LECCE Gli spazi culturali per l’inclusione sociale
PUGLIA Alla scoperta di Locorotondo e della basilica di Siponto ANNO V - n. 3 € 4,50 - € 3,00
SPECIALE Un anno di emozioni: una piccola antologia
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EDIZIONE
22 - 24 FEBRUARY | 2018 CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI | LECCE
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anno V - numero.3 FOTO DI COPERTINA (Torre Colimena - Manduria, TA) PH: Pierpaolo Schiavone DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Michele Ortese (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Paolo Conte, Agnese Cossa, Fabio Antonio Grasso, Lorenzo Madaro, Francesca Mandese, Ilaria Marinaci, Aurora Mastore, Valeria Mingolla, Eleonora Leila Moscara, Carlo Morelli, Jessica Niglio, Fiorella Perrone, Mariapaola Pinto, Federica Sabato, Luciana Lettere, Cristina Panepinto COLLABORAZIONE GRAFICA: Giulio Rugge FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone, Giulio Rugge WEB: Fernando Rugge VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Password AD COORDINAMENTO PASSWORD AD: Manuela Rucco RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Pugliapromozione; amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Lizzanello, Gallipoli, Melendugno, Nardò e Vernole; l’Università del Salento; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita. Si ringraziano inoltre AirDolomiti e tutti i main sponsors, i partners, i relatori, gli espositori, i Buyers, i visitatori, lo staff social e i collaboratori di #BTM2018.
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speciale review UN ANNO DI EMOZIONI
25. Puglia, terra dal fascino non scontato
BTM 26. A passi decisi verso BTM 2018 PUGLIA FEDERICIANA
28. Altamura e le tracce di Federico II di Svevia
TARANTO 33. La Taranto che si regge da sola OTRANTO
37. Masseria Quattro Macine, la storia che rivive
BRINDISI 40. La città dei due castelli ORTAGGI
45. La lunga stagione delle melanzane
MARKETING
50. Sì, viaggiare. Ma il tour è "enogastronomico"
PASSIONE PER IL MARE
52. Al mare tutto l'anno: un obiettivo tutto da costruire
5. EDITORIALE
cultura LECCE
6. Cultura e turismo: politiche per gli spazi pubblici
ASTRONOMIA
02. Tra arte e scienza, il Salento 1 dei quadranti solari
ARTE
118. Un ritorno a Lecce per Fernando De Filippi
MUSICA
STAMPA
Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT)
34. Tradizione in evoluzione 1 con l'Orchestra Popolare di Puglia
È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 5 ottobre 2017 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013
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mario 18
94 pubbliredazionali
56. PUGLIAPROMOZIONE Territorio
68. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio
75. VIVOSA APULIA RESORT Strutture ricettive
78. COMUNE DI LIZZANELLO Territorio
territorio VALLE D'ITRIA
12. Sentirsi a casa sotto i tetti di Locorotondo
storie IL VENTAGLIO
80. Lavoro, valore, dignità. Un ventaglio per il Presidente
SIPONTO
TRA REALTÀ E FANTASIA
FASANO E MELENDUGNO
viaggi IL VECCHIO CONTINENTE
18. La basilica ricamata col filo di ferro
62. "Una storia per tutti"
UGGIANO LA CHIESA
70. Castello di Casamassella, incantevole dimora storica
GALLIPOLI
110. Amart: dall'amore per l'arte un sistema museale unico
86. Il vento lo porto io, tu pensa al resto
94. In cammino per gli Stati Uniti d'Europa, ma di un'altra Europa
SALENTO VISTO DA FUORI 140. A un passo dal mare
cucina RARITÀ DI PUGLIA
126. Alla ricerca dei semi perduti
84. ANNA VALENTINI Healt & Beauty
91. BLU NOTTE Ristorazione
100. COMUNE DI VERNOLE Territorio
106. COMUNE DI NARDÒ Territorio
108. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio
116. ART&CO Gallerie d'arte
124. ALESSIO GUBELLO Personal chef
130. DAUNIA UP'N DOWN Territorio
137. ACAYA GOLF RESORT & SPA Strutture ricettive
marco bicego
LECCE PIAZZA SANT’ORONZO, 7 TEL. E FAX 0832.243811 www.orestetroso.it
EDITORIALE
GABRIELE DE GIORGI
Un’estate densa di spunti utili per una riflessione necessaria, qui e ora. Il Salento si lascia alle spalle una stagione in cui ha mostrato nuovamente muscoli ma anche ferite senza che nessuna mano responsabile se ne sia presa veramente cura. I dati – la cui elaborazione è in corso d’opera – ci diranno probabilmente che il trend positivo continua e che per certi versi migliora, come nel caso dei visitatori stranieri. I fatti invece ci raccontano di una serie di contraddizioni che deve essere avviata per tempo a risoluzione definitiva: servizi in parte al di sotto delle aspettative, prezzi non allineati alla qualità dell’offerta, scenette surreali come il divieto di portarsi un panino nello stabilimento balneare. Una cosa che probabilmente fa più male del famigerato rustico proposto a cinque euro. Torniamo dunque a battere il tasto consueto e a rimettere insieme i pezzi di un ragionamento che da queste pagine abbiamo sempre provato a fare. Sostenibilità ambientale, formazione professionale, mobilità integrata, coordinamento tra pubblico e privato: sono i quattro punti cardinali di una mappa che ci potrebbe portare verso un approdo al sicuro dai venti effimeri della moda. Intorno al Salento c’è un mondo che si muove, la competizione con le destinazioni storiche, come la Grecia, ma anche con altre emergenti, come Albania e Montenegro, non lascia più spazio all’improvvisazione. E subito oltre, ma sempre in Puglia, ci sono modelli ad alto tasso qualitativo: la Valle d’Itria, per esempio. A summer full of useful hints for a necessary consideration, here and now. Salento is leaving behind itself a season in which it showed its teeth once again but also wounds without any responsible hand really taking care of them. Data – whose processing is in progress – will probably tell us that the positive trend is going on and, in some ways, it is improving, as in the case of foreign visitors. Instead, facts tell us a series of contradictions that must be started early in a definitive resolution: services partly below expectations, prices not in accordance with the quality of supply, surreal scenes such as the ban on bringing a sandwich into the beach resort. One thing that probably damages more than the notorious rustico up for sale at a price of five euros. Therefore, let us go back to harping on the usual topic and to putting together the pieces of a reasoning that we have always tried to do from these pages. Environmental sustainability, professional training, integrated mobility, coordination between public and private sectors: these are the four cardinal points of a map that could lead us towards a safe harbour from the ephemeral winds of the current trends. There is a world moving around Salento, - the competition with historical destinations, such as Greece, but also with other emergent destinations, such as Albania and Montenegro - leaving no room for improvisation. And just beyond, but still in Apulia, there are high-quality models: Itria Valley, for example.
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CULTURA
LECCE, PALAZZO CARAFA - PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
LECCE
CULTURA E TURISMO:
POLITICHE PER GLI SPAZI PUBBLICI INTERVISTA AL SINDACO, CARLO SALVEMINI, AL VICE SINDACO, ALESSANDRO DELLI NOCI E AGLI ASSESSORI ANTONELLA AGNOLI E PAOLO FORESIO Carlo Salvemini è stato eletto sindaco di Lecce nel turno di ballottaggio del 25 giugno scorso. Ha tenuto per sé la delega alla Mobilità, oltre che quella al Bilancio, consapevole che una delle sfide principali della città è quella di ripensare completamente il sistema di trasporto pubblico e incentivare la mobilità dolce, anche a servizio della sua vocazione culturale e turistica. Sindaco Salvemini, la prima delibera di giunta ha approvato il progetto di una pista ciclabile che collegherà
Porta Rudiae al Parco Archeologico di Rudiae. Si va verso un turismo più sostenibile? «Quel progetto nasce dall’interesse dell’Amministrazione di cominciare a valorizzare e mettere in una dimensione di fruizione l’area archeologica di Rudiae, che sarà consegnata alla città entro i primi mesi del 2018. Questa fruizione non può essere rinviata, altrimenti sarebbe l’ennesimo spreco. Quindi, partire dalla realizzazione di una pista ciclabile ci sembrava il modo più efficace anche simbolicamente per far passare il messaggio di una città che
sente Rudiae parte di essa. Gli indicatori turistici ci confermano che siamo entrati in un circuito di presenze importanti, ma dobbiamo lavorare per innalzare la qualità dei servizi sul territorio per chi ci vive e lavora e per chi viene a visitarla per pochi giorni. Vogliamo una città accogliente e pulita, che venga percepita come un luogo dove le regole sono considerate un valore e non un intralcio, dove ci sia il giusto equilibrio fra le funzioni urbane. Questo, soprattutto d’estate, non viene adeguatamente percepito e bisogna muoversi in questa direzione».
VOGLIAMO UNA CITTÀ ACCOGLIENTE E PULITA, CHE VENGA PERCEPITA COME UN LUOGO DOVE LE REGOLE SONO CONSIDERATE UN VALORE E NON UN INTRALCIO Capitolo trasporto pubblico: sia i residenti sia i turisti hanno difficoltà a comprendere quali linee prendere per muoversi. Avete in animo una riorganizzazione del servizio? «La delega alla mobilità l’ho tenuta perché la considero fondamentale per migliorare la qualità della vita della nostra comunità. È un diritto di cittadinanza per eccellenza che tale non è stato considerato negli anni con ricadute negative. È un servizio costoso: noi scontiamo un investimento di 23 milioni di euro per il filobus che lascia una cicatrice da cancellare. Non sarà facile come uno schiocco di dita, ma andrò a Roma per capire con il ministero come venire a capo della questione del sistema filoviario che ci costa un milione di euro all’anno a fronte di nessun beneficio per la collettività. Questo è un pezzo del ragionamento. Poi bisogna far capire che il sistema di trasporto pubblico a Lecce funziona solo perché riceviamo il contributo della Regione Puglia, non abbiamo un euro di investimento nelle risorse di bilancio e questo riduce il numero di chilometri disponibili per gli utenti. E ancora c’è uno standard di qualità in termini di attenzione all’utenza che è chiaramente insufficiente: segnaletica inadeguata, servizi informativi su frequenze e corse scarsi, servizi di sbigliettamento a terra e infopoint inesistenti, soprattutto quello su viale Oronzo Quarta che non è stato mai realizzato e quello del City Terminal da potenziare, oltre a un ridisegno complessivo delle linee che dovrebbe essere tarato sui bisogni dell’utenza che si è modificata negli anni». La scelta di un’esperta di biblioteche di nuova concezione come assessore alla Cultura, Antonella Agnoli, significa che c’è l’intenzione di fare anche a Lecce un nuovo spazio civico dedicato ai libri e aperto a tutti? «Ho scelto Antonella perché ne ho
grande stima. È una donna di forte sensibilità culturale, con la quale condivido evidenti affinità. L’ho nominata non solo per la sua specializzazione ma per la sua piena aderenza a una delle ambizioni di questa amministrazione: considerare la cultura come uno strumento per generare inclusione sociale. In questo senso, lei può dare alla città un grandissimo contributo. Naturalmente le sue competenze ci aiutano a posizionare quel tassello che manca, la realizzazione di una biblioteca civica di pubblica lettura in città capace di stabilire proficue sinergie con le altre strutture che però sono luoghi di consultazione e di studio. La stiamo mettendo subito alla prova con questo bando della Regione Puglia, Community Library, che ci impegnerà fino a fine ottobre in una corsa contro il tempo. Ma lei può essere anche una grande ambasciatrice in Italia della nostra città perché ha grandissimi crediti trasversali in tutte le principali istituzioni culturali italiane. Colgo sin dai primi giorni il fatto che si guardi a lei come un riferimento anche nel resto della provincia, quindi credo che abbiamo fatto un’ottima scelta». Tanti contenitori culturali importanti troppo spesso chiusi: il suo piano qual è? «Io ho visitato, come molti leccesi, le Mura Urbiche e il Convento degli Agostiniani e mi è servito a rafforzare l’idea che sia una necessità ma anche una grande sfida politica dare un’identità ai luoghi, costruire contenuti, e questo può essere fatto solo attraverso un’integrazione dei vari spazi. Non immaginarli, quindi, separati uno dall’altro ma dentro un unico spazio storico, monumentale e archeologico. A voler attraversare la città come in un volo d’uccello, abbiamo le Mura Urbiche, gli Agostiniani, il Teatro
CARLO SALVEMINI
di ilaria marinaci/
Apollo, il Castello Carlo V, l’Anfiteatro Romano, il Must, il Teatro Romano, l’Anfiteatro dell’area archeologica di Rudiae. È evidente che, se li consideriamo luoghi isolati, li costringiamo a una prospettiva di ordinaria valorizzazione. Dentro una cornice unica, invece, diventa uno straordinario asset dalle potenzialità enormi. Questo è un tema sul quale stiamo ragionando e crediamo che ci siano spazi per un’interlocuzione seria anche con il Mibact perché abbiamo bisogno di competenze e saperi da trovare altrove e per me il primo interlocutore è il ministero». La prima azione che farete sulle marine in vista della prossima estate? «Siamo partiti con il progetto di partecipazione per rispondere al bando di rigenerazione urbana, dove abbiamo individuato le marine, da San Cataldo fino a Torre Rinalda, come porzione strategica del nostro territorio. Sarà l’occasione per offrire un progetto di infrastrutturazione e valorizzazione che sia capace di intercettare i 5 milioni di euro che la Regione mette a bando. Poi si è aperto il periodo di osservazione per la valutazione ambientale strategica del Piano Comunale delle Coste, che diventa il più importante investimento pubblico e strategico sulle marine. Due iniziative importanti che mi auguro da qui a 12 mesi possano trasferire l’idea di uno spazio urbano di cui la comunità tutta si fa carico per riconoscerne quel valore e quelle potenzialità che finora non gli sono state riconosciute». 6 7
CULTURA
LECCE, MURA URBICHE - PH: GIULIO RUGGE
LECCE
Assessore Delli Noci, quali saranno le vostre prime azioni sui monumenti di recente recuperati? «Negli ultimi anni ne sono stati ristrutturati molti e sono in fase di completamento, ad esempio, Mura Urbiche e Convento degli Agostiniani. La vera scommessa ora è dare a questi contenitori i contenuti che li rendano unici e valorizzarli dal punto di vista turistico. Agli Agostiniani, nell’area distaccata dal complesso, insieme all’assessore Agnoli, stiamo presentando il progetto di una biblioteca civica con bar e ristorante. Il resto potrebbe essere destinato a eventi ma anche ad archivio e consultazione. Avvieremo un dialogo a tal proposito con la Soprintendenza alle Belle Arti per predisporre un progetto di rilancio perché sia un luogo dove siano frequenti varie attività». Mentre come stanno le cose per le Mura Urbiche? «Anche questo cantiere è in fase di com-
ALESSANDRO DELLI NOCI - PH: MASSIMO CENTONZE
Alessandro Delli Noci, ingegnere, è il vicesindaco con delega alla Programmazione strategica, Lavori pubblici, Edilizia scolastica, Edilizia sportiva, Politiche energetiche, Trasparenza, Legalità e Organizzazione amministrativa, Innovazione tecnologica e Agenda digitale.
LECCE, CASTELLO CARLO V - PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
INTENDIAMO VALORIZZARE IL CASTELLO DI CARLO V. STIAMO DIALOGANDO COL DEMANIO PER L’ACQUISIZIONE DELL’INTERO BENE pletamento, sia la parte delle Mura sia la parte del parco annesso, che ha avuto una serie di modifiche e sarà terminato alla fine di ottobre. Il parco è strategico. L’idea è quella di collegarlo con il circolo Tennis e rendere fruibile tutta quell’area. L’Urban Center, inizialmente previsto agli Agostiniani, sarà invece adibito nella struttura che si affaccia su viale De Pietro, in passato occupata dai vigili urbani, mentre la parte di dietro ospiterà la biglietteria. L’Urban Center servirà a raccontare con
i plastici la città che evolve e sarà sede di laboratori di progettazione e partecipazione urbana». Altre iniziative previste nei prossimi mesi? «Intendiamo valorizzare il Castello di Carlo V. Stiamo dialogando col Demanio per l’acquisizione dell’intero bene e avvieremo i lavori all’inizio del prossimo anno per la valorizzazione di Piazza Libertini, nella parte posteriore della struttura».
ANTONELLA AGNOLI
LECCE, EX CONVENTO TEATINI - PH: MASSIMO CENTONZE
UN LUOGO CHE ABBATTE LE BARRIERE PSICOLOGICHE E CULTURALI CHE TENGONO LONTANE LE PERSONE CHE NON SI SENTONO “ADATTE”, UN LUOGO CHE NON GIUDICA Antonella Agnoli, è stata scelta come assessore alla Cultura, Creatività e Valorizzazione del patrimonio culturale. Negli ultimi 16 anni ha partecipato e collabora a numerosi progetti per la costruzione e ristrutturazione di edifici e servizi bibliotecari di nuova concezione in varie città italiane. Quali caratteristiche deve avere una città per essere competitiva a livello culturale? «Non mi piace la competizione, preferisco la cooperazione. Lecce può essere grande anche culturalmente se porta nelle sue periferie esperienze artistiche e culturali che migliorano la qualità della vita, stimolano la riflessione, producono pensiero critico. Per farlo c’è solo l’imbarazzo della scelta: cooperare con l’università, con i tanti teatri della nostra Regione e del Paese, con musei italiani e stranieri».
prendere in prestito un e-book, giocare a scacchi ma anche usare i videogiochi. Un luogo che abbatte le barriere psicologiche e culturali che tengono lontane le persone che non si sentono “adatte”, un luogo che non giudica. Allegro, colorato. Mi piacerebbe che le persone che entreranno per la prima volta nella futura e prima biblioteca comunale della nostra città rimanessero stupefatte». Lecce Città del Libro è un’opportunità per mettere in rete il Comune e le più attive realtà che promuovono i libri e la lettura?
«La lettura nell’epoca degli smartphone è un problema complesso e prima occorre riflettere sui dati purtroppo sconfortanti della lettura di libri e giornali, in particolare in Puglia. I dati sono importanti per permetterci di costruire una strategia che nel tempo riesca ad attirare qualche lettore in più. Festival, reading, performance varie non servono a costruire nuovi lettori, si rivolgono soltanto a chi già legge. Dobbiamo aggredire la situazione in modo differente e lavorare su servizi permanenti insieme alle scuole, concentrandoci sulle aree culturalmente più povere della città».
Come devono essere le biblioteche civiche di nuova concezione? «Le biblioteche del XXI secolo possono esistere solo se sono luoghi per tutti, aperte quando le persone hanno tempo per andarci, accoglienti, dove trova posto anche chi non legge, dai bambini appena nati ai loro nonni. Una piazza coperta dove imparare ad usare le nuove tecnologie, 8 9
CULTURA
LECCE, PIAZZA S.ORONZO - PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
LECCE
L’OBIETTIVO AMBIZIOSO È FAR LAVORARE BENE LA CITTÀ CON IL TURISMO ALMENO 9 MESI SU 12 Paolo Foresio, speaker radiofonico e giornalista, è l’assessore al Turismo, Politiche sportive, Sviluppo economico, Attività produttive, artigianali e commerciali, Agricoltura e Spettacolo. Qual è la cosa più urgente a cui metterete mano nel settore turismo? «I servizi di accoglienza turistica per chi arriva a Lecce. Parlo, per esempio, di una rete di info point che non serve solo in Piazza Sant’Oronzo ma anche alla stazione e in Piazza Mazzini. Io li immagino mobili, come avviene in altre città. Si può partire da una semplice app. Il lavoro che faremo è sull’accoglienza turistica da una parte, e sul prodotto Lecce dall’altra. La nostra città ha bisogno di collocarsi in un target di mercato ben preciso, non solo quello del turismo estivo. Coinvolgerò gli operatori che si occupano di vendere Lecce nel mondo in una campagna di ascolto per capire i punti di forza e di debolezza e mettere mano insieme ad una strategia di posizionamento del brand Lecce». State pensando a interventi di destagionalizzazione?
LECCE, DETTAGLIO CAMPANILE DUOMO - PH: MASSIMO CENTONZE
«Dobbiamo riuscire ad allungare la stagione. L’obiettivo ambizioso è far lavorare bene la città con il turismo almeno 9 mesi su 12. È chiaro che bisogna pensare a un prodotto Natale con i mercatini, un prodotto Capodanno e poi creare qualcosa anche per il periodo di Carnevale, momenti che richiamino i turisti. Questo intendo per prodotto Lecce. Certo, dovremo rivolgerci ad un target più alto ma per farlo dobbiamo innalzare la qualità dei nostri servizi». Quindi, ci sarà un calendario di eventi per tutto l’anno? «Sotto questo profilo, sarà indispensabile coinvolgere i privati. È fuor di dubbio che non è più il tempo per le pubbliche amministrazioni di finanziare stagioni milionarie con grandi ospitate. Occorre mettere in rete il pubblico con i privati, che incentiveremo fornendo servizi e contenitori. Teatro, danza e musica, d’estate, ci sono e sono fatti bene. Ora bisogna mettere ordine e amalgamare bene per far sì che anche negli altri mesi ci siano iniziative di pari valore».
PAOLO FORESIO - PH: MASSIMO CENTONZE
PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
CULTURE AND TOURISM: POLICIES FOR PUBLIC SPACES INTERVIEW WITH MAYOR CARLO SALVEMINI, DEPUTY MAYOR ALESSANDRO DELLI NOCI AND COUNCELLORS ANTONELLA AGNOLI AND PAOLO FORESIO Carlo Salvemini was elected Mayor of Lecce on June 25th. He is the Portfolio Holder for Mobility and Budget. Mayor Salvemini, a bicycle lane will link Porta Rudiae to the Archaeological Park of Rudiae. «The Municipality is going to enhance the archaeological area of Rudiae through the construction of a bicycle lane. We must work to raise the quality of services. We want a comfortable and clean town». Are you going to reorganise public transport? «I will go to Rome to understand how to cope with the issue of the trolley-bus system. In Lecce, the transport quality standard is clearly inadequate». Antonella Agnoli is the Councillor for Culture. Do you mean to realize a new civic space dedicated to books and open to all? «Antonella is a woman with a strong cultural sensitivity who fully subscribes to one of this Municipality ambitions: to consider culture as an instrument of social inclusion». There are many important cultural venues: what is your plan? «An integration of the various spaces is necessary. Together, their enormous» potential is enormous». What are you going to do for seaside resorts first? «We have already submitted our proposal of urban regeneration for some seaside resorts. An observation period for the strategic environmental assessment of the Municipal Coastal Plan has started too». Alessandro Delli Noci is the deputy Mayor and Portfolio Holder for Public Works and Urban Development.
Other initiatives? «We intend to enhance Charles V's Castle and Libertini Square». Councillor Antonella Agnoli is the Portfolio Holder for Culture, Creativity and Cultural Heritage Enhancement. What features should a town have to be culturally competitive? «It is necessary to bring in artistic and cultural experiences into the suburbs in order to improve the quality of life, stimulate reflection, and develop critical thinking skills. There are plenty of choices to do so: to cooperate with the University, with the many theatres in Italy, with Italian and foreign museums». What about innovative civic libraries? «They should be comfortable places, even for those who usually do not read. A place where you can learn how to use new technologies, borrow an e-book, play chess, use videogames. A place that undermines the psychological and cultural barriers that keep people away from feeling "fit". I would like people who will enter the town first municipal library to be astonished». Is Lecce Città del Libro an opportunity to network the Municipality and the most active organizations promoting books and reading? «Data on reading are discouraging, especially in Apulia. We must attack the situation and work on permanent services, focusing on the most culturally poor areas in the city». Councillor Paolo Foresio is the Portfolio Holder for Tourism and Economic Development. What is the most urgent thing in the tourism industry? «I am going to involve stakeholders to understand strengths and weaknesses and to develop a brand-positioning strategy».
What are you going to do with the recently restored monuments? «We want to give these venues the right contents in order to make them unique and to enhance them from a tourist point of view».
Are you thinking of interventions to make tourism less dependent on seasonal factors? «The ambitious goal is to work well with tourism at least 9 months out of 12. We will have to cater for a higher target, so we need to raise the quality of our services».
What about the Urbic Walls? «This building yard is nearing completion. The idea is to link the park to the Tennis Circle and to make the whole area available. With its models, the Urban Center will tell the town evolution and will host workshops of urban planning and participation».
Will there be a calendar of events throughout the year? «We must create a network between the public and the private sectors, and to foster it by providing services and venues. In summer, there are and they are well organized. Initiatives of equal value are necessary even in other months».
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TERRITORIO
VALLE D’ITRIA
Sentirsi a casa sotto i tetti di Locorotondo L’albergo diffuso piace ai turisti ed è anche una proposta a impatto zero di sviluppo del territorio: “Sotto le Cummerse”
PH: SOTTO LE CUMMERSE
Tra le verdi le colline della parte sud orientale della Murgia dei Trulli, in Valle d’Itria, arroccato su un rilievo a 410 metri sul livello del mare e circondato da vigneti, si erge l’affascinante borgo di Locorotondo. Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e inserito tra i borghi più belli d’Italia, il suo nome, dal latino Locus Rotundus, deriva dalla caratteristica conformazione a pianta circolare del centro storico, assunta dal primo centro abitato sorto attorno all’anno mille, costituito da un insieme di casupole che gli agricoltori edificarono, una attaccata all’altra, sulla sommità del colle. La parte più antica della città, coni suoi vicoli lastricati, i balconi e le piccole scale esterne in muratura saturi di fiori
PH: SOTTO LE CUMMERSE
e piante di stagione, le rughe profonde dei suoi anziani cittadini, il bianco accecante della calce che ricopre le pareti di tutte le abitazioni, offre, a chi la attraversa, uno scenario di originale bellezza in un tempo sospeso tra il medioevo e il ventunesimo secolo. A rendere l’insieme ancora più suggestivo, le “cummerse”, piccole case dalla forma geometrica e dal tetto spiovente, costruito con pietre a secco e rivestito dalle chiancarelle, tipiche lastre calcaree della zona. È proprio tra le strette strade di questo centro storico, che fino ad una decina di anni addietro era destinato ad essere dimora di pochi abitanti, che prende vita un’esperienza di accoglienza turistica che ha l’ambizione di far vivere ed abitare Locorotondo a ospiti e visitatori, quella dell’albergo diffuso “Sotto le Cummerse”. Nato 15 anni fa da un’idea di Angelo Sisto e della moglie Teresa Salerno, frutto della passione e dell’amore per il proprio paese, “Sotto le Cummerse” ha sin da subito puntato a coniugare la bellezza del centro storico di Locorotondo con la cultura ospitale degli abitanti che quel luogo lo animano. A raccontarlo è proprio Tania, la figlia di Angelo, che da tre anni si occupa della gestione della struttura: «In quel periodo il turismo era latente, a Locorotondo vi era un unico albergo con poco più di 15 posti letto e il centro storico rischiava di
PH: SOTTO LE CUMMERSE
PH: SOTTO LE CUMMERSE
di agnese cossa/
spopolarsi quasi del tutto a causa di una migrazione verso le nuove abitazioni dislocate in periferia. Avevamo acquistato un paio case e decidemmo di utilizzarle per accogliere i turisti. Ma non volevamo semplicemente affittare appartamenti, desideravamo che i nostri ospiti vivessero l’esperienza di sentirsi come gli abitanti del posto
e al tempo stesso potessero avere gli stessi servizi di un albergo». È stato questo l’obiettivo che li ha portati a scegliere un modello di ospitalità come quello dell’albergo diffuso. Un po’ casa e un po’ albergo, questa infatti è l’idea che caratterizza questa tipologia ricettiva. A tracciarne per primo le caratteristi-
NON IL CLASSICO SOGGIORNO, MA L’OPPORTUNITÀ DI SPERIMENTARE UNO STILE DI VITA PH: AGNESE COSSA
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TERRITORIO
PH: AGNESE COSSA
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VALLE D’ITRIA
che e le specificità è stato Giancarlo Dall’Ara, il professore al quale si deve paternità del modello, docente di marketing del turismo, fondatore e presidente dell’Associazione nazionale degli alberghi diffusi. L’albergo diffuso è un albergo a tutti gli effetti, che offre servizi come l’accoglienza, la ristorazione, servizi comuni per gli ospiti, utilizzando case e camere molto vicine tra loro e a una distanza di non oltre 200 metri dalla reception. “Sotto le Cummerse”, infatti, non si esaurisce nelle 13 camere di cui è composto, ma comprende anche La Salottina ovvero la sala colazioni e bar, la Ciclo-Officina, piccolo garage nel quale vi sono 6 bici gratuite a disposizione degli ospiti e gli strumenti per mettere a punto la propria
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NON È PENSABILE PER NOI IMMAGINARE “SOTTO LE CUMMERSE” IN UN ALTRO POSTO CHE NON SIA LOCOROTONDO bici, e la Lavanderia, servizio che può essere utilizzato in completa autonomia. L’albergo diffuso è un modello di ospitalità originale, ideato con la finalità di far provare agli ospiti l’esperienza di vita di un centro storico, di un borgo o di una città. Non il classico soggiorno, ma l’opportunità di sperimentare uno stile di vita grazie anche al ruolo che inconsapevolmente giocano i residenti. «Qualche tempo fa, passando tra le vie del centro – racconta Tania – notai la porta di una delle nostre camere aperta, dalla parte opposta l’anziana vicina che si occupava di accudire il figlio di una
coppia di stranieri ospiti della nostra struttura. Buffo come si fossero capiti pur non parlando la stessa lingua, pensai. Sentirsi parte del posto è impagabile, non puoi dare valore a questo». Questa tipologia ricettiva è anche una proposta di sviluppo del territorio. Produce impatto ambientale pari a zero, dal momento che non occorre costruire ma ristrutturare e recuperare. Svolge una funzione socio-economica, rianimando borghi e centri storici e coinvolgendo gli imprenditori locali. Contribuisce a destagionalizzare le presenze turistiche, poiché lo stile di vita di un borgo non
dipende dal clima. «Un ristorante, un bar, un alimentari. Questo era il centro storico 15 anni fa. Negli ultimi tre anni altri privati hanno iniziato ad investire nell’accoglienza e nei servizi ad essa collegati. Oggi si contano numerosi bar, locali, ristoranti e diversi sono gli appartamenti destinati ad essere affittati» ci dice Tania. Il termine “albergo diffuso” ebbe origine in Carnia, nel 1982 all’interno di un gruppo di lavoro che aveva l’obiettivo di recuperare turisticamente case e borghi ristrutturati con i fondi del post terremoto del Friuli del ‘76. Il modello fu poi rico14 15
VALLE D’ITRIA
PH: AGNESE COSSA
SOTTO LE CUMMERSE ALBERGO DIFFUSO via Vittorio Veneto 138 70010 Locorotondo (Ba) www.sottolecummerse.it
TERRITORIO
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PH: AGNESE COSSA
nosciuto in modo formale per la prima volta in Sardegna con una normativa specifica che risale al 1998, in Puglia solo recentemente, con la legge regionale numero 17 del 2011 e il successivo regolamento attuativo. Un modello made in Italy che, anche fuori dai confini nazionali, viene comunque chiamato con il termine in italiano, così come accade per bed & breakfast, per intenderci. Un modo di accogliere che rende ogni esperienza unica e non replicabile altrove allo stesso modo perché caratterizzata dalle peculiarità del luogo in cui si crea.
