NATURA Valentina Passalacqua, la regina del Nero di Troia
MESTIERI E TALENTI Francesca Iaconisi, sartoria e fashion design ANNO VI - n. 1 € 4,50 - € 3,00
ARTE Raha e Marjan, dalla Persia a Lecce
BTM 2018 Presenta
NICOLETTA POLLIOTTO IL SEMINARIO DI MENU DESIGN: NEUROMARKETING E OPPORTUNITÀ DIGITALI GIOVEDÌ 3 MAGGIO - ORE 10:00
c/o Open Space del Comune di Lecce in Piazza S.Oronzo
In occasione del seminario, sempre giovedì 3 maggio 2018, Nicoletta Polliotto presenterà il suo secondo libro “Digital Food Marketing - Guida Pratica per Ristoratori Intraprendenti”. L’appuntamento è c/o “Liberrima - All’Ombra del Barocco” - Corte dei Cicala, 9 - Lecce, ore 17:30 per dialogare con l’autrice, docente di Web e Social Media Marketing alla IHMA e owner di Muse Comunicazione, agenzia che da 11 anni cura progetti Web, Social e di Brand Identity per Food e Travel.
PER INFO E PRENOTAZIONI BTM Puglia - Tel. 0832.318433 - info@btmpuglia.it / m.rossi@btmpuglia.it www.btmpuglia.it
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anno VI – numero.1 FOTO DI COPERTINA (Chiostro ex Convento degli Agostiniani – Lecce) PH: Massimo Centonze DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Michele Ortese (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Paolo Conte, Agnese Cossa, Fabio Antonio Grasso, Luciana Lettere, Lorenzo Madaro, Francesca Mandese, Ilaria Marinaci, Aurora Mastore, Angelo Maria Monaco, Eleonora Leila Moscara, Jessica Niglio, Fabiana Pacella, Annachiara Pennetta, Fiorella Perrone, Federica Sabato, Sandra Signorella COLLABORAZIONE GRAFICA: Roberto Mariano FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone, Giulio Rugge, Ilenia Tesoro VIDEO: Massimo Centonze WEB: Vito Domenico Amodio, Arianna Moscatello SOCIAL MEDIA MANAGER: Milena Calogiuri, Annachiara Pennetta TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Password AD RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Puglia Promozione; amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Gallipoli, Grottaglie, Martina Franca, Melendugno, Nardò e Vernole; l’Università del Salento; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita. Si ringraziano inoltre AirDolomiti, Turkish e tutti i main sponsors, i partners, i relatori, gli espositori, i Buyers, i visitatori, lo staff social e i collaboratori di #BTM2018: Valeria Caputo, Fabrizio Manzulli, Paola Puzzovio, Viviana Carrone, Daniele D'Andrea, Dario Melcore e Serena Greco.
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5. EDITORIALE
speciale review BTM 2018 22. Essere autentici per essere trendy
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femminile
NATURA 6. Alchimie di vita di una vignaiola 48. Chi protegge la biodiversità in Puglia MESTIERI E TALENTI
16. Maria e il Castello: la guardiana del porto
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Gioffreda Via G. Vella, Maglie (LE) È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 22 marzo 2018 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 – CRON. N. 18/2013
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54. Silente: l'abito che sussurra ciò che sei 60. La sfida della "ragazza dei pesci" CUCINA 30. Alla tavola delle stelle 40. La chef salentina lodata da Forbes e Masterchef
mario 48 pubbliredazionali 12. PUGLIAPROMOZIONE Territorio
36. VIVOSA APULIA RESORT Strutture ricettive
CULTURA
66. Il senso di Paola per i libri e la cultura 114. Tra amore e poesia, la sfida di Isabella per la libertà SPORT
74. Sfide e vittorie sempre con il vento in poppa
80. Anche nel Salento il trekking è donna ARTE
86. La Maddalena di Francesco Antonio Zimbalo
90. Anna Maria Massari. L'arte al femminile in Salento 98. Dalla Persia a Lecce senza mai abbandonare l'Arte
FASHION
108
04. Mad Mood, la moda si veste 1 di Puglia
MEMORIA
108. I luoghi di Renata Fonte
SCIENZA
22. Marisa Grande: la donna che crea 1 sinergia tra i vari campi del sapere
46. ROAD 66 Ristorazione
52. MASSERIA PIGNI NUOVI Ristorazione
58. COMUNE DI VERNOLE Territorio
64. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio
70. MASSERIA SAN PIETRO Strutture ricettive
84. ALEX RISTORANTE Ristorazione
96. TENNENT'S GRILL Ristorazione
102. SALENTO IN TASCA Storie
112. COMUNE DI NARDÒ Territorio
118. OFF-SIDE / LA SCALA Ristorazione
120. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio
LECCE PIAZZA S. ORONZO, 7 TEL. E FAX 0832.243811 www.orestetroso.it info@orestetroso.it
EDITORIALE
GABRIELE DE GIORGI
In questo numero di primavera di Salento Review, che noterete costruito e articolato in maniera diversa rispetto al solito anche nel sommario, ho voluto che si raccontassero solo storie che hanno come protagoniste le donne. Non un mero omaggio simbolico a breve distanza dall’8 marzo, piuttosto, lontano dalla retorica delle liturgie, il riconoscimento del ruolo e del lavoro che le donne hanno sempre avuto in questa rivista: di gran lunga superiori per numero rispetto ai colleghi uomini, le collaboratrici di Salento Review lo sono spesso anche per la qualità dei contributi sposando in pieno il mio suggerimento di scrivere con passione, con un punto di vista partecipato prima ancora che con correttezza formale. In un certo senso, a me piace che adottino i temi che scelgono di narrare nel momento stesso in cui li propongono a me. Credo che questo sia il tratto distintivo della rivista, la voglia di metterci qualcosa di proprio attraverso un processo di empatia tra chi scrive e l’oggetto del racconto, sia esso un luogo o una persona. E, lo dico chiaramente, mi piacerebbe che sia una collega a prendere il mio posto quando sarà il momento di un naturale avvicendamento. In this spring issue of Salento Review, which you will notice organized and structured in a different way than usual even in its headlines, I wanted that only stories with women as protagonists were told. Not a mere symbolic tribute a short distance from March 8th. It is rather, far from the rhetoric of the rituals, the recognition of the role and work that women have always had in this magazine. In a number far superior to that of men, female colleagues of Salento Review are often superior also for the quality of their contributions, as they fully espouse my suggestion to write with passion, with a participatory point of view even before that with formal correctness. In some ways, I like them to opt for the topics they choose to tell the moment in which they propose them to me. I think this is the hallmark of this magazine, the desire to put something of our own through a process of empathy between the writer and the object of the story, be it a place or a person. Moreover – I say it clearly – I would like a female colleague to take my place when the time of a natural turnover comes.
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NATURA
RACCONTI AL FEMMINILE
ALCHIMIE DI VITA DI UNA VIGNAIOLA
VALENTINA PASSALACQUA, LA REGINA DEL NERO DI TROIA 6 7
di fabiana pacella/
Si scrive vignaiola, si legge tornado. Perché lei, insieme alle altre signore del vino made in Italy, ha scatenato la tempesta perfetta in un settore da sempre appannaggio degli uomini, mescolando forza (interiore) e dolcezza fino a spazzare via pregiudizi e stereotipi. La mescita ha il suono ritmato di prodotti, ça va sans dire, forti di un ingrediente segreto che non si può replicare nemmeno tra ampolle e alambicchi del più bravo alchimista, ed è quello spirito materno, marchio di fabbrica, che porta la new wave di imprenditrici della vite a trattare ogni singolo prodotto di cantina come un figlio da desiderare, concepire, dare alla luce e seguire in ogni fase della crescita.
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RACCONTI AL FEMMINILE
A 33 ANNI HA SCELTO DI TORNARE ALLE ORIGINI E PRODURRE UN VINO VIVO E SPONTANEO COME IL SUO GARGANO Il viaggio sensoriale verso il mondo reale delle vignaiole parte dal basso. Da quel meridione che sempre più investe sulle origini, la genuinità, la semplicità, l’orgoglio. Pit stop in Puglia, tra gli altipiani a picco sul mare del Gargano. In casa, anzi tra i filari di Valentina Passalacqua, cantastorie nobile di un racconto tutto al femminile, che dal passato balza direttamente al futuro e prende il nome di biodinamica. «Perché per fare un buon prodotto – sostiene – occorre avere un
approccio olistico. Ascoltare e rispettare la terra, le stagioni, i cicli astrali, evitando l’invasione incontrollata dell’essere umano». Biodinamico fa rima con natura e naturalezza. Niente artifici, niente aggiunte, solo l’orecchio ben teso per sentire nel profondo le leggi di Madre Natura, recepirle e farle proprie fino a spremerle e imbottigliarle. A 33 anni ha scelto di tornare alle origini e produrre un vino vivo e spontaneo come il suo Gargano, Valentina, che ha stravolto piani di vita, imbarcato bagagli
e desideri su un volo verso terre lontane, è rientrata ad Apricena cambiata, ha ascoltato il cuore e i piccoli segni messi uno dietro l’altro dal caso ed è rinata a nuova vita. «Sono l’anello centrale di una storia fatta di donne – racconta – .Tutto ha avuto inizio da mia nonna Giulia, forte come poche, viveva in masseria e si prendeva cura delle pecore, era chiamata la “patrona”. Ha rappresentato il faro, la guida lungo il mio percorso. Avevo 33 anni, il 10 marzo è nata mia figlia, l’ho chiamata
Giulia, dieci giorni dopo è morta la nonna. Ho capito allora che dovevo scrivere una storia nuova. Prima stavo nell’azienda di famiglia che si occupava di estrazione e lavorazione della pietra. La maternità mi ha rimesso in contatto con la mia parte più intima e profonda, alimentando il desiderio di lasciare un mondo migliore alle future generazioni. Così ho preso il coraggio per azzerare la mia vecchia vita e partire da capo con un’azienda messa su dal nulla». Oggi Valentina Passalacqua ha due figlie
in carne ed ossa e almeno 9 figli di vite. «Quando ho costruito la cantina, la parte dell’affinamento è stata la celebrazione della forza della maternità e ho creato il “grembo materno”, una struttura circolare che evoca il ventre delle madri, lì evolvono i miei vini come dentro di me sono cresciute le mie figlie. Almeno 9 mesi di affinamento in botti grandi, ognuna personalizzata per ogni vino. Una volta nati, i prodotti si esprimono all’esterno e danno vita a vere e proprie famiglie». Non è una favola zeppa di magie e voli pindarici, è tutto vero. I sogni possono prendere vita, Valentina lo dimostra ogni giorno. E non è un caso se dopo quel salto nel vuoto e migliaia di carezze ai suoi chicchi succosi, oggi è diventata la “regina del Nero di Troia”. Delle famiglie dei vini, si diceva. Tutti rigorosamente vegan, con attenzione estrema e al terroir e ai ritmi di Pacha Mama. Si parte dagli Ancestrali, spumanti senza aggiunta di lieviti e zuccheri, forti della rifermentazione del loro stesso mosto, con un Terra Rara. Seguono gli Autobiografici, il “Cosi com’è” e il “Così sono”. «Una falanghina macerata/orange wine e un cru Nero di Troia premiato come vino slow. Ogni vino concettualizza una parola chiave, in questo caso ci sono gli eventi significativi della mia vita che mi hanno portato a ciò che sono oggi, un viaggio in India, momento di grande riflessione
e l’incontro con produttori biodinamici storici, e poi la maternità». Poi c’è il vino Meditativo, Litos, un aleatico passito, in cui assaporare la pietra del sottosuolo che dà mineralità e freschezza. Per la famiglia dei Tradizionali, bombino e nero di Troia, 2 vitigni principi di quel territorio adagiato a 200 metri dal livello del mare di fronte alla Montagna del Sole. Ed infine, il Vino di Terra, Terra Minuta: fiano minutolo e greco, Terra Sasso con primitivo negroamaro e rosato nero di Troia, inni alla biodiversità del Parco del Gargano. Organici, sostenibili, naturali, i figli di Valentina rientrano in quella filiera che fa balzare l’Italia al primo posto tra i paesi produttori che puntano il loro futuro sui vini biodinamici. E non è moda, ma scelta. Nel profondo. Una sorta di strada maestra nella vita applicata alla professione. Le sue foto preferite? Gli scatti in penombra partiti dallo smartphone di Giulia o Agnese, le bambine, mentre pasticcia in cucina, la grande cucina della tenuta, con i capelli arruffati e gli occhi ancora prede di Morfeo. Ah, se potesse starci lì tra i fornelli, a sbagliare e bruciare biscotti, per poi tuffarsi sul divano e guardare La Corrispondenza di Tornatore, preda di sbadigli e rien à faire, ne godrebbe. Resta un sogno, questo sì, tranne rare domeniche d’accidia. Perché s’ha da trot8 9
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RACCONTI AL FEMMINILE
IL CAMMINO DI VALENTINA NON È FINITO, SOGNA UN AGRITURISMO DI CAMERE CON VIGNA E SPA RIGOROSAMENTE BIO
tare e pensare, progettare, affondare le mani nella terra, controllare le foglie delle piante, e guardare con rispetto l’altopiano dove s’affaccia il sole quasi fosse un vaticinio. Gesto dopo gesto, una liturgia lenta e sacra dalla terra alle labbra passando attraverso il cielo. «L’azienda è mia – dice a bassa voce, come usa –, se mi fermo io si ferma tutto. Adoro pensare alle domeniche da dolce far niente con le mie figlie, pigiamone e divano. Ma non può durare più di 24 ore o s’inceppa l’ingranaggio». E passi la febbre, passi pure il mal di stomaco e qualche colpo basso dell’insonnia. Jeans, scarponcini e si ricomincia. Il campo dei biodinamici è un terreno ancora poco battuto, un bacino in crescita, minato però dalla mancanza di regole universali e precise circa la composizione
dei vini naturali. In Italia, consumatori e produttori amanti dei nettari ecosostenibili, amano incontrarsi tra le vetrine di Vini Veri, kermesse ospitata da Verona. E si scambiano idee, opinioni, critiche e futuro, attraverso La Renaissance-Italia, associazione di vignaioli creata da Nicolas Joly nel 2001 che attualmente raggruppa oltre 160 produttori da tutto il mondo, che pensano e agiscono sul terreno comune dell’agricoltura biodinamica. O su Vinnatur, 170 produttori di delizie naturali suddivisi in nove Paesi. Il cammino di Valentina non è finito, sogna un agriturismo di camere con vigna e spa rigorosamente bio e non teme il confronto con i colleghi uomini. «La sensibilità delle donne – dice – dà una marcia in più, il nostro essere madri ci porta a mettere cuore pancia e pazienza
ALCHEMIES OF A VINE DRESSER'S LIFE It is written vine dresser, it is read tornado. Together with the other ladies of the made-in-Italy wine, she has unleashed the perfect storm in a sector that has always been the prerogative of men. The secret ingredient is the mother love that leads the new wave of wine businesswomen to treat every single product of their cellar as if it were a child to be desired and followed in every phase of growth. The sensory journey starts from Apulia, among the highlands overlooking the sea of Gargano, among Valentina Passalacqua's rows, and it is called biodynamics. "To make a good product – she argues – we must respect the earth, seasons, astral cycles, and avoid the uncontrolled invasion by the human being". At the age of 33, she chose to go back to her origins and to produce a wine as natural as her Gargano. Valentina completely changed her plans and now she feels a thoroughly new woman. «I am the central link in a story made up of women – she says – .It all started with my grandmother Giulia, as strong as few women are. I gave birth to my daughter when I was 33 and I called her Giulia. Motherhood nourished my wish to leave a better world to future generations. So I took the courage to reset my life and to start from scratch with a company set up from nothing». «When I built the wine cellar, the area reserved for wine ageing represented the celebration of the motherhood strength. I created the "mother's womb", a circular structure that evokes the womb
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in tutto ciò che facciamo. Un ottimo vino è tale se racconta un territorio e gli è fedele. Oggi esporto in Russia, Giappone, America, ed è come portare casa mia in giro per il mondo, quel mondo che poi viene a trovarmi». E che guarda e immagina, lei, dal vetro opaco di un locale di provincia, la notte della vigilia di Natale. Con le amiche. A parlare di progetti e d’amori, come solo le donne, di notte, tra un vaffa e qualche lacrima amara. Perché c’è pure quello. I ricordi, le memorie e le nostalgie. “Così Sono”… si stappa e si beve. Stavolta non per dimenticare, ma per tenere a mente.
of mothers. Wines are aged at least 9 months in large customised barrels». Dreams may come true, Valentina proves it every day. And after that leap into the unknown, today she is the queen of a wine known as "Nero di Troia". Her wines are all strictly vegan, with an extreme attention both to the terroir and to the rhythms of Pacha Mama. It starts from the Ancestral, sparkling wines without the addition of yeasts and sugars that rely on the second fermentation of their own must. They are followed by the Autobiographical. «A macerated falanghina/orange wine and a cru – Nero di Troia – awarded as a slow wine. Each wine conceptualizes a significant event of my life» and is a hymn to the biodiversity of the Gargano Park. Organic, sustainable, natural, Valentina's children are part of that chain that makes Italy jump to the top of the ranking among the producing countries betting their future on biodynamic wines. It is a life choice applied to the profession. Except for rare Sundays of sloth, it is necessary to work hard, to plan, to sink the hands into the earth. «The company is mine. – she says – If I stop, everything stops». Valentina dreams of a strictly biological farmhouse, with rooms, a vineyard and a spa, and she does not fear comparison with male colleagues. «Our being mothers leads us to put heart, instinct and patience in everything we do. Today I export to Russia, Japan, America, and it is like taking my house around the world».
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TERRITORIO
PUGLIAPROMOZIONE
Puglia Walking Art Alla scoperta di Picasso. E non solo È la prima ‘mostra diffusa’ organizzata in Puglia. Martina Franca, Mesagne e Ostuni sono le tappe di un’iniziativa che mette insieme arte e paesaggio Solo una terra ricca e artisticamente generosa come la Puglia può prestarsi ad un progetto ambizioso e coinvolgente come quello che da aprile fino a novembre regalerà emozioni agli appassionati di arte, e non solo. “Puglia Walking Art” è il nuovo modo per visitare il territorio. È la sintesi perfetta fra natura, storia e cultura. Tutto prende le mosse dalla mostra dedi-
cata al grande Picasso, curata da Pietro Folena e Francesco Gallo Mazzeo, che dal 24 aprile al 4 novembre, sarà allestita in maniera diffusa tra Martina Franca, Mesagne e Ostuni. 300 opere del padre del cubismo, tra olii, ceramiche, grafiche e acquerelli, approderanno in Puglia per il piacere di appassionati e semplici curiosi. Un tuffo nel mondo dell’arte con la “A” maiuscola che si arricchisce di ulteriori
tasselli non meno importanti come il paesaggio, la cultura enogastronomica e le tradizioni dei comuni che ospiteranno parte del testamento artistico del genio spagnolo. L’idea innovativa, se vogliamo rivoluzionaria, sicuramente destinata a lasciare un segno nel panorama delle iniziative locali, nasce dall’intuito di Pierangelo Argentieri, presidente di Federalberghi Brindisi.
Una mostra diffusa, in un territorio accogliente come quello a cavallo tra il tarantini ed il brindisino è la carta vincente per dare ulteriore slancio all’offerta turistica, creando un insieme di emozioni e racconti. E se già da sé fa emozionare l’idea di ammirare le donne secondo Picasso – la mostra, infatti, si intitola “Picasso. L’altra metà del cielo” – figurarsi l’impatto con le residenze storiche che ospiteranno le tele dell’artista iberico: Palazzo Ducale a Martina Franca, Castello Normanno Svevo a Mesagne e Palazzo Tanzarella a Ostuni. A fare da sfondo all’iniziativa è il lavoro corale delle tre amministrazioni coinvolte che
OSTUNI
PIAZZA PLEBISCITO, MARTINA FRANCA
PALAZZO DUCALE, MARTINA FRANCA, CENTRO STORICO
www.pugliawalkingart.com – www.apuliawalkingart.com – www.picassoinpuglia.com www.agenziapugliapromozione.it
hanno dimostrato sin dalle prime battute la volontà di fare rete, mettendo in campo le eccellenze del territorio, puntando sulle peculiarità di ciascuno, coniugando impegno, passione e pianificazione. Un’iniziativa d’insieme, coordinata dal consorzio “Puglia Walking Art” e da Pugliapromozione, costruita anche attraverso pacchetti studiati per andare incontro alle esigenze dei visitatori. Per conoscere tutte le iniziative collaterali (visite guidate alla scoperta dei centri storici, tour enogastronomici, itinerari a piedi, in bicicletta o su mezzi elettrici, alla scoperta del paesaggio rurale,
degustazioni, contest fotografici e tutto quello che c’è da sapere) basta consultare www.pugliawalkingart.com e www. picassoinpuglia.com. Martina Franca, Mesagne e Ostuni come non le avete mai viste. «Viaggiare in Puglia è un'esperienza che regala emozioni diverse anche nell’arco di pochi chilometri: cambio di paesaggio, di colori, di profumi di sapori ma anche crocevia di culture che definiscono architetture urbane suggestive. La mostra – afferma Pierangelo Argentieri – ci offre l’opportunità di unire nell'unico intento di promozione del territorio, tre amministra12 13
TERRITORIO
PUGLIAPROMOZIONE
zioni comunali e diversi operatori turistici in un modello di partenariato pubblico/ privato unico nel suo genere. In questo modo – conclude il presidente di Federalberghi Brindisi – non solo si lavora per la valorizzazione degli ambiti urbani ma anche e soprattutto per quello che c'è nel mezzo: tratturi, natura, masserie, trulli, insomma, un paesaggio rurale meraviglioso che merita di essere visitato con lentezza». «Si tratta di un progetto che coniuga la qualità della proposta a quella del territorio e alla sua accoglienza, oltre alla capacità di mettersi insieme da parte di più amministrazioni e con i privati – afferma
Loredana Capone, assessore all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia –. Abbinare alla visita di una mostra diffusa di grande impatto come quella di Picasso alla organizzazione di percorsi a piedi o in bicicletta per raggiungere le dimore storiche che la ospitano, con soste nella natura, in masserie e momenti di degustazione, significa incoraggiare il turismo lento e far scoprire il territorio. Sarà sicuramente un grande evento che farà parlare della Puglia in tutta Italia e all’estero. Sono proprio queste iniziative che possono attirare i viaggiatori anche fuori dalla stagione estiva per una Puglia 365».
DA SINISTRA: DOMENICO ROGOLI, PIERANGELO ARGENTIERI, GIANLUCA ZURLO, VITTORIO CARPARELLI
“PUGLIA WALKING ART” DISCOVERING PICASSO AND NOT ONLY IT’S THE FIRST 'WIDESPREAD ART EXHIBITION' ORGANIZED IN PUGLIA. MARTINA FRANCA, MESAGNE AND OSTUNI ARE THE STAGES OF AN INITIATIVE THAT BRINGS TOGETHER ART AND LANDSCAPE Only a rich and artistically generous land like Puglia can lend itself to an ambitious and engaging project like the one that from April 24th to November 4th will give emotions to art lovers, and not only. 300 works of Picasso will be exhibited in Puglia in three historic buildings (Palazzo Ducale in Martina Franca; The Castle of Mesagne and Palazzo Tanzarella in Ostuni). The initiative is coordinated by the association ‘Puglia Walking Art’ and with Pugliapromozione, the regional tourism agency. Several events have been planned, together with the exhibition, to discover the ancient villages, the surrounding landscape and the typical dishes. The innovative and revolutionary idea, that will leave a mark in the panorama of local initiatives, arises from the intuition of Pierangelo
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«Nell'ambito dei percorsi di Puglia Walking Art – aggiunge Argentieri – i viaggiatori saranno dotati di GPS, assistenza continua e di un Welcome kit Picasso ovvero un piccolo zaino del ‘viaggiatore’ con all’interno: il road book per le informazioni sul percorso e sulle attrazioni che si attraverseranno, un laccetto con un badge identificativo, un kit ristoro con confezione di prodotti tipici del territorio e una bottiglia d’acqua, delle mappe e brochure. Puglia Walking Art – conclude – è aperto ovviamente a tutti coloro che vorranno dare spunti sui percorsi per far crescere ancora di più il nostro fantastico territorio».
BASILICA SAN MARTINO, MARTINA FRANCA
Argentieri, president of Federalberghi Brindisi. «The goal – explains Argentieri – is to bring together art, territory and culture. Traveling in Puglia is an experience that offers different emotions even within a few kilometers: change of landscape, colors, aromas of flavors but also crossroads of cultures that define evocative urban architectures». «This is a project that combines the quality of the proposal with that of the territory and its reception, as well as the ability to get together by several administrations and private individuals – says Loredana Capone, Councilor for Tourism and Cultural Industry of the Region Puglia –. Combining sightseeing of a widespread exhibition of great impact such as that of Picasso to the organization of walks or bike rides to reach the historic houses that host it, with stops in nature, farms and tasting moments, means encouraging slow and to discover the territory». To know all the side events (guided tours to discover the historic centers, food and wine tours, itineraries on foot, by bike or by electric vehicles, to discover the rural landscape, tastings, photographic contest and everything you need to know) just consult www.pugliawalkingart.com and www.picassoinpuglia.com.
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RACCONTI AL FEMMINILE
di francesca mandese/foto massimo centonze
MARIA E IL CASTELLO: LA GUARDIANA DEL PORTO Nel 1996 ha mosso i primi passi in un mondo tutto al maschile per realizzare il suo grande sogno Prima di lei, solo gli aragonesi si erano affacciati da quella terrazza per scrutare il mare e avvistare le navi in arrivo nel porto di Brindisi. È stato qualche secolo fa. Poi, per lungo tempo dopo l’abbandono della fortificazione, quel bel castello che sembra sospeso sull'acqua ha visto alternarsi solitudine, saccheggi e, per qualche anno, un insediamento della Marina Militare. Nel 2000, però, tutto cambia. Grazie a una donna tenace e determinata che ha deciso di restituire a quella terrazza la sua funzione storica: punto di avvistamento del movimento navi nel porto di Brindisi. «Per tutti questi anni – racconta – le mie collaboratrici e io siamo state le uniche abitanti di quel castello e posso assicurare che le tante leggende, tra le quali quella di una principessa che sarebbe stata murata viva tra le sue pareti, non sono vere». Il castello è quello Alfonsino, detto anche Castello di Mare o Castel Rosso per il colore vermiglio della pietra con la quale fu costruito, a partire da febbraio del 1481, quando Ferrante d’Aragona fece edificare una torre a guardia del porto. La donna è Maria De Luca, cinquantenne brindisina madre di due figli ormai grandi, Antonio e Stefania, che hanno deciso di seguire le sue orme. Maria è Avvisatore marittimo, uno dei 13 esistenti in Italia che coprono il servizio in 18 scali nazionali. La sua è una storia tutta da raccontare perché ancora oggi, a distanza di 22 anni dall'inizio della sua bella avventura, è l'unica donna del settore. Non solo. Dal 2010, 16 17
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RACCONTI AL FEMMINILE
LA VERA DIFFICOLTÀ, PERÒ, STA PROPRIO NELL'ULTIMO MIGLIO, QUELLO SCOPERTO DALLE INFORMAZIONI UFFICIALI è presidente nazionale del Consorzio Servizi nazionali Avvistamento marittimo e alle riunioni continua a rimanere l'unica rappresentante del "gentil sesso". «L'avvisatore marittimo – coadiuvando la Capitaneria di Porto e l'Autorità portuale – svolge servizio d'informazione, coordinamento e promozione delle attività esercitate nell'ambito portuale, ponendosi, in qualità di esercizio privato di funzioni e di servizi pubblici, quale punto di riferimento utile alla collettività, attivo h24 per tutti i giorni dell'anno». Questo è quanto si legge sul sito web dell'Avvisatore, ma Maria De Luca ci spiega che la funzione più importante è quella di coprire il
cosiddetto "ultimo miglio". «Chiunque ormai – racconta – può andare su un sito qualsiasi e trovare informazioni sulle navi, la loro rotta, gli orari di partenza e di arrivo in un porto, sapere se trasportano passeggeri o merci e che genere di merci. La vera difficoltà, però, sta proprio nell'ultimo miglio, quello scoperto dalle informazioni ufficiali e durante il quale possono esserci ritardi o un cambio nella banchina di attracco. Ecco, noi copriamo soprattutto quell'ultimo miglio garantendo che tutte le operazioni vadano a buon fine». Quando la incontriamo è nel suo nuovo ufficio, quello ubicato dentro la stazione marittima, a due passi dal lungomare
e dal centro della città, con mobili e attrezzature moderne. L'altro, quello storico del Castello, è momentaneamente inutilizzabile. Ma credete forse che lei sia contenta di avere a disposizione più comfort? Nient'affatto! «Quando siamo state costrette a venire qui – racconta – ci sembrava di stare dentro un loculo». È sabato mattina, Maria è in compagnia dell'inseparabile cockerina Tiffany e dovrà coprire da sola un turno di 24 ore. «Piccoli imprevisti del mestiere», dice sorridendo. Mentre aspetta l'arrivo di una nave mercantile, racconta come sia cominciata la sua avventura. «Mi sono diplomata all'Istituto Nautico nel 1986 e
poi laureata in Scienze giuridiche. La mia passione è il mare – come credo sia ormai chiaro – e così, i miei primi lavori sono stati nelle agenzie marittime della città. Lì ho fatto davvero di tutto, occupandomi del settore amministrativo e di quello operativo, del booking e delle operazioni di imbarco. Insomma, una preparazione a tutto tondo. Poi, mi sono sposata e, in soli 13 mesi, sono arrivati i miei figli. Per tre anni, quindi, sono rimasta a casa per occuparmi di loro». Ma la passione era sempre lì, in agguato, pronta a fare di nuovo capolino nella sua vita. Non appena ha potuto si è rimessa al lavoro, ha cominciato a studiare il
funzionamento di altri porti italiani e ha capito che quello di Brindisi non era da meno rispetto a molti altri. Nel 1996 era pronta a tornare di nuovo in pista. «Ho avviato l'iter burocratico – racconta –, ottenendo la licenza dalla Capitaneria di porto e ho installato le prime antenne a Sant'Apollinare. Il mio vero obiettivo, però, era il Castello, ma ottenere l'autorizzazione dalla Soprintendenza non è stato facile. Ho partecipato a un bando per l'imprenditoria giovanile e femminile finanziato dal ministero e sono arrivata sesta in Italia. Nel 2000, era tutto pronto. Ho attivato un sistema Hdsl quando ancora si navigava a 56k e messo in rete tutti gli uffici del porto con il wi-fi. Tutti connessi, dalla Polmare alla Guardia di Finanza alla Capitaneria. Nel primo anno di attività avevo già raggiunto gli obiettivi del bilancio di previsione triennale». Fare breccia in un mondo tutto al maschile, superare la loro diffidenza nei confronti di una donna non è stato poi così difficile. «Forse perché sono entrata in punta di piedi – spiega – . La cosa forse più difficile è stata sconfiggere l'immobilismo della consuetudine e spiegare che, anche se il porto funzionava bene, c'era la possibilità di ottimizzare tempi e risorse». E finalmente, ecco l'ufficio nel Castello, dove la seguiamo chiedendoci come abbia fatto, e ancora faccia, a salire e scendere più volte al giorno quelle scale ripide e strette che conducono sulla terrazza. «Dovreste vedere che spettacolo quando tira vento di burrasca e non si riesce 18 19
MESTIERI E TALENTI
RACCONTI AL FEMMINILE
HO PARTECIPATO A UN BANDO PER L'IMPRENDITORIA GIOVANILE E FEMMINILE FINANZIATO DAL MINISTERO E SONO ARRIVATA SESTA IN ITALIA nemmeno a camminare – racconta –. Qui capisci davvero quale sia la forza della natura». E quando c'è burrasca, raggiungere il Castello non è facile perché le onde coprono completamente la diga di Punta Riso facendo pericolosamente ondeggiare perfino le auto. «Una sera sono dovuta tornare indietro e farmi accompagnare via mare dai piloti del porto», ricorda.
