ARTE
I maestri ceramisti di Grottaglie
TURISMO E AMBIENTE
Oasi Sarparea e Valle dell’Idro ANNO V - n. 1 € 4,50 - € 3,00
STORIE
Tra essenze e fragranze una passione speciale
LEE C C E - PIA A Z ZA A S AN N T ’OR RO N ZO, 7 - TEE L. E FA X 088 322 . 24 4 3 8 11 www w.oo ress t e trro s o.ii t - ww w w.ss h opp.oree stett rosoo.it
som
Puglia www.365giorniinpuglia.it
anno V - numero.1 FOTO DI COPERTINA (Torre Sant’Emiliano - Otranto) Pierpaolo Schiavone DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Agnese Cossa, Fabio Antonio Grasso, Luciana Lettere, Lorenzo Madaro, Francesca, Mandese, Ilaria Marinaci, Aurora Mastore, Eleonora Leila Moscara, Carlo Morelli, Jessica Niglio, Fiorella Perrone, Maria Paola Pinto, Fabiana Pacella, Federica Sabato, Giorgia Salicandro, COLLABORAZIONE GRAFICA: Michele Ortese, Giulio Rugge FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone, Giulio Rugge WEB: Fernando Rugge VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Password AD COORDINAMENTO PASSWORD AD: Manuela Rucco RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Pugliapromozione; sindaci e amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Lizzanello, Gallipoli, Melendugno, Nardò e Vernole; l’Università del Salento; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita. Si ringraziano inoltre tutti i main sponsors, i partners, i relatori, gli espositori, i Buyers, i visitatori, lo staff social e i collaboratori di BTM Puglia 2017.
www.salentoreview.it - info@salentoreview.it EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE
Viale della Libertà 47 - 73100 Lecce (LE) Tel. 0832.1692478 - www.pwad.it - info@pwad.it
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05. EDITORIALE
speciale
GROTTAGLIE 38. La ceramica tra Federico II, Ulisse e la tradizione persiana
BTM 12. BTM Gusto
GRECÌA SALENTINA 48. Melpignano. Viaggio al termine della Notte
territorio
SANT’ISIDORO 54. Sarparea, il resort che divide
Il turismo che parla al cuore
LECCE 20. L’Apollo: che bel vedere!
Via Carlo Alberto 33 72012 Carovigno (BR) www.aemmedia.it - info@aemmedia.it
OTRANTO 60. Valle dell’Idro: meraviglia, mistero, memoria
cucina
STAMPA
Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT)
LEGUMI 90. Gli ecotipi riscoperti
È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore.
dell’agricoltura
Chiuso in redazione il 10 marzo 2017 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013
anfiteatri romani
BTM 06. BTM Puglia 2017.
PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE ZONA ALTO SALENTO
RUDIAE 30. La città dei due
VISITA IL BLOG MAGAZINE WWW.SALENTOREVIEW.IT
mario 20
06 102
pubbliredazionali 16. PUGLIAPROMOZIONE Territorio 26. VIVOSA APULIA RESORT Strutture ricettive
36. CAROFALO Agenti di assicurazioni
cultura
MUSICA 102. Sul Salento soffia
la passione per lo swing
ARTE 116. Uno spazio per la fotografia
contemporanea. A Lecce c’è LO.FT
sport
DIVING 66. Un tuffo dove l’acqua è più blu
economia
AMBIENTE E SVILUPPO 110. La strada verso
un turismo sostenibile
surf in salento PASSIONE PER IL MARE 106. Quando arrivò il kitesurf
storie
OLFATTOTECA 76. La mia vita tra i profumi PROFUMERIA ARTISTICA 80. Narrazioni e ricordi
che diventano fragranze
OROLOGIAIO DI LEVERANO 86. Dove il tempo diventa magia ANTICHE INSEGNE 96. “C’era una volta una bottega”.
Un pezzo di Salento nelle insegne
43. MASSERIA SAN PIETRO Strutture ricettive 46. COMUNE DI LIZZANELLO Territorio 52. TOMMY MIGLIETTA Talenti musicali 64. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio 72. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio
74. COMUNE DI VERNOLE Territorio 84. RISTORANTE SEMISERIO Ristorazione 94. PASTA D’ÉLITE Sapori tipici 100. ANNA VALENTINI Health & Beauty 114. ART&CO Gallerie d’arte
EDITORIALE
Gabriele De Giorgi
In linea con le introduzioni ai numeri precedenti e più in generale in continuità con la filosofia di questa rivista, si conferma d’attualità il termine programmazione. Questa volta, però, non solo come monito a non limitarsi all’enunciazione, spesso retorica e senza conseguenze pratiche, ma per constatare la presenza di alcuni segnali che ci indicano che forse il messaggio è stato recepito. Il successo della terza edizione del Business Tourism Management, sostenuto attivamente dalla Regione Puglia, grazie anche alla partecipazione ai lavori di tanti operatori del settore, testimonia la progressiva acquisizione della consapevolezza di dover consolidare i fondamentali della filiera dell’accoglienza: organizzazione, competenza, qualità, oltre gli slogan di facciata, per una prospettiva di medio lungo termine che faccia del Salento un territorio davvero a vocazione e trazione turistica. Dal punto di vista di questa rivista il contributo è quello di continuare a sollecitare ad andare sempre avanti e di non sedersi mai sugli allori che possono ancora nascondere il rischio di una moda. Lo facciamo proponendo storie, talvolta inedite o poco conosciute, di luoghi e di persone che arricchiscono il Tacco d’Italia di un fascino peculiare e coinvolgente.
IL SUCCESSO DELLA TERZA EDIZIONE DEL BUSINESS TOURISM MANAGEMENT SOSTENUTO ATTIVAMENTE DALLA REGIONE PUGLIA, TESTIMONIA LA CONSAPEVOLEZZA DI DOVER CONSOLIDARE I FONDAMENTI DELLA FILIERA DELL’ACCOGLIENZA, PER UNA PROSPETTIVA CHE FACCIA DEL SALENTO UN TERRITORIO DAVVERO A VOCAZIONE E TRAZIONE TURISTICA
In accordance with the introductions to the previous issues, and more generally in continuity with the philosophy of this magazine, the term “planning” confirms to be as timely as ever. This time, however, not only as a warning not to limit ourselves to the statement, often rhetorical and without practical consequences, but to acknowledge the presence of some signals that indicate that maybe the message has been understood. The success of the third Business Tourism Management, actively supported by the Apulian Region, also thanks to the participation in the work of many workers of the sector, proves the gradual acquisition of the awareness that a strengthening of the fundamentals of the welcome chain is necessary. Organization, expertise and quality beyond the slogans put on for show, for a medium-and-long-term perspective that would make Salento a real tourismoriented and driven territory. From the point of view of this magazine, the contribution is that of continuing to prod into going always ahead and never rest on the laurels, as they may still hide the risk of a fad. We do it by proposing histories, sometimes unknown or little known, about places and people that enrich the Heel of Italy with a unique and engaging charm.
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SPECIALE
Btm
BTM PUGLIA 2017 IL TURISMO CHE PARLA AL
CUORE
NOVITÀ, CONFERME E TANTA VOGLIA DI CREARE NUOVE SINERGIE. LA TERZA EDIZIONE DEL BTM PUGLIA È STATA UN SUCCESSO. A CONFERMARLO NON SOLO I DATI DELLE TRE GIORNATE LECCESI, MA ANCHE LA PARTECIPAZIONE SENTITA DI PROFESSIONISTI, TECNICI E SEMPLICI CURIOSI CHE HANNO AFFOLLATO LE SALE DEL CASTELLO CARLO V DI LECCE
/foto fistetto tranne dove div. indicato
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SPECIALE
PH: TESORO
Btm
Non sono solo i “freddi” numeri a raccontare il successo della terza edizione di BTM Puglia (Business Tourism Management). C’è sicuramente qualcos’altro che va oltre i dati, più che soddisfacenti, che siglano le tre giornate dedicate al turismo declinato in tutte le sue sfaccettature. Ciò che ha reso unico l’evento è racchiuso nella sentita partecipazione di coloro che, a vario titolo, hanno aderito alla manifestazione: espositori, aziende, buyers nazionali ed internazionali, relatori, bloggers, youtubers e semplici visitatori. La famosa rete di cui tanto si parla, e che sta a cuore al patron dell’iniziativa, Nevio d’Arpa, sta finalmente prendendo forma. Si sta concretizzando la volontà comune di tessere quel tappeto
(magico) di sinergie su cui far volare il “sistema turismo”. Dal confronto fra domanda e offerta sono nate nuove idee, nuove iniziative e collaborazioni che sicuramente daranno vita a nuovi progetti utili tanto per i diretti interessanti quanto per il tessuto sociale. Del resto, la mission di BTM Puglia è proprio questa: promuovere il territorio attraverso il coinvolgimento di tutti gli addetti ai lavori, sulla scia di nuove strategie di marketing da affinare insieme. Lo scambio di esperienze fra quanti operano in un segmento così vario, ricco e dal potenziale invidiabile, non può che far nascere nuove ed interessanti contributi. Partendo dal presupposto che la Puglia in generale, ed il Salento
in particolare, non sono solo “mare”, è facile immaginare che ci siano tutti i numeri per creare un’offerta accattivante e professionalmente all’altezza per non deludere le aspettative di chi opta per questa terra dalle infinite risorse. Il concetto di sinergia si traduce con un’importante partnership con Puglia Promozione, nello specifico con l’evento “Buy Puglia”. «Investimenti come questi non possono che portare ottimi risultati». Così l’assessore all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia Loredana Capone a margine dell’evento. «L’investimento su manifestazioni di networking come BTM, insieme a Buy Puglia – ha detto – uno realizzato con il concorso di privati e l’altro tutto pubblico, produce risultato.
and promotion, di comunicazione, di formazione turistica, di valorizzazione del territorio e ancora dell’importanza dei social network e tantissimi altri temi uniti da un unico denominatore, il turismo. Rispetto alla scorsa edizione, quest’anno è stato registrato un incremento delle visite pari al 50%. I dati registrati al termine delle tre giornate sono di notevole rilevanza: Sito www.btmpuglia.it: 65mila pagine visitate; Diretta streaming: 150 ore di visualizzazioni;
Training topics: a livello nazionale si è passati dal 16º posto di giovedi 16 febbraio, al 4º di venerdi 17 per conquistare il 3º di sabato 18 (dietro a “giganti del settore”); Pagine social: 250mila visualizzazioni uniche. Quasi mille persone hanno utilizzato l’hashtag #btmpuglia2017. Facebook: 100mila interazioni; 10mila visualizzazioni video, per una copertura giornaliera di circa 45mila persone. «Siamo soddisfatti – afferma l’ideatore di BTM Puglia Nevio D’Arpa – e ci tengo a ringraziare tutti, dagli esposi-
PH: TESORO
Portare in Puglia buyers internazionali e dare loro l’opportunità di respirare e vivere sulla propria pelle le bellezze locali, significa invogliarli a investire. È una terra che piace. Lo dimostrano i dati emersi in occasione di Buy Puglia: il 93% di quelli che hanno potuto raggiungere la nostra regione poi ha dichiarato di voler fare investimenti. La Regione ci crede e crediamo soprattutto che sostenere lo sforzo del privato significhi stimolare sempre più la sinergia tra pubblico e privato. Attraverso il turismo possiamo incrementare il lavoro. Anche puntando su attività culturali, sportive, congressuali. Insieme dobbiamo costruire nuovi ‘prodotti’ turistici. Contemporaneamente, però, occorre lavorare sulla formazione, sulle competenze, sull’accoglienza». Tornando ai freddi numeri, che in realtà così freddi non sono, i risultati conseguiti dal BTM hanno confermato il notevole interesse che ruota attorno a questa manifestazione che per tre giorni, dal 16 al 18 febbraio, ha trasformato Lecce nella “capitale del turismo internazionale”. Il boom di presenze registrato ha rafforzato un concetto più che evidente: il Business Tourism Management è ormai un punto di riferimento in Puglia. 120 espositori, circa 50 buyers internazionali selezionati, relatori e bloggers hanno dato vita ad un evento strepitoso in una cornice d’eccellenza, il Castello di Carlo V. Sale conferenze gremite di gente, numerosi interventi di importanti relatori delle più grandi realtà nazionali e internazionali del settore hanno attirato l’attenzione del pubblico presente; si è discusso di strategie commerciali con azioni e monitoraggio del risultato, di marketing
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SPECIALE
Btm
PH: LOSITO
tori, ai relatori, ai buyers, alle aziende del BTM Gusto, a tutti i numerosissimi visitatori e all’assessore Loredana Capone della Regione Puglia per averci dato fiducia e supportato in questo cammino. E non per ultimo tutta la mia squadra che ha lavorato con grande impegno al successo di questo evento! Avevo detto qualche anno fa ‘facciamo rete’ ed effettivamente stiamo crescendo ogni anno grazie a questo contenitore che siamo riusciti a costruire». «Oltre alla sezione convegnistica, ricca ed interessante – aggiunge la responsabile di BTM Puglia, Mary Rossi – a dare slancio all’evento sono state le due novità inserite quest’anno a completamento del già collaudato B2B (l’incontro
fra buyers internazionali e albergatori) che pure è stato un successo in termini di numeri e partecipazione. Parliamo di BTM Gusto, con i suoi percorsi sensoriali, i laboratori interattivi e tutte le iniziative ad esso collegate per conoscere da vicino le eccellenze locali; e del Travel Trade, segmento speciale dedicata all’incontro tra compagnie aeree e marittime, tour operator e agenzie di viaggi. Ultima,
BTM PUGLIA 2017: THE TOURISM SPEAKING TO THE HEART NEWS, CONFIRMATIONS AND A STRONG DESIRE TO CREATE NEW SYNERGIES. THE THIRD BTM PUGLIA HAS BEEN A SUCCESS, AS CONFIRMED BY NUMBERS AND BY THE HEARTFELT PARTICIPATION OF PROFESSIONALS, EXPERTS AND SIMPLY CURIOUS PEOPLE. Figures are not the only elements telling the success of the third BTM Puglia (Business Tourism Management). There is certainly something more. The heartfelt participation of exhibitors, companies, national and international buyers, speakers, bloggers, YouTubers and simple visitors have made the event unique. The network of synergies is finally taking shape. The interaction of supply and demand has led to new ideas and collaborations and it will certainly result in new projects in the future, useful both for the people concerned and for the whole social fabric. This is exactly the goal of BTM Puglia: promoting the territory by the involvement of all the stakeholders. Apulia – and Salento in particular – has the right credentials to propose an engaging supply, up to its visitors’ expectations.
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ma non ultima, la presenza di aziende “blasonate” come Alpitour, Alitalia, Francorosso, Turkish Airlines, Royal Caribbean, Airbnb, Booking.com, Sky e tante altre. Sono state giornate intense – conclude – nel corso delle quali è stato raccontato tutto il mondo del turismo attraverso tutti i macro argomenti che coinvolgono gli operatori. Utile, interessante, formativo».
Synergy turns out to be an important partnership with Puglia Promozione, through “Buy Puglia” event. According to the Apulian Regional Councillor for Cultural and Tourist Industry, Loredana Capone, «Investments like these can only bring excellent results». «The investment on networking events like BTM and Buy Puglia bears fruit. Bringing international buyers to Apulia and offering them the chance to experience local sights give them the will to invest. Thanks to tourism, we can increase the number of the employed. Even focusing on cultural, sports and conference activities». The data recorded at the end of the three-day BTM are of remarkable importance: «We are satisfied, – says Nevio D’Arpa – and I want to thank everyone». «In addition to the conference sector, two new products have given impetus to the event, on completion of the already tested B2B (the meeting between international buyers and hotel keepers), – adds the head of BTM Puglia, Mary Rossi. - We are referring to BTM Gusto and Travel Trade, dedicated to the meeting between airlines and shipping companies, tour operators and travel agencies».
Santa Maria di Leuca
Gallipoli
Gallipoli
Gallipoli
Santa Maria di Leuca
Castro Marina
Cortina d’Ampezzo
Lecce
SPECIALE
PH: TESORO
Btm
BTM GUSTO
Un esordio brillante che è andato ben oltre le aspettative degli organizzatori. BTM Gusto, costola appetitosa del BTM Puglia, ha confermato ancora una volta quanto il segmento legato all’aspetto culturale gastronomico di un territorio sia trainante per la sua promozione. I numeri in crescita, come confermano le statistiche relative agli ultimi anni, consolidano, qualora ce ne fosse bisogno, la forza del binomio “meta – enogastronomia”. Il concetto è molto più articolato di quanto possa apparire, tuttavia, nella sua complessità esprime un messaggio di una semplicità disarmante: il turista, il visitatore, colui che si sposta per conoscere luoghi nuovi, è attratto anche
dall’universo enogastronomico. Non solo dalle tipicità culinarie di un luogo, ma anche da tutto ciò che ruota attorno al prodotto finale, dalle origini alla sua produzione, passando per la storia delle aziende locali. Il turismo del “wine&food” ha una marcia in più, ed è proprio partendo da questa consapevolezza che Paola Puzzovio, responsabile di BTM Gusto, ha voluto creare un contenitore d’eccezione che non fosse una semplice vetrina per gli operatori del settore. Assaggiare per conoscere, partecipare per comprendere: questo, in sintesi, ciò che è stato realizzato nella corte del castello Carlo V di Lecce nelle tre giornate dedicate al Business
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PH: TESORO
CIBO E CULTURA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE: UN SUCCESSO ANNUNCIATO QUELLO PER BTM GUSTO, SEZIONE SPECIALE DI BTM PUGLIA. L’ENOGASTRONOMIA EMOZIONA, PIACE E DESCRIVE UN TERRITORIO PIÙ DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE Tourism Management. Gli ospiti hanno partecipato ad un percorso sensoriale alla scoperta delle eccellenze pugliesi. Anzi, per dirla tutto, si sono immersi in una realtà fatta di sapori, profumi e tradizioni. Buyers, bloggers, operatori turistici e tour operator che hanno raggiunto il capoluogo salentino per partecipare all’iniziativa, hanno preso parte ad una serie di attività sensoriali accompagnati dagli stessi produttori. «Siamo andati oltre la semplice degustazione – spiega Paola Puzzovio – per offrire il meglio del Made in Puglia. Abbiamo organizzato laboratori interattivi, tour dell’olio e del vino, showcooking, cookingclass coinvolgendo gli ospiti che, 12 13
SPECIALE
Btm
muniti di grembiule, si sono cimentati nella preparazione di piatti tradizionali» Chef stellati, artisti dei fornelli, maghi dell’abbinamento cibo-vino hanno popolato la corte e le salette del castello Carlo V. BTM Gusto ha offerto anche notevoli spunti di riflessione grazie ad esperti del settore che, nel corso di affollatissimi seminari, hanno dato il proprio contributo. Come per esempio Nicoletta Polliotto, Titti Pece, Elisabetta Grassi, Marina
Bompieri, tanto per citarne alcuni. Il viaggio, dunque, si articola in mille modi e non può più prescindere dalla tavola. I cosiddetti “enoturisti” stanno aumentando, e su questo non ci sono dubbi. Mare, storia, cultura, tradizioni e folklore si intrecciano con l’identità enogastronomica della Puglia e del Salento, con le sue radici contadine ricche di fascino e magia. Una pianificazione strategica, in grado di mettere insieme tutti questi
elementi, può essere una scommessa vincente per il territorio, oltre che rappresentare un elemento fondamentale per la destagionalizzazione. Sta agli operatori creare circuiti virtuosi che privilegino la tradizione ma al tempo stesso siano il prodotto di un marketing ragionato. Le basi su cui lavorare sono più che solide. Preparazione, passione, inventiva e qualità fanno il resto. Ovviamente, un ruolo fondamentale è quello della comunicazione. Una campagna strategica, sottolineata da eventi come il BTM Puglia, ed ovviamente il BTM Gusto, non può che agevolare un mercato destinato a fare grandi numeri. Punto di forza della Puglia in generale e del Salento in particolare, l’enogastronomia è uno dei biglietti da visita più importanti per promuovere il territorio, ed è in grado di parlare non solo ai palati più esigenti ma anche a chi, semplicemente, cerca emozioni da vivere anche attraverso il racconto di un “piatto”.
BTM GUSTO FOOD AND CULTURE, TRADITION AND INNOVATION: BTM GUSTO WAS A SUCCESS WAITING TO HAPPEN. FOOD-ANDWINE TOURISM MOVES AND DESCRIBES A TERRITORY BETTER THAN YOU COULD IMAGINE A brilliant debut gone far beyond the organizers’ expectations. BTM Gusto has confirmed the importance of the food-and-wine features for the promotion of a territory. Increasing figures strengthen the pair “destination – food-and-wine”. The idea is simple: visitors are attracted by the food-and-wine universe of the new places they visit. In particular, they are attracted not only by culinary specialities, but also by everything revolves around them, from their origins to their production, passing through the history of the local companies. Staring from this awareness, Paola Puzzovio, head of BTM Gusto, has created an extraordinary event. Tasting to learn, participating to understand. Guests have participated in a sensorial experience to discover Apulian excellences. «We have organized interactive workshops, oil-and-wine tours, cooking shows and cooking classes. Guests have tried to prepare traditional dishes themselves», – explains Paola Puzzovio. Sea, history, culture, traditions and folklore are intertwined with Salento wine-and-food identity. Strategic planning can be a winning bet for the territory as well as a key element to work all year round.
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PUGLIAPROMOZIONE
territorio
TARANTO, PERDONI. PH: MIRABILIA SISTEMI
IL VOLTO SACRO DEL TURISMO C’è qualcosa che rende unica la Puglia durante il periodo pasquale. C’è una tradizione antichissima, sempre più radicata e che, oltre ad avere un profondo significato spirituale, sta diventando uno dei punti di forza del turismo religioso. Sono i riti della Settimana Santa. In un’atmosfera intensa, carica di emotività e partecipazione, dalle città più grandi ai borghi che sembrano sospesi nel passato, va in scena il dolore vissuto come momento catartico, liberatorio.
Tra fede e folklore, tradizione e identità territoriale, questi appuntamenti hanno assunto anche un valore in più diventando, pur nella loro incontaminata purezza, un’apprezzabile vetrina turistica. Vivendoli, sia pure in maniera indiretta, il visitatore si avvicina alle usanze di una regione che ha tanto da offrire. In questi giorni la Puglia si trasforma in un gigantesco palcoscenico. Le tradizioni cambiano da una provincia all’altra ma la dimensione liturgica è la stessa e coinvolge il turista che, tra emozione
e stupore, viene catturato da immagini che restano impresse nell’anima. Le strade si riempiono di gente che sfida il freddo della notte pur di assistere al passaggio delle figure della Passione. Simbolo dei riti pasquali pugliesi sono le processioni di Taranto, tra le più antiche di tutta Italia: quella dell’Addolorata e quella dei Misteri. Quest’ultima è la più nota ed è conosciuta anche come “Processione dei Perdoni. Parte dalla Chiesa del Carmine nel pomeriggio del Venerdì Santo e si conclude all’alba del Sabato Santo.
PUGLIAPROMOZIONE - Direzione generale Fiera del Levante, PAD. 172, Lungomare Starita, Bari tel. +39 080 5821411 - fax +39 080 5821429 direzione.generale@viaggiareinpuglia.it, ufficioprotocollopp@pec.it - agenziapugliapromozione.it
TROIA, RIEVOCAZIONE DELLA PASSIONE. PH: WILDRATFILM SAN MARCO IN LAMIS, LE FRACCHIE
IN QUESTA FOTO E A SINISTRA MOLFETTA, PROCESSIONE, MISTERI
I riti della Settimana Santa mettono insieme fedeli e turisti. La Puglia che piace è anche questa. I “perdùne”, coppie di confratelli incappucciati, per tutta la notte procedono scalzi, a passo lentissimo, dondolando piano piano (“nazzecata”). In mano reggono un bastone (che simboleggia quello degli antichi pellegrini che si recavano a Roma per ricevere il perdono di Dio) e fanno il giro della città, fermandosi in sette chiese. A Molfetta i riti quaresimali prendono il via allo scoccare della mezzanotte dell’ultimo giorno di carnevale. I 33 rintocchi delle campane della Chiesa del
Purgatorio segnano la partenza della prima processione, quella della Croce, organizzata dall’Arciconfraternita della Morte. Dopo il consueto giro dei sepolcri, la notte del venerdì, prende il via la Processione dei Misteri che parte dalla Chiesa di Santo Stefano. I confratelli di cinque diverse confraternite, tutti incappucciati, portano in spalla, con passo lento e cadenzato, cinque statue raffiguranti Gesù. La banda esegue marce funebri, tra ali di folla che, è il caso di dire, partecipa in religioso silenzio.
La stessa atmosfera si respira a Gallipoli. Il Giovedì Santo c’è la tradizionale visita ai Sepolcri e il Venerdì prende vita la processione dei Misteri, con la partecipazione della Confraternita della Misericordia e di quella di Santa Maria degli Angeli. I confratelli sono vestiti di nero e hanno un cero in mano. Qui la Settimana Santa si chiude il sabato mattina con la processione della Desolata, quella più sentita dalla popolazione locale, organizzata dalla Confraternita di S. Maria della Purità. 16 17
PUGLIAPROMOZIONE
territorio
INTERVISTA A PAOLO VERRI EX COMMISSARIO STRAORDINARIO DI PUGLIA PROMOZIONE La Puglia che emoziona è anche questa. Come renderla ulteriormente appetibile? «Preservandoli nella loro componente emozionale e autentica: una attitudine che si allarga a tutta la Puglia fortemente emozionante perché manifestazioni, riti ed eventi non sono fatti per i turisti ma per i cittadini. E questo anche negli eventi sportivi come per esempio la Redbull Cliff Diving a Polignano; la gara di tuffi è nata perché i pugliesi hanno scoperto la bellezza di quello spazio di mare, un mix fra Irlanda e California, e hanno preso l’abitudine a tuffarsi: a rendere bella la Puglia sono i Pugliesi!».