TO FEEL AT HOME UNDER LOCOROTONDO’S ROOFS THE ALBERGO DIFFUSO APPEALS TO TOURISTS AND IT IS A ZERO-IMPACT PROPOSAL OF AREA DEVELOPMENT Among the green hills of Murgia dei Trulli, in Itria Valley, surrounded by vineyards, there is a charming village, Locorotondo. Included among the most beautiful hamlets in Italy, its historical center has a circular plan dating back to the 11th century, and it is made up of small houses one next to the other, on the top of the hill. The most ancient part of the city, with its paved streets, its balconies and stairs full of flowers and the blinding white of the walls of the house, offers a landscape of original beauty, in a time suspended between the Middle Ages and the 21st century. Small houses with a geometrical shape and a sloping roof, built in dry-stone walls and known as “cummerse”, make the location even more evocative. It is exactly among the narrow streets of this historical center that the albergo diffuso “Sotto le Cummerse” comes to life. Launched 15 years ago, this model has immediately aimed at combining the beauty of Locorotondo’s historic center with the
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hospitable culture of local people. Tania has been managing the accommodation facility for three years. She says: «At that time, tourism was latent and the historic center was in danger of depopulating almost completely. We decided to use a couple of houses to accommodate tourists. We wanted our guests to experience the feeling of being locals but with the same services as a hotel». Partly home, partly hotel! The albergo diffuso is an innovative concept of hospitality, even thanks to the unconscious role of residents. This kind of accommodation facility is also a proposal for the area development. It has zero environmental impact since it is not necessary to build any facility but just to refurbish. It has a socioeconomic function, as it revives hamlets and city centers and it involves local entrepreneurs. It also contributes to make tourism less dependent on seasonal factors, since a hamlet lifestyle does not depend on climate. The “albergo diffuso” is a made-in-Italy model that makes each experience unique and not replicable.
TERRITORIO
SIPONTO
LA BASILICA RICAMATA COL FILO DI FERRO L’opera monumentale di Tresoldi a Santa Maria di Siponto
di jessica niglio/
S.MARIA DI SIPONTO. PH: MATTEO NUZZIELLO - MANFREDONIA TURISMO AGENZIA DI PROMOZIONE
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TERRITORIO
SIPONTO PH: BLINDEYEFACTORY_EDOARDO TRESOLDI
PH: BLINDEYEFACTORY_EDOARDO TRESOLDI
L’arte contemporanea più spettacolare incontra l’archeologia e si fonde con il passato, generando una reinterpretazione dello spazio. È accaduto in un luogo della Puglia che guarda il mare lasciandosi alle immediate spalle un aspro promontorio: Manfredonia, nel cuore del Gargano. Citato nello “Scadenzario di Federico II”, un antico manoscritto del 1248 o 1249,
il santuario dedicato a Santa Maria di Siponto, “Ecclesia S. Mariae de Siponto”, si trova a circa tre chilometri da uno dei centri più popolosi e produttivi della provincia di Foggia. Se ne legge traccia anche nella “Descrizione d’Italia” di Leandro Alberti del 1525 e se ne parla come di una sontuosa cappella fatta di pietre quadrate ancora incompleta.
PH: BLINDEYEFACTORY_EDOARDO TRESOLDI
LE SUE SCULTURE, IN GIRO PER IL MONDO IN SPAZI PUBBLICI, ARCHEOLOGICI, FESTIVAL MUSICALI E MOSTRE COLLETTIVE, SONO VERE E PROPRIE MERAVIGLIE
Si tratta dell’antica cattedrale dell’omonimo centro, Siponto, prima centro dauno, poi greco, sannita e infine colonia romana, oggi quartiere della città di Manfredonia, che contiene uno dei parchi archeologici più grandi del Mezzogiorno. Il santuario intitolato a Santa Maria Maggiore sorge sui resti dell’antica basilica paleocristiana che risale ai primi secoli dopo Cristo, di cui sono ben conservati il portale e un’icona raffigurante la Vergine con un bambino. Intorno, l’area mostra scavi in cui sono visibili le fondamenta delle vecchie mura di cinta e degli ipogei. La chiesa ha la forma di un cubo sormontato da una cupola, è quindi a pianta quadrata, con due corpi indipendenti per il culto, uno dei quali interrato, la cripta, due absidi a vista sulle pareti est e sud, un portale monumentale di età medievale che guarda a ovest. Al centro della facciata era visibile uno stemma arcivescovile che si riferiva al vescovo Ginnasio (1586-1607) che volle il restauro dell’edificio. La chiesa, in particolare al
PH: BLINDEYEFACTORY_EDOARDO TRESOLDI PH: BLINDEYEFACTORY_EDOARDO TRESOLDI
NEL 2016 PRENDE VITA UNA MAESTOSA STRUTTURA CHE RIPRODUCE IN SCALA 1 A 1 LA BASILICA PALEOCRISTIANA, COMPOSTA DA FITTI RETICOLATI METALLICI suo interno, è un pregevole esempio di romanico pugliese, con influenze islamiche e armene, edificata tra il XI e il XII secolo; il pavimento musivo è tra i più belli della regione. Nella basilica è stata custodita l’icona di Maria Santissima di Siponto, databile al VIII secolo e ora custodita per ragioni di sicurezza nella Cattedrale di Manfredonia e la statua lignea chiamata “la Sipontina” o “Madonna dagli occhi sbarrati” del VI secolo, in legno policromo di origini bizantine, che fu la prima Madonna venerata a Siponto. Ipogei sono stati rinvenuti anche nei pressi del lido di Siponto, in particolare nella pineta, di frequentazione neolitica, e alcune catacombe sotto la chiesa di Santa Maria Regina, ancora un anfiteatro e chiese extramoenia, dove si trova una serie di pavimenti musivi in bianco e nero e policromi. L’intera area archeologica riveste particolare importanza, soprattutto per ricercatori e studiosi, in quanto è testimonianza
del ruolo raggiunto dall’antica Siponto in epoca romana, quando era uno dei più importanti porti della Regio II Apulia et Calabria, una delle regioni augustee d’Italia. Nel 2016 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e il segretariato regionale del Mibact hanno previsto un progetto di riqualificazione, valorizzazione e conservazione del sito, affidato a Edoardo Tresoldi, giovanissimo scultore, scenografo, artista milanese (classe 1987) che con il suo team di giovani creativi (la media è 25 anni) ha realizzato una ricostruzione dell’antica basilica paleocristiana utilizzando solo rete elettrosaldata zincata. “Dove l’arte ricostruisce il tempo”, questo il nome del progetto che ha richiesto un investimento di 3,5 milioni di euro provenienti da fondi strutturali del programma operativo interregionale “Attrattori culturali, naturali e turismo 2007-2013”. Tresoldi, dopo l’esperienza da pittore di scena nel cinema, lavora da tempo con
la rete metallica quando viene contattato per il parco archeologico di Siponto. Le sue sculture, in giro per il mondo in spazi pubblici, archeologici, festival musicali e mostre collettive, sono vere e proprie meraviglie: giganti semitrasparenti, attraversati dalla luce e dall’aria, che prendono le forme di corpi umani o scheletri architettonici come l’enorme contemplatore sul mare di Sapri “Pensieri-Thinking” del 2014 o la cattedrale sospesa in occasione del festival Secret Garden Party. Gioca con la trasparenza della rete metallica e con altri materiali industriali per raccontare un dialogo continuo tra arte e realtà, dissolvendo qualunque limite fisico. Dopo mesi di progettazione e lavoro di architetti, ingegneri, tecnici e operai 20 21
BASILICA DI SANTA MARIA DI SIPONTO strada statale 89 Garganica 71040 Manfredonia www.edoardotresoldi.com PH: BLINDEYEFACTORY_EDOARDO TRESOLDI
SIPONTO
della soprintendenza, storici dell’arte e archeologi, nel 2016 prende vita una maestosa struttura che riproduce in scala 1 a 1 la basilica paleocristiana, composta da fitti reticolati metallici, una sorta di realtà virtuale non solo visibile ad occhio nudo, ma tangibile e vivibile. Un ricamo dall’aspetto leggiadro e futuristico
avvicinandosi al quale si scopre una intensa immanenza al suolo. La suggestione maggiore avviene poi quando la luce artificiale illumina il corpo dell’opera e la staglia netta nel panorama garganico. La ricostruzione, va detto, basa la progettazione su una ipotesi di architettura, non essendoci documenti che attestano la
THE BASILICA EMBROIDERED WITH IRON WIRE TRESOLDI'S MONUMENTAL WORK AT SANTA MARIA DI SIPONTO The most spectacular contemporary art meets archaeology and merges with the past. It has happened in an Apulian place overlooking the sea, with a steep promontory behind: Manfredonia, in the heart of Gargano. The sanctuary consecrated to Santa Maria in Siponto is the ancient cathedral of the homonymous place. First, it was a Daunian centre; then Greek and Samnite, and finally a Roman colony. Today, it is a district in Manfredonia, an Apulian town containing one of the largest archaeological parks in Southern Italy. The sanctuary stands on the ruins of the ancient early Christian basilica dating back to the first centuries after Christ. The foundations of the old boundary walls and of the hypogea are visible around. The Church has a cubic form surmounted by a dome, with a crypt, two apses, and a monumental medieval portal. The church is a fine example of Apulian Romanesque style, with Islamic and Armenian influences, built between the 11th and 12th centuries; the mosaic floor is one of the most beautiful in the region. The whole archaeological area is particularly important, as it is the evidence of the role played by the ancient Siponto in Roman times when it was one of the most important ports of Apulia Regio II et Calabria. In 2016, a project for the redevelopment, the enhancement and the preservation of the site was entrusted to Edoardo Tresoldi, a young sculptor and stage designer, who has realized a reconstruction of the ancient early Christian basilica by using only galvanized electro-welded mesh. Tresoldi had been working for long with the wire mesh when he was contacted by the archaeological park in Siponto. His sculptures around the world are real wonders: semi-transparent giants, filtered by the light and the air, taking the forms of human bodies or architectural skeletons. He plays with the transparency of the wire mesh and with other industrial materials to tell a constant dialogue between art and reality. A graceful and futuristic embroidery. The best fascination occurs when the artificial light illuminates the body of the work and stands it out clearly in the landscape.
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reale forma della basilica paleocristiana. In ogni caso, Siponto ha ristabilito così una forte relazione con il territorio, mettendo in scena un dialogo che sceglie come base il tempo e la ridefinizione di una memoria storica. Il paesaggio è cambiato e la costruzione in rete si unisce alla Basilica medievale di Santa Maria Maggiore. Qualche dato tecnico: la rete metallica è ancorata al tracciato riportato in luce dagli archeologi tra il 1936 e il 1953 ed è quindi permanente. Tresoldi ha utilizzato circa 4.500 metri di rete, la costruzione è alta quattordici metri e pesa circa sette tonnellate. L’opera è stata realizzata in cinque mesi e il progetto è costato circa 900mila euro.
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TERRITORIO
S.MARIA DI SIPONTO. PH: MATTEO NUZZIELLO - MANFREDONIA TURISMO AGENZIA DI PROMOZIONE
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SPECIALE REVIEW
UN ANNO DI EMOZIONI
Puglia, terra dal
fascino non scontato
Clima meraviglioso, paesaggi stupendi, luoghi da scoprire e tradizioni da assaporare. La Puglia è un continuo divenire di emozioni e bellezza. Una tavolozza dai mille colori, un quadro dai mille profumi. Scoprire questa terra vuol dire immergersi nella profondità del sua splendore che non è semplice apparenza. La sua storia, le sue radici, il suo divenire quotidiano scandiscono il ritmo delle stagioni: dal Gargano fino al Capo di Lauca, dalla costa mai uguale, passando per un entroterra che conserva ancora intatta la magia di un tempo ed è puro spettacolo per gli occhi e per l’anima di chi lo visita. Ogni piccolo lembo di questa regione ha qualcosa da raccontare.
Borghi, città, castelli, natura incontaminata e spiagge di sabbia bianca finissima che si alternano a rocce scoscese e frastagliate. Il paesaggio rivela, attraverso il linguaggio universale della bellezza, storie antiche mai perse nell’oblio. Una narrazione senza fine a cui si aggiungono capitoli sempre nuovi e a cui questa rivista contribuisce con impegno e passione. Nelle prossime pagine, ideate come una sorta di “the best of”, troverete una carrellata di articoli e foto che i lettori di Salento Review hanno già avuto modo di apprezzare sfogliando i numeri precedenti. Inoltre vi è un focus sulla nuova edizione del BTM (Business Tourism Management) che tra novità e conferme si appresta a diventare, ancora una volta, evento clou dell’inverno salentino.
APULIA, A LAND WHOSE CHARM IS NOT FOREGONE A wonderful weather, beautiful landscapes, places to be discovered and traditions to be relished. Apulia is a constant evolution of emotions and beauty, colours and scents. Discovering this land means losing yourself in the depth of its splendour. From Gargano to Capo di Leuca, every narrow strip of this region has something to tell. Hamlets, towns, castles, uncontaminated nature and beaches of fine white sand alternate with steep and jagged rocks. In the next pages, you will find a selection of articles and photos that Salento Review readers have already had the chance to enjoy by leafing through the previous issues. There is also a focus on the new BTM (Business Tourism Management) which is getting ready to become Salento's winter highlight.
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SPECIALE REVIEW
BTM
A PASSI DECISI VERSO IL BTM 2018 22/23/24 febbraio 2018: torna l’evento che parla di turismo. Tante novità e sorprese per questa IV edizione, ma il filo conduttore resta sempre lo stesso: promuovere il territorio attraverso le sue ricchezze Il BTMPuglia fa poker con l’edizione numero quattro. Fervono i preparativi per il Business Tourism Management, la manifestazione internazionale che a febbraio (22/23/24) trasformerà Lecce nella capitale del turismo e che quest’anno riserverà sorprese e novità a partire dalla location. Un motivo in più per partecipare all’evento è rappresentato proprio dal luogo che la ospita, l’ex Convento degli Agostiniani, gioiello architettonico restituito alla comunità dopo un accurato e prezioso lavoro di restauro. Il BTM è un contenitore di eventi legati
da un unico filo conduttore, il turismo, declinato in tutte le sue sfaccettature. I protagonisti potranno confrontarsi fra loro per pianificare nuove strategie di marketing tese alla crescita del territorio. Gli organizzatori, in primis l’infaticabile Mary Rossi, responsabile esecutiva dell’evento, hanno programmato un calendario ricco di seminari, incontri e conferenze per conoscere tutte le novità, le tendenze e le informazioni relative ad un comparto così strategico ed importante per l’economia locale. Torneranno panel e speech gratuiti con la partecipazione di speaker professionisti nei
settori management, OTA (Online Travel Agency) e molti altri, in grado di raccontare quello che accade oggi nell’universo dell’accoglienza. La mission è creare una rete virtuosa fra tutti gli operatori del settore e l’industria turistica nazionale ed internazionale. Si parte dal Salento per coinvolgere tutta la regione con uno sguardo puntato oltre, per costruire un ponte virtuale fra la costa e l’entroterra, tra la cultura ed il mare, fra le tradizioni agroalimentari e la storia. Il successo della manifestazione è raccontata anche dai numeri. L’ultima edizione, per esempio, ha registrato circa 8000 pre-
di mariella tamborrino/foto massimo centonze
senze in tre giorni di programmazione; hanno aderito 120 espositori, 50 buyers internazionali provenienti dai maggiori mercati di interesse per il comparto, 30 Tour Operator internazionali, 10 compagnie aeree, giornalisti, bloggers ed influencers del settore. I maggiori media nazionali hanno dato grande rilievo all’appuntamento definendolo uno dei migliori eventi internazionali di settore per innovazione delle tematiche proposte e per la presenza di aziende di prestigio. Tornano le attività di travel trade, B2B, business (con ampio spazio riservato all’area espositiva) e gli appuntamenti con i convegni suddivisi in workshop formativi, seminari e speech su revenue management, web e social media marketing, digital marketing, pricing, comunicazione, food, cultura, arte cinema, musica e architettura, startup, esperienze e tanto altro ancora. Tra le novità di quest’anno vi è anche la presenza del Locomotive Jazz Festival, firma importante nel panorama degli eventi culturali. Un’occasione per parlare di “turismo musicale” e della sua crescita attraverso l’organizzazione di concerti, spettacoli ed esibizioni dal vivo in grado di coniugare scelte di qualità e paesaggio. Raccontare un territorio attraverso la musica è già di per sé un viaggio, e tutto ciò che ruota attorno ad esso diventa benzina che alimenta il motore dello sviluppo. Capitolo a parte merita l’artigianato artistico locale a cui sarà riservato apposito spazio con una mostra allestita con manufatti
unici, dalla ceramica alla cartapesta, per raccontare le eccellenze artistiche locali. L’amore per il Salento e per la Puglia unirà anche quest’anno BTM e Salentoupndown in una collaborazione oramai consolidata che si tradurrà in un’inedita mostra fotografica dedicata ai luoghi e tutti i protagonisti dei social tour “SUD”. Altra chicca è la sezione BTMGusto, una sorta di viaggio sensoriale attraverso le eccellenze enogastronomiche del territorio. In Puglia, come nel resto dello Stivale, sta spopolando il turismo “del bere e del mangiare bene”, un fenomeno ormai di successo e sempre in crescita, tanto da diventare tendenza. Il turista non si muove solo per scoprire nuovi paesaggi, ma anche per conoscere le tradizioni culinarie di una determinata zona.
«In questi anni la manifestazione è cresciuta e si è arricchita. Ne siamo orgogliosi ma siamo consapevoli di poter fare ancora di più e meglio». Nevio D’Arpa, patron dell’iniziativa, ha le idee chiare: «Il nostro obiettivo – dice – è quello far sì che il BTM diventi un punto di riferimento per tutti gli operatori non solo pugliesi, ma anche nazionali ed internazionali, creando un’offerta accattivante e professionalmente all’altezza per non deludere le aspettative di chi opta per questa terra dalle infinite risorse. Dall’esordio ad oggi, mattone dopo mattone stiamo costruendo questa realtà. Il percorso non è sempre facile ma vale la pena superare tanti ostacoli perché l’obiettivo finale è dei migliori». BTM rientra nel progetto “365 giorni in Puglia”.
PURPOSEFUL STRIDES TOWARDS BTM 2018 THE EVENT THAT DISCUSSES TOURISM IS COMING BACK. THERE WILL BE A LOT OF NEWS BUT THE UNDERLYING THEME REMAINS THE PROMOTION OF THE AREA THROUGH ITS RICHES Preparation are being made for the Business Tourism Management, the international event that will take place in February (22nd - 23rd - 24th) at the former Convent of the Augustinians (ex Convento degli Agostiniani), turning Lecce into the capital of tourism. Stakeholders will have the chance to plan new marketing strategies for the growth of the territory. The organizers have planned a rich calendar of events. There will be panels of experts and free speeches with the participation of professional speakers in the management, OTA (Online Travel Agency) and accommodation sectors. The mission is to create a virtuous network among all the industry players and the national and international tourism industry. "In recent years the event has grown, but we can do even more and better." Nevio D'Arpa, the patron of the initiative, knows his own mind.
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SPECIALE REVIEW
PH: ASSOCIAZIONE ALTURISMO
PUGLIA FEDERICIANA
di jessica niglio/
TUTTE LE FOTO DELLA RIEVOCAZIONE MEDIEVALE FEDERICUS, SONO DEL GRUPPO F/4 FOTOGRAFI PROFESSIONISTI DI ALTAMURA
Altamura e le tracce di Federico II di Svevia L’unica Cattedrale voluta dal Puer Apuliae e la spettacolare rievocazione medievale Tra le città più note della Puglia, un posto di rilievo è occupato da Altamura, incastonata nel Parco nazionale dell’Alta Murgia su una delle più conosciute doline, cavità di origine carsica tra le colline. Fonte inesauribile di reperti archeologici e testimonianze dell’antichità, Altamura dà il nome a un esemplare di Homo Neanderthalensis, il cui scheletro integro è stato rinvenuto nel 1993, conservato intatto tra stalattiti e stalagmiti nella grotta di Lamalunga. La cittadina del Barese è molto nota anche per essere uno dei più celebri borghi federiciani, con la cattedrale esempio di romanico pugliese, dedicata all’Assunta, 28 29
SPECIALE REVIEW
PUGLIA FEDERICIANA
unica costruzione sacra voluta direttamente dal Puer Apuliae, oggi riconosciuta come il monumento più antico di tutto il centro abitato. La storia si mescola alla leggenda: rientrava dalla sesta crociata l’Imperatore Federico II di Svevia, quando sostando sull’altopiano delle Murge, in Terra di Bari, rimase affascinato da quei luoghi meravigliosi e fu rapito dal clima mite
PH: ERIC CORICCIATI
PH: ERIC CORICCIATI
PH: ASSOCIAZIONE ALTURISMO
LA PRIMA PIETRA FU POSTA NEL 1232, ANNO IN CUI FU RIPOPOLATA LA CITTÀ; FEDERICO II NON VIDE MAI LA CONCLUSIONE DEI LAVORI
delle colline dolci e rotonde; i suoi soldati trovarono riparo dalla stanchezza e dalle malattie. Decise, allora, di costruire una cattedrale attorno alla quale sarebbe sorto un borgo composto dalle popolazioni dei piccoli villaggi vicini. La prima pietra fu posta nel 1232, anno in cui fu ripopolata la città; Federico II non vide mai la conclusione dei lavori dell’edificio, terminato nel Trecento, ben
oltre cinquant’anni dopo la sua morte. Il piglio anticlericale di Federico non venne meno, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, tanto che rese libera la cattedrale dalla giurisdizione vescovile e la mise alle sue dipendenze, al pari di una cappella palatina, appartenente quindi al suo Palazzo Reale. I privilegi che andavano oltre la giurisdizione ecclesiastica sono stati confermati da tutti i sovrani sino al 1929, quando in seguito ai Patti Lateranensi, il Papa di Roma nominò un vescovo della cattedrale. Perché costruire una cattedrale mentre nel resto regione edificava castelli e fortificazioni? Probabilmente perché un luogo di culto libero dalla giurisdizione episcopale potesse ricordare il prestigio, il potere, la magnanimità e liberalità del re. Dell’impianto architettonico originario, che prevedeva una basilica a tre navate con matronei (balconi o loggiati destinati
SBANDIERATORI, TIMPANISTI, GIOCOLIERI, FIGURANTI E ATTORI, ARTISTI DI STRADA E GIULLARI SI MUOVONO LUNGO LE VIE DEL CENTRO ANTICO ad accogliere le donne), resta ben poco a causa dei rimaneggiamenti effettuati nei secoli. Oggi una matrice federiciana è riconoscibilissima sulla parete destra su cui campeggiano sette arcate e un portale voluto da Roberto D’Angiò, sul quale compare un’iscrizione che ricorda che in seguito ad un incendio o un terremoto, la cattedrale fu ricostruita nel 1316 con il supporto di maestranze provenienti dalla vicina Bitonto. La facciata attuale è un riadattamento del prospetto di epoca federiciana che racchiudeva tre absidi; negli anni successivi anche il coro venne ampliato, intarsiato da maestri napoletani, formato da 64 stalli in noce tutti differenti tra loro. Il maestoso portale esterno, definito il più ricco di Puglia e tra i più significativi della regione, fiancheggiato da due leoni stilofori in pietra risalenti al Cinquecento, ha il timpano con un Cristo benedicente; sull’architrave si ammira l’Ultima Cena e nella lunetta la Madonna con bambino. L’enorme rosone del Trecento, a quindici raggi in una ghiera ricchissima di decori, è perfettamente al centro tra i due campanili (il primo risalente alla prima costruzione, il secondo al XVI secolo, le celle campanarie al XVIII secolo) che
svettano in alto quasi ad abbracciare l’intera comunità. Dalla loro sommità è possibile ammirare tutta la Murgia, fino ad arrivare alla vicina Basilicata. L’interno, con un superficiale abito ottocentesco, è a tre navate suddivise da pilastri e colonne con capitelli bizantini, la navata centrale culmina con l’altare maggiore settecentesco, su cui campeggia una pala raffigurante la Vergine Assunta.
Nella basilica si conserva una tela di Domenico Morelli, uno dei più importanti artisti napoletani del XIX secolo, raffigurante la Conversione di San Paolo. Dal 2012, ogni anno, i cittadini di Altamura omaggiano il fondatore della città attraverso un evento suggestivo che porta il nome stesso dell’imperatore, “Federicus”, organizzato da Fortis Murgia: una rievocazione medievale che coinvolge non
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SPECIALE REVIEW
PUGLIA FEDERICIANA cantiere della cattedrale, si simulano accampamenti militari, un mercato con bancarelle di prodotti della terra richiama le tradizioni alimentari, si apre il museo medievale, si svolgono conferenze a tema per approfondire gli studi sulla mitica figura del Puer Aapuliae, i ragazzi delle scuole vengono coinvolti in un corteo a loro misura. A questo si aggiungono le iniziative più attese come il corteo storico in costume tradizionale e il Palio di San Marco.
L’edizione 2017 è stata dedicata al tema dell’amor cortese, con focus su donne e cavalieri, alla nobiltà d’animo e del sangue, alla donna simbolo di movenze alte e gentili. Per tre giorni la festa è stata animata da rime, narrazioni, cerimonie di investitura, feste, giostre e tornei. Si è tenuta, inoltre, la prima fiera del libro medievale, riservata a testi, libri, pubblicazioni, documenti informatici ed elettronici, studi e approfondimenti su letteratura, poesia, storia, arte, musica, cucina medievale, romanzi storici. Un momento affascinante quello in cui si sono mostrate le fasi di realizzazione del libro medievale, secondo le metodiche, gli attrezzi e il materiale dell’epoca, passando dalla scelta della carta alla rilegatura.
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solo la cittadina ma anche i comuni vicini ed è attrattore di turisti e appassionati da tutta Europa. La squadra al lavoro è ricca e perlopiù composta da volontari con a capo il regista Antonello Arpaia. Sbandieratori, timpanisti, giocolieri, figuranti e attori, artisti di strada e giullari si muovono lungo le vie del centro antico rievocando l’antico splendore della corte federiciana. Un’imponente scenografia medievale viene allestita nei punti cruciali dalla città: viene ricostruito il
ALTAMURA AND THE TRACES OF FREDERICK II OF SWABIA THE ONLY CATHEDRAL WANTED BY THE PUER APULIAE AND THE SPECTACULAR MEDIEVAL RECOLLECTION Altamura is one of the most renowned Apulian towns. It is nestled in the National Park of Alta Murgia on one of the most well-known valleys. As an inexhaustible source of archaeological finds, the town gives its name to a specimen of Homo Neanderthalensis, whose intact skeleton was found in 1993. Altamura is also famous for being one of the most celebrated Frederick II’s hamlets. Its cathedral is an example of the Apulian Romanesque style, devoted to Our Lady of the Assumption, the only construction wanted directly by the Puer Apuliae. History and legends mingle: Emperor Frederick II of Swabia was coming back from the Sixth Crusade when he was fascinated by the Altopiano delle Murge (literally, the Murge Plateau), by its wonderful places and by the mild climate of its rounded hills. He decided to build a cathedral there and a hamlet arose all around. The first stone was placed in 1232 but the construction of the cathedral lasted until the Fourteenth century, over fifty years after Frederick II’s death. Little remains of the original architectural system. In consequence of a fire or an earthquake, the cathedral was rebuilt in 1316. The current facade is a readjustment of the original facade; in the following years, the choir was enlarged, too. The majestic portal, defined as the richest in Apulia, is flanked by two stone column-bearing lions dating back to the Sixteenth century. The huge fourteenth-century rose window is placed perfectly in the middle of two bell-towers that seem to embrace the whole community. From 2012, every year, Altamura citizens render homage to the founder of the town through a fascinating event bearing the name of the emperor himself, “Federicus”. It is a medieval recollection involving neighbouring communities and attracting tourists from all over Europe. An impressive medieval setting is set up at crucial points of the town. This year, the first fair of the medieval book has been held, showing the fascinating stages of the making of a medieval book.
