Salento review | anno due | numero due

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ph. Alessia Rollo



som

www.365giorninelsalento.it

anno II - numero.2 FOTO DI COPERTINA

Pierpaolo Schiavone DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) COORDINAMENTO EDITORIALE Barbara Marzo (coordinamento@pwad.it) REDAZIONE Ilaria Lia (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Valeria Blanco, Daniela De Rosa, Jlenia M. Gigante, Ilaria Marinaci, Christian Petrelli, Mariella Tamborrino, Enzo Turco, Giorgia Salicandro, Fabiana Salsi, Vincenzo Santoro FOTO Pierpaolo Schiavone GRAFICA Michele Ortese WEB Fernando Rugge, Damiano Gaetani VIDEO Massimo Centonze TRADUZIONI Giorgio Ticchi RINGRAZIAMENTI Puglia Promozione, il Comune di Taviano per il materiale fotografico fornito per il numero Speciale BIT www.salentoreview.it - info@salentoreview.it EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE

Viale della Libertà, 47 - 73100 LECCE Tel. 0832.1692478 - www.pwad.it - info@pwad.it

STAMPA Officine Grafiche È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 19 marzo 2014 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013

06 05. EDITORIALE

territorio

ECONOMIA 06. A ritmo di Salento:

la promozione è tutta un’altra musica

ISTITUZIONI 12. Creatività, tecnologia,

conoscenza

SPORT 17. Una terra tra due mari

battuta dal vento

20. Il surf nel Salento: cresce la passione di cavalcare le onde

FOCUS

26. Porto Selvaggio. La grande bellezza del Parco naturale 34. Tricase tra natura, storia e leggende LE MASSERIE 42. Geometrie di pietra nel paesaggio rurale SAPORI 58. Il gusto cangiante dell’extravergine TRADIZIONI 62. Le Tavole di San Giuseppe STORIE

70. Dolci ricordi: il gelato Sicilia negli anni Sessanta IL PERSONAGGIO

96. Quando è il destino che bussa alla tua porta


mario

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126 MUSICA

88. Dieci anni di “Mazzate pesanti”

TEATRO

92. Nati per il teatro

lifestyle

FAMIGLIE 115. Fiato alle trombe:

la famiglia si risveglia dal letargo

78 NATURA 102. La terra dalle mille orchidee SOCIALE

118. Un viaggio senza barriere GUSTO

126. La Pasqua nel piatto

cultura

RADICI 66. Ricordi e nostalgie

sul filo dei profumi familiari TRADIZIONI

78. L’ironia delle statuette di Mesciu Chiccu Nasone LUOGHI

82. Un museo nato per caso: nel centro di Lecce un viaggio attraverso i secoli

in viaggio

LONDRA 138. L’anima popolare della città IL SALENTO

VISTO DA FUORI 142. Quello che ho imparato vivendo qui

pubbliredazionali 23. CREART Creatività e arte 38. STREET GOLF Manifestazioni

56. L’ORO DEL MEDITERRANEO Agroalimentare 74. BIKE SHARING

Mobilità 86. ANNA VALENTINI Fashion and beauty 110. 365 GIORNI NEL SALENTO Promozione del territorio

136. LINCIANO LIQUORS Vini e Liquori



IL DIRETTORE

Gabriele De Giorgi

Questa primavera l’abbiamo covata a lungo. L’inverno non è stato rigido come in altri anni, ma il peso di una crisi profonda che affonda ancora oggi e chissà per quanto tempo gli artigli su famiglie e imprese, ha procurato brividi più di una gelata. Il desiderio di venirne fuori è il sintomo dell’istinto di sopravvivenza che si può declinare al singolare, per ogni individuo, oppure al plurale, come orizzonte collettivo di un territorio che sta lì, come a galleggiare sul Mediterraneo in attesa di una deriva che lo porti da qualche parte. Ecco allora che la primavera diventa una boccata d’ossigeno necessaria. Ma prima ancora di tuffarsi nell’estate, quando il mare è ancora più blu, vale la pena di soffermarsi sulla stagione del risveglio, delle luci, dei colori e degli odori ritrovati: una teoria senza soluzione di continuità di paesaggi, itinerari, eventi e tradizioni segna il ritorno ad una dimensione più congeniale all’animo del salentino, forgiato dalla sua storia all’abitudine allo spazio aperto e al procedere con una certa indolenza attraverso le difficoltà e le contraddizioni della vita. E noi di Salento Review, in realtà, lo facciamo con la consapevolezza di non essere andati in letargo, anzi: la preparazione di questo numero segue uno speciale che il nostro editore, Password Ad srl, ha voluto realizzare per presentarlo – all’interno del più vasto progetto 365 giorni nel Salento – in occasione di due appuntamenti strategici per il comparto turistico internazionale, quello di febbraio a Milano, Bit, e quello di marzo a Berlino, Ibt. Uno sforzo, se vogliamo, controcorrente in una fase in cui viene più naturale ripiegarsi su se stessi, quasi a volersi proteggere. Ma credere nelle proprie idee è il miglior investimento che si possa fare. L’ottimismo della passione è contagioso, perché finisce per convincere anche gli altri, più recalcitranti, a scommettere su un esito positivo. È un discorso simile a quello della candidatura di Lecce a capitale europea della cultura per il 2019, partita in sordina più di un anno addietro e che oggi si ritrova nel pieno della competizione sospinta da entusiasmo crescente e trasversali consensi. Finito per tutti o quasi il tempo dell’opulenza, si può aprire quello della lungimiranza e della competenza: invocare le riforme e imprecare contro le istituzioni serve a poco, soprattutto quando si parte dal presupposto che tutto debba cambiare intorno a noi, tranne noi stessi. È un alibi che non regge più.

L’OTTIMISMO DELLA PASSIONE È CONTAGIOSO, PERCHÈ FINISCE PER CONVINCERE ANCHE GLI ALTRI, PIÙ RECALCITRANTI, A SCOMMETTERE SU UN ESITO POSITIVO

Winter hasn’t been as cold as other years, but the weight of crisis was chilling. That’s when Spring becomes a breath of fresh air: it’s worth dwelling in the season of awakening, lights, colors and odors found in landscapes, places, events and traditions: a more familiar dimension for Salentinians. We of Salento Review haven’t been in hibernation: the preparation of this issue follows a special that our publisher, Password AD Ltd., wanted to realize in order to present it within the project 365 giorni nel Salento in occasion of two strategic appointments regarding the international tourism sector, the BIT in Milan (February) and the ITB in Berlin (March). The application of Lecce for European Capital of Culture 2019, started slowly over a year ago, is now in the middle of the competition.


TERRITORIO

economia

A ritmo di Salento: la promozione è tutta un’altra musica Da Gianna Nannini a Chiara Galiazzo passando per i Negramaro: tanti artisti scelgono di girare i loro video tra Lecce e provincia. Grazie a Pugliapromozione

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di valeria blanco/

Il verde e il rosso brillanti delle cave di bauxite di Otranto sono protagonisti insieme con la voce di Chiara Galiazzo. L’arancio del tramonto alla Palude del Capitano fa da sottofondo all’energia dei Negramaro, mentre il rosso fuoco della ballerina di pizzica sulla torre del Pizzo è l’elemento dominante insieme al tamburello percosso da Biagio Antonacci. Poi c’è il colore dell’oro, che è quello della sabbia e della pietra leccese che si vedono mentre Gianna Nannini canta uno dei suoi brani d’amore. Il Salento è il protagonista dei video musicali di alcuni tra gli artisti italiani più apprezzati del momento. Merito del mare azzurro, di una luce che non ha uguali, di panorami mozzafiato, ma anche dei contributi che la Regione elargisce nell’ottica di pubblicizzare il proprio patrimonio artistico e naturale, attraverso la musica, anche all’estero. Il matrimonio tra il territorio e la musica lo ha celebrato l’agenzia regionale di promozione turistica Pugliapromo-

GIANNA NANNINI

Indimenticabile Inno RCA/RLG - 2013 LOCATION:

Lecce/Specchia

zione, che un paio d’anni addietro ha sperimentato una felice intuizione: incentivare i musicisti a girare i loro video in Puglia, offrendo agevolazioni (come ad esempio un supporto nella richiesta dei permessi) e contributi economici. Il cambio è vantaggioso: gli scorci più belli della regione fanno il giro del mondo e la pubblicità – meno scontata di quella veicolata da un semplice depliant – è assicurata. Il ritorno si misura in termini di notorietà del brand Puglia e di attrattività dell’offerta turistica dell’intera regione. Così, negli ultimi mesi, a girare tra Lecce e provincia è arrivata Chiara Galiazzo. La vincitrice della sesta edizione di X-Factor, diretta dal regista

Alessandro D’Alatri, ha immortalato la costa adriatica, e in particolare il panorama unico al mondo delle cave di bauxite di Otranto, nel video del brano “Vieni con me”, diventato poi la colonna sonora dello spot televisivo della Tim. Il contributo di Pugliapromozione, in questo caso, ammonta a 9mila 760 euro, ma oltre ai tre minuti e mezzo di immagini in rotazione su tutti i canali musicali, la pubblicità è assicurata da una sorta di sottotitolo che richiama chiaramente l’ambientazione pugliese. I Negramaro giocano in casa e per loro non è nemmeno la prima volta che un video viene realizzato sulle spiagge salentine, costa ionica. In questo caso il regista, il salentino Tiziano Russo,


TERRITORIO

economia

CHIARA GALIAZZO

Vieni con me

ha scelto la Palude del Capitano di Porto Selvaggio e Torre Pali come scorci da intervallare alla caotica Londra per il video di “La giostra” – ultimo singolo estratto dall’album “Una storia semplice” - uscito a fine dicembre. “È stato divertente - racconta Tiziano Russo - mescolare e confondere i colori metropolitani di Londra con quelli caldi del Salento. Quasi da perderne la differenza e vederlo come un unico luogo: una giostra di colori”. In questo caso il contributo economico è in via di definizione, ma in bilancio sono stati già previsti circa 18mila euro. E poi c’è la signora della musica italiana, Gianna Nannini, che ha scelto Lecce – nello specifico la zona periferica e popolare conosciuta come Le vele –, Torre San Giovanni e Specchia, il cui centro storico è patrimonio dell’umanità dell’Unesco, per il video di “Indimenti8 9

Un posto nel mondo Sony Music - 2013 LOCATION: Cave di Bauxite

cabile”. Nelle scene girate in interno, impossibile non notare l’imponenza del convento dei Cappuccini di Scorrano. Il regista del video, Cosimo Alemà, si è poi così innamorato di Specchia che, dopo pochi mesi, ci è tornato per girare il film “La santa”, arrivato all’ultimo Festival del cinema di Roma. Se si aggiunge il video di “Non vivo più senza



TERRITORIO

economia

IL PRIMO È STATO BIAGIO ANTONACCI CHE, DOPO AVER DEDICATO UNA CANZONE AL SALENTO A GALLIPOLI È ARRIVATO NELL’ESTATE DEL 2012 PER GIRARE ANCHE IL VIDEO

NEGRAMARO

La giostra

Una storia semplice Sugarmusic - 2012 LOCATION: Porto Selvaggio/Torre Pali

te”, girato alla Punta della Suina di Gallipoli da Biagio Antonacci nel 2012, è evidente che, su qualunque canale musicale, il brand Salento è protagonista. E se il 2013 si chiude con una nota positiva, la tendenza è destinata a crescere nell’anno appena iniziato. Il meccanismo, in realtà, non è proprio nuovo. Un esperto di marketing lo chiamerebbe product placement. Nel cinema è frequente: consiste nell’inserire quasi casualmente (pagando, ma rendendo ben visibile il marchio) alcuni prodotti commerciali, come ad esempio gli occhiali da sole del protagonista o l’ultimo modello di un telefonino. L’intuizione di Pugliapromozione – che poi, se vogliamo, è la stessa di Apulia film TO THE RHYTHM OF SALENTO: PROMOTION IS A WHOLE DIFFERENT MUSIC FROM GIANNA NANNINI TO CHIARA GALIAZZO AND NEGRAMARO: MANY ARTISTS CHOOSE TO SHOOT THEIR VIDEOS IN LECCE AND PROVINCE. THANKS TO PUGLIAPROMOZIONE Salento is protagonist for music videos of some Italian artists, including Chiara Galiazzo, Negramaro, Biagio Antonacci and Gianna Nannini. The marriage between territory and music has been celebrated by the regional tourism promotion agency Pugliapromozione, thanks to the intuition of encouraging musicians to shoot their videos in Apulia, offering incentives and economic contributions. In recent months, Chiara Galiazzo (winner of the sixth Italian edition of X-Factor) was directed by Alessandro D’Alatri in the video “Vieni con me”; it later became the soundtrack of Tim advertising. For Negramaro, Salentinian director Tiziano Russo chose “Palude del Capitano” in Porto Selvaggio and Torre Mozza alternated with chaotic London for the video “La giostra”. And then there’s the lady of Italian music, Gianna Nannini, who chose Lecce, Torre San Giovanni and Specchia for the video “Indimenticabile.” Biagio Antonacci, after dedicating “Non vivo più senza te” to Salento, came to Gallipoli in summer 2012 to shoot the video as well. Pugliapromozione’s intuition was to “sell” a territory in music videos, rather than a product. So 2013 ends with the proof of strategy that works, but 2014 has new and exciting surprises.

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BIAGIO ANTONACCI

Non vivo più senza te

commission – è stata quella di “vendere” nei video musicali un territorio anziché un prodotto. Inutile dire che se il ventaglio di proposte comprende l’intero territorio regionale, la location preferita dalla musica finora è stata il Salento, con la sua luce accecante e il mare trasparente. E dalla musica al cinema il passo è breve: con 5mila euro elargiti alla produzione, Pugliapromozione ha guadagnato la presenza del territorio in due puntate della serie televisiva “Rex”, in onda nei prossimi mesi su Rai 2. Le scene sono state già girate nell’aeroporto di Bari.

Sapessi dire no Iris/Sony Music - 2012 LOCATION: Punta della suina

La primogenitura, però, spetta a Biagio Antonacci che – dopo aver dedicato una canzone al Salento (nominato anche nel testo del brano “Non vivo più senza te”), a Gallipoli è arrivato nell’estate del 2012 per girare anche il video, ottenendo in cambio da Pugliapromozione un contributo di quasi 8mila euro. Il 2013 si chiude quindi con la conferma di una strategia pressoché unica in Italia e che risulta vincente, ma il 2014 – nel bilancio di Pugliapromozione, alla voce “Comunicazione dei prodotti turistici regionali” ci sono altri 6 milioni e mezzo da spendere – riserverà nuove e accattivanti sorprese.


TERRITORIO

istituzioni

Creatività, tecnologia, conoscenza Una relazione essenziale per una smart city come città culturale. Il contributo di Alessandro Delli Noci Alessandro Delli Noci è l’esponente più giovane dell’amministrazione comunale di Lecce. Ha ricevuto la delega all’Innovazione e alle Politiche comunitarie, settori ai quali ha dato un nuovo impulso con la competenza che viene dalla sua formazione ingegneristica e il dinamismo tipico dei trentenni. Salento Review gli ha chiesto di immaginare, dal suo punto di vista, il futuro della città.

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di gabriele de giorgi/

Le interessanti sollecitazioni che stanno emergendo dai tavoli di lavoro che stiamo portando avanti in questi mesi rafforzano la mia convinzione secondo cui i progetti “Smart cities” e “Lecce capitale della cultura” siano tra loro contigui, complementari e persino, in molti casi, sovrapponibili, nella misura in cui sono mossi, entrambi, dalla propulsione del processo creativo. A tal proposito, mi piace ricordare la definizione del matematico e fisico francese Henri Poincaré, uno dei padri della fortunata teoria della complessità, che parla della creatività come della “capacità di unire tra loro elementi generando combinazioni nuove, utili, laddove il criterio per riconoscerne l’utilità è nell’essere armonica, funzionale allo scopo, costruttiva”. Sarò un visionario, ma all’interno di questa definizione, mi appare, chiara ed evidente, la stretta relazione tra creatività, tecnologia e cultura. Parafrasando l’uomo di scienze transalpino, potrei dire che se l’innovazione tecnologica nelle città è supportata da processi creativi, oltre che garantire nuovi strumenti e servizi ai cittadini, genererà anche combinazioni utili – e quindi armoniche, funzionali e costruttive – allo sviluppo culturale della società. In sintesi, una città permeata dalla tecnologia non può definirsi “smart”, a meno che non sviluppi anche un’economia della conoscenza, ovvero che non consenta ai propri cittadini di migliorare la qualità delle proprie vite. E solo una città creativa può prepararsi veramente al futuro, diventando un laboratorio

in cui si elaborano idee intelligenti di cambiamento, di innovazione, di evoluzione culturale. Nella propria candidatura a capitale della cultura e nell’adesione al progetto “Smart cities”, la nostra città ha l’ambizione di promuoversi come luogo della comunicazione e fucina della creatività giovanile ed imprenditoriale, come opportunità per i propri cittadini. È questa l’idea nella quale il mio assessorato si identifica, è questo il percorso che intende portare avanti, attraverso il sostegno e l’incentivazione di progetti creativi, come baluardo per uno sviluppo non solo digitale, ma, soprattutto, culturale. CREATIVITY, TECHNOLOGY, KNOWLEDGE AN ESSENTIAL LINK FOR A SMART CITY AS A CULTURAL CITY. THE CONTRIBUTION OF ALESSANDRO DELLI NOCI Alexander Delli Noci was delegated to Innovation and Community Policies. Salento Review asked him to imagine the future of Lecce. The projects “Smart cities” and “Lecce capital of culture” are connected by the creative process’s propulsion. Henri Poincaré says creativity is “the ability to combine elements creating new, useful combinations, where the criterion to recognize its utility is in being harmonious and constructive”. If technological innovation in cities is supported by creative processes, it will generate useful combinations for the cultural development of society. Only a creative city is really prepared for the future. With its candidature to “Capital of Culture” and its adhesion to “Smart cities”, Lecce promotes itself as a place of communication and a source for juvenile and entrepreneurial’s creativity.


TERRITORIO

istituzioni

Il 30 gennaio è stato sottoscritto il protocollo di intesa “Primo network del Sud Est Europeo di destinazioni alternative”. Le firme sono state apposte dal Comune di Lecce, dalla Provincia di Rimini (capofila del progetto), dall’Agenzia di sviluppo regionale della Pannonia Occidentale (Ungheria), dall’Agenzia di sviluppo regionale del Lago Balaton (Ungheria), dalla Provincia di Campobasso (Italia), dal Comune di Kavala (Grecia), dal Centro per il sostegno delle imprese di Kranj (Slovenia), dal Comune di Blagoevgrad (Bulgaria), dalla Città di Dubrovnik (Croazia), dalla Città di Glina (Croazia) e dall’Agenzia di sviluppo regionale economico di Sarajevo (Bosnia-Erzegovina). Si tratta di un orizzonte di partenariato a lungo termine per lo sviluppo di

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sinergie transnazionali per le aree di crescita sostenibile e per incoraggiare un approccio integrato allo sviluppo del turismo. Lo scopo finale del progetto è la candidatura di tutti i partner di progetto alla rete Eden (European deastinations of excellence), acronimo di Destinazioni europee di eccellenza, per l’anno 2014. Attraverso la selezione delle destinazioni, Eden raggiunge concretamente l’obiettivo di trainare attenzione verso i valori di diversità e comunanza di caratteristiche tra le destinazioni turistiche europee e potenzia la visibilità di destinazioni europee emergenti, creando una piattaforma per la condivisione di buone prassi in Europa e promuovendo la messa in rete delle località.

On 30 January, was signed the Memorandum of Understanding „First network of European SouthEast of alternative destinations.” It’s an horizon of long-term partnership for the development of transnational synergies for sustainable growth areas and to promote tourism. The aim is the application of partners to the Eden network (European destinations of excellence) for 2014. Through the selection of destinations, Eden highlights the values of diversity and shared characteristics among European destinations and enhances the visibility of the emerging ones.


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TERRITORIO

sport

di christian petrelli/foto danilo calogiuri

I R A M E U D A R T A R R E T UNA O T N E V L A D A T U T BAT EL KI T E D I T N A M A I L BITE DAG M A IÙ P E T E M È TRA LE RTUNITÀ DI SVILUPPO IA L A T ’I D O C C IL TA ARE OPPO T N E IV D E B B E CHE POTR

SURF.

o a n no fatt a r d in g , h o b e s r it a k ie, M a rf o ole Ca na r il k ite s u Is e , r a la r o tu c n ti pa r s i r e c a no r teve a r ifa, F ue og n i a n no q u atic i, in T c r , a e e t d id r r r o e i p V d s ia to d i u na C ap o A lc u n i cu i m iglia per il g u s in o s ti come to p n tà i a li d lt a o c a s o n d ic i a n n i ra . L ione o la for tu a lt r i a nco lt im i q u in a n ifesta z e u m a li a d g a n e u fk N e d n ific ativ i re a fi ato. A lam, L a nta r e sig per a s siste e s a g g is tico mo z z a v ò te u n p e , m a ta pa cos s u r fi n g , è apposit nche k ite ometr i d i a o scen a r io il n o h c u tt ta e a in D il . , m re 7 n i No v a n e s u r f) pla n ata tic a il k it con g li olt e deg li a n a , n r a fi p ali r i a a p s ll It , i a l’ o u em in c n ata a nc he spor t e s tr g iov a ne, ot (luog h i o a p n z s o u n i n s o ta to o d s r a n a r e abb side pp r e e nu m acq u atic a a se e si a te sia con b n a i n o ta s li s a r o ip fr o n c c o o is ii . N pr e s o un una d ue a lmen a le è com au i, H aw a e g M e id s i iù i d p to s i n e la n e s o v i iz io nell’i s semplice Il r a n ge d ” in cond piutto s to ic u r e z z a . d i “u sc ir e s e a li ll g a e tic a rlo è i c s v ti si e s tr a , se enta li r ela i fond a m q ue s ta fi n e r lt O i. no d 10 e i 24


TERRITORIO

sport

IL SALENTO PUÒ VANTARE INNUMEREVOLI SPOT DIVENTATI LUOGHI CULT PER ESPERTI E PRINCIPIANTI

“proibitive”, è opportuno essere esperti, ma soprattutto imparare a leggere il cielo e le nuvole per prevenire situazioni meteorologicamente avverse. Per praticare questo sport in condizioni ottimali, il vento dovrebbe soffiare side on shore, ovvero provenire dal mare verso terra, con un’inclinazione (rispetto alla costa) fra i 45 ed i 65 gradi. Questo per comprensibili ragioni di sicurezza poiché, se si dovesse perdere la tavola o avere qualche difficoltà, la direzione del vento agevolerebbe il rientro in spiaggia, probabilmente “scarrocciando” un po’ rispetto al punto di partenza. Con vento che viene a 90 gradi da mare verso terra (on shore) è necessaria molta esperienza ed essere in grado di bolinare. Nel caso in cui il vento soffi nella direzione opposta, ovvero dalla terra verso il mare (side off) uscire sarebbe molto più rischioso poiché per qualsiasi difficoltà si finirebbe al largo e senza un’imbarcazione di recupero sarebbe molto pericoloso. Da una decina d’anni il kitesurf ha fatto la sua comparsa anche in Puglia e nel Salento dove sono numerosi i locals che nelle giornate di forte vento, sfoggiano manovre ed evoluzioni aeree agganciati 18 19

ai loro aquiloni. Il frequentissimo vento di tramontana che si alterna allo scirocco, il mare smeraldo e le bianchissime spiagge, fanno del tacco d’Italia una meta piuttosto ambita per i kitesurfer di tutto lo stivale e non solo. Con i suoi 250 chilometri di litorale, il Salento può vantare innumerevoli spot diventati luoghi cult per esperti e principianti. Fra questi possiamo annoverare senza dubbio Porto Cesareo, Torre Chianca, San Foca, Gallipoli, Ugento, Frassanito

e Alimini. Località che vengono scelte per le determinate caratteristiche che le contraddistinguono. Innanzitutto per le spiagge, indispensabili per lo stazionamento dei kite, quindi per le operazioni di decollo o atterraggio, ma anche per la presenza di scuole e strutture attrezzate. Non si può prescindere, inoltre, da un corridoio di lancio, obbligatorio per chi vuol praticare questo sport in qualsiasi periodo dell’anno, anche se i controlli e le di-


di ilaria lia/

rettive della Capitaneria di porto sono più rigidi durante il periodo estivo. In particolar modo negli specchi d’acqua riservati alla balneazione, la pratica del kitesurf non è consentita se sprovvisti dei requisiti dettati dalle ordinanze numero 24 del 2009 della capitaneria di Gallipoli e numero 38 del 2009 di quella di Otranto. Il Salento è considerato una zona privilegiata poiché ha un’estensione territoriale piuttosto limitata fra il versante adriatico e quello

ionico, raggiungibili in una manciata di minuti. In pochissimi altri luoghi si ha la certezza (in condizioni ottimali di vento) di poter fare kitesurfing. Questo ne aumenta notevolmente l’appeal, spingendo verso la terra del sole, del mare e del vento tanti appassionati e atleti professionisti che programmano una vacanza “kite oriented”. In genere il litorale adriatico viene scelto per i forti venti da nord (maestrale, tramontana o al limite grecale), quello ionico per

SALENTO: WINDY AREA BETWEEN THE SEAS THE HEEL OF ITALY AMONG THE MOST SOUGHT AFTER DESTINATIONS BY KITESURFING LOVERS Some water sports, in particular Kitesurfing, born in the late ‘90s in Maui, Hawaii, have made the fortune of places such as Cape Verde, Tarifa, Fuerteventura and more. Over the past 15 years, even Italy, with its 7,000 km of coastline, boasts many spots. Although it is an extreme sport, getting started is pretty simple , following a basic course and learning the fundamentals related to security. The ideal wind range is between 10 and 24 knots: if you choose to “go out” in worse conditions, you should know how to read the sky and clouds. To practice this sport safely, the wind should blow ‘side on shore’ at an angle between 45° and 65°. Since 10 years, kite surfing has made its ​​ appearance in Puglia and Salento. Most known spots are those of Porto Cesareo, Torre Chianca, San Foca, Gallipoli, Ugento, Frassanito and Alimini. Kitesurfing is not allowed if devoid of the requirements dictated by Order No. 24/09 of the captaincy of Gallipoli and 38/09 of Otranto. In Salento is easy to move from the Adriatic to the Ionian Sea within a short time, also, the temperature is mild even in winter; therefore, with a careful policy of seasonal adjustment and a real interest in this sport, it would be easy to attract tourism and perhaps create job opportunities.

quelli che soffiano da sud (scirocco e libeccio). Ma, fra le peculiarità di queste latitudini, c’è senz’altro la temperatura mite anche nei mesi invernali che consente di scorrazzare fra le onde in tutte le stagioni. Pertanto, con un’oculata politica di destagionalizzazione e un concreto interesse nei confronti di questa disciplina, sarebbe facile attirare una fascia di turisti in notevole crescita e magari creare opportunità di lavoro.


