LECCE I suoi tesori durante e dopo i restauri
ALTAMURA, TARANTO Nella varietà la bellezza della Puglia
ANNO V - n. 2 € 4,50 - € 3,00
MARE E DINTORNI Trekking e Sup, lo sport in vacanza
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anno V - numero.2 FOTO DI COPERTINA (Baia dei Turchi - Otranto) Giulio Rugge DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Paolo Conte, Agnese Cossa, Fabio Antonio Grasso, Lorenzo Madaro, Francesca Mandese, Ilaria Marinaci, Aurora Mastore, Valeria Mingolla, Eleonora Leila Moscara, Carlo Morelli, Jessica Niglio, Fiorella Perrone, Maria Paola Pinto, Federica Sabato COLLABORAZIONE GRAFICA: Michele Ortese, Giulio Rugge FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone, Giulio Rugge WEB: Fernando Rugge VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Password AD COORDINAMENTO PASSWORD AD: Manuela Rucco RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi
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05. EDITORIALE
territorio
Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Pugliapromozione; amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Lizzanello, Gallipoli, Melendugno, Nardò e Vernole; l’Università del Salento; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita. Si ringraziano inoltre AirDolomiti e tutti i main sponsors, i partners, i relatori, gli espositori, i Buyers, i visitatori, lo staff social e i collaboratori di BTM Puglia 2017.
LECCE 06. La cripta della cattedrale ed il suo restauro
www.salentoreview.it - info@salentoreview.it
24. Alla scoperta delle Mura Urbiche e del complesso degli Agostiniani
EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE
18. Santa Croce vista dall’alto, la bellezza a portata di mano
PUGLIA FEDERICIANA 32. Altamura e le tracce di Federico II di Svevia BRINDISI 42. Viaggio nei tesori della “De Leo” TARANTO 50. La Taranto che si regge da sola OTRANTO 92. Trekking costiero. Itinerari adriatici tra mare e cultura
120. Masseria Quattro Macine,
Viale della Libertà 47 - 73100 Lecce (LE) Tel. 0832.1692478 - www.pwad.it - info@pwad.it
la storia che rivive
SANTA MARIA AL BAGNO
STAMPA
116. Un balcone affacciato
Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT)
verso il tramonto
cultura
ARTE 72. Edoardo De Candia,
È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 10 giugno 2017 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013
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“Un cavaliere senza terra”, Pop
mario 92
18 pubbliredazionali 11. PUGLIAPROMOZIONE Territorio 14. MASSERIA SAN PIETRO Ristorazione 22. COMUNE DI LIZZANELLO Territorio 30. AUS & MESON Strutture ricettive 38. LINCIANO LIQUORS Vini e liquori 48. BORGO DE LI SANTI Strutture ricettive 56. GIRODIBOA BEACH Stabilimenti balneari
64. COMUNE DI NARDÒ Territorio 70. ART&CO Gallerie d’arte
eventi
surf in salento
78. COMUNE DI VERNOLE Territorio
“La musica nasce dalle periferie”
tra due terre magiche
cucina
storie
98. SALSEDINE BEACH Stabilimenti balneari
LJF DUEMILADICIASSETTE 66. Locomotive Jazz Festival:
L’INIZIATIVA 88. Il gusto fa epoca MACCHIA MEDITERRANEA 108. Tutto il gusto
della Macchia Mediterranea
sport
SCHERMA 126. L’ultimo patriarca
della scherma tricolore
SUP 138. Tutti pazzi per lo
Stand Up Paddle
PASSIONE PER IL MARE 132. Connessioni inattese
UN MUSEO SPECIALE 58. “Scrivi, scrivi e già la tua anima
è persa (Italo Calvino)
TRA REALTÀ E FANTASIA 80. Silvia si sveglia tutte le mattine
alle 6:05, esclusa la domenica
TORNARE ALLA NATURA 104. Un orto organico per coltivare
la condivisione
86. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio 100. VIVOSA APULIA RESORT Strutture ricettive
112. RISTORANTE SEMISERIO/ ATENZE/KALÈ CORA Ristorazione 124. ANNA VALENTINI Health & Beauty 130. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio 136. THE RIVIERA Ristorazione 142. 365 GIORNI NEL SALENTO Promozione del territorio
LECCE PIAZZA SANT’ORONZO, 7 TEL. E FAX 0832.243811 www.orestetroso.it www.shop.orestetroso.it
EDITORIALE
Gabriele De Giorgi
Non sappiamo se la Puglia sia veramente la regione più bella del mondo, come talvolta leggiamo nei post che sui social riprendono e spesso forzano gli articoli di riviste specializzate. Possiamo però dire che è un gran bel luogo nel quale trascorrere le vacanze e anche a chi vi risiede la Puglia regala sempre sorprese inattese. Perché c’è fermento culturale, una varietà paesaggistica notevole, una stratificazione storica che ha lasciato testimonianze straordinarie, fin dalla preistoria e, da pochi anni, anche la consapevolezza diffusa nell’opinione pubblica del fatto che sarebbe una follia sottrarsi a un destino che sembra ritagliato su misura: quello di fare di tutto questo la leva del progresso economico coniugato con quello sociale per un benessere collettivo e non di pochi. Ecco perché il minimo che possiamo fare, dalla postazione che nel nostro piccolo occupiamo, è quella di continuare a incalzare la classe dirigente ad avere una capacità visionaria, tale da pensare in grande, ma con i piedi per terra, sapendo cioè qual è la direzione da seguire e quali i passi da fare di volta in volta. Mettere al bando l’improvvisazione e la furbizia dei predatori del tutto e subito è senza dubbio la premessa fondamentale di tutto questo processo. Ancora non ci siamo stancati di sottolinearlo.
NON SAPPIAMO SE LA PUGLIA SIA VERAMENTE LA REGIONE PIÙ BELLA DEL MONDO. POSSIAMO PERÒ DIRE CHE È UN GRAN BEL LUOGO NEL QUALE TRASCORRERE LE VACANZE E ANCHE A CHI VI RISIEDE REGALA SEMPRE SORPRESE INATTESE
We do not know if Apulia is really the most beautiful region in the world, as we sometimes read in the posts on social networks that take up and often twist the articles of specialized magazines. However, we can say it is a great place where to spend your holidays and, even to those who live here, Apulia always gives unexpected surprises. As there is a cultural ferment, a remarkable variety of landscapes, a historical stratification that has left extraordinary witnesses since Prehistory. In recent years, there is also the widespread awareness in public opinion that it would be madness avoiding a fate that seems tailored: to make all this the impetus for an economic and social development aimed at a collective welfare and not at few people’s. This is why the least we can do, from the station we occupy in our small way, is to continue to urge the ruling class to have a visionary ability, able to think big but with its feet on the ground, to know what the direction to follow is and what the steps to do from time to time are. Banishing the unpreparedness and the cunning of the predators who want everything and immediately is undoubtedly the essential premise of the whole process. We have not tired of highlighting it, yet. Italy with a unique and engaging charm.
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TERRITORIO
Lecce
LA CRIPTA DELLA CATTEDRALE
ED IL SUO RESTAURO
COSTRUITA ALL’INIZIO DEL XVI SECOLO, È QUANTO RIMANE DELLA CHIESA PREESISTENTE
di fabio antonio grasso/foto massimo centonze
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TERRITORIO
Lecce
NELL’AMBIENTE ADIACENTE SI È RICOLLOCATO IL MONUMENTO FUNEBRE DEL VESCOVO GIOVANNI BATTISTA CASTROMEDIANO Il passato architettonico di Lecce è un libro tutto ancora da sfogliare. Questa volta a parlare è il sottosuolo della cripta della cattedrale. Accessibile attraverso due scale piegate a gomito la cripta è dedicata a Santa Maria della Scala. Essa occupa tutta l’area al di sotto del transetto e coro della chiesa. La copertura a volte è sostenuta da una vera e propria selva di colonne con capitelli ora cinquecenteschi ora seicenteschi appartenenti questi ultimi alla ricostruzione dell’attuale chiesa che, come noto, avvenne tra il 1659 ed il 1670 per volontà di monsignor Luigi Pappacoda, allora vescovo. La costruzione della cripta sembrerebbe essere avvenuta
invece intorno al 1516 circa; essa, nella sua struttura più antica, è quanto rimane della chiesa cattedrale precedente l’attuale. All’interno, sulle pareti di fondo a destra e sinistra, sono collocati un totale di quattro altari (due per parte) realizzati fra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento che fanno da cornice ad altrettante opere pittoriche. Nelle due cappelle a destra e sinistra dell’altare maggiore vi sono due statue lapidee tardoseicentesche, una Madonna ed una Maddalena (quest’ultima con capo scoperto e lunghi capelli) appartenenti in origine ad un altare dedicato al Crocifisso un tempo nella medesima cattedrale ed oggi collocato nella chiesa
leccese di santa Irene; quell’altare è attribuibile allo scultore ed architetto leccese Giuseppe Cino (1635 – 1722). Il progetto di restauro della cripta è stato curato dall’architetto Giuseppe Fiorillo, direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Lecce il quale afferma: «L’intervento di restauro ha avuto diversi obiettivi, tutti molto delicati. È stato smontato accuratamente il pavimento realizzato con piastrelle in terracotta maiolicata, rimosso il sottofondo e quindi realizzato un nuovo vespaio tramite l’uso di igloo in sostituzione di quello precedente in terra. Sono state inoltre consolidate le strutture fondali degli altari, delle sedute e delle colonne. È stato realizzato il
NEL CORSO DEI LAVORI DI RIMOZIONE DEL SOTTOFONDO DEL PAVIMENTO SONO VENUTE ALLA LUCE ALCUNE STRUTTURE
massetto – continua l’architetto – il consolidamento e il successivo rimontaggio delle piastrelle. Alcune di queste ultime, degradate e non più recuperabili, sono state sostituite. Si è intervenuto anche con il trattamento del paramento murario e quindi con l’inserimento di nuovi infissi in bronzo». Il restauro ha interessato non solo la cripta propriamente detta ma anche un ambiente a quest’ultima legato. Continua Fiorillo: «Nell’ambiente adiacente si è ricollocato il monumento funebre del Vescovo Giovanni Battista Castromediano e curata la predisposizione di loculi per accogliere le salme dei vescovi». La delicatezza dell’intervento non consisteva solo nel risolvere i problemi causati dalla umidità ma nella calibrazione delle azioni progettuali anche alla luce delle preesistenze storiche con particolare riferimento al sottosuolo. Che al di sotto della cripta leccese fossero presenti tombe, oltre a quelle già identificabili per via delle lastre tombali evidenti, era già noto da tempo. Alle sepolture facevano infatti riferimento molti documenti storici; anni fa poi alcuni ricercatori del Cnr di Lecce, fra i quali in particolare si ricorda
Gianni Leucci, avevano compiuto una indagine del sottosuolo con il georadar. Gli scavi condotti nell’ultimo restauro hanno consentito di confermare anche diversi risultati di quelle rilevazioni strumentali. L’indagine archeologica propriamente detta è stata condotta durante questo restauro da Antonio
Mangia. «Nel corso dei lavori di rimozione del sottofondo del pavimento in tufina – afferma l’archeologo – sono venute alla luce alcune strutture, più tardi identificate con pozzetti di calata, riferibili a camere sepolcrali dette comunemente “tombe scolatoio”. In questi ambienti i defunti venivano distesi su un letto di assi di legno, quasi sempre ai lati delle camere, e lasciati decomporre prima di essere ridotti e collocati in ossari. La tipologia è simile a strutture note nel Nord della Puglia e in area campana dove spesso il defunto era collocato in posizione seduta su sedili in pietra. Sono state indagate quattro strutture, tutte collocate sul lato sinistro della navata centrale, una in particolare si sviluppa in senso trasversale alla navata centrale per una lunghezza di circa undici metri
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TERRITORIO
Lecce
e, molto probabilmente, è più antica rispetto alle altre. All’interno sono quasi sempre vuote o riempite di materiale di risulta, molto probabilmente scarichi di lavori edili eseguiti negli anni 60 del XX secolo. Esse hanno dimensioni variabili tra 3 e 4 metri di larghezza e 3 e 6 metri di lunghezza». Non è tutto però. «La risistemazione del vano sepolture – continua Mangia – ha comportato la demolizione del muro divisorio a cui era addossato il sarcofago Castromediano (dallo stemma presente sul fronte dello stesso). A tale muro, costruito agli inizi
della seconda Guerra Mondiale per celare i tesori del Duomo, fu addossato il sarcofago per rendere il tutto più credibile. Da un’analisi preliminare si può ipotizzare che il sarcofago fosse in origine posto alla base dell’altare della Natività sul lato sinistro della navata centrale della Chiesa cattedrale (lo stile ne ricorda la fattura)». Per quanto riguarda i ritrovamenti l’archeologo aggiunge: «I resti ossei delle sepolture insieme ai resti di tessuti e lignei, rimossi in epoca recente, sono con molta probabilità, collocati nel grande ambiente voltato rinvenuto
THE CRYPT OF THE CATHEDRAL AND ITS RESTORATION BUILT AT THE BEGINNING OF THE SIXTEENTH CENTURY, THAT IS WHAT REMAINS OF THE PREVIOUS CHURCH Lecce’s architectural past is like a book still to be flipped through. The cathedral crypt is consecrated to Santa Maria della Scala and its basement is accessible from two elbow stairs. The vaulted ceiling is sustained by a true host of columns whose capitals belong to the Sixteenth and to the Seventeenth centuries. The reconstruction of the current church took place between 1659 and 1670. The crypt is what remains of the previous cathedral and its reconstruction would have taken place around 1516. Inside, four altars built between the end of the Seventeenth century and the first half of the Eighteenth century frame the same amount of paintings. In the two altars on the right and on the left of the main altar, there are two stone statues belonging to the late Seventeenth century depicting the Virgin Mary and Mary Magdalene. The restoration of the crypt has been managed by Architect
all’interno della galleria il cui ingresso è dal piccolo ambiente della sacrestia. Durante le operazioni di scavo pochi sono stati gli oggetti rinvenuti: alcuni riferibili ad elementi di abbigliamento molto frammentari; resti di tessuti; una lastra con tre lettere incise (in corso di identificazione), molti elementi architettonici frammentari; una lastra funeraria riferibile alla deposizione secondaria (riduzione in ossario) del Vescovo Nicola Caputo e alcuni elementi architettonici – teste di arpie – riferibili ad alcune decorazione dei capitelli».
Giuseppe Fiorillo, manager of the Cultural Heritage Office of the Archdiocese of Lecce, and it has concerned different objectives including the adjoining room, where Bishop Giovanni Battista Castromediano’s funeral monument has been placed. The presence of graves under the crypt has been known for long until it has been confirmed by an investigation carried out by the Cnr. An additional archaeological investigation – carried out by Antonio Mangia – has revealed some drainage pits related to burial rooms commonly known as “draining graves”. This kind of constructions are often empty or filled with debris. Once Castromediano’s sarcophagus was leant against a dividing wall recently demolished because of the rearrangement of the burial place. That wall had been built at the beginning of World War II to hide the treasures of the Cathedral. During excavation work, few objects were found: the remains of several fabrics; many fragmentary architectural elements; a funeral plate and a few harpy heads.
PUGLIAPROMOZIONE
territorio
Sarà una stagione ricchissima di eventi: musica, cinema, sport, cultura, teatro, enogastronomia e tanto altro ancora. La Puglia si trasforma in un palcoscenico dalle mille luci con l’impeccabile regia di Pugliapromozione Terra bellissima e dalle infinite risorse, la Puglia è uno scrigno che custodisce meraviglie naturali come mare, montagna, trulli, colline, campagne e centri storici da togliere il fiato. Fra angoli suggestivi già vissuti ed altri ancora da scoprire, visitarla è un’avventura che cattura tutti i sensi. Non solo mare.
C’è tanto altro che rende stupendo questo lembo di terra abbracciato sì dal mare, ma con un cuore che batte anche al ritmo delle numerose iniziative che ne scandiscono le stagioni. C’è un fermento sempre nuovo che coinvolge il “tacco d’Italia”. Manifestazioni culturali, sportive, musicali, religiose. Il visitatore
non ha che l’imbarazzo della scelta. Tutto l’anno, perché la destagionalizzazione è uno dei punti di forza sui cui ha scommesso la Regione Puglia che insieme a Pugliapromozione, l’agenzia regionale del turismo, ha messo a punto una serie di iniziative tese a completare e migliorare ulteriormente l’offerta. 12 13
PUGLIAPROMOZIONE
PH: C. BOSNA
PH: C. BOSNA
territorio
Il sito www.viaggiareinpuglia.it è la finestra privilegiata attraverso la quale programmare il proprio viaggio e scoprire tutti gli eventi in programma. Un clic e la mappa dell’intrattenimento è alla portata di chiunque. Tre le iniziative appena concluse merita di essere ricordato il Giro d‘Italia, tornato in Puglia, a maggio, per la sua edizione numero cento. La tappa ha interessato Alberobello, Peschici, Massafra, Martina Franca, Ceglie Messapica, Cisternino, Locorotondo, Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta, Margherita di Savoia, Zapponeta, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata e Vieste. Pedalate avvincenti in mezzo a scenari mozzafiato, che raccontano
la storia di un territorio anche attraverso lo sport. Una vetrina d’eccellenza per la Puglia che fa il paio con un’altra iniziativa, di scena a Bari, che allarga i propri confini sino alla Russia. Nel capoluogo pugliese, a fine maggio, è andata in scena l’ottava edizione del “Festival dell’Arte Russa - Il Giardino Estivo delle Arti”, promosso e organizzato dal CESVIR (Centro Economia e Sviluppo Italo Russo) in collaborazione con la Direzione dei Programmi internazionali di Mosca. Mostre, concerti, balli e rassegne cinematografiche tra il Portico del Pellegrino, il Teatro Forma, le Aule del Palazzo “Ex Posta”, la Sala delle Muse del Circolo Unione di Bari, una delle piazze di Polignano a Mare e le suggestive Grotte di Castellana. Dalla Russia con furore per confermare il legame sempre più stretto fra culture apparentemente lontane ma ormai sempre più vicine. Se la primavera si scalda con iniziative di questo calibro, l’estate
si accende grazie ad una serie di eventi che spaziano dalla musica al cinema, passando per il teatro, lo sport e le immancabili tappe dedicate alla tanto amata enogastronomia. Uno degli appuntamenti più “adrenalinici” nel calendario estivo è sicuramente la “Red Bull Cliff Diving World Series” il campionato di tuffi da grandi altezze, disciplina spettacolare in cui gli atleti si tuffano a corpo libero da una piattaforma (a 27 metri di altezza per gli uomini e a 20 metri per le donne) contando solo sulla propria preparazione atletica, sulla capacità di controllare alla perfezione ogni gesto e sulla grande concentrazione mentale. La caduta dura 3 secondi, tempo sufficiente per compiere evoluzioni ed acrobazie aeree mozzafiato, e in
Festival Metropolitano Bari in Jazz, all’insegna della leggerezza e delle contaminazioni, con sedici concerti di artisti di fama internazionale in dieci località della Puglia: Acquaviva delle Fonti, Alberobello, Bari, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Molfetta, Polignano a Mare e Turi, e a Matera. Un’estate da vivere con tutti i sensi. Il calendario è ricco, non c’è che l’imbarazzo della scelta: dal Gargano fino
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questo brevissimo lasso di tempo, i tuffatori raggiungono anche 85 km/h. Per il terzo anno consecutivo questa gara dal profilo internazionale il 23 luglio farà tappa a Polignano a Mare, location prediletta dagli atleti non solo per lo splendido paesaggio, ma anche per l’entusiasmo con cui il pubblico, nelle edizioni precedenti, ha partecipato alle acrobazie fra aria e mare. E quest’anno anche la XIII edizione del
al Capo di Leuca, tutta la Puglia si trasforma in un enorme palcoscenico e lo spettacolo è assicurato. Per tutte le informazioni basta visitare il portale ufficiale del turismo pugliese www.viaggiareinpuglia.it e consultare la sezione “eventi”. Concerti, festival, rappresentazioni teatrali, mercatini, appuntamenti enogastronomici, riti, tradizioni, sport e natura. Di tutto, di più.
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PUGLIAPROMOZIONE - Direzione generale Fiera del Levante, PAD. 172, Lungomare Starita, Bari tel. +39 080 5821411 - fax +39 080 5821429 direzione.generale@viaggiareinpuglia.it, ufficioprotocollopp@pec.it - agenziapugliapromozione.it
GIVE YOURSELF AN UNFORGETTABLE SUMMER IT WILL BE A SEASON FULL OF EVENTS: MUSIC, CINEMA, SPORT, CULTURE, THEATRE, FOOD, WINE AND MUCH MORE. APULIA BECOMES A STAGE WITH THOUSANDS OF LIGHTS UNDER THE IMPECCABLE DIRECTION OF PUGLIAPROMOZIONE A beautiful land with endless resources, Apulia is a fountain of natural beauties like the sea, mountains, trulli (small round houses built of stone, with a conical roof), hills, fields and breathtaking old towns. Visiting it is an experience catching all the senses. In all seasons, there is an ever-new turmoil. Cultural, sport, music and religious events. Visitors are spoilt for choice. Apulia Region and Pugliapromozione - the regional tourist agency have bet on all-the-year-round initiatives. The website www.viaggiareinpuglia.it is a privileged window to plan
your travel and to discover all the scheduled events. Among the newly-completed initiatives, it is worth remembering the Tour of Italy, whose challenging cycling through breathtaking sceneries tell us the history of the territory through sport. The tour is an excellent showcase that is a fine pair with the “Festival of Russian Art –The Summer Garden of Arts”, staged in Bari in July. One of the most “thrilling” summer events is undoubtedly the “Red Bull Cliff Diving World Series”, that will be held in Polignano a Mare, on July 23rd. This is also the year of the 13th Metropolitan Festival Bari in Jazz: sixteen concerts with many international-renowned artists. The calendaris rich: from Garganoto Capo di Leuca, the show is guaranteed. For more information, just visit www.viaggiareinpuglia.it and refers to the section “events”.
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MASSERIA SAN PIETRO
ristorazione
Masseria San Pietro Il piacere di ritrovarsi MASSERIA SAN PIETRO cucina
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natura
A partire da giugno, il ristorante dell’Acaya Golf Club apre al pubblico anche la sera. L’antica masseria raddoppia per regalare agli ospiti momenti indimenticabili in un contesto paesaggistico di indiscutibile fascino
MASSERIA SAN PIETRO Strada Provinciale 366 San Cataldo-Otranto Km 5, Vernole (LE) tel. + 39 347 2931679, +39 0832 861385 - www.acayagolfresort.com/it-IT/masseria-san-pietro - info.acaya@hilton.com
L’atmosfera è sempre quella giusta. Cenette romantiche, feste di compleanno, serate a tema: Masseria San Pietro di Acaya Golf & Spa Resort è la location perfetta per sottolineare momenti importanti. Anche di sera. Sale accoglienti, personale altamente qualificato ed una cucina che si distingue per la sua raffinata semplicità. Questi alcuni degli ingredienti che rendono unica una delle chicche dell’ospitalità “made in Salento”. E se già prima questo piccolo regno del relax e del piacere era una bomboniera
architettonica adesso, dopo i recenti lavori di restyling, è diventato un piccolo capolavoro di stile ed eleganza che si sposa perfettamente con l’ambiente circostante. Per quei pochi che ancora non lo sapessero, Masseria San Pietro è una struttura del 700, immersa nel verde, circondata dalla macchia mediterranea e dal prestigioso circuito golfistico, uno fra i più importanti a livello internazionale. Nel suo cuore convivono antico e moderno. La sua natura originaria è rimasta intatta, anche dopo il recente restauro che ha reso ancora più luminose le sale interne
dove i colori chiari esaltano l’essenzialità delle geometrie, pulite e semplici, capaci, nella loro purezza, di sprigionare tutto il calore necessario per rendere indimenticabili i momenti trascorsi qui, a contatto con la natura. Serate, eventi, cerimonie, feste, anniversari, ricorrenze di ogni tipo: l’ambiente accogliente e raffinato di Masseria San Pietro è il contesto perfetto per ogni occasione. Soprattutto durante la bella stagione. Il cortile che si affaccia sul verde, illuminato dalle stelle, è un altro dettaglio da 16 17
MASSERIA SAN PIETRO
strutture ricettive essere animata dai suoni più adatti alla ricorrenza che si va a celebrare. Da non sottovalutare, poi, la posizione strategica di Masseria San Pietro, a due passi da Lecce, ma completamente immersa nella natura incontaminata della campagna salentina, vicinissima all’Oasi WWF delle Cesine. Qui tutto si tinge di sogno, così come le serate e le feste all’aperto. Ottimo vino e soprattutto ottimo cibo, frutto di idee sfiziose che privilegiano i prodotti di stagione, a km zero, sono coccole per i commensali che potranno assaporare il gusto di stare insieme nel segno della qualità, tratto distintivo, questo, del progetto culinario curato da Andrea Ribaldone. Lo staff di Masseria San Pietro presta attenzione anche al più piccolo dettaglio organizzando cene e aperitivi personalizzati in un ambiente esclusivo, in base alle esigenze dei clienti.
«Gli ambienti sono stati rinnovati, ma lo stile è quello inconfondibile del nostro brand. Abbiamo voluto creare un ambiente raffinato ma confortevole – spiega Claudio Oliva, General Manager di JSH Hotel Collection – in grado di trasmettere il senso di ospitalità, senza tuttavia snaturare la tradizione del luogo. Chi sceglie Masseria San Pietro sa perfettamente di trovare il luogo ideale per ogni tipo di evento: dal pranzo veloce tra una buca e l’altra, al banchetto, dalla festa di compleanno alla cena tra amici, sino al matrimonio. I nostri ospiti troveranno sempre accoglienza di qualità grazie all’impegno, al calore e alla professionalità di uno staff qualificato e disponibile che ama il proprio lavoro ed è felice di svolgerlo in un luogo incantevole come questo». Bellezza ed armonia sono la cifra di Masseria San Pietro, piccolo angolo di paradiso il cui fascino è ancor più evidente nel periodo estivo, motivo per il quale è stato scelto di aprire al pubblico anche la sera.
non trascurare. Perché se il servizio è eccellente, il panorama non è da meno. E restando in tema di “eccellenze”, anche i piatti fanno la loro parte. Uno staff qualificato e competente si misura con prelibatezze all’altezza della situazione, in linea con la mission di JSH Hotel Collection che è quella di garantire una ristorazione di altissimo livello. Ed è ciò che avviene quotidianamente in questo angolo di bellezza e bontà che, per l’occasione indossa l’abito della festa proponendo musica dal vivo o selezionata da dj. E così anche il ballo è servito. Del resto, ogni festa che si rispetti deve
MASSERIA SAN PIETRO THE PLEASURE OF GETTING TOGETHER STARTING FROM JUNE, ACAYA GOLF CLUB RESTAURANT WILL BE OPEN AT NIGHT, TOO. THE ANCIENT MANOR FARM DOUBLESTO GIVE ITS GUESTS UNFORGETTABLE MOMENTS IN A CHARMING SETTING The atmosphere is always right. Masseria San Pietro by Acaya Golf & Spa Resort is the ideal location to underline your best moments. Even at night. Comfortable rooms, highly qualifiedstaffand fine food. These are just some of the ingredients that make this “made-in-Salento” accommodation facility unique. Recently refurbished, Masseria San Pietro is an eighteenth-century construction, surrounded by the maquis and by a prestigious golf
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circuit. Here, the ancient and the modern coexist, and rooms are bright. Events, ceremonies, parties, anniversaries, celebrations of every kind: Masseria San Pietro is perfect for every occasion. Especially when the weather is fine. A starlit courtyard overlooks the green. The service is excellent and the food is absolutely first rate. Dining will be accompanied by live music or selected by a dj. A step away from Lecce, Masseria San Pietro has a strategic position, completely immersed in the unspoilt nature of Salento countryside, very close to the WWF protected area of Le Cesine. Beauty and harmony are the features of Masseria San Pietro, a small corner of paradise whose charm is even more evident in summer, which is the reason why they have chosen to open it at night, too.
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TERRITORIO
Lecce
Santa Croce vista dall’alto, la bellezza a portata di mano Con un ascensore installato nel cantiere è possibile ammirare da vicino la facciata dell’edificio simbolo del barocco leccese nel mondo Guardare dall’alto i tetti di Lecce e, a distanza ravvicinata, tutta la magnificenza del barocco è possibile: basta prendere un ascensore speciale, capace di far vivere un’esperienza mozzafiato. La facciata della basilica di Santa Croce, trionfo di fiori, frutti, foglie contorte, cherubini, figure allegoriche, con al centro il grande rosone, conosciuto in tutto il mondo, non sarà più visibile per due 20 21
anni dalla solita prospettiva. La si potrà visitare, infatti, in una modalità diversa, nuova e soprattutto “ravvicinata”. Cambia il punto di vista e aumenta le bellezza. Santa Croce, dove la duttilità della pietra leccese trova la sua massima espressione grazie al lavoro di tre generazioni di architetti e maestranze che si sono avvicendate per la sua costruzione, è infatti oggetto di restauri sia all’esterno, che all’interno.