SPECIALE REVIEW
TARANTO
LA
testo e foto di aurora mastore
TARANTO
CHE SI REGGE DA SOLA I GIOVANI E LA CITTÀ VECCHIA PER SUPERARE LA “FERITA”
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SPECIALE REVIEW
TARANTO
Chi pensa di arrivare a Taranto vecchia e di trovare un centro storico curato, pulito e ben tenuto si sbaglia. Ma non è questo che l’occhio dell’osservatore esterno deve cercare, perché quello che va percepito, assorbito e metabolizzato è il fascino di una Taranto che non ti aspetti. Di lei colpisce altro: l’atmosfera decadente, quella di una città che vive un rapporto complesso con il suo passato. Angelo, protagonista indiscusso dell’attivismo giovanile che sta rivitalizzando la città vecchia, è una guida preziosa per guardare alla realtà tarantina con occhi diversi, per scoprire la bellezza che risiede tra i vicoli in cui ragazzini giocano per terra mentre bambini camminano abbracciati sorridendo a chi passa accanto a loro. Lo chiamano “u sindache di Taranto vecchia”. “In città” tutti lo conoscono. “Le Sciaje”, l’associazione di cui è presidente, prende il nome dal termine che indicava il luogo del mare in cui venivano coltivati i mitili e le ostriche, alla maniera tradizionale tarantina. Dal lungomare, che abbraccia l’Isola proteso sul Mar Grande, l’acqua si mostra verde e limpidissima. La “giovane Taranto antica”
la chiamava Giuseppe Ungaretti. La vera perla dello Ionio, la cui bellezza, ancora troppo offuscata, preme per farsi vedere, cerca di attirare l’attenzione e riaffiora qua e là. La luce che filtra dai vicoli stretti illumina antichi palazzi un tempo simbolo di splendore, testimoni di un tessuto edilizio storico che deve essere valorizzato. «Taranto si prepara ad accogliere un maggiore flusso di turisti, non dimentichiamo che si trova a metà strada tra Lecce e Matera e che quest’ultima sarà la capitale europea della cultura nel 2019», fa notare Angelo, parlando dell’Isola, cioè di quella che era un tempo “la Città”. Un’isola artificiale, creata a fine 1400 tagliando l’istmo che
ad est la collegava alla terraferma per renderla più sicura dagli attacchi nemici, quelli turchi in particolare. Ancora fino a metà Novecento, a Taranto vecchia vivevano più di 30 mila persone, soprattutto marinai, artigiani, pescatori e mitilicoltori. Fino a quando l’industrializzazione ha provocato l’espansione disordinata dei quartieri periferici portando a compimento quell’opera di ripudio e spopolamento del centro storico dalle cui ceneri sarebbe nata la città moderna. Il cielo è di un azzurro cristallino e sgombro di nuvole dalla terrazza del museo etnografico Majorano, ospitato all’interno del Settecentesco palazzo Pantaleo. Da qui
LA VERA PERLA DELLO IONIO, LA CUI BELLEZZA, ANCORA TROPPO OFFUSCATA PREME PER FARSI VEDERE, CERCA DI ATTIRARE L’ATTENZIONE
si domina il paesaggio urbano. La “ferita” è aperta e visibile nello skyline cittadino. Quella “cattedrale nel deserto”, il “mostro”, è la prima cosa che si vede arrivando da lontano, insieme al mare che l’ha accolta e maledetta. Ma la bellezza di Taranto risiede nelle stratificazioni sedimentate della sua storia millenaria: greci, romani, bizantini, normanni, svevi, angioini, aragonesi l’hanno di volta in volta modificata. Fu una delle città più ricche e importanti tra le colonie della Magna Grecia, mentre durante il Medioevo, tra 1300 e 1400, divenne sede dell’omonimo principato. Il suo feudatario, Raimondello del Balzo Orsini, ne fece una signoria talmente im-
portante, comprendente buona parte della Puglia e della Basilicata, da essere quasi indipendente all’interno dell’allora regno napoletano. La storia racconta che, dopo la sua morte, proprio nella cappella di
San Leonardo, all’interno del castello aragonese, fu celebrato il nuovo matrimonio tra la moglie, la contessa di Lecce Maria d’Enghien, e il nuovo principe e futuro re di Napoli Ladislao di Durazzo. Perdendosi nel labirinto del centro storico, di Taranto vecchia incantano gli scorci affacciati sui suoi mari. Dall’arteria principale che la attraversa, via Duomo, una serie di stradine si diramano verso il mar Grande e il mar Piccolo, che proteggono l’Isola e comunicano grazie al ponte di pietra dal lato del quartiere Tamburi e, dalla parte opposta, al ponte girevole, là dove inizia il Borgo e si staglia maestoso il castello aragonese. La luce violenta che colpisce con le sue ombre dure i muri nel primo pomeriggio primaverile è la metafora del contrasto evidente tra i palazzi fatiscenti e quelli ristrutturati, gli uni accanto agli altri, a volte divisi da strade chiuse mantenute in vita da impalcature, simbolo della 34 35
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TARANTO
precarietà di un centro storico che resiste, da solo, contro l’abbandono. Un susseguirsi di porte e finestre murate come bocche ammutolite trattenute da mani nascoste. Strade strette in salita e in discesa animate da panni profumati stesi all’aria. Taranto vecchia sembra la poesia degli ultimi, un grido lanciato e sospeso in aria verso il futuro, come una sfida da raccogliere. È un esercizio mentale che invita chi la guarda ad andare oltre la superficie per immaginare nuove prospettive. È quello che da alcuni anni fanno le associazioni culturali attive in città. «A Taranto
è in atto un cambiamento, una trasformazione, tutto è in mutamento», spiega Angelo. Continua a definire la città una “metropoli” che oggi si trova al centro di una tensione tra forze che spingono verso il nuovo e forze conservatrici. È una realtà inglobata in dinamiche e processi che richiedono tempo. “Divenire” è la parola chiave per comprendere la situazione culturale che Taranto sta vivendo oggi, al centro tra chi la vede proiettata verso un futuro da meta croceristica e chi da tempo insiste sulla necessità di un “risanamento culturale”. Il dato di fatto è che il futuro della città non
può essere più impostato solo sul modello industriale e che il nodo da sciogliere è quello del rapporto con il suo patrimonio storico. Oggi è il tempo in cui Taranto sta ridiscutendo se stessa e sta gettando le basi per il suo futuro, iniziando a ricucire il rapporto con il passato e imparando a riconoscere la bellezza della sua storia, quella che si tocca con mano attraverso i vicoli che la sera si popolano, tra i tavolini dei ristoranti e i sorrisi dei tanti ragazzi che oggi scelgono consapevolmente di rimanere e di provare ad essere il motore di quella rivoluzione culturale.
TARANTO VECCHIA SEMBRA LA POESIA DEGLI ULTIMI, UN GRIDO LANCIATO E SOSPESO IN ARIA VERSO IL FUTURO, COME UNA SFIDA DA RACCOGLIERE
THAT TARANTO THAT HOLDS ON ALONE THE YOUTH AND THE OLD TOWN TO OVERCOME THE “PAIN” Arriving in Taranto’s old town, you will not find a clean and well-kept downtown. However, what an external observer should find is the charm of a town you do not expect, its crumbling atmosphere and its complex relationship with the past. Angelo, the undisputed protagonist of the youth activism that is regenerating the town, is an invaluable guide to discover the beauty of these alleys. He is nicknamed “u sindache di Taranto vecchia” (“the Mayor of the old Taranto”), and he is the president of a youth association, “Le Sciaje”. From the seafront, the water seems green and clear. The light seeping in through the narrow alleys lights up the ancient palaces, formerly a symbol of splendour. The old town is an artificial island, created at the end of the Fifteenth century by cutting the isthmus that connected it to the mainland, as to protect it from enemy attacks. Until the mid-Twentieth century, more than 30 thousand people lived in the old Taranto. Later, industrialization resulted in the cluttered sprawl of suburbs and in the depopulation of the downtown. The terrace of the Eighteenth-century palace, Pantaleo, reveals that “pain” on the skyline. That “monster” is the first thing you see coming from far. Nevertheless, the beauty of Taranto is in its millennial history: Greeks, Romans, Byzantines, Normans, Suevians, Angevins and Aragoneses have amended it from time
to time. It was one of the richest and most important colonies of Magna Graecia as well as the location of the homonymous principality during the Middle Ages. The old town seems the poetry of the last, a shout given and hanging in the air towards the future. It is a mental exercise inviting us to go beyond the surfaces to imagine new perspectives. The future of the town cannot be set only on the industrial model. Today, Taranto is laying the basis for its future by enhancing the beauty of its history, learning to recognize its beauty and that of the smiles of those young people who have decided to be the engine of that cultural revolution.
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OTRANTO
di eleonora moscara/foto massimo centonze
Masseria Quattro Macine, la storia che rivive Tra Giuggianello e Palmariggi, nel bel mezzo del percorso megalitico, esiste un luogo magico e ricco di storia riportato alla luce da una giovane donna di origini tricasine Se avessi potuto fotografare gli odori e i rumori di questo posto magico, sarei riuscita a farvi capire molto di più di quanto non scriverò. L’agro della Masseria Quattro Macine si trova nel bel mezzo del percorso megalitico, tra Giuggianello e Palmariggi, e a rendere magico questo posto non è solo il verde rigoglioso della natura incontaminata, ma anche la storia che si respira e la passione di chi ha
voluto riportare, a nuova vita, questo luogo incantevole. Il vecchio casale “Quattor Macinarum”, a pochi chilometri da Otranto, è databile all’ VIII secolo in pieno periodo bizantino e si erge maestoso tra gli ulivi di questa landa bistrattata che oggi resiste, sempre fedele alla sua bellezza. La sua fondazione fu attestata per la prima volta in un diploma dell’Imperatore Federico II in
favore dell’Arcidiocesi di Otranto del 1219 e l’area è stata interessata nel tempo da una serie di scavi archeologici e da innumerevoli studi sui tanti reperti rinvenuti. Gli scavi hanno portato alla luce le fondamenta di due chiese: la prima, che risale al X–XI secolo, è di probabile destinazione nobiliare visto il ritrovamento di una sepoltura nella zona absidale, area destinata alle inumazioni di personaggi 36 37
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OTRANTO
di alto rango mentre la seconda chiesa è databile al periodo normanno (fine XI inizi XII sec.), e fu in uso fino al periodo angioino; secondo alcuni studi, si tratterebbe della chiesa di Santa Apollonia, eretta dopo il concilio di Trento a servizio del culto dei contadini. Il casale di Quattro Macine fu poi distrutto dalle forze turche impegnate nella presa di Otranto
del 1480 e i ruderi furono inseriti in un complesso masserizio attivo fino alla seconda metà del ’900 quando l’emigrazione portò all’abbandono di molte masserie. Cenni storici a parte queste mura vengono oggi definite, da chi ci abita, un “luogo dell’anima”. Pochi anni fa è stato totalmente ristrutturato da una donna di origini salentine ma da sempre residente a Bergamo: lei è Alessandra Gallone e dal cognome (chi è salentino lo sa) non può che essere originaria di Tricase dove, nella piazza più importante del paese, primeggia il Palazzo dei Principi Gallone, ora proprietà e sede del municipio.
Alla morte del padre Alessandra decide, insieme al marito, di riappropriarsi della storia della sua famiglia e di rendere la distanza con il ricordo di suo padre sempre più breve e meno dolorosa: «Volevo a tutti i costi vivere in Salento e mi sono messa alla ricerca di un posto che mi facesse sentire bene, quando sono entrata nella masseria me ne sono subito innamorata; questo è un luogo pieno di magia dove, appena entri, tutto lo stress e i pensieri svaniscono immediatamente». Nelle stanze della masseria sono state lasciate intatte delle scritte di cui non si ha certezza della provenienza ma che, con tutta probabilità, sono state attinte dalla chiesa bizantina che giace sepolta alle spalle della proprietà. Ogni stanza è stata arredata in uno stile coerente con l’atmosfera che si vive, oggetti che vengono dalla terra o dal mare, ma soprattutto che riportano alle tradizioni salentine come la luminaria tipica delle
MASSERIA QUATTROMACINE strada vicinale Ore contranda Quattromacine 73030 Giuggianelloo masseria quattromacine
feste patronali, restaurata e usata come lampadario, l’uso preponderante della pietra leccese e del legno e ancora, le coloratissime cementine a corredo delle classiche “pile” ossia i lavandini in pietra di un tempo e tanto altro ancora. A fare da cornice a tutto questo c’è un grande giardino dove gli ulivi e le margheritine da camomilla la fanno da padroni, il tutto tra fichi d’india, papaveri tra gli immancabili “cuti”. «In questo luogo – continua Alessandra Gallone – si avverte subito un’energia
positiva. Gli anziani contadini mi hanno raccontato i mille volti di quest’area: da edificio di culto a stazione di posta in cui transitavano i templari bizantini, da sito di realizzazioni pagane a luogo propizio per gli allevatori che facevano partorire su queste pietre (cuti) le giumente perché, solo partorendo qui, avrebbero avuto dei figli forti e poi ancora divenne tabacchificio negli anni ‘50 e prima ancora centro abitato di Giuggianello. Abbiamo apportato le migliorie che potevamo cercando di
LA MASSERIA PRIMA DEL RECUPERO
non snaturare questo posto, utilizzando elementi della terra e infiniti dettagli e oggetti d’epoca. Ci è sembrato giusto valorizzare la masseria rispettandone le tante anime: il Salento è una terra che va sempre rispettata e che ti permette di avere i veri privilegi, colori, sapori, la natura e un’accoglienza incredibile».
GLI ANZIANI CONTADINI RACCONTANO I MILLE VOLTI DI QUESTO LUOGO: DA EDIFICIO DI CULTO A STAZIONE DI POSTA PER I TEMPLARI BIZANTINI MASSERIA QUATTRO MACINE, THE HISTORY REVIVES BETWEEN GIUGGIANELLO AND PALMARIGGI, IN THE MIDDLE OF A MEGALITHIC PATH, THERE IS A MAGICAL PLACE, RICH IN HISTORY AND UNCOVERED BY A YOUNG WOMAN COMING FROM TRICASE The lush green of unspoiled nature, history and passion make this place magical. Here, dating to the eighth century, a majestic old country house, “Quattor Macinarum”, stands a few miles from Otranto, surrounded by olive trees. In the neighbouring area, archaeological excavations have revealed the foundations of two churches. The former dates back to the Byzantine period (X-XI century) while the latter dates back to the Norman period (late XI – early XII century). It should be the Church of Santa Apollonia. Turks destroyed the country house in 1480 and they placed its ruins in a farm estate. A woman, Alessandra Gallone, coming from Tricase but always resided in Bergamo, has recently restored it. At the death of her father, Alessandra decided she wanted to live in Salento. The very first time she entered the farm, she fell in love with it. She has furnished every room of the house in accordance with the local atmosphere and traditions, by using the local stone and wood. A large garden surrounds everything. Olive trees and chamomile flowers play master, among prickly pears, poppies and the unavoidable stones. «In this place, – continues Alessandra Gallone – you feel a positive energy immediately. We believed it was necessary to enhance the farm house by respecting Salento many souls, colours, tastes, nature and its unbelievable hospitality».
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BRINDISI
La città dei due
CASTELLI
Voluti da Federico II e Alfonso d’Aragona per proteggere la città dalle invasioni nemiche
CASTELLO SVEVO. PH: DAMIANO TASCO
di francesca mandese/
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BRINDISI
CASTELLO ALFONSINO. PH: ANGELO PEZZOLLA
DALLA FORTEZZA ROSSA PARTE OGNI ANNO LA PROCESSIONE A MARE DEI SANTI PATRONI SEGUITA DA UN NUTRITO CORTEO DI BARCHE composto da due fortezze, l’una dentro l’altra, costruite in epoche differenti. Il più conosciuto è proprio il Castello Svevo che sorge nel cuore della città. Voluto da Federico II nel 1227, fu eretto, probabilmente, utilizzando materiali di edifici più antichi, risalenti addirittura CASTELLO ALFONSINO. PH: MASSIMO CENTONZE
CASTELLO ALFONSINO. PH: MASSIMO CENTONZE
È la città dei due castelli, unica in Puglia, perché strategica era – ed è – la sua collocazione e importante il suo porto, fin dai tempi dell’Impero romano. È Brindisi, capoluogo sul mar Adriatico, per la cui protezione Federico II e Alfonso d’Aragona vollero erigere due fortezze per tenere la città al riparo dalle invasioni nemiche. In realtà, a ben guardare i castelli sono tre, perché il Castello Svevo, o Castello di terra, è
all’epoca romana e a un anfiteatro distrutto già nei secoli precedenti. All’inizio del XIII secolo, Federico II si trovava a Brindisi dove, nel 1225, sposò Jolanda di Brienne e da dove, nel 1228, partì per una crociata. Nel corso dei secoli è stato più volte rimaneggiato. Dai registri angioini si apprende che Carlo I d’Angiò restaurò il castello tra il 1272 e il 1283 sopraelevandone le torri e costruendo all’interno un palazzo reale. Nella metà del XV secolo Ferdinando I di Napoli volle il primo ampliamento del maniero e la costruzione di un secondo castello che circondasse il primo. La modifica si rese necessaria per le nuove esigenze belliche dovute all’adozione delle armi da fuoco. Fu, quindi, costruita un’ulteriore cinta muraria più bassa e più spessa munita di torrioni bassi e circolari. Il fossato esistente venne coperto da volte e furono creati così nuovi ambienti adatti a ospitare uomini in arme, ma anche la popolazione in caso d’emergenza. Nel 1496 il castello,
CASTELLO SVEVO. PH: MASSIMO CENTONZE CASTELLO SVEVO. PH: DAMIANO TASCO
CASTELLO SVEVO. PH: MASSIMO CENTONZE
e con esso la città, venne messo sotto il protettorato della Repubblica di Venezia e un suo doge lo descrisse come “bello e fortissimo, che domina la città e gli altri castelli”. Nel 1519 l’imperatore Carlo V ne rinforzò definitivamente la struttura, nel corso del XVIII e XIX secolo fu adibito a penitenziario e, infine, a Comando della Marina Militare. Durante la seconda guerra mondiale, tra settembre 1943 e febbraio 1944, il castello fu residenza di re Vittorio Emanuele III e della regina Elena. Nella piazza d’armi del castello è conservata la catena che, ancora in tempi non troppo remoti, nelle ore notturne chiudeva l’imboccatura del porto all’altezza di Canale Pigonati. Di più recente costruzione il Castello Alfonsino, conosciuto anche come Castello di mare o Castello rosso per via del colore vermiglio della pietra. I primi lavori risalgono a febbraio del 1481 quando Ferrante d’Aragona fece edificare una torre a guardia del porto. Pochi anni dopo Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, trasformò quel primo nucleo difensivo in un vero e proprio
castello. Nato come avamposto difensivo della città, il maniero fu edificato su una lingua di terra abbracciata dal mare dove sorgeva un’abbazia benedettina scomparsa nei primi anni del XV secolo. In quello successivo, accanto alla fortezza fu edificato il Forte a mare, adibito ad alloggio delle guarnigioni. A rendere il castello unico e suggestivo è il piccolo porto interno al quale si accede passando sotto un archivolto aperto nelle mura. L’isola è stata a lungo sede di un
lazzaretto. La lunga e importante fase di restauro non si è ancora conclusa, ma la struttura viene periodicamente aperta a visite e ospita talvolta eventi culturali come mostre e concerti. Il castello è visibile da ogni punto del lungomare e, fino a quando i vandali non ne hanno fatto scempio, la sua illuminazione notturna lo faceva apparire come una fortezza galleggiante sull’acqua. Nonostante sia il meno conosciuto dei due, perché distante dal centro cittadino 42 43
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BRINDISI
disi. La processione via mare dei due simulacri parte proprio dal Castello rosso e viene accompagnata lungo tutto il porto interno da un nutrito corteo di barche. Approda, infine, sulla banchina antistante la scalinata di Virgilio dove l’arcivescovo tiene il suo sermone.
Svoltasi per la prima volta nel 1776, la processione a mare ricorda l’episodio del 1210, quando le spoglie di San Teodoro, soldato romano martire del IV secolo fatto uccidere in Turchia per la sua fede in Cristo, furono trasportate dall’odierna Aukat a Brindisi. PH: DAMIANO TASCO
e completamente interdetto ai civili fino a 32 anni fa, il Castello Alfonsino diventa il luogo più importante della città in un giorno particolare dell’anno. È quello in cui, il primo sabato di settembre, si celebrano i santi patroni Teodoro d’Amasea e Lorenzo da Brin-
UNA VEDUTA DALL’ALTO DEL CASTELLO SVEVO, CHE SI AFFACCIA SUL PORTO INTERNO, E SULLO SFONDO IL PORTICCIOLO DELLA LEGA NAVALE
IL PIÙ ANTICO FU VOLUTO DA FEDERICO II CHE NELLA CITTÀ MESSAPICA SI SPOSÒ E DALLA QUALE PARTÌ PER UNA CROCIATA THE CITY WITH TWO CASTLES Brindisi is the city with two castles. It is unique in Apulia, thanks to its strategic position and to its important port. The city was considered so important that Frederick II and Alfonso of Aragon built two fortresses to protect it. On closer inspection, the castles are three, as Castello Svevo (the
Swabian castle) combines two fortresses, one inside the other, but built in two different periods. Located in the heart of the city, the Swabian Castle was built in 1227 by the will of Frederick II, probably by using materials coming from buildings dating back to Roman times. In 1228, Frederick II left Brindisi to set off on a crusade. Carlo I of CASTELLO ALFONSINO
Anjou restored the castle between 1272 and 1283. In the second half of the XV century, Ferdinand I of Naples built a second castle around the first. The moat was covered with vaults in order to create new rooms where to host soldiers and people in case of emergency. In 1519, Emperor Charles V reinforced the shell of the castle. During World War II, it became the residence of King Victor Emmanuel III. The most-recently built Castello Alfonsino dates back to February 1481, when Ferrante of Aragon built a tower. A few years later, Alfonso of Aragon turned it into a real castle. In the XVI century, the Sea Fort was built. An inner port makes the castle unique and picturesque. Its restoration has not been finished yet. Nonetheless, it is periodically open to tours and cultural events. In September, it becomes the most important place in the city, as it represents the starting-point of the procession by boat going past during the feast of the two patron saints.
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di fiorella perrone/foto pierpaolo schiavone
ORTAGGI
La lunga stagione delle melanzane Fra gli ortaggi più versatili della nostra tradizione culinaria, da giugno a ottobre la melanzana esprime al meglio le sue caratteristiche, tra infinite varietà e metodi di preparazione La melanzana occupa, in estate e fino all’autunno, un posto d’onore sulle tavole italiane. Non fanno eccezione quelle di Puglia, tra le regioni con la maggiore capacità produttiva dopo Sicilia e Campania. Se è vero che la stagionalità è un ricordo del passato – ormai si trovano tutto l’anno tra gli scaffali dei supermercati – è sacrosanto che la stagione “naturale” delle
melanzane continua a essere quella che va da giugno a ottobre. Nei mesi più caldi, quindi, questo ortaggio sprigiona al massimo la propria bontà, dolcezza, consistenza, tanto da rendere superfluo cospargerne le fette di sale grosso, procedimento attraverso cui, nel resto dell’anno, si elimina il liquido amarognolo in eccesso. Molteplici le varietà – bianca, viola,
violetta, nera, seta, lunghe o tonde, ciascuna con caratteristiche diverse per grado di amarezza, spessore della buccia, presenza di semi – e i metodi di preparazione. Sott’olio, grigliate, a funghetto, al forno (cotte intere e successivamente tagliate a listarelle), aromatizzate con menta, prezzemolo, timo, le tipiche erbe mediterranee con cui si sposano perfettamente, sono un 44 45
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ORTAGGI
NELLA RICETTA SALENTINA UNA REGOLA FERREA SEPARA LA “VERA” PARMIGIANA DA UNA QUALSIASI PREPARAZIONE AL FORNO A BASE DI MELANZANE A STRATI contorno sempre presente nella dieta “da villeggiatura”. Magnifiche anche da coniugare con lo tzatziki greco (salsa a base di yogurt, aglio e cetriolo, ancora più gustosa se preparata con la variante salentina di quest’ultimo, il carosello, qui chiamato menunceddhra o cucummarazzu) o con la mediorientale “tahina” (crema a base di semi di sesamo). Altro connubio perfetto quello con l’aglio, come nelle melanzane “abbottonate”, piatto semplicissimo che si ottiene praticando delle incisioni longitudinali, dentro le quali si inserisce uno spicchio d’aglio, a mo’ di bottone. Così farcite, le melanzane si soffriggono e ricoprono con salsa di pomodoro. Ricetta povera e gustosa, per la quale vanno predilette le piccole melanzane locali. Un capitolo a parte meritano le marangiane chine (melanzane ripiene) e la parmigiana. Per le prime, ciascuno ha la sua ricetta, di solito tramandata
da generazioni. Dal classico ripieno di carne macinata e formaggi alle versioni vegetariane e vegane, bianche o al sugo, con riso o pangrattato, olive, capperi e basilico, le versioni sono infinite, difficile se non impossibile individuare l’originale.
Per la seconda, sebbene il nome sembrerebbe segnalare chiare origini emiliane, molte regioni d’Italia ne reclamano la primogenitura. Nella ricetta salentina una regola ferrea separa la “vera” parmigiana da una qualsiasi preparazione al forno a base di melanzane a strati:
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caso, la varietà detta “genuisa”, cioè genovese – la zucchina “trombetta” di origine ligure – è in estate la più gustosa, dolce e pastosa, insostituibile anche nello stufato di verdure) e quella più invernale di carciofi (sempre, precedentemente, fritti in pastella).
Conta sempre più seguaci, infine, la “parmigiana di mare”. Deliziosa quella dello chef Stefano Nuzzo (vedi box), tesa a esaltare il sapore autentico e genuino di ciascun ingrediente. Solo prodotti locali, anzi localissimi; le melanzane utilizzate – viola striate – sono PH: VIVIANA MARTUCCI & SARA PORCARI
la frittura in pastella dell’ingrediente principale. Se non è fritta non è parmigiana! Ciò detto, e rispettati pochi altri ingredienti di base – pomodoro, mozzarella, basilico – liberi di inserire quello che la ricetta di famiglia prevede: prosciutto cotto o mortadella, polpettine di carne, uovo sodo. Per un approfondimento, si suggerisce la lettura di “La parmigiana e la rivoluzione” (Stampa Alternativa Editore, 2016) del gastrofilosofo Donpasta, il cui incipit è chiaro: «Cucinare è un atto politico. Lo è la parmigiana di mia nonna, fatta solo in agosto, periodo delle melanzane di stagione…». Interessanti e altrettanto buone la parmigiana di zucchine (anche in questo
PARMIGIANA DI MARE DI STEFANO NUZZO (La Piazza - Poggiardo) Affettare le melanzane e friggerle, senza aggiunta di farina o uova. Tenerle da parte. Sfilettare il pesce e cuocerlo velocemente in poco olio con aglio e cipolla. Aggiustare di sale e aromatizzare con basilico tritato. Preparare una salsa di pomodoro fresco; unirvi poca panna fresca, utile a rendere la salsa più fluida e stemperare l’acidità del pomodoro. Comporre in una teglia gli strati di salsa, melanzane e pesce. Infornare la preparazione coperta (per mantenere l’umidità, se si desidera la crosticina scoprire alla fine) a 180° per circa 25 minuti.
FISH PARMIGIANA BY STEFANO NUZZO Slice and fry aubergines. Put them aside. Fillet fish and cook it rapidly in a little oil with garlic and onion. Season with salt and add chopped basil. Prepare a sauce with fresh tomatoes; add little fresh cream. In a roasting pan, layer aubergines with tomato sauce and fish. Cover with an aluminium foil and bake for 25 minutes at 180° (uncover towards the end to crust over).
