Salento Review - Anno V - Numero quattro

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PUGLIA Viaggio alle origini del Primitivo

STORIE Gli artigiani, professionisti della passione ANNO V - n. 4 € 4,50 - € 3,00

FOOD Dai piatti “poveri” all’eccellenza



LECCE PIAZZA SANT’ORONZO, 7 TEL. E FAX 0832.243811 www.orestetroso.it www.shop.orestetroso.it


som

Puglia www.365giorniinpuglia.it

anno V – numero.4 FOTO DI COPERTINA (Palazzo Guido, XVI Sec. - Lecce) PH: Massimo Centonze DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Michele Ortese (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Paolo Conte, Fabio Antonio Grasso, Lorenzo Madaro, Francesca Mandese, Ilaria Marinaci, Aurora Mastore, Eleonora Leila Moscara, Jessica Niglio, Fiorella Perrone, Federica Sabato, Luciana Lettere COLLABORAZIONE GRAFICA: Roberto Mariano FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone, Giulio Rugge VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Password AD RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Puglia Promozione; amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Gallipoli, Grottaglie, Martina Franca, Melendugno, Nardò e Vernole; l’Università del Salento; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita. Si ringraziano inoltre AirDolomiti, Turkish, Cesvir e tutti i main sponsors, i partners, i relatori, gli espositori, i Buyers, i visitatori, lo staff social e i collaboratori di #BTM2018.

www.salentoreview.it – info@salentoreview.it EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE

Viale della Libertà 47 – 73100 Lecce (LE) Tel. 0832.1692478 – www.pwad.it – info@pwad.it STAMPA

Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT)

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5. EDITORIALE

TERRA D'OTRANTO

di Minerva

56. La casa del più antico Homo sapiens d’Europa

50. Inverno sulle tracce (e nel gusto)

dei bizantini territorio CASTRO NARDÒ 6. Trovato l'altare dell'antico tempio

TARANTO 34. Gran Madre di Dio e Piazza Fontana alla ricerca di una “identità”

LA MURGIA 44. Da Altamura agli States…

OTRANTO

64. “Orto dell’Idro”, laboratorio di “permacultura”

BRINDISI

72. Il vetro d’arte che incanta

indossando un bel paio di occhiali di lana

cultura CAVALLINO

14. Nuove scoperte nella Chiesa dei Domenicani È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 15 dicembre 2017 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 – CRON. N. 18/2013

VISITA IL BLOG MAGAZINE WWW.SALENTOREVIEW.IT


mario 92 pubbliredazionali 12. BTM Speciale

18. PUGLIA PROMOZIONE Territorio

ARTE

114. Una francese in Salento

PARABITA

20. Porte aperte all’arte 1 contemporanea

CINEMA

126. L’Amleto nel borgo di Acaya

storie IL PRIMITIVO

24. Le radici del Primitivo

SELLERIE LIMITED

82. Borse uniche in mostra da Maglie a New York

300MILA 102. È di nuovo a Lecce

82

il migliore bar d’Italia

30. COMUNE DI TARANTO Territorio

40. COMUNE DI GROTTAGLIE Territorio

59. COMUNE DI NARDÒ Territorio

61. COMUNE DI

MARTINA FRANCA Territorio

cucina SPECIALITÀ E GUSTO 92. Un ricco Natale povero LUOGHI DA SCOPRIRE 110. La Manifattura, dove il tempo scorre tra gusto e sorrisi

70. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio

78. VIVOSA APULIA RESORT Strutture ricettive

88. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio

90. ANNA VALENTINI Health & Beauty

98. ACAYA GOLF RESORT & SPA Strutture ricettive

108. COMUNE DI VERNOLE Territorio


lV

EDIZIONE

22 - 24 FEBRUARY | 2018 EX CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI | LECCE

THE JOURNEY HAS ALREADY BEGUN WWW.BTMPUGLIA.IT

STRATEGY SOCIAL MEDIA MARKETING HUMAN 2 HUMAN FLIGHTS & NEW GUESTS DESTINATIONS SALES & MARKETING SOLUTION TRAINING & WORKSHOP CULINARY & FOOD TOURISM STARTUP & NEW IDEAS


EDITORIALE

GABRIELE DE GIORGI

Dal 22 al 24 febbraio, presso l’ex convento degli Agostiniani di Lecce, è in programma il Business Tourism Management 2018, l’evento principe di tutta l’attività della Password Ad, società che edita questa rivista da cinque anni. Giunta oramai alla quarta edizione, la manifestazione fieristica recita un ruolo da protagonista nel settore, dimostrando una propensione internazionale certificata dalla presenza sempre più tangibile di buyers, operatori e compagnie stranieri. Bisogna guardare oltre i confini, mettere in pratica insomma quella vocazione che il Salento sembra avere insita nella sua configurazione simile a quella di una piattaforma di lancio nel Mediterraneo. Ma questo trampolino, a dire il vero, non è mai stato sfruttato a dovere, diventando al contrario una pista di atterraggio per politiche di sfruttamento intensivo del territorio avallate da una politica industriale nazionale alla quale la classe dirigente locale si è prestata prima genuflettendosi in cambio di posti di lavoro, dunque di un serbatoio enorme di clientele, poi rivelandosi incapace di ribellarsi quando le conseguenze di certe decisioni si erano rivelate in tutta la loro drammaticità ambientale e sanitaria. Promuovere il turismo secondo una concezione di sostenibilità, come ci sforziamo di fare, significa avere in testa un ribaltamento delle prospettive e una traiettoria di sviluppo che certo non comprende, ad esempio, la trasformazione della Puglia e del suo mare in una sorta di laboratorio fatto di gasdotti e prospezioni, peraltro condotte con tecniche invasive come l'air-gun. Questo ci è molto chiaro. From February 22nd to 24th, the Business Tourism Management 2018 is scheduled at the former Convento degli Agostiniani, in Lecce. It is the main event of all the activity by Password Ad, the company that has published this magazine for five years. Now in its fourth year, the fair plays a leading role in the field, proving an international propensity attested by an ever–tangible attendance of foreign buyers, operators and companies. It is necessary to look beyond the borders, in brief, to put into practice that vocation that seems to come naturally to Salento, due to its configuration similar to a launching pad in the Mediterranean Sea. To tell the truth, they have never taken advantage of this springboard properly, turning it – on the contrary – into a landing strip for policies of intensive land exploitation. These policies have been endorsed by a national industrial policy to which the local ruling class lent itself – first kneeling down in exchange for jobs, hence for a huge reservoir of hangers–on, then proving itself to be unable to rebel when the consequences of certain decisions revealed all their environmental and health severity. Promoting tourism according to a conception of sustainability – as we strive to do – means to have in mind a reversal of viewpoints and a development trajectory that does not certainly include turning Apulia into a sort of gas hub. This is very clear to us.

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TERRITORIO

CASTRO

TROVATO L’ALTARE DELL’ANTICO TEMPIO DI MINERVA A Castro, a due anni di distanza dal ritrovamento della statua di culto della dea, un’altra fondamentale scoperta


PH: MASSIMO CENTONZE, CASTRO – MUSEO LAZZARI, STATUA DI ATENA ILIACA

PH: PIERPAOLO SCHIAVONE, CASTRO – PANORAMICA

di ilaria marinaci /

CASTRO – SCAVI

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TERRITORIO

CASTRO – SCAVI

CASTRO

L’ALTARE È L’UNICO ESEMPIO DI TIPO MONUMENTALE MAI RITROVATO IN PUGLIA Prima il busto della statua di culto del tempio di Minerva, ora l’altare monumentale posizionato anticamente davanti all’edificio sacro e presto potrebbe essere la volta dei resti veri e propri del santuario. Il sito archeologico di Castro si conferma uno dei più interessanti in cui lavorare per riportare alla luce una testimonianza fondamentale della storia antica del territorio salentino e dell’intero bacino del Mediterraneo. È per questa ragione che, sia pure in modo non continuativo, le campagne di scavo si susseguono, in località Capanne, sui bastioni affacciati sul mare Adriatico, dagli inizi degli anni 2000, sotto la direzione scientifica di

Francesco D’Andria. Prima sono state rinvenute le fortificazioni messapiche databili al IV sec. a. C., poi – e la scoperta ha fatto grande scalpore – nel 2015 è stata ritrovata parte della maestosa statua di culto del tempio di Minerva, che svettava su un piccolo promontorio, secondo fonti bibliografiche antiche, fra le quali figura la suggestiva citazione che ne fa Virgilio nel III libro dell’Eneide, quando narra l’avvistamento del santuario lungo la costa italica da parte delle navi che trasportano il mitologico eroe troiano Enea, in fuga dalla città natale, dopo la sua conquista da parte degli Achei. Non una citazione casuale. La statua di culto

ritrovata, infatti, è databile sempre al IV sec. a. C. e mostra le stesse fattezze di una statuetta in bronzo con indosso l’elmo frigio, contemporanea all’altra e rinvenuta poco prima. Entrambe, quindi, confermano la tesi di D’Andria, secondo cui il tempio di Castrum fosse dedicato all’Atena Iliaca, l’Atena di Troia. E ritorna, quindi, il collegamento con l’Eneide e con


CASTRO – SCAVI

PH: GIANNI RUGGIERO. RAPPRESENTA FORSE IL DIO APOLLO ED È DI PROBABILE PRODUZIONE TARENTINA DEL IV SEC.

NEL LOTTO DI TERRENO VICINO, SOSTIENE IL PROFESSOR D’ANDRIA, POTREBBERO TROVARSI I RESTI DEL SANTUARIO

CASTRO – SCAVI

Virgilio, che conosceva molto bene per averla fatta più volte la rotta che dalla Grecia portava in Italia. Anzi, proprio di ritorno da un viaggio in Oriente, il poeta romano morì a Brindisi nel 19 a. C. Pur essendo, quindi, il racconto di un mito, è possibile che Virgilio sia stato fedele nel fare riferimento a luoghi che conosceva personalmente, come, appunto,

il tempio di Minerva a Castro. Veniamo, quindi, all’attualità e all’altro ritrovamento importante: l’altare dell’antico santuario, dove venivano fatti i sacrifici alla dea. Coevo della statua di culto e delle fortificazioni, l’altare non si trovava all’interno del tempio ma immediatamente fuori ed ha una struttura composta da blocchi squadrati ben lavorati lunga almeno 6 metri e larga due e mezzo. Si tratta dell’unico esempio di altare monumentale, cioè costruito, mai rinvenuto in Puglia. Per trovare una testimonianza simile, bisogna spostarsi in Basilicata, a Metaponto, dove sono stati riportati alla luce diversi templi romani corredati di altari posti davanti alla loro entrata. Probabilmente, anche a Taranto dovevano esserci santuari e altari monumentali di tipo greco, se consideriamo la centralità della città magnogreca nella storia antica. Quando parliamo di altari monumentali di tipo greco, ci riferiamo, per intenderci, ai primi modelli di costruzione che si sarebbero evoluti fino a diventare, in piena epoca romana, l’Ara Pacis o l’Altare di Pergamo, nettamente diversi dagli altari dove i messapi erano soliti

immolare i sacrifici agli dei e che si presentavano solo come buche scavate nel terreno. Ma cosa si faceva nell’altare di Castro? Nel centro di questo recinto costruito, si versavano le libagioni attraverso coppette (che, essendo un ex voto, venivano poi lasciate sul posto) e si immolavano gli animali. Proprio queste coppette, insieme a ossa di animali e altri oggetti portati come offerte votive alla divinità, sono state trovate in quantità rilevante durante l’ultima campagna di scavi a riprova della frequentazione quotidiana e, quindi, della rilevanza del santuario. Fra gli ex voto, gli oggetti che i fedeli lasciavano in dono alla dea dopo aver chiesto il suo intervento in qualche situazione particolare, è stata ritrovata una bella maschera in bronzo, di stile tarentino, sempre del IV secolo a. C., che rappresenta forse una figura femminile, agghindata con una specie di nodo sulla testa. A questo punto, non resta che attendere che, dopo statua di culto e altare, vengano recuperate le fondazioni e altri elementi utili per identificare il tempio vero e proprio. D’Andria è convinto che si trovi 8 9


TERRITORIO

CASTRO

nel lotto di terreno vicino a quello dove è stato trovato l’altare, del quale, peraltro, sconfinando anch’esso sotto il manto stradale, sono stati riportati alla luce due dei sei metri complessivi di lunghezza. Il lotto, però, è privato e sottoposto a vincolo archeologico. Ragion per cui non si può costruire. Comune di Castro e Soprintendenza, quindi, dovrebbero attivarsi, una volta reperite le risorse necessarie, per espropriarlo o acquistarlo. Così facendo, si potrà ritrovare davvero il tempio che, secondo Virgilio, fu la prima immagine avvistata da Enea prima di sbarcare in Italia e dare l’avvio alla progenie che avrebbe fondato Roma. FOUND THE ALTAR OF THE ANCIENT TEMPLE OF MINERVA TWO YEARS AFTER THE DISCOVERY OF THE STATUE, ANOTHER FUNDAMENTAL FINDING First, the bust of the statue; now, the monumental altar, and soon it could be the turn of the real remains of the sanctuary. The archaeological site of Castro has proven itself to be one of the most interesting sites for the ancient history of Salento and of the entire Mediterranean area. Archaeological excavations follow each other under the scientific direction of Francesco D'Andria. The finding of Messapian fortifications dating back to the 4th century B.C. was followed by the discovery, in 2015, of a part of the majestic cult statue of the temple of Minerva. Virgil had quoted it in the third book of his Aeneid and it dates back to the 4th century B.C., too. It is possible that Virgilio had faithfully referred to places he knew personally, such as the temple of Minerva in Castro. In this ancient sanctuary, sacrifices were made in honour of the goddess. The altar is the only monumental in Apulia and it is coeval of the cult statue. In the middle of this enclosure, libations were poured and animals were offered in sacrifice. Animal bones, other votive offerings and a bronze mask of the 4th century B.C. were found in large amounts during the last excavations. According to D'Andria, the real temple might be in a plot of land next to that where the altar was found. The Municipality of Castro and the Superintendency should expedite a procedure to purchase that plot. In this way, people will be able to find the temple that, according to Virgil, was the first image Aeneas saw before landing in Italy and triggering the offspring who would found Rome.

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I REPERTI ESPOSTI NEL CASTELLO DI CASTRO Il Castello Aragonese di Castro ospita dallo scorso anno il Museo Archeologico, intitolato al celebre geologo Antonio Lazzari, originario della città adriatica. Il primo impianto del maniero, databile al XII–XIII secolo, fu costruito sui resti di una rocca bizantina. Dopo l’assedio di Otranto da parte dei Turchi, fu in buona parte distrutto. Nel Cinquecento i Gattinara, in veste di feudatari, procedettero a realizzare la nuova struttura a pianta quadrilatera. Alla fine del XVIII secolo l’arcivescovo della città, monsignor Del Duca, convinse Ferdinando IV a restaurare il castello che era andato in rovina. L’allestimento del museo propone i reperti ritrovati nelle campagne di scavo che si susseguono sui bastioni dal 2000. Frequentato da un numero crescente di turisti, il museo richiama l’attenzione, fra le altre cose, per la presenza in esposizione della statua di culto del tempio di Minerva, recuperata nel 2015, e della statuetta di bronzo, entrambe raffiguranti l’Atena Iliaca. THE EXHIBITS AT THE CASTLE OF CASTRO The Aragonese Castle of Castro houses an Archaeological Museum. It dates back to the 12th or to the 13th century, and it was built on the ruins of a Byzantine fortress. After the Turks' siege of Otranto, the castle was largely destroyed. In the sixteenth century, the Gattinara family made it rebuilt. It was restored at the end of the 18th century, thanks to the Archbishop of the city who convinced Ferdinand IV of restoring it. Visited by a growing number of tourists, the Museum draws attention for the presence of the cult statue of the Temple of Minerva and for a bronze statuette, both depicting Athena.



SPECIALE

BTM

BTM: PRONTI A PARTIRE! Lecce torna ad essere la capitale del turismo internazionale. Vetrina d’eccellenza è il Business Tourism Management che dal 22 al 24 febbraio animerà le sale degli Agostiniani Un gradito ritorno, per Lecce, per il Salento, per la Puglia. Il BTM è ai nastri di partenza pronto, anche quest’anno, a dare slancio ed impulso ad uno dei settori più importanti dell’economia locale, il turismo visto e vissuto in ogni sua sfaccettatura. Tre giorni per creare sinergie e soprattutto per fare rete fra tutti i soggetti coinvolti. Tre giorni durante i quali saranno gettate

nuove basi per offrire a chi opera in questo settore, tutti gli strumenti necessari per guardare avanti con rinnovata fiducia e soprattutto con un nuovo bagaglio di conoscenze. Il confronto diventa terreno di crescita e sviluppo. Del resto, sin dalla sua nascita il BTM (Business Tourism Management) ha guardato in questa direzione, creando opportunità di incontro fra domanda e offerta.

22/23/24 febbraio 2018: le date da segnare in agenda. Lecce si trasformerà, per il quarto anno consecutivo, nella capitale del turismo. Il BTM è un contenitore di eventi legati da un unico filo conduttore, il turismo, declinato in tutte le sue sfumature. I protagonisti potranno confrontarsi fra loro per pianificare nuove strategie di marketing tese alla crescita del territorio.


BTM tel. +39 0832 1692478 – info@btmpuglia.it

Non mancheranno sorprese e novità a partire dalla location, l’ex Convento degli Agostiniani, gioiello architettonico restituito alla comunità dopo un lungo lavoro di restauro. Mary Rossi, responsabile esecutiva dell’evento, ha pianificato un calendario ricco di seminari, incontri e conferenze per conoscere tutte le novità, le tendenze e le informazioni relative ad un comparto così strategico ed importante per l’economia locale. Torneranno panel e speech gratuiti con la partecipazione di speaker professionisti nei settori management, OTA (Online Travel Agency) e molti altri, in grado di raccontare quello che accade oggi nell’universo dell’accoglienza. Tornano le attività di travel trade, B2B, business (con ampio spazio riservato all’area espositiva) e gli appuntamenti con i convegni suddivisi in workshop formativi, seminari e speech su revenue management, web e social media marketing, digital marketing, pricing, comunicazione, food, cultura, arte cinema, musica e architettura, startup, esperienze e tanto altro ancora. La mission è creare una rete virtuosa fra gli operatori del settore e l’industria turistica nazionale ed internazionale. Il successo della manifestazione è raccontata dai numeri. Nell’ultima edizione sono state registrate circa 8000 presenze in tre giorni di programmazione; hanno aderito 120 espositori, 50 buyers internazionali provenienti

BTM: READY TO GO! LECCE IS THE CAPITAL OF INTERNATIONAL TOURISM AGAIN. FROM FEBRUARY 22ND TO 24TH, BUSINESS TOURISM MANAGEMENT WILL LIVEN UP THE HALLS OF THE FORMER “CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI” A welcome return. BTM is ready, this year too, to give a stimulus to one of the most important sectors of local economy –tourism, in all its aspects. Three days to create synergiesand to network all the stakeholders involved. Debating becomes a medium for growth and development. After all, BTM has already created opportunities to meet supply and demand. In February, for the fourth consecutive year, Lecce will turn into the capital of tourism. Tourist key players will plan new marketing strategiesaiming at the economic growth of the region. Mary Rossi, the executive manager of the event, has planned

dai maggiori mercati di interesse per il comparto, 30 Tour Operator internazionali, 10 compagnie aeree, giornalisti, bloggers ed influencers del settore. Quest’anno ci sarà anche il Locomotive Jazz Festival, firma importante nel panorama degli eventi culturali. Un’occasione per parlare di “turismo musicale” e della sua crescita attraverso l’organizzazione di concerti, spettacoli ed esibizioni dal vivo in grado di coniugare scelte di qualità e paesaggio. Capitolo a parte merita l’artigianato artistico locale a cui sarà riservato apposito spazio con una mostra allestita con manufatti unici, dalla ceramica alla cartapesta, per raccontare le eccellenze artistiche locali. L’amore per il Salento e per la Puglia unirà BTM e Salentoupndown in una collaborazione oramai consolidata che si tradurrà in un’inedita mostra fotografica dedicata ai luoghi e tutti i protagonisti dei social tour “SUD”. Altra chicca è la sezione BTMGusto, viaggio sensoriale attraverso le eccellenze enogastronomiche del territorio. «Il nostro obiettivo – dichiara Nevio D’Arpa, patron dell’iniziativa – è far sì che il BTM diventi punto di riferimento per tutti gli operatori, nazionali ed internazionali, creando un’offerta accattivante e professionalmente all’altezza per non deludere le aspettative di chi opta per questa terra dalle infinite risorse». BTM rientra nel progetto “365 giorni in Puglia”.

a calendar richin free–of–charge panelsand speeches, with the participation of professional speakers. Activities related to travel trade, B2B and business (with a large exhibition area) are accompanying conferences, training workshops, seminars and speeches about revenue management, web and social media marketing, digital marketing, pricing, communication, food, culture, art, cinema, music, architecture, start–ups, experiences and much more. This year, the Locomotive Jazz Festival will be the opportunityto talk about “musictourism”. The local artistic crafts deserve a special mention, with an exhibition of unique artifacts. A shared passion for Salento and Apulia is joining BTM and Salentoupndown in an unpublished photo exhibition of the places and of the protagonistsof the “SUD” social tour. Another treat is BTMGusto (“BTMTaste”), a sensorial journey through the outstanding local food–and–wine delicacies.

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CULTURA

CAVALLINO

NUOVE SCOPERTE NELLA CHIESA DEI DOMENICANI ALTARE MAGGIORE DIPINTO SULLA VOLTA

La storia artistica della famiglia Castromediano si arricchisce di un altro capitolo


Un ciclo pittorico è emerso durante i restauri condotti recentemente nella cripta della chiesa dei Domenicani di Cavallino (Lecce). In particolare le decorazioni coprono la volta e le pareti laterali di quello che, dedicato a sant’Oronzo, fu anche uno dei luoghi di sepoltura della nobile famiglia Castromediano di Limburgh. La piccola chiesa fu fondata proprio da questi feudatari di Cavallino che, fra le altre cose, provvidero l’edificio sacro di importanti opere d’arte fra cui si ricordano i dipinti che ritraggono Beatrice Acquaviva d’Aragona, moglie di Francesco Castromediano, con i figli e soprattutto il monumento funebre in cui la medesima, morta prematuramente, è raffigurata mentre tende al marito la mano sinistra con il suo cuore. Quest’ultima opera è attribuibile per via stilistica allo scultore palermitano Carlo d’Aprile che per la stessa famiglia aveva realizzato una serie di sculture allegoriche e i ritratti dei componenti della famiglia di Don Francesco, tutte collocate all’interno dello storico palazzo del casato. Il succorpo è accessibile attraverso due scale aperte verso le navate laterali dell’edificio religioso. I dipinti murari sono particolarmente ricchi dal punto di vista iconografico. Sulle basse volte di copertura e in ciascuna delle tre

SANTA LUCIA

di fabio antonio grasso/

campate sono rappresentati santi e sante legati evidentemente alla devozione della nobile committenza ma anche alla storia dell’ordine domenicano, come ad esempio San Giovanni Battista che battezza Cristo, San Raimondo di Peñafort e poi ancora, sempre nella prima campata (quella posta a ridosso della facciata principale in cui convergono le dette due scale di accesso) un san Francesco di Paola; al centro della

PARETE LATERALE SINISTRA

LA PICCOLA CHIESA FU FONDATA PROPRIO DAI CASTROMEDIANO DI LIMBURGH, FEUDATARI DI CAVALLINO

volta la rappresentazione di Sant’Orsola, con il suo stendardo, circondata dalle diecimila martiri. Non manca poi la raffigurazione di un San Martino a cavallo che taglia con la spada un pezzo dal suo mantello per donarlo al povero; nella campata centrale è la raffigurazione di due santi vescovi fra cui si segnala un san Biagio nel pennacchio a destra e quindi, sempre sullo stesso lato, un San Francesco d’Assisi che riceve le stigmate. Nella parte inferiore dei quattro pennacchi dell’ultima campata sono raffigurati i quattro Evangelisti. Il focus della cappella è evidentemente rappresentato dall’altare maggiore coperto da un tratto di volta a botte ribassata impostato, come quelle precedenti, su tratti di cornici. La parte centrale di un dipinto posto sulla volta, proprio sopra l’altare principale, delimitato da una cornice rossa rettangolare pure dipinta, è occupata da una doppia solare corona concentrica dove, a tratti, è possibile scorgere teste di cherubini. Nella parte inferiore di questa corona, a sinistra, meglio visibile rispetto ad altre figure del medesimo dipinto, l’immagine di Cristo mentre dalla parte opposta, quella che doveva essere la rappresentazione di un’altra figura oggi poco leggibile; fra i 14 15


CULTURA

CAVALLINO

A SINISTRA BERNARDINO GRECO AUTOGRAFA, A DESTRA SANTA LUCIA

PARETE LATERALE DESTRA

IL FOCUS DELLA CAPPELLA È EVIDENTEMENTE RAPPRESENTATO DALL’ALTARE MAGGIORE COPERTO DA UN TRATTO DI VOLTA A BOTTE RIBASSATA due, un globo su nuvole; visibili ancora i tre cerchi concentrici incisi che raccolgono le due figure precedenti. Nella parte inferiore, appena riconoscibili, a sinistra una folla di santi; in particolare sotto la figura di Cristo s’intravede quella della Madonna in primo piano. Dalla parte opposta sempre figure di santità, numerosissime, e fra esse spicca ancora una volta quella di Sant’Orsola con il celebre stendardo (croce rossa in campo bianco) alle cui spalle sono le diecimila vergini che con la Santa trovarono il martirio.

SANT'ORONZO

In alto, a destra e sinistra della parte centrale con la gloria, ancora santi e sante ad ampliare la celeste moltitudine. Le figure umane dipinte in questo succorpo per via stilistica ricordano quelle, a tratti ingenue, del pittore copertinese Bernardino Greco (1648–1723 c.a). Altri dettagli rilevanti della decorazione pittorica: nelle tre campate, a fare da sfondo alle figure di sante e santi, è un cielo azzurro stellato; dalla cripta, salendo le scale che conducono alla navata destra della chiesa è una piccola acquasantie-

ra presso cui è la rappresentazione del celebre quadro di Giovanni Andrea Coppola (1597 – 1659) che, collocato nel transetto destro della cattedrale leccese, raffigura il Santo patrono di Lecce, Oronzo, accompagnato da due angeli; questa tela, come noto, fu realizzata nel 1657. Le pareti laterali della cappella sono caratterizzate da una decorazione a fasce verticali verdi e rosse alternate con motivi decorativi costituiti da corone, vasi con fiori e racemi che si sviluppano in altezza con andamento sinusoidale.

