Salento Review Anno VII Numero Due

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CULTURA

PugliArmonica: il progetto per valorizzare le feste patronali

TERRITORIO

Il mulino di comunità: la democrazia del cibo a Castiglione d'Otranto ANNO VII – n. 2 € 4,50 – € 3,00

MUSICA

Alla scoperta del primo album da solista di Alessandra Contini

WITH ENGLISH ABSTRACTS


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anno VII – numero 2 FOTO DI COPERTINA Vivosa Apulia Resort – Torre San Giovanni Località Fontanelle (LE) PH: Roberto Patti DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@365giorniinpuglia.it) DIREZIONE GRAFICA Michele Ortese (grafica@365giorninpuglia.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Marcella Barone, Paolo Conte, Fabio Antonio Grasso, Lorenzo Madaro, Aurora Mastore, Eleonora Leila Moscara, Jessica Niglio, Fabiana Pacella, Annachiara Pennetta, Fiorella Perrone, Anna Vincenti TRADUZIONI: Sabrina Liberti FOTO e VIDEO: Massimo Centonze COLLABORAZIONI FOTOGRAFICHE: Cristiano De Salvatore, Pierpaolo Schiavone COLLABORAZIONE GRAFICA: Roberto Mariano WEB: Vito Domenico Amodio, Arianna Moscatello SOCIAL MEDIA MANAGER: Arianna Moscatello RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: 365 giorni in Puglia s.r.l.s. EVENT MANAGER BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’Assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Pugliapromozione; sindaci e amministratori dei Comuni di Gallipoli e Melendugno; l’Università del Salento; tutte le edicole nelle quali Salento Review è messo in vendita; Vivosa Apulia Resort per la foto di copertina, gli abbonati alla rivista. Si ringraziano inoltre Fabio Borghese, Mondoserver, Fowe, Gianvito Quarta e tutti i partner del progetto 365 giorni in Puglia; lo staff di BTM 2020; Elisabetta Salvati e tutto il team di Aforisma.

www.salentoreview.it – info@salentoreview.it EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE

Via Pozzuolo, 77 73100 Lecce (LE) Tel. 0832.402381 info@365giorniinpuglia.it

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MELPIGNANO

territorio LECCE

OTRANTO

EDITORIALE

5. Il saluto del Direttore

6. Lo stupore per le cose semplici: la voce dei turisti

46. La chiesa di San Pietro Apostolo e i fasti bizantini

LECCE

TORRE SANT'ANDREA

GALLIPOLI

LECCE

16. Masseria Tagliatelle, un nuovo attrattore culturale di comunità 26. Il ghigno di “orrida bellezza” che ispirò D'Annunzio

56. Il racconto di un luogo mutevole e immutabile 62. Museo Castromediano, il più antico e il più contemporaneo

CASTIGLIONE D'OTRANTO

STAMPA

Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT) È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 27 Giugno 2019 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 – CRON. N. 18/2013 Annotato mutamento al n. 7/2013 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 23 gennaio 2018.

36. Il giardino marchesale, un nuovo gioiello nella Grecìa

68. Mulino di comunità: la realtà nasce dall’utopia

LUCUGNANO VISITA IL BLOG MAGAZINE WWW.SALENTOREVIEW.IT

50. Riapre Casa Comi, si risveglia 1 una comunità


mario 78 pubbliredazionali

12. PUGLIAPROMOZIONE Territorio

22. AL PESCATORE HOTEL & RESTAURANT Strutture ricettive

32. VIVOSA APULIA RESORT Strutture ricettive

42. GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI Strutture ricettive

46 tradizioni APICOLTURA

78. Melendugno "Città del Miele": si riparte dai giovani

FESTE PATRONALI

116. La Puglia della memoria popolare

cultura MUSICA

86. Con Plants Dub la linfa dell’arte si nutre di scienza

MUSICA

124. Il continente di Alessandra

I LUOGHI DELL'ARTE

32. Santuario destinato all’oblio? 1 Il dramma di Ezechiele Leandro

MUSICA

142. La scintilla l’ho avuta nel Salento

storie GASTRONOMIA POPOLARE

92. I panini di nonno Uccio: quel morso

salvifico che cura la memoria

52. ACAYA GOLF RESORT & SPA Strutture ricettive

66. CDSHOTELS Strutture ricettive

74. SCOGLIERA DEL GABBIANO Strutture ricettive

82. KALÉ CORA

Stabilimenti balneari

90. CASALE SAN GIOVANNI Strutture ricettive

96. BLANC - LUXURY BEACH CLUB

MOBILITÀ E INNOVAZIONE

Stabilimenti balneari

100. PoolZ: la mobilità sostenibile

GOURMET Ristorazione

per Zemove è condivisione

112. AGENZIA CAROFALO REALE

ARTIGIANATO

108. Con Donna Giusi le espressioni tipiche vanno a passeggio

104. SCIAPÓ - GASTRONOMIA

MUTUA ASSICURAZIONI Servizi

114. CALLISTOS HOTEL & SPA Strutture ricettive

122. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio

128. HOTEL M&F Strutture ricettive

138. MASSERIA DEL SALE Ristorazione

146. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio

148. HOTEL SANLU Strutture ricettive



EDITORIALE

GABRIELE DE GIORGI

IL SALUTO DEL DIRETTORE In una stagione estiva che ha fatto il suo ingresso improvviso e prepotente con temperature agostane sin dai primi di giugno, si affaccia per il settimo anno consecutivo Salento Review. Con le sue storie semplici e originali, con i luoghi forse non iconici ma assolutamente da scoprire, con le incursioni a cavallo tra tradizione e modernità, come in un eterno presente che stenta a staccarsi dal passato, trovando così inconsapevolmente un equilibrio che finisce per contraddistinguerlo. Insomma, con quell’approccio, che è soprattutto stilistico, con cui abbiamo cercato di offrire un punto di vista diverso sul territorio salentino, allargando ben presto il focus su altre zone della Puglia, a partire da quelle contigue alla provincia di Lecce. Tutto come sempre, dunque? No, perché questo che leggete è l’ultimo numero da me firmato. Quando ho ricevuto dall’editore – che ringrazio per primo per avermi dato un’opportunità impensata – la proposta di dirigere una rivista, e ancor prima di metterla in piedi, ero molto reticente: sapevo di non avere competenze specifiche in tema di turismo e cultura ed ero anche fresco di iscrizione all’albo dei giornalisti. Fino a quel momento, del resto, non avevo svolto particolari incarichi che presumessero il coordinamento ad un certo livello, avendo lavorato con un numero molto ristretto di persone e con modelli organizzativi quasi prettamente legati all’online. Firmare un numero come questo è quindi più faticoso del solito: il via libera alla stampa in tipografia è l’ultimo atto di una lunga serie di decisioni, procedure, programmazioni che si sono ripetute nel tempo, diventando pian piano abitudine, sin dall’autunno del 2012. I ricordi si rincorrono e si sovrappongono: in questi giorni ho pensato molte volte alla scelta maturata, mi sono emozionato, non lo nascondo, ma sento che è giusto così. Credo, infatti, che tutti gli incarichi come quello che ho svolto debbano avere una data di scadenza, perché la personalizzazione di un prodotto editoriale porta con sé il rischio di autocompiacimento, di rilassamento, di inconsapevole perdita di stimoli e di curiosità. Chi verrà dopo di me, d’intesa con l’editore, dovrà intraprendere una nuova fase, scandire eventualmente altri tempi, seguire una traccia piuttosto che un’altra. Io non so di preciso cosa stia lasciando in eredità, se non una consapevolezza: quella di una rivista che ha imparato a camminare e che ora può farlo senza essere portata per mano. Sono invece molto più certo di cosa Salento Review e il ruolo di direttore mi abbiano donato: un ampliamento dei miei orizzonti professionali, questo è indubbio, ma soprattutto il legame con chi mi ha aiutato e accompagnato in questo lungo percorso. La mia gratitudine per i grafici che si sono succeduti, per chi ha tradotto gli articoli con scrupolo e dedizione, per chi ha promosso e distribuito la rivista, per ogni singolo tassello di questo mosaico, è incondizionata. La richiesta di molti colleghi di poter partecipare con un proprio contributo è sempre stata per me una cartina di tornasole importante sul gradimento che ha ricevuto questa pubblicazione periodica: la voglia di partecipazione che mi è stata spesso manifestata è stata di conforto e di incitamento. Sono anche molto contento di aver dato ampio spazio, in condizioni assolutamente paritetiche, anche a chi giornalista formalmente non lo è: la passione per la scrittura, la voglia di raccontare, la capacità di farlo possono travalicare i confini formali di un ordine professionale. A tutte le collaboratrici e i collaboratori, dunque, la mia sincera riconoscenza: senza di loro non sarei oggi così dispiaciuto nel voltare pagina. Infine, un doveroso ma sentito ringraziamento agli abbonati e a tutti i lettori, a quelli affezionati e quelli occasionali: in generale avete accolto Salento Review con curiosità e ne avete seguito la crescita e compreso errori e sbandamenti, non facendoci mai mancare suggerimenti a apprezzamenti. Sarei molto felice di sapere di avervi accompagnato con letture piacevoli, di avervi colpito con storie che non conoscevate, di aver stimolato la riflessione perché, pur essendo una rivista per natura propositiva e descrittiva, mi sono sempre sforzato di fuggire dalla celebrazione fine a se stessa e dall’omissione di considerazioni critiche e pungoli il cui unico scopo è stato quello di aiutare a comprendere appieno le grandi potenzialità ancora inespresse che hanno il Salento, la Puglia e i sistemi complessi di ambito turistico e culturale che al loro interno si sono sviluppati. La strada è ancora lunga ma, forse, qualche suggerimento in più su dove andare adesso lo abbiamo. Buon viaggio a tutti noi. Lecce, 22 giugno 2019

Salento Review appears for the seventh consecutive year. With its simple and original stories, with places to discover, between tradition and modernity. We have tried to offer a different point of view on the Salento area, widening the focus on other areas of Apulia. The issue that you are reading is the last I will have signed. When I received the proposal to run a magazine, I was very reticent: I knew I had no specific skills in terms of tourism and culture, and even my registration in the journalists' register was recent. To sign an issue like this is harder than usual: the go-ahead for the printing is the last act of a long series of decisions repeated over time, since the autumn of 2012. In these days, I have thought many times about this

choice, I got touched, but I feel it is right. I do not know exactly what I am leaving in inheritance. Instead, I am much more certain about what Salento Review and my role as a director have given me: a widening of my professional horizons, but above all the bond with those who accompanied me on this long journey. My gratitude for every single piece of this mosaic is unconditional. Finally, heartfelt thanks are due to all readers. I would be very happy to know that I have accompanied you with pleasant readings, to have moved you with stories you did not know, to have inspired your reflection. There is still a long way to go. A nice trip to all of us. Lecce, 22nd June 2019

SALENTO REVIEW

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TERRITORIO

LECCE

LO STUPORE PER LE COSE SEMPLICI:

LA VOCE DEI TURISTI

La maggior parte dei visitatori, a Lecce e nel resto del Salento, cerca la scoperta e il contatto con i dettagli che definiscono l’autenticità del territorio


di fabio a. grasso/foto massimo centonze

«Lecce è una città dalle mille sfaccettature, ricca come poche, un trionfo del colore e di sapori». Esordisce in questo modo una turista in visita nel capoluogo salentino per un breve periodo di tempo. Maggio non può ritenersi, nella terminologia degli operatori turistici, esattamente piena stagione ma di visitatori la città capoluogo e il territorio ne hanno già visti parecchi. Scolaresche, gruppi appartenenti a fasce di età più alte, per una incursione mordi e fuggi, ma anche un turismo più esigente che spesso finisce

con il prediligere i luoghi più distanti dal capoluogo. «Siamo arrivati con il treno e abbiamo preso posto in un B&B in prossimità della stazione ferroviaria. Trascorreremo alcuni giorni a Lecce e quindi ci sposteremo in altre città. Gli interessi principali sono ovviamente per l’arte e per il cibo che ci dicono essere molto buono. Abbiamo già avuto modo di assaggiare alcune prelibatezze come il rustico. Non lo conoscevamo, ce lo hanno consigliato. Qualcuno ci ha raccontato anche la sua storia». Una coppia di turisti provenienti

da Roma aggiunge: «Vorremmo visitare anche Gallipoli e Otranto. Pensiamo di dedicare a queste città un’intera giornata a testa. Ci hanno raccontato dell’interessante diversità fra le due coste, quella adriatica e quella ionica. Ci chiediamo se a questa diversità geografica corrisponda anche una differenza di mentalità e, soprattutto, dal punto di vista culinario». La curiosità è tanta, evidentemente, così come la disponibilità a spostarsi nel territorio visto che la campagna pubblicitaria in questi anni ha molto sottolineato la varietà di vedute SALENTO REVIEW

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TERRITORIO

LECCE

FRA TUTTE LE CHIESE, LA PIÙ BELLA È QUELLA DI SANTA IRENE, ACCESSIBILE GRATUITAMENTE, ADDIRITTURA PIÙ DELLA CATTEDRALE


o, meglio, di paesaggio e patrimonio. Lo confermano due marchigiani: «Le ragioni della nostra visita sono semplici, il paesaggio. Siamo venuti a cercare quella vostra ricchezza che è anche unicità. Ci siamo venuti già alcuni anni fa e quindi si tratta di un ritorno nelle vostre terre. Non possiamo parlare di un vero e proprio innamoramento perché comunque siamo fortunati a vivere in un territorio come quello delle Marche, altrettanto ricco di arte. Ci dicono che quello salentino abbia molti punti in comune con il paesaggio marchigiano per la ricchezza del verde e della natura in generale. Il mese di maggio lo abbiamo scelto sia perché obbligati dal lavoro sia perché meno caldo. Il mare ci interessa poco, preferiamo esplorare la campagna». Il territorio d’interesse non è chiaramente solo quello della provincia di Lecce. Molti turisti hanno dimostrato interesse per quell’area della Puglia che, già famosa per i trulli, Alberobello soprattutto, in questi ultimi anni è stata al centro di un’intensa attività culturale anche per la maggiore vicinanza con Matera, scelta come Capitale Europea della Cultura per il 2019. «Il mare è bello sempre, anche quando il tempo è brutto – afferma un turista incontrato nel capoluogo – anzi direi che le mareggiate di Santa Cesarea Terme sono diventate famose attraverso fotografie bellissime che sono andate in giro sia sulla rete che su alcuni tg. E poi questa storia di un territorio, quello salentino, conteso fra due mari è ovviamente altrettanto affascinante. Siamo stati anche a Santa Maria di Leuca e contiamo di andare a breve a Gallipoli». Quello che possiamo dire alla luce di questi brevi scambi con i visitatori è che il territorio si apre a molte esigenze anche inconsuete, fuori da quelli che sono i cliché offerti dai mezzi di comunicazione. «Fino a qualche anno fa – ci dice un giovane turista, abitudinario del Salento – il territorio, Gallipoli in particolare, era diventato la meta degli amanti di quel tipo di beach party giudicato troppo rumoroso e popolare, senza regole e senza orari. Molto è cambiato in poco tempo e adesso sembra essere rientrato tutto in una sorta di normalità».

Fra le mete principali, ovviamente, Lecce, soprattutto per i gruppi più o meno organizzati è tappa imprescindibile: «Ad interessare di più sono naturalmente le chiese barocche. Sono ricche nelle decorazioni e poi soprattutto rimane impressa la pietra, la sua qualità. Non saprei come definirla: gialla, dorata. Fra tutte le chiese, la più bella è quella di Santa Irene, accessibile gratuitamente, addirittura più della cattedrale, troppo buia anche nelle ore più luminose della giornata. L’aspetto ancora più interessante è rappresentato dalle strade con tutti quei palazzi che hanno mantenuto il loro aspetto originale. Nei prossimi giorni saremo a Gallipoli dove, ci hanno raccontato, il materiale degli edifici è diverso, tufo. Poi un salto rapido a Nardò». È inevitabile che il discorso cada spesso sul cibo: «Voi di barocco avete anche il rustico – afferma un altro turista, del medesimo gruppo – sia per la forma che per la composizione. Secondo alcuni la besciamella che contiene dovrebbe essere condita con del pepe, secondo altri no. Non sono riuscito a farmi un’idea precisa ma in questa parte della Puglia si fa un ampio uso del peperoncino. Il piccante piace, suppongo quindi che un po’ di pepe ci vada. Fra le molte cose che ho assaggiato molto mi è piaciuta la puccia. Ne ho viste

diverse varianti, preferisco nettamente quella con le sole olive anche se l’altro tipo, quella con il pomodoro e la cipolla, alla pizzaiola mi pare che si dica, è un vero attentato alla linea. Ma chi viene nel Salento deve liberarsi dalla schiavitù del dietologo. D’altro canto sono convinto che loro per primi approverebbero, visto che il cibo è in ogni caso molto sano». Fra i diversi turisti contattati, molti sono stati già in visita ad Otranto. Colpiti dalla città piccola e fortificata, dalla sua cattedrale e, ovviamente, dai racconti relativi alla storia dei martiri. Nella varietà dell’offerta turistica l’orrido, il truce di quella vicenda sembra essere un forte attrattore. «Vedere tutte quelle ossa esposte è terrificante. Non mi era mai capitata una cosa simile. Sono rimasta colpita anche dalla storia del massacro e camminare per le strade della città è stato poi diverso. Non sono cattolica e quindi guardo a questa vicenda in modo completamente differente da molti che mi sono vicini. Vorrei certo saperne di più. Il giro per Otranto ha incluso anche le mura da cui è possibile vedere un panorama formidabile. Dopo Otranto vorremmo andare in un paese qui vicino dove pare si mangi un’ottima pasta con la polpa di ricci». E già, ha ragione quest’ultima turista, perché fra le tante prelibatezze SALENTO REVIEW

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TERRITORIO

LECCE

DOPO OTRANTO VORREMMO ANDARE IN UN PAESE QUI VICINO DOVE PARE SI MANGI UN’OTTIMA PASTA CON LA POLPA DI RICCI

ci sono proprio i frutti di mare e più in generale ciò che il mare offre alla tavola. Una ricchezza ampia tanto quanto il paesaggio naturale e architettonico. E se lo sguardo si volge al mare, la ricchezza non è solo nella linea d’orizzonte ma anche nelle infinite sfumature che è possibile percepire nelle spine di un riccio, nella varietà di sapori che sia la terra che il mare offrono. «Ciò che ho amato di più in questi giorni trascorsi

in questa parte della Puglia – afferma un turista colto al volo sul treno – è il silenzio della campagna e le passeggiate fatte di prima mattina. Ho soggiornato in un resort, forse un po’ costoso. Mi sono spostato in treno. Questi fantastici convogli degli anni Cinquanta del secolo scorso. Mi hanno ricordato Cuba, le auto di quell’isola prima della rivoluzione di Castro. Ho amato anche la lentezza di quei treni, fare 35 chilometri in oltre

THE WONDER OF SIMPLE THINGS: THE VOICE OF TOURISTS MOST VISITORS IN LECCE AND IN SALENTO LOOK FOR THE DISCOVERY OF THE AUTHENTICITY OF THE TERRITORY "Lecce is a city with a thousand facets, rich as few, a triumph of colours and flavours," begins a tourist visiting the capital city of Salento. In May, Lecce and its surrounding area saw several visitors. Schoolchildren but also more demanding tourists often end up preferring the places far from the city. “We will spend a few days in Lecce and then move to other towns. Our main interests are for art and food.” A couple of tourists from Rome adds: “We would like to visit Gallipoli and Otranto. They told us about the interesting diversity between the Adriatic and the Ionian coasts. We wonder if it is also a culinary difference.” There is a lot of curiosity, as well as the willingness to move through the whole territory. This is confirmed by two tourists: “The reason for our visit is simple: the landscape.” Many tourists showed interest in the entire area of Apulia. The region has been at the centre of intense cultural activity in recent years. “The sea is always wonderful – says a tourist –. And then this story of a

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un’ora ti obbliga a fermare il pensiero e magari a scriverne sul proprio taccuino». Un’immagine del Salento, quella emersa, molto pop forse, ma autentica perché legata all’essenza del genius loci fatta di rustici e pasticciotti, ricci dalla polpa arancione, pucce cipollate, ossa scarnificate, angurie dalla scorza verde, cuore rosso sangue e con gli inserti neri dei loro semi. Un luogo per tutti, in un certo senso, un luogo comune.

territory disputed between two seas is fascinating.” The territory opens up to many unusual needs. Lecce is an essential stage among the main destinations: “Of course, the most interesting places to visit are the Baroque churches, for their decorations and for the quality of their stone. Of all the churches, the most beautiful is that of Santa Irene, whose entry is free. In the coming days, we will be in Gallipoli, then in Nardò.” “Even your rustico is baroque – says another tourist –. Among the many things I tasted, I really liked puccia.” Many tourists have already been to Otranto. There, they were stricken by the small and fortified town, its cathedral and the stories related to its martyrs. “From the town walls, it is possible to see an amazing panorama. Afterwards, we are going to eat some excellent pasta with sea urchins.” Among the many delicacies in Salento, there is seafood. The land and the sea offer a wealth of tastes as wide as the natural and architectural landscape. “What I loved most these days – says another tourist – is the silence of the countryside. The slowness of these fantastic trains of the Fifties of the last century forces you to stop to think and, maybe, to write about it in your notebook.” An image of authentic Salento, a place for everyone, a common place.


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TERRITORIO

ALBEROBELLO, TRULLI. PH: SOLITO

PUGLIAPROMOZIONE

Un trullo tra i grattacieli La nuova campagna estiva di Pugliapromozione sbarca a New York. Dalla Capitanata fino al Salento, la Puglia è raccontata attraverso delle clip proiettate sugli schermi digitali di Times Square. Un tocco cosmopolita nell’ombelico del mondo Provate ad immaginare un trullo tra i grattacieli di New York, oppure un ricciolo barocco in mezzo alle centinaia di insegne luminose che accendono il cuore della Grande Mela, Times Sqaure. Provate ad immaginare un pezzo di Puglia in America. Perché di questo si tratta. La campagna pubblicitaria estiva avviata da Pugliapromozione si potrebbe riassumere così: pensare in grande per

un territorio della potenzialità infinite. La Puglia è sempre più meta ambita dai viaggiatori americani. Sarà stata questa la molla che ha fatto scattare una delle operazioni di marketing più interessanti della storia dell’Agenzia Regionale del Turismo che, con determinata ambizione, ha fatto un balzo oltreoceano per rivolgersi al mercato statunitense e aggiudicarsi un primato

interessante: per la prima volta il brand “Puglia” è presente a New York. Tre video promozionali, della durata di 15 secondi ciascuno, sono stati trasmessi sugli schermi digitali di Times Square, la piazza più famosa del mondo. Pochi secondi per raccontare questa terra attraverso immagini suggestive e immediate, per esaltarne bellezza, storia e cultura. In primo piano le spiagge del Salento, il


NEW YORK, TIMES SQUARE - CAMPAGNA PUGLIAPROMOZIONE. PH: PAOLO CANTELE

PUGLIAPROMOZIONE Direzione Generale Fiera del Levante, PAD. 172, Lungomare Starita - Bari (BA) tel. +39 080 5821411 - fax +39 080 5821429 – direzione.generale@viaggiareinpuglia.it – www.inpuglia365.it –

suo mare cristallino, le chiese barocche, e poi i trulli di Alberobello, il maestoso Castel del Monte, i borghi dell’entroterra, Monte Sant’Angelo. Le clip, realizzate dal video maker americano Edmond Van der Bijl, sono apparse in tutto il loro splendore sui famosi led wall di Times Square, il cuore pulsante della Grande Mela dove, quotidianamente, transitano oltre 450mila persone. “The Unexpected Puglia”, questo il nome della campagna pubblicitaria che porta la firma di Pugliapromozione. Per due settimane, dal 17 giugno fino al 3 luglio, i tre video sono stati trasmessi, ogni 10 minuti, sugli schermi digitali. Un modo eclatante per intercettare turisti americani, anche sulla scorta dei numeri (importanti) registrati negli ultimi quattro anni che evidenziano un incremento dell’87% per quanto riguarda gli arrivi dagli Stati Uniti e un aumento pari al 78% relativamente alle presenze. Numeri considerevoli che fugano ogni dubbio sull’appeal che questa terra esercita sul mercato americano. E di questo, la Regione Puglia ne è più che consapevole. Lo testimonia la presenza, ormai costante, ad eventi di un certo livello, dal Columbus Day (con “La Notte della Taranta” quale ambasciatrice d’eccellenza), alla serata di gala organizzata da Niaf, National Italian Amercian Foundation di

Washington (anche in quest’occasione i tamburelli salentini hanno scandito il ritmo dell’incontro). L’attenzione “americana” per la Puglia è testimoniata anche da altro. La regione è stata inserita, dal New York Times, tra le 52 mete turistiche da visitare nel 2019. Un 18° posto di tutto rispetto a fronte di un elenco che supera i 50. Tra l’altro prima regione italiana, davanti alla Liguria che si attesta in 25ma posizione. C’è un’Italia che non ti aspetti, fatta di meraviglie da scoprire e apprezzare. La Puglia è uno scrigno prezioso con la sua storia che si intreccia con i paesaggi mozzafiato, le masserie fortificate, i filari di viti immutati negli anni, la costa, il mare, i borghi più suggestivi. Il viaggiatore in generale, ma quello americano in particolare, non resta indifferente di fronte alle tracce della millenaria cultura contadina. L’incanto è ovunque, basta saperlo cogliere per restarne rapiti. E l’occhio di Edmond Van der Bijl, l’autore delle clip, ha saputo scrutare oltre, immortalando il profilo più significativo della Puglia, dalla Capitanata fino al Salento. La campagna è stata lanciata ufficialmente lo scorso 17 giugno, nella sala del Cineporto di Bari, con un collegamento in diretta proprio con Times Square.

LECCE, BASILICA SANTA CROCE - DETTAGLIO. PH: MASSIMO CENTONZE

SALENTO REVIEW

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TERRITORIO

PUGLIAPROMOZIONE

BAGNAROLE DEL LUNGOMARE CRISTOFORO COLOMBO A SANTA MARIA DI LEUCA. PH: SOLITO

PESCHICI, TRABUCCO DI MANACCORA. PH: SOLITO

MASSAFRA, SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA SCALA NELL’OMONIMA GRAVINA. PH: SOLITO

«Da tempo guardiamo con interesse al mercato statunitense – commenta Luca Scandale, Dirigente Pianificazione Strategia di Pugliapromozione – dal momento che i turisti americani che scelgono la Puglia sono in crescita esponenziale. Inarrestabile l’aumento registrato dal 2013 al 2017. Ci rivolgiamo al turista statunitense che ha generalmente un profilo culturale alto, capacità di spesa medio–alta ed è un

repeater, tende, cioè, a tornare in Italia. Non solo. Spesso è un turista con origini pugliesi, di seconda o terza generazione che quindi possiamo ritenere interessante per il turismo delle radici». Ma per Scandale il vero obiettivo è presto detto: «Far crescere talmente tanto la domanda da fare in modo che un giorno Aeroporti di Puglia possa mettere un volo diretto».

ULIVI SECOLARI DEL SALENTO. PH: SOLITO

BARLETTA, CATTEDRALE. PH: SOLITO

MARINA DI PULSANO, CONCA VERDE . PH: SOLITO

OSTUNI, PANORAMA. PH: SOLITO

A TRULLO AMONG THE SKYSCRAPERS THE NEW PUGLIAPROMOZIONE ADVERTISING CAMPAIGN ARRIVES IN NEW YORK. APULIA IS TOLD THROUGH FILM CLIPS PROJECTED IN TIMES SQUARE Try to imagine a trullo among the skyscrapers of New York, or a baroque curl in the heart of the Big Apple. Apulia is an increasingly popular destination among American travellers. This could be the reason why Pugliapromozione – the regional agency for tourism – has made a leap overseas to address the US market. Three promotional videos were broadcast on the Times Square digital screens. A few seconds to tell this land and to highlight its beauty, history and culture. In the foreground, the beaches of Salento, its crystal clear sea, the baroque churches, and then the trulli of Alberobello, the majestic Castel del Monte, the villages of the hinterland, Monte Sant'Angelo. "The Unexpected Puglia" – this is the name of the advertising campaign – is an impressive way to intercept American tourists. Considerable figures confirm the appeal of this land on the American market. The American travellers do not remain insensitive to the traces of the millenary peasant culture. “For a long time, we have been looking with interest at the US market – commented Luca Scandale, the strategic planning manager of Pugliapromozione –. The number of American tourists who choose Apulia is growing exponentially. They generally have a high cultural profile, a medium-high spending capacity and are repeaters. They often have Apulian origins.” But for Scandale the real goal is another: “To make the demand grow so much that one day Aeroporti di Puglia can include a direct flight.”

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SALENTO REVIEW


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TERRITORIO

LECCE

MASSERIA TAGLIATELLE, ESTERNO

Masseria Tagliatelle, un nuovo attrattore culturale di comunità Le Cave di Marco Vito come centro d'impulsi che partono dai bisogni della cittadinanza C'è una nuova visione di Lecce che è destinata a entrare nell'immaginario collettivo di abitanti e turisti, modificandone la logistica, l'urbanistica e la geografia culturale. Il tanto agognato ribaltamento della stazione ferroviaria porterà con sé la riqualificazione di tutto il Parco delle Cave di Marco Vito con il Ninfeo delle Fate secondo un progetto dell'archistar portoghese Álvaro Siza. I leccesi, dunque, sono autorizzati a sognare a occhi aperti, ma non solo: dal dicembre 2018 hanno potuto sperimentare in concreto come sarà vivere in una città attenta agli stimoli culturali, non solo quelli che partono dal centro storico. L'occasione è stata quella del mancato affidamento della gestione di Masseria “Tagliatelle”, cuore pulsante del Parco 16 17

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delle Cave. Il primo bando andò deserto e l’amministrazione di allora, guidata dal sindaco Carlo Salvemini, rieletto a maggio dopo essersi dimesso a gennaio, decise di emanare un avviso di gestione temporanea dell'immobile, cercando di trasformare quel flop in un'esperienza positiva. Rita Miglietta, assessora alla Pianificazione Territoriale, ne racconta l'evoluzione: «Il bando di affidamento andò deserto perché non prevedeva una partecipazione della città. Ho proposto così alla giunta di avviare un percorso sperimentale che fosse anche una riflessione sul tema chiave dei beni comuni». Gli ambiti individuati riguardano la gestione innovativa di questi immobili attraverso la realizzazione di reti, l'identità visiva e la loro comunicazione e, infine, la sostenibilità economica:


di andrea aufieri/foto alessandro romano

PER IL FUTURO CI AUGURIAMO SI PARTA SEMPRE DALLA COMUNITÀ CHE DEVE VIVERE QUESTO LUOGO PER STRUTTURARLO IN MODO ORIZZONTALE

MASSERIA TAGLIATELLE, VEDUTA ESTERNA. PH: GRUPPO "CAVIE"

«Abbiamo immaginato un percorso collettivo, rafforzando le gambe dei soggetti che hanno deciso di partecipare, inventandoci il concorso “Cosa siamo capaci di fare?”». Il premio per la partecipazione prevedeva la gestione temporanea della masseria: «Il piccolo miracolo che ne è seguito è che i tre progetti vincitori si sono consorziati nell'associazione Cavie, garantendo l'apertura al pubblico e la proposta di attività sulle loro specifiche competenze». Segretario generale dell'associazione “Mecenate 90”, Ledo Prato è esperto di politiche per la tutela e la valorizzaTERME DEL NINFEO DELLE FATE

zione dei beni culturali. Per il Comune di Lecce ha strutturato e coordinato i laboratori di partecipazione in team con l’assessora Miglietta e due altri esponenti della giunta: Antonella Agnoli, che aveva la delega alla Cultura, e Alessandro Delli Noci, oggi come allora vicesindaco: «L'obiettivo dei laboratori – spiega – era quello di coinvolgere un certo numero di partecipanti per trasferire loro delle esperienze di gestione di beni pubblici. La metodologia e le procedure messe a punto per questo progetto rappresentano davvero un unicum in Italia per questo

tipo di politiche e anche gli esiti sono stati sorprendenti. Era condizione imposta ai partecipanti quella di garantire la frequenza dei laboratori che non prevedevano soluzione di continuità per quindici giorni. Non ci si voleva fermare alla sola teoria e si è aperto alla possibilità di raggruppare i partecipanti in alcuni macro-gruppi che hanno poi elaborato i loro progetti, arrivando alla selezione e al finanziamento per la gestione temporanea grazie alla loro decisione di consorziarsi». Un esempio di buona pratica che potrebbe fare da capofila in tutta Italia, ma che Prato si augura possa ripetersi sempre a Lecce: «La città ha altri beni pubblici per i quali si deve ancora decidere la destinazione. Sarebbe bello che questa esperienza possa essere adottata come una metodologia di routine. L'affidamento di un bene comune non può avvenire a freddo, ma ha bisogno di una traiettoria tale da portare la comunità che la vivrà a identificarsi». E sull'aspetto della risposta data alla comunità cittadina, a partire dalla realtà urbana che ruota intorno a viale


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DETTAGLIO NINFEO DELLE FATE

NINFEO DELLE FATE, LUCERNARIO

Grassi, hanno riflettuto Giacomo Potì, Davide Negro e Chiara Idrusa Scrimieri, coordinatori, rispettivamente, di “Binario Zero”, “Caveau” e “Cava delle Fate”, le tre realtà che si sono poi consorziate: «Tutte le attività svolte nel periodo di sperimentazione, da dicembre 2018 a maggio 2019, sono state sold out. Si è cominciato con la riscoperta e la riappropriazione dei luoghi con le visite guidate che sono state anche oggetto di performance teatrali e artistiche, proseguendo poi con la partecipazione alle attività proposte secondo i progetti di ciascuno, per coronare il tutto con la sempre più assidua richiesta da parte dei cittadini di essere i protagonisti delle stesse performance e di mettere a disposizione della comunità


determinati strumenti per la fruizione e la cura del luogo». La risposta dei cittadini è stata molto incoraggiante, al punto che è impossibile descrivere in questi spazi tutte le attività proposte: dal video mapping realizzato nella cava al co-living che rispetta la tradizione di ospitalità della masseria, a disposizione di artisti e innovatori, passando per i laboratori di atelier, autocostruzione e giocoleria per bambini, al co-working e alle mostre di scultura con la realizzazione di un catalogo professionale e ai cooking show. «La gestione temporanea è stata fondamentale anzitutto per confermare gli interessi intorno agli obiettivi prefissati: l'aspetto culturale legato al luogo; l'attenzione ai bambini; la concessione dello spazio ai freelance e ai lavoratori; la possibilità di

gestire mostre ed eventi culturali di alto livello. Per il futuro ci auguriamo si parta sempre dalla comunità che deve vivere questo luogo per strutturarlo in modo orizzontale perché non sia abbandonato a se stesso. Andrebbero poi riviste alcune limitazioni legate ai costi di gestione e alla natura stessa delle realtà cui il bene sarà affidato, ma la strada che abbiamo tracciato la troviamo straordinaria». Proviamo a visitare brevemente i tesori della Masseria Tagliatelle. La struttura deve il suo nome al fatto di essere una piccola cava di tufo urbana, dunque poco profonda: in genere le tagghiate sono le strisce verticali che si formano sulle pareti per l'attività del taglio di quella pietra leccese che ha dato lustro al rinomato barocco cittadino. Essendo

TUTTE LE ATTIVITÀ SVOLTE NEL PERIODO DI SPERIMENTAZIONE, DA DICEMBRE 2018 A MAGGIO 2019, SONO STATE SOLD OUT

MASSERIA TAGLIATELLE, ATTIVITÀ NOTTURNA. PH: GRUPPO "CAVIE"

MASSERIA TAGLIATELLE, VIDEO MAPPING. PH: GRUPPO "CAVIE"

NINFEO DELLE FATE

MASSERIA TAGLIATELLE, VIDEO MAPPING. PH: GRUPPO "CAVIE"

FORESTA URBANA. PH: GRUPPO "CAVIE" CAVE MARCO VITO, DETTAGLIO TAGGHIATE. PH: GRUPPO "CAVIE"

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Masseria Tagliatelle, via del Ninfeo 73100 Lecce (LE)

LECCE

una cava di piccole dimensioni, tali segni sono meno evidenti, più piccoli, dunque tagghiateddhre, da cui l'impropria traduzione italiana di “tagliatelle”. Prima dell'acquisizione da parte del Comune, la masseria era di proprietà della famiglia Papaleo, nome con cui è segnalata sulla rivista Fede dallo studioso Francesco Tummarello nel 1925. L'autore menziona anche l'adiacente Ninfeo delle Fate, struttura ipogea dal rilevante interesse storico-architettonico,

risalente al Cinquecento (datazione incerta), anticamera di un complesso termale. Vi si accede da una piccola scalinata all'interno della corte della masseria, per ritrovarsi in due ambienti dialoganti. Nel primo vi sono dodici nicchie che raffigurano alternativamente sei figure femminili, tre per ciascuna parete, e sei nicchie vuote con un semicerchio in alto, con delle grandi conchiglie. Le sei figure femminili, senza braccia, indossano abiti eleganti e, come per tutte le anticamere

delle terme, rappresentano delle ninfe. La tradizione popolare le ha trasformate in fate e alcuni racconti popolari narrano che queste di notte si rianimassero per recuperare e nascondere la cosiddetta acchiatura, ovvero il tesoro nascosto e magico delle fate. Più prosaicamente, il secondo ambiente ha una forma circolare, quasi cinque metri di diametro, e veniva usato per i bagni, con un bordo per le sedute e un foro sul tetto che permetteva la circolazione dell'aria calda.