Sono due i milioni di euro finanziati dalla Regione Puglia a favore della Curia di Lecce, che diventa stazione appaltante sotto la supervisione della Sovrintendenza delle Belle Arti. La ditta Nicolì, che si sta occupando di tutti i lavori di restauro, ha messo a disposizione dei leccesi e dei turisti un cantiere innovativo che non farà alcun torto al turista perché, mai come in questo caso, rappresenta una risorsa aggiuntiva.
di federica sabato/foto massimo centonze
UN PRIMO INTERVENTO CONSISTETTE NELL’EREZIONE DI UNA CORTINA MURARIA DI PROTEZIONE DELLA FACCIATA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE
PIANTA DELLA CHIESA DI SANTA CROCE, NEL RETTANGOLO IN ROSSO LA PARTE DA RESTAURARE
La chiesa, ingabbiata dall’impalcatura, è coperta da due maxi pannelli microforati che ne riproducono la celebre facciata per una grandezza di 600 metri quadrati. La stessa potrà essere visibile grazie ad un ascensore allestito all’interno del cantiere e le visite gratuite, della durata di circa venti minuti, sono prenotabili sul sito: www.restaurosantacrocelecce.it, tramite QRcode, o grazie agli info point turistici della città. Chiunque fosse interessato ha la possibilità non solo di ammirare da vicino la maestosità delle statue, la bellezza della pietra ricamata, la generosità artistica del rosone e l’abbondanza del barocco, ma anche i danni del tempo, purtroppo visibili ad occhio nudo. La Basilica di Santa Croce, chiesa conventuale dei padri Celestini, fu eretta a partire dal 1549, ma i lavori per il suo completamento proseguirono per quasi un secolo, secondo la testimonianza che si può ricavare dal cartiglio posto accanto al roso-
ne centrale, recante la data 1646. Il nuovo impianto basilicale, sorto in prossimità di una delle porte urbiche della città, porta San Martino, era destinato ad incarnare tutti gli aspetti tipici della nuova fiorente arte, tanto da divenire, nei secoli successivi, il vero simbolo del barocco leccese. Alla
sua costruzione parteciparono tutti i più grandi architetti della Lecce cinquecentesca e seicentesca tra cui Francesco Antonio Zimpano, Gabriele Riccardi, i due Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo, permettendo così di ottenere un palinsesto unico per bellezza e varietà di stili. Divenuta simbolo ed emblema non solo artistico dell’intera città, la basilica è stata oggetto di diversi lavori che hanno mirato a custodirne la bellezza. Un primo intervento consistette nell’erezione di una cortina muraria di protezione della facciata, durante la Seconda Guerra Mondiale, in modo da preservarla da eventuali schegge di granate. Liberata dalla cortina, fu soggetta ad un primo restauro generale nel 1957, e ad un secondo, più invasivo, del 1980. Un ultimo intervento di pulitura è stato effettuato alla fine degli anni ’90, in concomitanza del Grande Giubileo del 2000. Il tempo passa e non risparmia neanche le cose, pur belle ed importanti che siano, così la pietra in alcuni punti risulta gravemente danneggiata e su alcune statue sono visibili delle crepe, larghe anche qualche centime-
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Lecce
tro. Per questo sono stati preventivati un intervento capillare e un lavoro di restauro lungo e certosino, che porterà alla sua originale bellezza la basilica barocca. Si effettueranno una nuova illuminazione artistica, un restauro della facciata e della controfacciata, degli altari della navata laterale destra, dei paramenti murari interni alla navata destra, delle cappelle, della casa canonica, della campanaria. A questi interventi si aggiungerà anche il recupero e la protezione delle coperture della basilica
e il posizionamento di un dispositivo di allontanamento volatili, funzionante ad onde elettromagnetiche. Il cantiere si può visitare su tre piani con il supporto di una guida turistica. Chiunque desideri vivere questa emozionante esperienza gratuita, ha la possibilità di godere di una prospettiva ravvicinata della facciata e di un panorama mozzafiato della città. È solo necessario prenotare, indossare il caschetto protettivo e non soffrire di vertigini.
ALLA SUA COSTRUZIONE PARTECIPARONO TUTTI I PIÙ GRANDI ARCHITETTI DELLA LECCE CINQUECENTESCA E SEICENTESCA
SANTA CROCE SEEN FROM ABOVE, THE BEAUTY AT YOUR FINGERTIPS BY AN ELEVATOR IN THE BUILDING YARD, IT IS POSSIBLE TO ADMIRE THE FAÇADE OF THE BUILDING THAT IS THE SYMBOL OF LECCE BAROQUE WORLDWIDE Watching from above the rooftops of Lecce and, at close range, the magnificence of the Baroque is possible: it is enough to take a special lift, able to give you a breathtaking experience. For the next two years, watching the façade of the Basilica of Santa Croce - with its triumph of flowers, fruits, leaves, cherubs, allegorical figures, and with its central large rose-window known all over the world will not be possible anymore. At least, not from the usual perspective. Actually, it will be possible to visit it from a new and “close-range” perspective. The viewpoint changes and its beauty increases. Santa
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Croce, whose ductility of stones finds its maximum expression thanks to the work of three generations of architects and artisans, is the subject of a restoration, both outside and inside the building. To achieve this goal, the Apulia Region has appropriated a sum of two million euros in favour of Lecce’s Diocesan Curia. Nicolì, the construction company, has made the building site innovative, thus turning it into an additional resource. The basilica, caged by a scaffold, is covered by two 600-square-metre panels depicting the famous façade. The same façade will be visible thanks to a lift mounted inside the yard. Free tours of about twenty minutes can be booked by the website: www.restaurosantacrocelecce.it, by a QRcode or by the tourist info points. To live this exciting free experience, it is only necessary to book, to wear a protective helmet and not to suffer from vertigo.
Statua Lapidea di San Lorenzo
Comune di Lizzanello
ASSESSORATO AL TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
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Lecce
ALLA SCOPERTA DELLE MURA URBICHE E DEL COMPLESSO DEGLI AGOSTINIANI
di ilaria marinaci/foto giulio rugge e massimo centonze
IN QUESTA FOTO LE MURA URBICHE; NELLA PAGINA PRECEDENTE IN ALTO LE MURA URBICHE, IN BASSO IL COMPLESSO DEGLI AGOSTINIANI. TUTTE LE FOTO DELLE MURA URBICHE SONO DI GIULIO RUGGE; QUELLE DEL COMPLESSO DEGLI AGOSTINIANI DI MASSIMO CENTONZE.
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IN QUESTA PAGINA IL COMPLESSO DEGLI AGOSTINIANI
L’INTERNO È A CROCE LATINA CON NAVATA UNICA E TRE PROFONDE CAPPELLE INTERCOMUNICANTI PER LATO Passeggiare lungo le Mura Urbiche di Lecce. Proprio come nel Cinquecento facevano le sentinelle deputate alla difesa della città fortificata dall’imperatore Carlo V. Solo che questa volta a farlo saranno i turisti in arrivo nel capoluogo salentino,
oltre a tanti residenti curiosi. Fra le cose da ammirare, dall’alto dei bastioni, ci sarà anche il convento degli Agostiniani con la Chiesa di Santa Maria d’Ogni Bene. Entrambi riportati all’antico splendore grazie ad un restauro lungo ed accurato.
Lecce si riappropria così di un altro pezzo della sua storia secolare con l’inaugurazione del complesso degli Agostiniani e delle Mura Urbiche, avvenuta in due distinti eventi nelle scorse settimane. Ed è stato lo stupore a prevalere negli sguardi incantati dei visitatori. La prima pietra del complesso che oggi fa bella mostra di sé all’inizio di Viale De Pietro fu posta nella primavera del 1649, dieci anni dopo l’arrivo in città dei frati dell’ordine degli Agostiniani riformati o scalzi. Il luogo prescelto si trovava di fronte al Bastione di San Francesco da Paola. Una volta edificato, il complesso comprendeva il convento intitolato a San Lorenzo dove abitavano i frati e la Chiesa dedicata alla Vergine Incoronata (Madonna di Ogni Bene). In epoca napoleonica, quindi circa due secoli dopo, l’ordine fu soppresso e l’intera struttura fu trasformata in caser-
IN QUESTA PAGINA IL COMPLESSO DEGLI AGOSTINIANI; IN BASSO LE MURA URBICHE
ma della Gendarmeria ausiliaria. Con la restaurazione borbonica, rientrò in possesso della Chiesa per poi essere acquistata dal nobile leccese Giovanni della Ratta che la cedette ai minori osservanti francescani i quali vi istituirono lo studio della filologia e della teologia. A metà dell’Ottocento, dopo la soppressione sabauda degli ordini religiosi che prevedeva anche l’esproprio dei loro beni, il complesso fu oggetto di una disputa giudiziaria fra gli eredi della Ratta e l’amministrazione comunale che si concluse nel 1875 con l’acquisto dell’immobile e del giardino annesso da parte di quest’ultima. Arriviamo così al XX secolo, quando la struttura fu usata per lo più per scopi militari, come infermeria prima e sartoria poi. Ma cosa si può ammirare, ora che il restauro, iniziato nel 2014, è stato completato? La chiesa ha mantenuto il suo prospetto tardo rinascimentale, dove le nicchie ospitano, nell’ordine inferiore, le statue in pietra leccese dei santi Francesco d’Assisi e Domenico de Guzman, mentre, in quello superiore, Oronzo e
Gennaro in abiti vescovili. L’immagine di Sant’Antonio da Padova, al quale la chiesa è stata dedicata per un periodo, compare all’interno del timpano spezzato della finestra del secondo ordine, mentre la Vergine col Bambino trova posto nel fastigio. L’interno è a croce
latina con navata unica e tre profonde cappelle intercomunicanti per lato, un breve transetto dominato da un’alta cupola e un profondo presbiterio. Da notare la copertura a volta lunettata, gallonata da costoloni decorati a rilievo con nastri di fogliame e fiori. Il convento, invece, si distingue soprattutto per la straordinaria linearità, tipica dei principi dell’ordine agostiniano. Ma la parte più interessante è sicuramente il “giardino di Ogni Bene”, che in origine era molto più grande e ospitava prevalentemente alberi da frutto. Si è scelto di riprodurlo il più possibile simile a com’era: ci sono, quindi, il frutteto con vigne, appezzamenti di erbe aromatiche e un pergolato, il giardino dei fiori, la passeggiata dei melograni, la piazzetta degli alberi di Giuda ed il percorso perimetrale intorno al convento. Sarà, quindi, uno spazio
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Lecce IN QUESTE FOTO LE MURA URBICHE
L’ALTRA SCOPERTA IMPREVISTA È LA STRADA ROMANA RISALENTE A CIRCA 2000 ANNI FA, RINVENUTA DURANTE GLI SCAVI verde dove ristorarsi ma dove imparare anche le specie tipiche del Mediterraneo. Proprio di fronte al complesso degli Agostiniani, da via Leonardo Leo, si accederà alle Mura Urbiche e al loro parco che tante sorprese ha riservato in fase di restauro. All’interno dell’infopoint, si può prendere l’ascensore per raggiungere, attraverso una passerella aerea, i camminamenti lungo i bastioni che si trovano a cinque metri e mezzo d’altezza e permettono di godere di un panorama sullo skyline di Lecce di tutto rispetto. Poi si può scendere per visitare i sotterranei oppure, da una rampa, si può arrivare nel profondo fossato, che circonda il Parco delle Mura e che è stato riportato alla luce proprio come l’aveva progettato Gian Giacomo dell’Acaya su indicazione dell’imperatore
Carlo V, nel Cinquecento, dopo che, per secoli, dall’Ottocento in poi, era rimasto nascosto sotto terra e rifiuti. Ma dicevamo delle sorprese che hanno reso il lavoro di restauro più lungo come tempi ma più soddisfacente come risultati: una su tutte riguarda il Bastione San Francesco dove è stata individuata la presenza di uno spazio “interdetto” che un tempo assolveva alla funzione di casamatta del sistema fortificato, cioè l’alloggiamento dei cannoni. Quando gli ingressi sono stati smurati, gli ambienti illuminati solo dalle luci radenti dei lucernai hanno restituito agli occhi di chi c’era la sensazione di una dimensione metafisica. Qui sono previste installazioni sensoriali, video, espressioni d’arte, suoni, creatività contemporanee alla ricerca di un dialogo fra presente e
DISCOVERY OF THE URBAN WALLS AND OF THE AUGUSTINIAN COMPLEX TWO PLACES JUST RETURNED TO THE CITY ARE READY TO TELL ANOTHER PIECE OF LECCE’S HISTORY Walking along Lecce’s Urban Walls. Just like the sentinels devoted to the defence of the city fortified by Emperor Charles V did in the Sixteenth century. Among the things to admire, there will also be the convent of the Augustinians with the Church of Santa Maria d’Ogni Bene (literally, Holy Mary of Every Good). Both have been restored to their ancient splendour thanks to a long and accurate restoration. The first stone of the Augustinian complex was laid in 1649. The chosen site was opposite the Bastion of St. Francis of Paola. In the Napoleonic era, the order was abolished and the whole structure was turned into a military base. With the Bourbon Restoration, it returned to the Church. Later, Lecce’s Nobleman Giovanni della Ratta purchased it and gave it to the Franciscan order of Friars Minor, the Observant. In 1875, after Savoy abolition
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passato. L’altra scoperta imprevista è la strada romana risalente a circa 2000 anni fa, rinvenuta durante gli scavi archeologici portati avanti dall’Università del Salento e diretti dal professor Paul Arthur. Si tratta dell’unica strada romana a Lecce che parte dal bastione nei pressi del Circolo Tennis e segue la direzione verosimilmente verso Brindisi. Gli scavi hanno riportato alla luce anche il tratto di un secondo fossato, probabilmente di età federiciana. Infine, un’ultima curiosità: uno spartito musicale è stato trovato inciso in uno spazio del bastione Est. L’idea è quella di farlo risuonare fra quelle stesse mura, una volta che sarà completato il progetto di fruizione dell’antica cinta muraria, che si candida a diventare uno dei luoghi più visitati di Lecce.
of religious orders, the complex was purchased by the municipal administration. In the Twentieth century, the structure was used especially for military purposes. However, what can be admired now that the restoration has been completed? The church has kept its late-Renaissance facade. The niches house the Lecce-stone statues of St. Francis of Assisi, St. Dominic de Guzman, St. Oronzo and St. Gennaro. The most interesting place is undoubtedly the “garden of Every Good”. It has been reproduced as it much as it was: there is an orchard with vineyards, herbs, a pergola, a garden of flowers, a walk through the pomegranates and the little square of Judas trees. An aerial walkway allows you to enjoy Lecce skyline. Then, you can visit the basements or the deep moat that surrounds the Park of the Walls. The other unexpected discovery is the Roman road dating back around to 2000 years ago. It is the only Roman road in Lecce. Excavations have also revealed a second moat. One last curiosity: a musical score has been found carved in the East bastion. The idea is to make it play in those same walls.
Santa Marta Villa Le Padule, house for rent, è una villa di lusso con piscina nella campagna di Gallipoli, a pochi passi dal mare cristallino della costa ionica. Bianca, piena di luce, rivolta al mare, ha forme pulite, lineari, toni caldi e avvolgenti, tra i colori della terra e del cielo; è un luogo ridente, pensato per la famiglia e per gli amici, fresco, solare e accogliente. Di nuova costruzione, in stile mediterraneo, è un posto speciale, dove approdare e ritornare, ritrovare il proprio “buen retiro”, ritagliarsi il proprio eden. Può ospitare sino ad 11 persone. Santa Marta Villa Le Padule è una struttura di proprietà del gruppo Santa Marta Santa Marta Villa le Padule, house for rent, is a luxury villa with a swimming pool in the countryside of Gallipoli, only a few metres far from the crystalline sea of the Ionian coast. White, bright, turned at the sea, Santa Marta Villa Le Padule is shaped by clean lines and enchanting, warm tones blending between the sky and the land. This delightful place is designed for family and friends, fresh, cheerful and cosy. The villa is newly constructed in Mediterranean style, it’s a place to stay at and to return to, where you can find your own quiet “buen retiro,” your Eden. Maximum number of occupants: 11 Santa Marta Villa Le Padule it’s a brand of Santa Marta company
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AUS&MESON
strutture ricettive
Ricevere con stile Professionalità ed eleganza al servizio delle strutture ricettive salentine. Aus&Meson offre un contributo di classe nella gestione di ville, alberghi e masserie In un settore in costante sviluppo, e soprattutto altamente concorrenziale come quello turistico, il successo di una struttura ricettiva è strettamente connesso alla sua gestione. Bandita ogni forma di improvvisazione, per far decollare un’azienda turistica o confermarne il successo, occorrono le giuste professionalità. Un esempio è Aus&Meson, società salentina nata con uno scopo ben preciso: rilanciare la competitività di alberghi, ville, case e masserie, concentrandosi sull’innovazione dell’offerta senza tuttavia trascurare i dettagli e le radici che li legano al territorio. A capo di Aus&Meson c’è Carlo Piscopello, giovane manager con le idee chiare e tanta esperienza maturata in questo
settore nonostante la giovane età. Insieme a lui lavora un team di professionisti specializzati in questo segmento così competitivo ed in continua evoluzione. L’azienda punta ad un’organizzazione gestionale in grado di mettere insieme cambiamento e tradizione, lusso e storia, senza mai snaturare gli elementi di qualità e ricchezza locali, tuttavia ciò che la distingue è il portafoglio di strutture prese in gestione: dalle ville di lusso alle antiche tenute nobiliari, passando per le masserie ristrutturate ad arte, tutte situate nel cuore del Salento, una destinazione capace di attrarre flussi turistici sempre più importanti ed esigenti. Tra le strutture seguite da Carlo e dal suo staff ci sono due chicche della ricezio-
ne locale: Masseria Li Foggi (Gallipoli) e Masseria Don Cirillo (Ugento). Due esempi di charme mediterraneo dove eleganza e semplicità compongono la cifra dell’accoglienza, due oasi di pace lontane dal clamore quotidiano. La bellezza della natura fa il paio con lo splendore delle due strutture curate nei minimi particolari, abbracciate da prati curatissimi e arredate secondo uno stile essenziale e luminoso che richiama l’atmosfera delle antiche tenute immerse in questi splendidi paesaggi. Come nasce Aus&Meson? «Come avete anticipato prima, il settore del turismo è in continua evoluzione e negli ultimi anni è andato via via crescendo il bisogno
AUS & MESON SRL Via Fiumi Marina, 140 - 73055, Racale (LE) tel. +39 0833 908500/380 8880800 - info@ausmeson.it
di rispondere ad uno specifico segmento di mercato, quello di una clientela altamente esigente. Aus&Meson nasce quindi dalla necessità di specializzarsi e di espandere il settore dell’hotellerie, per permettere un turismo d’élite, scelto con cura, che ama il lusso ma non lo sfarzo, i comfort che si fondono con la tradizione, il gusto per il passato senza rinunciare alla modernità».
Valorizzazione della struttura e cura dei clienti con uno sguardo “glocal”. Quanto è importante l’internazionalizzazione dell’offerta? «È molto importante, fondamentale direi,
non solo per “destagionalizzare” (termine tanto caro a noi operatori turistici) ma anche per promuovere il nostro territorio che nulla ha da invidiare a mete turistiche ben più conosciute».
AUS&MESON RECEIVING WITH STYLE PROFESSIONALISM AND ELEGANCE AT THE SERVICE OF SALENTO ACCOMMODATION FACILITIES. AUS&MESON OFFERS A FIRST-CLASS CONTRIBUTION TO THE MANAGEMENT OF VILLAS, HOTELS AND MANOR FARMS In a sector in constant development, andhighly competitive such as tourism, the success of an accommodation facility is closely related to its management. It needs the right professional skills. An example is Aus&Meson, a Salento company founded with a specific purpose: boosting the competitiveness of hotels, villas, houses and manor farms, without neglecting the details and the roots that bind them to the territory.
Li Foggi e Don Cirillo sono due esempi di successo del vostro lavoro. Ovviamente la vostra professionalità è al servizio di altre strutture sia alberghiere che extralberghiere. Cosa offrite in più rispetto ad altri? «La nostra politica aziendale, sin dagli esordi, ben 17 anni fa, è sempre stata quella di offrire obiettivi a lungo termine, nell’ottica non della singola stagione ma di un risultato che durasse nel tempo e che rispettasse e valorizzasse in primis il nostro territorio e le abitazioni che gestiamo. Proprio per questo ci siamo orientati su strutture tipiche, ricercate e uniche nel loro genere, per cercare di offrire quel quid in più ad una clientela fortemente orientata alla scoperta della nostra terra e delle nostre tradizioni».
Carlo Piscopello is the young but skilled manager of the company. Where does Aus&Mesonarise from? «Aus&Meson arises from the necessity to specialize and to expand the sector of hospitality, to allow an elite tourismthat loves luxury, the amenities that blend with traditions and a taste for the past without renouncing to modernity». How important is theinternationalization of the offer? «It is essential, not only to work all the year round but also to promote our territory». What do you offer more than others do? «Our policy has always been to offer long-term goals, by respecting and enhancing our territory and the facilities we manage. This is the reason why we focus on typical structures, refined and unique in their kind».
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PH: ASSOCIAZIONE ALTURISMO
pugLia FeDericiana
di jessica niglio/
TUTTE LE FOTO DELLA RIEVOCAZIONE MEDIEVALE FEDERICUS, SONO DEL GRUPPO F/4 FOTOGRAFI PROFESSIONISTI DI ALTAMURA
Altamura e le tracce di Federico II di Svevia L’unica Cattedrale voluta dal Puer Apuliae e la spettacolare rievocazione medievale Tra le città più note della Puglia, un posto di rilievo è occupato da Altamura, incastonata nel Parco nazionale dell’Alta Murgia su una delle più conosciute doline, cavità di origine carsica tra le colline. Fonte inesauribile di reperti archeologici e testimonianze dell’antichità, Altamura dà il nome a un esemplare di Homo Neanderthalensis, il cui scheletro integro è stato rinvenuto nel 1993, conservato intatto tra stalattiti e stalagmiti nella grotta di Lamalunga. La cittadina del Barese è molto nota anche per essere uno dei più celebri borghi federiciani, con la cattedrale esempio di romanico pugliese, dedicata all’Assunta, 34 35
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pugLia FeDericiana
unica costruzione sacra voluta direttamente dal Puer Apuliae, oggi riconosciuta come il monumento più antico di tutto il centro abitato. La storia si mescola alla leggenda: rientrava dalla sesta crociata l’Imperatore Federico II di Svevia, quando sostando sull’altopiano delle Murge, in Terra di Bari, rimase affascinato da quei luoghi meravigliosi e fu rapito dal clima mite
PH: ERIC CORICCIATI
PH: ERIC CORICCIATI
PH: ASSOCIAZIONE ALTURISMO
LA PRIMA PIETRA FU POSTA NEL 1232, ANNO IN CUI FU RIPOPOLATA LA CITTÀ; FEDERICO II NON VIDE MAI LA CONCLUSIONE DEI LAVORI
delle colline dolci e rotonde; i suoi soldati trovarono riparo dalla stanchezza e dalle malattie. Decise, allora, di costruire una cattedrale attorno alla quale sarebbe sorto un borgo composto dalle popolazioni dei piccoli villaggi vicini. La prima pietra fu posta nel 1232, anno in cui fu ripopolata la città; Federico II non vide mai la conclusione dei lavori dell’edificio, terminato nel Trecento, ben
oltre cinquant’anni dopo la sua morte. Il piglio anticlericale di Federico non venne meno, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, tanto che rese libera la cattedrale dalla giurisdizione vescovile e la mise alle sue dipendenze, al pari di una cappella palatina, appartenente quindi al suo Palazzo Reale. I privilegi che andavano oltre la giurisdizione ecclesiastica sono stati confermati da tutti i sovrani sino al 1929, quando in seguito ai Patti Lateranensi, il Papa di Roma nominò un vescovo della cattedrale. Perché costruire una cattedrale mentre nel resto regione edificava castelli e fortificazioni? Probabilmente perché un luogo di culto libero dalla giurisdizione episcopale potesse ricordare il prestigio, il potere, la magnanimità e liberalità del re. Dell’impianto architettonico originario, che prevedeva una basilica a tre navate con matronei (balconi o loggiati destinati
SBANDIERATORI, TIMPANISTI, GIOCOLIERI, FIGURANTI E ATTORI, ARTISTI DI STRADA E GIULLARI SI MUOVONO LUNGO LE VIE DEL CENTRO ANTICO ad accogliere le donne), resta ben poco a causa dei rimaneggiamenti effettuati nei secoli. Oggi una matrice federiciana è riconoscibilissima sulla parete destra su cui campeggiano sette arcate e un portale voluto da Roberto D’Angiò, sul quale compare un’iscrizione che ricorda che in seguito ad un incendio o un terremoto, la cattedrale fu ricostruita nel 1316 con il supporto di maestranze provenienti dalla vicina Bitonto. La facciata attuale è un riadattamento del prospetto di epoca federiciana che racchiudeva tre absidi; negli anni successivi anche il coro venne ampliato, intarsiato da maestri napoletani, formato da 64 stalli in noce tutti differenti tra loro. Il maestoso portale esterno, definito il più ricco di Puglia e tra i più significativi della regione, fiancheggiato da due leoni stilofori in pietra risalenti al Cinquecento, ha il timpano con un Cristo benedicente; sull’architrave si ammira l’Ultima Cena e nella lunetta la Madonna con bambino. L’enorme rosone del Trecento, a quindici raggi in una ghiera ricchissima di decori, è perfettamente al centro tra i due campanili (il primo risalente alla prima costruzione, il secondo al XVI secolo, le celle campanarie al XVIII secolo) che
svettano in alto quasi ad abbracciare l’intera comunità. Dalla loro sommità è possibile ammirare tutta la Murgia, fino ad arrivare alla vicina Basilicata. L’interno, con un superficiale abito ottocentesco, è a tre navate suddivise da pilastri e colonne con capitelli bizantini, la navata centrale culmina con l’altare maggiore settecentesco, su cui campeggia una pala raffigurante la Vergine Assunta.
Nella basilica si conserva una tela di Domenico Morelli, uno dei più importanti artisti napoletani del XIX secolo, raffigurante la Conversione di San Paolo. Dal 2012, ogni anno, i cittadini di Altamura omaggiano il fondatore della città attraverso un evento suggestivo che porta il nome stesso dell’imperatore, “Federicus”, organizzato da Fortis Murgia: una rievocazione medievale che coinvolge non
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pugLia FeDericiana cantiere della cattedrale, si simulano accampamenti militari, un mercato con bancarelle di prodotti della terra richiama le tradizioni alimentari, si apre il museo medievale, si svolgono conferenze a tema per approfondire gli studi sulla mitica figura del Puer Aapuliae, i ragazzi delle scuole vengono coinvolti in un corteo a loro misura. A questo si aggiungono le iniziative più attese come il corteo storico in costume tradizionale e il Palio di San Marco.
L’edizione 2017 è stata dedicata al tema dell’amor cortese, con focus su donne e cavalieri, alla nobiltà d’animo e del sangue, alla donna simbolo di movenze alte e gentili. Per tre giorni la festa è stata animata da rime, narrazioni, cerimonie di investitura, feste, giostre e tornei. Si è tenuta, inoltre, la prima fiera del libro medievale, riservata a testi, libri, pubblicazioni, documenti informatici ed elettronici, studi e approfondimenti su letteratura, poesia, storia, arte, musica, cucina medievale, romanzi storici. Un momento affascinante quello in cui si sono mostrate le fasi di realizzazione del libro medievale, secondo le metodiche, gli attrezzi e il materiale dell’epoca, passando dalla scelta della carta alla rilegatura.
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solo la cittadina ma anche i comuni vicini ed è attrattore di turisti e appassionati da tutta Europa. La squadra al lavoro è ricca e perlopiù composta da volontari con a capo il regista Antonello Arpaia. Sbandieratori, timpanisti, giocolieri, figuranti e attori, artisti di strada e giullari si muovono lungo le vie del centro antico rievocando l’antico splendore della corte federiciana. Un’imponente scenografia medievale viene allestita nei punti cruciali dalla città: viene ricostruito il
ALTAMURA AND THE TRACES OF FREDERICK II OF SWABIA THE ONLY CATHEDRAL WANTED BY THE PUER APULIAE AND THE SPECTACULAR MEDIEVAL RECOLLECTION Altamura is one of the most renowned Apulian towns. It is nestled in the National Park of Alta Murgia on one of the most well-known valleys. As an inexhaustible source of archaeological finds, the town gives its name to a specimen of Homo Neanderthalensis, whose intact skeleton was found in 1993. Altamura is also famous for being one of the most celebrated Frederick II’s hamlets. Its cathedral is an example of the Apulian Romanesque style, devoted to Our Lady of the Assumption, the only construction wanted directly by the Puer Apuliae. History and legends mingle: Emperor Frederick II of Swabia was coming back from the Sixth Crusade when he was fascinated by the Altopiano delle Murge (literally, the Murge Plateau), by its wonderful places and by the mild climate of its rounded hills. He decided to build a cathedral there and a hamlet arose all around. The first stone was placed in 1232 but the construction of the cathedral lasted until the Fourteenth century, over fifty years after Frederick II’s death. Little remains of the original architectural system. In consequence of a fire or an earthquake, the cathedral was rebuilt in 1316. The current facade is a readjustment of the original facade; in the following years, the choir was enlarged, too. The majestic portal, defined as the richest in Apulia, is flanked by two stone column-bearing lions dating back to the Sixteenth century. The huge fourteenth-century rose window is placed perfectly in the middle of two bell-towers that seem to embrace the whole community. From 2012, every year, Altamura citizens render homage to the founder of the town through a fascinating event bearing the name of the emperor himself, “Federicus”. It is a medieval recollection involving neighbouring communities and attracting tourists from all over Europe. An impressive medieval setting is set up at crucial points of the town. This year, the first fair of the medieval book has been held, showing the fascinating stages of the making of a medieval book.
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vini e Liquori
CHE SIA PER TUTTI UN’ESTATE FRIZZANTE! Un mondo di bollicine e calici di rosato ghiacciato: col caldo anche il palato vuole la sua parte In alto i calici! Brindare è un piacere, d’estate più che mai, quando il mondo del bere si accende tra fiumi di bollicine, vini rosati, drink dal sapore fresco e tutto ciò che si sposa con le temperature calde. In questo periodo si accende un universo che frizza intorno a noi, o meglio, intorno a coloro che sanno apprezzare il buon vino, i cocktail preparati con cura e ma-
estria che regalano gradevolezze anche ai palati più esigenti. Meno “pestati” e più “mixology” con uno sguardo sempre attento alla qualità dei prodotti. «Un long drink come il gin tonic – spiega Tonino Linciano, guru delle degustazioni e del buon bere – resiste alle mode e alle tendenze del momento. È un evergreen, sempre sulla cresta dell’onda. Anzi, dirò
di più, negli anni si è affinata, da parte dei consumatori, la consapevolezza nel berlo. Adesso c’è una maggiore attenzione anche al tipo di acqua tonica da utilizzare. Il vero intenditore cerca il giusto equilibrio fra gli elementi. Se un gin è secco va da sé che la tonica debba essere più ricca di botanica, ovvero con più erbe aromatiche. Viceversa, se il gin è morbido, la tonica sarà più asciutta. La qualità dei prodotti da sola
LINCIANO LIQUORS SRL Via Duca degli Abruzzi 59/61, Lecce (LE) tel. +39 0832 331968 - fax +39 0832 241211 - comunicazione@lincianovini.it - www.lincianovini.it
non basta – conclude – il vero segreto è nel saperle miscelare come si deve». E non finisce qui. Quando si parla di mix perfetto, un ruolo fondamentale è quello del ghiaccio. Banditi i cubetti per così dire bucati, quelli che, come molti avranno già avuto modo di provare, si sciolgono in breve tempo annacquando senza pietà il nostro drink preferito, ben vengano quei bei pezzi di ghiaccio ricavati da parallelepipedi appositamente confezionati da barman scaltri e competenti. Cubetti a prova di resistenza, ottimi per garantire la giusta temperatura e per mantenere inalterato l’equilibrio fra gli elementi che compongono il cocktail. Nel regno di Tonino Linciano, in Via Duca degli Abruzzi 59, a Lecce, c’è tutto un mondo da scoprire. Non a caso, proprio grazie al suo assortimento di qualità, “Linciano Liquors” è il riferimento per tutti i locali di Lecce e provincia. Gin, vini, spumanti, birre, distillati, rum, vodka e liquori delle migliori marche, insieme a tutto quelle che serve per creare cocktail dal gusto indimenticabile. E poi bollicine. Tante. Da quelle pregiate a quelle più accessibili, ma sempre tutto rigorosamente di qualità. E qui si apre un capitolo interessante. D’estate cresce il consumo di prosecchi e bevande dal perlage inimitabile. «È vero – commenta Linciano – con la bella stagione le bollicine diventano quasi un must. C’è più attenzione non solo da parte dei consumatori, ma anche da parte dei produttori locali che ultimamente si stanno
dedicando, e con un discreto successo, alla produzione di rosè e bianchi». E restando nel mondo del vino, sempre durante la stagione calda, torna prepotentemente alla ribalta il vino rosato, sempre più apprezzato - purché servito alle giuste temperature - sia dagli uomini che dalle donne. E già, va detto anche questo: esiste un modo di bere maschile ed uno femminile. Se da un lato gli uomini prediligono sapori intensi e aromi forti, dall’altro il gentil
sesso opta per bevande più suadenti, più dolci e più morbide. Insomma, si può bere con stile, senza snaturare i propri gusti, come fosse un'arte. Sia che si tratti di bollicine, sia che si tratti di vino o che si tratti di cocktail, il gusto deve prevalere su tutto. Accendere le sere d’estate, tra un aperitivo ed una cena fra amici, sorseggiando la bevanda perfetta, è più facile di quanto si possa immaginare.
