisco-fisico. L’argomento è stato ampiamente affrontato anche nella struttura ugentina, a

fine estate, durante il 1º Corso Unique Antistress Quality, riservato ad aziende e freelance intenzionate a certificarsi in materia antistress. Secondo l’apporccio “emotional antistress concept”, il fattore umano è uno degli aspetti chiave per rigenerare il personale. I dipendenti sono i primi ambasciatori del messaggio antistress e gran parte del successo è dovuto a loro. Oltre alle tradizionali tecniche per attivare il rilassamento, i partecipanti hanno avuto la possibilità di testare nuovi strumenti per rigenerare lo spirito e la mente, sotto la guida di veri e propri guru del settore. In molti l’hanno definita un’esperienza sensoriale, nel corso della quale sono state privilegiate le attività di gruppo proprio per rinforzare i rapporti interpersonali in nome del lavoro di squadra così importante in sede professionale.


VIVOSA APULIA RESORT Via Vicinale Fontanelle 106 - 73059 Marina di Ugento (LE) tel. +39 0833 931002 - fax +39 0831 933646 - www.vivosaresort.com

Tra l’altro, una volta concluso questo viaggio all’interno di se stessi, ma con un occhio puntato sulla reciprocità, le persone coinvolte hanno avuto un’interessante sorpresa: il livello di stress (misurato tramite metodo EASE) era decisamente più basso rispetto al loro ingresso. Del resto, l’ecoresort ha già gettato le basi per un futuro all’insegna del benessere globale. Grande successo, infatti, è stato

riscosso nei mesi scorsi dall’International Wellbeing Meeting Point, appuntamento di carattere internazionale che ha toccato gli ambiti del gusto, delle arti orientali, delle discipline sportive e bionaturali e che presto sarà rinnovato, sempre in quest’oasi di pace e natura. Va ricordato, qualora ce ne fosse bisogno, che Vivosa Apulia Resort si affaccia direttamente sul mare, ha la sua spiaggia

A RELAXED MIND PRODUCES BETTER TEAM BUILDING AND COURSES TO RELIEVE STRESS: RELAXING HAS NEVER BEEN SO EASY Put away stress and tiredness and even your work will be at the top. This is the reality that guests live at Vivosa Apulia Resort, one of the most charming accommodation facilities all over Apulia. Here nothing is left to chance. When it comes to wellness, the hotel staff creates all the ideal conditions to recreate a peaceful and relaxing atmosphere for their guests. The resort is the ideal location for couples, for families but also for those companies willing to find a perfect location for their team building courses to relieve stress. The facility also houses

privata, è circondata da alberi e pineta e soprattutto conserva immutata la formula “all inclusive”. Gli ospiti hanno a disposizione una SPA, con una vasta gamma di trattamenti, quattro piscine su vari livelli, un centro sportivo, un mini club e tutto ciò che occorre per isolarsi dal resto del mondo e rigenerarsi come si deve. Anche a tavola, grazie ad una cucina genuina, mediterranea, a km 0.

the Antistress Academy. It is a recent discovery. Where stress is under control, workers produce more and better. Their positive attitudes engender creative energy. Everything is related to the figure of a new professional: the CHO (Chief Happiness Officer), whose task is to identify unpleasant situations and to create the conditions for a psychophysical recovery. In recent months, the eco-resort has also housed the international Wellbeing Meeting Point. Vivosa Apulia Resort includes a spa, four swimming pools, a sports centre and a private beach. It overlooks the seaside, is surrounded by trees and, above all, it continues offering “all inclusive” packages.

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VIAGGI

saLento visto Da Fuori

La terra dove il vento detta gli umori Una giornalista calabrese svela le due facce del posto che ha scelto per viverci nel 2010 Sono arrivata in Salento per scelta sei anni fa e ci sono rimasta per caso. Lasciandomi trasportare dalle cose che accadevano e dai venti che si incrociano tra i due mari. Il vento, appunto. Prima cosa con cui fare i conti se si vive in provincia di Lecce, come me che dal 2010 la percorro in lungo e in largo da giornalista. Non che io venga da una terra senza venti, la Calabria, ma qui mi è chiaro che sono i capricci di Eolo a dettare scelte, ritmi e umori. L’ho capito fin dal 2006, quando ho iniziato a frequentare le spiagge dell’Adriatico, senza riuscire a far quadrare la mia necessità di concentrare i bagni in pochi giorni di