NEW DISCOVERIES IN THE DOMINICANS' CHURCH THE ARTISTIC HISTORY OF THE CASTROMEDIANO FAMILY ENRICHES ITSELF WITH ANOTHER CHAPTER A cycle of paintings has emerged during the restoration work recently carried out in the crypt of the Dominicans' Church in Cavallino (Lecce). Decorations cover the vault and the side walls of what was once one of the burial places of the noble Castromediano di Limburgh family. The small church was founded just by these Cavallino's feudatories, who provided the sacred building with important works. The crypt is accessible through two staircases opened towards the aisles of the religious building. The wall paintings are particularly rich from an iconographical point of view. Saints related to the Dominican order, St. John the Baptist baptizing Christ, St. Raymond of Penyafort, St. Francis of Paola, St. Ursula, St. Martin, St. Blaise and Saint Francis of Assisi, but also the Four Evangelists. The focus of the chapel is the high altar. The vault is occupied by a double solar concentric crown. At the bottom, the image of Christ, a crowd of Saints and the Virgin Mary. Saint Ursula's figure stands out together with ten thousand virgins who were martyred with her. At the top, other Saints widen the celestial multitude. The human figures recall painter Bernardino Greco (1648–1723 approx.). Other relevant details of the pictorial decoration are a starry blue sky, a small holy water font, the depiction of Lecce patron saint, Oronzo. The chapel side walls are decorated with green and red vertical bands alternated with crowns, vases with flowers and rinceaux.

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“La nuova sfida della Puglia è fidelizzare i turisti” L’assessore regionale Loredana Capone parla delle strategie per consolidare il ruolo di primo piano della Puglia

PH: ILENIA TESORO – LOREDANA CAPONE, ASSESSORE ALL'INDUSTRIA TURISTICA E CULTURALE E ALLA GESTIONE E VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI

TERRITORIO


PUGLIAPROMOZIONE – Direzione Generale Fiera del Levante, PAD. 172 – Lungomare Starita, Bari (BA) tel. +39 080 5821411 – fax +39 080 5821429 – direzione.generale@viaggiareinpuglia.it www.agenziapugliapromozione.it –

Nel lavoro che il governo regionale sta facendo in tema di cultura e turismo, un ruolo centrale lo ha Loredana Capone, assessore all’Industria turistica e culturale e alla Gestione e valorizzazione dei beni culturali. Con lei abbiamo parlato delle strategie in campo per consolidare il ruolo di primo piano che la Puglia si è meritata. Continua intensamente l’attività promozionale della Regione: il Buy Puglia tour ha fatto tappa in sei grandi città europee, ma ricordiamo anche la partecipazione al Word Travel Market di Londra e alla sessione canadese della “Settimana della cucina italiana nel Mondo”. Quali sono le iniziative messe in campo e quali i riscontri avuti? «Puntiamo sull’allungamento della stagione insieme con gli operatori turistici pugliesi, ai quali offriamo, da poter abbinare ai loro pacchetti turistici, tutto il calendario di eventi ed iniziative che sono partite a fine ottobre fino a tutto dicembre del progetto InPuglia365, primo step che riguarda l’accoglienza del Piano strategico del turismo. A Rimini, come a Barcellona o al WTM di Londra, come al Buy Puglia Tour, abbiamo presentato al mercato turistico mondiale le eccellenze, come la cultura, il cibo e il wellness, di cui la Puglia è ricca. È un dato significativo che quest'anno siano aumentate alle fiere e workshop le aggregazioni di imprese, sia di strutture ricettive, sia di tour operator. Questo significa anche che la Puglia sta andando sempre più verso la costruzione di prodotti turistici da offrire sul mercato nazionale e soprattutto internazionale. La regione, quindi, si presenta all’attenzione dei buyer e dei media nella sua immagine più attrattiva, come un territorio, in pieno stile mediterraneo, da sperimentare tutto l’anno: non solo mare ma anche i tanti borghi dell’entroterra ricchi di storia, tradizioni e buon cibo, insieme ai prodotti di nicchia legati al wedding e al lusso». I dati sull’incoming sono ancora una volta promettenti: aumentano soprattutto gli stranieri, ma questo segmento di mercato è molto legato alla disponibilità di voli diretti e, magari, low

PH: ANDREA FISTETTO

cost. Come sta lavorando da questo punto di vista la Regione? «Oggi la Puglia si trova al centro di una serie di più fattori positivi: la notorietà raggiunta in Italia e all’estero grazie alla intensa promozione di questi anni; il trend che vede sempre più persone nel mondo desiderare di viaggiare in luoghi meno conosciuti dove vivere un’esperienza autentica; l’aumento dei collegamenti aerei

internazionali e nazionali (sono previste entro l’anno nuove rotte per Madrid, Siviglia, Liverpool, Londra, Norimberga, Preveza, Corfù, Monaco, Vienna, Lugano). Nel 2016 la regione ha confermato le ottime performance dell’ultimo quinquennio: gli arrivi e i pernottamenti hanno avuto entrambi segno positivo (+ 16,2 gli arrivi dall’estero, + 11,7 i pernottamenti di stranieri) e per quanto riguarda i turisti italiani la Puglia è tra le 18 19


PH: PIERPAOLO SCHIAVONE – SCORCIO CENTRO STORICO DI LECCE

PUGLIA PROMOZIONE

TERRITORIO


PH: MASSIMO CENTONZE – FOTO INAUGURAZIONE TEATRO APOLLO

prime cinque destinazioni nazionali. I dati provvisori relativi al 2017 confermano una stagione estiva molto positiva: a giugno la Puglia registra il +6% degli arrivi e il +8% dei pernottamenti e a luglio +3% e +8%. A riprova del buon andamento del turismo dall’estero giungono anche i dati di Aeroporti di Puglia che per il periodo da gennaio ad agosto 2017 certificano un incremento dei passeggeri internazionali del +15% circa, valore trainato dalla performance dello scalo di Bari (+18%). Nel complesso, nei primi otto mesi del 2017, gli aeroporti pugliesi hanno registrato il +5% di traffico rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È questa la strada su cui dobbiamo proseguire». Oramai il posizionamento della Puglia ai vertici delle classifiche di gradimento è un trend e non un’eccezione. C’è però un punto debole: siamo ancora fragili nella capacità di convincere molti turisti a tornare una seconda volta. Quali sono le strategie per migliorare? «Adesso siamo di fronte ad una nuova sfida. Non solo sviluppare nuovi flussi, ma fidelizzare maggiormente i turisti che

vengono in Puglia. Da un lato dobbiamo certamente migliorare l’offerta e l’accoglienza. Dall’altro dobbiamo puntare sulla costruzione dei prodotti turistici della Puglia. Nei primi mesi del 2018 partirà un programma di formazione con gli operatori turistici pugliesi curato da Pugliapromozione. Sul tema dell’accoglienza sono in corso le attività di potenziamento degli info–point turistici mentre sarà implementato il progetto Inpuglia365 con nuove attività di valorizzazione e accoglienza che animano i borghi pugliesi e li raccontano attraverso l'esperienza del cibo. Un filo conduttore che mette insieme un patrimonio comune dei borghi, meno conosciuto delle località turistiche top, ma sicuramente più intrigante e pieno di potenzialità per diventare un prodotto turistico di straordinario appeal». Se dovesse spiegare a un turista perché vale la pena scegliere la Puglia, cosa gli direbbe? «Gli direi che la Puglia è una esperienza da vivere, nella sua dimensione autentica. È una nuova destinazione italiana fuori dai circuiti di massa e soprattutto godibile tutto l’anno. Il mare, prodotto consolidato

nella stagione estiva, può diventare un prodotto godibile tutto l’anno, se diventa paesaggio o “trabucco” storico dove degustare un aperitivo in un percorso di trekking e se viene abbinato a itinerari che passino per i tanti borghi dell’entroterra, per i parchi naturali e i siti archeologici, per le masserie e la dimensione rurale ed enogastronomica a km zero». Nella sua esperienza diretta nel settore del turismo e della cultura, che oramai vive a tempo pieno, quali sono state le scoperte più piacevoli: i luoghi, le persone, le storie? «La Puglia consente di fare in ogni stagione una esperienza di viaggio in pieno stile mediterraneo, dove i luoghi, le persone e le storie rappresentano gli elementi di forza. L’autenticità è il filo rosso che li tiene insieme. L’anima della Puglia è nella molteplicità dei suoi territori, nella dolcezza del suo orizzonte, nello splendore della campagna e dei suoi ulivi millenari, nella trasparenza del mare, nei riti, nelle feste, nella musica e nella cultura, nella enogastronomia, nella capacità innata delle persone di essere accoglienti». 20 21


PUGLIA PROMOZIONE

“APULIA’S NEW CHALLENGE IS TO RETAIN TOURISTS” COUNCILLOR LOREDANA CAPONE TALKS ABOUT THE STRATEGIES TO STRENGTHEN THE LEADING ROLE OF APULIA The Region promotional activity continues. The “Buy Puglia Tour” has stopped over in six major European cities. You have also attended the “Word Travel Market” in London and the “Week of the Italian Cuisine in the World” in Canada. «We aim at extending the tourism season. For this reason, we offer Apulian tour operators many events to match with their package holidays. We have promoted our excellence – culture, food and wellness. Once again, our region proves to be a destination suitable for every period of the year. The hamlets of our inland are rich in history, tradition, tasty food as well as niche products related to wedding and luxury». Data on incoming are encouraging: foreign tourists have increased but this market segment is strictly related to the availability of direct flights – especially low–cost. «The number of international and national air links have increased. New links are expected to be realized within 2018». We fail to make tourists come back. What are the strategies to improve this aspect? «We are facing a new challenge – retaining tourists already come to Apulia. We must improve our supply. There are plenty of initiatives for 2018 aimed at enhancing Apulian hamlets by experiencing their local food». Why is it worth choosing Apulia? «Apulia is an experience to be lived in its most authentic dimension. You can experience its sea all year round if it becomes the landscape or the historical setting for an appetizer or a trekking route, and if it is combined with itineraries through the inland hamlets, natural parks and archaeological sites, farms and zero–mileage specialities». What are your most pleasant experiences? «Places, people and histories are the strong points of Apulia. The soul of the region is in its diversity, in the beauty of its countryside and of its century–old olive trees, in its clear seawaters, in its rituals and celebrations, in its music and culture, in its food–and–wine specialities, in the innate capacity of people to be welcoming».

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PH: MASSIMO CENTONZE – LEUCA

TERRITORIO



STORIE

IL PRIMITIVO

LE RADICI DEL PRIMITIVO LA STORIA DEL VITIGNO TRA PUGLIA, CALIFORNIA E CROAZIA

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di jessica niglio/

Celebre ormai in tutto il mondo, il Primitivo è uno dei due vitigni – insieme al Negroamaro – a cui si deve l’affermazione della Puglia vitivinicola e la sua conseguente riconoscibilità. Il suo ciclo biologico, quindi la fioritura e la maturazione precoce, ne ha definito il nome: primaticcio, da cui l’attuale primitivo. Molto diffuso nelle zone della Puglia sud–occidentale, in particolare la provincia di Taranto fino a Manduria da cui è nata la denominazione Primitivo di Manduria nel 1979 e nella zona di Gioia del Colle (denominazione riconosciuta nel 1987), il vitigno a bacca nera dà oriSABBIA

gine a vini rossi o rosati molto corposi e robusti particolarmente caratteristici, grazie all’alto livello di zuccheri nei grappoli e al terroir in cui cresce e matura. Profumati, vigorosi, asciutti, i vini sono ricchi di colori e di estratti; la varietà si presta anche alla produzione di vini dolci naturali: densi, eleganti, vellutati. Il Primitivo è stato per decenni una produzione destinata al taglio di vini toscani, piemontesi e francesi: bisognerà aspettare gli anni Ottanta perché si veda riconosciuto il suo valore. L’aspetto senza dubbio più affascinante legato al Primitivo è quello che approfondisce le sue origini e che prova a


STORIE

IL PRIMITIVO

I PRIMI DOCUMENTI CHE ATTESTANO LA PRESENZA DEL VITIGNO IN PUGLIA RISALGONO ALLA METÀ DEL DICIOTTESIMO SECOLO ripercorrere le strade che conducono al suo “insediamento” in Puglia. Si presume che il vitigno sia approdato nella regione via mare, attraverso l’Adriatico, probabilmente dall’attuale regione occidentale della penisola balcanica. I primi documenti che attestano la presenza del vitigno in Puglia risalgono alla metà del diciottesimo secolo: don Francesco Filippo Indellicati, primicerio della chiesa di Gioia del Colle, notò che nella sua vigna alcune piante giungevano a maturazione prima delle altre e davano frutti neri, dolci e gustosi. L’uomo selezionò il vitigno e lo studiò a lungo fino a dare vita alla monocoltura di Primitivo, che presto si diffuse nelle zone limitrofe (Altamura, Acquaviva delle Fonti, Adelfia, Castellana Grotte, Noci, etc.). Sembra che poi, quando la contessa Sabini di Altamura sposò il manduriano Don Tommaso Schiavoni Tafuri, portò in dono delle barbatelle di Primitivo che vennero impiantate sulle dune sabbiose della vicina Campomarino di Maruggio e 26 27

delle quali si comprese immediatamente il potenziale. È facile immaginare anche che i contadini migranti dalla Murgia al Tarantino portarono con loro marze di Primitivo. È nel 1967 che un colpo di scena cambia il quadro legato al Primitivo e riscrive la sua storia: il professor Austin Goheen, patologo delle piante del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti e professore all’Università di Davis, in California, di ritorno da un convegno di fitopatologia in Germania, si ferma a Bari per salutare il collega Giovanni Martelli. I due accademici sono a cena in un ristorante del capoluogo pugliese e sorseggiano un vino scelto dall’italiano. A questo punto Goheen notò che quel vino, un Primitivo, era straordinariamente simile allo Zinfandel, vitigno californiano. I destini dei due vini si incrociano indissolubilmente: prendono il via studi e ricerche approfondite sulla probabile identità delle uve, condotti dalla stessa Università di Davis in collaborazione


con l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano, che durano anni. Uno dei primi riferimenti documentali della presenza dello Zinfandel in Usa venne rintracciato nel catalogo del vivaio di Prince’s di Long Island nel 1830 dove veniva definito “Black Zinfandel of Hungary”; poiché né in Ungheria né in

Austria vi era traccia della varietà, ci si concentrò in Dalmazia. Gli americani, dal canto loro, avevano ritenuto fino a quel momento che lo Zinfandel fosse l’unico vitigno autoctono originale non importato dall’Europa. Nel corso degli anni Novanta, lo Zinfandel aveva il primato sul mercato americano,

RACEMI

È NEL 1967 CHE UN COLPO DI SCENA CAMBIA IL QUADRO LEGATO AL PRIMITIVO E RISCRIVE LA SUA STORIA

un ruolo importante nell’amplificazione del legame tra i vitigni lo ebbero degli storici produttori manduriani, i Perrucci, con la loro Accademia dei Racemi. Intervennero nella ricerca e nella ricostruzione storica del rapporto tra le due varietà e furono portatori di grande divulgazione del tema agli onori della cronaca: in


STORIE

IL PRIMITIVO

GREGORY PERRUCCI

ZINFANDEL

particolare, furono incuriositi dall’origine sconosciuta del nome Zinfandel, attribuita dagli storici a una errata classificazione di un vitigno dell’Ungheria chiamato Zierfahnler. In questo si inserisce una curiosa coincidenza, una contrada con una produzione di Primitivo di particolare qualità si chiama Sinfarosa: nei successivi viaggi in California i Perrucci portarono con sé alcune marze di uno dei vigneti di Zinfandel più prestigiosi e le innestarono nella zona della Sinfarosa, accanto ad altri vigneti di Primitivo. Il Sinfarosa è oggi l’unico vino non americano ammesso al Gran Festival dello Zinfandel Advocates and Producers di San Francisco e colleziona prestigiosi premi. Nel 1994 la prova definitiva sull’identità genetica di due vitigni arriva: Primitivo e Zinfandel sono identici, lo dimostra attraverso i suoi studi la genetista e professoressa Carole Meredith dell’Università di Davis. La donna dimostra anche che il croato Plavac Mali è geneticamente collegato allo Zinfandel.

Le ricerche proseguono in Dalmazia, dove viene individuato il Pribidrag o Tribidrag, molto noto sin dal quindicesimo secolo; nel 2008 si conclude che Tribidrag, Zinfandel e Primitivo sono lo stesso vitigno. Il vino croato potrebbe essere arrivato in Puglia nell’era delle Repubbliche Marinare, grazie al fiorente commercio via mare da Venezia a Bari e Brindisi e in America attraverso una collezione imperiale risalente ai tempi dell’impero austro–ungarico. Durante la prima conferenza internazionale sulla varietà Tribidrag, che si è svolta nell’aprile 2017 in Croazia, è emerso, infine, che Tribidrag è il primo nome che appare nei documenti in riferimento alla varietà, già nel quindicesimo secolo, mentre il nome Primitivo appare per la prima volta nel 1799 e Zinfandel nel 1837. Singolare è, per finire, l’etimologia: Tribidrag deriva dal greco e significa proprio “che matura prima”, Primitivo ha lo stesso significato pur derivando dal latino; per quanto riguarda lo Zinfandel, le origini del nome sono ancora ignote.

TERRA ROSSA

TERRA BIANCA

THE ROOTS OF PRIMITIVO THE HISTORY OF THE GRAPE BETWEEN APULIA, CALIFORNIA AND CROATIA Renowned all over the world, Primitivo owes its name to its early flowering and ripening. Widespread in the areas of south–western Apulia, this grape variety gives full–bodied, velvety, red or rosé wines. The vine came to Apulia probably through the Adriatic Sea, from the current Balkan peninsula. The first documents attesting the presence of this vine in our region date back to the mid–18th century when Don Francesco Filippo Indellicati noticed that some grapes had the tendency to ripen earlier than other varieties, giving sweet black fruits. The man selected the vine until he created a Primitivo monoculture. In 1967, Professor Austin Goheen and a colleague of his, Giovanni Martelli, were sipping a Primitivo when Goheen noted that their wine was extraordinarily similar to Zinfandel, a Californian vine. A research on the probable identity of the two grapes was undertaken. Until then, the Americans had considered Zinfandel the only original native vine not imported from Europe. Historical

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Manduria's producers, the Perruccis, intervened in the historical reconstruction. They were intrigued by the unknown origin of the name “Zinfandel”. According to them, it was due to a wrong classification of a Hungarian grape variety, the Zierfahnler. By a curious coincidence, a district in Apulia with a special quality of Primitivo production is called Sinfarosa. In 1994, the definitive proof of the genetic identity of two vines arrives: Primitivo and Zinfandel are genetically identical. Geneticist Carole Meredith also shows that the Croatian Plavac Mali is genetically linked to Zinfandel. In Dalmatia, the Pribidrag or Tribidrag was identified. In 2008, they concluded that Tribidrag, Zinfandel and Primitivo are the same grape variety. References to the Tribidrag appear in documents dating back to the fifteenth century, whereas the name “Primitivo” appears for the first time in 1799, and “Zinfandel” in 1837. The etymology is singular: “Tribidrag” comes from Greek and it means “that ripens early”; “Primitivo” has the same meaning but it comes from Latin, whereas the origins of “Zinfandel” are still unknown.



COMUNE DI TARANTO

TERRITORIO


COMUNE DI TARANTO Piazza Castello 1, Taranto (TA) tel. +39 099 4581111 – fax +39 099 4581636 – www.comune.taranto.it – www.nataletaranto.it

Natale fra tradizione e solidarietà Ha preso il via, a Taranto, il “Natale più lungo d’Europa”. Dal 22 novembre all’8 gennaio musica, mercatini, mostre ed eventi tra magia e partecipazione sociale La promozione turistica è strumento indispensabile per lo sviluppo della città. Valorizzarne le tradizioni e le eccellenze significa anche porre le basi di una nuova economia. I prodotti della terra e del mare, lo straordinario patrimonio culturale, le incredibili ricchezze paesaggistiche ed il clima mite – prosegue Valentina Tilgher – sono asset impagabili sui quali si possono sviluppare il settore primario ed il terziario di Taranto. Significativi incentivi alle imprese dei comparti tecnologici, artigiani e di produzione green, l’auspicata ZES nella zona portuale e retro portuale e un adeguato sistema logistico integrato, che colmi la distanza di Taranto dalle principali arterie ferroviarie ed autostradali, consentiranno una rivoluzione del settore secondario. Ma tutto questo non sarà possibile se tutte le forze presenti in campo non esprimeranno un costante e significativo sforzo di condivisione e supporto delle strategie, con spirito di responsabilità e siccome è Natale sdoganiamo un termine forse dimenticato, per quanto riguarda la Res Pubblica, con amore nei confronti della città».

Il budget ridotto non ha certo reso facile l’organizzazione degli eventi, eppure l’Ente ha pianificato una serie di appuntamenti in grado di accontentare un po’ tutti, con il coinvolgimento dei quartieri. «Il lavoro svolto dall’assessore Tilgher – commenta il sindaco, Rinaldo Melucci – mi riempie il cuore di gioia e di orgoglio. So quanta fatica è costata mettere insieme e accontentare la più larga parte possibile della nostra comunità, tenere uniti, fare e far fare squadra, includere. A lei va il mio più sentito grazie a nome di Taranto, una città che ha bisogno di tornare a sentirsi unita, solidale, coesa». Tra le finalità del “Natale tarantino” vi è anche la promozione dei suoi tesori storici e architettonici che si traduce in visite guidate agli antichi Ipogei ed a Palazzo Pantaleo, organizzati dalla Pro Loco (partenza ogni venerdì alle 17 dall’Info Point al Castello Aragonese), ed ai siti archeologici e scavi nella Città Nuova, Antica Necropoli. In calendario anche la Notte Bianca dell’Archeologia, il 29 dicembre, e la ras-

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130 appuntamenti fra cultura, tradizione, intrattenimento, mercatini, musica, teatro, solidarietà e tanto altro, scanditi in 48 giorni di festa. Se quello di Taranto è stato definito “il più lungo d’Europa”, il motivo è racchiuso in questi numeri. Dal 22 novembre fino all’8 gennaio la Città dei due Mari sarà animata da mostre fotografiche, visite guidate in dimore storiche o musei, concerti, mercatini, allestimento dei presepi e dall’immancabile pettolata. Il sito www.nataleataranto.it sarà costantemente aggiornato per permettere ai tarantini, ma anche ai numerosi visitatori interessati, di conoscere in tempo reale tutte le iniziative messe in campo dall’Amministrazione Comunale che mai come quest’anno ha creato un calendario ricco, interessante, con tante novità e soprattutto in grado di abbracciare diversi settori senza trascurare quello della solidarietà. Se da un lato le festività sono un’opportunità per favorire la promozione turistica, con uno sguardo puntato oltre lo stesso territorio tarantino, dall’altro rappresentano un mezzo per muoversi anche nel solco del sociale. Il concetto è chiaramente espresso dall’assessore allo Sviluppo Economico e Marketing Territoriale Valentina Tilgher promotrice di una serie di iniziative tese a dare una più rilevante visibilità a Taranto anche una volta archiviata la parentesi natalizia. «Sin dalla mia nomina – spiega – abbiamo pensato agli eventi natalizi con la volontà di ascoltare le istanze di tutti. Desideriamo regalare un Natale che costituisca una speranza di cambiamento, con l’intento di andare anche oltre il nostro territorio.

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COMUNE DI TARANTO

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TERRITORIO

segna dedicata ai Bambini Arkeo Kids, dal 2 al 5 Gennaio, curati dall’associazione di archeologi “Taranto Sotterranea”, presso le tombe a Camera. Una maratona di eventi che vedrà i suoi momenti più intensi nelle numerose iniziative dedicate alla solidarietà ed al sociale; tra queste la cena per i poveri e senza fissa dimora del 16 dicembre. In Piazza Vittoria sarà allestita una pista da pattinaggio, che resterà in funzione fino alla fine dei festeggiamenti. E poi tanti mercatini animeranno Borgo e Città Vecchia. La natività sarà rievocata negli Ipogei, con l’allestimento dei presepi storici della

Marina ed a Palazzo di Città, con l’esposizione delle opere del Concorso per le scuole “Il Presepe dei Ragazzi”; a Piazzetta Sant’Egidio, con l’installazione di un’opera di Andrea Indellicati realizzata con i detenuti della Casa Circondariale di Taranto, ed a Piazza Carmine, dove gli studenti del Liceo Lisippo, con il supporto dei detenuti della sezione del Liceo presente in carcere hanno preparato un presepe con annesso calendario dell’Avvento. Nella Città Vecchia verranno riprodotti 2 presepi viventi seguiti da quello del quartiere Tamburi che si animerà alla vigilia di Natale. Anche il mare farà la sua parte. Il Molo

CHRISTMAS BETWEEN TRADITION AND SOLIDARITY IN TARANTO, “THE LONGEST CHRISTMAS IN EUROPE” From November 22nd to January 8th, the City of the two Seas is being livened up by 130 events – photo exhibitions, guided tours, concerts, street markets, and cribs. A constantly updated website, www.nataleataranto.it, lets you know all the initiatives of this calendar rich in novelties. Holidays are an opportunity to foster tourism promotion and social solidarity. Councillor for Economic Development and Territorial Marketing Valentina Tilgher states: «By these Christmas events, we wish to give people a hope for change. Enhancing the excellence of the town means laying the foundations for a new economy. The products of the soil and of the sea, the extraordinary cultural heritage, the incredible landscape and the mild climate are invaluable assets for the development of the primary and the tertiary sectors in our city. Significant incentives for companies and an adequate integrated transport system will allow a revolution in the secondary sector, too». «The work done by Councillor Tilgher – Mayor Rinaldo Melucci comments – fills my heart with joy and pride».

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Sant’Eligio diventerà palcoscenico privilegiato per ospitare il Villaggio di Babbo Natale. Infine, la colonna sonora è affidata a circa 20 concerti organizzati in differenti location. Per far vivere questo lungo periodo di festa al meglio, tutti i weekend i mezzi di trasporto pubblici saranno gratuiti. Il Natale tarantino è organizzato dal Comune di Taranto, dalla rete di associazioni di volontariato, promozione sociale e culturale della città e dalle associazioni ANF, Confartigiani Taranto, CNA, CLAAI, Coldiretti Taranto, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Unisic, con la Sponsorizzazione di Asi ed Auchan.

Promoting the town historical and architectural treasures is one of the purposes of “Taranto's Christmas”, which has resulted in guided tours to the ancient hypogea, to Palazzo Pantaleo and to the archaeological sites in the modern part of the town – Città Nuova, an Ancient Necropolis. Among the scheduled events, there are a white night festival – “la Notte Bianca dell'Archeologia” – and “Bambini Arkeo Kids”, both related to archaeology, and a solidarity dinner for the poor and the homeless. A skating rink is working until the end of the festivities. Then, many street markets. Nativity scenes are being housed by the hypogea while Piazzetta Sant'Egidio is showing a work by Andrea Indellicati realized with the inmates of Taranto's District Prison. Two living nativity scenes are being reproduced in the Old Town. Molo Sant'Eligio is hosting Santa Claus's Village. The soundtrack is entrusted to about twenty concerts organized in different locations. Every weekend, public transport is free of charge.