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LINCIANO LIQUORS
vini e Liquori
SPARKLING SUMMER TO EVERYONE! IN HOT DAYS, TASTE MATTERS TOO To toast is a pleasure, especially in summer. In this period, a universe sparkles around those who appreciate good wines and cocktails made with care and mastery, giving pleasantness even to the most demanding palates. Always with a careful eye on the quality of products. «A long drink like “gin and tonic” – explains Tonino Linciano, a wine guru – resists fashion and trends of the moment. Or rather, in recent years the awareness in drinking it has improved. There is an increased attention to the type of tonic water to use. The quality of products alone
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is not enough. The real secret is how you mix them». Ice plays a key role in a perfect mix. The best ice cubes are those blocks obtained from large ice parallelepipeds. They are perfect to ensure the right temperature and to keep the balance between the cocktail elements unaltered. “Linciano Liquors” is a touchstone in Lecce and its province. Gin, wines, sparkling wines, beers, spirits, rums, vodkas and liqueurs of the best brands. Drinking is an arte. Whether it is sparkling wine, wine or cocktail, taste must prevail. To kindle the hot summer evenings by sipping the perfect drink is easier than you might imagine.
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BrinDisi
KATIUSCIA DI ROCCO, DIRETTRICE DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA ARCIVESCOVILE “ANNIBALE DE LEO” A BRINDISI
di francesca mandese/foto massimo centonze
Viaggio nei tesori della “De Leo� La biblioteca arcivescovile fondata a Brindisi nel 1798
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IN ALTO LA CATTEDRALE DI BRINDISI E A SINISTRA RITRATTO DEL FONDATORE DELLA BIBLIOTECA, ANNIBALE DE LEO; IN BASSO, I LOCALI DEL SEMINARIO CHE LA OSPITANO.
DAVANTI AL GRANDE QUADRO DEL SUO FONDATORE, CI VIENE SPIEGATO CHE FU L’ARCIVESCOVO ANNIBALE DE LEO AD APRIRLA NEL 1798 La guida del Touring l’ha definita “piccola biblioteca vaticana”. Eppure, nei locali in piazza Duomo, inglobati nel Palazzo del Seminario di Brindisi, proprio accanto alla Cattedrale, non sono certo i testi religiosi a farla da padrone. Al contrario, vi sono preziosi testi giuridici e scientifici unici al mondo e altri tesori conosciuti e apprezzati soprattutto da studiosi stranieri. È la Biblioteca pubblica arcivescovile “Annibale De Leo”, la cui direzione è affidata dal 2003 a Katiuscia Di Rocco. E qui c’è la prima particolarità di questo scrigno prezioso di storia, cultura e antichità. Lo statuto della biblioteca è stato di recente modificato dall’arcivescovo, monsignor Domenico Caliandro, perché il suo fondatore non aveva certo messo in conto che, un giorno, potesse essere una donna a diventare custode di quel patrimonio. È proprio lei a guidarci alla scoperta della biblioteca e del museo diocesano, quest’ultimo trasferito da qualche anno nella Chiesa barocca di santa Teresa, che
sorge nell’omonima piazza poco distante. Davanti al grande quadro del suo fondatore, ci spiega che fu l’arcivescovo Annibale De Leo ad aprirla nel 1798. Era la prima biblioteca pubblica di Terra d’Otranto e in essa confluirono i circa seimila volumi della raccolta privata del prelato brindisino, che legò alla biblioteca tutti i propri beni. Nel testamento prescrisse «che fosse d’uso pubblico, collocata nei locali a piano terra del palazzo del Seminario arcivescovile di Brindisi e amministrata dagli arcivescovi pro-tempore». Prescrizioni tanto impor-
tanti quanto lungimiranti. L’averla posta sotto tutela della chiesa, infatti, mise la biblioteca e il suo contenuto al riparo dai saccheggi degli invasori stranieri. Anche la scelta di renderla pubblica si è poi rivelata importante. Negli armadi della “De Leo”, infatti, sono conservati 30 libri proibiti sui movimenti eretici del XVI secolo che l’arcivescovo ottenne grazie ad amicizie influenti. Non possedeva la patente per acquistarli e avrebbe dovuto metterli al rogo. Non soltanto li conservò con grande cura, ma li fece
inserire nell’indice e li rese pubblici, dimostrando così la sua modernità di vedute e il grande amore per il sapere. Da quei seimila iniziali, il patrimonio della “De Leo” è arrivato a contare oggi circa 150.000 volumi, tra i quali, 230 codici del fondo manoscritti, 17 incunaboli, alcuni dei quali rarissimi, 267 cinquecentine, 109 legature di pregio, la più antica delle quali risalente al XIV secolo. Tra i più significativi c’è il codice pergamenaceo “Postillae super Ysaiam”, di Alessandro di Hales, attribuibile al XIV secolo, un’opera mai stampata di cui esistono due soli altri esemplari conservati all’Ambrosiana di Milano e a Oxford. «Un aspetto che affascina sempre molto gli scolari che vengono a visitare la biblioteca – spiega la direttrice – è quello che io definisco l’antenato dei selfie, usando un linguaggio che possono comprendere facilmente. Nei manoscritti, infatti, c’è sempre un autoritratto del miniaturista, che era altra persona rispetto a chi componeva la scrittura». Un’altra chicca è l’opera
“Decretum Gratiani” di Graziano, risalente al XII secolo, trascritta manualmente su pergamena in gotico bononiense. Rappresenta la prima testimonianza di fusione tra diritto canonico e diritto civile. Ma la sua peculiarità è un’altra. È il più antico codice contenente mappe mentali – con il concetto principale al centro e quelli
secondari ai lati – conosciuto in Italia. Uno spaccato della vita nel XV secolo si scopre, invece, nei libri del battesimo, la prima forma conosciuta di anagrafe. È tra quelle pagine che la direttrice Di Rocco ha scoperto una storia molto particolare. «È quella di Marta Schiavano – racconta –, una ragazza madre che ebbe l’ardire di portare il suo primo figlio, Sempione, al fonte battesimale. Cosa inconcepibile per un’epoca in cui i figli non riconosciuti dai padri dovevano essere abbandonati subito dopo la nascita. Siamo nel 1570 e, un anno e mezzo più tardi, Marta ha una figlia femmina, Petronilla, che il padre però riconosce. È Scipione de’ Catignano, figlio di Sempione, che in seguito riconoscerà anche la terza figlia.
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Molto probabilmente, la famiglia gli impedì di riconoscere il primogenito per questioni di lascito ereditario, ma qualche anno più tardi, l’intera stirpe dei de’ Catignano venne sterminata dalla peste e, senza un erede riconosciuto, il patrimonio andò disperso». Di tutt’altro tenore era, invece, la vita delle donne non maritate che venivano obbligate a chiudersi in convento. Lo documentano 15 libri contabili dei secoli XVIII e XIX tenuti dalle monache del Convento degli Angeli. «Mangiavano bene – racconta Di Rocco –, avevano erbe e medicinali per curarsi, dolci prelibati e sapevano leggere e scrivere, al contrario delle loro sorelle maritate. Una sorta di palliativo per far accettare loro la vita monacale». E mentre ancora tanto altro ci sarebbe da scoprire in quelle sale, è tempo
di spostarsi nel museo poco distante. Insieme al Tempietto di San Giovanni al Sepolcro, che custodisce i segni del passaggio dei cavalieri Templari, è l’unico altro luogo affollato, ogni lunedì
A JOURNEY THROUGH THE TREASURES OF THE “DE LEO” THIS ARCHBISHOP’S LIBRARY WAS FOUNDED IN BRINDISI IN 1798 The Touring guide book has defined it as “the small Vatican library”. Yet, religious texts do not play master here. On the contrary, there are legal and scientific texts unique in the world and appreciated by foreign scholars in particular. We are referring to the public archbishop’s library, “Annibale De Leo”, whose management has been entrusted to Katiuscia Di Rocco since 2003. She leads us to the discovery of the library and of the diocesan museum, situated in the Baroque Church of St. Teresa. She explains to us that Archbishop Annibale De Leo founded the library in 1798. Its importance is due to the fact it was the first public library in Terra d’Otranto and it included around six thousand tomes. After De Leo’s death, being under the preservation of the church, the library and its content eluded the looting of foreign invaders. At that time, the library housed even 30 forbidden books about the
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pomeriggio, dai crocieristi che scelgono di visitare Brindisi. E di sicuro, la scelta è azzeccata. Dietro l’altare della chiesa sono infatti custoditi: il telo che avvolgeva le spoglie del patrono, san Teodoro d’Amasea, che Giovanni di Brienne donò alla figlia Isabella in occasione delle sue nozze con Federico II di Svevia, celebrate nel Duomo di Brindisi il 9 novembre del 1225; l’arca d’argento che contiene le spoglie del santo e l’idria dentro le quali arrivarono in città soltanto 15 anni prima. Ultima chicca della collezione, che presto si arricchirà di altri reperti, è il quadro “Angelo con il simbolo della Passione: la scala della Croce”, appartenente sicuramente all’ambito di Simon Vouet, pittore francese considerato fra gli eredi di Caravaggio. Della serie di 12 dipinti, se ne sarebbero salvati soltanto cinque. Due si trovano a Capodimonte, due a Minneapolis, il quinto a Brindisi.
heretical movements of the sixteenth century. Nowadays, it contains around 150,000 tomes, including 230 manuscript fund codes, 17 incunabula, some of which are very rare, 267 printed books published in the sixteenth century, and 109 valuable book bindings – the most ancient of whom date back to the fourteenth century. Among the most significant documents, there is a parchment code, the “Postillae super Ysaiam”, attributable to the fourteenth century. Another treat is the «Decretum Gratiani» by Graziano, dating back to the twelfth century and manually transcribed on a parchment in Bononiensis Gothic. It is the first evidence of a fusion between canon law and civil law. It is the most ancient code containing mental maps known in Italy. Now, it is time to move to the nearby museum. Together with the small Temple of St. John at the Sepulchre (Tempietto di San Giovanni al Sepolcro), keeping the signs of the passage of the Knights Templars, it is the only other place crowded, every Monday afternoon, by the cruisers who choose to visit Brindisi. The choice is surely highly appropriate.
BORGO DE LI SANTI
strutture ricettive
BORGO DE LI SANTI Il tempo libero è una cosa seria
Facile parlare di relax. Ma quante strutture riescono davvero a regalare ai propri ospiti momenti di pura pace e rigenerazione non solo fisica ma anche mentale? Una di esse è senz’altro Borgo de li Santi, resort a due passi dal mare cristallino di Otranto, piccolo gioiello architettonico incastonato fra il verde degli ulivi secolari e della campagna salentina. Isolata e ben protetta dal caos della vita di tutti i giorni, la struttura è comunque vicina alle mura della città vecchia, non lontana dalle spiagge e dalle scogliere a sud del paese. Una chicca dallo stile essenziale e mediterraneo, caratterizzato da un ambiente discreto dove bellezza e tranquillità si muovono all’unisono creando un’armonia che conquista sin dal primo contatto. Qui tutto è pensato per rendere felici gli ospiti, ma soprattutto per rendere indimenticabile il loro soggiorno. A dare concretezza a quest’idea di relax e pace sono tre fantastiche donne: le sorelle Valentina e Viviana De Santis che insieme alla loro mamma, Cinzia,
gestiscono la struttura inaugurata lo scorso anno. Tre donne diverse eppure fortemente coese nel portare avanti questa realtà che punta sulla qualità, sulla discrezione e al tempo stesso sulla cura del particolare. Prova ne sia l’attenzione al dettaglio presente ad ogni passo, tanto nell’arredamento degli appartamenti, quanto nell’organizzazione degli spazi esterni. «Il nostro progetto – spiega Valentina – si caratterizza perché è in continua evoluzione ed ha preso vita dai materiali artigianali del Salento e dall’eleganza del design minimale. L’ospitalità, si sa, è fatta di dettagli. I colori emozionanti con cui abbiamo arricchito i toni sobri della pietra vi colpiranno appena arrivati da noi. Il garbo nell’accoglienza, che da sempre accompagna la storia professionale della nostra famiglia, sarà qualcosa da ricordare con piacere al rientro dalla vostra vacanza». Quello che rende esclusivo questo luogo dai cromatismi tipici dell’anima salentina è il perfetto connubio fra privacy e relax,
BORGO DE LI SANTI Via Rita Levi Montalcini - 73028 Otranto (LE) - Italy) tel. +39 338 6255372 / 393 9125105 tutti i giorni 09:00-13:00/16:00-20:30 info@borgodelisanti.it - www.borgodelisanti.it
tra il verde che abbraccia la struttura e le linee essenziali del patio e della piscina, senza rinunciare alla vita pulsante della città storica che sorge poco distante, e soprattutto senza rinunciare al mare e alle occasioni sportive in piena natura.
Per Cinzia, Valentina e Viviana De Santis il tempo libero è una cosa seria. Ecco i loro suggerimenti a quanti sono in procinto di programmare una vacanza:
Gli appartamenti, divisi in monolocali e bilocali (dai 27 ai 70 mq), sono ovviamente arredati con gusto e sobria eleganza, luminosi ed impreziositi dagli elementi tipici dello stile mediterraneo. Tutti hanno un giardino o un cortile interno privato, per
rendere il soggiorno degli ospiti ancora più gradevole. Non a caso uno degli slogan preferiti dalle sorelle De Santis recita così: “Siamo nati per permetterti di dare, ad ogni giornata, la possibilità di essere la più bella della tua vacanza”. E non è difficile immaginarlo. Una volta oltrepassato il cancello del resort, la prima sensazione è quella di pace e silenzio, come se un interruttore invisibile spegnesse il tumulto quotidiano. Inoltre, alla bellezza del luoghi si aggiunge la suggestione della storia che accompagna questo gioiello idruntino. Borgo de li Santi, infatti, nasce sui terreni dell’antica masseria De Santis, che le proprietarie - Valentina e Viviana - hanno voluto così chiamare in onore degli eroici 800 Santi Patroni della loro città, ma anche con l’intento di ricordare affettuosamente il nonno Antonio, solida figura di agricoltore salentino, un pioniere nel suo settore. Fu proprio lui, nel secondo dopo guerra, a dar vita alla coltivazione delle Barbatelle da Pianta Madre, intuizione che diede nuovo impulso alla cultura della vite in tutto il Mezzogiorno d’Italia.
1. Programma l’ozio come elemento essenziale delle tue giornate. 2. Rallenta il passo. Esiste un legame magico tra lentezza e memoria. 3. Per un paio d’ore al giorno, disconnettiti. Alza lo sguardo e vivi off-line più che puoi. 4. Osserva, ascolta, gusta, respira, tocca. 5. Conversa con le persone reali. Non postare, fai una chiacchierata.
BORGO DE LI SANTI LEISURE IS A SERIOUS MATTER How many accommodation facilities manage to give their guests moments of peacefulness and of physical and mental regeneration? One of them is undoubtedly Borgo de li Santi, a resort situated a stone’s throw from the crystalline sea of Otranto, and a little architectural jewel nestled between the green of century-old olive trees and Salento countryside. The property is close to the walls of the old town, not far from the beaches and the cliffs to the south of the small town. An essential and Mediterranean style and a fine and peaceful atmosphere. Everything is created to make guests happy and their stay unforgettable. Three fantastic women give substance to this idea of relaxation and peace: two sisters, Valentina and Viviana De Santis, and their mom,
Cinzia. They run the facility inaugurated last year. Attention to detail is present at every step, both in furnishing and in the organization of outdoor spaces. Studio and two-room flats are sober, classy and full of light, all with a private garden or courtyard. Everything is intended to make every day the most beautiful day of your holiday. According to Cinzia, Valentina and Viviana De Santis, leisure is a serious matter. Here are their hints: 1. Plan idleness as an essential element of your days. 2. Slow your pace. 3. Disconnect for a couple of hours a day. 4. Watch, listen, taste, breathe, touch. 5. Have a chat with real people.
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taranto
LA
TARANTO
CHE SI REGGE DA SOLA I GIOVANI E LA CITTÀ VECCHIA PER SUPERARE LA “FERITA”
testo e foto di aurora mastore/
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Chi pensa di arrivare a Taranto vecchia e di trovare un centro storico curato, pulito e ben tenuto si sbaglia. Ma non è questo che l’occhio dell’osservatore esterno deve cercare, perché quello che va percepito, assorbito e metabolizzato è il fascino di una Taranto che non ti aspetti. Di lei colpisce altro: l’atmosfera decadente, quella di una città che vive un rapporto complesso con il suo passato. Angelo, protagonista indiscusso dell’attivismo giovanile che sta rivitalizzando la città vecchia, è una guida preziosa per guardare alla realtà tarantina con occhi diversi, per scoprire la bellezza che risiede tra i vicoli in cui ragazzini giocano per terra mentre bambini camminano abbracciati sorridendo a chi passa accanto a loro. Lo chiamano “u sindache di Taranto vecchia”. “In città” tutti lo conoscono. “Le Sciaje”, l’associazione di cui è presidente, prende il nome dal termine che indicava il luogo del mare in cui venivano coltivati i mitili e le ostriche, alla maniera tradizionale tarantina. Dal lungomare, che abbraccia l’Isola proteso sul Mar Grande, l’acqua si mostra verde e limpidissima. La “giovane Taranto antica”
la chiamava Giuseppe Ungaretti. La vera perla dello Ionio, la cui bellezza, ancora troppo offuscata, preme per farsi vedere, cerca di attirare l’attenzione e riaffiora qua e là. La luce che filtra dai vicoli stretti illumina antichi palazzi un tempo simbolo di splendore, testimoni di un tessuto edilizio storico che deve essere valorizzato. «Taranto si prepara ad accogliere un maggiore flusso di turisti, non dimentichiamo che si trova a metà strada tra Lecce e Matera e che quest’ultima sarà la capitale europea della cultura nel 2019», fa notare Angelo, parlando dell’Isola, cioè di quella che era un tempo “la Città”. Un’isola artificiale, creata a fine 1400 tagliando l’istmo che
ad est la collegava alla terraferma per renderla più sicura dagli attacchi nemici, quelli turchi in particolare. Ancora fino a metà Novecento, a Taranto vecchia vivevano più di 30 mila persone, soprattutto marinai, artigiani, pescatori e mitilicoltori. Fino a quando l’industrializzazione ha provocato l’espansione disordinata dei quartieri periferici portando a compimento quell’opera di ripudio e spopolamento del centro storico dalle cui ceneri sarebbe nata la città moderna. Il cielo è di un azzurro cristallino e sgombro di nuvole dalla terrazza del museo etnografico Majorano, ospitato all’interno del Settecentesco palazzo Pantaleo. Da qui
LA VERA PERLA DELLO IONIO, LA CUI BELLEZZA, ANCORA TROPPO OFFUSCATA PREME PER FARSI VEDERE, CERCA DI ATTIRARE L’ATTENZIONE
si domina il paesaggio urbano. La “ferita” è aperta e visibile nello skyline cittadino. Quella “cattedrale nel deserto”, il “mostro”, è la prima cosa che si vede arrivando da lontano, insieme al mare che l’ha accolta e maledetta. Ma la bellezza di Taranto risiede nelle stratificazioni sedimentate della sua storia millenaria: greci, romani, bizantini, normanni, svevi, angioini, aragonesi l’hanno di volta in volta modificata. Fu una delle città più ricche e importanti tra le colonie della Magna Grecia, mentre durante il Medioevo, tra 1300 e 1400, divenne sede dell’omonimo principato. Il suo feudatario, Raimondello del Balzo Orsini, ne fece una signoria talmente im-
portante, comprendente buona parte della Puglia e della Basilicata, da essere quasi indipendente all’interno dell’allora regno napoletano. La storia racconta che, dopo la sua morte, proprio nella cappella di
San Leonardo, all’interno del castello aragonese, fu celebrato il nuovo matrimonio tra la moglie, la contessa di Lecce Maria d’Enghien, e il nuovo principe e futuro re di Napoli Ladislao di Durazzo. Perdendosi nel labirinto del centro storico, di Taranto vecchia incantano gli scorci affacciati sui suoi mari. Dall’arteria principale che la attraversa, via Duomo, una serie di stradine si diramano verso il mar Grande e il mar Piccolo, che proteggono l’Isola e comunicano grazie al ponte di pietra dal lato del quartiere Tamburi e, dalla parte opposta, al ponte girevole, là dove inizia il Borgo e si staglia maestoso il castello aragonese. La luce violenta che colpisce con le sue ombre dure i muri nel primo pomeriggio primaverile è la metafora del contrasto evidente tra i palazzi fatiscenti e quelli ristrutturati, gli uni accanto agli altri, a volte divisi da strade chiuse mantenute in vita da impalcature, simbolo della 54 55
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precarietà di un centro storico che resiste, da solo, contro l’abbandono. Un susseguirsi di porte e finestre murate come bocche ammutolite trattenute da mani nascoste. Strade strette in salita e in discesa animate da panni profumati stesi all’aria. Taranto vecchia sembra la poesia degli ultimi, un grido lanciato e sospeso in aria verso il futuro, come una sfida da raccogliere. È un esercizio mentale che invita chi la guarda ad andare oltre la superficie per immaginare nuove prospettive. È quello che da alcuni anni fanno le associazioni culturali attive in città. «A Taranto
è in atto un cambiamento, una trasformazione, tutto è in mutamento», spiega Angelo. Continua a definire la città una “metropoli” che oggi si trova al centro di una tensione tra forze che spingono verso il nuovo e forze conservatrici. È una realtà inglobata in dinamiche e processi che richiedono tempo. “Divenire” è la parola chiave per comprendere la situazione culturale che Taranto sta vivendo oggi, al centro tra chi la vede proiettata verso un futuro da meta croceristica e chi da tempo insiste sulla necessità di un “risanamento culturale”. Il dato di fatto è che il futuro della città non
può essere più impostato solo sul modello industriale e che il nodo da sciogliere è quello del rapporto con il suo patrimonio storico. Oggi è il tempo in cui Taranto sta ridiscutendo se stessa e sta gettando le basi per il suo futuro, iniziando a ricucire il rapporto con il passato e imparando a riconoscere la bellezza della sua storia, quella che si tocca con mano attraverso i vicoli che la sera si popolano, tra i tavolini dei ristoranti e i sorrisi dei tanti ragazzi che oggi scelgono consapevolmente di rimanere e di provare ad essere il motore di quella rivoluzione culturale.
TARANTO VECCHIA SEMBRA LA POESIA DEGLI ULTIMI, UN GRIDO LANCIATO E SOSPESO IN ARIA VERSO IL FUTURO, COME UNA SFIDA DA RACCOGLIERE
THAT TARANTO THAT HOLDS ON ALONE THE YOUTH AND THE OLD TOWN TO OVERCOME THE “PAIN” Arriving in Taranto’s old town, you will not find a clean and well-kept downtown. However, what an external observer should find is the charm of a town you do not expect, its crumbling atmosphere and its complex relationship with the past. Angelo, the undisputed protagonist of the youth activism that is regenerating the town, is an invaluable guide to discover the beauty of these alleys. He is nicknamed “u sindache di Taranto vecchia” (“the Mayor of the old Taranto”), and he is the president of a youth association, “Le Sciaje”. From the seafront, the water seems green and clear. The light seeping in through the narrow alleys lights up the ancient palaces, formerly a symbol of splendour. The old town is an artificial island, created at the end of the Fifteenth century by cutting the isthmus that connected it to the mainland, as to protect it from enemy attacks. Until the mid-Twentieth century, more than 30 thousand people lived in the old Taranto. Later, industrialization resulted in the cluttered sprawl of suburbs and in the depopulation of the downtown. The terrace of the Eighteenth-century palace, Pantaleo, reveals that “pain” on the skyline. That “monster” is the first thing you see coming from far. Nevertheless, the beauty of Taranto is in its millennial history: Greeks, Romans, Byzantines, Normans, Suevians, Angevins and Aragoneses have amended it from time
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to time. It was one of the richest and most important colonies of Magna Graecia as well as the location of the homonymous principality during the Middle Ages. The old town seems the poetry of the last, a shout given and hanging in the air towards the future. It is a mental exercise inviting us to go beyond the surfaces to imagine new perspectives. The future of the town cannot be set only on the industrial model. Today, Taranto is laying the basis for its future by enhancing the beauty of its history, learning to recognize its beauty and that of the smiles of those young people who have decided to be the engine of that cultural revolution.
GIRODIBOA BEACH
staBiLimenti BaLneari
Girodiboa Beach Frassanito Una terrazza nel mare tra natura, relax e buona cucina senza confronti
In uno dei luoghi più esclusivi ed incontaminati della costa adriatica, uno degli spot noti a livello internazionale per il windsurf, il Girodiboa Beach rappresenta una vera e propria attrattiva per chi vuole divertirsi e al contempo respirare un’atmosfera raffinata e chic: caratteristiche che in poco tempo ne hanno già fatto un brand molto noto anche a livello internazionale. IlGirodiboa Beach é il risultato della completa ristrutturazione di uno stabilimento nato nel 1998 e che ha rivoluzionato il modo di intendere il divertimento all’aperto. Elegante e alla moda, dal design moderno unito ad arredi tradizionali. La location è a Frassanito, a pochi chilometri da Otranto, ed è nato dalla volontà di garantire un misurato connubio tra relax e servizi di alta qualità. È una struttura balneare con annesso ristorante, dotata di ogni confort, estremamente elegante e raffinata. Mare limpido e pulito, acqua cristallina tra le
migliori del Salento, natura incontaminata: qui l’ospite viene messo al primo posto, parola d’ordine: relax. Gli ospiti della struttura hanno a disposizione fin dalla mattina un fornito lounge bar, ombrelloni e lettini ben distanziati l’uno dall’altro in modo da fornire il massimo del comfort e della privacy. Lo stabilimento è strutturato, oltre che con la classica area mare, anche con sala ristorazione, area gourmet, cocktail bar ,e a disposizione splendidi gazebo con tende in riva al mare dove è anche possibile ordinare direttamente ogni servizio … lo stile prima di tutto! Particolare menzione va alla ristorazione gourmet – a cena - che propone una cucina mediterranea, presentata in modo impeccabile, che non dimentica il valore del sapore e dei gusti locali ma che strizza l’occhio a un concetto di ristorazione più ampio, più internazionale. Una cucina mediterranea di alto livello, basata quasi
GIRODIBOA BEACH Frassanito, Otranto (LE) tel. +39 0836 1975156 - reservation@girodiboabeach.it - www.girodiboabeach.it
esclusivamente su un’offerta giornaliera di pescato freschissimo e piatti fuori carta serviti direttamente sul mare. Il tutto sempre rivisitato con soluzioni creative e scenografiche di un team guidato da uno Chef giovane ma già molto affermato. il Girodiboa Beach diventa nel 2003 uno dei beach bar più alternativi e innovativi nell'ambito della miscelazione, e oggi come allora, anima i pomeriggi con dj set, e le serate di tanti buon bevitori. Dalle mani dei bartenders professionali dalla sana simpatia, si possono gustare cocktails nazionali ed internazionali, standard ed innovativi, accompagnati anche dalle migliori marche di vino e birra durante le calde serate estive e da quest' anno anche nei fine settimana autunnali e primaverili di chi desidera atmosfere eleganti ed informali. Insomma, una location assolutamente innovativa, straordinaria per stilosità, unica nel suo genere, sul mare … un ambiente esclusivo sotto le stelle … una
straordinaria scenografia naturale che determina un “teatro” unico e imperdibile. Lorenzo Rizzelli, lo Chef de cuisine «La mia passione per la cucina nasce da adolescente: ho subito concentrato ogni mia energia per diventare uno chef affermato apprendendo da una parte i segreti del mestiere e perseguendo dall'altra la mia ricerca senza fine dei sapori perfetti. In questa mia nuova avventura, affiancato da un team valido e propositivo, stiamo creando qualcosa di unico nel suo genere rivisitando i piatti della tradizione con lo stesso spirito di innovazione con la quale la proprietà ha rivisitato questa splendida location. Approfitto della felice circostanza per ringraziare i principali chef che mi hanno guidato nella mia carriere: Roberto Musarò, Mario Palma, Lukas Pfaff, Richie Wilson, Enzo De Matteis, Tonino Carrozza».
dell'elisir iniziata circa 2 secoli fa. Migliaia sono le ricette inventate e modificate e proposte in tutto il mondo. Noi cerchiamo di crearne delle nuove e rivistare dei grandi classici per farle conoscere alla nostra clientela, studiando e ricercando dei prodotti di ottima qualità. I cocktails vengono sempre studiati approfonditamente prima di essere proposti, facendo attenzione a quelli che sono i gusti delle singole persone, cercando di "cucirli" addosso il loro drink come un abito fatto su misura. Lavorando insieme al nostro team, creiamo i nostri cocktails in abbinamento con i nostri piatti, e grazie anche al nostro chef cerchiamo di offrire ai nostri clienti un esperienza unica».