TERRITORIO

sport

Il surf nel Salento: cresce la passione di cavalcare le onde Carlo Morelli ha creato una scuola per promuovere il surf in sicurezza e per sensibilizzare i giovani al rispetto della natura Come un’onda travolgente arrivata dritta dagli Stati Uniti, la moda del surf è dilagata anche in Italia, circa 30 anni addietro, complice l’affascinante stile di vita di gruppo, con le sue regole e un proprio linguaggio, veicolato dalle canzoni e dalle band che lo proponevano. La marea non poteva lasciare immuni le coste salentine: la loro caratteristica morfologia le ha rese adatte ad accogliere gli sport estremi, tanto da diventare meta privilegiata degli appassionati. “Il surf da onda qui è una realtà emergente, 20 21

nata intorno agli anni ’90. È sempre stato praticato nel Lazio, in Toscana, Liguria e Sardegna – racconta chi del surf ne ha fatto quasi una ragione di vita, Carlo Morelli, ideatore di surfinsalento.it –. Il Salento ha delle bellissime onde che possono essere scoperte nel periodo invernale soprattutto sul versante ionico mentre nel periodo estivo si susseguono sull’Adriatico più di frequente”. Attività iniziata in sordina con un gruppetto di ragazzi provenienti dal windsurf o dallo skate si è


PH: FEDERICO CORBARI

PH: CINZIA SPEDICATO

IL SURF FA BENE AL CORPO E ALLO SPIRITO, DANDO VALORE AGGIUNTO ALLA “SALENTOTERAPIA”

diffusa presto e continua a fare proseliti. “Il surf, padre di tutti gli sport da tavola acquatici, è per la maggior parte di coloro che lo praticano uno stile di vita – continua Morelli – ormai ben radicato anche qui, grazie ai chilometri di costa e alle ideali condizioni meteorologiche, che rendono il Salento paragonabile a qualsiasi isola del Mediterraneo e dell’oceano. Ogni giorno dell’anno può essere quello adatto a cavalcare un’onda e attrarre gli appassionati, potrebbe contribuire

alla destagionalizzazione del turismo”. Una disciplina totalizzante il surf, chi comincia non smette più. “Ora nella nostra cerchia i surfer sono circa un centinaio – afferma – e il gruppo storico ha una preparazione di alto livello. Per mantenere lo stesso standard ho creato una scuola con l’associazione sportiva dilettantistica Suburban Surf club, Surf in Salento, che serve allo stesso tempo per promuovere il turismo e per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente; l’obiettivo che ci poniamo è

SURFING IN SALENTO, GROWS THE PASSION TO RIDE THE WAVES Carlo Morelli, creator of surfinsalento.it, has created a school to promote safety and to sensitize young people to respect nature: “Coming from the USA, surfing has always been practiced in Lazio, Tuscany, Liguria and Sardinia. Salento has beautiful waves on the Adriatic in summer and Ionian in winter. Thanks to the miles of coastline and ideal weather, Salento is comparable to any island of the Mediterranean and the ocean. Every day of the year is good and could contribute to the seasonal adjustment of tourism”. During the courses, the school provides the gear and precise suggestions for the activity and the advice is always the same: the surfer has to be accompanied by experts and use the right technical material. “You can start at the age of 8, there are various levels and there is a good female representation. Surfing is good for the body and spirit and gives added value to ‘salentoterapia’ ”. New courses started in January: this could be a chance to start riding the waves.

evitare la massificazione turistica e promuovere uno sviluppo sostenibile”. Quanto ai consigli per chi vuole iniziare a surfare, il primo è il più importante: non improvvisare e farsi affiancare da persone esperte. “Chi si avvicina per la prima volta dovrebbe lasciarsi trasportare dalle onde: se si sente una forte emozione, allora è fatta, si può continuare. L’approccio è molto importante, questo sport non si fa solo per provare, ma ti deve appassionare”. Voglia di emozioni e di scoprire nuove prospettive, a patto di affidarsi inizialmente a professionisti, anche per conoscere le regole dello stare in acqua in tutta sicurezza. Per quanto riguarda l’attrezzatura, durante i corsi è la scuola surf a fornire quello che serve e per il prosieguo dell’attività vengono dati precisi suggerimenti. Anche in questo caso la raccomandazione è sempre la solita: il surfista deve avere il materiale tecnico adatto. “Gran parte della popolazione frequenta il mare per pochi giorni all’anno, eppure questo sport non ha un target d’età limitato. Si può cominciare già verso gli otto anni, può essere praticato a vari livelli e tra l’altro c’è anche una buona rappresentanza femminile. Fa bene non solo al corpo ma anche allo spirito: il surf dà valore aggiunto alla salentoterapia”. Da gennaio sono partiti i nuovi corsi, il freddo o il cielo grigio non rappresentano un ostacolo, la principale difficoltà da superare è quella psicologica. Non resta che fare un salto a mare e andare a cavalcare le onde.



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creativita’ & arte

CREART. UFFICIO EUROPA Lorenzo Madaro - Direttore Artistico CreArt Lecce lorenzo.madaro@comune.lecce.it - www.comune.lecce.it

Creatività in rete Undici città europee legate dal progetto CreArt, che sostiene e promuove i giovani artisti CreArt costituisce una rete di undici città rappresentative della diversità e ricchezza culturale europea. Il progetto persegue obiettivi finalizzati al sostegno dei giovani artisti, individuando i migliori creativi ed operatori culturali e mettendoli in relazione con il grande pubblico attraverso strumenti differenti: la presentazione delle opere, la formazione e l’istruzione mediante seminari, residenze di artisti e workshop. La Giornata europea della creatività del 21 marzo 2014 mette in circolo spazi, personalità dell’arte e progetti e per il secondo anno consecutivo il Comune di Lecce coglie questa opportunità proponendo due eventi di grande rilevanza. Un talk con l’artista Sarah Ciracì nella sala conferenze del MUST (a partire dalle ore 10), organizzato con un partner esclusivo quale l’Accademia di Belle Arti di Lecce, che ne sostiene gli intenti, e aperto anche agli studenti dei licei artistici del territorio, invitati a dialogare con un’artista giovane ma decisamente navigata nel sistema dell’arte internazionale. Alle 18.30 ci si sposterà a Palazzo Vernazza-Castromediano, dove sarà inaugurata “Le verità immaginate”, una collettiva con dieci artisti salentini scelti tra i numerosi che negli scorsi mesi hanno partecipato a un apposito bando di CreArt. Il percorso espositivo, curato da Lorenzo Madaro, direttore artistico del progetto, propone video, installazioni site-specific, dipinti e sculture di artisti noti e esordienti. La mostra sarà visitabile tutti i giorni (dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 20) fino al 13 aprile. Tutti i dettagli del progetto su: www.creart-eu.org. A NETWORK FOR CREATIVITY CreArt supports young artists and puts them in relation with the general public. For the European day of creativity, on March 21, the Municipality of Lecce offers a talk with artist Sarah Ciracì at MUST and the inauguration of “Le verità immaginate” at Palazzo Vernazza-Castromediano. The course, designed by Lorenzo Madaro, has videos, paintings and sculptures by various artists. The exhibit will end on April 13. All infos on www.creart-eu.org.

DALL’ALTO, LE OPERE DI MARIANGELA MARRA E SAMUEL MELE


CREART

creativita’ & arte

OPERA DI DANIELE CORICCIATI

Questa nuova edizione della Giornata europea della creatività, promossa dal Comune di Lecce nell’ambito di CreArt. Network of cities for artistic creation, conferma due orientamenti che abbiamo perseguito sin dai primi step del progetto: l’attenzione verso i giovani artisti del territorio e il confronto serrato con chi gli studenti che frequentano l’Accademia di Belle Arti della città e i licei artistici del territorio. Così come accade anche per gli altri progetti promossi dall’Assessorato alle politiche giovanili e comunitarie, CreArt intende infatti instaurare partnership con realtà che hanno le medesime mission, in questo caso il confronto tra artisti e operatori culturali e la possibilità di promuovere il loro lavoro all’interno di un network di respiro internazionale. Il talk con Sarah Ciracì, infatti, è in linea con un programma di dialoghi e workshop con artisti di origini pugliesi attivi nel sistema dell’arte, non solo di quello italiano, che abbiamo avviato negli scorsi mesi con Luigi Antonio Presicce e Francesco Arena, finalizzati al confronto tra nomi già affermati e giovani promesse. E la mostra collettiva dedicata a dieci talenti – tra cui alcuni emergenti – del nostro Salento a Palazzo Vernazza non fa altro che ribadire il costante interesse verso i linguaggi dell’arte, che sicuramente propongono chiavi di lettura molteplici per comprendere la nostra contemporaneità, anche in vista della candidatura della nostra città a capitale europea della cultura per il 2019. Alessandro Delli Noci Assessore alle politiche giovanili e comunitarie This year’s European day of creativity, confirms the interest toward young artists of the area and the comparison with the students of the Fine Arts Academy and the city’s art schools. The talk with Sarah Ciracì is in line with a program of dialogues and workshops with artists from Apulia and the exhibition dedicated to 10 talents from Salento, reaffirms the continuing interest in art. Alessandro Delli Noci Assessor to Youth and Community Politics

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TERRITORIO

parco naturaLe

PORTO SELVAGGIO La grande bellezza

del Parco Naturale

Nel luogo dove è vissuto il primo “homo sapiens” d’Europa. Per difenderlo dal cemento sono state necessarie le barricate e il sacrificio di una grande donna Il National Geographic Traveler stila ogni anno una classifica con le venti destinazioni al mondo da visitare assolutamente e, quest’anno, consiglia anche la Puglia. Sul sito italiano, ad accompagnare la notizia, campeggia la foto del Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e della Palude del Capitano, che della regione è, senza ombra di dubbio, una delle mete più belle. Mare azzurro sconfinato che bacia 300 ettari di pineta (su un totale di 1122) fra le più caratteristiche della macchia mediterranea attraverso una lingua di costa incontaminata, lunga 7 chilometri. Amato dai turisti e protetto dai residenti che lo hanno difeso – perché restasse, appunto, selvaggio – contro tutto e tutti, il Parco ricade nel territorio di Nardò, secondo comune 26 27


di ilaria marinaci/foto pierpaolo schiavone

per estensione della provincia di Lecce. A cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, Porto Selvaggio è stato strappato all’avanzata che pareva inesorabile del cemento grazie ad una sollevazione popolare guidata da ambientalisti caparbi e lungimiranti, che sono dovuti tornare in azione all’inizio del nuovo millennio per sventare il pericolo di un porto turistico che deturpasse, come una ferita, il litorale in località Serra Cicora. Venticinque anni di tribolazioni hanno avuto fine il 7 marzo del 2006, quando la Regione Puglia ha istituito ufficialmente il Parco naturale di Porto Selvaggio. Una passeggiata alla scoperta di questo luogo dai mille segreti comincia ai piedi della Torre dell’Alto, poderosa costruzione cinquecentesca, che viene raggiunta salendo per una ripida scalinata, da dove si può accedere alla Grotta di Capelvenere che prende il nome dall’omonima felce e che, insieme alle altre grotte del Parco, custodisce preziose tracce di frequentazioni umane databili al Paleolitico medio. La Torre è detta “dell’Alto”, in dialetto locale “l’Addu”, traduzione italiana – però probabilmente non corretta – del termine arabo “haddou” che indica un luogo fortificato. È stata, infatti, realizzata


TERRITORIO

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MARE AZZURRO SCONFINATO CHE BACIA 300 ETTARI DI PINETA ATTRAVERSO UNA LINGUA DI COSTA LUNGA 7 CHILOMETRI all’epoca di Carlo V a difesa della costa dalle scorribande saracene e piratesche. Poco distante, si può notare un muraglione di fortificazione di pietra a secco di oltre tre metri di spessore risalente, probabilmente, all’Età del bronzo e perfettamente visibile nelle foto aeree del sito scattate prima dell’imboschimento avvenuto negli anni Cinquanta. Scendendo, si raggiunge

la splendida insenatura di Porto Selvaggio, mentre, continuando a seguire la linea di costa, si arriva fino alla Piana della Lea e si comincia ad intravedere la Torre di Uluzzo, dominatrice dell’omonima baia protetta da alte scogliere impervie, che si tuffano nel mare cristallino. Il luogo ideale da cui ammirare spettacolari e infuocati tramonti, durante le caldi estati salentine.

In questa baia, all’interno della Grotta del Cavallo, è stato di recente appurato – da un team di ricercatori guidato da Stefano Benazzi dell’Università di Vienna – che già 45 mila anni fa vivesse il primo “homo sapiens” europeo (e non quello di Neanderthal come si era creduto fino a quel momento), denominato l’Uluzziano. Prima di arrivare a Torre Inserraglio, la terza e ultima costruzione fortificata che ricade all’interno del Parco, ci si lascia su un lato la piana di Serra Cicora. Anche qui, recenti scavi archeologici hanno portato alla luce un sito risalente al VI millennio a.C., che ha apportato un nuovo tassello al percorso evolutivo del più antico “homo sapiens” europeo vissuto a Porto Selvaggio. Superata Torre Inserraglio, infine, poco prima di arrivare nella marina neretina di Sant’Isidoro, l’ultimo tratto da visitare è la Palude del Capitano, che non è in realtà un’area umida, ma una formazione carsica costituita da una grotta sotterranea collegata al mare, a cui è crollata la volta. In dialetto neretino, crollata si dice “spundata”, termine da cui deriva “spundulata” per indicare il lago formatosi nella voragine del crollo che la falda acquifera sottostante, venendo a galla, ha riempito. Un lago dalle acque salmastre, che, però, viene chiamato “palude”, per via del microsistema assimilabile a quello palustre creatosi nel corso del tempo. La Palude è l’ultimo prezioso tesoro custodito nello scrigno naturale del Parco dalla grande bellezza.

THE BEAUTY OF PORTO SELVAGGIO’S NATURAL PARK THE PLACE WHERE THE FIRST “HOMO SAPIENS” IN EUROPE HAS LIVED. BARRICADES AND THE SACRIFICE OF A GREAT WOMAN HAVE BEEN NECESSARY TO DEFEND IT The National Geographic Traveler shows a list of the 20 destinations to visit each year: this time, Apulia was mentioned with the Natural Park of Porto Selvaggio and Palude del Capitano: boundless blue sea kissing 300 acres of pine forest. Between the 70s and 80s, Porto Selvaggio was defended by environmentalists, who have averted the threat of a marina that would have ruined the coast in Serra Cicora. After 25 years, Apulia region has officially established the Natural Park of Porto Selvaggio. The discovery begins in Torre dell’Alto, from which you can enter Grotta di Capelvenere, that preserves human traces of Middle Palaeolithic. Going down, we reach Porto Selvaggio, then Piana della Lea, where you can see Torre di Uluzzo: the european ‘”homo sapiens”, the Uluzziano, has lived here 45000 years ago. Before arriving at Tower Inserraglio is Serra Cicora, where recent excavations have revealed a site dating back to the 6th millennium BC, which is linked to the oldest european “homo sapiens”. After Torre Inserraglio, we find Palude del Capitano, a lake that is called “swamp” because of the microsystem arisen over time.

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TERRITORIO

parco naturaLe

LA TORRE DELL’ALTO E LA LEGGENDA DELLA DANNATA Il Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e della Palude del Capitano comincia nei pressi della Torre dell’Alto, dove si trova la rupe detta della “Dannata”. Ad essa è legata una delle più conosciute leggende locali. Si dice, infatti, che, in certe notti, quando la luna piena si staglia sul mare di Santa Caterina con tutto il suo bagliore, capiti ancora di scorgere una fanciulla in abito da sposa china a pregare sulla rupe a strapiombo della Torre dell’Alto. Secondo la leggenda, la ragazza si buttò giù pur di non sottostare allo “jus primae noctis” che le aveva imposto il conte Gian Girolamo Acquaviva, detto il Guercio di Puglia, tanto brutto nel fisico quanto nell’animo, padrone assoluto ed efferato di queste terre nel XVII secolo. Quando la ragazza si lasciò cadere – si racconta – la sua veste candida per un attimo sembrò la scia di una cometa. TORRE DELL’ALTO: THE LEGEND OF THE “DAMNED” At Torre dell’Alto is a cliff called of the “Damned”, linked to the apparition of a young girl in a wedding dress, praying on the cliff on full moon nights. The legend says that the girl threw herself down to avoid being victim of the “Droit de seigneur”, imposed by Count Gian Girolamo Acquaviva.

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TERRITORIO

parco naturaLe

RENATA FONTE, UNA MARTIRE DELL’IMPEGNO CIVILE Trent’anni fa, la notte fra il 31 marzo e il primo aprile del 1984, due sicari assassinarono Renata Fonte, trentatreenne assessore repubblicano del Comune di Nardò, davanti al portone della sua casa, dove stava rientrando al termine di un acceso consiglio comunale. La donna – che ha lasciato il marito e due figlie, Sabrina e Viviana Matrangola – si batteva in prima linea soprattutto contro le speculazioni edilizie che minavano il futuro di Porto Selvaggio e il suo fu un omicidio di chiaro stampo mafioso. Gli esecutori materiali, gli intermediari e il mandante di primo livello (un compagno di partito) furono individuati e arrestati nel giro di poche settimane, ma è sempre rimasto il sospetto che il responsabile non abbia ordinato di uccidere solo per ragioni personali e che non tutti i colpevoli siano stati assicurati alla giustizia. Tesi sostenuta anche nel film del 1987 “La posta in gioco” di Sergio Nasca con Lina Sastri, Vittorio Caprioli, Flavio Bucci, Christian Brando, Roberto Alpi e Turi Ferro. Nel 2009, per i venticinque anni dall’omicidio, è stata posta una targa nel Parco con la scritta “Porto Selvaggio a Renata Fonte” in omaggio alla donna coraggiosa che sacrificò la sua vita per amore di quello straordinario patrimonio naturalistico.

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RENATA FONTE, MARTYR OF CIVIL COMMITMENT 30 years ago, two hitmen from mafia murdered Renata Fonte, 33, Republican Assessor of Comune di Nardò. She fought against the estate speculations that undermined the future of Porto Selvaggio. The culprits were arrested, but it seems like there were still unresolved issues, also shown in the movie “La posta in gioco” by Sergio Nasca. In 2009, a plaque was placed in the park in her honor.



TERRITORIO

Focus

IN QUESTA FOTO, PALAZZO GALLONE. IN BASSO LA QUERCIA VALLONEA, DALL’ETÀ STIMATA DI CIRCA 900 ANNI. A DESTRA, MARINA SERRA

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di ilaria lia/foto pierpaolo schiavone

Tricase tra natura, storia e leggende Ancora controversi gli studi sulle origini, ma da sempre la città è stata punto di riferimento per tutto il Capo di Leuca Una città che ha in sé il fascino dell’antico e la frenesia della modernità. Due le piazze emblema della sua doppia anima, non molto distanti tra loro. Piazza Pisanelli la prima, dove si affaccia l’imponente palazzo Gallone, nucleo del centro storico e piazza Cappuccini, cuore pulsante delle attività commerciali di giorno, ritrovo della movida di notte. Non si hanno molte notizie certe sulla nascita di Tricase, pare risalga intorno al 1200 e anche per quanto riguarda l’origine del nome si hanno diverse versioni: si dice che anticamente (tra il X e l’XI secolo) esistessero tre casali, (individuabili nei tre rioni Caprarica, Tutino e Sant’Eufemia) e che Tricase sia il nome dato al nucleo abitativo sorto dall’unione dei tre. Da sempre punto di riferimento per i paesi del Capo di Leuca, sia per il commercio – confluiva qui, per esempio, il tabacco coltivato e pronto per la lavorazione – che per le questioni burocratiche, Tricase è una città viva, tutta da scoprire. Le stradine del centro storico portano il visitatore a scoprire degli scorci inediti. In piazza Giuseppe Pisanelli, chiamata così

in onore del deputato locale (1812-1879), autore del primo codice di procedura civile del Regno d’Italia, entrato in vigore nel 1865, e ricordato con una grande statua al centro, si affacciano due dei più importanti monumenti della città: la chiesa di San Domenico di Guzman e palazzo Gallone. La prima in passato è stata sede di una biblioteca e di una cattedra di filosofia e teologia. Sul portale è collocata un’edicola CHIESA DI SAN DOMENICO

che ospita la statua del santo. Al suo fianco sono situati i busti di San Pietro e San Paolo. Al suo interno, illuminato da tredici finestre a lira, vi è un’unica navata, ai lati della quale ci sono otto cappelle che custodiscono altari barocchi, statue policrome di santi domenicani e tele di rinomati autori salentini. Palazzo Gallone, ora sede del Comune, nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche: inizialmente era circondato


TERRITORIO

Focus

SI DICE CHE ANTICAMENTE ESISTESSERO TRE CASALI E CHE TRICASE SIA IL NOME DATO AL NUCLEO ABITATIVO SORTO DALLA LORO UNIFICAZONE da una cinta muraria contro le invasioni, poi venne distrutta dai Turchi. Ricostruito dai Gallone, il cui stemma è visibile sulla porta d’entrata, è oggetto di ipotesi piuttosto fantasiose, una delle quali afferma che il principe Stefano Gallone abbia fatto costruire una stanza per ogni giorno dell’anno e che la Sala del Trono possa ospitare fino a mille persone. Alle spalle del palazzo, su piazza don Tonino Bello, si erge la chiesa madre, dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Altro esempio di barocco, presenta una pianta a croce latina e un’unica navata; oltre all’altare maggiore, costruito nel 1876, ce ne sono altri dodici, sei nella navata e sei nel transetto. Le chiese che si possono visitare, all’interno della città quanto ai confini, sono numerose, simboli di una fede forte e radicata. D’estate diventano protagoniste le sue marine, Tricase Porto e Marina Serra, ma lungo la strada che porta al mare è d’obbligo fermarsi ad ammirare un altro spettacolo del territorio, un monumento naturale che si conserva intatto da decenni: la quercia vallonea. Si rimane incantati a vedere l’ampiezza del suo tronco e a mirare come gli infiniti rami salgono e disegnano il cielo. Arrivati sulla costa, invece, lo sguardo del visitatore viene rapito dalla bellezza delle scogliere a strapiombo sul mare dal blu intenso e dal verde smeraldo della vegetazione. Spettacolare è il “Canale del Rio” una profonda e suggestiva insenatura dove termina un ruscello: si narra che sia stato scavato dal diavolo in una notte sola. Lungo la costa di Marina Serra si trova la “Grotta Matrona” (madre di tutte le altre circostanti), accessibile solo dal mare, mentre pittoresco è il porto, composto da due bacini, che recentemente è stato ingrandito per permettere il ricovero di barche da diporto e per incrementare l’offerta turistica. La bellezza della natura è il tratto caratteristico del territorio di 36 37

CHIESA DELLA NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tricase, che non a caso è parte del Parco naturale regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca – Bosco di Tricase. Il viaggio alla scoperta di Tricase non deve escludere anche una visita alle sue due frazioni: Depressa e Lucugnano, la prima conosciuta per il castello bellissimo e per la residenza del noto

regista Edoardo Winspeare, capace di raccontare in modo originale e veritiero il Salento; la seconda invece è famosa per aver dato i natali al poeta Girolamo Comi, la cui abitazione, ora di proprietà della Provincia di Lecce, è diventata un museo nel quale si allestiscono mostre e si organizzano eventi culturali.