Ristorante Aqua: gusto e magia in riva al mare Una sala ristorante completamente modernizzata, una preziosa cantina a vista con quasi mille etichette, grandi vetrate con affaccio diretto sull’azzurro mare di Porto Cesareo, un Menù che propone piatti mai scontati e di indiscussa bontà, tutto questo rende il Ristorante Aqua Le Dune una location dove vivere un viaggio emozionale attraverso il cibo. Non vogliamo solo preparare dei piatti, ma vogliamo raccontare una storia, vogliamo stupire ed emozionare…

Immaginare un Capodanno perfetto è semplice! Il Ristorante Aqua vi propone un Gran Cenone in riva al mare, con un Menù d’eccellenza e divertimento assicurato. Dagli antipasti al dolce sarà un continuo stupirsi, un equilibrio perfetto tra pregiati ingredienti, un’atmosfera magica ed al tempo stesso frizzante, brindando con le migliori Bollicine mentre si è catturati dallo spettacolo di fuochi d’artificio per augurare a tutti voi un Felice Anno nuovo. Scegli il nostro Ristorante anche per il Pranzo di Capodanno.

Taste and magic at the seaside A modernize restaurant with a cellar with thousands of wines and a wonderful sea view, a menu that offers unprecedented dishes,all this makes the Aqua Le Dune Restaurant is a place where you can experience an emotional journey. In a similar setting, imagine a perfect New Year’s Eve is simple!

Info e Prenotazioni: Ristorante Aqua strada dei bacini, Porto Cesareo – Tel. 0833.560660 / 392.9730266


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PH: VITO LEONE, CONCATTEDRALE GRAN MADRE DI DIO

TARANTO

Gran Madre di Dio e Piazza Fontana alla ricerca di una “identità” Taranto e l’arte contemporanea, i simboli di un rapporto tormentato


PH: VITO LEONE, CONCATTEDRALE GRAN MADRE DI DIO, PARTICOLARE DELL’INTERNO

di aurora mastore/

Quando ci si trova a scrivere di Taranto subentra sempre un certo timore reverenziale che induce ad avvicinarsi ad essa con passi piccoli e felpati, con un senso di rispetto dovuto alla consapevolezza che dall’esterno non si possa pienamente comprendere il senso profondo di una realtà sicuramente più immensa delle parole spese per provare a raccontarla, fuori da luoghi comuni e stereotipi e soprattutto fuori da giudizi. Sembra quasi assurdo dire che a Taranto la percezione del contemporaneo sia, in realtà, la percezione di un fallimento. Ope-

re simbolo dell’arte e dell’architettura del XX secolo stentano a trovare una propria dimensione identitaria all’interno della città probabilmente più novecentesca della regione. Proprio laddove l’acciaio e la catena di montaggio, simboli dei “tempi moderni”, hanno avuto il loro maggior “successo”, sembra essersi paradossalmente prodotta una fuga dalla realtà verso dimensioni mitiche consolatorie. Così ci si chiede perché un’opera come la Concattedrale progettata da Giò Ponti giaccia spesso svuotata di una parte fondamentale di sé, ovvero di quell’acqua

che nell’idea originaria doveva trasformare le vasche antistanti la chiesa in uno specchio in cui poter ammirare il riflesso della facciata, in un gioco d’arte ideato a ringraziare l’elemento marino, parte integrante dell’anima della città. Ci si chiede, ancora, perché l’opera di Nicola Carrino che ha trasformato Piazza Fontana debba accogliere spazzatura piuttosto che visitatori curiosi. Progettata da Giò Ponti negli anni Sessanta – su idea del vescovo Guglielmo Motolese – e inaugurata nel 1970, su viale Magna Grecia svetta la Concattedra34 35


TERRITORIO

TARANTO

le Gran Madre di Dio, simbolo dell’architettura italiana del Novecento. La chiesa presenta, oltre alla facciata principale, la cosiddetta “vela”, una struttura in cemento traforato alta 40 metri, “ricamata” nel cielo in modo da creare dei sedili per gli angeli. Nonostante da più di vent’anni ogni anno vengano effettuati lavori di restauro – grazie agli interventi della diocesi e della comunità parrocchiale – la situazione della Concattedrale appare critica, versando in uno stato costante di incuria e degrado, con le vasche vuote o trasformate in contenitori di acqua sporca

e stagnante e spazzatura. Il problema, però, diventa più complicato prima di tutto perché tutto ciò che riguarda la piazza, come le fontane, è di competenza del Comune e poi perché, come ci spiega Stefania Castellana, tarantina e storica dell’arte, «sulla Concattedrale, oltre ad esserci un problema di percezione c’è un problema di conservazione, legato al fatto che i monumenti e le opere architettoniche che non abbiano più di settant’anni non sono soggette alla tutela statale, secondo quanto previsto dalla normativa».

Un evidente problema di percezione esiste, però, soprattutto in Piazza Fontana e riguarda l’opera di Nicola Carrino, uno tra i più autorevoli scultori italiani che, nato a Taranto, vive e lavora a Roma da oltre cinquant’anni. Inaugurata il 7 giugno 1992 dopo una gestazione iniziata nel 1983 (da quando cioè il maestro iniziò ad immaginare un progetto per la riqualificazione di quella piazza), rappresenta un impianto modulare a metà strada tra l’azione artistica permanente e la progettazione architettonica. Si trova oggi in uno stato di degrado e diventa

PH: VITO LEONE, CONCATTEDRALE GRAN MADRE DI DIO, INTERNO

LA CHIESA PRESENTA, OLTRE ALLA FACCIATA PRINCIPALE, LA COSIDDETTA “VELA”, UNA STRUTTURA IN CEMENTO TRAFORATO ALTA 40 METRI


PH: VITO LEONE, CONCATTEDRALE GRAN MADRE DI DIO, INTERNO

spesso simbolo di inciviltà e scarsa cura e attenzione nei confronti del patrimonio artistico e culturale, ma soprattutto si trova ad essere al centro di controversie tra chi la difende e chi si augura addirittura che prima o poi venga smantellata. Dall’analisi che ne fanno artisti e intellettuali sul blog tarantino “Siderlandia” emerge come il disamore popolare verso questi due monumenti d’arte contemporanea tra i più importanti della Puglia sia il simbolo della percezione distorta di Taranto nei confronti del contemporaneo, frutto di un provincialismo culturale e di una visione fondamentalmente conservatrice che ha portato, nei decenni passati, a preferire spesso espressioni artistiche e architettoniche tradizionali e di più semplice “comprensione” rispetto

alla possibilità di ospitare opere di altissimo valore artistico ma dal linguaggio figurativo meno immediato. Come risultato, è ben visibile il rifugiarsi consolatorio nella Taranto magnogreca del mitico Taras, il cui nome campeggia nelle insegne di attività commerciali e strizza l’occhio ai turisti per sedurli con la storia del passato spartano. Quasi a sottolineare che di Taranto ciò che merita rispetto sia solo la parte storico–archeologica. In effetti, come scrive Stefania Castellana, «l’archeologia pare essere la moda del momento», spesso purtroppo trasformata in iniziativa di promozione turistica posticcia, “appiccicata” come un’etichetta che nasconde vuoti di sostanza e scollamenti tra la società locale e modelli culturali esterni».

PH: STEFANIA CASTELLANA, PARTICOLARE DI PIAZZA FONTANA

L’ARCHEOLOGIA PARE ESSERE LA MODA DEL MOMENTO, SPESSO PURTROPPO TRASFORMATA IN INIZIATIVA DI PROMOZIONE TURISTICA POSTICCIA

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TERRITORIO

TARANTO

GRAN MADRE DI DIO AND PIAZZA FONTANA LOOKING FOR AN “IDENTITY” TARANTO AND CONTEMPORARY ART, THE SYMBOLS OF A TROUBLED RELATIONSHIP In Taranto, the perception of the contemporary is the perception of a failure. Symbols of the twentieth–century art and architecture have difficulty to find their own dimension within the probably most twentieth–century city of the region, in an escape from reality towards consolatory mythical dimensions. Thus, the Co–cathedral designed by Giò Ponti is often drained of the water meant to turn the basins in front of the church into a mirror where it is possible to admire the reflection of the façade. Nicola Carrino's work collects garbage rather than curious visitors. Inaugurated in 1970, the Gran Madre di Dio Co–cathedral is the symbol of the twentieth–century Italian architecture. The church features a 40–metre–high perforated concrete structure, “embroidered” to create seats for angels. Despite the restoration work, the Co–cathedral appears in a permanent state of neglect and degradation.

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La necessità fondamentale è di formare «cittadini membri di un’unica comunità che si riconosca nella propria storia», mentre non è possibile pensare che la trasformazione della città in un “Luna Park del passato”, espressione cara al noto storico dell’arte Tomaso Montanari, possa «risolvere il problema economico e costituire un’alternativa alla monocoltura dell’acciaio».

PH: STEFANIA CASTELLANA, PARTICOLARE DI PIAZZA FONTANA

azioni collettive partecipate, al cui interno i membri della comunità stessa diventano attori attivi, integrati e collaboranti. Ancora una volta le parole di Stefania diventano illuminanti per prendere atto che in una città come Taranto la cultura dovrebbe diventare il fondamento del senso di comunità necessario ad un suo reale rilancio, impossibile nelle attuali condizioni urbanistico–architettoniche.

PH: VITO LEONE, CONCATTEDRALE GRAN MADRE DI DIO, PORTALE

La così tanto decantata “vocazione turistica”, identificata troppo spesso come la panacea di tutti i mali, pone il rischio di creare false identità sganciate dalla realtà sociale e di costringere i luoghi a trasformarsi in prodotti commerciali, in simulacri vuoti di passati ormai solo immaginati e, chissà, anche immaginari. Un modello di turismo sostenibile e rispettoso si pone come naturale risultato di

A clear problem of perception exists, especially in Piazza Fontana, and it concerns the work of Nicola Carrino's, one of the most authoritative Italian sculptors. Inaugurated in 1992, it is now in a state of degradation and it often becomes a symbol of the incivility and of the lack of consideration given to the artistic and cultural heritage. People's disaffection towards these monuments – two of the most important contemporary art monuments in Apulia – appears the symbol of Taranto's distorted perception of the contemporary, in favour of traditional artistic and architectural expressions. As a result, it is clearly visible how people turn to the consolatory Magna Graecia's Taranto of the mythical Taras that winks at tourists to lure them with the history of the Spartan past. A model of sustainable tourism is the natural outcome of participatory joint actions, where the community members become active, integrated and cooperating players. In Taranto, culture should become the cornerstone of the sense of community necessary for a real revival. It is essential to educate «citizens as members of a single community that identifies itself with its own history».



COMUNE DI GROTTAGLIE

TERRITORIO

INFO–POINT GROTTAGLIE

Artigianato, storia e cultura: Grottaglie da record Boom di presenze nella “Città delle ceramiche”, tappa privilegiata nei circuiti turistici nazionali ed internazionali Il bilancio della stagione turistica estiva ed autunnale 2017 della Città di Grottaglie è più che positivo ed in linea con il trend di crescita costante che sta interessando negli ultimi anni la Puglia. È quanto emerge dai dati forniti dall’Info–Point Turistico della città all’Agenzia Regionale per il Turismo (Puglia Promozione) nell’ambito

dell’azione di monitoraggio conclusasi lo scorso 30 settembre. I customer satisfaction sono stati somministrati ai turisti transitati presso il Castello Episcopio che, tra agosto e settembre, ha registrato 9.584 visite. L’analisi dei questionari di gradimento, condotta dagli operatori della Società Sistema Museo

(soggetto gestore dei servizi turistici e culturali cittadini), ha evidenziato un sensibile aumento di turisti provenienti da Olanda, Belgio, Francia e Germania. La grande affluenza è motivata dall’attrattiva che esercita il patrimonio materiale e immateriale di Grottaglie che sempre più si sta affermando nei circuiti turistici


MUSEO DELLA CERAMICA

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Un’estate da incorniciare anche per il Museo della Ceramica, riaperto nei primi giorni di giugno dopo un periodo forzato di chiusura, che ha portato nelle sale del trecentesco Castello Episcopio un totale di 14.580 visitatori tra giugno e settembre. A livello locale questo riscontro positivo si può spiegare anche con gli eventi ospitati nel Museo, tra cui la mostra fotografica dell’Acquedotto Pugliese “La fontana si racconta”, nella corte del Castello, che è stata palcoscenico di iniziative musicali e teatrali, e l’ampliamento dell’orario di apertura per i mesi estivi del Museo e dell’Info–Point Turistico.

«Sono risultati in linea con le aspettative – dichiara l’assessore alle Attività Produttive Mario Bonfrate – un primo passo per dare alla nostra città l’importanza che merita. La nostra programmazione prevede iniziative tutto l’anno e saremo attenti alle opportunità che ci verranno proposte dalla Regione Puglia e non solo. Il nostro prossimo obiettivo sarà qualificare sotto ogni punto di vista l’offerta turistica, dalle guide qualificate alla segnaletica. Abbiamo appena approvato dei regolamenti sugli incentivi alle attività commerciali e sul rifacimento facciate nel centro storico. L’azione di Marketing Territoriale – conclude

PH: PIETRO PERRINO

INFO–POINT GROTTAGLIE

internazionali come città d’artigianato e di conseguenza simbolo del Made in Italy. L’offerta è stata arricchita da nuove iniziative fortemente volute dal Sindaco Ciro D’Alò, tra cui la prima edizione del Festival musicale Carsica, e dal nuovo corso dato alla Mostra Internazionale della Ceramica Mediterranea. L’Antico Convento dei Cappuccini, luogo di memoria storica restituito di recente alla città, ha ospitato dal 1 luglio al 10 settembre la Mostra Internazionale della Ceramica apprezzata da oltre 2.000 visitatori ed appassionati d’arte provenienti da diverse regioni d’Italia e dal resto del mondo tra cui Argentina, Austria, Belgio Brasile, Francia, Inghilterra, Polonia, Romania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera. Fondamentali, per il successo dell’esposizione, il servizio quotidiano offerto dal bus navetta gratuito messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale di Grottaglie e la professionalità degli operatori.

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COMUNE DI GROTTAGLIE

INFO–POINT GROTTAGLIE

MUSEO DELLA CERAMICA

avvenimenti che riguardano Grottaglie, dall’aeroporto alla Zes». Il Comune di Grottaglie quest’estate si è aggiudicato il finanziamento per la “Qualificazione e potenziamento del sistema

dell’accoglienza”, promosso dalla Regione Puglia, classificandosi fra i primi dieci, su oltre 54 comuni pugliesi. Il finanziamento ha sostenuto l’apertura continuata dalle 9 alle 23 dell’Info–Point nei mesi di agosto e settembre, ma anche iniziative di animazione on site erogate gratuitamente a turisti e visitatori, per stimolare la curiosità degli utenti e avvicinare adulti e bambini alla tradizione artigiana locale. Questo successo ha garantito al Comune di Grottaglie anche il secondo finanziamento destinato a potenziare ulteriormente i servizi dell’Infopoint nei mesi invernali. Ultima, ma non per importanza, è l’attività sui canali social, dove continueranno ad essere postati quotidianamente i principali appuntamenti della Città di Grottaglie, le eventuali variazioni degli orari di apertura dei contenitori culturali e aggiornamenti su iniziative speciali.

INFO–POINT GROTTAGLIE

TERRITORIO

MARIO BONFRATE – ASS. MARKETING TERRITORIALE COMUNE DI GROTTAGLIE

INFO–POINT GROTTAGLIE

– passerà dalla partecipazione a fiere sul turismo, sia nazionali che internazionali, in cui racconteremo quello che abbiamo e come la nostra città rappresenti un ottimo investimento alla luce di tutti gli

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CRAFT, HISTORY AND CULTURE: RECORD–BREAKING GROTTAGLIE ATTENDANCE BOOM IN THE “TOWN OF POTTERY” The number of people who visited Grottaglie in summer and autumn 2017 is more than positive and in line with the trend of Apulia's steady growth. Between August and September, the Bishop's Castle (Castello Episcopio) recorded 9,584 visits, with a significant increase of tourists coming from the Netherlands, Belgium, France and Germany. The large turnout is explained by the attractiveness of Grottaglie tangible and intangible assets. The supply has been enriched with new initiatives, including the Carsica Music Festival and the International Exhibition of Mediterranean Pottery. Over 2,000 visitors and art lovers from all over the world have appreciated the International Exhibition of Pottery. The Pottery Museum brought 14,580 visitors between June and September. This positive feedback may be explained by the museum events. «Our programming includes initiatives all year round, – states Councillor Mario Bonfrate. – Our next objective is to improve the quality of our tourist supply from every point of view». Last summer, the Municipality of Grottaglie obtained the funding for the “Qualification and strengthening of the reception system”. Among other things, the funding endorsed free–of– charge initiatives to arouse visitors' curiosity and to bring adults and children closer to the local artisan tradition. This success has allowed the Municipality of Grottaglie to receive a second funding, aimed at developing the services of the Info point in winter, too. Finally yet importantly, the activity on social channels, where the town main events and special initiatives will be daily posted and updated.


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LA MURGIA

Da Altamura agli States… indossando un bel paio di occhiali di lana Manufatti di moda etica: due amici hanno avviato una micro filiera di lavorazione artigianale del vello di pecora L’odore del latte buono, gli orizzonti sinuosi delle colline cangianti in base al volgere delle stagioni, il bianco delle case abbarbicate sulla roccia, le braccia grandi e aperte delle masserie. Che t’aspetti da una terra così, Murgia superba e fiera, 44 45

se non storie di grande meraviglia e voli pindarici che tramutano in realtà? Ne scrive, di pagine belle, la gente di laggiù. Le mani grosse di fatica di allevatori e agricoltori sono biglietto da visita che non necessita di grandi disquisizioni. È

lì, tra le curve di Altamura, che ha preso sostanza il sogno di Donato Mercadante e Filippo Clemente, amici prima e compagni di follia poi, funamboli su un lungo e solido fil di lana che li ha portati oltreoceano.


di fabiana pacella/

Con la lana di pecore hanno realizzato occhiali tactil wave, ne hanno fatto un must have per fashion victim e hanno impastato tradizione e innovazione così bene che ancora non ci credono neanche loro. Ma ci hanno creduto, eccome, i buyers del centro–nord America che hanno toccato con mano il prodotto pugliese durante un evento sull’occhialeria italiana, tenutosi a ottobre a Miami. PecoreAttive è il nome del progetto, nato nel 2010 da un’intuizione di Filippo, 36 anni, laurea in Ingegneria gestionale e un’infanzia trascorsa tra i rocchetti e i tessuti del padre sarto e il profumo di radici del nonno allevatore. L’intuizione stava nel valorizzare la lana delle pecore

di razza altamurana, leccese e gentile di Puglia. Delle prime ne restavano non più di 150 esemplari, un centinaio dei quali di proprietà dell’università. Lo studio sulla ripopolazione delle razze ovine, insieme ad altri tre compagni di viaggio, che nel tempo hanno preso altre

strade di vita, portò in breve alla chiave di volta: il recupero. Delle tradizioni, dei mestieri perduti come quello del tosatore e di materiali di scarto, quale la lana, passata da rifiuto speciale di costoso smaltimento a risorsa preziosa. Donato, 24 anni e una laurea in Agraria


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LA MURGIA

CON IL PROGETTO PECOREATTIVE FILIPPO CLEMENTE E DONATO MERCADANTE HANNO VINTO GLI OSCAR GREEN DI PUGLIA all’orizzonte, ultima generazione di una famiglia dal 1884 dedita all’agricoltura e all’allevamento di qualità, s’inserisce a questo punto della storia. Con i suoi 80 capi di “gentile di Puglia” allevati, l’azienda zootecnica di casa Mercadante ha iniziato a fornire ben 150 kg di lana ogni anno per il progetto madre e la partnership si è consolidata prima e

ampliata poi, fino a portare i due amici sognatori alla vittoria dell’Oscar Green di Puglia 2017 con gli occhiali impreziositi da feltro di lana lavorata in maniera artigianale. «Ho sposato appieno il progetto Pecore Attive, nato per avviare una micro–filiera di lavorazione artigianale della lana ovina da razze autoctone pugliesi con il duplice

obiettivo di dare nuova vita e valore, anche commerciale, ad una risorsa territoriale, la lana ovina (che attualmente costituisce un rifiuto speciale spesso smaltito in modo illegale per abbattere i costi), attraverso la produzione di manufatti artigianali e fornire opportunità di inclusione sociale a categorie di persone svantaggiate», spiega Donato. Non c’era da temporeggiare, il


trampolino era molto vicino: saltare o desistere. La coppia s’è gettata nel vuoto col brivido dell’ignoto sulla pelle. Ha vinto, in tutti i sensi. «Abbiamo avuto tempi davvero stretti per realizzare la montatura da presentare agli Oscar Green – ricorda Filippo Clemente –, ci siamo avvalsi della collaborazione di un’altra azienda altamurana con punto vendita a Matera che produce occhiali in

acetato e con loro abbiamo realizzato il prototipo vincente». Quegli occhiali sono volati a Miami, hanno conquistato esperti e curiosi. La lana grezza che li rende unici viene lavorata ad Altamura e infeltrita a mano. «Un anno fa ero a Roma a raccontare la mia storia e la storia di un materiale tanto prezioso per la nostra terra – torna indietro nel tempo, Filippo –. Un anno fa

era impensabile pensare ad un occhiale in lana di pecora pugliese, l'entusiasmo e la professionalità hanno reso l'impensabile pura realtà. Donato con la sua azienda ha sempre sostenuto il mio lavoro di ricerca fornendo l'ottima lana delle sue pecore, infine l'azienda Vecchia Occhialeria Italia ha sposato in pieno il progetto tactilewave». Il territorio per il territorio. La sfida di restare per andare lontano.

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LA MURGIA

FROM ALTAMURA TO THE STATES... WITH A PAIR OF WOOLLEN EYEWEAR ARTEFACTS OF ETHICAL FASHION: TWO FRIENDS HAVE LAUNCHED A MICRO CHAIN FOR THE CRAFTSMANSHIP OF SHEEP FLEECE What do you expect from a land like this, the Murge, so haughty and proud, but stories of great wonder and flights of fancy that turn into reality? It is there that Donato Mercadante and Filippo Clemente's dream has taken shape. By the fleece of sheep, they realized tactile wave eyewear, mixing tradition and innovation. Buyers in Central and North America saw the Apulian product and they believed in it. PecoreAttive is the name of the project, born in 2010 from Filippo's intuition: the enhancement of the wool obtained from the

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Altamurana, Gentile di Puglia and Leccese breeds of sheep. Recovery is the keystone. Of traditions, lost crafts and waste materials, such as wool, turned from an expensive special waste to a valuable resource. With its 80 “Gentile di Puglia” sheep, the partnership with Donato's zootechnic company led to win the Oscar Green Puglia 2017. «I fully embraced the project and its dual aim of giving a new value to a local resource, the wool of sheep, and of providing disadvantaged people with opportunities for social inclusion», says Donato. «We realized the winning prototype thanks to the collaboration of another company from Altamura». One year ago, realising a pair of eyewear made of Apulian sheep wool was unthinkable. «Enthusiasm and professionalism turned the unthinkable into reality. Even thanks to Vecchia Occhialeria Italia, the company that has fully embraced the tactile wave project». The territory for the territory. The challenge of staying to go far.


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CRIPTA E MENHIR SAN PAOLO GIURDIGNANO

TERRA D'OTRANTO

Inverno sulle tracce (e nel gusto) dei bizantini Itinerari storici ed enogastronomici a Macurano e Giurdignano Ben oltre la stagione estiva, la provincia di Lecce è piena di sorprese, di storie e luoghi da scoprire anche nei mesi meno favorevoli dell’anno. E quello invernale è davvero il periodo giusto per cucirsi su misura una vacanza affascinante o anche solo un weekend per conoscere meglio una meraviglia che tutto il mondo invidia al Salento. Con un occhio, un naso e una bocca di riguardo per l’enogastronomia.

Gli operatori turistici leccesi offrono pacchetti su misura a seconda del numero di visitatori, quattro persone è la media del periodo per periodi superiori ai cinque giorni, mentre i weekend sono appannaggio dei grandi gruppi, spesso attratti dal turismo religioso. In quelli presentati dall’agenzia Salento in Movimento ci sono cinque tappe dedicate al vino e ambientate nelle migliori cantine tra Lucera, Trani, Valle d’Itria per


di andrea aufieri/

concludere in bellezza a Lecce, Manduria e Matera. Per gli astemi e i più golosi è possibile organizzare una cooking class con chef professionisti e kit pronti all’uso a Guagnano, per imparare a fare delle deliziose orecchiette alle cime di rapa e menù completi. La proposta include anche una visita guidata nella splendida Nardò. Se al fare preferite l’assaggiare, meglio il percorso gastronomico tra Gallipoli e Leuca, che prevede il pasto in una biomasseria che predilige prodotti a chilometro zero.