Massimiliano Ingrosso, il capo barman «La storia del cocktail affonda in quella
GIRODIBOA BEACH – FRASSANITO A TERRACE IN THE SEA AMONG NATURE, RELAXATION AND GOOD FOOD BEYOND COMPARISON In one of the most exclusive places of the Adriatic coast, one of the location internationally known for windsurfing, Girodiboa Beach is a real attraction for those who want to have fun and, at the same time, to breathe a refined and chic atmosphere. Girodiboa is an innovative beach club, which has revolutionized the way we mean by outdoor fun. It is situated in Frassanito, a few kilometres from Otranto, and it arises from the will to ensure a measured blend of relaxation and high quality services. It is a beach resort with a joined restaurant, equipped with every comfort. The sand is white, the sea is clear and clean, and nature is unspoilt. The resort has a classic sea area, a restaurant, a gourmet area and a cocktail bar. Special mention goes to the gourmet cuisine that combines a
Mediterranean and an international cuisine. Particularly attractive is the cocktail bar, where it is possible to taste national and international cocktails as well as the best local wines and the best international beers. All accompanied by finger food and a DJ set to liven up the warm summer evenings An exclusive atmosphere where you can dance under the stars and an amazing natural setting define a unique “theatre” not to be missed. Lorenzo Rizzelli, Chef de cuisine «My passion for cooking came when I was a teenager. In this new adventure, we are creating something unique, by revisiting and innovating traditional dishes». Massimiliano Ingrosso, Head barman «The history of cocktails began about two centuries ago. We invent new recipes and we do it in combination with our dishes. Also thanks to our chef, we try to offer our customers a unique experience».
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STORIE
un museo speciaLe
Scrivi, scrivi e già la tua anima è persa,, (Italo Calvino) A Trani un luogo di culto per gli appassionati della scrittura e della lettura
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di jessica niglio/foto fondazione seca
STORIE
un museo speciaLe
In quella piazza ampia e ventosa sui lembi dell’Adriatico pugliese, “là dove l’Adriatico promette lo Jonio” (Cesare Brandi nell’Inno a Trani), ai piedi del maestoso campanile di una delle più belle cattedrali della regione, c’è un luogo di rara magia, dove appassionati lettori, scrittori, amanti della letteratura possono trovare un nido del cuore, un riparo dalle cose del mondo, una culla per lo spirito. È il museo della macchina per scrivere e si trova a Trani, nel Polo Museale di Piazza Duomo, il museo dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie Nazareth, inaugurato nel 1975. Inizialmente collocato nell’ex Seminario Arcivescovile, oggi occupa anche gli spazi dell’attiguo Palazzo Ladispoto. Al primo piano una vastissima collezione di modelli di macchine per scrivere racconta almeno centocinquant’anni di storia delle tecniche di scrittura, alla vista una distesa di esemplari ben conservati e documentati divisi in tre settori secondo la storia ed evoluzione della scrittura meccanica, le portatili e le macchine “braille” e “steno”: qui si trovano veri e propri gioielli, come la prima macchina da scrivere mai costruita, una Sholes & Glidden del 1873 custodita in una teca, la Royal Quiet Deluxe usata dall’agente 007 con la struttura in oro e ancora macchine a battitura cieca, macchine a scrittura visibile, la prima portatile, la prima elettrica (la IBM del 1935) e quella elettronica.
Quattrocento oggetti che provengono da ogni parte del mondo, con tastiere cirillica, araba con carrello al contrario, ebraica, con caratteri giapponesi fino a modelli usati dalla Wehrmacht (nome assunto dalle forze armate tedesche dopo il 1935) e dalle SS durante la seconda guerra mondiale. Del resto, la storia della letteratura del Novecento è stata scritta sulle macchine per scrivere e nel museo ci sono tutte, dalla Royal Standard 5 di Jack Kerouac all’Underwood Standard di Bukowsky,
dalla Erika Folding di Brecht alla Hermes Baby di Hemingway. Al piano interrato, poi, si svela una collezione del tutto eccezionale, la sezione Olivetti dedicata all’imprenditore Adriano Olivetti, fondatore della fabbrica Ing. C. Olivetti & C., la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, uomo di alto ingegno e dalla personalità poliedrica; emerse nel secondo dopoguerra per i suoi progetti industriali innovativi, basati sull’equilibrio tra solidarietà sociale e profitto.
Le macchine, a Trani, sono sistemate in ordine cronologico, dalla prima progettata dall’ingegner Camillo nel 1908 fino ai primi personal computer, passando attraverso modelli storici come la prima portatile MP1, la Lettera 22, usata da grandissimi del giornalismo come Enzo Biagi, Indro Montanelli e Pier Paolo Pasolini, la Red Valentine firmata da Ettore Sottsass, la Lettera 32 che entrò a tutti gli effetti come oggetto di uso comune nelle case degli italiani. Il percorso espositivo permette di conoscere l’evoluzione meccanica ed estetica della macchina per scrivere, strumento indispensabile di qualunque ufficio solo pochi decenni fa. In un lato dello stesso piano una sorpresa: una collezione di Toys, le macchine ideate per i più piccoli, in latta con sistema di scrittura a indice fino alle creazioni in plastica più recenti legate a marchi noti di produttori di giocattoli. Una teca enorme conserva una macchina da scrivere smontata per mostrarne tutti i numerosi componenti, dai martelletti ai nastri, dai tasti ai meccanismi interni. La nascita e la gestione del museo della macchina per scrivere di Trani si deve a
un’organizzazione privata, la Fondazione S.E.C.A. che, in anni di approfondita e meticolosa ricerca, ha documentato la storia della macchina per scrivere dalla sua nascita fino al declino per via dell’avvento dell’era digitale. Un enorme patrimonio culturale, storico e di costume che solo da poco più di un anno è stato offerto alla Puglia e all’Italia, per volere di Natale Pagano, insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica nel 2014, imprenditore pugliese ed ex dipendente proprio di Adriano Olivetti, dal
quale pare avere ereditato la lungimiranza nelle visioni. Non ancora diciottenne, aprì una radio e avviò un giornale di informazione, che esiste ancora oggi, e terminati gli studi partì in cerca di lavoro. Arrivò così nel reparto tecnico della Olivetti, vera e propria fucina di cultura umanistica e tecnologia insieme. Natalino - così è chiamato dai concittadini - torna nella sua Trani, avvia la sua impresa - la Seca, che per trent’anni si è occupata di allestimenti e arredamenti di spazi comuni - e intanto colleziona macchine per scrivere.
QUATTROCENTO OGGETTI CHE PROVENGONO DA OGNI PARTE DEL MONDO, CON TASTIERE CIRILLICA, ARABA CON CARRELLO AL CONTRARIO, EBRAICA
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STORIE
un museo speciaLe
NON È UN CASO ISOLATO IN QUANTO TRANI VANTA UNA RICCA TRADIZIONE TIPOGRAFICA SIN DAL SEICENTO Gli esemplari aumentano negli anni, viaggio dopo viaggio, ricerca dopo ricerca fino a che non emerge l’esigenza di donarli a una fondazione per essere a disposizione di tutti gli appassionati. Ed è a questo punto che Seca, “Servizi Elettronici per la Contabilità Aziendale”, si tramuta in Fondazione S.E.C.A., acronimo del latino “Scripturae Evolutio Cum Arte” (L’evoluzione della scrittura con arte), presieduta da Isabella Cicolella. In occasione del primo anno di attività, lo scorso 22 aprile, è stato rilasciato un annullo filatelico su alcune cartoline commemorative, fatte stampare di proposito, che ritraggono alcuni degli esemplari più rari e pregiati. La fondazione lavora costantemente in sostegno della scrittura come forma di
arte, mezzo attraverso il quale si delinea la personalità di chi la produce; sono tante le iniziative in programma in connessione con le realtà culturali europee, anche nell’ottica di formare giovani artisti e rendere universale la storia della scrittura. Non è un caso isolato in quanto Trani vanta una ricca tradizione tipografica
sin dal Seicento con Lorenzo Valeri fino a Valdemaro Vecchi, pioniere dell’editoria e tipografo, nell’Ottocento. La scrittura diventa qui ponte tra culture e testimone del tempo, celebra quella magia che fa spingere i tasti per comporre i pensieri e fa innamorare di quel suono unico che scandisce il respiro.
“WRITE, WRITE AND YOUR SOUL IS ALREADY LOST” (ITALO CALVINO) IN TRANI, A PLACE OF WORSHIP FOR LOVERS OF WRITING AND READING In that large square, at the foot of the majestic bell tower of one of the most beautiful cathedrals in the region, there is a place of rare magic, where passionate readers, writers and lovers of literature can find a heart nest, a shelter from worldly things, a cradle for the spirit. It is the Typewriter Museum. It is located in Trani, in the Cathedral Square, and it was opened in 1975. On the first floor, a huge collection of typewriters tells at least one hundred and fifty years of writing techniques. An expanse of well-preserved specimens of typewriters, classified according to type: mechanical, portable, “Braille” and “steno” machines. Here, you will find real gems, like the first typewriter ever built, an 1873 Sholes & Glidden, the Royal Quiet Deluxe used by Agent 007, the first electric machine (an IBM of 1935), the first electronic typewriter. Four hundred objects coming from all over the world, with every kind of keyboard, up to models used by the Wehrmacht and by the SS during World War II. The history of the literature of the Twentieth century was written on typewriters and they are all there in the Museum, from Bukowsky’s Underwood Standard to Hemingway’s Hermes Baby. There are also the Lettera 22, used by great journalists like Enzo Biagi, Indro Montanelli and Pier Paolo Pasolini, and the Lettera 32, the first typewriter to become an object of common use in the homes of Italians. The Trani Typewriter Museum is owed to a private organization, the S.E.C.A. Foundation - from the Latin, “Scripturae Evolutio Cum Arte” (The evolution of writing with art), created by Natale Pagano and chaired by Isabella Cicolella. The Foundation works constantly in support of writing as a form of art. There are many events planned in connection with other cultural realities in Europe. It is not an isolated case since Trani has a rich typographic tradition since the Seventeenth century. Writing becomes a bridge between cultures and a witness of time.
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Fantasia, tradizione, genuinità e quell’inconfondibile gusto che solo la pasta fresca sa sprigionare
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COMUNE DI NARDÒ
territorio
Rete museale, ci siamo! La valorizzazione del territorio attraverso la tutela e la conservazione dei beni storici ed archeologici. In arrivo, a Nardò, il sistema che renderà fruibile il patrimonio locale Museo della Preistoria nell’ex convento di Sant’Antonio, nel cuore del centro storico; dal Museo del Mare Antico in zona 167; dal Museo della Civiltà Contadina e delle tradizioni popolari, ospitato in un bastione del Castello Acquaviva. I primi due sono già allestiti e resi fruibili in passato con modalità discontinue e provvisorie. Il Museo della Memoria, inaugurato nel 2009, raccoglie le testimonianze del passaggio a Santa Maria al Bagno di ebrei sopravvissuti all’orrore dei campi di sterminio. Oltre a una selezione di foto e di documenti di quel periodo, nel sito si trovano i celebri murales realizzati da Zivi Miller recuperati dopo un complesso lavoro di restauro. L’Acquario del Salento è nato invece nel 2015 grazie al progetto comunitario “Apreh” e ospita, oltre a un centinaio di specie animali e vegetali, le
riproduzioni di alcuni relitti, tuttora presenti lungo la costa neretina, ricostruiti così come appaiono oggi, dopo una convivenza con il mare e i suoi organismi. Per entrambi si è proceduto con l’affidamento a due distinti soggetti privati, previa gara finalizzata a premiare una forma di gestione moderna dei due beni, con un servizio di qualità e con piena fruibilità a favore di turisti,visitatori, residenti, gruppi organizzati e scolaresche, nonché efficaci azioni di valorizzazione epromozione turistica e culturale. Il Museo della Preistoria contiene documenti, pannelli illustrativi e postazioni multimediali, oltre che naturalmente una ricca collezione di reperti rinvenuti sul territorio, donazioni del Gruppo Speleologico Neretino e degli studiosi che hanno condotto le campagne di scavi negli ultimi cinquanta MUSEO DELLA MEMORIA
Prende consistenza la rete museale di Nardò, una proposta culturale e turistica che per la prima volta mette insieme i contenitori espositivi della città, vecchi e nuovi, e lega la scoperta delle radici, la storia, le risorse ambientali e naturalistiche del territorio, ma soprattutto mare ed entroterra. Quindi, non più siti slegati e ognuno con una vita e un destino propri, ma una rete che nasce sul presupposto di un modello di gestione innovativo e di qualità e in forte discontinuità con il passato. Si tratta di una scelta strategica con cui l’amministrazione guidata dal sindaco Pippi Mellone ha voluto caratterizzare le politiche di valorizzazione del patrimonio e delle risorse culturali neretine. La rete è composta dal Museo della Memoria e della Accoglienza e dall’Acquario del Salento, entrambi a Santa Maria al Bagno; dal
COMUNE DI NARDÒ Piazza Cesare Battisti 2, Nardò (LE) tel. +39 0833 838111/339 - municipio@comune.nardo.le.it - www.comune.nardo.le.it
questo caso all’affidamento in gestione. Il Museo del Mare Antico accoglierà nella sua sezione espositiva i materiali provenienti dal relitto di S. Caterina, una nave oneraria romana del II secolo a.C., e sarà anche laboratorio per gli interventi di conservazione su materiali ceramici, metallici e lignei provenienti dal mare. Molto presto la struttura sarà affidata in gestione, nel frattempo si è proceduto con la nomina del
MUSEO DELL'ACQUARIO
MUSEO DELLA PREISTORIA
MUSEO DELLA PREISTORIA
MUSEO DEL MARE ANTICO
anni. Molti fossili e manufatti provengono in particolare dal parco di Porto Selvaggio, il Distretto Archeologico del Paleolitico, che è un giacimento in parte inesplorato e che custodisce siti archeologici ritenuti preziosi dalla comunità scientifica internazionale. Filomena Ranaldo, archeologa dell’Università di Siena, è stata appena nominata direttore del museo, primo tassello del percorso che porterà anche in
direttore, cioè Rita Auriemma, docente di Archeologia Classica Subacquea presso il Dipartimento Beni Culturali dell’Università del Salento. Infine, a completare la rete, il Museo della Civiltà Contadina, uno scrigno di strumenti, attrezzi da lavoro, documenti fotografici, oggetti, arredi della tradizione sociale e popolare di Nardò, comunità a forte vocazione agricola. Un contenitore che è il frutto della ricerca costante e del lavoro paziente dell’Associazione degli Amici del Museo di Porta Falsa. Nardò scommette molto sulla valorizzazione del territorio attraverso la tutela e la conservazione del patrimonio culturale. Apre la fase della programmazione e della managerialità dei servizi e chiude un’epoca di approcci frammentari e isolati, mettendo a rete idee e risorse umane, materiali e immateriali. La strada è tracciata: assecondare la vocazione della città a centro leader del turismo culturale dell’area jonico-salentina.
MUSEUM NETWORK, HERE WE ARE! IN NARDÒ, THE UPGRADING OF THE AREA PASSES THROUGH THE PRESERVATION OF THE HISTORICAL AND ARCHAEOLOGICAL HERITAGE Nardò museum network is taking shape. For the first time, a cultural and tourist proposal gathers the town exhibition spaces, linking roots, history, environmental and natural resources but overall sea and inland. That means an innovative and quality management model. The network is made up of several historical and cultural facilities. The Museum of Memory and Reception (Museo della Memoria e dell’Accoglienza) testifies to the passage of Jews that survived the horror of death camps. Salento’s Aquarium (Acquario del Salento) houses a hundred animal and plant species as well as thecopies of several wrecks still existing
along Nardò coast. Both the Museum of Memory and the Aquarium are in Santa Maria al Bagno. In the heart of the old town centre, the Museum of Prehistory (Museo della Preistoria) contains documents, illustrative panels, multimedia stations and a rich collection of finds, fossils and artefacts found on the territory. The Museum of the Ancient Sea (Museo del Mare Antico) will receive materials coming from S. Caterina’s wreck, a Roman cargo shipof the Second century B.C. Finally, the Museum of Peasant Civilizationand Popular Traditions (Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari) has been arranged in a bastion of Acquaviva Castle. Nardò is investing in the development of the area by networking its cultural heritage, ideas and human resources. The path is traced.
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EVENTI
LjF duemiLaDiciassette
Locomotive Jazz Festival: “La musica nasce dalle periferie” Un evento che lega la musica alle bellezze architettoniche e paesaggistiche della Puglia
LJF 2015 - PAOLO FRESU ALL’ANFITEATRO ROMANO DI LECCE. PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
Nato nel 2006 come scommessa, il Locomotive Jazz Festival è uno degli appuntamenti musicali più attesi dell’estate salentina, un progetto che abbraccia culture differenti e riporta il jazz in un ambito in grado di coinvolgere un ampio pubblico. Una vera e propria locomotiva in movimento che porta in Puglia musicisti di fama internazionale, arricchita da eventi speciali e aftershow, con un’attenzione
ormai consolidata al contesto sociale del territorio. Non un caso, dunque, che il tema di questa edizione sia “La musica nasce dalle periferie”: la musica intesa come strumento che aggrega e unisce, in una cornice, la periferia, capace di generare sogni e desideri. Questa XII edizione, che si svolgerà dal 14 luglio al primo giorno di agosto, vedrà sul palco nomi del calibro di Dhafer Youssef, compositore e musicista tunisino, Daniele
Di Bonaventura e l’Orchestra d’archi del Conservatorio di Lecce per un omaggio ad Astor Piazzolla, il leggendario bassista e compositore camerunense Richard Bona, ma non solo. Per l’atteso appuntamento con “Alba in jazz” – tra la sera del 28 e il mattino del 29 luglio, a Marina Serra – ci sarà Noa, famosa cantante israeliana. Dello spirito che anima la rassegna e della sua storia ne abbiamo parlato con
di agnese cossa/
LJF 2016 PRESSO IL CASTELLO DI ACAYA. PH: GUGLIELMO BIANCHI
LJF 2015 - ALBA IN JAZZ CON FIORELLA MANNOIA. PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
stavamo concedendo. Questo azzardo è diventato sempre più grande e dopo 12 anni siamo ancora qui a festeggiare l’impresa che ci dà linfa vitale tutti i giorni dell’anno e che ci fa condividere gioie e dolori con tutto lo staff, formato oggi da grandi professionisti». l’ideatore e direttore artistico, il sassofonista Raffaele Casarano. Sono passati dodici anni dal primo “Locomotive Jazz Festival”. Come il festival è cambiato in questi anni? «Ricordo che quando è nato il Locomotive eravamo in piazza a Sogliano Cavour, che è il mio paese natale, insieme a mio nonno, mio padre e a tutta la mia famiglia a scommettere su questa pazzia che ci
Il tema di quest’anno è “La musica nelle periferie”. Credi che il jazz e la musica in generale possano svolgere un ruolo centrale nello sviluppo di una comunità? «Penso che attraverso la musica si possa incidere nel pensiero positivo e nella visione complessiva che si ha delle periferie. La musica può essere il fil rouge che lega il desiderio al sogno, alla realtà. Pensare e sognare in un luogo nel quale questo a
volte sembra impossibile. Parto dalla mia esperienza. Io vengo da una periferia, che è Sogliano Cavour, e mi sembrava ridicolo poter fare il musicista jazz e girare il mondo. Questo però è accaduto. È un messaggio di speranza il nostro. Il Locomotive crede fortemente che, attraverso la musica, linguaggio universale per eccellenza, si possa pensare la periferia non come zona ai margini della città, ma ombelico del mondo, luogo da dove nascono le cose, da dove si può intravedere una speranza». Il Locomotive è un progetto più ampio che coniuga il jazz con la formazione. Come nasce l’idea del concorso “Locomotive Giovani”? «Nasce dall’esigenza di poter rendere accessibile il palco del festival ai più 68 69
EVENTI
LjF duemiLaDiciassette
giovani. Quei ragazzi che non hanno la possibilità di andare fuori a studiare, possono intraprendere un percorso formativo nel proprio territorio, avere la possibilità di salire sul palco del festival, come accade ormai da tre anni nell’Anfiteatro Romano a Lecce, e poter girare altri palchi d’Italia. Il concorso è impostato sul merito. Al termine del programma, i due musicisti più meritevoli avranno la possibilità di frequentare gratuitamente i corsi di Nuoro Jazz, in Sardegna, una delle scuole di jazz più importanti in Europa». Il Locomotive Jazz Festival affianca da sempre la musica all’impegno sociale. A quali progetti offre il suo contributo? «Il Locomotive collabora da anni con l’associazione Triacorda per la realizzazione del Polo Pediatrico del Salento e anche quest’anno la tappa del 30 luglio sarà dedicata alla raccolta fondi per questo scopo.
LJF 2015 - STATION TO STATION. PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
Inoltre collaboreremo con una serie di associazioni che operano durante tutto l’anno all’interno delle periferie di Lecce. A questo si aggiunge la collaborazione con un’azienda per la tutela dell’ambiente in occasione della trilogia Alba-Notte-Tramonto». L’Alba in Jazz è una delle tappe più attese di ogni edizione. Quale, tra tutte, ti ha emozionato di più? E con quale musicista ti piacerebbe avere l’occasione di suonare?
«È uno dei momenti più intesi dell’estate salentina. Non c’è un’Alba in Jazz più bella di un’altra, perché ognuna di esse è stata magica e ha avuto una storia a sé. Tutto questo grazie alla fatto che la musica raggiunge determinate emozioni che le parole non riescono a descrivere. Su quel palco mi piacerebbe incontrare il chitarrista statunitense Raul Midòn». L’intero programma del festival è consultabile sul sito www.locomotivejazzfestival.it
LJF 2016 PRESSO LA BASILICA DI SANTA MARIA DI SIPONTO IN PROVINCIA DI FOGGIA. PH: GUGLIELMO BIANCHI
LJF 2015 - PAOLO FRESU ALL’ANFITEATRO ROMANO DI LECCE. PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
THE LOCOMOTIVE JAZZ FESTIVAL IN THE MOST FASCINATING PLACES It is one of the most anticipated musical events in Salento, with internationally renowned artists and special events. This year, it will be held from July 14th to August 1st and the theme will be “Music comes from suburbs”, meant as a means able to create dreams and wishes. The much-anticipated “Alba in jazz” will be held on the evening of July 28th until the morning of July 29th. We have talked about the show to its founder and artistic director, saxophonist Raffaele Casarano. How has the festival changed over the years? «Twelve years after the very first beginning, we are still here to celebrate this challenge. Now, our staff is made up of great professionals». This year, the theme is “Music in the suburbs”. «Music can be the common thread between dream and reality. I come from the suburbs and it seemed impossible to me to become a jazz
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musician and to travel the world. However, this has happened. It is a message of hope». Where does the idea of a contest arise? «It arises from the need to make the stage of the festival more accessible to younger people. Two musicians will have the chance to attend two courses of Nuoro Jazz free of charge». What projects do you fund? «We have collaborated to the realisation of a Paediatric Centre in Salento for years. We will also collaborate with a number of associations working throughout the suburbs of Lecce as well as with a company for the environment protection». Which Alba in Jazz has excited you the most? What musician would you like to play with? «Every Alba in Jazz is unique and charming. I would love to meet the American guitarist, Raul Midòn». The whole schedule of the festival is available on the website: www. locomotivejazzfestival.it.
GIRODIBOA BEACH • Frassanito, Otranto (LE) tel. +39 0836 1975156 • reservation@girodiboabeach.it • www.girodiboabeach.it •
ART&CO
gaLLerie D’arte
Art&Co Gallerie Benvenuti nella casa dell’arte Non solo mostre, ma anche tante iniziative tese a promuovere l’arte in tutte le sue sfaccettature. La galleria leccese Art&Co si conferma nido del bello e spazio aperto a tutti “L’arte deve essere alla portata di chiunque e la galleria deve essere un luogo accessibile a tutti”. Tiziano Giurin, appassionato gallerista dall’indiscutibile esperienza, nonché presidente di Art&cCo Gallerie, a Lecce, non si stanca mai di ripeterlo, sottolineando quanto sia importante avvicinarsi a questo mondo fantastico non solo dal punto di vista culturale ma soprattutto emotivo. Per capire appieno il suo messaggio basta entrare in queste sale dove, fra un
Guttuso ed un Picasso, anche il cuore più arido comincia ad avere un battito diverso e l’emozione di cui parla Giurin si palesa all’improvviso. La nuova sede di Art&Co, a due passi da Piazza Mazzini, nella centralissima Via 47º Reggimento Fanteria, non è solo lo spazio dedicato all’esposizione tout court. In questo nido del bello e dell’arte, l’esperienza per così dire “visiva” si intreccia con quella dinamica. «La nostra filosofia – spiega Tiziano Giu-
rin – è quella dell’accoglienza. La galleria non deve essere un luogo statico, ma deve accompagnare i visitatori in un viaggio che abbracci un po’ tutte le emozioni. E questo – aggiunge - lo realizziamo attraverso incontri, conferenze, laboratori, presentazioni di libri e con il contributo di personaggi illustri». Non per niente l’obiettivo di Art&Co è quello di porsi come punto di riferimento per tutto il Sud Italia e muoversi nel tessuto sociale, un po’ come accadeva nelle gallerie parigine negli anni ’50 e ’60.
ART&CO Via 47º Reggimento Fanteria, 22 Lecce tel. +39 327 0428702 - +39 333 8512031 - www.artcogallerie.it
Il concetto di universalità delle opere viene celebrato come un momento per tutti: neofiti e collezionisti. Da bravo padrone di casa lui sa consigliare i clienti, assecondandone passioni e inclinazioni. Come del resto ha fatto fino ad oggi. «La galleria d’arte non deve essere intesa semplicemente come un’attività commerciale – tiene a precisare – io parlerei piuttosto di un’agorà aperta al dibattito ed al confronto, un luogo della scoperta e della meraviglia, una piattaforma da cui partire per conoscere gli artisti, il loro valore umano ed il contesto storico in cui si sono formati». Tra gli obiettivi di Giurin c’è quello di superare una naturale soggezione che spesso colpisce chi si sente in qualche modo lontano da questo universo e far capire al pubblico che l’arte può essere vissuta in prima persona e con la giusta dose di sensibilità da parte di tutti. «Chi viene da me – ripete – deve sentirsi come a casa». Ed effettivamente i locali accoglienti, distribuiti su tre piani, facilitano notevolmente questo processo di familiarità. E se da un lato Giurin avvia questo discorso legato all’ampliamento di accessibilità dell’arte, dall’altro vuole creare qualcosa di solido per il territorio, promuovendo opere e personaggi locali come, per esempio, Giancarlo Moscara a cui sarà dedicata una mostra dal 18 al 30 settembre prossimi. Intanto, in attesa di questo omaggio dal sapore salentino, nelle sale di Art&Co Gallerie si alterneranno firme del mondo artistico come Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni ed Ugo Nespolo.
In anteprima mondiale, a partire dell’8 giugno, ci sarà la mostra “Warhol vs Gartel. Hyp Pop”, un confronto di altissimo livello fra le opere del padre della Pop Art ed il genio dell’arte digitale. Per il periodo estivo ne sarà allestita una dedicata alla Pop Art, e ovviamente non mancheranno ulteriori sorprese dedicate tanto ai cittadini leccesi, quanto ai numerosi turisti che affollano la città. Come definirebbe la sua galleria? «La definirei un contenitore di emozioni, un luogo dove far fluire immagini e storia, un posto dove gli amanti dell’arte possano sentirsi a casa propria così come coloro che si avvicinano per la prima volta a
ART&CO GALLERIE WELCOME TO THE HOUSE OF ART NOT ONLY EXHIBITIONSBUT ALSO MANY INITIATIVESTO PROMOTE ART IN ALL ITS FACETS “Art should be within everybody’s reach and galleries should be a place accessible to everyone.” Tiziano Giurin, manager of Art&Co Gallerie, will never tire of repeating it. Between a Guttuso’s and a Picasso’s painting, even the most unfeeling person begins to have a different beat. At the new office, a stone’s throw from Piazza Mazzini,the “visual” experience is linked to the dynamic one. «Our philosophy, – explains Tiziano Giurin – focuses on hospitality. A gallery must accompany visitors through emotions». This is the reason why Art&Co aims to become a point of reference in
questo mondo. E la nuova sede si adatta perfettamente a questa esigenza». Non solo mostre, ma tante iniziative legate alla sfera culturale e sociale. «Esattamente. Nei mesi scorsi abbiamo lanciato una collaborazione con la clinica “Città di Lecce” per promuovere “Kalòs” progetto che mette insieme arte e scienza nato per alleviare, attraverso l’arte, la vita dei pazienti ricoverati nella casa di cura. Un esempio di integrazione fra due realtà apparentemente lontane eppure così vicine. Non l’unica iniziativa del genere. In cantiere ne abbiamo ancora tante perché siamo fermamente convinti del ruolo sociale dell’arte».
the South of Italy. Giurin’s objective is also to promote local works of art and artists who have made the history of Salento. «We must honour them in the best way». Starting from June 8th, Art&Co will set up the exhibition “Warhol vs Gartel. Hyp Pop”. How would you define your gallery? «I would define it as a container of emotions, a place where lovers of art and beginners can feel at home». Not only exhibitions but also manycultural and social initiatives. «Exactly. In recent months, we have collaborated with “Città di Lecce” to promote “Kalòs”, a project combining ‘art and science’,created to ease the life of patients admitted to the clinic by art. We have many other initiatives in the pipeline because we firmly believe in the social role of art».
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CULTURA
arte
PAESAGGIO DI S.CATALDO TEMPERA SU CARTA CM.50X70 1976
di lorenzo madaro/
EDOARDO DE “UN CAVALIERE SENZA TERRA”,
CANDIA
POP
AMMIRATO DENIGRATO LAVORO
UN ARTISTA, DISCUSSO, MA ANCHE , CHE HA RESO DEMOCRATICO IL SUO
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CULTURA
PH: FRANCESCO PORPORA
arte
EDOARDO DE CANDIA CON ANTONIO E ANNAMARIA MASSARI TRATTA DAL LIBRO EDOARDO DI ANTONIO MASSARI
DE CANDIA, INSIEME A EZECHIELE LEANDRO, È STATO CERTAMENTE L’ARTISTA PIÙ ESTREMO, TOTALE E OUTSIDER CHE LA PUGLIA ABBIA AVUTO De Candia era Pop perché con il suo lavoro ha portato alle estreme conseguenze quel processo di democratizzazione dell’arte che nella Pop Art era iconografica e concettuale. Edoardo va ben oltre, rende Pop i suoi soggetti ricorrenti – nudi, paesaggi, segni liberi –, li vende per 5-10mila lire, on the
PH: FRANCESCO PORPORA
Edoardo De Candia (Lecce, 1933-1992) è stato (ed è) un artista Pop. Nessun legame con Andy Warhol e gli altri – italiani compresi – che sul finire dei Sessanta hanno fatto confluire nelle declinazioni dell’arte le icone popolari del proprio tempo, da Marylin Monroe alla Coca Cola.