Ma per Maria e le sue collaboratrici, rinchiudersi da sole, per ore e ore, in quel piccolo ufficio perfettamente attrezzato e confortevole è sempre stata una gioia. Anche nei primi quattro anni di attività, quando lavoravano in un container. Intorno il nulla, solo mare, vento e silenzio. «Quel Castello ci ha sempre accolto bene – dice – , forse perché nessuno lo ha vissuto
come noi per secoli e secoli. Le emozioni che ci ha regalato sono indescrivibili, i miei figli sono cresciuti tra queste mura e tra la macchia mediterranea che c'è tutto intorno. È stato davvero un privilegio e spero sempre di tornarci, un giorno». E così per sette anni, fino a quando la Marina Militare non ha lasciato il presidio e i vandali hanno saccheggiato e distrutto ogni cosa, costringendola a chiedere un'altra sede nella stazione marittima. Le attrezzature rimaste al Castello, collegate wi-fi con il nuovo ufficio, sono ora alimentate con due piccoli impianti, uno eolico e l'altro fotovoltaico, ma un progetto di recupero già finanziato ha riacceso le speranze di Maria e delle sue quattro collaboratrici di riprendere possesso della "loro" terrazza. Oggi, l'Avvisatore marittimo è dotato di attrezzature tecnologicamente molto avanzate, gestisce un sistema di telecamere con ottima risoluzione che controllano tutto il porto e basta una app per inserire nel sistema tutte le informazioni. La visita nei luoghi di Maria è finita, ma lei esprime un desiderio e fa una promessa a se stessa: «Forse non subito, ma tornerò nel mio Castello».
MARIA AND THE CASTLE: THE PORT KEEPER IN 1996, SHE STARTED OUT IN AN ALL-MALE WORLD TO MAKE HER GREAT DREAM COME TRUE Before her, only the Aragonese had looked out from that terrace to observe the sea. Then, for a long time, in that beautiful castle, solitude, looting and a Navy settlement followed. In 2000, however, everything changed. Thanks to a tenacious woman who decided to give back its historical function to that terrace – as a point of sighting of the ships moving through the port of Brindisi. The castle was built since February 1481 by Ferdinand of Aragon's will. That woman is Maria De Luca. She is a port informer, one of the 13 existing in Italy. After 22 years from the beginning of her adventure, she is still the only woman in the industry. Since 2010, she is the President of the National Services for the Sea Sighting Cooperative. The port informer – assisting Port Authorities – provides information, coordination and promotion of the activities carried out in the port area. But the most important function is to cover the so-called "last mile", which is not guaranteed by official information. When we meet her, she is in her new office at the maritime station, with its modern equipment. The other, the historical office located at the Castle, is temporarily unusable. Diplomate at the Nautical College in 1986 and graduated in Legal Studies, her first jobs were at the maritime agencies of the city. Then, she got married and became a mother. As soon as she could, she got back to work and began to study how other Italian ports worked. In 1996, she managed to have the first antennas installed at Sant'Apollinare. «My real goal, though, was the Castle. In 2000, everything was ready. I succeded in networking all the offices in the port with a wi-fi internet connection, from the Maritime Border Police to the Financial Police and the Harbour Office. In the first year of activity, I had already reached the objectives of the triennial estimated budget». To make a breakthrough in an all-male world was not so difficult. «Maybe the most difficult thing was to defeat the immobilism of the custom and to explain that – even if the port worked well – there was the possibility of optimising time and resources." And finally, here is the office at the Castle. "You should see what a sight when it is stormy». «That Castle has given us nameless emotions. I always hope to come back there one day». When the Navy left the port, some vandals looted and destroyed everything, forcing her to ask for another location in the maritime station. Fortunately, an already-funded recovery project has rekindled the hopes of regaining possession of "their" terrace. The visit through Mary's places is over, but she makes a promise to herself: «I will return to my Castle».
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È STATA UN’AVVENTURA FANTASTICA Il BTM 2018 è stato per tutti noi un momento di crescita e confronto. Per realizzare un evento così importante e di grande interesse abbiamo lavorato con passione, sacricio, determinazione ma sempre con il piacere di fare qualcosa di diverso per la nostra città. Crediamo nello sviluppo del territorio, nella sintonia tra pubblico e privato e soprattutto crediamo nelle potenzialità di una terra che ha tanto da offrire e a cui basta davvero poco per fare il salto di qualità che merita. Noi ci abbiamo creduto e continuiamo a crederci con tutte le nostre forze, ecco perché il team del BTM è già operativo per una nuova sda. I riettori si sono spenti sull’evento che a febbraio ha portato alla ribalta l’universo del turismo come non lo avete mai visto, ma le luci sul nuovo progetto sono sempre accese. Ringraziamo tutti quelli che hanno dato lustro alla manifestazione di quest’anno e rinnoviamo l’appuntamento. Il BTM 2019 è più vicino di quanto possiate immaginare. A presto.
BTM 2018
SPECIALE REVIEW
di annachiara pennetta/foto ilenia tesoro
ESSERE AUTENTICI PER ESSERE TRENDY BTM 2018 si riconferma una vetrina prestigiosa per il turismo in Puglia
I luoghi hanno un’anima e per trasmettere emozioni devono essere “true”, veri, autentici. È un concetto semplice ma non scontato. Chi viaggia sa bene che l’emozione più sorprendente e duratura arriva proprio dalla ricerca di questa autenticità. Scoprire uno scorcio inaspettato, assaggiare un piatto tipico che non si trova altrove, entrare in contatto con la cultura e la tradizione non omologata alle mode del mercato. La Puglia, negli ultimi anni, ha scelto questa strada registrando trend positivi nei flussi turistici. La direzione è quella giusta, ma una volta imboccata la rotta, il passo successivo è capire quanto lontano si vuole andare, con quali strumenti comunicare, quali servizi potenziare e su quali compagni di viaggio poter contare. Per dare uno sguardo d’insieme e contestualizzare tutte le tematiche riguardanti il settore turistico, da quattro anni, a Lecce, si tiene BTM, il Business Tourism Management, evento internazionale dedicato al turismo che mette in comunicazione domanda e offerta, buyer e seller, enti, esperti, operatori turistici, gestori di strutture ricettive e di società di servizi. Una full immersion nella formazione e nell’innovazione che si è svolta a Lecce, dal 22 al 24 febbraio 2018, registrando un interesse mediatico, di pubblico e di presenze di aziende leader dell’indotto turistico che ha varcato i confini nazionali alzando l’asticella del successo ben oltre le aspettative.
Lecce e l’ex convento degli Agostiniani Lecce è la città che ospita BTM ogni volta in un palazzo storico diverso: il Castello Carlo V per due anni, l’ex convento dei Teatini e quest’anno l’ex convento degli Agostiniani. Un evento nell’evento, poiché è stata la prima manifestazione ufficialmente ospitata in un sito monumentale appena restituito alla città che non è stato solo una “dimora” d’eccezione per BTM 2018, ma prima di tutto un biglietto da visita esclusivo mai visto prima per chi Lecce la conosce da anni, per chi ci vive, per tutti gli esperti, i buyer internazionali, gli operatori del settore e i visitatori che hanno partecipato alla tre giorni. 22 23
BTM 2018
EX CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
SPECIALE REVIEW
Il progetto 365 Giorni in Puglia Ideato e organizzato dall’agenzia 365 giorni in Puglia, BTM ha attirato a sé l’attenzione della Regione Puglia attraverso l’agenzia Puglia Promozione, partner istituzionale ufficiale della manifestazione. «Attraverso il progetto 365 giorni in Puglia, il percorso editoriale della rivista Salento Review, il servizio di webcam Occhio alle spiagge, il portale web, l’app e tutto quello che abbiamo costruito in questi anni – commenta l’ideatore e organizzatore di BTM, Nevio D’Arpa – vogliamo creare un’idea di sviluppo basata sulla ricerca di opportunità e sulla valorizzazione di ciò che questa regione può esprimere per consolidare il suo status di destinazione turistica per tutto l’anno».
Vernole, Brindisi, Manduria, Nardò. A dare le linee guida è la Regione Puglia attraverso una rivoluzione culturale. «L’Emilia Romagna, il Trentino e la Puglia sono le uniche tre regioni d’Italia che segnano un cambio di tendenza
BTM e il territorio BTM racconta la Puglia attraverso la voce dei protagonisti. Non solo la bellezza, ma anche le esperienze, i progetti e le esigenze delle località che hanno la consapevolezza del valore della propria terra e del potenziale ancora da esprimere. Sono stati tanti i comuni pugliesi che hanno scelto di affiancare BTM: Lecce, Taranto, Grottaglie, Martina Franca, Otranto, Gallipoli, Melendugno,
GLI INCONTRI DI BTM NELLA MAIN HALL
nella promozione turistica. Ci rendiamo conto di quanto ci sia ancora da fare – ha sottolineato l’assessore regionale all’Industria Turistica e Culturale Loredana Capone, durante i panel istituzionali – ma lo sforzo corale che la
Puglia sta portando avanti è frutto delle politiche della Regione volte a creare le condizioni di sviluppo e dello sforzo dei privati che investono. La Puglia non è più conosciuta in Europa solo per il mare. Per puntare all’allungamento della stagione turistica dobbiamo andare oltre e valorizzare tutte le risorse a cominciare proprio dal turismo culturale». In questa direzione si inserisce proprio la strategia adottata dal Comune di
Taranto e presentata a BTM, che vede al centro del nuovo percorso di rilancio della città la magnificenza di uno dei più importanti musei archeologici nazionali, il MarTa, ma anche l’arte, l’architettura e il turismo sportivo. Presenti con le stesse finalità al fianco di BTM anche l’Università del Salento, tante associazioni di categoria e l’Its per l’Industria dell’Ospitalità e del Turismo allargato.
Le attività e i convegni La forza di BTM risiede nella capacità di coinvolgere esperti di alto livello che a vario titolo si occupano di formazione, comunicazione, digital marketing e revenue management. Tra gli ospiti di questa edizione, 150 relatori hanno fornito la propria visione dell’improvement dei servizi, hanno anticipato le ultimissime novità in tema di strategie e di supporti informatici e digitali a vantaggio di 24 25
BTM 2018
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tutti i comparti del settore. BTM però offre alle aziende pugliesi un’occasione imperdibile anche per intessere rapporti e stabilire contatti con i migliori partner internazionali. «In questa edizione – spiega Mary Roberta Rossi, responsabile di BTM – oltre alle tre giornate in sala convegni, workshop B2B e B2C per l’incoming e outgoing, tavoli di lavoro nella sezione BTM Gusto per incentivare il turismo enogastronomico, abbiamo proposto seminari specifici sull'innovazione del prodotto turistico pugliese affrontando tutti gli aspetti critici e positivi della specifica destinazione e capire quali strumenti adottare per aumentate i visitatori e a cascata occupazione ed economia». Oltre agli speech tematici, inoltre, ampio spazio è stato dato ai convegni di settore legati al turismo balneare, sportivo, sostenibile e al turismo culturale. A tal proposito, BTM ha avuto un partner d’eccezione, il Locomotive Jazz Festival che, in 13 anni di attività attraverso eventi musicali di altissima qualità, ha creato un modello di turismo vincente.
RAFFAELE CASARANO E I MUSICISTI DEL LOCOMOTIVE GIOVANI PER IL CONCERTO DEL LOCOMOTIVE JAZZ FESTIVAL
BTM Gusto È sempre più diffusa, in Puglia e nel Salento, la richiesta di quello che si definisce turismo esperienziale, soprattutto legato alla tradizione culinaria e all’enogastronomia. Imparare ad “arricciare” le orecchiette, visitare cantine e birrifici artigianali, partecipare alla vendemmia o alla molitura delle olive nei frantoi.
Tutto questo è racchiuso nel mood “BTM Experience” di BTM Gusto, l’area tematica che nasce per informare, presentare, diffondere la cultura e le attività enogastronomiche pugliesi. L’obiettivo è quello di porre le basi per incrementare il turismo di questo settore, creando “prodotti turistici” da proporre in tutto il mondo. Così quest’anno, oltre all’area espositori di
fresca, le specialità dolciarie e la grande varietà di olio, vini e birre artigianali tutte Made in Puglia».
I numeri di BTM 2018 Tiriamo un po’ le somme dell’edizione 2018. Oltre 9mila presenze di visitatori nei tre giorni dell’evento, 6mila persone registrate, 250 aziende partecipanti al B2B, 150 aziende espositrici, 150 relatori, 55 buyer internazionali, 45 aziende ed enti
partner, 15 influencer e blogger. Il sito internet www.btmpuglia.it ha registrato 12mila utenti e 60mila visualizzazioni. Su Twitter, 13mila visite sul profilo durante i tre giorni e circa 1 milione di impression con l'hashtag #BTM2018. La pagina Facebook ha registrato un incremento del 40% di utenti negli ultimi 3 mesi con una media di 10mila utenti unici attivi al giorno nei tre giorni di BTM. In media 25mila impression al giorno sulla pagina. Il profilo Instagram ha ottenuto un incremento del 55% di follower negli ultimi tre mesi. Circa mille stories realizzate su IG con mention BTM e 25mila impression nei tre giorni della manifestazione.
Le parole da ricordare I PERCORSI DI BTM GUSTO PER I BUYER
Gusto, si sono tenuti workshop formativi, cooking show e cooking class con chef eccellenti. Paola Puzzovio, responsabile della sezione BTM Gusto, ci racconta che «tra le novità abbiamo avuto il tour guidato dalle dame del gusto che hanno interagito con i visitatori anche in lingua inglese, accompagnandoli nelle sale per incontrare gli espositori provenienti da tutta la Puglia e far conoscere la storia e le produzioni d’eccellenza come il capocollo, la pasta
È trendy essere italiani, è trendy essere pugliesi. Questo non basta però, bisogna anche sapersi raccontare e avere una strategia per il futuro. È stato questo il filo conduttore di alcuni degli speech più autorevoli di BTM 2018. A cominciare dall’apertura della manifestazione con l’anteprima del “Festival della Crescita”. Ideato da Francesco Morace, socio26 27
BTM 2018
SPECIALE REVIEW
CHEF ALL'OPERA PER BTM GUSTO
logo e saggista, è un progetto curato e realizzato da Future Concept Lab con l’obiettivo di creare un circolo virtuoso tra i protagonisti della crescita e dello sviluppo. Aver avuto a Lecce la prima tappa è stato motivo di grande orgoglio perché il festival itinerante, che nasce per evidenziare le eccellenze italiane, ha riconosciuto in BTM un evento che può apportare innovazione e valore al Sud Italia. Di grande impatto emotivo è stata la presenza di Lorenzo Marini, art director, pubblicitario e creativo, il quale nella sua lectio magistralis ha letteral-
mente incantato il pubblico. «Non ho mai visto un popolo amato come l’Italia fuori dall’Italia e un popolo che si autoflagella come gli italiani – ha detto Marini –. Tra le cose più importanti da ricordare vi dico che siamo meglio di come pensiamo, l’immagine è più importante della parola e non dobbiamo scordare che dietro ad ogni brand c’è un’anima, un modo di essere che piace più del brand stesso». Roberta Milano, top speaker di BTM, esperta di comunicazione e di formazione sul turismo digitale, è intervenuta sottolineando che «il Turismo difficilmente viene considerato
una voce di export nell’economia. Invece lo è a tutti gli effetti e le strategie devono tenerne conto per soddisfare le quattro fasi del viaggio nella mente di un utente. Si sogna la meta, la si ricerca, si prenota e poi si vive l'esperienza». Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli esperti di comunicazione turistica. Dagli influencer che usano il racconto per immagini per promuovere il territorio, come sottolineato da Philippe González, fondatore della community Instagramers, al concetto del “what if” di Chiara Formenti, fondatrice e project manager di OttoCollective ed esperta di marketing e comunicazione turistica. «Per promuovere il made in Italy – ha detto Chiara Formenti – bisogna restare local e global allo stesso tempo, utilizzando l'autenticità di chi parla. “What if”, “cosa accadrebbe se”, è lì che sta la visione, la strategia di lungo e medio periodo. È un concetto bellissimo e difficilissimo, ma è quella la leva».
Il Fam Trip di BTM
scoprire luoghi meravigliosi e itinerari ancora poco conosciuti. Ai buyer si sono uniti blogger e influencer che vi presentiamo con i loro nick: @thererumnatura, @giadapappalardo, @manuelavitulli, @uomosenzatonno, @takkeb, @philgonzalez, @chiara_ottocollective, @sogni_in_valigia e @LaTvdeiViaggi. Attraverso i canali social hanno raccontato ai propri follower la Puglia in modo originale e appassionato. Queste
Il viaggio di BTM nella promozione delle bellezze della Puglia inizia però da lontano e non si limita solo alla tre giorni di incontri e workshop. Grazie alla stretta collaborazione con l’agenzia JLK di Lucio Perrone e Katja Puretti, un gruppo di 55 buyer internazionali del settore turistico hanno partecipato al Fam trip di BTM. Un tour appositamente strutturato per far
LA TV DEI VIAGGI – IL FAM TRIP DI BTM A GROTTAGLIE
MANUELA VITULLI – IL FAM TRIP DI BTM AD ALBEROBELLO
TO BE TRUE TO BE TRENDY BTM 2018 PROVES AGAIN TO BE A PRESTIGIOUS SHOWCASE OF TOURISM IN APULIA BTM, the Business Tourism Management – an international event on tourism connecting supply and demand – has been held in Lecce for four years. A full immersion in training and innovation that, in 2018, registered an interest well beyond expectations. LECCE AND THE FORMER CONVENT OF THE AUGUSTINIANS BTM was the first event officially hosted in a majestic venue just returned to the city. "365 GIORNI IN PUGLIA" PROJECT «Through 365 giorni in Puglia, Salento Review magazine, Occhio alle spiagge, the web portal and the app – comments the founder and organizer of BTM, Nevio D'Arpa – we wish to enhance the status of this region as a tourist destination for the whole year». BTM AND THE TERRITORY BTM tells Apulia through the voice of its protagonists. Not just beauty, but also experiences and projects. As Councillor Loredana Capone highlighted: «We need to enhance all our resources if we want to extend tourism season, starting exactly from cultural tourism». ACTIVITIES AND CONFERENCES BTM strength lies in its ability to involve high-level experts dealing with training, communication, digital marketing and
invece le tappe del tour. La città di Taranto ha aperto il suo cuore antico con un programma intenso tra chiese, centro storico e lo straordinario Museo nazionale MarTa, che custodisce reperti inestimabili della Magna Grecia. Poi Grottaglie e il quartiere delle ceramiche, il cuore della Valle d’Itria con la bellissima Martina Franca e Alberobello, Polignano a Mare, Otranto, Gallipoli, Tricase e naturalmente Lecce.
TAKKEB – IL FAM TRIP DI BTM A LECCE
THERERUMNATURA – IL FAM TRIP DI BTM A TARANTO
revenue management. Among the guests of this edition, 150 speakers gave their own vision of service improvement, anticipating the latest news on strategies and digital media for the benefit of all the sectors of the industry. BTM GUSTO In Apulia and in Salento, the demand for what is defined as experiential tourism is increasingly widespread, above all linked to the culinary tradition and to food and wine. All this is contained in the "BTM Experience" mood by BTM Gusto. THE NUMBERS OF BTM 2018 Over 9 thousand visitors, 250 companies participating in B2B, 150 exhibiting companies, 150 speakers, 55 international buyers, 45 partner companies and organizations, 15 influencers and bloggers. The website, www.btmpuglia.it, registered 12 thousand users and 60 thousand views. THE WORDS TO REMEMBER It is trendy to be from Apulia. This is not enough, however. It is also necessary to know how to tell your territory and to have a strategy for the future. This was the underlying theme of some of the most authoritative speeches of BTM 2018. THE BTM FAM TRIP A group of 55 international buyers took part in the BTM Fam trip. A specially structured tour to discover wonderful places and itineraries that are still little known. Bloggers and influencers joined the buyers and told their followers about Apulia in an original and passionate way.
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PH: DOMENICO URSO – ANTONELLA RICCI
CUCINA
RACCONTI AL FEMMINILE
CHEF MARIA CICORELLA
di jessica niglio/
Alla tavola delle stelle L’eccellenza al femminile della cucina regionale secondo la guida Michelin Si dice che gli ispettori della Guida Michelin, la più autorevole a raggio internazionale, poggino a terra una posata durante il pasto per verificare il livello di attenzione e cura del personale di sala. Vero o falso che sia, quella degli operatori della celebre guida è la visita che ristoratori e camerieri attendono per tutta la carriera ma allo stesso tempo temono fortemente, in attesa della tanto ambita stella. L’assegnazione delle stelle (da una a tre) – un simbolo simile a un fiore a sei petali – è attribuita alle migliori realtà ristorative secondo parametri di
qualità, maestria e tecnica, gusto del cibo, arredamento dei locali, qualità del servizio. La guida turistica e gastronomica, a uscita annuale dal 1900, nacque dall’idea di André Michelin, fondatore della nota azienda francese di pneumatici. Ancora oggi l’editore è il produttore di pneumatici, fattore che ne garantisce una certa indipendenza economica. Degli otto stellati pugliesi, tre hanno in cucina una chef: tre donne diverse tra loro per età, formazione e personalità ma 30 31
CUCINA
RACCONTI AL FEMMINILE
Tre modi di interpretare la materia prima e di pensare all’accoglienza in sala, grazie anche agli uomini che orbitano attorno a loro: il figlio Antonello Magistà per la Cicorella e i mariti Teodosio Buongiorno per la Galeone e Vinod Sookar per la Ricci (anche lui affermato chef).
HO SPOSATO IL FIGLIO DEI PROPRIETARI DI UN’OSTERIA. UNA VOLTA DENTRO, LA PASSIONE HA PRESO IL SOPRAVVENTO accomunate da fattori fondamentali come la conduzione familiare del ristorante, la ricerca continua sulle materie prime del territorio, una evidente umiltà. Si tratta di Maria Cicorella (Pashà a Conversano), Teresa Galeone (Osteria Già sotto l’arco a Carovigno) e Antonella 32 33
Ricci (Al Fornello da Ricci a Ceglie Messapica). Nei loro piatti tutta la ricchezza della Puglia con le sue tradizioni spiccatamente contadine, a cui si aggiungono elementi di elegante innovazione, in un perfetto equilibrio tra sapori, colori e profumi, che rendono la tappa necessaria.
PH: PAOLO BIAVA – TERESA GALLONE, PIATTO
PH: PAOLO BIAVA – TERESA GALLONE
Come mai ha scelto di fare della cucina una professione? Maria Cicorella: Non ho scelto, è stato casuale. Sono entrata in cucina per un’emergenza, vent’anni fa, per sostituire il cuoco dell’american bar che avevamo. Mi sono messa all’opera e poi ci ho preso gusto, ignoravo di avere in me questa passione. Ho cominciato a pensare seriamente alla cucina leggendo anche le classiche riviste in edicola, ho cominciato a fare ricerca, osservare le decorazioni, ho studiato, mi sono documentata. Oggi sono contenta che questa “missione” sia stata la mia, con molto orgoglio posso dire di avercela fatta. Teresa Galeone: Più che di una scelta si tratta di una circostanza: ho sposato il figlio dei proprietari di un’osteria. Una volta dentro, la passione ha preso il sopravvento. Antonella Ricci: L’ho deciso da ragazzina.
ANTONELLA RICCI, CON LEI NELLA FOTO IL MARITO VINOD SOOKAR
dei modi nel ruolo di donna, moglie, chef e mamma. Do tanto e ricevo tanto ogni giorno, il giudizio non spetta a me darlo ma a chi mi è vicino quotidianamente. A.R.: L’alta cucina è il frutto del sacrificio di un’intera famiglia e la mia crescita professionale la devo ai miei familiari che mi hanno dato la forza di andare avanti nonostante mille ostacoli e non hanno mai fatto sentire sole le mie figlie.
NON CI SONO LAVORI DA UOMINI E DA DONNE, CI SONO LAVORI CHE TI PIACCIONO NONOSTANTE LA FATICA
Qual è il momento che fissa tra quelli più importanti della sua vita professionale? M.C.: Ogni giorno, questo è il bello di questo lavoro. I clienti che tornano, un semplice complimento, la richiesta di un piatto che piace. E poi i giorni in cui illustri chef sono venuti a trovarmi. T.G.: All’inizio della mia carriera sono stata in cucina con mia suocera che dirigeva la cucina con grande successo a impronta prettamente tradizionale. Al passaggio del testimone nel 1997 ho potuto esprimere me stessa, rappresentandomi nei piatti tradizionali rivisti in chiave moderna. Questo penso sia stato uno dei momenti più importanti per la mia carriera e per la mia persona. E poi nel 1999: la Stella Michelin. A.R.: Quello che mi ha reso forte e indipendente è stato aver ottenuto la borsa di studio dell’Unione Ristoranti del Buon Ricordo che mi ha permesso di frequentare gratuitamente un corso sulle nuove tecniche di cottura alla scuola di Paul
Bocuse in Francia. Finito quel percorso ero carica di entusiasmo, cultura e disciplina. Come riesce a conciliare la vita familiare con la crescita professionale una donna che sceglie di seguire il percorso dell’alta cucina? M.C.: L’impegno è stato grande, la famiglia mi è stata vicina, mi ha sostenuto e girava intorno alla nostra attività: mangiavano da me al ristorante e non dovevo tornare a casa. Per noi donne volere è potere. T.G.: Questo è un punto dolente, ho fatto di tutto per riuscire a calarmi nel migliore
CHEF MARIA CICORELLA
Mi piaceva cucinare insieme a mia nonna Rosa e a mia madre e mi piaceva anche studiare, oltre alla laurea in Scienze Economiche e Bancarie ho seguito un percorso parallelo da privatista in un istituto alberghiero, insieme a tanto studio di classici della cucina italiana e straniera.
Il settore dell’alta cucina sembra essere in Italia appannaggio degli uomini. Com’è per una donna essere a capo di una brigata? Quali doti deve possedere? M.C.: Questo è il mio tallone d’Achille. Ritengo di essere importante ma non mi comporto da chef, ammiro molto i ragazzi che vengono per imparare. Con la gentilezza riesco ad ottenere comunque la loro attenzione anche senza avere il ruolo di “capo della cucina”, cosa che spesso mi viene rimproverata. Sono sempre stata accogliente con chi lavora e con chi è da me per imparare e così riesco a essere circondata da ragazzi assennati. In me prevale l’aspetto materno, sono diventata mamma presto, fa parte del mio DNA. T.G.: La cucina è una professione che dà tanto ma allo stesso tempo toglie e nello specifico alla propria vita privata. Per riuscire a conciliare le varie cose penso sia necessaria molta passione, umiltà,
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RACCONTI AL FEMMINILE
ANTONELLA RICCI
pazienza, capacità organizzativa e comunicativa. A.R.: Non ci sono lavori da uomini e da donne, ci sono lavori che ti piacciono nonostante la fatica. Non ho mai avuto problemi a gestire una brigata di uomini perché il lavoro di squadra mi piace e sono riuscita sempre a integrarmi cercando di dare l’esempio ai miei ragazzi. Le doti da possedere sono un grande rispetto per i clienti, tenacia, discrezione e umiltà. In questo lavoro ciò che non va perso di vista è che il cuoco è un lavoro da “servitore” e lo chef deve cercare di servire una pietanza che trasmetta un po’ delle sue emozioni. Qual è l’elemento che non può mancare nella sua cucina? M.C.: Non può mancare l’olio extravergine di oliva. E le verdure. T.G.: Il rispetto per la materia prima, indubbiamente. A.R.: Di certo la triade mediterranea: pane, olio e vino. C’è una persona che ti è stata d’ispirazione o da guida? Perché?
AT THE TABLE OF STARS THE FEMININE EXCELLENCE OF REGIONAL CUISINE ACCORDING TO MICHELIN GUIDE The visit of the inspectors of the renowned Michelin Guide is that restaurateurs have been waiting for their whole career. The best restaurants may receive zero to three stars according to the following criteria: quality, mastery of flavour and cooking techniques, taste of food, furnishing of the premises, quality of service. Three of the eight starred restaurants in Apulia have a female chef in their kitchen. These women differ for age, education and personality but share a continuous research on local raw materials and a clear humility. They are Maria Cicorella (Pashà in Conversano), Teresa Galeone (Osteria Già Sotto l'Arco in Carovigno) and Antonella Ricci (Al Fornello da Ricci in Ceglie Messapica). In their dishes, there is all Apulian richness, its distinctly peasant traditions, as well as elements of elegant innovation, in a perfect balance between flavours, colours and aromas. Why did you choose to make cooking a profession? Antonella Ricci: I decided it when I was young. I liked cooking together with my grandmother and my mother. In addition to my degree in Economic and Banking Sciences, I have attended a Hotel Management School and I have studied the classics of the Italian and of the international cuisine. What is the most important moment of your professional life?
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M.C.: Sono molto legata alla mia nonna paterna. La sua umiltà è sempre stata il mio esempio. Non faceva miracoli in cucina, il miracolo lo faceva badando alla casa, al lavoro dei campi e a far da mangiare per sopravvivere. Era una donna felice, con un programma giornaliero. Ricordo benissimo i profumi dei suoi piatti, ogni volta che preparo il brodo di carne penso a lei. T.G.: Non ho avuto un maestro né un riferimento durante il mio percorso professionale perché autodidatta. Però, nel corso degli anni, molti ragazzi da tutto il mondo si sono avvicendati a lavorare nella mia brigata per imparare la mia cucina, lo scambio di culture e visioni con i giovani chef mi ha sorpreso e fatto crescere. A.R.: Il personaggio della mia vita è Angelo Ricci, mio padre. Mi disse: se vuoi fare la cuoca devi studiare, la cucina è scienza e antropologia. Mi ha fatto fare esperienze gastronomiche uniche. Inoltre, il Maestro Gualtiero Marchesi, che quindici anni fa mi ha accolto nella prestigiosa squadra Alma della quale faccio ancora oggi parte.