Che tipo di partecipazione si registra relativamente alle iniziative legate ai riti della Settimana Santa? «Non è un caso che il lancio annuale della comunicazione di Pugliapromozione parta dai riti della Settimana Santa. La Pasqua è il simbolo dell’inizio della stagione turistica in Puglia, una stagione sempre più allungata che si chiude a Taranto con la gara internazionale della Spartan Race ad ottobre. Una stagione che è in crescita, spalmata non solo temporalmente ma anche geograficamente, come dimostra l’inserimento nei riti della Settimana Santa, oltre a Taranto, di Molfetta, Gallipoli e Troia».
GALLIPOLI
Come definire questo segmento, a metà fra il turismo di nicchia e quello religioso? «Ci sono luoghi che diventano famosi grazie alla narrazione di grandi scrittori. È il caso della Festa di San Firmino grazie al racconto di Ernest Hemingway: la particolarità è che in queste occasioni di feste religiose e di riti della tradizione il naturale si incontra con il soprannaturale. Sono eventi di massa in cui il singolo individuo non viene annullato ma partecipa ad un sentimento collettivo».
TARANTO, PROCESSIONE MISTERI PH: CARMINE LA FRATTA
THE HOLY FACE OF TOURISM THE RITES OF THE HOLY WEEK BRING THE FAITHFUL AND TOURISTS TOGETHER. THEY LIKE THIS APULIA, TOO. Something makes Apulia unique at Easter. A very ancient tradition, that of the rites of the Holy Week. The atmosphere is intense everywhere and the pain is experienced as a cathartic moment. Between faith and folklore, tradition and local identity, these appointments have become a significant tourist showcase. In these days, Apulia turns into a giant stage. Taranto’s processions are the symbol of Apulian Easter rites: that of Our Lady of Sorrows and that of The Mysteries. The latter is better known as the “Procession of Pardons”. In Molfetta, 33 bell chimes mark the start of the first procession. During the second procession, hooded brothers of five different confraternities carry five statues of Jesus on their backs. The band performs funeral marches. The same atmosphere reigns in Gallipoli. On Maundy Thursday, there is the traditional visit to the sepulchres. On Friday, there is the Procession of the Mysteries. The Holy Week ends on Saturday morning with the Procession of Our Lady of Desolation.
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TERRITORIO
Lecce
di fabio antonio grasso/foto massimo centonze
L’APOLLO: CHE BEL VEDERE! DAVANTI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IL TEATRO HA RIAPERTO I BATTENTI 20 21
TERRITORIO
Lecce
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È stato da poco inaugurato, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il teatro Apollo a Lecce dopo una lunga fase di recupero durata circa otto anni. Il restauro di un edificio non è mai una vicenda lineare e nemmeno quello di questo teatro lo è stato. In quello che tecnicamente è l’iter di un intervento finiscono sempre o quasi con l’intrecciarsi tante vicende, quelle legate alle ricerche storiche, ai rilievi, alla progettazione e quelle relative ai finanziamenti. Quando poi a questi fattori si aggiungono i rinvenimenti come quelli archeologici l’intreccio si infittisce ed i tempi si dilatano. Il progetto di restauro è stato curato da un raggruppamento temporaneo di professionisti fra cui i progettisti rappresentati dallo studio Nicolangelo Barletti – Luigi Del Grosso (capofila) cui sono da aggiungere P. Cervellati, F. Malgrande, D. Paolin, M. Catania ed altri. Tutti professionisti di alto livello. Si ricorda solo che Malgrande è lo scenotecnico capo della nuova Scala e che il professor Paolin è colui che ha lavorato al restauro del teatro veneziano “La Fenice”. È stata scavata tutta l’area al di sotto del teatro fino allo strato di roccia. Sono state scoperte monete, sepolture romane ed un sarcofago con un bambino così come i
resti di un muro relativo alla fortezza che era prima dell’attuale castello Carlo V, a ridosso del quale sorge il teatro Apollo; e poi il taglio del fossato dell’odierno castello. Questi i volti più antichi della città cui adesso sono da aggiungere altri segnali di un passato invece più recente ma non per questo meno interessante. In questo senso le immagini anzi i disegni custoditi presso l’Archivio Storico Comunale di Lecce diventano curiose istantanee d’altri tempi da cui è possibile ricostruire i passi fondamentali della storia dell’edificio. Si tratta in sostanza di una serie di disegni (qui numerati secondo l’ordine di rinvenimento in
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archivio) diversi per supporto, formato e scala dai quali emergono anche dettagli architettonici che non furono realizzati. Nel primo disegno (immagine 1) è rappresentato quello che in gergo è l’inquadramento della zona con una parte del “Castello”, dell’Istituto Scolastico” (O. G. Costa) e delle “Case Operaie” che furono abbattute per realizzare il teatro;
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L’EDIFICIO HA AVUTO UN MOMENTO CRITICO DELLA SUA STORIA A PARTIRE SOPRATTUTTO DAGLI ANNI CINQUANTA a tratteggio l’intera area che sarebbe stata occupata dall’Apollo. Siamo agli inizi del Novecento. Ben quattro tavole sono invece riservate ai prospetti; di queste, due (immagini 5 e 6) riguardano la facciata verso l’attuale via Salvatore Trinchese, una è relativa al grande prospetto principale (immagine 8) e le ultime (immagini 3 e 4) sono quelle con la facciata verso via Cavallotti. Il prospetto principale (immagine 8) reca in basso la firma del committente e costruttore “Vincenzo Cappello fu Carmelo” ed è diverso da quello che sarebbe stato effettivamente realizzato. Manca infatti l’intero piano attico riccamente decorato e così pure differenze si rivelano nella decorazione di quella sorta di mezzanino collocato sopra
le porte principali di accesso al teatro. Il prospetto laterale (immagine 5), riferibile al progetto da cui è tratto il prospetto precedente (immagine 8), è suddivisibile in tre parti in quanto alle coperture (con al centro la grande calotta ribassata sopra la sala); la parte inferiore è invece scandita da quattro paraste doppie a tutta altezza distribuite secondo un ritmo A-B-A con la campata centrale più larga. Risalente al 1926 è invece l’ultimo prospetto (immagine 6) in cui l’edificio appare come un lungo volume che verso via S. Trinchese presenta un portico a colonne (non realizzato) su cui è una loggia a cielo. La successione delle tavole si completa poi con due planimetrie (immagini 2 e 7) in cui sono visibili la sala, il palcoscenico, i camerini, il foyer, etc.
Infine non rimane che affrontare l’ultimo aspetto di questo intervento le cui parole chiave sono: restauro critico, strutture e tagli. Il restauro critico è fra tutte le voci la più complessa perché è quella che necessita di una conoscenza puntuale della storia dell’edificio in tutti i suoi aspetti ed obbliga il progettista a percorrere come un equilibrista un filo sospeso dove, un passo dopo l’altro, egli si muove fra la dimensione estetica e quella storica del restauro e meglio ancora fra la inevitabile necessità di progettare ex novo alcune parti e la fedeltà ad un passato non necessariamente generoso in quanto ai suoi lasciti. Afferma l’architetto Barletti: «L’edificio ha avuto un momento critico della sua storia a partire soprattutto dagli anni 22 23
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Lecce cinquanta. Ciò comportò nel corso di quegli anni interventi che oggi definiremmo non rispettosi di quelle che sono oramai le regole consolidate del buon restauro architettonico. Ridipinture e modifiche più in generale che alla fine ci hanno lasciato un patrimonio formale e spaziale non più ripristinabile se non in alcune sue parti come il cassettonato in cartapesta e i pannelli dei parapetti dei palchi. Il restauro critico è il momento della presa di coscienza; è un giudizio ponderato capace di offrire una lettura dell’opera». Un esempio illuminante, è il caso di dire,
SI RICONOSCONO DA SINISTRA IL SINDACO DI LECCE PAOLO PERRONE, IL MINISTRO DARIO FRANCESCHINI, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA, IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA MICHELE EMILIANO E LA VICE MINISTRO ALLO SVILUPPO ECONOMICO TERESA BELLANOVA
è quello delle luci «per le quali – continua Barletti – la scelta è caduta sugli elementi componibili in vetro soffiato di Mangiarotti. Nella grande sala, circa 800 posti, si è seguita la tradizione del grande lampadario centrale interpretando però in chiave moderna tale tema. Altro punto forte dell’intervento è stato l’innalzamento della torre scenica perché il teatro nel suo complesso possa essere conforme agli standard internazionali vigenti ed ospitare così compagnie da tutto il mondo. Per quanto riguarda i tagli – conclude Barletti – essi sono conseguenza di un frazionamento che ha sottratto al teatro una parte dei camerini e della stessa torre scenica andati al proprietario dell’edificio addossato alla parte posteriore dell’Apollo. Proprio questo ci ha obbligato a scavare nel sottosuolo per aggiungere i camerini di cui si aveva bisogno».
SONO STATE SCOPERTE MONETE, SEPOLTURE ROMANE ED UN SARCOFAGO CON UN BAMBINO COSÌ COME I RESTI DI UN MURO RELATIVO ALLA FORTEZZA THE APOLLO: WHAT A WONDERFUL VIEW! The Apollo Theatre in Lecce has been recently inaugurated before the Head of State, Sergio Mattarella, after a long period of reconstruction lasted about eight years. The reconstruction of a building is never a linear sequence of events. Even in this case, the procedure is interwoven with historical research, surveys, design and funding. When archaeological finds follow these factors, the web steps up and times get longer. The whole area under the theatre has been dug. They have found coins, Roman tombs and a sarcophagus with a child as well as a wall of the fortress existing in place of the current Charles V’s castle, in the shelter of the Apollo theatre, then the cut of the moat of the current castle. They have also found remains belonging to a more recent but still interesting past. In this way, the drawings kept at Lecce’s Town Historical Archives become bizarre shots of the past useful to recreate the basic steps of the building history. These drawings show architectural details that have never been realized. In picture 1, you will see the framing
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of the area, a part of the “Castle”, of the “College” (O. G. Costa) and of the “Workers’ Houses”, later demolished to realize the theatre. The whole area occupied by the Apollo is marked with a line drawing. It is the beginning of the twentieth century. Four tables depict the façades of the building. The last aspect of this action concerns the critical restoration, as it requires a faithful knowledge of the building history. It constrains the designer to move like a tightrope walker between the aesthetic and the historical dimension, between the unavoidable need to design some parts from scratch and the fidelity to a past not necessarily generous of legacies. An enlightening example is that of lights. “The lights chosen, – says the architect, Barletti – are modular blown-glass elements by Mangiarotti. The large eight-hundred-seat hall has a big modern central chandelier. Another strong point of the action is the raising of the fly system in order to have a theatre in line with international standards, thus accommodating companies from all over the world.”
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di ilaria marinaci/foto a. r. va srl
LA CITTÀ DEI
DUE
ANFITEATRI ROMANI IL SECONDO, QUELLO DI RUDIAE, È STATO RIPORTATO ALLA LUCE NELLA SUA INTEREZZA. E HA RACCONTATO UNA STORIA DI RIVALITÀ
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Da questa primavera Lecce avrà un primato in più. Sarà l’unica città al mondo ad avere due anfiteatri romani interi a distanza di pochi chilometri, anche se uno nascosto per metà: quello, celeberrimo, in piazza Sant’Oronzo, nel centro di Lecce, e l’altro che si trova immerso fra gli ulivi laddove un tempo sorgeva l’antica Rudiae, patria del poeta Quinto Ennio, il padre della letteratura latina. Due anfiteatri, peraltro, costruiti con le tecniche più usate nell’antichità: quello di Rudiae è a struttura piena, cioè con le gradinate incassate nella roccia, come a Pompei, mentre quello leccese è a struttura vuota, con le gradinate che poggiano su costruzioni a volta, come al Colosseo. Questo primato sarà ufficiale non appena termineranno i lavori di restauro dell’anfiteatro rudino, che seguono la campagna di scavi archeologici che lo ha riportato alla luce, durata quattro anni e portata avanti, per conto del Comune di Lecce e della Soprintendenza, dall’equipe di archeologi dell’Università del Salento diretti da Francesco D’Andria. Una scoperta straordinaria perché ha permesso di squarciare un velo su un bel pezzo di storia antica del nostro territorio e che certamente costituirà un elemento di forte attrazione per tutti i visitatori, italiani e stranieri, appassionati di storia romana e di archeologia. Ma come si è arrivati a capire che c’era un anfiteatro nell’area adiacente al cosiddetto “fondo Acchiatura”? Qui, alla fine
ADITUS SUD - INGRESSO ALL'IMA CAVEA; IN BASSO A SINISTRA, ADITUS SUD RIPRESO DA EST; NELLE PAGINE PRECEDENTI, L’ ANFITEATRO A FINE SCAVO RIPRESO DA SUD
degli anni Cinquanta del secolo scorso, sono stati condotti scavi archeologici che hanno restituito i primi resti di Rudiae: le fondazioni di un tempio, una tomba messapica a camera e parte di una strada lastricata romana che la collegava con Lupiae, l’antica Lecce. In realtà, le ipotesi sulla presenza di un anfiteatro a Rudiae risalgono al Cinquecento, quando venne rinvenuto un frammento epigrafico che
faceva riferimento ad un simile edificio accostato al nome di una donna: Otacilia Secundilla. Esisteva, in effetti, un avvallamento di forma ovale, che per secoli si è dibattuto se fosse un lacus per la raccolta dell’acqua piovana oppure, appunto, una struttura che ospitasse spettacoli. Fu lo studioso Cosimo De Giorgi il primo che propose una ricostruzione dell’anfiteatro di Rudiae, avendo fatto degli scavi che permisero di recuperare una parte delle strutture murarie. Una prima planimetria fu pubblicata, poi, nel 1955 da un altro celebre studioso locale, Mario Bernardini. Per completare la storia, bisogna fare un salto temporale fino alla campagna di scavi avviata nel 2011 e poi ripresa nel 2014, che, attraverso la rimozione di tonnellate di terreno, ha fatto riemergere dopo oltre duemila anni l’anfiteatro di Rudiae, capace di ospitare fino a 8000 spettatori. A differenza di gran parte degli anfiteatri romani, che sorgevano per lo più nella periferia delle città, quello di Rudiae fu realizzato proprio al centro del precedente insediamento messapico, in un’area che, per la presenza di una dolina natu-
FOTO DI GRUPPO
I risultati delle indagini archeologiche e storiche sull’anfiteatro di Rudiae sono raccolti nel volume “Rudiae e il suo anfiteatro”, a cura di Francesco D’Andria, che contiene i contributi di Paolo Perrone, Gaetano Messuti, Luigi La Rocca, Enrico Ampolo, Fabrizio Ghio, Alessandro Monastero, Dario Sergio Corritore, Pio Panarelli, Giuseppe Scardozzi, Massimo Limoncelli, Caterina Polito e Cosimo D’Oronzo. The results of these archaeological and historical finds are included in the volume, “Rudiae e il suo anfiteatro” (literally, “Rudiae and its amphitheatre”), edited by Francesco D’Andria.
rale, ne rendeva più facile la costruzione. Fra l’altro, proprio questo ha permesso al monumento di conservarsi in ottimo stato. Trovandosi, infatti, all’interno di una depressione, nel corso dei secoli, la struttura è stata riempita dal colluvio, cioè dalla terra portata dall’acqua, che l’ha preservata dagli agenti atmosferici.
Interessante è il discorso che riguarda la datazione. In un primo momento, si era ipotizzato che l’anfiteatro di Rudiae fosse anteriore a quello di Piazza Sant’Oronzo, che risale, nel suo primo impianto, all’età augustea, quindi all’inizio del I secolo d. C. Proprio alcuni reperti ritrovati durante gli scavi – nello specifico dieci monete d’argento coniate sotto il regno di Domiziano e Traiano e altri frammenti dell’epigrafe dedicatoria
a Otacilia Secundilla – hanno, invece, provato oltre ogni ragionevole dubbio che l’anfiteatro rudino è di età traianea, cioè più tardo di circa un secolo rispetto a quello di Lecce: risale, infatti, al primo ventennio del II sec. d. C. Questo significa, secondo gli archeologi, che non solo Rudiae era attiva nel II secolo, ma anche che era ancora così ricca da poter rivaleggiare con la vicina Lupiae permettendosi la costruzione di un suo anfiteatro, ad appena quattro chilometri di distanza. La prova provata, quindi, di una rivalità forte e sentita dagli abitanti STRADA ROMANA E LUOGO DI CULTO DI FONDO ACCHIATURA
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ruDiae
ANFITEATRO PRIMA DEGLI SCAVI 2009
SISTEMA TRE CITTÀ
NON SOLO RUDIAE ERA ATTIVA NEL II SECOLO, MA ERA ANCORA COSÌ RICCA DA POTER RIVALEGGIARE CON LA VICINA LUPIAE di Rudiae, fra i quali Otacilia Secundilla, la matrona citata nell’epigrafe dedicatoria. Figlia di un senatore romano di nome Marco vissuto sotto il regno di Domiziano e patrono di Rudiae (una carica simile a quella di governatore), fu lei a finanziare la costruzione dell’edificio, presumi-
bilmente utilizzando proprio una parte dell’eredità avuta alla morte del padre. Grazie agli scavi, è stato anche possibile sapere che, se nel II secolo Rudiae era ancora attiva e ricca, il suo progressivo abbandono non risale all’età imperiale, come si pensava, ma al IV e V secolo d. C.
SCHEMA DELL’ANFITEATRO A STRUTTURA PIENA DA GOLVIN J.C., L’AMPHITHÉÂTRE ROMAIN 1998
THE TOWN OF THE TWO ROMAN AMPHITHEATRES Rudiae amphitheatre has been entirely dug up and it has revealed the history of two close and rival cities. From this spring onwards, Lecce will be the only town in the world with two complete Roman amphitheatres within a few kilometres: the world-famous amphitheatre set in St. Oronzo square, in the heart of Lecce, and the other one surrounded by olive trees. This is the site of the ancient Rudiae, the birth place of the poet Quintus Ennius, the father of Latin literature. At the end of the 1950s, several archaeological excavations disclosed the first remains of Rudiae: the foundations of a temple, a Messapian tomb and part of a Roman paved road leading to Lupiae, the ancient Lecce. The hypothesis on the presence of an amphitheatre in Rudiae dates back to the Sixteenth century when an epigraphic inscription referring to Otacilia Secundilla was discovered. The scientist Cosimo De Giorgi was the first to propose the reconstruction of this amphitheatre, whose plan was published for
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L’anfiteatro di Rudiae, infine, è stato molto generoso e ha restituito reperti importanti, fra i quali, in prossimità dell’ingresso meridionale, una statua in marmo di togato “velato capite” (cioè con la testa coperta) di età imperiale e i frammenti di una testa in marmo attribuibile ad Agrippina Minore. Questi ritrovamenti, che provengono probabilmente dall’area adiacente del Foro Romano, hanno fatto ipotizzare a D’Andria e alla sua equipe che possano far parte di un ciclo imperiale. Per averne conferma, però, bisognerebbe fare una nuova campagna di scavi nell’area a sud dell’anfiteatro e provare a riportare alla luce anche l’intero Foro Romano di Rudiae.
the first time in 1955. Then, there were the excavations begun in 2011 and resumed in 2014. After two thousand years, the removal of tons of land has uncovered this amphitheatre, which could hold up to eight thousand people. Built in the middle of the previous Messapian settlement - unlike most Roman amphitheatres, - its position is exactly the reason why it is still in very good conditions. Archaeological finds have proven that the Rudiae amphitheatre belongs to the Trajanic age (II century A.D.) while that in St. Oronzo square dates back to the Augustan age (I century A.D.). According to the archaeologists, this means that Rudiae was not only active during the II century, but it was as rich as the nearby Lupiae, thus having its own amphitheatre. The progressive decline of Rudiae dates back to the IV and V century A.D. The Rudiae amphitheatre has given important finds back, probably belonging to an imperial cycle. To confirm that, new excavations would be necessary to dig up the whole Rudiae’s Roman Forum.
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IL FUTURO NASCE DA RADICI SOLIDE L’AGENZIA CAROFALO DI REALE MUTUA ASSICURAZIONI COMPIE 28 ANNI. ORA ALLA GUIDA CI SONO I FRATELLI SILVIA E DARIO. IL LORO PAPÀ, NONCHÉ FONDATORE, SALVATORE, CONTINUA AD ESSERE IL FARO DI QUESTA REALTÀ DAI GRANDI NUMERI
Il passato lo conosciamo bene, il presente è sotto gli occhi di tutti, il futuro è fatto di fiducia e professionalità, mattoni fondamentali che permettono la costruzione di rapporti fatti di stima e fiducia. Nel ventottesimo anniversario dell’Agenzia Carofalo di Reale Mutua Assicurazioni, è tempo di bilanci, ma sempre con uno sguardo puntato sulle
nuove sfide da vincere, com’è stato finora. Silvia e Dario Carofalo, fratelli nella vita, soci sul lavoro, sanno bene come muoversi in questo campo che entrambi conoscono perfettamente sin da quando erano piccini. E non potrebbe essere diversamente. Il loro papà, Salvatore, fondatore della stessa agenzia, iniziò a lavorare nel campo
assicurativo 50 anni fa. Più che naturale il passaggio di testimone dal capostipite, tuttora faro dell’agenzia, ai due fratelli che, nonostante la giovane età, hanno saputo dimostrare tutto il loro valore. Prova ne sia la tripla AAA conseguita per quattro anni di seguito dalla loro agenzia. Siamo in presenza di un ambito riconoscimento ufficiale, a livello nazionale, che viene dato a coloro che si distinguono per capacità professionali, oltre che umane. E su quest’ultimo punto, sia Silvia che Dario hanno le idee chiare. «I clienti-soci – affermano – sanno di poter contare su uno staff che ha come obiettivo primario quello di progettare, insieme a loro, soluzioni su misura, in base alle singole esigenze, privilegiando innanzitutto la persona». Il loro stile è unico ed è fatto di competenza, preparazione e affidabilità.A ciò si aggiunge un altro ingrediente fondamentale per la
REALE MUTUA ASSICURAZIONI AGENZIA “LECCE” DI CAROFALO SILVIA E DARIO SRL via Niccolò Foscarini 2, Lecce tel. +39 0832 244113/0832 244840 - fax +39 0832 244663/0832 244664 - carofalo@carofalo.com - www.carofalo.com
costruzione di questi rapporti dal profilo esclusivo: la passione, sentimento che Silvia e Dario hanno trasmesso a tutto lo staff. Uno dei loro punti di forza è il lavoro di squadra. Il supporto dei collaboratori è basilare per raggiungere e mantenere i risultati che sino ad oggi hanno fatto dell’Agenzia Carofalo una delle eccellenze del territorio. Le basi sono a Lecce, ma la rete si estende su tutta la provincia e l’attenzione per i clienti è sempre la stessa, sia che si tratti di privati, sia che si tratti di aziende. La gestione degli affari è trasparente ed
è improntata sull’etica. La filosofia del gruppo è racchiusa in queste parole: «Operare in campo assicurativo, prendersi cura dei clienti, della loro vita, della loro salute e dei loro risparmi, significa anche lavorare con i valori, i desideri ed i sogni delle persone. E noi – affermano Silvia e Dario – lo facciamo con passione». Una cosa è certa: quando si lavora puntando sulla professionalità e sulla qualità dei servizi, a trarne beneficio sono sicuramentei clienti, tuttavia anche la stessa azienda raccoglie i frutti di un’attività portata avanti con dedizione e capacità. Specializzata in soluzioni all’avanguardia nel tessuto assicurativo locale, l’Agenzia Carofalo è vicina al territorio ed anche al turismo, alle strutture ricettive, alla ristorazione e a tutto ciò che è espressione dell’identità salentina. Per esempio, fra le altre cose è specializzata nelle coperture
assicurative di case vacanze, B&B, villaggi turistici, agriturismi ed hotel di catene nazionali ed internazionali. Per ogni struttura vi è una soluzione più adeguata, modulabile nell’offerta e quindi ideale sia per quelle grandi che per quelle a conduzione familiare. In questo modo, la qualità dell’accoglienza acquisisce un valore aggiunto ed il soggiorno procederà senza brutte sorprese tanto per i proprietari quanto per gli ospiti. «La nostra mission è essere al servizio dei clienti-soci – concludono i due fratelli – e lo facciamo sapendo di poter contare su basi solide, quelle gettate tanti anni fa da nostro padre che ha saputo trasmetterci valori come l’onestà, la dedizione e la passione. Un passato importante è la garanzia migliore per gestire il presente e organizzare il futuro. Un ringraziamento va a chi ripone fiducia in noi».
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THE FUTURE COMES FROM SOLID ROOTS AGENZIA CAROFALO BY REALE MUTUA ASSICURAZIONI TURNS 28 YEARS OLD. THE TWO CAROFALO BROTHERS, SILVIA AND DARIO, ARE IN THE DRIVING SEAT. THEIR DAD, THE FOUNDER OF THE AGENCY, SALVATORE, IS STILL THE GUIDING LIGHT OF THIS SUCCESSFUL REALITY We know its past well, its present is there for all to see and the future is made of trust and professionalism. On their twenty-eighth anniversary, it is time to take stock at Agenzia Carofalo by Reale Mutua Assicurazioni but always with an eye focused on new challenges to overcome. Silvia and Dario Carofalo know perfectly how to move in this field since they were children. Their dad, Salvatore, began to work in the insurance field fifty years ago. Then, there has been the natural passing of the baton to the two brothers. Evidence of this is the triple AAA achieved by their agency for the fourth year in a row, a coveted official recognition at national level. Customers-partners can count on tailored solutions. Expertise, qualification, reliability along with passion and teamwork are the agency strong points. Furthermore, business management is transparent and ethical. “Our mission is serving our customers-partners and we do it with honesty, dedication and passion, according to our father’s values. Thanks are due to those who have trusted us.”