RISTORANTE LA PIAZZA piazza Umberto I, 13 73037 Poggiardo (LE) www.lapiazzapoggiardo.it
coltivate a poche centinaia di metri dalle cucine del r istorante, nella campagna di Poggiardo. Il pesce è azzurro: sgombro, palamita, alalunga. L’autunno si affaccia, invece, nel piatto di Afredo De Luca, chef del ristorante Malcandrino (Monteroni d i L ecce). Una composi z ione che sembra un orto mediterraneo, ricco di colori, sapori, profumi diversi ed evocativi – di timo, menta, caffè – consistenze differenti e sapori sorprendenti. La melanzana al centro, attorno prodotti del territorio sapientemente esaltati nella loro semplicità: cipollotti al forno, pomodori canditi, riduzione di cipolla arrosto e olio alla rucola. Si parte dalla melanzana, appunto, fritta intera (a 160° altrimenti scoppia) e poi sbucciata e condita con olio, aglio, aceto, menta, sale e pepe. Si prosegue con la tapioca, macerata in acqua di pomodori frullati e colati e olio e.v.o estratto a freddo. Quindi il cipollotto, sbucciato, tagliato a metà
per lungo e cotto al cartoccio con timo, olio, sale e polvere di caffè. Magnifici i pomodori canditi, ottenuti facendo sciogliere 500 grammi di zucchero in 250 ml di acqua dentro cui i pomodori mondati vengono calati finché non appaiono lucidi e brillanti.
Scolati e spellati, conferiscono al piatto salato un mix di dolcezza, freschezza e corposità. A coronare il tutto, si ricopre la melanzana con una schiuma di ricotta forte – un concentrato di salentinità – sferzante e delicata al tempo stesso. Armonia perfetta.
AUBERGINE LONG SEASON
even served with the Greek tzatziki or the Middle-Eastern tahini. They are also perfect with garlic, in the recipe of the so-called “buttoned” aubergines. They bring forth a traditional, simple and tasty dish where aubergines are cut lengthwise and filled with garlic cloves. Afterwards, they are fried and coated with tomato sauce. Stuffed aubergines and parmigiana deserve a separate chapter. If everyone has their own recipe to make stuffed aubergines, the authentic
parmigiana is prepared by frying its main battered ingredient. There are few other basic ingredients: tomato sauce, mozzarella cheese, and basil. It is possible to add ham or Bologna sausage, small meatballs and hard-boiled eggs. Parmigiana made by using courgettes or artichokes – instead of aubergines – is an interesting and equally tasty variation of the recipe. Other delicious variations are the chef, Stefano Nuzzo’s “fish parmigiana” as well as another chef, Alfredo De Luca’s dish.
From summer to autumn, aubergines gain a place of honour among the Italian recipes. Even though you can find them throughout the year, their “natural” season is from June to October. It is exactly during the warmer months that this vegetable gives off its taste, its sweetness and its texture at its best. There are many aubergine varieties and many different ways you can prepare them. Marinated, grilled, or baked, they are great
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MARKETING
SÌ, VIAGGIARE. MA IL TOUR È
“ENOGASTRONOMICO” L’ESPLORAZIONE VISIVA, OLFATTIVA, TATTILE, UDITIVA E GUSTATIVA IL LEITMOTIV DI NUOVI PERCORSI
di mariapaola pinto/ foto pierpaolo schiavone
Esiste un nuovo turismo non più di nicchia che coinvolge un numero sempre crescente di viaggiatori, un turismo multisensoriale, potremmo definirlo, animato da una ricerca che fa dell’esplorazione visiva, olfattiva, tattile, uditiva e gustativa il suo leitmotiv: parliamo di turismo enogastronomico, un viaggio alla scoperta di nuovi territori sì, ma visceralmente legato alle culture, tradizioni, al folklore sulla scia di odori, sapori e gusti che, come delle reminiscenze, ci fanno aprire gli occhi, e il cuore, su un tipo di esperienza del tutto nuova, facendoci compiere, eccezionalmente, il viaggio più straordinario, quello nella nostra testa. Cosa cerca il turista enogastronomico? Emozioni, prima di tutto. Il tema del viaggio e della vacanza diviene un’esperienza che lega il piacere della conoscenza di nuovi luoghi a quello della scoperta della loro cultura enogastronomica – quando per cultura s’intendono non solo le eccellenze culinarie ma soprattutto ciò che vi ruota intorno, ossia l’enorme patrimonio di prodotti tipici, ricette regionali, degustazioni, sino ad entrare nel vivo della realtà agroalimentare, che sia aziendale o familiare, attraverso vere e proprie incursioni nei processi lavorativi, produttivi e tecnologici, così come nelle cucine di casa, sì!, proprio nel focolare domestico, rimboccarsi le maniche, et
voilà... preparare da sé un piatto “forte”. I tour enogastronomici nascono da qui. Dall’esigenza di entrare e cogliere lo spirito del luogo da visitare divenendo vere e proprie forme di turismo tematiche, culturali, integrate e sostenibili dove la forza del prodotto – non solo “food” – deve rappresentare un’identità che proviene “dal basso”, che sia la filiera produttrice, la cantina, la masseria, il ristorante dietro l’angolo. Organizzare itinerari enogastronomici ad hoc vuol dire individuare più temi che motivino il turista, programmando di volta in volta percorsi selezionati riservati all’espressione di tratti enogastronomici peculiari, coinvolgendo tutti quei servizi e quelle infrastrutture volte a migliorare l’accoglienza e l’ospitalità dei visitatori.
Ed è così che il turismo diviene punto d’incontro tra territori e visitatori, laddove l’agora del gusto si popola delle storie dei produttori e dei prodotti antichi e nuovi, storie che diventano valori: quei valori che rendono unico e indimenticabile il soggiorno nelle località del viaggio. Questa nuova forma di turismo, sicuramente, è l’ispirazione alla base di BTM GUSTO, un contenitore d’eccezione, nell’ambito del Business Tourism Management, che si propone di presentare in una suggestiva cornice storica e culturale, quella del Castello di Carlo V, una sintesi di ciò che il Salento e la Puglia possono offrire ai propri visitatori: non una vetrina di prodotti, ma una serie di attività e iniziative che hanno un unico scopo, quello di emozionare.
YES, TRAVELLING. YET IT IS A “WINE-AND-FOOD” TOUR A new kind of tourism is involving an increasing number of travellers. We are talking about wine-and-food tourism, tightly tied to the territory, to its culture and traditions, and made of aromas and tastes. This is how tourism becomes a meeting point between territories and visitors. This new form of tourism is behind BTM GUSTO within the Business Tourism Management. In a charming cultural and historical setting, the initiative aims at presenting a synthesis of what Salento and Apulia can offer to their visitors: not a showcase but a series of activities and initiatives with an only objective, thrilling.
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MARKETING
BTM Gusto 2017, sezione Turismo Enogastronomico di BTM Puglia, si svolgerà nel Cortile del Castello Carlo V di Lecce, nei giorni 14-15-16 febbraio 2017, dalle 9.00 alle 18.00
ATTIVITÀ PREVISTE Percorso sensoriale enogastronomico, Corner del gusto Tour a tema, Laboratori interattivi, Showcooking BTM Gusto ospita produttori, artisti, custodi del gusto e farà vivere, in tre giorni, ad esperti del settore, una serie di attività speciali per vendere il “prodotto” maggiormente richiesto: l’enogastronomia come strumento per un turismo emozionale d’eccellenza. Il progetto è rivolto a buyers del turismo enogastronomico e food buyers (distributori, buyers turismo, intermediari,
blogger, giornalisti, compagnie aeree, operatori turistici, tour operator). Partner di BTM Gusto è Salento Travel - Tourism Experience, mini guide alla scoperta dei più invitanti tour enogastronomici del territorio. Info: gusto@btmpuglia.it - 320 6879409 BTM Gusto 2017, in the Courtyard of Castello Carlo V in Lecce, on 14-15-16 February 2017, from 9.00 a.m. to 6.00 p.m. BTM Gusto hosts producers, artists, repositories of taste. For three days, experts in the field will experience a series of special activities to sell the most required “products”: food and wines as a tool for an excellent emotional tourism. Wine-and-food buyers (distributors, tourism buyers, brokers, bloggers, journalists, airline companies, tour operators and people working in the tourist sector in general) are the target of this project.
SPECIALE REVIEW
di carlo morelli/
PASSIONE PER IL MARE
Al mare tutto l’anno: un obiettivo tutto da costruire È appena terminata un’intensa estate qui in Salento, ricca di eventi culturali e d’intrattenimento, come del resto accade da diversi anni a questa parte. A quanto pare, tuttavia, non è tutto oro quel che luccica perché rispetto al numero di presenze e pernottamenti, ad esempio, nelle strutture ricettive autorizzate, il vero e proprio boom è confermato solo per una ventina di giorni, naturalmente
ad agosto. In attesa dei dati ufficiali, sono contrastanti le voci che si raccolgono e non è un caso che il piano strategico in via di ultimazione da parte della Regione Puglia si chiami “Puglia 365”. Che cosa è successo allora in questa estate salentina, al di là dei proclami e delle aspettative? Probabilmente, le risposte che i numeri daranno non serviranno comunque a comprendere una questione più gene-
rale, dal momento che il turismo come volano di sviluppo dell’economia di un luogo non dovrebbe essere concentrato solo nel periodo estivo, bensì, come si sta tentando di fare, al centro di un valido piano articolato e spalmato su tutti i mesi dell’anno, grazie alle caratteristiche geomorfologiche e climatiche della nostra terra che è caratterizzata da un clima mite e con un buon numero 52 53
SPECIALE REVIEW
PASSIONE PER IL MARE
di gradevoli giornate soleggiate anche in pieno inverno. Da anni ormai la Puglia è diventata ambita meta turistica. Milioni di persone, da tutta Italia e dall’estero, scelgono, tra giugno e agosto, le nostre spiagge per trascorrere spensierati giorni di relax e riposo, e, senza dubbio, l’offerta dei vari servizi turistici è andata via via migliorando con il passare del tempo, nonostante la difficoltà di gestire un afflusso così massiccio e concentrato in pochi giorni: si parla, infatti, di una stagione turistica di appena cento giorni in un anno con picchi in poche settimane. Come mai, dunque, la Puglia e il Salento non riescono a essere un polo di
attrazione turistica 365 giorni l’anno? Escludendo il turismo culturale, che si distribuisce in maniera più flessibile durante i dodici mesi, perché lungo i due fantastici litorali, ionico e adriatico, non si riesce ad accogliere il turista anche nel periodo autunnale e invernale? Come mai da metà settembre a metà maggio, lungo tutta la costa, stabilimenti balneari, ristoranti, negozi, alberghi, bed and breakfast, centri d’informazione turistica sono quasi sempre chiusi? Se queste domande le facessimo ai proprietari delle attività ricettive citate la risposta sarebbe scontata: a dir poco sconveniente rimanere aperti nei mesi in cui il passaggio dei turisti è pressoché una chimera.
Ancor più scontata sarebbe la risposta della maggior parte delle istituzioni e pubbliche amministrazioni: per fornire servizi di utilità a supporto del turismo in zone poco frequentate nel periodo invernale servirebbero troppe risorse pubbliche, sicuramente non supportabili, per esempio, dalla tassa di soggiorno. E se invece lo chiedessimo ai cittadini? Se ci facessimo raccontare da ognuno di loro il proprio modo di vivere il mare, cosa verrebbe fuori? Probabilmente scopriremmo che istituzioni e imprenditori non hanno poi tutti i torti a scegliere di limitare le attività turistiche costiere nei soli mesi estivi, a causa del poco interesse della maggior parte della popolazione stessa.
SURF IN SALENTO San Foca, Melendugno (LE) www.surfinsalento.it, info@surfinsalento.it
Senza colpa, ma probabilmente per cultura, abitudini consolidate nel corso dei decenni, forse anche per una questione legata alla geografia del nostro territorio, il mare salentino e pugliese è vissuto dai locali solo come spazio marginale, luogo di villeggiatura estiva, periferia del vivere quotidiano; e forse anche per questo interesse popolare, limitato la nostra amata terra non riesce a offrire un servizio completo al turista. Il processo di “destagionalizzazione” non può realizzarsi senza l’interesse reale di tutta la popolazione, e non può non prevedere l’utilizzo della risorsa mare in maniera sostenibile e completa.
Gli sport da tavola, in aggiunta, come il kitesurf, il windsurf, il surf da onda, e più in generale gli sport marini, rappresentano una grande possibilità per il territorio, in quanto attraggono milioni di persone in tutto il mondo; sono la prima valida alternativa allo stare stesi sul lettino a prendere il sole. Chi già pratica questi sport sa bene che è proprio il periodo invernale a dare le maggiori soddisfazioni sportive: spiagge deserte, vento forte, onde alte, e spesso il tutto condito da sole e temperatura quasi mai proibitiva, nemmeno a gennaio e febbraio. Al mare tutto l’anno? Certo, possibile, ma è ancora un obiettivo tutto da costruire.
IL MARE È VISSUTO DAI LOCALI SOLO COME SPAZIO MARGINALE, LUOGO DI VILLEGGIATURA ESTIVA, PERIFERIA DEL VIVERE QUOTIDIANO
AT THE SEASIDE ALL YEAR ROUND: AN OBJECTIVE TO ACHIEVE A summer rich in cultural and entertainment events has just ended here in Salento. Nevertheless, the authentic boom has concerned about twenty days in August. It is no coincidence that “Puglia 365” is the name of the current Apulia Region Strategic Plan. In our region, tourism should be a driving force for the economy throughout the year, thanks to its geomorphological features and mild climate, even in winter. In summer, millions of people choose our seaside to spend their holidays. Thus, the tourist supply has increasingly improved, despite the difficulties to manage this massive flow. However, why are we not able to welcome tourists in autumn and in winter, aside from cultural tourism? According to proprietors, keeping their business open when tourists are a mirage would be uneconomic. Institutions and public administrations share the same when it comes to offering them public services. If we asked citizens, we would probably find out that most of them consider the seaside as a marginal space, a mere summer holiday resort. Maybe, this limited popular interest is exactly the reason why our beloved territory does not succeed in offering tourists a complete supply. Working all year round is possible just involving the whole population, and taking advantage of the seaside full potential. Water sports are a great opportunity to attract millions of people from all over the world. Those who choose these sports already know that winter gives them big satisfactions: desert beaches, a strong wind, big waves, the sun and mild temperatures. At the seaside all year round? It is possible, but we still need to achieve this objective.
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PUGLIAPROMOZIONE
TERRITORIO
Via col vento Accarezzati dal sole, cullati dalle onde del mare, lontani dal frastuono quotidiano, immersi in una dimensiona da fiaba. Nel mondo della vela tutto questo è possibile, così come è possibile organizzare una vacanza disintossicante, alla ricoperta della natura e dei suoi ritmi leggeri. Non solo regate. All’universo della vela è legata una vera e propria filosofia del viaggiare che mette insieme sport, relax, divertimento e tutte le emozioni che possono regalare albe luminose e tramonti mozzafiato. Navigare su queste imbarcazioni significa, il più delle volte, muoversi nel silenzio più assoluto, spinti dal vento. Gli unici rumori sono quelli delle vele che fendono l’aria, del mare che accoglie il passaggio della barca mentre su tutto intorno regna il silenzio del paesaggio circostante. Un suono silenzioso che riempie gli occhi e rigenera l’anima. La poesia della navigazione per così dire “libera”, fa il paio con gare e competizioni che, soprattutto in Puglia, dettano i tempi delle stagioni. Conosciuta in tutto il mondo, e giunta ormai alla 32^ edizione, la Regata Internazionale Brindisi-Corfù è uno dei più prestigiosi biglietti da visita della regione. Un evento che coniuga sport, storia, natura e che anno dopo anno si conferma importante vetrina per il territorio. Lo scorso giugno oltre 100 equipaggi hanno preso parte alla gara che non è soltanto la più celebre competizione d’altura dell’Adriatico. È molto di più. È quello che in oltre 30 anni il Circolo della Vela Brindisi, organizzatore dell’evento in collaborazione con il Marina di Gouvia Sailing Club, è riuscito a riportare in vita, conferendo alla manifestazione l’indiscusso fascino che lo ha fatto crescere in maniera considerevole, sia in termini di partecipazione sia in termini di attenzione da parte degli organi di informazione nazionale ed internazionale. È sì un evento sportivo, ma è anche una manifestazione in grado di recuperare le radici storiche di un territorio, quello pugliese, e di tessere la trama di un turismo nuovo. Ecco perché alla “Brindisi-Corfù” sono collegate numerose iniziative collaterali. Che la “vela”sia un importante traino turistico è un fatto ormai assodato. Prova ne sia, fra le altre cose, anche
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La vela come sport e stile di vita. E come tassello fondamentale per il turismo sportivo
la crescente attenzione rivolta ai corsi specifici organizzati in tutta la Puglia, dal Gargano sino al Capo di Leuca. Un modo per avvicinarsi a questo sport e, al tempo stesso, per vivere il mare con sentimenti nuovi: passione, rispetto e consapevolezza. Se poi vogliamo dirla tutta, discipline come questa aiutano anche a sviluppare il senso di squadra e di solidarietà in acqua traducendo in fatti concreti il senso di equipaggio. Non è errato definirla come un’attività completa che permette di stabilire un contatto diretto con la natura, da praticare nel più completo rispetto per l’ambiente – e non potrebbe essere diversamente – in grado di coniugare capacità educative e formative del fisico e della mente. Navigare stimola l’apprendimento nell’ambito della consapevolezza degli spazi, affina il senso dell’orientamento, quello dell’equilibrio. Aiuta a forgiare il carattere in nome della pazienza (fondamentale quando occorre attendere il vento giusto o le migliori condizioni meteo per navigare); della tenacia (non mollare anche quando fa freddo o ci si bagna) e del coraggio: non bisogna aver paura di nulla, neanche delle scuffie. Queste le basi di uno sport
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PUGLIAPROMOZIONE - Direzione generale Fiera del Levante, PAD. 172, Lungomare Starita, Bari (BA) tel. +39 080 5821411 - fax +39 080 5821429 direzione.generale@viaggiareinpuglia.it, ufficioprotocollopp@pec.it - agenziapugliapromozione.it
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TERRITORIO
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completo, da praticare tutto l’anno, adatto a chiunque. Per PugliaPromozione, l’agenzia regionale per il turismo, manifestazioni veliche nazionali ed internazionali (Brindisi-Corfù, Regata dei Parchi e Bari in Vela, tanto per citarne alcune) comportano un notevole incremento delle attività diportistiche in generale che, a loro volta, danno slancio alla cultura del mare. Step importante per lo sviluppo turistico, meglio ancora se completato da adeguate infrastrutture per la nautica da diporto, collegate con le risorse offerte dall’entroterra. Anche il turismo nautico, come del resto altri settori, si trova ad affrontare da una 58 59
PUGLIAPROMOZIONE
TERRITORIO
parte le grandi sfide connesse all’offerta di spazi in un contesto di sviluppo sostenibile e, dall’altra, all’incremento della portualità in paesi vicini, le cui coste si stanno attrezzando per offrire un gran numero di posti barca a prezzi competitivi. La filosofia di PugliaPromozione è chiara: per conseguire i risultati attesi non basta puntare sui canali tradizionali. Per attrarre turisti tutto l’anno occorre investire a 360 gradi, moltiplicando le sinergie e le complementarità, coinvolgendo tutti i pugliesi nella diverse vesti di impren-
ditori, amministratori, semplici cittadini, rafforzando la consapevolezza comune dell’immenso patrimonio costituito dal territorio, dal paesaggio e dai beni pubblici esistenti. L’obiettivo resta sempre quello di allungare la stagione turistica e se la “vela” può essere un valore aggiunto, allora diventa fondamentale affinarne le potenzialità. Il clima estremamente mite della regione e la grande offerta di aree naturali protette permette, infatti, di praticare tutto l’anno attività sportive immersi nella natura:
percorsi di trekking, itinerari ciclabili e a cavallo, campi da golf, parchi naturali ed aree protette, centri diving e spiagge attrezzate per vela, windsurf e kitesurf ecc. La natura in Puglia è anche la campagna, la murgia, la daunia, i cammini, le masserie, gli agriturismi, l’esperienza unica del contatto con un ambiente ancora autentico. La presenza di una buona offerta di strutture termali e wellness, completano un mix di offerta per domande turistiche di vario genere.
GONE WITH THE WIND SAILING AS A SPORT AND A STYLE OF LIFE. AND AS A KEY PLAYER FOR SPORT TOURISM
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Caressed by the sun and lulled by the waves of the sea, in a fairy-tale atmosphere. In the world of sailing, all this is possible. Not only sailing regattas but also travelling, sports, relaxation, nature, fun and all the emotions related to bright sunrises and breathtaking sunsets. Most of the times, sailing on these boats means moving through the most absolute silence, driven by the wind. The poetry of “free” sailing is a fine pair with races and competitions. Known throughout the world, the Brindisi-Corfu International Regatta is one of the region’s most prestigious business cards. This event is also a way to recover the historical roots of the Apulian territory and to weave the plot of a new tourism. That is why the “Brindisi-Corfu” regatta is linked with numerous side initiatives organized from Gargano to Capo di Leuca. This sport allows you to experience the sea with passion, respect and awareness, team spirit and solidarity. It stimulates space awareness, sense of direction, and balance. It helps you to mould your character and it can be done all year long, by anyone. According to PugliaPromozione, national and international sailing events bring a significant increase in pleasure-boating activities and give momentum to the culture of the sea. An important step for tourism development. For this reason, multiplying synergies and complementarities by involving all the stakeholders is necessary to attract tourists throughout the year. The ultimate goal is always to lengthen the tourist season. The extremely mild climate of the region and the large offer of protected natural areas allows you to practice sporting activities all year round: trekking, cycling, and horse-riding routes, golf courses, nature parks and protected areas, diving centres and beaches equipped for sailing, windsurfing and kitesurfing, etc. The nature in Apulia is also made of its countryside, manor and holiday farms, for a unique experience in contact with a genuine environment. The presence of a good offer of spa and wellness facilities completes a mix of offers for various types of tourist demands.
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FASANO E MELENDUGNO
“UNA STORIA PER TUTTI” A Roca Vecchia ed Egnazia si racconta l’archeologia
PANORAMICA NOTTURNA. PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
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di aurora mastore/
EGNAZIA, VEDUTA DI UNA PARTE DEL PARCO ARCHEOLOGICO. PH: CETMA VAM
A chi dice che la storia con la s maiuscola non abbia mai toccato il Salento probabilmente sfugge un pezzo importante di passato. Nascoste a ridosso di torri costiere cinquecentesche, immerse tra ulivi che in alcune zone si spingono quasi fino a lambire il mare, tracce di civiltà ormai sepolte sono custodite tra alte falesie e insenature rocciose. Sono elementi del territorio che ci parlano di battaglie, viaggi in nave di mercanti greci, di riti pagani e invocazioni di protezione alle divinità. Sembra quasi di vederlo, quel Salento che già tremila anni fa era inserito in un contesto mediterraneo di particolare dinamicità, come mostrano esemplarmente i siti archeologici di Roca Vecchia ed Egnazia. Entrambi sorti sull’altura di una penisoletta protesa verso il mare, esempi della stratificazione storica attraverso i secoli, sono stati cittadelle fortificate durante l’Età del Bronzo (II millennio a.C.) inserite nel traffico di rapporti commerciali con la penisola ellenica e l’Egeo, poi centri messapici e romani, abbandonati durante il Medioevo, pur se in periodi diversi. Nella campagna fasanese, tra gli alberi di una natura che sembra quasi volerlo proteggere da sguardi indiscreti, il Museo Nazionale di Egnazia è uno dei Parchi Archeologici più interessanti di Puglia. A Roca Vecchia la celebrità di una delle dieci piscine naturali più belle del mondo oscura, invece, l’importanza storica di
quel tratto di costa dalla bellezza così intensa e intima, ma precaria a causa di un equilibrio geomorfologico troppo delicato. Nei due siti oggi si divulga la storia, grazie alla collaborazione tra le competenze di giovani archeologi e le tecnologie del Cetma di Brindisi (Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali), guidato da Italo Spada. Durante un caldo pomeriggio di agosto incontriamo a Roca Teodoro Scarano. È archeologo, collabora come esperto con il Cetma ed è responsabile del progetto di “recupero conservativo, valorizzazione e fruizione dell’area archeologica di Roca Vecchia”, realizzato con un finanziamento europeo. Mentre camminiamo, lungo gli stessi sentieri, alla fine dei lavori a dicembre 2018 la storia rivivrà visivamente grazie ad un’app specifica per
ROCA VECCHIA, RICOSTRUZIONE DELL’INSEDIAMENTO FORTIFICATO DEL BRONZO MEDIO DI ROCA; È POSSIBILE CHE IN QUESTA FASE NELL’IMMEDIATO ENTROTERRA DEL SITO VI FOSSE UN BACINO PARALITORALE NAVIGABILE (ILLUSTRAZIONE KAROL SCHAUER)
TERRITORIO
FASANO E MELENDUGNO ROCA VECCHIA, LAMA DI PUGNALE IN BRONZO DI TIPO EGEO RINVENUTA NEL VANO INTERNO DELLA TORRE SUD DELLA PORTA MONUMENTALE DELLE FORTIFICAZIONI DEL BRONZO MEDIO NEI PRESSI DEI RESTI SCHELETRICI DEL GUERRIERO. PH: TEODORO SCARANO
LA TORRE DI GUARDIA DEL CINQUECENTO DI ROCA VECCHIA E, SULLO SFONDO, LE CIME INNEVATE DEI MONTI ACROCERAUNI IN ALBANIA. PH: ALFONSO ZUCCALÀ
smartphone e tablet. Ci fermiamo dove si ergeva maestosa la Porta Monumentale delle fortificazioni del Bronzo Medio, una costruzione unica per dimensioni e tecnica di costruzione: proprio qui si animeranno le scene di una battaglia realmente accaduta. Proseguiamo arrivando in prossimità della cittadella medievale, dove invece la ricostruzione di momenti di vita quotidiana permetterà di immergersi nell’atmosfera del tempo. Ancora, la
Grotta Santuario della Poesia Piccola – uno dei più importanti monumenti epigrafici del Mediterraneo antico – si mostrerà in versione tridimensionale ai visitatori. “Drawing Egnazia” (ideato dal S.A.C. “La via traiana” e finanziato dalla Regione Puglia)sta invece cambiando il modo di presentarsi dell’omonimo parco archeologico, che tra luglio e agosto scorso si è trasformato in una installazione video-artistica e in un luogo di incontro cultura-
ROCA VECCHIA, VANO INTERNO DELLA TORRE SUD DELLA PORTA MONUMENTALE ALL’INTERNO DEL QUALE SONO STATI TROVATI I RESTI SCHELETRICI DEL GIOVANE GUERRIERO UCCISO DURANTE L’ASSEDIO DELLE FORTIFICAZIONI DEL BRONZO MEDIO. PH: TEODORO SCARANO
le grazie all’organizzazione di concerti, dibattiti e laboratori esperienziali per i più piccoli. Sui muri sono state proiettate le ricostruzioni di ambienti del passato, la realtà aumentata ha permesso visioni notturne in 3D, mentre la tomba a camera “del Melograno” è stata resa interattiva all’interno di una sala appositamente allestita. Attraversando i sentieri dell’area archeologica di Roca, a strapiombo sul mare, le parole di Teodoro si fanno concrete e fanno riflettere sul ruolo di un’archeologia utile e maggiormente fruibile per un uso collettivo. “Dobbiamo far diventare Roca Vecchia un luogo pubblico di incontro grazie alla collaborazione costante tra addetti ai lavori e non. Bisogna portare la gente ad accorciare le distanze tra la comunità e l’area archeologica”. L’auspicio è di trasformarla in futuro in un vero e proprio parco archeologico con un organo di gestione autonomo, come è già per Egnazia, per una sua reale valorizzazione storica e paesaggistica.