Maria Cicorella: Every day. Customers who return, a simple compliment, the request for a dish they like. And then the days when distinguished chefs came. How do you manage to combine family life with professional growth? Teresa Galeone: I did everything to be the best woman, wife, chef and mother possible. I give a lot and receive a lot every day. In Italy, haute cuisine seems to be men's prerogative. What qualities should a woman have to lead a team? AR: There are no man's or woman's jobs, there are jobs that you like despite the effort. Managing a team of men has never been a trouble because I like teamwork and I have always been able to integrate trying to be an example to them. The attributes necessary are a great respect for customers, tenacity, discretion and humility. Chefs are "servants" who should try to convey their emotions in their dishes. What ingredient cannot miss in your kitchen? TG: The respect for raw materials, undoubtedly. Is there someone who inspired you? MC: My grandmother. Her humility has always been an example for me. She did not do wonders in the kitchen. She did wonders by looking after the house and the work in the fields, and by cooking to survive. She was a happy woman, with a daily schedule. I remember the aromas of her dishes very well, every time I prepare the meat broth I think of her.
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Qui il tempo si ferma per far scorrere l’energia A maggio riapre il Vivosa Apulia Resort, la struttura dall’anima “eco” e dal cuore “green” È iniziato il conto alla rovescia. A breve l’eco-resort antistress di Ugento riaprirà i battenti per una nuova stagione all’insegna del relax e dello star bene. L’apertura, prevista per il 17 maggio, coinciderà con la terza edizione dell’International Wellbeing Meeting Point in Salento (19 maggio al 2 giugno), apprezzata rassegna internazionale dedicata al benessere declinato in tutte le sue sfaccettature. Un ponte che unisce oriente e occidente, che mette insieme arti orientali, fitness e meditazione. Un'esperienza
unica nel suo genere, nata per unire relax e benessere di qualità, rendendo unico il soggiorno degli ospiti. Appuntamento chi si ripeterà a fine estate, per l’esattezza dall’8 al 23 settembre. Il Vivosa Apulia Resort è la cornice perfetta per parlare di benessere, ma soprattutto per viverlo e assimilarlo creando una riserva di energia da sfruttare anche una volta terminata l’esperienza. Programmi antistress preparati in base alle esigenze degli ospiti, mind acrtivities, formule health food in spiaggia e totale immer-
VIVOSA APULIA RESORT Via Vicinale Fontanelle, 106 – 73059 Marina di Ugento (LE) tel. +39 0833 931002 – fax +39 0833 933646 – info@vivosaresort.com – www.vivosaresort.com
sione nella natura sono le carte vincenti di questo piccolo paradiso naturale che sorge sulla costa orientale del Salento. Siamo in presenza dell’unico resort in Italia certificato come struttura antistress, tra i primi nel mondo ad aver fatto propria questa mission. A garantire agli ospiti un’esperienza fatta di pace e relax concorrono moltissimi elementi, a partire dallo scenario naturale in cui è immerso, la rigogliosa pineta del Parco Naturale regionale Litorale di Ugento, e continuando con i programmi wellness che si concretizzano nei percorsi e nei rituali della Spa, ma anche a tavola, in spiaggia, mentre si pratica attività fisica e in ogni altro momento della giornata. Ritagliato su misura per le famiglie, in particolare per i più piccini, a cui sono dedicate numerose attività ludico-sportive, il Vivosa è anche la location ideale per team building, convention e meeting. Gli ampi spazi a disposizione per gli incontri, sia indoor che outdoor, sono perfetti per accogliere fino a 500 persone. Basta varcare il cancello del resort per immergersi in una realtà fatta di bellezza e leggerezza. La struttura è realizzata in pietra locale, accorgimento architettonico studiato per creare armonia con il paesaggio naturale circostante. E poi ogni iniziativa è improntata sul benessere e sul relax. Il team dell’Antistress Academy accoglie gli ospiti creando programmi ad hoc in base alle esigenze di ciascuno: dalle sessioni di arti orientali (yoga e qi gong) a quelle di mindfulness (la meditazione che porta alla consapevolezza interiore), dall’esercizio fisico a contatto con la natura ed il suo potere rigenerante (golf e nordic walking sono tra le scelte più popolari), alla food therapy, per mangiare in modo sano. Anche il cibo riveste un ruolo importante nei programmi antistress. Prova ne sia il progetto denominato “Energy Cooking”, frutto della collaborazione con la Nutritional Cooking Consultant Paola Di Giambattista. In altri termini è un’offerta alimentare, sana e gustosa, da scoprire al buffet. La proposta healthy food prevede un focus attento sul mangiare equilibrato 36 37
STRUTTURE RICETTIVE
VIVOSA APULIA RESORT
con appositi laboratori: recupero e riciclo creativo in cucina (Green Life); ricette vegetariane e vegane (Kitchen With Love) e bellezza (From Kitchen to Beauty, che permettere di creare ricette di bellezza sfruttando gli alimenti), il tutto accompagnato da percorsi di degustazioni. Attività fisica, alimentazione corretta
e relax non possono non tenere conto di un altro tassello che va completare l’offerta di Vivosa Apulia Resort: la SPA. Un’oasi di benessere dotata di sauna finlandese, biosauna, hammam, piscina idromassaggio, sale fitness, docce scozzesi, docce emozionali, cromoterapia e ancora cabile per tutti i tipi
di trattamenti estetici rigorosamente eseguiti con prodotti naturali e a km0. Assolutamente da provare è il “Sixth Sense Ritual Massage”. Non un semplice massaggio. È un’esperienza extrasensoriale che avviene ad occhi bendati, su una culla di galleggiamento, circondati da suoni naturali. Un modo dolce e gentile per stimolare tutti i sensi, anche il sesto, in un viaggio all’interno di se stessi, alla scoperta di una dimensione sconosciuta. Nel mondo “eco” che rende unica la struttura, anche le attività sportive organizzate hanno un basso impatto ambientale. Un esempio tra tutti è l’eco golf, vera alternativa eco-friendly rispetto alla pratica tradizionale: l’intervento sul terreno non è invasivo, la sua configurazione naturale è ampiamente rispettata. Si può giocare sia in pineta, seguendo un percorso da 9 buche, che in spiaggia, dove si utilizzano palline e mazze rigorosamente biodegradabili (e commestibili per i pesci). Concetto innovativo e al tempo stesso rivoluzionario.
SPECIALE ESTATE 2018 Special Offer 25% International Wellbeing Meeting Point in Salento Dal 19 Maggio al 2 Giugno 2018 Dal 8 al 23 Settembre 2018
HERE, TIME STOPS TO LET THE ENERGY FLOW VIVOSA APULIA RESORT, THE ACCOMMODATION FACILITY WITH A "ECO" SOUL AND A "GREEN" HEART, IS OPENING IN MAY The opening, scheduled for May 17th, coincides with the third edition of the International Well-being Meeting Point in Salento (from May 19th to June 2nd) - an appreciated international exhibition dedicated to wellness. A bridge that combines East and West, which brings together oriental arts, fitness and meditation. The next appointment is scheduled for the end of the summer, from September 8th to 23rd. Vivosa Apulia Resort is the perfect setting to talk about well-being. It is the only resort in Italy certified as an anti-stress facility. It is also among the first in the world to have adopted this mission. Anti-stress programs are especially designed according to the needs of guests: meditation, physical exercise close to nature and food therapy are just few of the winning cards of this small natural paradise on the eastern coast of Salento.
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CUCINA
RACCONTI AL FEMMINILE
LA CHEF SALENTINA LODATA DA FORBES E MASTERCHEF A soli 22 anni Isabella Potì ha già un curriculum invidiabile
di eleonora leila moscara/foto massimo centonze
SONO MOLTO FREDDA E CRITICA CON ME STESSA, PER QUESTO NON MI MONTO LA TESTA FACILMENTE Sguardo deciso e caschetto biondo platino, pelle bianchissima e nei suoi occhi glaciali e intensi tutta l’ambizione della sua età e della sua bravura. Di padre leccese e madre polacca, Isabella Potì è ormai un nome noto nel panorama culinario italiano. Ha solo 22 anni, è aggraziata e possiede uno charme aristocratico: è tra le giovanissime donne che lo scorso anno sono state inserite nella lista di Forbes dei “30 under 30”, che premia i giovani talenti europei in
vari settori, dalla cucina alla tecnologia. Un riconoscimento che viene dopo il premio come chef Emergente Sud 2016 e il premio Performance dell’anno per le Guide dell’Espresso 2017. Isabella è sous chef e pastry chef del ristorante “Bros” di Lecce, dove lavora insieme al suo compagno nella vita e maestro Floriano Pellegrino, così come sottolinea lei romanticamente. Subito dopo l’ultimo anno dell’istituto alberghiero frequentato a Lecce, Isabella parte
alla volta di Londra per la sua prima esperienza nella cucina di Claude Bosi, attuale titolare del ristorante due stelle Michelin “Bibendum”, all’epoca alla guida dell’“Hibiscus” anche questo insignito di due stelle Michelin; quindi l’esperienza con Paco Torreblanca in Spagna ma “l’impronta della pasticceria mi è stata data da Martin Barasategui, uno dei pilastri della gastronomia basca”, ci racconta Isabella. Il richiamo del Salento si fa sentire subito però e “nonostante que40 41
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ste esperienze bellissime e fondamentali, ho deciso di perseguire il mio obiettivo: lavorare a Lecce. Non volevo far parte di quei giovani in fuga dalla propria terra”. Quando hai capito che saresti diventata una pasticcera? In verità l’ho sempre saputo, è stata una delle mie più grandi passioni fin da bambina. Mi piaceva mangiare e fare i dolci, ricordo che ero davvero troppo piccola e già mi mettevo in cucina a sperimentare. Il primo dolce davvero commestibile è stato il tiramisù, ad oggi il dolce che amo mangiare di più in assoluto. Il mio cavallo di battaglia però è il soufflé. Hai già dei segreti del mestiere? Quando inizi a fare qualcosa di nuovo, quando lavori spalla a spalla con dei grandi della cucina, allora i segreti non sono più 42 43
tanto segreti, si comincia così a capire cosa c’è dietro e a creare i propri. Con il soufflé ad esempio gioco molto, mi sono divertita a stravolgere completamente la ricetta classica: il primo soufflé inserito in carta è stato quello al sedano, poi è arrivato quello alla pesca bruciata, alla barbabietola, al formaggio in versione dolce e non salata e quello limone e liquirizia, adesso invece abbiamo il soufflé al San Marzano. Chi sono stati i tuoi maestri? Floriano è il mio vero maestro, oltre che compagno di vita. Che traguardo è stato per te il riconoscimento di Forbes? Più che un traguardo è stato un inizio, dimostra ciò che stiamo facendo, è un riconoscimento che mi fa capire che stiamo
lavorando bene ma che possiamo farlo ancora meglio, siamo in continua crescita e io ho intenzione di migliorare ancora e tanto, incrementando le mie conoscenze e le mie abilità. Ti abbiamo visto a Masterchef Italia, ospite al fianco di Iginio Massari. È stato molto divertente, ma soprattutto una scoperta, stando molto in cucina non seguo serie o programmi tv, ora invece ogni tanto lo faccio. È stato un onore essere al fianco di Iginio Massari che è uno dei miei punti saldi a livello professionale, non puoi non sapere tutto della sua carriera se vuoi essere un pasticcere. E poi gli chef sono tutti molto simpatici e anche i concorrenti. Hai contribuito a seminare il terrore in trasmissione esattamente come i grandi Klugman, Canavacciuolo,
Bastianich, Barbieri e il temutissimo Massari. (Sorride) I concorrenti sono principianti che si dilettano in cucina, credo che assumano quel tono per far capire loro cosa significa stare in una cucina, non è solo gioco e passione bisogna essere rigidi e rigare dritti. Dopo queste esperienze la tua vita è cambiata molto, come ti senti in questa nuova veste di pastry chef famosa? Sono molto fredda e critica con me stessa, per questo non mi monto la testa facilmente, continuo a lavorare e a fare il mio, vado a mille ogni giorno. Certo, mi rendo conto che avere visibilità è bellissimo e coinvolgente e non è facile da gestire, ma io ci riesco con molta calma e serietà. Voglio che non mi faccia perdere la concentrazione: il mio obiettivo non è diventare una stella della tv ma della cucina. Infine so bene che questa visibilità aggiunge responsabilità al mio impegno in cucina e ho ancora meno diritto di sbagliare.
Cosa conta di più quando si è in cucina? Un insieme di cose, in primis la volontà di lavorare, devi essere determinato e avere degli obiettivi prefissati e perseguirli. In cucina siamo molto disciplinati, ognuno svolge i suoi compiti senza distrazione, certo ci sono gli errori così come ci sono i rimproveri, fondamentali per non sbagliare più. Siamo una squadra, ognuno dà la carica all’altro per lavorare sempre meglio. Prediligete ingredienti del territorio italiano e pugliese? Tendiamo a valorizzare i prodotti del Salento: la carota di Tiggiano ad esempio, cresce solo due settimane all’anno e noi facciamo un bel rifornimento, le classiche ‘pastanache’ rosse per intenderci. Oppure usiamo tanto il mandarancio, ormai in disuso nel Salento: ricordo che da piccola lo odiavo perché era troppo amaro, ora invece lo adoro. Un’altra prelibatezza salentina che prediligiamo è la ricotta forte che autoproduciamo: ho imparato a farla anche grazie alla mamma di Floriano che mi ha insegnato a capire quando è
IL MIO WAY OF LIFE È “FAI IL LAVORO CHE TI PIACE E NON LAVORERAI NEMMENO UN GIORNO DELLA TUA VITA”
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matura e così abbiamo creato un piatto molto particolare, una ricotta forte cotta con la polpa del riccio fresca. Trovi che la tua bellezza sia un vantaggio in questo mestiere? Credo che non possa essere uno svantaggio, l’importante è usarla bene, non bisogna vendersi per il lato estetico ma per la sostanza. Bisogna avere qualcosa in cui credere, ecco perché io vedo la bellezza come un pregio che va usato bene. Anche senza Floriano accanto, non ho mai avuto problemi, sta a te definire il tuo ruolo, quando hai fatto capire chi sei e qual è il limite che imponi, allora non viene mai superato.
perché una scelta sbagliata può portare insicurezza, si può pensare di non essere portati e magari il segreto del successo è nella direzione opposta. Sono delle scelte da fare subito con la consapevolezza che, se decidi di lavorare in cucina, hai tempo solo per quello, il resto sono sacrifici sulla strada verso il tuo obiettivo. L’assenza di distrazioni permette di sbagliare sempre meno. Cucinare è una forma di amore? Per me sì assolutamente, io amo il mio lavoro e non lo farei se non fosse così, il mio way of life è “fai il lavoro che ti
piace e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita”: ci vuole amore per fare questo lavoro, non puoi solo buttare lì due ingredienti, ci vuole passione. Se fossi un grande della musica chi saresti? Io amo il rock, il pop, soprattutto l’Rnb, però noi Bros siamo un po’ come i Rolling Stones, sfacciati però con tecnica e bravura. Mi piace il loro mood e il loro carattere, sono forti, fanno parlare di sé da decenni: è esattamente ciò che vogliamo fare anche noi, continuare a cavalcare l’onda per molto tempo ancora.
Che consigli daresti a chi vuole fare il tuo mestiere? Scegliere bene il percorso, ognuno ha le proprie capacità, scegliere bene gli studi, le esperienze lavorative, il tipo di ristorante e il livello di cucina. É importante
SALENTO'S CHEF PRAISED BY FORBES AND MASTERCHEF AT THE AGE OF ONLY 22 YEARS, ISABELLA POTÌ ALREADY HAS AN ENVIABLE CURRICULUM Isabella Potì is well known on the Italian culinary scene. She is only 22 but she is already among the very young women included in Forbes "30 under 30" list last year. She was awarded as 2016 South Up-and-Coming Chef. She also received the Performance Prize of the year by 2017 L'Espresso Guides. Isabella is a sous-chef andpastry chef at the "Bros" restaurant in Lecce. She has worked in London at Claude Bosi's restaurant, then with chefs Martin Berasategui and Paco Torreblanca in Spain. After that, she decided to return to Lecce, in her land of origin.
You contributed to spread terror. I think chefs use that tone to keep contestants in line. How do you feel in this new role of a renowned pastry chef? Having visibility is beautiful but it gives you even less right to make mistakes. What matters most when you are in the kitchen? The will to work, resolution and a clear definition of objectives to be pursued. In kitchens, we are very self-controlled. We are a team.
When did you realize that you would become a pastry chef? I always knew. It has been one of my greatest passions since I was a child.
Do you prefer Italian and Apulian ingredients? We tend to enhance Salento's products: the carrots of Tiggiano or clementines – already fallen into disuse in Salento. Another Salento delicacy that we prefer is the “ricotta forte” that we personally produce.
Do you already have any secrets of the trade? When you work side by side with great chefs, you start to create your own secrets.
Is your beauty an advantage in this job? It is a value but it is necessary to use it in a proper way. When you draw the line clearly, it is never exceeded.
Who have been your mentors? Floriano is my true mentor as well as my life partner.
What advice would you give to those who want to do your job? To choose well their path, their studies, their working experiences, the type of restaurant and the level of cuisine. The absence of distractions allows us to make fewer and fewer mistakes.
What goal was Forbes recognition for you? It makes me understand that we are working well but that we can do it even better. We saw you at Masterchef Italia, as you were a guest alongside Iginio Massari. It was an honour to be at his side. He is one of my cornerstones on a professional level.
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Is cooking a form of love? Absolutely. I love my job and I would not do it if it were not so. If you were a great musician, who would you be? We are a bit like the Rolling Stones. We are cheeky but with technique and skill. We want to continue riding the wave for a long time.
Palazzo Ducale Venturi *****L |
Luxury Relais & Wellness
Tel: +39 0836.818717 | Mob: +39 331.1499980 | info@palazzoducaleventuri.com | www.palazzoducaleventuri.com
RISTORAZIONE
PH: MASSIMO CENTONZE
ROAD 66
ROAD 66: LA STORIA
DELLA MOVIDA LECCESE
È il pub che ha inaugurato la movida in città. Il Road è stato il primo locale ad “accendere” il centro storico. Sono passati più di 20 anni e da allora quella luce brilla ancora La storia della movida leccese nasce qui, in questo pub-museo che in qualche modo ha contribuito a cambiare le sorti della vita notturna in città. 23 anni fa, in Via dei Perroni, quella che congiunge Porta San Biagio a Piazzetta Santa Chiara, il passeggio nelle ore serali era limitato a pochi passanti, ai residenti della zona. Nulla di più. Dopo l’apertura del Road 66, il re dei pub leccesi, il volto notturno del centro storico è cambiato. Per fortuna.
Danilo Stendardo, Fabrizio Nuzzo, Roberto Portaluri e Frank Ruffolo sono stati i pionieri della movida locale. Poco più che ventenni, con tanto entusiasmo ed anche con un po’ d’incoscienza tipica dell’età, si buttano a capofitto in una nuova avventura senza minimamente immaginare quello che sarebbe accaduto negli anni. «Il locale lo abbiamo praticamente messo su noi – ricorda Danilo – asse dopo asse, mattone dopo mattone. L’entusiasmo, insie-
me alla profonda amicizia che ci ha sempre legati, erano i nostri compagni di viaggio». I primi clienti sono amici, amici di amici ed i soldati americani di stanza nella vicina Base Nato che, attratti dall’arredamento “Old America Style”, curano la nostalgia di casa tra un cicchetto ed un panino caldo. Lo stile è rimasto immutato negli anni. Le pareti del Road 66 sono come un diario di bordo: foto, targhe americane, lampadari, cornici, sgabelli e tavoli raccontano i 23 anni di questa realtà tutta leccese.
Non semplici ornamenti, ma veri e propri testimoni di emozioni vissute da diverse generazioni. «Ormai capita sempre più spesso – aggiunge Danilo – di incontrare clienti affezionati che un tempo venivano qui a fare le ore piccole in compagnia degli amici e che adesso invece entrano preceduti da carrozzine e pargoli di tutte le età. E la cosa più bella per noi è sentirci dire che rivivono ora le stesse emozioni di allora». «Adesso c’è una sorta di ricambio generazionale – afferma Simona Greco, infaticabile braccio destro dell’altrettanto infaticabile Danilo. – Ragazzini di 16-17 anni scelgono il nostro locale per le loro serate in comitiva, ed anche loro si stanno affezionando a questa grande famiglia. Una cosa è certa – conclude – il nostro punto di forza è il sorriso. Anche quando selezioniamo il personale prestiamo la massima attenzione ai modi. Gentilezza e garbo sono indispensabili per comunicare con i nostri clienti». Le ragioni del cuore fanno il paio con quelle del palato, e qui si apre un capitolo interessante. Il menù è vario (i rinomati hamburger, carni alla griglia, tex-mex, panini, insalate, taglieri, bruschette, hot dog) e soprattutto a base di prodotti freschi e di qualità. Gli standard sono elevati ma con prezzi accessibili. Anche per la birra, la Eggenberg, di cui loro sono unici distributori in Puglia.
PH: MASSIMO CENTONZE
ROAD 66 Via Dei Perroni, 8 – Lecce (LE) tel. +39 0832 246568 – www.road66.lecce.it – pubroad66@libero.it
Danilo è da sempre cuore e amina del Road. Negli anni si sono avvicendati vari soci. Attualmente “la famiglia” è composta da Danilo Stendardo, da sua sorella Vanessa, da Simona e dal ritrovato Roberto Portaluri. «Per fare questo mestiere la passione non basta – spiega Danilo –. Il lavoro di squadra è fondamentale. I sacrifici sono tanti, ma alla fine il sorriso di un
amico che viene a trovarci, il complimento di un nuovo cliente o anche le recensioni positive che leggiamo sui social, ci fanno capire che siamo ancora sulla buona strada, o meglio sulla “strada madre”, la Road 66 che continuiamo a percorrere con lo stesso entusiasmo di quei quattro amici che vent’anni fa hanno operato una piccola, significativa rivoluzione in città».
ROAD 66: THE HISTORY OF LECCE NIGHTLIFE IT IS THE PUB THAT HAS INAUGURATED THE NIGHTLIFE IN THE CITY. ROAD 66 WAS THE FIRST PLACE TO "LIGHT UP" THE HISTORIC CENTRE. MORE THAN 20 YEARS LATER, ITS LIGHT STILL SHINES The history of Lecce nightlife was born here, in this pub-museum that - somehow – has contributed to change the fate of nightlife in the city. Twenty-three years ago, in Via dei Perroni - that linking Porta San Biagio and Piazzetta Santa Chiara - walking in the evening was limited to few people, those who lived in the area. Nothing more. After the opening of Road 66, the king of pubs in Lecce, the night face of the historic centre has changed. Luckily. Danilo Stendardo, Fabrizio Nuzzo, Roberto Portaluri and Frank Ruffolo were the pioneers of local nightlife. A little older than twenty years old, with a lot of enthusiasm and a bit of recklessness typical of their age, they rushed into a new adventure head-first without even imagining what would happen over the years. Various business partners have alternated, but Danilo has always been the heart and the soul of the Road. Currently, "the family" is made up of him, his sister Vanessa, Simona Greco and Roberto Portaluri.
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NATURA
RACCONTI AL FEMMINILE
di fiorella perrone/foto massimo centonze
CHI PROTEGGE LA BIODIVERSITÀ IN PUGLIA Rita Accogli, responsabile tecnico dell’orto botanico dell’Università del Salento, da anni tutela e fa rivivere uno straordinario patrimonio di biodiversità vegetale Quando ci si accosta al mondo della biodiversità, orizzonte tra i più importanti e attuali se si parla di ambiente, alimentazione, tutela del paesaggio, della cultura e tradizione dei territori, in Puglia capita spesso di sentire ripetere un nome, quello di Rita Accogli. Che si indaghi la storia dei legumi di Zollino – ecotipi autoctoni recentemente riscoperti e sempre più diffusi e amati nel mondo dello slow food – o si assaggi il peperoncino di Ruffano, antica cultivar denominata “naso di cane” oggi in commercio con il più vezzoso nome di “trottolino”, non c’è imprenditore agricolo che dimentichi di
citare ed elogiare il lavoro della dottoressa Accogli. Naturale, quindi, desiderare a un certo punto d’incontrarla, di dare un nome e un volto a questa sorta di “nume tutelare” della biodiversità, elemento propulsore di tante realtà oggi attive grazie alla riscoperta e valorizzazione delle varietà vegetali locali. Rita Accogli è responsabile tecnico dell’orto botanico dell’Università del Salento, orto che nasce con la finalità di salvaguardare la biodiversità del territorio seguendo le indicazioni dell’International Union of Conservation of Nature – organizzazione non governativa nata
UN MOSAICO DI DIVERSITÀ CHE VA OLTRE QUELLA AGRARIA: NON SI RECUPERA SOLO LA VARIETÀ MA IL SAPERE
nel 1948 con l’obiettivo di supportare la comunità internazionale in materia ambientale – che negli orti botanici individua gli strumenti di conservazione della biodiversità vegetale. Biodiversità gravemente minacciata a partire dalla seconda metà del Novecento e almeno fino ai primi anni ’90, quando una serie di progetti nazionali e internazionali consentono di mettere in atto le prime contromisure atte a impedire l’estinzione di patrimoni vegetali preziosissimi. È allora che comincia il lavoro della dottoressa, assieme al professor Marchiori, prima con i progetti “Habitat” e “BioItaly”, poi “Rete Natura 2000” e “Interreg Italia Albania”, avviando un capillare lavoro di educazione, tutela, promozione della biodiversità a partire dalla diffusione del suo valore non solo ambientale ma anche alimentare, storico e culturale: quella che si definisce “Etnobotanica” perché connota la storia di un territorio e di chi vi abita, partendo dalle tradizioni gastronomiche per arrivare ai riti religiosi e persino scaramantici (si pensi ad esempio all’iperico, altrimenti detto “erba di San Giovanni”). La incontro circondata dai frutti del lavoro di questi anni, un fascio d’avena sull’angolo del tavolo, teche, barattoli, provette in cui sono conservati ed 48 49
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RACCONTI AL FEMMINILE
CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA DI AVER CUSTODITO QUELLO CHE LA GLOBALIZZAZIONE RISCHIAVA DI FAR SCOMPARIRE etichettati legumi, grano, semi; leggo a caso: melone rugnusu verde di San Donaci, pomodori invernali di Ortelle, rapa di Arnesano, melone estivo tondo, meloncella paesana nera, denominazioni evocative e rassicuranti. «Seguendo le linee guida nazionali e internazionali per la conservazione della biodiversità vegetale – mi dice – abbiamo orientato le nostre attività per le strategie di salvaguardia della biodiversità in Puglia». Ma cosa salvare? E perché? «Era innanzitutto necessario proteggere le specie spontanee a rischio di estinzione, che qui sono molto numerose, le specie officinali utilizzabili nelle microfiliere locali, le piante utili alla riqualificazione ambientale: per la fitodepurazione delle ac-
que e dei terreni intossicati da sversamenti chimici o dal corpuscolato atmosferico, per il ripristino delle dune e delle macchie, per creare aree di naturalità attorno agli ecosistemi agrari impoveriti, in tal modo potenziandoli attraverso gli scambi biologici che gli insetti impollinatori attuano tra piante naturali – più forti – e piante addomesticate. Far passare il messaggio dell’importanza fondamentale della biodiversità non è stato facile, laddove per molti anni si era andati nella direzione contraria a quella della sua tutela. Per salvaguardare il ruolo ecologico di ogni pianta nell’ecosistema ho puntato a sottolinearne il suo valore d’uso, cioè il suo impiego gastronomico o officinale». L’uso alimentare delle “risorse genetiche
vegetali”, infatti, ha consentito di giungere all’attuale diffusione e valorizzazione della “biodiversità agraria”, strettamente connessa a quella naturale per i rapporti biologici tra flora e fauna terricola, il cui valore è più facilmente avvertito per ragioni affettive (si tratta magari di varietà ereditate dal padre o dal nonno), per il gusto in cucina, per il legame con le tradizioni, per la natura del terreno alle cui caratteristiche le varietà autoctone si sono perfettamente adattate, consentendo ad esempio l’aridocoltura, grande risorsa ecocompatibile dell’agricoltura. Ne viene fuori «un mosaico di diversità che va oltre quella agraria: non si recupera solo la varietà ma il sapere, la storia dei luoghi». «Cresce la consapevolezza di aver custodito quello che la globalizzazione rischiava di far scomparire – conclude con determinazione – . È una battaglia contro l’estinzione di cui l’intero territorio si fa portatore, con la “rete dei custodi” che va da Foggia a Santa Maria di Leuca. Si è creata una nuova filosofia attorno alla biodiversità, una maturità nuova, per la quale l’aspetto nutraceutico ha rappresentato un’arma di convinzione importante – oggi quando ci si avvicina alle bancarelle si sente dire “Questa è la cicoria di Tricase!”, il messaggio è passato – ma ora è chiaro che è una questione etica e sociale oltre che alimentare. È un quadro confortante; gli sforzi e le parole di vent’anni fa tornano indietro».
WHO PROTECTS BIODIVERSITY IN APULIA RITA ACCOGLI, THE TECHNICAL MANAGER OF THE BOTANICAL GARDEN AT THE UNIVERSITY OF SALENTO, PROTECTS AN OUTSTANDING HERITAGE OF PLANT BIODIVERSITY In Apulia, when you come to biodiversity, it often occurs to hear Rita Accogli's name. There is no farmer who forgets to praise her for her work. Rita Accogli is the technical manager of the botanical garden at the University of Salento. She is responsible for the protection of the local plant biodiversity, seriously threatened at least until the early 1990s, when a series of national and international projects allowed the implementation of the first countermeasures to prevent the extinction of this precious plant inheritance. It is then that she begins a widespread work of education, protection and promotion of biodiversity starting from the diffusion of its environmental, alimentary, historical and cultural value. When I meet her, she is surrounded by the results of her work: vegetables, wheat, seeds. She says: «First of all, it has been necessary to protect the numerous wild species threatened with extinction, medicinal herbs, the plants useful for an environmental requalification. To convey the message of the fundamental importance of biodiversity was not easy. I aimed to underline its gastronomic or medicinal value». Their food use has led to the current diffusion and enhancement of "agricultural biodiversity", whose value is more easily felt for emotional reasons, for its taste in cooking, for its link with traditions. The result is "a mosaic of agricultural diversity and the recovery of the history of places». «We have kept what globalization was making disappear. It is a battle of the whole territory, from Foggia to Santa Maria di Leuca. The nutraceutical aspect has represented an important weapon of persuasion, but now it is clear that it is not just an alimentary issue but also ethical and social. The efforts and the words of twenty years ago are coming back».