DETTAGLIO NINFEO DELLE FATE

NINFEO DELLE FATE, TERMARIO

MASSERIA TAGLIATELLE, A NEW CULTURAL COMMUNITY ATTRACTION THE CAVE DI MARCO VITO AS A CENTRE OF IMPULSES THAT START FROM THE CITIZENS' NEEDS The overturning of the railway station will bring the redevelopment of Parco delle Cave di Marco Vito and of the Ninfeo delle Fate. The failure to entrust the management of "Masseria Tagliatelle", the beating heart of Parco delle Cave, led to the decision to issue a notice of temporary management of the building, through the creation of networks, visual identity, communication and, finally, economic sustainability. Rita Miglietta, former Councillor for Territorial Planning, says: “Miraculously, the three winning projects joined together, thus guaranteeing the opening to the public and the proposal of activities based on their specific skills.” Ledo Prato, an expert in policies for the protection and the enhancement of cultural heritage, explains: “The objective was to transfer the knowledge of public goods management. The selected projects obtained funding for temporary management thanks to their decision to form a consortium.” An example of best practice that Prato hopes can be repeated in Lecce. According to the coordinators: “All the activities carried out were sold out. It began with the rediscovery and re-appropriation of places through guided tours, theatre and art performances – among the other activities – to crown everything with the increasingly assiduous request by citizens to be the protagonists of the performances and care of the place.” The citizens' response was very encouraging. “The temporary management was fundamental to confirm the interests around the set objectives: the cultural aspect linked to the place; attention to children; the granting of space to freelancers and workers; the possibility of managing high-level exhibitions and cultural events.” Masseria Tagliatelle is a small urban tufa quarry. The word tagliatelle derives from the improper translation of tagghiateddhre, as local people commonly refer to the vertical stripes on the walls due to the cutting activity of Lecce stone. Currently, the quarry belongs to the Municipality. The adjacent Ninfeo delle Fate is an underground facility dating back to the sixteenth century (the date is uncertain), and it is the anteroom of a thermal complex. Inside, there are the statues of six nymphs. According to popular tradition, at night they came back to life to recover and hide the magical treasure of fairies.

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AL PESCATORE HOTEL & RESTAURANT

UNA FAVOLA DA GUSTARE 60 anni fa era una semplice osteria, oggi è uno dei ristoranti più noti e apprezzati di Gallipoli. L’evoluzione nel tempo del ristorante “Al Pescatore”, eccellenza della ristorazione pugliese A Gallipoli ogni angolo ha la sua storia, ogni storia ha i suoi personaggi, ogni personaggio ha la sua realtà. Quella che vi stiamo per raccontare è la storia di uno dei ristoranti più rinomati non solo della costa jonica, ma di tutto il Salento e, perché no, di tutta la Puglia. Iniziamo dal nome. Si chiama “Al Pescatore”. Un nome come tanti, direste voi, e invece no. E non è nemmeno stato scelto per enfatizzare la sua vicinanza al porto da cui ogni notte partono i pescherecci. In realtà, fu chiamato così dal primo proprietario, Vincenzo Corciulo che già negli

anni ’60 fiutò qualcosa di diverso nell’aria gallipolina. Ogni sera i pescatori della zona si ritrovavano qui per bere un bicchiere di vino e per assaggiare le prelibatezze preparate da Enzo: dalla tartaruga in umido (piatto che all’epoca si poteva ancora gustare) alle pietanze a base di pesce. Era una bettola. Due stanze, una decina di coperti, piatti ottimi ma senza fronzoli. Eppure, la gente faceva ore di fila pur di sedersi all’ambito desco. Quello che accadrà negli anni è la naturale evoluzione di una chicca della ristorazione che, ad oggi, è un fiore all’occhiello per

Gallipoli. Non solo. Che ci crediate o no, dopo la scomparsa del signor Enzo, da molti definito un sognatore che in tempi non sospetti aveva capito le potenzialità della città (tanto da annettere al ristorante anche un piccolo albergo), il timone dell’impresa è passato nelle mani di un’altra famiglia Corciulo. Nessun vincolo di parentela, se non una casuale omonimia ma, in comune, la passione per questo mestiere e l’amore per la “città bella”. Luciano Corciulo, suo fratello Antonello e sua moglie Mina Stefanì, si occupano della gestione del ristorante e dell’albergo


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inseguendo gli stessi sogni di chi li ha preceduti e guardando al futuro con il medesimo entusiasmo. Quelli che un tempo erano al massimo 15 coperti, adesso superano il centinaio. Sale ampliate ed un gazebo che si affaccia direttamente sul mare accolgono una clientela medio-alta. Questo il target di riferimento di Luciano e famiglia. «Lavoriamo con la qualità e per la qualità – afferma il diretto interessato – perché puntiamo a dare il massimo ai nostri clienti». Del resto, basta dare uno sguardo al banco del pesce per capire a cosa si riferisce. Pescato del giorno e sempre e solo prodotti freschi. Viene l’acquolina in bocca solo a guardare. E se gli ingredienti sono qualitativamente ottimi, anche la loro trasformazione si traduce in piatti unici, squisiti. «Uno dei nostri cavalli di battaglia – aggiunge Luciano – è la pasta fresca ripiena». E giù a descrivere gli agnolotti (rigorosamente fatti a mano) farciti con gamberi rossi e insaporiti da calamaretti saltati al brandy e polpa di riccio fresco. Ma non è l’unico primo vincente del ristorante. Da provare assolutamente sono anche i paccheri al sugo di cernia e pomodorino e altri piatti che richia-

mano la tradizione gallipolina. Ottimo il crudo, svariati gli antipasti, freschissime e delicate le intramontabili fritture. Ma se volete toccare il cielo con un dito, beh, non dovete fare altro che ordinare l’aragosta alla catalana. Un tripudio di colori e luci (simpatica la coreografia di presentazione) fa il paio con la bontà innegabile di un piatto in cui vince il mare in tutto il suo splendore. Aperto tutto l’anno (con l’eccezione di alcuni giorni di meritato riposo in autunno), il ristorante Al Pescatore è meta ambita da molti salentini ma soprattutto da tanti turisti che amano la cucina a base di pesce e che sanno di trovare qui solo pietanze ottime, create con ingredienti rigorosamente freschi. A completare la chicca ricettiva del ristorante vi è l’adiacente (e omonimo) albergo. Una bomboniera barocca, così la definiscono i nuovi gestori, gli stessi Corciulo che hanno raccolto il testimone di quel famoso Vincenzo che ricavò il piccolo hotel da un ex convento del 1600. Le camere, in origine una decina, dopo una serie di lavori di ampliamento conclusi nel 2006, sono diventate 22. Volte a stella, finestre vista mare, arredate in stile classico e dotate di tutti i comfort possibili, possono ospitare fino a 50 posti letto.

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AL PESCATORE HOTEL & RESTAURANT

MINA STEFANÌ E LUCIANO CORCIULO

Hotel e ristorante praticamente illuminano la Riviera Cristoforo Colombo. Non solo in senso figurato. Le insegne sono un omaggio al mare e al cielo, con tutte le sfumature che vanno dal celeste chiaro al blu intenso. Ultimo, ma non per importanza, è il capitolo che riguarda l’accoglienza tout court. La prima cosa che si nota è il senso di armonia. Il personale dell’albergo, così come quello del ristorante, lavora nella più totale serenità e complicità. Ed è, questo, uno degli elementi più cari alla famiglia Corciulo.

«Il lavoro di squadra è uno dei nostri biglietti da visita. Coordinarsi con gli altri – sottolinea Luciano – è importante per lavorare bene, ma soprattutto per creare quelle dinamiche virtuose che, in un comparto così delicato come quello della ristorazione e dell’accoglienza, decretano il successo di una struttura. Abbiamo creato un team vincente che, con mia moglie e mio fratello, gestiamo come fosse parte della nostra famiglia. I sacrifici non mancano, ma le soddisfazioni sono tante, anche per loro che quotidianamente lavorano al nostro fianco».

A FAIRY TALE TO BE SAVOURED 60 YEARS AGO IT WAS A SIMPLE TAVERN, TODAY IT IS ONE OF THE MOST FAMOUS AND APPRECIATED RESTAURANTS IN GALLIPOLI "Al Pescatore" is one of the most renowned restaurants in the Ionian coast and, why not, in the whole Apulia. Its first owner, Vincenzo Corciulo, named it in this way in the 1960s. Every evening, local fishermen gathered here to drink a glass of wine and to taste the delicacies prepared by Enzo. There were about ten seats, and the dishes were excellent but without frills. Today, this restaurant is a flagship for Gallipoli. After the death of Mr Enzo, who had already added a small hotel to the restaurant, the helm of the company passed into the hands of another Corciulo family. Luciano Corciulo, his brother and his wife manage the restaurant and the hotel, chasing the same dreams of those who preceded them. Nowadays, the restaurant exceeds one hundred seats. The enlarged rooms and a gazebo overlooking the sea welcome a medium-high clientele. “We work with quality and for quality – says Luciano – because we aim to give our customers the best.” Catch of the day and always and only fresh products. “One of our strong points – adds Luciano – is fresh stuffed pasta.” Like the agnolotti – strictly handmade – stuffed with red shrimps and flavoured with brandy sautéed squid and fresh sea urchins. The neighbouring (and of the same name) hotel completes the accommodating gem. A baroque doll's house derived from a former convent of the seventeenth century, with twenty-two fine star-vaulted rooms overlooking the sea and equipped with all possible comforts. “Teamwork is one of our business cards – emphasizes Luciano –. Sacrifices do not lack, but the satisfactions are many.”

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GALLIPOLI

Il ghigno di “orrida bellezza” che ispirò D'Annunzio Nella chiesa di San Francesco d'Assisi alberga la statua lignea del cattivo ladrone, noto come Misma


di eleonora leila moscara/foto massimo centonze

Se c’è una cosa che si respira più di tutto a Gallipoli, senza tralasciare il profumo del mare e quello del pesce fresco passando giù per il porto, è l’aria di religiosità e scaramanzia. I gallipolini sono un popolo duro e poderoso, ma dietro questa corteccia si nascondono uomini e donne profondi, con un forte credo e una immensa immaginazione. Sul lungomare Nazario Sauro vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi, meglio conosciuta come chiesa del Malladrone, una delle tre disposte a pochi passi l’una dall’altra, da sempre affacciate sul mare. Sono chiese ricche di fascino e suggestioni che, come scrive lo scrittore Antonio Errico nel suo libro Viaggio a Finibusterrae, «custodiscono il senso del radicamento ad uno scoglio e della proiezione verso il mare, lo stupore per l’oltre». Furono costruite lì per vegliare sul lavoro dei pescatori e sul lungo viaggio degli emigranti e dei guerrieri alla ricerca di pace, benessere e prosperità, anch’essi viaggi della speranza. La chiesa di San Francesco d’Assisi, secondo quanto si racconta, è la più antica del centro storico. La tradizione popolare ne attribuisce la fondazione allo stesso santo nel 1217, quando di-

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scese in Puglia per imbarcarsi per la Terra Santa e convincere il sultano a lasciare liberi i luoghi sacri. In questa chiesa, che ha avuto nel corso dei secoli diversi rimaneggiamenti sino alla sua forma attuale, convivono due culti: uno è per Lucia Solidoro, giovane del posto morta in odore di santità. Definita ormai da decenni la “santina di Gallipoli”, era di origini umili, il padre pescatore e la madre sarta, e trascorse la sua breve esistenza all’ombra della vicina parrocchia di San Francesco come terziaria france28 29

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scana, catechista e componente del coro parrocchiale. La ragazza si distingueva per la sua esemplare condotta di vita, tanto da avere fama di essere piena di ogni grazia ed essere venerata già in vita. Com’era frequente a quel tempo, Lucia si ammalò di tisi, offrendo a soli 23 anni la sua sofferenza a Cristo senza mai lamentarsi, anzi gioendone. Così dalla sua morte, avvenuta il 18 settembre del 1933, ogni giorno fiori freschi, ceri accesi, piante sempreverdi adornano la sua casa e la tomba: chi vi si accosta dice che si

respira “aria di santità”. Nella chiesa di San Francesco vi è esposto un suo ritratto pieno di fiori e doni perché si crede che dispensi ancora delle grazie. Il secondo culto è tutt’altra storia. La chiesa, infatti, accoglie la statua di colui che non si pentì mai dei suoi misfatti, che mai accettò le parole del Cristo in persona crocifisso al suo fianco e che morì irridendolo, venendo comunque perdonato. Stiamo parlando del Mal Ladrone, Misma, crocifisso assieme a Disma, il Buon Ladrone. Esposte nel Cal-


vario della chiesa di San Francesco, le statue sono abbigliate con stoffa, testa, mani e piedi sono in legno. Incerta è l’attribuzione: potrebbero essere opera di Vespasiano Genuino, lo scultore che nacque a Gallipoli il 25 settembre del 1552. Sono davvero scarse le notizie sulla vita di quest’uomo, attivo perlopiù nel Salento, del quale sono note quasi esclusivamente opere in legno, tutte dotate di toni di intensa drammaticità. In realtà potrebbero appartenere a un omonimo del Genuino, vissuto nel XVIII secolo, del quale nella stessa chiesa è conservata una statua dell'Immacolata firmata e datata "Vespasiano Genuino, nell'anno 1725". La leggenda narra che il peccato del Malladrone fosse così intenso da corrodergli non solo l’anima, ma anche le vesti fino alla lacerazione, tanto da dover essere periodicamente sostituite. Un tempo, durante cerimonie e processioni molto sentite della Settimana Santa, il popolino si lanciava contro Misma per percuoterlo con le mazze e punirlo per la sua malvagità. Oggi non accade più ma gli abiti sono comunque sempre strappati. In realtà, guardando la facciata del Calvario, tutto il lato del Malladrone risulta essere usurato e rovinato proprio perché la parete, essendo esposta all’azione del mare, viene attraversata dalla salsedine che deteriora anche le vesti, diversamente dal lato del Buon Ladrone che invece, essendo riparato, si conserva ancora in buono stato. Ma i gallipolini restano ancorati alla credenza popolare che vuole identificare nel logorio delle vesti di Misma la corrosione a opera del peccato. Quando si incontra una persona mal vestita o con dei cenci addosso, è tuttora celebre nella provincia di Lecce il detto “vai vestito come il malladrone di Gallipoli”. Inoltre si riteneva che i denti della statua fossero quelli dell’autore Vespasiano Genuino o quelli di un condannato a morte a cui era stata tagliata la testa. Ma la leggenda più oscura racconta che, ancora oggi, Misma di notte si stacchi dalla croce e vada in giro con il suo ghigno beffardo a far giustizia dei cattivi, tirandogli i piedi nel sonno e apparendo nei loro

UN TEMPO SI DICEVA CHE SI AGGIRASSE PER LA CITTÀ, PER SPAVENTARE A MORTE I RITARDATARI


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incubi peggiori. Un tempo si diceva che si aggirasse per la città, per spaventare a morte i ritardatari visto che ad una certa ora si chiudeva il ponte levatoio e nessuno poteva più entrare nell’isola. A rendere la leggenda ancora più reale, c’è un aneddoto verificatosi pochi anni

fa: una mattina il sacrestano ha trovato il Malladrone con un braccio pendente e lo stupore è stato tale da riunire una folla inorridita. La statua è stata poi ricoperta con un manto per evitare la vista del terrificante spettacolo fino a riparazione avvenuta.

ESPOSTE NEL CALVARIO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO, LE STATUE SONO ABBIGLIATE CON STOFFA, TESTA, MANI E PIEDI SONO IN LEGNO

Tra i vari racconti che vedono protagonista la statua, non si può non ricordare l’ispirazione che ne trasse Gabriele D’Annunzio, che la citò diverse volte nei suoi taccuini: era in viaggio nello Ionio insieme ad altri intellettuali, quando, al tramonto del 28 luglio 1895, arrivò nel porto di Gallipoli rimanendo incantato dalla città. Durante la sua visita incontrò un gallipolino che lo portò a vedere la chiesa di San Francesco. Essendo calata la sera, l’uomo pose una candela in cima a una pertica e illuminò il volto del Malladrone: D’Annunzio ne rimase sconvolto come testimonia il ricordo di quella visita: «Al di là del ponte, sulla passeggiata del corso XX Settembre un gran sedile in muratura si prolungava da un capo all’altro, la gente stava seduta, di fronte al porto, e guardava i lumi della sera… Il guardiano ci porta nella chiesa, entriamo, accende una candela in cima a una canna e ci conduce in una cappella oscura. Sollevando il moccolo illumina una figura di legno dipinto inchiodata ad un’alta croce. Il fantoccio ha una strana espressione di vita atroce, nell’ombra».

THE SNEER OF "HORRID BEAUTY" THAT INSPIRED D'ANNUNZIO THE CHURCH OF SAN FRANCESCO D'ASSISI HOUSES THE WOODEN STATUE OF THE IMPENITENT THIEF MISMA If there is one thing you can breathe in Gallipoli, it is the air of religiousness and superstition. On the Nazario Sauro waterfront, the church of San Francesco d'Assisi, better known as Chiesa del Malladrone – as the "bad thief" is commonly known here – overlooks the sea. It is probably the most ancient church in the historic centre. Popular tradition attributes its foundation to the saint himself, in 1217. In this church, two worships coexist. The first is for Lucia Solidoro, a young local woman dead of tuberculosis at the age of 23, also known as the "young saint from Gallipoli." The second worship is linked to the one who never repented of his misdeeds and who died alongside Christ, mocking him. We are talking about the impenitent thief, Misma, crucified together with Disma, the Good Thief. Exhibited in the Calvary of the church of San Francesco, the two statues are dressed with cloth and have wooden heads, hands and feet. Legend has it that the Malladrone's sin was so intense that it corroded not only his soul, but also his clothes, so that local people had to replace them periodically. In the past, during Holy Week ceremonies, masses used to jump on Misma to punish him for his wickedness. Today, it no longer happens but his clothes are torn anyway. The reason is that, looking at the facade of the Calvary, the whole side of the Malladrone appears to be worn and ruined precisely because the wall, exposed to the action of the sea, is crossed by the salt that also deteriorates the garments, unlike the Good Thief side. It was also believed that the teeth of the statue were those of its author, Vespasiano Genuino, or those of a convict who had had his head cut. But the darkest legend tells that, even today, at night Misma detaches from the cross and goes around with his sarcastic sneer to do justice to the bad guys, appearing in their worst nightmares. Even in the past, he was believed to roam the city frightening the laggards to death. An anecdote makes the legend even more real. One morning, the sacristan found the Malladrone with a hanging arm and the amazement was so much that it brought together a horrified crowd. Among the various stories that have this statue as the protagonist, we cannot fail to mention the inspiration that Gabriele D'Annunzio drew from it. Arriving in Gallipoli in July 1895, he was so shocked at the sight of Malladrone's face that he quoted him several times in his notebooks.

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di garantire comfort e relax, seguendo i ritmi naturali del viaggio di piacere. Equilibrio. Se dovessimo utilizzare una parola per definire questa realtà ricettiva, sarebbe proprio questa: equilibrio. Tutto, qui, è pensato per rendere unico il soggiorno degli ospiti. Dalle attività ricreative a quelle improntate sul well-being, con un’attenzione speciale rivolta anche ai più piccoli. L’evasione dal quotidiano è un passaggio fondamentale anche per loro. Oltre alle attività ludiche per così dire “classiche”, tra giochi, momenti con gli animatori e sport adatti a loro, ai giovani ospiti sono destinate alcune iniziative pesate appositamente per coniugare intrattenimento e paesaggio. Come, per esempio, il percorso didattico, ideato per creare una connessione con l’ambiente ma con uno sguardo rivolto al rispetto della natura. Grande novità di quest’anno è il laboratorio di apicoltura. I piccoli, proprio come dei veri apicoltori, si cimenteranno nella costruzione di un’arnia. Indossando maschere protettive e abbigliamento adeguato, vivranno una speciale simbiosi con le api, osservandole, studiandole in tutte le loro attività e ascoltando il suono del ronzio. Impareranno a riconoscere il modo in cui volano e alla fine potranno degustare anche il miele, che in questo caso sarà a “metro zero”. Altro momento da vivere, a contatto con gli animali e con la natura, è quello insieme ad Alberto, falconiere del resort, che accompagnerà i piccoli, insieme ai loro genitori in un prezioso viaggio alla scoperta di un mondo meraviglioso: due falchi, un gufo, un barbagianni, un kookaburra e tre pappagalli formano il vincente “team” di falconeria. Dopo aver conosciuto la “teoria” si passa alla “pratica”, con l’avvicinamento del bambino al volatile attraverso il volo libero dell’animale. Il laboratorio è unico e regala un’esperienza indimenticabile in un contesto ludico e vacanziero, inoltre avvicina i bambini a questi interessanti animali; un plus per entrare nel vivo nell’ecosistema. Divertente è anche la visita alla fattoria del resort, tra cavalli, alpaca, draghi barbuti, puzzole, serpenti, scoiattolini. SALENTO REVIEW

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VIVOSA APULIA RESORT Chiamarlo semplicemente percorso didattico, forse, è riduttivo. Diciamo che è un viaggio in cui i piccoli diventano degli esploratori lasciando (finalmente) a casa videogiochi, tablet e affini. E poi, se i bambini sono sereni e appagati, lo saranno anche i loro genitori che potranno davvero vivere giorni di relax e armonia. Il Vivosa Apulia Resort si conferma location ideale per una vacanza “green” cucita su misura per tutta la famiglia. Un’oasi di pace e benessere immersa nel Parco Naturale di Ugento, dove tutto è un inno alla serenità, all’amore e al rispetto per il paesaggio, per la natura, per l’ambiente. Siamo nel pieno della cosiddetta “era verde”, anche per quanto riguarda il settore leisure. I viaggiatori, sempre più consapevoli e anche esigenti da questo punto di vista, adesso sono alla ricerca di posti eco-friendly, e il Vivosa, che da sempre si distingue per la sua vocazione ambientale, è a tutti gli effetti un eco-resort. La sostenibilità è uno dei suoi tratti distin-

ECO-SUSTAINABLE TOURISM, THE RECIPE OF VIVOSA APULIA RESORT THE RENOWNED ECO-RESORT OF UGENTO BRINGS TOGETHER RELAXATION, WELL-BEING AND RESPECT FOR NATURE. THE "GREEN" HOLIDAY IS ALSO DESIGNED FOR THE LITTLE ONES The embrace of centuries-old olive trees, the light of Lecce stone, the harmony of shapes: the impact with Vivosa Apulia Resort in Ugento leaves its mark. Once through the entrance of this corner of paradise, everything becomes an extraordinary experience. A discreet and professional staff will cuddle the guest pandering every wish. The large spaces and the variety of services are an additional element in the construction of a perfect holiday. Here, guests are the undisputed protagonists of a stay that will leave an indelible mark among their most beautiful memories. Balance. This is the word that best defines this accommodation facility. Everything is designed to make guests' stay unique. From recreational

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tivi. Dalla raccolta differenziata al materiale naturale utilizzato per le strutture, dal rispetto per i consumi all’uso consapevole dell’acqua al cibo a chilometro zero, non sono che alcune delle caratteristiche che fanno davvero la differenza in questo resort dal grande cuore “verde”. «Vivosa – afferma il general manager, Silvio Grilli – è a tutti gli effetti un eco-resort e non solo per la sua posizione geografica (è infatti immerso in un Parco Naturale a pochi passi dal mare cristallino di Marina di Ugento). La vocazione eco in noi è predominante. Per esempio, non utilizziamo plastica ma amido di riso e tutto è compostabile o indirizzato alla raccolta differenziata. Inoltre – continua – riduciamo l’emissione di CO2 in maniera esponenziale e, grazie all’innesto di pannelli fotovoltaici, produciamo energia dal sole. Le nostre attività sono rivolte al rispetto, alla conoscenza e soprattutto all’amore per la natura. Il tutto declinato con il gioco e con il divertimento per coinvolgere anche i più piccoli. Il nostro credo – conclude Grilli – è #backtonature».

to well-being activities, with special attention for kids. In addition to the usual recreational activities, the young guests will have the opportunity to create a connection with the surrounding environment. Like true beekeepers, they will try to build a beehive and will observe the bees in all their activities. In the end, they will also taste honey. Alberto will accompany the little ones in a precious journey to discover a wonderful world: hawks, owls, barn owls, kookaburras and parrots. The visit to the resort farm is also amusing, and it includes horses, alpacas, bearded dragons, skunks, snakes, squirrels. An oasis of peace and well-being immersed in the Nature Park of Ugento. Sustainability is one of the hallmarks of this eco-friendly resort. Separate waste collection, natural materials, respect for consumption, the conscious use of water and locally produced food are just some of its features. "We do not use plastic but rice starch and everything is compostable or directed to separate waste collection – says General Manager Silvio Grilli –. We reduce the emission of CO2 dramatically and we produce energy by the sun. Our creed – he concludes – is #backtonature."


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TERRITORIO

MELPIGNANO

Il giardino marchesale, un nuovo gioiello nella Grecìa Palazzo De Luca Castriota di Melpignano apre le porte sul Rinascimento salentino Un giardino va curato giorno per giorno dalle mani attente di un’intera comunità. La città di Melpignano accoglie con questo spirito l’apertura del giardino del palazzo marchesale De Luca Castriota, eletto subito gioiello di famiglia, anzi, di tutta la popolazione locale. Il piccolo comune della Grecìa Salentina di tesori architettonici in realtà ne ha tanti, ma 36 37

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come sempre accade quando la collezione cresce, l’ultimo arrivato in ordine di tempo attira tutte le attenzioni. La storia e le origini del palazzo marchesale trasmettono elegante vivacità. Dalla fine degli anni ’90 è di proprietà del Comune, ma nel 1757 il palazzo è pervenuto nelle mani dei marchesi De Luca di Molfetta dal casato d'A ragona

che lo aveva a sua volta ricevuto dai Castriota. Dopo la battaglia di Lepanto del 1571 e la sconfitta dei Turchi, vennero meno i rischi di assalti e saccheggiamenti in Terra d’Otranto. Pertanto i Castriota, nel 1632, decisero di trasformare quello che era il castello di Melpignano, con tanto di fossato, mura difensive e torri di vedetta,


di annachiara pennetta/foto massimo centonze

RESTAURARE UN GIARDINO STORICO È UN'IMPRESA SICURAMENTE MOLTO PARTICOLARE PERCHÉ È A TUTTI GLI EFFETTI UN'OPERA D'ARTE

in una residenza estiva. Durante questi interventi, il corpo del palazzo iniziò a cambiare volto e funzione, trasformando la vecchia facciata, che inizialmente era con ogni probabilità a un solo piano, in una a più piani, dal gusto rinascimentale. La costruzione dell'edificio fu commissionata all'architetto Francesco Manuli che nella realizzazione scelse soluzioni architettoniche sobrie e de-

corazioni eleganti, poco appariscenti e di grande pregio. Ma la sorpresa più affascinante è il giardino rinascimentale interno al palazzo, tornato fruibile dopo tre lunghi anni di restauro e inaugurato nell’aprile 2019 con una vera e propria festa di comunità alla presenza di un ospite speciale, il cantautore Francesco Guccini al quale questo luogo ricorda “i giardini dell’Andalusia”.


TERRITORIO

MELPIGNANO

I LAVORI DI RECUPERO DEL GIARDINO RIENTRANO IN UN PROGETTO MOLTO PIÙ IMPEGNATIVO DI RESTAURO DELL’INTERO PALAZZO

Varcando il portone d’ingresso del palazzo lo sguardo viene attratto prima di tutto dalla luce del sole che si riflette in lontananza sulla pietra leccese contornata dal verde della vegetazione. Il giardino, all’epoca dei Castriota, si trasformò concettualmente passando dall’austerità medievale e dalle funzioni difensive dei camminamenti di ronda che recingono

gli spazi interni, a luogo destinato all’ozio e deputato alle arti, alla letteratura e all’intrattenimento. La magnificenza dei cinquemila metri quadri del giardino è duplice. Architettonica innanzitutto: l’abbraccio ampio di un pergolato composto da 160 colonne, accuratamente restaurate e riposizionate durante le fasi di restauro, gli affacci sul giardino del patio con una

serie di finestre e logge in pietra leccese, la fontana di fine XVI secolo che non si trova in una posizione centrale ma spostata su un asse laterale. «La chicca del giardino è uno straordinario sistema di camminamento con pergolato composto da 160 colonne monolitiche. Le abbiamo ricollocate – raccontano i tecnici restauratori – sfruttando la tecnica originaria,


senza l’uso del cemento. Abbiamo fatto realizzare dei bicchieri in pietra leccese nei quali sono state incastrate le colonne con grande cura. Sul pergolato dovranno crescere i rampicanti che man mano daranno un effetto particolare d’insieme». Poi il pregio naturalistico con le passeggiate ortogonali a scacchiera intorno al parterre di alberi da frutto, principalmente agrumi e melograno, e piante ornamentali. «Restaurare un giardino storico è un'impresa sicuramente molto particolare perché è a tutti gli effetti un'opera d'arte – proseguono i tecnici nella descrizione dei lavori –. Gli elementi vegetali si modificano, si rigenerano, muoiono, hanno una loro vita e le difficoltà che abbiamo incontrato sono quelle tipiche di giardini abbandonati da tempo ma che hanno una grandissima storia. Tutto il camminamento era pieno di piante infestanti e abbiamo messo in atto un intervento di pulizia attento e meticoloso sempre sotto la guida della Soprintendenza. Grazie alla preziosa collaborazione del professor Piero Medagli, accedendo all'Archivio della Vegetazione Latina, abbiamo studiato uno per uno i vegetali per poterne fare una lettura di quelle che sono le specie e le varietà tipiche e prenderci cura delle moltissime piante danneggiate a causa dell'abbandono. Infine, abbiamo ricreato l’antico splendore con il reinserimento di rare varietà di agrumi, limoni, mandarini e bergamotto e scegliendo piante ornamentali con un apparato radicale che non intaccasse i resti archeologici». Tutte queste fasi sono state agevolate da indagini archeologiche documentate da immagini e riprese dall’alto per ricostruire non solo le caratteristiche del giardino ma anche quelle dell’antico borgo. E il risultato di questi studi, oltre alla catalogazione dei singoli elementi architettonici riposizionati o ancora in fase di restauro, è stato censito nella piattaforma del ministero dei Beni Culturali. I lavori di recupero del giardino rientrano in un progetto molto più impegnativo di restauro dell’intero palazzo realizzato grazie a fondi europei e della Regione Puglia. Ma il percorso complessivo di recupero dei beni architettonici di MelSALENTO REVIEW

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MELPIGNANO

pignano è iniziato tra gli anni ’70 e ’80 con la lungimiranza di Antonio Avantaggiato, sindaco dalle idee vulcaniche, prematuramente scomparso all’età di 35 anni, che già all’epoca aveva intuito che i beni culturali potevano essere un tesoro inestimabile per il borgo salentino. I suoi successori hanno seguito la stessa

strada fino all’attuale primo cittadino di Melpignano, Ivan Stomeo, il quale immagina di far diventare «il territorio di Melpignano un unico laboratorio, un unico attrattore culturale. Nelle stanze del palazzo marchesale nascerà una mostra permanente con l'intenzione di creare un museo sul tarantismo per il quale ringra-

zio la Fondazione Notte della Taranta e il presidente Massimo Manera, nostro partner in questa iniziativa. Ringraziamenti doverosi sono rivolti ai tecnici che hanno a vario titolo seguito tutte le fasi del progetto: Luigino Pirola, presidente nazionale dell’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (Aiapp); Giuseppe Stefanizzi e Tiziana Lettere (presidente Aiapp Puglia), architetti progettisti e direttori dei lavori, coadiuvati da Marilena Manoni e Tommaso Giorgino, professionisti del team di progettazione e anche loro direttori dei lavori; la responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Melpignano, Annalisa Malerba; Maria Piccarreta per la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto; la fondazione Borghi Autentici d'Italia, la fondazione Futura e tutte le aziende che hanno effettuato i lavori». E se festa di comunità doveva essere, a Melpignano non poteva che chiudersi con i musicisti dell'Orchestra Popolare de La Notte della Taranta e un omaggio al cantautore e scrittore modenese Francesco Guccini: «Un tempo potevano godere di tanta bellezza solo il marchese e la sua famiglia – ha detto l’ospite –. La grande novità è che adesso di questo giardino potete goderne tutti voi».

THE MARQUIS GARDEN, A NEW COMMUNITY JEWEL PALAZZO DE LUCA CASTRIOTA IN MELPIGNANO OPENS ITS DOORS TO THE SALENTO RENAISSANCE A garden should be tended every day. The town of Melpignano welcomes with this spirit the opening of the garden of De Luca Castriota marquis palace. Since the late 1990s, the marquis palace has belonged to the Municipality, but in 1757 the palace came into the hands of the De Luca di Molfetta marquis, who had received it from the Castriota family. In 1632, the Castriota family decided to transform the castle into a summer residence. The old facade became multi-storey, with a Renaissance style. In its realisation, architect Francesco Manuli chose sober, elegant and valuable decorations. But the most fascinating surprise is the renaissance garden inside the palace, inaugurated in April 2019, after three long years of restoration, in the presence of the singer-songwriter Francesco Guccini. Crossing the front door of the building, the eye is caught by the sunlight reflected on the Lecce stone surrounded by the green of the vegetation. The magnificence of the five-thousand-square-metre garden is twofold. Architectural, above all: a pergola composed of 160 columns, a series of windows and loggias in Lecce stone, the late-sixteenth-century fountain. Then, the naturalistic value with the orthogonal walks around the parterre of fruit trees and ornamental plants. “A historic garden is a work of art – the technicians say –. We weeded the walkway; we studied vegetables to take care of many damaged plants. Finally, we planted rare citrus varieties and chose ornamental plants with a root system that does not affect the archaeological remains.” The restoration of the garden is part of a wider and more difficult project aimed to restore the entire building. The restoration of Melpignano's architectural heritage began in the 1970s and 1980s with the foresight of Antonio Avantaggiato, a mayor who died prematurely at the age of 35. At the time, he had already realised that cultural heritage could be a priceless treasure for this Salento town. His successors followed the same path until the current first citizen, Ivan Stomeo. And if a community celebration had to be, it could only close with the musicians of the Orchestra Popolare of La Notte della Taranta and a tribute to Francesco Guccini.

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STRUTTURE RICETTIVE

GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI

Tradizione e innovazione per il futuro del Grand Hotel Tiziano Si apre una nuova era per l’hotel leccese. Da pochi mesi la direzione è stata affidata ad una giovane manager che, forte di una lunga esperienza maturata nel settore, è pronta ad avviare un ‘dolce’ rivoluzione, coniugando passato e futuro


GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI Via Porta d’Europa – Lecce (LE) tel. +39 0832 272111 – info@grandhoteltiziano.it – www.grandhoteltiziano.it – GRAZIANA GIANNETTA, DIRETTRICE HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI

Giovane, anzi, giovanissima, ma con le idee chiare e soprattutto con un bagaglio di esperienza da fare invidia ai colleghi più navigati. Graziana Giannetta, con i suoi 37 anni è, probabilmente, il direttore d’albergo più giovane del Salento. Ma l’età non deve trarre in inganno. Alle spalle ha un’esperienza ventennale maturata nell’universo ricettivo grazie ad una lunga e proficua collaborazione con Blu Hotels, importante catena alberghiera che le ha permesso di girare il mondo e di acquisire quel know-how che oggi mette al servizio di uno degli hotel più importanti e prestigiosi di Lecce, il Tiziano. Da pochi mesi è al timone di questa struttura dove oltre ad aver portato una ventata di freschezza, sta operando una dolce ma interessante rivoluzione, per creare un’offerta ancora più accattivante, in grado di esaudire le esigenze di tutti, senza snaturare il carattere di questa struttura storica che, in qualche modo, è un po’ il biglietto di visita della città. Non fosse altro per la sua posizione strategica, proprio all’ingresso di Lecce, e a pochi passi dal centro. Non un albergo qualsiasi, ma un vero e proprio colosso con le sue 274 camere, distribuite su sette piani, le famose sale meeting (13 per l’esattezza) in grado di

ospitare complessivamente fino a duemila persone ed un ristorante, il Michelangelo, anch’esso ampio e spazioso, a cui è collegato il “giardino d’inverno”, una sala attigua realizzata con ampie vetrate, perfetta per colazioni, lunch e ricevimenti. «Il Tiziano – spiega Graziana Giannetta – è un punto di riferimento per tutti. Per chi sceglie di venire qui in vacanza, per chi invece si sposta per motivi di lavoro, per chi vuole organizzare congressi e anche per chi desidera programmare cerimonie, feste, banchetti. Rispondiamo alle esigenze di ogni cliente. Anche a chi è semplicemente in cerca di relax».