TRICASE, BETWEEN NATURE, HISTORY AND LEGENDS STILL CONTROVERSIAL THE STUDIES ON THE ORIGINS, BUT THE CITY HAS ALWAYS BEEN A REFERENCE POINT FOR CAPO DI LEUCA A city both ancient and modern. Two are the main squares: Piazza Pisanelli and Piazza Cappuccini. It seems that Tricase dates back around 1200 and also there are several versions regarding the origins of its name: it is said that in ancient times there were three farmhouses and Tricase is the name given to the union of the three. In Piazza Giuseppe Pisanelli are two of the most important monuments of the city: the church of San Domenico di Guzman and Palazzo Gallone. The first was the former home of a library. On he portal is placed a kiosk that houses the statue of the Saint. At his side are located the busts of San Pietro and San Paolo. Palazzo Gallone tells many stories, one of which states that the prince, Stefano Gallone, has built a room for every day of the year and that the throne room can host up to 1000 people. Behind the palace, in Piazza Don Tonino Bello is the mother church dedicated to the Natività della Beata Vergine Maria. In the summer its coasts become protagonists: Tricase Porto and Marina Serra, but also the Vallonea oak. Spectacular is Canale del Rio which holds a legend: it is said to have been created by the devil in one night. Along the coast of Marina Serra is the Grotta Matrona, only accessible by sea. The journey to discover Tricase imposes a visit in Depressa and Lucugnano, the first for its castle and the second for the museum.



STREET GOLF

manifestazioni

Mandare in buca, tra stradine e piazze Street golf: per la prima volta a Lecce un evento che farà appassionare sportivi di tutte le età

Se potesse anche Sant’Oronzo scenderebbe dalla sua colonna per poter provare a fare un tiro e mandare in buca. Approda anche a Lecce, prima città del sud ad accoglierlo, il gioco che dà una sferzata di energia e vitalità nei centri storici delle città: lo Street golf. La tappa leccese è organizzata e promossa all’interno del progetto 365 giorni nel Salento, dell’agenzia di co38 39

municazione Password Ad srl, impegnata nel promuovere il territorio anche attraverso i suoi prodotti editoriali. Abituati a credere che il golf sia un gioco elitario e praticato solo da player di un certo target, magari del calibro di presidenti degli Stati Uniti o miliardari? Pensate che sia uno sport lento e dai costi eccessivi? Bene, ciò che succederà a Lecce il 25

aprile vi farà cambiare idea completamente. Un evento “Not for ordinary players” a dirla come gli organizzatori, che vede rivisitate le tradizionali regole del golf, con lo scopo di creare massimo coinvolgimento e divertimento, ai quali tutti possono accedere. Già i luoghi scelti per le competizioni sono indicativi sul tipo di approccio da avere. Non i classici e sterminati campi


verdi: per una giornata le stradine si trasformeranno in percorsi appositamente studiati per ospitare giocatori e curiosi. Stiano tranquilli i proprietari delle case lungo il percorso o chi si trovi lì di passaggio: verranno utilizzate speciali palline di gioco, non quelle normalmente usate, realizzate in modo da non creare danni e non far male. E poi, sarà divertente vedere come le parti della città si presteranno al gioco. Nel classico Hole in One, ad esempio, si manda in buca nei bidoni, pneumatici o auto decappot tate. Il percorso partirà da Piazzetta Castromediano e si snoderà lungo tutto il centro storico, passando dalle principali piazze, per nove buche. L’alto impatto comunicativo della manifestazione mira chiaramente ad avvicinare alla disciplina sia grandi che bambini e

soprattutto valorizzare il luogo che lo ospita. In questo mira il progetto 365 giorni nel Salento, nel dare corso alla vera destagionalizzazione del turismo. Difatti, la manifestazione nelle varie tappe organizzate ha sempre attirato centinaia di giocatori o semplici curiosi, garantendo un’ottima visibilità a tutto il territorio. C’è da scommettere che sarà una sfida appassionante e si prevedono gran-

PUT THE BALL IN THE HOLE, BETWEEN TINY STREETS AND SQUARES STREET GOLF: FOR THE FIRST TIME IN LECCE AN EVENT THAT WILL EXCITE ATHLETES OF ALL AGE Finally, street golf arrives in Lecce, first stop ever in South Italy. It’s organized and promoted within the project 365 Giorni nel Salento, by communications agency Password AD Ltd., committed in promoting the area through its editorial products. For a day, the streets will transform into courses specifically designed to accommodate players and onlookers. Special balls will be used, so as not to cause any kind of damage. The event will be accessible to all: it will start from Piazza Sant’Oronzo and will unfold throughout the city center. The entire event will be filmed by Sky Sports and will be broadcasted on a delayed basis. Moreover, successful sports persons and celebrities will take part to the event.

di arrivi. Tutto l’evento verrà ripreso dalle telecamere di Sky sport e verrà trasmesso in differita. Inoltre sono previste partecipazioni di sportivi di successo e personaggi dello spettacolo, per una grande festa in cui non mancheranno sorprese.


STREET GOLF

manifestazioni

La mappa del percorso TEE DI PARTENZA

VILLAGGIO OSPITALITÀ

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GIARDINI PUBBLICI

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3 ARCO DI PRATO

PIAZZA S. ORONZO

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ORGANIZZAZIONE

MAIN SPONSOR

Città di Lecce 40 41

VIA FR AN CE SC OL OR E

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Comune di Galatina ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO

Salento.

OGNI GIORNO UNA SCOPERTA


TERRITORIO

Le masserie

Il paesaggio rurale del Salento si presenta arido e brullo, una distesa di terra spesso avara di frutti punteggiata ovunque da bianche pietre emergenti, in dialetto “cuti”. Da sempre l’uomo ha tentato di addomesticarlo e convertirlo in uno spazio lavorativo e abitativo confortevole, segnando il paesaggio con geometrie di pietra. Le linee dei muretti a secco, i cerchi delle aie, i quadrati di corti e recinti, i volumi troncoconici delle pajare e delle piccole costruzioni rurali segnano il territorio salentino a testimonianza dello stretto legame dell’uomo con la sua terra. Tra le forme più compiute di architettura rurale vi sono i tanti insediamenti masserizi disseminati tra i campi, di inestimabile valore ambientale. Il termine masseria, dal latino massa che sta per “ammasso”, indica un insediamento rurale costituito da più corpi di fabbrica distribuiti intorno ad una corte e destinati ad ospitare la vita nei campi dei contadini al soldo del dominus, il latifondista proprietario terriero. Queste aziende agricole hanno rappresentato già nel Medioevo e fino a tutto il XIX secolo, piccoli presìdi per il controllo e la gestione del territorio e delle relative risorse economiche. Esse si configuravano come comunità autosufficienti, nelle quali intere famiglie vivevano e lavoravano prestando la loro preziosa manodopera. Le masserie, dalla più semplice realizzata in pietrame a secco alla più articolata per dimensioni e caratteristiche costruttive, presentano un impianto planimetrico comune, ovvero si sviluppano intorno ad un cortile recintato di forma pressoché regolare su cui affacciano la residenza del massaro, gli alloggi dei contadini, le stalle per il bestiame, i depositi per i foraggi ed i raccolti. Esistono diverse tipologie di masseria, tra loro differenti per periodo di realizzazione e caratteristiche

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formali: dalle costruzioni rurali prettamente a carattere agricolo, a quelle fortificate che si inseriscono nell’articolato sistema difensivo completato da torri costiere e castelli dell’entroterra, alle masserie-villa, svuotate del significato originario e profondamente trasformate nella veste architettonica. Il Salento presenta numerosi esempi di masseria. Alcune hanno conservato intatti i caratteri originari e attualmente molte di esse sono abbandonate ed in condizione di forte degrado. Altre hanno invece subito interventi di ampliamento e ristrutturazione più o meno incisivi, perdendo la loro originaria destinazione d’uso per diventare ville private e strutture ricettive di pregio. THE “MASSERIE”: STONE GEOMETRY IN THE RURAL LANDSCAPE SOME ARE IN POOR CONDITIONS, WHILE MANY OTHERS HAVE BECOME TOURIST ACCOMMODATION DESTINATIONS. WITH GREAT RESULTS. The term “masseria” (manor farm), from the Latin massa (mass), indicates a rural settlement consisting of several buildings, arranged around a courtyard and intended to support farmers’ life in the fields. These farms represented, from the Middle Ages to the 19th century, small garrisons for the control and management of land and its economic resources. They have similar floor plans: the typically rural buildings of agricultural nature, the fortified ones and the farm villas. Salento shows many examples. Some have kept the original features and now many of them are abandoned and in a state of decay.


di daniela de rosa/foto pierpaolo schiavone

LE MASSERIE geometria di pietra nel paesaggio rurale

Alcune sono in condizioni di degrado, molte altre sono state convertite a una destinazione turistico-ricettiva. Con risultati eccellenti


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Le masserie

Melcarne Torre-masseria/SURBO

Sul territorio a nord di Lecce, interessato da estesi possedimenti di origine feudale, è ramificato un articolato sistema di masserie fortificate a difesa dalle incursioni turche. In territorio di Surbo, la Masseria Melcarne rappresenta il tipo torre-masseria, possente edificio dotato di caditoie e piombatoi che svetta per tre piani sul terreno circostante destinato ad orto e giardino e a cortile per ovini con stalle annesse. La torre ha base quadrata con robusti muri perimetrali nel cui spessore sono ricavate le scale di collegamento tra i piani interni ed un ingegnoso sistema per attingere l’acqua dalla cisterna interrata. Realizzata alla fine del XVI secolo a scopi difensivi, la torre fu trasformata in residenza ed ingentilita in facciata con elementi decorativi e due eleganti balconate. A completamento del semplice complesso masserizio, sono presenti due torri colombaie di forma quadrata, che ripropongono in piccolo l’architettura della torre-masseria. In Surbo’s territory, Masseria Melcarne depicts the typical tower-type farm, that stands out with 3 floors above the surrounding grounds.

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TERRITORIO

Le masserie

Coccioli Torre-colombaia/SURBO

La Masseria Coccioli, quasi certamente originata dalla fusione di due masserie, presenta una grande varietà di corpi di fabbrica. Sebbene ampliata nel XVIII secolo con l’annessione di una cappella e di altri piccoli vani abitativi, conserva il tipico impianto planimetrico con al centro dell’insediamento la torre fortificata, risalente a due secoli prima. Di forma quadrangolare e affacciata sul cortile centrale, era in origine dotata di scala esterna, ponte levatoio e caditoie sommitali. Domina l’intero complesso masserizio la maestosa torre colombaia di forma cilindrica e coronamento merlato. North of Lecce, there is a system of fortified manor farms for defense against the Turks. In the north, the rich feud of Cerrate counted important settlements in size and importance over the territory. The Masseria Coccioli, enlarged in 700, preserves the typical floor plan with a fortified tower in the center, dating back to 500.

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TERRITORIO

Le masserie

Paladini Piccola Masseria fortificata/TORRE CHIANCA

Nei pressi della strada per Torre Chianca, la Masseria Paladini Piccola conserva il nucleo originario nella torre difensiva del XVI secolo della quale si distinguono i caratteri tipici delle fortificazioni turrite. Ad essa si accedeva da scala munita di ponte levatoio, in seguito ampliata e impostata su ampie arcate con elegante ballatoio esterno. Nel corso del Settecento alla masseria fu addossato un altro corpo di fabbrica con l’intento di dare uniformità al prospetto, oltre ad altri edifici discosti, tra cui l’imponente torre colombaia a pianta circolare con elegante cornicione a coronamento. Anche in tale caso, l’architettura attuale, sebbene in stato di abbandono, denuncia il cambio di destinazione d’uso da fortificazione tardomedievale a casino di villeggiatura. Near Torre Chianca’s road, Masseria Paladini Piccola keeps the original core of the defensive tower dating back to the XVI century: it was possible to access it thanks to a ladder equipped with a drawbridge.

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Le masserie

Lo Zundrano Masseria fortificata/TRA LECCE E VERNOLE

A cerniera tra gli agri di Lecce e Vernole, in territorio strategico per la viabilità capillare che collegava le fortificazioni costiere al castello di Acaya, sono presenti numerosi insediamenti masserizi fortificati. Sull’antica “via del carro”, la Masseria Lo Zundrano, attiva già nel XV secolo, presenta i resti delle possenti fortificazioni, ma al contempo anche i caratteri tipici delle masserie trasformate in palazzi per la residenza. Il nucleo originario è costituito dall’edificio-torre a due livelli, dotato di un camminamento di ronda in sommità e di una serie di caditoie in corrispondenza delle sottostanti aperture su tutti i prospetti, particolarmente su quello fronte mare. Ai corpi di fabbrica originari ne furono aggiunti altri destinati al riparo dei braccianti e per il deposito delle derrate e degli attrezzi. Acquisita agli inizi del Settecento da una nobile famiglia locale, venne maggiormente ampliata con l’annessione di una piccola cappella e impreziosita sulle facciate. Between Lecce and Vernole, on the ancient “Via del carro”, the Masseria Lo Zundrano, was already active in the 15th century and shows the remains of mighty fortifications, but also the typical features of the manor farms turned into buildings for the residence: it was furtherly extended with a small chapel and embellished on the facades.

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TERRITORIO

Le masserie

Ad un paio di chilometri dalla cittadella di Acaya, raggiungibile in origine da un antico tratturo si trova la Masseria Favarella, uno dei presÏdi del sistema difensivo del territorio compreso nel triangolo Lecce - San Cataldo - Roca Vecchia. Il nucleo originario corrisponde alla massiccia torre con alte pareti a piombo, suddivisa in due livelli voltati collegati internamente da una scala in muratura. In origine era presente una sorta di ponte levatoio che accedeva direttamente al primo piano. Nel XVIII secolo il ricco complesso agricolo, divenuto residenza rurale, annoverava un mulino, un forno, le stalle per i buoi con i relativi abbeveratoi, un pozzo e delle aie, nonchÊ un giardino interno recintato con alberi comuni e la neviera ipogea, un vano scavato nella roccia dove veniva conservata la neve durante l’inverno. Near the Acaya citadel, we find Masseria Favarella. In the 18th century the rich agricultural complex, which has become a rural residence, had a mill, a bakery, stables for the oxen, a well and farmyards and an indoor garden.

Favarella Torre - masseria/ACAYA

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Pier di Noha Masseria fortificata/ACAYA

A sud di Acaya, sulla strada che conduce a Vanze, la Masseria Pier di Noha, si sviluppa all’interno di un cortile rettangolare dominato dalla torre fortificata, che reca ancora in facciata lo stemma degli Acaya. Lungo il perimetro della corte vi erano le stalle per i bovini ed al centro il pozzo con gli abbeveratoi, ombreggiati dalla “freschera”, una copertura in materiale vegetale realizzata su file di colonne. South from Acaya, on the road leading to Vanze, the Masseria Pier di Noha, has a rectangular courtyard and a fortified tower, which bears the Acaya coat of arms on the facade.

SI RINGRAZIA PER LA CORTESE DISPONIBILITÀ LA FAMIGLIA TRENTA, DI VANZE


TERRITORIO

Le masserie

Li Candi Masseria fortificata/VANZE

A ridosso del centro abitato di Vanze, la Masseria Li Candi è contraddistinta dalla “Torre lamiata”: il piano terra dell’edificio-torre è a forma tronco-piramidale databile ai primi del XVI secolo, successivamente sopraelevato di un secondo livello fortificato in facciata da un piombatoio a doppia bocca a difesa del sottostante portale d’ingresso, originariamente munito di porta-levatoia. Next to Vanze, the Masseria Li Candi is characterized by “Tower lamiata”; the ground floor dates back to the early 16th century, later raised to a second level and fortified by a double-mouthed machicolation to defend the underlying portal, originally equipped with a drawbridge door.

SI RINGRAZIA PER LA CORTESE DISPONIBILITÀ LA FAMIGLIA TRENTA, DI VANZE

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???????DEL MEDITERRANEO L’ORO

????????????????? agroalimentare

Il valore dell’oro del Mediterraneo Una giornata dedicata alla coltura e cultura dell’extravergine: da “Agroquality” a “Dio come ti olio”, Lecce traccia il percorso di qualità per l’oro del Mediterraneo

Oro liquido, l’extravergine di oliva è un gioiello della dieta sinonimo di sana alimentazione e simbolo culturale dei Paesi dell’area mediterranea. Un elisir che, nonostante il pregio riconosciuto di essere una spremuta dal frutto dell’oliva ottenuto con procedimenti meccanici, sui mercati internazionali ancora non vola alto e compete a denti stretti con gli olii da semi. Valorizzarlo incentivando buone prassi agronomiche e tutelarlo da facili 0 057 56

contraffazioni attraverso progetti di rete e collaborazioni tra Paesi produttori, può accrescerne il valore nel commercio con l’estero. Da questa idea è nato “Agroquality”, progetto Interreg Italia-Grecia (Cross-Border Cooperation Programme 2007-2013) che vede gemellate la città di Lecce – capofila per il Salento – con la regione greca dell’Epiro. Quel filo dorato che accompagna i nostri piatti è “Un unico oro, non solo del Salento, ma del Mediterraneo che oggi deve essere messo in rete per fare il salto di qualità e ambire ai mercati internazionali” – ha sostenuto Alessandro Delli Noci, assessore alle Politiche comunitarie del Comune, nel corso della conferenza di presentazione de “L’Oro del Mediterraneo” tenuta nell’Open space di palazzo Carafa lo scorso 28 gennaio. Il progetto, sviluppato dagli esperti del Comune del capoluogo salentino in collaborazione con l’Istituto tecnologico dell’Epiro, consiste in un archivio elettronico a supporto delle aziende olivicole italiane e greche, e dotato di un sistema satellitare che consente di conoscere la provenienza del prodotto in degustazione perché “Se la qualità è un modello di garanzia


del prodotto – ha spiegato Gianluca Pezzuto, project manager Agroquality Lecce – la tracciabilità è un indice di certezza per i consumatori finali”. Un lavoro sinergico “Fondamentale per creare quel valore aggiunto che consenta al consumatore di comprendere la qualità di un prodotto – il commento dell’assessore al Turismo e marketing della Provincia di Lecce Francesco Pacella – che prima ancora di essere fonte di salute e benessere, innanzi tutto è un richiamo identitario che lega il Salento agli altri Paesi del Mare Nostrum”. Frutto della coltura che ha scritto la storia agraria e economica del territorio, l’olivo, per produrlo è necessaria una ricerca costante sui metodi di coltivazione che oggi va stimolata anche attraverso sistemi informatici come Agroquality per “Aiutare gli agricoltori italiani e greci nella promozione dell’olio di oliva”, l’augurio del project manager greco Georgios Manos. Protagonista per un giorno, l’oro del Mediterraneo – oltre a catturare l’attenzione dei tecnici e degli operatori di settore durante il tavolo tecnico aperto con la conferenza – ha conquistato anche il pubblico di gourmet leccesi intervenuti alla presentazione “Dio come ti olio”, libro dal titolo emblematico che elegge l’extravergine come ‘principe’ della gastronomia pugliese: un percorso del gusto raccontato in ricette interpretate da chef del territorio dove a crudo o in cottura, nel salato o nel dolce, tra tradizione e innovazione, questo antico ingrediente dimostra la sua versatilità senza perdere il suo alto profilo nutrizionale. Comunicarlo è un atto di riconoscimento perché, secondo Leda Cesari, autrice del libro “È un protagonista della nostra economia, della nostra società, della nostra storia di cui dobbiamo acquisire maggiore consapevolezza”. Un grasso nobile che “Non è solo un banale condimento – ha aggiunto per concludere Francesco Caricato, direttore della Casa dell’Olivo – ma un prodotto unico che racchiude in sé tante componenti nutritive che ci permettono di avere una vita ottima”.

THE VALUE OF THE MEDITERRANEAN’S GOLD A DAY DEDICATED TO THE CULTIVATION AND CULTURE OF EXTRA VIRGIN FROM “AGROQUALITY” TO “DIO COME TI OLIO”, LECCE TRACES THE PATH OF QUALITY FOR THE MEDITERRANEAN’S GOLD Liquid gold, the extra virgin is synonymous of healthy nutrition and cultural symbol of the Mediterranean area. It has to be protected in order to increase its value in the foreign trade. From this idea, “Agroquality” was born: it’s a project that sees the twinning of the city of Lecce with the Greek region of Epirus. That golden thread that accompanies our dishes is “a unique gold, not only of Salento, but also of the Mediterranean and today it should aim for international markets” claimed Alessandro Delli Noci, Assessor for Community policies of the Municipality, during the conference presentation ‘L’Oro del Mediterrano’ held on January 28. The project consists in an electronic archive in support of the Italian and Greek olive farms, equipped with a satellite-based system to identify the product’s origin. The mediterranean’s gold has also won the audience of Lecce’s gourmets at the presentation of “Dio come ti olio”, a book which proclaims the virgin as ‘prince’ of Apulia’s cookery: a journey of tastes among recipes interpreted by local chefs between tradition and innovation.


TERRITORIO

sapori

Il gusto dell’extravergine del Salento L’antico gioiello dell’olivicoltura salentina, l’extravergine, non è mai uguale a se stesso. Con lo chef Andrea Serravezza abbiamo preparato una carta oli

Che cosa è un piatto di verdure senza un poco d’olio? Non c’è dubbio: un’incredibile tristezza. Eppure a quel filo dalle tonalità variabili, tra il verde e l’oro – “accompagnatore” ufficiale di molte pietanze a cui conferisce volume, personalità, sapore soprattutto – quanti prestano attenzione? Con quale olio condiamo il piatto che andiamo a gustare, da quali varietà è stato ottenuto, quali caratteristiche sensoriali esprime? Queste domande partono da un dato paradossale: “La regione italiana che consuma più extravergine di oliva è la Lombardia la cui produzione non è di quantità elevate. La Puglia, che vanta il primato italiano di produttività, ne consuma in assoluto di meno”. A raccontarlo è Francesco Caricato, agronomo e direttore dell’unica oleoteca d’Italia, 58 59

la cui sede è a San Pietro in Lama. Un patrimonio di 60 milioni di alberi di ulivo, a quanto pare, non sembra abbastanza convincente per un acquisto consapevole di extravergine. Un prodotto di cui si conoscono i benefici, ma le cui peculiarità identificative non destano particolare curiosità nel consumatore pugliese. E i salentini, che godono di un paesaggio animato da monumentali ulivi, anche ultracentenari, non sono da meno forse perché danno per scontato l’ottima qualità della filiera locale. Eppure, molto prima di diventare meta turistica italiana poc-chic, il Salento era già noto per la sua produzione olivicola testimoniata dai numerosi frantoi ipogei e da fonti documentali che raccontano dei traffici commerciali tra Gallipoli e il resto


di jlenia m. gigante/foto pierpaolo schiavone

d’Europa. Una produzione millenaria che negli anni ha saputo rinnovarsi, lavorando sulla qualità alla quale però, a quanto pare, non fa riscontro una consapevolezza emozionale nel consumo. Con tutta evidenza, infatti, non bastano a sedurre i salentini le storie dei “nachiri” chiusi per mesi sotto terra e nemmeno i valori nutrizionali in etichetta indicativi delle qualità nutrizionali di questo grasso vegetale. Un olio non è uguale a un altro. Varietà, ambiente pedoclimatico, periodo, metodo di raccolta e lavorazione conferiscono a ognuno caratteristiche uniche con sentori e aromi differenti.

Se la cellina di Nardò ha un sentore di frutta di bosco o pomodoro e un fruttato tendenzialmente dolce, l’ogliarola esprime sensazioni di foglia di olivo, cardo, carciofo, cicoria con un gusto piccante e aromatico. Perché, allora, non provarli per scoprire le varianti in abbinamento?

Una carta oli, forse, può essere d’aiuto. Noi l’abbiamo costruita con Andrea Serravezza – chef salentino interprete nei suoi piatti delle peculiarità degli oli del Salento – per innamorarci del nostro più antico gioiello: l’extravergine, l’oro verde del Salento.