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MASSERIA PIGNI NUOVI
PIGNI NUOVI, LA MASSERIA DELLE EMOZIONI Locali accoglienti e piatti che regalano sensazioni irripetibili. Il tempio delle meraviglie è a due passi da Lecce Il concetto di spazio e tempo qui si trasforma e diventa una bolla di felicità dove gli occhi prima ed il palato poi trovano la strada del piacere. Non saranno banali esperienze sensoriali, ma veri e propri momenti in cui una dolce euforia si impossesserà della vostra anima. “Pigni Nuovi”, masseria immersa nel verde delle campagne fra Lecce e Torre Chianca, è la dimensione dell’incanto in cui perdersi senza paura.
Quattro sale diverse, ribattezzate a seconda dell’elemento che le caratterizza (c’è quella del caminetto, quella della lanterna, della cantina e delle caramelle, chiamata così perché arredata con antichi stampi di ferro con cui venivano preparate, appunto le caramelle) ed un ampio ingresso con un angolo bar sapientemente arredato, come il resto della struttura, con quel gusto shabby chic il cui impatto diventa ancora più potente grazie ad una serie di
complementi antichi riciclati, reinventati e riadattati in maniera originale. Nulla è banale qui. I piatti preparati dalle sapienti mani di Alessandro Lazzari e Andrea Coletta, i due chef dall’indole artistica sono piccoli capolavori che quasi quasi dispiace mangiare per non rovinarne la bellezza. Un sacrilegio non assaggiarli. Ogni ingrediente, ogni spezia, ogni piccolo aroma sono amalgamati alla perfezione. La ricercatezza della preparazione parte
MASSERIA PIGNI NUOVI Strada Provinciale Lecce-Torre Chianca, 32 – Lecce (LE) tel. +39 349 0649149 / +39 393 5000255 www.masseriapigninuovi.it – masseriapigninuovisas@gmail.com
dalla semplicità dei prodotti, assolutamente di stagione, sempre freschi come, per esempio, verdure e ortaggi raccolti direttamente dall’orto che si estende alle spalle della masseria. Chicche su chicche in questo luogo incantevole in cui ci sente a casa propria fin da subito. I sorrisi dei proprietari e dello staff sono perle che si aggiungono a questo gioiello della ricezione locale. Quattro soci, quattro caratteri diversi, quattro storie che si intrecciano in questo cammino avviato da pochi mesi e che già sta regalando molte soddisfazioni. Andrea Licci, Gaetano Montinaro e gli chef Alessandro e Andrea sono i pilastri di questo luogo senza tempo. Affrontano la stessa avventura ciascuno con il proprio spirito, anche se accomunati dalla medesima passione. «Vogliamo emozionare – spiegano i diretti interessati – e lo facciamo con tutto il piacere possibile. La nostra passione ci permette di offrire la massima qualità in tutto quello che facciamo. L’armonia che i nostri clienti trovano nei piatti è il risultato di una ricerca fatta con scrupolo e attenzione». Nulla di troppo elaborato o sofisticato, anche se bello e innovativo. Le radici sono quelle salentine. I sapori sono quelli di una volta, ma resi seducenti da una lavorazione più moderna. La cucina mediterranea, qui, viene attualizzata, resa più leggera senza sacrificare il gusto. «I piatti che proponiamo – specificano ancora – partono proprio
da un concetto molto chiaro: rinnovare ma senza stravolgere la tradizione. Sono ricette ricche di sapore ma al tempo stesso rielaborate in chiave nuova, con il ricorso alla creatività e alla fantasia». Qualità, queste, che si ritrovano nella sostanza e anche nella forma. Ogni impiattamento è un’opera d’arte. Il viaggio nelle emozioni qui è assicurato. E in futuro ci saranno altre tappe per arricchirlo ulteriormente. Per esempio è in cantiere il progetto per la realizzazione di una serra che permetterebbe di avere prodotti freschi, a km 0, tutto l’anno. E poi altre sorprese da scoprire piano piano, pensate sempre per regalare agli ospiti quelle emozioni che a volte dimentichiamo di saper provare.
PIGNI NUOVI, THE FARM OF EMOTIONS COMFORTABLE ROOMS AND DISHES THAT GIVE UNREPEATABLE SENSATIONS. THE TEMPLE OF WONDERS IS A STONE'S THROW FROM LECCE The concept of space and time is transformed here and becomes a bubble of happiness where the eyes first and the palate then find the path of pleasure. Real moments of sweet euphoria will take possession of your soul. "Pigni Nuovi", a farm immersed in the greenery between Lecce and Torre Chianca, is a dimension of enchantment where to get lost without fear. The ingredients are absolutely fresh, the vegetables are harvested directly from the vegetable garden behind the farm. The smiles of the owners and of the staff are treasures added to this jewel of local reception. Andrea Licci, Gaetano Montinaro and chefs Alessandro and Andrea are the pillars of this timeless place. They share the same passion. «We want to give emotions and we do it with all the pleasure we can. The harmony that our customers find in their dishes is the result of a search made with care and attention». The roots are those of Salento. The tastes are those of the past. Here, the Mediterranean cuisine is made lighter without sacrificing taste. «The concept is very clear: to renew without distorting tradition». Every dish is a work of art. In the pipeline, there is the project for the construction of a greenhouse that would allow having fresh, zero-mileage products, all the year round. And then other surprises conceived to give guests those emotions that sometimes we forget.
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MESTIERI E TALENTI
RACCONTI AL FEMMINILE
Silente: l’abito che sussurra ciò che sei La storia dello slow-brand d’abbigliamento ideato da Francesca Iaconisi “Volli, sempre volli, fortissimamente volli” potrebbe essere il motto con il quale descrivere la storia di Francesca Iaconisi, fashion designer e imprenditrice salentina, ideatrice del marchio di abbigliamento etico Silente. Una passione innata per la sartoria sin dalla tenera età quella di Francesca, quando da bambina guardava la nonna cucire, proseguita poi con l’approfondimento scientifico e infine con la pratica; una
passione tanto forte da farle creare un’etichetta d’abbigliamento che rispecchiasse lei e i suoi valori e scommettere tutto sulla filosofia slow e l’artigianato. Silente è un marchio indipendente che si muove parallelamente al mondo della moda e ha regole tutte sue, primo per una questione di produzione, svincolata dai cicli tipici, e secondo per la dimensione artigianale, la filiera cortissima e la cura del dettaglio.
La storia di Francesca e di Silente non si può inquadrare nella categoria del sogno che si avvera, perché come lei stessa ci confessa, il suo sogno nel cassetto – che però per scaramanzia non rivela – è ancora ben lontano dall’essere raggiunto. Ascoltandola parlare appare invece piuttosto evidente invece come questa sia la storia di una ragazza tenace e coraggiosa che ha scelto di credere nei suoi progetti e in questi ha investito e
di agnese cossa/foto valentina eleonora costa
FRANCESCA IACONISI PORTRAIT
MIA NONNA ANCORA MI DICE: IO RICORDO COME SEI TORNATA QUI, SENZA NIENTE, NON AVEVI NEANCHE UN COTONE
continua ad investire tutto il suo tempo e le sue energie. Francesca Iaconisi già adolescente ha sentito l’innato richiamo per la moda. Ha iniziato a formarsi frequentando un corso a Lecce, all’Accademia di Rosanna Calcagnile. Poi sono venuti gli studi universitari a Rimini dove ha frequentato il corso di laurea in Moda dell’Università di Bologna, uno stage a Milano, fino a diventare ricercatrice per l'università nella quale ha studiato.
Come lei stessa ci racconta, proprio in quegli anni è nata e si è concretizzata l’idea della sua slow-label: «Silente nasce come concetto nel 2007, con la mia tesi di laurea; ricordo ancora quando io e la docente di Design Alessandra Vaccari ne coniammo il nome. L’idea era di mettere nell’elaborato finale tutto quello che ho studiato però distillando le cose che mi piacevano. Da qui, come un imbuto, tutto andava a finire in quello che era la mia
filosofia della moda e come avrei voluto farla. Ne è venuta fuori la filosofia di Silente: l’abito come estensione dell’io». Subito dopo la laurea ha iniziato a lavorare e con i primi soldi dello stipendio da ricercatrice ha acquistato la sua prima macchina da cucire e ha aperto un blog. Le prime esposizioni a Milano, una rete di contatti e ha iniziato a vendere i suoi abiti fino ad avere all’attivo in un paio di anni diversi negozi nel nord Italia che rivendevano il suo marchio. Nel 2011 però Francesca decide di lasciare il suo di lavoro di ricercatrice per concentrarsi sul suo progetto; non solo, decide inoltre di tornare a casa, in Salento. «Molte persone – racconta Francesca – mi dicevano che dovevo andare a vivere a Milano o all’estero per fare questa cosa, ma nella mia vita è sempre stata contemplata la formazione fuori per poi tornare a casa per fare quello che dico io circondata dai miei affetti, senza perdere il senso della vita. Così una mattina mi sono detta che preferivo provare e fallire piuttosto che non provare affatto e ho deciso di tornare a Copertino, il mio paese natale. Mia nonna ancora mi dice: io ricordo come sei tornata qui, senza niente, tu non avevi neanche un cotone e da sola hai creato tutto questo». Francesca ha spostato il suo laboratorio al sud e ha continuato la produzione dei suoi abiti in un contesto che per lei è stato anche fonte di ispirazione: «Io percepisco delle belle energie qui. Questa terra è bellissima e in molte delle mie creazioni c’è tanto sapore di sud, di una femminilità diversa che fuori non ho ritrovato e che non so se esiste ancora, legata alla mia idea di donna romantica ma anche selvaggia». Gli abiti del marchio Silente rispecchiano in tutto e per tutto lo stile e la filosofia di Francesca. Sono abiti, come lei stessa li definisce, senza tempo. Non esistono delle collezioni, ma una unica che ogni anno si arricchisce con nuovi modelli che si vanno a sommare a quelli creati negli anni precedenti, di stagione in stagione rivisitati. All’aspetto estetico si aggiunge la parte etica del progetto, 54 55
MESTIERI E TALENTI
RACCONTI AL FEMMINILE
ADESSO FRANCESCA HA DECISO DI CHIUDERE LE RETI DI VENDITA FUORI E CONCENTRARSI SUL SUO TERRITORIO NICOLETTA MANNI, NOTTE DELLA TARANTA 2017. PH: DAVIDE MELLONE
CANTANTI NOTTE DELLA TARANTA 2017. PH: DAVIDE MELLONE
quello che punta su un metodo produttivo sostenibile, che si fonda su un contatto concreto con l’oggetto, che riporta l’artigianato a camminare a braccetto con le parole qualità e cura del dettaglio e che ha l’ambizione di svolgere un ruolo educativo: «Mi rendo conto che siamo in pochi nel settore della moda, sia come produttori sia come consumatori, ad essere attenti a questo aspetto, però credo molto in tutte le teorie sulla decrescita. Purtroppo il singolo da solo può poco ed è necessario l’intervento dei governi, delle istituzioni e degli imprenditori che regolano il mercato. Se ne discute da anni nel settore e ormai quasi tutte le aziende hanno una linea di cotone organico. Speriamo non sia qualcosa di passeggero». Con il tempo il marchio ha iniziato a farsi conoscere e apprezzare anche sul territorio leccese, fino a che un giorno della scorsa estate Francesca viene contattata diretta-
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mente dalla Fondazione della Notte della Taranta che in occasione del ventennale le ha chiesto di vestire gli orchestrali e realizzare i costumi delle cantanti e del corpo di ballo, tra i quali l’ospite Nicoletta Manni, prima ballerina della Scala di Milano. Un’esperienza indimenticabile, dice. Adesso Francesca ha deciso di chiudere le reti di vendita fuori e concentrarsi sul suo territorio. Così, insieme al suo braccio destro, la sorella Paola, e al suo fidato team, composto quasi esclusivamente da donne, ha deciso di dare avvio a Demodress, progetto vincitore del bando PIN della Regione Puglia. Il cuore di Silente resterà a Copertino, dove ha sede Dimora Silente, il laboratorio sartoriale di Francesca. Ma nella naturale evoluzione delle cose, è arrivata la necessità di creare un luogo dove poter ospitare Silente e farne capire la filosofia. E Lecce è il luogo ideale dove far crescere questa nuova avventura.
Demodress – in via Cesare Battisti, 25 – non è solo una boutique o solo un atelier, è un cultural store, un contenitore dove poter fare cultura della moda, un laboratorio sartoriale, una nuova linea di abbigliamento a km 0, un luogo dove accogliere le creazioni di altri creativi indipendenti che rispettano i valori demo, dove la creazione possa essere partecipativa, dove rieducare al consumo critico: «Demodress per noi è l’idea della democraticità applicata alla moda. Demo è l’acronimo di democratico, etico, mindfull inteso come consapevole e organico come i tessuti che utilizzeremo. Il nome stesso racchiude in sé numerosi significati. C’è il concetto dell’abito demo, un vestito non finito che viene personalizzato in base all’esigenze di chi lo acquista. Ma c’è anche l’idea che sia democratico mettere sullo stesso piano il creativo con il consumatore. C’è la scelta di produrre in maniera etica e di rendere consapevole chi acquista». Alla domanda se si sente un’imprenditrice, Francesca risponde così: «Non saprei, io ho sempre saputo quali fossero i miei obiettivi e ho investito tutto nel mio progetto. Forse questo è il segreto dell’imprenditoria: il fattore rischio, la soddisfazione di ingrandire, la crescita, l’investimento, i tentativi di vendita, tutto per amore del progetto. Se così fosse allora sì, oggi posso dire di essere un’imprenditrice».
Francesca Iaconisi, a fashion designer and entrepreneur from Salento, is the creator of the Silente ethical clothing brand. An innate passion for tailoring continued with the scientific widening and practice; and a clothing label that mirrors herself and her values. Silente is an independent artisan brand, free from the typical cycles, with a very short supply chain and with attention to details. This is the story of a steadfast and brave girl who has chosen to believe in her projects and has invested all her time and energy in them. Francesca Iaconisi has attended Rosanna Calcagnile's Academy, in Lecce. Then she attended a degree course in Fashion at the University of Bologna, an internship in Milan, until she became a researcher at the same university in which she had studied. It was precisely in those years that the idea of her slow label came: «Silente: clothing as an extension of your own self». Immediately after graduation, she started working and created her own blog. The first exhibitions were in Milan until several stores in northern Italy sold her clothes. In 2011, Francesca decided to return home, in Salento. «I have always thought of training away and then of returning home to do what I do, surrounded by my affections, without losing the meaning of life. So one day I decided to come back to Copertino, my hometown». Thus, Francesca moved her workshop to the south: «This land is beautiful. There is so much taste of the south in my creations, the taste of a romantic and wild femininity». To the aesthetic aspect of the project is added the ethical part, which focuses on a sustainable production method and quality, with the ambition to play an educational role. Over time, the label has begun to be appreciated in the area of Lecce, too. One day, the Fondazione della Notte della Taranta asked Francesca to create the costumes for the singers and the dancers of the event. An unforgettable experience. Now, Francesca has decided to start Demodress, in Lecce. Demodress is a cultural store, a cultural venue, a tailoring workshop, and a place where to host the creations of other independent creative talents who respect democratic values. «I have always known what my goals were and I invested everything in my project. Maybe, today I may say I am an entrepreneur».
PH: MARCO PERULLI
PH: MARCO PERULLI
THE STORY OF THE SLOW BRAND OF CLOTHING DESIGNED BY FRANCESCA IACONISI
PH: MARCO PERULLI
SILENTE: THE CLOTHING THAT WHISPERS WHAT YOU ARE
COMUNE DI VERNOLE
Comune di Vernole ASSESSORATO AL TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
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LA SFIDA DELLA “RAGAZZA DEI PESCI” Ha cucito la sua prima alice marinata per un bambino, poi il boom di like su Instagram ha segnato la strada di Not so blue Creare qualcosa con le proprie mani è un’attività dettata dall’amore per l’arte e per se stessi, ma è anche un processo introspettivo con cui esprimersi. Anche da qui nascono le motivazioni che hanno spinto Silvia Calò a fare con le sue mani le coloratissime alici marinate che hanno trovato, nel mare del web 2.0, lo strumento adatto per diffondersi tra gli appassionati dell’artigianato. “Ho imparato chiedendo ai tappezzieri che conoscevo, ma è qualcosa che ho nel Dna, lo so fare e non so nemmeno io come”, mi risponde Silvia quando le chiedo dove ha imparato ad essere così brava nei suoi manufatti. Ed è così il talento vero, non ha spiegazioni, per alcune persone è come mangiare o bere, un bisogno, qualcosa di automatico, di innato. Silvia è una creativa solitaria, una vera artigiana affetta da perfezionismo acuto, un’artista del bello inconsapevole, fa tantissime cose e potrebbe rappresentare l’innovativa figura 60 61
del crafter, fortemente legata sia ai valori tipici del tradizionale lavoro di bottega, sia al web 2.0. Sono questi i nuovi artigiani digitalizzati grazie ai quali assistiamo ad una riscoperta straordinaria dell’amore per il fatto a mano. In realtà lei non ama definire ciò che fa con una sola parola: “Non so dare un nome preciso, – sottolinea – per me non è solo il lavoro di rivestimento di un mobile o la creazione di un nuovo pesce, è un modo di rigenerarmi. Quando mi occupo di restaurare la tappezzeria, ad esempio, mi rendo conto che vedere rinascere un oggetto che stava per finire nella spazzatura mi dà una felicità incredibile: per me questo lavoro è una necessità, non potrei fare altro nella vita. Quindi potete chiamarmi crafter, tappezziera, artigiana, mi sento un po’ di tutto perché solo quando lavoro sono davvero completa”. In genere siamo soliti pensare all’artigiano come ad una figura solitaria che lavora nella penombra della sua piccola
di eleonora leila moscara/foto massimo centonze
e caotica bottega e, in effetti, Silvia ha scelto Otranto come base per il suo laboratorio: “Ho scelto la solitudine invernale tipica di questo paese, solo così riesco a concentrarmi sul lavoro. Quando da Bologna, dove frequentavo il Dams, mi sono trovata a dover cambiare radicalmente la mia vita, sapevo che Otranto mi avrebbe donato conforto e sapevo che qui avrei ritrovato me stessa. E così lavoro nella mia casetta, in un vicolo nel centro storico, ho tanti ordini per fortuna e mi dedico esclusivamente a questo. Certo adesso soffro un po’ e infatti sogno un laboratorio da condividere con altri artigiani, per crescere e confrontarmi”. Silvia racconta della sua vita mentre taglia e cuce tantissime piccole alici marinate, ha una spedizione in Liguria da ultimare e tanto da fare. Gli ordini arrivano da Instagram e da Etsy, un sito web dedicato all'e-commerce,
HO SCELTO LA SOLITUDINE INVERNALE TIPICA DI QUESTO PAESE, SOLO COSÌ RIESCO A CONCENTRARMI SUL LAVORO
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L’IDEA DELLA FORMA NASCE DA PIETRO, UN BAMBINO CHE ADORO: MI CHIEDEVA CONTINUAMENTE DI DISEGNARGLI UN PESCIOLINO all'interno del quale gli iscritti possono vendere prodotti artigianali oppure oggetti vintage, praticamente un Amazon dell’artigianato. Come nascono le alici marinate? É nato tutto per caso, i miei amici mi hanno “costretto” ad aprire una pagina Instagram e da quando ho iniziato tutto è fluito naturalmente. Il nome e tutto il progetto di “Not so blue” viene da un periodo molto particolare: il blu è il mio colore preferito e poi la malinconia del significato inglese mi ha convinto che sarebbe stata la scelta giusta per rappresentare il concetto che c’è dietro a tutto questo. “Non troppo blu/ triste” serve a consolarsi, a dire che non tutto va sempre così male, anche dopo una separazione o un brutto momento. L’idea
della forma nasce da Pietro, un bambino che adoro: mi chiedeva continuamente di disegnargli un pesciolino e così per il suo compleanno ho deciso di creare con le mie mani la mia prima alice marinata, era un regalo per lui. Poi ho postato delle foto di alcuni pesci in prova su Facebook e Instagram e il web è impazzito, sono piaciuti tanto e hanno iniziato, da subito, a nuotare da soli mentre io sono diventata “la ragazza dei pesci”. Hai uno stile che ti rappresenta? Amo il vintage in tutte le sue forme, ho una fascinazione fortissima per le linee curve del design italiano degli anni 60 e per il concetto del “bello e funzionale” degli arredi del nord Europa. Il mio metodo è una sorta di patchwork che si riduce a due
THE CHALLENGE OF THE "FISH GIRL" SHE HAS SEWN HER FIRST MARINATED ANCHOVY FOR A CHILD, THEN THE BOOM OF LIKES ON INSTAGRAM HAS TRACED THE ROUTE OF NOT SO BLUE To create something with your own hands is an activity dictated by love for art and for yourself, but it is also an introspective process with which you express yourself. Silvia Calò creates colourful marinated anchovies that have found, in the sea of web 2.0, the right tool to spread among craft enthusiasts. She has a true innate talent. Silvia is a solitary creative crafter, a perfectionist strongly linked both to the typical values of traditional work and to web 2.0. "For me, it is not just coating a piece of furniture or creating a fish, it is a way of regenerating myself. To renew an object gives me an incredible happiness". "I dream of a workshop to share with other artisans, where to improve and measure myself". How are marinated anchovies born? It all started by chance when my friends "forced" me to open an
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versioni unite insieme: il principio nasce dalla mia indecisione, in fase di creazione mi piace il decoupage ma amo anche il dipinto, così ho deciso di non eliminare mai nulla di ciò che mi piace ma di far coesistere più lati della stessa medaglia. É come se fosse una sintesi dello sliding doors, due possibilità messe insieme che danno un’unica chiave di lettura. Ecco, questo mi identifica: non corro il rischio di fare una scelta rispetto ad un’altra, ma evito il rimpianto. Progetti in cantiere? Oltre alle alici marinate di tutte le misure, da poco ho creato anche dei buffi pesci palla, ma in tema di nuove idee parto dal riuso che è una delle mie prerogative: ho comprato questa nuova macchina da cucire perché il venditore mi ha garantito che avrei potuto cucirci anche le vele delle barche, è un’idea che vorrei approfondire al più presto, lavorare con tessuti riciclati o, perché no, con le vele delle barche per far stare a loro agio le mie piccole alicette. So che in tanti ti fanno una domanda precisa e te la faccio anche io: a cosa servono i pesci? Ti risponderò come rispondo a tutti. A niente. Ma per me se tu compri un pesciolino a Otranto, ti riporterà sempre all’estate, alla gioia del mare, agli affetti, ti restituirà i tuoi ricordi e un po’ di sana nostalgia.
Instagram page. The name "Not so blue" comes from my favorite colour and from its English meaning, as to say that not everything is always so bad, even after a bad period. I created my first marinated anchovy on the occasion of a child's birthday. Then I posted some photos on Facebook and Instagram and the web went crazy. Do you have a style that represents you? I love vintage, the curved lines of the Italian design of the 60s and the "beautiful and functional" furniture of Northern Europe. I have decided to make both possibilities coexist, giving life to a single interpretation. I do not make a choice over another, but I avoid regret. What are the projects in the pipeline? I have recently created funny globe fish. I have also bought a new sewing machine to sew boat sails. I would like to work with recycled fabrics to make my little anchovies feel comfortable. What are the fish for? If you buy a fish in Otranto, it will always bring you back to the summer, to the joy of the sea, to your objects of affection.
TERRITORIO
PH: CARMEN MANCARELLA
COMUNE DI MELENDUGNO
Turismo: presenze tutto l’anno Destagionalizzazione e valorizzazione del territorio. Non solo mare ma anche eventi per un’offerta turistica ampia e diversificata. Il modello Melendugno all’ITB di Berlino Quando si parla di turismo, Melendugno, con le sue bellissime marine, indossa gli abiti da protagonista. Proprio come è accaduto a Berlino, dal 7 all’11 marzo scorsi, nell’ambito dell’ITB (Internationale Tourisms- Börse) una delle vetrine più prestigiose a livello mondiale dove anche il Salento ha brillato in tutto il suo splendore.
«È senza dubbio una delle manifestazioni di punta del mercato turistico internazionale – afferma il sindaco Marco Potì – e la nostra presenza rappresenta un biglietto da visita importante per il mercato tedesco che, con nostro piacere, si sta rivelando un bacino interessante. La manifestazione, quest’anno giunta alla sua 52ma edizione, ci ha permesso di
creare momenti di confronto con buyers, associazioni, visitatori e tour operators e di pianificare un’offerta di qualità tesa ad una promozione capillare del territorio. Non solo mare. In primo piano anche il turismo culturale, che pone Roca, con le sue meraviglie archeologiche al centro dell’attenzione, e poi quello dedicato alle vacanze sostenibili, alle escursioni,
alle sagre e all’universo enogastronomico che da sempre è una delle nostre cifre identitarie più note». Riflettori puntati sulla destagionalizzazione, da sempre uno degli obiettivi più cari all’amministrazione locale. E guardando verso questa direzione non è difficile immaginare il visitatore tedesco come un riferimento perfetto. Basti pensare che in tutta la Puglia i picchi di arrivi e presenze di turisti tedeschi si registrano a maggio, giungo e settembre. Il lavoro da fare adesso è quello di fidelizzare le presenze, di aumentarle e capitalizzarle con scelte strategiche che mettano insieme domanda e offerta. ITB è un evento importante con numeri da capogiro a partire dalle presenze registrate, almeno 180 mila visitatori nei 5 giorni di programmazione della fiera; 108 mila operatori e 10 mila espositori provenienti da 180 paesi. «Crediamo fortemente nel mercato estero – spiega l’assessore al Turismo del Comune di Melendugno, Angelica Petrachi – e questo ci spinge a partecipare alle fiere di settore. Negli ultimi tre anni sono cresciute le presenze straniere sul nostro territorio ed è per questo che spingiamo sulla destagionalizzazione». Indubbiamente il biglietto da visita di Melendugno sono le sue 5 marine: Roca, San Foca, Torre dell’Orso, Torre Specchia e Torre Sant’Andrea, ma non meno bello e importante è l’entroterra. Borgagne, per esempio, dal 2012 gode del titolo di “Borgo Autentico d’Italia”.
PH: CARMEN MANCARELLA
COMUNE DI MELENDUGNO Via San Nicola – Melendugno (LE) tel. +39 0832 832111 – www.comune.melendugno.le.it
Il suo suggestivo centro storico e lo splendido Castello Petraroli sono la cornice perfetta per un evento organizzato i primi di giugno, il “Borgo in Festa”, l’ecofestival socio-culturale che da 14 anni inaugura la bella stagione salentina. «È uno degli appuntamenti di spicco a livello regionale – prosegue l’assessore Petrachi – ed è un modello di diffusione del territorio che punta alla valorizzazione delle sue ricchezze in un’ottica di rigenerazione e sviluppo. Senza trascurare un valore importante che è quello della comunità». Non solo marine, dunque, come dimostra anche la stessa Melendugno che, con il 4% della produzione regionale, è un’im-
portante città dell’olio. Nell’area ci sono numerose aziende che producono olio extravergine di oliva di qualità. E proprio dalla coltura e dalla cultura dell’olio, prendono vita due feste invernali molto sentite dai cittadini: “La Notte del Fuoco”, organizzata a Melendugno il 27 gennaio (con una focara che arde in onore del patrono, San Niceta) e “Le Lingue di S. Antonio”, di scena a Borgagne il 15 febbraio, anche qui una pira brucia in onore del Santo. In entrambi i casi i falò sono costruiti con rami secchi di ulivo. Il rito, oltre alla valenza religiosa, ne ha un’altra di natura contadina che nasce per festeggiare la fine della potatura.
TOURISM: PRESENCES THROUGHOUT THE YEAR DES-SEASONALIZATION AND ENHANCEMENT OF THE TERRITORY. NOT ONLY SEA BUT ALSO EVENTS FOR A WIDE AND DIVERSIFIED TOURIST OFFER. THE MELENDUGNO MODEL AT THE ITB IN BERLIN When it comes to tourism, Melendugno, with its beautiful marinas, wears the clothes as a protagonist. Just as happened in Berlin, from 7 to 11 March, in the framework of the ITB (Internationale Tourisms-Börse) one of the most prestigious showcases in the world where even the Salento has shone in all its glory. «It is undoubtedly one of the leading events on the international tourist market – says Mayor Marco Potì – and our presence is an important business card for the German market which is proving an interesting catchment area». «We strongly believe in the foreign market – explains the Tourism Councilor of the Municipality of Melendugno, Angelica Petrachi – and this leads us to participate in trade fairs. In the last three years foreign presences have grown on our territory and this is why we are pushing on de-seasonalization». Melendugno is famous for its 5 marinas: Roca, San Foca, Torre dell'Orso, Torre Specchia and Torre Sant'Andrea, but the hinterland is no less beautiful and important.
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CULTURA
RACCONTI AL FEMMINILE
Il senso di Paola per i libri e la cultura L'esperienza di una blogger che dedica il suo tempo alla divulgazione di testi e versi
di sandra signorella/
MOLTI NON ENTRANO NELLE BIBLIOTECHE PERCHÉ HANNO DEI PREGIUDIZI, NON SI SENTONO ALL’ALTEZZA
La cultura come libertà e la poesia come bellezza da donare agli altri. Paola Bisconti, 33 anni, di Cavallino, ha scelto di dedicare la sua vita ai libri e alla lettura, con una particolare attenzione alle generazioni più giovani. Sarà che è mamma di due splendidi bambini di 11 e 7 anni, sarà che si sente un po’ Idrusa, una delle protagoniste del libro di Maria Corti “L’ora di tutti”, con quella forza che hanno tante volte le donne di andare contro.