ferie con quella benedetta tramontana. A quei tempi non sapevo che la mattina, prima ancora di prendere il caffè, bisogna affacciarsi alla finestra e sentire l’aria sulla faccia, per capire da dove viene e dove ci può portare. Oggi invece so che se è fresca e arriva da est è maestrale, che renderà l’Adriatico impraticabile ma consentirà al bucato di asciugarsi presto e ai capelli di tenere la messa in piega. Se invece il vento soffia da ovest sarà scirocco, che porta umidità e nervosismo ma anche mare caraibico. Il mare, ecco. Ingrediente fondamentale nella scelta di vivere in Salento, che per me è venuto dopo il destino e prima

della pasta di grano arso. I salentini doc si dividono tra chi ama lo Ionio e chi l’Adriatico, chi preferisce la spiaggia e chi lo scoglio, chi frequenta i lidi e chi le pinete. Da forestiera dico che il bello è che ci siano tante possibilità. Le spiagge di San Foca e Torre dell’Orso sono le prime che ho conosciuto, la passeggiata delle Orte e i faraglioni di Sant’Andrea. Calette immortalate nelle foto dieci anni fa oggi sono state divorate dal mare, in un processo di erosione costiera che potrebbe essere in parte contenuto, volendo. Ecco, la volontà. Un concetto che qui significa tutto e niente. La vedo dirompente in tanti giovani che scelgono di tornare


di chiara spagnolo/foto pierpaolo schiavone

PORTOSELVAGGIO

SAN FOCA

TORRE DELL’ORSO

dopo aver studiato all’estero, dove non smettono di sognare il sole, il mare e il vento e, pur di rientrare, scommettono su imprese apparentemente improbabili. Qualcuno soccombe ma molti di più vincono. Ammiro la loro determinazione e l’ostinazione a vivere bene nella loro terra e non altrove, a differenza di noi calabresi che ci inventiamo sempre altre patrie ma rimpiangiamo tutta la vita il posto in cui siamo nati. Il mio lavoro mi ha portato a incontrare tanta della meglio gioventù salentina: imprenditori turistici e vitivinicoli, chef, cantanti e attori, operatori della comunicazione, architetti, scienziati e registi. Lo stesso

PIAZZA SANT’ORONZO A LECCE

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VIAGGI

saLento visto Da Fuori

lavoro mi ha fatto conoscere anche il Salento peggiore. Quello della burocrazia lumaca, dell’amministrazione corrotta, del diritto che diventa favore, del potere da sbandierare per essere trattati meglio degli altri. Per questo aspetto, Lecce è un sud vero. Città che sa essere meschina – come tante del Mezzogiorno – falsa nell’accoglienza, limitata nell’organizzazione dei servizi pubblici basilari, soffocante nel perpetrarsi di meccanismi che trasformano i cittadini in sudditi del potente di turno. Se conosci la persona giusta hai una corsia preferenziale per tutto, l’ho testato sulla mia pelle tante volte, per prenotare una visita in ospedale così come un tavolo al ristorante. È un

meccanismo perverso, che mi rattrista vedere tanto radicato in questo Salento pronto a spiccare il volo. Che questa terra si sia sviluppata enormemente negli ultimi anni è innegabile. Lo dicono i numeri di un turismo da record, che porta con sé tante contraddizioni. Gallipoli ne è l’esempio più grande. A farmela conoscere è stato un po’ il lavoro, a farmela amare gli amici che ci vivono e che mi hanno accompagnata in passeggiate invernali nel borgo, con una tappa fissa alla chiesa della Purità per la preghiera alla Madonna dei pescatori. Questa città è la sintesi perfetta del Salento: bellissima e trasandata, luminosa e decrepita, con il profumo di

mare che stordisce e l’odore dei rifiuti che a volte ti assale. Per cinque mesi all’anno è turismo allo stato puro, prezzi alle stelle e fregature a portata di mano. D’inverno invece i ritmi tornano lenti e si scoprono segreti affascinanti. Sempre in inverno ho scoperto Porto Selvaggio, uno dei pochi angoli della costa ionica salvato dalla cementificazione, eletto tra i miei luoghi del cuore, per via della passeggiata necessaria per raggiungere la baia, dove i telefoni hanno poca linea e, per forza di cose, ho ritrovato la gioia di chiacchierare con chi mi stava accanto, riempiendomi le narici dell’odore del mare e gli occhi del sole che annegava nell’acqua. GALLIPOLI