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di jessica niglio/
La ceramica tra Federico II, Ulisse e la tradizione persiana Leggende e storie nelle preziose opere dei maestri figulini di Grottaglie
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TERRITORIO
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IN QUESTE IMMAGINI E NELLE PAGINE PRECEDENTI ALCUNI LAVORI DI FRANCESCO FASANO. PH: FRANCESCO FASANO
Lungo la gravina San Giorgio si dipana, tra i cortili e le caratteristiche “’nchiosce” (i vicoli chiusi del centro storico), il quartiere delle ceramiche a Grottaglie, cittadina del Tarantino, centro di produzione ceramica noto e apprezzato in tutto il mondo, unico in Puglia protetto dal marchio D.O.C. e inserito nell’elenco delle ventotto città italiane della ceramica. Un luogo caratteristico, custode di memoria storica, di valori e tradizioni, circondato da cave di argilla rossa, con un cuore composto da laboratori e forni di cottura scavati nella roccia, ipogei o ricavati da vecchi frantoi. La storia dell’attività ceramica grottagliese si perde nel medioevo e si mette in relazione all’occupazione saracena delle terre meridionali. L’attività artigianale dei maestri ceramisti oggi è in mostra nel quartiere dedicato, in cui botteghe, gallerie e piccoli punti vendita si alternano in un dedalo di viuzze impreziosite da numeri civici e targhe con i nomi delle vie in ceramica. I prodotti della tradizione figulina grottagliese possono essere distinti sulla scorta
dei materiali usati, della manifattura, delle forme e colori; le due macro divisioni comprendono i cosiddetti “bianchi” o “faenzari” propri di un artigianato elitario che si caratterizza per l’esaltazione della forma pura attraverso l’utilizzo dello smalto bianco stannifero, e la ceramica “popolare”, più rustica e caratterizzata da colori che vanno dal verde marcio al giallo ocra, dal blu al manganese. In questa seconda categoria si inseriscono i celebri “capasoni”, contenitori molto ampi destinati a contenere e conservare il vino, e
“la roba gialla”, piatti, bicchieri e brocche di uso comune, bagnati in argilla cocente e colorati in giallo miele. Ricercatissimi sono le Pupe e i Pomi: i primi hanno la forma di una bottiglia dalle sembianze femminili, i secondi ricordano boccioli di fiore, tondeggianti, con foglie a rilievo. All’arte della ceramica la cittadina dedica due mostre all’anno, una in agosto e una a dicembre con soggetti ispirati al presepe e alla natività, inoltre c’è un’esposizione permanente al Museo della Ceramica nelle sale del Castello
PH: ANTONIO E ROBERTO TARTAGLIONE
FEDERICO II DI SVEVIA IN QUESTE IMMAGINI DOMENICO PINTO AL LAVORO PH: ANTONIO E ROBERTO TARTAGLIONE
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COSTANZA D’ALTAVILLA
LA STORIA DELL’ATTIVITÀ CERAMICA GROTTAGLIESE SI PERDE NEL MEDIOEVO E SI METTE IN RELAZIONE ALL’OCCUPAZIONE SARACENA DELLE TERRE MERIDIONALI Episcopio, sulla sommità del quartiere. Tra i maestri ceramisti, lo studio di Domenico Pinto attrae lo sguardo per l’originalità dei manufatti e soprattutto per i soggetti. Nella suggestiva grotta ipogea scavata a mano nel 1200 ai piedi del castello (probabile via di fuga in periodi di guerra) in via Crispi, non sono esposte solo figure ma protagonisti di storie e leggende. È così che attraverso i vetri prendono forma Federico II di Svevia e tutti i personaggi legati alla sua vita. La serie ha nome “Le trame dell’Impero Federiciano” ed è realizzata in ceramiche di terracotta ingobbiata e invetriata con lustri e oro zecchino. La cultura, la storia e l’architettura della terra grottagliese diventano la lettura mitologica dell’affascinante figura del “puer apuliae”, re di Sicilia e di Gerusalemme, imperatore dei Romani, re d’Italia
e di Germania, così come lo restituisce Pinto, poliedrico e leggendario: forme e immagini cullano la bellezza e lo stupore, raccontano ciascuno la propria storia. La corte sveva, luogo di incontro di culture e popoli, viene proposta in chiave moderna, con eleganza formale ed efficacia stilistica. Particolare la rappresentazione delle donne: mogli e amanti, da Jolanda di Brienne a Costanza d’Aragona, da Costanza d’Altavilla a Bianca Lancia, madri mitiche e ieratiche, ma anche carnali e quotidiane, dai volti affusolati e dimessi. I loro abiti conservano i simboli della tradizione fiabesca pugliese, lune, civette, colombe, fiori e soli. Un altro ciclo, mitologico, quello dedicato ad Ulisse. Le tappe del suo viaggio sono un vero e proprio dialogo tra il maestro scultore e il viandante, un racconto di 18 opere di cavalli tra ironia, battibecchi,
aneddoti e storia. Un percorso onirico, competizioni di intelligenza e dispute di saggezza, per raccontare il desiderio del viaggio sfidando l’ignoto, alla ricerca della propria “Itaca”, di se stessi. I personaggi sono quelli a cui ci si affeziona dai tempi di scuola: la ninfa Calipso, il temibile Ciclope, i Proci, Penelope fino ad arrivare ad un Ulisse dei giorni nostri, addormentato nel quartiere Eur di Roma. Il finale è un segreto ben custodito da una pergamena di ceramica. Domenico Pinto opera, con passione e umiltà rare, con sua figlia Paola nell’antico quartiere delle ceramiche, proseguendo l’instancabile opera di lettura e rivisitazione della tradizione ceramica. Visitare i suoi spazi apre al racconto di storie incredibili e affascinanti. Ben diverse sono le opere realizzate da un altro noto maestro ceramista grotta40 41
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grottagLie
gliese, Francesco Fasano, formatosi nella bottega di suo padre Cosimo. Nella stessa bottega oggi trovano posto delle vere e proprie opere d’arte in cui l’arte figulina tradizionale incontra e sposa tecniche fiorentine ma soprattutto suggestioni ATHENA IMPRIGIONATA NELLA VOLIERA, DI DOMENICO PINTO PH: ANTONIO E ROBERTO TARTAGLIONE
persiane lontane nel tempo. Magiche ispirazioni confluiscono armoniosamente nella tecnica del graffito, ripensata in modo completamente originale e innovativo: nascono oggetti preziosi (lampade, piatti, vasi) in cui la luce gioca un
ruolo fondamentale. I manufatti vengono ricoperti con un sottile strato di ingobbio (argilla liquida bianca o colorata) quando la materia è ancora in stato di semisecchezza; dopo qualche ora la superficie viene graffita, un bulino incide attraverso la mano i motivi decorativi. Dopo una prima cottura il manufatto viene poi abilmente decorato con toni policromi, poi sottoposto alla seconda cottura affinché acquisti splendore e pregio. Nella sua galleria, un uomo appassionato racconta la sua arte ai visitatori, all’interno di stanze illuminate dai suoi manufatti mirabilmente forati e decorati, fino all’antico forno in mattoni. Recita, infine, le parole del poeta, matematico, astronomo e filosofo persiano Omar Khayyam (X sec.): “Vidi un giorno un vasaio assai affaccendato che impastava con forza una palla di argilla: Bada! Mormorò l’argilla. E per favore usami con garbo. Fino a ieri ero Uomo anch’io!”
IN QUESTA IMMAGINE E IN ALTO ALCUNI LAVORI DI FRANCESCO FASANO. PH: FRANCESCO FASANO
CERAMICS AMONG FREDERICK II, ULYSSES AND THE PERSIAN TRADITION In Grottaglie, along San Giorgio ravine, between the courtyards and the picturesque narrow streets of the old city, there is the neighbourhood of ceramics, a centre of pottery production renowned all over the world, unique in Apulia and protected by the D.O.C. label – a quality assurance label whose acronym stands for “Controlled Designation of Origin”. A distinctive place surrounded by red-clay pits, with a heart made of workshops and ceramic kilns dug out in the rock, hypogean or obtained from old mills. The history of Grottaglie ceramic is lost in the Middle Ages. Grottaglie ceramics can be divided according to the used materials, to manufacture, shapes and colours into the so-called “bianchi” (the white) or “faenzari” – typical of an elitist handicraft characterised by pure forms and by the use of white stanniferous glaze – and “popular” ceramics – characterized by colours like rotten green, ochre yellow, blue and manganese.
Domenico Pinto is one the master potters, whose workshop attracts for the originality of its handiwork - and of its subjects in particular. Frederick II of Swabia and all the people linked to him come to life, made of slipped and painted earthenware, glazed with spangles and pure gold. The portrayal of his women is unique: wives and lovers, legendary and solemn mothers, fleshly and ordinary at the same time, with tapering and unassuming faces. Their dresses keep the symbols of the Apulian fairy-tale tradition: moons, owls, doves, flowers and suns. Another cycle is dedicated to the mythological Ulysses. An oneiric journey to tell the protagonist’s desire to travel, by venturing out the unknown, in search of his own “Ithaca” and of himself. The handicraft created by another well-known Grottaglie master potter is very different. In Francesco Fasano’s works of art, traditional ceramic art combines Florentine techniques with Persian fascinations lost in the mists of time. In his gallery, a passionate man tells his art to his visitors. Inside, the rooms are lit up by his admirable pierced and decorated handicraft.
MASSERIA SAN PIETRO
strutture ricettive
Il volto nuovo del piacere Nuovo look e tante novità per Masseria San Pietro, chicca settecentesca del Double Tree by Hilton Acaya. L’oasi del relax cambia volto per offrire il meglio ai suoi ospiti
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MASSERIA SAN PIETRO
strutture ricettive
Il regno del piacere per eccellenza, il nido delle coccole e della buona cucina si rifà il look, mantenendo inalterati i contenuti che, in tutti questi anni, hanno contraddistinto il suo percorso. Masseria San Pietro, chicca prestigiosa che sorge nel cuore di Acaya e che arricchisce l’offerta del Double Tree by Hilton, si veste di nuovo e cambia totalmente volto.
Stanno per essere portati a termine i lavori per il restyling di questa bomboniera del ’700 immersa nella campagna salentina, pronta a raccontare nuove emozioni pur conservando il calore ed il fascino che da sempre ne rappresentano la cifra identitaria. Location perfetta per cene a lume di candela, pranzi di lavoro, feste o semplicemente per regalarsi momenti di piacere accompagnati da tramonti mozzafiato, la nuova Masseria diventa uno dei migliori biglietti da visita della zona. Si è trattato di un intervento strutturale massivo, con una serie di modifiche che hanno interessato sia la facciata esterna che gli ambienti interni. Aria nuova per gli ospiti ma con una certezza, ossia lo splendido panorama di sempre che la circonda, tra macchia mediterranea, prati curatissimi e ulivi secolari. Immutati sia il circuito golfistico che si snoda attorno alla tenuta, sia l’atmosfera di relax che riempie cuore e anima di chi sceglie di trascorrere del tempo in quest’oasi di pace.
Nuovi arredi, sale interne ampliate, più luminose, nuovo ingresso ed anche nuova illuminazione, non solo interna ma anche esterna, per dare maggiore risalto al profilo della masseria ed ai suoi ambienti. Rinnovate anche le cucine dove staff altamente qualificato e competente si misurerà con prelibatezze all’altezza della situazione. Del resto, la nuova mission di JSH Hotel Collection è proprio quella di garantire una ristorazione di altissimo livello. «Manteniamo il forte legame con il territorio – spiega Caludio Oliva, General Manager del Double Tree by Hilton Acaya – ampliando la nostra proposta, alla ricerca di una cucina elegante ma concreta, di sapori autentici fatti di ingredienti di qualità amalgamati con cura e dai nostri chef, accompagnati da vini di riferimento del territorio ma anche da etichette nazionali ed internazionali selezionate accuratamente». Ci sono luoghi in cui tutti i sensi vengono amalgamati con delicatezza pur mantenendo un equilibrio perfetto, luoghi in cui la storia e la tradizione ben si sposano con l’innovazione ed il cambiamento, e la
MASSERIA SAN PIETRO Strada Provinciale 366 San Cataldo-Otranto Km 5, Vernole (LE) tel. + 39 347 2931679, +39 0832 861385 - www.acayagolfresort.com/it-IT/masseria-san-pietro
nuova Masseria San Pietro è uno di essi. Claudio Oliva chiarisce ulteriormente la filosofia del cambiamento: «Volevamo dare la possibilità ai nostri ospiti di godere in maniera più libera e serena gli spazi offerti dalla Masseria, valorizzandoli nel rispetto del carattere originale della struttura. Colori chiari, rilassanti. Il calo-
re e l’atmosfera della pietra leccese, un ambiente semplicemente raffinato in cui sentirsi bene; questo il nostro intento». Dunque si parla di un’eleganza sobria, non troppo convenzionale, fatta di atmosfere familiari in cui la cordialità è scandita da personale altamente qualificato sempre pronto a prendersi cura degli ospiti. Raf-
THE NEW FACE OF PLEASURE A NEW LOOK AND MANY CHANGES IN MASSERIA SAN PIETRO, THE EIGHTEENTH-CENTURY REAL TREAT OF DOUBLE TREE BY HILTON ACAYA. THE RELAXATION HAVEN CHANGES ITS FACE TO OFFER THE BEST TO ITS GUESTS The kingdom of pleasure par excellence, the nest of pampering and of good food changes its look while maintaining the contents that have characterized it over the years. We are referring to Masseria San Pietro, a prestigious treat in the heart of Acaya. The restyling work of this eighteenth-century doll’s house surrounded by Salento countryside is being completed. It is the ideal location for candlelight dinners, business lunches, parties or simply to enjoy moments of pleasure accompanied by
finatezza e semplicità: in sintesi questi i punti di forza del rinnovato cuore di Acaya. Ma le novità non finiscono qui perché anche il sito cambia veste e la comunicazione ‘social’ sarà uno dei punti di forza della nuova Masseria San Pietro. «Portare il carattere autentico di questo luogo sui social – conclude Oliva – è una sfida che accogliamo con entusiasmo, felici di trasmettere a tutti i nostri amici ma anche a chi non ci conosce ancora, le sensazioni che viviamo ogni giorno in questo piccolo angolo di paradiso». Una cosa è certa: sarà un posto ancor più straordinario, magico, elegante, dove trascorrere il tempo libero, organizzare eventi indimenticabili, feste private, ascoltare musica, gustare il miglior cibo, assaporare un aperitivo, rilassarsi in mezzo alla natura. E sarebbe riduttivo definirla semplicemente una “struttura ricettiva”. Masseria San Pietro è un’occasione da cogliere per regalarsi momenti di assoluto svago e meritato piacere. Lo spazio di un sorriso e la giornata cambia. Assolutamente da provare.
breathtaking sunsets. This is the reason why the new Masseria has become one of the best visiting cards of the area. Restyling has kept unchanged both the golf circuit around the estate and the relaxing atmosphere of this haven of peace. A sober elegance, not too conventional, holds a familiar atmosphere and the friendliness of a high-qualified staff always ready to take care of the guests. Even the website changes its look and social networks become a strength point in the communication plan of the new Masseria San Pietro. Defining it simply as an “accommodation facility” would be belittling. Masseria San Pietro is a chance to grab if you want to take a bit of time off and well-deserved delight. The space of a smile and the day changes. Absolutely to experience.
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COMUNE DI LIZZANELLO
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territorio
Finalmente a casa
Torna nella sua Lizzanello il “Martirio di San Lorenzo”, la tela seicentesca trafugata dalla Chiesa Madre e abbandonata nel retrobottega di una pasticceria. Un viaggio a lieto fine durato più di trent’anni Rubata, rovinata, ritrovata, restaurata e alla fine tornata nella sua Lizzanello. La preziosissima tela del “Martirio di San Lorenzo”, opera del pittore napoletano Pacecco De Rosa, finalmente è ritornata nella sua “casa”, la Chiesa di San Lorenzo. La storia di quest’opera del seicento è avvincente, coma la trama di un romanzo. Tutto comincia nel 1985, quando la “raffigurazione” viene trafugata dalla Chiesa Madre insieme ad altri quattro dipinti del pittore leccese Oronzo Tiso. Per oltre dieci anni non se ne seppe nulla, fino a quando nel 1997, i finanzieri del Nucelo di Polizia Tributaria, specializzati nella tutela del patrimonio artistico ed archeologico, non la ritrovarono nel retrobottega di una
pasticceria leccese. Il blitz delle fiamme gialle impedì che l’opera finisse nel circuito del mercato nero. Da quanto se ne sa, erano già state avviate le trattative per fissare il prezzo. Non solo. I ladri, nel compiere il furto, avevano anche tagliato la tela in maniera maldestra, tanto da compromettere seriamente la sua conservazione ed anche il suo valore. Ma per fortuna nulla è andato perduto. Dopo un lavoro di restauro lungo e accurato, portato avanti nei laboratori della Soprintendenza di Bari, il dipinto è tornato ai suoi antichi splendori. È stato anche esposto durante un’importante mostra, allestita nella chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce, intitolata “Echi
cavaraggeschi in Puglia”. Insomma, era tornata “in vita”, pur rimanendo a Bari, nelle sale del Museo Diocesano. Ma la sua casa era altrove, in quella Lizzanello dove il culto per San Lorenzo, patrono della città, è così forte che solo chi lo ha nel cuore può descriverlo come un richiamo di fede forte e ineguagliabile. Ne sa qualcosa Paola Buttazzo, consigliera comunale con delega alla Cultura che, appena ricevuto l’incarico, si è prodigata affinché “Il martirio di San Lorenzo” tornasse ad occupare il suo posto. È stata lei, d’intesa con il sindaco Fulvio Pedone e con il parroco del paese, Don Albino De Pascali, ad avviare tutti i contatti con
COMUNE DI LIZZANELLO Via Palmieri 2, Lizzanello (LE) tel. +39 0832 629256 - www.comune.lizzanello.le.it
Salsano, ha ufficialmente restituito il dipinto alla comunità lizzanellese. L’opera sarà esposta nella chiesa di San Lorenzo, la sua storica dimora. Al suo interno si sta allestendo un’area museale per consentire visite guidate e la possibilità di osservarla da una prospettiva privilegiata. Il sito sarà assicurato anche con sistemi di allarme direttamente collegati con la vicina caserma dei Carabinieri e con altri sistemi di videosorveglianza. «Il valore dell’opera è immenso per i suoi
la Curia e le Soprintendenze di Lecce e Bari per ottenere il rientro a Lizzanello della pregiata tela, non senza aver predisposto tutti i necessari interventi di sicurezza richiesti dalla Soprintendenza stessa per questo straordinario viaggio di ritorno accompagnato da una serie di iniziative organizzate proprio per sottolineare la solennità dell’evento. Il primo, e forse il più suggestivo degli appuntamenti, quello del 4 febbraio scorso, giorno in cui la Guardia di Finanza, alla presenza del comandante provinciale, Col. Bruno
variegati aspetti, simbolici e raffigurativi afferma la consigliera Buttazzo – ed ha un’importanza storico-artistica rilevante. Le ultime vicende di cronaca, inoltre, ne arricchiscono di valore civico e la sua portata culturale. Il significato spirituale è, come tutte le opere sacre che riguardano San Lorenzo ed il Suo martirio, centrale per la cristianità e la fede. In particolare per noi lizzanellesi è un paradigma identitario che raccoglie in sé fede profonda e senso di appartenenza, oggi più che mai di orgogliosa appartenenza».
FINALLY HOME
Stolen, damaged, found again and finally come back to its Lizzanello. The story of this precious painting by the Neapolitan painter, Pacecco De Rosa, is engaging. It was stolen in 1985 with four other paintings by Lecce’s painter, Oronzo Tiso. In 1997, customs officers of the Italian Tax Inspectorate found it in the back shop of a bakery in Lecce. The raid avoided the painting to finish into the circle of the black market. The thieves had also cut the canvas clumsily, thus compromising its preservation and value. Fortunately, nothing has been lost. After a long and careful restoration work, the painting is back to its former glory. Paola Buttazzo, a member of the local council in charge of Culture, together with the Mayor, Fulvio Pedone, and the local parish priest, Don Albino De Pascali, have the merit of bringing “The Martyrdom of St. Lawrence” in its place again. Inside the Church of St. Lawrence, a museum area will give faithful and visitors the opportunity to admire the canvas from a privileged perspective.
Finalmente la preziosa tela torna nella sua Lizzanello. Cosa rappresenta per voi questo momento? «Rappresenta il trionfo dello Stato sull’illegalità, dopo un processo lungo ed inesorabile in cui lo Stato, con le Fiamme Gialle, ha recuperato la straordinaria opera d’arte sottraendola al mercato nero delle opere trafugate».
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THE “MARTYRDOM OF ST. LAWRENCE”, THE SEVENTEENTH-CENTURY PAINTING STOLEN FROM THE MOTHER CHURCH AND ABANDONED IN THE BACK SHOP OF A BAKERY, COMES BACK TO ITS LIZZANELLO. A HAPPY-ENDING JOURNEY LASTED MORE THAN THIRTY YEARS
L’amministrazione comunale ha accolto il ritorno dell’opera di Pacecco De Rosa con una serie di festeggiamenti. «Lizzanello, devotissima al culto del suo Santo Patrono è unita nei festeggiamenti. L’amministrazione comunale, grazie alle singolari capacità di Paola Buttazzo, consigliera delegata alla cultura, ha organizzato ogni dettaglio ed intende sviluppare intorno allo straordinario dipinto un marchio di fede e cultura che diventi un importante attrattore turistico». Finally, the valuable canvas is back to its Lizzanello. What does this moment mean for you? «The triumph of the State over illegality, the recovery of an extraordinary work of art». The town council has organized several celebrations. «It intends to develop a faith-and-culture trademark able to work as an important tourist attraction».
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Melpignano. Viaggio al termine della Notte Un piccolo centro all’avanguardia, non solo per il Concertone, ma anche per la sostenibilità ambientale Il grande ragno esplode l’ultima luce al centro del palco, una nota più alta per Kali Nifta, l’ultimo colpo al tamburello, in spalla uno zaino più leggero, più pesanti le gambe. Cala un’altra volta il buio sulla Notte della Taranta e Melpignano, meta dei “pizzicati” di tutta Europa, torna ad essere un paesino di 2mila abitanti nel cuore della Grecìa Salentina. A chi lo vede in diretta tv o vi fa ingresso fermandosi nello spiazzo del convento degli Agostiniani per il tempo di una sola notte, potrebbe quasi sembrare un’entità immaginaria, un simbolo al quadrato
concepito per dare ospitalità a quello del ragno. Invece all’alba resta un centro animato da iniziative culturali e progetti di sostenibilità ambientale che lo rendono all’avanguardia in Italia. Un esempio di questo “cortocircuito” tra verde e cultura è la “Cooperativa di comunità”, nata nel 2011 per rendere autosufficiente il paese dotandolo di un sistema di fotovoltaico diffuso sui tetti e, oggi, fonte di finanziamento per iniziative a sostegno della formazione. «Con i proventi del progetto e in collaborazione con la Regione Puglia riuscia-
mo a pagare i libri di testo dei ragazzi iscritti alle scuole medie e superiori che provengono da famiglie con un reddito inferiore ai 10mila euro – spiega il sindaco Ivan Stomeo – mentre una sessantina di bambini entra gratuitamente alla scuola dell’infanzia. Di recente poi l’assemblea dei soci ha deciso di destinare il nuovo budget all’acquisto di lavagne Lim per le aule di elementari medie». Ma se la cooperativa, la prima nata in Italia in modo partecipato, è una best practice ormai nota in Italia, il vero “portavoce” dell’esperimento “green” di Melpignano è
di giorgia salicandro/foto comune di melpignano
NELLE FOTO, IL PALAZZO MARSCHESALE A MELPIGNANO
Geo, un asinello appena acquistato dal Comune, che da settembre si aggirerà indisturbato per le aiuole del paese. «Brucherà le aiuole, le pulirà e ci eviterà i costi di manutenzione – racconta il sindaco – e in più, sarà un’attrattiva vivente per avvicinare i più piccoli al rispetto della natura». I più anziani, invece, sono coinvolti nella rete di circa quaranta orti sociali diffusi nel paese, di cui un paio a disposizione dei ragazzi della scuola. Dalla passeggiata all’aperto si arriva sulla soglia dei monumenti a cui sono legati i principali progetti culturali del paese. Se l’ex Convento degli Agostiniani
è l’ormai noto “quartier generale” della Taranta, una novità fresca di restauro è invece il Palazzo Marchesale, già dal 2010 messo a disposizione del nascente corso di laurea in Dams dell’Università del Salento. «Ma la nostra idea – precisa Stomeo – è che accolga al suo interno un museo sul tarantismo a partire dalla collezione di Toni Candeloro, che negli anni ha raccolto tamburelli, libri antichi, abiti, spartiti musicali». Ancora work in progress la riqualificazione dell’ex tabacchificio, destinato a centro di informazioni turistiche e una foresteria a servizio del Palazzo Marchesale, anche
se per quest’ultima si dovrà attendere il recupero delle risorse. «Certo, ultimati gli spazi si dovrà stabilire in modo puntuale come animarli e una parte importante della questione riguarda la Fondazione della Notte della Taranta, che in questi anni si è occupata quasi esclusivamente dell’organizzazione del festival. «Di recente abbiamo attivato un bando per rinnovare il comitato scientifico
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– commenta Stomeo –, sarà l’occasione buona per puntare sulla missione della ricerca scientifica». E mentre ricomincia il countdown in vista della Notte 2017, quella del ventennale, Melpignano torna ad aprirsi anche a chi è del tutto immune al fascino del ragno. Conta tre edizioni il “So What Festival”, sostenuto da una campagna di crowdfunding. Dedicato alla musica indipendente, nel 2016 ha portato sul palco The Skatalites, la
band che ha fatto la storia dello ska e del rocksteady. Basato sul coinvolgimento dal basso attraverso la pratica della raccolta fondi anche il “Mediterraneo e dintorni DocuFestival”, il primo festival cinematografico Creative Commons in Puglia inaugurato a Melpignano questo inverno da una collaborazione tra Comune, Servizio civile e OpenDDB - Distribuzioni dal basso. Tornando alla musica, lo “Yep! Salento Music Festival” ha portato
l’indie rock nientemeno che sul “sacro” piazzale degli Agostiniani. Batterie e chitarre elettriche continuano a farsi strada tra i tamburelli della Taranta. Del resto non c’è da stupirsi: i “rock addicted” ricordano bene “Le idi di marzo”, il festival che a metà anni ottanta portò proprio a Melpignano i più agguerriti “gruppi rock sovietici” in Italia, facendo del paese la base di partenza di un memorabile tour di Litfiba e Cccp nell’ex Urss.