SALENTO EXTRA-VIRGIN’S TASTE THE ANCIENT OLIVE GROWING JEWEL OF SALENTO, THE EXTRA VIRGIN, IS NEVER THE SAME. WE HAVE PREPARED AN OILS MENU WITH CHEF ANDREA SERRAVEZZA Apulia holds the Italian record for oil production, but not all oils are the same. Many factors determine the different scents and aromas; an oils menu, perhaps, may be helpful to understand the differences. We made it together with Andrea Serravezza - Salento chef - to fall in love with our oldest jewel: the extra virgin, green gold of Salento.

LA CARTA OLI EXTRAVERGINE DEL SALENTO/SALENTO EXTRA VIRGIN OILS MENU Monocultivar da cellina di Nardò

Monocultivar da cellina di Nardò

Monocultivar of Cellina of Nardo Delicate fruity

Monocultivar of Cellina of Nardo

Fruttato delicato Delicate fruity Carni ovo-caprine, formaggi freschi, pesce al vapore Goat-sheep meats, fresh cheeses, steamed fish

Fruttato intenso Intense fruity Pomodori ripieni, frisella d’orzo con pomodori e pecorino, “paparine ’nfucate” con le olive Stuffed tomatoes, barley frisella with tomatoes and pecorino cheese, “paparine ’nfucate” (vegetables obtained from poppies with added spiciness) with olives

Monocultivar da leccino

Monocultivar da ogliarola leccese

Purea di fave e cicorie, insalate di finocchi, zuppe di legumi, carciofi, carne arrosto Beans and chicory puree, fennel salads, legumes soups, artichokes, roasted meat

Monocultivar da cellina di Nardò Monocultivar of Cellina of Nardo Fruttato medio Medium fruity Bruschetta con pomodori e mozzarella, calamari ripieni, pinzimonio Bruschetta with tomatoes and mozzarella, stuffed calamari, oil dip

Monocultivar of Ogliarola Leccese Carni rosse, zuppa di fave e pomodori secchi, frisa al pomodoro e melanzane, peperoni e verdure arrostiti

Red meats, beans soup and dried tomatoes, frisa with tomato and eggplant, peppers and roasted vegetables

Monocultivar of Leccino Carni bianche, verdure tendenti al dolciastro, formaggi freschi White meat, slightly sweet vegetables, fresh cheeses

Blend di cellina di Nardò e ogliarola salentina Blend by Cellina of Nardò and Ogliarola Salentina

Blend di coratina e ogliarola salentina Blend of Coratina and Ogliarola Salentina Lampascioni bolliti, carpacci di carne e pesce, pesci grigliati e al forno, verdure lesse Boiled lampascioni, meat and fish carpaccios, grilled and baked fis, boiled vegetables


TERRITORIO

sapori

UN FILO DI EXTRAVERGINE SU UN PIATTO FIRMATO... (piatti ideati dallo chef Andrea Serravezza) A thread of extra-virgin on a signed plate... (dishes created by chef Andrea Serravezza)

Aperitivo

Bruschetta di pane di grano rivisitata con ricotta di masseria, pomodoro e cappero con monocultivar da cellina di Nardò Aperitif

Wheat bread bruschetta revisited with manor farm ricotta, tomato and caper with Monocultivar of Cellina di Nardò

Antipasto

Coda di gamberoni in nido croccante con salsa al pomodorino fresco e spaghetto di zucchine fritte con monocultuvar da ogliarola leccese Appetizer

Prawn tail in crispy nest with fresh cherry tomatoes sauce and spaghetti of fried zucchini with Monocultivar of Ogliarola Leccese

Primo

Risotto di carciofi e cardoncelli con monocultivar di cellina di Nardò (fruttato medio) Main Course

Risotto with artichokes and cardoncelli with Monocultivar of Cellina di Nardò (medium fruity)

Secondo

Misticanza di finocchi e cicoria con involtino di vitello e spinaci con monocultivar di leccina Second Course

Mixed salad of fennel and chicory with veal and spinach roulade with Monocultivar of Leccina

Dessert

Pasticciotto alle olive dolci con monocultivar di cellina di Nardò (fruttato delicato) Dessert

Sweet olives Pasticciotto with Monocultivar of Cellina di Nardò (delicate fruity)

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TERRITORIO

tradizioni

Le Tavole di San Giuseppe. Il 19 marzo ospiti speciali Apparentemente una tradizione gastronomica della cultura popolare. In realtà una delle testimonianze più peculiari della devozione

Una tavola imbandita, dodici santi seduti e San Giuseppe a capotavola. Non si tratta di un’opera pittorica e meno che mai di un episodio evangelico. È un’immagine reale che, con rituale cadenza, va in scena ogni 19 marzo in alcuni paesi prospicienti l’area idruntina. Minervino, Palmariggi, Giurdignano, Uggiano la Chiesa, Casamassella, Cocumola celebrano il santo patriarca della Chiesa offrendogli un banchetto comunitario noto come le Tavole di San Giuseppe. Chi non le conosce potrebbe pensare a una tradizione gastronomica. Ma al folclore si aggiunge il misticismo di un rito che restituisce valore e sacralità alle pietanze. E proprio il cibo è il collante di una liturgia popolare 62 63

che culmina all’atto del pranzo del 19 di marzo, ma che ha alle spalle un lungo periodo di preparazione al quale tutti sono chiamati a partecipare. La devozione verso il santo custode della famiglia non è vissuta come un momento di fede del singolo individuo. È condivisa in una dimensione corale dall’intera comunità locale. Così la spiega Mino Cartelli, che delle Tavole di Uggiano la Chiesa conosce i più intimi segreti: “Si comincia qualche mese prima, quando il fedele decide di offrire, ex voto, la tavola per invocare una grazia o per riconoscenza per un beneficio ricevuto. Da quel momento in poi è una corsa ai preparativi che accelera nell’ultima settimana e che coinvolge

fattivamente, nella preparazione dei piatti e nell’allestimento, tutti i partecipanti alla tavola”. Cartelli stesso più volte ha offerto la tavola e da anni interpreta San Giuseppe: “È l’offerente che sceglie i santi per la tavola, da un numero di tre a un massimo di tredici, ma sempre in numero dispari. Quando viene fatta la scelta, è sempre un’emozione perché conosci le necessità e i bisogni sottesi al suo voto”. Che non si tratti di una formalità, si capisce dall’intensità di chi racconta l’attività per la celebrazione dello sposo di Maria Vergine e dal risultato finale che, di anno in anno, accresce la curiosità anche di chi è lontano dal Salento. Nel dettaglio, il rito della festività si articola in una


di jlenia m. gigante/foto chiara “riccia” del luca

OGNI SANTO SIEDE ALLA TAVOLA COSÌ COME È NELLA VITA REALE. SOLO SAN GIUSEPPE È RICONOSCIBILE PERCHÉ È A CAPOTAVOLA serie di atti, sconosciuti a chi non è del luogo, ma che pure sono di forte impatto. Una settimana prima c’è l’intronizzazione del Santo: la statua o un quadro raffigurante San Giuseppe viene introdotta nella stanza della casa dove verrà allestito il banchetto accompagnata dalle preghiere dell’offerente e dei santi. Inizia, quindi, la preparazione dei piatti: “Un giorno puliamo i lampascioni, un altro prepariamo i fritti e il pesce – continua a raccontare Cartelli – tutto in grandi quantità, perché l’obiettivo della tavola è la ripartizione a quanta più gente possibile di ciò che l’offerente ha donato”. Sino ad arrivare all’allestimento della tavola che viene aperta ai pellegrini il pomeriggio del 18 marzo dopo la bene-

THE TABLES OF DEVOTION “LE TAVOLE DI SAN GIUSEPPE” TAKES PLACE EVERY YEAR ON MARCH 19, A TRADITION WHERE FOLKLORE EXALTS DEVOTION A laden table, 12 Saints and St. Joseph at the head. It happens in some countries of the Otranto area in Salento: Minervino, Palmariggi, Giurdignano, Uggiano La Chiesa, Casamassella, Cocumola celebrate the Saint with the “Tavole di San Giuseppe”(St. Joseph’s Table). It ‘s a rite that returns sacredness to food and culminates with the lunch of 19 March. So says Mino Cartelli, expert of the ‘Table’: “It begins a few months before, when the devotee decides to offer the table. From there the preparations begin, involving all participants”. Mino has offered his table many times and played St. Joseph for years: “It’s the offerer who chooses the Saints varying from 3 to 13.” A week before a statue or painting of St. Joseph is introduced in the place of the banquet, followed by prayers. “Then we prepare the food” - continues Mr Mino - “in large quantities”. On March 18 the table is ready, open to pilgrims after the blessing. The pilgrimage then moves from house to house. On March 19, after the celebration of the Mass, lunch begins. Every Saint is seated at the table as he is in real life, only St. Joseph is recognizable. Sometimes someone sheds an occasional tear. This is perhaps the aspect that mostly attracts about the “Tavole di San Giuseppe”: the faith that takes human form.


TERRITORIO

tradizioni

dizione sacerdotale. Da quel momento si assiste a un pellegrinaggio che si sposta di casa in casa in un percorso di fede e preghiera. Il momento conviviale del 19 marzo giunge dopo la celebrazione della messa e apre a un mondo di spiritualità sorprendente. Ha inizio il pranzo che

vede i santi attorno alla tavola imbandita. Nessun segno esteriore li identifica e li caratterizza. Ciascuno di loro siede alla tavola così come accade tutti i giorni. Solo San Giuseppe è riconoscibile perché è a capotavola e dirige il convivio scandendone i singoli momenti di pre-

ghiera e di assaggio delle varie portate con tre rintocchi di forchetta sul suo piatto. A qualcuno, dicono, scappa ogni tanto qualche lacrima. E forse è questo l’aspetto che più attrae della tradizione delle Tavole di San Giuseppe: la fede che prende forma umana.

UNA SETTIMANA PRIMA C’È L’INTRONIZZAZIONE DEL SANTO: LA STATUA O UN QUADRO RAFFIGURANTE SAN GIUSEPPE VIENE INTRODOTTA NELLA CASA DOVE VERRÀ ALLESTITO IL BANCHETTO I PIATTI DELLA TAVOLA DI SAN GIUSEPPE/THE DISHES Lampascioni, vermiceddhi (pasta corta e preparata a mano), “Massa” (tagliolini finissimi) con miele e mollica di pane fritta, ceci cotti alla pignata, rape bollite, pesce fritto e arrosto, pittule e “fritti” al miele, arance e finocchio, vino per bevanda. Questo il pasto che la tradizione riserva sulle tavole di San Giuseppe da servire in rigorosa successione. Non mancano i crudi che verranno distribuiti alla fine, come olio e stoccafisso. Immancabile è il pane, una puccia per ogni santo partecipante. C’è anche chi, in offerta al voto, prepara il pane tipico dalla particolare forma a ruota, vuoto al centro e decorato con i simboli del Santo falegname (il bastone) o di Gesù Bambino (tre sfere) da distribuire ai fedeli all’uscita della hiesa o da consegnare passando casa per casa. Lampascioni, vermiceddhri (handmade short pasta), “massa” (extra fine noodles) with honey and fried bread guts, piñata-cooked chickpeas, boiled turnips, fried & roasted fish, pittule and honey “frieds”, oranges and fennel, wine, puccia (typical Salento bread), oil and stockfish.

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Comune di Castrignano del Capo ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO


CULTURA

radici

Ricordi e nostalgie sul filo dei profumi familiari A chi ha avuto la fortuna di vivere la propria infanzia nel periodo in cui si andava in giro a piedi o in bici, basta una fragranza per tornare indietro nel tempo Tra i personaggi più noti dell’epopea vernacolare salentina, Pietru Lau è uno dei più curiosi. Protagonista nei “Canti de l’autra vita” – una sorta di Divina Commedia di casa nostra scritta da Capitan Black, al secolo Giuseppe De Dominicis – finisce dritto all’inferno per un furto di grano commesso in gioventù. Ma, all’ingresso, gli viene detto di attendere perché “lu capu stae ‘ssettatu a n ‘ntaula e tocca spetti figghiu miu”. Proprio così, il “capo diavolo” è in pausa pranzo e a Pietro Lau non resta che aspettare il proprio turno. Ad un tratto, dalla porta socchiusa dell’inferno esce un profumino che gli sembra familiare, 66 67

e a lui non sembra vero. È proprio “na ndore de purpette”! Del resto il destino se lo è portato via proprio di giovedì, giorno in cui la tradizione culinaria salentina impone un dogma: sagne ‘ncannulate cu le purpette. Il poveraccio, sorpreso da quell’odore, si sente quasi svenire pensando alla bontà dei piatti cui era abituato in casa propria. A qualcuno della generazione dei fast food – o comunque del mangiar veloce (e male)–, la reazione di Pietro Lau potrà sembrare esagerata, ma non a chi, come il nostro “ppoppetu de Addhrinu” (da post oppidum abitante fuori dalle mura cittadine, nel caso specifico a

Cavallino) è vissuto nel periodo in cui imperava quella che Ennio Bonea ha definito la “cultura pedonale”. Era il tempo in cui gli scarichi delle auto e le emissioni delle industrie non avevano ancora inquinato l’aria a tal punto da renderla quasi irrespirabile. In città e nei paesi si circolava a piedi o al massimo in bici e si poteva godere del panorama e dei profumi. Ancora oggi, a chi ha vissuto quelle esperienze, basta una piccola fragranza familiare per far spalancare lo scrigno delle nostalgie. Seguendo il fil rouge dei ricordi olfattivi il punto di partenza è piazza Sant’Oronzo, cuore di Lecce, nella quale aleggiava


di enzo turco/foto pierpaolo schiavone

MEMORIES AND NOSTALGIA ON THE THREAD OF FAMILIAR SCENTS TO THOSE WHO LIVED THEIR CHILDHOOD IN THE PERIOD WHERE ONE COULD GO AROUND ON FOOT OR BY BIKE, IT ONLY TAKES AN AROMA TO GO BACK IN TIME Among the best known characters of Salento’s vernacular, Pietru Lau is one of the most curious. The protagonist in “ Canti de l’autra vita “(poems of the other life) ends up in hell for stealing grain. But, at the entrance, he gets stopped. The “devil chief” is on lunch break and Pietru Lau has to wait his turn. Suddenly, from the door comes a familiar scent of meatballs. Surprised, he almost fainted thinking about the dishes he loved at home.

It was a time when the city was not polluted by smog and the scenery and scents could be enjoyed. It starts from Piazza St. Oronzo, with the scent of freshly baked pasticciotti of Bar Alvino, followed by the intense aroma of coffee from the Quarta brothers bar and moving towards the covered square, by the smell of freshly baked bread and pucce. Leaving the covered square, just past Porta San Biagio, a smoky and fragrant curtain that smelled of roast and turcinieddhri (rolls of lamb entrails) in the hearths of the taverns in via Beccherie Vecchie, abundant in the ‘50s-’60. But Sunday was the real day of enjoyment, when the smell of meat sauce and meatballs could be smelled everywhere. The list of odors was endless: from that of tamarisk to that of the cliffs and sand dunes, but also fishes and olives.


CULTURA

radici

APPENA VARCATA PORTA SAN BIAGIO, CI SI IMBATTEVA IN UNA CORTINA FUMOSA E ODOROSA CHE SAPEVA DI ARROSTO E DI “TURCINIEDDHRI” un profumino insistente e inebriante di pasticciotti appena sfornati dello storico bar Alvino. Il venticello portava con sé un intenso aroma di caffè rilasciato dalla tostatrice sempre in funzione in un angolo del mitico bar dei fratelli Quarta. Spostandosi di un centinaio di metri, “a ‘mmera alla chiazza cuperta” (verso la piazza coperta), si passava a ben altra fragranza, quella del pane e delle pucce appena sfornate; appena dentro, invece, colpisce quello rustico della mortadella appena tagliata (quella con i pistacchi la più buona e profumata per intenderci). Immancabilmente si avvertiva un certo languorino e se non ci si fosse tolto subito “lu spilu de ’nna pagnotta (desiderio di un panino) si sarebbe veramente rischiato di svenire. Parlare di panino è un vero eufemismo dal momento che la cosiddetta pagnotta poteva essere una delicata rosetta per donne e bambini ripiena di murtateddhra tajata mò mò e di abbondante svizzeru (gruviera) oppure la cosiddetta prenosa de lu frabbecaturu (la pagnotta del manovale edile), ben più robusta, che consisteva in un grosso filone di pane riempito a strati di tonno sott’olio, rigorosamente sfuso, di giardiniera, di salame Milano e con abbondante auricchiu (provola piccante), una vera bomba. Lasciando la chiazza cuperta e percorrendo viale Lo Re, appena varcata Porta San Biagio, ci si imbatteva in una cortina fumosa e odorosa che sapeva di arrosto e di turcinieddhri (involtini di interiora di agnello) in cottura nei focolari delle osterie che negli anni Cinquanta e Sessanta abbondavano in via Beccherie Vecchie. Ma era la domenica il giorno del massimo godimento quando da ogni abitazione fuoriusciva, nemmeno a dirlo, un profumo di ragù e di polpette.

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L’elenco degli odori è praticamente infinito: da quello pungente dei tamerici a quello salmastro delle scogliere e delle dune di sabbia, da quelli deliziosi e accattivanti dei ricci e del pesce appena pescato a quelli selvatici e pungenti del timo, dell’origano, del rosmarino, della salvia, della menta e della lavanda che

inondavano i sentieri delle campagne. Per non parlare degli odori quotidiani che si percepivano nei borghi fin dalle prime ore del mattino: la fragranza del pane appena sfornato, le essenze settembrine dei fichi imbottiti in cottura e quelle autunnali del mosto e delle olive appena molite.



TERRITORIO

storie

Dolci ricordi: il gelato Sicilia negli anni Sessanta Una forma insolita, una ricetta segreta, un sapore unico. Arrivò su uno dei tanti tricicli di quel tempo e svanì, all’improvviso, insieme al suo inventore La bravura dei nostri pasticcieri e dei nostri gelatai ha da tempo varcato i confini del Salento tant’è che non c’è turista che non abbia nel suo programma almeno una colazione a base di pasticciotti o di quei bombolotti celestiali e traditori, pieni di crema chantilly. Oppure, in piena calura estiva, una sosta al bar a cercare il refrigerio di uno spumone o di una granita al caffè con panna. Come il lettore ha ben compreso siamo nell’aristocrazia dell’arte dolciaria che offre dolci e gelati dal gusto assai raffinato, come del resto pretende l’esigente clientela locale. Ma non è di 70 71

questi che voglio parlare ora o almeno non degli artigiani a questo livello. Più modestamente vorrei stimolare i ricordi dei leccesi o meglio di coloro che sono stati bambini negli anni ’60. In particolare mi riferisco a uno di quei personaggi che in giacchetta bianca e pantaloni neri, quasi fossero in divisa, andavano in giro per i quartieri cittadini spingendo un triciclo dove era montato un contenitore frigo a barchetta variamente dipinto. Anche se del nostro stento a ricordare il nome dato che tutti lo conoscevamo come “lu mesciu de li

gelati Sicilia”, ne rivedo nitidamente la sagoma minuta, la carnagione scura e i sottili baffetti, per l’appunto, alla siciliana. Il suo carrettino era più colorato degli altri ed era ornato, per rimanere in tema, quasi come un carretto isolano. Più che vederlo lo si sentiva arrivare perché lanciava in continuazione il suo richiamo :“ainati Ciciliaaaa ainati” (“gelati Sicilia gelati”). Era lui il gelataio fantasioso e coraggioso che aveva ideato il mitico Gelato Sicilia che tutti avevamo preso a gustare immancabilmente on the road


di enzo turco/

ANCHE SE DEL NOSTRO STENTO A RICORDARE IL NOME DATO CHE TUTTI LO CONOSCEVAMO COME “LU MESCIU DE LI GELATI SICILIA”, NE RIVEDO LA SAGOMA MINUTA, LA CARNAGIONE SCURA E I SOTTILI BAFFETTI

e che aveva soppiantato nelle nostre preferenze qualsiasi altro prodotto, come ad esempio la Coppa del Nonno. Sinceramente ancora oggi non riesco ad immaginare il perché di tanta popolarità e successo. Ripensandoci bene, non aveva niente di eccezionale. Era un prodotto artigianale fatto in casa, dal costo di poche lire (15 o 20). Certamente era innovativo nella forma perché, in un periodo in cui i gelati si consumavano in cono o in coppetta (quelli di produzione industriale erano ancora poco diffusi), questo si presentava come una barretta rettangolare del colore e della consistenza della cotognata leccese. La sua confezione, probabilmente, accendeva più di altri la fantasia dei bambini dato che era avvolto in carta stagnola argentata, la stessa con cui si avvolgevano i dolciumi fatti in casa che venivano appesi al classico ramo di pino che ornava al presepe. Ciò che lo rendeva unico e accattivante era il gusto (la sapore, come si dice in perfetta lingua salentina) particolarmente gradevole anche per una clientela

abituata a ben altri sapori. È a questo punto che viene il bello: quale gusto aveva questo così celebrato gelato? Di cosa era fatto? Quale l’ingrediente principale? Mistero. Tanto sul gusto quanto sulla composizione, i pareri erano sempre discordi. C’era chi asseriva che avesse il sapore di gianduia, chi


TERRITORIO

storie

DI COSA ERA FATTO? QUALE L’INGREDIENTE PRINCIPALE? MISTERO. TANTO SUL GUSTO QUANTO SULLA COMPOSIZIONE, I PARERI ERANO SEMPRE DISCORDI

di cioccolato, altri ancora di amaretto. Chi, invece, azzardava ad indovinare gli ingredienti parlava di gelato fatto con carrube o fichi o perfino con zucchero di canna caramellato. Non credo che qualcuno sia mai riuscito a ricostruire la vera composizione del “gelato Sicilia”: il suo ideatore non ha mai voluto rivelarla. Ad un certo punto il piccolo gelataio non si vide più in giro e con lui svanì anche il suo gelato del quale ora non ci rimane che il dolce ricordo. 72 73

SWEET MEMORIES: SICILY ICE CREAM OF THE ‘60S AN UNUSUAL SHAPE, A SECRET RECIPE, A UNIQUE FLAVOR. IT SUDDENLY VANISHED, ALONG WITH ITS INVENTOR Our pastry-making tradition has crossed the boundaries of Salento, charming tourists with pasticciotti and cream donuts and, in summer, with spumoni and coffee slushes with cream. Speaking of sweets, one can not but mention one of those people who went around on a tricycle with a tiny fridge container in the ‘60s. Everyone knew him as “the master of Sicily ice cream”, a thin man with dark skin tone and thin mustaches. His yell preceded him: “ainati Ciciliaaa ainati” (“ice cream Sicily ice cream”). He was the creator of Sicily ice cream that we used to enjoy on the road. A handmade and economic product, which was presented as a rectangular bar and was wrapped in silver foil. What made it unique was the taste: how was it made? What was the main ingredient? Mystery. The opinions were various. No one has ever been able to reproduce the Sicily ice cream: its creator, who disappeared overnight, never revealed the recipe.