QUI MI È CHIARO CHE SONO I CAPRICCI DI EOLO A DETTARE SCELTE, RITMI E UMORI THE LAND WHERE THE WIND DICTATES THE MOODS A JOURNALIST COME FROM CALABRIA REVEALS THE TWO FACES OF THE PLACE WHERE SHE CHOSE TO LIVE IN 2010 I came to Salento six years ago by choice and I have remained here by accident. The wind is the first thing you to have to reckon with if you live in the province of Lecce. In 2006, I did not know that leaning out of the window is what you need to do in the morning even before having a coffee to understand where the wind comes from and where it can take you. It will influence your choice between the Adriatic and the Ionian Sea. The sea is fundamental for the choice of living in Salento. Authentic natives split into two factions: those who love the Ionian Sea and those who love the Adriatic Sea, those who prefer sandy beaches

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and those who prefer cliffs, those who choose beach clubs and who choose pinewoods. The good thing for me, as a foreigner, is that you can choose among many possibilities. Will means everything and nothing here. I can see a shattering determination in young people to assert themselves. They choose to come back here after having studied abroad and to bet on challenges apparently unlikely. Many of these young win their challenge. My job has let me know the best and the worst side of Salento. The latter is in the bureaucracy that moves at a snail’s pace, in the corrupt administrations, in the right that becomes a favour. This land shows many contradictions. Gallipoli is its perfect synthesis. It is beautiful and run-down at the same time. Porto Selvaggio is the place that has stolen my heart away, filling my nostrils with the smell of the sea and my eyes with the view of the sun drowning at sea.



PH: FLAVIO & FRANK

CULTURA

teatro


di jessica niglio/

Pirandello, la Puglia,

la consapevolezza di sĂŠ Enrico Lo Verso

Intervista a . Il suo ritorno in teatro con una prima data a Lecce, il suo Sud, i luoghi del cuore

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CULTURA

teatro

LO SPETTATORE NON VEDE L’ATTORE MA LA SUA PERSONALE STORIA, VEDE SE STESSO


PH: FLAVIO & FRANK

Il volto di Enrico è uno di quelli i cui lineamenti, una volta visti, non si dimenticano più. Quel genere di fisionomia dai tratti così espressivi che non potrebbe che corrispondere ad un uomo che nella vita fa l’attore. O forse sarebbe meglio dire che “è attore”, tanto quelle fattezze si prestano ad arrivare dritte dritte alla mente e al cuore di chi ci parla o lo ascolta. Enrico Lo Verso, palermitano, si forma al Centro Sperimentale di Cinematografia e all’Istituto Nazionale del Dramma Antico, calca numerosi palchi teatrali fino al 1988, quando approda al cinema. È il personaggio di Antonio ne “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio a renderlo noto in tutta Italia e ad aprirgli una via che lo porterà a ruoli in film celebri come “La scorta” di Ricky Tognazzi, “Hannibal” di Ridley Scott, “Salvatore – Questa è la vita” di Gian Paolo Cugno, “Milano Palermo – Il ritorno” di Claudio Fragasso, “Baarìa” di Giuseppe Tornatore. Dopo quasi un decennio Lo Verso nel 2016 torna in teatro e comincia proprio dal Salento e dalla Puglia, mettendo in scena “Uno Nessuno Centomila”, adattamento del classico pirandelliano, riscritto da Alessandra Pizzi (anche regista dello spettacolo). Vitangelo Moscarda riprende quindi forma, eroico protagonista che incanta il pubblico con un monologo che dura un’ora e dieci, andato in scena per la prima volta lo scorso luglio proprio nel “nostro” Teatro Romano a Lecce, una prima data che segna la stretta del legame tra l’attore e il Salento, sua seconda casa, e che proseguirà in tutta Italia. Torna in teatro dopo molti anni. Come cambia l’esperienza della recitazione? «Non so dare una risposta precisa perché il più delle volte le cose agiscono dentro di me in modo inconsapevole. Quello che so di certo è che, per esempio, ho desiderato per trent’anni recitare una poesia e poi ho finalmente deciso di farlo in teatro. Tutti quelli che ho incontrato dopo mi parlavano di quella performance. In sintesi: qualcosa lavora dentro, ti modifica e ti prepara ad affrontare il palcoscenico. Il nodo sta