A pancia piena si ragiona meglio e camminare diventa salutare oltre che piacevole, perciò dopo pranzo si potrà visitare l’insediamento di Macurano, che offre sorprese naturalistiche notevoli, ma è soprattutto annoverato tra le più rinomate località rupestri della regione. Testimonianza di una tipica forma insediativa greco–bizantina, Macurano è stato poi trasformato in un importante frantoio ipogeo. Dopo le prelibatezze gustate in giro è possibile contattare l’associazione DieN-

neAvventura di Andrea Sansone per un cammino tra paesaggio e storia pensato apposta per l’inverno nel “giardino megalitico d’Italia”, come lo presenta Maria Teresa De Vitis, vicepresidente: «Con l’assistenza e la guida dei nostri soci Antonio, Cristina, Nadia, Pina e Roberto proponiamo un itinerario speciale a Giurdignano, un luogo caratterizzato dalla presenza di menhir e dolmen (due monumenti preistorici formati rispettivamente da una lunga pietra piantata in verticale nel terreno e da una pietra piatta sistemata

MADONNA DI COSTANTINOPOLI, CHIESA E MENHIR GIURDIGNANO

TESTIMONIANZA DI UN INSEDIAMENTO GRECO–BIZANTINO, MACURANO È STATO POI TRASFORMATO IN UN FRANTOIO IPOGEO

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TERRITORIO

TERRA D'OTRANTO

insieme ad altre pietre più piccole per ragioni legate al culto dei morti, ndr) , un luogo che rappresenta l'arte preistorica italiana, ancora oggi oggetto di studio. Diremmo anche enigmatico, poiché molte sono le leggende legate a queste rocce». Con la guida di Maria Teresa apriamo il percorso con la visita al palazzo baronale, risalente al 1500, edificato come fortezza

contro le incursioni dei Saraceni. Nel corso del secolo successivo fu ampliato e munito di fossato. L’architettura è affascinante: è presente un portale bugnato dotato di arco a tutto sesto che introduce a un cortile attraversato da due arcate che reggono una balconata dalla tipica struttura rientrata barocca. Le stanze ai piani superiori non sono state spogliate,

come spesso è accaduto nei castelli e nei palazzi salentini, ed è perciò ancora possibile apprezzare le decorazioni e gli affreschi. Una rarità per la sua posizione, in pieno centro abitato, è la cripta di San Salvatore, considerata dagli esperti come unica nel suo genere e come esempio migliore dell’influenza artistica bizantina

A POCA DISTANZA SI ARRIVA AL “TRAPPITELLO DEL DUCA", UN ANTICO FRANTOIO IPOGEO, INTERAMENTE SCAVATO NELLA ROCCIA


MENHIR VICINANZE GIURDIGNANO

PALAZZO BARONALE GIURDIGNANO

nel Salento. Nonostante la sua recente riscoperta, avvenuta a ridosso degli anni Ottanta, alcuni affreschi si possono ancora intuire: la vergine Maria, Gesù bambino, due arcangeli, un monaco bizantino, decorati con piccole pietre di madreperla. In campagna si incontrano i menhir “Gemelli”, due menhir adiacenti, quasi identici, alti circa due metri e mezzo, mentre, come ci racconta Maria Teresa, «tra muretti a secco, ulivi, fichi e carrubi il percorso continua, incontrando il

menhir “Vicinanze 1” e “Vicinanze 2”. Il primo è un monolite alto circa tre metri, con accanto alcuni silos interrati e il secondo, a pochi metri di distanza, è alto anch’esso tre metri, ma è posto su uno sperone di roccia dell’altezza di un metro e mezzo». A poca distanza si arriva al “Trappitello del Duca", un antico frantoio ipogeo, interamente scavato nella roccia. «Un luogo intrigante anche questo, perché vi

si accede da una porticina, una scaletta in pietra conduce a un piano interrato e ci si ritrova in un ambiente perfettamente ristrutturato, dove si possono ammirare strumenti tradizionali per la produzione dell'olio: macina in pietra, torchi, con intorno le “sciave”, ambienti destinati ad accogliere le olive. Un frantoio che è stato attivo per oltre quattro secoli». Piccola meraviglia anche il menhir “San Paolo”, nei pressi dell’omonima cripta, 52 53


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TERRA D'OTRANTO

sempre ricavata dalla roccia, con tracce di affreschi purtroppo deteriorati, forse di origine bizantina. San Paolo nella cultura antica del territorio salentino è legato al tarantismo ed è considerato il guaritore dagli avvelenamenti causati dal morso della tarantola. Si prosegue poi verso il maestoso menhir Croce della Fausa, che prende il nome dalla vicina grotta, scoperta da Cosimo De Giorgi. Il menhir si staglia per tre

metri su una roccia che ne raggiunge già due. Poco più avanti si trova il menhir Madonna di Costantinopoli, posto anch’esso nelle immediate vicinanze della omonima chiesetta. Il nostro cammino termina in quello che riteniamo l’apice dell’emozione: l'arrivo al Dolmen Stabile, in aperta campagna, nella contrada Quattromacine. Solitario, silenzioso. Composto da una grossa lastra di pietra a copertura, il dolmen

WINTER ON THE TRACK (AND IN THE TASTE) OF THE BYZANTINES THE HISTORICAL AND GASTRONOMIC ROUTES TO MACURANO AND GIURDIGNANO The province of Lecce is full of surprises, histories and places to discover, and winter is the right period to experience a customised holiday, with a special consideration for food and wine specialities. Tour operators suggest tailored package holidays. Salento in Movimento, for example, proposes several stopovers dedicated to wine in the best wine cellars. For the foodiest, it is possible to take part in a cooking class with professional chefs in Guagnano. The proposal also includes a guided tour in the wonderful Nardò. If you prefer tasting rather than cooking, the route from Gallipoli to Otranto is the best option for you, as it provides a meal based on zero– mileage products. Visitors will be able to visit the Greek Byzantine settlement in Macurano, one of the most renowned rocky places of the region, later turned into an important hypogean oil mill. DieNneAvventura association proposes a walk through the

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è percorso da un solco che confluisce in una cavità. Al lato del dolmen una volta c’era un casolare medievale che aveva il nome poi ereditato dalla contrada, ma prima ancora si sono ipotizzate tracce della presenza di altri lastroni megalitici, quasi a formare una piccola Stonehenge. Quante ipotesi sulla sua origine: un altare? Un sepolcro? Non è possibile dare una risposta definitiva.

“megalithic garden of Italy” – a special itinerary in Giurdignano characterized by the presence of menhirs and dolmens. The route continues until the baronial palace, dating back to the 16th century – a fortress built up against the Saracen incursions. A rarity for its position, San Salvatore's crypt is considered the best example of the Byzantine artistic influence in Salento. In the countryside, it is possible to see two almost identical menhirs, “i Gemelli” (“the Tweens”), about two and a half metres high. Through dry stone walls, olive trees, figs and carob trees, we meet two other menhirs, “Vicinanze 1” and "Vicinanze 2”. Within walking distance, an ancient hypogean oil mill, “Trappitello del Duca", is entirely dug into the rock. A small stone ladder leads to an oil mill, which had been working for more than four centuries. A small wonder is also another menhir, “San Paolo”, near the homonymous crypt, with traces of unfortunately damaged frescoes, probably of Byzantine origin. The route continues towards a majestic menhir, “Croce della Fausa”. A little bit further, the “Madonna of Constantinople” menhir is close to the Church of the same name. Our walk ends with the arrival at Dolmen Stabile. Lonely and silent, it probably belonged to a little “Stonehenge”.


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NARDÒ

La casa del più antico Homo sapiens d’Europa Inaugurato il nuovo Museo della Preistoria dove sono esposti fossili e manufatti provenienti dal distretto archeologico di Porto Selvaggio L’Uomo Uluzziano, il più antico Homo sapiens d’Europa, ora ha una casa a Nardò, non lontano da Porto Selvaggio, dove è approdato 45mila anni fa. Comune, Regione Puglia e Soprintendenza hanno inaugurato il nuovo Museo della Preistoria, allestito negli spazi restaurati del Chiostro di Sant’Antonio, adiacente all’omonima chiesa, in pieno centro storico, 56 57

aperto tutti i giorni, tranne il mercoledì. In esposizione ci sono manufatti e fossili che erano custoditi nelle sedi di Taranto e Lecce della Soprintendenza e che provengono dalle indagini archeologiche svolte a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso nelle grotte del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano. Si tratta di siti archeologici

che testimoniano quasi centomila anni di vita di Homo neanderthalensis prima e sapiens poi, che si trovano nel distretto del Paleolitico di Porto Selvaggio, dalla Grotta del Cavallo, nella baia di Uluzzo – dove sono stati scoperti i molari dell’uluzziano – alla Grotta Bernardini fino ad arrivare al periodo neolitico di Serra Cicora.


di ilaria marinaci /

L’allestimento del museo è particolare perché ospita non solo i reperti di strato, cioè rinvenuti nelle campagne di scavo, ma anche quelli di superficie, che fanno parte della preziosa collezione del Gruppo Speleologico Neretino, messa insieme in oltre quarant’anni di presenza sul territorio. Fin dagli anni Settanta, gli

speleologi neretini hanno affiancato ricercatori dai nomi prestigiosi che hanno scavato a Porto Selvaggio, come Arturo Palma di Cesnola, Edoardo Borzatti e, più di recente, Elettra Ingravallo, Enza Spinapolice, Stefano Benazzi e Filomena Ranaldo. Quest’ultima, ricercatrice dell’Università di Siena, dopo essersi

occupata delle più recenti campagne di scavo nelle grotte di M.Bernardini e Serra Cicora e dell’allestimento museale, dirige la struttura e la gestisce con il team che ha vinto il bando. Al centro di tutto, quindi, c’è l’uomo uluzziano. L’importante scoperta, di qualche anno fa, sulla sua datazione, si deve ad una cordata di atenei internazionali, fra i quali figura anche l’Università di Siena. In base a quanto emerso, Nardò è il luogo dove ci sono le testimonianze più antiche della presenza dell’uomo moderno in Europa. L’uomo di Neanderthal abitava già in tutta l’Italia Meridionale e nel Salento. Fino a pochi anni fa, la convinzione diffusa era che l’uluzziano fosse una produzione dell’uomo di Neanderthal. Gli studi effettuati dalla cordata di università internazionali hanno, invece, riesaminato i vecchi materiali e facendo nuove datazioni grazie alla collaborazione con un importante labora-

FIN DAGLI ANNI SETTANTA, GLI SPELEOLOGI NERETINI HANNO AFFIANCATO RICERCATORI DAI NOMI PRESTIGIOSI


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NARDÒ

torio di Oxford. Rianalizzando i dentini umani rinvenuti negli anni Sessanta nella Grotta del Cavallo con tecniche più moderne, si è stabilito che si tratta non di denti di Neanderthal ma di denti di Sapiens. Esistono in Italia altre tracce simili, ma sono comunque posteriori rispetto a quelle di Porto Selvaggio, che è diventato, quindi, ufficialmente il posto con i più antichi fossili dell'Uomo moderno in Europa. Il percorso di visita nel Museo della Preistoria si divide in quattro sezioni. La prima espone le specie faunistiche fossili di tartarughe, pesci, crostacei e molluschi vissuti nel corso del Cretaceo, ovvero nel Periodo finale della cosiddetta “Era dei Dinosauri”, conservati all’interno di sedimenti marini che li hanno fatti arrivare fino a noi. La seconda sezione – con l’esposizione di calchi di crani appartenenti a esemplari dell’ordine dei primati – è riservata al

racconto della storia evolutiva dell’uomo e delle dinamiche che hanno portato il nostro genere a migrare dall’Africa e a espandersi negli altri continenti, raggiungendo con Homo sapiens una diffusione a livello globale. La terza sezione, tramite l’esposizione di reperti riferibili all’uomo, descrive la

storia del Paleolitico di Porto Selvaggio e la sua trasformazione nel corso del tempo. L’ultima sezione, infine, propone i materiali litici e ceramici, provenienti dal villaggio di Serra Cicora sull’omonimo promontorio. Un sito, datato al 5.500 a.C. circa, che risulta essere una delle più antiche attestazioni del Neolitico in Italia.

IL PERCORSO DI VISITA NEL MUSEO DELLA PREISTORIA SI DIVIDE IN QUATTRO SEZIONI

THE HOME OF THE MOST ANCIENT HOMO SAPIENS IN EUROPE THE NEW MUSEUM OF PREHISTORY HAS BEEN INAUGURATED The Uluzzian, the most ancient Homo sapiens in Europe, has now a home in Nardò, where he landed after he/she came from Africa 45,000 years ago. In the new Museum of Prehistory, there are the artifacts and fossils from the archaeological investigations carried out since the beginning of the Sixties of the last century at the caves of the natural Park of “Porto Selvaggio e Palude del Capitano”. These archaeological sites point to almost one hundred thousand years of the life of the Homo neanderthalensis first, and of the Homo sapiens later. They are in the Palaeolithic area of Porto Selvaggio, in the Bay of Uluzzo – where the Uluzzian's molars were discovered – until the Neolithic period of Serra Cicora. The Uluzzian is at the center of everything. The Homo neanderthalensis was already living in Southern Italy and in Salento when the Uluzzian arrived. Porto Selvaggio is officially the first place where the modern man and woman coming from Africa stopped. The Museum of Prehistory is divided into four sections: the fauna species lived in the Cretaceous period; the evolutionary history of humankind; the history of Porto Selvaggio's Paleolithic; lithic and ceramic materials coming from the village of Serra Cicora. A site dating back to about 5,500 B.C. proves itself to be one of the oldest Neolithic evidence in Italy.


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Con gli idrovolanti la Grecia è a un’ora dal Salento Da Nardò a Corfù a bordo di un idrovolante. La rivoluzione dei trasporti è attesa per l’estate 2019. Mellone: “Siamo pronti a tracciare le nuove rotte del turismo” A meno di un’ora di volo dalla Grecia. Uno scenario inimmaginabile sino a poco tempo fa sta per materializzarsi per il Salento e per la mobilità turistica del territorio. Un’occasione ghiottissima di collegamento con l’isola di Corfù e la Grecia, una delle mete predilette dei viaggiatori italiani ed europei. Un brillante partenariato con l’Autorità Portuale di Corfù (capofila), il Comune di Corfù, l’Autorità Portuale di Taranto, il Comune di Gallipoli e il Comune di Nardò ha portato circa 3 milioni di euro del Programma di Cooperazione EU 2014/2020 Interreg V/A Grecia–Italia al progetto Swan (Enhancing regional transportation through Sustainable Water Aerodrome Network), che ha l’obiettivo proprio di dare vita a un sistema di trasporto sostenibile tramite idrovolante.

Un progetto che è stato sviluppato con l’indispensabile supporto di Aviazione Marittima Italiana e della società Magister Ludi. Il percorso previsto dal progetto è quello tra Taranto, Nardò, Gallipoli, Corfù, con relativi scali, e ritorno. Sul territorio neretino il sito più idoneo è quello del tratto di costa compreso tra Santa Maria al Bagno e Santa Caterina. Questo specchio d’acqua sarà destinato alle operazioni di decollo e ammaraggio degli idrovolanti, mezzi a motore dotati di ali fisse che possono trasportare massimo 15 passeggeri per tratta, più bagagli, e che viaggeranno a una velocità di crociera di circa 280 km/h. Sono mezzi a bassissimo impatto ambientale perché dotati di motori che bruciano il 100% del carburante utilizzato, con un ridotto livello

di inquinamento acustico e con possibilità di operare senza la necessità di alcuna costruzione stabile. Il progetto prevede infatti la realizzazione di un’idrosuperficie permanente che consiste nella disponibilità di uno specchio d’acqua adeguato alle operazioni (e quindi con specifici requisiti di lunghezza, di assenza di ostacoli, ecc.), di una struttura di approdo a terra e di uno spazio in cui i mezzi possono avvicinarsi alla costa e attraccare come normali imbarcazioni anche per il carico e scarico passeggeri, di una barca di appoggio per garantire l’assistenza e la sicurezza delle operazioni, di una superficie a terra con struttura di ricevimento passeggeri, uffici, primo soccorso, servizi igienici e servizi di ristorazione. L’idrosuperficie si integra perfettamente con le aree attrezzate 58 59


COMUNE DI NARDÒ

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per la balneazione e con le attività del turismo nautico. Il trasporto tramite idrovolante è diffuso negli Stati Uniti, alle Bahamas, ai Carabi, in Canada, alle Maldive, alle Fiji, in Australia, in Brasile, in Indonesia, in Thailandia e in Europa in Svezia, Finlandia, Islanda

e Germania. Attualmente ci sono molte possibili vie di connessione marittima tra le due sponde del Canale d’Otranto, ma molte di esse sono prettamente stagionali, mentre la connessione aerea è limitata a due o tre scali per ciascuna nazione. Con il progetto Swan diventano

BY SEAPLANE GREECE IS AN HOUR AWAY FROM SALENTO FROM NARDÒ TO CORFU ABOARD A SEAPLANE. THE REVOLUTION IS EXPECTED FOR SUMMER 2019 Less than an hour's flight from Greece. An unpredictable scenario until recently, which is about to materialize in Salento. An opportunity not to be missed to link to the island of Corfu and to Greece, one of Italian and European travellers’ favourite destinations. A brilliant partnership has brought about 3 million euros to the Swan project (enhancing regional transportation through Sustainable Water Aerodrome Network), with the objective of creating a sustainable transport system by seaplane. The expanse of water between Santa Maria al Bagno and Santa Caterina will be allocated to the operations of take–off and landing of seaplanes – means of transportation with very low environmental

possibili i collegamenti nella macroregione Italia–Grecia grazie a poche opere civili con una riduzione drastica dei tempi di percorrenza necessari per raggiungere le destinazioni scelte. Con tutta probabilità la rete sarà realtà nell’estate 2019 e metterà Nardò e il Salento sulle rotte prestigiose dell’avioturismo, itinerari che interessano già migliaia di persone in tutta Italia e che in regioni come Marche e Lombardia hanno già aperto scenari interessantissimi di promozione dei territori e di crescita dei sistemi produttivi enogastronomici ed economici locali. Per questo è stato già siglato un protocollo d’intesa tra le città turistiche di Lovere, Costa Volpino, San Benedetto del Tronto, Gallipoli e Nardò, per realizzare l’idea Avioresort e Idrobasi d’Italia. Per il sindaco Pippi Mellone «è un progetto lungimirante, che guarda lontano, che consente a Nardò di puntare con decisione alle rotte del turismo internazionale e, grazie all’esistenza dello scalo degli idrovolanti, di diventare crocevia di altri collegamenti su terra».

impact and noise pollution, without the need for any steady building. The project plans the construction of a permanent water–based landing surface that perfectly integrate the areas equipped for bathing and the other activities related to maritime tourism. Transport by seaplane is spread in other countries in the world. Currently, the sea–link routes between the two sides of the Strait of Otranto are typically seasonal, and the air links are limited. In all probability, the network will become reality in the summer of 2019. Thus, Nardò and Salento will be part of the prestigious routes of air tourism, and interesting scenarios will open up for the promotion of the territories and for the growth of local production systems. According to Mayor Pippi Mellone, «It is a forward–looking project, which allows to bet on the routes of international tourism and to become the crossroads of other connections on land».


COMUNE DI MARTINA FRANCA

TERRITORIO

COMUNE DI MARTINA FRANCA Piazza Roma 32, Martina Franca (TA) tel. +39 080 4836111 – fax +39 080 4836284 – www.comunemartinafranca.gov.it protocollo.comunemartinafranca@pec.rupar.puglia.it –

Benvenuti a Martina Franca La regina della Valle d'Itria, Martina Franca, domina una delle zone più belle della regione. Circondata da uliveti e vigneti, risplende come una dama vestita di bianco Situata a 430 metri sul livello del mare, Martina Franca domina la Valle d’Itria come un’elegante signora vestita di bianco, circondata da uliveti e vigneti che si alternano alla macchia mediterranea, tra tesori naturali, preziosi elementi barocchi, leggende e storie tramandate e sapori genuini ritrovati. È il borgo più alto e suggestivo delle Murge tarantine e pullula di pittoreschi “trulli” e di antiche fattorie–fortezza, le “masserie”. Il suo centro storico, di origine medievale, si presenta come un divertente labirinto di vicoli e viuzze candide, impreziosite da palazzi signorili, colorate balconate in ferro battuto e maestose e monumentali chiese nello stile ricco e sfarzoso del caratteristico barocco locale d’ispirazione leccese. I primi insediamenti risalgono al X secolo quando sul Monte di San

Martino sorse un piccolo villaggio di profughi tarantini fuggiti alle devastazioni saracene. Nel 1300 fu eletta Comune dal principe Filippo d’Angiò il quale, per favorire lo stanziamento, concesse agli abitanti delle franchigie. Da questo aneddoto ebbe origine il nome della città, “Franca” per il privilegio concesso e “Martina” in onore di San Martino, patrono della cavalleria francese. È il santo protettore della città: secondo la tradizione sarebbe più volte corso in aiuto degli abitanti proteggendoli dall’assalto del nemico oramai alle porte. Nata quindi come “franca”, Martina è stata poi feudo appartenente alla potente famiglia locale dei Caracciolo. La visita ideale della città, rigorosamente con lo sguardo rivolto alle ciminiere fumanti delle antiche abitazioni, si svolge all’interno 60 61


COMUNE DI MARTINA FRANCA

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delle mura angioine, passando attraverso le antiche porte e inoltrandosi lungo le stradine nel cuore del centro storico, tra scalinate e ballatoi che assumono uno scenario mai uguale a seconda del punto di vista dal quale lo spettatore lo ammira e lascia volare la sua fantasia. Dalla settecentesca piazza Roma si accede al solenne Palazzo Ducale, dall’imponente facciata barocca, un tempo residenza

dei Caracciolo e oggi sede del Comune: al suo interno eleganti sale affrescate. Si procede verso l’Arco di Sant’Antonio continuando su corso Vittorio Emanuele fino a raggiungere la Collegiata di San Martino, edificio simbolo dell’arte barocca martinese poiché accoglie la maestosa basilica dedicata al santo patrono. Quindi la piazza del Plebiscito, sede del Palazzo della Corte con la Torre dell’O-

rologio, entrambe realizzate a metà del XVIII secolo. Si prosegue verso piazza Maria Immacolata, detta “i portici”, punto d’intersezione fra il barocco religioso e il barocco signorile. Per la particolarità architettonica in stile neoclassico, dalla forma avvolgente, semiellittica e con il susseguirsi di arcate, sembra di trovarsi protagonisti in una scena teatrale. Merita una visita anche la pregevole chiesetta di San Vito dei Greci, risalente all’XI secolo, con facciata in bugnato e campanile a vela e non soltanto per le sue peculiarità artistiche, ma anche per il singolare “mito” proprio di questa parte di città vecchia che ha ispirato il fortunato romanzo “Il


Paese delle spose infelici” dello scrittore martinese Mario Desiati. Gli anziani che abitano in questa zona raccontano che il giorno delle nozze le spose, riluttanti nei confronti di un matrimonio combinato e quindi imposto, si lanciassero nel vuoto da un palazzo, preda di un attimo così doloroso e profondo da portarle al gesto estremo. Uscendo dal centro storico per la Porta del Carmine, la sosta è d’obbligo alla terrazza di via Bellini dalla quale si può godere del panorama dell’intera valle. Nei dintorni si ammirano “i trulli”, originali abitazioni di origine contadina, costruiti con pietre a secco su base circolare in modo da risultare una figura a forma di cono rovesciato, sulla cui cima è posto un pinnacolo di forma variabile che impreziosisce la costruzione. Dell’architettura popolare fanno parte anche le antiche “masserie” nelle quali si svolge la lavorazione dei prodotti della terra. In città si possono gustare le

delizie della produzione enogastronomica, la tipica “carne al fornello” preparata nelle macellerie con forno a legna, il capocollo e la ricotta martinese, il tutto innaffiato dal buon vino bianco doc “Martina” della Valle d’Itria. La cucina tipica martinese è l’equilibrio perfetto fra tradizione contadina e memoria storica popolare di cui elementi fondamentali ha eletto l’olio e il vino. Rinomate le fave e cicoria, “fave battute” ridotte in purea, accompagnate da verdura selvatica, piatto antico cotto in pignata sulla brace. Da provare le orecchiette unite alle polpette e alle “braciole” (involtini di carne) di vitello, i fegatelli detti “gnemareddi” (involtini di interiora) e le “bombette” di capocollo con il cuore di formaggio filante. Il folklore è variegato e ricco di suggestivi avvenimenti che si rifanno alla vita dei contadini di un tempo. Dopo le festività natalizie, evento importante è la fiera della “Candelora” (in febbraio) che dura un

WELCOME TO MARTINA FRANCAA VALLE D'ITRIA'S QUEEN, MARTINA FRANCA, DOMINATES ONE OF THE MOST BEAUTIFUL AREAS IN THE REGION. SURROUNDED BY OLIVE GROVES AND VINEYARDS, IT SHINES LIKE AN ELEGANT LADY DRESSED IN WHITE Located at 430m a.s.l., Martina Franca dominates Valle d’Itria. It’s the highest and most evocative borough of Taranto’s Murge. Its medieval historic center has narrow streets and alleys with elegant buildings, balconies and churches. The first settlement dates back to the 10th century. San Martino is the patron saint of the city: according to tradition, he’s often protected the inhabitants from the enemies. The ideal tour of the city begins within the Angevin walls, passing through the ancient gates and along the streets of the old town. From Piazza Roma (18th century) it’s possible to access the solemn Ducal Palace, with the majestic Baroque façade, formerly Caracciolo family’s dwelling and now city hall: it treasures elegant frescoed rooms. We continue towards Sant’Antonio’s Arch

giorno intero ed attira visitatori da tutta la valle e non solo. Martina Franca è nota anche per “Festival della Valle d’Itria”, rassegna di musica lirica (si svolge in estate tra luglio e agosto) di rilievo e interesse internazionale. Grazie a questo evento Martina Franca è diventata meta prediletta dal turismo culturale attratto dall’originalità e dalla rarità delle opere eseguite, alcune addirittura per la prima volta. Il festival ha celebrato quest’anno il suo quarantesimo anno di vita: dal 18 luglio al 3 di agosto opere, concerti e spettacoli dedicati ai più piccoli, accolti con entusiasmo dal pubblico e dalla critica che riconosce alla kermesse martinese il pregio di restare sempre fedele alla sua origine sapendo però cogliere le sollecitazioni della contemporaneità. Il presidente è Franco Punzi, che dal 2003 ricopre la stessa carica anche nella Fondazione Paolo Grassi. Dal 1972 al 1989 è stato sindaco della città.

proceeding along Corso Vittorio Emanuele, reaching the Collegiate Church of San Martino, iconic Baroque building of Martina with the majestic basilica dedicated to the patron saint. The gorgeous Piazza del Plebiscito houses the Court Palace with the Clock Tower, both built in the mid–18th century. Further ahead we find Piazza Maria Immacolata, called “i portici”, point of intersection between the religious and gentilitial Baroque. Also worth visiting is the little church of San Vito dei Greci, dating from the 11th century. Leaving the historic center through Porta del Carmine, there is a mandatory stop by via Bellini’s terrace, which overlooks the whole valley. Nearby you can admire the “trulli”, houses of peasant origin; also belonging to the folk architecture are the manor farms, in which the making of earth products takes place. After the Christmas holidays, the major events are the fair of “Candelora” in February and the “Festival della Valle d’Itria”, classical music event at its 40th edition, between July and August; the President is Franco Punzi, who also helds the same position in the Paolo Grassi Foundation since 2003. From 1972 to 1989 he’s been the city’s Mayor.