LA PENISOLA DI ROCA: IN PRIMO PIANO LE ROVINE DEL CASTELLO MEDIEVALE E LA TORRE DI GUARDIA DEL CINQUECENTO. PH: TEODORO SCARANO
EGNAZIA, WALL MAPPING, OLOGRAFIA. PH: FOTO CETMA VAM
EGNAZIA, VEDUTA DI UNA PARTE DEL PARCO ARCHEOLOGICO. PH: CETMA VAM
NEI DUE SITI OGGI SI DIVULGA LA STORIA, GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE TRA LE COMPETENZE DEI GIOVANI ARCHEOLOGI E LE TECNOLOGIE DEL CETMA DI BRINDISI Per questo gli archeologi dell’Associazione VivArch, gli stessi che ad Egnazia hanno curato i laboratori, hanno aperto al pubblico le porte dello scavo in corso. “Troppo spesso i non specialisti non hanno idea di cosa faccia l’archeologo”, continua Teodoro. Già da diversi mesi, durante gli orari di lavoro, un percorso permette ai visitatori di avvicinarsi agli archeologi, di osservarli in azione, dialogare con loro e farsi svelare il “giallo” del soldato ucciso durante uno scontro oltre tremila anni fa, proprio all’interno della porta monumentale. Uno scheletro, un pugnale
in bronzo di tipo egeo accanto al corpo e una battaglia avvenuta durante l’assedio che intorno al 1350 circa a.C. distrusse l’insediamento di Roca nel Bronzo Medio. Sono questi gli elementi principali della storia di un soldato di cui i ricercatori vogliono definire la provenienza, se di origini egee oppure locali. La sfida è di riuscire a scrivere una nuova pagina della storia del Mediterraneo antico, cercando di capire se questa tragica battaglia che interessò Roca fu parte di una guerra più ampia tra il mondo egeo e le coste della penisola salentina e dell’intera Puglia. 64 65
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FASANO E MELENDUGNO
DOBBIAMO FAR DIVENTARE ROCA VECCHIA UN LUOGO PUBBLICO DI INCONTRO GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE COSTANTE TRA ADDETTI AI LAVORI E NON
A SINISTRA: ROCA VECCHIA, RICOSTRUZIONE DELLA SCENA RELATIVA ALLA CONCLUSIONE DELLO SCONTRO TRA IL GIOVANE ARMATO EGEO E ALCUNI DEI GUERRIERI INDIGENI CHE LO UCCISERO. A DESTRA: EGNAZIA, PIAZZA FORTIFICATA, VISUALIZZAZIONE ATTRAVERSO TECNOLOGIE MULTIMEDIALI. PH: FOTO CETMA VAM
“L’archeologo ha un compito fondamentale perché lavora facendo ricostruzioni che poi trasforma in storia per tutti attraverso la narrazione”. Teodoro insiste su questo. “L’archeologia deve essere utile, deve far capire quanto un luogo possa raccontare storie comuni alla gente”. Probabilmente si tratta dell’unico modo per tutelare un patrimonio storico e paesaggistico che quotidianamente lotta per difendere la
propria integrità e bellezza, offeso da un modello di turismo che sembra quasi non appartenere alla profonda misticità di un luogo che vorrebbe essere ammirato in silenzio. Una armonia frutto dell’azione congiunta tra uomo e natura, che colpisce l’occhio, ma il cui fascino irrazionale non può fare a meno della consapevolezza di una stratificazione millenaria del territorio le cui tracce sono ovunque.
“A STORY FOR EVERYONE” ROCA VECCHIA AND EGNAZIA TELL ARCHAEOLOGY Hidden behind some sixteenth-century coastal towers, traces of buried civilizations are preserved between high cliffs and rocky inlets. They speak of battles, Greek merchants and pagan rituals. Three thousand years ago, Salento was already included in a Mediterranean environment particularly dynamic, as shown by the archaeological sites of Roca Vecchia and Egnazia. They are both on the high ground of a small peninsula running out into the sea. They were fortified towns during the Bronze Age, included among the trade routes to the Hellenic peninsula and to the Aegean Sea, then Messapian and Roman centres. The National Museum of Egnazia is one of the most interesting Archaeological Parks in Apulia. In Roca Vecchia, the popularity of one of the ten most beautiful natural pools in the world outshines the historical importance of that stretch of coastline. In Roca, we meet Teodoro Scarano. He is an archaeologist and the project manager in charge of the enhancement of the archaeological area of Roca Vecchia. Along the same paths, within December 2018, it will be possible to relive the history thanks to an app for smartphones and tablets. We stop where once the Monumental Gate stood majestically. The reconstruction of moments of daily life will allow diving into the atmosphere of the time. From July to August, the Archaeological Park of Egnazia became a place of concerts, debates and experiential workshops for children. Teodoro’s words make us think the role of archaeology over. “We must make Roca Vecchia a public place of encounter between the community and the archaeological area”. The hope is to turn it into a real autonomous Archaeological Park. For this reason, for several months, thanks to the Association VivArch, visitors will be able to watch archaeologists in action, talking to them and discovering the mystery of the soldier killed around 1350 B.C. when a siege destroyed the settlement of Roca. “Archaeologists turn their reconstructions into a story for everyone.” It is probably the only way to protect our historical and landscape heritage.
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COMUNE DI MELENDUGNO
TERRITORIO
NON SOLO MARE Grande successo per l’edizione 2017 di Blu Festival, la kermesse estiva promossa dal Comune di Melendugno. Musica, teatro, gastronomia e cultura: un mix di proposte per accontentare tutti Un contenitore sempre nuovo e sempre più ricco di eventi: sagre, appuntamenti musicali, teatro, cabaret, feste religiose, spettacoli per bambini, incontri culturali e tanto altro ancora. Descrivere il Blu Festival in poche parole sarebbe riduttivo. Lo spessore e la varietà sono le carte vincenti di una manifestazione che da anni rappresenta il fiore all’occhiello dell’offerta estiva del Comune di Melendugno.
L’amministrazione guidata dal sindaco Marco Potì anche quest’anno ha messo a punto l’evento che da luglio a settembre ha coinvolto tutte le marine ed i centri dell’hinterland melendugnese. Di anno in anno il cartellone si arricchisce di nuovi appuntamenti, ed anche l’edizione 2017 non ha deluso le aspettative di pubblico e turisti. Tra le novità di quest’anno ha riscosso un bel successo “La notte rosa”, festa estiva che
ha coniugato divertimento e riflessione, tra musica e dibattiti. Teatro dell’evento: Torre dell’Orso. Strade addobbate con festoni, ovviamente, rosa, hanno accompagnato le performance di diversi artisti. Ma il messaggio più importante è stato quello lanciato dal prof. Giuseppe Serravezza, oncologo di fama internazionale, sull’importanza della prevenzione e sulla tutela della salute. Realizzare questa manifestazione, così
TORRE DELL'ORSO - PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
COMUNE DI MELENDUGNO Comune di Melendugno: tel. +39 0832 832217 - Ufficio Turismo: tel +39 0832 832217 Blufestival - Comune di Melendugno
come quelle collaterali che fanno parte del più ampio calendario del Blu Festival, è stato possibile grazie al prezioso contributo della Pro Loco, tassello fondamentale per la promozione turistica. «Ciò che caratterizza il cartellone del festival – spiega il Marco Potì, sindaco di Melendugno – è l’offerta diversificata. In questo modo riusciamo a coinvolgere un po’ tutti: dai più piccini agli adulti, dagli amanti del teatro agli appassionati di sagre, immancabile passaggio estivo tanto apprezzato dai turisti come, per esempio, quella “de lu purpu”». È evidente che manifestazioni di questo tipo hanno un duplice scopo: creare situazioni di intrattenimento per i salentini ed i numerosi turisti che scelgono questa terra come meta per le vacanze e, al tempo stesso, valorizzare le piazze, le marine ed i centri coinvolti. Mare sì (e non uno qualunque, ma un mare premiato ancora una volta dall’ambita Bandiera Blu e dalle 5 Vele di Legambiente) ma anche tanto altro, proprio per diversificare, o meglio, arricchire e completare l’offerta turistica. Non solo intrattenimento. Il Blu Festival strizza l’occhio anche a tematiche più profonde. Da qui la scelta di organizzare, nel mese di settembre, “Lo psicologo risponde”, evento itinerante nato per creare un confronto fra gente comune e professionisti del settore. «È stata un’esperienza bellissima che ha coinvolto davvero tutti, turisti e residenti –
commenta il vicesindaco Simone Dima – e abbiamo messo a punto una kermesse interessante non solo dal punto di vista culturale ma anche sociale. Spettacoli, dibattiti, musica, teatro, di tutto di più – conclude il giovane amministratore – per accontentare tutte le fasce d’età. La risposta del pubblico è stata entusiasta e questo ripaga sicuramente per tutto il lavoro organizzativo che abbiamo svolto con passione, sacrificio e grande impegno. È stata un’edizione ricca – conclude Dima – una vetrina d’eccellenza per il nostro territorio. Un’esperienza gratificante da cui partiremo per offrire sempre il meglio, anche nelle prossime edizioni».
NOT JUST SEA GREAT SUCCESS FOR THE 2017 EDITION OF BLU FESTIVAL, THE SUMMER FESTIVAL PROMOTED BY THE MUNICIPALITY OF MELENDUGNO. MUSIC, THEATER, GASTRONOMY AND CULTURE: A MIX OF PROPOSALS TO PLEASE EVERYONE Blu Festival 2017 has been a great success. Last summer the municipal administration of Melendugno has organized a cultural and musical event that is one of the most important in Salento. Fairs, musical appointments, theater, cabaret, religious festivals, children's shows and cultural gatherings: a wide choice for tourists who loves the east coast and the villages close to Melendugno. «What characterizes our festival – explains the Mayor Marco Potì – is the diversified offer, so we can involve everyone: children, adults, people who loves theater and so on». Not just entertainment. The Blue Festival also shakes the eye on deeper issues. Hence the choice to organize, in September, "The Psychologist Answers", a traveling event born to create an exchange between ordinary people and professionals in the industry.
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UGGIANO LA CHIESA
Castello di Casamassella, incantevole dimora storica Custodisce la storia di una famiglia molto amata nel piccolo borgo dell’entroterra idruntino
di eleonora leila moscara/foto massimo centonze
Conoscere la Puglia partendo dalla storia è il primo passo verso un’inesauribile fonte di turismo culturale che molti stranieri provenienti da ogni parte del mondo, ma anche tanti italiani, hanno colto e scelgono di vivere nel corso delle loro vacanze nel Salento. Questa terra vanta i natali di poeti, letterati, economi e svariati personaggi illustri che qui sono cresciuti lasciando segni indelebili.
Casamassella, frazione di Uggiano La Chiesa, è un piccolo borgo a 4 chilometri da Otranto con meno di mille abitanti. Un vecchio adagio recita “paese bello, dodici case, un forno e un castello”: nella piazza del paese, infatti, si erge maestoso Palazzo De Viti De Marco, oggi proprietà della famiglia De Donno che, da qualche anno, ha deciso di aprire una parte della struttura proprio a quei visitatori che vogliono curiosare nella storia del nostro territorio, scoprirne le radici e al contempo rilassarsi e vivere la natura. Il palazzo, infatti, conta oltre settemila metri quadri tra cortili, agrumeti e un lussureggiante parco all’italiana: cipressi, vigne, alberi di loto, immensi allori, pini marittimi, alberi di susine, mele cotogne e sullo sfondo una meravigliosa e imponente quercia vallonea di circa 220 anni. I primi documenti relativi al Castello di Casamassella e al centro urbano che intorno ad esso si sviluppò, risalgono al Medioevo: in quel periodo Carlo d’Angiò circondò il maniero da un ampio fossato
e lo dotò di un ponte levatoio; divenne così la residenza fortificata del feudatario Ruggero Maramonte. La posizione in cui sorgeva nell’entroterra idruntino, a riparo dalle numerose scorrerie da parte dei turchi, rese la residenza un luogo sicuro e particolarmente ambito dalle famiglie più blasonate della Terra d’Otranto che nel tempo lo abitarono. Non solo: per le sue caratteristiche di sicurezza, con il possente muro a scarpa e le caditoie
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UGGIANO LA CHIESA
laterali, fu usato anche come scuola di guerra. Il castello in seguito subì diverse modifiche strutturali e nel 1700, con la realizzazione della loggia centrale e la rimozione del ponte levatoio, la sua funzione cambiò e la costruzione fortificata divenne un elegante palazzo nobiliare. Furono questi gli anni in cui si insediò la famiglia dei marchesi De Marco che,
nel 1800, adottarono i fratelli De Viti tra i quali vi era Raffaele, padre del celebre economista e meridionalista Antonio De Viti de Marco: difensore degli interessi economici del Mezzogiorno e autore di numerose opere di fama internazionale, trascorse la sua infanzia e adolescenza in questa dimora. Donna Carolina e donna Giulia, sorella e nipote dell’economista, quando ereditarono il castello da Antonio decisero di aprire un laboratorio di tessitura nei suoi locali. Da lì ebbe inizio un grande progetto di emancipazione femminile: colte e impegnate com’erano, le due donne contribuirono a diffondere l’arte “del fiocco”, ossia il ricamo e la tessitura. Carolina in età avanzata, insieme alle figlie Giulia e Lucia e alla nipote Lucia De Viti De Marco, figlia di Antonio, diede vita a un’impresa tessile prima nel 1912 a Villa Carmosina e, nel 1982, a Casamassella, dove nacque la Fondazione “Le Costantine” nel tentativo
di incoraggiare le giovani donne del posto a lavorare, appassionarsi e rimanere nella terra natale sostenendo così l’economia del paese. La fondazione “Le Costantine” vive ancora grazie al lavoro appassionato della presidente Maria Cristina Rizzo e proprio lì vengono tutt’oggi realizzati arazzi, biancheria e tessili di vario tipo con i vecchi telai di quel tempo. Tornando al castello, molti ospiti illustri ne frequentarono i saloni – tra questi Benedetto Croce -; inoltre, vide i natali del poeta e saggista Girolamo Comi, barone di Lucugnano. La famiglia De Viti De Marco abitò fino al 1968 in castello che successivamente passò alla famiglia De Donno. Oggi le cinque sorelle insieme alla madre Giuliana De Donno Bortone se ne prendono cura cercando di conservare nel migliore dei modi l’anima medievale. All’interno un grande atrio conduce attraverso una scalinata al piano nobile, dotato di grandi spazi con
IL PALAZZO CONTA OLTRE SETTEMILA METRI QUADRI TRA CORTILI, AGRUMETI E UN LUSSUREGGIANTE PARCO ALL’ITALIANA
meravigliose volte a botte: qui vi sono stanze messe a disposizione degli ospiti che dispongono di eleganti arredi d’epoca. Nell’immenso salone che si affaccia sulla piazza del paese vi è ancora l’antico altare per i riti religiosi che un tempo le famiglie nobili usavano celebrare in casa, grazie ai privilegi ecclesiastici di cui disponevano. Al pian terreno, dove un tempo vi erano le stanze destinate alla servitù e ai locali di servizio, oggi ci sono la cucina e una sala da pranzo riservata alla famiglia De Donno. Nella
parte posteriore, dove prima vi erano grandi terrazze e la serra privata in cui cresceva una rigogliosa limonaia, adesso ci sono delle sale relax che si affacciano sul giardino mediterraneo, zona destinata ad eventi e ricevimenti. Dal cortile centrale si può ammirare l’affascinante prospetto interno dove
archi medioevali ed elementi architettonici tipici del Settecento convivono armoniosamente: passeggiare all’ombra dei vigneti nel cortile, visitare il salone e curiosare nella libreria tra le letture di economia di Antonio De Viti De Marco e di giurisprudenza di Armando De Donno, sono esperienze che consen72 73
CASTELLO DI CASAMASSELLA Piazza Vittorio Emanuele II 73020 Casamassella (LE) www.castellodicasamassella.com
TERRITORIO
UGGIANO LA CHIESA
NELL’IMMENSO SALONE CHE SI AFFACCIA SULLA PIAZZA DEL PAESE VI È ANCORA L’ANTICO ALTARE PER I RITI RELIGIOSI
tono un viaggio nel tempo emozionante e inaspettato. Attorno a questo castello si è da sempre svolta e sempre si svolgerà la vita e la storia di Casamassella, borgo piccolo ma molto vivo e fiero di possedere una tale ricchezza di storia, architettura e nobiltà. Grazie al lavoro e alla lungimiranza dell’intera famiglia De Viti De Marco, l’economia di questo
paese oggi si basa anche sulla tradizionale tessitura e sul turismo che ruota attorno alla sua storia e che continua a vivere nel tempo negli occhi emozionati ed entusiasti di chi ne scopre la bellezza. Ecco come l’impegno di questi illustri personaggi contribuisce ancora oggi alla crescita di questo piccolo borgo, gioiello prezioso del profondo Salento.
CASAMASSELLA CASTLE, A CHARMING HISTORIC DWELLING To know Apulia from its history is the first step towards an inexhaustible source of cultural tourism. Casamassella is a small hamlet 4 km from Otranto. In the square of the village, Palazzo De Viti De Marco rises majestically. Today, it is owned by the De Donno family, which has opened a part of it to those visitors who want to explore the history of our territory while relaxing and enjoying nature. The palace has over seven thousand square metres of courtyards, citrus groves and a lush Italian garden. The first documents relating to the castle date back to the Middle Ages, when Charles of Anjou surrounded it castle with a large moat and equipped it with a drawbridge. Its position made the residence a safe place, particularly sought after by the most prestigious families in Terra d’Otranto (Land of Otranto). Later, the castle underwent several structural changes and, in 1700, it became an elegant noble palace. In these years, the family of the Marquises De Marco settled here. In 1800, they adopted the De Viti brothers, among whom there was Raffaele, the father of the famous economist and expert in the social and economic problems of Southern Italy, Antonio De Viti De Marco. When Lady Carolina and Lady Giulia, the economist’s sister and granddaughter respectively, inherited the castle, they decided to open a weaving workshop in its premises. Since then, a great project of female emancipation has begun: educated and socially committed, the two women contributed to spread the art of embroidery and weaving. In 1982, “Le Costantine” Foundation was created in Casamassella in an attempt to encourage local young women to work and stay in their native land thus supporting the village economy. The foundation still lives thanks to the enthusiastic work of President Maria Cristina Rizzo. In 1968, the castle passed to the De Donno family. Today, the five sisters and their mother, Giuliana De Donno Bortone, are trying to preserve the medieval soul of the castle in the best possible way. The commitment of these illustrious people still contributes to the growth of this precious gem in the deep Salento.
VIVOSA APULIA RESORT
STRUTTURE RICETTIVE
VIVOSA APULIA RESORT Via Vicinale Fontanelle 106 - 73059 Marina di Ugento (LE) - tel. +39 0833 931002 - fax +39 0831 933646 info@vivosaresort.com - www.vivosaresort.com
Abituatevi al benessere Nuovo appuntamento con la rassegna del benessere per eccellenza, il Wellbeing Meeting Point in Salento. Magia da vivere al Vivosa Apulia Resort di Ugento Dopo il successo della precedente edizione, Vivosa Apulia Resort ha riproposto anche quest'anno la splendida esperienza della rassegna dedicata completamente al benessere, l'International Wellbeing Meeting Point in Salento, organizzata nel resort di Ugento dal 9 al 24 settembre. Un'esperienza unica nel suo genere, nata per unire relax e benessere di qualità, rendendo unico il soggiorno degli ospiti. Dal cibo alle attività sportive, passando per trattamenti ad hoc, studiati appositamente per ogni singolo partecipante, l'International Wellbeing Point si conferma appuntamento fisso nell'esclusivo settore del "travel & relax" che nell'oasi di pace del Vivosa trova la sua più naturale connotazione. L'esperienza è di quelle destinate a lasciare un segno non solo nello spirito di chi aderisce al programma, ma anche e soprattutto nelle abitudini quotidiane. Tra le finalità 74 75
VIVOSA APULIA RESORT
STRUTTURE RICETTIVE della rassegna, infatti, vi è anche quella di trasmettere e promuovere le pratiche del "vivere bene", a partire dall'alimentazione. Fondamentale è, a tal proposito, la conoscenza degli alimenti, della loro natura, delle loro peculiarità, del loro apporto energetico e di tutti i benefici che derivano dal cibo sano a cui è dedicata un'apposita sezione, la "Food therapy". Lezioni vere e proprie tenute da esperti del settore, utili per imparare a scegliere gli alimenti in base alla costituzione fisica, al tenore di vita e alle necessità di ciascuno. Come suggeriscono i cinesi, si tratta di una vera e propria pratica da seguire per trovare l'armonia con il corpo. Il Wellbeing Meeting Point è, in poche parole, un ponte che unisce oriente e occidente: ampio spazio, infatti, è riservato alle arti orientali come il qi gong, che potenzia l'energia interna con pratiche di meditazione, concentrazione mentale e
controllo della respirazione, oppure il più famoso Tai Chi, la boxe cinese praticata in Occidente come medicina preventiva, o come gli Smovey, anelli vibranti che armonizzano gli emisferi cerebrali. E poi yoga, pilates, meditazione, fitness e lifting gym® (la ginnastica facciale cosiddetta alternativa al bisturi). A tutto ciò si aggiungono altre attività come, per esempio, le più tradizionali passeggiate di nordic walking, golf, fitness e tutte le attività connesse al mare (surf, canoa, kitesurf, windsurf e altro ancora). La vacanza è ritagliata su misura anche per le famiglie e soprattutto per i bambini
a cui sono dedicati laboratori teatrali, lezioni di cucina, giochi, divertimento, letture e tanti altri momenti fatti per stare insieme. Non manca, infine, lo spazio dedicato al benessere vero e proprio, per intenderci, quello offerto dalla SPA che, con i suoi 800 mq è il nido ideale in cui rilassarsi, ritornare in forma e alleggerirsi dallo stress accumulato. Personale altamente qualificato mette a punto percorsi speciali, perfetti per ogni esigenza. Non c'è che l'imbarazzo della scelta: biosauna, sauna finlandese, hammam, docce emozionali, cromo-aromaterapia.
E poi massaggi di ogni tipo: Tranquillity Aromatic Spa Ritual; LomiLomi Nui; Hot Stone Massage; Tibetan Sound Massage; Riflessologia Plantare, Bagno rilassante per due; Surf & Turf (un massaggio che lavora sula muscolatura affaticata degli sportivi). Il successo del Wellbeing Meeting Point sta nei numeri e nel mood internazionale. Il livello di stress di ogni ospite, misurato al loro arrivo attraverso il metodo EASE (Emotional AntiStress Experience), è decisamente ridotto alla fine del soggiorno.
«Lavorare in un resort di questa portata e vastità è sicuramente stimolante, un'avventura stagione per stagione verso nuove sfide e successi – afferma Mariangela Giannuzzi, responsabile marketing e comunicazione – veicolare e comunicare il concept dell'antistress impone, in primis, su di noi che lo rappresentiamo una sorta di consapevolezza: respirare, pensare positivo, sorridere e migliorarsi sempre per raggiungere sempre un equilibrio tra corpo e mente. Sono fiera e sicuramente soddisfatta di essere ambasciatrice e portavoce di un messaggio
quale l'antistress experience e poterlo contestualizzare nell'offerta del resort». Il Weelbeing Meeting Point è ormai un appuntamento fisso al Vivosa Apulia Resort? «Dopo la III edizione possiamo dirlo a voce alta. Maestri e operatori del wellbeing provenienti da tutto il mondo si incontrano qui per respirare l'energia di questo luogo incantato, per portare la loro esperienza e condividerla qui con il team dell'Antistress Academy, dove relax e natura incontaminata fanno da scenario».
Appuntamento al prossimo anno con un altro tuffo internazionale nel benessere. International Wellbeing Meeting Point in Salento torna dal 19 Maggio al 2 Giugno e dall’8 al 23 Settembre 2018.
ACCUSTOM YOURSELF TO WELL-BEING LIVING MAGIC AT VIVOSA APULIA UGENTO RESORT Even this year, Vivosa Apulia Resort proposed the wonderful experience of the festival dedicated to well-being, the International Wellbeing Meeting Point in Salento, from September 9th to 24th. A unique experience, combining relaxation and quality well-being. The experience is one of those destined to make a mark. Among the purposes of the festival, there is the promotion of “living well”, starting from nutrition. The "Food therapy" section is dedicated to food and all its benefits. True lessons taught by industry experts. A wide space is reserved for eastern arts like qi gong or the more famousTai Chi. Then yoga, Pilates, meditation, fitness and lifting gym ®. Other activities follow such as Nordic walking, golfing, fitness and all the activities related to the sea (surfing, canoeing, kitesurfing, windsurfing and more). Theatre workshops, cooking lessons, games, fun, readings and many other moments meant to be together are dedicated to children. The SPA, with its 800 m², is the ideal nest in which to relax, get back in shape and relieve yourself of the accumulated stress. There are plenty of choices: bio sauna, Finnish sauna, hammam, emotional showers, chrome-aromatherapy. Then massages of all types. The stress level of every guest is drastically reduced by the end of the stay.
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COMUNE DI LIZZANELLO
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TERRITORIO
Parte da Lizzanello un messaggio di pace Con }all right?{ Arte & Diritti Umani, il comune salentino lancia un messaggio di pace e universalità. In piazza le sculture del maestro italo-albanese Alfred Milot Mirashi Non è una semplice mostra. È soprattutto un messaggio sull’uguaglianza e sui diritti dell’uomo. Di scena a Lizzanello, fino alla fine di ottobre, le installazioni dell’artista italo-albanese Alfred Milot Mirashi sono il simbolo di apertura, accoglienza ma soprattutto sono uno spunto interessante per una riflessione più approfondita sull’attuale stato delle cose.
Nelle mani dello scultore le chiavi, enormi, contorte, in ferro, alluminio, gesso, schiuma e vetroresina si trasformano in strumenti dalla simbologia più che evidente. Se nel contesto comune questi strumenti di uso quotidiano sono intesi come congegni utili tanto per aprire, quanto per chiudere, nell’universo di Mirashi non hanno altro significato se non quello dell’apertura, in senso metaforico ovviamente,
come dettato dalla sua anima ottimista e “aperta” al buono che c’è nel mondo. Da sempre la sua cifra stilistica, la chiave contorta è al centro della mostra organizzata a Lizzanello con un duplice scopo: lanciare un messaggio di universalità e pace e al tempo stesso creare una situazione di riqualificazione urbana. «Un luogo di arte in pubblico – afferma il primo cittadino Fulvio Pedone – è un modo per discutere e per far discutere e la discussione è alla base del miglioramento sociale. L’idea di realizzare un’area espositiva di arte contemporanea in piazza San Lorenzo – continua – l’ho mutuata da altri luoghi, da altre città che ho avuto la possibilità di visitare nel mondo. Era inaccettabile assistere ad una piazza pedonale bellissima ridotta a parcheggio pubblico. La riqualificazione che stiamo operando grazie alla partnership con l’Universita’ del Salento, con studi di progettazione come Barletti e di grandi aziende del territorio (Ettore Maglio, Marullo Costruzioni, Axa Cultura, De Giorgi GlobalService, Metroquadro) pone il cittadino al centro delle nostre attenzioni. Pensiamo al suo benessere, alla sua crescita umana e sociale. Il tema che ho voluto per l’esposizione d’arte è quello esistenziale dei diritti umani, della loro difesa. L’uomo è, e deve essere al centro di tutto. I suoi bisogni naturali, intesi come diritti naturali alla libertà, alla vita a pari condizioni, alla giustizia sono le uniche garanzie di cui il nostro percorso terreno non può fare a meno. Bisogna crederci e su quei diritti costruire un mondo più giusto». Anche Merine respirerà questa ventata
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COMUNE DI LIZZANELLO Via Palmieri, 2 Lizzanello (LE) tel. +39 0832 629256 - www.comune.lizzanello.le.it
artistica. Piazza SS. Maria Assunta, infatti, ospiterà un’altra opera del celebre maestro. Non a caso per le installazioni sono stati scelti punti strategici per una comunità. «Abbiamo deciso di sistemare le chiavi simbolo dei diritti umani in tre punti strategici e di grande valore simbolico per la nostra comunità – spiega Paola Buttazzo, consigliera con delle alla Cultura – la piazza, il palazzo comunale e la scuola. Tre realtà che hanno in sé il seme dello sviluppo e della crescita sociale». La mostra è stata curata dal prof. Massimo Guastella. «Per Mirashi – spiega il critico d’arte – la chiave non è semplice ornamento ma un simbolo a cui dare molteplici signi-
ficati, sia quando la realizza per le gallerie sia quando la progetta in ambiti di impegno sociale e politico, come nell’installazione dedicata ai diritti umani a Lizzanello». Il progetto si articola anche attraverso laboratori pedagogici rivolti non solo ai bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni, ma anche ai docenti e ai genitori dell’istituto comprensivo “C. De Giorgi di Lizzanello con Merine”. Un tuffo emotivo nel passato dell’artista che, attraverso un percorso creativo, racconta la sua avventura di profugo della prima ondata di esodo albanese nel porto di Brindisi, nel 1991, con la sperimentazione di procedure e tecniche artistiche tese ad avvicinare diversi mondi e diverse culture.
A MESSAGE OF PEACE LEAVES LIZZANELLO
Human rights and their defence are the subjects of the exhibition.
} ALL RIGHT? { ART & HUMAN RIGHTS IS NOT A SIMPLE VIEW ON THE INSTALLATIONS OF ITALO-ALBANIAN ALFRED MILOT MIRASHI
Humankind is at the centre of everything. Its natural needs, its right to
It is mainly a message on equality and human rights, which will be held in Lizzanello, until the end of October. In the sculptor’s hands, huge, twisted, iron, aluminium, plaster, foam and fiberglass keys are clear symbols of universality, peace and urban regeneration at the same time. «A place of art in public - says Mayor Fulvio Pedone - to discuss. Discussions are the basis for a social improvement. The idea is part of a redevelopment project where citizens are at the centre of our attention.
Merine will also breathe this artistic surge. Piazza SS. Maria Assunta
freedom, to life on equal terms, to justice. All rights necessary to build a fairer world». will house another work by the famous master. «We have decided to place the keys - symbol of human rights - in three points of great symbolic value for our community - explains Town Councillor Paola Buttazzo - the square, the Town Hall and the school. Three realities containing the seed of social development and growth». The project is set out in educational workshops aimed at children aged between 5 and 14 years, but also at teachers and parents.