proprio in “affrontare”, in questa parola: sono stato sempre complice del palco, ci ho sempre giocato e dopo dieci anni c’è ancora più piacere». Ha lavorato teatro, cinema e televisione, che differenze ha riscontrato? «Le differenze sono enormi, tutti i canali prevedono grande consapevolezza del mezzo con cui stai lavorando, che sia un obiettivo di una macchina da presa o un sipario, fondamentalmente c’è una filosofia di base che ogni attore ha. Lo spettatore è un “guardone” che guarda da dietro una tenda, devo fargli credere che non è lì e fargli vivere la scena come se non ci fossi. In “Uno Nessuno Centomila” abbatto spesso la quarta parete e mi rivolgo al pubblico. Quello che è nato è nato spontaneamente, perché le cose che si dicono sono talmente vere e talmente dentro l’animo umano che non è possibile tenerle per sé. C’è un solo attore in scena, ma sono tanti i personaggi: è uno spettacolo fatto di condivisione». Il personaggio che interpreta, il Vitangelo Moscarda di Pirandello, è un uomo di oggi, vaga nella quotidianità e compie un percorso che lo porta alla consapevolezza di sé. Quali sono le maschere che incontra? «Gengè (così Vitangelo è conosciuto dagli amici) non è un personaggio riscritto oggi, semplicemente non ci si rende conto che non è stato scritto oggi. Sono attuali gli stati d’animo umani, riguardano tutti e quindi finisce che parlo del pubblico con il pubblico. Questa è una delle chiavi di successo di questo spettacolo in cui tutti si riconoscono, è uno spunto di riflessione per chiunque. Lo spettatore non vede l’attore ma la sua personale storia, vede se stesso. Questo fa sì che il linguaggio appaia attualissimo». Come vive il passaggio da lei ai personaggi che interpreta? «I passaggi necessari sono tanti, anche per il pubblico. Vivo lo sdoppiamento, nel modo in cui gli altri avvertono la mia persona perché mi rendo conto quotidianamente che io sono certo di essere fatto in un 162 163


CULTURA

teatro

Esiste una soluzione? «La mia soluzione è in una frase di Goethe che mi accompagna da sempre: “essere se stessi contro ogni violenza”. La violenza, per me, è anche vivere un mondo di luci».

Il Sud: valori e contraddizioni. «Tra i valori: senso dell’umanità. Passo gran parte dell’anno a Porto Paolo, in Sicilia, sulla costa, ci sono tanti sbarchi, così come accade qui in Puglia, e vedo la gente che apre le proprie case, vedo tutti che aiutano il più possibile, donne in attesa e bambini, per regalare loro la pace. Non ho mai visto barricate. Di negativo ci leggo una debolezza di fondo che permette a chiunque arrivi alzando la voce di sottomettere mille, duemila persone in un rapporto di forza che diventa sbilanciato. Le mafie, ad esempio:

Quali sono le maschere del Sud Italia? «La Sicilia è molto simile al Salento, anche nella storia. Qui mi sento a casa e non riscontro grandi differenze tra quello che ho vissuto e quello che vivo. Non credo che esista una maschera, esiste una consuetudine all’agorà, che viene da lontano, dalle condizioni climatiche, dallo scambio di idee, punti di vista e riflessioni. Un bisogno di crescere con gli altri. Questo è fondamentale nel Sud. Se dovessi sintetizzare, la maschera del sud può essere il disincanto». PIRANDELLO, APULIA, SELF-AWARENESS INTERVIEW WITH ENRICO LO VERSO. HIS RETURN TO THE THEATRE, HIS SOUTH, THE PLACES OF HIS HEART