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OTRANTO

“Orto dell’Idro”, laboratorio di “permacultura” Nasce dall’idea di una coppia italo–olandese che ha deciso di trasferirsi nel Salento


di di eleonora leila moscara/foto di massimo centonze

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OTRANTO

Si chiama “Orto dell’Idro” ed è un ambizioso progetto con l’obiettivo di far entrare in contatto con la natura tutti coloro che la amano e se ne appassionano. Si svolge nella meravigliosa vallata a due passi dal centro di Otranto ed è un innovativo e interessante metodo per conoscere la natura e la storia di questo territorio, sen-

za perdere di vista il proprio benessere. Questo progetto, diventato realtà la scorsa estate, è il sogno di una vita di una coppia italo–olandese, Silvia Neri e Robbert Zoon: i due si sono conosciuti in centro America, ognuno di loro aveva intrapreso un viaggio con la voglia di riconnettersi con la natura e lì si sono innamorati. Per decenni hanno vissuto tra New York e Amsterdam, lei è originaria di Ferrara ed è architetto e insegnante di Yoga, mentre lui è olandese di Haarlem vicino Amsterdam ed è consulente marketing e maestro Reiki. Sono i fondatori di “Orto Dell'Idro”, un cammino che racchiude tutte le loro passioni e uno stile di vita che parte dall’agricoltura rigenerativa e che oggi è diventato un’associazione no profit che accoglie tutti coloro che hanno voglia di condividere una consapevolezza, quella del vivere a contatto con la natura in maniera armoniosa. Le attività sono numerosissime e si svolgono nella valle attraversata dal fiume che dà il nome alla città di Otranto, i soci possono

partecipare anche solo ad un laboratorio o a un corso oppure decidere di essere attivi e contribuire allo svolgimento delle attività entrando a pieno titolo in questa associazione che è già diventata una grande famiglia di cui fanno parte salentini, turisti italiani e stranieri. Alla base del progetto c’è il principio della “permacultura”, ossia la progettazione e conservazione consapevole ed etica degli ecosistemi produttivi naturali. La teoria su cui si fonda dimostra come gli ecosistemi agricoli siano ben strutturati ed economicamente produttivi, attraverso la valorizzazione delle qualità naturali del suolo, delle piante, degli animali e dei materiali usati per le costruzioni, l'obiettivo è dimostrare come i fabbisogni dell'uomo possano essere soddisfatti evitando ogni forma di sfruttamento e inquinamento. «Eravamo stanchi della stressante vita metropolitana e dopo lunghe esplorazioni in giro per il mondo abbiamo deciso di trasferirci a Otranto per lavorare sul nostro progetto e creare consapevolezza

ERAVAMO STANCHI DELLA STRESSANTE VITA METROPOLITANA E DOPO LUNGHE ESPLORAZIONI ABBIAMO DECISO DI TRASFERIRCI A OTRANTO 66 67


su uno stile di vita alternativo» dichiara Silvia Neri. Nella scuola a cielo aperto di Orto dell’Idro sono tante le discipline che insegna insieme al suo compagno Robbert: yoga, benessere olistico, reiki, meditazione, ayurveda, massaggio thai e tutte le tecniche per far star bene la persona nella sua totalità. Tra i laboratori organizzati invece vi sono potatura del frutteto, rivestimenti in terra cruda, laboratorio di muretti a secco, permacultura e food forest e poi classi di inglese, contact improvisation, insomma un laboratorio davvero speciale in cui le parole chiave sono imparare, divertirsi, condividere e amare la natura. Nella pausa invernale Silvia e Robbert stanno mettendo a punto una programmazione ancora più ampia, frutto di riflessioni specifiche: «La Valle dell’Idro è una vera risorsa a 360 gradi che va riportata in luce insieme alle tra-

dizioni locali – sottolinea Silvia –, ciò che vogliamo fare è puntare l’attenzione su diversi piani come il valore storico, vi è un patrimonio immenso ma ancora nascosto nella Valle dell’Idro e nel Salento in generale che vorremmo scoprire con delle escursioni, coinvolgendo esperti in archeologia e speleologia in collaborazione con il Comune di Otranto; la vallata è una distesa incontaminata, gli agricoltori vivono lontano da qui e questa zona è una tra le poche rimaste avulse dall’uso di pesticidi, è ricchissima inoltre di erbe spontanee e solo con il supporto di alcuni esperti possiamo scoprire ogni volta a cosa servono, come si cucinano e tanto altro. Gli esperti sono fondamentali per noi, solo così potremo arricchire questa piattaforma in cui gli studiosi condividono il loro sapere con i membri dell’associazione che vogliono imparare e creare

comunità e condivisione, ecco perché il motto che abbiamo scelto è “learn, share, enjoy” (impara, condividi e divertiti)». Tra le parole di Silvia e Robbert si legge una passione per una terra non loro che affascina; una vita vissuta tra America e America latina, varie zone in Europa, Olanda e Italia stessa, non regge il confronto con il Salento, ecco perché scelgono

QUESTA È UNA TERRA UNICA, UNA DELLE POCHE REALTÀ AUTENTICHE CHE OFFRONO UNA GRANDE VARIETÀ DI CARATTERISTICHE NATURALI


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OTRANTO

di stabilirsi qui, prendono una casetta in affitto a Casamassella, realizzano il progetto della loro vita e amano il Salento forse più dei salentini che spesso non lo rispettano e non lo apprezzano nella sua grande bellezza: «Questa è una terra unica, una delle poche realtà autentiche che offrono una grande varietà di caratteristiche naturali oltre a un clima ideale – mi raccontano entusiasti Silvia e Robbert – , dalle lunghe spiagge sabbiose alle scogliere e ai faraglioni circondati da acqua cristallina che sem-

brano opere d’arte, dalle antiche grotte testimonianza di civiltà preistoriche, ai piccoli laghi come Alimini o il lago di bauxite alle porte di Otranto, per arrivare all’unicità della flora e della fauna. E poi il paesaggio emozionante e suggestivo decorato da torri saracene e costellato da innumerevoli pajare in pietra e i muretti a secco che circondano immense distese di ulivi». Tra le attività in programma all’Orto dell’Idro per il 2018 Silvia e Robbert introdurranno a Otranto un nuovo modo di intendere il turismo, ancora

poco usato qui nel Salento: si tratta del Wwoofing (World–Wide–Opportunities on Organic Farms, opportunità globali nelle fattorie biologiche): un'organizzazione tramite la quale i viaggiatori si mettono in contatto con le fattorie biologiche dove l’ospite offre il proprio aiuto nel lavoro di ogni giorno in cambio di vitto e alloggio. Questo permetterà a persone che non conoscono questo mondo di vivere direttamente la magica esperienza dell'agricoltura biologica proprio nel centro della città di Otranto.

“ORTO DELL'IDRO”, A “PERMACULTURE” WORKSHOP IT COMES FROM THE IDEA OF A DUTCH–ITALIAN COUPLE WHO HAS DECIDED TO MOVE TO SALENTO “Orto dell’Idro” (literally, “Idro Vegetable Garden”) is the ambitious project of an Italian–Dutch couple, Silvia Neri and Robbert Zoon. It is a lifestyle that starts from regenerative agriculture. Today, it is also a non–profit association. Salento people, Italian and foreign tourists are part of it. At the heart of the project, there is the principle of “permaculture”, that is the aware and ethical planning and conservation of the natural productive ecosystems. According to this theory, by the enhancement of the natural qualities of the soil, of plants and animals, the objective is to prove how human needs can be met by avoiding all forms of exploitation and pollution. «After long explorations around the world, we decided to move to Otranto and to create awareness of an alternative lifestyle», says Silvia Neri. «Valle dell'Idro (“Idro Valley”) is a real resource that should be brought to light together with local traditions. There is a huge heritage still to be discovered. The pristine valley is very rich in wild herbs. The experts allow us to discover what they are for, how to cook them and so forth, thus enriching this platform where scholars share their knowledge. Our maxim is “learn, share, enjoy”». Silvia and Robbert share a charming passion for a land that is not theirs; they chose to live here and they love Salento maybe more than local people do. «This is a unique land with a great variety of natural features and an ideal climate, with long sandy beaches and stacks surrounded by crystal clear water, ancient caves and small lakes, till the uniqueness of flora and fauna. And then the evocative landscape decorated with Saracen towers, pajare (rural constructions), and the dry–stone walls that surround vast expanses of olive trees». In 2018, Silvia and Robbert will introduce a new way of thinking about tourism: Wwoofing. Travellers will be brought into contact with organic farms where they will work in return for board and lodging, thus experiencing the magical experience of organic farming in the heart of Otranto.

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COMUNE DI MELENDUGNO

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Non solo mercatini Il Comune di Meledugno ha realizzato, per le festività, un calendario di eventi ricco e vario ma la vera chicca è il “Natale Contadino”, dedicato alla terra e ai suoi frutti Unire le tradizioni contadine con quelle prettamente natalizie. In sintesi è quanto proposto dal Comune di Melendugno che per quest’anno ha voluto dare alle festività di fine anno un’impronta diversa, con un richiamo alle radici e alla memoria della sua gente. Grande successo per le due giornate del “Natale Contadino”, uno degli appuntamenti proposti nel cartellone messo a punto dall’Amministrazione Comunale che, dal giorno dell’Immacolata fino all’E-

pifania, propone una serie di iniziative tese a rendere più suggestivo il periodo delle Feste. Il “Natale Contadino” (7 e 8 dicembre) inaugura questo calendario di eventi con due giornate dedicate alla terra ed ai suoi frutti. L’appuntamento nasce dalla collaborazione fra Mana Grika, Salento Km0 e Movimento No Tap, con il Gruppo Umana Solidarietà e diverse associazioni locali. All’interno di queste due giornate, il territorio di Melendugno ed il Salento

tutto hanno voluto esprimere la propria vocazione agricola, difendendo l’identità contadina. «Lì dove con irresponsabilità e violenza si devasta un territorio per far posto al gasdotto Tap – sottolineano gli organizzatori – vogliamo lanciare tutti insieme un segnale per affermare con forza che noi siamo e saremo sempre custodi di questa terra». Il Natale Contadino è stata, inoltre, un’occasione per conoscere i migliori artigiani locali e i produttori sostenibili del terri-


COMUNE DI MELENDUGNO (LE) – tel. +39 0832 832217 Ufficio Turismo – tel. +39 0832 832217 – www.comune.melendugno.le.it –

torio con le loro specialità, insieme ai “Coltivatori di cambiamento” che fanno parte del circuito Salento Km0. Per l’occasione, il centro storico di Melendugno è stato animato dalle performance di artisti di strada, da stand di arte, artigianato, agricoltura sostenibile. In Piazza Pertini è stato allestito il Villaggio di Babbo Natale, suggestiva cornice che incanta grandi e piccini. E poi mostre, presentazioni di libri, concerti, intrattenimento per bambini, spettacoli di showcooking, degustazioni e tanto altro ancora. «Con il Natale Contadino – spiega il vicesindaco di Melendungo, Simone Dima – diamo il via ad una serie di appuntamenti che coinvolgono la nostra città ma anche tutto il territorio circostante, marine comprese. Mostre, presepi, concerti, laboratori, spettacoli di illusionismo e molto altro ancora, sono come tanti tasselli di un unico puzzle pensato per rendere indimenticabili questi giorni di magia». Ed ecco che sul calendario sono segnate visite guidate a Roca Vecchia, a Borgagne e ai suoi frantoi ipogei, così come spettacoli e concorsi per premiare il miglior presepe artistico. In questo caso l’appuntamento è fissato nella Parrocchia dell’Assunta. E poi il tipico Villaggio di Babbo Natale non solo sarà presente a Melendugno, ma anche a Borgagne, allestito nella Villa

: Natale Contadino

Comunale con tutta la magia e la suggestione che comporta questo momento magico. Sempre a Borgagne sarà presente il Luna Park. Una cosa è certa, l’Amministrazione Comunale ha cercato di realizzare un calendario vario e interessante, in grado di accontentare grandi e piccini, con uno sguardo rivolto al sociale e alla solidarietà che non guasta mai, soprattutto in questi giorni dell’anno. Giorni di gioia e condivisione, seguendo il ritmo lento e cadenzato delle festività che volgeranno al termine il giorno dell’Epifania.

NOT JUST MARKETS

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FOR CHRISTMASTIDE, THE MUNICIPALITY OF MELEDUGNO HAS CREATED A RICH AND VARIED CALENDAR OF EVENTS, BUT THE REAL TREAT IS THE “FARMING CHRISTMAS”, DEDICATED TO THE EARTH AND ITS FRUITS Combining rural with Christmas traditions. This is the aim of the Municipality of Melendugno; indeed, this year, the administration has given a different touch to Christmas holidays, with a reference to its people’s roots. The two days of the “Farming Christmas”, one of the events planned by the Municipal Administration, have been a great success. From the day of the Immaculate Conception to the Epiphany, a series of initiatives will make your holidays more evocative. «Where irresponsibility and violence are

Il 6 gennaio, nelle ville comunali di Melendugno e Borgagne, arriverà la dolce vecchina con il suo carico di caramelle e doni per i più piccoli. «Sono tantissime le attività dedicate ai bambini e alle famiglie – conclude Simone Dima – abbiamo cercato di accontentare un po’ tutti confidando non solo nella presenza dei nostri concittadini ma anche dei turisti che vorranno visitare Melendungo e le sue frazioni. Il Natale è la festa dell’incontro e noi ne siamo i fieri promotori».

devastating a land to make room for a gas pipeline, – underline the organizers – we want to declare with force that we are and we will always be the guardians of this land». For the occasion, Melendugno’s historical centre has been livened up by street artists and by stands of art, crafts and sustainable agriculture. Then, exhibitions, book launches, concerts, entertainment for children, cooking shows, tastings, guidedtours and contests. «There are many pieces of a unique puzzle conceived to make these days of magic unforgettable», explains Deputy Mayor Simone Dima. A Village of Santa Claus is also present in Borgagne, where there is an entertainment park, too. At the end of the Christmas holidays, on Epiphany, the sweet old lady is coming, loaded with sweets and gifts for children.

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BRINDISI

Il vetro d’arte che incanta Maria Concetta Malorzo racconta come si trasforma la materia Il suo mestiere e la sua arte? Sono nati con lei, erano già nelle sue mani quando uscì dal grembo materno, pronti a manifestarsi e rivelarsi al mondo. A 18 mesi, lasciata da sola per alcune ore nel lettone di mamma e papà per guarire da una brutta stomatite (cosa che ai genitori di oggi farebbe venire un attacco di panico), chiese un paio di forbicine e con tenacia, pazienza e precisione scucì la grande

balza in pizzo del copriletto. Un lavoro a regola d’arte, tanto che ricucirlo fu quasi un gioco da ragazzi. «Quando avevo solo tre anni – racconta –, mi compravano i giornalini di fumetti, io ritagliavo i personaggi e li incollavo su un quadernone inventando nuove storie». Creatività e ingegno fuori dal comune, dunque. Fino a quando quella forza creativa che l’ha animata fin da piccola non

ha imboccato la strada giusta, quella della lavorazione del vetro. Lei è Maria Concetta Malorzo, una bella signora brindisina di 56 anni, titolare di “Vetri d’arte”, una bottega artigiana che si trova in largo San Paolo, con vista sull’omonima chiesa, una delle più belle di Brindisi. Oggi, le sue vetrate, i suoi vasi, i suoi gioielli, le sue creazioni artistiche partono alla volta di tutti i paesi del mondo, ma


di francesca mandese/foto di massimo centonze

arrivare a conoscere e mettere in pratica le molte tecniche di lavorazione del vetro non è stato facile. Non lo è stato trent’anni fa, non lo è nemmeno adesso, almeno nel Mezzogiorno d’Italia. Ce lo racconta lei stessa, in un pomeriggio autunnale, all’interno della sua bottega, piena zeppa di oggetti e grandi lastre di vetro pronte per essere plasmate e trasformate in qualcos’altro, al centro della quale campeggia il forno. Ci racconta del desiderio mai realizzato di frequentare il liceo artistico, perché a quel tempo era soltanto a Lecce e ai suoi genitori sembrava troppo lontano. Ci racconta di una laurea in Scienze biologiche (come avrebbe voluto il padre farmacista) mai conseguita. Ci racconta di un viaggio a Zurigo, dove rimase letteralmente folgorata e rapita dalla bellezza di una vetrata di Marc Chagall e dove decise

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BRINDISI

che avrebbe studiato per imparare a lavorare il vetro. «Cominciai a guardarmi intorno – racconta – e scoprii che la scuola più importante, la Esquela del Vidrio, si trovava a Barcellona, ma era aperta solo a studenti catalani. Non mi lasciai demoralizzare, presentai un book con le mie prime creazioni e fui ammessa come uditrice per un anno. In seguito, ho seguito altri corsi per apprendere altre tecniche: soffiatura con il maestro canadese Giles Bettiston, decorazione con lustri con Sil-

vano Zamburlin, grisaglia con il professor Costantin Mara, fusione con Miriam di Fiore, lavorazione del vetro con Maria di Spirito. Sono state tutte esperienze memorabili e anche piene di aneddoti. Come quando, a Zurigo, mentre mi apprestavo a soffiare il mio primo vaso, nell’aula entrò un gruppo di visitatori con alcune troupe televisive. Ero lì, sulla pedana, paralizzata dalla paura. Poi, come se una forza invisibile si fosse impossessata di me, cominciai a soffiare e creai un vaso

A 18 MESI, CON UN PAIO DI FORBICINE SCUCÌ CON PAZIENZA E PRECISIONE LA BALZA IN PIZZO DI UN COPRILETTO

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bellissimo. Scoppiò l’applauso e mi sentii sulla cima del mondo. I tentativi successivi non andarono così bene (ride)». Una volta acquisita l’esperienza necessaria, Maria Concetta torna a Brindisi e la nonna le concede di usare un piccolo locale a pianoterra nel suo palazzo. «Erano i primi anni ’90 – ricorda – e nel 1995 sono riuscita ad aprire il mio laboratorio, quello dove ci troviamo adesso». Da allora, le sue creazioni, realizzate con fusione del vetro, Tiffany, grisaglie, pittura a gran fuoco, sono state esposte in Italia e all’estero (Milano, Londra, Dubai, Mosca, e non solo) e sono in esposizione permanente nel Museo Nacional del Vidrio a Segovia (Spagna), nella Prefettura di Zante e nel Comune di Igoumenitsa (Grecia), nel Museo della Cappella della Deputazione del Tesoro di San Gennaro (Napoli), a Palazzo di Città di Brindisi e in numerose sedi private ed ecclesiastiche. Nel 2007 una sua opera

è stata donata a Papa Benedetto XVI. «Mi fu commissionata dalla Camera di commercio di Brindisi – racconta – e raffigura un crocifisso e la discesa dello Spirito santo attorniati dai monumenti brindisini dipinti in oro zecchino. Ma la vera peculiarità sta nei diamanti incasto-

nati nel vetro con una tecnica che siamo davvero in pochissimi a utilizzare». Ci racconta che riesce a spostare da sola, senza romperle, grandi lastre di vetro di 2 metri per uno, tanto pesanti (20 chili circa) quanto fragili. Le prende e le poggia sul suo tavolo da lavoro senza


TERRITORIO

BRINDISI

LE SUE CREAZIONI SONO ESPOSTE IN CHIESE, MUSEI E ABITAZIONI PRIVATE IN TUTTO IL MONDO, DA DUBAI A MOSCA difficoltà. «Basta imparare la tecnica giusta», dice sorridendo. Tra le cose che la rendono particolarmente orgogliosa ci sono due progetti ai quali tiene molto. Il primo nasce da un percorso di studio sul riciclaggio del vetro per riutilizzare sia le bottiglie sia gli scarti di lavorazione delle vetrerie. Le vecchie bottiglie che contenevano vino pugliese, lei le trasforma in complementi d’arredo per la cucina o la casa. La collezione si chiama “ARRE.Tu”, che in dialetto salentino significa “di nuovo”, per indicare un oggetto di smaltimento

che torna a nuova vita diventando un oggetto di design. «Ho sperimentato per due anni questa tecnica di vetrofusione e alla fine ce l’ho fatta», dice. E poi c’è la collaborazione con la onlus cambogiana “Il nodo” che realizza gioielli in argento e vetri creati da lei e su suoi disegni. I prossimi step? Creare una scuola di formazione per artigiani – «perché sono convinta che creerebbe tanti posti di lavoro» –, e realizzare stoviglie per la tavola da abbinare al cibo. «Perché si mangia anche con gli occhi, non soltanto con la bocca», chiosa con il suo sorriso aperto.

THE ART GLASS THAT ENCHANTS MARIA CONCETTA MALORZO TELLS HOW THE MATERIAL CHANGES Her craft and her art? They were born with her. Creativity and wit out of the ordinary. Until that creative force found the road to glassmaking. She is Maria Concetta Malorzo, the owner of “Vetri d'arte”, a workshop with a view over St. Paul's church, in Brindisi. Today, her glass windows, vases and jewels leave in the direction of all the countries in the world. Putting into practice the many glassmaking techniques was not easy. She tells herself, inside her workshop. She tells us about a trip to Zurich where she was literally dazzled by the beauty of a glass window of Marc Chagall's, and where she decided she would learn glassmaking. «I found out that the most important school, the Escuela del Vidrio, was in Barcelona, but it was open only to Catalan students. I did not let this

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Quello dell’artigianato, in provincia di Brindisi è un settore in buona salute. Il 30 giugno 2017 risultavano iscritte 6.996 imprese artigiane (pari al 19%) su un totale di 36.501 (dati Camera di commercio). In 14 hanno scommesso sull’artigianato (non ci sono dati specifici su quello artistico) aprendo nuove attività nella prima metà dell’anno e il tasso di crescita (+0,20%) è in linea con quello nazionale (+0,24%). Craftsmanship in Brindisi is a healthy sector. On June 30th, 2017, there were 6,996 artisan companies (19%) on 36,501. The growth rate (+0.20%) is in line with the national one (+0.24%).

thing get me down and I was allowed to attend classes as an auditor for a year. Later, I attended other courses to learn other techniques». «In 1995, I managed to open my workshop». Since then, her creations have been exhibited in Italy and abroad and are on permanent display at the Museo Nacional del Vidrio in Segovia (Spain), at the Prefecture of Zakynthos and in the Municipality of Igoumenitsa (Greece), in Naples and in Brindisi, among others. In 2007, a work of hers was given to Pope Benedict XVI. Two projects make her particularly proud. The first stems from the study of glass recycling and turns old bottles of Apulian wine into design kitchenware and homeware. Then, there is a partnership with a Cambodian non–profit organisation, "Il nodo”, which produces silver jewellery and glasses created by her. The next steps? To open a training school for artisans – «Because I believe it would create many jobs», – and to realise tableware to match food. «You also eat with your eyes», she says smiling.


Via Marino Brancaccio, Lecce Tel. 0832.304286 www.ristoranteblunotte.com blunottelecce@libero.it


VIVOSA APULIA RESORT

STRUTTURE RICETTIVE

Ritrovare l’armonia Se siete alla ricerca di relax, di una pausa riequilibrante, di quiete e tranquillità, il Vivosa Apulia Resort è il luogo ideale per rigenerarsi. In tutti i sensi È tutta una questione di equilibrio. Il benessere, per essere tale a tutti gli effetti, ha bisogno semplicemente di equilibrio: quello fra copro e mente, fra attività quotidiana e pause relax, fra sport e vita sedentaria. A guidarci nelle scelte giuste per raggiungere questo stato di conciliazione psico–fisica deve essere l’amore per noi stessi, l’unico vero motore in grado di muovere ogni cosa. Consapevoli di questo, il passo successivo è semplice: trovare la cornice perfetta che possa completare il quadro. A questo punto viene da sé la scelta di un luogo nato appositamente per accompagnare gli ospiti in un percorso fatto di pace, armonia e, appunto, equilibrio. Quando si parla di “viaggio sensoriale” si parla di Vivosa Apulia Resort, struttura specializzata nell’offerta benessere, luogo ideale per una vacanza antistress, rigenerante, esclusiva. La struttura, immersa nel Parco Naturale, si affaccia direttamente sul mare cristallino di Ugento ed è una delle più belle e sofisticate di tutta la Puglia.


VIVOSA APULIA RESORT Via Vicinale Fontanelle 106 – 73059 Ugento (LE) tel. +39 0833 931002 – fax +39 0833 933646 – marketing@vivosaresort.com – www.vivosaresort.com

Ideale per le coppie ma anche per le famiglie, il Vivosa Apulia Resort offre un ventaglio di proposte in grado di abbracciare i settori più svariati e soprattutto cuciti su misura tanto per i grandi quanto per i piccini. I bambini, per esempio, avranno un loro spazio nel quale muoversi fra attività ludico–sportive, escursioni, percorsi didattici e laboratori pensati per tutte le fasce di età dai 3 ai 15 anni. La cura e l’attenzione per i più piccoli si traduce anche in soluzioni “personalizzate”. Tra le novità introdotte da poco, infatti, vi è anche una figura professionale ideata appositamente per loro. Si tratta del “Guest Relation for kids”, una persona che accoglierà i più piccini e li seguirà durante il soggiorno con programmi dedicati. Non solo Mini Club, Campo Scout e sport acquatici. I piccoli ospiti potranno fare escursioni e gite giornaliere anche fuori dal resort e scoprire altre bellezze del territorio. Il loro divertimento farà il paio con il relax completo dei genitori che, certi di averli lasciati in mani sicure, potranno godersi il soggiorno dedicandosi alle attività preferite. Per esempio potranno partecipare al “Food Therapy Program”, ovvero, laboratori sull’energy cooking & healthy food e cooking lesson organizzati sia in spiaggia che in strut-

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VIVOSA APULIA RESORT

STRUTTURE RICETTIVE

tura. I partecipanti, prendendo parte ad almeno sette degli appuntamenti giornalieri, riceveranno il certificato “Master in Chef”. Un’occasione, questa, per cucinare insieme a chef apprezzati ma anche per conoscere “da vicino” le specialità del territorio, imparando ricette e segreti legati alle pietanze locali. Vivosa Apulia Resort è sede dell’Antistress

Academy, ciò significa che personale competente studia e realizza appositi piani di intervento per ciascun ospite, personalizzando le attività fisiche in base alle singole esigenze, ma il cuore pulsante di questo viaggio che coinvolge i sensi è senz’altro la SPA, oasi di pace e benessere per una perfetta e gradevole ‘remise en forme’. Biosauna, hammam, piscina idromassaggio, docce emozionali e trattamenti viso–corpo con prodotti naturali sono tasselli di un mosaico costruito appositamente per donare benessere secondo la filosofia della struttura improntata sull’equilibrio corpo–mente. Da questa consapevolezza è nata l’esperienza dell’International Wellbeing Meeting Point in Salento evento unico nel suo genere che, dopo il successo delle scorse edizioni, tornerà dal 19 Maggio al 2 Giugno e dall’8 al 23 Settembre 2018. Il Wellbeing Meeting Point è, in poche parole, un ponte che unisce oriente e occidente: ampio spazio, infatti, è riser-

FINDING HARMONY VIVOSA APULIA RESORT IS THE IDEAL PLACE TO REGENERATE YOURSELF Wellness needs balance: between body and mind, daily life and relaxation, sport and sedentary life. The next step is simple: finding the perfect setting to complete the picture. When we talk about “sensory journey”, we talk about Vivosa Apulia Resort, the ideal place for a relaxing and exclusive holiday. Surrounded by a natural park, the property overlooks Ugento's crystal clear sea. Vivosa Apulia Resort offers a wide range of customised proposals. Children can devote themselves to sports and recreational activities, but they can also make a trip outside the resort to discover the beauty of the area. Meanwhile, parents can practise their favourite activities. For example, they can join the “Food Therapy Program”, cook with esteemed chefs and know local specialities, thus learning recipes and secrets related to local dishes.