In effetti, l’anima di questo gigante della ricezione ha mille sfaccettature. Non a caso il nome completo è “Grand Hotel Tiziano e dei Congressi”, proprio per enfatizzare una delle sue funzioni principali: offrire spazi eleganti, funzionali e adatti per ogni tipo di evento, meeting, riunione. La prima idea che viene in mente pensando al Tiziano è quella del movimento. Gente che va, gente che viene, gente che torna. Perché chi passa da qui ci ritorna volentieri. La qualità dei servizi, le gestione dinamica e fresca vengono premiate costantemente, da 30 anni a questa parte. E a proposito di freschezza, la giovane direttrice, radici salentine doc – è di Minervino di Lecce – e anima itinerante, alla costante ricerca del nuovo e del meraviglioso, con la sue dolce rivoluzione mira proprio a questo, a consolidare quel circuito virtuoso fra business e leisure che ha funzionato fino ad oggi, ma aggiungendo un tocco in più. «Il cambiamento e l’innovazione – afferma – servono a creare movimento, scoperta e curiosità. Ho tanti progetti su cui vorrei lavorare per dare un’impronta ancora più caratterizzante a questa struttura che, innegabilmente, ha scritto la storia dell’accoglienza leccese. Sarei onorata e felice di sviluppare anch’io un bel capitolo che possa arricchirne le pagine. Il coraggio e le idee non mi mancano e, a dirla tutta, nemmeno l’esperienza». In cantiere ci sono tante piccole iniziative

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STRUTTURE RICETTIVE

GRAND HOTEL TIZIANO E DEI CONGRESSI

pensate per mettere insieme le varie anime che compongono la struttura: soggiorni, anche di una notte, resi piacevoli da trattamenti benessere da regalarsi nella SPA, aperitivi a bordo piscina, serate allietate da esibizioni musicali e altre offerte in grado di accontentare anche

i clienti più esigenti. Location perfetta anche per ricorrenze speciali: matrimoni, anniversari, battesimi, feste di compleanno, laurea o altro. Uno staff preparato e attento si occuperà anche del più piccolo dettaglio per offrire il massimo e rendere indimenticabile ogni tipo di evento.

TRADITION AND INNOVATION FOR THE FUTURE OF THE GRAND HOTEL TIZIANO A FEW MONTHS AGO THE HOTEL MANAGEMENT WAS ENTRUSTED TO A YOUNG MANAGER WHO IS READY TO START A 'SWEET' REVOLUTION THANKS TO HER LONG EXPERIENCE IN THE INDUSTRY, COMBINING PAST AND FUTURE A young but determined woman with a wealth of experience to make the most experienced colleagues envious. Graziana Giannetta, 37, is probably the youngest hotel manager in Salento. She can boast twenty years of experience gained through to the fruitful collaboration with Blu Hotels. For a few months, she has been at the helm of one of the most prestigious hotels in Lecce, Tiziano. The hotel has a strategic position, right at the entrance of Lecce and a short walk from the city centre, 273 rooms, 13 meeting rooms, a large and spacious restaurant and a ''winter garden'', perfect for breakfasts, lunches and receptions. "This hotel – explains Graziana Giannetta – is a reference point for everyone. For those who choose to come here on holiday, for work reasons or to organize conferences and ceremonies." ''Grand Hotel Tiziano e dei Congressi'' has elegant spaces suitable for every type of event. The quality of services and dynamic management have been steadily rewarded for 30 years. The young manager aims to consolidate that virtuous circuit between business and leisure by adding a personal touch. "I would be honoured and happy to develop a nice chapter that can enrich the pages of this hotel," she says. There are many small initiatives in the pipeline: stays made pleasant by spa treatments, poolside aperitifs, evenings livened up by musical performances and other offers to satisfy even the most demanding customers. The facility is a perfect location even for special occasions: weddings, anniversaries, baptisms, birthday parties, graduations. Trained and attentive staff will take care of the smallest detail to offer the maximum and make every type of event unforgettable.

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«Posso contare su una squadra preparatissima – continua la giovane manager – ma soprattutto motivata. Riuscire a lavorare col sorriso sulle labbra, in armonia e serenità è la conquista più grande per chi opera in questo campo e anche se sono qui da pochi mesi, posso affermare con una punta di orgoglio di aver contribuito a creare un clima disteso dove non manca mai il dialogo, strumento essenziale per lavorare con piacere e puntare verso obiettivi sempre più ambiziosi». E tra questi traguardi ce n’è uno particolarmente caro alla direttrice dallo sguardo dolce e dalla volontà di ferro: riportare al Tiziano le squadre di calcio impegnate nella trasferta e soprattutto il Lecce per il ritiro pre-partita. Una bella scommessa, soprattutto dopo la promozione dei giallorossi in serie A. Nulla di nuovo in realtà. In queste sale, negli anni scorsi, sono passati tanti campioni. E, come promette Graziana «ne passeranno altri che, con la loro presenza, contribuiranno a scrivere i nuovi capitoli di questo albergo dalla grande anima».


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OTRANTO

La chiesa di San Pietro Apostolo e i fasti bizantini Pitture antiche e pregiate realizzate con la polvere di lapislazzuli per uno dei simboli della Terra d’Otranto


di eleonora leila moscara/foto massimo centonze

Passeggiando tra i vicoli di Otranto, bisognerà immergersi nel pieno del centro storico della città e percorrere le stradine più strette per trovarsi davanti a uno dei gioielli simbolo dell’epoca bizantina: la chiesa di San Pietro Apostolo, che sorge nell’omonima via. Questa piccola basilica rappresenta, nella sua fattura e bellezza, un esempio della raffinata arte bizantina e un’affascinante pagina culturale nella storia della città. Sotto Bisanzio, infatti, Otranto visse una fase di prestigio che mai più avrebbe raggiunto; fu questa l’epoca che segnò il suo ingresso come avamposto amministrativo, economico e religioso del cosiddetto “Impero Romeo”, fulcro del territorio più vicino a Costantinopoli. Romei si definivano gli stessi abitanti dell'Impero Romano d'Oriente, mentre di Bizantini si inizia a parlare solo a partire dal XVIII secolo, quando l'Impero Romano d'Oriente era ormai scomparso da circa tre secoli. Tornando alla piccola basilica, la leggenda fa risalire la sua fondazione allo sbarco nella città dei santi Pietro e Paolo, partiti da Malta alla volta di Roma per un viaggio missionario. Pare che all’epoca esistesse a Otranto un piccolo numero di schiavi convertiti al cristianesimo: in loro onore il santo avrebbe allestito una piccola tenda dove iniziò a predicare recitando il sacrificio eucaristico e, proprio in quel punto, fu poi edificata la chiesa. Quell’episodio è ricordato da un’iscrizione greca all’interno della basilica che, tradotta dallo studioso e professore otrantino Antonio Corchia, recita pressappoco così: «Qui venne Pietro vicario di Cristo, predicò all’Occidente la nuova parola, sorse la prima Chiesa del Redentore». Si è ritenuto a lungo che la basilica fosse quasi coeva alla Cattedrale ma recenti studi hanno anticipato la sua costruzione di almeno due secoli: la datazione approssimativa la collocherebbe quindi nel IX secolo, periodo successivo al passaggio della giurisdizione dal papa di Roma al patriarca di Costantinopoli. Nella chiesa è stato officiato il rito greco fino alla totale scomparsa, nel XVIII secolo, dei monaci bizantini dalla Terra d’Otranto. La struttura, realizzata in pietra

leccese e altri materiali, ha una pianta a croce greca inserita in un quadrato, con una cupoletta monolitica all’incrocio dei due bracci e tre absidi. Originariamente era dotata di una porta laterale, successivamente chiusa, mentre l’interno è suddiviso in tre navate con altrettante absidi semicircolari e si regge su otto colonne.

A rendere particolarmente preziosa la basilica sono gli affreschi a tema biblico, con caratteri bizantineggianti ed evidenti manipolazioni tardo cinquecentesche di carattere latino-romano. Questi affreschi, rimasti inalterati nonostante l’usura del tempo, sarebbero coevi all’edificazione. Due di questi sono molto pregiati e antiSALENTO REVIEW

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TERRITORIO

OTRANTO

A RENDERE PARTICOLARMENTE PREZIOSA LA BASILICA SONO GLI AFFRESCHI A TEMA BIBLICO


chi, databili tra il X e il XVI secolo: uno raffigura l’Ultima Cena del Giovedì Santo in cui Gesù è all’estremità del tavolo, gli apostoli sono rivolti verso di lui e Giuda è raffigurato in formato ridotto, senza aureola; l’altro riproduce la famosa lavanda dei piedi in cui Pietro prima si mostra restio ad accettare il rito, poi lo accetta e, infine, porta la mano al petto in segno di pentimento. Quest’ultimo affresco reca anche delle iscrizioni greche che riportano il dialogo di Gesù con Pietro. Le pitture raffigurano un cielo blu di particolare bellezza – si tratta di un blu detto oltremare –, di fattura irripetibile perché realizzato grazie alla polvere di lapislazzuli, utilizzata per lungo tempo nell’arte bizantina. Alcuni studiosi mettono in relazione queste iconografie con il pittore Teofilatto, che nel 959 risulta attivo nella Cripta di Santa Cristina di Carpigna-

no Salentino, ad appena 15 chilometri di distanza. Ne risulta un contesto stilistico e figurativo – tipicamente bizantino ma legato all’Italia Meridionale – che avrebbe continuato a fornire modelli per i secoli a venire, soprattutto dopo l’avvento dei Normanni, anche se la cultura locale è stata per lungo tempo contaminata da artigiani provenienti dal Vicino Oriente, dai Balcani e dalla Grecia, in particolare a seguito della caduta delle ultime roccaforti cristiane in Terra Santa. Con la tecnica della macinazione del lapislazzuli, artigiani e pittori riuscivano a creare un colore blu particolarmente pregiato, dalla tonalità intensa ed estremamente resistente nel tempo. Il costo di questa materia prima era paragonabile a quello dell'oro, se si pensa che le uniche miniere conosciute erano in Afghanistan. Il nome “blu oltremare”, infatti, è legato

IL NOME “BLU OLTREMARE” È LEGATO PROPRIO ALLA SUA ORIGINE, VISTO CHE VENIVA ESTRATTO PRINCIPALMENTE IN ORIENTE

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OTRANTO proprio alla sua origine, visto che veniva estratto principalmente in Oriente arrivando in Europa via mare. Sempre a causa del costo elevato, questo pigmento era riservato ad importanti iconografie che ritraevano la Vergine Maria o Cristo e utilizzarlo assumeva anche un significato devozionale: nell'arte sacra ritrarre la divinità con materiali preziosi significava fare una sorta di offerta. Il lapislazzuli era molto usato anche nell’antico Egitto, dove si riteneva che il blu profondo fosse il colore dei re (infatti viene detta anche “pietra del re”) e che la sua luce, cosparsa di punti dorati, mettesse in connessione con il divino. La polvere di questa pietra veniva impiegata per tingere le stoffe destinate al faraone e anche in medicina, per combattere i disturbi mentali e purificare l’anima. Molto spesso, per ridurre il quantitativo di pigmento utilizzato, gli artisti erano soliti miscelarlo con azzurrite, indaco o terre verdi. Questa pietra era anche ritenuta una delle più spirituali: per secoli è stata usata dai guaritori e dai sacerdoti convinti che avesse la capacità di influenzare la psiche e di favorire pace e serenità interiore. Immenso è il mondo della simbologia delle pietre e tanti furono gli artisti che la utilizzarono. Quando si parla di lapislazzuli e del suo pregiato utilizzo, infatti, non si può non avere nella mente il blu intenso e vivo

THE CHURCH OF SAINT PETER THE APOSTLE AND THE BYZANTINE GLORIES ANCIENT AND PRECIOUS PAINTINGS MADE WITH LAPIS LAZULI POWDER FOR ONE OF THE SYMBOLS OF TERRA D'OTRANTO Walking through the narrow streets of the historic centre of Otranto, you will find yourself in front of one of the jewels symbol of the Byzantine era: the church of Saint Peter the Apostle (chiesa di San Pietro Apostolo). Under Byzantium, Otranto experienced a phase of great prestige which marked its entrance as an administrative, economic and religious outpost of the so-called "Romeo Empire". Romei is how the same inhabitants of the Eastern Roman Empire called themselves, while they began to speak of Byzantines only from the eighteenth century, about three centuries after the disappearance of the Eastern Roman Empire. According to legend, the small basilica was founded at the landing in the city of Saints Peter and Paul. It seems that, at the time, a small number of slaves converted to Christianity existed in Otranto: in their honour, the saint would have set up a small tent where he began to recite the Eucharistic sacrifice. It was exactly at that point that the church was later built. Recent studies date the construction of the basilica back to the ninth century, at least two centuries earlier than that of the Cathedral. The building has a Greek cross plan, with a small monolithic dome and

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nello sfondo del Giudizio Universale di Michelangelo che lo usa abbondantemente per affrescare sia la Cappella Sistina che la Cappella Paolina per la Conversione di Saulo e la Crocifissione di San Pietro. Anche Giotto era solito utilizzare il blu lapislazzuli nei suoi affreschi: alcuni esempi li troviamo nella Cappella degli Scrovegni a Padova. L’utilizzo di questo materiale nella chiesa di San Pietro a Otranto rende il monumento una delle più fulgide testimonianze, in Italia Meridionale, dello zelo e della passione artistica, religiosa e culturale che i Bizantini ci hanno lasciato in eredità. La basilica è stata chiusa per molto tempo per problemi di staticità: in occasione dell’ultimo restauro, negli anni ’80, l’edificio è stato ripulito dagli stucchi che lo ricoprivano. I restauratori hanno constatato come, tra i vari pregi del lapislazzuli, ci sia quello, inestimabile, della resistenza al tempo: il colore degli affreschi era rimasto, infatti, intatto e ancora bellissimo nonostante i secoli e i rifacimenti. Guardando quel blu oltremare ci si immerge in un mondo di bellezza e ricchezza, un mondo che ricorda una Otranto fastosa che, nell’universo di Bisanzio, inizia a brillare come una stella nel cielo e che oggi, sulla scia di quel passato, continua a splendere di una luce unica.

three apses. The interior is divided into three naves. The biblical-themed frescoes embellish the basilica. Two of these are very valuable and ancient, dating from the tenth to the sixteenth century. The paintings depict a particularly beautiful blue sky, of unrepeatable workmanship because it was made thanks to lapis lazuli dust, used for a long time in Byzantine art. With the lapis lazuli grinding technique, artisans and painters were able to create a particularly valuable blue colour, intense and extremely resistant over time. The only known mines of this stone were in Afghanistan (hence the name "ultramarine blue"). The high cost, comparable to that of gold, meant that this pigment was reserved for very important iconographies. Lapis lazuli was also widely used in ancient Egypt, where they believed that deep blue was the colour of kings and that its light connected with the divine. The powder of this stone was also used in medicine, to treat mental health disorders and purify the soul. Speaking of lapis lazuli, we cannot fail to keep in mind the intense and vivid blue in the background of Michelangelo's Last Judgment. Even Giotto used to employ it in his frescoes. The use of this material in the church of Saint Peter in Otranto makes this monument one of the most shining te\stimonies, in Southern Italy, of the zeal and artistic, religious and cultural passion that the Byzantines left us as a legacy.


PH: Paolo Laku

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STRUTTURE RICETTIVE

ACAYA GOLF RESORT & SPA

Aneddoti fuori menu Sulla scorta di una rubrica social collaudata tempo fa, Acaya Golf Resort & SPA ripropone una singolare e simpatica iniziativa: storie e curiosità, legate ai piatti principali del ristorante, vengono illustrate tra una portata e l’altra Quanti di voi conoscono l’origine della pasta alla carbonara? Parliamo di uno dei piatti più apprezzati in tutto il mondo sulla cui genesi sono stati consumati fiumi d’inchiostro. Tra i vari racconti che accompagnano la nascita di una ricetta che, oltre a far parte del patrimonio culinario romano è una delle più apprezzate della cucina italiana, quella più diffusa riporta al periodo della Seconda Guerra Mondiale. O meglio, alla presenza dei soldati americani in Italia.


ACAYA GOLF RESORT & SPA Strada Comunale di Acaya, Km 2 – Acaya (LE) tel. +39 0832 861385 – fax +39 0832 861384 – info@acayagolfresort.com – www.acayagolfresort.com –

GABRIELE CASTIELLO: CHEF DELL'ACAYA GOLF RESORT & SPA; COSIMO DE PASCALIS: SOUS CHEF; FRANCESCA PECORARO: PASTRY CHEF; ALESSANDRO PARISI: BREAKFAST PASTRY CHEF; POALO RECCHINI: CHEF DE PARTIE; ANDREA MUCI: CHEF; SALVATORE REA: COMMIS DI CUCINA.

GIUSEPPE CAMPOBASSO, RESPONSABILE RISORSE UMANE

Si potrebbe definire un incontro tra due culture, ma anche un modo per rendere omaggio agli alleati. Quel connubio tra uova e guanciale, evidente richiamo alla colazione a stelle e strisce, conquisterà il mondo con la sua semplicità e bontà. Questo non è che uno degli aneddoti che, al ristorante dell’Acaya Golf Resort & SPA, accompagnano i piatti offerti ai commensali. Un modo originale e carino per accogliere gli ospiti, illustrando non tanto la ricetta in sé quanto, piuttosto, curiosità e passaggi non sempre noti sulle origini di un piatto, o altri episodi poco conosciuti. Un modo per accorciare le distanze con gli ospiti, per creare un rapporto amichevole, ma mai invadente, affinché chi sceglie Acaya Golf Resort & SPA possa davvero sentirsi come a casa propria. «Questa è, in sintesi, la nostra filosofia – spiega Giuseppe Campobasso, responsabile delle Risorse Umane, sempre attento alle novità, ma soprattutto sempre un passo avanti rispetto agli altri. – Cerchiamo, in ogni settore, di dare il massimo e, al contempo, di creare un circuito virtuoso in grado di coinvolgere tutti coloro che si muovono in questo microcosmo dalle immense potenzialità. Nessuno escluso. L’armonia che si respira fra colleghi – aggiunge con un pizzico di orgoglio – diventa parte integrante del bagaglio dei nostri ospiti. E chi si muove in sala, tra una portata e l’altra, raccontando aneddoti e curiosità sui piatti che di volta in volta vengono serviti, crea un movimento piacevole e vi assicuro che cambia anche l’atteggiamento del commensale». Va da sé che poi si è in presenza di un menu di tutto rispetto. Lo chef, Gabriele Castiello, ha dalla sua un’esperienza invidiabile, una professionalità come pochi e il supporto di una brigata preparata ed efficiente. È stato proprio lui a raccontarci l’origine della carbonara, in realtà dando anche una seconda versione, molto più semplice, che riporta al lavoro dei minatori che, per accumulare le energie necessarie, consumavano uova e guanciale. Il pepe aggiunto era un evidente richiamo al carbone estratto. La sua carbonara ha i colori belli vivaci di quella tradizionale ma l’anima salentina.

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STRUTTURE RICETTIVE

ACAYA GOLF RESORT & SPA pasticceri del posto che completarono la ricetta con ingredienti di elevata qualità e con una lunga lavorazione a mano. La stessa che Francesca riserva al suo babà. «Creare dolci – spiega – è un percorso a ritroso nella storia delle civiltà che ci hanno preceduto. Il nostro obiettivo è trasmettere anche l’emozione che proviamo noi addetti ai lavori. Bravura e manualità sono ingredienti a cui va sempre aggiunto quello principale che è la passione. Senza il cuore – conclude – non si fa molta strada». Già, il cuore. Motore di tutto. Specialmente in questa realtà ricettiva che si distingue per la sua anima sempre accesa. Per il garbo e la cortesia dei padroni di casa, per la sensibilità, la professionalità e l’efficienza di una squadra che rende il soggiorno degli ospiti un’esperienza autentica, indimenticabile.

PASTRY CHEF FRANCESCA PECORARO

Il suo babà, anch’esso declinato alla leccese, con una crema al rum e al vinsanto è, insieme alla mousse di tiramisù, uno dei dessert più richiesti. E qui si apre un siparietto curioso sulle origini di questo dolce dall’anima napoletana le cui radici affondano in terra polacca. Il babka ponczowa, letteralmente il “pugno della nonna”, nasce da un’intuizione di Stanislao Leszcyski, principe di Polonia e suocero di Luigi XV, mentre si trovava in esilio in Francia. Dalla Francia, il dolce approda in Italia grazie alla moglie di re Ferdinando I di Borbone, la regina Maria Carolina d’Austria, che voleva dare un tocco di classe alla cucina napoletana. Così il babà arriva a Napoli diventando, in breve, uno dei simboli della pasticceria napoletana, nonché italiana. Fu poi perfezionato dai

CHEF GABRIELE CASTIELLO

L’emulsione di riso e zafferano usata per condire gli spaghetti al posto dell’uovo, è insaporita da una crema al caciocavallo e da croccante capocollo. Leggera, stuzzicante, bella da vedere, ottima da mangiare. «In genere la reazione degli ospiti è positiva. Sono incuriositi dalle storie legate ai piatti che prepariamo e noi siamo contenti perché riusciamo a creare rapporti nuovi. Non siamo solo “operatori gastronomici” – aggiunge lo chef – ma qualcosa di più, così come i colleghi in sala. Non sono semplici camerieri che eseguono un lavoro meccanico, quello di portare i piatti, ma diventano un collante tra chi sta in cucina e chi invece è seduto a tavola». Lo stesso discorso vale anche per la sezione “dolci”. E qui entra in gioco Francesca Pecoraro, giovanissima pastry chef dalle mille risorse.

OFF-THE-MENU STORIES

Chef Gabriele Castiello has an enviable skilfulness and the support of an efficient team. And he tells us a second version of the carbonara sauce history, which refers to the work of miners. His carbonara sauce has beautiful bright colours and the Salento soul. Its creamy dressing consisting of rice and saffron instead of eggs to accompany spaghetti is flavoured with some cream of caciocavallo cheese and crunchy capocollo meat. Nice and tasty. “Guests are intrigued by the stories related to the dishes we prepare. We are not only food operators – adds the chef –, just as our colleagues are not just waiters and waitresses but become a glue between those who are in the kitchen and those sitting at the table.” The same applies to their desserts. And here comes Francesca Pecoraro, a very young pastry chef with a thousand resources. Her baba is one of the most sought-after desserts, with its Neapolitan soul and Polish roots. “Our goal – explains Francesca – is to convey our emotion. Passion must always be added to expertise and manual skills.”

ACAYA GOLF RESORT & SPA PROPOSES A SINGULAR AND PLEASANT INITIATIVE: STORIES AND CURIOSITIES RELATED TO THE RESTAURANT MAIN DISHES ARE DESCRIBED BETWEEN ONE COURSE AND ANOTHER How many of you know the origin of pasta with carbonara sauce? That combination of eggs and cured pork that would conquer the world with its simplicity and tastiness may be an obvious reference to the star-and-stripe breakfast, and it would be a tribute to the Allies during the Second World War. At Acaya Golf Resort & SPA, curious anecdotes accompany the dishes offered to diners. An original way to welcome guests, with unknown stories about the origins of a dish or other little-known episodes. A way to create a friendly but never intrusive relationship with customers. “We always try to do our best – explains HR Manager Giuseppe Campobasso –. The harmony among colleagues becomes an integral part of our guests' experience.”

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TERRITORIO

TORRE SANT'ANDREA

Il racconto di un luogo mutevole e immutabile Ci sono posti che possono essere descritti in modo convenzionale, altri vanno semplicemente vissuti Al mattino presto la luce filtrava speranzosa dalle tapparelle, non pensavo a nulla se non al mare. Passavo almeno un’ora a oscillare sul dondolo e guardare quella striscia blu disegnata alla fine del viale della mia casa, fare colazione, aspettare con calma infinita che mia zia e i cugini più piccoli fossero pronti. Era la calma di chi conosceva bene la

propria routine quotidiana fatta di gesti misurati, di mia nonna e mio nonno perennemente indaffarati ma sempre abbastanza liberi per noi nipoti, per una carezza, una storia, un pezzo di memoria. Forse sono stati proprio i loro ricordi a farmi innamorare del luogo che vi sto per raccontare e lo voglio descrivere così, in modo personale, perché non riuscirei a

scriverne diversamente. Ci proverò a inserire dichiarazioni, ma fatemi cominciare così, con me bambina che ogni mattina al risveglio penso solo al mare, al mio piccolo mare che mi appare immenso, a quella baia stretta fra gli scogli che ancora oggi mi fa vibrare. Così “scendevo” a Sant’Andrea, essendo la nostra casa ubicata in alto, prima


di marcella barone/foto massimo centonze

NELL’INVERNO DEL 2013, IL CROLLO DEL COSTONE CHE PORTAVA DALLE GROTTE DEI PESCATORI ALLA “PUNTA” È STATO UN DURO COLPO DA DIGERIRE

dell’incrocio che, a destra, porta a Otranto, a sinistra, invece, a Torre dell’Orso. Ci scendevo al mattino per fare il bagno e la sera per mangiare la pizza al “Babilonia”, poi, in vista dell’adolescenza, le incursioni si sono fatte sempre più numerose. Così il palinsesto si arricchiva: il bagno mattutino, il sole pomeridiano, il caffè in ghiaccio dopo pranzo, la pizza al taglio e coca-cola, più tardi sarebbe diventata birra, al tramonto. Era un richiamo continuo, una sirena bellissima che non faceva che cantare, e cantava sul serio quasi tutte le

sere chiamando a sé gente da ogni luogo che invadeva la piazzetta, sconfinava sulle collinette e sulla “Punta”, ballava fino a notte fonda al ritmo convulso dei primi grandi concerti organizzati lì proprio dai titolari del Babilonia. Forse c’eravate anche voi: Africa Unite, Skiantos, Mau Mau, Sud Sound System, Subsonica. Ogni artista che ha suonato qui vi si è indissolubilmente legato, tornandoci negli anni così come si torna a casa. È ancora il posto speciale di molti questa baia, il sentimento non si è sgretolato come invece purtroppo è accaduto per il costone roccioso. La sua forma è mutata molte volte dando vita a nuovi scogli come il Tafaluro, la famosa sfinge, frutto di un’erosione antica. La costa di Sant’Andrea, caratterizzata da un’instabilità geologica per la continua erosione provocata dall’incessante moto del mare e del vento, è una donna che invecchia conservando il suo fascino. Qualche ruga ad indicare che ha vissuto intensamente e nuove storie da raccontare alle prossime generazioni. Nell’inverno del 2013, il crollo del costone

che portava dalle grotte dei pescatori alla “Punta” è stato un duro colpo da digerire. Ma la natura è così, imprevedibile e meravigliosa, come afferma il sindaco di Melendugno, Marco Potì: «Intervenire sull’erosione costiera significa andare a minacciare un equilibrio perfetto e meraviglioso tra la natura e l’uomo. L’erosione ci ha regalato i faraglioni di Sant’Andrea, lu Tafaluru, le Due Sorelle a Torre dell’Orso, la Grotta Poesia a Roca. Non possiamo impedire alla natura di fare il suo corso, ma dobbiamo lavorare per la sicurezza delle persone». Nei racconti di mio nonno c’è un porto pieno di barche pronte a prendere il mare. Intorno solo natura incontaminata, alberi, mare, scogli. Non era raro vederci pascolare il bestiame. Poi sono spuntate le prime case, negli anni ’70 un baretto, la strada asfaltata, e Sant’Andrea ha iniziato ad essere un attivo borgo marinaresco. Nella zona alta i faraglioni, oggi immagine da copertina, lu Pepe, poi la discesa verso il porto e ancora più avanti, verso la Punta, a guardare l’orizzonte che qualche volta SALENTO REVIEW

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TERRITORIO

TORRE SANT'ANDREA


ELIMINEREMO IL PARCHEGGIO CHE SI TROVA NEI PRESSI DEL FARO E, AL SUO POSTO, REALIZZEREMO UN BELVEDERE NATURALISTICO

regala la visione delle montagne dell’Albania. Sono nuvole o sono montagne? Tutti ce lo siamo chiesti almeno una volta. La generazione di mio nonno ha visto mutare Sant’Andrea da un luogo intimo, per i pochi abitanti della zona, a destinazione per un numero sempre crescente di visitatori; dapprima era la località di mare prediletta dalla gente di Borgagne, Martano, Calimera, poi è diventata quasi meta di pellegrinaggio per i turisti e non solo. Cosa potrebbe diventare Sant’Andrea? Mi risponde ancora Marco Potì: «La riqualificazione di questa marina è al centro della nostra attenzione con una serie di interventi che effettueremo appena finita l’estate. Il primo rientra nei progetti integrati di riqualificazione dei paesaggi

costieri, già finanziati dalla Regione Puglia con 5 milioni di euro per l’intero litorale delle marine di Melendugno: elimineremo il parcheggio che si trova nei pressi del faro e, al suo posto, realizzeremo un belvedere naturalistico e un punto panoramico d’eccellenza al posto dell’attuale foresta di automobili. All’ingresso di Sant’Andrea attrezzeremo un parcheggio stagionale che porti alla marina attraverso un percorso ciclopedonale sicuro. Poi provvederemo alla sistemazione di tutta la piazzetta e della discesa a mare con basolato in pietra naturale di pregio, lo scivolo delle barche sarà riqualificato assieme a marciapiedi e illuminazione. A questo si somma un intervento dell’amministrazione comunale che andremo ad approvare a breve e che

prevede la realizzazione di un parco verde e la valorizzazione delle grotte intorno, quelle di fronte la baia, incastonate tra le case e le grotte dei pescatori esistenti. L’intervento avrà un costo di 152mila euro, recuperati dall’imposta di soggiorno. Le grotte dei pescatori posizionate lungo il percorso danneggiato dall’erosione purtroppo non potranno essere fruibili, ma curandone il decoro, l’illuminazione e raccontandone la storia, speriamo di mantenere viva la memoria della tradizione della marineria locale anche per il futuro». Per completare la pedonalizzazione della baia, l’amministrazione è al lavoro per trovare un accordo con il Comune di Otranto per la manutenzione della parte di sua competenza (quella della pineta) SALENTO REVIEW

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INFO Località, indirizzo tel. +39 0000 0000000 www.fintotesto.it, info@fintotesto.it

TERRITORIO

TORRE SANT'ANDREA

e la creazione di una strada alternativa per gli abitanti in modo che la piazzetta diventi zona completamente pedonale. Le potenzialità turistiche del luogo, infatti, sono notevoli e ancora molto inesplorate ma, soprattutto, per chi come me può dire di esserci nato e cresciuto, vedere Sant’Andrea risplendere è un sogno ad occhi aperti. Non vedo l’ora che la veda mio nonno. Dire Sant’Andrea e dire Babilonia è un po’ la stessa cosa: non esiste l’uno senza l’altro, è così da ormai trent’anni. Erano in sei quando, verso la fine degli anni ’80, hanno rilevato il vecchio bar che sorgeva all’inizio della discesa verso la baia facendone una pizzeria, presto diventata l’avamposto della musica live nel Salento. I titolari del Babilonia sono stati dei precursori in questo: la notte di San Lorenzo, con il grande concerto nella piazzetta e i fuochi d’artificio, era un evento che si poteva trovare solo lì e solo dopo molti anni altri locali lo hanno emulato. «C’era un rispetto diverso tra titolari di locali – racconta Enzo Merola, uno dei proprietari – : se noi organizzavamo un concerto ogni mercoledì, gli altri lo organizzavano un altro giorno della settimana e così lavoravamo tutti. Per gli artisti che sono passati da qui, il Babilonia era un trampolino di lancio, una vetrina, ed è stato bello crescere insieme con gli Africa Unite, gli Skiantos, poi i Subsonica, Roy Paci, i Sud Sound System, i Mau Mau, i Fratelli di Soledad, gli Après la Classe. E quanti di loro hanno dedicato delle canzoni al Babilonia! Negli anni ’90 abbiamo coniato questa espressione: Salentu, lu sule, lu mare, lu jentu. Siamo diventati persino un brand, era di tendenza avere la t-shirt del Babilonia e mangiare le nostre schiaccine, la pizza al taglio, inimitabili a detta di tutti. Ancora oggi manteniamo alto il livello del nostro prodotto e anche la nostra programmazione musicale. Sant’Andrea è la nostra casa e, ieri come oggi, vogliamo solo il meglio per lei». To say Sant'Andrea and to say Babilonia is a bit the same thing: it has been like this for thirty years. There were six people when, towards the end of the 1980s, they took over the old bar and turned it into a pizzeria, soon becoming the outpost of live music in Salento. “For the artists who have passed through here, Babilonia was a springboard – says Enzo Merola, one of the owners – and it was great to grow together with Africa Unite, Skiantos, then Subsonica, Roy Paci, Sud Sound System, Mau Mau, Fratelli Soledad, Après la Classe. Even today we keep the level of our products and of our musical planning high. Sant'Andrea is our home and, yesterday like today, we only want the best for it.”

THE STORY OF A CHANGING AND UNCHANGEABLE PLACE THERE ARE PLACES THAT SIMPLY HAVE TO BE LIVED As a child, I "went down" to Sant'Andrea, since our house was located high up. I went down in the morning to bathe and in the evening to have a pizza at "Babilonia". Then, as a teenager, the incursions became more and more numerous. It was a continuous lure, a beautiful mermaid singing almost every night, at the unrestrained rhythm of the first big concerts organised here: Africa Unite, Skiantos, Mau Mau, Sud Sound System, Subsonica. Over time, the rocky crag has crumbled. Its shape has changed many times, giving rise to new rocks like the Tafaluro, the famous sphinx. “The erosion has given us the sea stacks of Sant'Andrea, lu Tafaluru, Due Sorelle in Torre dell'Orso, Grotta Poesia in Roca – says Mayor Marco Potì –. We cannot prevent nature from taking its course, but we must work for the safety of people.” In my grandfather's stories, there is a harbour full of boats. All around,

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only pristine nature, trees, sea, rocks, cattle. Then came the first houses, a small bar in the 1970s, the paved road, and Sant'Andrea started to be an active fishing village. My grandfather's generation has seen Sant'Andrea change from an intimate place to a destination for an ever-growing number of visitors. Marco Potì continues: “The redevelopment of this marina is at the centre of our attention. We will eliminate the parking near the lighthouse; we will create an excellent naturalistic viewpoint. We will equip a seasonal car park and a safe pedestrian cycle path. Then, we will reorganise the whole square and the downward slope to the sea; the boat ramp will be redeveloped along with sidewalks and lighting. We are also preparing the construction of a green park and the enhancement of the caves around. We will tell the story of the fishermen's caves, hoping to keep alive the memory of the local maritime tradition also for the future." For someone like me who was born and raised here, seeing Sant'Andrea shine is a daydream.