Parla e scrive di libri, Paola, li presenta e li divulga «in tutti i modi possibili e immaginabili», ha una casa piena di testi, un blog all'attivo – Sulle strade dei libri – in cui racconta le sue esperienze, è autrice di un libro che ha lo stesso titolo del blog, presentato ufficialmente nel marzo dello scorso anno e pubblicato da Edizioni Esperidi. La sua «piccola e straordinaria rivoluzione culturale» è rappresentata dall’adesione al movimento americano “Little free library”, che consiste nell’installare mini biblioteche – sotto forma di casette in legno – in luoghi privati o pubblici, come strade e piazze, accessibili a tutti in maniera gratuita. Il motto che anima l’iniziativa è “prendi un libro, dona un libro”. «La regola di restituire i libri non sempre viene rispettata, ma io considero questo fatto un successo, anche perché io rinnovo sempre il contenuto delle casette. La gente prende i libri, di qualsiasi genere, li legge, e quelli per bambini vanno a ruba, nel giro di due, tre ore non ci sono già più», un fatto che secondo la blogger smentisce il luogo comune che vuole la gente del Sud poco avvezza alla lettura. «Questo successo inaspettato – sottolinea –
mi suggerisce l’idea che le persone abbiano bisogno di presìdi culturali democratici. Molti non entrano nelle biblioteche perché hanno dei pregiudizi, non si sentono all’altezza». Oggi sono già 35 le casette, sparse nel territorio provinciale e non solo. Paola ha portato l’idea anche a Napoli, a Taranto, sulle spiagge e la Rai le ha dedicato dei servizi. «Il movimento cresce, la gente viene a conoscenza e mi chiama – racconta con entusiasmo –, tali biblioteche incarnano il principio della democrazia, quello per cui la cultura è di tutti e per tutti ed è libertà». La soddisfazione più grande quella di sentirsi dire da molte mamme che, con le minibiblioteche, i loro bambini leggono tanto, anche grazie alla libertà di approccio. E la mano che realizza tali biblioteche in miniatura, «piccoli gioielli dell’artigianato», altri non è che quella del marito Manuele. Un altro modo attraverso cui Paola divulga la cultura è quello che chiama l’assalto poetico. «Chiedo collaborazioni alle attività commerciali e regalo versi a chi passa, scrivendo sulle vetrine. Scelgo poesie attinenti all’attività e diffondo la bellezza. In tanti hanno aderito». Un regalo donato ai passanti, uno squarcio 67 67
CULTURA
RACCONTI AL FEMMINILE
IL LIBRO DIVENTA UNO SPECCHIO, TI SPIATTELLA IN FACCIA QUELLO CHE SEI, TI DÀ LA FORZA PER CAMBIARE DIREZIONE
nella fretta e nell’indifferenza della quotidianità. Quasi ogni giorno, inoltre, la blogger legge passi di libri negli studi dei ginecologi per le donne in dolce attesa: è il cosiddetto sottofondo letterario. «A volte c'è interesse, a volte, all’inizio, c’è un po’
di ritrosia che si dissolve, però, man mano che vado avanti con la lettura. Io – precisa – non voglio infastidire nessuno, né convincere nessuno a leggere. L’intenzione è, semmai, quella di far comprendere che la lettura è un’opportunità e non richiede alcuna dote». Anzi, «il libro diventa uno specchio, ti spiattella in faccia quello che sei, ti dà la forza per cambiare direzione». Ancora maggiore libertà risiede nei versi di una poesia, «ognuno può interpretarli come vuole». Non ci sono regole, non ci sono limiti. La prossima sfida è quella di leggere sugli autobus. «Devo ancora capire come metterla in pratica», puntualizza, sorridendo. Ma la tenacia è una delle sue doti. E poi ci sono le periferie. E una valanga di pregiudizi da sfatare. Quelli secondo cui gli ultimi, i disperati, gli invisibili non abbiano la sensibilità sufficiente per cogliere appieno la bellezza della cultura. È il vagabondaggio letterario, iniziativa che consiste nell’andare in
PAOLA'S FEELING FOR BOOKS AND CULTURE THE EXPERIENCE OF A BLOGGER WHO SPARES HER TIME TO SPREAD TEXTS AND VERSES Culture as freedom and poetry as beauty to give to others. Paola Bisconti is thiry-threeyears old and she has chosen to devote her life to books and reading, with particular attention to younger generations. Paola talks about and writes books, presents and diffuse them «in all possible and imaginable ways». Her house is full of books. She has also a blog – "Sulle strade dei libri" ("On the roads of books ") – to
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periferia con uno zaino pieno di libri, condividendoli con gli emarginati. «Dietro di me non c’è nessuno, né associazioni, né tantomeno partiti, continuo a difendere la mia autonomia e la mia libertà», spiega. Qualcuno dietro di lei, in realtà, c’è, ed è sempre Manuele, che la accompagna nel suo percorso difficile in zone poco esplorate delle città, là dove si può anche annidare qualche pericolo. «Ho avuto a che fare con tossici, spacciatori, alcolizzati e ho incontrato una straordinaria risposta», racconta. C’è un episodio in particolare che le è rimasto impresso. In un comune alle porte di Lecce Paola ha tentato un approccio con un giovane spacciatore chiedendogli di scegliere un testo. E lui ne ha preso uno sui princìpi della Costituzione spiegati ai ragazzi. «Sapeva leggere e cogliere il significato delle parole. Si è soffermato sulla parola sfida, penso che avesse bisogno di pronunciarla», ricorda. Del resto, «la parola è vita, è speranza», conclude. E fa sentire liberi.
her credit. She is the author of a book that has the same title as the blog. She joined the "Little free library", an American movement consisting in placing small libraries – in the form of little wooden houses – in private or public places, accessible to all for free. The initiative is inspired by the maxim "take a book, leave a book". «Books are not always replaced but I always renew the content of the little houses». Today there are already 35 houses scattered throughout the province of Lecce, but also in Naples and Taranto. «These libraries embody the principle of democracy, according to which culture is for everyone and is freedom». Another way in which Paola disseminates culture is what she calls the poetic assault. «I give verses to passers-by, by writing on shop windows». Almost every day, the blogger reads the extracts of some books to pregnant women waiting for at the gynecologist's: this is the so-called literary background. «Reading is an opportunity, it does not require any talent and it gives you the strength to change direction». Even greater freedom lies in the verses of a poem, «everyone can interpret them as he/she wishes». The next challenge is to read on the buses. Then there are the suburbs. And a flood of prejudices to debunk. «Have met an outstanding response», she says. Once Paola tried to approach a young pusher. He chose a book about the principles of the Italian Constitution. «He focused on the word challenge, I think he needed to pronounce it», she recalls. Moreover, «the word is life, it is hope», she concludes. And it makes you feel free.
STRUTTURE RICETTIVE
MASSERIA SAN PIETRO
Mangiare genuino seguendo il ritmo della natura Prodotti a chilometro zero, anzi, a metro zero. Masseria San Pietro, ad Acaya, custodisce un orto che fa la differenza nel menù Fare il pieno di natura, relax, bellezza, nutrire gli occhi e l’anima con i colori della macchia mediterranea e sentirsi un tutt’uno con l’ambiente circostante non è un sogno ma una realtà a portata di mano. Una volta raggiunto questo paradiso terrestre chiamato Acaya Golf Resort & Spa, il tempo si ferma. Ogni istante va assaporato in tutta la sua interezza, perché sono i piccoli attimi che regalano le emozioni più grandi.
Masseria San Pietro è la chicca che aggiunge fascino a questi luoghi già di per sé bellissimi. La costruzione settecentesca, arricchita sulla facciata esterna da un’effige del santo a cui è dedicata, è il luogo ideale per trascorrere momenti di piacere. Anche e soprattutto del palato. Lo chef Nicola Angelini crea piccoli capolavori mescolando sapientemente ingredienti di qualità, partendo proprio dal territorio di riferimento, proponendo
ai commensali piatti della tradizione salentina rivisitati senza mai snaturarne le radici. Una cucina completa, fatta di elementi semplici ma mai banali. La filosofia del ‘km 0’ in questi anni è stata ampiamente sviluppata anche grazie al supporto di tanti piccoli produttori della zona che, con i loro prodotti, assolutamente naturali, freschi e sempre di stagione, hanno contribuito a mantenere sempre elevati gli standard del ristorante.
MASSERIA SAN PIETRO Strada Provinciale 366 San Cataldo-Otranto Km 5, Vernole (LE) tel. +39 0832 861385 – cell. +39 347 2931679 www.acayagolfresort.com/it-IT/masseria-san-pietro
In pochi lo sanno, ma c’è una novità che aggiunge ulteriore fascino a questo luogo: è il piccolo orto che si estende proprio di fronte alla masseria, a ridosso del circuito di golf, protetto dai muretti a secco, baciato dal sole e riparato da un agrumeto che regala le migliori arance ed i limoni più succosi. In questo lembo di terra, curato come se fosse una piccola creatura da Claudio Cannoletta, la natura offre i suoi frutti più buoni e, ovviamente, genuini. Un tripudio di colori per festeggiare le stagioni dell’anno e per mettere in tavola le pietanza più gustose. “L’orto di San Pietro” è uno dei tanti fiori all’occhiello di questa struttura, forse quello meno conosciuto, ma sicuramente il più originale. «È nato tutto per caso – spiega Giuseppe Campobasso, responsabile delle risorse umane –. Quell’orticello esiste da sempre, solo che per lungo tempo è stato trascurato. Con il cambio di gestione, una volta subentrata la catena JSH Hotel Collection abbiamo pensato di farlo rivivere». Rivivere e crescere, perché nel corso
di pochi anni l’area è stata ampliata, ovviamente sempre nel rispetto dell’architettura “green” che fa del campo da golf salentino uno dei più rinomati a livello mondiale. Certo è un colpo d’occhio che non lascia indifferenti i visitatori perché dà quella sensazione di campagna nel senso più nobile del termine. Sapere, poi, che con il prodotto appena raccolto lo chef prepara delizie per gli ospiti, la magia diventa ancora più forte. «Ovviamente non copriamo l’intera proposta del menù – prosegue Campobasso – tuttavia riusciamo ad ottenere quei piatti che da soli fanno la differenza. E poi – aggiunge – non è insolito che qualche cliente, incuriosito dagli ortaggi appena colti e sistemati su apposite ceste chieda un piatto personalizzato. Non so se siamo gli unici a proporre qualcosa del genere – conclude – ma di certo l’originalità non ci manca e poi anche i clienti hanno un approccio diverso con questi piatti contadini non più a km 0 ma addirittura a metro 0». Il progetto – anche se attualmente è solo un’idea astratta – per allargare
GIUSEPPE CAMPOBASSO, RESPONSABILE RISORSE UMANE ACAYA GOLF RESORT & SPA
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STRUTTURE RICETTIVE
MASSERIA SAN PIETRO
ulteriormente l’orto, magari recuperando un’area in cui sia possibile farlo senza invadere il vicino campo da golf, è nell’aria. Chissà nel prossimo futuro quali altre sorprese riserverà Masseria San Pietro. Una cosa è certa: i clienti sono contenti. Sul fronte del food, qui ad Acaya si fa sul serio. Il buon cibo fa sempre il paio con il buon bere, con le migliori etichette locali e nazionali selezionate accuratamente per completare l’offerta. A fare da cornice a questi momenti gastronomici dal volto unico, è anche il panorama. La terrazza esterna si affaccia direttamente sul circuito golfistico. Gli immensi prati verdi, intervallati da laghetti, siepi ed alberi, sono uno spettacolo che regala emozioni uniche. La stessa leggerezza è ricreata anche all’interno della masseria. Il bianco dell’arredamento si sposa con elementi
che richiamano la campagna rivisitata con colori tenui ma che danno immediatamente quel carattere “made in Salento”. Per chi è alla ricerca delle cose semplici, della leggerezza, della
TO EAT GENUINE FOOD BY FOLLOWING THE RHYTHM OF NATURE ZERO-MILEAGE PRODUCTS. MASSERIA SAN PIETRO IN ACAYA HOUSES A VEGETABLE GARDEN THAT MAKES THE DIFFERENCE IN ITS MENU Masseria San Pietro is the ideal place to spend moments of pleasure. Chef Nicola Angelini creates little masterpieces by mixing quality ingredients, starting from the territory of reference, proposing traditional Salento dishes revisited without distorting its roots. Few people know it, but there is something new that adds further charm to this place: it is the small vegetable garden that extends right in front of the restaurant, close to the golf course, protected by dry stonewalls, kissed by the sun and sheltered from a citrus grove
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qualità e della bellezza, è consigliabile un passaggio in questo angolo straordinario alle porte di Lecce. Sarete accolti da un sorriso sincero. E non è poco.
that offers the best oranges and juiciest lemons. A glance that does not leave visitors cold because it gives a “countryside” feeling, in the noblest sense of the term. The magic becomes stronger when you know that the delights for the guests are prepared with the products just picked up. «Obviously we do not cover the entire menu proposal. – explains Giuseppe Campobasso, head of human resources – However, we manage to make those dishes that make the difference». In the air, there is the project - even if, currently, it is just an abstract idea - to enlarge the garden, in an area where it is possible to do it without invading the nearby golf course. God only knows what other surprises Masseria San Pietro will reserve in the near future. Right now one thing is sure: customers are happy.
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di federica sabato/
Sfide e vittorie sempre con il vento in poppa Faderica Rima va in mare da quando aveva otto anni e non ha nessuna intenzione di smettere Si potrebbe dire che la sua vita si svolga soprattutto “in alto mare”, non perché sia turbolenta e movimentata, tutt’altro; piuttosto perché trascorsa in gran parte tra le onde e sulle imbarcazioni, per studiare, insegnare, gareggiare e vincere. Lei è Federica Rima, una giovane donna di Gallipoli, che, oltre a vantare un ricco palmarès, si è affermata dal punto di vista professionale in un settore, quello nautico, convenzionalmente ritenuto di competenza maschile. La sua vita sarebbe facile da raccontare, se fosse tutta qui. Invece ci sono anche la famiglia, i suoi affetti più cari, la determinazione che la contraddistingue, l’impegno costante, i viaggi. C’è anche la sua seconda casa, il Circolo Vela di Gallipoli, dove tutto ha avuto inizio e dove si svolge tuttora la sua vita sportiva e lavorativa, che non si ferma mai. “Devo tutto alla mia famiglia – tiene subito a precisare – che con molte privazioni mi ha permesso di praticare questo sport ad alti livelli. Noi figli (ndr il fratello è un ufficiale della Marina Militare) ci siamo privati di cose che anni fa ritenevamo importanti, come ad esempio delle uscite con gli amici, perché siamo stati abituati al sacrificio, alla costanza, alla determinazione e all’umiltà, necessari per ottenere dei risultati”. Appena diventata maggiorenne ha prima acquisito la patente nautica e poi quella dell’auto. Le consigliavano di studiare Giurisprudenza, ma lei ha sempre ascoltato il cuore, laureandosi in Scienze Nautiche a Napoli. Ha partecipato a più di un cen-
tinaio di gare e la sua casa, ovviamente arredata in stile marinaresco, è piena di coppe e medaglie, che testimoniano i suoi traguardi. Ora Federica è socia del Circolo Vela di Gallipoli, oltre che una campionessa e un' istruttrice di vela (primo titolo conseguito a soli 18 anni). È anche il punto di riferimento nella costruzione e nella vendita di catamarani da 200mila euro in su e ha una scuola di vela tutta sua. Lei si ritiene fortunata in primis per la sua famiglia che l’ha supportata in tutto il suo percorso e poi perché è una delle pochissime persone che ha fatto della propria passione una professione. Ha sempre svolto questo lavoro e navigato in mare, sfidando anche un piccolo problema di salute. “Quando lavoro – racconta – non guardo mai l’orologio. Non mi rendo conto del tempo che passa e, anche quando sono sola in barca, il tempo passa molto velocemente”. Da dove ha avuto inizio questa passione che poi si è trasformata in un vero e proprio modo di vivere e in un lavoro? Mio padre, che aveva una piccola imbarcazione ormeggiata al circolo vela di Gallipoli, supportato anche da mia madre propose a me e a mio fratello di partecipare ad un corso di vela estivo. Per me non fu un’esperienza molto positiva: io avevo otto anni e ricordo di aver provato paura ogni volta che la barca si inclinava eccessivamente. Da allora mio fratello continuò, mentre io l’archiviai, continuando invece a 74 75
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studiare danza classica, convinta che non avrei più fatto un corso di vela. L’anno successivo mio padre mi chiese nuovamente se avessi voluto rifare un corso di vela e questa volta accettai. Da lì in poi, avevo nove anni, non mi sono più fermata. Iniziai a partecipare alle regate di calibro regionale, nelle quali, quando c’era vento leggero, riuscivo perfino a vincere perché pesavo molto poco. Quando invece il vento era maggiore, piangevo per la paura di non riuscire a mantenere l’imbarcazione. Ciò nonostante, non mi sono arresa. Dopo le prime vittorie a livello provinciale, ho partecipato a competizioni regionali che sono sempre andate bene. Quindi è stato un crescendo, perché ho iniziato a viaggiare in molte città d’Italia e in Europa per confrontarmi in competizioni sempre più importanti, fino ai mondiali. Ricordo che da piccola, mentre viaggiavamo, papà mi faceva ripetere la storia e la geografia, oppure le altre materie, perché non mi era concessa neanche la minima distrazione dal programma scolastico. Quindi, oltre a tutta l’attrezzatura tecnica, gli stivali, la muta e gli altri strumenti necessari, io portavo dietro i libri scolastici. Che risultati hai ottenuto da ragazzina accompagnata alle gare dal coach/ papà? Per tre anni, io ero undicenne, ho fatto parte della squadra nazionale giovanile, quindi ogni mese mi allenavo a Livorno, presso il centro di preparazione olimpico. Io e papà partivamo con la barca ben fissata sul portabagagli della macchina e andavamo lì per l’allenamento, che mi avrebbe dovuto far accedere alle gare nazionali, europee e ai mondiali. Oltre alla formazione sportiva, grazie a queste esperienze, ho ricevuto una grande formazione caratteriale. Quando ho continuato gli studi, ho scelto di frequentare l’Istituto Nautico di Gallipoli: fra tanti maschietti, in tutto l’istituto eravamo solo 20 ragazze. A 12 anni ho sbaragliato i concorrenti uomini piazzandomi nelle prime posizioni a livello provinciale e poi regionale, in top ten in quelle nazionali. I miei colleghi venivano da ogni parte d’Italia ed erano dotati di un’attrezzatura specifica; la mia 76 77
APPENA DIVENTATA MAGGIORENNE HA PRIMA ACQUISITO LA PATENTE NAUTICA E POI QUELLA DELL’AUTO
invece era un ‘po’ arrangiata’; in più gli altri erano seguiti dagli istruttori, mentre io mi presentavo alle gare accompagnata da papà. Questo è uno sport prettamente maschile? Decisamente si, ma ti dico anche che i discorsi tipicamente femminili a volte mi annoiano molto! Spesso mi trovo a bordo con un equipaggio composto solo da uomini, anche se, almeno in base alla mia esperienza, quello della vela non è uno sport in cui le donne hanno facile accesso. Solo ad alti livelli, a volte, le donne vengono scelte perché hanno un peso inferiore agli uomini. Personalmente preferisco gli equipaggi misti perché a bordo oltre alla testa ci vuole anche tanta
forza: i due elementi si possono avere, a mio avviso, da un team composto sia da uomini che da donne. Questo lo dico anche ai miei allievi. Da qualche tempo, grazie ai miei risparmi, ho potuto acquistare una barca da regata di oltre 7 metri ed è con questa che insegno ad andare in barca a vela. Innanzitutto, però, insegno l’ordine e la disciplina. Quando accompagno i ragazzi che devono partecipare alle gare, ripeto quello che papà faceva con me: li interrogo in storia e geografia, perché tutto quello che io ho vissuto ha forgiato positivamente il mio carattere e io voglio trasmettere a loro le mie stesse esperienze ed emozioni. Com’è il presente di Federica? Insegno sempre ai ragazzi, coordino i
corsi del Circolo Vela di Gallipoli, lavoro anche per l’Istituto Tecnico Nautico di Gallipoli nell’area che riguarda i corsi di formazione, ma soprattutto sono la responsabile vendite di un cantiere nautico prestigioso che esporta catamarani in tutto il mondo. Quindi ogni giorno mi confronto non solo sui materiali di costruzione o sui vari modelli, ma dialogo anche con clienti facoltosi che scelgono di investire nel vero made in Italy. Quando viaggio, scelgo prettamente di visitare città di mare e porto con me tanti souvenir che riguardano il mondo marino. Condizione necessaria per vivere, per quanto mi riguarda, è avere una forma di rispetto per il mare e non sfidarlo in condizioni atmosferiche sfavorevoli, trovarsi sempre in un luogo con vista mare
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CONDIZIONE NECESSARIA PER VIVERE, PER QUANTO MI RIGUARDA, È AVERE UNA FORMA DI RISPETTO PER IL MARE e sapere sempre dove si trova il Nord. Il mare mi ha insegnato tante cose e continua ad insegnarmele ogni giorno, per me è speranza perché viviamo in un’epoca in cui il pianeta è inquinato, depresso, in cui si pensa che vivere sia faticoso, difficile e stressante e allora il mare ci
dà speranza! Quando mi sento stanca, triste, stressata, vado in mare e poi ne esco felice, sorridente e felice. E poter portare sempre più gente in mare è forse una medicina che può aiutare a liberare il mondo dalle bruttezze che lo invadono. Questa nel mio piccolo è la mia speranza”.
CHALLENGES AND VICTORIES ALWAYS SAILING BEFORE THE WIND FADERICA RIMA HAS GONE TO SEA SINCE SHE WAS EIGHT YEARS OLD AND HAS NO INTENTION OF QUITTING Federica Rima is a young woman who is successful in the nautical sector, conventionally considered to be of male competence. Her sporting and working life takes place at the Sailing Club in Gallipoli. "I owe everything to my family" – she immediately states. Graduated in Nautical Sciences, her house is full of cups and medals. Today, Federica is a member of Gallipoli’s Sailing Club, as well as a champion and a sailing instructor. She is also a reference point in the construction and sale of luxury catamarans and has her own sailing school. How did this passion start? When I was eight years old, my father proposed to me to take part in a summer sailing course. It was not a very positive experience. The following year, I did that experience again. I began to participate in regional regattas. Sometimes, I could even win. After the first victories at the local level, I participated in regional competitions where I have always done well. So, I started travelling many Italian and Europe cities, up to world championships. But I was not allowed even the slightest distraction from the school program.
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What results did you achieve when you were a young girl? For three years, I was part of the national youth team, so every month I trained in Livorno, at the Olympic training center, in order to gain access to national, European and world competitions. It has moulded my character. Then I chose to attend Gallipoli's Nautical Institute: there were only 20 girls in the whole institute. At the age of 12, I routed my male opponents, occupying the leading positions of the table at local and regional levels, and the top ten at the national one. Is it purely and typically a men's sport? Absolutely, yes. Only at high levels, women are sometimes chosen because they weigh less than men. I prefer mixed crews because you do not need only the head on board but also a lot of strength. In addition to sailing, I teach order and discipline to my students, I test them in history and geography because everything I have lived has positively moulded my character. How is your present? I keep teaching to my students and I coordinate the courses at Gallipoli Sailing Club. I also work for Gallipoli's Nautical Technical Institute but, above all, I am the sales manager of a prestigious shipyard that exports catamarans all over the world. For me, the sea is hope in an era in which life is tiring and stressful.
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ANCHE NEL SALENTO IL TREKKING È DONNA L’escursionismo, sul podio delle attività sportive favorite, apre a scenari inediti per il territorio Il trekking è la terza forza del turismo sportivo in Italia ed è sempre più un’attività per donne che amano le sfide. L’escursionismo è frequentato storicamente da uomini, ma l’elaborazione di proposte adeguate, i valori e i vantaggi offerti da questa pratica sono sempre più girl-friendly. I dati di una recente analisi del Centro Studi Turistici di Firenze sono eloquenti e sembra che le associazioni di trekking salentino ne stiano facendo buon uso, non potendo competere con gli impianti sciistici. La connessione con la ricchezza storica, culturale e 80 81
paesaggistica che il trekking comporta in particolare nel Salento, pone quest’attività tra le esperienze e gli sport più richiesti. E se tra gli iscritti si scorrono nomi di atlete medagliate la curiosità è immediata: qual è lo stimolo che le spinge a frequentare le associazioni di trekking? Ad ascoltare Luciana Gammino, maratoneta e consulente didattica in design, il legame è naturale: «Inizia tutto per caso, quando si fa trekking da sportiva, perché sostituisci l'agonismo con la socializzazione e la conoscenza del territorio». Anche il suo amore per lo sport
OTRANTO, FARO DELLA PALASCIA – PH: MASSIMO CENTONZE
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LUCIANA GAMMINO, PRIMO POSTO SALENTO HALF MARATHON
di andrea aufieri/
neve o a nuotare in una grotta di gesso. E poi la cava di Bauxite e i chilometri tra Otranto a Santa Maria di Leuca, tra i più belli in assoluto». Nonostante Luciana la racconti semplice, anche il trekking ha le sue sfide: «Ovviamente ci sono diversi gradi e livelli di
CI SONO DIVERSI GRADI E LIVELLI DI DIFFICOLTÀ, MA IO HO SCELTO IL PIÙ ESTREMO ED È BELLO CONOSCERE E SUPERARE I PROPRI LIMITI
OTRANTO, TORRE DEL SERPE – PH: MASSIMO CENTONZE
nasce in modo del tutto casuale: «Una cara amica mi iscrisse alla maratona di Roma nel 2010, così il giorno prima comprai le scarpe da ginnastica e non so come, riuscii ad arrivare al termine dei 42 chilometri». Luciana comincia a correre e non smette più, salendo sul podio la maggior parte delle volte nella sua categoria, la Senior Femminile per la Federazione italiana di atletica leggera (Fidal). La maratona di Roma l'ha vista calcare le sue strade tre volte, e se tutto va bene quest'anno diventeranno quattro, con gli allenamenti due volte a settimana e la sveglia alle 5.15. Quando c'è la passione non si sentono nemmeno i 42 chilometri della maratona di Potenza, o quella del primo posto, la mezza maratona di Pescara. Tra le imprese più suggestive Luciana segnala la famosa Maratona delle Cattedrali, da Barletta a Giovinazzo, passando per Trani, Bisceglie e Molfetta: ben 52 chilometri di paesaggi mozzafiato. E poi i 15 chilometri di corsa nelle saline di Margherita di Savoia. Originaria di Mola di Bari, Luciana ha aderito all'associazione VisPodistica della sua città, ma la passione del trekking sta tutta con DienneAvventura, nel Salento: «Loro hanno il passo giusto per me, una profonda conoscenza e un profondo rispetto per il territorio. Con loro ho imparato a fare le ciaspolate sul Pollino, ma anche a dormire in un albergo sommerso nella
difficoltà, ma io ho scelto il più estremo ed è bello conoscere e superare i propri limiti anche nell'arrampicata sullo sterrato, con il vuoto sotto, e la soddisfazione di arrivare sempre al termine del percorso». Sia la corsa che il trekking, svela, sono un modo per veicolare la sua terza passione: «In entrambi gli sport mi piace molto fotografare quello che vedo. Certo, nella corsa non dovrei farlo, ma finora questo non mi ha impedito di vincere e soprattutto di divertirmi!». Un'altra amazzone è Maria Grazia Rizzi, poco più che trentenne, primo caporal maggiore dei carristi d'equipaggio trapiantata a Lecce da Barletta, campionessa nazionale di pentathlon militare e adesso di triathlon agonistico. Ammette un primo flirt con il trekking, senza però troppe implicazioni passionali: «Il concetto è che sono irrequieta, non riesco a star ferma, per cui il trekking l'ho praticato poco, per passare a quello agonistico, ma a parte qualche gara nel Capo di Leuca, ho capito che non è la mia specialità». Tutto è iniziato con otto anni di calcio
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che le sono valsi anche la convocazione nella nazionale Under 21, ma il calcio femminile non andava ancora di moda e così Maria Grazia fa altri progetti: «Ho deciso di fare carriera nella vita militare nel 2011, e date le mie caratteristiche fisiche, ho subito fatto parte per quattro anni dell'unica squadra italiana di pentathlon militare. Le discipline sono il tiro con la carabina a 300 metri, il percorso a
ostacoli, il nuoto a ostacoli, il lancio della bomba e la corsa campestre. Dopo quattro anni di successi, primi posti e podi, ho preferito continuare a livello agonistico nella vita privata». Ecco il passaggio al triathlon: «Prevede nuoto, bici e corsa, ma tra turni di lavoro e allenamenti non è facile, e durante le gare, mi chiedo spesso chi me lo faccia fare. Poi mi concentro e mi diverto fino
a desiderare di rifarlo. Non posso stare ferma, quando mi tranquillizzerò penserò se fare l'istruttrice». Il 2017 le ha portato record e primi posti, ma è proprio adesso che la sfida si fa dura: «Spero quest’anno di non fare brutte figure perché ho fatto un primo anno alla grande vincendo due titoli regionali triathlon e duathlon. Se da quest’anno devo scendere di livello, non ci può stare».
DURANTE LE GARE MI CHIEDO SPESSO CHI ME LO FACCIA FARE, POI MI CONCENTRO E MI DIVERTO FINO A DESIDERARE DI RIFARLO
LUCIANA GAMMINO, TREKKING PUNTA PALASCIA
MARIA GRAZIA RIZZI
POLIGNANO A MARE, GARA PODISTICA 10KM
BARLETTA, PIETRO MENNEA HALF MARATHON
IN SALENTO, TOO, TREKKING IS A WOMAN HIKING ON THE PODIUM OF FAVOURITE SPORTS ACTIVITIES OPENS UP NEW SCENARIOS FOR THE TERRITORY
ADELFIA, GARA PODISTICA 10KM CORRENDO TRA I VIGNETI
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Trekking is the third force of sports tourism in Italy and is increasingly an activity for women who love challenges. The connection with historical, cultural and landscape wealth that trekking involves puts this activity among the most popular experiences and sports. Among the members, there are also medalled athletes. According to marathon runner Luciana Gammino, the link with trekking is natural: «Trekking replaces the competitive spirit with the socialization and the knowledge of the territory». Even her love for the sport came in a completely casual way: «A dear friend enrolled me in the Rome marathon in 2010. I do not know how but I was able to get to the end of the 42 kilometres». Luciana began to run and has not stopped yet, getting on the podium most of the times. She has run the Rome marathon three times, and this year it will be the fourth. She trains twice a week and gets up at 5.15 a.m. Luciana's passion for trekking is all with DienneAvventura, in Salento: «They have the right pace for me, a deep knowledge and a deep respect for the territory». «There are different levels of difficulty. I have chosen the most extreme because it is nice to know and to overcome your own limits, with the satisfaction of always arriving at the end of the journey». Another virago is Maria Grazia Rizzi, a national champion of military pentathlon and competitive triathlon. «I decided to make my career in the services in 2011. I immediately joined the only Italian team of the military pentathlon. After four years of success, I preferred to continue at a competitive level in private life». Here was the transition to triathlon: «To combine work shifts and training is not easy, and during competitions, I wonder why I do it. Then I have fun and I want to do it again».
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Quando la cucina diventa arte Riscoprire il fascino delle cose semplici, assaporare prelibatezze e vivere momenti di puro piacere a due passi da Piazza S. Oronzo: in altre parole “Alex Ristorante” Prima di parlare dell’Alex Ristorante occorre fare un’importante premessa: chi viene qui si sente ‘ospite’ e non semplicemente ‘cliente’. E non è poco. Professionalità, cortesia e simpatia sono il marchio di fabbrica di questo locale dove l’accoglienza è un valore aggiunto che va ad arricchire il già ricco, qualitativamente parlando, menù.