BIKE SHARING

PH: VIV IANA BEL

LO

mobilita’

Bike sharing, l’anno della svolta Realizzate quattro nuove stazioni che si aggiungono alle sette esistenti

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URP COMUNE DI LECCE via Rubichi, 1 - Lecce tel. 0832 682312 - fax 0832 682205 - Numero Verde 800 457 300 - www.bicincitta.com

Nell’anno che potrebbe sancire il salto di Lecce verso l’orizzonte europeo con il rinascimento di capitale della cultura per il 2019, l’assessorato alla Mobilità e Trasporti del Comune di Lecce, guidato dall’assesore Luca Pasqualini, è nel pieno del lavoro per il rilancio del servizio di bike sharing. Il capoluogo salentino per la sua conformazione si presta naturalmente all’utilizzo delle due ruote e la realizzazione, negli ultimi anni, di numerose piste ciclabili

definisce il contesto adeguato per dare nuovo impulso ad un servizio che in altre città, italiane ed europee, produce ottimi risultati, riducendo il traffico di mezzi privati e le emissioni inquinanti. L’amministrazione comunale di Lecce scommette quindi sull’uso della bicicletta e di recente ha aggiunto un nuovo tassello alla costruzione della rete leggera per mettere a disposizione di studenti, turisti e residenti una modalità efficiente ed economica di spostarsi in

città. Grazie infatti ad un finanziamento del ministero dell’Ambiente – con il programma “Azioni finalizzate al miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane ed al potenziamento del trasporto pubblico, rivolto ai comuni non rientranti nelle aree metropolitane” – è stata completata l’estensione del sistema già esistente con la realizzazione di quattro nuove stazioni (Piazza Italia, Torre del Parco, Settelacquare e Piazza Ludovico Ariosto), in cui sono state installate 40 colonnine a servizio di altrettante biciclette. Questi interventi fanno seguito al primo finanziamento ottenuto dal Comune di Lecce grazie al programma triennale Ambiente che ha consentito di realizzare la prima infrastruttura composta da sette stazioni (City terminal presso il


BIKE SHARING

mobilita’

Foro Boario, area sosta ex Carlo Pranzo, ex Arena Aurora, stazione ferroviaria, Piazza Sant’Oronzo, Piazza Mazzini e via Salandra), per un totale di 90 colonnine e 70 biciclette. Una delle carte che l’assessorato alla Mobilità intende giocarsi per portare il servizio a costanti livelli di efficienza e funzionalità è creare una efficiente rete di vendita, anche mediante l’impiego dei chioschi interattivi (totem multimediali) per la distribuzione automatica delle tessere magnetiche necessarie per il prelievo dei mezzi a due ruote dalle rispettive postazioni in prossimità di diverse ciclo-stazioni, onde agevolarne la distribuzione in qualsiasi ora e giorno della settimana. 76 77

IN QUESTA PAGINA, ALCUNE DELLE POSTAZIONI DEDICATE AL BIKE SHARING. A SINISTRA, L’ASSESSORE ALLA MOBILITÀ E TRASPORTI DI LECCE, LUCA PASQUALINI

BIKE SHARING: YEAR OF THE TURNING POINT REALIZED 4 NEW STATIONS, IN ADDITION TO THE EXISTING 7 This year, the Department of Mobility of Lecce, led by Luca Pasqualini, is busy with the revival of bike sharing. Thanks to the funding from the Ministry of Environment, the existing system has been extended with 4 new stations, which include 40 columns. These actions follow the first loan obtained by the Municipality of Lecce, thanks to the three-year environmental program that allowed to develop the first infrastructure consisting in 7 stations, for a total of 90 columns and 70 bicycles. The city administration is now working on an integrated form of longterm maintenance between the plants manufacturer and the many local associations working in the cycling’s field, which also includes the possibility of relying on vending machines with the necessary tools for the use of bicycles.



CULTURA

tradizioni

DALLA COLLEZIONE PRIVATA DI GIORGIO DE GIORGI: GIUSEPPE ROSSI; A FIANCO MESCIU NINU UÌ UÌ

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di enzo turco/foto pierpaolo schiavone

L’ironia delle statuette di Mesciu Chiccu Nasone Il maestro cartapestaio Francesco Giancane, a sua volta preso di mira dalle beffe del popolo per le dimensioni del suo naso, ha sfornato una serie di caricature che hanno fatto la storia di Lecce

Lecce abbaglia e rapisce, talvolta strega. L’imponenza del suo barocco, illuminato da una luce profonda e cangiante, confonde i sensi del visitatore; i vicoli del centro storico, alcuni dei quali brulicanti di persone sia di giorno che di notte, incuriosiscono l’intelletto, come messaggi subliminali che invitano a lasciarsi conquistare senza opporre resistenza. Una delle “armi segrete” per espugnare il cuore del turista è sicuramente la bravura dei suoi artigiani, che tenacemente hanno resistito nei decenni quando il centro storico ancora attendeva la riqualificazione e il definitivo decollo. Ad un certo punto sembrava che la lavorazione della cartapesta, ad esempio, fosse destinata

a pochi superstiti ma, per fortuna, le cose sono cambiate. Le botteghe e i laboratori oggi sono molto di più che dispensari di souvenir e non mancano i giovani che hanno voluto ripercorrere la strada intrapresa da padri e nonni. Nei manufatti artigianali del passato e del presente, del resto, c’è un pezzo della storia del capoluogo salentino. Ad esempio le piccole statue in cartapesta di Mesciu Chiccu Nasone – al secolo Francesco Giancane – sono

entrate nella storia di Lecce per la loro caratterizzazione umoristica. Egli stesso colpito in prima persona dalla canzonatura popolare a causa di un naso di tutto rispetto, era un bravo cartapestaio ed eccellente plasmatore che espresse tutta la sua carica ironica attraverso una serie di deliziose creazioni che riproducevano alcuni personaggi del primo Novecento leccese. Tra queste spiccava “lu Mariu Pedicotti”, un poveraccio che per poter campare si adattava a fare piccoli lavoretti all’interno del cimitero. Era così soprannominato perché madre natura lo aveva dotato di due piedi talmente grandi da impedirgli di trovare in commercio calzature adatte. Particolarmente timido, rimaneva chiuso in casa perché si vergognava ad andare in giro scalzo e quando non ne poteva fare proprio a meno, allora li mimetizzava ricoprendoli di vernice nera brillante. Altro personaggio divertente era “Mesciu Ninu uì uì” un artigiano che per lavoro aveva soggiornato in Francia per pochissimo tempo, ma sufficiente

LE PICCOLE STATUE IN CARTAPESTA DELL’ARTIGIANO SONO ENTRATE NELLA STORIA DI LECCE PER LA LORO CARATTERIZZAZIONE UMORISTICA


CULTURA

tradizioni

DA SINISTRA: DON GIULIU PAMPASCIULU E LU MARIO PEDICOTTI

“DON GIULIU PAMPASCIULU”, MACCHIETTA TRA IL BIZZARRO E IL MALINCONICO, ERA FIGLIO DEL POPOLO, MA SI ATTEGGIAVA AD ARISTOCRATICO CON TRE QUARTI DI NOBILTÀ per fargli credere di aver imparato la lingua. Per far comprendere agli altri, spesso suoi denigratori, la padronanza della lingua d’oltralpe, intercalava nel parlare frequenti “ouì ouì”. Da ultimo “don Giuliu pampasciulu”, una macchietta tra il bizzarro ed il malinconico, vissuto fino agli anni ’50 del XX secolo. Era figlio del popolo, ma si atteggiava ad aristocratico con tre quarti di nobiltà; elegante e raffinato nel vestire con tanto di paglietta, papillon di seta e canna da passeggio si aggirava con incedere compassato per le vie cittadine. Aveva il vizio del fumo che non si poteva permettere perché troppo oneroso per le sue scarse finanze. Fumava, perciò, esclusivamente sigarette “autoprodotte” per le quali usava solo tabacco proveniente da cicche che selezionava accuratamente raccogliendole da terra con la sua canna da passeggio appositamente modificata con uno spillo conficcato nella punta. All’arte operaia di Mesciu Chiccu Na80 81

sone faceva da contraltare quella più raffinata e nobile degli acquerelli e delle sculture dell’avvocato Giuseppe Rossi (in arte Roiss, 1861 – 1942) di nobile famiglia. Assiduo frequentatore dei circoli culturali cittadini, ma dichiaratamente apolitico, da acuto osservatore della Lecce che contava a cavallo dei

due secoli, si divertiva a sottolineare l’ufanità (termine leccese che si attaglia perfettamente ad una persona boriosa, egocentrica, piena di sé e che si atteggia) di molti suoi concittadini, politici di secondo piano in continua lotta per difendere la poltrona e per non farsi ingoiare dalle sabbie mobili dell’oblio.

THE IRONY OF “MESCIU CHICCU NASONE” STATUETTES THE PAPIER-MACHE MASTER, MOCKED BY THE SIZE OF HIS NOSE, HAS CHURNED OUT CARICATURES THAT HAVE MADE LECCE’S HISTORY Lecce charms with its baroque and the busy streets, but one of the “secret weapons” is the skill of its craftsmen. Today, shops and labs have evolved and there are young people who follow the footsteps of their fathers and grandfathers. In the artifacts lies a piece of history, such as the terracotta statuettes of Mesciu Chiccu Nasone (Francesco Giancane), known for his humorous characterization. Teased because of his nose, he expressed himself through creations that reproduced some figures from the early ‘900. Among these “lu Mariu Pedicotti” who couldn’t wear shoes because of his large feet. He was ashamed to leave his house and when he couldn’t avoid it, he covered them with black, shiny paint. Another one was “Mesciu Ninu ui ui”, a craftsman who went to France for a short time, but wanted people to believe he already knew the language, with frequent “oui oui”. And then the bizarre “Don Giuliu pampasciulu” : he was poor, but pretended to be an aristocrat. He couldn’t afford tobacco, so he smoked cigarettes made out of cigarette butts, collected from the ground thanks to a rod with a needle on the tip.



CULTURA

Luoghi

POZZO ALL’INTERNO DEL MUSEO

SALA DELLA GROTTA DEI CERVI

Un museo nato per caso: nel centro di Lecce un viaggio attraverso i secoli Inaugurato nella primavera del 2008, il Museo Faggiano, a due passi da Porta San Biagio, è sorto nei locali in cui la proprietà pensava di realizzare un ristorante Il Museo Faggiano di Lecce, da quando è stato inaugurato, nell’aprile del 2008, è meta continua di turisti, in particolar modo stranieri, più che degli stessi leccesi. Eppure, come ha avuto modo di dire l’ambasciatore dell’Unesco Raymond Bondin, nelle stanze del civico 56 di via Ascanio Grandi, c’è la vera storia di Lecce. L’illustre personaggio, infatti, così ha scritto il 4 giugno 2013 nel libro dei visitatori, al termine del suo “viaggio 82 83

nel tempo” nei locali siti a due passi da Porta San Biagio: “Complimenti per questo museo di grande importanza per la città di Lecce, la vera storia di Lecce”. E pensare che simile scrigno, risalente ad almeno duemila anni fa e che è stato sede anche del convento collegato con la vecchia chiesa di San Matteo, nella sua visione moderna era stato pensato dalla famiglia Faggiano per la creazione di un ristorante.


di pino montinaro/foto pierpaolo schiavone

TORRE DI AVVISTAMENTO NELLA SIMBOLOGIA DEI TEMPLARI

PARTICOLARE DI REPERTI PARIETALI

Poi, nel 2001, a causa di una perdita proveniente dall’impianto idrico fognario, quello che doveva essere luogo di sapori per il palato è divenuto (dopo sette anni di scavi sotto la supervisione della Sovrintendenza archeologica di Taranto con la direzione dei lavori affidata all’architetto Franco De Paolis) contenitore ed espositore di un pezzo del volto messapico del territorio salentino. Tale patrimonio storico artistico, recuperato e conservato (i reperti archeologici rinvenuti sono stati depositati nel Museo Sigismondo Castromediano e presso il Castello Carlo V), ha nel cuore delle stanze del Museo Faggiano la viva testi-

A MUSEUM BORN BY ACCIDENT: IN THE CENTER OF LECCE, A JOURNEY THROUGH THE AGES OPENED IN 2008, MUSEO FAGGIANO, NEAR PORTA SAN BIAGIO, WAS BORN WHERE THE OWNERS WANTED TO OPEN A RESTAURANT From April 2008 the museum attracts tourists, more than residents. The ambassador of UNESCO Raymond Bondin said in the visitors’ book: “Congratulations for this museum of great importance to the city of Lecce, the true history of Lecce.” Dating back at least 2000 years ago, it had to become a restaurant. In 2001, due to a leak coming from the water and sewerage system, it has become a piece of history. Along the four levels from the basement, there are 34 points of interest, including the flower of life, the floor of messapic era and the old barn. On the first floor, the inscription of the 16th century: “Si deus pro nobis, quis contra nos?”(“If God is with us, who’s against us?”) Moreover, there have been ‘paranormal’ sightings: in 2013 the “Apulia’s Ghost Hunters” have detected the ghost of a monk. During the year there are exhibitions of painting and photography, poetry and music events, educational workshops, book presentations and meetings of amateur astronomers from ‘Centro ricerche astronomiche di Lecce’. Lastly, the room dedicated to the discovery of “ Grotta dei Cervi “ of Porto Badisco, called “Cappella Sistina del Neolitico” of Europe, discovered by five explorers in February 1, 1970.


CULTURA

Luoghi

LUNGO I QUATTRO LIVELLI DELLA RISALITA DAI SOTTERRANEI VERSO IL TERRAZZO, SI INCONTRANO BEN 34 PUNTI CENSITI SU CUI SOFFERMARSI: E NON MANCHEREBBE UN FANTASMA

monianza della Lecce del periodo tardo e post medievale. Infatti, lungo i quattro livelli della risalita dai sotterranei verso il terrazzo, si incontrano ben 34 punti censiti su cui soffermarsi: dal fiore della vita o rosetta dei templari (la cui presenza stava ad indicare l’ingresso in un luogo sacro), al pavimento di epoca messapica, dall’antico granaio risalente all’anno Mille a una grande cisterna scavata nella roccia nel XV secolo; e ancora: varie tombe; un pozzo profondo dieci metri che intercetta il passaggio del fiume Idume (corso d’acqua che attraversa la città e sfocia nella marina leccese di Torre Chianca); un affresco del Cinquecento; ceramiche del Seicento. Al primo piano, poi, spazio al latino con l’epigrafe del XVI secolo riferita ad un’epistola ai romani di San Paolo apostolo “Si deus pro nobis, quis contra nos?” (Se Dio è con noi, chi è contro di noi?”) fino a giungere in terrazzo dove svetta la torretta di avvistamento belvedere da cui ammirare una Lecce decisamente intima, nel suo magnifico silenzio, e naturalmente meravigliosa. Tutto finito? Assolutamente no, in quanto la ricerca può soddisfare tutti: da chi è 84 85

in cerca di simboli templari come il terzo occhio esoterico, presente all’interno di un triangolo con croce nella nicchia del vano torretta, che l’anno scorso ha attirato l’attenzione di una troupe australiana, a chi è alla caccia di un fantasma. A tal proposito, le osservazioni effettuate in una notte di primavera del 2013 dai “Ghost Hunters di Puglia” avrebbero rilevato, attraverso un apposito strumento, la presenza pacifica di un monaco; almeno così sembra. Una visione di cui, di tanto in tanto, danno testimonianza alcuni visitatori “sensibili”. Ma il Museo Faggiano non è solo uno

spazio di memoria storica che racchiude un tassello dell’antica Lecce, anzi è anche luogo di utili interventi a favore della cultura. Nel corso dell’anno, infatti, vi è un calendario di eventi che spesso vedono protagonisti i giovani con allestimento di mostre di pittura e di fotografia, con performance poetiche e musicali, laboratori didattici, presentazione di libri, o con la presenza del gruppo di astrofili, Centro ricerche astronomiche di Lecce, che tra la primavera e l’estate organizza sul terrazzo dell’edifico storico, con l’ausilio di telescopi, osservazioni collettive dello spazio. Iniziative che, ogni volta, segnano il tutto esaurito. Infine non si può concludere la visita del Museo Faggiano se prima non si è passati dalla stanza omaggio dedicata alla scoperta della “Grotta dei Cervi” di Porto Badisco, definita la “Cappella Sistina del Neolitico” europeo. Si tratta di un patrimonio dell’Umanità, scoperto da cinque esploratori il 1 febbraio del 1970, ed è l’esempio eloquente di un’Italia che non è stata capace, nel corso di questi quarantaquattro anni, di dare impulso a processi di valorizzazione, di tutela del patrimonio artistico e archeologico con conseguenti benefici per il territorio. Ma questa è un’altra storia.

A SINISTRA, IL SOFFITTO DI UNA SALA INTERNA; IN ALTO, ALCUNI REPERTI ESPOSTI



ANNA VALENTINI

FasHion & beauty

Eleganza e stile per esaltare la bellezza La cura e la passione dei professionisti della bellezza per rendere il matrimonio indimenticabile

Primavera, tempo di rinnovamento. I colori tenui dei fiori che sbocciano e il fresco profumo che rende l’aria frizzante fanno di questa stagione il momento ideale per dare avvio ad una nuova vita e quindi, per le coppie, di decidere di convolare a nozze. Il matrimonio, richiede la giusta preparazione, l’organizzazione deve essere studiata nei 86 87

minimi dettagli e Anna Valentini, hair stylist e consulente di bellezza, sa bene che è di fondamentale importanza scegliere il make up e l’acconciatura adatti, perché le foto possano raccontare, nel corso del tempo, lo spettacolo che si è vissuto quel giorno. Per ottenere risultati impeccabili, capaci di durare tutto il giorno, l’unico modo è

affidarsi a mani esperte che usino prodotti mirati e di altissima qualità. Nel suo spazio, sito nel cuore commerciale di Lecce, in via Renato Imbriani, Anna Valentini, mette a disposizione delle sue spose la decennale esperienza e, affiancata da uno staff preparato e qualificato, garantisce il look migliore che esalti la bellezza del viso e l’emozione del momento. Anna Valentini e il suo staff, professionisti del make up e dello hairstyle, accompagnano le spose nel lungo percorso di preparazione fino al giorno del fatidico sì, proponendo i trattamenti di bellezza più adatti per restituire freschezza e tonicità al volto, provato dal freddo dell’inverno, e cure per il corpo per rigenerarlo. Affidarsi alle mani esperte degli stylist di Anna Valentini significa essere sicuri che anche nelle proposte più semplici ci sarà un lavoro preciso e ben studiato dello staff, sempre al passo coi tempi grazie ai frequenti stage e corsi di perfezionamento, seguiti durante


ANNA VALENTINI via Renato Imbriani 36, Lecce (LE) tel. +39 0832 389063 - annaeanna@live.com AnnaValentiniBeauty

l’anno, curati da La Bioesthetique Paris. Inoltre, si ha a disposizione un’ampia gamma di prodotti per capelli e pelle, sviluppati in moderni laboratori secondo standard d’avanguardia non provati sugli animali e dermatologicamente testati. Anche per Anna Valentini la primavera è sinonimo di rinascita e creatività: è il momento dell’anno in cui sperimentare e anticipare tendenze e trucchi. La parola d’ordine è giocare: con i colori e con le

Annavalentini7

acconciature per esaltare la bellezza e l’emozione che naturalmente traspare sul volto quel giorno. Morbidi chignon, capelli raccolti in acconciature più strutturate, impreziositi con decorazioni floreali o da perline, che possono valorizzare anche il capello corto. Onde morbide che accarezzano e incorniciano il viso, colori ben sfumati per far risplendere l’incarnato, il tutto per dare quel tocco glamour e naturale al tempo stesso. Eleganza e stile, mai banale né

THE VALUE OF THE MEDITERRANEAN’S GOLD “AGROQUALITY” TO “DIO COME TI OLIO”, LECCE TRACES THE PATH OF QUALITY FOR THE MEDITERRANEAN’S GOLD Liquid gold, the extra virgin is synonymous of healthy nutrition and cultural symbol of the Mediterranean area. It has to be protected in order to increase its value in the foreign trade. From this idea, “Agroquality” was born: it’s a project that sees the twinning of the city of Lecce with the Greek region of Epirus. That golden thread that accompanies our dishes is “a unique gold, not only of Salento, but also of the Mediterranean and today it should aim for international markets” claimed Alessandro Delli Noci, Assessor for Community policies of the Municipality, during the conference presentation ‘L’Oro del Mediterrano’ held on January 28. The project consists in an electronic archive in support of the Italian and Greek olive farms, equipped with a satellite-based system to identify the product’s origin. The mediterranean’s gold has also won the audience of

eccessivo. Tutto deve essere impeccabile ed ecco che per l’ottima riuscita del matrimonio Anna Valentini si affianca anche di una qualificata wedding planner, Flavia Robbe, della Flavia Robbe Event Wedding Planner, capace di rendere il giorno del matrimonio indimenticabile. “Il mondo del wedding è ricco di particolari che fanno la differenza. Ogni dettaglio dev’essere in sintonia con l’altro per avere un evento armonioso in ogni sua forma – afferma Flavia Robbe –. La sintonia con Anna è fondamentale: se non si ha la stessa idee di raffinatezza, eleganza, bellezza, non si può dare armonia agli elementi che comporranno l’evento. Il trucco e l’acconciatura della sposa non possono prescindere dall’ abito e dal bouquet. Spesso anche la wedding cake viene concepita basandosi sullo stile della sposa”. Rendere il matrimonio un giorno memorabile: solo i professionisti come Anna Valentini possono curare alla perfezione.


CULTURA

musica

Dieci anni di “Mazzate pesanti”

FOTO GENTILMENTE CONCESSA DA MAURO TOMA

Nel 2004 veniva pubblicato il secondo cd di Aramirè, Compagnia di musica salentina. Tre anni dopo un concerto trionfale alla Carnegie Hall di New York e lo scioglimento del gruppo

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di vincenzo santoro/

In questi mesi ricorre l’anniversario dell’uscita di uno dei lavori discografici più interessanti prodotti della scena della nostra musica popolare: il cd Mazzate Pesanti di Aramirè – Compagnia di musica salentina. Il gruppo, nato nel 1996 sulle ceneri di un ensemble storico, il Canzoniere di Terra d’Otranto (di cui rimangono in azione Luigi Chiriatti, Roberto Raheli e Sandro Girasoli), si è caratterizzato per l’ambizione di mettere in campo un lavoro complessivo di valorizzazione del patrimonio musicale salentino, concretizzatosi soprattutto nell’attività della casa editrice omonima che, utilizzando la formula editoriale del libro allegato al cd, si è presa carico, in una serie di pubblicazioni imprescindibili, di restituire alla fruizione collettiva le registrazioni storiche della musica di tradizione locale, frutto delle “ricerche sul campo” realizzate a partire dagli anni Cinquanta. Anche grazie a questa impostazione “impegnata”, gli Aramirè fin dall’inizio sono riusciti ad avere una buona attività

ALCUNE CANZONI ESPLICITAVANO LA POLEMICA STORICA DEL GRUPPO CONTRO LA “DERIVA COMMERCIALE” DEL SALENTO “PIZZICATO” concertistica anche fuori dal Salento, partecipando a importanti eventi nazionali e internazionali (in particolare a Minorca, nelle Baleari, in Irlanda, in Bretagna, e a più riprese negli Stati Uniti: Los Angeles, Filadelfia, New York). Nel 2001 viene pubblicato Sud Est, il primo intenso cd del gruppo, apprezzato dagli appassionati e accolto molto bene dalla stampa specializzata, dove ottiene prestigiose recensioni. Dopo varie vicissitudini e cambiamenti (dei fondatori rimarrà solo Roberto Raheli, che di fatto svolgerà il ruolo di leader), nella primavera del 2004 si arriva alla pubblicazione del secondo lavoro discografico, Mazzate pesanti, un cd originale e innovativo, soprattutto per alcuni brani che contenevano testi di critica politica e sociale. In parti-

colare, alcune canzoni esplicitavano la polemica storica del gruppo contro la “deriva commerciale” del Salento “pizzicato” e contro la sua manifestazione più nota, la Notte della Taranta, a partire dal brano che dà il titolo al cd, in cui l’etnicu-ncazzatu Raheli (autore di tutti i testi nuovi) con la sua ironia corrosiva non risparmia nessuno: il Salento da cartolina tutto “mare e pizzica” costruito ad uso e consumo dei turisti; gli amministratori che con i grandi festival imboniscono la gente e cercano di nascondere l’indifferenza per il degrado in cui versa il territorio; i musicisti “etnici”, che si improvvisano sui palchi senza una conoscenza adeguata della tradizione musicale. Contro tutte queste “degenerazioni”, la canzone invita ad usare “li soni e


CULTURA

musica

IL CARNEGIE HALL, A NEW YORK, DOVE IL GRUPPO SI ESIBì PRIMA DELLO SCIOGLIMENTO

li canti” per sferrare metaforiche (ma non troppo) “mazzate pesanti”. Alcuni brani del cd sono rielaborazione parziali di materiali tradizionali, con dei testi aggiornati agli avvenimenti di oggi, come Opillopillopì, un vecchio canto di protesta, composto negli anni Settanta (il ritornello: “opillopillopì opillopillopà bisogna pur lottare ma per la libertà”), a cui vengono aggiunte delle strofe di solidarietà con gli immigrati stranieri e anche di ironica e graffiante satira politica, e come Scusati amici cari, che diventa una critica pungente agli eccessi della moda esotica del Salento “tarantato” da vendere ai turisti, tutto mare, orecchiette e pizzica: “E culle scarpe nove aggiu scire a Santu Paulu, me fingu tarantatu e fazzu sordi comu a nu diavulu / Li ragni e le tarante suntu merce sapurita, lu tarantismu è morto ma lu tarantismu è vita”. A Tricase no’ sse cantau chiui è invece 90 91

un brano integralmente di nuova composizione, che ricorda la “rivolta di Tricase” del 15 maggio 1935, dove una manifestazione di tabacchine venne repressa nel sangue dalla forza pubblica: morirono cinque manifestanti. Completano il cd, insieme ad alcuni brani tradizionali poco noti reinterpretati più o meno fedelmente, una “nuova” pizzica dedicata ad Adriano Sofri, coinvolto in quegli anni in un controverso caso giudiziario. Mazzate Pesanti, lavoro emblematico di un approccio che si rifà soprattutto alle

esperienze più avanzate del folk-revival nazionale (non a caso Ivan Della Mea dedicò al cd una bellissima recensione pubblicata su l’Unità), riascoltato oggi, conserva tutti i motivi di interesse che aveva al momento dell’uscita, considerato anche che in pochissimi della scena salentina, piuttosto concentrata sull’esaltazione degli aspetti festosi e ludici della tradizione musicale, ne hanno seguito l’esempio. Tre anni dopo l’uscita del cd, dopo un concerto trionfale alla Carnegie Hall di New York, il gruppo deciderà di cessare le proprie attività.