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STORIE
Lavoro, valore, dignità . Un ventaglio per il Presidente Una giovane magliese ha vinto la dodicesima edizione del concorso nazionale
CONSEGNA DEL VENTAGLIO, A SINSTRA C. PANARESE, A DESTRA IL PRESIDENTE MATTARELLA
IL VENTAGLIO
di fabio a. grasso/foto silvia cappello/ disegni cristina panarese
Cristina Panarese di Maglie (Lecce) è la giovane vincitrice del primo premio della dodicesima edizione del concorso nazionale intitolato “Il ventaglio del presidente” bandito annualmente dall’Accademia di Belle Arti di Roma. Nello scorso mese di luglio, nel palazzo del Quirinale, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato consegnato proprio questo ventaglio. Il primo fu invece donato il 7 luglio 1893 al Presidente della Camera Giuseppe Zanardelli; si trattava di un semplice ventaglio di carta sul quale erano apposte le firme di tutti i giornalisti della tribuna stampa. Dal 1871 l’assemblea era ospitata provvisoriamente in un’aula approntata all’interno di Montecitorio, calda d’estate
e fredda d’inverno. Nei primi giorni di luglio del 1893, molti cronisti, per combattere l’afa dell’aula, usarono dei ventagli. Zanardelli notò la trovata ed espresse ad alcuni corrispondenti, con ironia, la propria invidia. Da qui il pretesto per il semplice dono. La cerimonia prevede la consegna di un ventaglio al Presidente della Repubblica Italiana e ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato, tradizionale omaggio da parte dell’Associazione Stampa Parlamentare (ASP) che si tiene annualmente tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, presso il Palazzo del Quirinale, quelli di Montecitorio e Madama in vista della chiusura dei lavori parlamentari per la pausa estiva. Nel
A SINISTRA CRISTINA PANARESE A DESTRA GRAZIA TAGLIENTE
NEI PRIMI GIORNI DI LUGLIO DEL 1893, MOLTI CRONISTI, PER COMBATTERE L’AFA DELL’AULA, USARONO DEI VENTAGLI
2006, i tre ventagli sono stati realizzati da studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma, grazie a un concorso promosso dall’ASP. Dal 2007 il bando è stato esteso a tutti gli studenti dei corsi di pittura e decorazione delle accademie italiane. Il ventaglio realizzato da Panarese, in tutte le sue fasi di progettazione e realizzazione, è stato seguito da Grazia Tagliente, docente della giovane vincitrice; quest’ultima è una studentessa iscritta al triennio di Pittura del professor Franco Contini presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. «Attraverso un percorso extra didattico ho accompagnato la studentessa – afferma la Tagliente – facendo emergere prima il suo sguardo sulla realtà per poi convogliare l’ idea in un progetto in cui armonizzare la forma del ventaglio con il messaggio desiderato». Il titolo dell’opera andata al presidente Sergio Mattarella, scelto dalla stessa artista, è Lavoro Valore Dignità. Il tema del “ventaglio”, quello del lavoro, di una attualità profonda e sincera, è stato trattato da Panarese con estrema originalità a partire dalla scelta dei materiali: plastica, foglia oro, legno, alluminio in una combinazione altrettanto singolare e simbolica. Tutto rinvia infatti al lavoro, quello più duro, più pericoloso dei cantieri edilizi, quello cioè di cui tv e pagine dei giornali sempre più spesso sono piene e nei termini della tragedia. 80 81
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IL VENTAGLIO
LA SCELTA NON È CASUALE. ESSA RIMANDA INFATTI AL LAVORO DURO E SOFFERENTE, QUELLO CIOÈ FATTO ANCHE CON IL ROSSO DEL SANGUE DELLE MORTI «Nella realizzazione del ventaglio – afferma Panarese – ho usato una semplice rete di plastica, di quelle arancioni a maglia abbastanza fitta usata in tutti i cantieri edilizi. Quest’ultima è stata intelaiata su un supporto di centimetri 50 per 70. Dopo aver ben steso la rete su quest’ultima è stata applicata la doratura; una volta asciugata la missione ad acqua per stendere la foglia oro e rifinito il tutto con lo spolvero per togliere i residui della foglia ho ritagliato dalla forma iniziale rettangolare quella finale del ventaglio. Stesso procedimento si è seguito per una seconda rete, sempre da cantiere ma senza doratura, che è stata sottoposta alla prima distanziandosene però di circa un centimetro che è pari allo spessore del telaio. Ciò in particolare è stato necessario per dare un senso di profondità al ventaglio stesso. Guardando infatti la prima rete dorata, attraverso le sue aperture, si intravedono le croci arancioni appartenenti alla seconda». In questo contrasto fra materiali quotidiani, poveri ed altri più nobili come la foglia oro, ogni scelta è stata calibrata e puntualmente simbolica. «La foglia d’oro usata – continua Panarese – non è quella classica ma il tipo variegato rosso. La scelta non è casuale. Essa rimanda infatti al lavoro duro e sofferente, quello
cioè fatto anche con il rosso del sangue delle morti. Lo stesso telaio ha un significato. Esso è realizzato con una striscia di alluminio che circonda interamente la forma del ventaglio, il sottotelaio è invece in balsa; una parte in legno infine è stata necessaria per inchiodarci la doppia rete. Tutto, anche le parti meno artisticamente appariscenti, rimanda quindi alla costruzione, al saper fare manuale».
WORK, VALUE, DIGNITY. A FAN TO THE PRESIDENT A YOUNG MAGLIESE HAS WON THE TWELFTH NATIONAL COMPETITION Cristina Panarese from Maglie (Lecce) is the young winner of the first prize of the twelfth national competition entitled “The President’s fan”. The fan was presented to President Sergio Mattarella last July. The first fan was awarded to the President of the Chamber of Deputies, Giuseppe Zanardelli, on July 7, 1893. The ceremony involves the delivery of a fan to the President of the Italian Republic and to the Presidents of the Chamber of Deputies and of the Senate, as a traditional tribute by the Italian Parliamentary Press Association (ASP) prior to the summer break. The title of the work awarded to President Sergio Mattarella is Work, Value, Dignity.
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Panarese has dealt with the subject of the work with the utmost originality, starting from the choice of materials: plastic, gold leaf, wood, aluminium. Everything recalls the hard and dangerous work of construction sites. «To realize the fan – says Panarese – I have used a simple orange plastic construction net. After the gilding, I have perfected it and cut the final shape of the fan. A second orange net has been put under the first to give a sense of depth to the fan. Actually, looking at the first golden net through its openings, you can see the orange crosses belonging to the second one». In this contrast between poor and noble materials, every choice was accurately symbolic. «The gold leaf used – Panarese continues – is red. It recalls the hard and suffering work, also made with the red blood of the dead. The frame itself has a meaning. Everything, even the parts artistically less striking, evokes the construction and manual skills».
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STORIE
TRA REALTÀ E FANTASIA
Il vento lo porto io, tu pensa al resto Al civico 55A di via Palmieri c’è un ripostiglio incantevole, in cui qualcuno riuscì a ricreare un mondo a misura di felicità
di valeria mingolla/foto di massimo centonze
Che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa lo si respirava già nel fresco vento del nord che giunse in città così, all’improvviso, senza bagaglio a mano né biglietto. Sarebbe rimasto per soli tre giorni e tre notti, come di consueto, né un istante di più, né uno di meno e in quelle settantadue ore, nella maniera più travolgente possibile, avrebbe riportato il disordine lì dove regnava, indisturbata e subdola, la quiete. E così andò davvero: la tramontana fece il suo ingresso in città un venerdì mattina senza sole e con meticolosa attenzione prese ad asciugare la terra dal sale mutando persino i contorni alle cose. Sorvolò i ponti e i binari, attraversò le tre maestose porte, ruotò attorno al castello e poi si rannicchiò, stanca, tra il colonnato del teatro. Solleticò le statue dei santi, si rinfrescò sotto l’acqua delle fontane e poi cominciò a spingere le altalene nei parchi senza stancarsi mai. Le strade sembrarono nuove e la gente che andava e veniva cominciò a perdersi fuori così come dentro, dimenticando chi fosse e tutti i propri perché. I capelli presero ad annodarsi tra loro mentre i
nodi in gola cominciarono a sciogliersi, lentamente. Era giunta la cura e sarebbe bastata per tutti. Quando Dada si alzò dal letto proprio quella mattina e mandò giù nei polmoni il primo respiro del giorno, capì che era giunto il momento di andare. E allora andò. Il vento la trascinò verso il canile appena fuori città poiché solo lì avrebbe potuto incontrare Napoleone che già l’aspettava, disteso su un fianco, da tempo immemore. Si guardarono, per ore, attraverso le grate metalliche arrugginite per dirsi cose che non ci è concesso sapere e poi, semplicemente, si legarono l’uno all’altra senza promettersi nulla. Lui si era lasciato liberare, senza opporre alcuna resistenza, per rinchiudersi, solo con lei, in un ripostiglio soppalcato al civico 55A di via Palmieri. Vi giunsero che era ancora giorno al termine di un viaggio lunghissimo; si fermarono entrambi nel medesimo istante e ne osservarono, senza dirsi nulla, prima una facciata esterna e poi l’altra. Si scambiarono un cenno impercettibile e poi entrarono.
Oltrepassato l’uscio, Dada si apprestò a chiudere a doppia mandata la porta dall’interno, sbarrò poi le finestre e tirò giù le tende. Quando si accertò che tutto il resto era stato prudentemente lasciato fuori, si guardò attorno e non vide niente perciò accese le luci, sistemò uno sgabello al centro della stanza e senza smettere mai di dondolare la gamba sinistra accavallata alla destra cominciò a ricostruire la loro vita a misura di felicità. Napoleone si dedicò a smussare tutti gli spigoli, spazzò via i cocci e riparò le crepe. Aspirò la polvere e ritinteggiò le pareti di un bel giallo aranciato come
LE STRADE SEMBRARONO NUOVE E LA GENTE CHE ANDAVA E VENIVA COMINCIÒ A PERDERSI FUORI COSÌ COME DENTRO
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STORIE
TRA REALTÀ E FANTASIA
IL TEMPO DELLA COTTURA FU PER DADA IL TEMPO DELL’ATTESA: IL TEMPO DEI PENSIERI, DEI RICORDI E DELLA NOSTALGIA; IL TEMPO DEI “SE” E DEI “MA”
se il sole, che proprio all’altezza del civico 55A di via Palmieri non batte mai, battesse sempre. Dada intanto disegnava e disegnò per ore: pesci e gufi, angeli e farfalle e fiori e cuori. Vasi, piatti e lampade. Inventava e creava, pensava e poi faceva davvero. Quando ebbe finito di lavorare sui fogli prese tra le mani un blocco pesantissimo di argilla e cominciò a modellarla per riprodurre su quell’ammasso ancora informe tutti i suoi progetti a matita. Le dita si indolenzirono e i polsi si fecero rigidi; le spalle si curvarono sotto il peso della concentrazione e le gambe si addormentarono una accanto all’altra, sfiorandosi appena. Ma nonostante la stanchezza Dada non accennava a fermarsi, nemmeno per un istante, perché chi ha appena ricominciato, si sa, non può concedersi pause. Restò sveglia per tre giorni e tre notti, né un istante di più, né uno di meno e in quelle settantadue ore rimodellò ogni cosa, persino se stessa. Napoleone se ne stava, silenzioso, disteso sul pavimento e di tanto in tanto, sollevando appena il sopracciglio destro, la guardava e nel frattempo invecchiava:
la folta peluria nera cominciò a diradarsi e lentamente a sbiadirsi tutt’intorno agli occhi e lungo il collo. Si sentì affamato e assetato ma non si mosse mai: sarebbe rimasto accanto alla sua Dada per sempre. Lui sarebbe stato per lei tutto l’amore che c’è. Intanto il vento attraversava, fischiettando, un piccolo spiraglio sul muro e rimbalzando tra le pareti asciugava le migliaia di forme d’argilla sparse per terra e che di lì a poco sarebbero state infornate a temperature inimmaginabili. Il tempo della cottura fu per Dada il tempo dell’attesa: il tempo dei pensieri, dei ricordi e della nostalgia; il tempo dei “se” e dei “ma”. Fu l’ultimo tempo che lei si concesse per guardarsi indietro e accertarsi di non aver sbagliato nulla. E solo quando fu certa di essere nel giusto – ma certa davvero – smise semplicemente di voltarsi. Accarezzò Napoleone che la baciò e si disse, ad occhi chiusi, che non avrebbe voluto nulla di più. Quando tutte le creature furono tirate via dal forno, Dada cominciò a dipingerle. Usò il rosa sui fiori e il giallo sulle farfalle. L’azzurro per le pinne e il bianco per le ali. Si macchiò i vestiti e il viso di
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IL RIPOSTIGLIO DI ATENA Via Palmieri 55 A, 73100 Lecce ilripostigliodiatena
STORIE
TRA REALTÀ E FANTASIA
tinte accese ma non le importò. Colorò ogni dettaglio con attenzione e cura, senza fretta né distrazioni. E quando terminava un lavoro restava sempre un poco a guardarlo sorridendogli, prima di cominciarne uno nuovo. Solo nel momento in cui anche l’ultima opera fu completata si alzò dallo sgabello, risvegliò le gambe addormentate, stirò le spalle e schioccò le dita intorpidite. Si guardò attorno e vide che ogni cosa
era proprio come l’aveva sognata, come l’aveva desiderata. Era giunto il momento. Allora, senza più esitare, sbloccò dalla doppia mandata la porta, tolse le sbarre alle finestre e tirò su le tende lasciando che tutto il mondo fuori potesse ammirare il suo mondo dentro. Chiunque lo avesse voluto avrebbe potuto prenderne un pezzo e portarlo via con sé. Lei lo avrebbe poi ricostruito ogni volta come la prima, per
sempre. E per sempre sarebbe rimasta lì, nel ripostiglio soppalcato al civico 55A di via Palmieri con il suo Napoleone e col ricordo lontano di quel fresco vento del nord che, disordinando ogni cosa, aveva rimesso a posto tutto.
I WILL BRING THE WIND, YOU WILL THINK ABOUT THE REST AT VIA PALMIERI 55A, THERE IS A LOVELY STOREROOM, WHERE SOMEONE MANAGED TO RECREATE A WORLD FIT FOR HAPPINESS Shortly afterwards, something would happen: it could be breathed in the cool North wind. It would stay for three days and three nights and, in those seventy-two hours, it would bring back the clutter where the stillness reigned. The north wind made his entrance into the city, changing the contours of things. The lumps in the throat began to dissolve, slowly. When Dada got up, she realized that it was time to go. The wind dragged her towards the pound just outside the town because only there she could meet Napoleone. They looked at each other for hours and then, they simply bonded. They arrived at via Palmieri 55A at the end of a long journey. Dada double-locked the door from the inside, bolted the windows and pulled down the curtains. Everything else had been prudently left out. She put a stool in the middle of the room and began to rebuild their life fit for happiness. Napoleone wiped out the pieces and repaired the cracks. He painted the walls a beautiful orange-yellow like the Sun. Dada drew for hours. When she finished, she took a clay block and began to shape it. Her fingers became sore and her shoulders bent under the weight of concentration. He stayed awake for three days and three nights, and in those seventy-two hours, she reshaped everything, even herself. Napoleone looked at her all the time. He would stay close to his Dada forever. The baking time was for Dada the time of thoughts, memories and nostalgia. It was the last time she allowed herself to look back. When she was certain she was in the right, she simply stopped turning back. When all her creatures were removed from the oven, Dada began to paint them with care. Every thing was just like she had wished. Without hesitation, she unblocked the door, pulled the curtains and left that all the world outside could admire her world inside. Anyone could get a piece and take it away. She would rebuild it as before, forever. And she would stay there forever, with her Napoleone and with the distant memory of that cool northern wind that, messing up every thing, had put everything back in its place.
BLU NOTTE
RISTORAZIONE
RISTORANTE BLU NOTTE Via M. Brancaccio, 2 Lecce (LE) tel. +39 0832 304286 - blunottelecce@libero.it - www.ristoranteblunotte.com p - (Chiuso: domenica sera – lunedì)
LA POESIA VIENE DAL MARE Piatti a base di pesce fresco e vini delle migliori cantine, ricette raffinate e deliziose. Al “Blu Notte” i piatti sono un inno alla qualità e alla bontà Archiviata con successo la stagione estiva, il ristorante Blu Notte si appresta a vivere nuove avventure fatte di delizie, sapori e ricette destinate ad allietare anche i palati più esigenti. Pesce fresco, prodotti locali e ottimo vino non sono che alcuni dei tasselli che, negli anni, hanno portato alla costruzione
di un vero e proprio regno della qualità. Complici nella vita privata, così come nel lavoro, Sonia Gaetani e Maurizio Vergari, sono l’anima ed il cuore di questo ristorante che sorge nel centro storico di Lecce, proprio alle spalle di Porta San Biagio. Una collocazione strategica, che permette agli ospiti di entrare subito in contatto
con il profilo barocco che da sempre è la cifra identitaria di questa città. Lei ai fornelli, lui in sala, sono, insieme ad un affiatato team di collaboratori, una squadra vincente che fa sentire gli ospiti a casa propria. Il pesce fresco, declinato in tutte le sue sfumature, è sicuramente il biglietto da 90 91
BLU NOTTE
PH: MASSIMO CENTONZE
RISTORAZIONE
visita di questo locale che è anche bello da vivere: accogliente, elegante, arredato con gusto. Sulle tavole non mancano mai i fiori freschi (anche l’occhio vuole la sua parte) che regalano un pizzico di romanticismo che non guasta mai. Gli ambienti raffinati creano l’atmosfera perfetta per cenette intime ma anche per serate fra amici, sia all’interno che all’esterno del locale dove, quando il clima lo consente, ci si può accomodare in una balconata impreziosita da tende candide che creano un insieme armonioso con i ghirigori barocchi che da Porta San Biagio conducono fino a Piazza Sant’Oronzo. Al resto ci pensano le prelibatezze preparate da Sonia, instancabile chef dall’animo
creativo, sempre in movimento. Spesso e volentieri il menù del Blu Notte si arricchisce di piatti nuovi nati dall’ispirazione del momento. Per esempio, per la stagione autunnale, ci sono delle new entry che hanno già conquistato i clienti: tubettoni rigati di Gragnano conditi con rape, vongole e curcuma; linguine abruzzesi di grano e orzo insaporite da baccalà, olive e pomodoro ciliegino; orecchiette di grano arso preparate con pesce spada, pomodorino e cacio ricotta. «Questi piatti li abbiamo inseriti da poco eppure sono già tra i più richiesti dai nostri clienti» afferma Sonia. La fantasia da sola non basta. Il “piatto
perfetto” è un’arte, e nasce dal giusto connubio fra tutti gli ingredienti e questo lei lo sa bene. Del resto, la sua bravura è riconosciuta non solo dai leccesi ma anche da tutti i turisti che apprezzano la sua cucina. «È vero – conferma la diretta interessata – abbiamo avuto il piacere di ospitare molti turisti, soprattutto durante l’estate, e devo dire che ho avuto ottimi riscontri e questo – conclude – mi spinge a fare sempre meglio». E noi siamo sicuri che la sua vene creativa ci regalerà altre chicche stuzzicanti. Interessante anche il processo che sta dietro ad ogni nuovo “nato”. Tutto parte da un’ispirazione che Sonia
traduce in ricetta. Il piatto viene poi sottoposto all’esame (assolutamente critico) di suo marito e poi a quello dei collaboratori e di alcuni amici fidati. Superato l’esame, il piatto viene “promosso” fra le portate del menu principale. Fondamentale, per apprezzare al meglio le pietanze, è l’abbinamento con i vini. E qui si apre un capitolo a parte il cui protagonista è Maurizio. È lui, infatti, il mentore della situazione, pronto a suggerire la bottiglia più adatta che possa esaltare il gusto del cibo. Notevole la carta dei vini, fondamentalmente basata su etichette locali, senza tuttavia disdegnare prodotti provenienti a tutta Italia. Bianchi, rossi, rosati, bollicine, tutti selezionati personalmente dal patron del Blu Notte tra le migliori cantine. Del resto non potrebbe essere diversamente. Il target è alto, ovvio che ci debba essere un equilibrio fra il bere ed il mangiare. La qualità è subito sotto gli occhi dei clienti accolti da grandi carrelli di pesce fresco: scampi, gamberoni, frutti di mare, tonno. Di tutto di più. Il segreto del successo del Blu Notte sta anche nel saper interpretare i gusti e le inclinazioni dei clienti. Il loro approccio nei confronti del cibo è cambiato e c’è una consapevolezza
maggiore rispetto agli anni passati. E se da un lato il gusto dei commensali si è affinato, dall’altro Sonia e Maurizio sanno interpretare perfettamente le nuove tendenze, o meglio, esigenze. Per esempio, c’è una richiesta maggiore di pesce crudo. Non solo frutti di mare, bontà tipica di questa terra, ma carpacci,
sashimi e tartare. Dal tonno al salmone, passando per il baccalà, Sonia, grazie al suo tocco d’artista, li trasforma in portate raffinate e buonissime in grado di esaltarne la freschezza. Gusto e leggerezza insieme. Un risultato che si può ottenere solo con prodotti di alta qualità.
PH: MASSIMO CENTONZE
POETRY COMES FROM THE SEA FRESH FISH DISHES AND WINES FROM THE BEST WINE CELLARS, REFINED AND DELICIOUS RECIPES. AT “BLUNOTTE”, DISHES ARE A PAEAN TO GOOD QUALITY Fresh seafood, local products and great wines are just a few of the pieces of this real quality kingdom. Sonia Gaetani and Maurizio Vergari are the soul of this restaurant situated in the historic centre of Lecce, in contact with the town baroque. Fresh fish is the calling card of this comfortable and stylish restaurant. Fresh flowers always on the tables offer a hint of romance. When the weather is nice, you can sit in a balcony decorated with white curtains that create a harmonious whole with Baroque curlicues. Sonia’s delicacies do the rest. The menu is often enriched with new dishes created on impulse. This autumn’s new entries are tubettoni rigati (large tube pasta with ridged sides) from Gragnano served with turnips, clams and turmeric; linguine (flattened spaghetti) from Abruzzo made with
wheat and barley flours and seasoned with dried salted cod, olives and cherry tomatoes; burnt grain orecchiette (ear-shaped pasta) made with swordfish, tomatoes and ricotta cheese. These dishes have already become among the most requested by customers. The “perfect dish” is an art and Sonia knows it well. After all, her expertise is appreciated by everyone. Each new recipe comes from Sonia’s inspiration. However, the right wine pairing is essentialto better appreciate food. This time, Maurizio is the leading player. He suggests the wine that best enhances the taste of food. Both local and national wines come from the best wine cellars. Quality is immediately for all to see. Customers are welcomed by large fish trolleys. At “BluNotte”, the secret of success is to be able to meet customers’ tastes and new requirements. Thanks to her artist touch, Sonia turns raw fish into refined and delicious courses. Taste and lightness, with high-quality products. (Closed on Sunday evenings and on Mondays).
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VIAGGI
IL VECCHIO CONTINENTE
In cammino per gli Stati Uniti d’Europa, ma di un’altra Europa Uno straordinario viaggio a piedi lungo quattro nazioni europee
Quasi due mesi di cammino, quattro nazioni europee attraversate, e circa un milione e ottocentomila passi in totale. Questi sono i dati dello straordinario viaggio a piedi che mi ha portato ad attraversare mezza Europa, da Parigi a Berlino, insieme all’associazione Repubblica Nomade. La Repubblica Nomade nasce da un’idea di Antonio Moresco, celebre scrittore italiano, che ha percorso 94 95
l’intero cammino insieme a me e a un gruppo di scrittori e collaboratori del Il Primo Amore, uno dei più importanti siti dedicati alla letteratura italiana. Tutto inizia circa sette anni fa, quando Antonio decide di stilare un vero e proprio manifesto, in cui invita scrittori e aspiranti tali a mettersi in cammino per un lungo viaggio a piedi, invocando la necessità di abbandonare scrivanie
e comode poltrone per compiere gesti rivoluzionari. Da lì parte un movimento – e sorge una tribù – che ogni anno si mette in cammino per settimane con uno scopo e una missione ben precisa. Anche quest’anno è stato così. Già mesi prima della partenza Moresco aveva redatto un documento dal titolo: “Per gli Stati Uniti d’Europa, ma di un’altra Europa”, ispirato al celebre Manifesto di Ventotene, scritto
foto e testo di luciana lettere /
UNDICI VIAGGIATORI CHE SI SONO MESSI IN GIOCO E SONO ANDATI FINO IN FONDO, CREANDO I PRESUPPOSTI PER UNA TRASFORMAZIONE PERSONALE MA CONDIVISA
da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941, in cui i due intellettuali fanno un lucido bilancio sul nostro continente messo in ginocchio da due atroci guerre mondiali. Spinelli e Rossi cercano di indicare la strada per il raggiungimento di un traguardo ambizioso: una federazione europea, degli Stati Uniti d’Europa. Lo fanno attraverso un’attenta analisi economica e sociale, ma soprattutto attraverso un bellissimo messaggio di pace e libertà. Ed è questo il messaggio che abbiamo portato in giro per l’Europa dal 21 maggio fino all’8 di luglio (le date simboliche di inizio e fine viaggio). Insieme a questo gruppo di intellettuali in cammino si sono uniti al viaggio tanti amanti dell’escursionismo e dell’esplorazione, ma anche disoccupati, pensionati, e persone in cerca di una strada da seguire. Proprio come me. Siamo partiti da Parigi in trentacinque e abbiamo raggiunto la Porta di Brandeburgo di Berlino, tappa finale tanto agognata, che eravamo circa quaranta persone. Ma la composizione del gruppo è stata piuttosto varia e alternata: dopo una decina di giorni dalla partenza, molti viandanti si sono fermati per necessità varie, altri hanno percorso
VIAGGI
IL VECCHIO CONTINENTE tappe intermedie, altri ancora ci hanno raggiunto solo verso la fine del cammino. Ma a compiere l’intero viaggio, ambizioso, estremo, a tratti molto impervio, siamo stati solo in undici. Undici volti che non potrò mai dimenticare. Undici viaggiatori che si sono messi in gioco e sono andati fino in fondo, creando i presupposti per una trasformazione personale ma condivisa. Quando si è in cammino le priorità cambiano, ogni momento è momento di vita: una parola gentile, un sorriso reale, un gesto romantico, un saggio suggerimento, una risata a squarciagola assumono una veste diversa, diventano essenziali e imprescindibili. Nulla rimane scontato e tutto impresso negli occhi, così come le sterminate distese di avena, di orzo, in Francia del Nord, le birre trappiste del Belgio, le distese di campi di patate in Olanda, i boschi della ex Germania dell’Ovest e quel sottile confine quasi invisibile che la divide ancora dalla ex Germania dell’Est. Non abbiamo attraversato vie sacre, o un percorso predefinito e già collaudato. Non me ne vogliano il Cammino di Santiago o la via Francigena, ma non avere un itinerario certo e prestabilito ha reso il viaggio una vera impresa eroica. Ogni sera a fine tappa e dopo cena, con quel po’ di energia che rimaneva in corpo dopo anche quaranta chilometri a piedi, un gruppetto di volontari studiava il tragitto per il giorno dopo. L’unica certezza e il solo obiettivo che avevamo sulla strada erano le tappe finali, paesi e città dove la Repubblica Nomade, durante i mesi precedenti al viaggio, era riuscita a trovare accoglienza tra i sindaci, le fondazioni, gli istituti scolastici e le associazioni. E per questo motivo che quasi per due mesi abbiamo dormito per terra, su materassini da campeggio o da palestra, dove a volte era davvero difficile trovare pace e riposo alle fatiche del giorno. Una cosa è certa però: i dolori fisici dopo una decina di giorni che si è in viaggio, spariscono, all’improvviso. Fidatevi. Mettersi in cammino può alleviare molti pesi, sollevare veli e ombre, e permettere a un benessere psicofisico di diffondersi gradualmente. Allora davvero ti rendi conto che
MA MAN MANO TUTTI I TIMORI SONO VENUTI MENO, ED È ARRIVATO A FARMI COMPAGNIA UN ALTRO STATO D’ANIMO, FATTO DI STUPORE E MERAVIGLIA
la felicità è una cosa semplice, la felicità è dietro ogni passo, e la vita dovrebbe sempre essere così: nomade! Le radici sono importanti, ed è importante avere un luogo, una casa dove poter tornare. Ma quando sei in cammino ti rendi conto che la casa la porti con te sempre e dovunque. È sem-
plicemente dentro di te. Non è stato facile per me, unica rappresentante del Sud Italia, intraprendere questo viaggio con un gruppo di sconosciuti in giro per il nord Europa. Erano tante le paure quando son partita. Ma man mano tutti i timori sono venuti meno, ed è arrivato a farmi compagnia
un altro stato d’animo, fatto di stupore e meraviglia. Ho iniziato ad essere grata per tutte le scoperte fatte ogni giorno, e per i doni ricevuti lungo il cammino. Boschi e foreste fatate, pranzi a sacco su prati verdissimi, nuvole dalle forme incredibili, alberi di faggio dalle radici grandi quanto 97 97
VIAGGI
IL VECCHIO CONTINENTE
una stanza, e tanta umanità nuova e diversa. Anche quando abbiamo attraversato le periferie industrializzate più buie d’Europa, sono avvenute le sorprese. Non scorderò mai quattro fratellini francesi intenti a giocare in un campo di calcio proprio sotto una delle centrali nucleari più grandi del
loro paese. Il più piccolo aveva sei anni e la più grande dodici. Proprio lì, mentre i fumi bianchi della centrale si alzavano, ho trascorso con loro uno dei pomeriggi più intensi e teneri di tutto il viaggio. Una volta arrivato il buio e il loro papà pronto a portarli a casa, uno dei quattro
WALKING THROUGH THE UNITED STATES OF EUROPE, BUT OF ANOTHER EUROPE AN EXTRAORDINARY WALKING JOURNEY ACROSS FOUR EUROPEAN NATIONS Almost a two months’ walk, four European countries and about one million eight hundred thousand steps. These are the data of the extraordinary journey on foot that took me from Paris to Berlin, together with the “Nomad Republic” (Associazione Repubblica Nomade). The Nomad Republic is the brainchild of Antonio Moresco, a famous Italian writer who travelled the entire journey with me and a group of writers. It all started about seven years ago when Antonio decided to draw up a real manifesto, calling on writers to take to the road on foot and appealing to the need of carrying out revolutionary gestures. Henceforth, a movement takes the road every year with a definite purpose. Several months before departure, Moresco had already drawn up a document entitled “Through the United States of Europe, but of another Europe”, inspired by the famous Ventotene Manifesto,
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fratellini ha tirato fuori dallo zaino un foglio di carta con una poesia scritta con l’inchiostro rosso. Una poesia d’amore per me in un una delle periferie più funeste d’Europa. È stato questo il mio cammino per gli Stati Uniti d’Europa: la pace e la poesia in ogni passo.
written by Altiero Spinelli and Ernesto Rossi in 1941. The manifesto is above all a beautiful message of peace and freedom, the same message we carried around Europe from May 21st until July 8th. Many people joined us. but only eleven of us made this ambitious and difficult journey in full. We got involved thoroughly, creating the conditions for a personal but shared transformation. When you are on the road, your priorities change. Nothing remains for granted. Not to have a preset itinerary made the journey a true heroic challenge. For almost two months we slept on the floor. Sometimes it was hard to find peace and rest from daily fatigues. Taking to the road can allow a psychophysical wellbeing to spread gradually. You realize that happiness is at every step, and life should always be nomadic! I had so many fears when I left. As fears disappeared, I started being grateful for all the discoveries and the gifts of each day. Surprises happened even in the darkest industrialized suburbs. In France, just under one of the largest nuclear power plants, a child gave me a sheet of paper. It was a love poem written for me. This was my journey through the United States of Europe - peace and poetry at every step.