IL FOTOVOLTAICO FINANZIA L’ACQUISTO DI LIBRI E DI LAVAGNE LIM PER LE SCUOLE. LA MANUTENZIONE DELLE AIUOLE SARÀ AFFIDATA A UN ASINELLO
MELPIGNANO. JOURNEY TO THE END OF THE NIGHT A SMALL LEADING-EDGE VILLAGE, NOT ONLY FOR THE BIG CONCERT BUT ALSO FOR ITS ENVIRONMENTAL SUSTAINABILITY The big spider explodes the last light in the middle of the stage, a higher note for Kali Nifta, the last tambourine stroke. The shades fall on the Night of Tarantula and Melpignano is itself again, a small village with its two thousand inhabitants in the heart of the so-called Grecìa Salentina. For some people, it might seem an imaginary entity. On the contrary, at dawn it appears as a centre liven up by cultural initiatives and by environmental-sustainability projects that move it to the forefront of Italian municipalities. The “Cooperativa di comunità” (literally meaning “Community Cooperative”) is an example of this “short-circuit” between environment and culture, whose goal is making the village independent from an energetic point of view, by providing it with a photovoltaic system on the village roofs. Nowadays, this system represents a funding source able to support educational projects. Another remarkable “green” initiative is the purchase of “Geo”, a little donkey that will be in charge of cleaning the village flowerbeds, thus respecting nature and avoiding the related maintenance costs. Even the elderly will be involved in a network of around forty social vegetal gardens scattered throughout the village. Squares and monuments will be the setting of other cultural projects that include the upgrading of the former tobacco mill. Finally yet importantly, many other initiatives will lead to independent music and cinema festivals.
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Una dimora storica di inizi ‘900 nel centro storico di Lecce, sapientemente restaurata nel pieno rispetto della tradizione costruttiva salentina e della storia dell’edificio che propone suite e appartamenti con servizi di alta qualità, finiture di pregio, elementi di design e pezzi d’arredo di recupero. Apre le sue porte a quei viaggiatori che sono alla ricerca dei colori e dei sapori più autentici di un territorio dove il Tempo è padrone ed i suoi abitanti gli rendono il giusto tributo, con uno stile di vita in movimento lento.
Historical dwelling of the beginning of the ‘900 situated in the core of the historical center of Lecce, finely restored fully respecting the Salentino building tradition and the history of the construction; it offers suites and apartements with high quality services, precious finishings, design elements and some recovered furniture. Opens its doors to all those travelers who are looking for the most genuine colors and tastes of a land where Time is the owner and its dwellers pay the right tribute to him with a slow lifestyle.
Via Orsini del Balzo 60 • 73100 Lecce - Italy • Ph. +39 0832 1944630 • +39 333 6225838 info@santamartalecce.it • www.santamartalecce.it
TOMMY MIGLIETTA
taLenti musicaLi
Piccolo immenso Tommy Figlio d’arte, a soli 9 anni è già un gigante della musica popolare. Tommy Miglietta ha girato il mondo portando sul palco energia e passione, dando alla pizzica un volto nuovo e magnetico
Avete presente quando si dice “la musica nel sangue”? Ecco, Tommy Miglietta ne è l’esempio. Piccolo d’età, 9 anni appena compiuti, è già un gigante della musica popolare, lui che con il suo inseparabile tamburello regala al pubblico quel ritmo fatto di emozione, forza e tanta energia che solo chi ama davvero la nobile arte dei suoni può sprigionare. Capelli lunghi, sguardo fiero, modi decisi: quando sale sul palco fa dimenticare la sua giovane età e ad ogni battito corrisponde un brivido che conquista chi lo ascolta. A 9 anni Tommy può vantare un curriculum invidiabile. Lizzanello è il suo nido, il mondo è la sua
casa. Alla tenera età di 4 anni afferra il suo primo tamburello, strumento che in breve diventa un tutt’uno con lui. Suona quasi per gioco e in men che non si dica si appassiona a quel suono che nasce dal cuore e passa attraverso il polso. Il successo arriva quasi per caso quando, durante una festa in piazza, viene notato dall’artista Stella Grande. È lei a dargli la possibilità di esibirsi per la prima volta su un palco, e Tommy è così bravo da entrare a far parte della sua band, nella stagione 2015, e di calcare palchi importanti sia in ambito locale che nazionale. A 6 anni inizia a studiare anche un altro strumento musicale, la batteria, che gli permette in brevissimo tempo di diventare
il batterista ufficiale della band “Terre a Sud”. Figlio d’arte, condivide con papà Paolo la stessa passione per la musica. Vederli suonare insieme è uno spettacolo nello spettacolo. «La musica mi accompagna da sempre» afferma Paolo, ricordando che anche lui ha cominciato sin da piccolo il suo viaggio fra le sette note, imparando a comprendere gli spartiti prima ancora di sapere leggere. «Suonare con mio figlio – aggiunge – mi regala delle emozioni talmente forti che è impossibile descriverle a parole. Fra di noi c’è un’intesa pazzesca. A volte basta uno sguardo, un sorriso, un piccolo gesto per capirci al volo. Mi rispecchio nei suoi occhi e credo per un genitore non possa esserci gioia più grande». Questo pulcino dall’immenso talento è così bravo che in tanti gli offrono collaborazioni importanti. Solo per citarne alcune: apertura del concerto di Eugenio Bennato a Torrepaduli (Luglio 2016), ospite di Giancarlo Magalli su Rai2 (Marzo 2016), apertura del concerto dei Modena City Ramblers a Montesano Salentino (Agosto
MADRE TERRA TOUR 17/03 da Roma 25/03 Tradate (Va) 26/03 Bellinzona (Svizzera) 17/04 Casignana (RC) 23/04 Bari 25/04 Lecce 03/06 Nova Siri (Mt) 10/06 Bellinzona (2ª data svizzera) 29/07 Isola di Ponza 16/09 Catania
2016 ), ospite d’onore del Concertone della Notte di San Rocco sul palco con Michele Placido (Agosto 2016), Tournée in Russia in occasione della Settimana Italiana di Cultura a Mosca (Dicembre 2016), ospite nel programma condotto da Gerry Scotti su Canale 5, “Little Big Show” (Dicembre 2016), vincitore del Premio Lupiae 2017 come “Eccellenza del Salento” conferito dall’ Accademia della Nike (Febbraio 2017), vincitore del Premio Dolmen 2017 per il contributo dato allo sviluppo della musica tradizionale italiana conferito a Roma nei giorni scorsi. Poi numerose ospitate in diversi Festival, sia in Italia che all’estero. Non solo talento. Ciò che rende unica
l’arte musicale di questo “enfant prodige” è la capacità di mettere insieme tecnica tradizionale e rock innovativo. E lui riesce sempre a catalizzare l’attenzione del pubblico, grazie alla sua naturale energia e all’adrenalina che sul palco lo trasformano in un gigante. C’è anche il suo nome fra quelli del gruppo di musica popolare del Salento “Kuntèo”, derivazione più tradizionale del più noto e affermato gruppo musicale Terre a Sud, che coniuga il ritmo ancestrale della pizzica e della taranta con contaminazioni balcaniche ed etno-folk. Tra i componenti c’è Paolo Miglietta, papà di Tommy, raffinato fisarmonicista oltre che general manager del gruppo.
Delle formazione, inoltre, fanno parte il violinista e cantante Gianvito Carlino, esperto cultore della musica popolare del sud Italia, da anni impegnato in un lavoro meticoloso nel tramandare alle nuove generazioni la salvaguardia del patrimonio culturale musicale del Salento, con workshop e seminari in diverse zone di Italia. Alla chitarra acustica il giovane ma promettente Samuele Miglietta. Al basso elettrico Davide QBA Apollonio, noto musicista, produttore e co-fondatore del gruppo “Apres La Classe” e leader del gruppo musicale Granma e Salento All Stars. Al mandolino, mandola e bouzouky Matteo Cacciatore.
SMALL BOUNDLESS TOMMY HE COMES FROM A MUSICAL FAMILY. JUST 9, BUT HE IS A ALREADY A BIG PERSONALITY OF THE FOLK MUSIC. TOMMY MIGLIETTA HAS TRAVELED THE WORLD BRINGING ON STAGE ENERGY AND PASSION, GIVING TO “PIZZICA” A NEW AND MAGNETIC APPEARANCE Do you know the saying: “music in the blood”? Well, Tommy Miglietta is an example of this. He is a little boy, just 9 years old, but he’s already a big personality of the folk music able to give people, with his tambourine, a rhythm made of energy, strength and emotion. Long hair, proud look and determination: when he takes the stage, the audience forgets his young age and every beat is a shiver. Just 9, Tommy has an enviable curriculum. Lizzanello is his nest, the world is his home. At 4 he takes his first tambourine. He plays just for fun but in less than no time, he loves that sound that comes from the heart and passes through the wrist. Now he plays in a folk group with his father Paolo who, obviously proud of his child, says: «Perfom with my son gives me such strong feelings that I can’t explain by words. We understand each other with a look, and this is one of the greatest joys of my life».
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Sarparea, il resort che divide Il villaggio extra-lusso di Nardò rischia un nuovo stop dal Comune
di francesca mandese/foto massimo centonze
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L’INVESTIMENTO DI DUE MILIONARI INGLESI PRENDE IL VIA NEL 2008 CON L’ACQUISTO DI UN ULIVETO STORICO Ambientalisti contro investitori. E poi, le ragioni di chi invoca un lavoro. È la solita vecchia storia che si intreccia con una di ordinaria burocrazia. È la storia dell’insediamento Oasi di Sarparea, che da quasi dieci anni divide il Salento. Le forze in campo ci sono tutte e ciascuno tira acqua al proprio mulino. Con gli ambientalisti che fanno il mea culpa e ammettono: «Sul residence in costruzione poco distante ci siamo, forse, distratti, ma stavolta non accadrà». Ma mettiamo un po’ d’ordine. La storia dell’Oasi Sarparea, il resort a 5 stelle che si vorrebbe realizzare in un uliveto storico di 16 ettari poco distante da Sant’Isidoro, nel territorio di Nardò, comincia nel 2008, quando due investitori inglesi, l’immobiliarista Alison Deighton e il magnate del petrolio Ian Taylor acquistano
il terreno al prezzo di 5,3 milioni di euro. Vorrebbero regalare a qualche decina di facoltosi stranieri la favola di abitare nel bel mezzo di un uliveto antico e maestoso, a pochi metri da un mare cristallino, nel cuore di quel Salento diventato ormai un brand di provata qualità. Deighton e Taylor
spendono altri milioni, poco meno di 5, per la progettazione, affidata a un famoso studio di architettura di San Francisco che nel 2010, proprio con quel progetto, conquista il primo premio all’American Architecture Awards, il riconoscimento più prestigioso per l’innovazione architettoni-
ca e il design. L’iter burocratico parte a gennaio del 2009. «Il resort sorgerà in un uliveto, ma non lo violenterà», assicurano gli investitori. Pochissimi gli espianti previsti e la volontà di utilizzare quegli alberi secolari per la produzione di olio extravergine. Per il Comune di Nardò, guidato dall’allora sindaco Marcello Risi, la costruzione di quelle 60 villette – con annessi suite, centro benessere, reception, area ristoro, sala polifunzionale e servizi per il personale, per un totale di quasi 131 mila metri cubi sviluppati su 41 mila metri quadrati –, non rappresenta un problema né un danno all’ambiente. Concede, quindi, l’autorizzazione basandosi sul Piano urbanistico generale approvato dalla Regione nel 2002 che contempla la lottizzazione di quasi tutta l’area a nord di Sant’Isidoro. Arriva, però, lo stop dagli uffici della Regione Puglia che, pur esprimendo parere positivo sulla Vas (Valutazione ambientale strategica), boccia il progetto sul piano paesaggistico. «È troppo impattante e il danno per l’ambiente sarebbe inevitabile». L’area è, sì, edificabile, ma comunque sottoposta a vincolo paesaggistico già dal 1975, cavillo al quale si aggrappa l’allora assessora regionale all’Urbanistica della giunta Vendola, Angela Barbanente, che nel 2009 infrange il sogno dei ricchi inglesi. Seguono, il ricorso degli investitori accolto dal Tar e quello in secondo grado della Regione al Consiglio di Stato. Gli anni passano, gli investitori sono sempre
più scoraggiati e annunciano di voler rinunciare. La scorsa estate, però, ecco l’improvvisa accelerazione. Regione, ministero per lo Sviluppo economico, investitori e Soprintendenza riescono a sedersi attorno allo stesso tavolo e, a fronte della disponibilità a rimodulare il piano tagliando il 30 per cento della volumetria e traslando la lottizzazione lontano dagli ulivi più antichi, arriva il parere paesaggistico. La palla passa al Comune, al quale spetta il compito di rilasciare le autorizzazioni per il piano di lottizzazione. La strada, però, è tutt’altro che spianata. Il parere definitivo dovrebbe arrivare entro la primavera e la società è già pronta a tornare in tribunale qualora da Palazzo di città arrivasse un “no”. Ipotesi tutt’altro che remota perché, nel frattempo, il comitato “Salviamo la Sarparea” invia una diffida al Comune, e
questi a sua volta chiede chiarimenti alla Regione. Gli ambientalisti sostengono che gli ulivi non sarebbero tutti censiti. E se tutto ciò non bastasse, sull’intera vicenda incombe l’ombra della Procura di Lecce che ha aperto un fascicolo nel 2013. Ma cosa accresce la determinazione degli ambientalisti? L’uliveto Sarparea è l’ultima testimonianza della foresta Oritana, che partiva dal comune in provincia di Brindisi e si estendeva fino al mar Ionio. È un uliveto spontaneo risalente al XV secolo dove un migliaio di alberi è cresciuto perforando la roccia. Hanno i tipici tronchi contorti, vere sculture naturali, e le chiome folte. In origine erano circa 1.600, ma alcuni anni fa, due diversi incendi divampati a distanza di poche ore ne hanno distrutto alcune centinaia. All’interno dell’area c’è la 56 57
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masseria Sarparea de’ Pandi, risalente al XVII secolo, fino ai primi anni Ottanta ancora in attività con due frantoi, ma oggi in rovina e non inclusa nel progetto per interventi di recupero. «Realizzare lì un resort – afferma Stefania Ronzino, portavoce del comitato –, sarebbe come costruire villette al Colosseo e la riduzione
di cubatura non limita lo sfregio». Ma ci sono anche le ragioni di chi, invece, patisce la crisi e la disoccupazione. «Quel progetto rilancerebbe l’economia e il settore turistico, sarebbe manna dal cielo per quanti, ogni giorno, devono sfamare la propria famiglia», ribatte Giuseppe Guglielmetti, presidente della Società
SARPAREA, THE RESORT THAT DIVIDES NARDÒ’S EXTRA-LUXURIOUS HOLIDAY VILLAGE RISKS A NEW STOP BY THE TOWN COUNCIL Environmentalists against investors. Then, the reasons of those who are looking for a job. It is the same old story. It is the story of the Oasi di Sarparea (literally, Sarparea Oasis) that has been dividing Salento for ten years. First things first. This five-star resort should be realized in the middle of a 16-hectare historic olive grove near Sant’Isidoro, in the area of Nardò. In 2008, two English investors, Alison Deighton and Ian Taylor, buy that land at a price of 5.3 million euros. They would give other wealthy foreigners the chance to live in a majestic ancient olive grove situated near a crystal clear sea. Deighton and Taylor spend around 5 million euros for the architectural design. The bureaucratic procedures start in January 2009. «The resort will respect the olive grove», say the investors. According to the Municipality of Nardò, those 60 cottages – with their suites, spa, reception and dining area
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operaia di Nardò. E ci sono, infine, le ragioni di chi ha messo la propria professione al servizio dell’amore per il Salento. È il caso di Rocco De Matteis, presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Lecce, il cui approccio alla vicenda è molto laico. «Lo scempio – dice – non è costruire 30 villette, perché assistiamo a ben altri scempi anche in una singola costruzione. Il problema è piuttosto un altro: abbiamo realmente bisogno di nuove volumetrie quando ce ne sono in abbondanza inutilizzate e degradate? Perché gli investitori (come è accaduto a Ostuni o in altri piccoli comuni del Salento, ndr) non scelgono di recuperare e valorizzare i tanti centri storici abbandonati? Siamo noi gli attori delle trasformazioni, ma temo che gli organi politici di gestione del territorio siano stati colti di sorpresa e impreparati di fronte al boom turistico e all’interesse verso il Salento».
developed on 41 square metres – are not a problem and they do not damage the environment. Therefore, it gives authority. The stop comes from the Apulian Region, as the project seems to violate the environmentally protective constraints. Years go by and investors are ready the abandon the project when something changes last summer. Nevertheless, the way is far from smoothed. According to the environmentalists, not all olive trees are recorded. Moreover, Sarparea olive grove is the last proof of Oria Forest that started from the homonymous municipality in the province of Brindisi until the Ionian Sea. It was an autochthonous XV-century olive grove of about 1.600 olive trees (several hundreds of which have been destroyed by fire a few years ago). Then, there are the reasons of those who are unemployed and are looking for a job. Finally, there are the reasons of those people who have put their profession at the service of Salento. This is the case of Rocco De Matteis, president of the Professional Association of Architects in the province of Lecce. According to him, «Investors should rather restore and upgrade the many abandoned historic centres».
SANTA CATERINA, NARDÒ
COMUNE DI NARDÒ ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
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otranto
GROTTA DEL TURCO
Valle dell’Idro: meraviglia, mistero, memoria Itinerari lungo il letto del fiume di Otranto, uno scrigno che aspetta di essere (ri)aperto e valorizzato Forse un luogo fondamentale per la storia e la cultura di un popolo non avrebbe bisogno di tante presentazioni. Però capita di faticare a ricordare cos’è la Valle dell’Idro, fonte di ispirazione per Antonio de Ferrariis detto il Galateo e per le scoperte del Cosimo De Giorgi. Capita, pure, che uno sforzo in più lo si debba fare per comunicare la valle ai turisti, ammaliati dal litorale idruntino e dall’eloquente impatto di Punta Palascìa, primo bacio all’oriente dal Sudest. Ma a ovest di Otranto c’è il letto del fiume che ha dato il nome alla città. La valle è un luogo di culto per
gli amanti del trekking e delle escursioni in bici, con le sue salite, le cripte importanti per la storia del territorio e non solo. Il Galateo si meravigliava dell’abbondanza di acqua e dei pozzi dai quali si poteva attingere con le mani, senza usare i secchi. Sembrava di stare, scriveva, in un luogo trapiantato qui dal Peloponneso. Secoli più tardi il De Giorgi si ritrovava in una situazione diversa. La povertà estrema dei coloni e l’aria malsana facevano della zona un ricettacolo di malattie. Dovevano ancora passare diversi decenni prima che la bonifica restituisse la valle com’era
ai tempi dei monaci basiliani. In fuga perenne, vuoi dagli iconoclasti bizantini, vuoi dal sacco della città, a loro si devono gran parte degli insediamenti e delle cripte che costeggiano il letto. E il grande mosaico sul pavimento della cattedrale. E il lavoro degli amanuensi di Càsole. «La valle è splendida, ma è sporca e poco curata». Sono le parole che troppo spesso i turisti stranieri rivolgono a Salvatore Inguscio, biospeleologo con trent’anni di esperienza sul campo, che con la moglie Emanuela cura Avanguardie, un’agenzia di guide turistiche
di andrea aufieri/foto gnosis aps
GROTTA DELLE NAVI
GROTTA DELLA SPIGA
DOVEVANO ANCORA PASSARE DIVERSI DECENNI PRIMA CHE LA BONIFICA RESTITUISSE LA VALLE COM’ERA AI TEMPI DEI MONACI BASILIANI per il trekking e altre modalità di escursionismo. Sul tema si sono battuti in tanti, soprattutto il Parco Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase e poi l’associazione Gnosis, che ha promosso tre settimane di convegni sul territorio con il patrocinio del Comune
MONTE DELLE PICCIONAIE
di Otranto, cui è stato presentato anche un progetto di riqualificazione che la presidente Eliana Masulli descrive così: «Auspichiamo un’indagine archeologica con un approccio multidisciplinare. Dal punto di vista naturalistico speriamo di poter fare una pulizia profonda della
valle e recuperare i reperti storici e archeologici anche grazie a una sinergia con i contadini che la rendono sempre rigogliosa e fertile». Aspettando una rinascita possibile, si può abbozzare un itinerario per godere della meraviglia che la valle sa esprimere. La vegetazione è magnifica, con le querce vallonee, gli alberi di fico che resistono all’edera, le orchidee spontanee, la macchia mediterranea e la formazione di rocce da studiare. E poi anche le specie sconosciute, come il gambero Gammarus niphargus salernianus che Inguscio ha scoperto nei pressi dell’acquedotto di Carlomagno. La sorgente è quasi irraggiungibile, perché si trova nell’area che tutela rare famiglie di pipistrelli, sotto l’impervio costone sul quale si erge il
PICCIONAIA
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campo che nel 1917 servì agli aviatori inglesi per costruirvi un acquedotto parallelo a metà strada tra la zona artigianale e il letto dell’Idro. Provenendo dalla città dei martiri, una prima tappa può essere la Masseria di santa Barbara, con il muro megalitico che riporta incisioni di navi (ricorrenza che si ripete nell’omonima grotta) dalle finalità non chiare, probabilmente di avvistamento e di difesa, e con la torre colombaia, anch’essa avvolta da un velo di mistero sul suo impiego. Il mistero
ricorre spesso, a Otranto, e per questo la città e la sua storia hanno ispirato numerosi capolavori. Lo troviamo anche nella Grotta della Spiga, ancora sulla sponda destra del fiume, probabilmente un simbolo spirituale inciso nella pietra. E poi il Monte Piccioniere, con le cellette scavate all’interno della roccia. Sulla sponda opposta, non senza difficoltà, si raggiunge lo splendido Monte Lauro Vecchio. Vi si possono ammirare la già citata Grotta delle Navi e la Grotta del Turco, dove c’è una netta riproduzione di
un soldato che brandisce una scimitarra. Entrambe le iscrizioni sembrano risalire all’età del Sacco di Otranto, avvenuto nel 1480. L’ultima tappa è la Selva del Turchese, che precede la meravigliosa vista dal Monte sant’Angelo, dove si trova l’omonima chiesa rupestre nella quale il De Giorgi ritrovò alcune iscrizioni votive in greco, probabilmente realizzate dai basiliani. In questo modo saranno passate tra le quattro e le sei ore e l’imbrunire inviterà a un ultimo bagno nell’Adriatico per ritemprarsi.
IL MISTERO RICORRE SPESSO, A OTRANTO, E PER QUESTO LA CITTÀ E LA SUA STORIA HANNO ISPIRATO NUMEROSI CAPOLAVORI
CRIPTA SANT’ANGELO, PARTICOLARE ISCRIZIONE VOTIVA SCOPERTA DAL DE GIORGI
VALLE DELL’IDRO: WONDER, MYSTERY, MEMORY ROUTES ALONG OTRANTO’S RIVERBED, A TREASURE CHEST WAITING TO BE (RE)OPENED AND ENHANCED Such an important place for the history and the culture of a people would not need so many presentations. Valle dell’Idro, the valley crossed by the Idro river in the area of Otranto, was a source of inspiration for Antonio de Ferrariis, nicknamed “the Galateo”, and for Cosimo De Giorgi’s discoveries. However, an effort is necessary to make tourists know the valley. The riverbed west of Otranto has given the name to the city. With its crypts, the valley is a place of worship for devotees of trekking and bike riding. The Galateo was astonished by the site abundance of water. Several centuries later, De Giorgi found himself in a completely different situation. The farmers’ extreme poverty and the insalubrious air turned the area into a place for diseases. Many decades had to gone by before the land was drained and the valley looked like it was in the time of the Basilian monks. «The valley is wonderful but dirty and neglected», say tourists to Salvatore Inguscio, a bio-speleologist. A redevelopment project has also been presented, with the aim to clean down the valley and to recover historical and archaeological finds, even thanks to a synergy with citizens. Meanwhile, a route draft expresses the marvel of the valley. The vegetation is wonderful with its maquis and rocks to study. There are also unknown species, as the shrimp Gammarus niphargus salernianus. In this way, you will have already spent from four to six hours and the sky growing dark will invite you to have the last bathe in the Adriatic sea to restore yourself.
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COMUNE DI GALLIPOLI
territorio
La rima bacia la Città Bella Al via la prima edizione del “Gallipoli in Poesia Festival”. Dal 24 al 30 aprile, Gallipoli indossa gli abiti della nobile arte. Minerva: “Non solo divertimento. Con quest’iniziativa sveliamo la vera anima della nostra città”.