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vato alle arti orientali come il qi gong, che potenzia l'energia interna con pratiche di meditazione, concentrazione mentale e controllo della respirazione, oppure il più famoso Tai Chi, la boxe cinese praticata in Occidente come medicina preventiva, o come gli Smovey, anelli vibranti che armonizzano gli emisferi cerebrali. E poi yoga, pilates, meditazione, fitness e lifting gym® (la ginnastica facciale cosiddetta alternativa al bisturi). A tutto ciò si aggiungono altre attività come, per esempio, passeggiate di nordic walking, golf, fitness e tutte le attività connesse al mare (surf, canoa, kitesurf, windsurf e altro ancora). Dalla consapevolezza alimentare fino alle attività sportive, passando per trattamenti ad hoc, studiati appositamente per ogni singolo partecipante, l'International Wellbeing Point si conferma appuntamento fisso nell'esclusivo settore del “travel & relax” che nell'oasi di pace del Vivosa trova la sua più naturale connotazione.

Vivosa Apulia Resort houses the Antistress Academy. A qualified staff studies and customises physical activities according to individual needs. The beating heart of this trip is undoubtedly the SPA, an oasis of peace and well–being. Bio sauna, Turkish bath, a pool with jacuzzi, emotional showers, facial and body treatments with natural products give well–being according to the philosophy of the facility based on the balance between body and mind. The International Wellbeing Meeting Point in Salento stems from this awareness (next dates: from 19 May to 2 June, and from 8 to 23 September 2018). A wide space is being reserved for eastern arts like qi gong, Tai Chi and the Smoveys. And also to yoga, pilates, meditation, fitness and lifting gym ®. Other activities follow such as nordic walking, golf, fitness and other activities such as surfing, canoeing, kitesurfing, windsurfing and more.



STORIE

SELLERIE LIMITED

BORSE UNICHE IN MOSTRA DA MAGLIE A NEW YORK 82 83


di federica sabato/foto di massimo centonze

Storia e tradizione, ricerca e sviluppo, qualità e competitività: queste sei parole sono utili per comprendere il marchio “La Sellerie Limited”. Non un semplice negozio in cui acquistare degli oggetti in pelle, ma un piccolo museo del pellame, in cui, fra l’altro, si possono ammirare

alcuni capi rari che presto saranno esposti in una mostra itinerante a New York. Nel laboratorio di Maglie, in oltre settanta anni di attività, sono nati accessori, capi d’abbigliamento e borse in pelle, unici, che ora sono in tutto il mondo. Per conoscere almeno una piccola parte della

grande storia di questa azienda, guidata da Alberto, Giuseppe e Lory Persano, basta visitare la sala museo allestita al primo piano dello store, che si trova in via Matteotti, a Maglie, in un antico palazzo dell’Ottocento. È come fare un salto indietro nel tempo.


STORIE

SELLERIE LIMITED

Ci sono i primi modelli realizzati con tessuti sofisticati, non più in commercio, modelli preziosi, alcuni dei quali dalle linee e dalle forme ancora molto attuali. In ogni angolo dello store il visitatore è inebriato da odori e colori che rimandano a diversi luoghi, geograficamente e culturalmente distanti, eppure uniti da uno stile che è unico. I Persano infatti acquistano, oltre al pellame pregiato, anche dei tessuti che sono in disuso per

dare loro una nuova vita. Ogni viaggio e di conseguenza ogni assemblaggio di tessuti è un percorso che richiede conoscenza, esperienza, creatività e ricerca di nuove combinazioni di tecnologie, materiali e mercati. Visitando lo store si percepisce un atteggiamento mentale più che commerciale. L'archivio storico e di ricerca “La Sellerie Limited” nasce per raccogliere la storia dell’azienda dal 1954 ad oggi.

I PERSANO ACQUISTANO, OLTRE AL PELLAME PREGIATO, ANCHE DEI TESSUTI CHE SONO IN DISUSO, PER DARE LORO UNA NUOVA VITA

Osservandolo bene, capita di vedere che i sacchi della posta dell’800 siano diventati materiale pregiato, usato per creare un prodotto dall’aspetto unico e innovativo, in uso nei tempi moderni; che le fodere dei materassi antichi o le giberne degli equipaggiamenti militari si siano trasformate in componenti di design su originali borsoni da viaggio. Per tutti parla Alberto, giovane designer, che cura l’aspetto comunicativo del brand e si occupa dell’ e–commerce, ovvero spedire i prodotti in tutto il mondo: «All’interno dell’archivio sono custoditi tutti i cartamodelli dei best–seller che 84 85

hanno caratterizzato lo stile e la storia dell’azienda, i primi progetti ed i primi prototipi creati da mio nonno. Inoltre sono conservati alcuni capi che abbiamo utilizzato per personaggi del mondo dello spettacolo, come il giubbino indossato da Rocco Papaleo nel film “Il nome del Figlio”, o quello della cantante australiana Nadeha (Latin Lover, regia Comencini) ed ancora le divise storiche restaurate e i costumi di scena inglesi, collezionati nei tanti viaggi». L’accostamento della cultura e della storia con l’innovazione e l’originalità è il leitmotiv di una serata a tema, ogni anno

diversa, che i Persano organizzano nello store e che è rivolta ad un pubblico di nicchia, amante del bello e del particolare. L’ultimo evento ha avuto come tema “My Bag Opera night” e come protagoniste Aida, Norma, Madama Butterfly, Carmen e Santuzza, che presto saranno esposte in giro per il mondo in una mostra itinerante che partirà dall’America. «Cinque creazioni, come cinque opere d’arte – spiega Alberto Persano – ispirate alle nostre cinque muse dell’opera classica italiana ed internazionale. Un lavoro di ricerca e di progettazione durato più di un anno, che ci ha visto collaborare con mastri setai giapponesi, ricamatrici del Libano e persino ballerine spagnole. Loro ci hanno aiutato nella scelta dei materiali giusti per caratterizzare al meglio le nostre creazioni. Partiamo da “Madama Butterfly”: per realizzarla siamo riusciti a procurarci una seta rinzu giapponese proveniente da


LA “CARMEN” È RICOPERTA DA PIZZO ROSSO COME VUOLE LA VERA TRADIZIONE SPAGNOLA, RICAVATO DA UN’ANTICA MANTILLA ANDALUSA un’antichissima bottega a nord di Tokyo e poi vi abbiamo applicato un manico appositamente creato con origami in cuoio. La “Carmen” è ricoperta da pizzo rosso come vuole la vera tradizione spagnola, ricavato da un’antica mantilla andalusa, proveniente da una vecchia collezione privata del 1968. “Santuzza” è la borsa che più ci rappresenta, infatti per realizzarla abbiamo unito materiali salentini e siciliani, data la vicinanza culturale tra queste due terre. Per creare il cuore di questa borsa sono partito da un vecchio coprimaterasso pieno di macchie verdastre, dovute al contatto con il ferro e il rame. Quel colore intenso mi ha fatto rivivere la vita contadina di Santuzza; mi sono immaginato al suo fianco, all’ombra dei grandi ulivi siciliani ed immerso nel profumo delle arance. Per effettuare il manico, invece, ho utilizzato una briglia della seconda guerra mondiale (simbolo della leva militare di Turiddhu), impreziosita da due


STORIE

SELLERIE LIMITED

piccole Madonne in argento: Sant’Agata e Santa Rosalia o per, gli abitanti di Palermo, la Santuzza appunto. Presto questa collezione andrà in giro per il mondo partendo da New York, per una mostra itinerante che durerà all’incirca

un anno. Ciò è stato possibile grazie all’interessamento dei clienti che si trovano all’estero e che già hanno apprezzato il nostro lavoro e continuano a seguirci in attesa del prossimo evento. Nel nostro archivio – conclude Persano – sono anche

esposti tutti i materiali che non utilizziamo più, data la loro importanza storica, come ad esempio antichi arazzi dell’Etiopia, merletti salentini e sacchi francesi del 1874». Il prossimo progetto della famiglia Persano è “LABsellerie” ovvero la possibilità di mettere a disposizione del cliente un’ intera equipe per creare una borsa su misura e personalizzata. Chiunque potrà scegliere la forma della sua borsa, tra i tanti modelli in archivio; sceglierà i materiali, i tessuti e le pelli per realizzare la sua personale creazione. Anche questa è una forma di coraggio: credere nella qualità del made in Italy. E chissà che anche un modello creato dai clienti non vada a finire nell’esposizione museale oppure non venga esposto a New York.

UNIQUE BAGS ON EXHIBITION FROM MAGLIE TO NEW YORK History and tradition, research and development, quality and competitiveness: these six words are useful for understanding “La Sellerie Limited” brand. A small leather museum, where you can admire some rare items that will be exhibited in a travelling exhibition in New York. At the workshop in Maglie, over seventy years of activity, they created unique accessories, items of clothing and leather bags. To know at least a small part of the great history of this company, just visit the museum hall set up on the first floor of the store, in Maglie. There are the first models made of refined fabrics, some of them still very up–to–date. Their smell and colour recall places geographically and culturally distant. Disused fabrics follow the fine leather. Every assembly requires experience, creativity and new combinations of technologies, materials and markets. In the historical archive, it happens to see eighteenth–century postbags become fine material, tickings of ancient mattresses or military cartridge bags turned into design pieces. Alberto is a young designer and the responsible for the company's brand communication: “Our archive keeps all the paper patterns of our best–sellers and some of the items used by people in show business”. Culture, history, innovation and originality are the leitmotiv of a yearly party whose theme is always different. The protagonists of the last event – “My Bag Opera Night” – were Aida, Norma, Madame Butterfly, Carmen and Santuzza. Soon, the bags named after them will be exhibited in a travelling exhibition around the world. “Five creations, five works of art, – Alberto Persano explains. – A planning and research work carried out together with skilled Japanese silkers, Lebanese embroiderers and Spanish dancers”. “This collection will travel around the world leaving from New York; the travelling exhibition will last about a year. Abroad, they have already appreciated our work.” “LABsellerie” is their next project. An entire team will help customers to create their own customised bag. Believing in the quality of the “made in Italy” is a form of courage, too. And who knows? Maybe a model created by customers will be exhibited at the local museum or in New York.

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Santa Marta Villa Le Padule è una villa di lusso con piscina nella campagna di Gallipoli, a pochi passi dal mare cristallino della costa ionica. Bianca, piena di luce, rivolta al mare, ha forme pulite, lineari, toni caldi e avvolgenti, tra i colori della terra e del cielo; è un luogo ridente, pensato per la famiglia e per gli amici, fresco, solare e accogliente. È una villa di nuova costruzione, in stile mediterraneo, interamente realizzata dalle sapienti mani di artigiani locali secondo i canoni dell’architettura salentina; è un posto speciale dove approdare e ritornare, ritrovare il proprio “buen retiro”, ritagliarsi il proprio eden, dove tutti gli ambienti hanno un sapore moderno; ad impreziosirli sono elementi espressione dell’artigianato salentino, pezzi unici, realizzati a mano, che recuperano i valori della tradizione introducendoli nell’attualità. Può ospitare sino ad 11 persone. Santa Marta Villa Le Padule è una struttura di proprietà del gruppo Santa Marta Santa Marta Villa le Padule, house for rent, is a luxury villa with a swimming pool in the countryside of Gallipoli, only a few metres far from the crystalline sea of the Ionian coast. White, bright, turned at the sea, Santa Marta Villa Le Padule is shaped by clean lines and enchanting, warm tones blending between the sky and the land. This delightful place is designed for family and friends, fresh, cheerful and cosy. The villa is newly constructed in Mediterranean style, it’s a place to stay at and to return to, where you can find your own quiet “buen retiro,” your Eden. Nostalgic atmosphere with a classic charm yet a moder taste; embellished with exquisite pieces of Salentino handicraft, meant to restore the value of tradition and to bring them into modern life. Maximum number of occupants: 11 Villa Le Padule is a property owned by the Aloisi group, branded Santa Marta.

Via Greco Levante, sn (zona Baia Verde) • 73014 Gallipoli (LE) - Italy • Tel. + 39 333 6225838 • + 39 333 6225417 lepadulevilla@santamartalecce.it • www.santamartalecce.it • GPS 40.036552 18.023647


COMUNE DI GALLIPOLI

Le “Luci di Natale” illuminano Gallipoli Mercatini, presepi, concerti, mostre e tanto altro. La “città bella” vive il suo Natale coinvolgendo tutti i quartieri, tutti i gallipolini ed anche i turisti. Anche quest’anno sarà un cartellone di eventi ricco e interessante È la festa dei bambini per eccellenza ed è per questo che il Natale gallipolino, quest’anno più che mai, si rivolge proprio a loro, con una serie di iniziative in grado di coinvolgere i più piccoli e le loro famiglie con giochi, teatro, musica, intrattenimento e laboratori ideati per creare la magia che da sempre accompagna questo periodo dell’anno. Arte e solidarietà, presepi d’autore e festival della poesia dialettale, convegni e mercatini: il calendario messo a punto dall’Amministrazione Comunale è ricco e vario. Fino alla metà di gennaio circa, ogni giorno, in ogni angolo della città, si muoverà la carovana dell’intrattenimento. «Il nostro intento – spiega l’infaticabile

Stefano Minerva, sindaco di Gallipoli – è quello di creare una rete virtuale e virtuosa fra tutti i rioni della città, dal centro storico al borgo nuovo, senza trascurare le periferie. Abbiamo pensato innanzitutto ai più piccoli, ma il calendario è stato modulato per tutti i nostri concittadini e per i turisti che vorranno immergersi nell’atmosfera natalizia». Anche quest’anno torna il tanto atteso Villaggio di Babbo Natale, allestito nella Galleria dei due Mari, ai piedi del Castello Angioino. Le sale diventano un vero e proprio parco a tema, popolato da Elfi e da altri personaggi che rimandano alla tradizione di Santa Claus. I bambini, ma anche gli

adulti, saranno accompagnati attraverso performance teatrali e musicali in una sorta di universo parallelo, ricco di luci e suggestione al temine del quale incontreranno Babbo Natale in persona. Il parco tematico realizzato all’interno della Galleria, si completa con i presepi artistici realizzati nelle sale del Castello, aperti al pubblico fino al 14 gennaio. Anche quest’anno, oltre all’aspetto meramente festivo, l’Amministrazione, d’intesa con associazioni di volontariato, ha creato momenti di solidarietà come, per esempio, il Mercatino di Natale, allestito nell’oratorio di San Lazzaro, oppure la Partita del Cuore – avvocati contro attori – da disputare allo Stadio Antonio Bianco.

PH: ALBERTO GRECO

TERRITORIO


COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta de Pace 78, 73014 Gallipoli (LE) tel. +39 0833 260111 – www.comune.gallipoli.le.it

La sera della Vigilia, in Piazza Carducci, Babbo Natale , accompagnato dagli Elfi incontrerà i più piccini e sempre il 24, ma tra i corridoi dell’ospedale Sacro Cuore di Gesù, saranno intonati i classici cori di Natale. Dal 25 dicembre fino al 6 gennaio, il frantoio di Palazzo Briganti ospiterà i famosi “presepi in grotta”, ma la natività sarà declinata in altri mille modi: nel centro storico, nelle chiese, nelle confraternite. Per l’ultimo dell’anno Piazza Tellini si trasforma in un unico enorme palcoscenico per il Concerto di Capodanno con i ritmi pazzeschi dei Mistura Louca, apprezzato gruppo salentino che si muove sulle note del reggae, della patchanka e dello ska: energia pura per salutare il nuovo anno a suon di musica. Tra tombole viventi e concerti di musica

classica e lirica, i primi giorni di gennaio ci conducono all’arrivo della Befana. In particolare quella “volante” che proprio il 6 gennaio atterrerà in Piazza Aldo Moro. Una festa ovviamente per gli spettatori più piccoli, ma lo spettacolo è di quelli che ammalia anche i più grandi. «Da parte nostra – afferma Minerva – abbiamo fatto di tutto per coinvolgere tutti i quartieri della città in una delle festività più attese e sentite dell’anno. Ovviamente il lavoro organizzativo è stato egregiamente supportato da numerose associazioni di volontariato che ci hanno permesso di stilare, anche quest’anno, un calendario di eventi ricco, vario, alla portata di chiunque». «Per il secondo anno consecutivo – agguinge l’assessore al Turismo e al Commercio, Emenuele Piccinno – regaliamo ai galli-

polini un Natale ricco di eventi. L’obiettivo è quello di garantire un coinvolgimento completo: animazione per bambini, spettacoli teatrali, festival, mostre, tuor guidati. Un’offerta che abbraccia tutte le zone della città, periferie comprese: Gallipoli è così la meta perfetta, non solo nel periodo estivo, ma anche nei mesi invernali».

ASSESSORE EMANUELE PICCINNO

Queste sono le associazioni e le confraternite che partecipano al programma “Luci di Natale”

PH: ALBERTO GRECO

• I ragazzi di Via Malinconico • Confraternita Maria S.S. Immacolata • Confraternita Maria S.S. M. Carmelo e della Misericordia • Animatori e Ragazzi Gruppo Arte & Solidarietà • Lab Communications • Associazione Combriccula • Associazione Off Limits • Comitato Festa Santi Medici • Associazione Rev • Confraternita Santa Maria della Neve • Associazione Emys • Associazione Gallipoli Nostra • Confraternita Delle Anime • Gli Armonauti • Associazione Amart • Associazione Cantieri del Capodanno • Associazione La Filarmonica • Azione Cattolica Italiana Parrocchia S. Agata

“CHRISTMAS LIGHTS” LIGHTEN GALLIPOLI MARKETS, CRIBS, CONCERTS, EXHIBITIONS AND MUCH MORE The “Beautiful town” celebrates Christmas by involving all its neighbourhoods, inhabitants and tourists. Even this year, the calendar of events is rich and interesting. Christmas is the children's celebration par excellence. This is why Gallipoli Christmas addresses them this year than ever, with a series of initiatives involving kids and their families – with games, theatre, music, entertainment and workshops conceived to create the magic of Christmastide. The Village of Santa Claus, in the “Galleria dei due Mari”, will lead children and adults through an evocative atmosphere, at the end of which they will meet Santa Claus in person.

Even this year, the Administration has created solidarity moments, like the Christmas Market and the “Match of the Heart”. On Christmas Eve, Santa Claus is meeting children, and Christmas carols are being sung through the corridors of the local hospital. From December 25th to January 6th, the oil mill at Palazzo Briganti is hosting the renowned “cribs in the cave”. On New Year's Eve, Piazza Tellini is turning into a huge stage for the New Year's concert, with the Mistura Louca's crazy rhythms. Between living tombolas, concerts of classical music and operas, the first days of January will lead us to the arrival of the “flying” Epiphany, in Piazza Moro. «Christmas is magic, – says Minerva – but in Gallipoli, it is a true dream».

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SPECIALITÀ E GUSTO


di fiorella perrone /

Un ricco Natale povero La rivisitazione in chiave moderna può rendere speciale il nostro menu natalizio Le feste si avvicinano e con esse la preparazione di pranzi e cenoni, momento irrinunciabile di riunione familiare attorno alla tavola, resa speciale da luci e decorazioni natalizie e prelibatezze gourmet. Quale migliore occasione per riscoprire – ma vale per tutto l’anno – il cibo della tradizione, le eccellenze del territorio, quei prodotti buoni, sani e versatili in grado di dare vita a grandi piatti nel rispetto dell’ambiente, dell’organismo e, perché no, con uno sguardo al portafoglio? Partiamo dall’ingrediente per eccellenza delle tavole natalizie, il pesce, e proviamo ad abbandonare tagliate di tonno (troppo

ricche di mercurio) e tartare di salmone (che hanno recentemente trasformato il Salento in una piccola Svezia) per il cosiddetto “pesce povero”. Povero solo nel senso di più economico, sia chiaro, perché è invece il più ricco di qualità nutraceutiche: omega3, selenio, calcio, iodio ed è a Km0, o meglio, visto che si parla di mare, “a miglio zero”, il che consente, da una parte, di favorire la pesca regionale, dall’altra di assicurarsi maggiore freschezza, nonché di alleviare la pressione sulle specie maggiormente pescate, quindi contribuire a tutelare l’ecosistema da prassi che lo stanno gravemente e sempre più velocemente danneggiando, con seri costi ambientali

FILETTO DI CEFALO

ZUPPA DI MARE

CAMBIARE MODO DI CIBARSI PUÒ E DEVE ESSERE IL CONTRIBUTO CHE CIASCUNO PUÒ DARE PER SALVARE QUESTO MONDO

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CUCINA

SPECIALITÀ E GUSTO – alla palamita – questo è il periodo – dai totani alle cozze, ai sugarelli (pesce azzurro dalle straordinarie proprietà organolettiche e particolarmente privo di grassi) per creare zuppe, antipasti, primi e secondi da leccarsi i baffi. Non c’è niente di più gustoso e appagante di una zuppa fatta a regola d’arte, come la facevano le nostre nonne – ricorda sempre Antonio Muci, grande buongustaio e conoscitore della storia e della cultura del territorio – con i pesciolini legati fra loro da corde di giunco e venduti nell’entroterra salentino dai “pitanti” (coloro che camminavano, appunto, per trasportare il pescato dalla costa ai centri abitati dell’interno, che spesso barattavano il pesce con grano, vino e olio). Zuppe miste di straordinaria bontà, ottenute con i coloratissimi “cazzi di re” – dove cazzi sta per calzoni, pantaloni – le ope (vope), le perchie, le tanute, gli scorfani. Tra gli ingredienti utilizzati l’aceto (ancora oggi elemento essenziale del “brodetto”

CARPACCIO DI CEFALO CON BURRATA

e sociali. «Sul pianeta siamo circa 8 miliardi di umani, – ha scritto il giornalista Antonio Muci – produciamo cibo per dodici miliardi, eppure nel 2016 è tornato a crescere il numero di chi vive in povertà assoluta. Il cibo, per come viene prodotto oggi, affama e contribuisce pesantemente ad alterare il clima della terra. Cambiare modo di cibarsi può e deve essere il contributo che ciascuno può dare per salvare questo mondo». E cosa c’è di più facile se per farlo abbiamo la possibilità di scegliere il cibo più buono, fresco, stagionale e prepararlo con quella meravigliosa sapienza della tradizione arricchita da nuove tecniche e ricette? Abbiamo a disposizione una varietà incredibile in Puglia, dal pesce bianco al pesce azzurro, dal cefalo – da provarne assolutamente il carpaccio, ottenuto marinando i filetti nel sale bilanciato (50% sale, 50% zucchero), condito con un filo d’olio e accompagnato da una burrata


ZUPPA

abruzzese e marchigiano) , che è un antisettico, e gli spunzali (cipollotti), ricchi di vitamina C come tutte le cipolle e quindi efficaci contro lo scorbuto, patologia assai diffusa nel passato, a dimostrare come la sapienza popolare passasse attraverso l’alimentazione, dando vita a pietanze ricche di gusto e salutari. Che dire poi della “scapece”? Oggi tipico street food – ma si guardi la rivisitazione che ne fa Cristina Conte, chef de LaltroBaffo a Otranto, ottimo spunto per le feste –, antichissima tecnica di conservazione del cibo comune a tutto il Mediterraneo (se ne trova menzione anche ne “Le mille e una notte”, dove al pesce si sostituisce la carne, o nei ricettari di Federico II, i cui cuochi la preparavano con le anguille di Lesina). Una preparazione semplicemente perfetta dal punto di vista organolettico e così gustosa da essere arrivata fino a noi. Dentro c’è praticamente tutto ciò che serve al nostro organismo: il pesce, ricco di acidi grassi insaturi, omega 3 e omega 6; l’olio d’oliva, in cui i pesciolini vengono fritti; l’aceto, «il frigorifero del mediterraneo» per la sua acidità che

SCAPECE

NON C’È NIENTE DI PIÙ GUSTOSO E APPAGANTE DI UNA ZUPPA FATTA A REGOLA D’ARTE, COME LA FACEVANO LE NOSTRE NONNE

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CUCINA

SPECIALITÀ E GUSTO

TOTANI IN SCAPECE

garantisce la conservazione anche con un clima caldo; il pane. Lo zafferano, poi, che le conferisce il caratteristico e invitante colore, è oggi molto costoso ma un tempo era qui tra le coltivazioni più comuni. Si parla spesso di dieta mediterranea come esempio di regime alimentare virtuoso. Ebbene, non è solo una dieta ma una cultura che rappresenta un popolo, uno stile di vita basato su elementi semplici – grano, olio, erbe spontanee – dove dietro ogni sapore c’è un sapere. Da recuperare e innovare. Buon Natale! A RICH POOR CHRISTMAS A MODERN MAKEOVER CAN MAKE OUR CHRISTMAS MENU SPECIAL Fish is the main ingredient at Christmas. Let us cook the so–called “poor fish”. In this case, “poor” means less expensive, as it is the richest in nutraceuticals: omega 3, selenium, calcium, iodine and it is “zero– mileage”. It encourages regional fishery, assures greater freshness, and relieves pressure on the most fished species, thus contributing to the ecosystem protection. «We are about 8 billion people on the planet, – journalist Antonio Muci writes – and we produce food for 12 billion people. Nonetheless, the number of people living in absolute poverty increased in 2016. The way we produce food starves and alters the Earth’s climate. We need to change the way we eat to save the world». That is easy, as we have an outstanding variety of fish in Apulia, from white fish to bluefish, suitable for soups, appetizers, first and second courses. A perfect mixed soup is extraordinarily good. Ingredients include vinegar, that is an antiseptic, and spring onions, rich in vitamin C. This proves how traditional dishes are tasty and healthy. What about “scapece”? Today, it is a typical street food, and it represents a very ancient technique to keep food. From an organoleptic point of view, it is simply perfect. Ingredients are fish – rich in unsaturated fatty acids – omega 3 and omega 6, olive oil, vinegar – whose acidity assures food keeping even in a warm climate – and bread. Lastly, saffron gives its distinctive and inviting colour. The Mediterranean diet is not only a virtuous diet. It is also the culture of a people, and a lifestyle based on simple ingredients, as wheat, oil and wild herbs. Behind every taste, there is a knowledge to recover and innovate. Merry Christmas!

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LA RICETTA • Totani in scapece (versione light) Invece della frittura i totani saranno cotti in acqua Ingredienti per 4 persone: 1kgTotani Pane raffermo 1/2 litro Aceto bianco e aceto di mele 3 bustine di Zafferano Sale e pepe rosa in grani Alloro e menta Pulire i totani, sciacquarli con cura in acqua fredda. Eliminare la parte interna, gli occhi e il becco. Portare a ebollizione l'acqua in una pentola e tuffarvi velocemente i totani. Togliere dal fuoco, salare e raffreddare. Nel frattempo in un pentolino su fuoco medio portare a leggero bollore l'aceto. Sciogliervi lo zafferano e mescolare bene per amalgamare. In un contenitore mettere la mollica del

pane e versare la marinatura. Lasciare insaporire per qualche minuto. Prendere un contenitore a chiusura ermetica e alternare strati di totani, pane allo zafferano, erbette e pepe rosa. Terminare con uno strato di pane. Lasciare il contenitore aperto fino a quando il composto non sarà freddo. Conservate in frigo per qualche giorno prima di essere servito.