EDOARDO DE CANDIA IN PIAZZA DUOMO A LECCE TRATTA DAL LIBRO EDOARDO DI ANTONIO MASSARI
road. Rende pertanto democratico il suo lavoro, così le sue opere trovano collocazione un po’ ovunque: dagli studi dei professionisti della città ai bar di periferia; dalle case borghesi alle pareti delle piccole associazioni. Edoardo entra nel tessuto della città, il suo segno “eroico” si dirama ed entra nell’immaginario collettivo. Viene rimosso e poi reintegrato. Viene denigrato e poi, talvolta segretamente, ammirato. Lo stesso capita per la sua figura di uomo. Alto, abbronzato: Vittorio Pagano, il poeta, lo definirà “Odoacre l’anglo”. Negli anni però oltre a disgregare il suo segno, a renderlo ancor più sintetico, anche il suo corpo cambia e si sfalda: elettroshock, alcol, le camminate da scalzo, il sole cuocente che egli respira a San Cataldo, la marina leccese che ospiterà le sue costanti fughe lungo l’orizzonte del mare. De Candia, insieme a Ezechiele Leandro, è stato certamente l’artista più estremo, totale e outsider che la Puglia abbia avuto nella seconda metà del secolo scorso.
Entrambi hanno vissuto una vita totalizzante di relazione con l’arte. Hanno scelto di eleggerla al loro grado primario di esperienza, sviluppando estreme visioni di un mondo conformato da figure ossessive e spazi di immaginazione profondissimi nel loro essere estremamente sintetici. Nessun paragone, sia chiaro, c’è da considerare rispetto alla ricerca di entrambi gli artisti salentini in questione. Se Leandro si nutre di visioni urgentissime di un mondo primitivo e ancestrale sconosciuto, De Candia invece sviluppa un proprio percorso prendendo però in considerazione PAESAGGIO, ANNI 60,OLIO SU CARTA,CM38,2X42,4. COLLEZIONE PRIVATA SENZA TITOLO, 1986, TEMPERA SU TELA CM 70X100. COLLEZIONE PRIVATA
SENZA TITOLO, 1977. COLLEZIONE PRIVATA
alcune esperienze dell’arte europea sviluppatisi tra Otto e Novecento, a cavallo tra i due secoli. Leandro ha una sua cultura essenzialmente popolare, De Candia ha invece letto molto, frequenta sin da giovanissimo amici artisti che poi svilupperanno anch’essi un proprio percorso intellettuale a più livelli. Entrambi però sono stati fraintesi, ignorati, probabilmente anche sfruttati. E, soprattutto, fino a tempi recenti, non sono stati mai oggetto di analisi e
approfondimenti che invece sono stati dedicati a nomi del tutto secondari rispetto al dibattito artistico di Terra d’Otranto. Naturalmente occorre fare i giusti e opportuni distinguo, e la mancanza di un’analisi approfondita sulla storia di questi due artisti – e di altri, dimenticati altrettanto, o forse sconosciuti, come Natalino Tondo, giusto per citarne uno solo – riguarda, appunto, l’ambito degli studi sulla contemporaneità. Fondamentali analisi e approfondimenti sono stati invece
dedicati alle vicende che vanno dalla preistoria alla modernità. Questo vuoto è stato colmato dalle iniziative militanti, dalle mostre e dalle attività di chi ha invece impostato la propria operatività senza steccati, muovendosi tra critica d’arte e cronaca, sin dagli anni Ottanta. Un fondamentale contributo dedicato alla storia di Edoardo De Candia - datato 1988 e pubblicato su Sud Puglia, rivista della Banca Popolare di Puglia diretta da Aldo Bello, grande sostenitore dell’artista - è a firma di Antonio Verri. Un poeta, quindi; uno scrittore. Verri, prima di tutti e più di tutti, è riuscito a sintetizzare la ricerca - e la vita - di De Candia in questo testo estremamente denso di virare poetiche, visioni profonde, note e dati biografici. Tra i compagni di strada di Edoardo c’è Antonio Massari, per il quale De Candia è stato “il primo amico”. Nel 76 77
CULTURA
1998 Massari pubblica Edoardo (Edizioni D’Ars, Milano): vera e propria narrazione di un’esistenza, mista ad aneddoti, visioni, prospettive. Antonio Massari in questo libro rivela dettagli sulla loro infanzia, sul rapporto d’amicizia che legava entrambi a Carmelo Bene, Tonino Caputo e Ugo Tapparini. De Candia vive d’arte nella sua totalità: in una città conformista, vive da uomo libero, va contro ogni perbenismo, si comporta con naturalezza, vive una dimensione di trasgressione costantemente. «Ma Lecce – raccontava Antonio Verri – è stata sempre l’instabile donna allegra e leggera che conosciamo: mentre da un lato celebrava, così all›aria aperta celebrava, dall’altro prendeva i provvedimenti necessari. Non si può tollerare uno che tutti i santi giorni raggiunge a piedi San Cataldo, e che fa il bagno completamente nudo, non si può tollerare chi ha scardinato
PH: ORONZO FARI
arte
SENZA TITOLO, 1977. COLLEZIONE PRIVATA
una finestra, per avere più aria nella stanza, chi si mette nudo in terrazza, chi ha scagliato un piatto di pasta sul bianco della parete, chi per piacere del botto ha rotto un vetro che due garzoni trasportavano, non si può tollerare». «Ora la strada di Edoardo non è più quella EDOARDO DE CANDIA
EDOARDO DE CANDIA, A POP “LANDLESS KNIGHT” A CONTROVERSIAL, ADMIRED BUT ALSO DENIGRATED ARTIST WHO MADE HIS WORK DEMOCRATIC Edoardo De Candia (Lecce, 1933-1992) was (and is) a Pop artist. He has no connections with Andy Warhol and the others who converged the popular icons of their time on their works of art, at the end of the 1960s. Edoardo makes his recurring subjects pop - nudes, landscapes, free marks, - and sells them for 5-10,000 lire, on the road. Thus, you can find his works almost everywhere. Edoardo enters the urban fabric; he is removed and then he is reinstated. Over the years, his line breaks up. His body changes and breaks up, too - due to shock therapy, alcohol, barefoot walks, San Cataldo’s burning sun and to his recurring escapes towards the horizon of the sea. Along with Ezechiele Leandro, De Candia is the most extreme artist that Apulia had in the second half of the last century. He lives a completely absorbing relationship with art, and he develops extreme visions of the world. His art is influenced by the
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di sua scelta, ma quella che tracceranno i suoi estimatori. Se ci saranno», commentava Ennio Bonea su “Sud Puglia”. Ma oggi gli estimatori di De Candia sono cresciuti e bisogna rimboccarsi le maniche per tracciare con oculata attenzione ulteriori letture della sua arte. Il rapporto con la natura è un punto di partenza imprescindibile per comprendere buona parte della sua ricerca, il legame con il mare e il paesaggio costiero è infatti determinante. Così come quello con il corpo che nel corso degli anni Ottanta approda a una dimensione visibilmente erotica ed estrema. La tecnica non è un valore, spesso dipinge su fogli o manifesti, i colori sono quelli industriali, e talvolta per diluirli adotta l’acqua di mare. Non c’è tempo e non ci sono i soldi, c’è l’urgenza.
European art developed between the Nineteenth and the Twentieth century. He reads a lot and many of his friends are artists. However, he is misunderstood, neglected, probably even exploited. Until recently, he has never been the subject of analysis or insights. A poet, Antonio Verri, gave a fundamental contribution to Edoardo De Candia’s history thanks to an article published on the Magazine “Sud Puglia”, in 1988. Before and more than anyone else, Verri managed to summarize De Candia’s research and life, in a text full of poetry, deep visions, notes and biographical data. In 1988, Antonio Massari, one of Edoardo’s street companions, published “Edoardo” (Edizioni D’Ars, Milano), where he reveals details about their childhood and about their friendship with Carmelo Bene, Tonino Caputo and Ugo Tapparini. In such a conformist town, De Candia lived as a free man, in a dimension of steady transgression, but Lecce was not ready to bear his attitude. Nowadays, De Candia’s admirers have increased and a further reading of his art is necessary. Unfortunately, his technique is not a value. There is no time and no money. There is the urgency.
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COMUNE DI VERNOLE
territorio
Il bello dell’estate Cinema, musica, enogastronomia: da non perdere gli appuntamenti estivi promossi dall’amministrazione di Vernole. E torna, ad Acaya, il Festival Internazionale del Cinema Francese
Comune di Vernole ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Cinema francese, che passione! Ne sanno qualcosa gli amministratori di Vernole che anche quest’anno delizieranno concittadini e turisti con la kermesse più attesa dell’estate salentina. Torna a luglio la rassegna “Acaya, Vive le Cinéma”, fiore all’occhiello dell’offerta culturale vernolese la cui amministrazione da tempo sta portando avanti una politica di promozione del territorio legata ad eventi dal respiro internazionale. Non solo. Come spesso amano sottolineare il sindaco Luca De Carlo e l’infati-
cabile assessore alla Cultura, Mauro De Carlo, l’obiettivo è quello di promuovere un’offerta tesa alla valorizzazione dei luoghi esistenti e dei contenitori culturali grazie all’organizzazione di eventi dal grande appeal. Un viaggio sui binari della musica, della gastronomia locale e delle peculiarità del territorio. Fra le tante iniziative, quella più significativa è il Festival internazionale del Cinema Francese, organizzato in collaborazione con la Regione Puglia, con Apulia Film Commission, con l’ Istituto di
COMUNE DI VERNOLE - SEGRETERIA GENERALE Piazza Vittorio Veneto 54, Vernole (LE) tel. +39 0832 899234 - fax +39 0832 892522 - segretario@comune.vernole.le.it - www.comunedivernole.it
IL SINDACO LUCA DE CARLO
Culture Mediterranee, ideato e diretto da Alessandro Valenti, Angelo Laudisa e Brizia Minerva. È qualcosa di più di una vetrina dedicata all’industria cinematografica francese. Cinque giorni di proiezioni, presentazioni, master class, incontri, musica e approfondimenti. Tutto nel piccolo borgo di Acaya che diventa l’ombelico del mondo cinematografico grazie anche alla presenza di nomi prestigiosi del panorama mondiale. Lo scorso anno, per esempio, il Festival è stato illuminato dalla presenza di Chiara Mastroianni, presidente della giuria dei lungometraggi. «Il Festival – spiega l’assessore Mauro De Carlo – nasce per rafforzare i legami creativi con il Sud Italia e per segnare il primo passo verso un vero e proprio “patto culturale” tra la Puglia e la Francia, prima industria cinematografica Europea e terza al mondo con quasi 300 film prodotti ogni anno e oltre 200 milioni di spettatori». «La scelta del borgo di Acaya – gli fa eco il primo cittadino, Luca De Carlo - non è casuale come non è casuale la scelta del Comune di Vernole e del suo territorio. La nostra Amministrazione ha investito molto nella valorizzazione delle peculiarità culturali, storiche, paesaggistiche, turistiche ed enogastronomiche locali, sia in termini di recupero del patrimonio sia in termini di promozione aderendo alla Fondazione Apulia Film Commission». E non finisce qui, perché oltre al blaso-
nato Festival, l’estate vernolese offre altre chicche da non perdere: sempre ad Acaya, a luglio, è prevista una tappa del Locomotive Jazz Festival, manifestazione musicale fra le più importanti d’Italia, che ha visto alternarsi jazzisti e artisti di fama internazionale come Javier Girotto, Bebo Ferra e Joe Barbieri, il tutto coordinato dal maestro Raffaele Casarano, musicista locale ormai noto in tutta Europa. Altro evento da non perdere è la Notte della Taranta, o meglio, una delle tappe che precedono il Concertone finale e che ad Acaya assume un significato particolare. Poiché le radici di questa rimandano alla Chiesetta di San Paolo,
uno tra i patrimoni storici di Acaya che, insieme a Galatina, rappresenta forse il vero cuore della storia del Tarantismo nel Salento. Ultimo, ma non per importanza, è l’altro appuntamento estivo vernolese per eccellenza: “Ver in Oleis”, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, manifestazione enogastronomica organizzata nel cuore di Vernole, in Piazza Vittorio Veneto, dedicata alle aziende locali. Tra degustazioni ed esperienze sensoriali, i visitatori intraprenderanno un viaggio alla scoperta delle eccellenze gastronomiche del territorio, ma soprattutto all’oro giallo della nostra terra, l’olio d’oliva.
THE BEAUTY OF SUMMER CINEMA, MUSIC, WINE AND FOOD: YOU CANNOT MISS THE SUMMER APPOINTMENTS PROMOTED BY VERNOLE’S ADMINISTRATION. AND THE INTERNATIONAL FESTIVAL OF FRENCH FILMS COMES BACK TO ACAYA French cinema, what a passion! Even this year, Vernole’s administrators will delight fellow citizens and tourists with the most anticipated kermis of Salento summer, “Acaya, Vive le Cinéma”. As Mayor Luca De Carlo and Councillor for Cultural Activities Mauro De Carlo say, the objective is to promote a supply aimed at the enhancement of existing places, thanks to the organization of appealing events. A journey through music, local food and other peculiarities of the territory. The International Festival of French Films is the most significant initiative, organized in collaboration with the Apulia Region, the Apulia Film Commission and the Institute of Mediterranean Cultures. It is the first step towards a "cultural agreement" between Apulia and France – the first film industry in Europe and the third in the world. In addition to the renowned Film Festival, Vernole’s summer offers a stop of the Locomotives Jazz Festival, one of the most important musical events in Italy, with internationally renowned jazz musicians and artists, and a stop of Notte della Taranta. Last but not least, “Ver in Oleis”, a food-and-wine event in the heart of Vernole.
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STORIE
tra reaLta’ e Fantasia
Silvia si sveglia tutte le mattine alle 6:05, esclusa la domenica Le bellezze vere non si possono guardare una volta sola. Ogni giorno ci sarĂ una luce nuova a renderle diverse
di valeria mingolla/foto massimo centonze
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STORIE
tra reaLta’ e Fantasia
Silvia si sveglia tutte le mattine alle 6:05, esclusa la domenica. La prima colazione la fa con gli odori di giorno nuovo che entrano a spifferi dalla finestra della cucina: gelsomini freschi e caffè, grazie. Suole attorcigliarsi i capelli in una treccia laterale, lunga e mora, tenendo già il mazzo di chiavi stretto tra i denti perché Silvia non fa mai una cosa per volta, anzi. Lei ottimizza o almeno così risponde, fieramente, quando qualcuno glielo fa notare. Abita in un grazioso appartamento al terzo piano nel centro storico della città. Ci vive, ormai, da cinque anni buoni e sua madre sono cinque anni buoni che continua a ripeterle che quella casa è troppo grande per una come lei che lavora tutto il giorno e non si ferma mai e che, magari, è arrivato pure il momento di trovare un uomo tutto d’un pezzo, sposarsi e mettere su famiglia. Possibilmente in quest’ordine. Ma Silvia, che trent’anni ancora non ce li ha, è una di quelle che “sta bene così”, perché a lei lavorare piace e non capisce per quale motivo dovrebbe fermarsi e comunque questa cosa “degli uomini tutti d’un pezzo” forse, al giorno d’oggi, non esiste neanche più. 84 85
Lavora, da tre anni scarsi, in una caffetteria in centro, perfettamente incastrata tra Porta Napoli e il Duomo. E quando, con il vassoio in una mano e le tovagliette nell’altra, passa tra i tavoli sotto il gazebo bianco e sente i turisti raccontarsi di quant’è bella Lecce – ma bella davvero – Silvia si inorgoglisce tutta, come se i monumenti e le chiese li avesse realizzati lei. E così pure si sente soddisfatta ogni volta che qualcuno, venuto da molto lontano, le chiede, gentilmente, uno di quei dolci tipici, di pasta frolla, quelli ripieni di crema
pasticcera che sono così buoni, irresistibili proprio. E allora Silvia sorride contenta e mentre è lì che li porge quasi riesce a sentirne il sapore in bocca pure lei. Come quando vedi un limone o pensi al limone o leggi la parola limone da qualche parte. Per arrivare dal suo appartamento in caffetteria, Silvia impiega 9 minuti a piedi – se non piove – e 3 in bicicletta. E il tragitto che percorre è sempre lo stesso, non lo cambia mai seppure altre strade da imboccare ci sarebbero. Perché a lei piace ritrovare ogni cosa
IL TRAGITTO CHE PERCORRE È SEMPRE LO STESSO, NON LO CAMBIA MAI SEPPURE ALTRE STRADE DA IMBOCCARE CI SAREBBERO lì dove l’ha lasciata il giorno prima e quello prima ancora. Per esempio, tutti quei muri brulicanti di graffiti e tag e adesivi, in quel piccolo lembo di asfalto tra il Multisala e la piazza centrale, le piacciono un sacco perché poi si domanda, mentre li guarda e li riguarda, se Chiara lo sa che a Marco78 manca un casino o se Jess e Fede si amano ancora da morire. E non è che legge e basta. Silvia si accorge se dalla sera alla mattina qualcuno ha aggiunto qualcosa o se una dedica, una firma o un messaggio è stato cancellato: lei nota tutto e poi ci ricama sopra storie. Tipo quella sul grande palazzo disabitato, tutto color ocra e con le finestre sbarrate e il portone sigillato che ogni giorno costeggia per andare in caffetteria. Quando passa da lì, un poco rallenta sempre per cercare di captare qualche rumore provenire dall’interno: è certa, strasicura che là, chiuso tra quelle pareti, ci sia qualcuno, un uomo magari che tutte le mattine alle 6:35 accosta un orecchio al portone solo per sentirla camminare. Conosce così bene il suo tragitto che potrebbe percorrerlo ad occhi chiusi, lasciandosi guidare dal calore del sole sulla pelle che entra a fatica nelle vie del centro e dalla moltitudine di suoni che le rimbalzano addosso. E più si avvicina alla piazza e più quei suoni si definisco-
no: il vociare concitato della gente che viene e che va, il rumore dei cucchiaini in acciaio che accarezzano le tazzine di caffè, la musica che fuoriesce dai bar e che poi nell’aria si confonde col vento e i turisti. Già. Centinaia e centinaia di turisti, tutti coi cappelli in testa e lo zaino sulle spalle. Tutti vicini, sudati e attenti a non perdere nemmeno una parola di quella storia affascinante che la guida sa raccontare così bene. E Silvia, che di lingue ne conosce ben quattro, ascolta sempre un poco, impara, sorride e poi va. Saluta l’anfiteatro e poi si ferma alcuni istanti davanti alle civette appiccicate fuori dall’edicola. Posa sempre gli occhi su una cabina telefonica
che non usa mai nessuno ma che sta lì a raccontare una storia ormai passata e poi si ferma al bar sotto i portici. Saluta il solito cameriere sempre nella stessa maniera e con la stessa inclinazione della voce. Ordina sempre lo stesso caffè e lo stesso cornetto e si siede sempre allo stesso tavolo, sulla stessa sedia e mentre mastica e sorseggia osserva piazza Sant’Oronzo sempre dallo stesso punto di vista: il migliore, dice lei, per godersela tutta. Da lì, proprio da lì, se ne sta un poco a guardare i signori che entrano ed escono da Palazzo Carafa: tutti vestiti per bene, con le camicie stirate e le giacche stirate e i pantaloni stirati. Gli occhiali da sole
STORIE
tra reaLta’ e Fantasia
ORDINA SEMPRE LO STESSO CAFFÈ E LO STESSO CORNETTO E SI SIEDE SEMPRE ALLO STESSO TAVOLO, SULLA STESSA SEDIA sul naso pure che il sole non c’è e sempre qualcosa in una mano; fogli, documenti, cartelline o la classica ventiquattrore che quella sta bene su tutto. Poi riparte. Sale i quattro gradini della monumentale Chiesa del Gesù e poi li scende, sorride di fronte alle mezze sedie appese al muro fuori da un negozio molto grazioso nel quale ogni giorno si ripromette di entrare ma poi non entra mai. E percorre quell’ultimo pezzo di strada sempre con il naso all’insù perché a Silvia piace guardare i balconi così eleganti e romantici ricolmi di fiori bellissimi che sembrano finti e invece no, sono proprio veri. Volta rapidamente la sguardo a sinistra verso l’Arco di Prato e intanto è già lì che comincia
a sistemarsi la camicia rigorosamente nera, passa le mani tra i capelli, saluta i conoscenti che la salutano e sorride ai conoscenti che le sorridono. Entra in caffetteria dalla porta sul retro, afferra il grembiulino rosso e mentre lo
SILVIA WAKES UP EVERY MORNING AT 6:05, EXCEPT ON SUNDAYS YOU CANNOT LOOK AT REAL BEAUTIES JUST ONCE. EVERY DAY THERE WILL BE A NEW LIGHT TO MAKE THEM DIFFERENT Silvia wakes up every morning at 6:05, except on Sundays. She has breakfast with the smells of a new day coming through the window: new jasmines and coffee. She usually has her long, dark hair in a side plait. She lives in a nice flat in the old town, she works all day and she never stops. She works in a coffee shop perfectly embedded between Porta Napoli and the Cathedral. When she hears tourists telling how beautiful Lecce is, Silvia feels proud as if she had realized those monuments and churches. She is satisfied even when someone coming from far away asks her one of those typical shortcrust-pastry sweets, filled with custard, which taste so good. To reach the coffee shop, her journey is always the same. She likes finding everything where she has left it the day before. She could complete the journey with her eyes closed, letting the
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annoda stretto, intorno alla vita, è già in piedi dietro al bancone. E quando la gente la vede, le parla e non la conosce, mica se lo immagina che Silvia dalla treccia laterale, lunga e mora, ha tutte quelle bellissime storie da raccontare.
heat of the Sun and the multitude of sounds leading her. In the square, hundreds of tourists listen carefully to the fascinating story that the tourist guide tells them. Silvia, who knows four languages, always listen a little, learns, smiles and goes away. She looks at the amphitheatre, at an old telephone boot, and then she stops at the coffee shop under the arcades. She always sits at the same table and watches Piazza Sant’Oronzo from the same point of view: the best to enjoy it all, she says. She looks at people coming in and out of Palazzo Carafa. Then, she leaves again. She climbs the steps of the monumental Chiesa del Gesù, she smiles at the half chairs hanging on the wall of a lovely shop. Afterwards, she completes the last part of her journey with upturned nose, looking at those elegant and romantic balconies, full of wonderful flowers. She looks quickly at Arco di Prato, she sorts out her black shirt, says hello and smiles at her acquaintances. She enters the coffee shop from the back door, grabs her red apron and is already standing behind the counter. When people talk to her – and they do not know her – they cannot even imagine that Silvia has all those wonderful stories to tell.
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COMUNE DI GALLIPOLI
territorio
Santa Cristina, 150 anni di devozione A luglio Gallipoli onora la sua patrona con una serie di celebrazioni civili e religiose. Dal 23 al 25 la città bella si illumina per la santa che debellò il colera Non è una festa qualunque. Santa Cristina è, per i gallipolini, un evento che racchiude in sé significati che abbracciano tanto la sfera religiosa quanto quella sociale. È uno degli appuntamenti più sentiti e attesi da tutta la comunità che partecipa con devozione ai tradizionali festeggiamenti che ovviamente conquistano anche i turisti, letteralmente rapiti dalle celebrazioni dedicate alla patrona di Gallipoli. Cristina, martirizzata a soli 20 anni nel III secolo dopo Cristo – legata ad un palo e trafitta da frecce, come il suo “collega” San Sebastiano, anche lui amatissimo in terra salentina – è la protettrice di pescatori e marittimi da quando, nel 1867, liberò la città dal colera che infuriava da mesi. Lampi di luce, stelle, bagliori e scintillii. Una trama di centinaia di lucine accese a ritmo di musica, visite guidate e performance teatrali daranno nuova veste alla storia e alla tradizione di questa festa. Nell’anno della ricorrenza del 150° anni-
versario dalla elezione di Santa Cristina a protettrice della città, il Comitato Festa Patronale, col suo presidente Benito Carrozza, ha organizzato una serie di eventi per far rivivere gli antichi fasti, e raccontare il culto e la devozione dei gallipolini per la Santa di Bolsena, rispettando i più classici precetti non senza però apportare una ventata di novità e innovazione. “I giorni della steddhra” si snoderanno dal 23 al 25 luglio in un percorso fra devozione, credenze popolari e astrologia. Studi astronomici confermano che a partire dal 23 luglio ogni anno si verifica una particolarissima situazione astrale che vede dominare la costellazione del Canis Major con il suo astro più lucente Sirio (detta anche "canicola") che dà il via al periodo del grande caldo sul pianeta Terra. E proprio in quel periodo di grande calura, il 24 luglio 1807 dies natalis della santa bambina, si verificò a Gallipoli un miracolo al contrario: il figlioletto undicenne del nobile gallipolino
PH: A. MAGNI
PH: A. MAGNI
PH: S. SCIALPI
Carlo Rocci annegò in mare. Il sentimento popolare lesse in questa triste vicenda un monito della Santa, tanto benevola quanto severa, che vuole per sé le attenzioni dei suoi fedeli senza distrazioni tanto che, secondo la tradizione, da allora il giorno della festa non è abitudine fare il bagno in mare perché “Santa Cristina porta la steddhra” (stella). Da questo leitmotiv è stato concepito “Firmamento”, lo spettacolo teatrale organizzato in collaborazione con i “Ragazzi di Via Malinconico”, che attraverso i versi, la musica e la gestualità guiderà l’accensione musicale delle luminarie. A tradurre il racconto in giochi di luce saranno invece l’arte e la maestria della ditta Massimo Mariano Luminarie, che a maggio ha conquistato il secondo posto a Las Fallas di Valencia tra circa trecento ditte in gara. Il maestro per la prima volta curerà l’allestimento della festa patronale di Gallipoli. Grazie anche al sostegno dell’Amministrazione comunale in particolare del sindaco Stefano Minerva, del vice sindaco Cosimo Alemanno e dell’assessore Emanuele Piccinno, il Comitato ha messo
PH: S. SCIALPI
COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta De Pace, 78 - 73014 Gallipoli (LE) - www.comune.gallipoli.it Amministrazione: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 260279 - Comitato Festa Santa Crisitna: festasantacristina@gmail.com
in cantiere un programma ricco di eventi collaterali che ha preso il via già da giugno. Spettacoli teatrali, visite guidate nel centro storico alla scoperta dei “Luoghi della Steddhra” e la presentazione di un libro curato dallo stesso Comitato sulla storia della Santa e della Festa. La settimana prima della festa, infine, la chiesetta dedicata a Santa Crsitina, in
SAINT CHRISTINA, 150 YEARS OF DEVOTION
Piazza Aldo Moro, sarà riaperta al pubblico, dopo alcuni lavori di restauro. Ad accogliere i fedeli sarà Don Gigi De Rosa. Ultimo, ma non ultimo, nei tre giorni di festa torneranno finalmente i fuochi pirotecnici in mare, nel molo foraneo del porto di Gallipoli e per finire, anche quest’anno torna lo storico appuntamento con la cuccagna a mare nel molo del Canneto.
IL SINDACO STEFANO MINERVA
FROM 23RD TO 25TH JULY, GALLIPOLI LIGHTS UP FOR THE SAINT WHO WIPED OUT CHOLERA Saint Christina is one of the most eagerly awaited events in Gallipoli. It also wins the attention of tourists, literally fascinated by the celebrations dedicated to the patron saint of Gallipoli. Martyred when she was only 20 years old, in the Third century AD, Christina has been the saint patron of fishermen since 1867, when she wiped out cholera from the town. Hundreds of little lights turned on to the beat of the music, guided tours and theatre performances will give a new look to the history and to the tradition of this feast. This year, on the occasion of the 150th anniversary of Saint Christina’s election as the patron saint of the town, the Patronal Festival Committee has organized a number of events. A theatrical performance, “Firmamento”, will lead the musical switch-on of lights through verses, music and gestures. There will also be theatrical performances, guided tours of the historic centre and the presentation of a book about the history of the Saint and of her Feast. Lastly, the week before the feast, the little church consecrated to Saint Christina will be accessible to the public, after some restoration works. During the three-day feast, people will have the opportunity to enjoy fireworks at sea and the historic pile of stuff at sea.
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CUCINA
L’iniziativa
Il gusto fa epoca
“A cena con la duchessa”, un banchetto rinascimentale con le eccellenze enogastronomiche pugliesi Se questa estate si desidera vivere un’esperienza originale nel Salento, bisogna mettere in agenda l’8 agosto, data in cui a Castrignano de’ Greci si terrà “A Cena
con la Duchessa”, evento che coniuga arte culinaria rinascimentale, storia, e tradizione. L’iniziativa, alla sua seconda edizione, nasce da un’idea di Sara Latagliata, chef
NELLE IMMAGINI ALCUNI MOMENTI DELLE PRECEDENTI EDIZIONI DELL’EVENTO
di riconosciuto talento, formatasi nel due stelle Michelin “Il luogo di Aimo e Nadia” di Milano, premiata Chef Emergente 2017 dalla Guida Radici e nota al grande pubblico per le sue partecipazioni alla trasmissione La Prova del Cuoco. “A Cena con la Duchessa” è un piccolo gioiello incastonato nella ricca programmazione estiva salentina; gli ospiti che vi partecipano, infatti, hanno l’opportunità di intraprendere un viaggio nel passato: varcando la soglia del suggestivo castello, il filo del tempo si riavvolge fino al 1515, anno del matrimonio tra Nicola De Gualtieris e Porzia Paladini. Una pausa dalla contemporaneità, per calarsi nelle atmosfere cinquecentesche, vestendo i panni di dame e cavalieri, invitati alla tavola della duchessa. L’illuminazione delle fiaccole, le
di redazione/foto inovamedia
UNA PAUSA DALLA CONTEMPORANEITÀ, PER CALARSI NELLE ATMOSFERE DEL ’500, VESTENDO I PANNI DI DAME E CAVALIERI
melodie antiche, le parole e gli abiti dei personaggi storici che raccontano le loro vicende e quelle del castello, fanno da cornice al desco, dove si avvicendano piatti ispirati al manuale di cucina rinascimentale di Bartolomeo Scappi, cuoco segreto di Papa Pio V, e riproposte dalla chef, utiliz-
zando le eccellenze enogastronomiche pugliesi e i prodotti dei Presìdi Slow Food regionali, il tutto selezionato con grande cura. Il menu offre quattro portate sapientemente presentate in abbinamento a vini del territorio. Progetto prima di tutto culturale, “A cena con la duchessa” si fonda sull’approfondito lavoro di ricerca compiuto da Sara; uno studio che abbraccia diversi ambiti: cucina,
certo, ma anche storia, musica, arte. L’obiettivo è quello di far vivere ai partecipanti un’esperienza piacevolmente unica, da protagonisti: all’ingresso del castello, ogni ospite viene invitato ad indossare un dettaglio della moda del tempo (per gli uomini il mantello e per le donne la gorgiera) e a seguire alcuni rituali; gli viene quindi consegnata una busta, con il sigillo della duchessa, dove scoprire l’identità rinascimentale che gli è stata assegnata per quella sera. La storia del Castello e dei suoi abitanti è affidata alla compagnia teatrale 90 91
CUCINA
Improvvisart, che offre una rievocazione storica ricca di sorprese e di curiosità. Le opere d’arte, realizzate per l’occasione dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce ed esposte all’interno del palazzo, contribuiscono ad arricchire la proposta della serata. In tavola un menu strabiliante, con parole desuete e preparazioni dimenticate, riportate alla luce dalla curiosità e della creatività di Sara Latagliata che, il giorno dell’evento, avrà dei collaboratori d’eccezione, in cucina e in sala: gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Otranto. “A Cena con la Duchessa” si inserisce nella proposta turistica del territorio in modo assolutamente innovativo, perché intende soddisfare la richiesta di viaggiatori evoluti, curiosi, desiderosi di approfondire la conoscenza di luoghi, tradizioni e sapori. Di fatto l’evento non ha alcuna manifestazione equiparabile e questa sua specifica identità, già durante la prima edizione, ha dimostrato di essere vincente conquistando la collaborazione di istituzioni, associazioni e imprese e attirando l’attenzione non solo del pubblico, ma anche di giornalisti del settore e food blogger. Le informazioni sull’appuntamento dell’8 agosto si trovano al sito www.nobilipasticci.it mentre il contatto fb è A Cena con la Duchessa.