TERRITORIO

LECCE

MUSEO CASTROMEDIANO, IL PIÙ ANTICO E IL PIÙ CONTEMPORANEO

Nel 150esimo anno dalla fondazione, un intervento di riqualificazione e innovazione lo restituisce alla città di Lecce con grandi ambizioni Il 22 giugno il Museo Castromediano di Lecce ha festeggiato la riapertura dopo una fase di riqualificazione degli spazi interni. Si tratta del museo più antico di Puglia, con i suoi 150 anni di storia, che ora veste un abito molto più contemporaneo, offrendo ai visitatori non solo una nuova concezione dei cinquemila metri quadrati degli ambienti espositivi, ma anche una fruizione innovativa del patrimonio storico, artistico e archeologico in essi contenuto. Questo aspetto è stato ben sottolineato da Loredana Capone, assessore regionale all’Industria turistica e culturale, nella conferenza che preceduto l’inaugurazione: «Alla città di Lecce e al Salento oggi non restituiamo

semplicemente un museo, restituiamo un pezzo di storia e un luogo dove viverla, consumarla, abitarla. Con tecnologie innovative e immersive. Più smart e accessibile, dagli anziani fino ai bambini. Perché la cultura non può essere per pochi né solo appannaggio di chi può permettersi di comprare un biglietto; al contrario, è un diritto di tutti e un’arma potentissima per abbattere i muri contemporanei, a favore dell’incontro e del dialogo. E per la Regione Puglia era ed è tutta lì la sfida. Una sfida che non poteva certo compiersi in solitudine e limitandosi al mero restauro del museo, ma lavorando insieme ai singoli territori, alle istituzioni, agli operatori, alle associazioni locali, per un piano di


di redazione/foto cristiano de salvatore

gestione a lungo termine del patrimonio. In sostanza, abbiamo voluto rovesciare la medaglia: non più prima il restauro e poi, forse, un’idea di fruizione, ma il restauro in funzione del progetto di fruizione». Nell’assumere alcune competenze prima esclusive delle Province, la Regione Puglia si è strutturata con un Polo bibliomuseale che, a Lecce, è stato affidato a Luigi De Luca. In una sorta di cabina di regia, ha lui il compito di guidare il Castromediano sulla nuova rotta della contemporaneità: «Questo anniversario del Museo Sigismondo Castromediano cade nel pieno di un processo di riforma del sistema dei luoghi e delle istituzioni culturali. Un percorso di ammodernamento che riguarda l'intero paese ed in cui la Puglia c'è con la piena consapevolezza dell'importanza della valorizzazione del patrimonio culturale. Il Castromediano è un museo accogliente, dove nessuno è straniero perché tutti lo siamo. Con uno spazio per il lavoro in comune, un ambiente favorevole alle nuove idee e alle nuove imprese, un museo per i bambini, per apprendere e crescere a contatto con l'arte del passato e uno sguardo sul futuro, uno spazio per il relax, per ritrovarsi, meditare, al riparo dal caos del mondo. Un museo capace di riproporre ogni giorno lo stupore e l'enigma dell'appuntamento con la bellezza». Per la Provincia di Lecce, che conserva la cogestione del museo, l’intervento regionale ha costituito una opportunità di rilancio importante in una fase di difficile riorganizzazione dell’ente. Sincera, dunque, è stata la soddisfazione espressa dal presidente, Stefano Minerva: «Il Museo Castromediano tornerà, dunque, ad essere quel trait d’union che concilia il valore unico della storia con l’innovazione odierna, combinandoli insieme e donando alla città di Lecce e alla provincia tutta un luogo in cui la comunità possa godere della cultura. Perché la cultura, nonostante la inesorabile velocità e volatilità di oggigiorno, è ancora capace di emozionare, di stupire, di accogliere, di avere una funzione sociale». Per il Castromediano inizia ora un viaggio del tutto nuovo, dove il dispiegamento

IL CASTROMEDIANO È UN MUSEO ACCOGLIENTE, DOVE NESSUNO È STRANIERO PERCHÉ TUTTI LO SIAMO delle vere potenzialità del museo non avrà più alibi. Marco Giannotta, vicepresidente del Teatro Pubblico Pugliese, ha rappresentato molto bene il punto di svolta, tra passato e futuro: «Lecce e il suo museo: solo una congiunzione a stabilire per decenni la relazione che è intercorsa tra la città di Lecce e il Sigismondo Castromediano. Due realtà disgiunte: la prima, la città, in costante evoluzione e aperta al mondo; il secondo, arroccato su se stesso e depositario di un sapere esclusivamente elitario. Un luogo distante, freddo. Oggi Lecce diventa il suo museo: un luogo inclusivo, in ascolto, aperto al

territorio e alle interazioni, con gli ambienti tutti visitabili. Il sapere varca le austere mura della struttura e si offre al cittadino e al visitatore, in un rapporto dialogico per costruire la comunità della conoscenza». L’inaugurazione, che è stata programmata per essere una sorta di restituzione alla città e dunque liberamente accessibile al pubblico nei limiti della capienza possibile, si è aperta con il concerto “Pangea”. Una terra, un mare, un popolo, diretto da Carolina Bubbico con Eliseo Castrignanò. Insieme hanno condotto l’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento “OLES” in un percorso musicale dedicato al mare

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Lecce, viale Gallipoli, 28 tel. +39 0832 683503 Museo Castromediano - Lecce

TERRITORIO

LECCE

AL CENTRO: CAROLINA BUBBICO

PER IL CASTROMEDIANO INIZIA ORA UN VIAGGIO DEL TUTTO NUOVO, DOVE IL DISPIEGAMENTO DELLE VERE POTENZIALITÀ DEL MUSEO NON AVRÀ PIÙ ALIBI e a differenti geografie: Salento, Africa, Palestina, Bulgaria, Grecia, sino ad arrivare in Brasile e in Messico. Durante la rappresentazione musicale, sulla facciata del Museo Castromediano

è stato proiettato un video mapping, “Samar”, di Hermes Mangialardo, che, in parallelo con il viaggio musicale orchestrato da Carolina Bubbico, ha trasportato il pubblico nei luoghi evocati, tra suk e

bazar, dall’Europa Orientale fino all’America del Sud attraverso il filo conduttore costituito dal mare. Alla fine del concerto, è seguita la visita ai rinnovati spazi espositivi, salutata dallo spettacolo del corpo di ballo de La Notte della Taranta, ispirato all’opera “Bachi da setola” dell’artista Pino Pascali. Le coreografie sulle note della Pizzica di Stifani hanno raccontato il minimalismo mediterraneo, tra materiali pop e immaginario transmediale, tipici di Pascali. Per ricordare, invece, la profonda connessione tra il museo, il territorio e la sua lunga storia millenaria, è stata esposta “La colonnina di Patù”, che contiene gli elementi che più hanno contraddistinto la civiltà messapica che, nel Tacco d’Italia, si è sviluppata differenziandosi da quelle più o meno coeve grazie a tutto ciò che arrivava dal mare: questo condensato è stato sintetizzato in pochi graffi, delle navi e delle lettere che hanno reso un pezzo di pietra, una volta parte integrante di una colonna più grande, un reperto di straordinario valore archeologico. DA SINISTRA: LUIGI DE LUCA, LOREDANA CAPONE, STEFANO MINERVA E CARLO SALVEMINI

ASSESSORE LOREDANA COPONE CON ALCUNI MUSICISTI E BALLERINE DELLA NOTTE DELLA TARANTA

“CINQUE BACHI DA SETOLA E UN BOZZOLO” DI PINO PASCALI

MUSEO CASTROMEDIANO, THE MOST ANCIENT AND THE MOST CONTEMPORARY IN THE 150TH YEAR SINCE ITS FOUNDATION, A REDEVELOPMENT INTERVENTION RETURNS IT WITH GREAT AMBITIONS On 22nd June, Museo Castromediano di Lecce celebrated the reopening after the redevelopment of its interior spaces. Now, the most ancient Apulian museum wears a contemporary dress, offering its visitors an innovative use of its historical, artistic and archaeological heritage. “Today, we give back a piece of history to Salento – says Loredana Capone, the regional councillor for the Tourist and cultural industry –. Culture is everyone's right, a powerful weapon to break down contemporary walls.” Luigi De Luca, one of the people in charge of the management of the new museum, says: “The Apulia Region is fully aware of the importance of enhancing cultural heritage. This museum represents a favourable environment for new ideas and new businesses, a museum for children,

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a space suitable for enacting the wonder and the enigma of the encounter with beauty every day.” The Province of Lecce preserves the co-management of the museum. According to Marco Giannotta, the vice-president of the Teatro Pubblico Pugliese: “For many years, Lecce and its museum were two separate realities. Today, however, the museum has become an inclusive place, whose objective is to build a knowledge community.” The inauguration opened with a concert dedicated to the sea and many different places: Salento, Africa, Palestine, Bulgaria, Greece, up to Brazil and Mexico. A video mapping, "Samar" by Hermes Mangialardo, transported the public to the places evoked, between souks and bazaars, from Eastern Europe to South America. At the end of the concert, a visit through the renovated exhibition spaces followed, accompanied by a dance performance.


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IL LUSSO DI POTER RACCONTARE UNA STORIA IMPORTANTE Palazzo Ducale Venturi è il primo hotel 5 stelle lusso in Puglia e tra i primi in Italia con crioterapia, un trattamento hi-tech che opera a -190° per un’efficacia total body in 3 minuti.

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STRUTTURE RICETTIVE

CDSHOTELS

CDSHOTELS,

LA FAMIGLIA SI ALLARGA La nota catena alberghiera leccese ha recentemente acquisito la gestione di un villaggio in Sicilia. Salgono così a dieci le strutture amministrate dalla Società

Non solo Puglia. La qualità di CDSHotels sbarca anche in Sicilia, con la gestione del Terrasini – Città del Mare a Palermo. Una novità importante che proietta la nota catena alberghiera leccese ai massimi livelli nel panorama ricettivo italiano. Un villaggio immerso in un lussureggiante parco di 27 ettari, con una vista mozzafiato sul Golfo di Castellammare: questa è CDSHotels Terrasini, storica struttura ricettiva siciliana, da sempre punto di riferimento per il turismo sull'isola. Il villaggio, tra l’altro, sorge a pochi chi-

lometri dall’aeroporto ed è vicino ai più importanti siti turistici siciliani. Location di bellezza incomparabile, con camere e terrazze affacciate direttamente sul mare, la struttura è dotata di quattro piscine (di cui una olimpionica), quattro ristoranti (tre di essi sono a tema), un centro congressi composto da sei sale, un ampio centro benessere, area shopping, campi sportivi e, per gli appassionati, il Toboggan, il più alto scivolo d’acqua d’Europa, tra i dieci più famosi al mondo. Tutto questo per offrire, in pieno stile CDSHotels, divertimento e relax. Stile mediterraneo e camere immerse nel verde, a strapiombo sul mare, il villaggio ha tutte le carte in regola per essere meta perfetta per la vacanza perfetta.

E con esso, le strutture gestite dalla catena alberghiera, il cui azionariato è interamente salentino, salgono a dieci. Tutte accomunate da un filo invisibile, ma robusto, che lega insieme hotel di lusso, masserie e villaggi, ed è lo stesso filo che ricama lo stemma dell’eccellenza che da sempre è il tratto distintivo dell’azienda. Dalla Puglia alla Sicilia, dunque, con l’entusiasmo di sempre ma soprattutto con l’ambizione di chi è abituato ai grandi numeri, senza tuttavia perdere di vista gli obiettivi principali: ampliare la scelta nel segmento leisure, valorizzare il territorio e, nel contempo, contribuire all’incremento dei livelli occupazionali. Ad accomunare le dieci strutture, che vanno dalla provincia di Bari fino alla costa


CDSHOTELS S.P.A. Via Bastianutti, 25 – Lecce (LE) tel. +39 0832 351321 – info@cdshotels.it – www.cdshotels.it –

palermitana, passando per il Salento, sono: bellezza del paesaggio circostante, mare cristallino ma soprattutto la filosofia dell’accoglienza. L’ospite viene prima di ogni cosa. E questo si traduce in accoglienza professionale, ma calorosa, e in ospitalità intima anche in strutture più estese, a dimostrazione del fatto che il viaggiatore non è mai un numero. Ed è così per il Pietrablu Resort & Spa di Polignano a Mare, per il Riva Marina Resort di Torre Guaceto; per il Relais Masseria Le Cesine; per il villaggio Alba Azzurra di Torre dell’Orso; per lo Spa Hotel Basiliani e per l’Hotel Corte di Nettuno (entrambi a Otranto); per il Marenea Suite Hotel a Marina di Marittima; per il Costa del Salento Village a Lido Marini Ugento; per il Grand Hotel Riviera a Santa Maria al Bagno e per l’ultimo gioiello ricettivo entrato a fare parte di questa grande famiglia, il Terrasini di Palermo. «Per noi – spiega Fioravante Totisco, amministratore unico di CDSHotels –, la cosa più importante è che l’ospite torni a casa con la sensazione di aver ricevuto di più di quanto abbia pagato, siano 3, 4 o 5 le stelle. Certo i numeri sono importanti

e ci fanno capire quanta responsabilità abbiamo nei confronti di chi ci sceglie. Quest’anno sono previste circa 600.000 presenze, un grande impegno che condivideremo con entusiasmo con i circa 1000 collaboratori». E con l’acquisizione del Terrasini si allarga la “famiglia” CDSHotels. «Ci apprestiamo a vivere l’imminente stagione estiva con lo spirito di sempre – conclude Totisco –. Con grande umiltà, spirito di servizio e con la speranza che l’ospite si renda conto di quanto ci teniamo a farlo stare bene».

CDSHOTELS, THE FAMILY GROWS THE WELL-KNOWN HOTEL CHAIN FROM LECCE HAS RECENTLY ACQUIRED THE MANAGEMENT OF A HOLIDAY RESORT IN SICILY. THUS, THE NUMBER OF ACCOMMODATION FACILITIES MANAGED BY THE COMPANY RISES TO TEN Not just Apulia. The quality of CDSHotels also arrives in Sicily, with the management of Terrasini – Città del Mare in Palermo. A resort nestled in a lush park of 27 hectares, with a breathtaking view of the Gulf of Castellammare: this is CDSHotels Terrasini. The resort is located a few kilometres from the airport and is close to the most important Sicilian tourist sites. With rooms and terraces overlooking the sea, the hotel has four swimming pools, four restaurants, a conference centre, a large wellness centre, a shopping area, sports fields and the Toboggan, the highest water slide in Europe.

The resort has everything it takes to be the perfect destination for the perfect holiday. The facilities managed by the hotel chain are ten. From Apulia to Sicily, with enthusiasm and ambition, without losing sight of the main objectives: enhancing the territory and, at the same time, contributing to increase the employment levels. The beauty of the surrounding landscape, a crystalline sea, and a professional but warm hospitality unite these facilities. This is the case for the Pietrablu Resort & Spa in Polignano a Mare; for the Riva Marina Resort in Torre Guaceto; for the Relais Masseria Le Cesine; for the resort Alba Azzurra in Torre dell'Orso; for the Spa Hotel Basiliani and for the Hotel Corte di Nettuno (both in Otranto); for the Marenea Suite Hotel in Marina di Marittima; for the Costa del Salento Village in Lido Marini Ugento; for the Grand Hotel Riviera in Santa Maria al Bagno and for the last accommodation jewel that has become part of this great family, the Terrasini in Palermo.

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TERRITORIO

CASTIGLIONE D'OTRANTO

MULINO DI COMUNITÀ: LA REALTÀ NASCE DALL’UTOPIA

Esperimento unico in Italia, il mulino di Castiglione d’Otranto rivendica, promuove e mette in pratica la “democrazia del cibo” È stato inaugurato il 31 marzo a Castiglione d'Otranto, piccolo borgo salentino, il mulino di comunità, esempio concreto di una progettualità che coniuga passato e presente, saperi rurali e alta tecnologia, socialità e occupazione, sfruttando la forza delle idee e della terra. Un progetto che si inserisce in una serie articolata di attività e che muove i primi passi nel 2011. È allora che nasce l’associazione “Casa delle Agriculture Tullia e Gino”, con gli obiettivi di «ridare vita ai terreni abbandonati, ripopolare le campagne, generare

economia sostenibile e rafforzare i vincoli di comunità». La “u” di agriculture restituisce a livello lessicale una visione che punta, attraverso la coltivazione della terra, a raggiungere obiettivi di profondo rinnovamento culturale. Obiettivi inclusivi di natura sociale, politica, etica ed economica. Tullia e Gino, invece, sono i coniugi Girolomoni, «i pionieri del biologico italiano, che 40 anni fa hanno riportato la vita sulle colline marchigiane attraverso una nuova idea di agricoltura», alla cui azione l’associazione si è ispirata, come ricorda la presidente Tiziana Colluto.

La Casa delle Agriculture ha aggregato lo spirito comunitario, a Castiglione e nei paesi limitrofi, attorno alla terra e verso obiettivi che si alimentano l’un l’altro: ripopolare i terreni abbandonati, riprendendo a coltivarli, e tutelare la biodiversità del territorio, recuperando cereali antichi (come i grani Russello, Cappelli, Timilia, Scorsonera, il farro mono e di cocco) ma anche ortive locali (come il pomodoro di Morciano, il pomodoro Fiaschetto, l’invernale Regina) e leguminose; riallacciare il rapporto con gli anziani, custodi e maestri delle pratiche agricole,


di fiorella perrone/

e sensibilizzare all’attivismo sociale e politico. La partecipazione dei cittadini è stata attiva fin dall’inizio, così come lo è stata quella di numerose associazioni e realtà locali. «I cittadini di Castiglione e dei paesi intorno hanno iniziato a cederci i propri terreni e fabbricati rurali – ricorda ancora Colluto – attraverso una formula che dà grande fiducia, quella del comodato d’uso gratuito. Quelle campagne incolte rappresentano un costo per i proprietari, noi le abbiamo coltivate senza chimica e lì sono tornati cereali, ortaggi, canapa, alberi da frutti minori. Si è osato: abbiamo avviato un piccolo vivaio della biodiversità, per recuperare, selezionare e riprodurre semi in via d’estinzione, ridistribuendoli ai contadini». La semina è collettiva e si trasforma in un rito festoso dove prendono corpo lo spirito e i propositi dell’associazione, «la valorizzazione del lavoro agricolo, il rafforzamento dei rapporti intergenerazionali, il recupero di grani e sementi perduti, il ripristino dei vincoli di comunità», sottolinea Alessandra Fersini, responsabile commerciale e marketing della cooperativa nata dall’associazione, che con

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TERRITORIO

CASTIGLIONE D'OTRANTO

È PRIMA DI TUTTO UNA QUESTIONE DI SALUTE, DALLA QUALE NON POSSONO ESSERE ESCLUSE LE FASCE MENO ABBIENTI quest’ultima mantiene un inscindibile legame virtuoso. «Chi semina utopia raccoglie realtà» è uno dei motti dell’associazione. Una realtà che con il mulino di comunità si è tradotta nel progetto forse più ambizioso. Un progetto che attua la “restanza”, la resistenza alle distorsioni del sistema socio-economico, una caparbia volontà di restare, di «ricostruire il futuro partendo dalla terra». È stato anche pensando alla possibilità di creare occupazione, infatti, che l’idea del mulino si è fatta strada. E poi la «democrazia del cibo», garantire cioè la possibilità a tutti, a prescindere dalle proprie capacità economiche, di nutrirsi in modo sano. È significativo, e preoccupante, infatti, che proprio uno degli alimenti alla base della nostra dieta, il grano, si trasformi in una minaccia per la nostra salute. «In Italia, molto del grano che consumiamo arriva dal Canada, dove è consentito l’uso di pesticidi vietati in Europa – spiega Fersini –. Noi abbiamo lanciato ad Andrano la prima petizione per l’abolizione dei pesticidi e i nostri metodi di coltivazione sono totalmente naturali. Di conseguenza la nostra produzione cerealicola ha caratteristiche organolettiche e nutrizionali sane, oltre che molto più gustose, come ci confermano i nostri clienti. È prima di tutto una questione di salute, dalla quale non possono essere escluse le fasce meno abbienti. Oggi, negli oltre 20 ettari che coltiviamo, pratichiamo una agricoltura organica, sostenibile ed etica». Quello che mancava per rendere la filiera completa e di qualità era proprio un mulino. In particolare un mulino a pietra, le cui caratteristiche consentono di salvaguardare al meglio le proprietà dei cereali. Il progetto per arrivare a crearlo è stato ancora una volta corale, con una straordinaria partecipazione 70 71

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dal basso (la campagna di raccolta fondi avviata nel settembre 2016 con “Salento Km0” ha raccolto in un solo mese 37 mila euro) e il sostegno delle istituzioni (la Regione Puglia ha acquistato parte dei macchinari). Oggi il mulino è una realtà all’avanguardia, ad altissima tecnologia e al tempo stesso frutto dell’artigianalità (austriaca). Le sue due macine, una fissa e l’altra mobile (che garantisce un approccio dolce e a bassa temperatura e, evitando il surriscaldamento, mantiene tutte le proprietà nutritive e organolettiche), producono semole e farine integrali di alta qualità. In particolare viene salvaguardata l’integrità del germe del grano e i grani utilizzati sono quelli antichi, autoctoni (varietà pugliesi, siciliane e lucane) e che non hanno subito modificazioni genetiche. L’acquisto, oltre al mulino, di una decorticatrice (per farro e orzo), e di un pulitore aerodinamico (per cereali e legumi), che aiuta la produzione sostituendo il lavoro manuale, consente di non alzare eccessivamente i costi, che sono uguali a quelli degli altri mulini, e permette, quindi, a tutti di avere cibo sano. «Non spe lucri sed libertatis», “non con la speranza del guadagno ma della liber-

LE SUE DUE MACINE, UNA FISSA E L’ALTRA MOBILE, PRODUCONO SEMOLE E FARINE INTEGRALI DI ALTA QUALITÀ

tà” è la frase scelta per la targa affissa dentro al mulino. Presa in prestito da un frantoio del Capo di Leuca, è datata 1789, anno della Rivoluzione Francese. Oggi il mulino di comunità è una realtà, bellissima grazie allo studio di architetti

Metamor che l’ha realizzato; sinergica, grazie alle energie che vi convogliano così tanti volontari e attori del territorio; aggregante, grazie ai numerosi progetti nei quali la cooperativa è coinvolta. Ad esempio il “vivaio della biodiversità”,


Castiglione d'Otranto, via Depressa (zona Trice) tel. +39 366 5471708 Aperto da lunedì a sabato

TERRITORIO

CASTIGLIONE D'OTRANTO che attraverso la “Marcia del seme” e la “Notte verde” – che da otto anni porta a Castiglione migliaia di persone interessate ad una agricoltura etica e responsabile – raccoglie antiche sementi locali che possono essere acquistate, assieme a focacce, legumi, dolci, nello spaccio aziendale del mulino. E gli asini di Martina Franca (razza in via d’estinzione), Ettore, Achille ed Enea, destinati all’impiego sociale con i disabili mentali così come al diserbo naturale e alla con-

THE COMMUNITY MILL: REALITY COMES FROM UTOPIA A UNIQUE EXPERIMENT IN ITALY, THE CASTIGLIONE D'OTRANTO MILL PROMOTES AND PUTS INTO PRACTICE THE "FOOD DEMOCRACY" The community mill was inaugurated on 31 March in Castiglione d'Otranto, a project started in 2011. It was then that an association, "Casa delle Agriculture Tullia e Ginoʺ, was founded with the objectives of "reviving abandoned land, repopulating the countryside, generating sustainable economy and strengthening community bonds." The association takes its name from Tullia and Gino Girolomoni, two spouses who are the pioneers of Italian organic farming. In addition to cultivating abandoned lands, the association intends to protect the biodiversity of the area by recovering ancient cereals, local vegetables and legumes; to reconnect with the elderly, to raise awareness of social and political activism. “We have cultivated the lands without chemicals and there have returned cereals, vegetables, hemp and minor fruit trees,” says president Tiziana Colluto -. We have started a small biodiversity nursery in order to recover, select and reproduce endangered seeds, redistributing them to farmers." Sowing is a collective activity that becomes a festive ritual where the association's aims take shape: enhancing agricultural work, strengthening

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cimazione, nonché al turismo “lento” e accessibile, dove alle passeggiate con gli asini si affianca il riconoscimento e la raccolta delle piante spontanee. E ancora, le visite didattiche per le scolaresche che in soli due mesi dall’apertura hanno già visto passare dal mulino di comunità oltre mille ragazzi. Insomma, in questa idea di comunità che non lascia nessuno indietro, il mulino è il luogo dove idee, visioni, progetti si concretizzano, dove l’utopia diventa realtà.

intergenerational relations, recovering lost wheat varieties and seeds, restoring community bonds. "Who sows utopia collects reality" is one of the mottos of the association. The project implements a tenacious desire to rebuild the future starting from the land. It was also thinking about the possibility of creating jobs that the idea of the mill succeeded. As well as the "democracy of food", that is, guaranteeing the possibility for everyone to eat healthy, regardless of their economic possibilities. The stone mill best preserves the nutritional and organoleptic properties of the cereals and produces high-quality bran and whole wheat. The varieties of wheat seeds used are ancient, autochthonous and without genetic modifications. Their costs are the same as those of the other mills. Today, the community mill brings together many local volunteers and stakeholders. The cooperative is also involved in a "biodiversity nursery" project, thus ancient local seeds can be purchased, along with pieces of focaccia, legumes and sweets. Three donkeys from Martina Franca are destined for the social inclusion of people with learning disabilities, natural weeding and fertilisation, "slow" and accessible tourism, with the collection of wild plants. There are also educational visits for school groups. In short, in this idea of community that leaves no one behind, the mill is the place where utopia becomes reality.



STRUTTURE RICETTIVE

SCOGLIERA DEL GABBIANO

Un’oasi di pace e bellezza tra il verde e il mare Vista panoramica, scorci mozzafiato e un contesto paesaggistico unico. “Scogliera del Gabbiano” è il nido perfetto per chi ama il relax, la natura e, ovviamente, il mare Che ci crediate o no, i colpi di fulmine esistono, eccome! E non solo fra persone che si scelgono con il cuore prima e con la testa poi, ma anche fra uomini e luoghi capaci di entrare nell’anima fino a creare una connessione unica. La storia della famiglia Citterio ci insegna proprio questo.

Facciamo un passo (o due) indietro, fino ad arrivare agli anni 70. Provate a immaginare tutta la magia sprigionata dalla costa salentina in un periodo in cui era culla per pochi eletti. Troppo lontana da raggiungere, forse, e comunque non ancora meta tra le più ambite per le vacanze all’insegna del bel mare, del clima stupendo e della natura rigogliosa.


SCOGLIERA DEL GABBIANO Litoranea Lueca-Novaglie km 1.5 – Gagliano del Capo (LE) tel. +39 0833 758808 – mobile +39 347 0310037 – info@scoglieradelgabbiano.it – www.scoglieradelgabbiano.it –

Protagonista di questa storia, i cui capitoli oggi vengono scritti a quattro mani da sua figlia e da suo nipote, è Carlo Citterio, ingegnere brianzolo che, impegnato nel Salento per motivi di lavoro, si innamorò perdutamente di questo angolo di paradiso. Un colpo di fulmine tradotto, in seguito, in un progetto di vita che ha ridisegnato il modo di concepire l’ospitalità in provincia di Lecce. Nasce da questa intuizione una delle residenze turistiche più incantevoli della Puglia intera: Scogliera del Gabbiano, un insieme di ville, villette, trilocali, bilocali e monolocali arroccati sulla roccia, con vista mozzafiato sul mare. Un colpo d’occhio che non lascia indifferenti gli ospiti. Con lungimiranza, e soprattutto nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, il villaggio è una fusione perfetta con la natura circostante. Le “pajare” (tipiche costruzioni locali) sono state ristrutturate e trasformate in nuclei abitativi, ma sempre con la priorità che, sin dal principio, è il cuore della filosofia della famiglia Citterio: l’arte dell’equilibrio, la perfetta sintesi tra architettura e natura. Il complesso sorge lungo la litoranea che collega Otranto con Santa Maria di Leuca,

più precisamente a Gagliano del Capo. È immerso nella macchia mediterranea, punteggiato da ulivi secolari, oleandri, alberi di fichi, pale di fichi d’india e da tutto il verde che riuscite ad immaginare, declinato in tante sfumature, e che genera una tavolozza emotiva con il bianco delle terrazze, il blu del la piscina centrale che a sua volta richiama l’azzurro del mare sottostante. Insomma, un dipinto. Bello come i quadri che impreziosiscono le pareti di alcune villette, realizzati da Carlo prima e da sua figlia Annalisa poi, il cui tema centrale è il paesaggio salentino. Ma non è solo la bellezza a colpire il visitatore. Chi sceglie di soggiornare qui, sa perfettamente di trovare pace, relax e soprattutto privacy. Gli appartamenti sono stati concepiti in modo tale da rispettare una certa distanza gli uni dagli altri e con ingressi indipendenti, proprio perché gli ospiti possano sentirsi coccolati e soprattutto tranquilli nel nido che li accoglierà per il periodo estivo. Anche personaggi famosi adorano soggiornare in questo rifugio di rara bellezza. Poeti, attori, scrittori, cantanti, artisti internazionali trovano, in questo contesto,

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STRUTTURE RICETTIVE

SCOGLIERA DEL GABBIANO

la dimensione ideale per rilassarsi lontano da occhi indiscreti. Il restyling, che porta la firma di Andrea, nipote del capostipite, nonché architetto del paesaggio, è un ulteriore omaggio a questa terra bella e amata. Da ogni terrazzino, balcone, finestra, si gode di una vista pazzesca. Tutte le case sono state pensate per godere appieno di un panorama unico. Come per le facciate esterne, anche per gli arredi interni e per gli accessori è stato rispettato lo stesso criterio di equilibrio e misura. Colori naturali, materiali atossici, disegni sobri che richiamano lo stile mediterraneo. La semplicità, qui, è un concetto che si fonde con buon gusto,

eleganza e classe. Dalle ville a otto posti sino ai monolocali, il fil rouge è sempre lo stesso: elementi semplici ben integrati con il contesto naturale. Punto di forza del resort è la piscina. Riempita con acqua di mare, regala tuffi decisamente inconsueti. La spiaggia è comunque a pochi chilometri di distanza e, per chi fosse interessato, è possibile organizzare escursioni lungo la costa, alla scoperta delle grotte più suggestive. Location perfetta per nuclei familiari, è anche “pet friendly”. Gli amici a quattro zampe sono i benvenuti in quest’oasi di pace e bellezza. Le radici di questo posto incantato, di-

AN OASIS OF PEACE AND BEAUTY BETWEEN THE GREEN AND THE SEA PANORAMIC SPOTS, BREATHTAKING VIEWS AND A UNIQUE LANDSCAPE. "SCOGLIERA DEL GABBIANO" IS THE PERFECT HOME FOR THOSE WHO LOVE RELAXATION, NATURE AND THE SEA Love at first sight exists. Not just between people, but also between people and places. This is exactly what the history of the Citterio family teaches us. In the 1970s, when the magic of the Salento coast was the cradle for the chosen few, Carlo Citterio – an engineer from Brianza who was in Salento for work reasons – fell madly in love with this corner of paradise. Thus, one of the most enchanting tourist residences in Apulia was born. Scogliera del Gabbiano is a group of villas and flats on the rock, with a breathtaking view of the sea, in a perfect fusion with the surrounding nature. The pajare (typical local buildings) have been transformed into residential units. The complex rises up along the coastal road that connects Otranto with

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cevamo, le ha piantate 40 anni fa l’ing. Citterio. Questo frutto prezioso, adesso, è curato dalla figlia Annalisa che, con garbo e dolcezza, accoglie gli ospiti facendoli sentire a casa propria sin dalle prime battute. Un valore in più che si va ad aggiungere alla lunga lista di meraviglie che caratterizzano “Scogliera del Gabbiano”. E il nome non è stato certo scelto a caso. La sagoma chiara dei volatili che si staglia nel cielo è un’immagine romantica ma, in tale contesto, reale e consueta. Il loro passaggio su questo scorcio di Salento è un’attrazione in più che completa l’acquarello naturale tra muretti a secco, pietra leccese e calce bianca.

Santa Maria di Leuca, surrounded by the Mediterranean scrub, with the white of the terraces and the blue of the central swimming pool. A painting as beautiful as the paintings that embellish the walls of some villas made first by Carlo and then by his daughter Annalisa, whose central theme is precisely the Salento landscape. Those who choose to stay here know perfectly well how to find peace, relaxation and above all privacy. This is the reason why even celebrities love to stay in this haven of rare beauty to relax away from prying eyes. The restyling has been carried out by Andrea, one of the founder's grandsons and a landscape architect. Natural colours, non-toxic materials and sober designs that recall the Mediterranean style. Simplicity merges with elegance. The strength of the resort is the pool filled with sea water. However, the beach is only a few kilometres away. It is also possible to organise excursions along the coast, to discover the most suggestive caves. This location is not only perfect for families but is also pet-friendly.



TRADIZIONI

APICOLTURA

MELENDUGNO "CITTÀ DEL MIELE": SI RIPARTE DAI GIOVANI Una tradizione così antica da dare il nome al comune salentino: è la prima città pugliese a entrare nel circuito nazionale Un albero di pino, un insieme di alveari e tre api in volo: sono gli elementi dello stemma cittadino del Comune di Melendugno che, non a caso, agli inizi del secolo scorso era uno dei centri di maggiore produzione di miele della provincia leccese assieme alla frazione di Borgagne. Da qui trae origine il nome di Melendugno la cui identità torna prepotentemente a galla con l'adesione del comune nel circuito nazionale delle “Cit-

tà del Miele” e grazie ad un rinnovato interesse da parte di giovani che si sono avvicinati con curiosità a un mondo tutto nuovo e, di certo, non privo di insidie. Dolce e finissimo era il miele prodotto nei secoli scorsi a Melendugno. Lo confermano testimonianze risalenti al 1693 nelle quali si scriveva che il paese si chiamava così «perché quivi nei tempi andati si faceva il più perfetto miele vi fosse in provincia». E, ancora: «Me-

lendugno, detto dal mele che vi si fa, e dona agli abitatori migliore dell'attico, dell'ibleo, e di quello dell'Imetto, dagli antichi celebrati». (Paesi e figure del vecchio Salento, Congedo editore). Viene in mente un paesaggio odoroso, ricco di vegetazione, fiori e sciami. Niente xylella, solo alberi sani, un’agricoltura lenta e faticosa che sapeva dare i giusti frutti della semina e pratiche genuine come quella di allontanare le api col


di marcella barone/foto massimo centonze

SIAMO CONVINTI CHE QUESTA ATTIVITÀ ZOOTECNICA POSSA DIVENTARE IN UN FUTURO NON TROPPO LONTANO UN NUOVO SETTORE DI PRODUZIONE E SVILUPPO

fumo di sterco di bue, di pulire l’alveare con un mazzetto di penne e di levare via il miele, smielare, senza nuocere alle api. L’armonia e la ritualità di questi gesti si sono persi nel 1946 a causa delle disinfestazioni di Ddt irrorate per bonificare il terreno paludoso. Il pericoloso pesticida scacciò via gli sciami mettendo la parola fine alla produzione del dolce nettare. Settant’anni più tardi Melendugno, con il supporto di un’amministrazione determinata a riscoprire le tradizioni e attenta alle pratiche legate alla sostenibilità ambientale, ha deciso di riportare in auge l’apicoltura facendola diventare un’opportunità di crescita e lavoro. Il Co-

mune ha intrapreso un percorso che ha portato all’approvazione del regolamento di Denominazione Comunale d’Origine e del disciplinare relativo al miele, il primo prodotto ad ottenere questo riconoscimento e a qualificare il comune di Melendugno. Con il coinvolgimento di Apis Puglia, sono stati avviati dei corsi di formazione per neoapicoltori. Il consigliere Piero Marra, delegato alle Attività Produttive, ha sottolineato i benefici di questa riscoperta: «Siamo fieri di essere il primo comune in Puglia ad essere certificato “Città del Miele”. Si tratta di un importante traguardo che fa seguito alla De.C.O., approvata all’unani-

mità dal consiglio comunale, e che apre la strada a diversi progetti e manifestazioni che si affiancano a quelli già posti in essere da un piccolo ma volenteroso gruppo di apicoltori del luogo. Siamo convinti che questa attività zootecnica, che trova nel passato di Melendugno una fiorente tradizione, possa diventare in un futuro non troppo lontano un nuovo settore di produzione e sviluppo, persino turistico e terapeutico con dei percorsi legati al benessere e alla cosmesi. La nostra scelta consentirà di intercettare finanziamenti comunitari e nazionali: ad esempio, l’ultima manovra di bilancio prevede lo stanziamento di due milioni SALENTO REVIEW

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INFO Località, indirizzo tel. +39 0000 0000000 www.fintotesto.it, info@fintotesto.it

TRADIZIONI

APICOLTURA

HO IMPARATO A CONOSCERE LE API E A MUOVERMI IN ARMONIA CON LORO PERCHÉ A OGNI GESTO BRUSCO PUÒ CORRISPONDERE UNA PUNTURA

di euro per il 2019-2020 da suddividere tra le regioni italiane per erogare corsi di formazione per avvicinare sempre più operatori economici a questo importante comparto». La Puglia, che conta 25mila alveari e 500 apicoltori, si presenta sul panorama nazionale come “una nicchia qualitativa” che desta grande interesse con le sue oltre quattordici varietà di miele legate alle fioriture dei “due mari”, alcune delle quali perle rare come il miele di trifoglio, ciliegio, coriandolo e di rosmarino.

In questo contesto, dunque, Melendugno e Borgagne potrebbero apportare un ulteriore salto di qualità in termini di produzione migliorando il posizionamento regionale. Pierluigi Petrachi, perito agrario da poco specializzatosi in apicoltura, racconta con occhi brillanti quella che è una nuova avventura da vivere con profondo rispetto: «Ho imparato a conoscere le api e a muovermi in armonia con loro perché a ogni gesto brusco può corrispondere una puntura. All’inizio le chiamavo punture,

ora sono più simili a dei piccoli baci. Esistono degli sciami naturali ma sono destinati a morire a causa di vari problemi fitosanitari, come la peste americana o europea. Noi, grazie al nostro impegno quotidiano, cerchiamo di arginare questi problemi e con molte cure riusciamo a tenerle in vita. Mi piace pensare che noi aiutiamo loro e che loro aiutino noi. Le api sono così delicate che non solo il modo di rapportarsi a loro ma anche gli agenti atmosferici possono determinare il quantitativo di miele prodotto». Accanto a Pierluigi sono una decina gli apicoltori, e tra loro diverse donne, che hanno intrapreso questo cammino fatto di imprevisti, come il clima, o di punture non certo piacevoli, ma a quelle ci si deve abituare. Dopo essere divenuta una “Città dell’Olio”, Melendugno è dunque anche “Città del Miele” e porta questo stendardo alto e fiero nelle manifestazioni in programma sin alla fine dell’estate: dopo aver fatto un passaggio nello spazio BorgoTerra a Borgoinfesta (7-8-9 giugno a Borgagne), il 28 luglio il dolce nettare è protagonista nel centro storico melendugnese nell’ambito de “Le Vie del Miele”. L’11 agosto, poi, “Corti in festa” a Borgagne si pone come un’ulteriore occasione per fare la conoscenza di questa golosa nicchia di mercato desiderosa di crescere e trovare nuovi sbocchi.