THE RECIPE • SQUIDS IN SCAPECE (LIGHT VERSION) INGREDIENTS FOR 4 PEOPLE: 1 kg of squids Stale bread 1/2 litre of white vinegar and apple cider vinegar 3 bags of saffron Salt and whole pink peppercorns Bay leaves and mint Clean the squids and rinse them in cold water. Boil them, add salt and cool. Boil the vinegar. Add saffron and stir well. Put the soft inside of bread in a container and pour the marinade. Let season. In a wat ertight container, alternate layers of squids, bread, wild herbs and whole pink peppercorns. Finish with a layer of bread. Store in a refrigerator for a few days before serving.


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ACAYA GOLF RESORT & SPA

STRUTTURE RICETTIVE

Ad Acaya la prima “Golf Clinic Internazionale” Lezioni intensive per atleti provenienti dalla Scozia e dalla Germania. Una festa per lo sport ed una vetrina insolita per il territorio. In primavera altre importanti iniziative nel piccolo regno di Acaya Turismo green, sport, scoperta del territorio e tanto, tanto golf. Con la prima “Golf Clinic Internazionale nel Salento”, il campo di Acaya Golf Resort & Spa ha dimostrato ancora un volta di avere tutti i numeri per essere, a giusta ragione, definito uno dei migliori a livello mondiale, esempio di equilibrio perfetto fra habitat e funzionalità con

un percorso ideato appositamente per creare una simbiosi totale fra terreno e gioco, tanto da permettere ai golfisti – professionisti e non – di utilizzare tutte le mazze della sacca. Il rimodellamento e la riorganizzazione del campo di gioco sono stati progettati da Michael Hurdzan e Dana Fry, vere e proprie autorità nella realizzazione ecoso-

stenibile dei “green”. Il risultato del loro lavoro è sotto gli occhi di tutti: praticità e rispetto per l’ambiente. Il quadro paesaggistico, con il suo verde e i suoi ulivi secolari, resta incontaminato. Un vero piacere tirare colpi in questa cornice di pace e armonia e, se a tutto questo si aggiunge il clima mite ed un contesto fatto di accoglienza e profes-


ACAYA GOLF RESORT & SPA Strada Comunale di Acaya km 2, Acaya (LE) tel. +39 0832 861385 – fax +39 0832 861384 – info@acayagolfresort.com www.acayagolfresort.com – reservations@acayagolfresord.com

sionalità, allora viene da sé il successo della prima “Golf Clinic Internazionale nel Salento” organizzata lo scorso novembre. Ma andiamo con ordine. Il racconto merita tutta l’attenzione dei lettori perché l’esperienza che si è appena conclusa ad Acaya e che si ripeterà a breve, è di quelle che mettono insieme tanti tasselli come sport, relax, divertimento, natura. In una

parola sola: emozioni, le stesse vissute dai protagonisti di questa full immersion nell’universo golfistico. Giocatori provenienti dalla Scozia e dalla Germania – in tutto una quarantina di persone – accompagnati dai loro maestri, hanno raggiunto il piccolo regno di Acaya per partecipare ai corsi intensivi. Gioco corto, gioco lungo, swing, back–spin, side–spin, chip, fade, ecc: in queste lezioni “fuori casa”, i golfisti hanno avuto la possibilità di correggere i difetti e di affinare la tecnica. Tra spazi dedicati alla teoria e concetti da tradurre in pratica, i giocatori si sono concessi momenti di puro relax nella meravigliosa SPA annessa alla struttura alberghiera che fa parte della rinomata catena JSH Hotels Collection.

Senza trascurare le prelibatezze gustate nella Masseria San Pietro, un’antica costruzione del ‘700 che sorge a ridosso del green, tempio della genuinità e della salentinità. «Partecipare ad una Golf Clinic Internazionale – afferma Sara Bonechi, Sales Manager di Acaya Golf Resort & Spa – permette ai giocatori di perfezionare la tecnica su un campo inconsueto per loro e, al tempo stesso, di conoscere i nostri servizi e ovviamente il territorio. L’evento, che si ripeterà anche ad aprile e a novembre, mette insieme sport e tempo libero. È una sorta di community in cui coach e giocatori vivono l’esperienza dell’allenamento ma, al tempo stesso, quella del divertimento. Oltre alla bellezza della location, va sottolineata la vicinanza a luoghi di innegabile interesse 98 99


ACAYA GOLF RESORT & SPA

STRUTTURE RICETTIVE

a partire da Lecce per proseguire con le Cesine, Otranto o altri luoghi di ricchi di arte e storia. Tutto il territorio salentino merita e, una volta posata la sacca, nulla vieta ai partecipanti di godere di queste meraviglie con apposite gite». L’organizzazione impeccabile del gruppo JSH Hotels Collection fa il paio con quella dell’Acaya Golf Resort & Spa. «I nostri ospiti – aggiunge il Golf Manager Giuliano Vestito – hanno apprezzato

il soggiorno. Sono rimasti letteralmente affascinati dal campo, che è uno dei più importanti del circuito internazionale, e ovviamente anche da tutto il resto: clima, ambiente, territorio. Sono certo che ripeteranno l’esperienza in futuro, anche perché quello che si è appena concluso è il primo di una serie di appuntamenti di carattere internazionale». Non solo Golf Clinic, il campo di Acaya si prepara per un altro appuntamen-

IN ACAYA THE FIRST “INTERNATIONAL GOLF CLINIC” INTENSIVE TRAINING FOR ATHLETES COMING FROM SCOTLAND AND GERMANY. A SPORTS FESTIVAL AND AN UNUSUAL SHOWCASE FOR THE TERRITORY. IN SPRING, OTHER IMPORTANT INITIATIVES IN THE LITTLE REALM OF ACAYA Green tourism, sports, the discovery of the territory and golf. With the first “International Golf Clinic in Salento”, the Acaya Golf Resort & Spa has proved once again to have everything it needs to be described as one of the best worldwide, an example of perfect balance between habitat and functionality, specially designed to create a total symbiosis between the terrain and the game, thus allowing golfers – both professional and amateurs – to use all the clubs in their bag. Michael Hurdzan and Dana Fry, real authorities in the eco– sustainable design of golf courses, have redesigned it. The outcome

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to importante, di quelli da segnare in agenda: il Campionato Internazionale Golf Amateur. «Si terrà a marzo – spiega Claudio Oliva, General Manager di JSH Hotels Collection – ed è un’importante vetrina sul mondo dilettantistico, aperto ad atleti provenienti da tutto il mondo. La gara, oltre all’aspetto puramente sportivo, è interessante anche per la promozione sia della nostra struttura che del territorio stesso».

of their work is for everyone to see: practicality and respect for the environment. The landscape, with its greenery and its century–old olive trees, remains pristine. It is a pleasure to strike in this framework of peace and harmony, accompanied by a mild climate, hospitality and professionalism, so that the success of the first “International Golf Clinic in Salento” follows. First things first. The story deserves all the readers' attention as the experience just concluded – that is being repeated in April and in November – brings together sports, relaxation, fun, and nature. In one word: emotions. «Attending an “International Golf Clinic”, – says Sara Bonechi, Sales Manager at Acaya Golf Resort & Spa – is an unusual way to know our territory, rich in art and history». Acaya golf course will be the venue for the International Golf Amateur Championship, too.



STORIE

300MILA


di di eleonora leila moscara/foto di massimo centonze

Ăˆ di nuovo a Lecce il migliore bar d’Italia Il 300mila Lounge ancora al top nella guida Gambero rosso. Davide De Matteis si racconta

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STORIE

300MILA

Sognava di diventare commercialista e invece ha rivoluzionato la sua vita diventando uno dei migliori imprenditori della sua città e portando Lecce alla ribalta del panorama nazionale nel settore del bar e della ristorazione. «La mia fortuna è avere avuto due grandi maestri oltre a

mio padre», Davide De Matteis, titolare del bar 300mila, si commuove mentre racconta dettagliatamente la sua carriera al fianco di due guru come Giorgio Orlandi e Tony Micelotta. «Ricordo lucidamente la voglia di alzarmi ogni mattina per andare a lavorare, sempre con la stessa

intensità, con la stessa passione che mi accompagna ancora oggi. Devo ai miei maestri il mio bagaglio e provo per loro devozione assoluta, è stato come ammirare gli ultimi schizzi di un grande artista che sai di avere avuto la fortuna di incontrare». Mentre Davide De Matteis mi parla, dà il buongiorno ai suoi clienti, elenca i panini farciti e la varietà di pasticcini come se fosse uno dei ragazzi dietro al banco, conosce alla perfezione tutto ciò che è stato preparato e poco importa se lui è il titolare perché l’obiettivo è servire il cliente nel migliore dei modi e accorciare il più possibile i tempi di attesa. Al bar 300mila, i leccesi lo sanno, la qualità dei prodotti è la migliore, la varietà è invidiabile e frutto di esperienza, la competenza non manca mai, zero delusioni. D’altronde non è un caso che a distanza di cinque anni dall’ultima affermazione si confermi vincente l’idea di bar a 360 gradi, con il nuovo riconoscimento di eccellenza da parte della guida Gambero Rosso che gli ha assegnato per la seconda volta il premio “Illy Bar dell’anno” con

LA SUA VERA GAVETTA PERÒ PARTE DA “ZANARINI” A BOLOGNA, SOTTO LA GUIDA DI GIORGIO ORLANDI, FAMOSO BARMAN E CAMPIONE ITALIANO


NEL 2006 TORNA NELLA SUA CITTÀ E NASCE COSÌ IL 300MILA BAR, UNA VERA RIVOLUZIONE A LECCE: COLAZIONE, PRANZO, APERITIVO, SUSHI BAR, SOFT BAR la seguente motivazione: “innovativa visione imprenditoriale, qualità dell’offerta complessiva nella Mixology, ricerca della materia prima e sensibilità ai temi sociali e di sostenibilità ambientale”. Davide, cresciuto nella famosa pasticceria di famiglia “Cotognata Leccese” intraprende la sua carriera da piccolissimo, ammirando la passione del padre inizia ad aiutarlo dopo la scuola; con il tempo, insieme a lui cresce anche la curiosità e la voglia di stare al contatto con i clienti, inizia così a frequentare i corsi di sommelier e Aibes. La sua vera gavetta però parte da “Zanarini” a Bologna, sotto la guida di Giorgio Orlandi, famoso barman e campione italiano: «Ricordo la sua estrema severità, mi rimproverava anche davanti ai clienti, diventavo paonazzo dalla vergogna ma quello shock mi serviva a non ripetere gli stessi errori. Preparavamo i cocktail sopra una salvietta bianca che a fine se-

rata doveva essere pulita, solo in quel momento per il mio maestro il lavoro era stato fatto a dovere». Da Bologna Davide si trasferisce sul lago di Garda sotto la guida del “filosofo” degli hotel di lusso Tony Micelotta: «Con lui ho imparato cosa significa quello che io chiamo avere un “terzo occhio”, ossia avere la capacità di psicanalizzare chi hai di fronte e capire cosa vuole il cliente nel preciso momento in cui varca la soglia del tuo locale». Spinto dalla volontà di apprendere la lingua tedesca oltre al francese e all’inglese che già conosce, Davide decide di lavorare a Monaco di Baviera per il famoso barman Ernesto Lechthaler, fa un colloquio per puro caso e inizia a lavorare nel bar che vedeva nella proprietà azionisti del calibro di Horst Tappert (l’ispettore Derrick), Franz Beckenbauer e Boris Becker. Ma dopo poco il filosofo Tony Micelotta va a trovarlo consigliandogli

di entrare nello staff del lussuosissimo Schumann’s, il bar per eccellenza in Germania e uno dei migliori al mondo: «Decisi di fare di tutto per farmi notare, quando ero libero andavo lì ad affettare cipolle e patate, lavavo le pentole: sapevo che di lì a breve sarebbe stato aperto un nuovo american bar e volevo entrare ad ogni costo, non mi importava di tornare a fare la gavetta. Compresi, proprio in quel periodo, come sia fondamentale che ogni barman abbia due personalità, una privata da lasciare a casa e una al lavoro, in cui conta solo l’umiltà e la voglia di fare». E così apre lo Schumann’s tagesbar e dopo poco Davide ne diventa bar manager: «Un bar che porta il mio profumo, che ho curato nei dettagli come se fosse mio, dall’arredamento, ai menu, alla scelta delle materie prime». Con Charles Schumann in persona Davide apre il primo Camparino in Germania, dove crea il “Drink 104 105


STORIE

300MILA

2004” per la Campari. Dopo sei anni arriva una proposta indecente ed entra in società con Armani Caffè di Monaco, l’ultimo passo prima che la nostalgia per la sua Lecce si facesse sentire. Nel 2006 torna nella sua città e nasce così il 300mila bar, una vera rivoluzione a Lecce: colazione, pranzo, aperitivo, sushi bar, soft bar tutto nello stesso posto dove tutto quello che si mangia dal pane ai cornetti, biscotti, torte, brioches sono fatti quotidianamente. Con la stessa filosofia nasce dopo qualche anno il Nazionale, “un polmone del 300mila” come lo definisce

Davide, nuovissimo ristorante gourmet dall’aria metropolitana con arredi curati nei minimi dettagli con specialità da tutta Italia preparate quotidianamente con le migliori materie prime. «La mia filosofia per ogni attività che intraprendo è avere uno staff al top delle sue possibilità e far vivere al cliente un’esperienza anche solo per bere un bicchier d’acqua; amo il mio lavoro e leggere la soddisfazione negli occhi di chi servo». E, a proposito di esperienze da vivere, parte proprio a Natale il nuovo progetto con uno sguardo al sociale in collaborazione con il ministero della

THE BEST ITALIAN BAR IS IN LECCE AGAIN 300MILA BAR IS STILL AT THE HEIGHT OF THE GAMBERO ROSSO'S GUIDE. DAVID DE MATTEIS TELLS HIMSELF. He is one of the best entrepreneurs in his city. Davide De Matteis, the owner of 300mila Bar, talks about his career next to two gurus – Giorgio Orlandi and Tony Micelotta. «I had the same passion I still have. I owe my background to them and I feel an absolute devotion». Davide says good morning to his customers, he serves behind the counter. The goal is to serve customers in the best way. The product quality is the best; the variety is enviable. Gambero Rosso's Guide did not award the “Illy Bar of the Year” by accident. The reason is the following: «Innovative entrepreneurial vision, quality of the overall offer of mixology, research on raw materials and sensibility to social issues and environmental sustainability». Davide started his career when he was very young, working in his father's bakery. Then he attended a course to become a sommelier and a bartender. It is at “Zanarini” in Bologna that he started to cut his teeth, under the leadership of Giorgio Orlandi's, a famous

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Giustizia: l’obiettivo è reintegrare gli ex detenuti, formandoli in un laboratorio di bakery (panificio e pasticceria) nel quale i ragazzi produrranno pane, biscotti, dolci che si potranno degustare all’interno di un temporary store e, in seguito, andranno a rifornire supermercati e negozi. «Dormo quattro ore a notte ma la passione è più forte della stanchezza – conclude Davide –, mi sento fortunato perché svolgo il lavoro che amo ed è questo l’augurio che faccio ai giovani come a mio figlio, ogni giorno: scegliete il cuore, la passione, ciò che amate e fatelo al meglio».

bartender and Italian champion. From Bologna, Davide moved to Lake Garda under the guidance of the “philosopher” of luxury hotels, Tony Micelotta: «With him, I learnt to understand the customers' needs as they come in». Then, he decided to work in Munich for the famous bartender, Ernesto Lechthaler. Soon after, Tony asked him to join the luxurious Schumann's staff. «I did everything to be noticed. I knew they were about to open a new American bar and I wanted to enter at all costs». So, Davide became the Schumann’s tagesbar manager. With Charles Schumann, Davide opened the first Camparino in Germany. Six years later, he entered into a partnership with Armani Caffè in Monaco. Afterwards, his nostalgia for Lecce. In 2006, he returned to his city where he opened 300mila Bar, a real revolution in Lecce: breakfast, lunch, appetizers, sushi bar, soft bar. With the same philosophy, he opened “Nazionale”, a new gourmet restaurant. At Christmas, a new project in collaboration with the Ministry of Justice is starting with the objective to reintegrate former prisoners. «I feel lucky because I do the job I love. This is my wish for the young: choose what you enjoy and do it at your best».


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COMUNE DI VERNOLE

TERRITORIO

IL FUTURO “ORIZZONTALE” Una rete virtuosa fra cittadini ed amministrazioni per stilare programmi di rilancio urbano. Entra nel vivo “Rigenera Terre Acaya e Roca”, primo processo di progettazione condivisa Si tratta di un progetto ambizioso ma non per questo impossibile da realizzare. L’idea che sta alla base di “Rigenera Terre Acaya e Roca” nasce dalla volontà di creare qualcosa che non solo possa migliorare il territorio, ma anche il futuro dei cittadini che lo abitano. Tutto questo grazie al loro prezioso contributo. Gli amministratori coinvolti, in primis i sindaci di Vernole, Melendugno, Castrì e Caprarica, e con essi le loro squadre di governo, parlano di un processo di progettazione orizzontale. Il primo, di così grande impatto, mai realizzato in provincia di Lecce.

L’intento è quello di stilare in maniera congiunta le strategie per lo sviluppo urbano per i prossimi 25 anni, con progetti e piani di lavoro che interessino gli ambiti più importanti della società: urbanistica, ruralità, mobilità e abbattimento delle barriere architettoniche. Un esempio virtuoso di “rete” che prende il via da un bando regionale che l’Unione dei Comuni Terre Acaya e Roca ha colto al volo per guardare avanti. «RigenerAcayaeRoca – spiega il sindaco di Vernole, Luca De Carlo – è un progetto speciale che prevede la partecipazione at-

tiva dei cittadini nella definizione del nuovo volto del nostro territorio. Tutti abbiamo avuto la possibilità di dire la nostra e di avanzare proposte concrete per il futuro della comunità e la valorizzazione del nostro patrimonio: amministratori ed esperti, al fianco della collettività, per orientare il cambiamento e disegnare il futuro». Chiunque abbia voglia di prendere coscienza di questo processo di trasformazione e crescita può consultare il sito www. rigeneracayaroca.it e reperire notizie e informazioni sulle risultanze degli appuntamenti inseriti nella fase di progettazione


COMUNE DI VERNOLE Piazza Vittorio Veneto 54, Vernole (LE) tel. +39 0832 899111 – fax +39 0832 892522 / 891122 – www.comunedivernole.it

tenutasi tra agosto e settembre. Perno importante di questa iniziativa è la condivisione degli obiettivi tra i Comuni coinvolti. In prima linea quello di Vernole, in particolare nella fase di elaborazione della Strategia Integrata di Sviluppo Urbano (SISUS) per ottenere il finanziamento totale di 3 milioni di euro, di cui quasi 1 milione per il Comune guidato dal sindaco De Carlo che precisa: «Questa strategia non sostituisce gli strumenti di pianificazione esistenti, piuttosto aggiunge nuovo valore, definendo una serie di obiettivi che vengono sviluppati sulla base di processi di pianificazione virtuosi, come la partecipazione attiva della popolazione e la flessibilità della programmazione di interventi materiali e immateriali». La progettazione partecipata di cui parla il sindaco si è tenuta nei mesi scorsi a Vernole nella “Casa del Turista”, spazio ideale per un confronto con i cittadini. A guidare la discussione l’ing. Chiara Ingrosso, tecnico dell’Ufficio SISUS. In primo piano, nel dibattito e nell’individuazione delle risorse del territorio, l’Oasi

Naturale delle Cesine. Dal confronto è emersa la necessità di assicurarne la tutela favorendo il più possibile il contatto tra natura e uomo, purché fondato sul senso di rispetto e sulla volontà di difendere la Riserva per riuscire, nel tempo, a garantire la fruizione intelligente e consapevole dell'area che è uno dei gioielli del territorio di Vernole innanzitutto, ma anche dell’intero Salento. Le proposte sono tante. «Una proposta a cui teniamo particolarmente è la realizzazione di un mercato dell'eccellenza locale – afferma l’assessore alla Democrazia Partecipata e Coesione Territoriale, Mauro De Carlo – un contenitore in cui presentare, vendere e consumare tutto l’anno i prodotti di questa filiera, possibilmente inserita in un vuoto urbano ad oggi da riqualificare. Sarebbe un'occasione per dare spazio e visibilità ai tanti talenti del nostro territorio: produttori, artisti, artigiani. Sapere che questa proposta è nata da un confronto con e tra i cittadini non può che assumere un significato ancora più importante ed emblematico».

THE “HORIZONTAL” FUTURE A VIRTUOUS NETWORK FOR URBAN RENEWAL PROGRAMS. “RIGENERA TERRE ACAYA E ROCA” IS THE FIRST PROCESS OF JOINT PLANNING A challenging but not impossible project. “Rigenera Terre Acaya e Roca” stems from the will to improve the territory and the future of its citizens. The administrators involved – first of all, the mayors of Vernole, Melendugno, Castrì and Caprarica – talk about a horizontal planning process. The aim is to draw up strategies for the urban development of the next 25 years jointly, with projects related to urban planning, rurality, mobility and the removal of architectural barriers. «RigenerAcayaeRoca – explains Mayor De Carlo – provides for the active participation of citizens in the redefinition of our territory, with concrete proposals for the enhancement of our heritage». To take part in this process, please visit www.rigeneracayaroca.it. According to Mayor De Carlo: «This strategy adds new value to the existing planning tools. It defines a series of objectives on the basis of virtuous planning processes, like the active participation of the population and a flexible planning of tangible and intangible interventions». In the foreground, Le Cesine Nature Reserve, the contact between nature and man, and a smart and aware use of the area. There is a large number of proposals. One of the most important is the creation of a market of local best products. «This proposal comes from a debate with and among citizens, thus taking on an even more important and emblematic significance», says Councillor De Carlo.

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CUCINA

LUOGHI DA SCOPRIRE

La Manifattura, dove il tempo scorre tra gusto e sorrisi Un ristorante particolare, nato da un progetto per l’inclusione fondato sulle contaminazioni culinarie


di gabriele de giorgi/foto massimo centonze

IN OCCASIONE DI QUESTO BANDO ABBIAMO IMMAGINATO UNA REALTÀ LAVORATIVA DOVE VARI MONDI SI CONFRONTANO

Nel cuore della Lecce moderna, dove la crisi economica ha portato alla chiusura di diverse attività tradizionali e a una faticosa riconfigurazione del tessuto commerciale con una fioritura di proposte legate al food e all’enogastronomia, esiste da circa un anno uno spazio di conoscenza e integrazione – La Manifattura – dove la cucina diventa strumento di incontro e di formazione per migranti inseriti nei progetti di accoglienza di Arci Lecce. Ad animarlo gli chef Giorgio Trovato e Stefania Erroi, di cui questa rivista si è già occupata negli anni scorsi

con due articoli a firma di Federica Sabato: nel numero invernale del 2015 la storia di lei, originaria di Tuglie; in quello pubblicato esattamente un anno dopo la sperimentazione culinaria, da lui propugnata, fondata sull’utilizzo della canapa e delle bacche di goji. I loro percorsi hanno molti tratti in comune, oltre naturalmente alla passione: quello che più colpisce è la scelta di aver messo da parte un percorso professionale che pareva tracciato e avviato, dopo gli anni universitari, per dedicarsi totalmente ai fornelli sviluppando grazie a una propensione alla ricerca e alla contaminazione un’attitudine che li ha resi le guide ideali per La Manifattura. Il ristorante, che si trova in via Oberdan, nasce dal progetto WOTE MEZANI, finanziato da Fondazione con il Sud nell’ambito del bando Immigrazione 2014. «Arci Lecce – racconta Anna Caputo, presidente provinciale – da molti anni lavora nei percorsi di tutela e nell’inclusione di richiedenti asilo e rifugiati e ha sviluppato una notevole conoscenza delle problematiche insite nella ricerca di un lavoro che permetta di esprimere le grandi potenzialità che le persone che provengono da altri paesi sono spesso costrette e a reprimere. In occasione di

questo bando abbiamo immaginato una realtà lavorativa dove vari mondi si confrontano, pur rimanendo ancorati alla grande tradizione gastronomica italiana, così abbiamo proposto la realizzazione di un ristorante dove il personale fosse in massima parte proveniente da paesi terzi. Siamo arrivati alla sua nascita attraverso lo studio della nostra realtà culturale e di produzione agricola e vinicola, con l’aiuto dei tanti circoli che hanno creato anche iniziative di rinascita di prodotti locali dimenticati e che nel nostro ristorante hanno riscoperto una nuova vita». Per capire come il passaggio dalla teoria, dalle belle parole, alla pratica sia pienamente riuscito non c’è soluzione migliore che provare le proposte culinarie de La Manifattura, che nelle sue aperture a pranzo e a cena diversifica i menu offrendo sempre la possibilità di abbinare la cura del dettaglio con la qualità dei prodotti. L’impiattamento è elegante, ma mai fine a se stesso e induce l’ospite a interrogarsi sulla composizione della pietanza, sulla disposizione degli ingredienti che distingue ma che spesso non riconosce subito. I sapori sono intensi e non perdono certo la loro centralità a scapito dell’estetica: quello che ne viene fuori è un sapiente bilanciamento di 110 111


CUCINA

LUOGHI DA SCOPRIRE

DA UN ANNO SIAMO A LECCE E OGNI GIORNO VIVIAMO LA FELICITÀ CHE QUESTO PROGETTO RIESCE A DARE A CHI VIENE A CONOSCERCI odori, sapori e colori. Basterebbe questo a rendere l’idea, a beneficio degli appassionati della buona tavola – chi non lo è? –, di una meta da scoprire nel panorama cittadino. Ma c’è un ulteriore aspetto che vale la pena di sottolineare ed è il combinato disposto tra la simpatia e cortesia del giovane personale di sala e la grande capacità di accoglienza e convivialità che Giorgio Trovato e Stefania Erroi dimostrano mentre con professionalità e intelligenza coordinano il lavoro di una intera squadra. Questo valore aggiunto non sfugge certo

a chi lo ha voluto: «Il connubio fra due chef sensibili alle tematiche dell’inclusione sociale e una squadra di giovani provenienti da Gambia, Senegal, Siria, Srilanka, Kenia – conclude Anna Caputo – ha creato il miracolo di una cucina stimolante, creativa, dove l’esaltazione dei sapori, pur costruiti su metodi semplici e naturali, diventa il fine a cui tutti tendono. Da un anno siamo a Lecce e ogni giorno viviamo tutti insieme la felicità che questo progetto riesce a dare a chi viene a conoscerci, felicità del gusto, felicità dell’approccio di conoscenza delle persone».