FONTE: WIKIMEDIA COMMONS
L’iniziativa
UN CASTELLO DA SCOPRIRE Nelle pietre del castello di Castrignano de’ Greci, che si erge nel borgo antico, si può leggere la sua storia. Dapprima sede di una fortezza dei romani, poi roccaforte contro gli attacchi longobardi e normanni, intorno al Mille assunse la doppia funzione di dimora feudale e sito difensivo. La struttura medioevale venne radicalmente rinnovata nel ‘500 con la famiglia Gualtieri; il ruolo di difesa del castello lasciò il posto a quello di residenza nobiliare. Dopo i Gualtieri, altre casate si avvicendarono, come suggerisce lo stemma quadripartito, visibile sull’angolo sud-est del piano superiore. Il Castello di Castrignano de’ Greci conserva ancora oggi il fascino del suo glorioso passato e le suggestioni di un luogo dove si sono avvicendati intrighi, alleanze, tradimenti, matrimoni e segreti. A CASTLE TO BE DISCOVERED The history of the castle of Castrignano dei Greci, in the old town, can be read in its stones. At first, it was the site of a Roman fortress. Around the year 1000 AD, it became a feudal home and a defensive site. Its medieval structure was completely changed by the Gualtieri family in the Sixteenth century. Afterwards, other families alternated. The castle still keeps the charm of its glorious past.
THE TASTE MAKES HISTORY “AT DINNER WITH THE DUCHESS”, A RENAISSANCE BANQUET WITH THE APULIAN FOOD-AND-WINE EXCELLENCES This summer, if you want to live an eccentric experience in Salento, you should not miss the event, “A Cena con la Duchessa” (literally, “At Dinner with the Duchess”), held in a Castrignano de’ Greci on August 8th, and combining Renaissance culinary art, history and tradition. The idea arises from Sara Latagliata, a talented chef who has been trained in a two-star Michelin restaurant - “Il luogo di Aimo e Nadia”, in Milan – and awarded by the Radici Guide as “Emergent Chef 2017”. “A Cena con la Duchessa” is a little gem nestled in the rich schedule of summer events. Guests will enjoy the chance to make a trip to the past. In a sixteenth-century atmosphere, the menu offers a four-course meal inspired by a Renaissance kitchen manual of Bartolomeo Scappi’s, the secret chef of Pope Saint Pius V, by using Apulian wine-and-food excellences. First, “A cena con la duchessa” is a cultural project including several fields: food but also history, music and art. For more information about the event, please visit the site: www.nobilipasticci.it or the Facebook page, “A Cena con la Duchessa”.
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otranto
TREKKING COSTIERO ITINERARI ADRIATICI TRA MARE E CULTURA UN MODELLO DI TURISMO CHE NON HA BISOGNO DEL LUSSO NÉ DI GRANDI INFRASTRUTTURE
LOCALITÀ TORRE DEL SERPE - OTRANTO
di andrea aufieri/foto massimo centonze
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TERRITORIO
otranto FARO DELLA PALASCÌA - OTRANTO
IL FARO DELLA PALASCÌA È STATO RECENTEMENTE RISTRUTTURATO E FIGURA TRA I CINQUE SITI CULTURALMENTE PIÙ RILEVANTI DEL MEDITERRANEO Dal punto di vista dei turisti il litorale può essere vissuto in totale relax sulle spiagge e sugli scogli, ma può diventare anche lo sfondo di esperienze più intense a contatto con la natura. Il trekking costiero è uno dei modi più autentici di vivere il Salento, soprattutto d’estate e in particolar modo in un momento in cui sono tante le discussioni e le proteste che riguardano lo sfruttamento intensivo dell’Adriatico. Andrea Sansone e Maria Teresa De Vitis, curatori dell’associazione di turismo esperienziale DieNneAvventura, propongono di seguirli lungo la costa di Otranto. «Un percorso ricchissimo di storia, uno dei più completi e più meticolosamente realizzato dalla nostra associazione – dice Maria Teresa – con attenzione alla cura dei fatti, dei luoghi, della storia e anche dei racconti della gente del posto. Un percorso che coniuga l’attività di trekking alla bellezza e alla conoscenza». Equipaggiati con un buon paio di scarpe 96 97
LOCALITÀ TORRE DEL SERPE - OTRANTO
da trekking e dell’acqua, partiamo dalla Torre del Serpe, che rientra nella categoria delle torri a base circolare e forma tronco-conica. Parzialmente diroccata, sono visibili una sola parete e la scarpa, l’ampliamento del basamento per dare una maggior superficie di appoggio alle murature che si ergono in altezza. Torre del Serpe è costantemente presente nell’immaginario di questi luoghi, tanto
da essere entrata nell’araldica della città di Otranto dove è rappresentata con un serpente nero che l’avvolge. Si ritiene che la sua costruzione risalga al periodo romano e che la torre avesse la funzione di faro. Fu restaurata in seguito ad un potenziamento strategico voluto da Federico II di Svevia. Il nome è legato a un’antica leggenda che racconta di un serpente che ogni notte saliva dalla scogliera per bere
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TERRITORIO
otranto LOCALITÀ TORRE DEL SERPE - OTRANTO
QUESTA FOTO E IN ALTO, MASSERIA CIPPANO - OTRANTO
SOLTANTO LA PROVINCIA DI LECCE CONTA CIRCA UNA CINQUANTINA DI TORRI DI AVVISTAMENTO l’olio che teneva accesa la lanterna del faro. Un’altra leggenda narra che pochi anni prima della presa di Otranto, nel 1480, i saraceni si fossero diretti verso la città salentina per saccheggiarla, ma anche in quell’occasione il serpente, avendo bevuto l’olio, avrebbe spento il faro. Secondo il racconto i pirati senza punti di riferimento passarono oltre e attaccarono Brindisi. Si prosegue con la cava di bauxite. Scoperta negli anni Quaranta da uno studente di storia naturale che trovò un grosso mine-
rale, il giacimento non si rivelò nel tempo un buon affare per i gestori, perché non si trattava di una vera e propria bauxite, ma di pisoliti bauxitiche (conosciute come “uddhrie” nel dialetto locale) che presentano un livello di allumina piuttosto scarso. Il laghetto è di origine naturale, come se la natura si fosse riappropriata di qualcosa di originariamente suo. Il cammino sulla scogliera ci porta all’estremo lembo a est d’Italia, dove si trova il faro della Palascìa. Nelle carte nautiche questo è anche il punto di separazione CAVE DI BAUXITE - OTRANTO
tra l’Adriatico e lo Ionio, con un panorama unico. Il faro è stato recentemente ristrutturato e figura tra i cinque siti culturalmente più rilevanti del Mediterraneo. Qui si è radicata l’usanza di trascorrere la notte di San Silvestro per godere della prima alba del nuovo anno. Rientrando nella fitta macchia mediterranea è possibile visitare la Masseria fortificata medievale Cippano, abitata fino agli anni Cinquanta, scelta tra le location di “Mine Vaganti”, film di Ferzan Ozpetek. La bellissima masseria è integrata nel sistema difensivo e di avvistamento voluto dal re Carlo V per presidiare le coste dell’Adriatico, il cui architetto fu soprattutto Gian Giacomo dell’Acaya. Un capitolo a parte meriterebbero tutte le costruzioni difensive sulla costa salentina. Soltanto la provincia di Lecce conta circa una cinquantina di torri di avvistamento. Sono un risultato di diverse esigenze e sedimenti storici, dall’epoca romana ai normanni fino alla dominazione spagnola. Come abbiamo visto per la Torre del Serpe, tutte hanno una leggenda o una piccola o grande storia da raccontare e che le identifica alla perfezione. Purtroppo di molte di esse restano solo dei ruderi, a volte anche degni di nota, come le Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno, ma solo
poche sono state oggetto di un serio intervento di recupero e di restauro. Per vivere l’emozione degli scorci di panorama offerti dalle torri ci sono numerose possibilità, con DieNneAvventura e non solo. Le più intense sono sicuramente da vivere in bici. Proseguendo sull’itinerario proposto, invece, è obbligatorio il passaggio nella Valle delle Memorie. Questo luogo è nascosto tra la vegetazione, dove sembrano siano andati ad annidarsi nel corso dei secoli tutti i ricordi, gli avvenimenti importanti e le tragedie, storia e leggenda. Più in là, all’ombra dei pioppi, si trova la Cripta di San Nicola, scavata nella roccia insieme ad altre piccole cavità. È una testimonianza del passato bizantino della città, sopravvissuto in clandestinità dopo la conquista normanna. La cripta presenta tre navate piccole con le absidi orientate a sud. Si scorgono alcuni materiali di spoglio in un corridoio laterale, tra i rovi di un restauro mai avvenuto ci sono i resti di una specie di atrio e molte croci greche e
CAVE DI BAUXITE - OTRANTO
latine incise sulle colonne. Restano anche delle tracce di affreschi solo abbozzati: sono i volti di alcuni santi. Su un’abside non si distingue bene quello che potrebbe essere il nome di un sacerdote, mentre è più nitida l’iscrizione su un pilastro recante il nome di “Stefano”. La visita si conclude a Masseria Torre Pinta, sede di un conosciuto ipogeo. I tre bracci corti della croce sono orientati a ovest, a est e a sud, mentre la buia galleria, lunga 33 metri, che corrisponde al
braccio lungo della croce, è orientata a nord. Tutte le nicchie e il corridoio dal basso soffitto presentano profonde incisioni provocate dai colombi. Se si osserva con più meticolosità, si noteranno alcuni particolari che rimandano direttamente alla cultura messapica: un forno utilizzato per la cremazione o per i sacrifici, centinaia di cavità adoperate come urne cinerarie e un sedile in pietra collocato lungo le pareti, data l’usanza di deporre i defunti seduti.
IN QUESTA FOTO E A DESTRA, VALLE DELLE MEMORIE - OTRANTO
COASTAL TREKKING: ADRIATIC ITINERARIES BETWEEN SEA AND CULTURE A TOURISM MODEL THAT DOES NOT NEED LUXURY OR LARGER INFRASTRUCTURES From tourists’ point of view, the coast can be lived in total relaxation on the beaches and on the rocks, but it can also become the background of more intense experiences in contact with nature. Coastal trekking is one of the most authentic ways of living Salento, especially in summer. Andrea Sansone and Maria Teresa De Vitis – the curators of the experiential tourism association, DieNneAvventura – propose to follow the route along the Otranto coast. It is very rich in history, realized taking care of events, places and local people’s tales. We leave Torre del Serpe. Partially ruined, it occupies the collective imagination, as evidenced by the city heraldry where it is represented with a black snake wrapped around. The legend has it that, few years before the capture of Otranto in 1480, Saracen pirates tried to storm the town. However, the snake drank the
oil needed to turn on the lighthouse, thus turning it off. With no reference points, pirates went beyond and attacked Brindisi. We continue towards the bauxite quarry, discovered in the 1940s, with its pond of natural origin. The route leads us to the most eastern strip of Italy, where the Palascìa lighthouse marks the separation point between the Adriatic and the Ionian Sea. The lighthouse is one of the five most culturally relevant sites in the Mediterranean. In a dense Mediterranean scrub, it is possible to visit Cippano, a medieval fortified farm chosen by Ferzan Ozpetek as one of the locations of his film, “Mine Vaganti”. The wonderful farm belongs to the defensive system wanted by King Charles V. Continuing on the proposed itinerary, it is compulsory to pass through the Valley of Memories, a place hidden in the vegetation. Further on, there is the crypt of St. Nicholas, dug into the rock with other small cavities. It is an evidence of the Byzantine past of the town. The visit ends at Masseria Torre Pinta, home to a known hypogeum. Inside, some details recall directly the Messapian culture and its funeral habits.
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SALSEDINE BEACH
staBiLimenti BaLneari
VIVERE IL MARE. SEMPLICEMENTE MARE, NATURA, PACE E DIVERTIMENTO. IL “SALSEDINE BEACH” È LO STABILIMENTO DALL’AMBIENTE FRIENDLY ADATTO PER MOMENTI SPECIALI Tra mare e roccia nasce il “Salsedine Beach”, stabilimento balneare a due passi dalle Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno, uno degli angoli più suggestivi della costa salentina. 50 ombrelloni (ben distanziati fra loro) disposti su un’ampia piattaforma di legno attendono i bagnanti che qui troveranno la giusta dimensione
per vivere giornate di mare fatte di relax, pace e bellezza. Il paesaggio, infatti, è di quelli che catturano cuore e anima di chi sceglie di trascorrere del tempo in questo luogo dall’innegabile fascino, fra scogli e mare cristallino. A dare forma a questo piccolo angolo di paradiso sono stati due amici, Francesco Caracciolo ed Enzo De
SALSEDINE BEACH Lungomare La Marmora (Loc. Quattro Colonne), Santa Maria al Bagno (LE) tel. +39 393 1241000 / 380 7777077
Pace, che da anni inseguivano il sogno di realizzare qualcosa che mettesse insieme accoglienza, stile e natura. Con entusiasmo e competenza si sono lanciati in quest’avventura dal sapore estivo, pronti ad offrire il meglio a quanti sceglieranno di trascorrere momenti indimenticabili fra un tuffo nel meraviglioso mare salentino ed un bagno di sole. A disposizione dei clienti, inoltre, vi è anche una minipiscina Jacuzzi: 5 posti per completare l’idea di benessere che accompagna questo nuovo progetto estivo. «Quello che ci sta a cuore – spiega Francesco Caracciolo – è creare delle situazioni in cui i nostri clienti possano sentirsi a proprio agio, coccolati in qualunque momento. Dal loro ingresso e per tutta la durata del soggiorno». E se da un lato il paesaggio fa la sua parte, fra tramonti da favola e vista mozzafiato fra scogliere selvagge e mare profondo,
dall’altro i clienti del “Salsedine Beach” potranno assaporare aperitivi preparati su misura, insalate e piatti veloci da gustare sorseggiando cocktail accompagnati da ottima musica in sotofondo e con una vista eccezionale. Il servizio è impeccabile così come ineccepibile è lo staff selezionato per rendere tutto perfetto. «Sia il settore bar che il settore spiaggia – commentano i gestori – saranno curati in ogni piccolo dettaglio e, ovviamente, affinché tutto si muova nel solco dell’armonia e della qualità, è fondamentale il lavoro dei nostri collaboratori. Nulla sarà lasciato al caso. È vero che per noi è una “prima volta”, ma ci stiamo affacciando su questo mondo con tutto l’entusiasmo e la preparazione possibile». Caracciolo e De Pace provengono entrambi dal mondo del commercio ed è proprio grazie alla loro professione “principale”
che hanno potuto per così dire “specializzarsi” nelle pubbliche relazioni. Forti di questo bagaglio di esperienza maturato in tanti anni di lavoro, avranno sicuramente una marcia in più nel seguire il nuovo stabilimento che ha un nome semplice, facile da ricordare e che riporta alla mente l’immagine del mare in tutta la sua purezza. Location perfetta per trascorrere momenti speciali, anche di sera apre al pubblico con esibizioni dal vivo e momenti musicali che renderanno indimenticabile il tempo vissuto qui. Ultimo, ma non per importanza, è il servizio webcam collegato con il progetto “Occhio alle Spiagge” che permette di controllare in tempo reale (ovviamente via internet) le condizioni meteo marine e di gestire al meglio il tempo da trascorrere in questo tempio della tranquillità e del divertimento.
LIVING THE SEA. SIMPLY SEA, NATURE, PEACE AND FUN. "SALSEDINE BEACH" IS A FRIENDLY BATH-HOUSE FOR SPECIAL MOMENTS “Salsedine Beach” is a bath-house born between sea and rocks, in Santa Maria al Bagno, one of the most beautiful places on the Salento coast. 50 umbrellas arranged on a wide wooden deck are waiting for the bathers that here will find the right atmosphere to live days of relaxation, peace and beauty. The landscape, in fact, captures heart and soul of those who choose to spend time here. Two friends gave shape to this corner of paradise: Francesco Caracciolo and Enzo De Pace. They both wanted to accomplish something that put together hospitality, style and nature. With skill and enthusiasm, they have fluttered in this summer adventure, ready to offer the best to people who choose to spend unforgettable moments between a dip in the wonderful Salento sea and a sun bath. There is also a Jacuzzi mini-pool available to guests: 5 seats to complete the idea of wellness that accompanies this new summer project. «What matters to us - says Francesco Caracciolo - is to create situations in which our customers can feel comfortable, pampered at any time. From their entrance and throughout their stay». Salsedine Beach is a perfect location to spend special times, even in the evening with live performances and musical moments that will make unforgettable the moments lived here.
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VIVOSA APULIA RESORT
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LA MAGIA DI UNA VACANZA ESCLUSIVA PROPOSTE ESCLUSIVE E PERSONALIZZATE PER GRANDI E PICCINI. VIVOSA APULIA RESORT È IL PERFETTO EQUILIBRIO FRA WELLNESS E NATURA Trascorrere del tempo in strutture specializzate nell’offerta benessere è un toccasana per il corpo e per lo spirito. La conferma giunge da chi ha avuto il privilegio di villeggiare nell’unico “Antistress Resort” in Italia, il Vivosa Apulia Resort di Ugento (sede dell’Antisetrss Academy) vera culla del relax e delle sane abitudini. In quest’angolo di paradiso, tra dune di
sabbia e mare cristallino, nel cuore del parco naturale, si respira un’atmosfera magica dove sia le coppie che le famiglie si ritrovano in una dimensione lontana dal clamore quotidiano. Quello che rende Vivosa Apulia Resort una delle eccellenze italiane in questo settore è, fra le altre cose, la cura dedicata ad ogni singolo ospite. Una volta
eseguita la valutazione scientifica dello stress attraverso il metodo EASE (Emotional Antistress Experience), l’Antistress Coach, coadiuvato dal suo team, crea programmi su misura per intervenire in maniera mirata per liberare mente e copro da ogni forma di tensione emotiva. Il viaggio sensoriale si trasforma così in un’esperienza che si snoda attraverso
VIVOSA APULIA RESORT Via Vicinale Fontanelle 106 - 73059 Marina di Ugento (LE) tel. +39 0833 931002 - fax +39 0831 933646 - info@vivosaresort.com - www.vivosaresort.com
diversi percorsi che si completano fra loro: sport, alimentazione, SPA, natura. L’offerta gastronomica è bilanciata da attività fisiche mirate: yoga, pilates, meditazione, trattamenti tonificanti e rilassanti. La SPA, con i suoi 800 mq, è una vera e propria oasi del piacere e la qualità dei trattamenti è sublimata dall’impiego di prodotti assolutamente naturali. Biosauna, sauna finlandese, hammam, docce emozionali, cromo-aromaterapia, area relax e piscine idromassaggio sono gli strumenti ideali per lasciarsi alle spalle lo stress del lavoro e della città. Tutto, qui, ruota attorno al benessere degli ospiti, anche le novità previste per i prossimi mesi.
NOVITÀ STAGIONE 2017 1) “CREATIVE ZEN PHOTOGRAPHY” Rientra nell’ambito delle attività dell’Antistress Academy ed è un nuovo modo di concepire la fotografia in vacanza con benefits messi a disposizione dei clienti nel pacchetto All Inclusive: - ritratto ricordo dell’esperienza vissuta in resort. - partecipazione gratuita a seminari e workshop di fotografia creativa. - concorso fotografico con possibilità di vincere un soggiorno omaggio. 2) “OUTDOOR ENERGY CENTRE” È uno spazio ricavato nel cuore del parco, dedicato al silenzio e al benessere psico-emotivo. Ideale per la meditazione ma anche per partecipare a seminari ed attività antistress organizzati dal team dell’ Academy (Oriental Arts, Mysi, Mindfulness, Yoga etc) 3) “ANTISTRESS GALLERY” Una galleria d’arte allestita con opere d’ispirazione in cui il cliente potrà partecipare a vernissage e provare il nuovo rituale “Emotional Suite”: un vero e proprio massaggio emozionale in cui vivere un’ esperienza sensoriale unica e ridurre il proprio livello di stress. 4) “FOOD THERAPY PROGRAM” Ogni giorno saranno organizzati laboratori sull’energy cooking & healthy food e cooking lesson in spiaggia e in struttura. I partecipanti, prendendo parte ad almeno sette degli appuntamenti giornalieri, riceveranno il certificato “Master in Chef”.
5) “RELAX CORNER” Oltre al Ristorante ‘A Puteca, con specialità salentine e cucina internazionale, sarà aperto il “Relax Corner”, un ambiente moderno e raffinato con specialità vegane e vegetariane. 6) “SIXTH SENSE RITUAL MASSAGE & RITUALE DEL SONNO” Nell’ambito dell’offerta wellness dell’Oasi Spa, il cliente potrà richiedere l’innovativo ed esclusivo trattamento spa, il Sixth Sense Ritual Massage. Una nuova percezione dell’energia spirituale che fa il paio con il Tranquillity, rituale del sonno ispirato al massaggio indonesiano e ayurvedico. 7) “NUOVO CENTRO CONGRESSI & DAMIANO’S GARDEN” Nell’ambito della proposta Mice (Meeting, Incentives & eventi aziendali), oltre all’offerta riservata alle aziende con attività team building & mind oriented, Vivosa Apulia Resort amplia il suo Centro Congressi (capienza sino a 530 posti) e inaugura un nuovo spazio all’aperto di 1.200 mq, il “Damiano’s Garden” , per show cooking e special events. 8) “OUTDOOR MEETING ROOMS” Secondo i principi di qualità e le certificazioni di EcoResort e Gold Travel Life, Vivosa Apulia Resort conferma la sua vocazione eco e introduce le “Outdoor Meeting Rooms”, spazi all’aperto ideali sia per seminari che per praticare attività sportive, il tutto in uno scenario naturale incontaminato.
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VIVOSA APULIA RESORT
strutture ricettive
NOVITÀ STAGIONE 2017 9) “ANTISTRESS GOLF LESSONS” Nell’ambito dell’offerta Golf riservata a clienti e gruppi, oltre al Beach Golf & Adventure Golf, gli ospiti potranno seguire il nuovo programma “Antistress Golf Lessons”con l’introduzione di una nuova tecnica mind oriented e provare il campo di nove buche nel parco naturale di Ugento. 10) “A MISURA DI BAMBINO” Per i bambini è stata ideata una nuova figura professionale, il “Guest Relation for kids”, una persona che accoglierà i più piccini in modo personalizzato e li seguirà nel soggiorno con programmi dedicati. Non solo Mini Club, Campo Scout e sport acquatici. I piccoli ospiti potranno fare escursioni e gite giornaliere anche fuori dal resort e scoprire altre bellezze del territorio.
VIVOSA APULIA RESORT THE MAGIC OF AN EXCLUSIVE HOLIDAY EXCLUSIVE AND CUSTOMISED PROPOSALS FOR ADULTS AND CHILDREN. VIVOSA APULIA RESORT IS THE PERFECT BALANCE BETWEEN WELLNESS AND NATURE Spending time in accommodation facilities specialized in wellness is a panacea for the body and the mind. Confirmation comes from those people who have had the privilege of holidaying in the only “Anti-stress Resort” in Italy, the Vivosa Apulia Resort in Ugento (location of the Anti-stress Academy),a real cradle of relaxation and of healthy habits. In this corner of paradise, between sand dunes and a clear sea, in the heart of the nature park, you can breathe a magical atmosphere.
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What makes Vivosa Apulia Resort one of the Italian excellences in the sector is the care of every single guest. After a scientific assessment of stress, an Anti-stress Coach will create tailor-made programs to free the mind and the body from every kind of emotional tension. Thus, this sensory journey turns into different paths that complement each other: sport, nutrition, SPA, nature. The gastronomic offer is balanced by targeted physical activities: yoga, Pilates, meditation, toning and relaxing treatments. TheSPAis a true oasis of pleasure and the quality of its treatments is exalted by the use of absolutely natural products. Its bio-sauna, Finnish sauna, hammam, emotional showers, chromo-aromatherapy, relaxation area and hydro-massage pools are the ideal tools to forget the stress of work and city.
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STORIE
tornare aLLa natura
DA SINISTRA ANGELO PELLEGRINO E ANTONIO CAPPELLO
Un orto organico per coltivare la condivisione A Borgagne quindici famiglie hanno aderito all’iniziativa di ’Ngracalati Il progetto sostenibile mira a educare i cittadini alla riconciliazione con i luoghi di appartenenza
di paolo conte/foto massimo centonze
Immerso tra gli ulivi delle campagne di Borgagne sorge un orto organico a cielo aperto frutto delle mani di ‘Ngracalati, associazione di promozione sociale presieduta da Angelo Pellegrino. Un appezzamento di terra delimitato da muretti a secco e assorto nello stupore della natura, in cui opera un gruppo di volontari che ha innescato una serie di iniziative per il futuro rigenerativo di Borgagne. Il bisogno di riappropriarsi dei valori e degli elementi identitari ha spronato l’associazione, ideatrice di “Borgo in Festa”, a piantare il seme del cambiamento mediante le tecniche sostenibili del sinergico e del
biointensivo. Se il fine ultimo guarda alla ribalta del borgo dal punto di vista economico e sociale, le basi del virtuoso progetto riservano radici più profonde, quasi ataviche: educare l’uomo alla riconciliazione con la propria terra e ai luoghi di appartenenza. Il concetto dal quale ripartire per incontrarsi in un luogo incontaminato e raccontare di odori, di suoni e poesia, portando a casa il sapore della terra. Sono già quindici le famiglie che hanno aderito all’iniziativa di ‘Ngracalati (associazione che prende il nome dall’antico modo in cui venivano apostrofati gli abitanti di Borgagne). Una rappresentanza significativa
pronta a dare il proprio contributo per “coltivare la condivisione”, nel contesto di un orto di quasi un ettaro circondato da uliveti e situato a poche centinaia di metri dal centro abitato dell’unica frazione di Melendugno. Le prime piante sono state messe a dimora, coltivate con tecniche agricole naturali e sostenibili, incolumi da qualsiasi metallo o concime chimico. Un orto da condividere scoprendo passo dopo passo le tecniche di un’agricoltura rispettosa della terra e dell’uomo. «Si tratta di uno spazio a cui dedicare un po’ di tempo, anche pochissimo, meglio se con i figli, in aiuto del contadino custode» – spiega il presidente Angelo Pellegrino -. Come nasce l’impulso di dare vita all’orto organico? «La nostra filosofia richiama un po’ quella dei paesi dell’America latina, per certi versi arretrati, che hanno conservato un legame più intimo con la terra, perché non hanno avuto un forte impatto con processi di altro tipo, più moderni. Anche noi dobbiamo 106 107
STORIE
tornare aLLa natura
ripescare nelle nostre radici dando valore all’aspetto culturale e colturale. Da qui nasce la volontà di ritrovare una dimensione di vita diversa e molto più in sintonia con la natura. Negli ultimi cinquant’anni la terra è stata maltrattata. I residui dei concimi chimici del dopoguerra sono stati dirottati verso il suolo cambiando il modo di fare agricoltura. Una maniera violenta e spesso irreversibile che ha sopraffatto i metodi in uso prima, basati su metodi organici naturali. I figli della seconda guerra mondiale hanno tramandato alle generazioni successive una mentalità distorta, dedita allo sfruttamento della terra attraverso l’uso di sostanze chimiche. Adesso bisogna provare a invertire questo modus operandi per creare nuove risorse e tutelare
la salute della natura e dell’individuo». Al momento quindici famiglie hanno sposato il vostro progetto sostenibile. Parliamo degli obiettivi per il futuro. «Mi sono avvicinato alle tecniche dell’agricoltura sostenibile da circa tre anni. Il letame è il prodotto principe per l’organica rigenerativa. Il letame arricchito da sostanze minerali e da microorganismi conduce alla rigenerazione delle piante. Anche la posa del caffè, il carbone e altre sostanze organiche naturali giocano un ruolo fondamentale nel vasto processo di naturalizzazione. Negli ultimi anni c’è una fortissima attenzione alla qualità del cibo. Insieme ad Antonio Cappello puntiamo ad avvicinare un gruppo di famiglie provenienti da diversi territori
per creare un filo conduttore tra produttore e consumatore. Ci incontreremo con le famiglie adottive in determinati appuntamenti per la piantagione, per la produzione, per il raccolto e, per chi vorrà, anche per la coltivazione, affinché possano apprenderne le tecniche e toccare con mano i frutti nati dall’appezzamento di terra. Si tratta di momenti da condividere senza alcun vincolo, ma molto importanti per le nostre finalità. Attraverso questo progetto proveremo ad avvicinare le famiglie alla comunità di Borgagne per creare microeconomie che sfoceranno nell’ospitalità turistica di carattere agricolo. Ci auguriamo di accogliere col passare del tempo un maggior numero di persone per ingrandire il nostro orto e stimolare il turismo locale».
IL LETAME ARRICCHITO DA SOSTANZE MINERALI E DA MICROORGANISMI CONDUCE ALLA RIGENERAZIONE DELLE PIANTE
AN ORGANIC VEGETABLE GARDEN TO CULTIVATE SHARING THE SUSTAINABLE PROJECT AIMS TO EDUCATE CITIZENS TO THE RECONCILIATION WITH THEIR PLACES OF BELONGING Surrounded by olive trees, there is an open-air, organic vegetable garden in Borgagne. It is the outcome of the work of ‘Ngracalati, a social promotion association presided by Angelo Pellegrino. Here, a group of volunteers has launched a series of initiatives for the regenerative future of Borgagne. The need to regain local values and identity has led the association to boost sustainable, synergetic and bio-intensive techniques. The ultimate goal is the local social and economic growth, while the basis of this virtuous project is to cultivate people to the reconciliation with their territory and their places of belonging. Where does the urge to create a vegetable garden come from? «We have brought back our roots, focusing on cultural and cultivation aspects. The idea of retrieving a new dimension of life tuned in to nature comes from here. It is necessary to create new resources to protect the health of nature and people». Let us talk about your objectives for the future. «We want to create a connection between producers and consumers. We will meet families for planting, producing, harvesting and even cultivating. By this project, we intend to create a microeconomics resulting in a tourist and agricultural hospitality. We look forward to welcoming the largest number of people to enlarge our vegetable garden and to stimulate local tourism».