Davide Rondoni e Milo De Angelis: saranno loro gli ospiti d’onore della prima edizione del “Gallipoli in Poesia Festival” di scena a Gallipoli dal 24 al 30 aprile. La perla dello Ionio si trasformerà di fatto in un unico grande cantiere poetico diffuso. Dalle piazze principali alle stradine meno trafficate, ogni angolo della città respirerà l’arte nobile della poesia, declinata in tutte le sue sfaccettature. Saranno sette giorni all’insegna della cultura: reading, workshop, concorsi di poesia, opere di street art e tante altre iniziative pianificate per coinvolgere l’in-
tera città, dai grandi ai piccoli, per trasmettere a chiunque il senso di purezza e bellezza che solo la poesia sa dare. L’obiettivo dell’amministrazione guidata dal sindaco Stefano Minerva è quello di avvicinare i gallipolini in particolare, i salentini in generale, e chiunque abbia voglia di respirare un’atmosfera nuova, a questa forma d’arte che va ben oltre la mera sfera culturale. «Questo progetto si inserisce in quello più ampio di Gallipoli intesa come città della cultura – afferma Minerva – una città educante, partecipata dove le per-
sone escono e approcciano facilmente con un’arte ancora non da tutti considerata. È giusto ed opportuno considerare la nostra città non solo come la meta prediletta per il divertimento. Il binomio mare-turismo va più che bene – prosegue – tuttavia, a mio avviso è necessario porre l’attenzione anche sul circuito culturale che si sta creando». Il primo cittadino punta a qualcosa che va ben oltre la settimana dedicata alla poesia, ed il Festival sarà uno dei tasselli che formeranno un progetto di più ampio respiro. L’obiettivo finale, su cui l’ammi-
COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta De Pace, 78 - 73014 Gallipoli (LE) - www.comune.gallipoli.it Amministrazione: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 260279 - Segreteria Generale: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 263130
PH: DINO IGNANI
MILO DE ANGELIS
nistrazione sta lavorando da tempo, è quello di fare di Gallipoli la “Città della Poesia”, riconosciuta a livello nazionale. Entrando nel dettaglio, la kermesse si articolerà in due filoni principali: il primo riprende il format della “Poesia dei luoghi”, progetto culturale già radicato a Galatina; il secondo, denominato “Poiè” è ideato dal giovane poeta gallipolino
IL LOGO DELL’EVENTO
Andrea Donaera. E i prestigiosi ospiti per le due rispettive sezioni sono, come già accennato in precedenza, Davide Rondoni, protagonista, lo scorso anno a Galatina, di un apprezzato laboratorio di poesia, e Milo De Angelis, uno dei maggiori poeti contemporanei italiani. Il Festival parla di poesia, ma è anche uno strumento nuovo per fare conoscere il territorio sotto un profilo diverso. Per molti, Gallipoli è la città che non dorme mai, soprattutto durante la stagione estiva. Ma per tanti è la città della bellezza, ed il suo incanto non deve essere solo ricercato nei luoghi, ma nella sua anima. Il “Gallipoli in Poesia Festival” è un seme piantato proprio da chi della poesia ha fatto il suo cavallo di battaglia, incentrando la sua azione politica su questa
RHYME COUPLES WITH THE BEAUTIFUL CITY
nobile arte. Appena insediatosi a Palazzo Balsamo, Stefano Minerva, predendo in prestito la frase pronunciata da Kennedy durante un discorso all’Università di Harvard nel lontano 1956, ha ribadito un concetto a lui tanto caro: “Se i politici si occupassero un po’ più di poesia e i poeti un po’ più di politica, forse si vivrebbe in un mondo migliore”. Il seme è stato piantato. Con le giuste cure ed attenzioni, la pianta crescerà forte e vigorosa, come forti e vigorosi sono i versi (in realtà, una vera e propria dichiarazione d’amore) che il sindaco ha dedicato alla sua Gallipoli in occasione di questo appuntamento con la nobile arte: “Mia città che mi hai ispirato brilli nel mio cor come una stella. Mai come te qualcos’altro ho amato Gallipoli mia, città bella”. IL SINDACO STEFANO MINERVA
FROM 24TH TO 30TH APRIL, ON THE OCCASION OF THE FIRST “POETRY FESTIVAL”, GALLIPOLI DRESSES THE PART OF THE NOBLE ART. THE MAYOR, MINERVA: “NOT JUST FUN. WE REVEAL YOU THE TRUE SOUL OF OUR CITY Davide Rondoni and Milo De Angelis will be the guests of hounour of the first “Poetry Festival”, held in Gallipoli from 24th to 30th April. The jewel of the Ionian Sea will become a unique, big, open-air poetry workshop. Seven days dedicated to culture: reading, workshops, poetry contests, street-art works to convey the purity and the beauty of poetry. The goal is to make citizens approach this form of art. «It is fair that we consider our city much more than tourists’ favourite destination for fun. The sea-tourism couple is fine but it is necessary to focus on the coming cultural circuit. The final goal of this Festival is making Gallipoli the “City of Poetry” nationwide». It is also the tool to let people know the territory from a different perspective. Gallipoli is not just the city that never sleeps but it is also a beautiful city thanks to its places and to its soul. Stefano Minerva, the city mayor, borrows a sentence delivered by Kennedy during his speech at Harvard University in 1956: «If more politicians knew poetry and more poets knew politics, the world would be better». The seed is planted.
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di maria paola pinto/foto fabio vitale e cataldo licchelli
Un tuffo dove l’acqua è più Scenari mozzafiato per gli amanti delle profondità 365 giorni l’anno
NELLA FOTO SERPULA VERMICULARIS
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BRANCHIOMMA LUCTUOSUM
Il mondo sommerso. Lambisce le coste, degrada piano in profondità, attrae come un magnete verso il blu svelando un paradiso nascosto. Stiamo parlando di un ecosistema a sé, ma alla rovescia, quello sottomarino, laddove il mare diventa territorio esclusivo dei subacquei: esperti esploratori di grotte marine, pareti rocciose, antichi relitti e flora e fauna di straordinaria bellezza. Il ventaglio prorompente di una gorgonia rossa, i grappoli coloratissimi dei coralli, le multiformi porifere e le filanti ricciole, e poi ancora anemoni, posidonie, madrepore e cerianthus sono solo alcune delle immagini più suggestive che si possono catturare durante un’immersione. Il Salento, grazie alla caratteristica conformazione delle sue ELYSIA TIMIDA
coste e dei popolatissimi fondali, anche a pochi metri di profondità, è una location ottimale per quest’attività sempre più richiesta e praticata dagli amanti del mare e della natura incontaminata. Otranto, Porto Cesareo, Santa Cesarea Terme, Castro, Tricase, Santa Maria di Leuca sono località rinomate per chi è alla ricerca di habitat scenografici, dove imbattersi in ogni varietà di pesci e crostacei e antichi reperti archeologici. Rivolgendosi ai numerosi diving o ad esperte guide locali, anche nelle vicine marine di San Cataldo e Torre Chianca, a pochi chilometri dalla città di Lecce, si possono scoprire scorci naturali unici ed entusiasmanti. Chi prova a scendere sott’acqua, soprattutto le prime
volte, ha la sensazione di vivere un sogno ad occhi aperti, alimentato da quel senso di leggerezza che la mancanza di peso regala al corpo, ma disciplinato da un rigido diktat da seguire, come tempi e modi della discesa e della risalita, sapiente utilizzo delle attrezzature e, non ultimo, il controllo della respirazione. Si tratta di una disciplina sportiva a tutti gli effetti, i cui benefici investono sia l’aspetto fisico che quello psicologico. Dal punto di vista energetico, si può considerare un dispendio di circa 700 calorie l’ora, unito allo sforzo muscolare sempre intenso e l’ossigenazione indotta, mentre l’essere completamente immersi nell’acqua genera mentalmente una sensazione di benessere e rilassatezza che si protraggono a lungo. Ma la domanda ricorrente, quando si parla di attività legate al mare, è: in che stagione si possono praticare le immersioni? «Contrariamente a quanto si pensa, non c’è un periodo dell’anno ideale: con le giuste condizioni climatiche e in assenza di correnti, tutti i mesi, anche quelli invernali, sono perfetti per vivere il mare in tutte le sue sfaccetta-
FONDAMENTALE È L’ADDESTRAMENTO, CHE NON PUÒ PRESCINDERE DAL CONSEGUIMENTO DI UN BREVETTO DI PRIMO LIVELLO
FLABELLINA AFFINIS E IN ALTO APLYSIA DACTYLOMELA; A SINISTRA BERGHIA CERULESCENS
ture – spiega Massimo Donno, presidente del Centro Sommozzatori Lecce –, grazie alle mute stagne la temperatura corporea è al sicuro e non si avverte la minima sensazione di freddo, ma solo la piacevolezza di un’esperienza sportiva sorprendente, perché ogni volta nuova e diversa a seconda delle configurazioni degli scenari marittimi. Fondamentale è l’addestramento, che non può prescindere dal conseguimento di un brevetto di primo livello rilasciato alla fine di un corso federale, che si divide tra pratica e teoria. Si tratta di una disciplina non
agonistica, che si svolge categoricamente in “curva di sicurezza”». Massimo Donno, classe 1955, vive a contatto con il mare da sempre ed ha avviato alla subacquea sportiva e professionale subacquei di tutte le età e nazionalità. La sua è una passione iniziata da giovanissimo, quando da bambino scoprì l’apnea; poi i primi corsi sportivi, l’addestramento tecnico, fino a diventare istruttore di terzo grado, giudice federale Fipsas – Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee - ma, soprattutto, un
A DIVE WHERE THE WATER IS BLUER
riferimento in tutta Italia per le notevoli competenze tecniche e operative, sempre in prima linea quando si tratta di dare supporto ad azioni in ambito culturale e ambientale, non ultime le collaborazioni con la Sovraintendenza archeologica di Puglia e con il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento e le gli interventi di pulizia dei fondali, eventi che riscontrano un sempre maggiore crescente numero di partecipanti interessati ai tesori del biosistema marino e alla sua salvaguardia. BISPIRA MARIAE
BREATHTAKING SETTINGS FOR 365 DAYS A YEAR The underwater world brushes the shore and attracts towards the blue revealing a hidden paradise. That is the underwater ecosystem where the sea becomes scuba divers’ exclusive territory. Salento is the ideal location for this activity. Otranto, Porto Cesareo, Santa Cesarea Terme, Castro, Tricase, Santa Maria di Leuca are renowned places for those people who hunt for spectacular habitats. Here they can find every variety of fish and shellfish as well as ancient archaeological finds. It is possible to find out unique and exciting natural views even in the nearby San Cataldo and Torre Chianca. Who dives has the feeling of living a daydream. Actually, diving is a sport for all practical purposes, whose benefits concern both the physical appearance and the psychological aspect. The consumption of energy is around 700 calories per hour while being completely under water gives a feeling of long-lasting mental wellbeing and relaxation. «Contrary to what people think, every time of the year is suitable for diving», explains Massimo Donno, president of Lecce Divers’ Centre.
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CHI PROVA A SCENDERE SOTT’ACQUA, SOPRATTUTTO LE PRIME VOLTE, HA LA SENSAZIONE DI VIVERE UN SOGNO AD OCCHI APERTI THURIDILLA HOPEI
DIAPHORODORIS PAPILLATA
LA FOTOGRAFIA SUBACQUEA Si chiama “Salentosommerso” ed è un portale interamente dedicato alla fotografia subacquea realizzato da un gruppo di amici con un unico obiettivo: far conoscere la spettacolare biodiversità dei fondali salentini. Molte immagini pubblicate sul sito – www.salentosommerso. it – hanno conquistato prestigiosi premi e riconoscimenti sia nazionali che internazionali. On line, oltre a una carrellata di scatti mozzafiato, è possibile trovare una mappa con gli spot più interessanti per praticare la fotografia subacquea e la descrizione delle attrezzature utilizzate, come ci racconta Fabio Vitale, uno degli autori delle fotografie di questo articolo: «Le moderne tecniche di ripresa, con l’avvento del digitale, hanno consentito ad un pubblico sempre più ampio di amanti della subacquea di documentare la vita sott’acqua, facendo conoscere dettagli un tempo sconosciuti riguardanti le innumerevoli forme di vita marina». 70 71
Come si diventa fotografi subacquei? «Prima di tutto si deve essere degli ottimi subacquei in quanto è assolutamente necessario saper gestire gli aspetti di sicurezza durante l’immersione e pertanto rispettare tutta la normativa a riguardo. Inoltre, si deve acquisire un controllo molto rigoroso dell’assetto idrodinamico durante l’immersione in quanto, fotografando, si hanno le mani sempre impegnate dalla gestione delle attrezzature di ripresa. Infine si deve essere anche degli ottimi fotografi poiché le condizioni ambientali subacquee sono decisamente più complesse di quelle che si possono incontrare sulla terra ferma: le variabili da gestire in mare, durante un’immersione, sono davvero molte, come la presenza di corrente, di sospensione, la scarsa o nulla illuminazione solare (con conseguente modifica dei colori percepiti in assenza di adeguata fonte di luce artificiale), difficoltà ad avvicinarsi al soggetto da riprendere a causa dei più disparati motivi».
UNDERWATER PHOTOGRAPHY “Salentosommerso” is a portal completely devoted to underwater photography with the aim of diffusing the impressive biodiversity of Salento seabed. Many pictures - www.salentosommerso.it – have won prestigious awards both nationally and internationally. A map of the most interesting places to practice underwater photography and a description of the equipment used are available online. «The modern digital camera techniques have allowed an increasing number of diving lovers to document life under water, revealing details about the numberless forms of sea life previously unknown». How can you become an underwater photographer? «First, you should be an excellent diver. You also need a strict control of the hydrodynamic posture. Finally, you should be an excellent photographer, as the underwater environmental conditions are far more complicated than those on dry land».
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COMUNE DI MELENDUGNO
territorio
La vacanza perfetta in un “clic”
Nasce il portale dell’assessorato al Turismo del Comune di Melendugno. (MelendugnoToYou.it). Promozione e comunicazione alla portata di tutti.
Si chiama MelendugnoToYou.it ed è il portale ufficiale dell’assessorato al Turismo del Comune di Melendugno. Strumento fortemente voluto dall’amministrazione locale per promuovere il territorio in tutto il suo splendore, non solo è un punto di riferimento per i visitatori ed i turisti affascinati dalle bellezze che fanno di Melendugno e delle sue marine uno dei fiori all’occhiello di tutto il Salento,
il sito è anche una finestra sulle attività organizzate tutto l’anno, non solo durante la stagione estiva. La promozione innanzitutto, anche oltre i confini nazionali, e un portale come questo annulla decisamente le distanze. Aggiornamenti in tempo reale, informazioni sulle località da visitare, strutture dove dormire, posti dove mangiare: l’utente, con un semplice clic, potrà immergersi nella realtà virtuale e trasformarla in esperienza reale, tra galleria fotografica, numeri utili e meteo. MelendungoToYou è stato presentato ufficialmente nei giorni scorsi, ed ha rappresentato uno dei momenti clou all’ITB di Berlino, evento fieristico di ampio
respiro, dove una delegazione del Comune ha illustrato le peculiarità del portale che affianca quello istituzionale. Il sito, che fa capo all’assessorato guidato da Anna Elisa Prete, ha il compito di integrare e coordinare i servizi, le attività, le iniziative per la scoperta del territorio melendugnese, delle sue marine e del patrimonio storico e archeologico. Non ci sono infatti solo San Foca e Torre dell’Orso tra i luoghi da visitare in chiave estiva, ma anche, per esempio, Roca Vecchia e la Grotta della Poesia, con la sua incantevole piscina naturale. Si punta in qualche modo alla destagionalizzazione turistica, valorizzando mete appetibili tutto l’anno.
COMUNE DI MELENDUGNO Via S. Nicola, Melendugno (LE) tel. +39 0832 832111 - www.comune.melendugno.le.it
La creazione del portale rientra in una strategia ben più articolata, che mira alla promozione territoriale anche attraverso le sinergie fra diversi protagonisti. La regia è sempre nelle mani dell’amministrazione comunale e, in questo caso specifico, dell’assessorato al Turismo, ed il lavoro abbraccia diversi settori. La rete si conferma piattaforma d’eccellenza per strategie di marketing tese a creare nuove dinamiche di promozione che puntino al mercato europeo. «Il valore turistico del Salento – commenta il sindaco di Melendugno, Marco Potì è rappresentato da tante destinazioni di eccellenza fra cui le nostre Marine che,
stando anche ai dati forniti da Puglia Promozione, costituiscono uno dei più importanti momenti di crescita territoriale. Ci confermiamo meta preferita da tanti turisti. Nel 2016, infatti, ci siamo classificati come terza località a livello regionale, un primato che ci riempie di orgoglio ma che ci spinge comunque a fare sempre di più». Il portale nasce per raccontare il territorio attraverso le immagini, ma anche attraverso le sue tipicità enogastronomiche, il paesaggio e la cultura. Tanti tasselli che disegnano il profilo di un’identità unica, apprezzata e punto di riferimento per quanti vogliano godere delle sue meraviglie. «Crediamo nella sinergia – conclude Potì – e nella comunicazione allargata e fruibile da tutti. La promozione, al giorno d’oggi, è leva fondamentale per la crescita del territorio, ed è giusto che si muova anche attraverso strumenti accessibili come un sito». «Il portale – aggiunge Anna Elisa Prete, assessore al Turismo del Comune di Melendugno – è una bellissima vetrina per il territorio, ed è anche un contenitore per l’offerta turistico-culturale. Ad incoraggiar-
THE PERFECT HOLIDAY IN A “CLICK” MelendugnoToYou.it is the official portal of the Department of Tourism of the Municipality of Melendugno. Strongly supported by the local council to promote the territory in all its glory, it is a point of reference for visitors and tourists fascinated by the beauties of the town and of its seaside resorts. The website is also a window on the activities organized all year round. A promotion going beyond the national boundaries. Real-time news, information about what places to visit or where to eat, or about accommodation facilities. Users will be immersed in a virtual reality turning into a real experience. The website aims to integrate and coordinate services, activities and initiatives to discover Melendugno, its seaside resorts, and its
ci sono i numeri: lo scorso anno Melendugno (con le sue marine) è stata fra le sei top destination della Puglia, tanto da far registrare un +7% di flussi turistici rispetto al 2015. La promozione – prosegue - è uno dei punti di forza della nostra amministrazione e siamo convinti che contribuisca alla crescita del territorio. Finora tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti. Continueremo così perché i risultati sono entusiasmanti».
historic and archaeological heritage. The final goal is attracting tourists by enhancing tourist destinations, thus making them tempting all the year round, not only in summer. «In 2016, we were one of the tourists’ favourite destinations, both at a regional and at a national level, – comments the Mayor of Melendugno, Marco Potì. – We are proud of this record. It encourages us to do always better.» «Promotion is essential for the economic growth of a territory,» ends Potì. «The portal – adds Anna Elisa Prete, the local Councillor for Tourism – is a wonderful showcase. Until now, we have achieved all our objectives. We will continue in this way because the results are exciting.»
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COMUNE DI VERNOLE
territorio
IL BELLO DELLE CESINE Interventi mirati per far risplendere l’oasi naturale più bella di tutta la Puglia. Con le “Giornate Ecologiche” e con il supporto della Regione, l’amministrazione comunale di Vernole farà brillare il gioiello della costa adriatica.
Si scrive Cesine si legge gioiello e come tale deve risplendere. Ecco perché l’amministrazione comunale di Vernole, da sempre attenta a questa riserva naturale, luogo delle principali rotte migratorie, nonché oasi in cui trovano rifugio numerose specie di uccelli acquatici, anche quest’anno ha in cantiere interventi di bonifica e pulizia del litorale adiacente la zona umida. A rafforzare l’operato dell’ente comunale ci pensa la Regione Puglia che, stanziando 110mila euro per interventi ad hoc, renderà più efficace ogni forma
di operazione di carattere ecologico. Le misure per la salvaguardia di quest’oasi di rara bellezza, composta da diversi habitat naturali, non sono mai abbastanza. E non solo per preservare flora e fauna, ma anche perché rappresenta uno dei principali elementi di richiamo turistico. «Siamo estremamente orgogliosi di questo finanziamento ottenuto dalla Regione – afferma il sindaco Luca De Carlo – perché nasce da una nostra esplicita richiesta e da un attento lavoro di concertazione tra Enti e da importanti tavoli tematici per
cercare di intervenire su questa unica e stupenda area. L’intervento prevederà la pulizia approfondita di tutta la spiaggia adiacente alla Riserva Naturale de “Le Cesine” e permetterà anche di classificare i rifiuti e tutto ciò che le correnti marine riversano su questo nostro gioiello e che difficilmente riescono ad essere portati via, vista anche la difficoltà per i mezzi di raggiungere il tratto di spiaggia in questione». Quale sarà il futuro di quest’area? «Abbiamo investito molto in questi anni
COMUNE DI VERNOLE - SEGRETERIA GENERALE Piazza Vittorio Veneto 54, Vernole (LE) tel. +39 0832 899234 - fax +39 0832 892522 - segretario@comune.vernole.le.it - www.comunedivernole.it
su questo gioiello – prosegue De Carlo – soprattutto in termini di promozione. La collaborazione con il WWF e la Coop. Seges, i soggetti gestori della riserva, è massima, e stiamo portando avanti alcuni progetti comuni che permettano la totale tutela di questo importantissimo habitat ma anche una fruizione maggiore, aprendo ad un tipo di turismo consapevole e rispettoso dell’ambiente. Inoltre stiamo investendo anche su mezzi di trasporto eco-sostenibili che permettano una fruizione di quest’area costiera senza appesantire il traffico, con zone di interscambio». I lavori di bonifica saranno eseguiti in concomitanza con le “Giornate Ecologiche”, uno degli appuntamenti più cari all’amministrazione.
«L’idea della Giornata Ecologica ha due radici – spiega l’assessore alle Politiche Ambientali, Mauro De Carlo – una di carattere ecologico e di tutela dell’ambiente e una sociale e di comunità. Abbiamo questo tratto di costa tanto stupendo quanto difficile da raggiungere dai mezzi di pulizia e martoriato dalle correnti marine e da ciò che riversano sulla spiaggia. Abbiamo quindi pensato di unire la nostra voglia di tutelare il territorio e questo delicato ambiente con la voglia di vivere in comunità queste esperienza. Per questo, da quando siamo Amministrazione, ogni anno organizziamo queste giornate ecologiche e ci rechiamo in prima persona, insieme a centinaia di cittadini volontari, sul nostro tratto di costa per raccogliere i rifiuti, differenziandoli in plastica, vetro e indifferenziato. Nei primi
THE BEAUTY OF LE CESINE INTERVENTIONS DESIGNED TO LIGHT UP THE MOST BEAUTIFUL NATURAL OASIS IN APULIA. WITH ITS “GREEN DAYS” AND THE SUPPORT OF THE REGION, VERNOLE TOWN COUNCIL WILL BRIGHTEN THE JEWEL OF THE ADRIATIC COAST Le Cesine is a jewel and, as a jewel, it needs to shine. This is the reason why Vernole town council has always paid attention to this nature reserve, site of the main migratory routes and shelter for numerous species of water birds. Even this year, the town council plans to reclaim and to clean the coast adjacent to the wetland. The Region has also allocated a sum of 110 thousand euros for the interventions.
tre anni abbiamo raccolto quasi 250 q di materiale». Non solo l’aspetto naturalistico. L’amministrazione vernolese tiene in particolar modo anche a quello prettamente turistico. Del resto, l’attività finalizzata alla promozione del territorio è uno dei punti di forza del sindaco e di tutta la sua squadra. Non solo mare e ambiente. Anche le attività culturali e tutto il patrimonio storico sono al servizio dei visitatori. Visite guidate, momenti didattici, escursioni, trekking, birdwatching: sono innumerevoli le attività da organizzare in quest’area, e soprattutto adatte a chiunque.
The measures for the protection of this oasis of rare beauty are never enough and they are necessary not only to preserve flora and fauna, but also because it is one of the main elements of tourist attraction. «We are extremely proud of this funding provided by the Region, – says Mayor Luca De Carlo, – as it comes from the cooperation of different authorities». What is the future of this area? «We want to bring a tourism that is aware and respectful of the environment. We are also organizing cultural activities suitable for anyone. Guided tours, educational activities, hiking, trekking and bird watching will put the historic heritage at the service of visitors».