Nuova location ma lo stile è quello di sempre. L’ambiente è caldo, raffinato, elegante. Nel cuore della città, a due passi da Piazza Sant’Oronzo, chi ama il pesce crudo troverà la sua dimensione perfetta, ma la vera sublimazione del pescato avviene in cucina dove lei, Alessandra Civilla, chef giovanissima ma con un curriculum
invidiabile, crea quotidianamente piccoli capolavori. La sua passione, unita ad una competenza riconosciuta anche a livello nazionale, sono le carte vincenti di questo universo dedicato al buon cibo e al buon vino. Quella proposta da Alessandra è una cucina creativa. Gli abbinamenti sono studiati nel dettaglio, sempre nel rispetto
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dell’equilibrio dei sapori, così come le ricette nuove, frutto di sperimentazione e ricerca. È una cucina in divenire, per fare di ogni piatto un’esperienza emotiva che possa conquistare tutti i sensi. Cucinare è un’arte e quando ci si mette passione, come fa lei, il risultato è magia pura. Non per niente il Gambero Rosso, uno dei massimi punti di riferimento nel campo della ristorazione italiana, ha conferito all’Alex, per tre anni di seguito, il titolo di “miglior ristorante di Lecce”. La cura nella preparazione dei piatti la si nota sin dalla scelta degli ingredienti. Vengono utilizzate solo materie prime genuine, fresche e di qualità elevata. Il menù si muove due binari fondamentali: i crudi di pesce e le ricette della tradizione. Si parte dalla semplicità per
raccontare storie indimenticabili in cui perdersi con piacere. Il punto di forza del ristorante, oltre alla selezione dei piatti e alla qualità dei prodotti, è senz’altro il lavoro di squadra. Mentre Alessandra crea, inventa e fa magie in cucina, in sala c’è Alessandro Libertini che ti accompagna in questo viaggio alla scoperta del gusto. È lui a consigliare gli abbinamenti con i migliori vini. «La nostra filosofia – spiegano i due guru della ristorazione locale – è quella di coccolare gli ospiti portando in tavola l’eccellenza. La cura nella realizzazione dei piatti è certosina ed è in qualche modo il nostro marchio di fabbrica». Da sempre apprezzati e amati dai leccesi, adesso, grazie alla nuova location stanno conquistando una fetta importante di turisti. I tavoli all’aperto, che si affacciano su uno spicchio di piazza, sono poi un valore aggiunto che valorizza ulteriormente l’offerta. «Non è un punto d’arrivo – aggiungono – ma uno nuovo step in questo viaggio fatto di emozioni sempre nuove e gratificazioni non solo da parte di coloro che scelgono di trascorrere del tempo in nostra compagnia ma anche da parte di esperti del settore. I risultati che abbiamo raggiunto sono uno stimolo a continuare in questa direzione. La passione ci fa muovere, la dedizione ci fa crescere e i complimenti ci fanno volare. Ma lo sappiamo fare tenendo sempre i piedi ben piantati a terra».
WHEN COOKING BECOMES ART TO SAVOUR DELICACIES AND EXPERIENCE MOMENTS OF PURE PLEASURE A FEW STEPS FROM PIAZZA S. ORONZO: IN OTHER WORDS "ALEX RISTORANTE" Those who come here feel 'guests' and not simply 'customers'. Professionalism, kindliness and friendliness are the trademark of this place where hospitality is an added value that enriches the already rich menu. The atmosphere is warm, refined, elegant. A stone's throw from Piazza Sant'Oronzo, those who love raw fish will find here their perfect dimension, but the true sublimation of the fish takes place in the kitchen where chef Alessandra Civilla creates her little masterpieces. Passion and expertise are the winning cards of this universe dedicated to good food and good wine. Alessandra's cooking is creative. Pairings are examined in detail. Every dish is an emotional experience that conquers all the senses. Not for nothing, Gambero Rosso has conferred Alex the title of "best restaurant in Lecce" for three years in a row. Raw materials are genuine, fresh and of high quality. The menu follows two basic paths: raw fish and traditional recipes. While Alessandra creates, owner Alessandro Libertini suggests the pairings with the best wines. «Our philosophy is to pamper guests by bringing excellence to the table». «The results we have achieved are an incentive to continue in this direction. Passion makes us move, dedication makes us grow and compliments make us fly. But we know how to do it by always keeping our feet firmly planted on the ground».
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ARTE
RACCONTI AL FEMMINILE
La Maddalena di Francesco Antonio Zimbalo La donna nella storia dell’arte in Terra d’Otranto: la statua nella chiesa leccese dei santi Niccolò e Cataldo
di fabio a.grasso/
SANTA MARIA MADDALENA, COMFRONTATA CON ALTRE OPERE DI F.A.ZIMBALO
Santa, peccatrice pentita, devota ma prima di tutto donna. Anche così la storia dell’arte si è avvicinata all’universo femminile rappresentandolo attraverso la pittura e la scultura. Fra i molti possibili casi presenti in Terra d’Otranto preferiamo raccontare quello di una statua in particolare, quasi invisibile agli occhi del mordi e fuggi dei turisti odierni, simbolo “opposto” di una santità diversa, espressione di una declinazione tutta seicentesca della storia del sentimento religioso. La statua è quella di una Maddalena ed è quanto resta di un altare smembrato nella chiesa leccese dei santi Niccolò e Cataldo retta un tempo dai monaci Olivetani. La figura, a dimensioni quasi naturali, giace accantonata e solitaria nella navata destra della sua chiesa. Oggi la si può guardare in volto, nei suoi dettagli più importanti, così come forse solo i committenti e l’artista poterono fare prima di collocarla sul suo altare.
Quest’ultimo fu concesso da quegli Olivetani, come attesta un atto notarile rogato nel capoluogo salentino (oggi presso l’Archivio di Stato di Lecce: 46/20) il 7 giugno 1627, al gallipolino Giovanni Giacomo Lazaro e a sua moglie Aurelia Ventura. I coniugi si impegnarono a far fare a proprie spese gli stemmi gentilizi di entrambi, l'epitaffio, una statua di pietra leccese con l'effigie di Santa Maria Maddalena e, in particolare, "per detta statua spenderci ducati quarantacinque conforme si è incominciato con lo scoltore". Così si legge nel rogito. Tale documento, però, se da un lato consente di datare con più precisione la statua, dall'altro tace il nome dello scultore, motivo per il quale è stata necessaria una indagine che, confrontando l'opera, il volto in particolare, con altre sculture coeve fra cui quelle di Francesco Antonio Zimbalo, a quest’ultimo ricondurrebbe. In questa chiesa vi era inoltre un altro
LA FIGURA, A DIMENSIONI QUASI NATURALI, GIACE ACCANTONATA E SOLITARIA NELLA NAVATA DESTRA DELLA SUA CHIESA interessante frammento lapideo, attribuibile sempre allo stesso Francesco Antonio, oggi nel giardino di Villa Sorriso, con la rappresentazione della cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden. La statua della Maddalena, forse anche in virtù dello stesso soggetto rappresentato e pur in una constatabile permanenza dei valori stilistici sopra ricordati, appare caratterizzata da linee compositive che con una nuova fluidità riescono ad abbracciare ed esprimere un sentimento che è quello della conversione ai valori cristiani della sofferenza umana da parte 86 87
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LA PIETAS, LA COMPASSIONE SONO MANIFESTATE QUI CON UN’UMANITÀ E MODALITÀ INCONSUETE PER ZIMBALO
LA MADDALENA, (A SINISTRA) CHIESA MADRE DI GALATONE – (A DESTRA) CHIESA DEL CARMINE DI NARDÒ.
di una donna rifiutata dal mondo ma non da Cristo. Il volto della Santa si piega verso il crocifisso che è sorretto, quasi sospeso, con leggerezza fra la sua mano sinistra e il busto. La pietas, la compassione sono manifestate qui con un’umanità e modalità inconsuete per Zimbalo. In genere, infatti, nella produzione di questo scultore gli occhi, il naso, la bocca sono sempre disegnati per creare un freddo distacco rispetto alla realtà e all'osservatore non concedendo cioè mai nulla della manifestazione delle passioni. Lo scultore, invece, in questa statua riesce a esprimere uno stato d’animo attraverso la posizione della testa
ma soprattutto delle ciocche dei capelli che si espandono fluide e abbracciano la figura del Cristo. Vale la pena segnalare un’interessante somiglianza fra i volti della Maddalena di Zimbalo e quelli ritratti da un pittore locale pressoché contemporaneo, Donato Antonio D’Orlando. Non sappiamo se i due si conoscessero o se l’uno abbia visto le opere dell’altro, non sappiamo quindi chi abbia, più o meno consapevolmente, influenzato l’altro. Nell’immagine che proponiamo la Maddalena presente nella Crocifissione della chiesa madre di Galatone è di fatto molto simile a quella nella Deposizione custodita presso la chiesa del Carmine di Nardò.
THE MAGDALENE BY FRANCESCO ANTONIO ZIMBALO WOMEN IN THE HISTORY OF ART IN THE LAND OF OTRANTO: THE STATUE IN THE CHURCH OF SAINTS NICCOLÒ AND CATALDO A saint, a repentant sinner, a devotee, but first of all a woman. Let us tell the case of the statue of the Magdalene, which is what remains of a dismembered altar in the church of Saints Niccolò and Cataldo, in Lecce. The figure lies shelved and lonely in the right aisle of the church. The statue dates back to around 1627. The comparison of the work with other coeval sculptures would lead to Francesco Antonio Zimbalo. The flowing lines of the statue convey the feeling of a conversion to the Christian values of human suffering by a woman who has been rejected by the world but not by Christ. The face of the Saint bends towards the crucifix, which is held up
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Sino a qualche tempo fa si riteneva che questa seconda fosse opera del pittore copertinese Gianserio Strafella. Studi condotti da chi scrive con S. Tanisi (e da quest’ultimo anticipati nel catalogo del museo diocesano di Ugento nel 2015) hanno aperto la strada ad una ipotesi oggi oramai condivisa dalla storiografia, quella cioè che la deposizione di Nardò fosse opera attribuibile A. D’Orlando. Un’opera di pittura in generale, e quest’ultima citata in particolare, ha spesso una marcia in più rispetto alla scultura ed è quella ricchezza di colori che, se da una parte appaga l’occhio dell’osservatore, dall’altro corre il rischio di distoglierlo dalla realtà del fatto narrato. L’analisi della statua di Zimbalo non ha rilevato tracce di colore; l’opera pertanto appare, pur nelle sue manomissioni, silenziosamente giocata attraverso il contrasto dei chiari e scuri delle superfici ora degli abiti ora del volto ma soprattutto delle ciocche che corrugano la luce. I lunghi capelli sembrano, infatti, prendere vita, essere corpo animato e fare il paio con la bocca semiaperta in quello che è forse l’inizio di un urlo o l’espressione di un dolore contrito. Siamo in un punto narrativo affine a quello della Medusa dal capo anguicrinito mozzato da Perseo: qui i capelli/serpenti si muovono e la bocca della Gorgone si spalanca così come i suoi occhi nell’ultimo tentativo di aggrapparsi alla vita, lì, nella Maddalena, gli stessi elementi, seppure usati ancora drammaticamente, sanciscono, invece,un nuovo inizio di umanità.
between her left hand and her chest. Piety and compassion are expressed here with a humanity that is unusual for Zimbalo. In this statue, the sculptor manages to express a state of mind through the position of the head but, in particular, through the flowing locks of hair that embrace Christ. The face of the Magdalene by Zimbalo is similar to that portrayed by an almost contemporary local painter, Donato Antonio D'Orlando, although we do not know who influenced the other. In the picture we propose, the Magdalene in the mother church in Galatone is very similar to that in the Church of Carmine in Nardò. Even though this second work has always been ascribed to painter Gianserio Strafella, recent studies seem to ascribe it to D'Orlando. The statue has no traces of colour. The contrast of lights and shades is created by the surfaces of the clothes, of the face and especially of the long locks of hair. In the Magdalene, the hair, the mouth and the eyes are elements used dramatically that enshrine a new beginning of humanity.
RACCONTI AL FEMMINILE
ANNA MARIA MASSARI, RITA GUIDO E MARISA ROMANO. PH: FERNANDO BEVILACQUA, ANNI OTTANTA
ARTE
Anna Maria Massari. L’arte al femminile in Salento Un omaggio a un’artista trascurata e raffinata di una “stupenda generazione” 90 91
GRUPPO-TERRA-D'OTRANTO, ANNI OTTANTA
Una serie di mostre di ricognizione sull’arte al femminile, allestite negli ultimi anni in Italia e all’estero, ha definito la persistenza di temi, approcci, probabilmente anche di attitudini peculiari che appartengono per definizione alle artiste donne, anche nel nostro tempo. Il corpo viene inteso come traccia di conoscenza, strumento di osservazione ravvicinata e intima dell’esistenza: gli ancestrali temi che riguardano il rap-
porto tra donna e uomo – ben evidenti in tante opere delle pioniere dell’arte “al femminile” e per certi versi ancora molto attuali nel lavoro delle artiste contemporanee come Regina José Galindo, Sophie Calle, Rosa Barba, giusto per citare nomi di riferimento del palinsesto internazionale che hanno avviato indagini anche con declinazioni politiche – sono parte integrante dell’immaginario visivo-culturale, anche in Italia.
ANNA MARIA MASSARI – RITRATTO DA FRANCESCO SAVERIO DÒDARO, 1954
ANNA MARIA MASSARI, 1990. PH: FRANCESCO PORPORA
di lorenzo madaro/
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Il Salento nel XX secolo ha espresso la creatività al femminile attraverso figure troppo spesso appartate, relegate nel dimenticatoio, salvo rare eccezioni: Rita Franco, Rita Guido, Rosamaria Francavilla, Caterina Gerardi e Anna Maria Massari sono alcune tra le più interessanti protagoniste di un’arte “al femminile” che presenta specifiche peculiarità rispetto alle indagini dei contemporanei artisti uomini. Nella storia delle mostre dedicate all’altra metà dell’avanguardia – per usare il fortunato titolo di un saggio pregnante di Lea Vergine – un posto primario spetta proprio a quelle dedicate alle artiste donne; puntando una lente d’ingrandimento sullo scenario salentino, un vero e proprio punto di riferimento è stata la rassegna Art Woman, display espositivo ideato e curato per un decennio da Marina Pizzarelli, andato in scena fino al primo decennio del XXI secolo proprio a Lecce. Negli anni sono transitate opere di Shirin Neshat, Sarah Ciracì, Cinzia Ruggieri e di altre protagoniste dello scenario italiano e internazionale, ma non sono mancate le attenzioni alle giovanissime ed esordienti artiste di area pugliese. Questo articolo dedicato ad Anna Maria Massari (19291993) è da intendere come un omaggio postumo a una donna che ha vissuto la pratica artistica come primaria espe-
rienza esistenziale, come già rivelato da una mostra, curata da chi scrive, ospitata nel 2009 nel Convento di San Giovanni Evangelista a Lecce. Figlia dell’artista salentino Michele Massari (Lecce, 1902-1954), sin da piccola – come si narra nella mitologia famigliare, confermata da alcuni disegni superstiti – dimostra inconsuete abilità nel disegno. D’altronde, come ha testimoniato la scrittrice Rina Durante in un appassionato ricordo, «tutto in un certo senso avvenne in via di Vaste, dove il caso volle che abitassero i Massari, Michele, il padre, Anna Maria e Antonio, suoi figli, tutti e tre pittori, e nello stabile accanto,
Edoardo De Candia che allora faceva ancora bambole per Guacci […]. La sera si andava in quella che più che una casa era un laboratorio e la puzza di vernici ci investiva prima ancora di varcare la soglia e ci esaltava. Perché allora c’erano legami strettissimi tra ricerca letteraria e ricerca figurativa e le discussioni intorno al cavalletto potevano andare avanti fino all’alba. Poi un giorno Michele morì; dei suoi figli, Antonio smise di adoperare i pennelli e li sostituì con le spugne; Anna Maria cominciò a dipingere Madonne». Nel 1949 Anna Maria si iscrive al Liceo Ginnasio Palmieri di Lecce, due anni dopo si trasferisce all’Istituto Statale d’arte, dove giunge «con un atteggiamento quasi religioso, con sguardo basso e mani giunte» (Paola Re, 2009); qui segue le lezioni del pittore Luigi Gabrieli. A questi anni è databile un piatto in ceramica raffigurante un Pierrot che cammina al centro di una strada, protagonista assoluto della scena; l’ambientazione, espressa con sintetiche pennellate, emana un senso di abbandono, quasi un leitmotiv nella successiva produzione grafica. In questi anni, particolarmente nel 1954, l’impegno di Anna Maria è rivolto al completamento di alcune opere paterne negli interni di villa Guacci. Si trasferisce poi a Firenze per iscriversi al Magistero d’arte; nella stessa città frequenta anche dei corsi tenuti
UN OMAGGIO POSTUMO A UNA DONNA CHE HA VISSUTO LA PRATICA ARTISTICA COME PRIMARIA ESPERIENZA ESISTENZIALE
FRANCESCO SAVERIO DÒDARO, RITRATTO ANNAMARIA 1954
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ANNA MARIA E ANTONIO MASSARI, 1980
da Primo Conti. L’anno seguente è a Napoli, dove si diploma nel 1956. Sono gli anni delle amicizie con Edoardo De Candia, Marcello D’Andrea, Francesco Saverio Dòdaro, Franco Mantovano e Ugo Tapparini. Antonio Leonardo Verri riferisce che agivano «tutti o quasi sotto l’occhio vigile di Vittorio Pagano [...], irrequieti in un contesto che non tollerava l’irrequietezza, ognuno con una sua precisa
identità culturale, con un suo speciale sogno, che negli anni Cinquanta–Sessanta hanno vissuto in modo eccessivo una Lecce con qualche speranza, galoppando in spazi che non avevano certo confini provinciali, cercando – non sempre è andata bene però – di dar peso e materia alle loro generose intuizioni. Ai loro guizzi». La fine del decennio segna il suo allontanamento dalle scene dell’arte. Nel
1967 si sposa; l’anno seguente nasce il figlio. Da questa data si dedica esclusiva mente alla famiglia ed all’insegnamento che, dopo il diploma conseguito presso il Magistero napoletano, la impegna nelle scuole medie inferiori di Lecce e provincia, come docente di Educazione Artistica. Agli anni immediatamente precedenti la morte del marito Fernando, lutto che nel 1977 segna l’esistenza di Anna Maria, risalgono tre disegni a carboncino – un ritratto del figlio e due del fratello – che testimoniano una dimensione “privata” del fare artistico. Sul finire degli anni Settanta fonda, con Rita Guido, Rosa Maria Francavilla, Pina Sparro e Marisa Romano, il “Guppo Terra d’Otranto”, collettivo quindi tutto al femminile, attivo non solo in Salento, ma anche in altre aree d’Italia, vista l’intensa attività espositiva di quegli anni. «Nacque così il Gruppo Terra d’Otranto, che nella denominazione poteva far pensare a qual-
RITRATTO DI ANTONIO, ANNI CINQUANTA. PH: ORONZO FARI
TECNICA MISTA DI ANNA MARIA MASSARI, ANNI OTTANTA. PH: ORONZO FARI
QUESTO DRAPPELLO DI DONNE AMBIVA A DIRE LA SUA IN UN SETTORE QUANTO MAI DIFFICILE: QUELLO DELLA RICERCA SPERIMENTALE
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TECNICA MISTA DI ANNA MARIA MASSARI. PH: ORONZO FARI
cosa di etnografico. Non era affatto così, registrava solo una partenza geografica e culturale, come si comprese fin dalla prima mostra, tenutasi a Firenze nel 1979. Questo drappello di donne ambiva a dire
la sua in un settore quanto mai difficile: quello della ricerca sperimentale. Non ebbero una linea teorica ma neanche limiti preconcetti; volevano soprattutto libertà d’azione»: così la storica dell’arte Ilderosa
ANNA MARIA MASSARI. WOMEN'S ART IN SALENTO A TRIBUTE TO A NEGLECTED AND REFINED ARTIST OF A "WONDERFUL GENERATION" A series of reconnaissance exhibitions on women's art has defined the persistence of subjects and approaches that belong by definition to women artists, even in our time. The body is intended as a tool for a close and intimate observation of existence: the ancestral themes concerning the relationship between woman and man are an integral part of the visual-cultural imagination, even in Italy. In the twentieth century, Salento expressed womanly creativity through women too often fallen into oblivion: Rita Franco, Rita Guido, Rosamaria Francavilla, Catherine Gerardi and Anna Maria Massari. In the history of the exhibitions dedicated to the other half of the avant-garde, a prominent place belongs to Art Woman, an exhibition on the stage until the first decade of the XXI century in Lecce. Over the years, the works of great protagonists of the Italian and international scene have passed through, but also those of other very young Apulian emerging artists. Anna Maria (1929-1993) was the daughter of Salento artist Michele Massari. From an early age, she showed unusual skills in drawing. At home, the father and his two sons – Anna Maria and Antonio – were all painters. When Michele died, Anna Maria began to paint
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Laudisa inquadra il loro operare. È il primo momento organizzato di attenzione verso l’operare artistico femminile in quest’area di Puglia. Anna Maria Massari nei primi anni Ottanta tralascia il lavoro calcografico, certamente più accademico negli esiti, per sperimentare l’utilizzo della plastica. Chiaramente attingendo a piene mani a un repertorio che appartiene alla storia dell’arte italiana: pensiamo ad Alberto Burri e a Carla Accardi. Trasparenze, incroci di materiali – in alcuni casi inserisce brandelli di carta e immagini estrapolate da un repertorio iconografico ben preciso, per esempio l’Annunciata di Antonello da Messina – , tutto contribuisce alla resa eterea e insieme consistente di un immaginario che poi diviene assolutamente impalpabile nella sua astrazione primaria. Ma la sua parabola si interrompe, un tumore la uccide il 29 marzo 1992. Il giorno seguente Antonio Verri la ricorda così: «La morte sta decimando i 'selvaggi' del Salento. Dopo Totò Toma ed Edoardo [De Candia, ndr], ieri è toccato ad una carissima amica: Anna Maria Massari. Chi le voleva bene non avrà più i segni della sua scostante creatività, la sua dolcezza, la sua lucida allegria. Lecce».
Madonnas. In 1951, Anna Maria enrolled in the Institute of Art, where she attended the lectures of painter Luigi Gabrieli. In those years, Anna Maria's commitment was aimed at completing some of her father's works inside Villa Guacci. Then she moved to Florence to enroll in the Magistero d'arte; in the same city, she also attended courses taught by Primo Conti. The following year, she went to Naples, where she graduated in 1956. Those are the years of her friendships with Edoardo De Candia, Marcello D'Andrea, Francesco Saverio Dòdaro, Franco Mantovano and Ugo Tapparini. They acted «all or almost under Vittorio Pagano's watchful eye [...], restless in a context that did not tolerate restlessness, each with his or her own specific cultural identity and special dream». The end of the decade marked her departure from the art scenes. In 1967, she married; the following year, she gave birth to her child. At the end of the Seventies, together with Rita Guido, Rosa Maria Francavilla, Pina Sparro and Marisa Romano, she founded "Gruppo Terra d'Otranto", an all-female collective, active in various areas of Italy. It was the first organized moment of attention towards the female artistic work in this area of Apulia. Cancer killed Anna Maria Massari on March 29th, 1992. The following day, Antonio Verri commemorated her by these words: «Those who have loved her will no longer have the signs of her unfriendly creativity, her kindness, her clear cheerfulness. Lecce».
RISTORAZIONE
TENNENT’S GRILL, LA SCELTA CHE PIACE Da 10 anni sulla cresta dell’onda, il pub si è ritagliato un posto di prestigio nel panorama dei locali leccesi. Il segreto del successo? Passione, impegno ed un lavoro di squadra che si rinnova ogni giorno Potremmo definirlo un pub inglese dall’anima salentina, anche se in realtà il Tennent’s Grill di Via Taranto, a Lecce, è qualcosa di più. E non solo per la varietà dei piatti che propone ai clienti, ma per la storia fatta di quell’intreccio perfetto che unisce professionalità, passione e amicizia. Da anni sulla cresta dell’onda, Marika e Ugo Favatano, Marco Goffredo e Danilo Stendardo sono il classico esempio di squadra fortissima. Ciascuno col proprio ruolo, ognuno complementare all’altro, compatti nel portare a casa risultati sempre migliori.
Non il solito pub, dicevamo, ma una creatura che in 10 anni ha superato brillantemente mode e tendenze, restando un punto di riferimento certo nel panorama dei locali leccesi. E se nel centro storico si parla di movida, anche l’angolo fra Via Taranto e Viale della Repubblica dice la sua. Il pienone è assicurato ogni sera. Ciò significa che anche se ubicato in una zona periferica della città, il Tennent’s Grill ha quella marcia in più che supera brillantemente il concetto di “serata in centro”. Del resto, una volta entrati in queste sale accoglienti, arredate con gusto, ca-
PH: MASSIMO CENTONZE
TENNENT'S GRILL
TENNENT'S GRILL Via Taranto, 175 – 73100 Lecce (LE) tel. +39 0832 279475 – mobile +39 +39 331 4108405 info@tennentsgrill.it – www.tennetsgrill.it –
riche di calore, dove l’impronta ‘irish’ si mescola con elementi originali che rendono immediatamente riconoscibile il posto, ci si dimentica del mondo fuori. Il tempo si ferma, anzi viene scandito da prelibatezze senza paragoni. Dalle grigliate preparate con i migliori tagli di carne, alle pizze per tutti i gusti, e poi bruschette, panini, insalate, stuzzichini, fritture, taglieri, maxi toast e chi più ne ha più ne metta. Non solo. Menzione a parte merita la ‘galletteria’, una pagina a parte del menu, dedicata a piatti realizzati con il pollo: dai bocconcini al curry a quelli con la glassa di balsamico, dalle sovraccosce declinate nei modi più saporiti alle tagliate accompagnate da formaggi o funghi passando per il galletto grigliato alla birra o quello speziato ma la cui ricetta resta segreta. Il galletto è anche il simbolo che rende riconoscibile il locale, e non a caso compare nell’insegna e in tutti i loghi del pub. Ovviamente viene da sé che l’universo dedicato alla birra sia tra i più interessanti, e non solo per gli appassionati. Accanto alla Eggenberg, marchio prestigioso nel
panorama europeo, c’è una sfilza di birre, nazionali ed estere, bionde, ambrate, scure, doppio malto, fermentazione alta, bassa, insomma di tutti i tipi, perfette per accompagnare ogni pietanza. Nulla è lasciato al caso. Ogni piccolo dettaglio è studiato con cura e passione. Marika Favatano lo dice chiaramente: «Da parte nostra c’è una ricerca continua che va di pari passo con la sperimentazione. Siamo sempre attenti alle novità senza mai perdere di vista i nostri standard. Per noi la qualità viene prima di ogni cosa e i clienti, consapevoli di questa costante attenzione, ci premiano ogni giorno». Ed è vero. Il pienone è assicurato ogni sera e proprio per questo è opportuno prenotare. Tra l’altro, oltre ai clienti più affezionati, anche i turisti scelgono il Tennent’s Grill che, pur non trovandosi in una zona di passeggio sta diventando una delle mete preferite dei visitatori non leccesi. Altro traguardo prezioso per i quattro soci che hanno ridisegnato il profilo dell’accoglienza salentina. Inoltre, al già ricchissimo e collaudato menù sono stati aggiunti nuovi piatti.
PH: MASSIMO CENTONZE
TENNENT'S GRILL, THE CHOICE YOU LIKE FOR 10 YEARS ON THE WAVE CREST, THE PUB HAS CARVED OUT A PRESTIGE PLACE IN LECCE. THE SECRET OF SUCCESS? PASSION, COMMITMENT AND A TEAM WORK THAT IS RENEWED EVERY DAY We could define it as an English pub with a soul of Salento, although in reality the Tennent's Grill in Via Taranto, in Lecce, is something more. And not just for the variety of dishes offered to customers, but for its story made of that perfect interweaving that combines professionalism, passion and friendship.
MARIKA FAVATANO. PH: MASSIMO CENTONZE
«È inevitabile – spiega ancora Marika – il lavoro di ricerca ci porta a questo, a creare e rifinire nuove ricette. La scelta per i clienti diventa ancora più ampia ed il lavoro per noi ancora più impegnativo. Ma questo non ci spaventa, anzi, il piacere di offrire prodotti nuovi e di qualità rende possibile ogni sfida». A breve, con l’arrivo della bella stagione, saranno anche allestiti i tavoli all’esterno. Un motivo in più per regalarsi una serata all’insegna del buon cibo, della buona birra e del relax.
DA SINISTRA: UGO FAVATANO, DANILO STENDARDO, MARIKA FAVATANO, MARCO GOFFREDO. PH: UGO BUCCARELLA
Marika and Ugo Favatano, Marco Goffredo and Danilo Stendardo are a very strong team. Each with their own role, each complementary to the other, compact in achieving even better results. Not the usual pub, but a creature that in 10 years has brilliantly passed fashions and trends, remaining a point of reference in the panorama of Lecce’s tavern. It’s full every evening (that’s why is recommended to book in advance) and soon, with the arrival of summer, the tables will also be set up outside. One more reason to live an evening of good food, good beer and relaxation.