10 YEARS OF “MAZZATE PESANTI” (HEAVY BLOWS) IN 2004 WAS RELEASED THE 2ND CD BY ARAMIRÈ - SALENTO MUSIC COMPANY. 3 YEARS LATER, A GREAT CONCERT AT CARNEGIE HALL IN NEW YORK AND THE BAND’S BREAK-UP In these months, the anniversary of one of the most interesting works of our popular music is celebrated: “Mazzate Pesanti” by Aramirè. The band, born in 1996, has focused on the the musical heritage of Salento, also thanks to the publishing house, presenting the historical recordings of traditional music from the 50s. Aramirè have had a good live activity even outside of Salento. In 2001 they published “Sud Est”, 1st cd, loved by fans and press. In 2004 they released their 2nd cd, “Mazzate Pesanti”. The song by the same tells about the “commercial drift” of the “pinched” Salento and the “Notte della Taranta”, in which Raheli (leader and songwriter) blames the festivals directors who try to hide the indifference about land degradation and the “ethnic” musicians, who know little of the music tradition. So the song invites to use “li soni e li canti” (sounds and poems) to hit with virtual “heavy blows”. Some songs are revised traditional pieces with updated lyrics, as “Opillopillopì”, “Scusati amici cari”, and “A Tricase no’ sse cantau chiui”. Among other tracks, the CD contains a “new pizzica” for Adriano Sofri, involved in a controversial court case. 3 years after the release of the CD and the glorious concert at Carnegie Hall in New York, the group will break-up.



CULTURA

teatro

FACTORY COMPAGNIA TRANSADRIATICA - PH: CARLO EMILIO BEVILACQUA

Nati per il

TEATRO

Alcune delle numerose realtà presenti nella provincia portano avanti con coraggio l’esempio dei grandi attori nati in questa poliedrica terra Tra i percorsi non convenzionali che il Salento offre ai visitatori, uno in particolare unisce l’arte alla fantasia, la realtà al sogno. Chi è abituato a mettere al centro dei propri viaggi la cultura, chi non si accontenta di una conoscenza superficiale dettata dai classici itinerari turistici, non potrà esimersi dal notare che c’è un filo sottile che collega le piazze del Leccese ed è costituito dall’arte della recitazione. Il Salento è una terra a spiccata vocazione teatrale. Lo si evince non tanto dalle strutture esistenti quanto dalla presenza di innumerevoli compagnie, la maggior 92 93

parte delle quali di livello amatoriale. Alcune tra esse si sono fatte conoscere per la qualità del loro lavoro, proponendo sulla scena nazionale spettacoli sperimentali. E poi, non bisogna dimenticare che a queste latitudini sono nati grandi uomini che hanno rivoluzionato la scena teatrale. Il genio sregolato di Carmelo Bene (Campi Salentina 1937 - Roma 2002) nel corso della sua lunga carriera ha stravolto le regole del teatro di rappresentazione ed è ancora oggi riconosciuto come uno dei maggiori interpreti a livello mondiale.

Va ricordato anche Eugenio Barba (Gallipoli, 1936), regista teatrale, fondatore ad Oslo nel 1964 dell’Odin Teatret, che ha inventato una nuova forma di cultura teatrale, annullando la separazione tra attori e spettatori. Non ultimo, Mario Perrotta (Lecce, 1970) attore e regista, pluripremiato e vincitore per due volte del più ambito riconoscimento del teatro italiano: a lui sono andati il premio speciale Ubu nel 2011 e il premio Ubu 2013, come migliore attore protagonista. È Lecce la città che dà testimonianza della naturale predisposizione all’arte


di ilaria lia/

IPPOLITO CHIARELLO

della recitazione, facendo bella mostra di un teatro romano, incastrato nei vicoli del centro storico, e dell’anfiteatro, in piazza Sant’Oronzo. Luoghi di un lontano passato che ancora oggi assolvono alla loro funzione. Di epoca contemporanea è il Politeama Greco, contenitore principe degli eventi lirici e poi c’è il piccolo gioiello, il teatro Paisiello, dove è di casa la stagione di prosa. Da non dimenticare il maestoso teatro Apollo, sottoposto negli ultimi anni a lavori di restauro. Nel capoluogo si concentrano anche le

PH: ANDREA RAHO

PH: CARLO EMILIO BEVILACQUA

FACTORY COMPAGNIA TRANSADRIATICA

LA CALANDRA

compagnie teatrali più rinomate. I Cantieri teatrali Koreja, teatro stabile d’innovazione del Salento, nato ad Aradeo e trasferitosi poi a Lecce, sono un costante punto di riferimento grazie alle sue molteplici attività, tra laboratori, produzioni e rassegne per tutti i tipi di spettatori. Astràgali Teatro, riconosciuto dal ministero per i Beni e le Attività Culturali come compagnia teatrale d’innovazione, è nato nel 1981 per fare teatro e per formare attori. La Factory Compagnia Transadriatica nasce come associazione

culturale nel 2009 con l’intento di ideare e proporre progetti di formazione culturale, di educazione al teatro, rivolgendosi soprattutto alle scuole. È sorprendente vedere come in quasi ogni paese del Salento ci sia un brulicare di piccole compagnie che propongono sistematicamente spettacoli o commedie in vernacolo. Il loro lavoro è portato avanti solo dalla passione, che riesce a far sopportare i sacrifici, soprattutto economici. Tra le compagnie più attive della provincia va citata sicuramente


CULTURA

teatro

MARIO PERROTTA

PH: FIORA BEMPOARD

PH: LUIGI BURRONI

QUESTA TERRA HA DATO I NATALI A GRANDI UOMINI CHE HANNO RIVOLUZIONATO LA SCENA TEATRALE

EUGENIO BARBA

PH: ANDREA RAHO

LA CALANDRA

CARMELO BENE

la Calandra, nata a Tuglie nel 1991 e conosciuta a livello nazionale e per gli spettacoli che propone e per essere organizzatrice del premio omonimo, arrivato alla nona edizione. E ancora da segnalare è l’esperienza che sta facendo Ippolito Chiarello che, con la sua Nasca teatri di terra, ha proposto il barbonaggio teatrale anche in diverse capitali europee. La cultura del teatro è un tesoro intangibile che conferisce pregio al territorio. Un settore meritevole di maggiori investimenti, perché la cultura produce non solo conoscenza, ma anche lavoro e ricchezza. 94 95

SALENTO, LAND DEVOTED TO ACTING THE ACTING COMPANIES IN THE AREA CARRY ON THE EXAMPLE OF THE GREAT ACTORS BORN IN THIS VERSATILE LAND Salento has a strong vocation to theater. There are many companies offering performances: many at amateur level, many with quality and competence. In addition, this land has given birth to great men who have revolutionized the scene. Carmelo Bene, who altered the rules of the representation theater; Eugenio Barba, who invented a new form of theater culture, eliminating the separation between actors and spectators and Mario Perrotta, actor and director, winner of “Premio Speciale Ubu 2011” and “Premio Ubu 2013” for Best Actor. Furthermore, Lecce has a natural predisposition to the art of acting, with a Roman theater, the amphitheater in Piazza Sant’Oronzo, Politeama Greco, Teatro Paisiello and Teatro Apollo, now under restoration. In Lecce are also concentrated the most renowned theater companies: Cantieri teatrali Koreja, Astràgali Teatro, Factory Compagnia Transadriatica and Calandra. Worth mentioning is the experience by Ippolito Chiarello that, with his Nasca teatri di terra, proposed the theatrical “barbonaggio”. The theater culture is a treasure which values the area. Too bad there aren’t enough investments in this sector, often overlooked by the very residents.



TERRITORIO

iL personaggio

il

QUANDO È destino CHE BUSSA ALLA TUA PORTA

Disegnatore per passione, si trova quasi per caso a fare l’illustratore anche per un grande quotidiano 96 97


a cura di ilaria lia/

SAN MICHELE ARCANGELO

Il tratto sicuro e preciso delle caricature e la ricercatezza nei temi e nelle tecniche sono riconducibili ad un disegnatore e artista di Acaya, Claudio Rugge. Ha sempre avuto la passione per il disegno, e dopo vari tentativi nel cercare la sua strada, si è dovuto arrendere alla sua passione. “Non posso dire con precisione quando ho capito che mi piaceva disegnare,

probabilmente da piccolissimo, appena ho visto che la penna lasciava un segno sul foglio. Da bambino mi deve essere sembrata una bacchetta magica – racconta Claudio Rugge –, mia nonna si ricordava dei disegni che ho fatto a due anni, mentre io ho rimosso completamente, e questo per dire che ho iniziato a disegnare da subito”. Da quando ha capito che poteva

diventare una professione? “Nonostante avessi l’attitudine a disegnare, non ho mai pensato di farne un lavoro, ci sono arrivato dopo, col tempo. Solo quando mi sono arrivate le prime proposte serie da parte di giornali, intorno al 2000, ho dato maggior peso a quello che facevo. Intanto, nel corso degli anni ho continuato sempre a studiare da autodidatta, affinando le tecniche.


TERRITORIO

iL personaggio

L’ESPERIENZA UNIVERSITARIA NON ANDÒ A BUON FINE, BEN PRESTO MI SONO RESO CONTO CHE CON LA MATEMATICA NON AVEVO FEELING Ciò che mi ha sempre affascinato e che tutt’ora mi interessa è l’estetica filosofica, ho sempre cercato di accostare l’arte alla filosofia. Studiando mi sono imbattuto nella frase di Fëdor Dostoevskij ‘La bellezza salverà il mondo’. Su questa espressione sono stati scritti diversi testi, anche di teologia e devo dire che ho cercato sempre ispirazione da ciò”. A quando risale il primo lavoro? “Il primo lavoro vero e proprio l’ho realizzato per Teleradio Città Bianca, un giornale gratuito che veniva distribuito allo stadio, pubblicato da Scanderberg. Allora avevo 16 anni. La cosa singolare 98 99

è che la pubblicazione era a carattere sportivo, ed io che non mi sono mai interessato di calcio, seguivo le indicazioni di mio cugino, era lui che di volta in volta che mi diceva cosa rappresentare. Ricordo che allora guadagnai 100 mila lire. Poi ho interrotto la collaborazione, anche perché poi mi trasferii a Pescara, avevo deciso di iscrivermi presso la facoltà di Architettura. Nonostante tutto ho sempre continuato a disegnare per hobby. L esperienza universitaria non andò a buon fine, ben presto mi sono reso conto che con la matematica non andavo d’accordo. Subito dopo ho

CONVERSIONE DI SAN PAOLO (ESPOSTO PRESSO LA CAPPELLA DI SAN PAOLO AD ACAYA); IN BASSO, LA SACRA FAMIGLIA



TERRITORIO

iL personaggio DA SINISTRA IN SENSO ORARIO: I NEGRAMARO, ERRI DE LUCA, KINGS OF CONVENIENCE; A SINISTRA GORAN BREGOVIC E MONI OVADIA

WHEN FATE KNOCKS AT YOUR DOOR DRAWER FOR PASSION, ILLUSTRATOR BY ACCIDENT Claudio Rugge, artist from Acaya, has always had a passion for drawing and after several attempts, he had to surrender to his passion. “I probably realized I liked to draw when I was little, but I only started taking it seriously in 2000, with the first offers by the newspapers. Dostoevsky’s sentence ‘Beauty will save the world’, gave me inspiration. The first job was for a free newspaper, Teleradio Città Bianca: I was 16 years old. I later moved to Pescara, where I have enrolled at the Faculty of Architecture, but soon I realized that mathematics wasn’t for me. Then I tried with the theology seminary, but it

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just didn’t work. I started painting religious icons, byzantine, as the picture exhibited at the Faggiano museum, called La sacra Famiglia (The sacred Family), where I tried to merge the sacred tract of Michelangelo with that of Byzantine icons: it was much appreciated and I’m satisfied. Around 2000 I’ve been contacted by La Carrozza newspaper, distributed in Lecce and known for the caricatures of local politicians. There, I started drawing cartoons, but it’s in the weekly Il Corsivo that I gave my best. When Il Corsivo closed its publications, I stopped working and two years ago I received a proposal from La Repubblica, where I worked in summer, and I also created illustrations for several books. Now I like to carve the local stone and I will try engravings soon.”

provato a fare qualche esame presso il Seminario di teologia, ma anche qui, sono stato ‘distratto’ dal disegno: in quel periodo ho iniziato a dipingere icone sacre, bizantine, il genere mi piace ancora e spesso mi dedico a realizzare quadri di questo tipo”. E difatti, una delle opere che ha riscosso successo ultimamente è proprio un quadro sacro esposto nel periodo natalizio, presso il museo Faggiano. “Vero, il quadro si chiama La sacra Famiglia e ci tengo in modo particolare perché lì ho cercato di fondere due generi, il tratto sacro di Michelangelo fuso con quello delle icone ortodosse, è stato apprezzato molto e sono soddisfatto”. Tornando al suo percorso, dopo le sue esperienze il lavoro da illustratore ha bussato alle sue porte. “Sì, era intorno al 2000 che mi contattarono dalla redazione del giornale satirico La Carrozza, distribuito a Lecce e conosciuto per le caricature dei politici locali. Lì iniziai a disegnare le vignette


È NEL SETTIMANALE IL CORSIVO CHE SONO RIUSCITO A FARE DI PIÙ E A TIRARE FUORI IL MEGLIO DI ME

che mi venivano commissionate con le quali si voleva prendere un po in giro il politico di turno. È stata una bella vetrina e una bella palestra. Successivamente è nel settimanale Il Corsivo che sono riuscito a fare di più e a tirare fuori il meglio di me, essendo più libero nel realizzare la vignetta sono riuscito a sviluppare la mia vena satirica”. Tra i personaggi che ha disegnato più spesso? “Mi è capitato con il sindaco di Lecce Paolo Perrone”. Dopo le esperienze con la stampa locale, è arrivato un altro grande riconoscimento. “Quando il Corsivo ha chiuso le pubblicazioni sono stato fermo per qualche anno,

e poi invece, due anni fa circa ho ricevuto una proposta dal quotidiano La Repubblica (redazione di Bari). Avevano visto i miei disegni, sono piaciuti e mi hanno chiesto di lavorare per il periodo estivo, nella rubrica dedicata agli spettacoli per fare le caricature dei personaggi che venivano intervistati. In più, ho realizzato delle illustrazioni anche per alcuni libri, tra i quali anche quello di Pierpaolo De Giorgi, sul tarantismo”. Nel suo studio si dedica anche alla

pittura, di solito a chi si ispira? “Direi che per quanto riguardano le caricature e le illustrazioni è stato Andrea Pazienza, per quanto riguarda l’arte sacra, invece, è stato indubbiamente Michelangelo”. In quale tecnica vorrebbe provarsi adesso? “Quando capita cerco di scolpire, per ora riesco a fare solo piccole cose, in pietra leccese. Non ho mai provato le incisioni, ma presto mi cimenterò”.


TERRITORIO

natura

OPHRYS PARVIMACULATA

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di mariella tamborrino/

NEOTINEA LACTEA

OPHRYS APULICA

La terra delle mille orchidee Rare e preziose,selvatiche e variegate, germogliano nei prati e nella macchia mediterranea Sono piccole, piccolissime, ma non per questo meno preziose delle “colleghe” tropicali, dall’aspetto decisamente più esuberante. Le orchidee salentine, vanto del territorio, sono esemplari di innegabile bellezza che germogliano spontaneamente nelle aree prative o nella macchia mediterranea. A prima vista potrebbero essere scambiate per semplici fiori di campo. Ma basta uno sguardo più attento per cogliere tutte le sfumature e le caratteristiche che ne consacrano l’appartenenza alla famiglia delle orchidacee. Solo in provincia di Lecce, in primavera,

ne sbocciano almeno 40 specie differenti, suddivise in quattro famiglie principali. A queste si aggiungono oltre 60 ibridi. Un piccolo grande primato, forse non noto a tutti, anche se c’è chi da anni studia e osserva questi fiori originali. Delicati capolavori della natura che si possono scorgere semplicemente chinando lo sguardo per terra. Basta solo un’occhiata per lasciarsi rapire dalle forme, mai uguali fra loro, dai colori, delicati o vivaci a seconda della specie e talvolta dal profumo delicato e dolciastro. Le dimensioni sono piccole; l’altezza dello scapo fiorale (cioè lo stelo) può

variare dai 2 ai 30 centimetri, e i fiori, (costituiti dai petali e dal labello, in genere diverso per forma e colore in ogni specie), non superano i 2 centimetri di larghezza e i 3 di lunghezza, ma ve ne sono molti che non superano i 5 millimetri. Gioielli della flora spontanea locale, ma attenzione: splendidi da ammirare nel loro habitat naturale, morirebbero nei vasi, una volta sradicati e portati a casa. Questo perché per sopravvivere le piante, hanno bisogno di un particolare fungo (micorrizza) che si trova nel terreno. Va sottolineato che sono esemplari da tutelare.


TERRITORIO

natura

ROBERTO GENNAIO

È assolutamente vietato raccoglierle. Per i trasgressori, le multe previste sono salatissime. Alcune delle orchidee spontanee del Salento sono incluse nelle “Liste rosse”, stilate appositamente per tutelare flora e fauna del territorio a rischio di estinzione e sono protette

dalla Convenzione Internazionale di Washington (CITES) che ne vieta la raccolta e il commercio. Al momento non c’è una legge nazionale o della Regione Puglia, (altre regioni da tempo hanno legiferato in merito), ma ci si augura che quanto prima possa

SERAPIAS X GENNAIOI IBRIDO TRA SERAPIAS CORDIGERA E SERAPIAS APULICA

esserne varata una al fine di tutelare questo ricco patrimonio botanico che molti ci invidiano. Roberto Gennaio, tecnico della prevenzione dell’ambiente, naturalista, in servizio presso il Dipartimento di Lecce dell’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente ha anche pubblicato un volume riccamente illustrato, Le Orchidee del Salento, scritto insieme a Piero Medagli del laboratorio di Botanica sistematica dell’Università degli Studi del Salento ed al professore Livio Ruggiero, docente presso lo stesso ateneo. Un lavoro di ricerca minuzioso svolto per diversi anni sul territorio salentino che ha permesso di censire e scoprire nuove specie. A lui è stato anche dedicato un ibrido Serapias x Gennaioi. Salento terra di orchidee? Su questo non ha dubbi. “In primavera, ogni anno, i nostri prati e la nostra macchia mediterranea, si arricchiscono di numerosi esemplari di orchidee spontanee. Non si fanno notare come quelle tropicali, anzi, per scovarle bisogna inginocchiarsi tra la

ANACAMPTIS PALUSTRIS

È VIETATO RACCOGLIERLE PER I TRASGRESSORI LE MULTE PREVISTE SONO SALATE. ALCUNE DELLE ORCHIDEE SPONTANEE DEL SALENTO SONO INCLUSE NELLE “LISTE ROSSE” 104 105



TERRITORIO

natura

SI RINGRAZIA PER LA DISPONIBILITÀ IL PROPRIETARIO LUIGI FAGGIANO

vegetazione e, in alcuni casi, stendersi proprio per terra. Solo così possiamo godere appieno della bellezza dei fiori.” Pochi le conoscono. E non tutti sanno che c’è un comportamento da seguire per evitare che si estinguano. “Nel corso degli anni, la frammentazione e la riduzione di peculiari habitat, hanno causato la regressione di molte specie, alcune si sono estinte. Occorre prestare sempre la massima attenzione per non danneggiare questi esemplari, e soprattutto evitare assolutamente di raccoglierli. In più l’uso spropositato degli erbicidi e degli insetticidi utilizzati in agricoltura ha comportato una regressione anche delle popolazione degli insetti impollinatori che non hanno così permesso il perpetuarsi delle specie”. Raccomandazioni a parte, non c’è, al momento, una legge che tuteli le orchidee salentine. “Ancora no. Pur trattandosi di un patrimonio naturalistico di innegabile valore, al momento non c’è una legge ad hoc. Mi auguro che la Regione possa rimediare 106 107

IN ALTO, IL BACINO DELL’IDUME, HABITAT DELLE ORCHIDEE SPONTANEE; A DESTRA UN ESEMPLARE DI ANACAMPTYS FRAGRANS

presto. Intanto, negli ultimi anni, con l’istituzione di molti parchi naturali regionali, come quelli di Ugento, Porto Cesareo, Gallipoli, Otranto-Tricase, lì flora e fauna selvatiche sono tutelate”. Quando fioriscono? “Le orchidee salentine germogliano in primavera e, in genere, il loro ciclo biologico dura poche settimane. Alcune specie fioriscono a febbraio, mentre la

maggior parte degli esemplari solo quando il clima diventa più mite, protraendosi per alcune specie fino a giugno”. Il Salento scrigno di biodiversità. Sono almeno 60 gli ibridi scoperti: gli ultimi due, appena un anno addietro. “Vero, lo scorso anno ho scoperto un ibrido in località Pescoluse, tanto che gli è stato dato il nome di Ophrys x Pescolusae. L’altro, scoperto nel Parco



TERRITORIO

natura

È DOCUMENTATO CHE IN PRIMAVERA, NE SBOCCIANO ALMENO 40 SPECIE DIFFERENTI. A QUESTE SI AGGIUNGONO OLTRE 60 IBRIDI

SERAPIAS CORDIGERA

SERAPIAS VOMERACEA

regionale Litorale di Ugento, è stato dedicato al botanico inglese Enrico Groves, fiorentino di adozione, uno dei primi che ha studiato in maniera sistematica la flora salentina, ed è stato chiamato Ophrys x Grovesii”. Gli ibridi, ovvero gli incroci fra le diverse specie, come si formano? “Gli ibridi naturali si originano grazie all’in-

ganno subito da alcuni insetti. Molto spesso il labello delle orchidee, cioè il petalo più grande, policromo e decorato, come quello del genere Ophrys, assume le sembianze dell’addome di un insetto femmina. I maschi, ingannati e attratti dall’odore di particolari ormoni sessuali emessi dal fiore (ferormoni), nel tentativo di accoppiarsi, trasportano il polline da un fiore all’altro, nell’ambito della

THE LAND OF A THOUSAND ORCHIDS RARE AND PRECIOUS, WILD AND VARIED, THEY SPROUT IN THE LAWNS AND IN THE MEDITERRANEAN SCRUB In the sole Lecce’s province, in Spring, at least 40 different species bloom, divided into 4 main families. In addition there are more than 60 hybrids. It’s forbidden to collect them and the fines are salted. Some of the orchids are included in Salento “Red Lists” and are protected by the International Convention of Washington, which prohibits the collection and trade. Roberto Gennaio, environmental prevention engineer, naturalist, has also published an illustrated book, Le Orchidee del Salento, written with Piero Medagli of Systematic Botany lab of Salento University and professor Livio Ruggiero. A research that has allowed to survey and discover new species. The hybrid Serapias x Gennaio was named after him. Why’s Salento considered land of orchids? “In Spring, every year, our lawns and Mediterranean are enriched

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stessa specie. Ogni orchidea ha il suo insetto impollinatore specifico: talvolta l’insetto può sbagliare partner depositando il polline di una specie sul fiore di un’altra, dando vita a degli ibridi naturali. Inoltre, poiché questi ibridi non sono sterili, in un lungo processo evolutivo (speciazione), possono divenire a loro volta delle nuove specie. E la ricerca continua”.

by numerous specimens, many of which are incredibly small.” Not everyone knows how to treat them “The fragmentation and reduction of the habitats have caused the regression and extinction of many species. Avoid collecting them, and don’t over-use herbicides and insecticides”. There isn’t a law that protects Salento’s orchids at the moment. “I really hope the region will act soon.” When do they bloom? “The orchids sprout in Spring and, in general, their biological cycle lasts a few weeks. Some bloom in February and the majority in a milder climate, around June”. How do hybrids come to life? “The male insects, deceived and attracted by the smell of specific sexual hormones emitted by the flower, carry pollen from one flower to another. Sometimes the insect can deposit pollen on a flower of another species, giving birth to natural hybrids”.