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STORIE
oLFattoteca
La mia vita tra i profumi A Tuglie c’è un luogo avvolto da una magica atmosfera fatta di aromi delicatissimi, vasi colmi di erbe e di petali di fiori
di federica sabato/foto massimo centonze
LA MEMORIA REGISTRA FINO A 300MILA IMPRESSIONI OLFATTIVE, CREANDO UN’INCREDIBILE RETE DI SENSAZIONI CHE VENGONO POI REINTERPRETATE La sua vita e la sua memoria hanno un unico filo conduttore: l’olfatto. È Gabriele Toma, il quale, più che un profumiere o un “naso”, si potrebbe definire un esteta, un ricercatore, uno storico, un abile oratore e intrattenitore della sua clientela. È il titolare di una delle pochissime olfattoteche presenti in Puglia; di un piccolo mondo dove è bandito tutto ciò che è tipicamente commerciale e destinato alla “massa”. Dietro a quella che, in un
primo momento potrebbe apparire una semplice profumeria, si nasconde un vero e proprio museo di odori e di fragranze sofisticatissime e ricercate. Gabriele è nato tra gli odori, da quelli percepiti nell’infanzia, all’interno della famiglia, con la madre e la nonna, a quelli sentiti da giovane, fino agli ultimi che tutt’ora lo accompagnano. «Io mi sono evoluto attraverso l’olfatto – racconta – e l’olfattoteca che gestisco insieme a mia figlia Sarah Teresa è un luogo profumato, contenitore di incontri, di conversazioni e di memorie». Nelle sue teche custodisce reperti antichissimi provenienti dal Pakistan, dalla Cina, dalla Turchia e da altre parti del mondo. Dopo 50 anni di
attività e uno stile tutto suo, definire la professione di Gabriele è ancora difficile. «Faccio questo mestiere perché quando mia madre, che aveva un negozietto di Borsalino e Panizza e importava coloniali, decise di mollare l’attività, io, affascinato da questo mondo di strani odori, decisi di continuare, infatti sono qui perché non ho mai smesso. Negli anni ho imparato a definirmi un ricercatore e un conservatore degli odori, perché sono andato alla ricerca di fragranze del 1400, quelle più antiche e migliori dal punto di vista qualitativo, per gli oli essenziali che le costituiscono. L’olfatto è il senso più antico dell’uomo ed anche il più efficiente, capace di riprodurre emozioni, ricordi e immagini di un tempo perduto. La memoria registra fino a 300mila impressioni olfattive, creando un’incredibile rete di sensazioni che vengono poi rinnovate e reinterpretate». A conferma di queste sue affermazioni, Gabriele nei suoi racconti riporta citazioni storiche ed aneddoti. «Uno dei profumi più famosi dell’antichità è il Rhodinon: si 76 77
STORIE
oLFattoteca
tratta di un’essenza di rosa e, secondo la mitologia greca, la rosa nasce da una goccia di sangue di Apollo». Dalla mitologia greca si passa con estrema facilità alla storia della genesi dei profumi che hanno fatto epoca, da quelli utilizzati dai monarchi o dai grandi della Terra. È lui stesso a mettere nero su bianco le sue conoscenze, in un pamphlet realizzato per omaggiare la sua clientela. «Gli odori, i profumi nel corso dei secoli – spiega – hanno mosso il mondo. Hanno regolato o influenzato religioni, commerci, credenze, ispirato grandi scrittori, hanno fatto parte della politica e di tutti i campi esperienziali dell’uomo». La sua olfattoteca è quasi come un tempio, in cui l’olfatto è considerato una religione
e come una guida, Gabriele si circonda di adepti, i suoi clienti esigenti e raffinati che spesso partecipano anche agli incontri organizzati dal loro “sacerdote” per discutere delle infinite vie dell’olfatto. L’unione di cultura, la competenza, la qualità dei prodotti e la capacità di interpretare i bisogni e i desideri dei suoi clienti hanno fatto sì che l’olfattoteca sia stata sempre molto attiva e soprattutto abbia resistito alla massificazione delle fragranze lanciate dalle multinazionali, sfidando anche la diffidenza della gente. «Un modo per rimanere sempre noi, contraddistinguendoci da altri locali che si fanno chiamare olfattoteche è avere nelle nostre teche profumi speciali. Quando entra un cliente, deve andare via soddisfatto e, grazie alla mia esperienza,
quasi sempre riesco a capire i suoi gusti e appagare i suoi desideri. Facciamo annusare i nostri prodotti instaurando un rapporto esclusivo, utilizzando un linguaggio che è fatto non tanto di parole, ma soprattutto di fragranze e di aromi». In questo tempio “olfattivo” si riesce a comunicare attraverso un linguaggio fatto esclusivamente di profumi, capaci di catapultare chi li annusa in mondi lontani o semplicemente nella dolce culla dei ricordi. Gli odori che scegliamo di metterci addosso devono necessariamente riportarci alla mente dei sogni, dei desideri, dei luoghi lontani, delle emozioni speciali, che, attraverso le narici, ma anche consigliati da Gabriele Toma, riusciamo a raggiungere.
GLI ODORI, I PROFUMI NEL CORSO DEI SECOLI HANNO MOSSO IL MONDO. HANNO REGOLATO O INFLUENZATO RELIGIONI, COMMERCI, CREDENZE GABRIELE TOMA CON LA FIGLIA SARAH TERESA
MY LIFE AMONG PERFUMES. There is a place in Tuglie that is surrounded by a magical atmosphere, made of very delicate fragrances and flowerpots full of herbs and flower petals. His life and memory have an only underlying theme: the sense of smell. Gabriele Toma is not simply a perfumer. He could be described as an aesthete, a researcher, a historian, a skilled entertainer of his fine clientele. He is the owner of one of the very little Apulian “perfume galleries”. It hides a real museum of scents and sought-after, refined fragrances. Scents have accompanied Gabriele since his childhood. His glass showcases keep very ancient pieces coming from Pakistan, China, Turkey and from other countries. Fifty years after the beginning, defining Gabriele’s job is still difficult. «I have learnt to describe myself as a scent researcher and keeper, as I have been searching for fifteen-century scents. Memory records up to 300 thousand olfactory impressions, thus creating an incredible network of sensations». «Over the centuries, scents and perfumes have moved the world forward, – he explains. – They have ruled or influenced religions, trades and beliefs. They have inspired great writers and been part of politics and all the field of human experience». «Having special perfumes in our glass showcases is our way to stand out. When customers come in, they must go away satisfied. Thanks to my experience, I can understand their tastes and gratify their desires almost every time. We let them smell our products, using not so much the language of words but overall that of fragrances and scents».
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Prov.le Surbo - Torre Rinalda 5ยบ km Agro di Surbo (Lecce) tel. 368.958324 - info@masseriamelcarne.it
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STORIE
profumeria artistica
Narrazioni e ricordi che diventano fragranze Gabriella Chieffo racconta di una passione divenuta un brand nel mondo della profumeria di nicchia “Ogni mia creazione è accompagnata da uno specifico storytelling, le mie fragranze sono delle narrazioni olfattive, ognuna di loro racconta una storia che ha voglia di essere ascoltata”, Gabriella Chieffo definisce così il cuore dei suoi profumi, “opere artistiche” frutto di elaborate ricerche culturali ed emozionali. Lei è di origini partenopee ma l’amore per l’ambiente e per l’arte la porta a compiere una sorta di emigrazione al contrario, andando a vivere ancora più a Sud, nel cuore del barocco di Lecce, città, a suo dire, capace di “ispirare il suo lato creativo”.
«Quella per i profumi è per me molto più che una passione, è un legame indissolubile, è un modo di essere» racconta la Chieffo, e in effetti è proprio così: nel mondo della profumeria di nicchia ogni profumo racconta una storia, un viaggio o un semplice aneddoto vissuto dal “naso” che lo ha creato. Si sceglie così, non più un semplice profumo magari conosciuto da uno spot in tv, ma il profumo di una storia di vita che potremmo aver vissuto anche noi o che vorremmo vivere e si sceglie di appartenervi o di sognarla con gli odori. È un mondo per chi ama
ascoltare, conoscere e immergersi totalmente nell’arte di questo antico mestiere. Gabriella Chieffo, ingegnere ambientale e naso di professione, ci accompagna alla scoperta di questa magica dimensione tanto antica quanto inesplorata. Che cosa fa un “naso”? «Un naso trasforma ispirazioni, emozioni e ricordi in profumi. Ogni profumo è un tassello olfattivo di vita vissuta, perché in ogni fragranza c’è sempre parte del vissuto di chi crea. In questo senso la profumeria di nicchia merita un discorso
di eleonora leila moscara/
HO DECISO, DOPO LA NASCITA DEL MIO ULTIMO FIGLIO, DI METTERMI A STUDIARE, DI FARE DEI CORSI PROFESSIONALI E FARE GAVETTA
a parte, perché le creazioni non nascono da uno studio di marketing, ma dalla volontà di interpretare artisticamente un luogo, una sensazione, una storia o un personaggio». Quando e come ha deciso di diventare una creatrice di profumi? «Da sempre sono stata attratta e condizionata dagli odori, anche da quelli all’apparenza più insignificanti: riesco ad associare a tutte le immagini di vita vissuta, brutte e belle che siano, un odore particolare. Gli odori hanno la capacità di legarsi ai ricordi, enfatizzare un’esperienza, amplificare le emozioni. Ho deciso, dopo la nascita del mio ultimo figlio, di mettermi a studiare, di fare dei corsi professionali e fare gavetta e ho iniziato a creare le mie prime fragranze senza alcuna velleità commerciale. Quando le persone che incontravo mi chiedevano: “buono ma che profumo è?” Mi sono detta ok, allarghiamo gli orizzonti».
La creazione di un profumo è una questione di tecnica o di talento? «Di sicuro avere un naso particolarmente sensibile è un valore aggiunto, ma l’olfatto è un senso che va allenato e poi bisogna studiare il complesso mondo dei profumi, attraverso un percorso di studi apposito che insegna a conoscere le tecniche ed il linguaggio dei profumi, le famiglie olfattive, le note, le materie prime, le strutture olfattive, la composizione degli accordi».
Le capita di scovare o cercare un aroma che corrisponda a una precisa sensazione o a un ricordo o esperienza? «Assolutamente sì. La mia prima collezione riproduce a livello olfattivo le sensazioni che hanno caratterizzato le fasi più importanti della mia vita. Ad esempio, Camaheu rappresenta il periodo universitario, un misto di spensieratezza e impegno rappresentati dalla frivolezza citrica delle note esperidate (agrumate) e dal fascino polveroso dell’iris».
VISUAL PER LA COLLEZIONE TAERSÌA
INSTALLAZIONE ARTISTICA PER PITTI 2014
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STORIE
profumeria artistica
Chi stima fra i suoi colleghi in modo particolare? «La lista sarebbe lunga ma, se proprio devo fare un nome, cito il mio amico Meo Fusciuni, una persona umile, di rara gentilezza e di grande genialità che stimo sia come professionista che per la profonda umanità». Lei ha un suo profumo? «Dico spesso che è sempre il profumo a scegliere te e, in un certo senso, an-
che i miei profumi mi hanno scelta. Mi piace indossarli a seconda dell’umore. Ad esempio “Maisìa”, che in salentino significa “non sia mai”, è un profumo al fico che racconta la storia di una donna condannata al rogo per la sua avvenenza e la sua sapienza. Una storia che sembra uscita dalle cronache del Medioevo, ma che invece mi è stata ispirata da un fatto realmente accaduto qualche anno fa, quando l’Isis ha condannato e ucciso una
donna per stregoneria. Le note di testa sono bergamotto, limone, foglie di fico; le note di cuore: fico, ginestra, narciso, ylang ylang, infine le note di fondo sono legno di sandalo, legno guaiaco, cenere, ambra nera e musk. È un profumo a cui sono particolarmente legata che ho voluto dedicare a un concetto di donna combattiva, che non si arrende e che, anche quando è costretta a farlo, non è sconfitta perché il suo esempio sopravvive come un monito».
LA MIA PRIMA COLLEZIONE RIPRODUCE A LIVELLO OLFATTIVO, LE SENSAZIONI CHE HANNO CARATTERIZZATO LE FASI PIÙ IMPORTANTI DELLA MIA VITA
GABRIELLA CHIEFFO
TALES AND MEMORIES THAT BECOME FRAGRANCES GABRIELLA CHIEFFO TELLS ABOUT A PASSION SHE HAS TURNED INTO A BRAND IN THE WORLD OF NICHE PERFUMERY. «Each of my creations is accompanied by a specific storytelling». Gabriella Chieffo comes from Naples. Her love for the environment and art has encouraged her to live in the heart of Baroque, Lecce. «I have an indissoluble tie with perfumes», says Gabriella. Actually, every niche perfume tells a story experienced by the perfumer who has created it. She accompanies us to the discovery of this magical, ancient and unknown dimension. What do perfumers do? «They turn inspirations, emotions and memories into perfumes. They artistically interpret a place, a feeling, a story or a character». How did you become a perfumer? «Smells have always attracted me. I can link every experience of my life to a particular one. After my last child’s birth, I started to create
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my first perfumes. When people began to ask, “It smells good! What perfume is it?”, I said ok, let us broaden our horizons». Is it a matter of technique or talent? «Both». Have you ever searched for a scent corresponding to a specific feeling, memory or experience? «Absolutely. Camaheu, for example, represents my university period». Who do you appreciate among your colleagues? «My friend, Meo Fusciuni. He is humble and of rare kindness and brilliance. I appreciate him both as a professional and as a person». Do you have your own perfume? «I change it according to my mood. “Maisìa”, for example, tells the story of a woman burnt at the stake because of her attractiveness and learning. It may seem a Medieval story, while it is the story of a woman burnt by Isis some years ago. This perfume is about a fighting woman who will be never defeated because her example will last as a warning forever».
RISTORANTE SEMISERIO
ristorazione
SEMISERIO TUTTE LE FOTO SONO DELL’AGENZIA EVENTI MARKETING&COMMUNICATION
IL RISTORANTE DOVE
SI FA SUL SERIO
CURA, PASSIONE, PROFESSIONALITÀ E QUEL PIZZICO DI ORIGINALITÀ CHE NON GUASTA. IL RISTORANTE SEMISERIO, A LECCE, È IL TOP DELLA RISTORAZIONE LOCALE. PAROLA DI GIGI PERRONE Un ristorante non è solo questione di buon cibo. È un insieme di fattori che rendono unica l’esperienza dei commensali. Si parte, ovviamente, dai piatti preparati con cura, passione, professionalità e fantasia, per poi passare agli ambienti, all’accoglienza e al buon vino. Anche l’atmosfera gioca un ruolo fondamentale per la riuscita di una serata. Ne sa qualcosa Gigi Perrone, chef patron del Ristorante Semiserio, bomboniera culinaria che si trova a due passi da Piazza
Sant’Oronzo, cuore antico di Lecce. È sua la firma su tante ricette di successo. Animo creativo ed instancabile autore di piatti raffinati e gustosi, Gigi Perrone passa con disinvoltura da menu tradizionali a proposte decisamente più innovative che mantengono comunque intatta l’identità locale. E poi, particolare certo non trascurabile, l’abbinamento cibo-vino è sempre suggerito dallo stesso padrone di casa che, mettendo insieme due elementi fondamentali per far apprezzare fino in
fondo i suoi piatti, offre agli ospiti un servizio in più. Il Ristorante Semiserio è il posto ideale per cenette romantiche, ma anche per pranzi di lavoro, per cerimonie di qualsiasi tipo o anche per apertivi veloci ma sempre impeccabili. I locali, ampi, luminosi e accoglienti, sono perfetti per ogni occasione. Cucina tradizionale e al tempo stesso innovativa, prodotti del territorio, assolutamente genuini ed un concpet nuovo:
RISTORANTE SEMISERIO Via dei Mocenigo 21, Lecce tel. +39 0832 1990266 - info@ristorantesemiserio.it - www.ristorantesemiserio.it
questa in sintesi la filosofia del Semiserio che, per dirla con le parole di Gigi Perrone «si muove anche con l’energia del sorriso, che resta comunque uno degli ingredienti principali di questo piccolo universo dedicato al piacere della buona tavola». Cene a tema, personale accogliente e professionale, vini delle migliori cantine. Dai crudi di pesce ai migliori tagli di carne, dai legumi ai primi piatti: ogni ricetta viene interpretata come fosse un’opera d’arte ed è un continuo omaggio a questa terra e ai suoi prodotti. «Alla quantità – sottolinea Perrone – preferiamo la qualità». La vera ricchezza di questo posto è nella sua semplicità. «Si parte dalle nostre radici – prosegue – per creare qualcosa dal respiro più ampio. I nostri piatti, pur emergendo dal cuore del Salento, parlano tutte le lingue del mondo». E questo anche per via dei tanti turisti
che scelgono di accomodarsi in queste sale per vivere momenti indimenticabili. «Chi viene da noi – aggiunge ancora lo chef patron – sa di trovare una cucina completa, i piatti sono il frutto di un perfetto connubio fra tradizione e innovazione. Il tutto condito dalla passione che accomuna tutti i miei collaboratori».
Già, la passione, forse uno degli elementi fondamentali del successo del Semiserio. «Guai se non fosse così – conclude Gigi Perrone – la passione è il motore di tutto e i nostri clienti se ne accorgono sin dal primo istante. Una volta varcata la soglia del locale, saranno coccolati. Dal primo all’ultimo boccone».
SEMISERIO, THE RESTAURANT THAT MEANS BUSINESS CARE, PASSION, PROFESSIONALISM AND A TOUCH OF ORIGINALITY. RISTORANTE SEMISERIO, IN LECCE, IS TOP OF THE LOCAL CATERING. BY GIGI PERRONE’S TROTH A restaurant is not just about good food. It is a combination of factors that makes dinner guests’ experience unique. Dishes are prepared with care, passion, professionalism and inventiveness. The surroundings are pleasant and wine is good. Even the atmosphere plays an important role in the success of an evening. Gigi Perrone, the restaurant patron chef, knows one thing or two about that. The restaurant is a culinary doll’s house set a stone’s throw from Piazza Sant’Oronzo, in Lecce’s ancient heart. Gigi has created many successful recipes. His dishes are gourmet and tasty. He easily passes from traditional menus to more innovative proposals. He also suggests food-and-wine pairings. Ristorante Semiserio is the ideal place for romantic evenings, business lunches, ceremonies and quick drinks. Its wide, bright and warm rooms are perfect for any occasion. Its recipes have their roots in the heart of Salento, yet they speak all the languages of the world. That is why many tourists choose to sit here to live unforgettable moments.
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STORIE
oroLogiaio Di Leverano
DOVE IL TEMPO DIVENTA MAGIA ANTONIO HA DEDICATO GRAN PARTE DELLA SUA VITA A PRENDERSI CURA DEI DELICATI INGRANAGGI CHE SCANDISCONO LA VITA DEL PAESE
Quattro passi e due chiacchiere sui basoli lucidi di scirocco. Balconi antichi a guardia della piazza, le imposte vecchie di legno giallo del bar ben aperte su un sabato mattina, come accoglienza comanda, un cane perso tra i vicoli e un anziano sulla panchina. Le gocce che cadono dalle vecchie fontanelle. Cartolina di una Leverano di poesia minuta. Antonio Pranzo, 83 primavere, aspetta poco più in là, sotto il grande orologio signore del tempo di laggiù. Nocchiero di
un viaggio magico tra polvere di calce, scalini improbabili ed erbe incolte intorno alle ringhiere, che fa quasi spuntare le ali per volare leggeri e stupiti sui tetti del paese. I martelletti di bronzo picchiano garbati sulle campane, dieci volte. Tante sono le ore. Poi è il turno dei minuti. L’orologio ci dà il benvenuto, la favola quotidiana può avere inizio. Antonio di quegli ingranaggi, che sono lassù dal 1884, è il custode. Da una vita. Lo guardava un tempo, l’orologio, dal
bancone del suo bar, quasi di fronte, attraverso le fessure di legno consumato e ferro vecchio. Ma era ancora un ragazzino quando iniziò a fargli la corte. Una storia scandita da allontanamenti, riappacificazioni e cura. Sennò che grande amore sarebbe mai stato? Sale, s’inerpica lesto, dribbla gli spazi angusti di quella torre che ha respirato i suoi umori per oltre settant’anni, l’omino dell’orologio. Ché quella in fondo, è casa sua. Lo spiegano bene le caramelle al
di fabiana pacella/foto massimo centonze
limone in attesa degli ospiti e la cura minuziosa degli attrezzi del mestiere. «Mio padre Cosimo era orologiaio – racconta Antonio –, tante volte sono salito sulla torre con lui, avevo 10 o 12 anni, talvolta veniva anche la mamma. Dovevo salire su uno sgabello in legno, perché ero troppo piccolo. Negli anni ’60 poi siamo partiti alla volta della Germania ed è toccato a un nipote il compito di ricaricare ogni giorno l’orologio». Vent’anni d’amore a
distanza, con un pezzo di Leverano e d’infanzia in un angolo di quella valigia di cartone chiamata speranza. L’orologio aspettava paziente, guardando dall’alto la vita che scorreva, come sapesse che si trattava solo di un arrivederci. Era il 1981, c’era profumo di riscatto, tanti emigranti tornarono nel Salento con un gruzzolo di danari ed esperienza, per ricominciare. Da casa. Tornò anche Antonio, e l’allora sindaco del paese,
Fedele Pampo gli diede le chiavi della torre del tempo, riconoscendo in lui l’amico mite e compagno di banco ai tempi della scuola elementare. Da allora, l’anziano custode non conosce feste né soste di sorta. Ogni giorno, come in un rituale sacro e vitale, varca le tre porte di legno ai piedi della torre, che siano le dieci del mattino o le nove della sera. D’inverno s’arruffa in giacconi di due taglie più grandi, arriva con una vecchia Panda amaranto, due giri nella toppa. Poi si piega per affrontare il dedalo di cunicoli e i 36 gradini stretti e ripidi, che portano agli ingranaggi. «Un tempo qui abitavano le suore – ricorda, osservando le finestre che s’affacciano sulla scala esterna –. Poi ci ha abitato la comare, scambiavamo sempre qualche parola. Ora non c’è più». Buona norma è non fare domande. Non 86 87
STORIE
oroLogiaio Di Leverano
serve. Antonio ti apre il cuore da sé, disarma, dipinge storie che vanno ascoltate e raccontate. Perché sono belle e basta. «Questi sono i pesi dell’orologio – mostra, orgoglioso, da un piccolo antro a pianterreno –. Quello da 49 chili in metallo corrisponde alla suoneria delle ore, l’altro da 9 chili è in pietra leccese e corrisponde ai quarti d’ora, quello centrale da 5 chili è la carica dell’orologio». Funi, carrucole e un tramestio indefini-
to. Vanno su e giù, i pesi. Come il tempo. Percorso un altro pugno di scalini, rischiarati dalla luce che filtra da un piccola finestra, si accede alla stanza dei bottoni dove pulsa il cuore di sua maestà. Tutto in ordine, lindo e in attesa. Ogni cosa al suo posto, comprese sgabelli e caramelle. Ingranaggi si abbracciano e s’allontanano, girano come girano le ore, Antonio dà la carica con la manovella e osserva la sua creatura, cibandola.
«Devi dargli da mangiare, lubrificarlo, è come un essere vivente. Occorrono amore e pazienza, come con le persone», sgrana gli occhi con l’ampolla dell’olio in mano. Sul muro, a matita, ancora si leggono tutti gli interventi di manutenzione effettuati, dal 16 luglio del 1919 al maggio del ’49, quando furono rimontate le campane di bronzo forgiate a Trani. Quelle stesse campane che durante la guerra furono smontate e messe a disposizione della patria, per poi fare ritorno nel Salento, a conflitto finito. Da lassù si vede Leverano, la torre federiciana e panni stesi. In lontananza, quando il cielo è chiaro, brilla il mare di Porto Cesareo.
INGRANAGGI SI ABBRACCIANO E S’ALLONTANANO, GIRANO COME GIRANO LE ORE, ANTONIO DÀ LA CARICA CON LA MANOVELLA E OSSERVA LA SUA CREATURA, CIBANDOLA WHERE TIME BECOMES MAGIC ANTONIO HAS DEVOTED MUCH OF HIS LIFE TAKING CARE OF THE DELICATE GEARINGS THAT MARK THIS VILLAGE LIFE. Shining flagstones, ancient balconies onto the square, the old yellow wooden shutters of the coffeehouse, a dog lost through the alleys and an old man on a bench. The old drinking fountains. A postcard from a poetic Leverano. Antonio Pranzo, 83 years-old, is waiting beneath the big watch. The bells ring. The watch is welcoming us. Antonio is the keeper of those gearings that have been there since 1884. He was still a child when he began to court it. The narrow spaces of that tower have been his home for more than seventy years, as well explained by the lemon drops waiting for the guests as well as the meticulous care of the tools of the trade. «My father was a watchmaker, – tells Antonio. – When I was 10 or
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12, I climbed the tower with him many times. In the 1960s, we left to Germany». The watch had been waiting patiently for twenty years as if it knew it was just a goodbye. In 1981, Antonio came back to Salento, and the then village mayor gave him the keys of the time tower. Since then, the old keeper has never stopped. Every day, he crosses the three wooden doors of the tower. «Once, some nuns lived here», he remembers. His stories deserve to be listened and told. We enter the control centre. Everything is at its own place. Antonio winds up by cranking the handle. «You need love and patience, as with people», he opens his eyes wide. On the wall, in pencil, you can still read all the maintenance from 1919 to 1949. During the war, its bronze bells were dismantled and put at the disposal of the country. They came back to Salento at the end of the war. From up there you can see Leverano, Frederick’s tower and the drying laundry. In the distance, when the sky is clear, Porto Cesareo’s sea shines.
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CUCINA
Legumi
Gli ecotipi riscoperti dall’agricoltura Il recupero e la valorizzazione di antiche varietà e tecniche di coltura Cos’è un “ecotipo”? Secondo la definizione Treccani: “In geobotanica, ciascuna variazione, non fissata geneticamente, nell’aspetto o nel portamento assunto da una specie vegetale eurieca in risposta a diverse condizioni ambientali”. In altre parole, le varietà autoctone, specifiche di un territorio proprio perché in esso trovano le condizioni più adatte alla propria crescita e da esso traggono le proprie caratteristiche peculiari.