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Chiesa di Maria Santissima della Visitazione
Comune di Vernole ASSESSORATO AL TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
CULTURA
ASTRONOMIA
Tra arte e scienza, il Salento dei quadranti solari Dal 1200 ai nostri giorni un itinerario sorprendente
di andrea aufieri/
QUADRANTE SOLARE AL BANZI-BAZOLI DI LECCE
NEL SALENTO IL PIÙ ANTICO QUADRANTE RISALE AL XIV SECOLO E APPARTIENE ALLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA STRADA DI TAURISANO
QUADRANTE SOLARE DI SALVE
Esiste un Salento inaspettato, quello dei quadranti solari storici e moderni presenti in tutta la provincia, che attrae un numero importante di collezionisti e di visitatori. Cosa sono i quadranti solari? Risponde un grande appassionato, Vito Lecci, fondatore del primo parco astronomico nel Salento, a Salve: «È la classificazione più corretta per includere diversi strumenti usati per computare i
giorni, le ore o il mezzogiorno dall’età del bronzo fino a un paio di secoli fa. Sono noti come meridiane, ma la vera meridiana segnala il mezzogiorno, mentre gli altri sono orologi solari – che registrano le ore – oppure calendari astronomici, che indicano alcuni giorni dell’anno come gli equinozi e i solstizi». L’interesse contemporaneo per questi strumenti ha avuto grande impulso dagli anni Settanta, quando il professore Francesco Azzarita, per pura passione, ha cominciato a fare un censimento, la cui evoluzione è oggi il sito Sundialatlas. eu. L’ex presidente dell’Unione astrofili italiani e fondatore della sezione Quadranti solari ha segnalato oltre quindicimila quadranti, 330 dei quali solo in Puglia. Nel Salento il più antico quadrante risale al XIV secolo e appartiene alla chiesa di Santa Maria della Strada di Taurisano: «Si tratta dell’unica testimonianza della presenza greca a Taurisano in un misto di sovrapposizioni latine. Finora sembra essere l’unico esemplare di un manufatto di tal genere in Italia, dove già son rari gli esemplari latini dell’epoca medioevale. Il quadrante è incastrato nella facciata a un’altezza di 6,35 metri e non è lontano
dallo spigolo orientale. È costituito da un unico blocco circolare di pietra; è fornito di uno stilo perpendicolare al disco. Vi si trovano due iscrizioni e anche lettere isolate». Sono interessanti anche le opere di Parabita e di Santa Maria di Leuca, ed è possibile realizzare un itinerario che, citando solo i luoghi pubblici, comprende: Casarano, Lecce (nella splendida chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, appena restaurata, ma visibile dal tetto dell’ex Monastero degli olivetani), Campi in Piazza della Libertà, la chiesa di Santa Maria Maddalena a Uggiano, San Foca, San Pietro in Lama, Racale, Taviano, la chiesa di San Giovanni ad Acquarica, il museo di Ugento, le chiese matrici di Galatina e Zollino, la Piazza del Municipio a Matino, Piazza della Repubblica a Gallipoli, via Roma a Carpignano, il Monumento ai Caduti di Salve. La contemporanea riscoperta dei quadranti solari, dei quali Vito Lecci è uno dei più stimati costruttori nel Salento, si fonda su tre direttrici: l’interesse didattico (molti quadranti sono realizzati nelle scuole), la passione del committente e la pura estetica ornamentale, che ogni 102 103
CULTURA
ASTRONOMIA
tanto porta a realizzare meridiane non funzionanti. Se ne possono trovare di tutti i tipi: semplicemente dipinte sulle pareti, incise e intarsiate nel marmo o nel granito, enormi come quella realizzata a Salve o piccolissime. Grazie a Lecci, il censimento di Azzarita si è arricchito di alcuni elementi molto pregiati, come il quadrante del liceo scientifico “Banzi – Bazoli” di Lecce, elegantemente intarsiato nel marmo, oppure i tre quadranti dell’agrario “Columella”, tecnicamente completi e complessi. Lo stesso parco astronomico di Salve presenta pezzi rari, tra i quali spicca una riproduzione in scala ridotta
OROLOGIO SOLARE - STAZIONE CARABINIERI PRESICCE
RIPRODUZIONE DELLA PIRAMIDE MAIA NEL PARCO ASTRONOMICO SIDEREUS DI SALVE
LE PARETI DEVONO ESSERE RIVOLTE IL PIÙ POSSIBILE AL SUD, BISOGNA CORREGGERE IL FUSO, TENERE PRESENTE L’EQUAZIONE DEL TEMPO
della piramide Maya a gradoni dedicata al dio Kukulcan: «I Maya credevano che negli equinozi sulla gradinata della piramide si manifestasse il serpente di luce per simboleggiare l’incontro con il popolo. Per esigenze didattiche, io l’ho resa funzionante alle nostre latitudini e in qualsiasi giorno dell’anno, grazie alla base rotante di cui i Maya non potevano disporre». Non sono poche le nozioni di cui bisogna disporre per realizzare una meridiana, spiega Lecci: «Le pareti devono essere rivolte il più possibile al sud, bisogna correggere il fuso, tenere presente l’equa-
BETWEEN ART AND SCIENCE, THE SUNDIAL SALENTO There is an unexpected Salento, that of the historic and modern sundials present throughout the province, and attracting an important number of collectors and visitors. These tools were used to calculate days, hours or noon from the Bronze Age to a couple of centuries ago. The interest in these instruments has received great impetus since the 1970s when Professor Francesco Azzarita began to carry out a census, whose evolution is now the site Sundialatlas.eu. He has reported over fifteen thousand dials, 330 of which in Apulia. In Salento, the most ancient dial dates back to the 14th century and belongs to the church of Santa Maria della Strada in Taurisano. Other interesting works are also in Parabita and Santa Maria di Leuca. You can find sundials of all kinds: painted on walls, carved and inlaid in marble or granite, huge or very small. Among the very precious
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zione del tempo. Cose che oggi suonano molto complicate, perché si è perso il rapporto con gli astri». Come si faceva a progettare queste piccole meraviglie secoli fa? Risponde Azzarita: «Se andiamo indietro nella storia troviamo veri e propri scienziati, attenti osservatori del cielo. Eratostene di Cirene (276-194 a.C.) costruì un orologio solare in un pozzo in cui cadeva la luce del sole a mezzogiorno e calcolò la circonferenza terrestre con uno scarto minimo rispetto ai valori odierni. Certo, i contadini di Puglia non erano adeguatamente acculturati, ma ci arrivarono lo stesso con esperienza e intuito».
elements, there are the dial at “Banzi - Bazoli” Scientific High School in Lecce, elegantly inlaid in marble, and the three technically complete and complex sundials at “Columella Agricultural College”. Even Salve’s astronomical observatory displays rare pieces, such as a small-scale reproduction of the Mayan step pyramid dedicated to the god Kukulcan. Realizing a sundial is not simple. «Its walls should face South as much as possible, - explains Lecci - It is necessary to fix the time zone and to consider the equation of time. These things sound very complicated today because we have lost our relationship with stars». How did they design these little wonders centuries ago? Azzarita replies, «If we go back in history, we find real scientists, careful observers of the sky. Apulian farmers were not properly educated of course, but they reached their goal all the same with their experience and intuition».
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COMUNE DI NARDÒ
TERRITORIO
“Viviamo in un incantesimo” A Nardò c’è la casa di Vittorio Bodini Tutta la vita del poeta in una mostra permanente allestita nelle sale del Castello Acquaviva d’Aragona Il 4 agosto ha aperto i battenti a Nardò Viviamo in un incantesimo, una esposizione permanente sulla vita e la produzione letteraria di Vittorio Bodini, un percorso visivo e multimediale che ricostruisce la vita e le opere di una figura che ha contrassegnato alcuni dei più importanti capitoli della cultura italiana e internazionale del Novecento. Al piano terra di Palazzo Personè, il seducente castello aragonese al centro della città neretina, è possibile conoscere e ammirare immagini significative della sua vita, del lavoro e delle relazioni culturali, stampate su diversi materiali e suddivise in sezioni differenti. Uno degli elementi principali dell’esposizione è costituito dagli articoli scritti dallo
stesso Bodini e da pagine di riviste e giornali italiani e stranieri che gli hanno riconosciuto la fama di autore, traduttore e poeta a livello nazionale e internazionale. A queste si aggiungono le riproduzioni digitalizzate e ottimizzate di scritti e dediche dei più grandi autori del Novecento italiano (Zavattini, Pasolini, Spaziani, Quasimodo, Ungaretti). Ma la “chicca” è la macchina da scrivere – una gloriosa Olivetti Studio 44 – con la quale Vittorio Bodini tradusse il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Dopo il buon successo di pubblico ad agosto, la mostra è stata aperta anche a settembre nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 13.
COMUNE DI NARDÒ Piazza Cesare Battisti - 73048 Nardò (LE) tel. +39 0833 838111 - www.comune.nardo.le.it
Viviamo in un incantesimo, insomma, è la “casa” di Vittorio Bodini, uno tra i più importanti interpreti e traduttori italiani della letteratura spagnola e di giganti come Lorca, Cervantes, Salinas, Rafael Alberti, Quevedo, nonché un poeta sensibile e profondo. Bodini per primo introdusse il Salento nella “geografia” letteraria del Novecento italiano e, più in generale, il Sud come tema nazionale in quella che per la retorica divenne poi il “problema meridionale”. Lo scrigno neretino è l’approdo della volontà comune dell’amministrazione comunale e della figlia di Bodini, Valentina, di valorizzare la grande eredità poetica e letteraria dell’autore de La luna dei Borboni, originario di Bari, ma di famiglia e formazione leccese, che ebbe con il Salento un rapporto molto speciale. La mostra è curata da Antonio Minelli ed è stata promossa dal Centro Studi Vittorio Bodini (la cui sede è ospitata nello stesso castello), con il patrocinio dell’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia e del Comune di Nardò, in collaborazione con il Comune di Lecce, la Provincia di Lecce,
l’Università del Salento, l’Associazione Forme di Terre e Besa Editrice. Il Centro Studi e il Comune di Nardò, oltre alla normale fruizione dei materiali, intendono assicurare l’espletamento di attività didattiche, anche attraverso conferenze, incontri e laboratori, nonché progetti e iniziative ulteriori legate alla figura di Bodini, per un complessivo servizio culturale di qualità. Nella seconda metà di settembre, ad esempio, sono stati presentati gli atti del Convegno Internazionale di studi Vittorio Bodini fra Sud ed Europa, pubblicati in volume lo scorso giugno. «Per me – ha detto Valentina Bodini, presidente del centro – è importante dare collocazione stabile alle opere di mio padre, in un luogo sempre aperto dove raccontare lui, il suo lavoro e i suoi anni. Ne avevamo bisogno e sono felice che la casa di Vittorio Bodini sia Nardò, città che adesso sento un po’ anche mia». «Per noi – ha spiegato il sindaco Pippi Mellone – è un onore e un privilegio dare una casa a Vittorio Bodini. Una opportunità preziosa che anche altri Comuni hanno
“WE LIVE IN A SPELL” IN NARDÒ, THERE IS VITTORIO BODINI’S HOME THE ENTIRE POET’S LIFE IN A PERMANENT EXHIBITION IN THE ROOMS OF CASTELLO ACQUAVIVA D’ARAGONA On August 4th, “We live in a spell” – a permanent exhibition about Vittorio Bodini’s life and literary production – opened its doors in Nardò. On the ground floor of Palazzo Personè, a seductive Aragonese castle, it is possible to see significant pictures of his life, work and cultural relations. Among the main elements of the exhibition, there are articles written by Bodini himself as well as pages of Italian and foreign magazines and newspapers that have acknowledged him the reputation of author, translator and poet, nationally and internationally. In addition, digitized reproductions of writings
inseguito e che potremo sfruttare noi grazie alla sensibilità e alla determinazione che abbiamo dimostrato. Ne faremo un servizio culturale più ampio e di rilevanza eccezionale, anche nell’ambito della strategia finalizzata a fare del castello un contenitore culturale».
and dedications by the greatest Twentieth-century Italian authors (Zavattini, Pasolini, Spaziani, Quasimodo, Ungaretti). However, the real “treat” is the typewriter that Bodini used to translate “Don Quixote” by Miguel de Cervantes. The exhibition will be open in September too, on Mondays, Wednesdays and Fridays, from 10.00 a.m. to 1.00 p.m. Vittorio Bodini was one of the most important Italian interpreters and translators of Spanish literature and of giants like Lorca, Cervantes, Salinas, Rafael Alberti, Quevedo, as well as a deep and sensitive poet. He was the first to introduce Salento and, more in general, the subject of the “Southern question” in the twentieth-century Italian literary “geography”. Coming from Bari, he has always had a very special relationship to Salento. «For us – explained Mayor Pippi Mellone – giving Vittorio Bodini a home is a privilege and a precious opportunity».
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COMUNE DI GALLIPOLI
TERRITORIO
Gallipoli e la pace nel Mediterraneo Grande successo per la “Conferenza Permanente delle Città Storiche del Mediterraneo”. Gallipoli ponte di pace, sviluppo e civiltà
Comune di Gallipoli ASSESSORATO AL TURISMO
Quante cose da dire sul Mediterraneo, sul suo ruolo strategico nei secoli e nella storia dell’Occidente. Ponte fra territori, culla di culture diverse, il “Mare Nostrum” è una tavolozza di colori, panorami, suoni. Ma è anche teatro di guerra e speranza, di vita e di morte. Costruire un Mediterraneo di pace è uno degli obiettivi della “Conferenza Permanente delle Città Storiche del Mediterraneo” di scena a Gallipoli l’8 ed il 9 settembre scorsi.
Nelle sale del Castello Angioino si sono ritrovati i rappresentanti di tutte le città storiche sul Mediterraneo e, insieme a loro, anche i delegati delle università di riferimento. Due giorni intensi di incontri, dibattiti, seminari e confronti mossi da un obiettivo comune: preparare un documento condiviso, per la pace nell’area del Mediterraneo, programmata insieme a tutte le realtà che ne fanno parte. I lavori di questa XII edizione si sono
COMUNE DI GALLIPOLI Via A. De Pace, 78 - 73014 Gallipoli (LE) Amministrazione: tel. +39 0833 2661760 - fax +39 0833 260279 www.comune.gallipoli.le.it
aperti nel nome del gemellaggio fra Gallipoli e Batlemme. E proprio il sindaco palestinese, Anton Salman, nella veste di presidente della Conferenza Permanente, ha sottolineato l’importanza di lavorare tutti nella stessa direzione per porre un freno al fenomeno dell’immigrazione ricordando quanto sia importante, per raggiungere un obiettivo così importante, il ruolo dell’Unione Europea che, a suo dire, dovrebbe creare le basi per una stabilità politica e economica soprattutto nell’area a sud del Mediterraneo. «Lo sviluppo locale di queste zone – ha spiegato nel suo intervento – creerebbe nuove prospettive di vita per gli stessi abitanti che oggi sono costretti ad abbandonare la propria terra per inseguire il sogno di una vita migliore che, purtroppo, non sempre si traduce in fatti». Per arrivare a risultati concreti, secondo quanto è emerso dalle due giornate di discussione, non servono interventi a pioggia o le cosiddette “soluzioni tampone”. Bisogna partire da una programmazione attenta e mirata di tutte le risorse disponibili e della loro conseguente distribuzione. Gallipoli come “città del cambiamento”, teatro di un’evoluzione senza precedenti. «Nel nostro piccolo – ha sottolineato il sindaco della “città bella”, Stefano Minerva – proviamo a raccontare una storia diversa, partendo dal Mediterraneo per poi abbracciare tutta l’Europa. Da questo palcoscenico privilegiato abbiamo messo insieme tante realtà che parlano del “mare strume” e del mondo più in generale». Il punto decisivo, per Minerva e per i rappresentanti delle 60 città che aderiscono all’iniziativa, sta nel pensare ad una nuova funzione del Mediterraneo. La “Conferenza”
altro non è che uno strumento per fare pressione sui governi interessati affinché possa essere per ridisegnato il ruolo di quest’area. «Sta a noi – ha aggiunto – stilare un protocollo d’intesa di buone prassi e buone pratiche per il rilancio del Mediterraneo. Non più cimitero e mare di morte ma risorsa per l’Europa e per il mondo intero». Il messaggio di pace parte da Gallipoli, e non è un caso. Da tempo, infatti, la “Perla dello Ionio” strizza l’occhio ad una possibile candidatura all’UNESCO e quindi ad un suo riconoscimento come patrimonio dell’Umanità. Esisteva un progetto specifico, presentato nel 2006 e poi abbandonato, per far riconoscere il Salento ed i centri del barocco leccese patrimonio UNESCO. Forse, anzi, sicuramente, è arrivato il momento di riproporlo.
GALLIPOLI AND THE MEDITERRANEAN PEACE GREAT SUCCESS FOR THE "PERMANENT CONFERENCE OF HISTORIC CITIES OF THE MEDITERRANEAN". GALLIPOLI BRIDGE OF PEACE, DEVELOPMENT AND CIVILIZATION How many things to say about Mediterranean, about its strategic role in the centuries and in the history of the West. Bridge between territories, cradle of different cultures, the "Mare Nostrum" is a palette of colors, panoramas, sounds. But it is also a theater of war and hope, life and death. Building a Mediterranean Peace is one of the goals of the "Permanent Conference of the Historical Cities of the
Mediterranean" celebrated in Gallipoli on 8th and 9th September. In the halls of Castello Angioino representatives of all the historic cities on the Mediterranean met delegates from the reference universities. Two intense days of meetings, debates, seminars and comparisons driven by a common goal: to prepare a shared document for peace in the Mediterranean area, planned together with all the realities that are part of it. The works of this twelfth edition were opened in the name of twinning between Gallipoli and Batllemme, with the Mayors Stefano Minerva and Anton Salman.
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TERRITORIO
GALLIPOLI
Amart: dall’amore per l’arte un sistema museale unico Non solo turismo di massa. A Gallipoli spazio a interessanti percorsi culturali Si scrive Smug, ma si legge storia, arte, cultura. È il Sistema museale di Gallipoli: un progetto nato grazie al lavoro di un gruppo di tre associazioni, Emys, ProArT e Amart, quest’ultima capofila diretta da Eugenio Chetta e composta da quindici giovani gallipolini accomunati dall’amore per l’arte e per il patrimonio culturale della loro città. 110 111
Amart nasce nel 2008 con il bando della Regione Puglia “Principi Attivi, giovani idee per una Puglia migliore”, classificandosi tra i vincitori con un progetto sulla valorizzazione del Museo Civico e della Biblioteca Comunale di Gallipoli. Da allora, i giovani di Amart promuovono i luoghi di cultura di Gallipoli tramite visite guidate, laboratori tematici e atti-
vità didattiche con scuole di ogni ordine e grado. Oltre alla Gallipoli del turismo di massa, votata al divertimento giovanile e delle spiagge prese d’assalto, c’è la cittadina jonica che alimenta i suoi percorsi culturali, la Gallipoli che si caratterizza per il suo artigianato, per quei cittadini che hanno fatto la storia, per i suoi monumenti, i suoi palazzi e per
di federica sabato/ foto massimo centonze
i suoi luoghi di culto. Smug nasce proprio in questo contesto. I ragazzi dell’associazione, dopo aver organizzato i vari percorsi, sono riusciti a mettere in rete il Museo Civico Barba, il Museo del Mare, la Sala Collezione Coppola, la Biblioteca ex Sant’Angelo, il Teatro Garibaldi e, in collaborazione con l'Associazione Emys, anche il Chiostro dei Domenicani dove trova sede il Centro di Cultura Marina "Marea". Un primo percorso lo si può fare on line. Sul sito www.sistemamusealegallipoli.it, scaricando gli appositi file, Smug offre delle audio guide che portano alla scoperta dei principali tesori conservati nei luoghi di cultura. Ad esempio, della Sala Collezione Coppola si può conoscere la biografia del celebre pittore Giovanni Andrea Coppola o la storia della collezione stessa. Del Museo Civico Barba si può ascoltare la singo-
TERRITORIO
GALLIPOLI
C’È CHI È LAUREATO IN ARCHITETTURA, CHI IN BIOLOGIA, CHI ANCORA IN BENI CULTURALI: UNA PLURALITÀ DI COMPETENZE lare vicenda della balenottera pescata a Gallipoli nel 1894, il cui scheletro è ancora custodito nella grande sala o, ancora, scoprire la storia della nascita del Teatro Garibaldi. Se, invece, si ha intenzione di vedere questi tesori dal vivo, basta prenotare una visita. I ragazzi di Amart in questi anni ne hanno ottenuti di risultati; ora assicurano al Comune di Gallipoli circa 5mila ore
all’anno di aperture e visite guidate. Sono tutti ragazzi che si organizzano in turni per garantire un servizio qualificato e continuato. Sono preparati, studiano e si aggiornano. «Dal 2008 ne abbiamo fatta di strada – raccontano – e molto lo dobbiamo anche alla sensibilità degli uffici competenti e alla fiducia delle amministrazioni comunali che si sono avvicendate in questi
anni, ultima in ordine di tempo, quella del sindaco Stefano Minerva. Dopo la gestione dei primi contenitori culturali, con il passare degli anni siamo stati in grado di ampliare i nostri servizi anche grazie all'inaugurazione di nuovi siti a carattere culturale come la Sala Collezione Coppola e il Museo del Mare. Nel 2015, dopo aver presentato un progetto dal titolo “I Luoghi di cultura” alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, abbiamo messo nero su bianco la volontà di creare Smug, un sistema museale locale composto dai sei luoghi culturali più significativi della nostra città. Nel 2016 poi, Amart è entrata a far parte del Sac “Salento di mare e di pietre” (ovvero il sistema ambientale e culturale per la gestione integrata dei beni ambientali e culturali), iniziando ad occuparsi anche della Biblioteca Comunale, curandone il riallestimento e organizzandone i laboratori didattici, grazie al finanziamento ottenuto dalle regione». I soldi sono stati spesi tutti con parsimonia, perché i ragazzi dell’associazione, avendo formazioni diverse, hanno messo a disposizione gratuitamente le loro professionalità, pur di risparmiare ed
SIAMO CERTI CHE CONVIENE INVESTIRE IN CULTURA: NOI LO FACCIAMO OGNI GIORNO CON SACRIFICIO E CON PASSIONE investire sul riallestimento degli spazi interni della biblioteca, riservando grande attenzione, tra le altre cose, allo spazio dedicato ai bambini. C’è chi è laureato in architettura, chi in biologia, chi ancora in beni culturali: una pluralità di competenze messe al servizio dell’arte e della città di Gallipoli, come se fosse un tributo al patrimonio ricevuto in eredità dalla storia, ma anche un modo per investire su se stessi e creare collegamenti con altre professionalità. «Sarebbe bello, un giorno – dicono – se tutte queste attività potessero diventare un vero e proprio lavoro a tempo pieno».
Nel racconto del presidente Chetta c’è ampio spazio per sfatare il mito di una Gallipoli devota solo alla movida sfrenata. «Visitano i musei e le nostre esposizioni non solo molte famiglie, ma anche tanti giovani. Forse abbiamo un dato in controtendenza con il trend diffuso dai media, però qui, a Gallipoli, i ragazzi non si trovano solo sui lidi alla moda ma, seppur in numero ridotto, li si trova anche a passeggiare tra le viuzze del centro storico o per ammirare la Cattedrale di Sant’Agata». Perché questo accada, Amart propone dei percorsi tematici, cercando di atti-
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SMUG – ASSOCIAZIONE AMART via Gioacchino Rossini, 54 73014 Gallipoli (Le) info@sistemamusealegallipoli.it
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GALLIPOLI
rare la curiosità non solo dei turisti, ma anche dei gallipolini e dei salentini, in genere. D'estate propone “Vicoli e balconi sotto le stelle”, una serie di percorsi alla scoperta dei tesori nascosti del centro storico. Ma non mancano appuntamenti durante il resto dell'anno: recentemente si è tenuta un'insolita visita guidata tra le cappelle e i monumenti funerari del cimitero gallipolino, che ha permesso di ricostruire una pagina importante della storia locale. Alla fine di gennaio, uno spettacolare percorso artistico-teatrale tra altari di fede e navate di storia all’in-
terno della cattedrale. Un susseguirsi di incontri durante l'intero anno, per presentare Gallipoli nelle sue numerose sfaccettature. «Siamo certi – conclude Chetta – che conviene investire in cultura: noi lo facciamo ogni giorno con sacrificio e con passione, dando dei segnali forti e cercando di coinvolgere per primi i gallipolini. Il nostro obiettivo quotidiano è quello di migliorarci, con un continuo aggiornamento, offrendo un costante servizio alla nostra città attraverso alcune delle sue stesse peculiarità: l’arte e la storia».
AMART: FROM LOVE FOR ART TO A SINGLE MUSEUM SYSTEM IN GALLIPOLI, THERE IS ENOUGH ROOM FOR INTERESTING CULTURAL ROUTES Smug is Gallipoli’s museum system: a project created thanks to the work of three associations - Emys, ProArT and Amart, the last headed by Eugenio Chetta. Amart was founded in 2008 with the aim of enhancing Gallipoli’s Civic Museum and Public Library. Since then, this association has promoted Gallipoli’s cultural sites through guided tours, thematic workshops and educational activities related to the town cultural routes, crafts, history, monuments, palaces and places of worship. You can do a path through these treasures online by visiting www.sistemamusealegallipoli.it or see them live simply by booking a visit. “Over the years, we have been able to expand our services also thanks to the opening of new cultural sites such as “Sala Collezione Coppola” and the Sea Museum (Museo del Mare).
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In 2016, Amart became part of an S.A.C. (an environmental and cultural system for the integrated management of environmental and cultural heritage), and it began to manage the Public Library and its educational workshops». The young belonging to this association have put their professionalism at disposal free of charge in order to save money and to invest it in the library interior design. A variety of skills at the service of the town and of its art. Chetta explodes the myth about a town devoted only to an unbridled nightlife. “Many young people visit our museums and exhibitions too. Albeit in a small number, you can see them walking through the streets of the old town or admiring Sant’Agata’s Cathedral”. For this to happen, Amart proposes thematic routes, trying to arouse the curiosity of tourists and locals throughout the year, by showing Gallipoli in its many facets. “Every day, we invest in culture with sacrifice and passion, trying to involve Gallipoli’s inhabitants first. Our goal is to improve by keeping ourselves up to date all the time, offering an unfailing service to our town through its art and history”.