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RACCONTI AL FEMMINILE
Dalla Persia a Lecce, senza mai abbandonare l’Arte Raha e Marjan sono due donne persiane, giunte in Italia in vacanza con il loro bagaglio di cultura e di opere d’arte, che hanno deciso di stabilirsi a Lecce, quasi per caso. Una per amore. Capelli neri e occhi profondi, conservano nello sguardo un senso di regalità antica, com’è nella storia del loro Paese, l’odierno Iran, di cui in Occidente si è sempre favoleggiato. Hanno seguito percorsi di formazione diversi, destinati a convergere nello studio e nella pratica di alcune discipline artistiche che oggi continuano ad affinare presso l’Accademia di Belle Arti nel capoluogo salentino. La prima è fotografa e
dipinge, l’altra fotografa e scolpisce. Di entrambe colpiscono la determinazione con cui indagano l’animo umano e la capacità di restituire, attraverso opere di grande originalità, i sentimenti più profondi, la stratificazione di ricordi, la memoria di tempi lunghi o del quotidiano. Si direbbe che Raha, rimasta incantata dal ritmo lento della vita leccese dopo alcuni anni frenetici trascorsi a Roma, coltivi una passione sfrenata per le scarpe. A olio su tela o su tavola, di piccolo o di grande formato, con diverse tecniche calcografiche, cioè a stampa, le ritrae di continuo purché non
di angelo maria monaco/
RAHA VISMEH È INCANTATA DAL RITMO LENTO DELLA VITA LECCESE DOPO ALCUNI ANNI FRENETICI TRASCORSI A ROMA abbiano mai i tacchi alti. Si, perché, tali ‘ritratti’ non hanno nulla a che fare con la seduzione o il feticismo, con l’alta moda o la femminilità — non è poi nemmeno detto che siano solo scarpe femminili —. Né si stagliano come oggetti pop redivivi dato che l’ambito semantico della scarpa (cioè il suo significato) è spostato dal dominio del consumismo (celebrato invece dalla Pop Art) a quello del consumo, proprio nel senso di degrado fisico e conseguenza dell’utilizzo ripetuto di qualcosa. Nella serie Boots (Stivali), oggetti d’uso comune sono presentati all’osservatore come
metonimie della quotidianità, cioè come frammenti capaci di evocare narrazioni più ampie e di attivare meccanismi d’identificazione tra chi osserva e chi ha lasciato a riposare quegli oggetti. Si tratta di metafore, come tiene a precisare la pittrice, della necessità insita in ognuno di noi di muoversi in uno spazio non delimitato, di vivere la propria vita con un tempo e un ritmo adeguati, proprio come quello che Raha avverte trascorrere a Lecce. Marjan ha una sensibilità più edulcorata. Ha scoperto che in Salento un certo
MARJAN ASADI HA SCOPERTO CHE IN SALENTO UN CERTO MODO DI PENSARE, ALCUNE TRADIZIONI E TANTI SIMBOLI SONO SIMILI A QUELLI DEL SUO PAESE
modo di pensare, alcune tradizioni, modi di dire e soprattutto tanti simboli sono simili a quelli del suo paese. Nelle opere di scultura ricorre spesso a un linguaggio allegorico con cui carica di significato la figura umana, immortalata anche in pose plastiche d’ispirazione classica. Così, con una capacità di percezione che accomuna
il Mediterraneo e il Medio Oriente, recupera formule ancestrali di espressione. Desiderio di libertà, Apnea, sono titoli di due opere portatrici sane di due stati d’animo molto simili. Nella prima scultura è come se una Nike antica tornasse a slanciarsi dalla prua di una nave, in viaggio verso una terra libera; nella seconda è evidente
il desiderio di emersione di alcuni volti che non possono ancora parlare. Oltre che per il significato, le opere sono notevoli per la qualità tecnica d’esecuzione e la scelta degli accostamenti dei materiali, sia poveri sia preziosi, fedeli ancora una volta a entrambe le tradizioni artistiche a cui Marjan fa riferimento: di certo quella per98 99
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RACCONTI AL FEMMINILE
siana figurativa e monumentale, ma anche quella salentina della scultura barocca. Vere e proprie artigiane di un’arte maturata anche grazie a un solido percorso di formazione, Raha e Marjan guardano alla tradizione ma la rinnovano alla luce
di una creatività del tutto al passo con i tempi, in linea pure con le direttrici di ricerca di alcuni esponenti di punta dell’arte contemporanea del loro paese d’origine. Entrambe, infatti, stimano il lavoro di Bizhan Bassiri: un uomo di sessant’anni che ha vissuto a lungo in Italia, oggi noto per aver rappresentato l’Iran nell’ultima edizione della Biennale di Venezia (la 57sima, diretta dalla curatrice francese del Centre Pompidou di Parigi, Christine Macel). Nell’opera che ha presentato, Tapesh. The golden reserve of magma-
tic thought (Battito. La riserva aurea del pensiero magmatico), pietra e oro compongono un’istallazione di grande impatto visivo, dove alcune identità totemiche culminano sia nelle forme stilizzate di teste d’uomo, sia in leggii che reggono libri aperti per essere letti da chi passa. Ancora una volta il tema della memoria, del tempo e del viaggio dell’uomo si rivelano bacini inesauribili da cui attingere per gli artisti capaci di dimostrare, come lo sono i tre qui presentati, che i confini geografici e culturali sono del tutto valicabili.
Marjan Asadi è nata a Teheran – Iran-, nel 1984, dove si è laureata in Graphic Design e Computer Graphics. Si trasferisce in Italia nel 2014, dove inizia a studiare Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Marjan Asadi was born in Teheran, Iran, in 1984, where she has graduated in Graphic Design and Computer Graphics. She moved to Italy in 2014, where she began to study Sculpture at the Academy of Fine Arts in Lecce.
FROM PERSIA TO LECCE, WITHOUT EVER ABANDONING ART
Raha Vismeh è nata a Shiraz – Iran- nel 1987, dove si è diplomata in fisica e matematica. In Italia dal 2011, studia Pittura a Roma e dal 2016 a Lecce, presso l’Accademia di Belle Arti. Raha Vismeh was born in Shiraz, Iran, in 1987, where she graduated in Physics and Mathematics. In Italy since 2011, she has studied Painting in Rome and at the Academy of Fine Arts in Lecce, since 2016.
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Raha and Marjan are two Persian women, arrived in Italy with their learning and works of art. Their different educational backgrounds have merged into the study of some artistic subjects at the Academy of Fine Arts. The former is a photographer and paints; the latter is a photographer and sculpts. They investigate the human soul and the ability to return the deepest feelings, the stratification of memories, the memory of long times or of everyday life. Raha paints shoes continuously, as a symbol of the physical deterioration due to the repeated use of something. In the series Boots, shoes are a metaphor for the need to move in a nondelimited space, to live one's own life with adequate time and pace. According to Marjan, in Salento, a certain way of thinking, some traditions and many symbols are similar to those of her country. In her sculptures, she often resorts to an allegorical language, which gives meaning to the human figure. Desiderio di libertà (Wish for freedom) and Apnea (Apnoea) are two works with a very similar meaning, remarkable for the technical quality of their execution and for its materials, both poor and precious. These works are faithful to both the artistic traditions to which Marjan refers: the figurative and monumental Persian, and Salento Baroque sculpture. Raha and Marjan look at the tradition but renew it with a creativity that is in line with the times and with the research guidelines of some exponents of contemporary art in their country of origin. Indeed, they both esteem the work of Bizhan Bassiri, today known for representing Iran in the last Venice Biennial. Once again, memory, time and human travel have proved themselves to be an inexhaustible supply source for these three artists, able to demonstrate that geographical and cultural boundaries are completely penetrable.
STORIE
DA SINISTRA: UGO BUCCARELLA, LORIS COPPOLA, NICOLA RICCI. PH: MASSIMO CENTONZE
SALENTO IN TASCA
Un’emozione che si rinnova da 20 anni Mille copertine e due decenni da protagonista per Salento in Tasca, prezioso settimanale che racconta il territorio con passione La tradizione leccese vanta tre tipicità assolute: il pasticciotto, il rustico e Salento in Tasca, piccolo ma rivoluzionario settimanale che da 20 anni fa compagnia ai salentini e a tutti i turisti che hanno il privilegio di sfogliarlo tra una passeggiata all’ombra del barocco ed un tuffo nel mare più bello. Nato da un’intuizione di Nicola Ricci e Luca Martano, Salento in Tasca si presenta per la prima volta ai lettori nel maggio del 1998. 24 pagine dedicate al Salento: un prezioso vademecum con indirizzi utili, luoghi da visitare, focus su eventi e appuntamenti distribuiti su tutto il territorio. Una novità destinata a lasciare il segno. Allora veni-
va distribuito ogni mercoledì in edicola, sempre gratuitamente, in abbinamento con il Quotidiano di Lecce. Dopo poco tempo il free press approda nei pub, nei bar, nei luoghi d’incontro, nei cinema e negli esercizi commerciali di Lecce e provincia. Oggi sono ben 450 i punti dove poter ritirare il tascabile che, arricchito, perfezionato, valorizzato è passato dalle 24 pagine del primo numero alle 96 di oggi, con punte anche di 120 pagine, come nel numero di Natale scorso. Sempre in distribuzione gratuita. Tutti i venerdì. Nella redazione di Via Templari, a Lecce, anche le pareti raccontano questo viaggio: tra foto di copertine e immagini
di personaggi che hanno dato il proprio contributo ad un’avventura a cui, negli anni, si sono aggiunte nuove emozioni. Dalla società editrice, nata nel 2002, alla squadra che negli anni si è allargata con l’arrivo di Loris Coppola e Ugo Buccarella; la grafica di Paolo Sannino e Angelo Arcobelli; i fotografi Andrea Stella, Massimo Santoro e Massimino; gli articoli dedicati alle eccellenze del territorio firmati da Nunzio Pacella e Leda Cesari; le belle collaborazioni avviate con l’Ais, il Gambero Rosso di Lecce, la Fis, l’U. S. Lecce e tanti altri amici che di settimana in settimana contribuiscono ad arricchire e rendere varie le diverse rubriche.
SALENTO IN TASCA Via Templari, 10 – 73100 Lecce (LE) tel. +39 0832 332027 – fax +39 0832 333626 – salentointasca@tiscali.it – www.salentointasca.it –
«La creatura – affermano gli editori del settimanale – è cresciuta, in tutti i sensi. 20 anni di inchiostro e idee sempre nuove che tuttavia non hanno mai snaturato l’identità di questo piccolo strumento di comunicazione che, numero dopo numero, ha saputo conquistare la fiducia dei lettori, delle imprese, degli Enti e dei tanti amici ed organizzatori di eventi, che con entusiasmo continuano a sostenerne le sorti». Salento in Tasca non è solo una “finestra” sul mondo locale, sul tempo libero e sulle manifestazioni di scena a Lecce e provincia. Ha permesso ai lettori di conoscere personaggi illustri, artisti nazionali ed internazionali, imprenditori, leggende dello sport, uomini e donne, che si sono distinti in tutti i campi. «Fondamentale – sottolineano dalla redazione – è la collaborazione ed il supporto delle aziende che vivono e operano nel Salento e che ci permettono di proseguire questo bel “viaggio” caratterizzato sempre dalla distribuzione gratuita.
DA SINSITRA: NICOLA RICCI, PAOLO SANNINO, LORIS COPPOLA, UGO BUCCARELLA E ANGELO ARCOBELLI
Una peculiarità che hanno tutti i prodotti firmati da Salento in Tasca: dalle agende ai calendari, passando per le mappe e per tutti quegli strumenti che di volta in volta vengono creati dal nostro Centro Grafico, tutti nel formato 12x16. Un lavoro svolto senza guardare lo scorrere delle lancette, per realizzare progetti e sogni. Un impegno nel raccontare la vera essenza della semplicità: quella fatta di cose antiche, di movimenti lenti ma
sagaci, di tradizioni che affondano nella notte dei tempi, di gesti elementari ma allo stesso tempo miracolosi». Mille numeri, mille copertine diverse accomunate da un unico filo conduttore: il forte legame con il Salento e con quanti con passione, abnegazione e grande positività hanno contribuito al suo sviluppo. E per chi volesse sfogliarlo online nessun problema: basta cliccare www.salentointasca.it ed il Salento supera ogni confine.
DA SINSITRA: ANDREA STELLA, NICOLA RICCI, PAOLO SANNINO, UGO BUCCARELLA E LORIS COPPOLA
AN EMOTION THAT HAS BEEN RENEWING FOR 20 YEARS A THOUSAND COPIES AND TWO DECADES AS A PROTAGONIST FOR “SALENTO IN TASCA”, A PRECIOUS WEEKLY THAT TELLS THE TERRITORY WITH PASSION The tradition of Lecce boasts three typical specialties: “pasticciotto”, “rustico” and “Salento in Tasca”, a small but revolutionary weekly that for 20 years has been accompanying Salento people and all tourists who have the privilege of browsing it between a walk in the shade of the Baroque and a dive into the most beautiful sea. Born from an intuition of Nicola Ricci and Luca Martano, Salento in Tasca is published for the first time to readers in May 1998. Today, it is still free. A thousand copies, a thousand different covers that have in common the same message: the strong link with Salento and with people who have contributed to its development.
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FASHION
MAD MOOD, LA MODA SI VESTE DI PUGLIA Il Fashion Lab fondato da Marianna Miceli conquista Milano e continua a promuovere i talenti pugliesi in giro per il mondo Valorizzare i designer e gli artigiani della sartoria pugliese per promuovere il territorio mediante un concept innovativo, ideato per percepire la moda sotto una nuova veste: in altre parole, Mad Mood è il Fashion Lab che nell’ultimo biennio si sta imponendo su scala nazionale con vista sull’Europa. La doppia «M» che fa pendant con Marianna Miceli, medesime iniziali di un progetto nato da idee “glitterate” di sogni e di 104 105
ambizioni, che hanno spronato la bella imprenditrice ad esportare il marchio made in Puglia sulle passerelle più luminose del panorama internazionale. Scovare i diamanti oscurati dal cono d’ombra dell’anonimato col fine di sgrezzarli e lucidarli sotto i riflettori delle più prestigiose fashion week. Ne costituisce un esempio tangibile Mad Mood, il format di promozione territoriale che due volte
MARIANNA MICELI, MAD MOOD FASHION LAB
RACCONTI AL FEMMINILE
di paolo conte/
LA MODA ALTRO NON È CHE IL LIFESTYLE DI UN POPOLO. QUINDI HO DECISO DI PUNTARE SULLA CREATIVITÀ DEI NOSTRI TALENTI
l’anno (febbraio e settembre) si rinnova in quel di Milano con il fine di lanciare al pubblico della capitale della moda i talenti individuati dalla giovane leccese. Due manifestazioni di grossa portata, intorno ai quali prendono forma le originali iniziative di Marianna Miceli e del suo staff altamente qualificato. Perché se nel mondo dei tessuti e dei materiali pregiati si riescono a mescolare le tradizioni e le usanze della terra d’appartenenza, anche un abito può prendere vita. Il binomio moda-territorio rappresenta il mantra del lungimirante progetto che incontra il food, la musica, il benessere e il lifestyle di un determinato popolo. Il tutto inglobato nell’ambito di una rassegna organizzata a due passi dal Duomo di Milano, dinanzi alla platea delle grandi occasioni. Dopo i successi riscossi in occasione delle prime tre edizioni di Mad Mood, la fondatrice del format è tornata a lavorare in vista dei prossimi appuntamenti che la vedranno sbarcare negli ambienti modaioli più glamour di diversi paesi. Come è nata l’idea di fondare un format sulla moda che coniuga le peculiarità territoriali? Sono un avvocato e per alcuni anni ho lavorato nel settore del turismo. In occasione di Expo 2015 ho ricoperto il ruolo della responsabile per i cluster africani. Molti di questi Paesi si promuovevano attraverso la moda raccontando i colori e i tessuti delle loro terre. É stata la manifestazione dalla quale ho attinto nuove idee per il mio progetto. La moda altro non è che il lifestyle di un popolo. Quindi ho deciso di puntare sulla creatività dei nostri talenti. La moda e l’arte che incontrano le tradizioni. Crede sia il giusto mix dei suoi successi? Ci auguriamo di crescere ancora tanto, ma i risultati sono molto soddisfacenti e siamo sulla strada giusta. Nel 2016 abbiamo esordito con la prima edizione incentrata sul tema della dieta mediterranea. Un appuntamento che ha dato lustro alle creazioni di Federica D’Andria (Fedra
FASHION
RACCONTI AL FEMMINILE
DOPO BERLINO E UCRAINA, A FINE APRILE APPRODEREMO IN SERBIA. POI FAREMO TAPPA IN INDIA, KAZAKISTAN, MALTA, ROMANIA E CINA Malta, Romania e Cina, sino all’organizzazione della quarta edizione di Mad Mood in programma a Milano nel mese di settembre. Couture), designer tarantina vincitrice della manifestazione con la collezione ispirata alla fluidità del vino rosso. Il secondo anno, invece, ci siamo concentrati sul tema dell’acqua raccontando la città di Taranto, mentre lo scorso settembre abbiamo presentato un catering emozionale di prodotti tipici con la partecipazione di decine di modelli e modelle, che hanno dato vita ad una coreografia sensoriale basata sulle musiche tradizionali di Puglia. Lo scorso febbraio si è svolta la terza edizione di Mad Mood a Milano. Con quali risultati? La manifestazione si è conclusa con numeri in forte crescita. Nelle sale di Palazzo Turati abbiamo ricevuto oltre duecento accrediti di stampa specia-
lizzata e l’attenzione di buyer asiatici. Tutto si è svolto in linea con l’ambizione di raccontare il territorio attraverso l’alfabeto della moda. E lo abbiamo fatto anche con la sfilata delle t-shirt Barock che hanno illustrato il barocco leccese in chiave più trendy. Inoltre, l’evento è stato impreziosito dalla presenza del Cavaliere Mario Boselli, presidente Onorario della Camera della Moda che avremo il piacere di ospitare nel Salento a giugno, nell’ambito di un workshop incentrato sul Fashion branding. Quali sono i prossimi appuntamenti in agenda? Saremo presenti nelle fashion week di diverse nazioni. Dopo Berlino e Ucraina, a fine aprile approderemo in Serbia. Poi faremo tappa in India, Kazakistan,
MAD MOOD, FASHION IS DRESSED IN APULIA THE FASHION LAB FOUNDED BY MARIANNA MICELI CONQUERS MILAN Mad Mood is the format of territorial promotion taking place in Milan twice a year (in February and in September), with the aim of enhancing the Apulian designers and artisans of tailoring. The combination of fashion and territory represents the mantra of this farsighted project meeting the food, the music, the well-being and the lifestyle of a specific people. After the success of the first three events, the founder of the format has returned to work in view of the upcoming events. How did the idea of founding a fashion format combining territorial peculiarities come from? On the occasion of Expo 2015, I discovered many African countries promoting themselves through fashion by the colours and the fabrics of their countries. So I decided to focus on the creativity of our talents. Fashion and art that meet traditions. Do you think it is the right mix of your success?
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In che maniera può crescere il settore della moda in Puglia? I margini di crescita sono molto ampi, ma è difficile accendere i riflettori dell’alta moda in Puglia. In tal senso, mi auguro in futuro di organizzare Mad Mood a Lecce, con la partecipazione di artigiani esteri e di designer provenienti da tante regioni d’Italia. Un altro obiettivo che mi sono prefissata risiede nel modus operandi dell’industria tessile della provincia di Lecce. Aziende che producono solo per terzi e alle quali mancano le creatività individuali per creare propri brand. Proveremo a proporre i nostri designer alle industrie locali, affinché nascano le giuste sinergie tra sarto e impresa con il fine di risollevare le sorti della moda pugliese.
We hope to improve further, but the results are very satisfactory. Last February, the third edition of Mad Mood took place in Milan. What are the results? The event ended with rapidly growing numbers: over two hundred specialized press credentials and the attention of Asian buyers. What are the forthcoming scheduled events? We are going to be at the fashion weeks of different countries: Germany, Ukraine, Serbia, India, Kazakhstan, Malta, Romania and China. Eventually, we are returning to Milan for the fourth edition of Mad Mood. How can fashion industry grow in Apulia? I wish to organize Mad Mood in Lecce in the future, with the participation of foreign artisans and of designers coming from many other Italian regions. Another objective is to propose our designers to local industries, so as to create the right synergies between tailors and companies, with the aim of improving the fortunes of fashion in Apulia.
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MEMORIA
RACCONTI AL FEMMINILE
I luoghi di Renata Fonte La storia dell’assessore di Nardò uccisa nel 1984 ripercorsa attraverso un itinerario La fiction trasmessa qualche settimana fa su Canale 5, “Una donna contro tutti”, è servita a far conoscere al grande pubblico televisivo la figura di Renata Fonte, assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione del Comune di Nardò, che la notte del 31 marzo 1984 fu uccisa sotto casa con tre colpi di pistola, mentre rientrava da un consiglio comunale. Una mamma, un’insegnante, una donna impegnata nel sociale e in politica in anni in cui questa non era affatto una condizione diffusa. Famiglia di tradizione repubblicana, anzi mazziniana, a cominciare dallo zio Pantaleo Ingusci, fervente antifascista e poi segretario provinciale del PRI, la Fonte era uno spirito libero e critico, dagli alti ideali ben radicati e dalla schiena dritta. L’inchiesta seguita al suo assassinio ha portato in carcere i due esecutori materiali del delitto e i mandanti di primo e secondo livello. Fin qui sono arrivate le 108 109
indagini, fino al consigliere comunale del suo stesso partito, Antonio Spagnolo, che le subentrò anche in giunta, e che aveva pianificato il delitto per ambizione personale. Il cosiddetto “terzo livello” nella gerarchia dei mandanti non è mai stato individuato ma se n’è parlato sin da subito. Investigatori e giornalisti hanno seguito una pista che ha portato a ipotizzare che la Fonte si opponesse a speculazioni edilizie nell’area circostante il Parco di Porto Selvaggio. Salvato dalla lottizzazione con una grande mobilitazione popolare, era stato istituito nel 1980. A quel tempo, la Fonte era appena rientrata a Nardò dopo aver vissuto in giro per l’Italia al seguito del marito, sottufficiale dell’Aeronautica Militare. Non aveva preso parte, quindi, a quella battaglia ma le stava a cuore, in un periodo in cui i confini del parco non erano ancora stati definiti (lo furono proprio a giugno del 1984), che
quell’angolo di paradiso restasse il più protetto possibile. Molto più possibilista all’idea di realizzare strutture ricettive nei dintorni pare fosse Spagnolo che armò i killer contro di lei. Non si è mai appurato, però, se dietro di lui, a tirare i fili della vicenda, ci siano stati altri, implicati nelle speculazioni edilizie. Dal giorno del suo omicidio, in ogni caso, grazie soprattutto al ricordo della mamma portato avanti in tutte le sedi dalle due figlie, Sabrina e Viviana Matrangola, la storia di Renata Fonte, la sua vita spezzata, il suo sacrificio è stato sempre ricollegato alla tutela del Parco di Porto Selvaggio, ancora oggi un luogo incontaminato e bellissimo, meta di migliaia di turisti e consigliato in tutte le guide dedicate al Salento. Fin qui la storia di Renata. Ma, per conoscerla meglio, ecco i luoghi che ha frequentato e sono rimasti legati al suo nome.
PORTO SELVAGGIO
di ilaria marinaci/foto massimo centonze
Che la baia di Porto Selvaggio fosse un’area dalla bellezza naturalistica straordinaria, lo riconobbe per primo il Ministero della Pubblica Istruzione nel 1968, mentre la battaglia contro la sua lottizzazione iniziò nel 1975 con un appello alla tutela lanciato da Cecilia Santoro Lezzi, docente dell’Università di Lecce. All’epoca l’area (circa 250 ettari) era proprietà del barone Angelo Fumarola che voleva farne un complesso residenziale e turistico. Ma l’opinione pubblica neretina insorse tanto che il Consiglio Regionale bloccò il progetto e istituì il Parco Naturale di Porto Selvaggio nel 1980. Il primo nucleo del Parco si estendeva per 424 ettari tra la Masseria Madonna dell’Alto ed il promontorio di Torre dell’Alto, a nord di Santa Caterina. Attualmente include anche l’area naturale protetta della Palude del Capitano, classificata come tale nel 1997, per via di un rilevante fenomeno carsico rappresentato da varie risorgive a forma di dolina colme di acqua salmastra, localmente dette “spunnulate”. L’area del Parco comprende tre siti di interesse comunitario: Torre Uluzzo (dove è stato accertata la presenza dell’uomo uluzziano, il più antico homo sapiens d’Europa), Torre Inserraglio e Palude del Capitano più altre aree di interesse
archeologico e tre torri costiere. Nei pressi della Torre dell’Alto che domina la baia, dal 2010 c’è una targa in ricordo dell’assessore ucciso nel 1984: “Porto Selvaggio a Renata Fonte”.
Palazzo Personè Il Municipio Renata Fonte, classe 1951, fu eletta in consiglio comunale nelle file del Partito Repubblicano nel 1982. Entrata in giun-
ta come assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, passava a Palazzo Personè, sede del Municipio, la maggior parte del suo tempo. Il Municipio è ospitato nelle sale del Castello Aragonese, pianta quadrangolare con quattro torri cilindriche agli spigoli. Era internamente circondato da un fossato, colmato agli inizi del ’900, salvo per il lato attiguo alla Villa Comunale. È una tipica struttura militare di epoca
IL MUNICIPIO È OSPITATO NELLE SALE DEL CASTELLO ARAGONESE, PIANTA QUADRANGOLARE CON QUATTRO TORRI CILINDRICHE
CASTELLO ARAGONESE, MUNICIPIO NARDÒ
Il Parco Naturale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano
MEMORIA
RACCONTI AL FEMMINILE
aragonese, voluta a metà del ’400 da Giulio Antonio Acquaviva Duca di Atri e Conte di Conversano, comandante in capo delle truppe aragonesi nel 1481 durante la liberazione di Otranto dai Turchi. Con le leggi napoleoniche contro la feudalità il castello fu sottratto agli Acquaviva e, dal 1806, divenne proprietà dei baroni Personè, il cui stemma è visibile al centro del balcone. Furono loro che, all’inizio del ‘900, diedero alla facciata lo stile neoclassico-eclettico di oggi. Da notare le 52 maschere apotropaiche che si alternano alla base del cornicione sotteso alla merlatura. A destra della facciata si trova la Villa Comunale, un suggestivo giardino mediterraneo abbel-
lito da un gazebo a forma di tempietto, pavimentato con maioliche celesti. Nel 1933 il Castello fu venduto al Comune di Nardò. Nel 2017, per volontà dell’amministrazione Mellone, l’aula consigliare è stata intitolata alla Fonte.
Il Teatro Comunale Il Teatro Comunale di Nardò, in stile Liberty, è stato inaugurato nel 1909 con “Mefistofele” di Arrigo Boito, che suscitò grande stupore fra i presenti grazie alla trovata dello scenografo: inondare il palcoscenico di fumo ad ogni apparizione del Diavolo. Un vero e proprio effetto speciale per l’epoca. Il Comunale conobbe il suo periodo più intenso durante il Ventennio, quando ospitava
IL COMUNALE CONOBBE IL SUO PERIODO PIÙ INTENSO DURANTE IL VENTENNIO, QUANDO OSPITAVA IL CINEMATOGRAFO
A SINISTRA: GALLERIA, DOVE VIVEVA RENATA FONTE, NARDÒ. A DESTRA: TEATRO COMUNALE, NARDÒ
RENATA FONTE'S PLACES Renata Fonte, Councillor for Culture and Public Education for the town council of Nardò, was killed on March 31st, 1984. A mother, a teacher, a woman engaged in social work and politics in a time when this was not a widespread condition. The investigation has brought to prison two men who carried out the asassination as well as the first and second level principals, up to the councillor of her own party, Antonio Spagnolo, more inclined to the possibility of building accommodation facilities in the area. The "third level" has never been identified. Investigators and journalists assumed that she was opposing to building speculations in the area surrounding Porto Selvaggio nature reserve. Here are the places still connected to her name.
il cinematografo, spettacoli di varietà, drammi e opere liriche e, all’occorrenza, diventava sala da ballo grazie ad un sistema di carrucole che permetteva di raccordare il piano della platea a quello del palco, voluto dal “padre” del teatro, l’ingegnere Quintino Tarantino. Chiuso per trent’anni dopo le baldorie pre e post-belliche, la Fonte fu protagonista dell’avvio della seconda stagione d’oro del Comunale, riaperto nell’82. Negli anni successivi, ne calcarono il palcoscenico i più grandi nomi della prosa italiana, da Ernesto Calindri a Enrico Maria Salerno e Arnoldo Foà. Nel 1994 fu chiuso per adeguarlo alle nuove norme di sicurezza. È stato riaperto con un gran gala nel 2006 diretto dal pianista Francesco Libetta, al qual hanno partecipato anche l’étoile Carla Fracci e il cantautore Franco Battiato.
La Galleria L’ultima tappa di questo itinerario dedicato alla Fonte è il palazzo “La Galleria”, dove si trovava l’abitazione dell’assessore. Fu proprio davanti al portone di casa che la raggiunsero i tre colpi di pistola. Aveva 33 anni. Una targa sul muro ricorda la sua morte assurda e un monumento funebre, nel cimitero comunale, omaggia la sua figura e il suo sacrificio.
Uluzzo, Torre Inserraglio and Palude del Capitano. PALAZZO PERSONÈ – THE TOWN HALL Renata Fonte was elected in 1982. She spent most of her time at Palazzo Personè, the seat of the municipality. The Town Hall is housed in the halls of the Aragonese castle. In 2017, the council chamber was entitled to her. THE MUNICIPAL THEATRE It was opened in 1909. Closed for thirty years, it was reopened in 1982. Renata Fonte was the protagonist of its second golden age. “LA GALLERIA”
PORTO SELVAGGIO'S NATURE RESERVE AND PALUDE DEL CAPITANO
The last stop on this itinerary dedicated to Renata Fonte is "La
Currently, the Park has three sites of Community interest: Torre
door of her house that she was killed. She was 33 years old.