PH: VINCENZO CUOMO

Enrico’s face is one of those you would never forget. His features are so expressive that he could be nothing but an actor. His features get right to the mind and to the heart of people talking to or listening to him. Enrico Lo Verso comes from Palermo. He has been onto the stages of many theatres, before coming to the cinema. In 2016, after nearly a decade, Lo Verso returns to the theatre. He starts from Salento and Apulia, staging “One, No One and One Hundred Thousand”. Vitangelo Moscarda is the heroic character

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sono quattro criminali contro regioni intere di gente onesta». I suoi posti del cuore nel Salento. «Tricase e Santa Cesarea Terme. Tricase perché è il posto che mi ha accolto negli ultimi anni in cui sono stato qui, è diventato il motivo per cui vengo nel Salento, grazie alla partecipazione a SIFF – Salento International Film Festival di Gigi Campanile; Santa Cesarea Terme perché è il primo posto che mi ha accolto venticinque anni fa». PH: VINCENZO CUOMO

certo modo ma per gli altri rappresento quel personaggio che viene da un mondo televisivo e cinematografico. Faccio parte di un immaginario e mi perdo le mie caratteristiche più importanti. Questo, del resto, è l’argomento dello spettacolo: viviamo vittime della nostra etichetta».

who enchants the audience with a monologue lasting one hour and ten minutes. The show was staged for the first time at “our” Roman Theatre in Lecce just last July. You are coming back to the stage after many years. How has the acting experience changed? Most of the times, things act inside me unconsciously. Something works inside you and prepares you to face the stage. After ten years, the pleasure is greater. You have worked in theatres, films and television. What are the differences? «There are huge differences. However, each of them requires a deep understanding of the medium you are working in. In “One, No One and One Hundred Thousand” I talk to the audience directly. If the actor on stage is only one, the characters are many». Vitangelo Moscarda follows a path leading to self-awareness. «His states of mind are very topical questions. At the end, I talk to the audience about the audience. This is one of the keys to the success of this show». How do you live the transition to the characters you play? «I live the split. I am sure people do not see the person I think I am but only the character I play. After all, this is the subject of the show». Is there any solution? «Mine is in a sentence by Goethe: “Be yourself against all violence”». What are the masks in the South of Italy? «Sicily and Salento are very similar. Their mask could be disenchantment». The South: values and contradictions. «Among the values: humanity. The negative aspect: weakness in the presence of tyrant people - like Mafiosos, for example». The places of your heart in Salento. «Tricase and Santa Cesarea Terme».



Anna Valentini

Concetto di Bellezza Lecce | via Imbriani 36 | +39 0832 389 063 www.annavalentini.com



CULTURA

arte

PIETRO

BAFFA UNO SCULTORE DA RISCOPRIRE MANCA ANCORA UN’ANALISI COMPLETA SUL GENERE IN TERRA D’OTRANTO


di lorenzo madaro/

PIETRO BAFFA, GRUPPO ANTROPOMORFO. GESSO PATINATO. GALATINA, MUSEO PIETRO CAVOTI. FOTO ARCHIVIO LORENZO MADARO

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CULTURA

arte

PALAZZO BAFFA A GALATINA. PH: LORENZO MADARO, 2010

GLI ANNI QUARANTA, NELLA PRODUZIONE ARTISTICA DI PIETRO BAFFA, SONO CARATTERIZZATI SOPRATTUTTO DALLO STUDIO CONTINUO DEI SOGGETTI “ANIMALIER” «La scultura è un genere che vuole essere perdonato», suggerisce il critico d’arte e teorico Achille Bonito Oliva. Ma la scarsa memoria del mondo degli studi di settore verso certe esperienze dell’Otto e Novecento, no. Lo studioso Alfonso Panzetta nella premessa del suo Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’ottocento e del primo novecento (2003) ha sostenuto,