Da alcuni anni è cresciuta l’attenzione verso i prodotti dell’agricoltura che vengono dal passato, specie pregiate che rischiavano di smarrirsi nelle pagine di vecchi manuali. L’attenzione della scienza, la passione di giovani agricoltori, un pubblico di consumatori sempre più attento sembra oggi poter scongiurare questo rischio. Dai pomodori campani ai fagioli cuneesi ai legumi pugliesi – e non solo, si pensi
ad esempio all’albicocca di Galatone – si assiste a una rinascita di prodotti della terra e metodi di coltivazione e raccolta tramandati da generazioni. Nel territorio salentino ha contribuito a questa rinascita il progetto SaVeGraINPuglia, volto al “recupero, caratterizzazione, salvaguardia e valorizzazione di leguminose e cereali da granella e foraggio in Puglia”. Antiche varietà coltivate seguendo le tra-
di fiorella perrone/foto Nunzio Pacella tranne dove div. indicato
dizionali tecniche di avvicendamento o rotazione delle colture impiegate da secoli per preservare la fertilità del terreno, la cui diversità genetica, ben adattata alle condizioni pedoclimatiche del territorio regionale, è minacciata dalla diffusione di nuove varietà maggiormente produttive. A contrastare tale minaccia sono intervenuti attori diversi, che riscuotono oggi importanti successi. In primo luogo gli agricoltori. Poi i consumatori, sempre più alla ricerca di sapori autentici e di prodotti ecosostenibili. Racconta Antonio Calò – figlio d’arte, il padre era contadino, dell’azienda Calò&Monte che produce il famoso pisello nano di Zollino assieme a ceci, fagioli, lenticchie, fave, cicerchia – che già una decina d’anni fa si notava un interesse crescente verso i legumi coltivati dal padre. La poca produzione veniva prenotata di anno in anno da un numero di appassionati in costante aumento. Da lì la decisione di incrementare la produzione, mantenendo però inalterate le antiche tecniche: i semi messi a dimora sono quelli del raccolto precedente, con il metodo cosiddetto “a postarelle” – 5 o 6 semi posati nei solchi scavati nel terreno a una distanza di 10-15 cm l’uno dall’altro; nessun uso di chimica, si diserba meccanicamente; si raccoglie
alle prime ore del mattino per sfruttare l’umidità della notte ed estrarre la pianta integra dal terreno; i covoni vengono stesi su un telo al sole nelle ore più calde – a riprodurre le vecchie aie in pietra – battuti e ventilati in modo da separare le parti pesanti – legumi – da quelle leggere; quindi, in azienda, si procede alla “cernita a tavolino”, dove manualmente si separano le impurità dello stesso peso specifico dei legumi. Un rituale dal fascino antico
che dà vita a legumi dalle caratteristiche uniche: la sapidità, dolcezza e facilità alla cottura conferite dalla conformazione del terreno e dal sottosuolo in pietra leccese, che in autunno-inverno assorbe le piogge e in primavera-estate le rilascia lentamente sotto forma di umidità. Una lenta maturazione in cui tutti gli elementi si uniscono alla perfezione. Oggi Antonio Calò è tra i “custodi” di queste varietà vegetali, grazie alla colla-
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CUCINA
Legumi
THE ECOTYPES REDISCOVERED BY AGRICULTURE THE RECOVERY AND THE ENHANCEMENT OF ANCIENT VARIETIES AND FARMING TECHNIQUES What is an “ecotype”? By the use of simple words, we could define it as an autochthonous variety, typical of the territory where it grows. In recent years, increasing attention has been drawn to agricultural products coming from the past, valuable species threatened with extinction. From the tomatoes of Campania to the Apulian legumes, we are witnessing the revival of products of the land, and of farming and harvesting methods handed down for generations. In Salento, the SaVeGraINPuglia project has contributed to this revival. Ancient crops have been raised following the traditional rotation techniques, thus helping to preserve soil fertility and genetic diversity, threatened by the spread of more productive varieties. Many stakeholders have intervened to counter this threat. Among them, it is worth mentioning Antonio Calò – from Calò&Monte company – who produces the well-known Zollino dwarf pea in addition to chickpeas, beans, lentils, broad beans and grass peas, maintaining the ancient farming techniques unaltered. A charming ancient ritual whose results are unique legumes. A slow ripening where all the elements combine perfectly. Nowadays, Antonio Calò is one of the “guardians” of these plant varieties, in collaboration with the University of Salento.
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PANCOTTO AL SEDANO SELVATICO CON PISELLI DI ZOLLINO, SEPPIE NERE E UOVO DI QUAGLIA
FOTO DELLO CHEF: MASSIMO CENTONZE
borazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento, che contribuisce alla tutela e promozione di un patrimonio antico e moderno, una ricchezza senza tempo che contribuisce a riqualificare la qualità e la varietà nutrizionale ma anche connotare il territorio rispetto alla curiosità di un turismo di nicchia, alla ricerca dell’autenticità e della specificità dei sapori.
Cosimo Russo, chef del ristorante Aqua presso Le Dune di Porto Cesareo, predilige i legumi di Zollino perché sono un prodotto del territorio, disponibile tutto l’anno, che conserva le caratteristiche e i profumi del prodotto fresco pur essendo secco e, abbinato al pesce, esprime al meglio le virtù di ogni ingrediente. Questo piatto è ottenuto ammollando il pane raffermo nel brodo di sedano selvatico, su cui si adagia la seppia sbollentata velocemente e l’uovo di quaglia in camicia, quindi i piselli cotti in maniera tradizionale cosparsi di polvere di foglie di sedano. Un’esplosione di sapori essenziali dall’armonia straordinaria. BREAD SOUP WITH WILD CELERY, ZOLLINO DWARF PEAS, BLACK SQUIDS AND QUAIL EGG Chef Cosimo Russo prefers Zollino legumes, as they are a local product available all year round. Combined with fresh seafood, they express the virtues of each ingredient at its best. An explosion of essential flavours with an extraordinary harmony.
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PASTA D’ÉLITE
sapori tipici
I moderni sapori di una volta Fantasia, tradizione, genuinità e quell’inconfondibile gusto che solo la pasta fresca sa sprigionare. “Pasta d’élite”, a Lecce, non è il solito pastificio. Dall’incontro fra uno chef ed una pastaia non possono che nascere storie buone. Coppia nella vita, così come sul lavoro, Alessio Gubello ed Emanuela Bruno sono gli autori di tanti capitoli gustosi che hanno conquistato anche i clienti dal palato più esigente. Pasta realizzata artigianalmente, come tradizione vuole, chicche gastronomiche di indiscutibile bontà e soprattutto quella simpatia che sanno trasmettere già solo con un sorriso: queste le carte vincenti che hanno fatto di Alessio ed Emanuela la coppia d’oro dell’arte culinaria salentina. Il loro “quartier generale” è il pastificio “Pasta d’élite”, in Via Bari 2, a Lecce, ma
a breve apriranno un altro punto vendita in Via Leonardo Prato, nel cuore del centro storico, location strategica non solo per accontentare la clientela del posto, ma anche e soprattutto per offrire un servizio in più ai numerosi turisti che affollano la città. «Il locale sarà più piccolo rispetto a quello principale – afferma Alessio – ma non per questo sarà meno fornito. Anzi! I clienti potranno trovare tutti i tipi di pasta fresca, così come le delizie gastronomiche. Inoltre sarà mia cura suggerire i migliori abbinamenti cibo-vino per dare un tocco in più alla nostra offerta». E sì, perché Alessio non solo è chef di rinomata bravura, ma
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è anche un socio A.I.S e quasi sommelier. Non sarà un’enoteca, anche se insieme a pasta, passata di pomodoro, arancini di riso, polpette ed altre prelibatezze, gli ospiti potranno acquistare del buon vino con cui accompagnare queste meraviglie che sanno di tradizione. Inoltre, e questa è un’attenzione in più che Alessio ed Emanuela riservano ai clienti, in particolare a chi non è del posto, per i turisti è previsto un servizio di consegna a domicilio in qualsiasi parte del mondo. «È giusto che partano leggeri – dicono entrambi – ecco perché abbiamo pensato ad un box da consegnare loro direttamente a casa con i prodotti che loro stessi sceglieranno». Qual è il segreto del loro successo? Semplice: la qualità. La pasta, rigorosamente fatta a mano, subisce il procedimento di essiccazione naturale; inoltre vengono impiegati grani antichi come Senatore Cappelli ed il Saragolla.
Il recupero dei sapori di una volta passa anche attraverso la creazione di nuovi connubi come, per esempio, quello che vede protagonisti dei cavatelli realizzati con grano Senatore Capelli e con il cece nero di Cassano Murge. E la fantasia di Alessio ed Emanuela non si esaurisce mica qui. Da intenditori, ma soprattutto da professionisti attenti anche ai piccoli dettagli, hanno letteralmente inventato nuovi tipi di pasta. Nascono dalle loro mani, per esempio, “le singorine”, ovvero fettuccine un po’ più strette del solito e arrotolate come fossero piccole sagne ‘ncannulate; poi lo “scialatiello”, rivisitazione del formato napoletano, impastato con prezzemolo, basilico e menta: perfetto per ogni tipo di condimento. Mani di fata lei, figlia e nipote d’arte; genio dell’invenzione gastronomica lui che, grazie al suo passato di chef nei migliori ristoranti del mondo, stellati ed extralusso, può contare su un bagaglio
THE MODERN OLD-TIME TASTES FANTASY, TRADITION, HEALTHINESS AND THAT UNMISTAKABLE TASTE OF FRESH PASTA. “PASTA D’ÉLITE” IN LECCE IS NOT THE USUAL PASTA SHOP. From the encounter of a chef and a pasta maker only come good stories. Alessio Gubello and Emanuela Bruno are a couple in life and at work. Fresh pasta, food treats and appeal are their winning cards. “Pasta d’élite” is the name of their pasta shop, in Lecce. The address of their headquarters is “Via Bari, 2” but they are about to open another shop in the heart of the historic centre (Via Leonardo Prato) to please both local customers and tourists. «The new shop will be smaller but it will offer all kinds of fresh pasta and food treats. Moreover, I will suggest the best food and wine
di esperienza davvero invidiabile, soprattutto per la sua giovane età (ha poco più di 30 anni). «Ho girato il mondo, ho lavorato in posti meravigliosi, ho imparato usanze e culture di Paesi nuovi, ho anche lavorato per un catering al servizio del Vaticano ed ho arricchito le mie conoscenze non solo sui libri, ma principalmente sul campo. Però, creare qualcosa per me, per la mia città, è un’emozione diversa». «Lavorare con lui è stimolante. Unendo le nostre competenze, ma soprattutto il nostro entusiasmo, riusciamo a dare completezza a tutto ciò che facciamo» conclude la moglie Emanuela, pastaia nel DNA, che dalla mamma Rossana e dalla zia Daniela, pioniere di quest’avventura commerciale in Via Bari, ha ereditato la passione per un’arte genuina, in cui la pasta fresca la fa da protagonista. Artista della farina, Emanuela sa come impastare tradizione, innovazione e fantasia.
pairing», says Alessio. Actually, he is not only a renowned chef but also a member of the AIS (Italian Association of Sommeliers) and a near-sommelier. Furthermore, tourists will benefit from a home-delivery service towards every corner of the world. The secrets of Alessio and Emanuela’s success are quality, the use of ancient wheat flours and the retrieval of old-times tastes even through the pairing of fresh pasta with unusual ingredients as with Cassano Murge’s black chickpea. Making fresh pasta runs in Emanuela’s family, as her mum and her aunt were pasta makers. «Working with my husband is inspiring, – she says – By combining our skills and enthusiasm, we manage to give a completeness to everything we do».
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STORIE
anticHe insegne
“C’era una volta una bottega”. Un pezzo di Salento nelle insegne Vecchi negozi e aziende storiche che ancora resistono o che si sono arresi all’economia moderna “VALORI BOLLATI - CHININO DI STATO” recita tuttora da un’epoca lontana una scritta nera su marmo bianco all’ingresso di quella che fu la prima rivendita della “città bella”, Gallipoli. Ancora negli anni Venti del Novecento le coste salentine in
buona parte paludose e malsane atterrivano e respingevano la popolazione nell’entroterra con la minaccia malarica della zanzara anofele. Le lettere sottili ormai ingrigite, dall’inconfondibile aria primo-novecentesca, evocano così im-
CAVALLINO
magini di contadini costretti all’uso del chinino, farmaco antimalarico, per potersi riappropriare di quelle terre dalla natura ostile. Capita, camminando nei centri storici delle cittadine salentine, di posare lo sguardo su vecchie insegne sbiadite dal tempo. Vintage, antiche, d’epoca o old style. Sono ciò che rimane di attività chiuse da anni o decenni, di mestieri e botteghe artigiane che non trovano più posto in un mercato che ha imposto nuovi codici di consumo, tra i corridoi affollati da carrelli rullanti nei megastore di periferia. Ma non solo: in altri casi le insegne raccontano la storia di aziende che sfidano la “modernità”. Resistenze di un’Italia che quasi non c’è più.
di aurora mastore/
SAN CESARIO; A SINISTRA UN’INSEGNA A LECCE
Altre volte ancora sono solo cimeli lasciati lì appositamente, rimasti a testimoniare un nostalgico legame con il passato. Caratteri in metallo appesi ai muri delle barocche vie di città vecchie, antiche lettere dipinte a mano sull’intonaco fresco ormai scrostato di architravi in pietra leccese o su vecchi cartelloni bianchi incorniciati che nascondono e conservano le tracce di usi precedenti. Altre volte sono parole composte con tubi al neon sbilenchi e malridotti che si rianimano non appena arriva la sera con le sue luci artificiali. Insegne quasi illeggibili completano muri scalcinati
DISTILLERIA PISTILLI A SAN CESARIO
e serrande arrugginite trasformate in pagine bianche da riempire con poemi estemporanei da artisti ispirati. Si può dare voce alla storia attraverso le insegne, quelle che, scolorite o arrugginite, sembrano quasi nascondersi agli occhi dei passanti distratti. “DISTILLERIA ALCOOL”, in via Umberto I a San Cesario, è solo una delle tante tracce lasciate dall’attività che ha segnato il passato recente del piccolo paese alle porte di Lecce. Dalla fine degli anni Dieci l’insegna corona il portale del palazzo di quella che fu l’antica distilleria Pistilli, il luogo in cui ebbe inizio la storia della
GROTTAGLIE
produzione di alcolici a San Cesario. A Maglie, lungo la via principale del centro storico, una semplicissima insegna degli anni Cinquanta, lettere nere su sfondo bianco, indica il negozio del signor Antonio Portaluri, un orologiaio che ha aperto la sua bottega sessant’anni fa col padre. È convinto che il suo mestiere terminerà nel momento in cui sarà costretto a chiudere e oggi continua a riparare orologi per passione. In un’epoca in cui tutto si butta e nulla si ripara, per lui il vero orologio è quello meccanico – con gli ingranaggi da smontare pezzo per pezzo –, non quello al quarzo, che chiama “segnatempo”. Sulla stessa strada, lato opposto, attira l’attenzione una doppia vetrina verde chiaro. Quella dell’antica merceria De Giorgi è una storia di famiglia. Fondata nel 1880 da Raffaele, è tuttora gestita dal nipote Totò e conserva immutati gli arredi interni ed esterni dell’epoca. Il soffitto con le volte a stella è dipinto con motivi floreali, mentre lungo le pareti corrono vetrine e cassettoni laccati in beige ricolmi di oggetti vari. La strada che costeggia la chiesa dei santi Pietro e Paolo, a Galatina, è un susseguirsi di attività storiche. Alcune resistono ancora, altre sono ferme da tempo immemore. “CACCIA E PESCA”, ad esempio, è chiuso da almeno trent’anni,
LECCE
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STORIE
anticHe insegne IN QUESTA FOTO E IN BASSO DUE INSEGNE A MAGLIE
GALATINA
SI PUÒ DARE VOCE ALLA STORIA ATTRAVERSO LE INSEGNE, QUELLE CHE, SCOLORITE O ARRUGGINITE, SEMBRANO QUASI NASCONDERSI ma la sua insegna è lì, come un ricordo pronto a rivivere nei giorni di festa quando le vecchie imposte si spalancano per accogliere visitatori curiosi. E poi ancora, “CINE OTTICA” e la “TIPO-
GRAFIA del COMMERCIO” nel centro storico di Lecce, la cartoleria “LA CABALLINESE” e “IL SALONE DEL MOBILE” da decenni simboli del commercio a Cavallino, il curioso “CICLI GIOCATTOLI MOTO-
“ONCE UPON A TIME THE WORKSHOP”. A BIT OF SALENTO IN ITS SIGNS OLD SHOPS AND HISTORIC COMPANIES THAT STILL RESIST IN A MODERN ECONOMY “VALORI BOLLATI - CHININO DI STATO” (literally, “REVENUE STAMPS - STATE QUININE”), a sign coming from a bygone age reads at the entrance of what was once the first shop in the “beautiful town”, Gallipoli. During the 1920s, Salento seacoasts were swampy and insalubrious because of the threat of the malarial fever. Thin greying letters with an unmistakable early-twentieth-century style recall the image of peasants forced to use the quinine, an antimalarial drug, to regain possession of their hostile lands. While walking through the historic centre of the little Salento towns, your eyes may rest on ancient signs faded by time. They are the remains of workshops that have been closed for years
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POMPE” a Maglie, e tante altre nascoste per vicoli antichi e vie moderne in cui stride il contrasto con la contemporaneità. Le insegne d’epoca, discretamente, raccontano di mestieri quasi scomparsi, attività ormai rare o aziende che hanno segnato la storia di una comunità. Tappezzieri e materassai, calzolai, orologiai, maestri nell’arte di costruire e riparare biciclette, locande, drogherie, saloni da barba, carnezzerie, mercerie, negozi di mobili: un mondo di artigiani e mercanti che a volte ancora resiste e non vuole scomparire sotto il peso dell’economia “usa e getta” e dei centri commerciali “senz’anima”.
or decades, as they have no place in a market that has imposed new consumption codes. In other cases, signs tell the history of companies challenging “modernity”. Resistances of an Italy that has almost disappeared. Sometimes, they are just relics witnessing a nostalgic link with the past. “DISTILLERIA ALCOOL” (that is, “ALCOHOL DISTILLERY”) marks the entrance of the ancient distillery where the history of San Cesario alcoholic drinks began in the 1910s. In Maglie, a 1950s sign marks the workshop of a watch repairer, Antonio Portaluri. On the same street, there is the sign of the ancient De Giorgi’s haberdashery, founded in 1880. Another ancient sign is “CACCIA E PESCA” in Galatina, closed at least thirty years ago. Then, there are “CINE OTTICA” and “TIPOGRAFIA del COMMERCIO” in Lecce’s historic centre, “LA CABALLINESE” stationer’s and “IL SALONE DEL MOBILE” in Cavallino, and the bizarre “CICLI GIOCATTOLI MOTOPOMPE” in Maglie.
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CULTURA
musica
Le gambe si muovono al ritmo coinvolgente delle musica, i piedi seguono le direzioni più improbabili, gli sguardi dei ballerini si incrociano con complicità, il bacino guida il movimento mentre le ginocchia dondolano e le piroette disegnano grandi cerchi nell’aria. Potrebbe sembrare la descrizione della tradizionale pizzica, simbolo del territorio
salentino. Invece è quello che sempre più frequentemente può capitare di osservare nella nostra provincia al primo accenno di un ritmo swing: gruppi di ragazzi che, iniziano a danzare, in coppia o in gruppo, eseguendo coreografie in stile anni ’30. Il termine swing significa letteralmente dondolo e si riferisce ad un particolare ritmo musicale nato alla fine degli anni
’20 in America a cui è strettamente legato il lindy hop, la danza che animava le sale da ballo di Harlem, New York, proprio in quegli anni. Artefici di un recente e ampio fermento intorno a questo genere di musica e agli stili di danza ad esso legati, sono i ragazzi di Salento Swing People. Riduttivo sarebbe per chi scrive parlare di loro come di una
i venti n n a i l g rlem de oggi: a H a l l scita, e Da ia l r a c t I ’ a d u o in al Tacc mento in cont n segno i un mov o a lasciare u t destina
PH: RICCARDO GIULIETTO GRECO
PH: RICCARDO GIULIETTO GRECO
di agnese cossa/
PH: VERONICA GARRA
o t n e l a S Sul e n o i s s a p a l a i f f so g n i w s o l per
scuola di danza. Perché in realtà Salento Swing People è molto di più, è una comunità che attorno al ballo e alla musica ha costruito socialità e aggregazione. A Lecce tutto è iniziato appena un anno e mezzo fa grazie alla passione di tre ragazzi per la musica swing e jazz. La volontà comune era quella di creare qualcosa che in questa parte d’Italia non esisteva:
«Volevamo ballare e non volevamo andare altrove, volevamo ballare a casa nostra». Il punto di partenza è stata una festa a tema per incuriosire le persone e promuovere il progetto e il primo corso di lindy hop. “C’era una volta lo swing” il titolo dell’appuntamento, pubblicizzato tramite i social, un dress code ispirato agli anni ’20, ’30 e ’40 e una parola d’ordine per accedere al locale, rispettando la tradizione degli speakeasy, i locali clandestini che durante il proibizionismo, vendevano alcolici, tradizione richiamata anche nel logo con la frase “Trovateci, ma non ditelo a nessuno”. L’evento fu talmente partecipato da stupire
gli stessi organizzatori. Poi sono iniziate le prime lezioni, Oggi si contano più di 100 gli iscritti e 6 classi suddivise in tre livelli: primi passi, beginners e improvers. In poco tempo Salento Swing People è divenuto un progetto collettivo che cresce ogni giorno di più grazie alla dedizione di chi lavora dietro le quinte e grazie anche alla capacità di aggregare che questo ballo esprime sin dalle sue origini. Nati durante il periodo della grande depressione economica del ’29, delle big band di Count Basie e Glenn Miller, lo swing e il lindy hop divennero presto un fenomeno culturale di massa che contribuì ad argi102 103
CULTURA
THE PASSION FOR SWING BLOWS ON SALENTO FROM THE HARLEM OF THE 1920S TO TODAY’S HEEL OF ITALY: A GROWING MOVEMENT WITH ITS OWN BIG BAND Legs move to the engaging rhythm of the music, feet follow the most improbable directions, the dancers’ eyes meet, knees swing and twirls draw big circles in the air. It is the description of the swing rhythm: groups of boys and girls dance performing choreographies in a 1930s style.The term “swing” refers to a musical rhythm evolved in the USA at the end of the 1920s and closely related to lindy hop, a dance developed in Harlem, New York, in the same years. The Salento Swing People are the architects of the recent and wide success of this kind of music and of the dance styles related to it. In Lecce, everything began one year and a half ago, thanks to three young people’s passion for swing and jazz music. They wanted to create something that did not exist in this part of Italy, yet. The starting point was a theme party. “Once upon a time the swing” is the title of the meeting, a ’20s, ’30s and ’40s dress code and a password to enter the nightclub, according to the speakeasy tradition,“Find us but do not tell anybody.” In a short time, Salento Swing People has become an ever-growing collective project with its own big band, the Salento Swing People Band. Salento and its places are the set for the dancers, thus becoming a strength point of the project.Salento Swing People are all the people belonging to the project. If you are curious to discover more, then contact them by their Facebook page.
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PH: RICCARDO GIULIETTO GRECO
qui, esprimerla con la qualità che merita di avere, in una terra spesso arida e priva di alternative. Questo ti permette di fare le cose, farle funzionare e farlo bene». Chiunque voglia può sentirsi parte del progetto ed è anche per questo che in questo articolo non troverete citato alcun nome, perché Salento Swing People sono tutte le persone che ne fanno parte. Se siete curiosi di scoprire di più sarà sufficiente contattarli tramite la loro pagina facebook, o su salentoswingpeople.it. Trovateli quindi, ma mi raccomando, non ditelo a nessuno.
anche la territorialità, il Salento e i suoi luoghi, spesso utilizzati come scenografia dagli stessi ballerini: «Ci piace mostrare e valorizzare il territorio nel quale lo facciamo. Balliamo davanti ai monumenti, alle piazze, alle chiese. Non siamo andati via perché amiamo il luogo in cui viviamo. Una cosa la puoi fare, se ci credi, e la puoi fare
PH: VERONICA GARRA
nare la discriminazione razziale dell’epoca, permettendo che bianchi e neri ballassero insieme negli stessi locali. Al centro di tutto vi è la condivisione, lo scambio, la voglia di conoscersi e soprattutto di farlo divertendosi, ecco perché spesso è definito il “ballo del sorriso”. Uno scambio che avviene anche tra danza e musica, in cui il rapporto tra chi balla e chi suona è in qualche modo invertito, dove i musicisti caricano i ballerini e viceversa. Non è un caso quindi che ad un certo punto sia nata l’esigenza di creare una propria big band, la Salento Swing People Band, attualmente costituita da sette elementi. «Siamo arrivati alla conclusione – affermano i promotori – che fosse indispensabile creare la nostra band, una band che riuscisse a far ballare i ragazzi con cui noi ogni giorno ci alleniamo, con dei musicisti che fossero al servizio della comunità, perché, per questo tipo di ballo, fondamentale è il colloquio tra musicista e ballerino». Sicuramente uno dei punti forza è stata
PH: RICCARDO GIULIETTO GRECO
musica
SURF IN SALENTO
passione per iL mare
QUANDO ARRIVÒ IL KITESURF GRAZIE ALLA INTREPIDA CURIOSITÀ DI TRE AMICI, NEL 1999 LA DISCIPLINA MOSSE I PRIMI PASSI SULLE SPIAGGE SALENTINE
Chi va in mare, oltre ad essere amante della natura, dello sport e di animo coraggioso, è fondamentalmente un curioso. Già! Quando si ha l’esigenza di provare le mille sensazioni che il mare ogni giorno ti offre, capita spesso di cimentarsi in qualcosa di nuovo, inesplorato, inedito. Questa è stata l’esperienza di tre amici, Fabio Delle Donne, Antonio Dolce e Antonio Mangia, windsurfisti storici, uomini di mare, che hanno avuto l’onore e l’onere di provare, per primi nel Salento, il kitesurf, il famoso aquilone
con la tavola. Era il 1999. A differenza di tutti gli altri luoghi del mondo famosi per gli sport da tavola marini, nel Leccese il windsurf è arrivato per primo, facendo appassionare intere schiere di giovani sportivi, dagli anni settanta fino ad oggi, e generando poi, solo in un secondo momento, interesse per il surf da onda, lo skateboard, il kitesurf. All’inizio era molto pericoloso, nessuno aveva fatto un corso per imparare ad usare l’ala trasportata dal vento. Oggi la tecnologia ha permesso di costruire dei prodotti eccellenti, sicuri
e molto performanti. Ma negli anni 1999/2000 la costruzione di un kite era simile a quella di un semplice aquilone per bambini: due cavi lunghi trenta metri che collegavano direttamente il kite alla barra (timone) nelle mani del conduttore. In pratica, una volta gonfiato e alzato in aria, il nuovo aquilone era in balia delle forze del vento, e chi lo governava poteva solo condurlo nella speranza che Eolo non riservasse alcuna sgradita sorpresa. Questa nuova disciplina che andava diffondendosi in Europa molto rapidamente, era nata
di carlo morelli/
da una costola del windsurf e, sebbene l’elemento naturale sfruttato fosse sempre lo stesso, il vento, in pratica con il windsurf aveva poco se non nulla a che fare. Antonio Dolce, soprannominato “King of Alimini” (sulla sua vela spiccavano le lettere AL), aveva già girato il mondo con il suo windsurf e durante un viaggio alla Isole Canarie vide questo nuovo strumento, il kite, innamorandosene a tal punto da decidere di acquistarne uno per poi potersi cimentare a casa, nel Salento, con il suo compagno di
avventure Antonio Mangia. Da lì in poi una serie di innumerevoli cadute sull’acqua e voli da capogiro, prima di imparare a governare quel nuovo strumento e godere a pieno della libertà che trasmette. Le emozioni non mancavano mai e quando il vento stentava ad affacciarsi sulle calde spiagge salentine, questi ragazzi facevano di tutto: si racconta che una volta Antonio Mangia fu capace di allungare i cavi del kite di più del doppio, al solo scopo di riuscire a veleggiare con una leggera brezza. Qualche anno più tardi Fabio Delle
Donne, insieme a sua moglie e all’amica romana Annalisa Ortolani, creò la prima scuola federale, Buriana Kite School, presso il Buriana Surf Center a Frassanito (ora Frassanito Surf Point, con la sapiente guida di Mimmo Greco e Roberto Assiro). Quello fu un periodo di grande fermento: nelle giornate di vento più forte i cieli della “strada bianca”, la spiaggia a ridosso de Le Cesine e di Porto Cesareo si coloravano d’arcobaleno per la varietà di colori sgargianti degli aquiloni. Possiamo affermare senza ombra di dubbio che il kitesurf, in 106 107
SURF IN SALENTO
passione per iL mare
IL KITESURF HA CONTRIBUITO A FAR CONOSCERE IL SALENTO A MOLTI SPORTIVI DA TUTTA EUROPA
quegli anni, divenne una vera e propria moda. E come tutte le mode, per alcuni fu passeggera, mentre per altri, come i tre amici di cui stiamo raccontando la storia, era vita quotidiana. Il kitesurf ha contribuito a far conoscere il Salento a molti sportivi da tutta Europa, e ha fatto avvicinare al mare tante persone, anche le più lontane culturalmente dagli sport da tavola marini. Raccontare della nascita di questi sport WHEN KITESURFING ARRIVED THANKS TO THE INTREPID CURIOSITY OF THREE FRIENDS, IN 1999 THIS DISCIPLINE TOOK THE FIRST STEPS ON THE BEACHES OF SALENTO Those who go to the sea are basically curious people. And the sea often offers something new, uncharted, unknown. This is the experience of three friends: Fabio Delle Donne, Antonio Dolce and Antonio Mangia, memorable windsurfers who had the honours and the burdens to be the first to test a kiteboard – a board towed by a large kite - in Salento. It was 1999. Kitesurfing arrived in Salento just after windsurfing. At the beginning, it was very dangerous, as nobody had taken a course on the use of this wing towed by the wind.