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CUCINA
maccHia meDiterranea IN QUESTA FOTO E A SINISTRA PIANTA DI CAPPERO NELLA PIETRA LECCESE: CORTILE DEL RISTORANTE LA SAPORE. PH: VIVIANA MARTUCCI
La regione mediterranea è caratterizzata – come già i primi studi sulla flora e sulla fauna insegnano – da una vegetazione arbustiva, costituita tipicamente da “specie sclerofille”, cioè con foglie persistenti poco ampie, coriacee e lucide, di altezza media variabile dai 50 cm ai 4 metri». Quello che la descrizione scientifica non dice, però, è quanto questa vegetazione appartenga a un territorio e ne connoti l’animo stesso di chi lo abita. Quanto essa muti, di luogo in luogo, assumendo forme, colori, peculiarità, apparentemente impercettibili. Quanto, soprattutto, intenso sia il suo fascino e ricca la sua varietà, agli occhi di chi la osserva da una vita come allo sguardo di un attento visitatore. Quanto, infine, straordinari siano i suoi profumi e sapori. Nel Salento, generosa terra racchiusa tra due mari, la macchia si radica e trasforma continuamente, offrendo a ogni stagione aromi sapidi e gusti balsamici, che riempiono l’aria e rendono speciale la cucina del territorio. Una bellezza nascosta, quella della macchia, eppure in grado di abbagliare. Piante aromatiche, officinali, erbe selvatiche, di una bellezza sorprendente e dal gusto unico: veri tesori della natura. Si pensi al cappero, pianta capricciosa – praticamente impossibile coltivarla – e tenace, dai frutti unici – gusto e forma mutano, di regione in regione – insostituibili in cucina, ma sempre più diffuso anche il loro consumo “al naturale”, per un aperitivo mediterraneo, quando il frutto è cresciuto e assume il nome di “cucuncio”. Di una bellezza straordinaria il suo fiore: sontuoso, elegante, regale.
Tutto il gusto della Macchia Mediterranea La bellezza e il fascino di una vegetazione dal sapore intenso Non è raro, in primavera, vederli spuntare dalle pareti barocche del centro storico leccese, o dai muri delle antiche masserie, quasi che la linfa dell’umida pietra tufosa ne accresca il vigore. Piccole perle fiorite che catturano lo sguardo e lasciano ammaliati. E che dire delle distese di papaveri, che stendono magnifici tappeti rossi non solo agli ulivi secolari ma anche alle querce, ai lecci – gentili ospiti, in inverno, di galletti e funghi porcini, che non a caso
prendono qui il nome di “leccini”, il cui giallo intenso colora il sottobosco e si mescola al lilla dei ciclamini e al rosso intenso dei “pungitopo” – ai carrubi e ai corbezzoli, tappa immancabile di una dolce scorpacciata sotto l’albero. Una passeggiata in campagna, nella stagione calda, è una continua scoperta e una continua raccolta. Asparagi, cicorielle, lattalepri, “foglie di Madonna”, “paparine” – deliziose stufate con le olive locali – rucola, il cui sapore deciso, piccante, strutturato, non
di fiorella perrone/foto massimo centonze
VILUCCHIO MARINO
FICO DEGLI OTTENTOTTI MIRTO
PAPAVERO CORNUTO
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CUCINA
maccHia meDiterranea
ha rivali; immancabile sulla frisa estiva dopo una giornata al mare – si mescolano alle splendide orchidee selvatiche, alle ginestre, ai fiori bianchi e rosa del cisto – sotto le cui foglie cadute si celano in inverno i funghi “marieddhri” (amaretti, alla lettera), vero must della tradizione culinaria salentina. Mentre soffiano scirocco e tramontana, maestrale o levante, si innalzano e si combinano gli aromi del mare e della terra: del mirto e dell’alloro, del timo e dell’origano, del rosmarino e del gine-
pro. Di quest’ultimo, l’ultimo lembo di Puglia custodisce una varietà peculiare, derivante dal ginepro rosso ma di maggiore rarità: il ginepro “coccolone”, dai galbuli (i frutti, detti coccole, appunto) più grandi e dal legno profumato. Lo si trova fino in spiaggia, a ricoprire le dune, come nei pressi di Casalabate, al lido Era Ura, dove cartelli in legno ne segnalano la presenza e descrivono le caratteristiche. E sempre accanto al mare, nelle radure adiacenti le spiagge o incardinata negli VEGETAZIONE DUNALE NELL’AREA DI RAUCCIO
THE TASTE OF THE MEDITERRANEAN MAQUIS THE BEAUTY AND THE CHARM OF A VEGETATION WITH A STRONG TASTE The Mediterranean region is characterised by a shrubby vegetation, with little persistent leaves, that belongs to the territory and distinguishes the soul of those who live here. It differs from place to place, with amazing smells and tastes. In Salento, maquis changes continuously, thus offering sapid and aromatic tastes. Aromatic plants, officinal and wild herbs with a unique taste. Let us think of caper, for example, whose taste and shape change from region to region and whose flower is of extraordinary beauty. Expanses of poppies lay red carpets to century-old olive trees, oaks
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scogli, un’altra meraviglia: la salicornia. Salìppicu, in forma dialettale, che al plurale diventa salìpci, termine dal suono vagamente balcanico che nel barese e in Abruzzo corrisponde al gamberetto nano, la salicornia è una delizia sorprendente al palato: dalla consistenza gallosa e dal gusto dolce e salato, ha dentro il mare a ogni boccone. A patto che non si trovi in zona naturale protetta, può essere raccolta e preparata sbollentandola, quindi privandola dell’anima coriacea. Magnifica come contorno, semplicemente condita con limone e olio extra vergine d’oliva, è sempre più usata nella cucina contemporanea, per la sua capacità di conferire ai piatti una nota sferzante, sapida, inaspettata, che qui sa di Adriatico e di Jonio, di passato e presente. Meno nota, ma per certi versi simile, la portulaca, o brucacchia, con termine dialettale. Una natura, insomma, da scoprire e riscoprire sotto molte vesti.
and holm oaks. In winter, pore mushrooms colour the undergrowth and mix with the lilac colour of cyclamens and with the intense red of ruscus. Asparagus, chicory, “paparine” (the edible part of the red poppy) and wall rocket mix with wonderful wild orchids, brooms and with white and pink flowers of cistus. Southeast wind and northerly wind, north-westerly wind and easterly wind combine the tastes of the sea and of the earth: myrtle and bay, thyme and oregano, rosemary and juniperus oxycedrus. It is possible to find it as far as the beach. Even salicornia grows on the beach. Its taste is surprising, sweet and salty at the same time. It is extraordinary as a side dish, simply flavoured with lemon and extra virgin olive oil. Less known but similar in some respects, the portulaca, commonly known as brucacchia. A nature to be discovered and rediscovered.
SEMISERIO, ATENZE, KALÉ CORA
ristorazione
SEMISERIO, ATENZE, KALÉ CORA: I COLORI DELL’ESTATE SALENTINA Dalla costa adriatica al cuore di Lecce: il viaggio del gusto si muove sulla rotta dell’esperienza di Gigi Perrone e Fulvio Rizzo, prima amici e poi soci. Location esclusive e ricette perfette sono il loro marchio di fabbrica
Un incontro casuale, un paio di chiacchiere ed uno sguardo d’intesa, anzi, un vero e proprio colpo di fulmine. Comincia così l’amicizia fra Gigi Perrone e Fulvio Rizzo, due anime gemelle nate per rivoluzionare il concetto di food e accoglienza a Lecce. Chef di provata esperienza il primo, ex calciatore con uno spiccato senso imprenditoriale l’altro, hanno unito le loro passioni per creare un connubio perfetto in cui trovano spazio idee golose, iniziative tese a promuovere l’intrattenimento, partendo dalle radici di questa terra così generosa che i due soci omaggiano in ogni loro progetto. Se da un lato la cucina è in continua evoluzione, dall’altro resiste il tocco tradizionale che dà ad ogni piatto un’identità
unica e facilmente riconoscibile. Dal lavoro a quattro mani dei due amici-soci sono nate tre realtà diverse ma simili: il Ristorante Semiserio, il Ristorante Atenze dell’Hotel Patria ed il Kalé Cora, meta estiva perfetta sia per trascorrere giornate all’insegna del relax e del mare, sia per concedersi pranzi o apertivi tutti rigorosamente selezionati dall’infaticabile Gigi Perrone. A completare il piacere è il panorama mozzafiato che regala la splendida baia di Torre Specchia. Quello che rende speciale il Kalé Cora è l’atmosfera leggera e familiare che si respira grazie alla dolcezza di Gioara, la giovane figlia di Fulvio che con le sue idee e le sue capacità organizzative ha creato una serie di spazi per i più piccoli, per le famiglie e per gli ospiti più esigenti.
Quest’anno ci sarà anche un chiringuito sulla spiaggia e l’isola dei bambini, un’area dove i più piccini potranno giocare ed essere seguiti da un gruppo di animatori permettendo ai genitori di concedersi momenti di relax in questo lembo di terra dal
RISTORANTE SEMISERIO Via dei Mocenigo 21, Lecce - tel. +39 0832 1990266 - www.ristorantesemiserio.it - info@ristorantesemiserio.it ATENZE RESTAURANT Piazzetta Riccardi Gabriele 13, Lecce - tel. +39 0832 245111 - Prenotazioni: thefork.it KALÉ CORA Litoranea San Foca San Cataldo, Melendugno (LE) tel. +39 342 7550626
profilo paradisiaco. Qui tutto è progettato affinchè gli ospiti possano trascorrere momenti indimenticabili, ricaricando le batterie per il prossimo inverno. Insieme a Gioara ci saranno sua mamma Ornella, il fidanzato Francesco Lustrissimi ed una squadra di collaboratori affiatati e in gamba come, per esempio, Antonio Suffianò, Cosimo Mastropasqua e Niko Fiore. Con loro la festa è assicurata, tra serate a tema e apertivi in musica aspettando il tramonto. Un altro tipo di musica, invece, allieta palati e cuori dei clienti che scelgono il Semiserio e l’Atenze, due chicche della ristorazione locale, entrambi nel cuore di Lecce, dove anche il piatto è più semplice è frutto della passione e della bravura dello chef Perrone. Charme, qualità, tradizione unita a innovazione, creatività e ovviamente tutte le prelibatezze del territorio che seguono il ritmo delle stagioni: questi i pilastri su cui quotidianamente viene costruita l’offerta gastronomica. Dai migliori tagli di carne al pesce appena pescato passando per verdure, legumi e primi piatti interpretati con estro dallo chef giramondo. Gli ospiti saranno lette-
ralmente conquistati da sapori autentici ma al tempo stesso fuori dall’ordinario. Il Ristorante Semiserio, in Via dei Mocenigo, tra il Castello Carlo V e Piazza Sant’Oronzo, a Lecce è il locale “easy” dove ci sente a casa propria sin dal primo istante.
Ambienti accoglienti, sale spaziose, colori chiari, volte a stella e cucina a vista. E poi l’inconfondibile marchio di fabbrica di Gigi Perrone, ovvero tegami e terrine direttamente in tavola per permettere ai commensali di assaporare fino in fondo ogni ghiottoneria preparata ad arte.
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SEMISERIO, ATENZE, KALÉ CORA
ristorazione
La stessa arte che accompagna i piatti creati per l’Atenze Restaurant del Patria Palace Hotel. Il livello, neanche a dirlo, è sempre al top con, in aggiunta, il glamour e l’eleganza della sala dove prevalgono gusto e ricercatezza. Ci si sente a casa anche in questi ambienti senza tempo, dove attraverso una sorta di viaggio culinario si possono vivere sensazioni uniche ed indimenticabili.
Gigi Perrone, come un bravo direttore d’orchestra, coordina sapientemente i suoi collaboratori, creando risultati armonici in linea con la filosofia che da sempre accompagna il suo lavoro. E l’intesa con Fulvio è più che mai consolidata anche in questi passaggi fondamentali per il successo di un’attività tanto delicata quanto appagante come quella della ristorazione. E l’estate, con loro, si trasforma in un’ap-
SEMISERIO, ATENZE, KALÉ CORA: THE COLOURS OF SALENTO SUMMER FROM THE ADRIATIC COAST TO LECCE’S HEART: THE JOURNEY OF THE TASTE MOVES ALONG THE COURSE OF GIGI PERRONE’S AND FULVIO RIZZO’S EXPERIENCE. EXCLUSIVE LOCATIONS AND PERFECT RECIPES ARE THEIR QUALITY BRANDS A casual encounter, a look of understanding, a real love at first sight. This is how the friendship between Gigi Perrone and Fulvio Rizzo started, two soul mates born to revolutionize the concept of food and hospitality in Lecce. Gigi is an experienced chef while Fulvio is a former footballer gifted with a strong sense of entrepreneurship. They have joined their passions to create a perfect mixture of mouth-watering ideas and entertainment, starting from the roots of this land.
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pagante esperienza sensoriale, sia che si scelga di trascorrere la giornata in riva al mare, godendo delle coccole dello staff del Kalé Cora senza ovviamente rinunciare alla buona tavola, sia che si opti per un momento di vero piacere al Semiserio o all’Atenze. E le sorprese non finiscono qui. I “fantastici due” sapranno stupirci con altre gustose novità.
Three different but similar realities have risen from the joint work of the two partners and friends: Semiserio Restaurant, Atenze Restaurant at Patria Hotel and Kalé Cora, in the breathtaking scenery of the wonderful Torre Specchia’s bay. What makes Kalè Cora so special is its familiar atmosphere, also thanks to Gioara’s gentleness – Fulvio’s young daughter. This year, there will also be a “chiringuito” on the beach and “the children’s island”, where a group of children’s entertainers will amuse kids, thus allowing parents to enjoy moments of relaxation. Semiserio and Atenze, both in the heart of Lecce, are two real treats of local catering, where even the simplest dish is the result of Chef Perrone’s passion and expertise. With Gigi and Fulvio, summer turns into a fulfilling sensory experience. Moreover, surprises do not end there. The “fantastic two” will know how to surprise us with other tasty novelties.
TERRITORIO
PH: AURORA MASTORE
santa maria aL Bagno
Un balcone affacciato verso il tramonto Da Emporium Naunae a rinomata mèta turistica
Ci troviamo lungo uno dei tratti più suggestivi del Salento, la costa è rocciosa e frastagliata e si lascia percorrere dolcemente in un susseguirsi di sporgenze e rientranze. Sulla scogliera dominano una serie di torri cinquecentesche costruite per avvistare i nemici nel tempo in cui la paura dei Turchi era all’ordine del giorno. Superiamo la diroccata Torre Uluzzo, lasciamo alle spalle la riserva naturale di Portoselvaggio e scendiamo verso sud,
dove Torre dell’Alto si mostra in tutta la sua imponenza, immersa nel verde della pineta a strapiombo sul mare. Da qui, ondeggiando, la strada continua fino ad incontrare un balcone naturale affacciato verso il tramonto: Santa Maria al Bagno. È un piccolo centro sul mar Ionio, una delle marine della vicina Nardò. È poco popolato in inverno, ma nelle domeniche assolate si trasforma in un “mercatino” brulicante di persone. Ormai rinomata meta turistica, il
sito del settimanale tedesco “Der Spiegel” l’ha descritta “un acquerello”. Santa Maria al Bagno incanta per la sua posizione: incastonata in una baia che la natura sembra aver dipinto in maniera così caratteristica, la piccola spiaggia, ricavata nell’insenatura, già durante le prime calde giornate di primavera svela la bellezza delle sue acque di cristallo e offre riparo dal vento. In alto, a dominare la caletta, una piazza alberata incorniciata, ai lati opposti, dalla sceno-
di aurora mastore/foto massimo centonze tranne dove diversamente indicato
grafia di palazzi storici in stile “eclettico”. La vocazione balneare di Santa Maria al Bagno è iniziata a fine Ottocento, quando furono costruite le prime abitazioni di villeggiatura dei paesi vicini, proprio a ridosso della piazzetta. Ma la sua storia è, in realtà, millenaria. Ripercorrerne le tappe permette di fare un viaggio dalla preistoria all’età contemporanea. Il suo nome è diventato simbolo, negli ultimi anni, di accoglienza e solidarietà per l’ospitalità offerta ai profughi ebrei provenienti
dall’Europa centrale tra il 1943 e il 1947. All’interno del Museo della Memoria sono conservati i ricordi e le testimonianze di questo evento, in particolare gli ormai noti murales di Zivi Miller. Risalendo dalla piazza verso la parte alta dell’abitato, in località Mondonuovo, una ripida strada dal significativo nome di “via delle tombe romane” permette l’accesso al luogo probabilmente più interessante per comprendere le origini di questo borgo ionico. Una campagna incolta, purtroppo al
momento ancora abbandonata all’incuria, apre alla vista di un profondo canalone che ricorda una gravina. Lungo i suoi costoni rocciosi, i numerosi anfratti hanno offerto riparo dalle intemperie agli uomini che nel neolitico abitavano la zona, come testimoniano i reperti rinvenuti all’interno della cosiddetta Grotta del Fico. Nella stessa area convivono i resti di civiltà diverse e lontane nel tempo: nella campagna, posizionate lungo il versante orientale del canale, sono visibili una serie di tombe 118 119
TERRITORIO
santa maria aL Bagno
ORMAI RINOMATA META TURISTICA, IL SITO DEL SETTIMANALE TEDESCO “DER SPIEGEL” L’HA DESCRITTA “UN ACQUERELLO” a fossa di epoca romana, ben 51, scavate nella roccia. Si tratta di una vasta necropoli, quello che rimane dell’insediamento romano identificato con Emporium Naunae e al quale sono collegati i resti di strutture murarie, pavimenti musivi, di un edificio termale nella zona del porticciolo e alcune piccole vasche scavate sugli scogli tra Santa Caterina e Santa Maria che hanno fatto pensare all’attività legata alla raccolta del sale. Santa Maria al Bagno cattura i turisti e la gente del luogo perché offre la quiete e la possibilità di passeggiare a stretto contatto con il mare, lungo il tratto che da Torre dell’Alto arriva senza interruzioni
fino alle cosiddette “Quattro Colonne”. Si tratta, in realtà, di Torre Fiume, un’altra delle strutture cinquecentesche comprese all’interno del vasto progetto difensivo delle coste voluto dall’imperatore Carlo V e proseguito dopo la sua morte. Realizzata a fine 1500, è diversa per tipologia e dimensioni dalle altre torri e prende il nome dalla sorgente perenne che sgorga immediatamente più a sud. Oggi non rimangono che i quattro torrioni angolari della struttura originaria, a pianta quadrata, testimoni della sua grandezza. In ogni ora della giornata, dalla piazzetta è bello osservare come la gente si fermi,
stupita, davanti alla meraviglia del mare turchese. L’insenatura con la sua spiaggia sembra un teatro disegnato per assistere allo spettacolo quotidiano del tramonto. C’è chi si ferma a scattare una foto, chi semplicemente a pensare. Si rimane così, immersi in uno di quei posti che si sentono come un luogo dell’anima.
PH: AURORA MASTORE
A BALCONY OVERLOOKING THE SUNSET FROM EMPORIUM NAUNAE TO A RENOWNED TOURIST DESTINATION The coast is rocky and jagged. A series of sixteenth-century towers – built to spot the Turks’ arrival – looks over the cliff. Southwards, Torre dell’Alto shows itself in all its grandeur, surrounded by the green of the pinewood overhanging the sea. The road continues until a natural balcony overlooking the sunset: Santa Maria al Bagno. It is a small centre on the Ionian Sea, poorly populated in winter but “swarming” on sunny Sundays. The German weekly newspaper “Der Spiegel” has described it as a “watercolour”, with crystal-clear waters. Above, a tree-lined square is framed by historic buildings in “eclectic” style. The first holiday homes were built at the end of the Nineteenth century but the village history is millennial. Its name is a symbol of welcome and solidarity towards Jewish refugees coming from Central Europe between 1943 and 1947. A steep road, known as the “road of Roman tombs”, leads to the highest part of the village and overlooks a rill. In the Neolithic period, the numerous ravines of the rill sheltered people from bad weather. Along the eastern side, there are fifty-one grave pits dug into the rock. They belong to a wide necropolis, the Roman settlement Emporium Naunae, linked to the remains of a thermal building near the dock and to small tanks – probably salt storage tanks - between Santa Caterina and Santa Maria. The inlet looks like a theatre designed to watch the sunset show, immersed in one of those places felt like a place of the soul.
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TERRITORIO
otranto
Masseria Quattro Macine, la storia che rivive Tra Giuggianello e Palmariggi, nel bel mezzo del percorso megalitico, esiste un luogo magico e ricco di storia riportato alla luce da una giovane donna di origini tricasine Se avessi potuto fotografare gli odori e i rumori di questo posto magico, sarei riuscita a farvi capire molto di più di quanto non scriverò. L’agro della Masseria Quattro Macine si trova nel bel mezzo del percorso megalitico, tra Giuggianello e Palmariggi, e a rendere magico questo posto non è solo il verde rigoglioso della natura incontaminata, ma anche la storia che si respira e la passione di chi
ha voluto riportare, a nuova vita, questo luogo incantevole. Il vecchio casale “Quattor Macinarum”, a pochi chilometri da Otranto, è databile all’ VIII secolo in pieno periodo bizantino e si erge maestoso tra gli ulivi di questa landa bistrattata che oggi resiste, sempre fedele alla sua bellezza. La sua fondazione fu attestata per la prima volta in un diploma dell’Imperatore Federico II in
favore dell’Arcidiocesi di Otranto del 1219 e l’area è stata interessata nel tempo da una serie di scavi archeologici e da innumerevoli studi sui tanti reperti rinvenuti. Gli scavi hanno portato alla luce le fondamenta di due chiese: la prima, che risale al X–XI secolo, è di probabile destinazione nobiliare visto il ritrovamento di una sepoltura nella zona absidale, area destinata alle inumazioni di personaggi
di eleonora leila moscara/foto massimo centonze
di alto rango mentre la seconda chiesa è databile al periodo normanno (fine XI inizi XII sec.), e fu in uso fino al periodo angioino; secondo alcuni studi, si tratterebbe della chiesa di Santa Apollonia, eretta dopo il concilio di Trento a servizio del culto dei contadini. Il casale di Quattro Macine fu poi distrutto dalle forze turche impegnate nella presa di Otranto
del 1480 e i ruderi furono inseriti in un complesso masserizio attivo fino alla seconda metà del ’900 quando l’emigrazione portò all’abbandono di molte masserie. Cenni storici a parte queste mura vengono oggi definite, da chi ci abita, un “luogo dell’anima”. Pochi anni fa è stato totalmente ristrutturato da una donna di origini salentine ma da sempre residente a Bergamo: lei è Alessandra Gallone e dal cognome (chi è salentino lo sa) non può che essere originaria di Tricase dove, nella piazza più importante del paese, primeggia il Palazzo dei Principi Gallone, ora proprietà e sede del municipio.
Alla morte del padre Alessandra decide, insieme al marito, di riappropriarsi della storia della sua famiglia e di rendere la distanza con il ricordo di suo padre sempre più breve e meno dolorosa: «Volevo a tutti i costi vivere in Salento e mi sono messa alla ricerca di un posto che mi facesse sentire bene, quando sono entrata nella masseria me ne sono subito innamorata; questo è un luogo pieno di magia dove, appena entri, tutto lo stress e i pensieri svaniscono immediatamente». Nelle stanze della masseria sono state lasciate intatte delle scritte di cui non si ha certezza della provenienza ma che, con tutta probabilità, sono state attinte dalla chiesa bizantina che giace sepolta alle spalle della proprietà. Ogni stanza è stata arredata in uno stile coerente con l’atmosfera che si vive, oggetti che vengono dalla terra o dal mare, ma soprattutto che riportano alle tradizioni salentine come la luminaria tipica delle
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TERRITORIO
otranto
feste patronali, restaurata e usata come lampadario, l’uso preponderante della pietra leccese e del legno e ancora, le coloratissime cementine a corredo delle classiche “pile” ossia i lavandini in pietra di un tempo e tanto altro ancora. A fare da cornice a tutto questo c’è un grande giardino dove gli ulivi e le margheritine da camomilla la fanno da padroni, il tutto tra fichi d’india, papaveri tra gli immancabili “cuti”. «In questo luogo – continua Alessandra
Gallone – si avverte subito un’energia positiva. Gli anziani contadini mi hanno raccontato i mille volti di quest’area: da edificio di culto a stazione di posta in cui transitavano i templari bizantini, da sito di realizzazioni pagane a luogo propizio per gli allevatori che facevano partorire su queste pietre (cuti) le giumente perché, solo partorendo qui, avrebbero avuto dei figli forti e poi ancora divenne tabacchificio negli anni ‘50 e prima ancora centro abitato di Giuggianello. Abbiamo apportato
LA MASSERIA PRIMA DEL RECUPERO
le migliorie che potevamo cercando di non snaturare questo posto, utilizzando elementi della terra e infiniti dettagli e oggetti d’epoca. Ci è sembrato giusto valorizzare la masseria rispettandone le tante anime: il Salento è una terra che va sempre rispettata e che ti permette di avere i veri privilegi, colori, sapori, la natura e un’accoglienza incredibile».
GLI ANZIANI CONTADINI RACCONTANO I MILLE VOLTI DI QUESTO LUOGO: DA EDIFICIO DI CULTO A STAZIONE DI POSTA PER I TEMPLARI BIZANTINI MASSERIA QUATTRO MACINE, THE HISTORY REVIVES BETWEEN GIUGGIANELLO AND PALMARIGGI, IN THE MIDDLE OF A MEGALITHIC PATH, THERE IS A MAGICAL PLACE, RICH IN HISTORY AND UNCOVERED BY A YOUNG WOMAN COMING FROM TRICASE The lush green of unspoiled nature, history and passion make this place magical. Here, dating to the eighth century, a majestic old country house, “Quattor Macinarum”, stands a few miles from Otranto, surrounded by olive trees. In the neighbouring area, archaeological excavations have revealed the foundations of two churches. The former dates back to the Byzantine period (X-XI century) while the latter dates back to the Norman period (late XI – early XII century). It should be the Church of Santa Apollonia. Turks destroyed the country house in 1480 and they placed its ruins in a farm estate. A woman, Alessandra Gallone, coming from Tricase but always resided in Bergamo, has recently restored it. At the death of her father, Alessandra decided she wanted to live in Salento. The very first time she entered the farm, she fell in love with it. She has furnished every room of the house in accordance with the local atmosphere and traditions, by using the local stone and wood. A large garden surrounds everything. Olive trees and chamomile flowers play master, among prickly pears, poppies and the unavoidable stones. «In this place, – continues Alessandra Gallone – you feel a positive energy immediately. We believed it was necessary to enhance the farm house by respecting Salento many souls, colours, tastes, nature and its unbelievable hospitality».
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Il lido Kalé Cora, a San Foca, può soddisfare le esigenze di chi trascorre le proprie vacanze nel Salento e cerca un luogo speciale in cui rilassarsi. Lo stabilimento è attrezzato con lettini, ombrelloni e gazebo, offre, inoltre, servizio wi-, doccia, servizi per disabili e, su richiesta, anche massaggi relax. Il bar sulla spiaggia regala un panorama suggestivo ed il ristorante ha un menù ampio e ricco.
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L’ULTIMO PATRIARCA DELLA SCHERMA TRICOLORE ALLA VENERANDA ETÀ DI 89 ANNI, IL MAESTRO PAOLO CAZZATO INDOSSA ANCORA LA DIVISA BIANCA
Con la sciabola ha tagliato a fette i tempi del ventesimo secolo lasciando un segno indelebile nel panorama schermistico italiano. Di spada e di fioretto ha fatto breccia nel cuore di tante generazioni. Figli di epoche e dinastie diverse diventati schermidori con gli insegnamenti di un uomo che ha fatto della scherma la pedana della sua
vita. A quasi novant’anni Paolo Cazzato indossa ancora la divisa bianca. Bianca come la folta chioma dei capelli che spunta dalla maschera impregnata del sudore degli allenamenti estenuanti. Direttore tecnico dell’Accademia di Scherma Lecce, presieduta dal figlio Roberto, il saggio maestro continua a istruire e a forgiare i campioni del
futuro presso la sala del campus universitario dell’Ecotekne di Lecce, in collaborazione con la sezione Scherma del CUS. Originario di Alessano e galatinese d’adozione, il maestro classe 1928 ha avuto il merito di coltivare il movimento schermistico nel profondo sud della Puglia. Nei primi anni del secondo dopoguerra
di paolo conte/foto massimo centonze
le lame delle sue armi hanno valicato i confini regionali esportando la cultura della nobile disciplina in molte città del Belpaese: Macerata, Caserta, Napoli, Latina, Cagliari e Chiavari. Destinazioni militari di un giovane sottoufficiale dell’aeronautica, pronto a servire l’Italia coccolando la passione per la scherma. «La vita militare mi ha permesso di girare l’Italia, ma ad ogni destinazione cercavo la prima sala di scherma più vicina per allenarmi e cercare di diffondere questa pratica sportiva» spiega l’istruttore di paracadutismo civile-militare e il maestro diplomatosi presso l’Accademia Nazionale Scherma di Napoli. Perché per Cazzato ogni occasione era ideale per aggregare, invogliare e trasmettere l’amore per uno sport ancora relegato all’etichetta di attività di nicchia delle antiche famiglie nobiliari. Da sciabolatore della squadra dell’ae-
ronautica militare, Cazzato ha ottenuto risultati prestigiosi a livello regionale, interregionale e nazionale. Eppure il pugliese ha sferrato le stoccate migliori per la sua terra. Nel ’71 fondò la Schermistica Galatina, due anni più tardi aprì la prima sala di scherma della città di Lecce: la Virtus Scherma. Un progetto proficuo che è culminato nel 2000 con l’ultima denominazione di Accademia Scherma di Lecce, associazione sportiva dilettantistica affiliata alla FIS (Federazione Italiana Scherma) che conta ormai decine di tesserati. Un disegno partito da lontano, divenuto realtà luminosa, anche in virtù dell’impegno e delle competenze del maestro Roberto Cazzato. Nonostante l’età avanzata riesce ad allenare e a seguire i suoi ragazzi
ad ogni gara da bordo pedana. Qual è il suo segreto di giovinezza? «Lo scherma è l’arma migliore per la longevità. Mi alleno tutti i giorni da settantacinque anni e sono sempre in giro per l’Italia con i miei allievi per guidarli durante le gare. Ho iniziato a tirare di scherma a 14 anni durante le ore di educazione fisica presso l’ex Istituto Magistrale di Lecce. L’agilità, la resistenza e i riflessi sono le doti che sviluppa questa disciplina molto faticosa. La definisco una disciplina perché scherma è arte, portamento e stile di vita. Ti entra nel sangue e richiede tanti sacrifici». Ultimamente ha ricevuto un riconoscimento molto importante a Chiavari. Cosa la lega alla città ligure? «Correva l’anno 67 quando rifondai la sala di scherma di Chiavari. In quegli 128 129
SPORT
scHerma
anni abitavo nella città ligure per lavoro e mi spesi molto per ricreare un movimento schermistico che potesse ridare nuova linfa a tutto l’ambiente. Per la festa dei cinquanta anni dalla rifondazione della società schermistica di Chiavari, i dirigenti mi hanno invitato per premiarmi con la targa in occasione dei campionati europei Master». Da tanti anni si divide tra le sale di Galatina e di Lecce insieme a suo figlio. Come può crescere il movimento della scherma pugliese? «La scherma resterà sempre uno sport elitario perché non c’è lo scopo ludico come andare a giocare a pallone. Richiede molto rigore e disciplina, però si può e
si deve continuare a crescere. Attraverso i campi estivi, le collaborazioni con le scuole e le manifestazioni che organizziamo periodicamente, ci avviciniamo alle nuove generazioni per dare un’alternativa importante alle solite pratiche sportive. E spesso riusciamo nel nostro intento».