PIETRO BAFFA (IL SECONDO) A NAPOLI NEGLI ANNI DELLA SUA RESIDENZA IN CITTÀ. ARCHIVIO PRIVATO

senza mezzi termini, che «non sarà mai ripetuto abbastanza, e con sufficientemente forza, che la critica ufficiale del secondo Novecento ha commesso e perpetrato per decenni il più grossolano errore di valutazione dell’Ottocento italiano nel suo complesso». Questo assunto, valido anche per alcune esperienze del Novecento, è basilare per capire le cause per cui molti nomi della scultura italiana, in particolare meridionale – e il galatinese Pietro Baffa è tra questi – siano stati obliati da una certa storiografia. I recenti contributi concepiti in ambito ionico-salentino, perlopiù accademico, non hanno però recuperato questo ingiustificato gap, pertanto manca ancora all’appello un’analisi completa sulla storia della scultura in Terra d’Otranto. Perciò la marginalità di queste esperienze di ricerca andrebbe studiata e non obliata. Baffa nasce a Galatina, in provincia di Lecce, nel 1885, e si forma nel laboratorio arti-

gianale del padre, perfezionandosi poi nel locale Regio Istituto Artistico Industriale della sua città, dove consegue il diploma nel 1905. Avvertendo evidentemente il bisogno di confrontarsi con nuove realtà, s’iscrive al Museo Artistico Industriale (M.A.I.) di Roma. Sulle pagine di un curriculum autografo, si legge che dal 1914 è incaricato assistente alla cattedra di Disegno ornato, geometrico e descrittivo e relativi disegni professionali nel Regio Museo Artistico Industriale di Napoli, città nella quale si trasferisce e in cui vive fino al 1920. Qui trova un terreno favorevole per coltivare i suoi interessi per la scultura, portando con sé il lungo apprendistato attorno ai temi della plastica ornamentale da Roma. Dalle fotografie e dalle lettere superstiti si evincono rapporti di amicizia con Lionello Balestrieri, direttore del Museo Artistico Industriale di Napoli, che in una missiva datata 3 ottobre 1920 gli scrive: «Anche


noi tutti possiamo dirle con dispiacere che nel Museo sentiamo un gran vuoto». In questi anni prosegue il forte interesse per l’antichità e per le iconografie della tradizione, poiché Baffa non rimarrà mai attratto dalle esperienze delle avanguardie dell’epoca e, pur non essendo un conservatore, predilige una linea più schiva della scultura, con temi e approcci legati all’ornamento e alla riflessione sulle espressioni della natura. Il rientro a Galatina segna un nuovo cambiamento, si sposa e avrà tre figli,

mentre riceve l’incarico di insegnamento all’Istituto artistico industriale di Lecce. La scuola – nata per volontà di Giuseppe Pellegrino, sindaco della città – si inaugura nel 1915; in questi primissimi anni v’insegnano artisti, provenienti anche da altre geografie come Ferruccio Scandellari, Attilio De Luigi e Almo Mercanti, mentre non si rinuncia a coinvolgere autorevoli studiosi, in particolare Cosimo De Giorgi. Diviene pertanto la fucina di una città all’epoca in espansione sotto il profilo culturale.

LOCANDINA DELLA DOPPIA PERSONALE BAFFA E MANGIA. GALATINA 1948, ARCHIVIO PRIVATO; A DESTRA, PIETRO BAFFA DA RAGAZZO IN UNA FOTOGRAFIA DEL GALATINESE FORTUNATO MARTINES. ARCHIVIO PRIVATO

Intanto non tralascia la produzione plastica e si concentra con sempre maggiore intensità sulla scultura animalier, prediligendo forme fluide e sinuose: questo filone della scultura dell’Otto e – soprattutto – dei primi anni Venti del Novecento non è stato sufficientemente analizzato. Nel meridione – fatta eccezione per Ennio Tomai – e in Puglia in particolare, non si registrano casi di scultori che hanno seguito questo filone con la stessa continuità di Baffa; soltanto Francesco Buonapace, nativo di

Lecce, dimostra un certo interesse per quest’ambito. Mentre la studiosa Rossana Bossaglia ha sostenuto che «non è stato mai approfondito il perché dello speciale interesse per il tema degli animali venuto alla ribalta all’inizio del XX secolo; tema specialmente assecondato e diffuso negli anni Venti, quando le immagini acquistano un ritmo déco. Fatto sta che da Troubetzkoy a Rembrandt Bugatti si sviluppa una speciale attenzione per questa iconografia». Nello stesso 1923 – su richiesta del fratello Luigi, ingegnere – Baffa realizza una lunetta decorativa per il Palazzo delle Finanze di Trapani, in cui ritorna sui temi che ha affrontato sul finire degli anni Dieci, quindi il bucranio inserito in una deco170 171