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Galleria", the building where she lived. It was right outside the front
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TERRITORIO
COMUNE DI NARDÒ
La seconda vita della Biblioteca “Vergari” È già pronto il progetto per il restauro della storica biblioteca di Nardò. Antico e moderno si fondono insieme per ampliare il respiro della cultura La seconda vita della biblioteca comunale “Achille Vergari” è scritta nelle pagine del progetto di restauro, allestimento e innovazione, candidato all’avviso pubblico “Smart In Community Library” della Regione Puglia e ammesso a finanziamento per 950 mila euro. Il progetto si chiama "Il Giardino dei lettori. Biblioteca diffusa di comunità ed innovazione" e cambierà il volto e l’essenza stessa di quello che da più di un secolo – l’edificio è sorto nel 1895 – rappresenta il punto di riferimento culturale della comunità neretina, nel cuore della città, con il suo patrimonio
librario di oltre 75 mila volumi di diverse epoche del quale fanno parte una dotazione antica di incunaboli, manoscritti, cinquecentine, secentine, settecentine e numerose altre opere pregevoli. Come cambierà la biblioteca? La prima parte del progetto (a firma dell’ingegnere Alberto Antico e dell’architetto Egidio Muci) riguarda la struttura, il contenitore fisico, e prevede il ripristino dei prospetti esterni, il restauro degli elementi commemorativi, il risanamento delle murature interne, la sostituzione di pavimentazione e infissi, la revisione e la manutenzione di
tutti gli impianti. Ma soprattutto prevede la sistemazione del giardino interno, oggi abbandonato, che diventerà un nuovo e funzionale spazio aggregativo. Quest’ultimo intervento, una novità assoluta nella vita della biblioteca, darà il senso della “community”, della biblioteca di comunità, orientata a diventare un presidio di partecipazione e coesione culturale. La distribuzione delle funzioni all’interno della struttura sarà totalmente ripensata e il patrimonio culturale diventerà molto più accessibile grazie agli investimenti previsti in tecnologie dell’informazione e
COMUNE DI NARDÒ Piazza Cesare Battisti – Nardò (LE) – tel. +39 0833 838111 – www.comune.nardo.it – municipio@comune.nardo.le.it BIBLIOTECA VERGARI Piazzetta Biblioteca, 7 – Nardò (LE) – tel. +39 0833 564318 – fax. +39 0833 564318 biblioteca.comunale@comune.nardo.le.it
comunicazione (tavoli interattivi, totem multimediali, sistema di digital signage, postazioni informatiche e wi-fi, cuffie wireless). La seconda parte del progetto riguarda la creazione, l’ampliamento e il rafforzamento di alcune sezioni tematiche della biblioteca, con un’attenzione particolare
al rinnovamento della sezione dedicata ai bambini e di quella degli young-adult (13-19 anni) e alla creazione di una dedicata al periodo preistorico in genere e ai ritrovamenti specifici del territorio neretino. Nel progetto anche un intervento di digitalizzazione dei volumi, per la fruizione tramite virtual book e anche per una esigenza di
THE SECOND LIFE OF THE "VERGARI" LIBRARY THE PROJECT FOR THE RESTORATION OF NARDÒ HISTORICAL LIBRARY IS READY The second life of the municipal library is written in the pages of a project of restoration, preparation and innovation that will change the very essence of this cultural reference point of the local community, with its book heritage of over 75 thousand volumes of different periods. The first part of the project plans to restore the outer façades as well as the inner walls, to replace floorings, shutters and frames, and to maintain all the systems. The internal garden will become a new and functional aggregative space. The cultural heritage will become much more accessible thanks to the planned investments (interactive tables, multimedia totems, digital signage system,
tutela e di conservazione di opere uniche e di pregio. È prevista una nuova identità, smart e friendly, per la biblioteca, un logo e una identità grafica unitaria, un sito web e un’app che facilitino l’interazione con gli utenti. Infine, il progetto prevede la realizzazione di attività rivolte a target di pubblico diversi, con l’obiettivo di rendere maggiormente attrattiva l’offerta e stimolare l’accesso alla lettura e alla conoscenza, con particolare riferimento al patrimonio storico locale. Per il sindaco Pippi Mellone è un investimento di «quasi un milione di euro in cultura, strutture per la cultura e servizi per la cultura, con tutto quello che questo può generare in termini di indotto sul progetto e poi di conoscenza e di crescita dei nostri concittadini. Alimentiamo un circuito virtuoso fatto di libri, di cultura, di comprensione della storia della nostra città». Per l’assessore alla Cultura Ettore Tollemeto le grandi novità del progetto sono due, cioè «il ripensamento generale del luogo, quindi l’idea di comunità intorno ai libri e alla conoscenza, e il giardino, un luogo sconosciuto per la stragrande maggioranza dei neretini. Sarà bello scoprirlo e viverlo».
computer stations, wi-fi connection, wireless headphones). The second part of the project concerns the creation or enlargement of some thematic sections of the library, with particular attention to the replacement of the sections dedicated to children and to young-adults (13-19 years old) and the creation of a new section dedicated to the prehistoric period and to the findings in Nardò area. A digitisation of the volumes is also scheduled, thus enabling the enjoyment and the preservation of valuable works. The project also includes the realization of activities with the aim of stimulating access to reading and knowledge. According to Mayor Pippi Mellone, it is an investment of "almost a million euros in culture, with all that this can generate in terms of linked activities, knowledge and growth of our fellow citizens. We are nourishing a virtuous circuit made of books, culture and understanding of history”.
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CULTURA
Tra amore e poesia, la sfida di Isabella per la libertà Nel Settecento salentino la Castriota Scanderbeg contro tutti i cliché Quando nel duomo di Lecce si celebrarono le sue nozze con Pietro, il 22 giugno 1741, forse per pudore e rispetto nei confronti del primo marito morto pochi mesi prima o forse a causa delle dicerie, Isabella non era presente in chiesa. Al suo posto, per procura, vi era Caterina, sua amica e futura cognata. Era il coronamento di un amore nato diversi anni prima nell’ambiente intellettuale leccese, un felice incontro battezzato dalla comune passione per la poesia e la conoscenza. All’interno dell’Accademia degli Spioni del capoluogo salentino, un decennio prima, a ventotto anni, Isabella aveva mosso i primi passi nella società colta, tra curiosità e pettegolezzi della bigotta borghesia del tempo e aveva conosciuto quel poeta dal carattere così particolare. Ora il matrimonio sanciva l’ufficializzazione della relazione sentimentale con Pietro 114 115
Belli, nobile intellettuale di diciassette anni più grande, che si era formato studiando a Roma, poi a Napoli era diventato amico di Giambattista Vico e che ora, a Lecce, continuava a sperperare il suo patrimonio contraendo debiti con usurai e vendendo le proprietà di famiglia per riparare ai danni di una vita dispendiosa. Isabella Castriota Scanderbeg, discendente di una nobile famiglia di origini albanesi, rappresenta oggi l’immagine di una donna coraggiosa per il periodo in cui visse e soprattutto per l’ambiente sociale che attraversò. Rossella Barletta, studiosa salentina che ha recentemente pubblicato una monografia su di lei, sottolinea che Isabella seppe affermare le sue idee in un contesto sociale e familiare tradizionalista, libera da condizionamenti di sorta, rappresentando – a distanza di secoli – un
EX CONSERVATORIO SANT'ANNA
RACCONTI AL FEMMINILE
di aurora mastore/foto massimo centonze
PALAZZO BELLI
significativo esempio di emancipazione femminile ante litteram (Isabella Castriota Scanderbeg espressione di emancipazione femminile, Grifo, Lecce 2017). Il secondo matrimonio con Pietro fu solo l’ultimo atto di una vita vissuta rivendicando la possibilità di essere donna libera intellettualmente e moralmente. Vittima del destino che valutava il valore femminile dalla capacità di dare una discendenza maschile alla famiglia, a sedici anni Isabella sposò il sessantenne feudatario di Tuglie, il barone Filippo Guarini. Al palazzo baronale la giovanissima Isabella arrivò la sera dell’11 dicembre 1720,
a bordo di una carrozza. Ad eccezione di brevi soggiorni a Lecce e a Gallipoli, trascorse sette anni insieme ad un marito troppo grande per lei e ormai sempre più malato. Intanto, però, la primavera che attraversava con i suoi profumi gli ampi saloni, veniva su dalle terrazze pensili, penetrava dalle finestre spalancate e affacciate verso le coste dell’arco ionico, portava con sé il desiderio di una vita diversa, la consapevolezza della necessità di un’azione che probabilmente sarebbe risultata incomprensibile ai più. Così scrisse papà Alessandro tra i suoi Ricordi quando la figlia lasciò definitivamente il palazzo baronale di Tuglie:
“Addì 11 settembre 1727 entrò nel Conservatorio di Sant’Anna donna Isabella Castriota”. Isabella aveva solo ventidue anni e questo era il prezzo che aveva dovuto pagare per la separazione di fatto ottenuta dal marito, che continuò comunque a provvedere ai suoi bisogni ancora per gli anni successivi. Il Conservatorio di Sant’Anna, a Lecce, non era un convento, ma un palazzo signorile fondato nel 1686 da una donna, Teresa Paladini, per uno scopo umanitario: avrebbe accolto giovani ragazze della migliore nobiltà cittadina destinate dalle proprie famiglie a prendere i voti, che lì avrebbero potuto trascorrere in tranquillità il proprio
CULTURA
RACCONTI AL FEMMINILE
“Mirai l’Iberia, e vidi ‘l figlio erede Del valor patrio, e dell’augusto volto; Sì, che dissi bentosto, a quel rivolto; Carlo in voi Maestà vera risiede: Poi volsi alla Sarmazia il guardo, e ‘l piede, E mirai Real Donna, e ‘n Lei raccolto Tutto il Bel, ch’ammirava il Popol folto, E dissi, AMALIA, in voi Amor tien sede: N’andai al Sebeto al fin’, ove tessea Alla Coppia Real nodi graditi, E sue Faci Imeneo, Lieto scotea; E lessi Detti tal’, ivi scolpiti Su ‘l Real Tetto, che gli Eroi chiudea:
-- Maestade, ed Amor qui sono uniti”.
PALAZZO BELLI
isolamento forzato senza obbligo di vita monastica. Fu durante i cinque anni trascorsi qui che Isabella studiò intensamente formandosi sui classici e sulla poesia, il che le permise di entrare a far parte di quel mondo intellettuale tradizionalmente riservato al sesso maschile, tra i pettegolezzi per uno scandalo del genere, amplificato dal rapporto con Pietro Belli. Il loro matrimonio fu talmente avversato che papà Alessandro Castriota non ne segnò la data tra i suoi Ricordi. Si trattava di due persone di età differenti, ma soprattutto di una donna separata, che aveva scelto
di affermare il diritto di vivere una vita libera sia privatamente che pubblicamente, per quanto possibile all’epoca. Gli anni di matrimonio trascorsi a palazzo Belli, casa di proprietà di Pietro, alternarono momenti felici – la nascita delle due figlie Raimondina e Irene Caterina, la partecipazione all’Accademia in onore del re Carlo di Borbone che si teneva in casa dell’allora sindaco Angelantonio Paladini – a delusioni legate ai continui debiti del marito che peggiorarono lo stato di salute di Isabella, contribuendo alla sua prematura morte, a quarantacinque anni. Durante le riunioni dell’Accademia degli Spioni, cenacolo culturale che riecheggiava l’Arcadia, si discuteva di filosofia platonica, di geometria cartesiana, di
BETWEEN LOVE AND POETRY, ISABELLA'S CHALLENGE FOR FREEDOM IN EIGHTEENTH-CENTURY SALENTO, A WOMAN OF THE CASTRIOTA SCANDERBEG FAMILY AGAINST ALL STEREOTYPES In 1741, on the day of her wedding to Pietro at the cathedral of Lecce, Isabella was not there – maybe as a sign of respect towards her previous husband who had died a few months earlier or because of the existing rumours. It was the coronation of a love born several years before in Lecce's intellectual environment. A decade before, within the Accademia degli Spioni ("Academy of Tell-tales"), Isabella had taken her first steps through the cultured society, amid the rumours of the sanctimonious bourgeoisie of the time, and had met that poet with such a particular character. Now that marriage sanctioned the formalisation of the sentimental relationship with Pietro Belli, a noble intellectual who was seventeen years older than her. Nowdays, Isabella Castriota Scanderbeg represents the image of a brave woman, especially on the premises of the time when she lived and of the social environment that she went through. A
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storia locale, di letteratura classica e di poesia. Rossella Barletta ricorda che “è difficile stabilire se la Castriota abbia scritto numerosi o comunque più di un componimento poetico”. A Carlo III di Borbone, allora re di Napoli e Sicilia, e a sua moglie Amalia di Sassonia, Isabella dedicò i versi in rima del suo unico componimento a noi giunto, stampato a Lecce nel 1745 dal tipografo Domenico Viverito. Si tratta di un sonetto che, a detta della critica, dimostrerebbe la sua scarsa originalità come poetessa, frutto di un provincialismo culturale tardivamente arcadico, ma che diventa comunque tassello fondamentale nella ricostruzione di un percorso di vita sicuramente emblematico e singolare per l’epoca.
significant example of women's liberation. The second marriage to Peter was only the last act of a life lived as a woman intellectually and morally free. When she was only sixteen years old, Isabella had married the sixty-year-old Tuglie's feudatory, Baron Filippo Guarini. Seven years later, in 1727, Isabella left definetly Tuglie's baronial palace to enter the so-called "Conservatorio di Sant'Anna", a stately home where she could spend her forced isolation at peace. She was twenty-two years old. During the five years spent there, Isabella studied classics and poetry, which allowed her to become part of that intellectual world traditionally reserved for men only, among the rumours for a scandal like that, magnified by the relationship with Pietro Belli. Their marriage was very opposed, as they were two people of different ages, but in particular, because she was a separated woman who had chosen to live a free life. It is difficult to establish whether she wrote only a composition or not. Only one composition has reached us. It dates back to 1745 and is dedicated to Charles III of Bourbon, then King of Naples and Sicily, and to his wife, Amalia of Saxony.
Fantasia, tradizione, genuinità e quell’inconfondibile gusto che solo la pasta fresca sa sprigionare
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RISTORAZIONE
OFF-SIDE / LA SCALA
La luce della convivialità “Off-Side” e “La Scala” sono i due volti della stessa medaglia. Il risto-pub e la pizzeria illuminano un angolo della città che per anni è stato nell’ombra. Si mangia bene e si beve meglio. Cosa desiderare di più? Aprire il risto-pub in quell’angolo di Lecce non proprio di passaggio, non proprio illuminato e non proprio ben frequentato, è stata una scommessa ampiamente vinta da Vincenzo, Marco e Luca che, investendo nell’apertura di uno dei locali più conosciuti in città, hanno ampliato il concetto di movida. Da quando in Via Maremonti ci sono loro, la situazione è decisamente migliorata: la zona è più illuminata, più accogliente e soprattutto è ben frequentata. I tre amici hanno operato una piccola ma importante rivoluzione urbana che è sotto gli occhi di tutti. L’Off-Side nasce come risto-house nel dicembre del 2011. È in qualche modo la “cerniera”, se così si può dire, fra Piazza Mazzini e Piazza sant’Oronzo, anche se fisicamen-
OFF-SIDE/LA SCALA Via Ludovico Maremonti, 39/41 – 73100 Lecce (LE) tel. +39 0832 1810125 / 329 6190022 / 331 5875964 –
te è molto più vicina al centro storico. Un salto nel buio, nel vero senso della parola. I leccesi ricorderanno com’era la zona prima del loro arrivo. Ma la passione, la professionalità e la caparbietà dei tre soci, e l’incoraggiamento di tanti amici (primi affezionati clienti) hanno fatto la differenza. In sette anni il pub è cresciuto ed ha saputo ritagliarsi un posto di spicco nel panorama ricettivo salentino. L’ambiente è piacevole, caldo e accogliente. Moderno e innovativo, ma con un profilo marcatamente salentino. Il menù è studiato per soddisfare esigenze di ogni tipo: ricette della tradizione leccese, ottima carne (il doppio hamburger è il loro piatto ‘top’), prodotti di stagione, dolci della casa. L’omaggio al territorio si traduce anche nella scelta delle migliori etichette locali per il vino e delle birre artigianali più rinomate prodotte in provincia di Lecce accanto alle quali ci sono anche quelle classiche che vanno a completare la proposta del “beverage”. Etichette locali e nazionali di alto livello anche per i distillati che si possono gustare con i cocktails o in purezza. Non è solo un luogo per incontrarsi, mangiare bene, bere meglio e trascorrere serate in compagnia, all’insegna del relax e del
divertimento. L’Off-Side propone momenti musicali interessanti, ogni giovedì, con concerti live e accontenta anche i clienti sportivi trasmettendo partite di calcio di sui maxischermi allestiti sia nella sala principale che nella saletta adiacente, riprendendo il concetto di “Sport cafè” che ormai è sempre più diffuso. «Abbiamo cercato di estendere l’idea di accoglienza – spiegano Vincenzo, Marco e Luca – puntando su una clientela eterogenea, dai ragazzini alle persone più grandi, dalle famiglie alle comitive. Offriamo un’ampia varietà di piatti gustosi, preparati sempre con ingredienti assolutamente freschi, mantenendo alti i nostri standard». Da un po’ di tempo la proposta enogastronomica è stata completata e arricchita dalla pizzeria “La Scala” che nasce da una costola dell’Off-Side, sempre in Via Maremonti. «Un’altra scommessa per noi – spiegano i titolari – anche questa decisamente andata a buon fine». A dare l’input per diversificare il menù sono stati gli stessi clienti che più volte chiedevano la pizza per cena. Adesso sono stati accontentati. Anche “La Scala”, aperta praticamente accanto al locale principale, contribuisce a ravvivare la zona. Non solo 'pizze classiche' ma anche impasti alternativi
a lunga lievitazione (fino a 72 ore) per accontentare la clientela più esigente, e piatti della tradizione come polpette e pezzetti di cavallo. Da provare anche l'assotimento di salumi e formaggi proposti con gustosissimi taglieri. Le sfide piacciono a questi tre giovani imprenditori cui va il merito di aver saputo creare una movida alternativa. «È stato un modo per attirare un altro tipo di clientela – affermano Vincenzo, Marco e Luca – al tempo stesso per rimetterci in gioco. Le sfide non ci spaventano, anzi, sono uno stimolo per migliorarci e per creare cose sempre nuove». L’intuizione di tre amici ha restituito la luce ad un angolo della città che per anni ha vissuto nell’ombra. Una gradevole rivoluzione cittadina da apprezzare a tutti i livelli.
THE LIGHT OF CONVIVIALITY "OFF-SIDE" AND "LA SCALA". THE RISTO-PUB AND THE PIZZERIA LIGHT UP A CORNER OF THE CITY THAT HAD BEEN IN THE SHADE FOR YEARS To open a risto-pub in that corner of Lecce – not really busy, not really lit up and not really well attended – was a challenge widely won by Vincenzo, Marco and Luca. Since they have been there, in Via Maremonti, the situation has definitely improved: the area is more enlightened, more welcoming and well attended. The Off-Side opened as a risto-house in December 2011. Seven years later, it has a prominent place in the local accommodation scene. The atmosphere is pleasant, warm and welcoming. Modern and innovative, but with a markedly Salento profile. The menu is designed to meet all needs. The tribute to the territory leads to the choice of the best local wine labels and of the most renowned craft beers produced in the province of Lecce. It is not just a place where to meet, eat and drink with relish. The Off-Side offers interesting musical moments, with live concerts, and it also satisfies customers who enjoy sports by broadcasting football matches. «We have tried to aim at a heterogeneous clientele. We offer a wide range of tasty dishes, always made with absolutely fresh ingredients». Recentely, the food and wine proposal has been enriched by pizzeria "La Scala", still in Via Maremonti. Another challenge succeeded, as it has contributed to revive the area, too. These three young entrepreneurs who like challenges have created an alternative nightlife. They have also returned the light to a corner of the city that had lived in the shade for years.
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TERRITORIO
COMUNE DI GALLIPOLI I riti pasquali a Gallipoli esercitano da sempre un fascino particolare. In un’atmosfera intensa, carica di emotività e partecipazione, in questi giorni di festa la città sembra sospesa nel passato. Sono momenti carichi di un incanto indiscutibile, quasi ipnotico, tra celebrazioni liturgiche e manifestazioni collaterali che coinvolgono l’intera comunità. Del resto, Pasqua è una delle feste più sentite in questa città dai mille volti ed onorarla è una tradizione antica che, di anno in anno, si arricchisce grazie all’instancabile lavoro delle confraternite cittadine. In questo giorni la Città Bella si trasforma. Diventa un palcoscenico su cui va in scena il dolore, vissuto come momento catartico, liberatorio. La dimensione liturgica che accompagna i riti coinvolge la cittadinanza ma anche i sempre più numerosi turisti che scelgono di visitare Gallipoli in questo periodo dell’anno in cui la Primavera fa il suo ingresso in tutto il suo splendore. Si parte con il Venerdì dell’Addolorata, quello che precede la Domenica delle Palme. La Statua della Madonna della chiesa del Carmine viene trasferita nella Cattedrale di Sant’Agata e da qui, dopo la solenne celebrazione liturgica presieduta dal Vescovo Mons. Fernando Filograna, parte la processione che percorre le principali vie della città. Il momento più atteso è il passaggio sul ponte seicentesco che collega la città vecchia a quella nuova. Il simulacro si ferma proprio qui, per la benedizione della popolazione e dei pescherecci.
IL FASCINO DEI RITI PASQUALI Si rinnova a Gallipoli l’appuntamento con le celebrazioni legate alla Settimana Santa
COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta De Pace, 78 – 73014 Gallipoli (LE) tel. +39 0833 266176 – fax +39 0833 260279 – www.comune.gallipoli.le.it
Poi il rientro nella Chiesa del Carmine. Un tempo le donne gallipoline indossavano gli abiti neri del lutto per poi riporlo il Sabato Santo. Il Giovedì Santo si rende omaggio ai Sepolcri. Da non perdere lo spettacolo degli “incappucciati” che, a passo lento e cadenzato, raggiungono le chiese e le parrocchie per adorare il Grande Mistero Eucaristico. Sono tutti membri di confraternite locali, e a Gallipoli ce ne sono tante, ciascuna con una propria chiesa di riferimento e con una propria divisa. Il Venerdì Santo la processione si carica di ulteriori significati sacri. Anticamente era la sola Confraternita del Santissimo Crocifisso (quella dei bottai) ad portare per le vie della città l’Urnia, la statua in legno di Cristo Morto, e quella della Vergine Addolorata. Oggi, dopo la riforma del calendario liturgico, la manifestazione devozionale è organizzata dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso e da quella di Santa Maria degli Angeli (o dei pescatori), che porta la statua della
Vergine Addolorata. Alle tre di notte dalla chiesa della Madonna della Purità esce la silenziosa processione della Desolata che per nove ore attraversa le vie della città, rientrando a mezzogiorno. Tutti i portoni restano chiusi fino alla notte, quando le campane annunciano la Resurrezione. Sono rituali così suggestivi e coinvolgenti che conquistano i turisti che in questi giorni scelgono Gallipoli. Il calendario delle celebrazioni religiose è accompagnato da una serie di iniziative collaterali organizzate dall’amministrazione comunale d’intesa con associazioni e comitati (il Comitato Festa Santa Cristina, per esempio, i Ragazzi del Centro Storico, le associazioni “Off Limits” e “A Cumbriccula”). Concerti di musica sacra, performance teatrali, mostre e momenti dedicati alla poesia arricchiscono questi giorni di festa. «È innegabile il fascino delle nostre tradizioni religiose – afferma il sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva che aggiunge – prova ne sia il crescente numero di visitatori che anno dopo anno
THE CHARM OF EASTER CEREMONIES IN GALLIPOLI, THE APPOINTMENT WITH THE HOLY WEEK CELEBRATIONS IS RENEWED Easter rites have always had a special charm in Gallipoli. During these days of celebration, in an intense atmosphere full of emotion and sympathy, the town seems to be suspended in the past. These are moments full of an unquestionable and almost hypnotic charm, between liturgical celebrations and side events involving the whole community. Easter is one of the religious celebrations most heart-felt in this multifaceted town, and celebrating it is an ancient tradition.
scelgono di trascorrere qui le vacanze di Pasqua. Grazie al lavoro delle confraternite manteniamo vivo il culto della Settimana Santa, una tradizione a cui i gallipolini tengono molto. A questo si aggiunge il rito pagano della “Caremma” (fantocci di paglia con sembianze di vecchia, bruciati il giorno della Resurrezione, n.d.r.) che è un evento molto atteso in città».
In this period, the Beautiful City turns into a stage where suffering is lived as a cathartic moment. The liturgy accompanying the rites involve the whole community as well as the tourists who choose to visit Gallipoli at this time of the year - when Spring makes its entrance in all its glory. Theatre events and ecclesiastic music shows are organized along with sacred ceremonies. «The charm of our religious traditions is out of the question, says Mayor of Gallipoli, Stefano Minerva – and it is proved by the increasing number of visitors that come here for Easter holidays year by year. Thanks to the confraternities’ work, we are able to keep the cult of the Holy Week alive. It is a tradition that our people really have at heart».
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SCIENZA
RACCONTI AL FEMMINILE
Marisa Grande: la donna che crea una sinergia tra i vari campi del sapere Dal magalitismo salentino all’archeoastronomia, una vita intera fatta di studi e ricerche Mai come in questo caso, etichettare qualcuno con una definizione limitata dal lavoro svolto potrebbe essere così fuori luogo. Non si potrebbero definire in poche parole gli studi e i lavori condotti sin ora da quarant’anni da Marisa Grande, ricercatrice indipendente che ha cercato in tutto l’arco della sua vita di coniugare arte e scienza, creando qualcosa di unico, dagli effetti appassionanti. Marisa, da professoressa di Disegno e Storia dell’Arte al Liceo Scientifico De Giorgi di Lecce, si è trasformata pian piano in un punto di riferimento in diverse branche della
scienza: dalla geologia, con ricerche inedite sull’origine dei terremoti, fino all’archeoastronomia, con una trilogia di saggi dedicata al fenomeno del megalitismo e ai pittogrammi e ideogrammi di origine paleolitica che nascondono conoscenze astronomiche millenarie. Forse l’unico luogo dove confluisce tutta la vivida coscienza di questa grande studiosa sono le sue tele. Sì, perché Marisa è anche una pittrice. Lei ha creato una sinergia tra i vari campi del sapere, come ci è riuscita?
Quando si è resa conto che questi campi del sapere potevano compenetrarsi? Il “metodo sistemico” previsto nella Scienza del caos elaborata negli anni Sessanta del Novecento era comunque insito nella mia attività professionale, artistica e d'insegnamento, in quanto l'arte comprende tanto le aree scientifica e tecnica, quanto quella umanistica. Quale espressione dell'integralità dell'essere umano, l'arte coniuga la razionalità con la creatività, la sfera della ragione con quella del sentimento. Attivando la globalità delle funzioni delle aree cerebrali, favorisce le connessioni tra
di luciana lettere/
i due lobi del cervello e, correlandole con i moventi dell'animo, armonizza la psiche.
L'ARTE CONIUGA LA RAZIONALITÀ CON LA CREATIVITÀ, LA SFERA DELLA RAGIONE CON QUELLA DEL SENTIMENTO
Quando si è avvicinata per la prima volta all'archeoastronomia? Ufficialmente da quando nel 2000 ho iniziato a curare la rubrica "Simboli" di Hera, la prima rivista italiana di archeoastronomia e da quando nel 2002 sono entrata a far parte della Società Italiana di Archeoastronomia, istituita nel 2001 dal professor Proverbio presso l'Osservatorio astronomico di Brera a Milano. All'epoca, però, avevo già scritto, anche se non ancora pubblicato, i primi due libri di una trilogia di paleo e archeoastronomia, quali "L'orizzonte culturale del megalitismo", le cui ricerche avevano avuto inizio sin dai primi anni del 1970, e "Dai simboli universali alla scrittura", specificatamente riferito al "codice di origine astronomica" criptato nei pittogrammi e negli ideogrammi della Grotta dei cervi di Porto Badisco, scoperta nel febbraio 1970. Nel Salento come interpretavano i fenomeni celesti? Con quale livello di comprensione? L'osservazione del cielo permetteva la conoscenza dei cicli vegetativi e procreativi degli esseri viventi. Essendo le dinamiche celesti strettamente correlate alla sopravvivenza, si ponevano all'origine della pratica di una religione astrale e dell'elaborazione dei relativi miti. Nel Salento il culto astrale dedicato alla dea madre era attivo sin dal Paleolitico nella grotta delle Veneri di Parabita e il culto della costellazione antropomorfa Orione sin dagli inizi dell'Olocene nella Grotta dei cervi di Porto Badisco. Oggi, tramite la paleoastronomia, si è dedotto che l'alternanza del culto avveniva ogni 13.000 anni solari, ossia a conclusione di ognuno dei due emicicli del grande ciclo retrogrado della terra denominato, poi, "precessione degli equinozi". Ha affermato che i Messapi e altri popoli del Salento rispettarono le celle "geodetiche megalitiche" e rimarcarono i luoghi dove già esistevano specchie, dolmen, menhir erigendo 122 123
SCIENZA
RACCONTI AL FEMMINILE
NEL SALENTO IL CULTO ASTRALE DEDICATO ALLA DEA MADRE ERA ATTIVO SIN DAL PALEOLITICO NELLA GROTTA DELLE VENERI DI PARABITA i loro distinti monumenti. Ci può spiegare in parole semplici cosa vuol dire tutto questo? Coloro che utilizzavano i megaliti astronomicamente orientati ne conoscevano le funzioni più pratiche, ossia quelle relative all'orientamento sul territorio, al calcolo del tempo riferito ai cicli del Sole e della Luna, specificatamente relazionati con la produzione del cibo, con la procreazione e con tutte le pratiche correlate alla sopravvivenza. I sacerdoti-astronomi che li avevano fatti costruire
su determinati luoghi conoscevano le loro funzioni che oggi potremmo definire scientifiche, ossia il loro rapporto sincronico tra Terra e Sole e le loro proprietà di buoni conduttori magnetici, con la capacità di influire sulla regolamentazione del campo magnetico terrestre conferendo stabilità al territorio. Essi erano in possesso di un corpus di conoscenze noto come "geometria sacra" o "filosofia perenne", derivata da molti millenni di osservazioni astronomiche. Tale conoscenza era elitaria e veniva tra-
MARISA GRANDE: THE WOMAN WHO CREATES A SYNERGY BETWEEN THE VARIOUS FIELDS OF KNOWLEDGE FROM SALENTO'S MEGALITHS TO ARCHAEOASTRONOMY, A WHOLE LIFE OF STUDIES AND RESEARCH Marisa Grande, an independent researcher, has been trying to combine art and science for forty years. Professor of Drawing and History of Art, she has gradually turned into a point of reference in different branches of science: from geology to archaeoastronomy, with a trilogy of essays dedicated to the phenomenon of megalithism and to ancient astronomical knowledge. Marisa is also a painter. Her vivid conscience flows into her paintings. You have created a synergy between the various fields of knowledge. How did you manage to do it? As an expression of the integrality of the human being, art combines the sphere of reason with that of feeling, thus harmonizing the psyche. When did you approach archaeoastronomy for the first time? Officially in 2000, when I started to run a column, "Symbols", in the
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smessa ad una stretta casta sacerdotale delle diverse culture, che l'applicavano sui loro territori impiegando strumenti, materie prime e strutture distinti, nel rispetto delle loro forme espressive, ma tutti tendenti al medesimo obiettivo: stringere il “vincolo sacro” di carattere sincronico esistente nel rapporto di proiezione omotetica del cielo rispetto alla Terra, il quale necessitava di essere adeguato alle dinamiche celesti delle varie epoche in relazione al grande ciclo della precessione degli equinozi.
first Italian magazine of archaeoastronomy, "Hera". In 2002, I joined the Italian Society of Archaeoastronomy, in Milan. At the time, I had already written the first two books of a trilogy on paleo- and archaeoastronomy. How did they interpret the celestial phenomena in Salento? In Salento, the astral cult dedicated to the mother goddess was active since the Palaeolithic period and the cult of the anthropomorphic constellation Orion since the beginning of the Holocene. You said the Messapians and other peoples of Salento respected the "geodetic megalithic cells" and remarked the places where there were already specchie – the overlappings of limestone slabs –, dolmens and menhirs, by buiding their distinct monuments. Those who used megaliths knew the connection between the cycles of the Sun and of the Moon, the production of food, procreation and survival. This knowledge was handed down to a closed priestly caste, which employed different tools, raw materials and structures to achieve the same goal: to tighten the "sacred bond" existing in the homothetic projection of the sky on the Earth.