TERRITORIO

promozione

Mare, cultura, cibo Per chi non può stare senza Il Salento, in genere, crea dipendenza. Il progetto di Password Ad srl è pensato per soddisfarla, tutti i giorni dell’anno Foto e video. L’immediatezza delle webcam, il sempre affascinante odore della carta stampata. L’eleganza editoriale di una rivista, l’accessibilità dei portali, la praticità delle guide tascabili. Il progetto 365 giorni nel Salento è nato con l’ambizione di raccontare le eccellenze naturalistiche, storiche, enogastronomiche della provincia di Lecce con uno sguardo originale, ma anche complessivo. E all’inizio del 2014, sospinto dal successo in termini di pubblico, è arrivato alla Bit di Milano (febbraio) e alla Itb di Berlino (marzo), due appuntamenti fieristici imprescindibili a livello internazionale per il comparto turistico. Proprio in questi due teatri importanti, nei quali si anticipano le nuove tendenze e le proposte del settore Password 110 111

Ad srl, società di comunicazione di Nevio D’Arpa, ha presentato il suo ambizioso progetto, 365 giorni nel Salento, volto ad un innovativo e completo modo di promuovere il territorio, ottenendo un largo consenso. Il Salento non perde il suo appeal, anzi, e sono proprio queste manifestazioni a restituire un feedback positivo sul trend delle vacanze nel tacco d’Italia, che non sembra minimamente calare. Nei giorni della Bit a Milano, lo stand della Puglia e in particolare della Password Ad srl sono stati letteralmente presi d’assalto da visitatori, buyers e giornalisti, curiosi di scoprire le novità per la prossima stagione estiva, attirati dall’onda dei clamori che ormai da diversi anni la regione suscita. Password Ad è stata anche organizza-

trice di un workshop di presentazione del progetto dal titolo “Salento, non solo un’avventura estiva. Seguiteci 365 giorni all’anno” durante il quale hanno relazionato alcuni professionisti del settore, e che ha avuto il pregio di ospitare un personaggio d’eccezione e competente quale il senatore Dario Stefano, ex assessore regionale all’agricoltura, sempre molto attento alle esigenze del territorio e partecipe alle diverse iniziative che hanno lo scopo di promuovere la Puglia in generale. Un risultato analogo, in termini di successo di pubblico e di contatti realizzati, si è avuto nella manifestazione berlinese. Anche in quest’occasione Password Ad presentando i suoi prodotti innovativi è riuscita a stuzzicare la curiosità nei visitatori stranieri.


di redazione/foto viaggiareinpuglia.it - agenzia pugliapromozione

SUCCESSO DI PUBBLICO PER PASSWORD AD SRL, PRESENTE ALLA BIT DI MILANO E ALLA ITB DI BERLINO Contatti che si trasformeranno con tutta probabilità in nuove esperienze di vacanza per nuovi viaggiatori e altre opportunità per chi lavora nel campo dell’accoglienza e dell’intrattenimento. Il prossimo appuntamento che vedrà Password Ad srl protagonista sarà a

Napoli, dal 4 al 6 aprile, presso la Borsa Mediterranea del Turismo, un altro importante appuntamento per far conoscere le mille sfaccettature dell’accoglienza salentina. Qualche anticipazione sulle novità per la stagione estiva 2014: il progetto verrà

ampliato con un’applicazione per smartphone e tablet studiata per rendere disponibili tutti i prodotti editoriali da qualsiasi dispositivo di comunicazione. Chi si ferma è perduto, spostare l’obiettivo sempre più in avanti è il metro che misura la passione e la professionalità di un attore che ha deciso di entrare dalla porta principale nel settore della promozione turistica. Il Salento è un territorio vasto e complesso. Se la luce del sole e la limpidezza del mare sono le coordinate visive che attraggono il visitatore sin dal primo momento, un patrimonio immenso di storie, di aneddoti, di tradizione resta sullo sfondo, a disposizione di chi vuole penetrare, lasciandosi trasportare da una corrente magica, nelle bellezze di questo lembo di terra compreso tra


TERRITORIO

promozione

IL PROSSIMO APPUNTAMENTO PRESSO LA BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO A NAPOLI, DAL 4 AL 6 APRILE

PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO LO STAND DELLA PUGLIA È STATO PREMIATO ALLA ITB DI BERLINO COME MIGLIORE ESPOSITORE NELLA CATEGORIA EUROPA CON IL BEST EXHIBITOR AWARD

due mari e proiettato per posizione e per vocazione verso il Mediterraneo. È questo il criterio che ha ispirato la concezione di tutti i prodotti editoriali di 365 giorni nel Salento, ciascuno con le proprie specificità. Occhio alla spiaggia è un servizio di webcam, dislocate sulle principali località costiere, che consente

ogni giorno una scelta affidabile su dove trascorrere una giornata di mare e un elemento di valutazione in più per chi, lontano dal Salento, vuole farsi un’idea precisa rispetto al luogo di villeggiatura. Per accedere al servizio basta collegarsi al sito www.365giorninelsalento.it , organizzato in cinque categorie: accoglien-

za, gusto, servizi, informazioni, eventi e località – nella quali sono disponibili, tutte le informazioni relative a strutture ricettive, ristorazione, trasporti, feste e sagre, concerti, servizi di pubblica utilità. Tutti i contatti sono presenti anche nell’omonimo catalogo annuale che viene distribuito gratuitamente nelle strutture affiliate e negli info-point di tutta la provincia. Last but not the least questa rivista, collegata al relativo blog magazine www. salentoreview.it, contenitore di approfondimenti per raccontare le eccellenze, le bellezze e le curiosità, confezionato con un taglio originale e raffinato. Per il piacere di una lettura non scontata sotto l’ombrellone o sorseggiando uno dei tanti vini che danno lustro a questa terra.

SEA, CULTURE, FOOD. FOR THOSE WHO CAN’T LIVE WITHOUT THEM SALENTO, IN GENERAL, IS ADDICTIVE. PASSWORD AD LTD.’S PROJECT IS MEANT TO SATISFY IT, EVERY DAY OF THE YEAR

L’EDITORE DEL PROGETTO 365 GIORNI NEL SALENTO, NEVIO D’ARPA

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The project ‘365 giorni nel Salento’ was born with the ambition to tell the territory with comprehensive look. And in 2014, driven by the success in terms of audience, has arrived at the BIT in Milan (February) and at the ITB in Berlin (March), two major events of international level for the tourism sector. Coordinated by Password AD Ltd., communication company, the project will be expanded by summer, with an app for smartphones and tablets, designed to make all editorial products available on your device. ‘Occhio alla spiaggia’ is a webcam service, located on the main coastal resorts, which allows to view the sea conditions. To discover it, visit www.365giorninelsalento.it, where you can find all information related to accommodation, catering, transport, holidays and festivals, concerts and public utility services. All contacts are also present in the homonymous annual catalog distributed for free in the affiliated structures and in the info-points of the whole province. Last but not least, this magazine, which is connected to the blog magazine www.salentoreview.it, container of insights to describe the excellence of our land.



LIFESTYLE

FamigLie

Naso appiccicato alla finestra, occhi che guardano al di là del vetro e poi si spostano subito all’orologio: sì, c’è ancora luce, le giornate diventano più lunghe! Questo è il rituale casalingo che si svolge un paio di volte a settimana, durante l’inverno, fino a che non arriva l’ora legale e allora ci si gode solo la luce del giorno, le forze si raddoppiano come anche le attività quotidiane. Sì, si esce dal letargo. I pomeriggi si trascorrono nei parchi cittadini, si programmano le gite nella provincia e le attività in masseria per tutta la famiglia diventano appuntamenti fissi per la primavera. Come già raccontavo in autunno, le nostre 114 115

masserie, disseminate su tutto il territorio, oltre che avere un grosso peso in termini di storia ed essere stato fulcro di vita comunitaria, hanno avuto la grande intuizione di rimettersi in discussione e offrirsi all’utenza come fattorie didattiche. Molte le attività che si possono svolgere: dalla cura degli orti, alla scoperta degli odori tipici delle varie stagioni, alla conoscenza di animali e pratiche contadine con l’ausilio di personale esperto che cura le iniziative dei bambini offrendo così alle famiglie la possibilità di passare giornate all’aria aperta e con cibi sani. Il vivere fuori casa diventa quasi un’esigenza fisiologica in primavera ma, a


di barbara marzo/

Fiato alle trombe: la famiglia si risveglia dal letargo Dopo giornate trascorse a casa, si pianificano le attività di primavera dispetto delle stagioni e con grande sorpresa, esiste un Salento che offre alle famiglie soluzioni adeguate anche indoor, in linea con le parole di Papa Francesco per il quale “un popolo che non si prende cura dei bambini e degli anziani è un popolo in declino”. Questo pensiero ben si cala in una società che alle volte risulta essere poco attenta alle esigenze delle fasce più deboli. In alcune zone del Paese piuttosto che in altre, ci pensano i privati a provvedere alla fondamentale azione nella fornitura di servizi e strutture che il sistema pubblico non riesce a garantire: infatti, in controtendenza rispetto alla moda del no kids zone che

spopola ormai da tempo in alberghi, ristoranti e voli di compagnie di tutto il mondo, da noi proliferano attività ed esperienze a vantaggio della rumorosa e allegra compagnia che i più piccoli offrono. Perché se è vero che alle volte serve un ambiente scevro da input fanciulleschi e da genitorialità indisponente (eh sì, perché se i bimbi non si sanno comportare forse un minimo i genitori ci mettono del loro…) per recuperare l’integrità psicofisica, è vero anche che c’è bisogno di momenti utili per creare uno spirito di integrazione familiare che al giorno d’oggi è difficile avere. E l’attenzione alla famiglia si tocca con


LIFESTYLE

FamigLie

IL SALENTO OFFRE ALLE FAMIGLIE SOLUZIONI ADEGUATE ANCHE INDOOR mano qui da noi per le attività proposte per bimbi di tutte le età, a cominciare dal neonato in fasce: l’associazione Milk Hour infatti, rispondendo all’appello del sesto punto del documento Unicef “Sette passi per la comunità amica dei bambini per l’allattamento materno”, ha promosso un progetto che

cura l’istituzione di zone di sosta per le mamme che desiderino allattare fuori casa, situate presso farmacie ed esercizi commerciali nella città, all’interno dei quali è allestito uno spazio ospitale e confortevole dove una madre può allattare comodamente seduta il proprio bambino. Molte le attività che hanno

P.S. Per tutti/e coloro che hanno pensato che scrivessi fandonie, queste sono le letterine che Babbo Natale (Poste Italiane) ha scritto in risposta a quelle di Riccardo ed Ettore. Siamo quindi ancora autorizzati a credere all’omone dalla barba bianca.

aderito al progetto favorendo così lo sviluppo dello stesso che a tre mesi di distanza dalla data del suo avvio ha registrato la partecipazione dell’uno per cento delle neomamme salentine, una percentuale sicuramente bassa, ma superiore alle aspettative, rispetto ad una analisi del tessuto sociale e della realtà quotidiana, nella quale dominano ancora tanti pregiudizi sul gesto dell’allattamento che – come dice una mia amica psicopedagogista, Elisabetta Opasich – non è indispensabile sia al seno, ma l’importante è che il gesto sia uguale anche nell’allattamento al biberon. Il preludio ad una sensibilità maggiore nei confronti del vivere la famiglia anche in società.

LET THE TRUMPETS BLOW: THE FAMILY WAKES UP FROM LETHARGY AFTER DAYS SPENT AT THE WINDOW, IT’S TIME TO SCHEDULE THE SPRING ACTIVITIES Days get longer, the forces redouble and so do daily activities. The afternoons in the city parks, the trips and the activities in the manor farms for the whole family become fixed appointments, but Salento can also provide indoor solutions. In some areas of the country, it’s the privates who offer services and facilities that the public system can’t guarantee. In fact, in contrast to the fashion of the no kids zone spreading in some areas, activities aimed to children are increasing here. An example is the association Milk Hour, that promotes a project for the installation of break areas in pharmacies and shops, for mothers who wish to breastfeed outside their home. Many the activities that have joined the project, with a participation of 1% of Salento’s new mothers: a low percentage, but higher than expected, compared to the prejudices on breastfeeding. There’s a need to create a spirit of family integration, hard to obtain nowadays.

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TERRITORIO

sociaLe

Un viaggio senza

BARRIERE

Escursioni mirate e soggiorni in strutture accessibili: per chi ha difficoltà motorie si lavora al progetto “Salento All Inclusive”

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di mariella tamborrino/

Un viaggio ha mille sfaccettature: l’emozione che lo precede, i preparativi, la curiosità di scoprire come sarà il posto che abbiamo scelto, i ricordi che ci porteremo dentro una volta tornati a casa, paesaggi, volti, profumi, suoni. Cose scontate. Più o meno. Non è così per tutti. C’è anche una fetta di potenziali viaggiatori che desidera semplicemente muoversi. Uscire dall’isolamento. Emozionarsi di fronte ad un tramonto. Farsi cullare dalla brezza del mare, o lasciare che gli spaccati più suggestivi delle città d’arte coccolino la loro anima. Obiettivi impossibili? Dipende. Sono persone desiderose, anch’esse, di viaggiare e di conoscere, affrontando ogni tipo di spostamento senza la beffa di dover andare incontro a continui disagi. Clienti che non cercano il comfort di hotel a 5 stelle o delle strutture di lusso ma turisti che, semplicemente, vorrebbero muoversi senza che le loro condizioni siano un peso. Costretti su una sedia a rotelle, tutto diventa più difficile: prendere un aereo, viaggiare su un treno, partecipare ad escursioni e visite guidate. Negli anni qualcosa è cambiato. La legge, va detto, è dalla loro parte. Basti pensare che ogni

struttura ricettiva deve garantire, a chi ha difficoltà motorie, una camera ogni dieci. Anche l’attenzione degli operatori turistici va in questa direzione. Prova ne sia il progetto di Augusto Francot, agente di viaggi con una spiccata sensibilità per i temi sociali. Turismo accessibile, viaggi senza limiti, piena fruibilità delle strutture. Non sono slogan pubblicitari. Sono idee che, si spera a breve, si trasformeranno in fatti concreti. “Il viaggiatore con specifiche esigenze di accesso – spiega – ha diritto di godere delle stesse opportunità offerte a tutti gli altri utenti, potendo contare sulla reale accessibilità dei servizi proposti dall’offerta turistica e su adeguate competenze del personale operante nelle varie strutture”. A questo punto il concetto è chiaro. Si parla di inclusione sociale, anche per chi vuole concedersi una villeggiatura, nonostante le difficoltà. Una sorta di apertura, questa, da leggere anche come una piccola rivoluzione, per quanti abbiano esigenze specifiche non dettate da puro capriccio, ma da motivi di natura fisica e biologica. Dalla sistemazione in strutture adeguate, al pernottamento,


TERRITORIO

sociaLe

IL VIAGGIATORE CON SPECIFICHE ESIGENZE DI ACCESSO HA DIRITTO DI GODERE DELLE STESSE OPPORTUNITÀ OFFERTE A TUTTI GLI ALTRI UTENTI

dal coinvolgimento in attività ricreative ai servizi offerti: tutto sarà contemplato per accogliere e soddisfare al meglio le esigenze di vacanzieri speciali. Il progetto di Augusto Francot abbraccia tutto il Salento. Non a caso il nome scelto è “Salento All Inclusive”, proprio per sottolineare il concetto di inclusione globale degli utenti, offrendo loro le stesse opportunità nel rispetto delle loro possibilità. “Il vero punto di forza – afferma Augusto Francot – è riassunto in questa frase: fare tutto il possibile, nel miglior modo possibile”. Il progetto, almeno sulla carta, c’è. Le idee sono chiare e gli obiettivi nobili. Per passare dal “dire” al “fare”, bisogna superare lo step finale: mettere insieme pubblico, privato e volontariato, per disegnare una nuova pagina sociale. Molte strutture ricettive, in provincia di Lecce, sono già pronte a raccogliere questa nuova scommessa. Una volta create le basi per concretizzare le proposte, il viaggio, inteso come percorso senza limiti e alla portata veramente di tutti, potrà cominciare. Il Salento, territorio virtuoso e capace di superare ogni barriera, saprà offrire le soluzioni giuste per accontentare tutti. 120 121

A JOURNEY WITHOUT BARRIERS TARGETED TOURS AND STAYS IN ACCESSIBLE FACILITIES: FOR THOSE WITH MOTOR DIFFICULTIES, THE PROJECT “SALENTO ALL INCLUSIVE” IS UNDERWAY Some travelers only wish to move, come out of isolation, be moved by a sunset. On a wheelchair, everything is harder: but something has changed over the years. Today, every tourist accommodation facility has to provide, to those who have motor difficulties, 1 room every 10. Augusto Francot, travel agent sensitive to social issues, affirms: “Travelers with specific access needs have the right to the same opportunities available to everyone else.” It’s all about social inclusion, even for those who wish to enjoy a holiday, despite the difficulties: everything has to be arranged to satisfy all of their needs. Augusto Francot’s project includes the whole Salento. No coincidence that the name chosen is “Salento All Inclusive”, in order to emphasize the concept of global inclusion of users. “The real strength - states Francot - is to do everything possible, in the best way possible.” Many accommodation facilities in Lecce’s province are ready to face this challenge.


BARI

Putignano Martina Franca

BRINDISI Francavilla Fontana

TARANTO

LECCE

Novoli Zollino Nardò Centrale Gallipoli

Maglie Casarano

Gagliano - Leuca

Otranto


armalab PRODOTTI CHIMICI E DIAGNOSTICI STRUMENTAZIONE SCIENTIFICA AUSILI SANITARI


PRODOTTI E FARMACI VETERINARI

CONVENZIONATO




TERRITORIO

gusto

La Pasqua nel piatto

Sulle tavole salentine si celebra la rinascita della terra. L’uovo e l’agnello sono i protagonisti della tradizione, ma gli ortaggi di stagione offrono gustose novità Arriva con passo discreto la Pasqua, annunciata – durante le celebrazioni della Settimana Santa – dai suoni delle “trozzule” e dalle campane a festa nella notte tra il sabato e la domenica. Solennità cruciale della Chiesa, questa festa è un ingresso simbolico nella stagione del risveglio. Una rinascita visibile e godibile anche nei ricettari dove la terra è la regina della cucina popolare del Salento. La primavera entra nei piatti e arricchisce di stagionalità i sapori. Ma se le primizie dell’orto sono il leit motiv immancabile delle ricette tradizionali, la grassezza e la succulenza tornano prepotenti a marcare i piatti dopo il periodo di magra quaresimale. I sapori piccanti, selvatici, piacevolmente aspri danno volume ai piatti e celebrano la Pasqua salentina ricca di simbolismi cristiani. Le uova e la carne di agnello o capretto si sposano agli ortaggi per sfoderare tutta la robusta piacevolezza della cucina contadina. 126 127

L’ingresso delle portate sulla tavola pasquale vuole, innanzi tutto, le fave fresche da accompagnare all’erbaceo sapore della ricotta marzotica; seguito da frittate con la menta, asparagi selvatici e carciofi, uova sode che ingrassano con le polpettine fritte il ripieno verace della pasta al forno; poi l’agnello al forno o con le patate abbinato a contorni di carciofi o lampascioni. Per il dolce l’uovo torna protagonista in una chicca di vera tipicità: la “Puddhica” un pane dolce dalla forma variabile e di valore simbolico preparato durante la Settimana Santa come regalo da consumare la mat-

tina di Pasqua o di Pasquetta. Può avere la forma de “la pupa” (bambola) per le bambine, de “lu gaddhuzzu” (gallo) per i bambini, de “la palummeddha” (colomba della pace) o de “lu panareddhu” (cestino dell’abbondanza) per le famiglie. Accanto alla tradizione, però, oggi strizzano l’occhio al pranzo pasquale ricette verdi che assecondano il gusto di tanti salentini che cercano un’alternativa leggera. È il caso di Anna Maria Chirone Arnò – gourmet e salentina doc con la passione per la cucina – che a Pasqua serve come primo uno “Sformato di cannelloni vegetariani”.

EASTER IN THE PLATE EASTER CELEBRATES THE REBIRTH OF THE EARTH ON SALENTO TABLES. Eggs and lamb with vegetables, fresh fava beans with ricotta; omelettes with mint and boiled eggs with meatballs, then baked lamb with potatoes or paired with artichokes or wild onions. For dessert, the “Puddhica”, a sweet bread that can have various forms. But there are also recipes for those looking for a light alternative. This is the case of Anna Maria Chiron Arno - gourmet and Salento doc- who will present the “Vegetarian cannelloni flan”.


di jlenia m. gigante/foto pierpaolo schiavone

La tradizione

SI RINGRAZIA PER LA CORTESE COLLABORAZIONE IL PANIFICIO FRANCHINI - BOTTEGA DEL PANE

“PUDDHRICHE” DOLCI (dosi per 4 forme)/“PUDDHRICHE” DOLCI (PER 4 MOLDS) Fior di Farina 500g Zucchero 200g Olio extravergine di oliva 2 tazzine Ammoniaca 20g 3 Uova 1 Limone (buccia) Latte q.b. 1 Uovo per spennellare Uova per decorare Sulla spianatoia versare a fontana la farina; aggiungere lo zucchero, l’olio, le uova e l’ammoniaca sciolta in un poco di latte tiepido e la buccia grattugiata fine di limone. Amalgamare fino ad ottenere un impasto sodo, liscio. Lasciare riposare. Dividere l’impasto in 4 parti uguali e lavorare per realizzare la forma voluta; al centro della sfoglia porre un uovo da fermare con striscioline intrecciate di impasto. Spennellare con l’albume. Cuocere in forno su una teglia imburrata a calore moderato fino a che le puddriche non assumono un colore dorato.

Flour 500g Sugar 200 g Extra virgin olive oil 2 coffee cups Ammonia 20 g 3 eggs 1 lemon (peel) Milk a.r. 1 egg for brushing Eggs for garnishing Pour the flour on a pastry board, add sugar, oil, eggs and ammonia dissolved in warm milk and minced lemon zest. Obtain a firm dough, smooth. Let rest. Divide the dough into 4 equal parts and obtain the desired shape; at the center of the pastry place an egg to stop with interwined strips of dough. Brush with the egg white. Bake on a buttered pan over moderate heat until the puddriche have a golden color.


TERRITORIO

gusto

SI RINGRAZIA PER LA CORTESE COLLABORAZIONE LILITH GOLF RISTORANTE MASSERIA SAN PIETRO

La novità SFORMATO DI CANNELLONI VEGETARIANI (firmato Anna Maria Chirone Arnò) VEGETARIAN CANNELLONI FLAN by Anna Marina Chirone Arnò

vegetale, Sale e Pepe) 8 Cannelloni di pasta 1 Sponzale o cipollotto 3 Cucchiai di parmigiano grattugiato 4/5 Zucchine medie Piselli 100g 100g Provolone a fettine 1 Cipolla 1 Melanzana 30g Olio extra vergine 1 Peperone rosso 1 Spicchio d’aglio Sale e pepe 1 Peperone giallo Basilico e maggiorana fresca 1 Carota 3dl di Salsa vellutata (preparata con 1 Gambo di sedano 30g Olio evo, 30g Farina, 300ml Brodo Far appassire dolcemente nell’olio un “mirepoix” (trito fine) di cipolla, carota e sedano. Aggiungere il peperone rosso, quello giallo, la melanzana – tagliati a cubetti – il cipollotto e i piselli. Rosolare a fuoco vivace, salare, pepare e aggiungere il basilico e la maggiorana. Portare tutto a cottura a tegame coperto, a fiamma moderata. Trasferire in una ciotola e condire con metà della vellutata e 3 cucchiai di parmigiano grattugiato. Affettare due zucchine nel senso della lunghezza con un pela-patate. Ungere uno stampo a cassetta o rivestirlo di carta forno inumidita e adagiare lungo le pareti le fettine di zucchina leggermente sovrapposte. Cuocere i cannelloni al dente e farcirli con il ragù di verdure. Disporli a due a due sul fondo dello stampo, coprire con uno strato leggero di vellutata e fettine di provolone. Fare un secondo strato di cannelloni e versare sopra la rimanente vellutata. Chiudere lo stampo con un ulteriore strato di fettine di zucchine. Passare in forno caldo a 190° per 30 minuti circa. Sfornare i cannelloni tiepidi, posare su un piatto di servizio con delle verdure tenute da parte e foglie fresche di maggiorana. 8 Cannelloni 4/5 Medium zucchini 1 Onion 1 Red pepper 1 Yellow pepper 1 Carrot 1 Stalk of celery

1 Spring onion or sponzale 100 g of Peas 1 Eggplant 1 Slice of garlic Fresh basil and marjoram 3 dl Velvety sauce (30 g extra virgin olive oil, 30g flour, 300ml vegetable broth, salt and pepper)

3 Tablespoons of grated Parmesan cheese 100 g Slices of provolone 30 g of Extra virgin olive oil salt and pepper

Sauté the chopped onion in the oil , carrot and celery. Add red and yellow pepper, eggplant cubes, onion and peas. Sauté over high heat , add salt and pepper, basil and marjoram . Put everything to cook in a covered baking pan, over moderate heat. Transfer to a bowl and season with half of velvety and 3 tablespoons of grated Parmesan. Slice two zucchini length-wise . Grease a mold and lay along the walls the slices of zucchini slightly overlapped . Cook the cannelloni al dente and stuff them with vegetable ragù . Arrange two at a time on the bottom of the mold , cover with a thin layer of velvety and provolone slices. Make a second layer of cannelloni and pour over the remaining velvety. Close the pan with a layer of sliced zucchini. ​​ Put in a hot oven at 190° for about 30 min. Remove the warm cannelloni, place on a platter with vegetables kept aside and fresh leaves of marjoram.