CULTURA

arte

razione plastica con motivi fitomorfi. Il celebre scultore Antonio Bortone, nel frattempo rientrato a Lecce dopo un’intensa attività tra Roma e Firenze, nel 1932 lo coinvolge nella progettazione e realizzazione del bozzetto per il monumento a Giuseppe Pellegrino – di cui Baffa realizza due versioni – e per l’esecuzione del monumento a Monsignor Trama, visitabile nella Cattedrale di Lecce. Gli anni Quaranta, nella produzione artistica di Pietro Baffa, sono caratterizzati soprattutto dallo studio continuo dei

soggetti animalier: al 1940 circa risale il Gruppo antropomorfo conservato nelle sale del museo civico Cavoti di Galatina, recentemente oggetto di un restyling un po’ discutibile. Esempi di vibrante plasticità, vicina alla temperie novecentista, si riscontrano nelle opere eseguite da Baffa in questi anni: Maternità, L’orologio a bracciale, La lavandaia e Zingari nel bosco. In queste sculture le sagome delle figure ritratte sono espresse con un forte plasticismo che lo accomuna a tanti artisti attivi negli anni Cinquanta e, come

confermano i certificati medici conservati nella sua scheda personale all’Archivio dell’Istituto Statale d’arte di Lecce, Baffa è affetto da una grave bronchite. Muore nel 1962, e un lungo silenzio attraversa la sua arte post mortem, se non fosse per una retrospettiva allestita nel 2010 all’interno del museo Cavoti della sua città. Ma un ampio regesto di sue opere e di documenti attende di venire alla luce, contribuendo a nuove scoperte sulla storia della scultura in Terra d’Otranto.

IL RIENTRO A GALATINA SEGNA UN NUOVO CAMBIAMENTO, SI SPOSA E AVRÀ TRE FIGLI, MENTRE RICEVE L’INCARICO DI INSEGNAMENTO ALL’ISTITUTO ARTISTICO INDUSTRIALE DI LECCE IL RATTO DEL SATIRO 1930; A DESTRA, RITRATTO DI GIUSEPPE PELLEGRINO, ESEGUITO DAL FOTOGRAFO BARBIERI, DEDICATO AD ANTONIO BORTONE ED APPARTENUTO A PIETRO BAFFA. ARCHIVIO PRIVATO

A SCULPTOR TO BE REDISCOVERED, PIETRO BAFFA «Sculpture is a genre that requires being forgiven», suggests the art critic, Achille Bonito Oliva. However, we cannot forgive the poor memory existing towards certain experiences of the Nineteenth and the Twentieth centuries. In the preface of his Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’ottocento e del primo novecento – literally “New dictionary of Italian sculptors of the Nineteenth and early Twentieth centuries” (2003), - a scholar, Alfonso Panzetta, has argued that, «The official critics of the late Twentieth century have been committing for decades the grossest evaluation mistake of the Italian Nineteenth century as a whole». This is fundamental to understand the reason why some historians have forgotten many Italian sculptors – and southern sculptors in particular. Pietro Baffa is one of them. Recent contributions have not filled this unjustified gap on the history of sculpture in Terra d’Otranto. Baffa was born in Galatina, in the province of Lecce, in 1885. He

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attended the Royal Industrial and Art Institute and later the Industrial and Art Museum (M.A.I.) in Rome. In 1914, he began to work at the Royal Industrial and Art Museum in Naples where he found a fertile ground to cultivate his interest in sculpture. In this period, Baffa showed a preference to themes related to nature. His return to Galatina marked a new change in his life. He became a teacher at the Industrial and Art Institute in Lecce, inaugurated in 1915. Artists coming from different geographic areas and eminent scholars frequented the institute. In the meantime, his work focused on animalier sculptures. In the South of Italy – and in Apulia, in particular - none has followed this trend as Baffa did – aside from Ennio Tomai. The sculptor died in 1962. A long silence has passed through his art after his death, exception for an exhibition at the museum of his city in 2010. Nevertheless, we are still waiting for a deep document summary of his works and documents, thus contributing to new discoveries on sculpture in Terra d’Otranto.




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