MELENDUGNO, "TOWN OF HONEY": IT RESTARTS FROM THE YOUNG MELENDUGNO IS THE FIRST "TOWN OF HONEY" IN APULIA A pine tree, a set of beehives and three flying bees: these are the elements of the town coat of arms of the Municipality of Melendugno which, at the beginning of the last century, was one of the centres of greater honey production in the province of Lecce. From here, the name of Melendugno originates, whose identity comes back to the fore with its membership to the national circuit of the "Towns of Honey". The honey produced in the past centuries in Melendugno was sweet and very fine. Testimonies dating back to 1693 confirm this. A scented landscape rich in vegetation, flowers and swarms comes to mind. Slow agriculture, whose harmony and rituals were lost in 1946 due to DDT disinfestations to reclaim the marshy land. The dangerous insecticide expels the swarms, putting an end to the production of the sweet nectar. Seventy years later Melendugno decided to revive beekeeping. Councillor Piero Marra has underlined the advantages of this rediscovery: “We are convinced that this activity can become a new industry of production and development. Our choice will allow obtaining community and national funding.” Apulia presents itself on the national scene as "a qualitative niche" that raises great interest with its over fourteen varieties of honey. Pierluigi Petrachi, an agronomist recently specialised in beekeeping, tells his new adventure: “I learned to know bees and how to move in harmony with them. There are natural swarms but they are destined to die due to various phytosanitary problems. With a lot of care, we succeed in keeping them alive. The way we relate to them and the atmospheric agents can determine the quantity of honey produced.” Next to Pierluigi, there are a dozen beekeepers and, among them, several women. Melendugno will bring this banner high to the events scheduled until the end of the summer: "Borgoinfesta" (on 7-8-9 June, in Borgagne), "Le Vie del Miele" (on 28 July), "Corti in festa" (on 11 August, in Borgagne).

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KALÉ CORA

La finestra sul paradiso Un angolo incantevole, fra roccia e mare, dove il tempo si ferma di fronte ad un panorama strepitoso. Tra novità e conferme, l’estate del Kalé Cora si veste di bellezza, musica e relax

Una baia baciata dal sole, sabbia bianca finissima, mare cristallino. Potrebbe sembrare lo sfondo di un film ambientato su un’isola deserta, in realtà è “semplicemente” la descrizione del Kalé Cora, storico lido della fascia costiera adriatica salentina. È un punto di luce che illumina Torre Specchia, tra San Cataldo e San Foca, dove mille piccole insenature, tra rocce

e calette, regalano alla costa un profilo irregolare ma assolutamente stupendo. In questo contesto di bellezza e perfezione, il Kalé Cora parla una lingua universale, fatta di tante sfumature, capace di raggiungere il cuore di chi sa ascoltare. Un’anima bianca che diventa sin da subito “casa”. Bianchi gli ombrelloni, bianchi i lettini, i gazebo e la stessa sabbia, testimone silenziosa di tante storie che si sono intrecciate in questo angolo di rara bellezza. La padrona di casa, Gioara Rizzo e il suo compagno, Francesco Lustrissimi, hanno fatto della gentilezza e della cortesia il loro marchio di fabbrica. E non per il ruolo che rivestono. Loro sono proprio così, ti conquistano dal primo incontro. Sarà per il sorriso di lei, completato da una delicata fossetta sulla guancia, sarà per l’accento romano di lui, che pure il salentino lo conosce bene, fatto sta che, una volta arrivati al loro cospetto, ti senti uno di famiglia.

Una birra ghiacciata, un piatto di prelibatezze di mare, nell’aria le note estive che ricorderai con nostalgia il prossimo inverno, ed il gioco è fatto. Il tempo si ferma, giri lo sguardo verso l’orizzonte e ti perdi nel piacere di istanti fatti piccole cose. Perché è questo che qui fa la differenza: il concetto di tempo, dilatato tra un tuffo nel mare azzurro, un cocktail da gustare al tramonto ed una frisa da assaporare all’ombra del bar. A dire il vero, la sezione food quest’anno ha molto da raccontare, attraverso piatti gourmet nati dalla collaborazione con il Semiserio (noto ristorante leccese, di cui Gioara è socia) e con il suo anfitrione Gigi Perrone. Il pesce diventa re indiscusso del menù, reinventato in mille modi per accontentare anche i palati più esigenti: gamberoni, tonno, salmone sono gli alleati dello chef. Da un lato la freschezza del prodotto, dall’altro il talento degli addetti ai lavori e il gioco è fatto. Mangiare bene, anche in riva al


LIDO KALÉ CORA Litoranea San Foca-San Cataldo – Melendugno (LE) tel. +39 342 7550626 – info@lidokalecora.com – www.lidokalecora.com –

mare, è un passaggio irrinunciabile per chi è in cerca di emozioni quotidiane. Meglio ancora se sublimate dal buon bere. Ed è proprio pensando ai clienti di sempre, e a quelli futuri, che Gioara e Francesco hanno inventato, sissignori, inventato, una nuova birra chiamata Kalé (che poi è anche il nome del loro cucciolo a quattro zampe il cui musetto spicca sull’etichetta verde). Corposa ma leggera, dal gusto deciso ma poco alcolica, Kalé è la bionda dell’estate. Perfetta per ogni occasione. «Ci siamo rivolti ad un birrificio leccese per portare avanti questo progetto. Da tempo – spiega Gioara – accarezzavamo l’idea di creare una birra artigianale, che fosse un omaggio alla nostra azienda e, nello stesso tempo, diventasse una novità per l’estate. È stato impegnativo, ma anche divertente, e devo dire che siamo molto soddisfatti del risultato». Non solo cibo e mare. Il Kalé Cora è anche intrattenimento, in un ambiente curato, stiloso, dove tutto è un inno alla natura: SALENTO REVIEW

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STABILIMENTI BALNEARI

KALÈ CORA

dai colori ai materiali utilizzati per rifinire la struttura. L’amore e il rispetto per l’ambiente è presente anche nei gesti quotidiani: bandite tutte le forme di plastica, bicchieri, piatti, posate e cannucce saranno rigorosamente compostabili e biodegradabili. Una scelta, questa, operata già da tempo. Tornano, anche quest’anno, gli appuntamenti musicali, gli aperitivi al tramonto,

l’angolo relax, con il salottino sulla terrazza, dove sarà allestita un’apposita postazione per gli amanti della lettura, cene su prenotazione e tanto altro ancora. Ogni cosa, qui, è pensata per allietare il soggiorno degli ospiti e la squadra del Kalé Cora, giovane e motivata, sa come muoversi. «Preziosa, e non potrebbe essere diversamente, è la presenza di mia madre, Ornella Fazzi – prosegue Gioara – . La sua espe-

rienza è fondamentale per noi. Instancabile e forte, è lei la nostra marcia in più». Le finestre social, curate da un altro anello forte di questa catena virtuosa, Daniele D’Andrea, sono sempre aperte per chi volesse conoscere le novità e gli appuntamenti clou dell’estate. Basta un click per entrare nel mood giusto. Il resto è solo divertimento e bellezza da vivere con tutti i sensi accesi.

THE WINDOW ON PARADISE A CHARMING CORNER, BETWEEN THE ROCK AND THE SEA, WHERE TIME STOPS IN FRONT OF A BREATHTAKING VIEW. THE SUMMER AT KALÉ CORA IS DRESSED IN BEAUTY, MUSIC AND RELAXATION A sun-kissed bay with fine white sand and a crystal clear sea. Kalé Cora is a historic beach on the Adriatic coast of Salento, located in Torre Specchia, between San Cataldo and San Foca, among rocks and inlets that give the coast an irregular but absolutely beautiful outline. White beach umbrellas, white sunbeds, gazebos and the same sand in this corner of rare beauty. The landlady, Gioara Rizzo, and her partner, Francesco Lustrissimi, have made kindness and courtesy their trademark. An ice-cold beer, a plate of sea delicacies, in the air the summer notes that you will remember with nostalgia next winter. The food has a lot to tell this year thanks to gourmet dishes. Fish is the undisputed king of the menu. Fresh products and the talent of the experts are even better if exalted by good drinking. And it is precisely by thinking of the usual customers and of the future ones that Gioara and Francesco have invented Kalé, a new beer with a strong taste but with low alcohol content. It is perfect for any occasion. Not just food and sea. Kalé Cora is also entertainment. Love and respect for the environment are also present in everyday gestures: all plastic forms are banned – glasses, plates, cutlery and straws are rigorously compostable and biodegradable. Once again this year, the musical events, the aperitifs at sunset, the relaxation corner, the sitting area on the terrace with a special reading post, dinners by reservation and much more are back. The social windows, managed by Daniele D'Andrea, are always open for those wishing to learn about the novelties and the highlights of the summer.

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SALENTO REVIEW


Bastione dei Pelasgi (centro storico) - OTRANTO (LE) Tel: (+39) 0836 801088 - Tel/Fax: (+39) 0836 802931 Mobile (+39) 320 2121310 www.palazzodemori.it - info@palazzodemori.it


CULTURA

BACKSTAGE PER IL VIDEO DI PHOENIX CANARIENSIS. PH: GIULIO RUGGE

MUSICA

Con Plants Dub la linfa dell’arte si nutre di scienza Maria Teresa Santoro ci racconta il progetto realizzato insieme a dj Dubin, tra ricerca botanica e sperimentazione musicale Piante, impulsi elettrici e musica: durante i loro live set i battiti per minuto (bpm) delle diverse specie vegetali si trasformano in suoni. Maria Teresa Santoro, storica dell’arte e lighting designer, e dj Dubin, all’anagrafe Francesco Adriani, con il loro progetto, “Plants Dub”, fondono ricerca botanica e sperimentazione musicale, in una connessione tra i ritmi ipnotici del dub e le teorie della bioacustica.

Le piante, che noi siamo abituati a considerare in maniera statica, quasi non animata, sono in realtà degli esseri viventi a tutti gli effetti. Proprio su questo tema è nato un filone di studi che dimostra come le piante comunichino quando sono nella stessa terra, attraverso le radici. Ci spiega Maria Teresa che è ormai scientificamente provato che le piante sono degli essere estremamente sensibili, al punto da riuscire a capire anche con

quale intenzione ci avviciniamo a loro. Il progetto nasce quasi per caso, un po’ più di un anno fa, quando Maria Teresa stava conducendo delle ricerche in ambito botanico. Formatasi nel mondo dell’arte, ma appassionata di piante sin da bambina, aveva già in mente di approfondire il loro ruolo da un punto di vista estetico. «Ci sono dei momenti nella vita in cui le cose tornano e si incastrano. Sono venuta a conoscenza della possibilità


di aurora mastore/

MARIA TERESA SANTORO. COURTESY ARCHIVIO PLANTS DUB

NONOSTANTE LA BASE ANDASSE A TEMPO CON LEI, A UN CERTO PUNTO LA PIANTA HA MODIFICATO LE SUE FREQUENZE ELETTRICHE

abbiamo costruito una base seguendo i suoi battiti per minuto, rispettando il suo tempo, attraverso una strumentazione analogica. Nonostante la base andasse a tempo con lei, a un certo punto la pianta ha modificato le sue frequenze elettriche e ha iniziato a incontrarsi ancora di più con la base stessa. Da tutto questo è venuto fuori quel brano». FRANCESCO ADRIANI. COURTESY ARCHIVIO PLANTS DUB

di estrarre i suoni dalle piante attraverso gli impulsi elettrici che emettono e così ho contattato Francesco, che si occupa di musica, per proporgli di realizzare qualcosa insieme. Da quel momento abbiamo portato avanti una serie di esperimenti, cercando di capire se potesse essere una cosa interessante». Le sperimentazioni vengono condotte applicando alle piante un dispositivo che rileva le frequenze elettriche provocate dallo scorrere della linfa vitale. «Infatti tutti noi emettiamo delle frequenze. Si tratta di un dispositivo che funziona più o meno come un telefono: ha due elettrodi, uno collegato alla radice e l’altro alla foglia, rileva le frequenze e le trasforma, attraverso un codice MIDI, in note, in suoni che poi noi utilizziamo». È nato in questo modo “Phoenix Canariensis”, il primo brano realizzato e per il quale è stato anche girato un video tra le Cesine, i Laghi Alimini e Torre Sant’Emiliano, sul litorale adriatico salentino (per la regia di Cristian Sabatelli). Phoenix Canariensis è il nome scientifico della pianta utilizzata: per i profani si tratta di una palma. «In questo caso abbiamo fatto andare la pianta in libertà e contemporaneamente

Nonostante il progetto si ponga su un piano prettamente artistico, sin dall’inizio Francesco e Maria Teresa si sono interfacciati con l’Università del Salento ed in particolare con il dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali (DiSTeBA). «C’è stato un grande interesse da parte loro, al punto che stiamo anche conducendo degli esperimenti in laboratorio attraverso alcune piantagioni di tabacco. La collaborazione è continua, per la parte scientifica ci appoggiamo all’università all’interno di una collaborazione informale nata proprio insieme al progetto stesso. Per questo siamo stati loro ospiti nella giornata del Plants Day». Il 18 maggio scorso, infatti, si è svolto il “Fascination of Plants Day 2019”, la giornata internazionale del fascino delle piante, promossa a livello mondiale per avvicinare le persone a questo magico mondo e far conoscere la ricerca scientifica di settore. L’Università del Salento ha partecipato con una sessione di interventi organizzati presso il suo orto botanico. Tra i vari progetti è stato presentato anche Plants Dub. «Abbiamo iniziato a dialogare con loro a marzo dello scorso anno, sin da subito. Infatti, noi

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INFO Località, indirizzo tel. +39 0000 0000000 www.fintotesto.it, info@fintotesto.it

CULTURA

MUSICA

BACKSTAGE PER IL VIDEO DI PHOENIX CANARIENSIS. PH: GIULIO RUGGE

IL RUOLO UMANO, INVECE, CONSISTE NEL FILTRARE, ATTRAVERSO DIVERSI CANALI, I SUONI EMESSI DALLA PIANTA

ci muoviamo su un doppio binario: uno prettamente musicale, un altro di studio su quella che è la possibile comunicazione tra gli esseri umani e le piante. Abbiamo sperimentato la reazione delle piante ad altri suoni e agli esseri umani attraverso una chiave musicale essendo l’ambito a noi più consono, non essendo né io né Francesco dei biologi». L’arte contemporanea si nutre di contami-

nazioni e commistioni tra linguaggi differenti e anche tra discipline assolutamente distanti. Proprio per questo Maria Teresa e Francesco hanno in cantiere anche la realizzazione di percorsi installativi, oltre che esclusivamente musicali. Gli appuntamenti artistici in programma sono tanti: «Il progetto è relativamente giovane, noi stiamo già collaborando con “No finger nails” in un sodalizio oramai

WITH PLANTS DUB, SCIENCE FEEDS THE SAP OF ART MARIA TERESA SANTORO TELLS US ABOUT THE PROJECT CARRIED OUT WITH DJ DUBIN Plants, electrical impulses and music: during their live sets, the beats per minute (bpm) of the different plant species are transformed into sounds. Maria Teresa Santoro and DJ Dubin merge botanical research and musical experimentation. The "Plants Dub" project was born about a year ago when Maria Teresa – an art historian, lighting designer and plant enthusiast – became aware of the possibility of extracting sounds from plants through electrical impulses. “So I contacted Francesco, who deals with music. From that moment, we carried out a series of experiments,” she says. This is how their first track, "Phoenix Canariensis", came out. “We let the plant go free. At the same time, we built a musical arrangement following its beats per minute. Suddenly, the plant changed its electric frequencies and started to tune even better to the arrangement itself. That song came out of all this.” From the beginning, Francesco and Maria Teresa have worked in

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consolidato. Di sicuro non escludiamo altre collaborazioni. Lavoreremo alla produzione di un disco collaborando con un’etichetta del luogo, ci stiamo relazionando con diversi festival di spicco del panorama salentino, probabilmente faremo anche una performance per Matera 2019, ma si tratta di progetti che si devono ancora formalizzare. C’è comunque una progettualità interessante legata a degli eventi mirati che si inseriscono nel panorama culturale e artistico regionale. Stiamo cercando di muoverci anche in ambito nazionale». Da quest’anno, durante la stagione estiva, Plants Dub sperimenta anche i live set, durante i quali la pianta è lasciata libera di andare in live, senza alcuna registrazione. Lei compone, come un vero e proprio musicista improvvisatore. Il ruolo umano, invece, consiste nel filtrare, attraverso diversi canali, i suoni emessi dalla pianta. «Noi ci limitiamo a caratterizzare i suoni che emette la pianta, quindi la melodia che si ascolta è creata interamente da lei, al momento. L’incognita dei live set è che non si sa mai cosa verrà fuori, perché la pianta si comporta in maniera diversa in base a tante variabili come la temperatura o le persone che ci sono intorno». Così, durante i loro live, le due anime del progetto, quella artistica della sperimentazione musicale e quella scientifica, si fondono in un gioco di scambio musicale uomo-pianta, tra suoni linfatici, campionamenti e sintetizzatori.

close contact with the University of Salento and in particular with the Department of Biological and Environmental Sciences and Technologies (DiSTeBA). On 18th May, the "Fascination of Plants Day 2019" took place. The University of Salento attended the event with a session of interventions organised in its botanical garden. Among the various projects, “Plants Dub” was also presented. Maria Teresa and Francesco are also working on exhibition paths, as well as exclusively musical ones. There are many artistic events scheduled: “We are already working with 'No finger nails'. We will also work on the production of a record; we are already interacting with several leading festivals in Salento and we will probably do a performance for Matera 2019. We are trying to move around the country, too.” This year, “Plants Dub” is also experiencing live sets. “The unknown factor of the live sets is that you never know what will come out, because the plant behaves differently following many variables, such as the temperature or the people around it.” During the lives, the artistic and the scientific souls of the project come together into a game of musical exchange between people and plant.


Via Marino Brancaccio, Lecce Tel. 0832.304286 www.ristoranteblunotte.com blunottelecce@libero.it


STRUTTURE RICETTIVE

CASALE SAN GIOVANNI

Una vacanza nel cuore verde del Salento Il fascino di una masseria senza tempo e la bellezza della tipica campagna salentina. Casale San Giovanni è la chicca ricettiva nata per coccolare gli ospiti in un’oasi di pace e relax Centinaia di ulivi d’argento, un immenso parco verde e l’incanto della natura tipica dell’entroterra salentino. La bellezza di Casale San Giovanni – che non per niente si chiama anche “Residence negli Ulivi” – colpisce sin dal primo sguardo. La perfetta simbiosi fra la struttura architettonica di questa ex masseria e l’ambiente che la circonda sembra una tela dipinta a mano. Un lungo viale punteggiato da pini secolari conduce fino al casale che, con i suoi colori caldi dà il benvenuto agli ospiti. È un’oasi di pace e relax ubicato a Salice Salentino (LE), in una posizione strategica fra le tre province di Lecce, Brindisi e Taranto, non lontana dalle meravigliose

spiagge bagnate dalla Ionio, come Gallipoli e Porto Cesareo. È il luogo perfetto per trascorrere momenti di tranquillità e benessere, a contatto con la natura incontaminata, lontani dal clamore quotidiano, in una dimensione in cui tutto ruota attorno al concetto di tranquillità. Gli spazi aperti, i paesaggi rurali, gli ambienti eleganti ed accoglienti e soprattutto la cortesia della signora Stefania, splendida padrona di casa, sono gli ingredienti perfetti per un soggiorno indimenticabile. Anticamente il Casale era una masseria con impianto a corte, censita nel 1709 nel Catasto Onciario di Salice Salentino e


CASALE SAN GIOVANNI Strada Provinciale 107 – Salice/Avetrana, km 5 – Contrada San Giovanni – Salice Salentino (LE) tel. +39 333 7049996 – info@casalesangiovanni.net – www.casalesangiovanni.net –

ancora prima ospitava un monastero. Le tracce del suo passato sono ancora ben presenti: le volte a stella delle sale, per esempio, e la forma ottagonale ad otto vele del ristorante in cui spicca un maestoso camino. Altre due salette attigue richiamano la classica rusticità architettonica degli ambienti e sono ampie e spaziose, tanto da poter ospitare più di cento persone. Location ideale, quindi, per cerimonie, feste e banchetti di varia natura. Accanto alla struttura sorge una cappella del 1700, assolutamente unica, dove un tempo si riunivano i lavoratori per assistere alla Santa Messa. Il suo attuale splendore è il risultato di un complesso lavoro di restauro portato avanti con tanta passione, la stessa che anima la proprietaria di questa meraviglia senza tempo in cui antico e moderno si mescolano insieme creando un connubio perfetto. Insomma, storia, natura e garbo sono i pilastri su cui si basa la filosofia dell’accoglienza di questo luogo incantevole. Le 17 camere, arredate con sobrietà ed eleganza, e ovviamente con tutti i comfort del caso, possono ospitare fino a 70 persone. Durante i mesi estivi, gli ospiti avranno a disposizione due meravigliose piscine, di cui una solo per i più piccoli, ed uno splendido solarium. A fare da cornice a quest’angolo piacevole è un susseguirsi di rose e piante esotiche. Ideale per rilassarsi durante il giorno e per organizzare feste all’insegna dell’allegria e della buo-

na musica una volta tramontato il sole. Casale San Giovanni è aperto tutto l’anno. Così come il suo ristorante. I piatti tipici della tradizione locale ben

A HOLIDAY IN THE GREEN HEART OF SALENTO CASALE SAN GIOVANNI IS THE ACCOMMODATION TREAT MEANT TO PAMPER GUESTS The beauty of Casale San Giovanni – also called "Residence among the Olive trees" – strikes at the first glance. Located in Salice Salentino (LE), it is close to the wonderful beaches overlooking the Ionian Sea, like Gallipoli and Porto Cesareo, for example. It is the perfect place in which to spend moments of peacefulness and well-being, in contact with unspoiled nature. The rural landscapes, the elegant and welcoming environments and above all the courtesy of the wonderful landlady are the perfect ingredients for an unforgettable stay. In ancient times, Casale was a farmhouse with a courtyard, registered in

si sposano con quelli della cucina nazionale e a dare quel tocco in più ad ogni ricetta è l’olio extravergine biologico prodotto “in loco”.

1709. Earlier, it hosted a monastery. The traces of its past are still there: the star vaults of the rooms, for example, and the octagonal shape of the restaurant in which a majestic fireplace stands out. It is the ideal setting for ceremonies, parties and banquets. An eighteenth-century chapel stands next to the structure. Its current splendour is the result of a complex restoration work, in a perfect combination of ancient and modern. Its sober and elegant rooms can accommodate up to 70 people. During the summer months, guests will have two wonderful swimming pools and a splendid solarium at their disposal. A succession of roses and exotic plants surrounds this pleasant corner. Casale San Giovanni is open all year. As well as its restaurant. The typical dishes of the local tradition combine well with those of the national cuisine.

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STORIE

GASTRONOMIA POPOLARE

I panini di nonno Uccio: quel morso salvifico che cura la memoria A 81 anni, il salumiere di Veglie serve gusto e bellezza dietro al banco La rosetta aperta in due, fogli di mortazza il cui profumo arriva in strada e provola con la goccia da far bruciare le gengive. La liturgia del panino “ignorante”, che tale è solo per il nome, si ripete diuturna da decenni, in quella salumeria con la scritta sbiadita di via Italia Nuova, a Veglie. La putea odorosa di Uccio Leardi, classe 1938 da Veglie, è il tempio in cui quel rito si ripete, da oltre cinquant’anni, ogni giorno. Ché lui di appendere il camice al chiodo proprio non ne vuole sapere. E resta lì, sentinella e testimone di tradizioni che s’appiccicano al cuore, dietro al banco frigo, ricurvo appena, sorriso

d’ordinanza, e il mantra inconfondibile: «Ti fazzu nnu paninu?». Che c’avrà di speciale la rosetta di Uccio lo sanno solo lui e i ragazzini di ieri, che oggi vanno a trovarlo tenendo per la manina i propri figli, alla ricerca del panino buono che accompagni la ricreazione a scuola. Ma, se glielo chiedi, fanno spallucce, ché a parole un ingrediente segreto chiamato cuore è assai difficile da tradurre. E allora in quella salsamenteria al civico 143 s’hanno da osservare le pareti e la testimonianza viva della miriade di cartoline inviate da ogni angolo di

mondo, zeppe dei pensieri grati di tutti gli amici di Uccio dei panini. Giappone, Cina, America, Caraibi e ogni angolo del globo in cui qualcuno ha deciso di fermare un momento, nero su bianco, pregno della nostalgia di casa, del Salento, e dei panini di nonno Antonio, viatico genuino per la felicità. Dalla sua porta, dal suo bancone, è passata la vita degli anni belli del boom dopo la guerra e le fatiche. Gli anni delle fabbriche e degli operai, delle cartelle da scuola in cartone e dei fiocchi rossi appuntati ai grembiulini. Vita che passa tra gli scaffali, s’insinua nella tenda e sui


di fabiana pacella/foto massimo centonze

pacchi di pasta accatastati, nella latta delle sardine in salamoia, come se il tempo non avesse confini e quell’amarcord fosse istante vivo, sempre. Uccio conobbe la campagna e la fatica contadina, da ragazzino. Poi si lasciò contagiare dalla passione di zio Raffaele “Pasulo”, titolare di un alimentari, e divenne commerciante per il gusto di condividere la genuinità dei prodotti e delle chiacchiere tra paesani, i culacchi e le confidenze, salvando e custodendo quel piccolo mondo antico fatto di storie minime. Era ragazzino quando restava solo nella botteguccia di via Mazzini aspettando zi’ Rafeli che aiutava anche in campagna. Da grande continuò su quella scia saporita, aprendo la sua putea nel ’69 con la moglie Gina. Cuore a cuore con “la Gina sua”, capitan Leardi ha tirato avanti la baracca e cresciuto Fernando e Anna. Lo prendevano in giro da giovane per quel riporto e quel sorriso che facevano tanto Lino Banfi. E lui ci stava, ci prendeva gusto e rispondeva a tono. Oggi al civico 143 la tradizione resiste, anche nella ricerca fedele e accurata dei prodotti di nicchia presidi territoriali per tavole di qualità, portata avanti dal team che accompagna il granitico salumiere di Veglie. Ma, se al rito della spesa non si aggiunge un filoncino prosciutto e soresina, o tonno e svizzero, o un panino all’olio col salame di Milano, il capo ci resta male. Un euro e 50, con tre euro netti di affettato dentro. Ché a lui, che ogni tanto s’asciuga gli occhi senza farsi notare, mica gliene frega se ci va a perdere. L’importante che il primo morso riporti alla memoria ricordi belli e gli scaffali di via Italia Nuova. «Quando andate al mare, a Porto Cesareo, nno bbi scirrati ‘ppassati ti quai pi lu paninu», ricorda l’anziano salumiere ai suoi clienti ancora oggi. Oppure: «Passati quandu scapulàti…», perché il dopo lavoro val bene un dito di mortadella tagliata bella spessa. «Vengono anche dai paesi vicini per il mio panino, sai? – s’impettisce Uccio –. Quan-

CHÉ A LUI, CHE OGNI TANTO S’ASCIUGA GLI OCCHI SENZA FARSI NOTARE, MICA GLIENE FREGA SE CI VA A PERDERE

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STORIE

GASTRONOMIA POPOLARE

do le donne incinte non toccano salumi su consiglio del medico, subito dopo il parto chiedono dei miei panini, altro che! Ne hanno mangiati di panini le operaie e gli operai delle fabbriche di cui era ricca Veglie negli anni ’80». Per L’Alaska Gelati ogni mattina sua moglie Gina e le aiutanti Silvana e Rosaria mettevano in piedi una vera e propria catena di montaggio, confezionando centinaia di panini. Un bel po’ di anni dopo invece, quei ragazzetti che sarebbero diventati star dei palchi di ogni dove, icone di una musica da tutto esaurito al grido di Negramaro, da casa a via Italia Nuova avrebbero fatto le vasche, panino in mano. “A Uccio e Gina un ringraziamento speciale dai Negramaro per tutti i panini che ci hanno fatto diventare uomini” è la dedica che Uccio s’appunta al camice come una medaglia al valore, con la stessa gioia con cui conserva tutte le altre. Perché lì, dal pizzicagnolo di via Italia Nuova, sono un po’ tutti come figli, membri di una grande famiglia artefice di una grande storia, senza differenze di sorta, al di là dei confini di spazio e tempo. Solo la memoria conta, perché va tenuta viva e tramandata. Perché racconta quell’atavico bisogno di bellezza, che solo nelle piccole cose alberga libera e vera. Elisir di lunga vita. Ché in caso contrario

quell’alimentari, come altri mille negozietti di prossimità, avrebbe dovuto cedere e chiudere i battenti davanti all’avanzata impari della grande distribuzione. Invece no, esiste ancora e resiste, fiero. L’amore in fondo non conosce crisi e, pur con i suoi tempi, ripaga sempre. Ha un segreto in fondo al cuore, Uccio Leardi, che quasi si schernisce a tirarlo fuori: un ragazzo finì in coma dopo un brutto

“A UCCIO E GINA UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE DAI NEGRAMARO PER TUTTI I PANINI CHE CI HANNO FATTO DIVENTARE UOMINI”

NONNO UCCIO'S SANDWICHES: THAT SAVING BITE HEALING MEMORY AT THE AGE OF 81, THIS GROCER FROM VEGLIE SERVES TASTE AND BEAUTY BEHIND THE COUNTER A rosetta, a typical Italian bread roll, stuffed with scented mortadella and spicy provola cheese. A liturgy that has been repeated for decades, in that grocery in Veglie. Uccio Leardi's scented putea – as a grocery is commonly known here – is the temple in which that ritual has been repeated every day, for over fifty years. Only Uccio and yesterday's kids know what is so special about his rosetta. Grown-up kids that today go and see him holding their children for the hand. On the walls of his shop, a myriad of postcards come from every corner of the world, from where someone has decided to impress a moment full of homesickness on their memory when they missed Salento and Nonno Uccio's sandwiches, a genuine viaticum for happiness. From his counter, the life of the beautiful boom years after the war and of the hard work has passed. The years of factories and workers, of cardboard school folders and red bows pinned on the school aprons.

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incidente con la moto. Il suo primo desiderio, appena uscito da quel tunnel, fu di avere un panino di Uccio. E ci va ancora, a trovarlo, quando può. Lui se lo guarda con gli occhi umidi, un po’ come se fosse anche figlio suo, ingoia e parla appena, per non tradire l’emozione. Le querce hanno radici solide e braccia grandi, ma le foglie ballano al passaggio del vento. Sempre.

As a boy, Uccio knew the countryside and the peasant labour. Then he let himself be infected by the passion of Uncle Raffaele, owner of a grocery, and became a grocer himself for the satisfaction of sharing the authenticity of the products and the chatter among villagers. Uccio opened his grocery in 1969 with his wife Gina. Today, at street number 143, the tradition resists, even in the faithful and accurate search for niche and high-quality local products. But, if a sandwich is not added to the shopping ritual, the boss feels sorry. His bread roll costs just € 1.50, but there are € 3.00 of sliced meat inside. Because he does not care if he loses his money. The important thing is that the first bite brings back beautiful memories and the shelves of Via Italia Nuova. Even those little boys who would become the Negramaro were some of his regular customers. He considers his customers all if they were his children, with no differences whatsoever. Only memory counts because it must be kept alive and handed down. Because it tells that atavistic need for beauty – that beauty which harbours free and true only in the small things. Love always rewards. Oaks have solid roots and large arms, but leaves dance when the wind passes. Always.


OMBRELLONI • LETTINI • SDRAIO • SERVIZIO BAR BABY PARKING • BEACH • TENNIS • BEACH VOLLEY • DOCCIA Torre Chianca - Lecce - Via Marebello (fronte mercato settimanale) ampio parcheggio info e prenotazioni : 320.4779094 - email: info@maluhabay.it - www.maluhabay.it


STABILIMENTI BALNEARI

BLANC – LUXURY BEACH CLUB

Il lusso sussurrato del Blanc Elegantemente semplice, il Blanc – Luxury Beach Club, a Santa Maria di Leuca, è un inno al candore e alla bellezza. Un tutt’uno con il mare cristallino e l’energia della roccia, è la perfetta sintesi tra qualità dei servizi e bellezza del paesaggio circostante

Comfort, riservatezza, stile. Il Blanc – Luxury Beach Club è indiscusso punto di riferimento dell’estate salentina, approdo esclusivo per gli amanti del mare. Pedane di legno accuratamente

disposte sulla roccia ed un mondo a sé, in nome della privacy e del relax assoluto. Tutto, qui, ruota attorno ai desideri dei clienti. Ogni iniziativa è pensata per renderli felici, per accontentarli, trasformando una semplice giornata al mare in un momento indimenticabile. Santa Maria di Leuca, Lungomare Cristoforo Colombo: la struttura di si staglia sulla costa in tutto il suo splendore. Ombrelloni, tende, salottini, tavolini, e gazebo sono tutti rigorosamente bianchi, un omaggio alla purezza del mare

adiacente e all’autenticità del posto. Del resto, il nome racchiude in sé questo concetto di raffinatezza ed eleganza che si percepisce fin dal primo istante. Pace e relax fanno il resto. Lontani dal clamore della città, dalla confusione delle folle estive che invadono la costa, in questo spazio sobrio ed accogliente, i clienti si sentono a proprio agio, muovendo in un contesto dove la bellezza della natura viene sublimata da un’architettura minimal che ben si adatta al contesto ambientale.


BLANC – LUXURY BEACH CLUB Lungomare Cristoforo Colombo – Santa Maria di Leuca – Castrignano del Capo (LE) tel. +39 333 5228113 – info@blancleuca.com – www.blancleuca.com –

Ma il Blanc – Luxury Beach Club non è solo bello da vedere. Per entrare in connessione con questi contorni di armonia e piacere, bisogna viverlo da vicino, frequentarlo come si frequenta un amico a cui si vuol bene, assaporare ogni istante trascorso qui. Perché, se il mare, che non ha certo bisogno di presentazioni, è tra i più belli al mondo, anche il contesto non è da meno. E non solo perché muoversi tra le pedane e la terrazza dà la sensazione di trovarsi in un set cinematografico, ma anche per le persone che lo animano, con sorrisi e garbo, sempre pronte a cogliere e a soddisfare anche il più piccolo desiderio degli ospiti. Tanto di giorno quanto di sera. E sì, perché la struttura vive attraverso due anime distinte: di giorno come stabilimento balneare a tutti gli effetti, compreso l’angolo bar e la ristorazione, di sera come ristorante, cocktail bar e palcoscenico privilegiato anche per intrattenimenti musicali. A fare da spartiacque fra i due momenti è il tramonto, di certo lo SALENTO REVIEW

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STABILIMENTI BALNEARI

BLANC – LUXURY BEACH CLUB

spettacolo più suggestivo di tutta la giornata, da accogliere con un drink in mano, al ritmo delle note dei dj più rinomati. Il Blanc è, in qualche modo, un rifugio dallo stress, un nido in cui tutte le emozioni affiorano senza timori, un’oasi di pace e relax capace di rimettere in moto anche gli ingranaggi più arrugginiti. In questa dimensione dove il bello emerge con tutta la sua energia, nulla è lasciato caso. Anche per quel che riguarda il settore food. E qui si apre un capitolo a parte. Importante e goloso. Eleganza e raffinatezza si fondono con i sapori più autentici della tradizione gastronomica salentina.

Gli ambienti sono ricercati, l’atmosfera suggestiva avvolge gli spazi esterni. Nulla è lasciato al caso. I prodotti sono a Km 0, le verdure selezionate, il pesce preparato è solo ed esclusivamente quello acquistato dai pescatori locali. Tutto rigorosamente fresco e di stagione. Il menu alla carta propone i sapori della terra e del mare per gratificare tutti i palati: un’ampia scelta di carni selezionate, crudi di mare, sfilettati freschissimi dell’Adriatico e molto altro, ma soprattutto l’inconfondibile firma di due maestri dell’arte culinaria, Giovanni e Francesco Pellegrino, da quest’anno resident chef della struttura.

Cuore salentino e curriculum perfezionato in giro per il mondo, i due fratelli delle meraviglie daranno al Blanc quel tocco in più di gusto e raffinatezza, anche a tavola. Provate ad immaginare il connubio fra musica lounge, paesaggio mediterraneo, ottimo vino per accompagnare uno dei capolavori del gusto preparato dai giovanissimi chef. E se l’immaginazione non dovesse bastare, non vi resta che provare di persona questo “momento estasi”. Il Blanc è lì che vi aspetta, su quella scogliera alla “fine della terra”, dove i due mari si abbracciano in un moto infinito di vita e bellezza.

THE WHISPERED LUXURY OF BLANC FINE AND SIMPLE, LIDO BLANC – LUXURY CLUB BEACH IN SANTA MARIA DI LEUCA IS A HYMN TO WHITENESS AND BEAUTY It is the undisputed reference point of the Salento summer. The facility stands out on the coast in all its splendour. Beach umbrellas, lounges, tables and gazebos are all strictly white, a tribute to the purity of the sea and the authenticity of the place. A sober and comfortable space, in which the beauty of nature is enhanced by a minimal architecture well fitting the environmental context. The location gives you the feeling of being in a film set; the people who animate it are always ready to satisfy even the guests' smallest wish. The facility has two different souls: during the day, it is a bathing establishment, in the evening it is a restaurant, a cocktail bar and a stage for musical entertainment. The sunset marks the watershed between day and night, which is welcomed with a drink in a hand, to the rhythm of some of the most renowned DJ notes. Food deserves a separate chapter. Elegance and refinement blend with the most authentic flavours of the Salento gastronomic tradition. The products used are local, vegetables are selected, fish is exclusively local. Everything is strictly fresh and in season. The à la carte menu gratifies all palates thanks to two masters of the culinary art, Giovanni and Francesco Pellegrino. Try to imagine the combination of lounge music, Mediterranean landscape, excellent wine and great food. Blanc is waiting for you there where the two seas embrace each other in an infinite motion of life and beauty.