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Dalla decennale esperienza AVIO, nasce . Il tradizionale gelato, al gusto nocciola e cioccolato, diventa monoporzione in un'ampia varieta' di gusti. CLASSICI SALENTINI SFIZIOSI


TERRITORIO

ricerca

di ilaria lia/

Le correnti del mare a portata di mano L’Ocean Lab di Lecce, laboratorio d’eccellenza a livello internazionale nel quale vengono studiate le condizioni del mare, ha creato un’App di facile utilizzo e di essenziale importanza

Visualizzare le condizioni del mare e del tempo tranquillamente dal cellulare o dal tablet attraverso un’App. Appartiene all’Ocean Lab di Lecce la novità tecnologica, chiamata “SeaConditions”, di facile utilizzo e di estrema importanza per chi ama il mare e la navigazione soprattutto. Un’applicazione innovativa, sviluppata nell’ambito del progetto Tessa coordinato da LINKS MT S.p.a. e in collaborazione con CNR IAMC, nata a Lecce e presentata nell’ultima edizione della fiera dedicata alle Smart city, che si appresta ad avere 132 133

una diffusione a livello internazionale, proprio per la portata del suo impiego nei diversi ambiti. Le informazioni che fornisce, infatti, oltre a soddisfare la mera curiosità degli utenti, possono essere di importanza per chi vive il mare, per gli sportivi e per la stessa guardia costiera. E non solo. Ciò che viene svolto nel laboratorio va ben al di là, come si legge sul sito, infatti fornisce anche supporto alle decisioni nella gestione di situazioni di emergenza e indirizza le relative azioni di intervento in contesti quali la scelta

della rotta delle navi; monitora lo stato di salute dell’ambiente marino e dell’inquinamento da sversamento di idrocarburi; effettua la ricerca e il soccorso in mare. “Nel caso ci sia uno sversamento di petrolio in mare le nostre ricerche permettono di individuare la direzione di inquinamento – afferma Giovanni Coppini, responsabile del laboratorio –. Riusciamo a prevedere le correnti delle onde e del mare, attraverso modelli tridimensionali, guardano fino al fondo del mare; da Lecce ci occupiamo dello Ionio e dell’Adriatico, da Bologna si segue tutto il Mediterraneo. Inoltre stiamo sviluppando modelli ad altissima risoluzione per la Puglia attraverso i quali siamo in grado di osservare la morfologia della costa”. Le previsioni accessibili collegandosi al portale Sea Conditions riguardano l’area del mar Mediterraneo e si riferiscono ad un arco temporale di 5 giorni, con frequenza di 3 ore per i primi 3 giorni e di 6 ore per i restanti 2 giorni. Per quanto riguarda le previsioni del mare vengono forniti dati su temperatura, correnti, altezza



TERRITORIO

ricerca

A LECCE UNO STAFF INTERNAZIONALE TRA RUSSI, EGIZIANI, INDIANI E, A BREVE, AMERICANI. TRA LORO SI PARLA SOLO INGLESE

GIOVANNI COPPINI

significativa e periodo e direzione delle onde; delle previsioni atmosferiche, invece, si tengono in considerazione: la temperatura dell’aria a 2m; la pressione alla superficie; le precipitazioni; la copertura nuvolosa e i venti 10 m. “L’Ocean Lab, laboratorio di oceanografia operativa per le previsioni costiere e gli studi sui cambiamenti climatici fa parte

del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), consorzio di vari istituti nato nel 2005. Il laboratorio leccese è operativo dal 2012 (insieme ai progetti Tessa e Ionio) – afferma il responsabile –, e siamo lo spin off del centro di Oceanografia operativa di Bologna. Il nostro centro si occupa di realizzare sistemi operativi in grado di produrre

SEA CURRENTS AT HAND THE OCEAN LAB IN LECCE, LABORATORY OF EXCELLENCE OF INTERNATIONAL LEVEL, WHERE THE SEA CONDITIONS ARE STUDIED, HAS CREATED AN APP EASY TO USE AND OF ESSENTIAL IMPORTANCE The new technology belongs to the Ocean Lab in Lecce and it’s called “SeaConditions”, easy to use and extremely important for sea and navigation lovers. Innovative application, developed within the Tessa project and coordinated by LINKS MT in collaboration with CNR IAMC, born in Lecce and presented in the fair’s latest edition dedicated to the Smart City. The informations it provides are vital for those who live the sea, for sportsmen and for the Coast Guard. And not only that. “If there is an oil spill in the sea - says Coppini, lab managerour research allows us to identify the direction of pollution. We are able to predict the currents and the waves, through three-dimensional models. Regarding sea predictions, data on temperature, currents, height, period and direction of the waves are provided. Lecce’s lab has been operating since 2012 and we deal with the creation of operating systems, able to produce daily weather and oceanographic information and is specializing in patents’ applications. We have a total of about 16 operators in our team.” To follow the lab’s activities and for more infos, log on to: www.sea-conditions.com - www.cmcc.it.

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quotidianamente informazioni e previsioni oceanografiche e si sta specializzando in applicazioni per brevetti. La modellistica che sviluppiamo avrà un futuro globale, i nostri servizi sono ricollocabili in tutto il mondo, anche perché, il loro costo eccessivo spinge necessariamente i vari istituti a fare rete”. Nel laboratorio si parla rigorosamente inglese, proprio per la rete globale in cui si opera. “Nel nostro staff ci sono otto ricercatori, sette tecnici e incluso il management arriva a circa 16 operatori – continua Coppini – il nostro staff include ricercatori russi, egiziani e indiani e, a breve, si verrà ad aggiungere anche una ricercatrice americana”. Il CMCC rappresenta, a livello nazionale e internazionale, un punto di riferimento istituzionale per decisori pubblici, istituzioni, aziende pubbliche e private che hanno bisogno di supporto tecnico-scientifico. Per seguire le attività del laboratorio e per avere maggiori informazioni, collegarsi a: www.sea-conditions.com - www.cmcc.it.


La differenza è di Casa


LINCIANO LIQUORS

vini e Liquori

Appuntamento ad alta gradazione Per gli appassionati del beverage, a maggio imperdibile appuntamento con il Wine Tasting di Linciano Liquors all’Arthotel di Lecce dove degustare le ultime selezioni alcoliche A distanza di due anni, torna l’appuntamento per gli appassionati del beverage con le selezioni di eccellenza provenienti dal variegato mondo alcolico. Unico evento in Puglia, il wine tasting di qualità organizzato e curato dall’enoteca Linciano Liquors, a maggio sarà un momento straordinario per conoscere e apprezzare le ultime novità delle case vinicole italiane e estere e dei grandi nomi della distillazione e degli spiriti. Ormai al quinto anno, l’evento nato nel 2007 dalla creatività imprenditoriale di Tonino e Francesco Linciano, offre agli operatori della ri1360 137 0

storazione e alla clientela esperta una panoramica ampia del settore portando a Lecce un ricco ventaglio di etichette, produttori e personaggi di spicco del mondo dei calici. Oltre a essere un modo di esporre l’ampio assortimento dell’enoteca, è un’occasione per i produttori di presentare personalmente prodotti nuovi a un pubblico più vasto, un’opportunità per i clienti appassionati di crescere nell’esperienza degustativa sperimentando qualcosa che ancora non è sul mercato. Per l’edizione 2014 sono stati messi a punto degli appositi cambiamenti che

coinvolgano e stupiscano i partecipanti: a cominciare dal luogo di incontro – l’esclusivo Arthotel di Lecce – sino ai tempi di assaggio che prevedono due date, il 4 e il 5 maggio. In apertura della 5ª edizione ci sarà, per la prima volta, la cena di gala in calendario domenica sera 4 maggio nell’elegante sala ristorante Artecrazia. Al menu preparato a quattro mani da Antonio Raffaele (chef resident), e da Enrico Bartolini (chef 2 stelle Michelin del Devero Hotel) saranno abbinate etichette importanti e “Sorprendenti, soprattutto perché non alla portata di tutti e per tutti i giorni – ci


LINCIANO LIQUORS SRL Via Duca degli Abruzzi, 59/61 - 73100 Lece (Le) tel. +39 0832 331968 - fax +39 0832 241211 - comunicazione@lincianovini.it - www.lincianovini.it

NELLA FOTO MONSIEUR BRUNO PAILLARD (DELL’OMONIMA MAISON DI CHAMPAGNE) CON TONINO LINCIANO

assicurano i Linciano precisando che – non mancheranno le emozioni grazie alla voce sensuale della cantante brasiliana Rosalia De Souza”. A seguire la giornata di lunedì 5 maggio sarà interamente dedicata al wine tasting: i banchi di assaggio di vini, distillati e liquori da cocktail apriranno dalle

12 alle 21 supportati dall’attività tecnica dei sommelier AIS della delegazione di Lecce. Cammeo della giornata di lavoro alcolica sarà un seminario dedicato al gin (dalle 11,00 alle 14,00) che in questo momento segna la tendenza della miscelazione contemporanea d’oltreoceano. A

condurre il master gin – riservato a soli 50 partecipanti accuratamente selezionati tra operatori qualificati – due grandi presenze della professionalità della mixology internazionale: il barman Fabio Bacchi bar manager del Quisisana di Capri e Leonardo Leuci del Jerry Thomas Project di Roma illustreranno le nuove modalità di proporre il distillato e i cocktail che sono, ormai, parte integrante della ristorazione e del nuovo modo di bere. Un programma articolato, quindi, quello di questa edizione che offrirà in degustazione gratuita circa 200 etichette tra vini e bollicine e 40 di distillati. Le sorprese non mancheranno con la partecipazione di “Presenze importanti delle regioni francesi della Champagne e della Borgogna. Ci sarà da bere bene e da divertirsi” – assicurano Tonino e Francesco Linciano con la salda intenzione di stupire gli appassionati leccesi del beverage.

HIGH ALCOHOL CONTENT RENDEZVOUS

FOR WINE TASTING FANS, AN UNMISSABLE APPOINTMENT, WITH LINCIANO LIQUORS’ WINE TASTING AT LECCE’S ARTHOTEL, FEATURING THE LATEST ALCOHOLIC SELECTIONS After 2 years, quality wine tasting cured by “Enoteca Linciano Liquors” is back. Now in its 5th year, the event was born in 2007 from the entrepreneurial creativity of Tonino and Francesco Linciano. The changes for the 2014 edition start from the place of encounter, the exclusive Arthotel Lecce and the tasting, which will take place on 4 and 5 May. At the opening of the 5th edition, for the first time, will take place the gala dinner in the elegant Artecrazia’s dining room, on May 4, with a 4-hands menu by Antonio Raffaele (chef resident) and Enrico Bartolini (2 stars Michelin chef, of Devero Hotel). May 5, instead, will be a day entirely dedicated to wine tasting, and will see guests such as Fabio Bacchi, Quisisana di Capri’s bar manager and Leonardo Leuci of Jerry Thomas Project of Rome. This edition will offer free tasting of about 200 labels of wines and sparkling wines and 40 spirits. Tonino and Francesco Linciano guarantee fun and good drinking.


IN VIAGGIO

Londra

MURALES DI BANSKY A CAMDEN TOWN

LONDRA l’anima popolare della città Abiti da taglio sartoriale, taxi neri e bus rossi a due piani. Questo è il volto noto della capitale inglese. Noi andiamo oltre, o per meglio dire, “underground”

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di giorgia salicandro/

STOCKWELL SKATE PARK. PH: OUTOFSTOCKWELL.BLOGSPOT.IT

NELLE VIE DOVE IN PASSATO SI CONSUMAVANO SCONTRI TRA ETNIE E RETATE, SI È ANNIDATA UNA FORZA REATTIVA CAPACE DI TRASFORMARE LE CONTRADDIZIONI IN ENERGIA Un incauto budget low cost, un biglietto Ryanair e la discografia completa dei Clash nell’iPod. Ogni viaggio ha una vocazione e un sound. Il nostro, per necessità o per scelta, inizia così. Per questo, degli infiniti volti che danno forma alla città, quelli che finiremo per incontrare si reggono in bilico tra un passato oscuro e un presente di scintillante incanto. Sono queste contraddizioni, in fondo, che alimentano l’immagine singolare di Londra, l’immensa metropoli in cui i grattacieli della City svettano accanto a logore insegne impolverate e il business dell’alta finanza convive con il moto continuo di vite cresciute o dirette in ogni dove. Forse non a caso i quartieri più vitali sono quelli con una memoria di violenza e degrado. In quelle vie dove, soltanto fino a pochi decenni addietro, si consumavano quotidianamente scontri tra etnie, retate, raid punitivi, si è annidata una forza reattiva capace di trasformare le contraddizioni in energia creativa, con esiti a volte sorprendenti. Come nel

caso di Notting Hill, le cui casette dalle facciate color pastello furono costruite dagli immigrati jamaicani, ma che ora appartengono alle personalità della “Londra che conta”. Soltanto Notting Hill Market, il mercatino del sabato, torna ogni settimana a ricordare il passato popolare di questo quartiere, traboccando di cimeli e vestiti con due o tre vite alle

spalle, mentre nuvole di fumi speziati si spandono dalle bancarelle di street food. Stessa sorte per Camden Town, la cui creatività è stata trasformata in un palcoscenico di bancarelle a uso e consumo dei turisti. Ma i quartieri di cui ci innamoriamo sono quelli che mostrano ancora oggi con evidenza le loro radici popolari. Se

LONDON, THE POPULAR SOUL OF THE CITY TAILORED DRESSES, BLACK TAXIS AND RED DOUBLE-DECKER BUSES. THIS IS THE COMMON FACE OF THE ENGLISH CAPITAL. WE GO BEYOND, OR BETTER, “UNDERGROUND” The most vital areas of the city have a memory of violence and degradation, such as Notting Hill, whose houses were built by Jamaican immigrants, now belonging to the “London that counts.” Only Notting Hill Market returns every Saturday to recall the past. Same for Camden Town, stage of stands aimed for tourists. But the areas we love are those that still show popular roots. Thinking about music, you can not end up in Brixton. The Caribbean soul of its people has made it a place full of ska, reggae and dub rhythms. But while dancing, in the surrounding streets the cries of the riots seem to echo, like when 30 years ago the “Thatcherian” repression of the Clash in “ The Guns of Brixton” exploded. The Hackney area, is one of the most marked by squatting. It has seen young people “exiled” by the cost of rents, to which were added artists and pros. Again, the popular and multiethnic vivacity was able to revive areas like Shoreditch, a must for underground music. Even “posh” places have a dark past, like Fulham, full of fine buildings and many Italian restaurants, in the 19th century was the house of gambling. Soho, temple of music, shops and gay clubs, barely resembles his past of prostitution. Old and new, hardships and opportunities are intertwined making this city unique, telling a long story which shapes it at all times.


IN VIAGGIO

Londra

MUSICISTI DI STRADA A BRIXTON E, A SINISTRA, NOTTING HILL

si pensa alla musica, non si può non finire a Brixton. Qui l’anima caraibica dei suoi abitanti, che dalla metà del Novecento ne hanno fatto, insieme a Notting Hill, il loro quartiere d’elezione, risuona a ogni angolo di strada e persino da macellerie e alimentari si diffondono ritmi ska, reggae e dub. Di notte non c’è pub che si limiti a spillare torbide ale senza l’accompagnamento delle note. Ma la vitalità di Brixton ha un’anima disperata. Mentre i volti si mescolano nell’euforia del ballo, le strade intorno sembrano riecheggiare le urla dei riots, le rivolte contro disoccupazione e miseria che soltanto nel 2011 sono tornate ad incendiare la città, negli stessi luoghi in cui, trent’anni prima, esplodeva la repressione thatcheriana cantata dai

Clash in “The Guns of Brixton”. Ancora oggi, sono moltissime le case occupate nonostante una legge del 2012 abbia reso questa pratica perseguibile penalmente, ribaltando una lunga tradizione di tolleranza. La zona di Hackney, a Est di Londra, è una delle più segnate dallo squatting. Vecchia area industriale, nei decenni passati ha visto approdare nei grandi stabili dismessi, così come in palazzine e appartamenti sfitti, un popolo di giovani “esiliati” dai costi proibitivi degli affitti, a cui si sono aggiunti artisti e professionisti divenuti squatter per vocazione. Anche qui, come altrove, la vivacità multietnica e popolare ha finito per divenire un’attrattiva capace di riscattare interi quartieri, come Shoreditch, meta obbligata degli appassionati

di musica underground. A ben guardare, non vi è luogo, a Londra, che non si regga su questo sottile filo teso tra due anime, e anche gli angoli più “posh” hanno spesso un passato molto diverso, e non troppo lontano. Così è per Fulham, oggi ricco di edifici di pregio, popolato di professionisti e noto per i molti ristoranti italiani (qui, in Fulham Road, si trova anche “La Pizzica” di proprietà di un giovane leccese), ma nel XIX secolo malfamata patria del gioco d’azzardo. Così è per Soho, oggi vivacissimo tempio del musical, dello shopping e delle discoteche gay, che ormai conserva solo in qualche angolo nascosto la sua antica connotazione di centro cittadino della prostituzione e dei bordelli. Vecchio e nuovo, difficoltà e opportunità si intrecciano rendendo unico il respiro di questa città. Architetture d’avanguardia e modestissime case a un piano, ricchissimi store e mercatini da poche sterline, look diversissimi per tradizione e stile, volti multietnici: ogni cosa a Londra convive con il suo esatto contrario, a volte accanto ad esso, a volte ibridandosi con esso. E racconta una lunga storia che continua a modellare la città in ogni momento.

LOOK DIVERSI PER TRADIZIONE E STILE, VOLTI MULTIETNICI: OGNI COSA A LONDRA CONVIVE CON IL SUO ESATTO CONTRARIO, A VOLTE ACCANTO AD ESSO, A VOLTE IBRIDANDOSI 140 141


SPECIALITÀ CASERECCE E ALLA BRACE


IN VIAGGIO

iL saLento visto da Fuori

Quello che ho imparato vivendo qui Ascoltare la voce del mare, capire il vento e ammirare il sole negli occhi di chi ogni giorno si impegna a renderlo ancora più bello Ho visto prime luci dell’alba sull’Adriatico e tramonti sullo Ionio così belli da togliere il fiato. Avevo appena cinque anni quando, arrivata qui per la prima di un’interminabile serie di estati, ho capito che il profumo di un giorno che nasce nel Salento è ancora più dolce, e non solo perché si fonde con quello del mare. E adesso so bene che il cielo di un giorno che muore, a Sud ha molte più sfumature di rosso di quelle che si possano immaginare. Ho visto spiagge di sabbia bianca come zucchero alternarsi a distese di scogli aspri come il sale. Ho visto il mare spensierato dell’estate, e anche quello schivo dell’inverno. Ho visto mille colori del mare perché ho imparato a distinguere tante intensità di blu. L’ho imparato a rispettare. 142 143

Adesso so che nel Salento a decidere le tue giornate è il vento, e che lo scirocco non è mai un buon presagio. Ho imparato che bisogna lasciarsi trasportare dall’energia della tramontana ma anche che bisogna arrendersi al vento del Sud. Ho scoperto che palazzi barocchi con maestosi decori riescono nonostante tutto a nascondersi tra i piccoli vicoli dei centri storici. Ho visitato antichi edifici di rara bellezza riportati a nuova vita, e altri purtroppo dimenticati. Ho ammirato da vicino pazienti artigiani modellare con maestria la pietra dura come fosse morbida quanto l’argilla e assemblare poveri stracci, paglia, colla e gesso dando vita a nobili pupi di cartapesta. Anche grazie a loro adesso so che tra i segreti di questa terra c’è saper rendere grandi e preziose le piccole cose.


di fabiana salsi/foto pierpaolo schiavone

Ho visto distese di ulivi centenari contorcersi come per magia su se stessi con l’elasticità di un bambino. Alcuni li vedo crescere, altri li ho visti morire per mano della natura nonostante gli sforzi dell’uomo. Altri ancora so che moriranno, e proprio per mano dell’uomo. Ho osservato maturare vitigni rigogliosi vicino al mare, e pazienti viticoltori prendersene cura perché prosperassero anche nelle campagne più aride. Perché soprattutto lì dove la terra è rossa, arsa dal sole, c’è dedizione negli occhi di chi la nutre e la cura. Ho bevuto i loro vini dolcissimi fatti con amore. Ora so distinguere le olive buone da quelle meno buone, e ho riscoperto il sapore del pane caldo con l’olio. Ho tenuto il ritmo – senza fatica – di pranzi salentini al caldo di casali di campagna in inverno, e allo stesso modo d’estate ho imparato a gustare ricci fugaci su una barca, nei porti e sui cigli delle strade del litorale. Con la stessa fierezza dei contadini, ho osservato i pescatori

WHAT I LEARNED FROM SALENTO LISTENING TO THE SEA, UNDERSTANDING THE WIND AND ENJOYING THE SUN IN THE EYES OF THOSE WHO STRIVE DAILY TO MAKE IT EVEN MORE BEAUTIFUL. I saw such beautiful sunrises and sunsets to take your breath away. I saw white sandy beaches alternated with stretches of cliffs. I learned that in Salento it’s the wind that decides your days. I found that the baroque palaces are hidden among the alleys of the historic centers. I admired the craftsmen shape the stone and assemble rags, straws, glue and plaster to create papier-mache pupos. I saw many olive trees grow, others die at the hands of nature. I observed lush vines mature near the sea, the growers taking care of them and I drank their wines. I tasted Salento’s food in farmhouses in winter and I enjoyed sea urchins in summer. I observed the fishermen working hard and I listened to their stories. I saw children dance the ‘pizzica’, singing in dialect and playing with the elders: the popular cult is alive in here. I have been called “beddhra” in 97 accents, one for each province. I learned how to decipher this land, to understand its contradictions as well as its beauty, to appreciate its simplicity together with the sun. First of all, that that I see in the eyes of those who fight to defend it. Not only to make it even more beautiful, but also fairer and more inclusive.


IN VIAGGIO

iL saLento visto da Fuori

FABIANA SALSI

Campana d’origini, dopo oltre dieci anni a Bologna e tutte le estati (meno le prime quattro) della vita trascorse interamente nel Salento, ho cominciato a viverci per amore. Tre anni fa ho sposato – un classico da manuale!? – proprio l’amico del cuore con cui passeggiavo in riva al mare. Il mio mestiere è raccontare quello che di bello scopro e vedo in giro per il mondo. Giornalista professionista freelance, scrivo per quotidiani e riviste femminili di lifestyle, cibo e viaggi. Questo è il mio blog: www.viaggioscrivoamo.com After over 10 years in Bologna and all summers spent in Salento, I began to live here for love. Professional freelance journalist, writing for newspapers and women’s lifestyle, food and travel magazines. This is my blog: www. viaggioscrivoamo.com

prendere il largo di notte e chinarsi di giorno a sbrigliare le loro reti. Ho ascoltato le loro storie, mi hanno raccontato cosa vuol dire vivere di mare. E quanto sia difficile mentre qualcun altro cerca di colonizzarlo, quel mare. Ho visto bambini ballare la pizzica, cantare in dialetto e suonare il tamburello insieme agli anziani, ed è stato subito chiaro che qui, come pochi altri posti, è ancora vivo il culto popolare. Perché nel Salento la tradizione si tramanda: si rispetta, e va rispettata. No, non si celebra solo d’estate. Sono stata chiamata “beddhra” con 97 dolcissimi accenti diversi, uno per ogni paese della provincia. Li ho visti tutti, e non mi sono persa mai perché c’era sempre qualcuno a indicarmi la 144

strada. Perché nel Salento, se chiedi un’indicazione, ti accompagnano a destinazione pronti ad accoglierti nella loro casa. E una volta entrati, si sta così bene da non voler andar più via. Se poi incontri l’amore, non hai nemmeno più motivo di farlo. Così da tre anni vivo anche io nel Salento: con quello stesso compagno di albe e tramonti con cui sono cresciuta, estate dopo estate, imparando a decifrare questa terra, a comprenderne le contraddizioni oltre che la bellezza, ad apprezzarne la semplicità insieme al sole. Anzitutto quello che vedo negli occhi di chi, giorno per giorno, combatte per difenderla. Non solo perché sia ancora più bella, ma anche più giusta e più inclusiva.




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