LA MANIFATTURA, WHERE TIME FLOWS BETWEEN TASTE AND SMILES A PARTICULAR RESTAURANT, BORN OF A PROJECT FOR INCLUSION BASED ON CULINARY INFLUENCES In the heart of the modern Lecce, in a space of knowledge and integration – La Manifattura – cooking becomes an instrument for meeting and training migrants involved in projects by Arci Lecce. Thanks to their propensity to research and influences, chefs Giorgio Trovato and Stefania Erroi are the ideal mentors for La Manifattura. «Arci Lecce, – says President Anna Caputo – has been working for many years to develop asylum seekers' and refugees' hidden potential. We have imagined an encounter between different worlds, thus we have realized a restaurant whose staff comes mostly from third countries».

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La Manifattura è un luogo versatile, che vuole essere vissuto anche nella confidenza di un caffè tra amici, oppure nella serietà che un appuntamento di lavoro può richiedere, nella voglia di condividere una cena di gruppo o un pranzo di famiglia. Un posto dove il fattore culinario si completa con una particolare attenzione a quello umano: non c’è forzatura, perché si avverte subito la sensazione di essere a proprio agio. Vale la pena scoprirlo, il tempo scorrerà velocemente: quasi non avrete voglia di alzarvi da tavola.

The transition from theory to practice is fully successful. The way food is plated up is elegant, and tastes are strong. There is a careful balance of smells, tastes and colours. Other aspects are worth noting – the staff is friendly, Giorgio Trovato and Stefania Erroi are hospitable and professional while they coordinate the work of the whole team. «The two chefs' sensitivity towards the issues of social inclusion and a team of youth from Gambia, Senegal, Syria, Sri Lanka, Kenya – concludes Anna Caputo – has led to a stimulating and creative cuisine. Every day, this project gives happiness to those who come and meet us». La Manifattura is a versatile place, where you immediately feel at ease. It is worth finding out. Time will flow quickly; you will be in no mood to rise from the table.


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CULTURA

ARTE

Una francese in Salento Incontro con Christine Ferry nella sua casa nel Capo di Leuca


di lorenzo madaro /

La casa di Christine Ferry è uno di quei luoghi magici e preziosi di un Salento estremo, quello del Capo di Leuca, quello dei piccoli paesi a un passo da Finibus Terrae, sempre più abitati da intellettuali e protagonisti della cultura nazionale che qui ricercano un buen retiro. Christine però qui ha scelto di viverci tutto l’anno, in una casa con cortile, con ambienti raccolti che custodiscono i ricordi di una vita trascorsa al fianco degli artisti. Così sulle pareti e le mensole di casa si rincorrono piccole opere, tracce e frammenti che raccontano di mostre realizzate in stretta collaborazione con alcuni tra gli artisti più interessanti della scena italiana e internazionale, in alcuni casi amici e compagni di strada, da Claudio Abate a Gregorio Botta, da Jannis Kounellis a Franco Angeli, Ettore Spalletti e Giacinto Cerone. Sono ricordi privati, quindi. E Christine convive con loro, da quando ha deciso di lasciare Roma, la città epicentro della sua vita personale e professionale, dopo i lunghi anni della libera professione – uno studio privato di comunicazione ed organizzazione di attività espositive legate all’arte contemporanea – e i tanti anni trascorsi come responsabile delle mostre all’Accademia di Francia – Villa Medici, sempre nella capitale. Il suo impegno nell’arte – e questo è un bene per il Salento, perciò la ringraziamo – prosegue anche qui. È madrina della partnership tra Villa Medici e l’associazione Capo d’arte, che ogni anno propone a Gagliano del Capo un progetto di residenza con due artisti francesi; e proprio a Gagliano nelle due ultime estati ha coordinato due mostre di fotografia: un’antologica di Claudio Abate e una doppia personale di Simon d’Exea e Giancarlo Pediconi. L’abbiamo incontrata a casa sua, in un piccolo paese del Capo di Leuca. Christine, cosa c’è di bello qui in Salento? «Ci sono delle cose belle, in ogni paese. Ogni paese ha una cosa bella, non si capisce perché quando hanno costruito negli anni Settanta e Ottanta non hanno preso 114 115


CULTURA

ARTE

UN'OPERA DI SIMON D'EXEA

QUANDO SI ARRIVA DA LECCE, QUI NEL CAPO IL CIELO CAMBIA COLORE E SENTI CHE QUESTA TERRÀ È ALLA FINE DEL MONDO

esempio dai propri antenati. Amo molto i muretti a secco, l’architettura locale. Ogni volta mi sorprendo, perché qui in Salento ci sono davvero dei luoghi incredibili». Quando sei approdata qui per la prima volta e cosa ricordi?

«Quarant’anni anni fa, venendo a Lecce con mio figlio che aveva un mese, eravamo ospiti perché mio marito, che era architetto, aveva progettato una casa a Lecce. Ricordo un pranzo molto formale, tavola imbandita e un cameriere dietro ogni sedia: mi sembrava di stare in un

film, io venivo dalla Francia, avevo fatto il Sessantotto e tutta quella formalità mi faceva un po’ impressione. Ricordo dei giorni molto belli in giro per il Salento, soprattutto nel Capo di Leuca, con una luce incredibile nel cielo».

CARMELO BENE IN UNA FOTO DI CLAUDIO ABATE

Quindi la luce è il ricordo più vivido? «Sì, i colori, la luce, i colori delle case, tuttora è questo che amo di più. Quando si arriva da Lecce, qui nel Capo il cielo cambia colore e senti che questa terrà è alla fine del mondo».

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Quando poi sei ritornata qui? «Molti anni dopo, per una mostra di Claudio Abate a Polignano». La coordinavi tu? «No, ma era impossibile non andare a vedere una mostra di Claudio. Andai a Polignano con tutta la banda dei nostri amici, non si poteva perdere una mostra di Claudio, è stato un amico carissimo. Pensa


che ho coordinato la sua prima mostra a Villa Medici e la sua ultima personale, lo scorso anno a Gagliano del Capo. Che strano gioco del destino». E poi, quando hai deciso di prendere casa qui? «Arrivai in un gennaio, sono venuta con la precisa idea di acquistare una casa. Lavoravo molto a Villa Medici, ma stavo per pensionarmi e sentivo la necessità di lasciare la città una volta in pensione, perché a Roma avevo un’identità profes-

sionale precisa. Molte amiche una volta in pensione hanno sofferto molto quella fase di sospensione (ride, ndr). Tutte le mie amiche a dire il vero, tranne Graziella Leonardi, che era meravigliosa e si occupava degli artisti e dei giovani. Era un modello di donna, di bellezza, di vita e non era trendy. Era un vulcano che ha amato gli artisti e loro ricambiavano». Quando ti sei trasferita definitivamente? «Sono venuta a vivere qui in pianta stabile

lo scorso anno, prima ci venivo ogni mese. Qui nel Salento la bellezza è ovunque. Fai conto che ho vissuto vent’anni a Villa Medici dove la bellezza non manca, come sai. La bellezza è importante, c’è a chi non importa ma per me sì, è fondamentale». Facciamo un gioco: quali luoghi da visitare consiglieresti a un amico che visita il Salento per la prima volta? «Sicuramente il centro storico di Tricase, dove mi piace andare sedendomi su una panchina nella piazza centrale per

GIANCARLO PEDICONI EX MANIFATTURA TABACCHI DI ALESSANO – 2017

BASTA GIGANTOGRAFIE DELLE SPIAGGE PUGLIESI NELLE CAPITALI EUROPEE, BISOGNA RAGIONARE DI PIÙ SUI LUOGHI DELLA CULTURA


CULTURA

ARTE Quale monumento o spazio di Lecce? «Nel suo insieme, ma non la conosco bene». Dovremmo fare un giro più approfondito qualche volta. «Sì, adorerei». L’assenza di realtà istituzionali di respiro ampio legate al contempoPINO PASCALI IN UNA FOTOGRAFIA DI CLAUDIO ABATE

ammirare l’armonia che c’è tra le architetture; poi c’è Maglie, poco conosciuta e molto bella. Un altro posto dove amo molto andare è Otranto, per la sua cattedrale. Posso rimanere ore a rivedere il mosaico, d’inverno, naturalmente. E poi Alessano e Muro Leccese. E poi c’è Lecce».

raneo; l’assenza di gallerie private… sono tutte questioni che denotano un problema. Cosa manca qui per l’arte contemporanea? «Ci vuole gente che abbia il fuoco sacro, non servono le istituzioni, quelle poi arrivano, così come arrivano le gallerie. Ma c’è bisogno di professionisti con passione e voglia di mettersi in gioco». E sul fronte turistico, come è messo il Salento, a tuo parere? «Non capisco la scelta della comunicazione pubblicitaria sul turismo. Possibile che gli inglesi e i tedeschi vadano in Francia anche in pieno inverno e qui l’inverno è tutto chiuso? L’altro giorno sono stata a Santa Cesarea e le terme sono chiuse! Assurdo, davvero assurdo. E poi basta gigantografie delle spiagge pugliesi nelle capitali europee, bisogna ragionare di più sui luoghi della cultura e sulle tradizioni importanti». Per esempio, il cibo? «Il cibo qui è qualcosa di straordinario, le sagne torte, per esempio, mi piacciono moltissimo. Ci sono dei ristoranti di cucina tipica, qui nel Capo di Leuca, veramente ottimi».

A FRENCHWOMAN IN SALENTO MEETING CHRISTINE FERRY AT HER HOME IN CAPO DI LEUCA Christine Ferry's house is one of those magical places, one step away from Finibus Terrae. Cosy places keep the memories of a life spent alongside the most interesting Italian and foreign artists, as she was responsible for the exhibitions at the Accademia di Francia – Villa Medici, in Rome. She is the sponsor of the partnership between Villa Medici and the Capo d'arte association, which organises a project with two French artists every year. Christine, what is beautiful here in Salento? «I love dry–stone walls and local architecture very much. Places are really amazing». When did you arrive for the first time? «Forty years ago. I remember very nice days, with an incredible light in the sky». Is light your most vivid memory?

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«Yes, it is. In Capo di Leuca, the sky changes colour and you feel that this land is at the end of the world». When did you come back? «Several years later, for an exhibition by Claudio Abate in Polignano». Did you organize it? «No, I did not. I organised his first exhibition at Villa Medici and his last solo exhibition in Gagliano del Capo». When did you decide to settle here? «I came in a January. I used to work hard, but I was about to retire and I was feeling the need to leave the city». When did you finally move? «Last year. In Salento, beauty is everywhere. For me, beauty is essential». Which places would you recommend to a friend visiting Salento for the first time? «The historical centre of Tricase to admire the harmony between the architectures in the main square; then, Maglie and Otranto, for

its cathedral. Alessano, Muro Leccese and Lecce». Which monument or space in Lecce? «I do not know it very well». We should go and visit it in greater detail. «Yes, I would love». What is missing here for contemporary art? «It takes professionals with passion who want to put themselves on the line». And on the tourist front? «I do not understand the choice of advertising on tourism. English and German people go to France even in the middle of winter. Here, everything is closed. That is enough of posters of the Apulian beaches through the European capitals. We need to think more about places of culture and important traditions». For example, food? «The food here is something extraordinary. There are really great traditional restaurants».


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CULTURA

PARABITA

Porte aperte all’arte contemporanea Per celebrare i trent’anni di attività di Italia Nostra Sud Salento, il presidente della sezione, Marcello Seclì, ha realizzato un evento che ha abbracciato più centri del territorio e soprattutto ha sposato la causa dell’arte contemporanea. L’iniziativa, articolata in più città, e in particolare quella che si è svolta a Parabita (Lecce), ha visto il coinvolgimento di quattro giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce. Marilisa Bruno, Maria Cristina Frisullo, Roberto Ciardo e infine Andrea Schifano si sono confrontati scegliendo uno dei temi (agricoltura, turismo, beni culturali, ambiente) previsti dall’iniziativa. Franco Contini, titolare della cattedra di Pittura presso l’istituto di alta formazione artistica leccese è stato contattato perché selezionasse quattro nominativi fra gli studenti del suo corso. La ricerca di Marilisa Bruno si basa «sull'interpretazione di elementi naturali analizzati secondo l'impatto cromatico e strutturale». L’istallazione site specific è intitolata “Natura morta” (152 x 280 cm.; stoffa, elementi naturali e metallici). «Il MARILISA BRUNO, SCHIZZO

MARILISA BRUNO, NATURA MORTA

Italia Nostra Sud Salento, nel suo trentennale, ha coinvolto quattro giovani dell’Accademia di Belle Arti di Lecce


di fabio antonio grasso/

ROBERTO CIARDO, SCHIZZO

MARILISA BRUNO, MARIA CRISTINA FRISULLO, ROBERTO CIARDO E INFINE ANDREA SCHIFANO I GIOVANI ARTISTI SELEZIONATI

tema scelto – spiega l’artista – è quello dell'ambiente. Ciò che ho deciso di interpretare è la desolazione delle nostre terre che hanno la forza di generare frutti che però sono ormai in uno stato avanzato di non ritorno. Possiamo parlare di un tormento che riguarda la fine di ulivi secolari vinti dalle malattie. Pensando al tema, si può assistere a una fine della tradizione delle coltivazioni (ambiente esterno) e a una carenza nella preparazione dei piatti tipici (ambiente interno)». «L'istallazione – conclude la Bruno – è un paesaggio composto da elementi naturali bruciati, recuperati dalle campagne; fra questi vi è un coccio e parti di ossa animale. Sul fondo la superficie rosso ruggine della saracinesca che richiama la terra. In basso vi sono tronchi di ulivo tagliati e la parte legnosa di un fico d'India ormai caduto. Proseguendo verso l'alto i pezzi disposti sono sempre più piccoli e bruciati. Le fasce di stoffa azzurra costituiscono il cielo. Lo spirito sacro della tradizione è sintetizzato da alcune pigne con cotone giallo intorno e fra queste piccoli sonagli accompagnano il ricordo». Roberto Ciardo ha conseguito la specialistica in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Per quanto ri-

ROBERTO CIARDO CAMPITURE PERMANENTI

guarda la sua attività afferma: «I miei lavori si basano sulla ricerca prospettica del territorio visto dall'alto, creando un immaginario paesaggistico ottenuto con l’accostamento dei campi “arati” che esalta le intense campiture cromatiche». L’opera proposta da Ciardo, intitolata “Campiture Permanenti” (230 x 256 cm.), è «un lavoro sperimentale nato da uno studio legato alle terre del basso Salento osservando attentamente la mutazione dei terreni nelle varie stagioni». «I materiali utilizzati – argomenta l’autore – sono stoffe bianche e rete nera per l'agricoltura. Le stoffe sono state colorate tramite bagni nelle bucce di melagrana, il grigio ricavato dalla cenere dopo un falò di inizio settembre, il marrone ottenuto da

un bagno in una tinta per invecchiare il legno». «Il lavoro site specific – conclude Ciardo – è stato pensato appositamente per un ambiente all'aperto. Come il terreno muta nel tempo e i campi cambiano a seconda dell'esigenze dei contadini, cosi nel corso dei 16 giorni di permanenza l'opera è rimasta a contatto con agenti atmosferici ed è mutata a sua volta. Grazie a scatti fotografici che ho potuto realizzare ad alta quota nell'entroterra, ho studiato meglio l'immaginario collettivo paesaggistico che cambia inconsapevolmente formando campiture e accostamenti cromatici». Maria Cristina Frisullo è l’altra artista chiamata a rispondere alla proposta di Italia Nostra. «Il fulcro della mia indagine 120 121


CULTURA

PARABITA è l’analisi del tessuto, in particolare quello antico salentino eseguito al telaio, non solo nella sua componente estetica ma anche e soprattutto nella sua anatomia, nella sua struttura». Il titolo dell’opera realizzata è “Recrudescenze contemporanee” (328 x 158 cm.; ricamo su juta). «L’opera – afferma l’autrice – nasce da una riflessione sulla tutela del nostro patrimonio storico artistico; essa ricopre totalmente il portale della chiesa dell’Umiltà di Parabita. Il supporto in juta di colore nero è stato ricercato in quanto fibra naturale, ruvida e resistente. Essa rimanda a una storia che ci appartiene, infatti, da sempre è stata utilizzata nella nostra cultura per contenere i prodotti e i beni agricoli». «La scelta – continua Frisullo – del colore nero è stata voluta, ricercata, per esprimere una mancanza, forse una inconsapevole negligenza nei confronti della bellezza e del patrimonio artistico». E continuando: «Il filo oro, utilizzato per ricamare EVIDENTE È rappresenta tutta la regalità nei confronti della nostra storia, della nostra cultura, e di tutti coloro che hanno creato e creano con la loro esistenza arte e bellezza. EVIDENTE È indica che la storia dei nostri beni racconta le nostre radici; che bisogna educare, far conoscere; tutelare; e infine che l’arte ci appartiene».

MARIA CRISTINA FRISULLO, SCHIZZO

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È di Andrea Schifano, infine, l'installazione dal titolo “Open your mind” (242 x 130 cm.). «L’opera fa riferimento – dichiara l’autore – al tema del turismo nel nostro territorio e, in particolare, a quello culturale, fonte di conoscenza, scambi, contaminazioni e arricchimento; un'opportunità per il futuro, un’opportunità che però ancora il territorio non sembra aver compreso a pieno. Piccoli segnali di cambiamento si notano ma dietro essi vi sono ancora cancelli chiusi (come la grata sigillata che non permette un passaggio per andare oltre, che non fa vedere un’entrata, tanto meno un'uscita). I materiali utilizzati sono svariati e di diversa origine: una porta di legno dipinta in acrilico, una light box realizzata in legno, plexiglass e lampade alogene».


MARIA CRISTINA FRISULLO, RECRUDESCENZE CONTEMPORANEE

AGRICOLTURA, AMBIENTE, TURISMO E BENI CULTURALI I TEMI SUI QUALI GLI STUDENTI SONO STATI CHIAMATI A MISURARSI


CULTURA

ANDREA SCHIFANO, OPEN YOUR MIND

ANDREA SCHIFANO, SCHIZZO

PARABITA

DOORS OPEN TO CONTEMPORARY ART

To celebrate its 30th anniversary, Italia Nostra Sud Salento has involved four young artists: Marilisa Bruno, Maria Cristina Frisullo, Roberto Ciardo and Andrea Schifano.

«The topic, – explains the artist – is the environment, the desolation of our lands. The installation is a landscape made up of burned natural elements. The rust red surface recalls the ground. At the bottom, olive–tree trunks cut down and the woody part of a prickly pear. The bands of blue cloth form the sky. The sacred spirit of tradition is summarized by some pinecones with a yellow cotton around. Small bells lead memories».

Marilisa Bruno's installation is entitled “Natura morta” (“Still life”).

Roberto Ciardo says, «My works are based on the perspective research of the area

ITALIA NOSTRA SUD SALENTO HAS INVOLVED FOUR YOUNG ARTISTS FROM THE ACADEMY OF FINE ARTS IN LECCE

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as seen from above. The combination of the “ploughed” fields enhances the rich chromatic background paintings. His work, “Campiture Permanenti” (“Permanent Background Paintings”), stems from the observation of the mutation of soils in different seasons. The work was specifically conceived for an outdoor setting. As the soil changes over time, so the work did over the sixteen days in contact with atmospheric agents». According to Maria Cristina Frisullo, «The focus of the investigation is the analysis of the fabric, especially the ancient Salento fabric woven on a loom». The title of her work is “Recrudescenze Contemporanee” (“Contemporary Recrudescences”). «The work stems from a reflection on the conservation of our historic and artistic heritage. The jute support evokes our history and culture. The black colour expresses an unconscious neglect of beauty and artistic heritage. The golden thread represents all the majesty of our culture. It tells about our roots that we need to preserve. Art belongs to us». Andrea Schifano's installation is “Open your mind”. He says, «The work refers to the topic of tourism in our area, especially cultural tourism, as a source of knowledge, influences and enrichment. The materials used are varied: a wooden door painted in acrylic, a light box made of wood, plexiglass and halogen lamps».



CULTURA

CINEMA

L’Amleto nel borgo di Acaya Il cortometraggio intitolato “Il Purgatorio”, del leccese Matteo Mele, è una originale rivisitazione della tragedia La rivisitazione contemporanea in chiave salentina dell’Amleto di Shakespeare ha trovato fonte di inspirazione nell’antico borgo di Acaya, con la realizzazione del cortometraggio intitolato “Il Purgatorio”. L’opera prima di Matteo Mele è stata girata in estate rimarcando i tratti autoctoni di un lembo di terra senza tempo: le riprese hanno coinvolto il Castello di Acaya, le campagne, le vie del centro e

buona parte degli abitanti del posto. Il corto, prodotto da A Television SocCoop di Peppino Ciraci, è stato finanziato da Apulia Film Commission dando l’opportunità al giovane regista leccese di mettere a frutto il proprio talento a margine degli studi intrapresi in Arti dello Spettacolo presso l’Università La Sapienza di Roma. Le punte di ironia disseminate nell’ambito della madre delle tragedie, volte a stem-

perare il dramma, hanno reso originale e autentico il lavoro cinematografico del ventiquattrenne che, oltre alla regia, si è occupato anche della sceneggiatura. La vendetta, le feste e il senso dell’onore sono gli ingredienti presenti all’interno della visione onirica di un luogo fotografato, ripreso e descritto nei particolari. “Essere o non essere”: il famigerato dilemma del dramma danese è stato riproposto


di paolo conte /

nella sala del cinema Don Bosco d’Essai a Lecce raccogliendo gli applausi scroscianti del pubblico in occasione della prima proiezione, a novembre scorso. Amleto, immortale simbolo shakespeariano dell’eterna lotta tra sentimento e dovere, si è reincarnato nelle tradizioni della profonda Puglia. Ed è proprio nel corso dei 23 minuti del cortometraggio che la regia ha dedicato alcuni ciak alla pizzica e al dialetto salentino, come testimonianza di un messaggio codificato ma di deducibile interpretazione: valorizzare e promuovere le meraviglie naturalistiche del Tacco d’Italia evidenziando usi, costumi e rituali, mediante una delle tragedie più conosciute e citate del panorama mondiale. Quali sono le differenze tra l’Amleto di Shakespeare e Il Purgatorio? «Nel mio lavoro i personaggi cattivi sono particolarmente simpatici e anche il ruolo di Ofelia non è quella di una figura fragile come nell’Amleto shakespeariano, bensì di una femme fatale. Oltre all’ambientazione il vero colpo di scena è dato da una donna che cambia il destino di Amleto. Inoltre Amleto muore per mano dello zio Claudio, quindi l’esatto contrario di quel che accade nell’opera classica. Lo zio cattivo mi stava talmente simpatico che alla fine l’ho fatto vincere».

TUTTO È NATO PER CASO. ERO IN AUTO NEL MOMENTO IN CUI MI SONO TROVATO DINANZI AD UNA DEVIAZIONE CHE MI HA CONDOTTO AD ACAYA

Dopo l’esordio al DB d’Essai a Lecce, quali sono i prossimi appuntamenti? «Abbiamo previsto la seconda proiezione a gennaio al CineLab Giuseppe Bertolucci delle Manifatture Knos. E nel frattempo ho proposto il film ad alcuni festival italiani come anche in Germania e in Francia. Essendo un cortometraggio, quest’opera rappresenta il biglietto da visita personale in vista dei prossimi lavori». Come è nata l’idea di girare un film ad Acaya? «Tutto è nato per caso. Ero in auto nel momento in cui mi sono trovato dinanzi ad una deviazione stradale che mi ha condotto ad Acaya. È stato come un sogno, quasi un’allucinazione che mi ha ispirato per la realizzazione di questo corto. 126 127


CULTURA

CINEMA HAMLET IN THE VILLAGE OF ACAYA THE SHORT FILM, “IL PURGATORIO” BY MATTEO MELE, IS AN ORIGINAL REINTERPRETATION OF THE TRAGEDY

TRA I GIGANTI DELLA MACCHINA DA PRESA GUARDO CON GRANDE AMMIRAZIONE A PAOLO SORRENTINO DAL PUNTO DI VISTA PRETTAMENTE VISIVO Un ambiente privo di memoria e fuori dal tempo che richiama atmosfere del passato. Un luogo silenzioso e incantato perfetto per ambientare una favola, ma anche un incubo. Acaya è popolato da 450 anime e le definisco tali perché non si vedono mai. Ho voluto fortemente coinvolgere tante persone del luogo nel ruolo della comparsa». A quali registi del grande schermo ti ispiri? «Il cinema italiano degli anni ‘70 di Federico Fellini e Pietro Germi è senza dubbio quello che preferisco, oltre ad un grande del cinema internazionale come Martin Scorsese. Tra i giganti della macchina da presa guardo con grande ammirazione a Paolo Sorrentino dal punto di vista

prettamente visivo. I colori molto accesi e i campi lunghi sono tipici di uno stile che lo contraddistingue». Come ti sei avvicinato al mondo del cinema? «Dopo essermi laureto due anni fa al Dipartimento di Spettacolo della Sapienza, mi sono trasferito per un anno in Spagna dove ho studiato post–produzione, video e fotografia. Successivamente ho fatto ritorno a Roma prendendo parte ad alcuni spettacoli teatrali come performer. Soltanto di recente ho scelto definitivamente di intraprendere la strada della regia e della sceneggiatura realizzando un’opera molto ambiziosa, che forse altri miei colleghi alla primissima esperienza avrebbero evitato».

The shooting has involved the ancient village of Acaya, with its castle, its countryside, the alleys of its historical centre, its inhabitants. Irony has made the film original. Revenge, festivals and the sense of honour are its main ingredients. Last November, the audience greeted the first showing with thunderous applause. Hamlet has been reincarnated in the deep traditions of Apulia. The short film includes some shots devoted to pizzica – a traditional folk dance – and to Salento's dialect, with the objective of enhancing and promoting the natural wonders in the Heel of Italy. What are the differences between Hamlet by Shakespeare and Il Purgatorio? «In my work, the villains are particularly funny and even Ophelia is a femme fatale. Moreover, Uncle Claudius kills Hamlet, and then the opposite of what happens in the classic work». What are the upcoming events? «Probably, there will be a second showing at Manifatture Knos in January. I have submitted the film to some Italian, German and French festivals». How did you come up with the idea of making a film in Acaya? «By accident. A detour led me to Acaya. It was almost a hallucination that inspired me for the creation of this short film. A perfect place for a fairy tale, but also for a nightmare». What directors inspire you? «Federico Fellini, Pietro Germi and Martin Scorsese. I also admire Paolo Sorrentino from a visual point of view». How did you get to the cinema? «I graduated in Performing Arts at La Sapienza, in Rome. Then I studied post– production, video and photography in Spain. I worked as a performer at theatre. Recently, I have chosen to become a director and a screenwriter».

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