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PH: Paolo Laku

Via Roma, 40 | Santa Cesarea Terme (LE) Tel. (+39) 0836 944070 / 944314 www.termesantacesarea.it | M


STORIE

MOBILITÀ E INNOVAZIONE

PoolZ: la mobilità sostenibile per Zemove è condivisione La piattaforma digitale di car pooling è stata realizzata per incentivare la vecchia pratica dei passaggi in auto con servizio innovativo che punta alla mobilità intelligente I valori della condivisione e della socialità esaltati dalla visione di una città sostenibile. L’ideazione di un’iniziativa concreta che si poggia sui parametri della mobilità intelligente. Immaginate una comunità in cui la vecchia pratica dei passaggi in auto venga incentivata da un servizio innovativo, che non sia più concepita come una soluzione di fortuna volta ad ovviare in extremis alle difficoltà del momento. Gli spostamenti da una parte all’altra della provincia di Lecce potranno essere facilitati da un sistema concepito secondo un’organizzazione sostenibile. Si potrà raggiungere la scuola, l’università, il posto di lavoro o

qualsiasi altra destinazione, utilizzando una applicazione in grado di condividere l’auto, mettendo in contatto chi cerca un passaggio con chi lo offre. La piattaforma digitale di car pooling si chiama “PoolZ”, figlia di un percorso di alternanza scuola-lavoro. Il progetto di sviluppo è stato realizzato da “Zemove”, start-up leccese fondata da Giorgio Mele, che ha creato l’app in collaborazione con alcuni studenti dell'Istituto Tecnico Olivetti di Lecce. Una sinergia nata durante lo scorso anno e che darà agli studenti più meritevoli l’opportunità concreta di un inserimento aziendale. PoolZ nasce per costituire una valida alternativa a

chi non riesce ad abbinare le proprie esigenze giornaliere con il trasporto privato a pagamento o con quello pubblico. Anche dal punto di vista ambientale, PoolZ porta in dote importanti vantaggi: ottimizza il flusso di auto private che, il più delle volte, circolano con una sola persona a bordo. Tutto questo produrrebbe una sostanziale diminuzione di Co2 e di emissioni nocive, ma anche meno traffico riducendo, dunque, anche la possibilità di sinistri. Per muoversi basterà registrarsi sulla piattaforma e disporre di uno smartphone. Chiunque potrà prenotare piccoli abbonamenti o dare piccole ricompense in


di paolo conte/foto massimo centonze

denaro a chi offrirà il passaggio. Un ruolo fondamentale lo ha ricoperto Antonio De Lorenzis, manager e responsabile dello sviluppo per Lecce e provincia: «PoolZ è la conferma di quanto sia importante per Zemove il tema della mobilità sostenibile e di quanto le capacità di giovani talenti possano essere determinanti nello svilup-

po di un progetto da cui possono trarre beneficio tutti i cittadini. Concretizzare un’idea in un servizio pratico e facile da utilizzare, all’interno di un percorso di alternanza scuola-lavoro, riteniamo possa essere da esempio per tante altre aziende». E ancora Maurizio Manna, direttore di Legambiente Puglia: «Legambiente guarda

con grande attenzione all’esperienza di Zemove, quale azienda ad alto contenuto di innovazione e sperimentazione in direzione della sostenibilità in un settore determinante come la mobilità. È un nostro impegno promuoverne e valorizzare i servizi ponendolo come modello di eccellenza in ambito regionale e nazionale». «L’esperienza di questa piattaforma digitale di car-pooling rivolta agli studenti è particolarmente significativa perché nasce dalla collaborazione in un percorso di alternanza scuola-lavoro – chiosa Sebastiano Leo, assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro –. Innovare la scuola, connetterla al mondo delle imprese e consentirle di accrescerne l’interazione con il mercato del lavoro, è da sempre una delle nostre priorità». Giorgio Mele è stato il precursore di questo nuovo modello. Le sue idee e le sue intuizioni hanno portato alla costruzione di un gruppo di lavoro solido che punta quotidianamente all’innovazione.

LA VOGLIA DI CREARE QUESTO PROGETTO NASCE DA UN BISOGNO PERSONALE, QUELLO DI VOLER CONDIVIDERE LA MIA AUTO

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STORIE

MOBILITÀ E INNOVAZIONE

LEGAMBIENTE GUARDA CON GRANDE ATTENZIONE ALL’ESPERIENZA DI ZEMOVE, QUALE AZIENDA AD ALTO CONTENUTO DI INNOVAZIONE E SPERIMENTAZIONE

Come è nata l’idea di realizzare PoolZ? La voglia di creare questo progetto nasce da un bisogno personale, quello di voler condividere la mia auto perché mi rendevo conto di quanto costasse gestirne le spese. PoolZ non è altro che una costola di Zemove, ossia il nostro contenitore di servizi di mobilità condivisa. Che risultati sono stati ottenuti con la raccolta fondi per questo progetto innovativo? Siamo riusciti a raggiungere un grande traguardo. Abbiamo raccolto 13mila 500 euro. Fondi che serviranno per lo sviluppo di una parte della piattaforma. Per sostenere l’innovazione Poste Italiane ha premiato le migliori start-up, attraverso PostepayCrowd, con un cofinanziamento di 5mila euro. Per quanto riguarda la diffusione della raccolta fondi, ha giocato un ruolo importante la collaborazione con l’Istituto Galilei-Costa di Lecce, tramite il professor Daniele Manni. La vostra iniziativa potrebbe fare da volano per creare nuovi posti di lavoro? Noi abbiamo coinvolto i ragazzi dell’Istituto Olivetti di Lecce incentivando l’auto-imprenditorialità, anche perché noi veniamo da quel percorso. Siamo riusciti a puntare sulla formazione mediante un progetto di

POOLZ: SUSTAINABLE MOBILITY ACCORDING TO ZEMOVE AIMS AT SHARING THE DIGITAL CAR-POOLING PLATFORM AIMS AT SMART MOBILITY A community in which travel is facilitated by a system conceived according to a sustainable organisation, using an application able to put those asking for a lift in contact with those who offer it. The digital car-pooling platform is called "PoolZ" and the project has been implemented by "Zemove", a Lecce start-up founded by Giorgio Mele, who has created the app in collaboration with some students from the Technical Institute of Lecce, "Olivetti". The implementation of this project would result in a substantial reduction in CO2 and traffic, thus reducing the possibility of accidents. Registration on the platform and a smartphone are the only things you need. Anyone will be able to book small passes or give small cash rewards to those who will offer them a lift. According to Antonio De Lorenzis, manager and responsible for the company development in Lecce and its province: “Poolz is the proof of how the abilities of young talents can be decisive in the development of a project from which all citizens can benefit.” “The experience of this digital platform stems from collaboration in a path of school-work alternation – says Sebastiano Leo, Regional Councillor for Education, Training and Work –. Innovating schools, connecting them

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alternanza scuola-lavoro di due settimane, dando vita quindi a un circolo virtuoso che può creare nuovi posti di lavoro e nuove imprese. Ai più meritevoli diamo la possibilità di essere assunti a tempo pieno. Chi sono i componenti di Zemove? Io sono il fondatore, ma al mio fianco lavorano alacremente Antonio De Lorenzis, nel ruolo del responsabile dello sviluppo per Lecce e provincia, e Valentina Alemanno che si occupa di tutta la parte relativa al marketing digitale. In un orizzonte più ampio, la vostra start up a cosa mira? Siamo partiti da Lecce, ma Zemove punta con decisione all’internazionalizzazione. Lecce ha dimostrato nel tempo di diventare una città molto innovativa. Il leccese non è smart? Credo sia un luogo comune. Immaginiamo Lecce come un’area metropolitana. Se offri il giusto servizio al cittadino, il risultato arriverà. Per fare cose importanti servono gli investitori che qui, però, scarseggiano. In occasione della partita Lecce-Spezia, che ha sancito la promozione dei giallorossi in serie A, abbiamo attivato un servizio di mobilità sostenibile “Forza Lecce con Zemove” riscontrando ottimi numeri. L’anno scorso, invece, abbiamo accompagnato le persone al mare con il servizio “A mare con Zemove”.

to the business world and allowing them to increase their interaction with the labour market has always been one of our priorities.” How did the idea of creating Poolz come about? I wanted to share the costs of my car. What results have you obtained with fundraising? We have raised € 13,500 that we will use to develop part of the platform. Could your initiative be a driving force for creating new jobs? We have created a virtuous circle that can lead to new jobs and new businesses. We give the most deserving students the opportunity to be hired full-time. Who are the members of Zemove? I am the founder, Antonio De Lorenzis and Valentina Alemanno work hard at my side. On a wider horizon, what does your start-up aim at? Zemove is firmly focused on internationalisation. Lecce has proven over time to be able to become a very innovative city. In order to do important things, it is necessary to have investors. Unfortunately, they are scarce here.


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RISTORAZIONE

SCIAPÓ – GASTRONOMIA GOURMET

La gastronomia gourmet dal cuore cosmopolita Piatti raffinati in un contesto easy: questo è Sciapó, un nuovo modo di intendere l’arte culinaria. Punta di diamante del progetto è lo chef di fama internazionale Salvatore Lega, neretino d’orgine ma parigino d’adozione. La rivoluzione “gourmet” a Porto Cesareo Si scrive come si legge in italiano, pur mantenendo intatta la sua vocazione internazionale. Quello che c’è da sapere sulla nuova idea di ristorazione gourmet, che dà a Porto Cesareo un interessante tocco cosmopolita, è tutto racchiuso in questo nome evidentemente mutuato dal vocabolario francese e che, a sua volta, si collega ad un anello fondamentale di questa catena dell’eccellenza che unisce il Salento con Parigi.

Stiamo parlando di lui, Salvatore Lega, pluripremiato chef di origini neretine e un curriculum costruito nelle migliori cucine d’élite di Parigi, dopo la laurea conseguita all’Università d’Assas, sempre nella capitale francese. Tanti anni all’estero non hanno mai spento l’amore per la sua terra, per quel Salento difficile da scrollarsi di dosso. E sarà proprio questo amore a far scattare la molla decisiva che lo farà tornare “a casa”. Idee nuove si intrecciano con l’elaborazio-


SCIAPÓ – GASTRONOMIA GOURMET Via Circonvallazione, 95 – 99 (ang. Via F. Cilea) – Porto Cesareo (LE) tel. +39 0833 569677 –

ne di piatti internazionali in un contesto in cui le radici pugliesi sono più che evidenti. Sciapó è, a tutti gli effetti, una gastronomia gourmet dal cuore semplice la cui filosofia è racchiusa in una parola sola: fruibilità. I piatti, tutti selezionati, sfiziosi, originali come solo chi si occupa di alta cucina sa preparare, vengono proposti in un contesto informale, ed è proprio questo a creare una piacevole contrapposizione tra qualità e tranquillità. E ciò permette di concentrarsi maggiormente sulle pietanze che, inutile sottolinearlo, meritano tutta l’attenzione dei clienti. Interessanti anche gli abbinamenti con i migliori vini, sia locali che internazionali. La varietà, ma soprattutto la qualità delle etichette offerte dalla cantina, non può essere da meno rispetto ai “gioielli” culinari firmati da Salvatore Lega. È un locale adatto alle famiglie ma anche ai giovani, protagonisti indiscussi degli “happy hour”. Il momento dedicato agli aperitivi, con drink e cocktail per tutti i gusti, è un fiore all’occhiello dell’annesso lounge bar. E che dire dei panini gourmet? Ideali non solo per gli aperitivi, ma anche per una pausa pranzo diversa. Sapori equilibrati e ingredienti di qualità fanno la differenza. Baguette, rosette, sfilatini farciti con tartare di gamberi, tonno o salmone, oppure impreziositi da sapori più intensi come carne di chianina, maiale, formaggio stagionato. C’è l’imbarazzo della scelta per il ripieno. Gli ingredienti sono sempre freschi, genuini, a prova di palato. Anche di quello più esigente. Capitolo a parte merita l’impegno ecologico, in particolare per il take-away. Volete gustare a casa vostra o, perché no, in riva al mare, uno o più piatti del menù? Nessun problema: il cibo d’asporto sarà sistemato e sigillato in appositi contenitori compostabili. Il locale, che completa l’offerta ricettiva dell’Hotel Aurora, a Porto Cesareo, è stato inaugurato nei giorni scorsi. Un battesimo di sorrisi, musica, prelibatezze, bollicine e quel filo invisibile, ma ben saldo, che unisce tante anime accomunate dal piacere di vivere nuove emozioni. Come SALENTO REVIEW

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RISTORAZIONE

SCIAPÓ – GASTRONOMIA GOURMET

quelle che lo chef Lega si è ripromesso di regalare ai suoi clienti. E lui di emozioni se ne intende. Del resto, il cambio di rotta che ha impresso alla sua vita è stato dettato semplicemente da un moto del cuore. Lui, che ha diretto le cucine più importanti e che ha fondato alcuni tra i più famosi ristoranti parigini, ha accettato una nuova sfida e, per onorarla come si deve, ha portato con sé le armi vincenti che gli hanno aperto la strada del successo nella “ville lumiére”: impegno, creatività, professionalità. Ma con una marcia in più: l’amore per la sua terra.

THE GOURMET GASTRONOMY WITH A COSMOPOLITAN HEART REFINED DISHES IN AN EASY CONTEXT: SCIAPÓ IS A NEW WAY OF CONCEIVING THE CULINARY ART. THE CUTTING EDGE OF THE PROJECT IS CHEF SALVATORE LEGA The new idea of gourmet catering, which gives Porto Cesareo an interesting cosmopolitan touch, is held in this name, which connects Salento with Paris. Salvatore Lega is an award-winning chef from Nardò who has built his curriculum in the best elite kitchens in Paris. Several years abroad have never faded the love for his land, Salento. And this is exactly the reason why he has decided to come back "home". New ideas and international dishes combine in a context where the Apulian roots are more than evident. Sciapó's dishes are all selected and tasty, and they are offered in an informal environment. The pairings with the best local and international wines are also interesting. The place is suitable for families but also for young people. The aperitifs, with drinks and cocktails for all tastes, are a highlight of the adjoining lounge bar. And what about the gourmet sandwiches? They are ideal for both aperitifs and a different lunch break. Baguettes, rosette-shaped rolls, long loaves stuffed with prawn, tuna or salmon tartare, or enhanced by more intense flavours such as Chianina meat, pork, aged cheese. You will be spoilt for choice! The ingredients are always fresh and genuine. The ecological care deserves special attention, as all take-away containers are compostable. After having managed some of the most important kitchens and founded some of the most renowned Parisian restaurants, Salvatore Lega has brought his trump cards to Salento: dedication, creativity and professionalism. But with an extra gear: the love for his land.

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STORIE

ARTIGIANATO

Con Donna Giusi le espressioni tipiche vanno a passeggio Una linea di borse e accessori che parlano salentino, comunicando identità e ironia

Se fosse la lingua a promuovere un territorio? La risposta è il progetto dell’Accademia dei Volenterosi denominato “Donna Giusi”, una linea di borse e di accessori che parlano salentino. Il Tacco d’Italia è un luogo speciale che rimane nel cuore per il mare, l’arte, il buon cibo e molto spesso, anche, per il modo di parlare. Chiunque abbia trascorso qualche giorno di vacanza o di lavoro a contatto con i salentini, anche dopo una breve chiacchierata sarà rimasto colpito dall’inflessione, dall’accento particolare, complici quelle brevi esclamazioni che racchiudono un intero concetto. A valorizzare quest’aspetto insolito di promozione del territorio è stata Giusi Portaluri, di Maglie, presidente dell’acca-

demia. Da sempre legata alla sua terra, nel 2016 della filosofia di vita e del pensiero dei salentini ha fatto una linea di borse. Con “dillo in salentino” cerca di mettere in luce la personalità di chi vive questi luoghi e lo fa utilizzando intercalari e modi di dire rappresentativi del nostro modo di pensare. L’animo e la persona che abita questa terra sono in pochi a conoscerli veramente e, a fare la differenza, si sa, sono le persone più che i luoghi. Così antichi motti diventano borse, una forma nuova di promuovere il territorio che enfatizza una caratteristica inconsueta, la lingua, ma, soprattutto, un modo di essere. “Mo’ vediamo”, “Tante belle cose”, “Allora sì”, “Potrebbe”, “Senza meno” sono alcune


di redazione/foto planet fotovideo, gigi persano

delle espressioni tipiche del parlato salentino cucite su sacche di tela realizzate a mano da artigiane locali. Nasce dall’amore per il proprio territorio il progetto di Giusi Portaluri che rivela la vera natura dei salentini: «Andare in giro con una frase scelta, che rispecchia la personalità di chi la indossa, significa portare con sé il Salento autentico». Sono tante le caratteristiche intrinseche e poco note del popolo tra i due mari: il saluto, la cortesia, la discrezione, la propensione all’accoglienza. «La scelta del nome ‘Donna Giusi’ – spiega la Portaluri – è un ritorno alle origini ed una volontà di valorizzare le tradizioni, perché è un’usanza che fa parte della storia locale, quando le signore venivano appellate con “donna”, prima del nome. Ho costituito l’Accademia dei Volenterosi perché sono convinta che insieme si possa andare lontano: è importante la volontà di ognuno, ma sono consapevole della forza del noi. Credo nella condivisione, nell’aiuto degli altri, di coloro che ci sono vicini: oggi più che mai diventa necessario e, molto spesso, per me è fonte d’ispirazione. Diverse borse ed accessori sono nati osservando chi mi sta vicino: quell’intercalare che per noi è diventato un’abitudine e di cui spesso non ci rendiamo neanche conto è, invece, stato notato da molti miei amici forestieri che incontro, soprattutto, l’estate a Leuca. Sono leucana d’adozione e sono stati proprio amici pescatori che, inconsapevolmente, hanno stimolato la mia creatività. Parlando con loro sono emersi modi di dire che ho voluto imprimere su delle borse, per farli conoscere e farli viaggiare al di là dei confini territoriali». Frasi possibiliste che trasmettono un messaggio, espressioni estrapolate dai discorsi e dal modo di parlare tipico dei salentini che permettono di carpire lo stato d’animo e l’atteggiamento con il quale il popolo tra i due mari si approccia alla vita. Produzioni realizzate a mano da artigiani del luogo che invitano a riflettere sul valore del manufatto e sull'esigenza di ritornare alle proprie radici, per riappropriarsi, in un mondo sempre più globale e superficiale, della propria identità culturale. Un’idea per far

HO COSTITUITO L’ACCADEMIA DEI VOLENTEROSI PERCHÉ SONO CONVINTA CHE INSIEME SI POSSA ANDARE LONTANO

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STORIE

ARTIGIANATO

IL RISULTATO SONO BORSE CHE DAL SALENTO ATTRAVERSANO LE DIVERSE CITTÀ ITALIANE, INDOSSATE ANCHE OLTRE CONFINE rivivere e conoscere un idioma che, tra inglesismi, parole contratte e straniere, rischia di essere dimenticato dalle nuove generazioni. Un progetto dell’Accademia dei Volenterosi per promuovere la creatività salentina e, attraverso un’attività di fund raising, favorire nuovi progetti e iniziative della stessa associazione. Il risultato sono borse che dal Salento attraversano le diverse città italiane, indossate anche oltre confine, a Ginevra, in Spagna, a New York, in Giappone, Kenya, a Cuba. Grazie ai social ormai è nata una moda, quella di farsi fotografare, in luoghi sempre nuovi o singolari, con indosso le varie sacche, pochette o tracolle: un piccolo vezzo che Giusi condivide nella pagina facebook “Borse donna Giusi”. L’idea di “dirlo in salentino”, nata nell’estate del 2016, piace molto, è un souvenir insolito che promuove le tradizioni e l’ironia inconsapevole del parlato comune. Molti sono i testimonial fotografati con indosso una borsa Donna Giusi, giornalisti

e personaggi del mondo dell’arte e della politica nazionale. Le borse Donna Giusi hanno modi di dire per tutti i gusti e per ogni situazione, ognuno può scegliere quello più affine alla propria personalità o che meglio lo rappresenta. I motti creati lo scorso anno sono stati “Mena mè”, “Stammi Bene” e “Sto andando”, delle esortazioni che indicano il tempo, un augurio o un saluto, usate in vari momenti e situazioni. Quello del 2019 è “Quasi sia”: «Espressione salentina bellissima – racconta Giusi – ma, incomprensibile ai più, utilizzata per indicare una condizione ben chiara nella nostra testa quando non troviamo le parole per farci capire anche dagli altri. Quasi sia è una sorta di movimento più veloce della parole, uno slittamento del senso, è un sentimento e in quanto tale indicibile, è sinonimo di ironia, di empatia, esprime partecipazione, interesse. È una promessa, una proiezione, tutti noi amiamo i nostri quasi sia».

WITH DONNA GIUSI THE TYPICAL EXPRESSIONS GO FOR A WALK A COLLECTION OF BAGS AND ACCESSORIES SPEAKING SALENTINO COMMUNICATE IDENTITY AND IRONY What if the language promotes a territory? The answer is a project by the Accademia dei Volenterosi, "Donna Giusi", a collection of bags and accessories speaking Salentino. The Heel of Italy – as Salento is commonly referred to – is a special place that remains in the heart for its sea, art, good food and even way of speaking. To highlight this unusual aspect of promoting the area was Giusi Portaluri, president of the academy. Always attached to her land, in 2016, she made a line of bags from the local people's philosophy of life and thought. Today, those bags express the personality of the inhabitants of these places by using their typical sayings and ways of speaking. Thus, every day ancient mottos become bags, a new form of promoting the territory by focusing on an unusual feature, the language. "Going around with a chosen phrase, which reflects the personality of those who are wearing it, means bringing authentic Salento with you," she says. These hand-made products invite us to reflect on the value of the object itself, on the need to regain our cultural identity and to revive an idiom that risks being forgotten by the new generations. The result is bags from Salento crossing the various Italian cities and worn even abroad. Thanks to social media, a fashion has begun: to be photographed, in always new or unique places, while wearing the various bags, purses or shoulder bags from the collection: a small quirk that Giusi shares on her Facebook page: “Borse donna Giusi”. Many are the testimonials wearing a Donna Giusi bag, journalists and personalities from the world of art and national politics.

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PH: Paolo Laku

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SERVIZI

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30 anni di successi e soddisfazioni Da tre decenni sul territorio e per il territorio: traguardo importante per l’Agenzia Carofalo della Reale Mutua Assicurazioni. Un successo costruito attraverso due generazioni, da papà Salvatore ai figli Silvia e Dario Carofalo è, senza alcun dubbio, una fra le realtà imprenditoriali più interessanti del territorio. Un “marchio” che da 30 anni opera, con successo, nel campo assicurativo. Lungimiranza, passione e determinazione. Quando Salvatore Carofalo iniziò a muovere i primi passi in questo settore, dimostrò sin da subito competenza e preparazione straordinarie. Doti che lo hanno accompagnato per tutta la sua carriera professionale e che ha trasmesso ai figli Silvia e Dario. 3 marzo 1989: nasce, a Lecce, l’Agenzia

Carofalo della Reale Mutua Assicurazioni. Una pietra miliare in questo universo dalle mille sfaccettature. La storia insegna che chi guarda al futuro con ambizione e volontà, ma sempre con i piedi ben piantati in terra, alla fine raggiunge gli obiettivi prefissati. La strada imboccata 30 anni fa da Salvatore Carofalo era già ben tracciata nella sua mente. Nessuna scorciatoia, nessun cambio di rotta, nessun compromesso: sapeva esattamente quale sarebbe stato

il suo percorso e, passo dopo passo, successo dopo successo, è arrivato in vetta ad un sogno diventato realtà. Sempre al passo coi tempi, pronto a cogliere le esigenze dei clienti, Salvatore ha dato vita ad una delle agenzie di riferimento nel mercato assicurativo locale, con le radici ben piantate nel tessuto sociale. Da manager preparato, ma soprattutto da uomo vicino al territorio, ha operato una svolta decisiva in un settore in cui non sempre è facile emergere.


REALE MUTUA ASSICURAZIONI AGENZIA “LECCE” DI CAROFALO SILVIA E DARIO SRL Via N. Foscarini, 2 Lecce, – Lecce (LE) tel. +39 0832 244113 / 244840 – fax +39 0832 244663 / 244664 – carofalo@carofalo.com – www.carofalo.com –

L’ascolto e la propensione verso gli altri, oltre alle indiscutibili doti professionali, hanno fatto sì che l’Agenzia Carofalo diventasse un importante punto di riferimento. Tanto a Lecce, quanto in provincia. La storia si è poi arricchita di nuovi ed entusiasmanti capitoli, ora scritti a quattro mani dai suoi figli, Silvia e Dario che dal papà hanno ereditato il fiuto per gli affari ma soprattutto quel profilo umano che è la cifra distintiva dell’agenzia. Dalla loro, i due fratelli hanno saputo osservare i cambiamenti, riuscendo a interpretare le nuove esigenze del mercato e i bisogni delle famiglia. Empatia, caparbietà e sensibilità fanno il resto. «Operare nel campo assicurativo, occuparci della vita, della salute, dei risparmi dei nostri clienti-soci – spiegano Silvia e Dario – vuol dire lavorare con i valori, i desideri e i sogni delle persone. E lo facciamo con passione. Non solo noi, ma anche i collaboratori che hanno sposato la nostra filosofia». I due fratelli possono contare sul contributo

di uno staff qualificato e affiatato. Accanto a loro solo professionisti del settore e un team manager di provata esperienza, Antonio Bizzochetti, con cui portano avanti un lavoro di squadra vincente Una grande famiglia in cui dialogo e rispetto reciproco sono gli ingredienti principali. L’unione, l’amore e la fiducia fanno parte del loro vivere quotidiano e diventa strumento di comunicazione privilegiato anche in ufficio, nelle accoglienti sale di Via N. Foscarini, sede dell’agenzia. Un traguardo così importante meritava una festa altrettanto importante. E così è stato, con un party esclusivo organizzato a Torre del Parco. C’erano proprio tutti: i vertici nazionali di Reale Mutua, i collaboratori, gli amici e i clienti-soci, nel nome della condivisione e di quel senso di “famiglia” che solo le grandi aziende riescono a trasmettere. Questa grande famiglia abbraccia anche la squadra del cuore. Come è noto, i Carofalo fanno parte della compagine sociale

dell’US Lecce, dove Silvia e Dario ricoprono incarichi di massimo livello e hanno accompagnato i giallorossi in un percorso costellato di soddisfazioni, dalla Lega Pro fino alla recente promozione in serie A. A brindare con loro c’erano anche Mister Liverani, i giocatori e, ovviamente, il presidente Saverio Sticchi Damiani. «Questi 30 anni – spiegano i fratelli Carofalo – non sono un punto d’arrivo, ma un nuovo trampolino di lancio. Del resto, guardare al futuro, ponendoci nuovi obiettivi, è uno degli insegnamenti di nostro padre». E lui, il papà, che dice? Beh, lui ringrazia. Tutti. Colleghi, collaboratori, familiari, clienti-soci e coloro che lo hanno sostenuto in questo viaggio. «La volontà è tutto – spiega – ma senza umiltà non si fa molta strada. Non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo ma, al tempo stesso, non bisogna mai dimenticare il punto di partenza. Solo così possiamo misurare la strada percorsa».

30 YEARS OF SUCCESSES AND SATISFACTIONS FOR THREE DECADES ON THE TERRITORY AND FOR THE TERRITORY: AN IMPORTANT GOAL FOR AGENZIA CAROFALO, THE INSURANCE AGENCY OF REALE MUTUA ASSICURAZIONI Carofalo is one of the most interesting entrepreneurial realities in the area. A "brand" that has been operating successfully in the insurance field for 30 years. On 3rd March 1989, Agenzia Carofalo of Reale Mutua Assicurazioni was established in Lecce. Thirty years ago, Salvatore Carofalo knew exactly what his path would be and, success after success, he reached the top of a dream come true. Always ready to seize customers' needs, he has created one of the reference agencies in the local insurance market. His friendliness towards the others and his unquestionable professional skills have meant that Agenzia Carofalo has become an important point of reference, both in Lecce and in its province. After him, his sons – Silvia and Dario – have been able to interpret the new needs of the market and the needs of families. “Working in the insurance field, dealing with life, health and the savings of our customers-partners – they say – means working with people's values, desires and dreams. And we do that with a lot of passion. Our collaborators share our philosophy.” The two brothers can count on qualified staff, including team manager Antonio Bizzochetti. “These 30 years – explain the Carofalo brothers – are not a point of arrival, but a new springboard. After all, to look to the future setting new goals is one of our father's teachings.” “The will is everything – explains Salvatore Carofalo – but, without humility, you cannot go too far.”

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STRUTTURE RICETTIVE

CALLISTOS HOTEL & SPA

Il naturale equilibrio Armonia tra business e relax, qualità e servizi di eccellenza. Al Callistos Hotel & SPA l’arte dell’accoglienza è all’ordine del giorno Quando business e benessere camminano a braccetto, l’equilibrio è assicurato e il soggiorno diventa piacevole, anche quando si tratta di affari. Questa, in breve, la filosofia del Callistos Hotel & SPA, piccolo gioiello architettonico che valorizza l’offerta ricettiva di Tricase e, più in generale, di tutto il Salento. Nato nel 2013 da una felice intuizione di Giuseppe Coppola e Tina De Francesco, l’albergo ha avuto un’evoluzione interessante tre anni dopo, con l’inserimento di una SPA che ha completato il profilo di questa struttura che, proprio in questi giorni, sta ulteriormente ampliando l’offerta con l’inserimento di nuove camere. «Un passaggio necessario – spiega Gianluca Metrangolo, direttore, anima e voce dell’hotel – per riuscire a soddisfare la

sempre crescente richiesta da parte degli ospiti. Lavoriamo tutto l’anno, con varie tipologie di clienti, principalmente stranieri, che premiano i nostri sforzi continuando a scegliere di venire qui da noi». A dirla tutta, i premi sono anche concreti, come quelli assegnati con cadenza annuale da Trip Advisor per la sezione “Travellers’ Choice” o come quello per la sostenibilità ambientale “Eco Leader Platino”. L’attenzione per i dettagli è evidente: dall’ingresso alle camere, dalla SPA alla sala colazioni, dalla hall alle sale meeting. Atmosfere rarefatte ed eleganti accompagnano gli ospiti in un soggiorno che si preannuncia indimenticabile fin dal primo istante. Imponente come una nave con le vele spiegate, il palazzo bianco si eleva mae-

stoso su una piazzetta a pochi passi dal centro cittadino. Inoltre, chi volesse muoversi liberamente anche per raggiungere il mare vicino, può utilizzare delle biciclette appositamente messe a disposizione dalla struttura. E se pedalare stanca, nessun problema: il centro benessere è la risposta migliore. Per ciascun ospite viene studiato un percorso personalizzato, in base alle esigenze e alle richieste, con pacchetti relax per una perfetta e gradevole “remise en forme”. Bagno turco, sauna, massaggi, docce emozionali, trattamenti corpo e viso che spaziano da quelli “classici” a quelli più innovativi. La SPA è ricavata in uno spazio piccolo ma accogliente che si affaccia su un terrazzino con annessa piscina. Personale altamente qualificato si prende cura dei clienti, rendendo il soggiorno


CALLISTOS HOTEL & SPA Via Lecce – Tricase (LE) tel. +39 0833 546728 – info@callistos-hotel.it – www.callistos-hotel.it –

GIANLUCA METRANGOLO, DIRETTORE CALLISTOS HOTEL & SPA

piacevolmente straordinario. Percorsi sensoriali e servizi esclusivi fanno il resto. «Volevamo coniugare business e leisure – continua Metrangolo – offrendo il meglio in entrambi i casi, allietando la permanenza anche di chi si sposta per affari. La formula del Callistos Hotel & SPA è semplice ed efficace: creare un perfetto equilibrio tra lavoro e benessere e far sentire gli ospiti come a casa propria». E a giudicare dai numeri ci sono riusciti, eccome! Ma c’è di più. Per accontentare la clientela più esigente, alle spalle della struttura sono stati realizzati tre appartamentini, dotati di tutti i comfort, la cui peculiarità sta nell’essere indipendenti dal corpo principale dell’albergo e di usufruire comunque dei servizi di ospitalità previsti per i clienti: pulizia, bar, colazione, l’area fitness e, ovviamente, SPA. L’attenzione rivolta ad ogni singolo ospite, insieme alla qualità dei servizi e alla cura dei dettagli, ha fatto il resto. Il Callistos è un’interessante realtà conosciuta fuori dai confini italiani grazie anche ad una mirata campagna fieristica. «Il web è fondamentale – conclude il direttore – ma la presenza fisica nelle più importanti fiere del settore gioca un ruolo determinante per la promozione del nostro brand. Continua ad essere una vetrina privilegiata per avviare nuovi contatti e consolidare quelli già esistenti. E va da sé che chi viene da noi vive un’esperienza unica e non esita a ritornare. La qualità è il nostro marchio di fabbrica. Da sempre».

THE NATURAL BALANCE AT CALLISTOS HOTEL&SPA, THE ART OF HOSPITALITY IS THE ORDER OF BUSINESS When business and wellness go hand in hand, the balance is assured and the stay becomes pleasant, even when it comes to business. This is the philosophy of Callistos Hotel &SPA, a small architectural jewel in Salento. The attention to detail is clear: from the rooms to the SPA, from the breakfast room to the meeting rooms. Refined atmospheres accompany guests in an unforgettable stay. Located in a small square just a short walk from the town centre, the hotel offers some bikes for those wishing to move freely. And if riding tires you out, the spa is the best answer. Small but comfortable, it overlooks a small terrace with a pool. Highly qualified staff take care of customers, making the stay pleasantly outstanding. “We wanted to combine business and leisure – says hotel manager Metrangolo –, offering the best in both cases.” Behind the accommodation facility, three small flats are equipped with all the comforts and all the services provided for the hotel customers: cleaning, bar, breakfast, fitness area and SPA. The Callistos is an interesting reality known even abroad thanks to a targeted fair campaign. “The industry fairs play a key role in promoting our brand – concludes Metrangolo –. Those who come to us live a unique experience and do not hesitate to return. Quality is our trademark. Ever since.”

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TRADIZIONI

FESTE PATRONALI

La Puglia della memoria popolare PugliArmonica riporta il folclore nel futuro delle feste patronali Regione di leggende e incantesimi che mescolano il sacro e il profano, la Puglia è da secoli spiccatamente terra di santi. Se ne festeggiano tanti, con devozione e trasporto, unendo i riti religiosi ancestrali a eventi folcloristici che sono diventati famosi in tutto il mondo.

Luminarie colorate, processioni con nenie scandite da strumenti in legno, aste per il trasporto delle statue, mobilitazioni di comitati, feste patronali, la cassa armonica, i concerti bandistici, i mercatini di giocattoli, oggetti strani e i torroni sono solo alcuni degli elementi suggestivi che

nell’immaginario collettivo riconducono a piacevoli ricordi di infanzia, spesso condivisi con i nonni. Un grande senso di appartenenza e una convivialità che resistono immutati nei secoli. Non c’è paese o città pugliese che non richiami tutti i suoi cittadini per la festa


di jessica niglio/

PUGLIARMONICA È OGGI PERCEPITA COME TRAIT D’UNION TRA IL VALORE DELLA TRADIZIONE E IL FUTURO DELLE FESTE

patronale, occasione per condividere con parenti e amici non solo la fede religiosa ma soprattutto la goliardia di passeggiate in atmosfere uniche, per rivedere vecchi amici, godere di musica tradizionale, assistere a giochi pirotecnici spettacolari. Dall’amore per le tradizioni popolari è nata nel 2015 “PugliArmonica”, un progetto innovativo fatto da giovani che intendono portare nel mondo contemporaneo tutta la forza e la bellezza della cultura pugliese. Sono attivissimi: organizzano eventi, conferenze tematiche, visite guidate, mostre ma offrono anche supporto ai Comuni perché ci sia crescita e tutela di quelle tradizioni. La sfida è adattare proprio quelle consuetudini folcloristiche a uno stile smart e attuale.