Dai suoi insegnamenti sono sbocciati tanti talenti. «Per risultati ottenuti, Giulio Gaetani e Mattia Loiacono sono i campioni per eccellenza sfornati dalla nostra scuola. Gaetani è campione europeo Cadetti di Spada, mentre Loicano è medaglia di bronzo nazionale di Spada».
MI ALLENO TUTTI I GIORNI DA 75 ANNI E SONO SEMPRE IN GIRO PER L’ITALIA CON I MIEI ALLIEVI PER GUIDARLI DURANTE LE GARE
THE ULTIMATE PATRIARCH OF THE ITALIAN FENCING AT THE VENERABLE AGE OF 89, MASTER PAOLO CAZZATO STILL WEARS THE WHITE UNIFORM With his saber, he has already left an indelible mark on the Italian fencing scene. By his sword and his foil, he has breached the heart of many generations. Paolo Cazzato is almost ninety years old and he still wears his white fencing uniform. As white as the thick head of hair that emerges from his mask - soaked with the sweat of his exhausting workouts. Being the Technical Manager of Lecce Fencing Academy, he continues to forge the champions of the future. What is your secret of youth? «Fencing. I have been training every day for seventy-five years. Agility, strength and good reflexes are the skills that this tiring discipline develops. Fencing is a form of art, a lifestyle. It requires many sacrifices». You have recently received a very important acknowledgment in Chiavari. «In 1967, I refounded fencing in Chiavari. I spent those years trying to bring new lymph to the whole environment. On the occasion of the 50th anniversary of the refoundation of the Fencing Society in Chiavari, they awarded a plaque to me». How can the Apulian Fencing Movement grow? «Fencing will always be an elite sport as it requires a lot of strictness and self-control. Nonetheless, it can and it must continue to grow thanks to summer camps, collaborations with schools and sport events». Many talents have come out of your teachings. «Giulio Gaetani and Mattia Loiacono are our best champions. Gaetani is the Cadet European Sword Champion while Loiacono has won the bronze medal in sword».
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COMUNE DI MELENDUGNO
territorio
LA BANDIERA BLU SVENTOLA SULLA STORIA Ottava Bandiera Blu consecutiva per le marine di Melendugno e intanto Roca Vecchia restituisce importanti testimonianze del passato
Comune di Melendugno ASSESSORATO AL TURISMO
Un altro anno in blu, l’ottavo per l’esattezza, laddove per blu s’intende il riconoscimento più ambito che una località di mare possa ricevere. Una conferma per Melendugno che, con la Bandiera Blu numero otto, si accinge a vivere un’estate scoppiettante, ricca di eventi e appuntamenti che spaziano dalla musica alla cultura, dedicata ai turisti ma soprattutto ai salentini che amano la costa adriatica che da Torre Specchia fino a Torre S. Andrea regala un panorama mozzafiato ed un mare che sussurra al cuore. Bandiera Blu, ovviamente, anche per Roca Vecchia, il sito archeologico che proprio in questi mesi è al centro di un importante
lavoro di recupero e valorizzazione, reso possibile da un importante finanziamento, pari a 750 mila euro, che il comune di Melendugno ha ottenuto attraverso la Regione Puglia tramite fondi europei. Lavori che, come testimonia un’incredibile scoperta avvenuta a maggio, stanno dando i frutti sperati. Durante gli scavi, infatti, sono emersi due importanti reperti archeologici, per l’esattezza due asce in bronzo ancora in perfetto stato di conservazione ed integre deposte, secondo gli archeologi, sotto i muri riedificati dopo la distruzione dovuta all’assedio ed al successivo incendio intorno alla metà del XIV secolo a.C. I due pugnali, sempre secondo gli esperti,
COMUNE DI MELENDUGNO Via S. Nicola, Melendugno (LE) tel. +39 0832 832111 - www.comune.melendugno.le.it : roca archaeological project
sarebbero stati sepolti in base ad un preciso rituale, per essere consacrati ad una divinità prima della ricostruzione della porta avvenuta nel corso del Bronzo Recente (tra la fine del XIV ed il XIII secolo a.C.) Il nuovo muro, innalzato sulle rovine del vecchio villaggio, sarebbe stato costruito con blocchi di roccia sedimentaria meglio nota come calcarenite. E proprio sotto uno di questi blocchi sono state recuperate le due asce, una ad “alette”, l’altra a “occhio”. Si tratta di una scoperta di innegabile importanza avvenuta durante i lavori di recupero che ben presto potrebbero portare alla luce nuove interessanti testimonianze del passato. Gli stessi addetti ai lavori parlano di rinvenimenti rari ed eccezionali. Soddisfatti, e non potrebbe essere diversamente, il primo cittadino di Melendugno, Marco Potì e l’assessore al Turismo Anna Elisa Prete che hanno le idee chiare su come valorizzare quest’area le cui pietre raccontano storie dell’Età del Bronzo, ed è giusto che splenda quella bellezza antica che nei secoli non si è mai affievolita. «Il nostro obiettivo – spiegano – è quello di fare di Roca Vecchia uno dei più importanti siti archeologici d’Italia. Archeologi,
e con loro anche studenti del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, stanno portando avanti questi lavori, coordinati da Teodoro Scarano, che è il responsabile di progetto. Sono loro stessi – aggiunge - a spiegare, ai curiosi che visitano il cantiere, finalità e fasi del loro impegno, improvvisandosi guide turistiche. Del resto, chi meglio di loro conosce l’anima di questa cittadella fortificata». Per seguire tutti gli step di questo suggestivo viaggio nel tempo (la fine dei lavori è prevista per il prossimo anno) basta un clic sulla pagina Facebook “Roca Archaeological Project”. Foto, commenti e aggiornamenti in tempo reale sono a disposizione degli utenti. «Il progetto – sottolineano il sindaco Potì l’assessore Prete - ha un respiro internazionale e in attesa di raggiungere visitatori di tutto il mondo, quest’estate organizzeremo apposite visite guidate. Un patrimonio di così inestimabile valore – conclude - deve essere alla portata di tutti». Che Roca Vecchia fosse uno scrigno prezioso lo si sapeva già, adesso che sono giunte ulteriori conferme, l’area, dalla stratificazione culturale di ineguagliabile livello, è diventata ancora di più centro nevralgico di interesse mondiale.
THE BLUE FLAG WAVESONHISTORY THE EIGHTH CONSECUTIVE BLUE FLAG FOR MELENDUGNO SEASHORE. MEANWHILE, ROCA VECCHIARETURNS IMPORTANTEVIDENCEOF THE PAST For the eighth consecutive year, the seaside resort receives the most coveted prize. A confirmation for Melendugno that prepares itself to live a lively summer, rich in musical and cultural events meant not only for tourist butabove all for Salento people. There is a Blue Flag for Roca Vecchia, too. The archaeological site is currently undergoing an important work of restoration and upgrading, thanks to a significant European funding. Excavations have revealed
two important archaeological finds: two bronze axesin aperfect state of preservation and integrity. The two daggers would have been buried following a specific ritual, to be consecrated to a god before the reconstruction of the gate occurred during the recent Bronze Age (between the end of the Fourteenth century and the Thirteenth century B.C.). Excavations could reveal new interesting evidence of the past. «Our objective, – say Mayor Marco Potì and Councillor for Tourism Anna Elisa Prete – is to turn Roca Vecchiainto one of the most important archaeological sites in Italy». To follow all the steps of this fascinating journey over time, just click on the Facebook page, “Roca Archaeological Project”.
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SURF IN SALENTO
passione per iL mare
È incredibile come, a volte, solo dopo aver viaggiato ed essere andati lontano si riesca ad apprezzare la bellezza della propria terra. E noi surfisti dobbiamo viaggiare molto se vogliamo trovare onde deserte degne di essere cavalcate. Uno dei luoghi che più ci hanno colpito nel corso degli anni è stata la Galizia, comunità autonoma nel nord-ovest della Spagna, confinante a sud con il Portogallo e affacciata sull’oceano Atlantico e sul Mar Cantabrico per circa mille e 500 chilometri di costa: una regione geograficamente molto suggestiva e dal punto di vista storico con un retaggio culturale di origine celtica. Proprio da questa terra arriva un amico, Jose, viaggiatore instancabile, surfista e fotografo, che è venuto in Salento per lavoro e con il quale abbiamo condiviso molte spensierate giornate di surf. Ve lo presentiamo in questa intervista. Ciao Jose, grazie per aver accettato di parlare con noi della tua esperienza. Raccontaci intanto di cosa ti occupi nella vita. «Fino a un po’ di tempo fa lavoravo per l’amministrazione scolastica della Galizia, la regione della Spagna in cui sono nato e vissuto. Ma poiché la fotografia è stata sempre una mia passione, che pian piano ho sviluppato anche dal punto di vista lavorativo, a un certo punto ho deciso di
Connessioni inattese tra due terre magiche Salento e Galizia nella prospettiva di un fotografo e surfista lasciare la mia precedente occupazione, che mi teneva bloccato dietro una scrivania per molto tempo, e dedicarmi solo allo scatto professionale. È stata poi la fotografia a portarmi nel Salento, grazie ad uno stage lavorativo che mi vede impegnato in questi mesi nella fotografia sportiva, e più precisamente nella fotografia della danza. Mi piace molto viaggiare, conoscere le altre culture e avere la possibilità di unire questa innata curiosità alla fotografia è stato fantastico».
Venire nel Salento è stata una scelta casuale oppure ci sono delle ragioni particolari per le quali hai scelto di venire qui nel tacco d’Italia? «Avevo due alternative per lavorare in Italia con la fotografia: andare a Milano presso una famosa azienda di produzione di caffè, oppure scegliere il settore della danza a Lecce. Chiaramente mi sono messo a cercare su internet tutte le informazioni su Milano, ho trovato tutte le foto su
di carlo morelli/foto jose morandeira costoya
Lecce e sul Salento e allora mi son detto: preferisco senza dubbio andare a Lecce. Inoltre io sono un surfista e, avendo visto che nel Salento si poteva fare surf con delle belle onde per tutto l’anno, non ci ho pensato due volte e ho prenotato subito i biglietti aerei». Ormai è più di un anno che sei qui. Ti piace il Salento? Che pensi di questa terra? Cosa ti ha colpito di più?
«Il Salento mi piace molto! È difficile per me trovare un posto più bello della Galizia, la mia terra, ma il Salento le si avvicina molto. Qui le spiagge sono fantastiche, il mare è tranquillo, la gente è molto conviviale e accogliente, la città e i paesini meravigliosamente ricchi di storia e arte antica. Il Salento assomiglia molto anche al sud della Spagna. Un’altra cosa che accomuna la Galizia al Salento è l’ambito religioso. La mia città, Santiago de Compostela, è famosa per il
Cammino dei fedeli e per la presenza delle reliquie di San Giacomo; nel Salento ci sono molte chiese e si respira il culto cristiano, anche come parte dell’eredità culturale di questa terra. Infine nel Salento si fa surf, e questa è una cosa meravigliosa. Certo, non ci sono le onde ogni giorno come dalle mie parti, ma si vede che la cultura del surf è ormai ben radicata anche qui e questa è una cosa molto positiva per la crescita e lo sviluppo del vostro territorio». 134 135
SURF IN SALENTO
passione per iL mare
PENSO CHE SE IL SETTORE DEI TRASPORTI RIUSCISSE AD ESSERE PIÙ EFFICIENTE, ARRIVEREBBERO MOLTI PIÙ TURISTI DI QUELLI CHE CI SONO ORA Hai potuto constatare, attraverso la tua esperienza qui, che questa è una terra accogliente. Cosa pensi del Salento come meta turistica? La consiglieresti ai tuoi amici e conoscenti? «Il Salento è una meta turistica molto interessante. Certamente suggerirò a tutti i miei amici di venire. Ci sono molti luoghi da visitare e tantissimi eventi a cui partecipare, sia in estate che in inverno. Purtroppo però ho notato che il settore dei trasporti è poco sviluppato. Chi come UNEXPECTED CONNECTIONS BETWEEN TWO MAGIC LANDS SALENTO AND GALICIA IN THE PERSPECTIVE OF A PHOTOGRAPHER AND SURFER It is incredible how you can really appreciate the beauty of your own land only after travelling. As surfers, we have to travel a lot if we want to find waves worth riding. One of the places that have stricken us most is Galicia, an autonomous community in the northwest of Spain, bordered by Portugal to the south and overlooking the Atlantic Ocean and the Cantabrian Sea. Jose comes exactly from this region. As a tireless traveller, a surfer and a photographer, he has chosen Salento to work and surf. Jose, what do you do in your life? «In Galicia, I used to work for school administration. Then, I have decided to devote myself only to photography. It has led me here. I
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me arriva in aereo e vuole sfruttare i mezzi di trasporto diversi dall’automobile per visitare tutto il Salento non ha molte possibilità di spostamento. È molto difficile andare al mare se non hai la macchina. Avendo viaggiato molto in giro per il mondo, penso che se il settore dei trasporti riuscisse ad essere più efficiente, arriverebbero molti più turisti di quelli che ci sono ora. Comunque spero che la vostra terra continui a offrire sempre l’ospitalità e la bellezza che la contraddistinguono».
love travelling and getting in touch with other cultures is great». Why have you chosen to live in Salento? «When I left my previous job, I had two alternatives: I could work as a photographer in Milan or in Lecce, and I preferred Lecce. Being a surfer, I did not think twice». What do you think about Salento? «I love it! It is difficult for me to find a place better than Galicia but they are similar in many aspects. Beaches are great, people are friendly, small villages are rich in culture and history. They are similar even from a cultural and religious point of view. Surf is another common point». Would you recommend Salento as a tourist destination? «Salento is very interesting and I will suggest all my friends come here. There are many places to visit and events to attend, both in summer and in winter. Unfortunately, the transport system is underdeveloped».
APERTI A PRANZO SERATE CON MUSICA LIVE via Maremonti, 41 - LECCE tel. +39 0832 1810125 info e prenotazioni: Vincenzo : +39 331 5875964 Marco : +39 329 6190022 www.off-sidelecce.it offsidelecce@gmail.com Off-Side-Lecce
via Maremonti, 43 - LECCE tel. +39 0832 1810125 info e prenotazioni: Vincenzo : +39 331 5875964 Marco : +39 329 6190022 La Scala - l’osteria della pizza lascalalecce
THE RIVIERA
ristorazione
The Riviera Atmosfere di grande suggestione sottolineate da dettagli di classe e gusto. The Rivera, a Santa Cesarea Terme, è un’esperienza da vivere È uno dei luoghi più belli e incantevoli della costa adriatica. Il ristorante “The Riviera”, vero e proprio gioiello ricettivo a due passi dal mare cristallino di Santa Cesarea Terme, offre innanzitutto un panorama mozzafiato, con una vista unica sulla scogliera e sull’immenso letto blu che abbraccia il litorale, e conquista per l’atmosfera di pace ed eleganza che si respira sin da subito. Bello da vedere e da vivere grazie al suo
ambiente naturale dove ogni appuntamento si trasforma in momenti di indimenticabile piacere. È un ristorante adatto ad ogni tipo di occasione: cenette romantiche, incontri di lavoro, eventi da fissare nella memoria del cuore o semplici giornate da trascorrere con gli amici. Qui tutto è ritagliato su misura per i clienti. La sensazione è quella di entrare in un’oasi di pace, lontana anni luce dal caos frenetico della vita quotidiana.
Da un lato lo splendido mare salentino, dall’altro un paesaggio che, con la sua natura incontaminata, fa conciliare con il mondo. A completare il quadro è lo stile degli ambienti che fanno del The Riviera, una delle location più suggestive della provincia di Lecce. Ambienti eleganti, raffinati, arredati con cura e con l’attenzione anche al più piccolo dettaglio sono la cifra che rende unico questo luogo.
THE RIVIERA Litoranea per Castro Marina, Santa Cesarea Terme (LE) tel. +39 0836 949824 / 334 5339977 - info@theriviera.it - www.theriviera.it
Non da meno, ovviamente, è la dedizione con cui la titolare, Tiziana Del Coco accoglie gli ospiti. «Chi viene da noi – spiega – deve innanzitutto sentirsi come a casa propria, consapevole di ricevere tutte le attenzioni del caso. Da sempre il nostro impegno va in una sola direzione: offrire il meglio a coloro che scelgono The Riviera e rendere indimenticabile il loro soggiorno, sia che si tratti di appuntamenti importanti, sia che si tratti di serate più semplici». Nulla è lasciato al caso: dall’accoglienza da parte di uno staff altamente qualificato alla preparazione di piatti dal sapore decisamente mediterraneo. Il menù comprende piatti a base di pesce rigorosamente fresco, a base di carne (ovviamente i tagli migliori) ed altri sfizi. La qualità degli ingredienti, tutti scelti con estrema cura, fa il paio con la sapiente preparazione da parte dello chef. L’offerta di questo ristorante si basa principalmente sulla tradizione gastronomica locale valorizzata a sua volta dalla freschezza delle materie prime, scelte con particolare riguardo
dagli addetti ai lavori proprio per garantire il sapore autentico delle portate. Parola d’ordine: armonia. Tutto, qui, si muove nel rispetto dell’armonia fra ambiente circostante, servizi e qualità. Inoltre, allo spettacolo del mare e della costa si unisce quello del giardino, della piscina e della terrazza che si affaccia sul mare, perfetti per ricevimenti all’aperto. Gli angoli relax di cui dispone la struttura sono a disposizione anche per vivere il mare e la piscina grazie ad un apposito servizio per i bagnanti che comprende ombrellone e lettino. Luogo esclusivo, regno dell’eleganza e dello stile, The Riviera è uno dei fiori all’occhiello del mondo ricettivo locale, bello da vedere e soprattutto da vivere, tra giochi di luce e atmosfere dall’indiscutibile fascino. Di giorno o di sera, è sempre un nido pronto ad accogliere i suoi ospiti, offrendo il meglio del meglio in un mix unico fatto di ricette indimenticabili e colori che conquistano anche i cuori più aridi.
THE RIVIERA EVOCATIVE ATMOSPHERES AND TOP-CLASS DETAILS. IN SANTA CESAREA TERME, THE RIVIERA IS AN EXPERIENCE TO LIVE It is one of the most enchanting places on the Adriatic coast. A few steps from the clear sea of Santa Cesarea Terme, “The Riviera” restaurant offers a breathtaking view and wins for its peaceful and refined atmosphere. The restaurant is suitable for every occasion. The feeling is that of entering an oasis of peace, surrounded by the wonderful sea of Salento on the one side and by the unspoilt nature on the other side. Rooms are elegant and refined, furnished by giving attention to the smallest detail. The devotion of its owner, Tiziana del Coco, to its guests is not inferior. Nothing is left to chance: from the hospitality of a highly qualified staff to the dishes with a clear Mediterranean taste. The quality of ingredients is a fine pair with the chef’s skillfull cuisine. Here, everything is in step with the surrounding environment, with services and quality. The sight of the sea and of the coast combines with that of the garden, of the swimming pool and of the terrace overlooking the sea. By day or by night, The Riviera is always a nest ready to welcome its guests, by offering them the best and winning even the most unfeeling hearts.
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SPORT
sup
TUTTI PAZZI PER LO
STAND UP
PADDLE BASTANO UNA TAVOLA E UNA PAGAIA PER SCOPRIRE L’IRRESISTIBILE SENSAZIONE DI SCIVOLARE SULLE ONDE Per gli amanti del mare, e non solo per gli intrepidi surfisti delle onde, lo Stand Up Paddle sta conquistando le spiagge salentine a colpi di pagaia e non c’è tratto di costa dove non ci si imbatta in un Sup. Stiamo parlando di una attività sportiva che sembra nuova di zecca, ma in realtà è antica quanto i racconti dell’esploratore James Cook, che già nel 1700 scriveva nelle sue memorie di aver avvistato polinesiani intenti a pescare con le lance, con l’ausilio di rudimentali tavole, remando in piedi. Ma è negli anni Cinquanta, sull’isolotto da sogno di Waikiki, alle Hawaii, che il Sup iniziò ad affiancare il surf ed il windsurf già molto in voga oltreoceano, perché offriva un’alternativa più accessibile per il crescente numero di turisti che voleva sperimentare la sensazione di scivolare sulle onde. 140 139
Ciò che non si immagina è che il Sup contiene in sé altrettante discipline, e che può essere interpretato con modalità, intensità e difficoltà differenti, in linea con le aspettative di chi intende praticarlo; che sia semplicemente, come si farebbe con una canoa, per navigare lungo la
costa ed esplorarne le insenature o le calette deserte o che sia per cimentarsi con onde - che siano alte o basse, poco importa - la sensazione di sfiorarne la cresta è sempre e comunque unica. Il Sup, inoltre, può essere declinato a vera e propria sessione di fitness,
di maria paola pinto/foto surfinsalento, alessio congia, pierpaolo fari
da svolgere anche in piscina, o, come si direbbe in gergo, “indoor”: chi ne ha introdotto questa variante, il Sup Fitness, a Lecce e nel Salento, è Alessia Raho, una giovanissima surfista “local”. Alessia lavora come biologa in un laboratorio dal lunedì al venerdì e a mare tutto l’anno. Alessia, come ti sei avvicinata al Sup? «Ho iniziato a praticarlo nel 2011 per allenarmi e poi ho ne ho avviato l’insegnamento grazie all’associazione con la quale collaboro (la 3OCEANI, prima Associazione Sportiva Dilettantistica entrata a far parte della Federazione Italiana Sci nautico e Wakeboard, nella quale è confluito il “Surfing” in previsione del suo debutto come sport olimpico per Tokyo 2020, ndr). Mi sono sin da subito appassionata a questa disciplina
che unisce l’utile al dilettevole, perché allena e diverte allo stesso tempo». In questi ultimi anni, complici gli scatti atletici delle star di Hollywood, il Sup sembra essere diventato una vera e propria moda del fitness. Ma
in che tipo di allenamento consiste? «Allenarsi con il Sup equivale a un lavoro “interval training”, con momenti di alta intensità e momenti più lenti, ma soprattutto si tratta di uno sport su tavola molto divertente che si può praticare senza necessità di particolari condizioni, tutto l’anno. Grazie
SPORT
sup
GRAZIE ALLA POSTURA IN VERTICALE E ALL’UTILIZZO DELLA PAGAIA, TUTTO IL CORPO È IN TENSIONE E I MUSCOLI SI RINFORZANO alla postura in verticale e all’utilizzo della pagaia, tutto il corpo è in tensione e i muscoli si rinforzano. I picchi di allenamento ci sono, mantenendo infatti un ritmo di pagaiata medio-alto è facile rimanere sulla soglia aerobica, ed è in questa fase che si ottengono i risultati migliori su gambe, glutei, addominali, braccia e schiena. Per quanto riguarda la schiena, nello specifico, molti supper riscontrano una diminuzione di dolori soprattutto legati al nervo sciatico, questo perché tutto il corpo è impegnato a lavorare in modo coordinato e armonioso favorendo il ripristino dell’equilibrio posturale e di tutta la muscolatura». A chi è consigliato questo sport? «A tutti e senza particolari limitazioni dovute all’età, a chi è già appassionato di sport acquatici, ma anche a chi semplicemente intenda ammirare suggestivi paesaggi marini. Durante le escursioni al largo o il “cruising” lungo la costa, si
godono scenari naturalistici incantevoli. Con la nostra associazione pratichiamo il Sup itinerante, andando a scovare luoghi nascosti e difficilmente raggiungibili se non proprio grazie al Sup». Occorre aver praticato già il surf o
il windsurf per avvicinarsi al Sup? «No, anzi. Il Sup è uno sport davvero alla portata di tutti, perché bastano una tavola e una pagaia per partire; è più comune, invece, che i colleghi surfisti e windsurfisti vi si accostino, così come è stato per me, per conseguire un ottimo allenamento sportivo. Il mondo del Sup è estremamente eclettico e versatile, poi: dagli allenamenti alle escursioni, alle uscite in gruppo, basta seguire le associazioni sportive del settore per essere aggiornati su iniziative ed eventi. Tra quelli in programma, a giugno e luglio, c’è il Puglia Sup: una rosa di gare di “Sup Race” assolutamente da non perdere. Infine, l’estate 2017 vedrà sicuramente il diffondersi del Sup Yoga e del Sup Pilates, due nuove e avvincenti applicazioni del Sup Fitness».
PH: PIERPAOLO FARI
ALL CRAZY ABOUT STAND UP PADDLE SURFING TO DISCOVER THE IRRESISTIBLE SENSATION OF “GLIDING” ON THE WAVES, ALL YOU NEED IS A BOARD AND A PADDLE. For sea lovers, Stand Up Paddle surfing is winning the beaches in Salento. It is an ancient discipline, known since the Eighteenth century, as it was described by Explorer James Cook in his tales about Polynesian fishermen. However, it is in the 1950s that Sup originated in the Hawaii, thus joining surfing and windsurfing. Sup contains many disciplines and different levels of intensity and difficulty. Nevertheless, the sensation of brushing the crest of waves is always unique. Sup surfing can also be practised as a fitness session, even in an indoor pool. Alessia Raho is a young surfer and a biologist, who has introduced Sup Fitness in Lecce and in Salento. Alessia, how have you approached Sup?
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«I started to train in 2011; later, I began to teach this sport thanks to the association I work with – 3OCEANI». In recent years, Sup surfing has become a real fitness trend. «It is fun and it can be practised all year round. All your muscles strengthen and it is easy to stay above the aerobic threshold. Many suppers also experience a decrease in sciatic nerve pain, as it restores the balance of posture and muscles». To whom would you recommend this sport? «To everyone and without any particular age restrictions». Is it necessary to have already surfed or windsurfed? «No, it isn’t. In June and in July, among the scheduled events, Puglia Sup – a number of “Sup Races” – is absolutely not to be missed. Sup Yoga and Sup Pilates, two new offshoots of Sup surfing, will certainly spread in summer 2017.
365 GIORNI NEL SALENTO
PORTO MIGGIANO
promozione del territorio
Gli “acquerelli” del Salento Ci sono luoghi in cui la natura ha imparato a sfumare tinte d'azzurro e verde con tale armonia da creare meraviglia Non ci si abitua mai a tanta bellezza. Pur vedendola e vivendola ogni giorno, i salentini scoprono quotidianamente angoli nuovi di questa terra straordinaria, baciata dal sole, cullata dal mare, illuminata da splendidi tramonti infuocati e profumata come solo sanno esserlo i luoghi del cuore.
Dalla costa frastagliata e irregolare, all’entroterra dai colori caldi e avvolgenti, questo spazio fatto di arte, natura, paesaggi da sogno puntellato da muretti a secco e ulivi secolari, è uno spettacolo che apre il cuore. C’è un’armonia che regna silenziosa, come un respiro carico di pace che ac-
365 GIORNI NEL SALENTO c/o PASSWORD AD Viale della Libertà, 47 - 73100 Lecce - tel. +39 0832 1692478 www.365giorninelsalento.it - info@365giorninelsalento.it - www.pwad.it - info@pwad.it -
compagna lo sguardo che si posa su queste meraviglie mute. Il Salento è un luogo da vivere e da scoprire con tutti i sensi e per agevolare questo percorso di conoscenza basta sfogliare il catalogo “365 giorni nel Salento”, nato nella famiglia di PasswordAd. Una guida cartacea, che riporta al portale da poco rinnovato, accompagna i lettori alla scoperta di luoghi da visitare, strutture dove soggiornare o dove assaporare piatti tipici, senza trascurare tutte le informazioni relative ai servizi e agli eventi in pro-
gramma tutto l’anno. Semplici da consultare, sito e guida tascabile sono finestre privilegiate sulla realtà locale, utili per conoscere tutto quello che c’è da sapere per vivere al meglio questa terra così generosa. Menzione a parte merita il portale web www.365giorninelsalento.it che da poco indossa una uova veste grafica. Rinnovato, migliorato, più semplice da utilizzare, è ricco di foto, filmati e articoli che consentono al visitatore di reperire tutte le informazioni, aggiornate in
tempo reale, sulle località da visitare, sulle attività legate all’accoglienza, al gusto, al tempo libero ed ai servizi. Sicuramente è uno degli strumenti più preziosi per conoscere Lecce, la sua provincia e tutto ciò che ruota attorno all’offerta turistica: monumenti, località, concerti, sagre, feste patronali, spettacoli e manifestazioni artistiche. Tra le sezioni più visitate, infine, c’è “Occhio alle spiagge”, finestra tecnologica che offre agli utenti la possibilità di viere in diretta il mare apposite telecamere installate negli stabilimenti collegati.
SALENTO WATERCOLORS
SANTA MARIA AL BAGNO
You never get used to so much beauty. Even seeing it and enjoying it every day, people of Salento discovers daily new corners of this extraordinary land, sun-kissed, cradled by the sea, illuminated by stunning sun-drenched and fragrant sunsets as they only know it's the heart of the heart. PasswordAd created a paper guide, which reports to the newly renovated portal, www.365giorninelsalento.it, that accompanies readers to discover places to visit, where to stay or where to taste typical dishes, without neglecting all the information about the services and events scheduled throughout the year.
BAIA DEI TURCHI
THERE ARE PLACES WHERE NATURE HAS LEARNED TO BLUR BLUE AND GREEN TONES WITH SUCH AN HARMORY TO CREATE WONDER
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PORTO CESAREO
SAN PIETRO IN BEVAGNA
CASTRO
MARINA SERRA
OTRANTO
SANTA MARIA DI LEUCA
SANTA CESAREA TERME
GALLIPOLI
SANTA MARIA AL BAGNO
365 GIORNI NEL SALENTO
promozione del territorio