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nel Salento è una cosa emozionante, perché guardando tra le righe il denominatore comune sono sempre state l’amicizia, la spensieratezza e la voglia di vivere con emozione. Adesso questi tre amici sono già all’opera con un altro marchingegno infernale: il Foil. Si tratta di una pinna da montare sotto la tavola da kite, o windsurf, o surf o sup, che assomiglia più ad un ala di aereo, e capace di far sollevare la tavola dall’acqua. Dai racconti di Antonio Mangia e Antonio Dolce, questo foil dà la possibilità di sfruttare giornate con vento scarso e, quindi, di fatto raddoppia le uscite in mare degli appassionati. Sarà vero? Continueremo a seguire i tre amici per scoprirlo.
Today, technology allows us to build excellent, safe and very performing products, whereas in 1999/2000 making a kite for kitesurfing was quite similar to making a kite for children. Antonio Dolce, nicknamed “King of Alimini”, had already travelled the world with his windsurfing board when he saw a kite for the first time. He fell in love with this tool to the point that he decided to buy one and test it once he was back in Salento. His companion of adventure was Antonio Mangia. A few years later, Fabio Delle Donne, along with his wife and with his friend, Annalisa Ortolani, created the first federal school, Buriana Kite School, in Frassanito. It was a great period. It is also thanks to kitesurfing if many sportsmen and women have decided to come to Salento from all over Europe.
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ECONOMIA
amBiente e sviLuppo
La strada verso un turismo sostenibile Una necessità da perseguire, riscoprendo le unicità e riappropriandosi delle storie e dei saperi della comunità Il 2017 è stato dichiarato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “Anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo” con il chiaro intento di favorire l’ambiente e le economie in difficoltà. Un miliardo di turisti ogni anno sono in viaggio e quindici milioni raggiungono la Regione Puglia, per questo il turismo sostenibile diviene una necessità, non più un modello da perseguire. Sorge quindi subito una domanda. Il Salento è pronto a fare turismo sostenibile? Se vogliamo rispondere, bisogna fermarsi e riflettere. Innanzitutto, per fare turismo sostenibile non bisogna assomigliare a nessuno, ma riscoprire l’unicità di un
luogo riappropriandosi delle storie e dei saperi di una comunità. Ma soprattutto il turismo sostenibile mantiene inalterate le caratteristiche ambientali, naturali e culturali di una determinata località. Per questo c’è bisogno di riconquistare i luoghi, con forza e coraggio. E innamorarsene di nuovo. Magari a piedi. Solo mettendoci in cammino facciamo esperienza del reale e conosciamo i luoghi in profondità. Nel Salento, per esempio, operano da più di vent’anni l’associazione Speleo Trekking e il suo presidente Riccardo Rella. Per lui non c’è stato bisogno di un sentiero già battuto, di una Via Appia da valorizzare o di una Via Francigena da far conoscere.
Non c’è stato bisogno di un cammino sacro per muoversi e lasciarsi conquistare dalla meraviglia della scoperta. Diciamocelo: anche in Salento non c’è bisogno di assomigliare a nessuno e se l’antica Via Appia termina a Brindisi, poco importa. Ma qualcosa inizia a muoversi. Ci sono diverse realtà che fanno della sostenibilità ambientale e turistica il loro punto di forza e da qui dobbiamo ripartire come comunità. Rivolgendo lo sguardo a sud di questa penisola, a quel sud geografico che ha sempre qualcosa da dire. Lastation, ad esempio, è un progetto dell’associazione Ramdom, che ha preso in gestione il casello più a sud-est d’Ita-
di luciana lettere/
ANDRANO
BOSCO DI RAUCCIO - TORRE CHIANCA
lia, a Gagliano del Capo. Questo centro culturale rappresenta un punto d’arrivo, un capolinea. Un luogo dove il tempo si dilata. Ma soprattutto un luogo che vuole assecondare la vocazione di un territorio posto al confine e per questo estremo. Così come estrema e coraggiosa è stata l’idea dell’associazione “Casa delle Agriculture Tullia e Gino” di Casti-
glione d’Otranto, che entro pochi mesi realizzerà il primo mulino di comunità della Puglia per rilanciare il ciclo di produzione e trasformazione di qualità dei cereali antichi nel Salento. E non solo. Potrebbe diventare anche una tappa obbligata lungo il viaggio di un turista responsabile, come già lo è la mitica “Notte Verde-AgriCultura & Sviluppo
Madeforwalking.it è il blog di Luciana Lettere dedicato al camminare. Da un anno Made for walking è anche un’associazione culturale che promuove il cammino e la scoperta dei luoghi attraverso eventi pubblici di esplorazione del territorio e viaggi a piedi. Madeforwalking.it is a blog by Luciana Lettere. Made for walking is also a cultural association promoting the discovery of places by travelling on foot.
Sostenibile”, che è tra gli eventi più importanti a tema nel Sud Italia. Si tratta di una festa di comunità che pratica da anni ormai il ritorno collettivo alla terra, attraverso il recupero dei campi incolti ceduti in comodato d’uso gratuito ai volontari. E se a questi turisti verdi servisse una mappa dei luoghi sostenibili, ci ha pensato “SalentoKm0” a produrne una. Una mappa dove sono censite e messe in rete tutte le realtà produttive sostenibili della provincia di Lecce. Luoghi dove comprare prodotti biologici, ma anche da visitare e conoscere. E il nostro capoluogo come risponde alla sostenibilità? Male, molto male. Basti pensare che sono pochi i leccesi, che conoscono l’importanza e la bellezza della biodiversità presente in città e nelle campagne circostanti. Orchidee selvatiche, boschetti 110 111
ECONOMIA
amBiente e sviLuppo
SOLO METTENDOCI IN CAMMINO FACCIAMO ESPERIENZA DEL REALE E CONOSCIAMO I LUOGHI IN PROFONDITÀ
MASSERIA DI RAUCCIO - TORRE CHIANCA
di lecci, macchia mediterranea, sono lì a due passi. Magari da raggiungere a piedi direttamente dal centro storico attraverso capillari reti sentieristiche e non i finti cartelli che segnalano la presenza di percorsi cicloturistici che portano verso il nulla. Metafora di tutto poi sono le maCASTIGLIONE D’OTRANTO
rine leccesi. Luoghi e storie dimenticate da troppo tempo ormai. Proprio come le torri di avvistamento di Torre Rinalda e Torre Chianca. Torri a rischio, entità che vediamo e che nel prossimo futuro potrebbero non esserci più. Il capoluogo deve ripartire proprio da qui, IL SENTIERO DELLE CIPOLLIANE CASA DELLE AGRICULTURE
dalla necessità di un approccio sostenibile per divenire esempio virtuoso per tutti i salentini. In questo modo, alla domanda se il Salento è pronto alla sostenibilità, si potrà rispondere sì. Un sì autentico, consapevole, e coraggioso proprio come un territorio dovrebbe essere. THE ROAD TO A SUSTAINABLE TOURISM A NEED TO BE PURSUED, REDISCOVERING THE UNIQUENESS, THE STORIES AND THE KNOWLEDGE OF THE COMMUNITY The United Nations General Assembly has designated 2017 as the “International Year of Sustainable Tourism for Development” with the clear intention of boosting the environment and crisis-stricken economies. Every year, one billion tourists travel and fifteen million of them reach the Apulian Region. Thus, sustainable tourism becomes a necessity. Is Salento ready for sustainable tourism? In order to implement it, we need to rediscover our uniqueness, our environmental, nature and cultural features. We should fall in love with our places again. Maybe on foot, to know them in depth. In Salento, the Speleo Trekking association and its chairman, Riccardo Rella, have been working for more than twenty years. Something is changing. In Gagliano del Capo, for example, the Ramdom association is carrying out a project – Lastation – with the aim to support the attitude of this border territory. “Casa delle Agriculture Tullia e Gino” in Castiglione d’Otranto is an association that is going to build the first Apulian community mill, necessary to bring a quality production-and-processing cycle of ancient cereals. A list of sustainable places is available thanks to “SalentoKm0”. What about Lecce? Just few inhabitants know the importance and the beauty of the biodiversity in the town and in the surrounding countryside.
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APERTI A PRANZO SERATE CON MUSICA LIVE via Maremonti, 41 - LECCE tel. +39 0832 1810125 info e prenotazioni: Vincenzo : +39 331 5875964 Marco : +39 329 6190022 www.off-sidelecce.it offsidelecce@gmail.com Off-Side-Lecce
via Maremonti, 43 - LECCE tel. +39 0832 1810125 info e prenotazioni: Vincenzo : +39 331 5875964 Marco : +39 329 6190022 La Scala - l’osteria della pizza lascalalecce
ART&CO
gaLLerie D’arte
La nuova casa di Art&Co Gallerie Nuova location, centralissima, per la galleria-museo fiore all’occhiello della città. Il presidente Giurin: «Passa anche da questi locali la mia idea di prossimità con il pubblico» Una sede tutta nuova, accogliente ed elegante, proprio nel cuore della città. Art&Co Gallerie cambia location, rimanendo comunque uno dei punti di riferimento del mondo artistico internazionale a Lecce. Locali ampi, spaziosi e perfetti per rendere omaggio ai più grandi nomi della pittura, e dell’arte in generale: la nuova casa dell’arte, quella con A maiuscola è in Via 47º Reggimento Fanteria 22, a due passi da Piazza Mazzini.
ART&CO Via 47º Reggimento Fanteria, 22 Lecce tel. +39 327 0428702 - +39 333 8512031 - www.artcogallerie.it
Per l’inaugurazione, il presidente Tiziano Giurin ha pensato ad una mostra (che resterà aperta al pubblico fino al 27 maggio) dedicata ai grandi maestri italiani del ‘900: Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, con passaggi nel mondo della Pop Art attraverso le opere di Giosetta Fioroni e Mimmo Rotella. Un’esposizione curata in ogni suo dettaglio, come del resto è abituato a fare Giurin, giovane mecenate amante del bello, già promotore di numerose iniziative tese a fare dell’arte quel collante fra generazioni ma soprattutto fra il “Tacco d’Italia” ed il resto del Paese. Come sottolinea lui stesso, la sede, suddivisa su tre piani, è perfetta per ampliare l’offerta artistica da dedicare al pubblico. «Sarà nostra cura – spiega – organizzare diversi tipi di appuntamenti culturali come presentazioni di libri, laboratori didattici ed eventi a tema. Un po’ ci rifacciamo all’esperienza di altri spazi espositivi, sempre targati Art&Co, a Milano, Parma
e Bari che hanno offerto un vero e proprio supporto materiale a tanti artisti, anche in erba, che hanno potuto in qualche modo spiccare il volo». Messaggio chiaro, quello di Tiziano Giurin e del suo socio, Simone Viola, rivolto ad un pubblico preciso. «Art&Co – prosegue Giurin – è una galleria d’arte aperta a tutti: collezionisti, appassionati ed anche semplici curiosi. Il nostro obiettivo è quello di promuovere l’arte in tutte le sue sfaccettature, rendendola fruibile anche da chi non necessariamente la vive in prima persona. Siamo circondati da un patrimonio artistico di valore inestimabile e riuscire ad avvicinare il pubblico a queste realtà mi riempie di gioia». L’idea base della nuova avventura imprenditoriale sta nel concetto di “galleria dinamica”, per creare e rafforzare in qualche modo il connubio fra i cittadini e l’universo delle belle arti in genere. Art&Co Gallerie è qualcosa che va ben oltre il concetto di ‘galleria-museo’. In qualche modo incarna la filosofia di
vita che rappresenta la cifra di Tiziano Giurin. Lui, campano d’origine, salentino d’adozione, ma assolutamente cittadino del mondo, ha dato vita ad un contenitore culturale insolito, ma accessibile a tutti, per far emergere anche il valore sociale dell’arte. «Da quando è cominciata la mia avventura leccese – sottolinea con orgoglio – la mia mission era, e continua ad essere, quella di prossimità, e adesso, con l’apertura della nuova sede potrò ulteriormente concretizzare il mio progetto». Instancabile mecenate, gallerista dall’entusiasmo contagioso, Tiziano Giurin ha portato a Lecce una ventata nuova di bellezza intesa come respiro multiculturale. Al visitatore non resta che abbandonarsi alle meraviglie che fanno di Art&Co. l’indiscutibile regno dell’incanto.
THE NEW HOME OF ART&CO GALLERIES A NEW LOCATION, A STONE’S THROW FROM LECCE HISTORIC CENTRE, THE NEW GALLERY-MUSEUM IS THE CITY FLAGSHIP. PRESIDENT GIURIN: «MY IDEA OF PROXIMITY WITH THE PUBLIC ALSO PASSES THROUGH THESE PREMISES» Art&Co Galleries changes its location, nevertheless, it remains a point of reference of the international artistic world in Lecce. The new location has wide premises, perfect to pay homage to great painters and artists in general. The new home of Art is at 22, Via 47º Reggimento Fanteria, a stone’s throw from Piazza Mazzini. On the occasion of the gallery opening, President Tiziano Giurin has organized an art exhibition dedicated to the great Italian artists of the Twentieth century: Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Giosetta Fioroni and Mimmo Rotella. The exhibition will be open to the public until May 27th. «We will organize many cultural events, – explains Giurin. – Art&Co is open to everyone: collectors, lovers and even simple curious people. Our objective is promoting art by making it usable even by those who are not accustomed to experiencing it personally. We are surrounded by an artistic heritage of inestimable value. Putting people in contact with these realities fills me with joy».
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CULTURA
arte
di lorenzo madaro/
UNO SPAZIO PER LA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA.
A LECCE C’È LO.FT DUE FOTOGRAFE NEL 2016 HANNO DECISO DI APRIRE UNO SPAZIO NO PROFIT DEDICATO ALLA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA ED OGGI È UNO DEI LUOGHI PIÙ DINAMICI DI PUGLIA. SIAMO A LECCE, AL NUMERO 6 DI VIA SIMINI. PARLIAMO DI LO.FT, CON ALICE CARACCIOLO E FRANCESCA FIORELLA
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CULTURA
arte
ALICE CARACCIOLO E FRANCESCA FIORELLA
Chi siete? Presentatevi. FF «Sono Francesca Fiorella, laurea in scienze politiche e due master in progettazione europea e impresa cooperativa alle spalle. Ho iniziato a studiare fotografia di pari passo all’università frequentando una scuola e diversi corsi di formazione. Non discostandomi molto dal mio percorso di studi e partendo da una forte consapevolezza del mio background culturale, incentro la mia ricerca fotografica sulle dinamiche che ruotano attorno al concetto di relazione, comunità e territorio». AC «Sono Alice, mi sono avvicinata alla fotografia una decina di anni fa, studiando storia e tecnica della fotografia alla facoltà di Storia dell’Arte a Pisa. Da allora il mio percorso didattico si è orientato verso l’approfondimento teorico e pratico della materia: subito dopo la laurea – con una tesi in storia della fotografia –, ho avuto modo di approfondire gli studi nel master di Naba a Milano; ho poi frequentato uno stage in Olanda presso Paradox, contempo-
raneamente a due mesi di studio con Bas Vroege, Raimond Wouda e Ad Nuis presso la KABK di Den Haag; appena rientrata in Italia, a Lecce, ho preso poi un diploma in grafica editoriale. Da allora mi occupo di fotografia professionale, di graphic e book design, di formazione e giornalismo».
Discipula, Simone Donati, Massimo Mastrorillo, il duo Casa a Mare e tanti altri. Siamo molto concentrate sul settore editoriale, sia in termini di libreria specializzata che come graphic design; abbiamo infatti prodotto i primi quattro libri in edizione limitata e altri sono in cantiere».
Raccontateci di LO.FT: cos’è, dov’è e di cosa si occupa? «LO.FT è un luogo d’incontro, di confronto, un punto di riferimento e d’ispirazione.Si trova in un quartiere appena fuori dal centro storico della città, dove siamo cresciute entrambe e al quale siamo molto legate, che sta crescendo giorno per giorno e che intervalla nuovi locali a vecchie botteghe e bar. LO.FT si dedica alla cultura visuale e in particolare alla fotografia autoriale contemporanea, e si muove attraverso mostre, formazione ed editoria. In un solo anno sono passati da qui tantissimi artisti e curatori nazionali ed internazionali, come Peter Funch ed Elisabeth Biondi, il collettivo
Com’è nata l’idea di aprire uno spazio del genere in città? AC «L’idea è nata da Francesca, appena rientrata a Lecce dopo aver studiato a Roma e a Bruxelles. Sentiva da tempo l’esigenza di creare nella sua città un luogo in cui si respirasse cultura fotografica, uno spazio che potesse soddisfare i bisogni di chi l’arte visuale la pratica per passione e per lavoro». La Puglia è una città aperta alla fotografia contemporanea? Cosa è cambiato – se qualcosa è cambiata – da Viaggio in Italia di Ghirri alla Pinacoteca di Bari del 1984? «È sicuramente molto presente, nell’approc-
CASA A MARE
LO.FT SI DEDICA ALLA CULTURA VISUALE E IN PARTICOLARE ALLA FOTOGRAFIA AUTORIALE CONTEMPORANEA, E SI MUOVE ATTRAVERSO MOSTRE, FORMAZIONE ED EDITORIA cio alla fotografia dei giovani autori, l’esempio di Luigi Ghirri e della scuola italiana di paesaggio. Un grosso impulso – e una conferma in questo senso – è data dal database “documentary platform”, curato dai fotografi Michele Cera e Federico Covre, che raccoglie molti lavori di giovani fotografi che utilizzano un approccio documentario. Sicuramente ci sono molti autori che si discostano da questo tipo di pratica, preferendo linguaggi più vicini a quelli dell’arte contemporanea».
Nomi e cognomi dei fotografi, del passato e del presente, che dalla Puglia hanno offerto un contributo stimolante alla fotografia. «Spesso, erroneamente, si pensa che contributi importanti alla fotografia vengano solo dal nord e centro Italia, ma nel sud Italia, e in Puglia nello specifico, molti autori non possono non essere annoverati tra coloro che hanno dato impulsi stimolanti nel panorama della fotografia contemporanea. Tra i nomi
noti della fotografia pugliese non possiamo non ricordare: Gianni Leone, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Domingo Milella, Michele Cera e Pio Tarantini; ma anche i più giovani Fabrizio Bellomo, Fabio Barile, Giuseppe De Mattia, Antonio Ottomanelli, Giovanni Troilo, Luca Coclite, Aminta Pierri, Francesco Colella e Piero Percoco. Probabilmente ci sarà sfuggito qualcuno, ma ci teniamo a precisare che la Puglia, negli ultimi anni, è una fucina di giovani artisti in divenire». Mi pare che il vostro spazio sia molto disponibile al dialogo con altre realtà. Con chi vi siete confrontate e con chi invece non avete potuto intessere un dialogo? «LO.FT ha lavorato sin da subito con associazioni locali e nazionali perché, si sa, la vera rivoluzione non si fa in solitudine, ma restando uniti. Siamo molto contente della collaborazione con le realtà delle quali già in passato apprezzavamo il lavoro, come i ragazzi di Positivo Diretto, che organizzano BITUME Photofest, KULT- culture visive, Damage Good e Ramdom. E non solo, abbiamo avuto modo e piacere di collaborare con tantissime altre associazioni di fotoamatori del territorio, scuole pubbliche e private e note realtà di settore nel panorama nazio118 119
CULTURA
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CASA A MARE
nale. Molte collaborazioni nascono anche con tutti gli autori in cui crediamo e di cui abbiamo acquisito le opere in collezione permanente e tutti gli editori presenti nel nostro bookshop».
CASA A MARE
Cosa pensano i vostri vicini di LO.FT? Il quartiere come ha reagito alla nascita di uno spazio come il vostro? «I primi giorni in cui ci siamo trasferite in via Simini, la cosa più bella da vedere
erano i vecchietti che, tornando dalla spesa, si fermavano davanti alla vetrina pensando che non li vedessimo e con la gestualità tipica del sud esclamavano frasi del tipo “cosa staranno facendo?”. Lo raccontiamo in italiano, anche se la mimica e il dialetto renderebbero di più». Come vi immaginate tra dieci anni e cosa immaginate per la fotografia contemporanea in questa città? «Bella domanda, forse è la più difficile. Per la situazione che noi giovani viviamo oggi, a volte è così faticoso pensare al presente che il futuro passa in secondo piano. Per LO.FT immaginiamo uno spazio in crescita, in continuo fermento, un punto di riferimento per la città».
A SPACE FOR CONTEMPORARY PHOTOGRAPHY. IN LECCE, THERE IS LO.FT WITH FRANCESCA FIORELLA AND ALICE CARACCIOLO TO THE DISCOVERY OF ONE OF THE MOST DYNAMIC CULTURAL VENUES IN APULIA Who are you? FF «I am Francesca Fiorella. I have a degree in political science and two master’s degrees, in European planning and cooperative enterprises. I began to study photography when I was at the university. I have attended different training courses. Starting from my cultural background, I focus my photographic research on the dynamics revolving around relationships, community and territory». AC «I am Alice and I approached photography ten years ago while I was studying History and Technique of Photography at the Faculty of Art History in Pisa. I have attended a master course at Naba, in Milan; then, an internship in the Netherlands and, finally, I have taken a degree in Editorial Graphics. Since then, I deal with professional photography, graphic and book design, training and journalism». What is LO.FT? «It is a meeting place just outside the city historic centre. Our activity is dedicated to visual culture and contemporary arthouse photography. We organize exhibitions, training and editorial events. Many national and
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international artists and editors have been here». How did you come up with the idea of this space? AC «It was Francesca’s idea. She wanted to create a place where people could breathe photographic culture». Is Apulia open to contemporary photography? «The approach of the Italian School of Landscape is very common among young photographers. The “documentary platform” database has given it a huge impulse. Many other authors prefer languages closer to contemporary art». Which Apulian photographers have given a stimulating contribution to photography? «Gianni Leone, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Domingo Milella, Michele Cera and Pio Tarantini but also Fabrizio Bellomo, Fabio Barile, Giuseppe De Mattia, Antonio Ottomanelli, Giovanni Troilo, Luca Coclite, Aminta Pierri, Francesco Colella and Piero Percoco». How do you interact with other realities? «The true revolution is in numbers. We already collaborate with Positivo Diretto, KULT, Damage Good and Ramdom, among the others». How did your neighbours react? «People were curious, especially the oldies». How do you imagine this space in ten years? «We imagine an ever-evolving space, a point of reference in the city».