Col passare degli anni, infatti, le feste patronali sono state snaturate da scelte spesso avventate che sono andate a favore di tutto ciò che poteva attrarre il pubblico ma che non aveva nulla a che spartire con la storia del folclore. PugliArmonica oggi intende essere un continuo sprone per

i comitati e le amministrazioni affinché vengano sempre tutelate le origini delle celebrazioni e dei riti. L’associazione di promozione sociale, nata relativamente da poco, è già partner di alcune delle feste patronali principali del Salento: Galatone, Galatina, SuSALENTO REVIEW

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TRADIZIONI

FESTE PATRONALI

GRAZIANO CENNAMO E CARLO SALVEMINI

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SALENTO REVIEW

Antonio Chiarello, reinterpretandole in chiave creativa. Grazie a questa iniziativa, l’oggetto devozionale di cui si era quasi persa la memoria è tornato nelle piazze salentine. Ancora, da tre anni il convegno regionale sulle feste patronali riunisce, sotto il patrocinio della Regione Puglia, i comitati, gli organizzatori e gli operatori per

fare il punto sulle azioni di tutela della memoria delle comunità pugliesi, con una rilettura del territorio e un rilancio delle tradizioni. Nella stessa occasione si svolge il Premio PugliArmonica che celebra chi, tra imprenditori, istituzioni e operatori del volontariato, si è particolarmente impegnato per la tutela e la valorizzazione delle feste patronali. MOSTRA VENTAGLI DEVOZIONALI

persano, Diso, Racale, e perfino Lecce dove, in assenza di comitato, nel 2018 si è occupata di supportare il Comune nell’organizzazione della festa in onore dei patroni Sant’Oronzo, Giusto e Fortunato, scommettendo sul rilancio di quelle tradizioni ormai perdute nel tempo. Ma non solo, perché da anni si occupa di produrre documentari a tema, incontri, eventi collaterali come la mostra dei ventagli devozionali. In alcuni santuari del Salento si vendevano, in occasione delle feste patronali: servivano a rinfrescarsi ma fungevano anche da amuleti. La tradizione nasce a Galatina dove si stampavano i santi nelle litografie che ora non esistono più: erano santi taumaturghi che curavano da malattie ben precise. I ragazzi di PugliArmonica hanno recuperato alcune bandierine tra quelle più antiche e le hanno messe in mostra, in forma itinerante, raccontandone le origini e, grazie al supporto dell’artista


PUGLIA-ARMONICA

LA BANDA È UNA PALESTRA SOCIALE OLTRE CHE MUSICALE ED È UNO DEI SIMBOLI DELLA FESTA PATRONALE Infine, in collaborazione con Teatro Koreja e Marianolight, è nato uno spettacolo dal titolo “L’abito della festa – Quattro racconti cuciti a voce e sassofono”, scritto da Giulia Maria Falzea, con Riccardo Lanzarone, con le musiche dal vivo di Giovanni Chirico, la consulenza artistica di Salvatore Tramacere. Quattro quadri accompagnati dalla musica, che compongono una partitura che va dalla sacralità del rito alla sua potente espressione popolare. Sullo sfondo la festa patronale, quel luogo allo stesso tempo reale e immaginario, parte del vissuto di chi ha ancora un’anima da vestire per le celebrazioni. PugliArmonica è oggi percepita come trait d’union tra il valore della tradizione e il futuro delle feste, per sottrarre all’oblio del tempo, cui sembrano essere destinate, soprattutto le piccole ricorrenze locali e di quartiere, scrigni preziosi di memoria collettiva, patrimonio immateriale di cultura popolare per il nostro territorio. Una realtà, quindi, non solo ben organizzata ma soprattutto dinamica e snella, una sorta di multiservizi della festa patronale, voluta dall’intraprendenza di Graziano Cennamo, che dopo anni di collaborazioni con comitati e organizzatori, ha deciso di far prendere forma a quella che non poteva più restare solo una passione.

Come nasce l’idea di dare vita a PugliArmonica? Da giovanissimo facevo parte del comitato del mio paese di origine, dove con passione ho fatto ciò che amo e nel tempo ho avuto carta bianca. Nel corso degli anni la festa è cresciuta, ho coinvolto tanti miei coetanei, fino al 2011. Lontano da questo mondo poi, da spettatore, facevo fatica a non metterci le mani. Nel 2015 ho deciso

di mettere in piedi l’associazione, spinto anche da amici che mi hanno supportato. In una fase iniziale non avevamo le idee molto chiare, poi si è delineata la nostra strada. Siamo una associazione che si occupa dell’organizzazione, della promozione e della comunicazione, in parallelo ai comitati o affiancando l’amministrazione, mettendo in campo tutte le nostre capacità e competenze.


INFO Località, indirizzo tel. +39 0000 0000000 www.fintotesto.it, info@fintotesto.it

TRADIZIONI

FESTE PATRONALI

Quali elementi della tradizione possono diventare contemporanei e recepiti dalle giovani generazioni? Le bande, che sono ricche di giovani. Basti pensare alle street band, ai festival. La cultura bandistica sta tornando in modo prepotente, molti paesi hanno ormai formazioni composte da diverse generazioni. Si tratta di una palestra sociale oltre che musicale ed è uno dei simboli della festa patronale. Ma anche le luminarie, che abbiamo preso dalle piazze e abbiamo fatto diventare complementi di arredo. Il cibo biologico e tutti i prodotti legati al

territorio che trovano un luogo di promozione negli spazi aperti. La festa è un contenitore importante di ciò che produce un territorio, attrattore per i turisti. L’innovazione per noi è ritorno alla tradizione vera e propria utilizzando i canali promozionali attuali. Cosa significa la cassa armonica? È il simbolo per eccellenza della festa patronale, è il teatro ambulante, è il palco itinerante. Noi siamo come la cassa armonica, non siamo stanziali, abbiamo la missione di incontrare tante realtà e muoverci per conoscere le tradizioni della

Puglia. La parola armonica poi richiama la positiva fusione degli aspetti religiosi, economici e sociali che si realizza nel corso dell'evento. Hai un tuo progetto imprenditoriale legato alla festa patronale? Nasce da PugliArmonica ma segue una strada diversa. Si chiama “InFesta – Apulian Folk Events” ed è la mia agenzia, che vuole riproporre il format della festa patronale come evento di élite per matrimoni e cerimonie. Portiamo il fascino della tradizione con le bande, i fuochi artificiali, le luminarie, nelle più belle masserie della Puglia.

PUGLIA-ARMONICA, GRAZIANO CENNAMO. PUGLIA-ARMONICA

THE APULIA OF PEOPLE'S MEMORY PUGLIARMONICA BRINGS FOLKLORE INTO THE FUTURE OF PATRONAL FESTIVALS Apulia has been a land of saints for centuries. There are so many celebrations, combining religious rituals with folkloristic events that are now famous all over the world. Coloured illuminations, patronal festivals, bandstands, band concerts: these are just some of the elements in the collective imagination that lead back to pleasant childhood memories. There is no place in Apulia that does not call all its citizens for the patronal festival. “PugliArmonica” is an innovative project started in 2015 from the love for popular traditions. It intends to bring all the strength and beauty of the Apulian traditions to the contemporary world. The association is already a partner of the main patronal festivals in Salento. Even in Lecce, in 2018, it was responsible for supporting the town council in organizing the festival in honour of its three patron saints. For three years, the regional conference on patronal festivals has brought together committees, organisers and operators to assess the actions carried out to protect the memory of the Apulian communities. On the same occasion, PugliArmonica has rewarded those who are particularly committed to the protection and the enhancement of patronal festivals. Today, PugliArmonica is perceived as a link between the value of tradition and the future of the festivals, as it is necessary to avoid the oblivion of time

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that affects festivals, especially the smallest local and neighbourhood ones, which are the real precious treasures of collective memory for our territory. Graziano Cennamo, after years of collaborations, has decided to give shape to his passion. How was PugliArmonica founded? When I was very young, I was a member of the festival committee in my home town. Over the years, the festival has developed, and I have involved many of my peers. In 2015, I decided to set up this association. We deal with the organisation and the promotion of events. What elements of tradition may become contemporary and understood by the younger generations? The musical bands. They are social, as well as musical, training-grounds. But also the illuminations. Organic food, and all the products related to the territory. For us, innovation is a return to tradition by using current promotional channels. What does the bandstand mean? It is the symbol of the patronal festival par excellence, its travelling stage. Do you have your own business project linked to the patronal festivals? It is called "InFesta - Apulian folk events" and it is my agency. We propose the format of patronal festivals for elite weddings and ceremonies in the most beautiful Apulian farms, with bands, fireworks and illuminations.



TERRITORIO

COMUNE DI MELENDUGNO

I MILLE VOLTI DELL’ESTATE MELENDUGNESE Torna BluFestival: musica, teatro, cultura e tanto altro ancora. Un’estate ricca di emozioni per Melendugno e le sue marine. Grande attesa per Noemi, ospite di punta della rassegna

ESTATE 2019

Che le marine di Melendugno siano tra le mete più gettonate in estate è fuor di dubbio. Lo scorso anno si sono confermate tra le dieci destinazioni più visitate della Puglia con un primato niente male: sono le uniche, in tutta la provincia, ad aver registrato un aumento di arrivi e di presenze rispetto all’anno precedente. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che sì,

il mare, lo splendido mare, resta una delle attrattive maggiori, ma da solo non basta. Il viaggiatore, ormai sempre più esigente, è alla costante ricerca di qualcosa di nuovo, di stimoli diversi. Ed è proprio questo il punto di partenza da cui si è mossa l’amministrazione comunale che ha messo a punto una serie di servizi per offrire ai turisti solo il meglio. Dai trasporti pubblici, con il potenziamento delle navette che collegano le marine fra di loro e con l’entroterra, alle nuove mappe turistiche che verranno distribuite gratuitamente a tutte le strutture ricettive, per fornire ulteriore supporto ai visitatori, le iniziative messe in campo dal sindaco Marco Potì e dalla sua squadra sono tante e proiettate in diversi segmenti. Tra le iniziative squisitamente estive torna, con un cartellone ricco e interessante, il BluFestival, manifestazione creata per raccontare il territorio attraverso l’arte,

l’enogastronomia, la musica, il teatro, lo sport, la danza. Oltre 60 appuntamenti, da giugno a settembre, disegneranno il profilo dell’estate salentina. Non solo le marine, ma anche i centri dell’interno saranno coinvolti in questo festival dai mille volti. E c’è grande attesa per Noemi, ospite di punta della rassegna. La cantante romana si esibirà il 13 luglio a Torre Sant’Andrea nell’ambito del Locomotive Jazz Festival. Tra le novità, la Notte di Torre dell’Orso (1 agosto), una notte bianca in riva al mare, organizzata con la preziosa collaborazione di tutte le attività commerciali del luogo. Si confermano gli appuntamenti “classici”: Borgo in Festa (Borgagne 7-8-9 giugno), Le vie del Miele (Melendungo 28 luglio) e La Notte degli Artisti di Strada (Borgagne, 17 agosto) e, ovviamente, molti altri ancora che abbracciano l’arte in tutte le sue sfaccettature.


COMUNE DI MELENDUGNO Piazza Risorgimento, 24 – Melendugno (LE) tel. +39 0832 832111 – fax +39 0832 832545 protocollo@comune.melendugno.le.it – www.comune.melendugno.le.it – www.melendugnotoyou.it –

Per saperne di più, basta consultare il portale ufficiale www.melendugnotoyou.it. «In cartellone serate dedicate alla cultura, alla danza, al cabaret, alle tradizioni, ai bambini e spazi in cui potranno emergere artisti locali. Ma sempre con un respiro internazionale – sottolinea Angelica Petrachi, assessore al Turismo del Comune di Melendugno – per non tradire la naturale vocazione di questo territorio conosciuto e apprezzato in tutto il mondo». Ma c’è dell’altro. Dopo la recente scoperta di coralli rossi al largo di San Foca, il sindaco Marco Potì, ha avanzato una richiesta ufficiale alla Regione affinché il tratto di costa sia riconosciuto come SIC (Sito di Interesse Comunitario). «Chiediamo questo – spiega il primo cittadino – ma anche l’istituzione di un’Area Marina Protetta. Un atto dovuto per salvaguardare importanti habitat marini ma anche per dare nuova linfa alle ragioni turistiche». Parlando di ambiente, grande successo per “REMEDIA Life on the beach”, evento patrocinato dal MiPAAFT (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo), dalla Regione Puglia e dal Comune di Melendugno, e che rientra nel progetto europeo “REMEDIA Life” – Remediation of Marine Environment and Development of Innovative Aquaculture,

TORRE SANT’ANDREA, “REMEDIA LIFE ON THE BEACH” ANGELICA PETRACHI, ASSESSORE AL TURISMO DEL COMUNE DI MELENDUGNO

coordinato dall’Università del Salento in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche – IAMC-CNR – e l’impresa MARICOLTURA MAR GRANDE

MARCO POTÌ, SINDACO DI MELENDUGNO

di Taranto. Il 25 maggio, numerosi studenti hanno partecipato alla prima tappa dell’evento itinerante organizzato a Torre Sant’Andrea alla presenza, tra gli altri, di Cinzia Zugolaro, ideatrice del percorso di sensibilizzazione del progetto europeo.

THE THOUSAND FACES OF MELENDUGNO SUMMER A SUMMER FULL OF EMOTIONS FOR MELENDUGNO AND ITS SEASIDE RESORTS There is no doubt that Melendugno seaside resorts are among the most popular destinations in summer. Last year, they were the only ones in the entire province to register an increase in attendance over the previous year. The wonderful sea is one of the main attractions, but it is not the only one. The enhancement of public transport and the new free tourist maps are just some of the services conceived by the town administration to offer tourists only the best. This summer, the BluFestival will be back to tell the territory through art, food and wine, music, theatre, sport, and dance. From June to September, over 60 events will involve not only the seaside resorts but also the hinterland. There is a great expectation for Noemi, who will perform in Torre Sant'Andrea on 13 July, as part of the Locomotive Jazz Festival. Among the novelties, Notte di Torre dell'Orso (1 August), a night festival by the sea. Borgo in Festa (Borgagne, 7-8-9 June), Le vie del Miele (Melendugno, 28 July) and La Notte degli Artisti (Borgagne, 17 August) are some of this summer’s events. For further information, please visit www.melendugnotoyou.it. After the recent discovery of red corals off San Foca's coast, Mayor Marco Potì has made an official request for the coast to be recognised as a site of community interest and a marine protected area. “An act required to protect important marine habitats,” explains the mayor. With reference to the environment, a great success for "REMEDIA Life on the beach", an event that is part of the European project "REMEDIA Life".

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CULTURA

Il continente di Alessandra “Continentale” porta dentro il suo nome e cognome. È il titolo del primo album solista (uscito il tre maggio scorso per l’etichetta UMA Records e anticipato dal singolo Complimenti) di Alessandra Contini, in arte Contini, ex componente de Il Genio. Il duo pop, formato nel 2007 con Gianluca de Rubertis, spopolò con il brano Pop Porno. In questi anni Alessandra ha continuato a lavorare come musicista e ora è pronta a presentare il suo primo lavoro, creato in completa autonomia e registrato in collaborazione con Giovanni Calella, che ne ha curato gli arrangiamenti e la produzione artistica. «Continentale è stato un titolo che ho cercato come una pazza perché mi suonava tutto male. Ogni cosa sembrava pomposa, arcaica, sciatta, già fatta. Poi, un giorno ero al telefono con un amico che mi fa: “Ehi, continental!”. È stato lì che ho capito che

quel nome era perfetto. Mi è risuonato. Era lui. Ci ho aggiunto la “e” perché mi piace l’italiano. Era tutto perfetto». In questo nuovo lavoro, caratterizzato da continue escursioni ritmiche e sonore e da una particolare attenzione alla componente musicale, la cantautrice salentina racconta la ricerca verso il proprio continente interiore, fatto di mare e di terra, di estate e inverno, di profondità abissali e ritorni in superficie, in un mix di elettronica e atmosfere retrò e a tratti giocose, come nel tripudio sonoro del primo brano, Calypso, tutto strumentale. «Ho iniziato a scrivere pensando molto all’acqua, agli abissi, a tutto quello che non è messo in luce. Ho immaginato un viaggio che dalle profondità fa risalire verso la luce. Infatti, l’ultima canzone si chiama Da Atlantide perché ho sognato di portare via da quegli abissi dei ricordi. Ho scritto

COVER ALBUM. PH: ILENIA TESORO

La salentina Contini, dopo l’esperienza con “Il Genio”, presenta il suo primo disco solista

pensando a Calipso, a Jacques Cousteau, a Ventimila leghe sotto i mari, ai sottomarini che scoprono Atlantide. Ho fatto tutto da sola. La musica è stata la prima cosa che ho composto. Quando lavoro mi piace prima di tutto creare un’atmosfera, qualcosa che mi emozioni, che è sempre un tema ben preciso o un riff. Da lì in

PH: GIULIA BARTOLINI

MUSICA


di aurora mastore/

poi tutto l’immaginario mi si apre davanti, lo vedo e quindi imbastisco le cose che contengono quel tema. Ci ho impiegato in tutto un annetto. È stata una produzione particolare perché eravamo io e Giovanni da soli. Abbiamo fatto tutto noi grazie anche al batterista Beppe Mondino, che è stato superlativo perché ha dato quel tocco che cercavo». Ma il viaggio di Contini è anche profondamente terrestre, legato ai colori e alle immagini oniriche di atmosfere “radicali”, nel senso di intimamente connesse con le proprie radici e con l’essenza delle cose. La sua storia e la sua voce dolce che sussurra quando canta – come una moderna sirena –, raccontano di una enquête, di un viaggio alla ricerca di se stessa, che forse è possibile ritrovare solo nei luoghi delle proprie origini. «Mi sono resa conto che in fondo in quello che si fa c’è sempre il bambino che si è stati. Sempre. Il primo testo che ho scritto è stato quello di Giorno dopo giorno, che è proprio una canzone sul ricordo. Quando ho iniziato a scrivere ero molto severa nei confronti di ciò che creavo, avevo dei

pregiudizi totalmente irrazionali perché in realtà stavo solo ricercando l’aspetto estetico e non un contenuto vero. Fino a quando, ad un certo punto, ho iniziato a pensare a quello che era capitato a me e sono andata indietro nel tempo, a qualcosa che mi facesse rivivere la mia infanzia. E così è nato il testo di Giorno dopo giorno. Ho iniziato a pensare a cosa rappresentavano i mesi per me da bambina. Il tempo del bambino è sempre tutto scandito dalla scuola, dalle vacanze. Per me ogni mese quindi aveva un concetto, un odore che richiamava qualcosa». Il passato è anche la dimensione fisica, e non solo temporale, dalla quale si viene e alla quale, talvolta, si ritorna: «Io sono cresciuta in un posto piccolissimo, un paese della provincia di Lecce, Supersano. Sono stata fuori per circa vent’anni, tra Bologna dove ho studiato e Milano dove ho lavorato prima come scenografa e poi nel mondo della musica. Proprio quando ero a Milano è nato il progetto de “Il Genio”, un’esperienza molto gratificante, che ci ha dato tanto. Ora sono tornata qui nel Salento e credo che ci rimarrò perché sto

MI SONO RESA CONTO CHE IN FONDO IN QUELLO CHE SI FA C’È SEMPRE IL BAMBINO CHE SI È STATI PH: EMANUELE BLARDONE

PH: EMANUELE BLARDONE

sperimentando delle cose completamente nuove. Questa terra mi sta dando finalmente un bellissimo ritorno. Posso dire che da quando sono andata via per studiare fuori, subito dopo la scuola, ho vissuto senza una famiglia perché abitavo i posti degli altri. Il Salento, allora, corrispondeva solo alle mie origini». Continentale è una dichiarazione di intimità, del bisogno di prendere una pausa dal mondo per ritrovarsi, per ricominciare a frequentare se stessi. L’artista, profondo osservatore sociale, si nutre delle esperienze quotidiane e, come un alchimista, le trasforma in creature artistiche che vivono di vita propria, fino a sperimentare la necessità dell’assenza, della solitudine prolifica che permette di rielaborare e creare. «A un certo punto ho sentito una voglia fortissima di mettermi alla prova. Ho sempre avuto la grande passione per la musica, che per me era anche una forma di rilassamento reale. Era il mio rifugio, la mia zona di comfort. Mi sono resa conto di aver raccolto molto materiale e così ho iniziato a pensare di provare, di testarmi da sola. Avevo voglia di una cosa che fosse solo mia. Non avevo progettato nulla, è iniziato tutto in maniera giocosa. È stato un periodo particolare in cui ho iniziato a ricapitolare tutto nella mia vita. Si è trattato di un momento quasi sacro in cui mi sono messa in contatto con me stessa. SALENTO REVIEW

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INFO Località, indirizzo tel. +39 0000 0000000 www.fintotesto.it, info@fintotesto.it

CULTURA

MUSICA

CONTINENTALE È UNA DICHIARAZIONE DI INTIMITÀ, DEL BISOGNO DI PRENDERE UNA PAUSA DAL MONDO PER RITROVARSI

Concerti

stiva Na cosetta e

PH: EMANUELE BLARDONE

Roma

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PH: GIULIA BARTOLINI

luglio mercoledì 3

Avevo anche iniziato ad uscire di meno, a fare delle cose in solitudine, avevo voglia di cercarmi. Per anni avevo sempre vissuto a contatto con gli altri e così, dopo aver immagazzinato tanto materiale, tanti pensieri, tante cose, è arrivato un punto in cui invece ho iniziato a sentirmi stanca di tanta socialità, in cui volevo iniziare a frequentare me stessa al posto di frequentare sempre e solo gli altri. Avevo la necessità di cambiare punto di vista. Non era un rinnegare, volevo un cambiamento e sentivo che il modo era nell’inseguire me stessa, nel cercarmi. Questa cosa mi ha dato la possibilità di far germogliare una cosa che adesso è diventata un album. Perdersi per ritrovarsi, ricordandosi di esserci. E di non essere più invisibile».

ALESSANDRA'S CONTINENT SALENTINE CONTINI PRESENTS HER FIRST SOLO ALBUM "Continentale" is the title of the first solo album by Alessandra Contini, also known as Contini, a former member of Il Genio. In these years, Alessandra has continued to work as a musician and is now ready to present her first work, recorded in collaboration with Giovanni Calella, who oversaw the arrangements and the artistic production. In this new work, the Salentine singer-songwriter talks about the search for her own inner continent, made of sea and land, of abyssal depths and returns to the surface, in a mix of electronic music and retro atmospheres. "I started writing thinking about water, the abysses, all that is not brought to light. I imagined a journey that goes back to the light from the depths. Indeed, the latest song is called 'Da Atlantide' ('From Atlantis') because I dreamt of taking some memories away from those depths. Music was the first thing I wrote. I spent a whole year. It was a special production because it was me, Giovanni and drummer Beppe Mondino, who was superb because he gave that touch I was looking for." Contini's journey is also profoundly terrestrial, linked to the colours and dreamlike images of atmospheres intimately connected with her roots and with the essence of things. Her story and her voice tell of a journey in search of herself, which perhaps can only be found in the places of her origins. “The first lyric I wrote was 'Giorno dopo giorno'. I went back to my childhood. At the time, every month had a concept for me, a smell that recalled something." The past is the physical and temporal dimension from which you come and to which you sometimes return: "I grew up in a very small town in the province of Lecce, Supersano. I had lived in Bologna and Milan for about twenty years. Now, I am back here in Salento and I believe that I will stay here because I am experiencing completely new things. This land is finally giving me a beautiful return.” “Continentale” is a declaration of intimacy, of the need to take a break from the world to find yourself and experience the prolific solitude that allows you to work and create. “I wanted something that was just mine. It was an almost sacred moment, which gave me the chance to make something sprout, which has now become an album. Getting lost to find yourself, to remember to be there. And not to be invisible anymore."

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STRUTTURE RICETTIVE

HOTEL M&F

La vacanza esclusiva M&F Hotel, a Gallipoli, è il nuovo modo di concepire la vacanza. Mare, relax e divertimento vanno di pari passo con il rispetto per l’ambiente. L’ospite, qui, si sente a casa propria, ma con una marcia in più Giovane, dinamico, dalle linee essenziali, moderno e, al tempo stesso, elegante: M&F Hotel è l’assoluta novità nel segmento dell’accoglienza Made in Salento. In una posizione strategica – si affaccia direttamente sul mare, e si trova praticamente nel cuore della città moderna – è un vero e proprio gioiello della ricezione gallipolina. Il suo profilo originale è scandito dalla perfetta unione tra eleganza senza tempo e tecnologia all’avanguardia, ma soprattutto da una terrazza panoramica con una vista mozzafiato sul mare. Un vero e proprio “city hotel”, situato in

una location perfetta per quanti sono alla ricerca di soggiorni tranquilli, appositamente studiata per andare incontro alle esigenze dei viaggiatori. Comfort, relax, cortesia e distanze ridotte, o addirittura annullate, con le spiagge più belle della costa gallipolina, M&F Hotel è stato inaugurato solo un anno fa, al termine di lunghi e minuziosi lavori di restauro che hanno regalato non solo alla città, ma a tutto il comparto hotellerie pugliese, un gioiello di architettura moderna, perfettamente integrato in un più ampio discorso di rispetto ambientale. I materiali utilizzati, per esempio, sono

eco sostenibili e il progetto si è attenuto alla lettera al “protocollo Itaca”: ridotto impatto ambientale, sulla salute dell’uomo e consumi ridotti. Tutta l’energia elettrica di cui si serve la struttura, per esempio, è ricavata da fonti rinnovabili. Un piccolo capolavoro dell’eco sostenibilità che è sotto gli occhi di tutti: 42 camere di diverse tipologie (ma tutte con standard qualitativi elevatissimi), due bar, un’ampia e luminosa hall, arredata in stile moderno con complementi firmati da importanti designer internazionali e, per finire, una vasca idromassaggio collocata sulla terrazza, privilegiato punto


M&F HOTEL Via L. Ariosto, 6 – Gallipoli (LE) tel. +39 0833 204851 – mobile +39 370 3046821 – info@mefhotel.it – www.mefhotel.it –

di relax da cui si può ammirare la baia di Gallipoli in tutto il suo splendore. Tra lettini e sdraio all’ombra di teli bianchi, che richiamano le vele di una barca, si può consumare un aperitivo con lo sguardo perso nell’orizzonte oppure direttamente immersi nell’acqua, tra bollicine e schiuma. All’ora del tramonto, poi, tutto diventa poesia. Le camere, inutile sottolinearlo, sono dotate di ogni comfort. I colori chiari e i disegni raffinati, sono un ulteriore tassello che va a completare il tema del lusso, in realtà mai ostentato, e dell’eleganza, che sono la cifra dominante di questo albergo nato per offrire soggiorni di qualità nel rispetto del territorio. Ogni dettaglio, qui, è stato immaginato e realizzato con cura, per far vivere agli ospiti la naturale sensazione di ritrovarsi “a casa”. L’ambiente, raffinato e confortevole, fa il paio con la professionalità degli addetti ai lavori. La cortesia e la gentilezza dello staff sono evidenti sin dal primo ingresso in questa struttura dove l’arte dell’accoglienza è cucita addosso a tutti i di-

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STRUTTURE RICETTIVE

HOTEL M&F

pendenti. Anche questo è un importante biglietto da visita che evidenzia l’unicità del posto. Del resto si parte proprio da questo: gentilezza e professionalità sono gli strumenti migliori per fidelizzare la clientela, e in una struttura come M&F Hotel sorriso e garbo non mancano mai. Altra risorsa interessante è il ristorante. Lo chef prepara quotidianamente delizie ineguagliabili, utilizzando solo prodotti assolutamente freschi. Le ricette, che riportano alla tradizione locale, sono un inno alla semplicità, sempre per trasmettere agli ospiti quel senso di familiarità e calore che è alla base della filosofia dell’hotel. Se la mission, dunque, è quella di far sentire l’ospite a casa propria, un ruolo fondamentale lo gioca anche la posizione geografica. Mare e centro abitato, così vicini da poter essere raggiunti anche a piedi, sono un altro punto a favore di questa struttura.

Nulla da aggiungere, infine, sul mare meraviglioso di Gallipoli, indiscussa regina dell’estate. Culla di arte, cultura, storia, aree naturalistiche, tradizioni popolari, eventi e gastronomia, ha saputo attrarre un numero sempre crescente di presenze. Un ruolo fondamentale, nella partita dello sviluppo, lo hanno giocato anche gli stabilimenti balneari, il mare limpido, la vita notturna che tanto piace ai giovani e quel centro storico che, tra viuzze che si intersecano tra di loro e chiese maestose, danno alla perla dello Jonio un fascino senza tempo. In questo contesto di bellezza, storia e incanto, M&F Hotel fa la sua parte. La rete virtuosa, tesa da chi opera nel settore dell’accoglienza per dare slancio al territorio, si arricchisce di un nuovo protagonista, M&F Hotel, appunto, che si muove nel solco della professionalità e della qualità. Elementi, questi, che fanno la differenza e che proiettano Gallipoli nell’universo del turismo dell’eccellenza.

THE EXCLUSIVE HOLIDAY IN GALLIPOLI, M&F HOTEL IS THE NEW WAY OF CONCEIVING A HOLIDAY. SEA, RELAXATION, FUN AND RESPECT FOR THE ENVIRONMENT. HERE, THE GUEST FEELS AT HOME Young, modern and elegant: M&F Hotel is the absolute novelty in the accommodation industry made in Salento. Overlooking the sea, in the heart of the modern town, it is a real "city hotel", a jewel of Gallipoli accommodation. Comfort, relaxation and courtesy close to the most beautiful beaches of the Gallipoli coast, M&F Hotel is a jewel of modern architecture, perfectly integrated into a wider project of environmental respect. The materials used are environmentally sustainable and the project aims at a reduced consumption as well as at a reduced impact on the environment and on human health. All necessary electricity is obtained from renewable sources. The hotel is a small masterpiece of ecological sustainability: 42 rooms with the highest quality standards, two coffee bars, a large and bright hall, a hydro massage bath on the terrace. Among sunbeds and beach chairs in the shade of white cloths, you can have an aperitif with your gaze lost in the horizon or directly in the water, among bubbles and foam. Then, at sunset, everything becomes poetry. The rooms are refined and equipped with every comfort. The professionalism and kindness of the staff are evident from the first entrance. Smiles and grace never fail at M&F Hotel. In the restaurant, the chef prepares incomparable delights, using only absolutely fresh products. The sea and the residential area are so close that they can be reached on foot. Gallipoli is a cradle of art, culture, history, natural areas, popular traditions, events and gastronomy, thus attracting an ever-increasing number of visitors. The beachfront resorts, the clear sea, the nightlife and the picturesque historic centre play a fundamental role, too. In this context of beauty, history and enchantment, M&F Hotel helps to project Gallipoli into the universe of excellence tourism.

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CULTURA

I LUOGHI DELL'ARTE

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di lorenzo madaro/ foto beppe gernone, polo museale di puglia

Santuario destinato all’oblio? Il dramma di Ezechiele Leandro In via Cerundolo, a San Cesario di Lecce, un sito straordinario ma purtroppo dimenticato «Ezechiele Leandro, a occhio e croce una sessantina di anni, basso, tarchiato, maglietta ossa a mezze maniche con un fiocco nero che cade sul petto (segno di lutto ma anche di volitiva indipendenza), una folta capigliatura candida, nobile ad ogni muover di testa, incarnato rossiccio di chi vive all’aria aperta, parola facile non schiava della grammatica, accompagnata da un continuo movimento di braccia e di mani, pittore e sculture in creta, cemento e ferro, fuori di ogni scuola e

senza maestri […]. Si definisce “ingenuo”, e certo lo è se vuol significare nativo, spontaneo, senza scuola; ma in sostanza la sua “ingenuità” è sorretta da una tecnica, originale e personale, sapiente; alimentata da una fantasia che può parere contorta, stregata, che, dopo la rivelazione delle sue intenzioni, diviene invece interpretazione morale, apocalittica del mondo e dell’uomo: il male predomina sul bene, l’aspetto angelico dell’uomo è solo esteriore, l’interno è diabolico: inganno,

invidia, rapina, violenza, presunzione, cattiveria, questa è la sostanza amara dell’anima umana». Questa descrizione a firma di Ennio Bonea è molto calzante per comprendere l’artista outsider salentino Ezechiele Leandro (1905-1981), autore dello straordinario Santuario della Pazienza a San Cesario di Lecce, un grande giardino di sculture, visioni, sogni ed incubi, oggi destinato all’oblio e condannato all’incuria. Concepito sul lato sinistro della sua abitazione, il santuario, all’interno


CULTURA

I LUOGHI DELL'ARTE

LA SUA PIÙ GRANDE PREOCCUPAZIONE, IN VITA, ERA LA GESTIONE DI QUESTO SITO di un terreno di circa 700 metri quadri, è popolato da diverse decine di gruppi statuari costituiti da una struttura interna in ferro, su cui l’artista ha plasmato una malta cementizia, dal cui nucleo emergono brandelli di piastrelle e altri materiali di risulta, metalli compresi. La grande opera vive nella sua dimensione ambientale, va percorsa e interrogata, nasconde antri e viali, gruppi statuari di grande formato e piccoli pannelli realizzati con cemento

e pittura: è uno spazio totale in cui vivere, riflettere, immaginare, meditare e forse anche pregare. La sua più grande preoccupazione, in vita, era la gestione di questo sito: Ezechiele era legittimamente angosciato non solo per lo scarso interesse delle istituzioni locali con cui più volte ha provato a intessere rapporti di dialogo e collaborazione. In uno dei suoi scritti si chiede, infatti: «Mi domandano tutti cosa ne farò del Museo mio. Alle donne che

LOCANDINA PUBBLICITARIA DIFFUSA DA LEANDRO NEGLI ANNI SETTANTA

stanno senza far nulla e anno accomulato tanto latte darò ordine di nutrire il paese. I maschi invece li mando in giro a farsi una posizione e poi gli compro un cappotto così si riparano dal male che mandano le malelingue. Poi a posto mio metterò gli invidiosi». Da allora cosa è cambiato? Mi verrebbe da dire che non è cambiato assolutamente nulla, stando al pessimo stato di conservazione di quello straordinario luogo di stratificazioni, visioni, spazi, sogni ed incubi che costituiscono il santuario. Ma vediamo perché. C’è stata però una retrospettiva, “Leandro unico primitivo”, che ho avuto il piacere di curare con Antonella Di Marzo, Brizia Minerva e Tina Piccolo per conto del ministero dei Beni Culturali e della Regione Puglia in alcuni spazi espositivi, tra cui il Museo Sigismondo Castromediano (catalogo Grenzi Editore, con contributi su Leandro e l’arte outsider di Eva Di Stefano, Gabriele Mina, Rachele Fiorelli e altri autori): era il 2016, a due anni dal vincolo di tutela che lo stesso ministero aveva notificato per lo straordinario capolavoro sito in via Cerundolo, a San Cesario di Lecce. «Li chiamo “costruttori di Babele” questi misconosciuti eroi della pietra e del mattone perché sfidano le convenzioni e il pubblico sentire, alimentando per decenni la propria utopia e innalzando al cielo le proprie insegne… perché questi “ispirati al bordo della strada” danno vita, con materiali e tecniche disparate, ad architetture e microcosmi dell’immaginario – un giardino scolpito, un’arca della memoria e della meraviglia, un castello di piani sovrapposti – destinati alla distruzione, come la torre biblica», ha sostenuto Gabriele Mina. All’interno della mappatura curata dallo studioso, disponibile sul sito internet costruttoridibabele.net, un posto di rilievo è occupato dal santuario di Leandro, considerato tra gli esempi più significativi nell’ambito degli ambienti outsider italiani. Era un visionario, attraverso la sua ricerca artistica ha creato nuove visioni, nuovi mondi, tutti da deci-


LEANDRO HA AVUTO LA SFORTUNA DI OPERARE IN UN LUOGO GEOGRAFICAMENTE DIMENTICATO DA OGNI VOLONTÀ POLITICA

frare. Ma «Leandro ha avuto la sfortuna di operare in un luogo geograficamente dimenticato da ogni volontà politica e lasciato al di fuori per secoli, lontano dagli scambi culturali e restio, sempre per incapacità e presunzione politica a raccogliere e recepire qualsiasi forma di cultura artistica e non, che non fosse quella ufficiale: ecco perché è stato quasi da tutti schernito, denigrato e ignorato», come ha suggerito nel 1981 lo scultore Nino Rollo. Ezechiele è difatti un caso “a parte”, un outsider autentico nel panorama artistico pugliese – e italiano ed europeo, visto anche l’interesse che il suo lavoro sta suscitando in diversi contesti certamente extralocali – del XX secolo. Nel 2014, grazie al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, finalmente il santuario è stato vincolato. «Si è trattato certamente di un momento fondamentale per la tutela dell’opera di Ezechiele Leandro, che ha riacceso l’attenzione dei media e del pubblico su un sito di arte contemporanea tra i più affascinanti d’Italia, e che ha aperto SALENTO REVIEW

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INFO Località, indirizzo tel. +39 0000 0000000 www.fintotesto.it, info@fintotesto.it

CULTURA

I LUOGHI DELL'ARTE

la strada ad una nuova stagione di studio e di promozione del lavoro di questo artista visionario, capace di trasportarci in un universo magico, che affonda le sue radici nella più antica tradizione artistica salentina e allo stesso tempo sa accostarsi a linguaggi che ricordano il dada e l’informale, frutto dell’ispirazione di un artista autodidatta che ha saputo costruirsi da solo, in modo completamente indipendente», ha commentato Massimo Bray. Per valorizzare questo artista bisognerà partire proprio da lì, da quello straordinario e visionario luogo babelico di via Cerundolo. Che senso hanno avuto, altrimenti, la mostra – visitata da migliaia di persone –, le pubblicazioni, gli articoli e tutto il resto? Nulla. Perciò chi di dovere dovrà impegnarsi, trattare con gli eredi proprietari del santuario, e operare, per il bene comune, per il bene dell’arte. Sperando che non si decidano troppo tardi.

Attenti ai falsi Ezechiele Leandro (1905-1981), nonostante l’avvio, in tempi recenti, di un archivio, dalla composizione multipla, avviato da eredi, collezionisti e mercanti d’arte, è – insieme a Edoardo De Candia – l’artista maggiormente falsificato in Salento. Capita soprattutto per i suoi dipinti e per le sue carte, raramente per le sculture. Ma i risultati sono imbarazzanti, anzi, ridicoli, perché chi si impegna a falsificare questo artista mette in scena un palinsesto di simboli e segni antropomorfi che nulla possiedono della potenza arcaica di Ezechiele. Qui da noi chi colleziona arte (o chi la possiede accidentalmente, ovvero la maggior parte dei casi), non si pone il problema dell’archivio o della pubblicazione della propria opera sul catalogo generale di un artista, anche perché non esistono i cataloghi generali di questi nomi che hanno sostanzialmente un mercato locale (anche se i collezionisti italiani e stranieri di outsider art stanno finalmente scoprendo Leandro). E i falsi in circolazione distruggono ulteriormente la storia di questo visionario artista, padre di un immaginario che è entrato dentro di noi perché è qui che si è generato. WATCH OUT FOR COUNTERFEITS

EZECHIELE LEANDRO. PH.GIANFRANCO CICCARESE

Despite the beginning of an archive, Ezechiele Leandro is – together with Edoardo De Candia – the most falsified artist in Salento. Here, whoever collects art or possesses it accidentally does not pose the problem of publishing their work on an artist's general catalogue, also because there are no general catalogues of these artists who have basically a local market. And the fakes in circulation further destroy the history of this visionary artist.

A SHRINE DESTINED FOR OBLIVION? EZECHIELE LEANDRO'S TRAGEDY IN SAN CESARIO DI LECCE, AN EXTRAORDINARY BUT FORGOTTEN PLACE «Ezechiele Leandro, […] short, stocky, [...], the reddish complexion of those who live in the open air, an easy speech not slave to grammar, [...] a painter and a sculptor of clay, cement and iron, out of every school of thought and without masters […]. His “naivety” is supported by an original, personal and skilful technique; fostered by a fantasy that may seem contorted, enchanted, that […] becomes a moral interpretation [...]: evil predominates over good, the angelic aspect of people is only exterior, the inside is diabolic». Ennio Bonea describes the Salentine outsider artist Ezechiele Leandro (1905-1981), the maker of the extraordinary Santuario della Pazienza in San Cesario di Lecce, today destined for oblivion and condemned to neglect. The shrine is populated by several dozens of statue groups consisting of an internal iron structure, on which the artist has shaped a cement mortar, from which fragments of tiles and other resulting materials emerge, including

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metals. A space where to imagine, meditate and maybe even pray. When he was alive, his greatest concern was the management of this place: Ezechiele was legitimately worried due to the lack of interest by local institutions with which he had repeatedly tried to keep relations of dialogue and collaboration. Since then, nothing seems to have changed, considering the poor state of conservation of that extraordinary place. However, there was a retrospective exhibition in 2016, "Leandro unico primitivo". Scholar Gabriele Mina has dedicated a prominent place to Leandro's shrine on the internet site costruttoridibabele.net. «Leandro has had the misfortune to operate in a place [...] far from cultural exchanges and reluctant [...] to accept any form of artistic culture and not, other than the official one», sculptor Nino Rollo suggested in 1981. In 2014, thanks to Minister of Cultural Heritage Massimo Bray, the shrine was finally restricted. To give value to this artist, it will be necessary to start from that extraordinary and visionary place in Via Cerundolo. Therefore, those in charge should work hard for the good of art. In the hope that they do not decide too late.



RISTORAZIONE

MASSERIA DEL SALE

Storie di gusto Piatti ricercati in cui si mescolano tradizione e ricordi di viaggio, benedetti dal vino migliore e “raccontati” in una location da sogno. Masseria del Sale è l’essenza dell’eccellenza Sì, è vero, quando assapori pietanze deliziose, tutto il resto non conta, sei concentrato a gustare il piatto che hai davanti, a sublimarlo con ottimo vino, e ad imprimere al palato e al cuore un ricordo piacevole che ti accompagnerà per lungo tempo. Mangiare bene è un gesto d’amore verso noi stessi, una coccola d’infinito piacere che, sia pure per un attimo, ci proietta verso universi leggeri, lontani dalle problematiche quotidiane. Come dire, un’oasi di piacere e felicità. Un concetto, questo, che ben si sposa con la filosofia di uno dei ristoranti più rinomati e apprezzati dell’entroterra manduriano, in quelle campagne disseminate di masserie, trulli e menhir che ne disegnano da secoli il profilo irregolare che riporta ad un passato agricolo mai completamente scomparso.

Il ristorante in questione è Masseria del Sale, bomboniera del 700 immersa nel verde di un giardino curatissimo che, d’estate, diventa il palcoscenico privilegiato per pranzi, cene e ricevimenti dal sapore bucolico e romantico. Che non guasta mai. I padroni di casa, Simona Fusco e Andrea Lippi, interpretano i desideri dei commensali cogliendo anche le più piccole sfumature. La cucina per loro è una forma d’arte e, come tale, in grado di stimolare tutti i cinque sensi: l’udito con lo sfrigolare dell’olio, la vista con i colori dei piatti, il palato con i suoi gusti, l’olfatto con gli odori e i profumi di ogni piatto e, infine, il tatto. Ogni portata è un’esperienza da vivere, anche perché in ogni ricetta c’è qualcosa di


MASSERIA DEL SALE Via per Lecce, Km 2 – Manduria (TA) tel. +39 349 3871021 – direzione@masseriadelsale.it – www.masseriadelsale.it –

Simona e Andrea: il ricordo di un viaggio, l’emozione di un’esperienza vissuta, una storia da tradurre in cucina dove, accanto ai piatti della tradizione, prendono forma idee creative, realizzate con ingredienti che provengono dai posti più disparati del mondo. Spezie, odori, elementi inconsueti che, tuttavia, trovano il perfetto equilibrio con le ispirazioni mediterranee che sono alla base del menu. I sapori di Puglia restano marchio inconfondibile. Inconfondibile come l’atmosfera che si respira in queste sale. Mobili antichi, colori caldi e spazi ampi sono il biglietto da visita di questa masseria dove il tempo è scandito dalle pietanze sempre nuove e gustose. Dalla selezione di formaggi e salumi alle zuppe di stagione, alle orecchiette con ragù di cavallo e fonduta di canestrato, dai tagliolini ai ricci al risotto con gli asparagi selvatici, passando per i secondi di carne e di pesce, senza dimenticare la selezione di dolci e formaggio. Insomma, dagli antipasti all’ammazzacaffè è un trionfo di bontà e qualità. Ogni piatto è un’emozione da vivere, una nuova storia da scoprire, con tutto l’entusiasmo di chi si lancia in una nuova avventura. Ovviamente, anche il vino

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RISTORAZIONE

MASSERIA DEL SALE

ha ruolo fondamentale. Non solo per esaltare i piatti. Simona e Andrea hanno fatto ricorso alla loro conoscenza in materia per curare la carta dei vini. C’è un’ampia scelta delle migliori etichette, affinché nessun commensale resti deluso. «In questo luogo – spiegano – non vogliamo solo offrire cibo e vino. Abbiamo volutamente creato un ambiente in cui raccontare il mondo attraverso l’esperienza gourmet, spinti dalla passione che è il

motore di tutto. Per quanto riguarda la qualità – aggiungono – c’è da dire che partiamo dalla materia prima, utilizziamo solo la migliore in commercio e la lavoriamo in modo tale da non alterarne le caratteristiche». E questo la dice lunga sul rispetto che i due giovani imprenditori della ristorazione hanno sia per il cibo che per i clienti. A monte ci sono cura e dedizione fuori dal comune. Il posto è perfetto per organizzare ricevimenti, banchetti ed eventi importanti.

STORIES OF TASTE REFINED DISHES COMBINING TRADITION AND TRAVEL MEMORIES IN A DREAM LOCATION. MASSERIA DEL SALE IS THE ESSENCE OF EXCELLENCE When you savour delicious dishes, everything else does not count. To eat well is a gesture of love for yourself, a cuddle of infinite pleasure. A concept that goes well with the philosophy of one of the most appreciated restaurants in the Manduria area, surrounded by farms, trulli and menhirs. The restaurant at issue is Masseria del Sale, an 18th-century facility surrounded by greenery, which becomes a privileged stage for lunches, dinners and receptions in summer. The owners, Simona Fusco and Andrea Lippi, interpret even the smallest nuances of their diners' wishes. Cooking for them is a form of art that can stimulate all five senses. In each recipe, there is something from Simona and Andrea: the memory of travel, the emotion of an experience, a story to be turned into a dish whose ingredients come from the most disparate places in the world. Unusual elements that find a perfect balance with Mediterranean inspirations. The Apulian tastes remain an unmistakable mark. Antique furniture, warm colours and large spaces are the visiting card of this farm. Obviously, wine also plays a fundamental role. There is a wide selection of the best wines so that no diner is disappointed. “We have chosen to create an environment in which to tell the world through a gourmet experience - they explain -. We start only from the best ingredients and work in a way that does not alter their characteristics.” The place is perfect for organising receptions, banquets and important events.

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COCOBAY BEACH S.P. 366, Litoranea San Cataldo Otranto • Località Laghi Alimini (LE) tel. +39 0836 1975152 • www.cocobay.it


CULTURA

LA BALLATA DEL CARCERE DI READING

MUSICA

La scintilla l’ho avuta nel Salento Giovanna Marini, etnomusicologa e compositrice, racconta il suo viaggio straordinario nella musica popolare «La scintilla l’ho avuta nel Salento, nel 1968, quando ho conosciuto Mariuccia Chiriacò. Ricordo quel periodo come il più bello della mia vita». Giovanna Marini è una delle più importanti studiose del patrimonio della musica popolare, la sua ricerca sul campo e il suo personale contributo artistico come compositrice ar142 143

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ricchiscono ancora oggi la formazione di più di mille allievi della Scuola popolare di musica di Testaccio a Roma, fondata da lei e da altri etnomusicologi nel 1975. Si commuove ogni volta, dice, dopo lo spettacolo La ballata del carcere di Reading, che interpreta con voce e chitarra al fianco dell’attore Umberto Orsini, un

vero inno contro la pena di morte su testo di Oscar Wilde e musiche da lei composte, per la regia di Elio De Capitani. Ed è così anche questa volta, scendendo dal palco nel cortile del palazzo baronale De Gualtieris di Castrignano de’ Greci. La rassegna che la ospita è Ogni casa è un teatro, che porta attori e compagnie


di annachiara pennetta/foto alexander corciulo

nella dimensione intima e inconsueta delle mura di casa di tanti appassionati, per un progetto ideato da Pietro Valenti, già direttore di Emilia Romagna Teatro, per OTSE – Officine Theatrikés Salento Ελλάδα con la collaborazione del Comune di Castrignano de’ Greci e il sostegno del Teatro Pubblico Pugliese e del Programma straordinario cultura e spettacolo della Regione Puglia nell’ambito di “Castel dell’Arte”, realizzato con le associazioni MALTE e Principio Attivo Teatro. Il racconto di Giovanna Marini è affascinante e prezioso, la sua voce vellutata trascina in un fermento culturale senza tempo. «La mia passione per la musica popolare ha avuto una serie di scintillette – ricorda –. La primissima l’ho avuta da Pier Paolo Pasolini, ascoltando i miei lavori mi chiese su che libro avessi trovato quelle canzoni. Io gli dissi che arrivavano dalla tradizione orale, che erano cantate per le strade. Così mi suggerì di andare a Milano dove stava nascendo il Nuovo Canzoniere Italiano per approfondire il mio interesse. Intanto a Roma andavo spesso al Folk Studio, un locale aperto nel 1960: lì incontravo Roberto Leydi, Pete Seeger, grande cantante americano che ha inventato la musica folk e autore di brani di protesta schierandosi contro il Vietnam. Io uscivo dal conservatorio Santa Cecilia di Roma e mi ritrovai in un mondo sconosciuto. A Milano, Ernesto De Martino e Diego Carpitella mi hanno fatto innamorare della musica popolare e sono tornata a Roma sconvolta. Da questi incontri, nel 1964 nacque il “Bella Ciao” (lo storico spettacolo di canto politico e sociale, ndr) e sono entrata a far parte del Nuovo Canzoniere Italiano». Poi la scelta di iniziare la sua ricerca nella tradizione più autentica della musica popolare. «Così sono arrivata nel Salento, la culla delle più belle melodie. Nel ’68, a Sternatìa, ho conosciuto per caso Mariuccia Chiriacò (una della voci più importanti della tradizione locale, ndr): era arrampicata su un albero di olivo per la raccolta autunnale e la sera mi invitò a casa sua per ascoltare tutti i canti. Io non ricordo cosa più bella nella mia vita del periodo che ho trascorso nel Salento.

A MILANO, ERNESTO DE MARTINO E DIEGO CARPITELLA MI HANNO FATTO INNAMORARE DELLA MUSICA POPOLARE

LA BALLATA DEL CARCERE DI READING TEORIA DELLA CLASSE DISAGIATA

ICARO CADUTO


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CULTURA

MUSICA

NELLA RICERCA SI INSEGUE LA MUSICA MA SI TROVANO LE PERSONE, LO DICO SEMPRE AI MIEI STUDENTI Registravo le voci con un gelosino, i loro canti erano diversi da qualunque cosa avessi ascoltato prima, la loro estetica musicale era diversa, le voci erano diverse, dirette, spinte perché cantano all’aperto. Le canzoni partono dall’alto in basso, gli abbellimenti formano la canzone e non

puoi toglierli, gli intervalli riproducono i modi greci e albanesi per le influenze geografiche e del passato. Non si dimentica questa roba. Nella ricerca si insegue la musica ma si trovano le persone, lo dico sempre ai miei studenti: non si può fare lo studio avulso dal contesto, dal AMORE E PSICHE

AMORE E PSICHE LEZIONI

LEZIONI

legame con la vita». E con il suo metodo anticonvenzionale ancora oggi lei porta con sé gli studenti nei luoghi vivi. Come Riace, ad esempio. «Siamo stati a Badolato, la città più vicina a Riace, e poi anche lì, dove abbiamo conosciuto le persone che Salvini ha cacciato da un luogo in cui erano felici e sereni. Ragazzi di vent'anni che mi dicevano noi siamo nati qui, abbiamo studiato qui, parliamo calabrese, siamo italiani ma arriva un camion con la polizia ci porta via. Ora aspettano tutti di tornare». Ragazzi di vent’anni che nelle piazze, nelle contestazioni, e ogni volta che se ne sente l’esigenza, intonano “Bella Ciao”. «I ragazzi che la cantano adesso sanno esattamente il valore di opposizione, il senso di vigilanza di questo canto, quel famoso “Resistete, Resistete, Resistete” del giudice Caponnetto rivolto a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A Roma, all’università, ero con i miei studenti quando è arrivato Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, ed è stato accolto da “Bella Ciao”: lì ho capito che i ragazzi hanno compreso il senso di questo canto che unisce intorno a valori come la Resistenza». La ballata e la chiacchierata con Giovanna Marini si è tenuta il 23 maggio, giorno dell’anniversario della strage di Capaci.

I GOT THE SPARK IN SALENTO GIOVANNA MARINI, AN ETHNOMUSICOLOGIST AND COMPOSER, TELLS HER EXTRAORDINARY JOURNEY INTO POPULAR MUSIC Giovanna Marini is one of the most important scholars of the heritage of popular music. Her research and her personal artistic contribution still enrich the education of more than a thousand students of a popular school of music in Rome. Giovanna Marini's story is fascinating and precious. “I received the very first spark for popular music from Pier Paolo Pasolini – she recalls –. He asked me what book I had found my songs in. I replied they came from oral tradition. So he suggested me going to Milan where the Nuovo Canzoniere Italiano was arising. Meanwhile, at the Folk Studio in Rome, I often used to meet Roberto Leydi and Pete Seeger. In Milan, Ernesto De Martino and Diego Carpitella made me fall in love with popular music. From these encounters, in 1964 "Bella Ciao" was born and I joined the Nuovo Canzoniere Italiano.” Then the choice to start her research in the most authentic tradition of popular music. “So I arrived in Salento. In 1968, I met Mariuccia Chiriacò. She invited me to her house to listen to popular songs. I cannot remember anything better in my life than the period I spent in Salento. Those songs were different from anything I had heard before. I am used to repeating to my students: in research we pursue music but find people.” And with her unconventional method, she still brings her students to the living places. Like Riace, for example. “In Badolato, we met the people that Salvini sent away from a place where they were happy and serene. Twenty-year-olds born and raised there, who speak Calabrian. A truck with the police arrived and took them away. Now they are all waiting to come back.” Young boys and girls who sing "Bella Ciao" every time they feel the need. They know exactly the value of opposition, the sense of vigilance of this song. In Rome, at the university, I was with my students when Mimmo Lucano, the mayor of Riace, arrived and was greeted by "Bella Ciao". They have understood the meaning of this song that unites around values such as the Resistance.”

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TERRITORIO

COMUNE DI GALLIPOLI

Note internazionali in onore di Gallipoli GALLIPOLI, SINDACO STEFANO MINERVA

Il 21 agosto Zach Condon e il gruppo Beirut saranno ospiti del Festival Sud Est Indipendente. Un’occasione per presentare l’ultimo lavoro, intitolato “Gallipoli”, nei luoghi che lo hanno ispirato Non sarà né il primo né l’ultimo omaggio canoro alla “città bella”, ma è sicuramente fra i più spontanei e originali mai scritti fino ad oggi. Già, perché lo spirito che ha mosso la stesura del brano “Gallipoli” (che poi ha dato il titolo all’album), parte da un’inconscia e viscerale sensazione di piacevole smarrimento nel mezzo della processione in onore della sua patrona, Santa Cristina. Il corteo che si snoda tra le viuzze del borgo antico, fedeli e devoti appresso al simulacro, e la banda che intona note di festa coinvolgendo tutti i presenti. Turisti compresi. Uno, in particolare, resterà talmente colpito dalla suggestione del momento, da tradurlo in musica.

Zach Condon, poliedrico artista statunitense, si trovava in mezzo alla folla in un caldo pomeriggio estivo. Nonostante la concitazione di quegli attimi in cui fede e folklore si mescolano insieme, ha percepito chiaramente un messaggio, divenuto poi un lavoro musicale originale, “Gallipoli”, che ha ispirato il progetto realizzato con il gruppo Beirut. Ebbene, Zach e soci torneranno proprio a Gallipoli, in occasione del Festival Sud Est Indipendente – evento firmato da Coolclub, con la direzione artistica di Cesare Liaci, in collaborazione don il Locus Festival – per presentare l’album scritto e registrato tra New York, Berlino e Lecce.


Mercoledi 21 agosto, grazie anche alla collaborazione del Comune e del Castello, il concerto si terrà nell’area Blu Salento, sul Lungomare Marconi. «Gallipoli iniziò, nella mia testa, quando finalmente feci spedire il mio vecchio organo Farfisa da casa dei miei genitori a Santa Fe a New York – ricorda Condon – . M’impossessai dell’organo durante il mio primo lavoro al Center For Contemporary Arts di Santa Fe; trascorsi i successivi tre anni scrivendo il maggior numero di canzoni che potevo tirarne fuori». Condon va avanti raccontando le fonti d’ispirazione del nuovo lavoro e in particolare del brano Gallipoli che, fin dalle prime note, proietta l’ascoltatore nella piccola realtà gallipolina. I fiati, non dissimili da quelli ascoltati nel corso della processione religiosa, rimandano all’incedere ideale del corteo, preziosa fonte d’ispirazione per l’artista. «Una sera – ricorda – ci trovammo per caso nel centro storico di della città salentina e seguimmo una banda di ottoni in processione dietro a preti che portavano la statua di Santa Cristina tra le strette vie del borgo antico, seguiti da quella che sembrava l’intera città. Il giorno seguente scrissi in una sola sessione, facendo pausa solo per mangiare, il brano che

sarebbe diventato “Gallipoli”. Sembrava un mix catartico di tutti i vecchi e nuovi album e mi sembrava di essere tornato alla vecchia gioia della musica come esperienza viscerale». Non nasconde una punta d’orgoglio il primo cittadino, Stefano Minerva, da sempre appassionato sostenitore dell’arte e della cultura declinate in ogni loro sfaccettatura. «Dal momento dell’uscita del singolo e dell’album – spiega – abbiamo guardato con curiosità a questo gruppo musicale che, in un modo o nell’altro, stava iniziando a rappresentare il nostro territorio. Sapere dunque che una band internazionale, pian piano, stava iniziando a portare su tutti i palchi “Gallipoli” è stata un’emozione indescrivibile. Come loro stessi hanno affermato, l’ispirazione è nata proprio da un giro nel centro storico della nostra città e dalla “visione” della processione nelle stradine del borgo antico. Il rito, fortemente sentito da tutti i gallipolini, ha suscitato emozioni nei musicisti che hanno scelto così di omaggiare la “città bella”. I Beirut – conclude Minerva – si confermano punta di diamante nello scenario musicale mondiale e noi siamo pronti ad accoglierli a braccia aperte».

BEIRUT, 2019. PH: OLGA BACZYNSKA

COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta De Pace, 78 – Gallipoli (LE) tel. +39 0833 266176 – fax +39 0833 260279 – www.comune.gallipoli.le.it –

BEIRUT, ROW. CREDITS: PINTEREST

INTERNATIONAL NOTES IN HONOUR OF GALLIPOLI ON 21ST AUGUST, ZACH CONDON AND THE BEIRUT BAND WILL BE GUESTS OF THE SUD EST INDIPENDENTE FESTIVAL. AN OPPORTUNITY TO PRESENT THEIR LATEST WORK, "GALLIPOLI" The spirit that moved the writing of the song "Gallipoli" (which then gave the title to the album) starts from a feeling of pleasant loss in the middle of the procession in honour of the town saint patron, Santa Cristina. The procession of worshippers and the band playing festive notes involve all those present. Tourists included. In particular, Zach Condon, a versatile American artist, was so impressed by the suggestion of the moment that he translated it into music, together with Beirut. On 21st March, Zach and his partners will return to Gallipoli for the Sud Est Indipendente Festival to present their latest album. From the first notes, the song "Gallipoli" projects the listener into the small Gallipoli reality. Wind instruments recall the ideal gait of the procession, a precious source of inspiration for the artist. "One evening – he remembers – we happened to follow a brass band in procession behind the statue of Santa Cristina through the narrow streets of the ancient village. The following day, I wrote the song that would become 'Gallipoli'." Mayor Stefano Minerva does not hide a touch of pride. "Knowing that an international band was bringing 'Gallipoli' on all the stages was an indescribable emotion – he explains –. Beirut proves itself to be a diamond point in the world music scene and we are ready to welcome them with open arms."

BEIRUT. CREDITS: ALBERT HALL MANCHESTER BEIRUT, BAND. CREDITS: SKIDDLE

SALENTO REVIEW

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STRUTTURE RICETTIVE

HOTEL SANLU

IL CALORE DELL’ACCOGLIENZA Nel cuore della Grecìa Salentina, a due passi da Otranto, l’Hotel Sanlu è una realtà interessante nell’universo della ricezione locale. Gestito da tre giovani fratelli di Martano, si appresta a vivere una stagione all’insegna delle novità, ma sempre sui binari della professionalità e del garbo È un piccolo gioiello dell’ospitalità, nelle campagne tra Martano e Otranto, a due passi dai Laghi Alimini, ma con le radici nell’entroterra. Sanlu non è semplicemente un albergo: è un abbraccio che accoglie i viaggiatori, siano essi impegnati in spostamenti di lavoro o in soggiorni di piacere. Elegante, grazioso, ricco di ogni comfort, con le sue 30 camere, l’Hotel Sanlu è una piacevole realtà che arricchisce l’offerta ricettiva salentina. Nato 10 anni fa dalla felice intuizione di Pasquale Rescio, noto imprenditore della zona, l’hotel si è ritagliato un posto di prestigio nel settore dell’ospitalità, grazie anche ad una squadra di collaboratori coesa, preparata e professionalmente ineccepibile.

Da qualche anno la gestione è stata affidata ai tre figli, Salvatore, Angela e Lucia che, oltre ad aver ispirato il nome dell’albergo, nato dall’unione delle loro iniziali, hanno ereditato dal papà il fiuto imprenditoriale. Ma questo, da solo, non basterebbe. La dolcezza che mamma Rita ha trasmesso ai tre ragazzi è un valore aggiunto, soprattutto per chi ha a che fare con una clientela sempre diversa e soprattutto esigente. Grandissimi lavoratori, i tre fratelli, hanno dato un’impronta nuova al Sanlu. Preparazione, entusiasmo e idee sempre in movimento, sono i pilastri della loro attività. «In questo settore – afferma Lucia Rescio, amministratore delegato – la prima impressione è quella che conta, ed è questo il nostro punto di forza. Dal primo contatto, e


HOTEL SANLU Via Provinciale Martano-Otranto – Serrano (LE) tel. +39 0836 586010 – info@sanlu.it – www.sanlu.it –

per tutta la durata del soggiorno, gli ospiti sono seguiti e coccolati. Facciamo di tutto affinché possano sentirsi a proprio agio, ovviamente nel rispetto dei ruoli, senza mai essere invadenti, ma comunque sempre pronti a soddisfare ogni loro richiesta». Stile moderno, declinato con colori caldi e mediterranei, anche l’arredamento gioca un ruolo importante nella partita dell’accoglienza. Per raggiungere le camere, ampie, luminose e dotate di ogni comfort, si passa attraverso corridoi impreziositi da gigantografie che riproducono scorci bellissimi del Salento: campagne, mare, ulivi, chiese e borghi suggestivi, ogni immagine ha una sua particolarità che conquista sin dal primo sguardo. «È sicuramente un omaggio alla nostra terra così ricca e affascinante ma, al tempo stesso, è una “finestra privilegiata” per gli ospiti – spiega Lucia –, un modo per creare un contatto anche visivo con il territorio che hanno scelto di visitare». Location ideale, a metà fra il mare e l’entroterra, nel cuore della Grecìa Sa-

lentina, la struttura a breve avrà anche una piscina esterna (i lavori stanno per essere ultimati). Ed è, anche questa, un’idea concepita dai fratelli Rescio e subito tradotta in realtà. L’ospite, qui, ha la priorità assoluta. E non è un modo di dire. Le colazioni, per esempio, sono servite fino a mezzogiorno. Un’eccezione nel contesto breakfast dove, in genere, già verso le 10:00, le porte della sala si chiudono. E nel buffet, tra le varie golosità, ci sono anche i prodotti a “metro zero” del Caseificio Capasa (sempre della famiglia Rescio). Più che freschi, ovviamente. E poi ci sono le spiagge convenzionate, i ristoranti che propongono sconti e agevolazioni a chi pernotta qui e, infine, pacchetti e offerte spalmate durante l’anno e la possibilità di visitare le masserie vicine. Ultimo, ma non per importanza, anche il riconoscimento ricevuto da Booking. com che, ogni anno, premia le strutture che si sono distinte anche attraverso le recensioni lasciate dagli ospiti.

THE WARMTH OF THE WELCOME IN THE HEART OF GRECÌA SALENTINA, A STONE'S THROW FROM OTRANTO, HOTEL SANLU IS AN INTERESTING REALITY IN THE UNIVERSE OF LOCAL ACCOMMODATION SERVICE. MANAGED BY THREE YOUNG BROTHERS, IT IS READY TO EXPERIENCE A SEASON FULL OF NOVELTIES It is a little jewel of hospitality, close to the Alimini lakes, but with roots in the hinterland. Sanlu is an embrace that welcomes travellers. Elegant, refined, full of every comfort, the Hotel Sanlu was created 10 years ago thanks to the successful intuition of Pasquale Rescio. For some years, the hotel has been managed by his three children. They have inherited the entrepreneurial flair from their father and the kindness from their mother. Competence, enthusiasm and ideas always on the move are the pillars of their activity.

“In this industry – says Lucia Rescio – the first impression is what counts, and this is our strength. For the whole duration of the stay, guests are looked after and cuddled.” The hotel has a modern style and warm, Mediterranean colours. The rooms are spacious, bright and equipped with every comfort; the corridors are embellished with beautiful views of Salento: countryside, sea, olive trees, churches and picturesque villages. “It is certainly a privileged window for guests – explains Lucia – who can create visual contact with the territory they have chosen to visit.” The facility will soon also have an outdoor swimming pool, too. Here, the guest has absolute priority. For example, breakfast is served until noon. The buffet includes “zero-metre” dairy products. More than fresh, obviously. And then there are partner beaches and restaurants, special offers all the year long and the chance to visit the nearby farms. Last, but not least, the recognition received from Booking.com.

SALENTO REVIEW

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TERRITORIO

MEZZOBUSTO DI COMI CON IL PALAZZO ALLE SPALLE. PH: MAURIZIO BUTTAZZO

LUCUGNANO

Riapre Casa Comi, si risveglia una comunità Una riflessione sulla relazione tra cultura, economia e territorio “Armonia: consonanza di voci o di strumenti” (Enciclopedia Treccani). Non poteva esistere una parola migliore per definire l’esperienza umana, artistica e spirituale di Girolamo Comi (Casamassella, Lecce, 1890; Lucugnano, Lecce, 1968) e del suo lascito alla cultura contemporanea. Il “Festival dell’Armonia” gli tributa la paternità ideale della manifestazione letteraria che si svolge soprattutto nel suo palazzo di Lucugnano, nel basso Adriatico. “Spirito d’armonia” è il titolo di una mostra che gli è stata dedicata quest’anno, ma è anche quello della selezione delle sue poesie. E il termine ricorre

molto spesso nelle sue opere, sebbene al barone di Lucugnano ne interessasse più la simbologia religiosa, mentre a noi preme valorizzare le vicende terrene e lo spirito armonioso di chi ne vuole perpetrare la memoria. Difficile non cogliere una consonanza tra la biografia del fondatore dell’Accademia Salentina e le vicissitudini del suo palazzo, oggi tornato a disposizione di curiosi, visitatori e assetati di cultura. Già, perché, superato il roseto con il suo mezzobusto nella piazza che porta il suo nome, a Lucugnano, e solcati il portone e l’ampio atrio che ospita numerosi incontri pubblici, oggi possiamo ancora leggere

la frase che accoglie i visitatori nel suo palazzo, estratta da un messaggio che il poeta Alfonso Gatto lasciò al suo amico Girolamo: “In questa casa anche le ombre ti sono amiche”. E possiamo ancora immergerci in un’intensa visita guidata con Angela Caputo Lezzi perché l’associazione di cui fa parte, “Tina Lambrini – Casa Comi”, si è assunta l’impegno del dialogo con gli enti comproprietari dell’immobile, Provincia di Lecce e Regione Puglia, dopo aver persino occupato il palazzo, che rischiava d’esser ceduto in mano a privati. Simone Coluccia, presidente di Tina Lambrini – Casa Comi, racconta di questo vero e proprio risveglio di coscienza


di andrea aufieri/

da quello francese dello stesso Comi e dal fondo curato dall’emerito rettore dell’Università del Salento, Donato Valli, grande amico del barone. Completa il tutto il meraviglioso giardino che ospita ancora un alloro piantato dal poeta e una passiflora piantata da Tina, sua domestica, poi moglie e infine custode di Casa Comi e dei suoi tesori. Una figura da conoscere e amare, non solo per comprendere davvero la consonanza di Girolamo con l’amore, con l’arte e con la cittadinanza, ma degna di una sua traiettoria, tutta da scoprire, che si è meritata la compresenza nel nome dell’associazione che da lei ha ereditato la cura della casa. Al primo piano, di proprietà della Provincia, troviamo la biblioteca con i suoi appunti, i carteggi con altri grandi autori come Paul Valéry, le annotazioni sui libri, il celebre e bellissimo salotto in cui si riuniva l’Accademia Salentina, fondata nel 1948 e che vedeva protagonisti, tra gli altri, Maria Corti, Vittorio Bodini, Vittorio Pagano, nucleo redazionale anche della rivista L’Albero, divenuta l’epicentro di una linea meridionale d’idee e scritture. Ai contenuti non sono da meno gli scenari: arazzi progettati dal barone e realizzati dalle celebri maestranze di Casamassella, Surano e Maglie, quadri di pregio, foto e stampe d’epoca, candelabri di legno dorato e ferro battuto, ceramiche artigianali esposte nella sala da pranzo e nella splendida cucina economica, le stanze da letto francescane, l’altarino votivo dedicato alla Natività. Luigi De Luca, funzionario regionale

LABORATORIO DURANTE IL FESTIVAL DELL'ARMONIA. PH: DANIELE METRANGOLO

nuova stagione di opportunità e stimoli». Provincia e Regione sono ora gli enti proprietari delle sale al piano terra, dove si trovavano le stalle, il frantoio e il palmento e che adesso ospitano una mostra permanente sulla lavorazione della terracotta e del ferro, tipicità lucugnanesi, la biblioteca dei bambini e parte delle migliaia di volumi che compongono il distaccamento del Polo biblio-museale di Lecce, composto dal fondo Fuortes,

L’ESPERIENZA DELL’OCCUPAZIONE HA CAMBIATO TUTTO. UNA COMUNITÀ SI RIAVVICINAVA GRAZIE A COMI

INTERNI CASA COMI. PH: DANIELE METRANGOLO

PALAZZO COMI, VEDUTA DAL GIARDINO BOTANICO. PH: DANIELE METRANGOLO

culturale: «La riapertura del palazzo è stato il riaprirsi di un’intera comunità. È iniziato tutto con il Comitato Pro Palazzo Comi, sostenuto dalla Libera Università Popolare del Sud Salento, quando nell’estate del 2015 si seppe che la Provincia aveva emesso un bando per la cessione dell’immobile. L’esperienza dell’occupazione ha cambiato tutto. Una comunità si riavvicinava grazie a Comi. La Provincia ha revocato il bando e si è aperta a una

SALENTO REVIEW

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Palazzo Comi, via delle Grazie 1, 73030 Lucugnano (LE) Sulla SS275 Maglie-Leuca Palazzo Comi

TERRITORIO

LUCUGNANO

SCRIVANIA CON OGGETTI ARTIGIANALI. PH: MAURIZIO BUTTAZZO

INSIEME ALLA PROVINCIA E ALLA SOPRINTENDENZA RESTAUREREMO GLI INTERNI, LE OPERE D’ARTE E I LIBRI

DETTAGLI DELLA BIBLIOTECA DI COMI. PH: MAURIZIO BUTTAZZO

STUDIOLO CON LA MACCHINA PER SCRIVERE DI COMI. PH: MAURIZIO BUTTAZZO

CASA COMI REOPENS, A COMMUNITY AWAKENS A REFLECTION ON THE RELATIONSHIP BETWEEN CULTURE, ECONOMY AND TERRITORY "Harmony". There could not have been a better word to define Girolamo Comi's human, artistic and spiritual experience (Casamassella, 1890; Lucugnano, 1968). "Festival dell'Armonia" (literally, "Harmony Festival") is the name of the literary event that takes place – above all – in his palace in Lucugnano. "Spirito d'armonia" ("Spirit of harmony") is the title of an exhibition that has been dedicated to him this year, but also the title of the selection of his poems. And the term occurs very often in his works. Comi’s palace is now available to visitors again. It is possible to lose yourself in an intense guided tour thanks to "Tina Lambrini – Casa Comi", the association that has accepted the commitment of a dialogue with the co-owners of the building, the Province of Lecce and the Apulian Region, after having even occupied the building, in order to prevent the risk of selling it to private individuals. Simone Coluccia, president of Tina Lambrini – Casa Comi, tells of this real awakening of cultural conscience: "In summer 2015, when

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e direttore del Polo biblio-museale di Lecce, delinea gli interventi futuri: «Insieme alla Provincia e alla Soprintendenza restaureremo gli interni, le opere d’arte e i libri. Palazzo Comi deve tornare uno spazio di discussione e comunione tra il mondo intellettuale e le comunità intorno ai temi della poesia, del sud e della fraternità. E per il futuro immaginiamo ulteriori progetti, magari residenze per poeti, scrittori e artisti. Abbiamo bisogno di poesia e questa casa assolverà il suo compito, anche per la preziosa biblioteca che ogni giorno accoglie studiosi e studenti, che già si sentono una comunità». Nonostante la riforma Delrio, la Provincia conserva ancora un ruolo importante nella gestione di Palazzo Comi e il suo rilancio rientra nelle linee programmatiche dell’attuale gestione, che il presidente Stefano Minerva riassume in una nota: «La valorizzazione di Palazzo Comi riuscirà ad avere sempre più forza se – in sinergia con Regione, Soprintendenza e Comune di Tricase – saprà attrarre investimenti e risorse finalizzate alla promozione delle attività culturali, intensificando il lavoro di squadra che enti, associazioni e privati stanno già mettendo in atto». La strada dell’armonia è quella del futuro per Casa Comi, casa di tutti i salentini e di tutti gli amanti della cultura nel mondo.

it became known that the Province had announced a call for the sale of the building, a community got closer thanks to Comi. After that, the Province decided to revoke the call and a new season of opportunities and incentives has started." On the ground floor, – where once there were the stables, the mill and the millstone – there is now a permanent exhibition on the manufacture of terracotta and iron, the children's library and part of the thousands of volumes that make up the detachment of Lecce's Polo Biblio-museale. A wonderful garden still houses a laurel planted by the poet and a passionflower planted by Tina, who was his maid, then his wife and finally the keeper of Casa Comi and of its treasures. The first floor of the palace houses a library with his notes, the letters with other great authors, the notes on his books, the famous and beautiful living room where the Salentine Academy met. Luigi De Luca, director of the Lecce's Polo Biblio-museale, outlines the future interventions: “We will restore the interiors, the works of art and the books. Palazzo Comi must return to being a space of discussion and sharing between the intellectual world and the communities about poetry, the South and fraternity."


SP 358 Km 48 • 73034 Leuca (LE) +39 370 1509523 • altamarealeuca@gmail.com


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