ART&CO
PH: GIULIO RUGGE
GALLERIE D’ARTE
Da Lecce a Mosca con gli argenti di Giosetta Fioroni Art&Co. Gallerie partecipa alla retrospettiva dedicata all’ultima testimone della “Scuola di Piazza del Popolo”. Al Mmoma di Mosca le opere dell’artista romana esposte nella galleria leccese Non è da tutti partecipare ad una mostra al Mmoma di Mosca, prestigioso museo d’arte moderna fra i più importanti d’Europa. Facile immaginare l’orgoglio e la soddisfazione di chi prenderà parte all’evento che da 6 settembre al 22 ottobre renderà omaggio all’ultima testimone della “Scuola di Piazza del Popolo”, Giosetta
Fioroni, figlia di quel movimento artistico che, negli anni ’60 diede una scossa alla cultura italiana. La grande artista romana, o meglio, parte della sua produzione, sarà in terra russa per emozionare e regalare scorci di un tempo che ha lasciato il segno. L’esposizione, a cura di Piero Mascitti e Marco Meneguzzo è promossa dall’I-
stituto Italiano di Cultura a Mosca. In mostra una cinquantina di opere, tele e carte d’argento, che ripercorrono i primi anni di carriera di una delle più celebri esponenti della Pop art italiana. Un contributo importante arriva anche da Lecce. Il gallerista Tiziano Giurin, presidente di Art&Co. Gallerie porterà alcune opere della Fioroni fra quelle della
ART & CO. Via 47° Reggimento Fanteria, 22 Lecce (LE) tel. +39 327 0428702 - +39 333 8512031 - www.artcogallerie.it
offrire una vetrina di prestigio agli artisti emergenti, soprattutto locali ma, al tempo stesso, essere presenti ad eventi di portata internazionale come quello di Mosca». Personalità complessa, figli di artisti (padre scultore, mamma pittrice), raffinata e curiosa, la Fioroni è l’unica donna della “Scuola di Piazza del popolo”. Anni intensi, quelli a cavallo fra i ’60 ed i ’70, durante i quali ha dato il meglio di sé, affidando alle linee argentate dei suoi quadri un messaggio sul mondo femminile. «Lo stesso messaggio che – conclude il numero uno di Art&Co. Gallerie – continuerà a raggiungere gli appassionati di tutta Europa dalle prestigiose sale del Mmoma di Mosca. E noi, nel nostro piccolo, siamo fieri di fare parte di questo coro».
PH: GIULIO RUGGE
su carta, presenti nella galleria leccese e già al centro di una mostra denominata “Derams on paper”, prenderanno il volo per Mosca. Tra essi il celebre “Cappello Viennese” e gli altri ritratti in cui il volto femminile si libera attraverso le linee argentate che più che alla pop art di Andy Warhol sembrano essere un richiamo al cinema e al mondo della fotografia in bianco e nero. «Questa mostra – spiga Giurin – è dedicata all’attività di Giosetta Fioroni alle opere realizzate durante gli anni Sessanta, il periodo più conosciuto dell’artista romana, oltre che un momento davvero felice per la pop art italiana in generale. La partecipazione della nostra galleria è in linea con la filosofia di Art&Co. e con la volontà di
PH: GIULIO RUGGE
collezione che ospita nel suo “regno del bello” in Via 47° Reggimento Fanteria. Una prestigiosa partecipazione ad un evento di respiro internazionale che nasce dalla collaborazione fra Art&Co Gallerie e l’Associazione Spirale di Idee. «Per noi – racconta con entusiasmo Tiziano Giurin – è un onore prendere parte ad una manifestazione di tale portata, destinata a lasciare il segno. Inoltre – prosegue – la Fioroni è, a mio avviso, un’artista assolutamente moderna, attuale che, nella sua lunga carriera ha saputo esprimere il proprio talento attraverso i mezzi più svariati: disegni, tele, collages, sculture, teatrini in ceramica, performances; è stata anche illustratrice e autrice di libri». E così, i celebri ritratti femminili fermati
FROM LECCE TO MOSCOW WITH GIOSETTA FIORONI’S SILVERY PAINTINGS
An important contribution comes from Lecce, too. Gallery owner Tiziano Giurin will bring some of Fioroni’s works housed in his “kingdom of beauty”. «It is an honour for us, - he says - to take part in an event of such importance.Fioroni is a modern artist who has expressed her talent through a variety of means». Thus, the famous female portraits in Lecce’s gallery will fly to Moscow. «This exhibition, - explains Giurin - is dedicated to the works realized by the artist during the Sixties, her most renowned period». They were feverish years, during which she gave the best of herself, entrusting to the silver lines of her paintings a message about women. «The same message that will continue to reach lovers across Europe from the prestigious halls of Mmoma».
ART & CO.GALLERIE PARTICIPATES IN THE RETROSPECTIVE DEDICATED TO THE LAST WITNESS OF THE “SCHOOL OF THE PIAZZA DEL POPOLO” At Mmoma in Moscow, the works of the Roman artist exhibited in Lecce’s gallery. Attending an exhibition at Mmoma, the prestigious modern art museum, is not for everyone. It is easy to imagine the pride of those who will take part in the event thatwill pay homage to Giosetta Fioroni, daughter of that artistic movement that gave a jolt to the Italian culturein the 60’s. About fifty works go back over the early years of the career of one of the most famous exponents of Italian Pop art.
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CULTURA
IL VENTO DEL PASSATO, 1971
ARTE
Un ritorno a Lecce per Fernando De Filippi Appena maggiorenne si trasferì a Milano dove ha attraversato la storia dell’arte contemporanea
Fernando De Filippi ha attraversato oltre quattro decenni di storia dell’arte contemporanea italiana con un approccio nomadico e sofisticato, adottando differenti linguaggi e dedicando il suo impegno culturale attivo alla didattica – ha a lungo insegnato nell’Accademia di Brera, istituzione che ha diretto per circa vent’anni –, nella Milano che l’ha accolto nel 1959. Leccese di nascita (1940), oggi fa la spola tra le sue due città d’elezione, perchè a Lecce c’è un nuovo impegno, la presidenza dell’Accademia di Belle Arti. L’abbiamo incontrato per un dialogo sulla città e le sue prospettive. Sei partito da Lecce nel 1959. In cosa è cambiata la città e in cosa è rimasta uguale a se stessa? Nel 1959, in agosto, sono partito per Milano con l’intenzione di continuare gli studi. A Lecce l’Accademia di Belle Arti non c’era ancora. Con i proventi di una mostra tenuta al “Sedile” e sponsorizzata dall’allora assessore alla cultura Ennio
Bonea, avevo acquistato una Lambretta. Insieme a Tommaso Pensa, ora titolare di una bellissima libreria a Lecce e ad Aldo Casilli, che allora faceva l’idraulico, abbiamo dato vita al viaggio della speranza. Grazie ad Aldo, che trovò subito lavoro, superammo i primi difficili momenti. Ma Milano si è dimostrata da subito una città generosa. Mi sono iscritto all’Accademia di Brera ed immediatamente ho cominciato a partecipare alle tante iniziative che si aprivano per i giovani artisti. A Milano era già arrivato da qualche anno Salvatore Esposito, compagno di scuola e di collegio. I suoi consigli all’inizio sono stati preziosi. Per qualche anno sono riuscito a vivere vincendo i premi, allora numerosi: dal “San Fedele” al “Premio Ramazzotti” sino al Premio del “Ministero della Pubblica Istruzione” ex aequo con Mario Schifano. Cinquecentomila lire, una cifra incredibile all’epoca. Ho avuto difficoltà a cambiare l’assegno. Alla fine ci sono riuscito tramite un amico che frequentava
RITRATTO DE FILIPPI
di lorenzo madaro/
FERNANDO DE FILIPPI, TRASCRIZIONI, ANNI SETTANTA, COURTESY L’ARTISTA
HO TROVATO LA CITTÀ SEMPRE VIVACE DAL PUNTO DI VISTA DELL’ELABORAZIONE ARTISTICO - CULTURALE DEGLI ARTISTI, MA VUOTA DAL PUNTO DI VISTA ISTITUZIONALE UN DISEGNO SU CARTA RECENTE DI FERNANDO DE FILIPPI
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CULTURA
ARTE
il Bar Gabriele e vendeva appartamenti. Si trattava di Silvio Berlusconi che allora non aveva ancora incontrato la politica. Mi portò dal padre, direttore della Banca Rasini. Dapprima i viaggi di ritorno erano rari. Poi, nel 1979, ho vinto la cattedra di Scenografia all’Accademia di Bari. Non ho ma rotto i rapporti con Lecce. Grazie ad alcuni amici, dapprima Franco Gelli, che nei primi anni Sessanta divideva la sua presenza tra Lecce, Venezia e Milano e quindi Franco Mantovano, recuperavo anche spazi di collezionismo. Arredavano negozi ed appartamenti e riuscivano spesso ad inserire miei lavori all’interno dei loro progetti. Ho trovato la città sempre vivace dal punto di vista dell’elaborazione artistico - culturale degli artisti, ma vuota dal punto di vista istituzionale. Come può una città, che dal punto di vista della formazione aveva attivato strutture come l’istituto d’Arte – ben 6 nella provincia –, Liceo Artistico ed Accademia, non prevedere strutture che garantissero almeno l’informazione? La possibilità di mostrare il proprio lavoro? Gli spazi c’erano e ci sono ma mancavano di programmazione o funzionavano da elemosine elettorali. Oggi alcuni giovani curatori lasciano intravedere qualche spiraglio. Credo comunque che anche oggi avrei fatto la stessa scelta, magari in auto o in aereo data l’età. La presidenza dell’Accademia è un discorso a parte. Ho accettato l’incarico con spirito civico, pensando di poter fare qualcosa per la mia città. Ma gli ostacoli sono tanti e le abitudini difficili da smuovere. Sono abituato a non demordere e spero ancora di riuscire a 120 121
SULL’ASSE DELLA MEMORIA, UN DIPINTO DEGLI ANNI SESSANTA
IDEOLOGIA COME INTUIZIONE DEL MONDO - FOTO A COLORI ES. UNICO CM. 20X75 - 1976
FERNANDO DE FILIPPI DURANTE LA SUA LECTIO MAGISTRALIS. PH: MARCO RONDA. COURTESY ACCADEMIA DI BELLE ARTI, CATANZARO
FERNANDO DE FILIPPI, L’ALBERO DEL MONDO 2, 2004, OLIO SU TELA CM 100X100
fare, almeno in piccola parte, quello che ho fatto a Milano in quasi un ventennio di direzione dell’Accademia di Brera. Qual è la situazione dell’arte contemporanea nell’area salentina e nel resto della Puglia? Al contrario degli anni Cinquanta e Sessanta oggi l’artista e lo studioso riescono ad essere informati in tempo reale su tutto quello che avviene in ogni parte del mondo. Oggi grazie ai social le barriere dell’informazione sono saltate e i voli low
cost hanno fatto il resto. Certo vivere direttamente i fenomeni che determinano le svolte dell’arte è ancora fondamentale. Quello che manca nel Salento ed in Puglia sono le strutture e le sovrastrutture. La Puglia è l’unica regione in Italia ad aver istituito tre Accademie. Ma a questo non si accompagna la creazione di strutture in grado di garantire almeno l’informazione. Da alcuni mesi c’è una nuova amministrazione alla guida del Comune di Lecce: cosa ti aspetti?
RITRATTO DI LENIN, 1970
LECCE HA UN PATRIMONIO DI SPAZI ESPOSITIVI QUANTITATIVAMENTE ABBONDANTE E DI GRANDE QUALITÀ STORICO ESTETICA
CULTURA
ARTE
Per quello che riguarda le arti visive, vorrei confermare una proposta che ho già fatto più volte pubblicamente. Lecce ha un patrimonio di spazi espositivi quantitativamente abbondante e di grande qualità storico estetica. Occor r er ebbe dota r e og n i spa z io espositivo di un curatore che tracci un programma annuale o biennale. Correlato da elenco e tipologia delle manifestazioni e costi. Alla fine del periodo prestabilito, valuterà le prestazioni e confermerà o meno l’incarico. Un periodo almeno biennale permetterebbe una programmazione corretta visto che le principali strutture espositive partono da una programmazione
IN ALTO: IDEOLOGIA COME INGANNO CONSAPEVOLE - FOTO A COLORI ES. UNICO CM. 20X50 - 1976 IN BASSO: FERNANDO DE FILIPPI. IDEOLOGIA COME SENTIMENTO - FOTO A COLORI ES. UNICO CM. 20X50 - 1976
almeno biennale. Naturalmente occorrerebbe eliminare da subito i questuanti e le elemosine elettorali. Progetti per il prossimo futuro? Lavoro sempre, è la mia natura, come
A RETURN TO LECCE FOR FERNANDO DE FILIPPI AS SOON AS HE REACHED HIS MAJORITY, HE MOVED TO MILAN WHERE HE CROSSED MORE THAN FOUR DECADES OF CONTEMPORARY ART HISTORY Milan welcomed him in 1959 and he has taught for a long time in Brera Academy, which he has directed for about twenty years. Born in Lecce (1940), today he goes back and forth between these two cities, as in Lecce there is a new commitment, the headship of the Academy of Fine Arts. You left Lecce in 1959. I moved to Milan with the aim of continuing my studies. In Lecce, there was not an Academy of Fine Arts yet. Milan has proved to be a generous city soon. I enrolled in Brera Academy and immediately started participating in the many initiatives opened for young artists. For some years, I have been able to earn my living by winning a lot of awards, including the Prize awarded by the “Ministry of Public Education”. An incredible figure at the time. In 1979, I won a teaching post at Bari Academy. I have never broken off with Lecce. I have always found it is a lively town from an artistic and cultural point of
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il baco produce seta. Ad ottobre nella Galleria del Credito Valtellina Milano, avrò un’importante partecipazione con circa dieci opere in una mostra – “Arte Ribelle - 1968/78 - Artisti e gruppi del 1978” – a cura di Marco Meneguzzo.
view, but empty from the institutional one. There were spaces but they lacked programming. I have accepted the Academy’s headship, hoping to be able to do something for my town. What is the situation of contemporary art in Apulia? Today, thanks to social media, artists and scholars are able to be informed about all that happens in every part of the world in real time. What they lack in Apulia are facilities and superfluities. Apulia is the only region in Italy to have three academies. But they lack facilities providing at least information. What do you expect from Lecce’s new town council? Each exhibition space should have a curator able to work out an annual or biennial programme. What are your plans for the future? Work, it is my nature. In October, at Galleria del Credito Valtellina Milano, about ten of my works are being exhibited. The name of the exhibition is “Arte Ribelle –1968/78 - Artisti e gruppi del 1978” (Rebellious Art – 1968/78 - Artists and groups in 1978).
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PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
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Un re nella vostra cucina Volete sorprendere i vostri ospiti con piatti deliziosi e preparati con stile e passione? Ci pensa Alessio Gubello, private chef cresciuto fra le stelle di alberghi e ristoranti. Dalle sue mani nascono prelibatezze indimenticabili. Direttamente a casa vostra Avete voglia di una cena “stellata” a domicilio? Semplice. Basta rivolgersi al “private chef” e il gioco è fatto. Ne sa qualcosa Alessio Gubello, curriculum da paura ed esperienza maturata in giro per il mondo, cuore e passione per una professione bellissima che, parole sue «costa tanti sacrifici ma al tempo stesso regala soddisfazioni incredibili». Dai ristoranti stellati ai fornelli di casa (degli altri) ma con la stessa professionalità e quel pizzico di confidenza utile per creare,
insieme ai clienti, menù indimenticabili cuciti su misura come abiti deliziosi da indossare nelle grandi occasioni. Ma in poche parole, chi è e cosa fa il “private chef”? «In pratica è un cuoco privato che offre un servizio personalizzato direttamente a casa del cliente. Prima di arrivare allo step finale, ovvero la cena, il pranzo, o banchetti in generale eseguo un sopralluogo perché è importante capire lo spazio in cui mo devo muovere. Quindi per prima cosa visito la
cucina, verifico la disponibilità degli “strumenti di lavoro” e le condizioni in cui dovrò operare, per organizzarmi al meglio, e poi ovviamente mi concedo due chiacchiere con il cliente per capire le inclinazioni, i gusti e le preferenze in modo tale da preparare un menù che rispecchi il suo carattere o quello degli altri commensali». Da non confondere con il servizio catering. Il cuoco a domicilio è come se prendesse in mano il timone della cucina per diventarne il capitano giusto il tempo di un pranzo o di una cena. Una volta eseguito
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il lavoro, tutto torna come prima. Tutto in ordine, pulito e rassettato. Un vero piacere per i padroni di casa che potranno dedicarsi agli ospiti senza doversi preoccupare di altro. Per contattare Alessio basta consultare il suo sito, www.alessiogubello.it o visitare la pagina Facebook “Alessio Gubello (Chef)”. Strumenti moderni, quelli social, che tuttavia, a volte, cedono il passo al più tradizionale passaparola. «È vero – dice sorridendo – il più delle volte mi hanno chiamato dopo aver sentito parlare di me da amici e conoscenti. Per me un motivo in più di soddisfazione, evidentemente il mio lavoro è piaciuto e quindi se ne parla in giro». Pronto ad accontentare i clienti. Anche quelli più esigenti. «Il mio compito – aggiunge – è quello di assecondare le richieste di tutti. E metto la stessa passione tanto nei menù semplici quanto in quelli che richiedono particolare perizia. Mi occupo personalmente della spesa, suggerendo la lista delle cose da prendere, privilegiando il concetto del “km=0”, ma sempre tenendo conto della
volontà dei miei clienti. E se alla fine loro sono soddisfatti, io lo sono di più perché ho raggiunto il mio obiettivo». Chi si rivolge ad Alessio sa innanzitutto di poter contare su un’esperienza maturata in tanti anni di lavoro in strutture extra lusso e quindi su di una preparazione indiscutibilmente top. Il fatto che poi sia anche simpatico, alla mano e discreto non fa che aumentare il suo appeal. «Metto a disposizione dei clienti tutto il mio background – afferma – ed anche le mie conoscenze in campo enologico. Non sono ancora sommelier, ho conseguito il terzo livello del’AIS, mi manca solo l’esame finale, tuttavia riesco con successo a consigliare gli abbinamenti giusti cibo-vino». Nessuna sorpresa per uno chef che nel suo lungo curriculum, tra le altre cose, vanta un’importante esperienza in un famoso relais–chateux nel cuore del Chianti. Molto spesso in queste “trasferte” nelle cucine altrui Alessio è affiancato dalla moglie Emanuela. L’intesa, nella vita privata come nel lavoro, è un altro tassello prezioso che rende unica l’esperienza di chi si affida alla loro professionalità.
PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
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the simplest to the most elaborate menu. I do the shopping myself, focusing on the concept of “km = 0”. At the end, if my customers are happy, I am happy”. Alessio has an unquestionable top expertise. Being nice, easy-going and discreet only increases his appeal. «I offer customers all my background, including the oenological one. I am not a sommelier yet, however I manage to recommend the right food-and-wine pairings”.
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CUCINA
RARITÀ DI PUGLIA
Alla ricerca dei semi perduti Dal pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto alla lenticchia di Soleto, viaggio alla riscoperta di antiche cultivar «C’era un prete nella città di Romagna che cacciava il naso per tutto e, introducendosi nelle famiglie, in ogni affare domestico voleva metter lo zampino. Era, d’altra parte, un onest’uomo e poiché dal suo zelo scaturiva del bene più che del male, lo lasciavano fare; ma il popolo arguto lo aveva battezzato Don Pomodoro, per indicare che i pomodori entrano per tutto».
Così Pellegrino Artusi introduceva il capitolo sulla salsa di pomodoro in “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Del pomodoro sottolineava la versatilità e la presenza immancabile sulle tavole italiane, caratteristiche precipue di questo ortaggio giunto in Italia dal Nuovo Mondo solo nel XVI secolo e divenuto velocemente uno degli ingredienti
principali, anzi rappresentativi, della cucina del Belpaese. In principio utilizzato come pianta ornamentale, poiché ritenuto velenoso, il pomodoro trovò in Europa e in Italia un terreno ideale in cui diffondersi, in centinaia di varietà diverse da nord a sud. Via via soppiantate da ibridi maggiormente produttivi, oggi riemergono
di fiorella perrone/
grazie al processo virtuoso che riscopre e valorizza la biodiversità. Come quella del pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto che, destinato a scomparire, torna invece a vivere riscuotendo un gran successo sul mercato e in cucina. Presidio slow food, il fiaschetto, come ogni cultivar autoctona, presenta speciali caratteristiche in termini di gusto, – sapidità e dolcezza – colore, consistenza, resa in cucina, che le peculiarità del terreno della riserva gli conferiscono. “Oro” vero, non solo nel nome, di cui possono nuovamente godere l’ecosistema, il nostro benessere, il nostro palato. Non solo fiaschetto, però, e non solo pomodoro. I progetti di tutela e promozione della biodiversità messi in campo nella riserva naturale di Torre Guaceto, e in Puglia in generale, comprendono il recupero di migliaia di varietà di semi,
ANGELO GIORDANO, EX TERRA
FAGIOLO CALYPSO, ANCHE DETTO YIN-YANG
“ORO” VERO, NON SOLO NEL NOME, DI CUI POSSONO NUOVAMENTE GODERE L’ECOSISTEMA, IL NOSTRO BENESSERE, IL NOSTRO PALATO
MIX DI PEPERONCINI
POMODORO LAMPADINA GIALLA
ALCUNI DEI PRODOTTI REALIZZATI NELL’OASI, PASSATA DI POMODORO GIALLO,ARANCIO,ROSSO E NERO
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CUCINA
RARITÀ DI PUGLIA
NE È UN ESEMPIO “PORTO GUACETO”, L’ORTO GIARDINO PIÙ GRANDE DI PUGLIA E TRA I PIÙ GRANDI D’ITALIA PER NUMERO DI VARIETÀ
VALERIO TANZARELLA, EX TERRA
grazie al lavoro dei seed saver – alla lettera, salvatori di semi – che rintracciano, perlopiù presso anziani contadini, antiche varietà, piante semisconosciute, al fine di rimetterle sul mercato. Piante che i contadini selezionavano sulla base dell’ambiente specifico, garantendosi dunque il massimo della resa senza bisogno di diserbanti. L’agronomo Angelo Giordano, fondatore assieme a Valerio Tanzarella di “Ex terra”, sottolinea l’importanza della reimmissione di queste varietà nel circuito produttivo, passaggio che consente di coniugare etica e mercato, una valorizzazione anche economica, insomma, della biodiversità, in grado di garantire la prosecuzione di un percorso prima di tutto culturale.
“Agricultura” e “agricivismo” sono le linee guida, laddove la prima si pone l’obiettivo di utilizzare l’agricoltura non solo come fonte di beni ma anche di servizi, il secondo di recuperare terre abbandonate, di creare benessere – a vari livelli – attraverso il lavoro agricolo. Da anni si muove in questa direzione il Consorzio di gestione della riserva naturale dello Stato e area marina protetta di Torre Guaceto, lavorando alla promozione di una produzione alimentare sostenibile per l’ambiente, i produttori e la cultura locale. Ne è un esempio “pOrto Guaceto”, l’orto giardino più grande di Puglia e tra i più grandi d’Italia per numero di varietà – attivo da luglio 2017 e visitabile su prenotazione – nato dalla collaborazione proprio tra Ex Terra e Terre nell’Oasi
LOOKING FOR LOST SEEDS FROM TORRE GUACETO’S FIASCHETTO TOMATOES TO SOLETO LENTILS, A JOURNEY TO THE REVIVAL OF ANCIENT CULTIVARS Tomato came to Italy in the sixteenth century and quickly became one of the Italian most typical ingredients. In Europe, it found the ideal place to spread in hundreds of varieties. Increasingly replaced by more productive hybrids, ancient varieties are now emerging thanks to a virtuous process that enhances biodiversity. Fiaschetto (flask-shaped) tomato from Torre Guaceto is one of them and it is living again meeting with a great success. Like any native cultivar, its special features are closely related to the terrain, which turns vegetables into an authentic “gold” for the ecosystem, for our well-being, and for our palate. In Apulia, projects for the protection and the promotion of biodiversity include the rescue of thousands of varieties of ancient
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POMODORO BLUE BAYOU
nuova Agricultura. Qui le vecchie varietà di ortaggi vengono testate per valutarne l’adattabilità; quelle più resilienti vengono scelte in base a forma, colore, gusto, principi nutritivi, quindi prodotte. La filiera prevede un recupero nel recupero: da bucce e semi si ottiene una polvere per impasti alimentari, con il duplice risultato di evitare sprechi e produrre reddito da un ingrediente sano. Se il pomodoro resta protagonista – nelle sue molteplici varietà, ciascuna adatta ad un diverso uso in cucina, tanto da far facilmente prevedere che la generica espressione “passata di pomodoro” sarà presto sostituita da riferimenti più precisi, un po’ come per il vino – sono molti altri gli ortaggi recuperati, come i meloni del Brindisino (il fiore di fava o il datterino giallo), l’anguria di Sannicola, vecchi ecotipi di cime di rape, un centinaio di varietà di legumi, come il cece nero della Murgia o la lenticchia di Soleto. Insomma, si può ben dire che il passato dà buoni frutti.
and little-known seeds, in order to market them again. Agronomist Angelo Giordano underlines the importance of reintroducing these varieties into the production line for an ethical, cultural, but also economic enhancement. The goals are using agriculture as a source of goods and services, recovering abandoned lands, creating well-being through agricultural work. “POrto Guaceto”, Apulia’s largest vegetable garden and one of the largest in Italy with regard to the number of varieties, is an example of this. Here, the production chain plans a rescue in the rescue: from skins and seeds, it is possible to obtain a powder suitable for food mixes, thus avoiding waste and producing income from a healthy ingredient. Even if tomato remains the leading vegetable, many other vegetables have been rescued, including a hundred varieties of legumes. The past is bearing its fruits.
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DAUNIA UP’N DOWN
TERRITORIO
DAUNIA UP’N DOWN
MONTE CORNACCHIA. PH: MARCO SEVERINO
Un viaggio nell’entroterra pugliese alla scoperta di chicche sorprendenti. Con “Daunia Up’n Down”, blogger e influencer da migliaia di click hanno raccontato una Puglia sconosciuta ma assolutamente magnifica
Si fa presto a dire Puglia. Ma se dovessimo fare un esperimento e chiedere ad ipotetici candidati la prima immagine che evoca la parola Puglia, siamo certi (o quasi) della riposta: sole, mare, natura. Perfetto, nulla da dire. Opinione corretta ma incompleta. Oltre alla fantastica e variegata costa che disegna i profili di questa regione
dai mille volti, c’è anche un entroterra magico che, in questi ultimi anni, si sta ritagliando un posto sempre più delineato negli itinerari turistici. Dal Gargano fino a Capo di Leuca è un susseguirsi di borghi, paesini e piccoli comuni che, lentamente e grazie a politiche sempre più mirate, stanno uscendo dall’ombra. E sono luoghi che non hanno nulla da invidiare a mete,
per così dire, più “blasonate” e gettonate. Si è da poco concluso un progetto bellissimo e innovativo, calibrato sulla promozione “social” che, nello specifico, ha aperto una finestra sulla provincia di Foggia. Con “Daunia Up’n Down”, instagramer e blogger fra i più conosciuti e influenti a livello mondiale hanno raccontato un territorio forse un po’ sottovalutato, fra
quelli non segnati sulle rotte del turismo estivo standard, ma che ha tutti numeri per fare il salto di qualità regalando ai visitatori emozioni uniche, se vogliamo anche un po’ “vintage”. Per cinque giorni, dal 21 al 26 agosto, la carovana social si è spostata fra i borghi dei Monti Dauni, nei feudi più antichi della provincia di Foggia, cogliendo, tappa dopo tappa, la vera essenza di questi luoghi, piccoli angoli ancora immuni dal frastuono, dove anche una semplice passeggiata si veste di storia, fra castelli e cattedrali, vitigni e uliveti. Il progetto nasce dalla collaborazione fra Pugliapromozione, Università di Foggia e l’assciazione Archeologica Srl. Si tratta di una sperimentazione connessa con il Piano Strategico del Turismo “Puglia365”. L’agenzia regionale del turismo ha affidato al laboratorio ERID dell’Università di Foggia questo progetto di ricerca teso alla sperimentazione di modelli innovativi di promozione e conoscenza del territorio, proseguendo un lavoro già avviato negli scorsi anni dall’Università del Salento con il social tour Salento Up’n Down. Non solo mare. La Puglia ha un paesaggio collinare non del tutto conosciuto e per gli appassionati della natura selvaggia, il bosco di Biccari è un paradiso in terra
CATTEDRALE LUCERA. PH: MARCO BISCONTI
DAUNIA UP’N DOWN www.salentoupndown.it - www.dauniaupndown.it - www.weareinpuglia.it www.unifg.it (Università degli Studi di Foggia) -
TROIA, CATTEDRALE DELL’ASSUNTA. PH: ALESSANDRO PIEMONTESE
ACCADIA, RIONE FOSSI. PH: ANNACHIARA PENNETTA
con il suo Parco Avventura che offre ai visitatori percorsi acrobatici per tutti i gusti. Lucera, Troia, Bovino, Accadia, Faeto, Celle San Vito, Roseto Valfor tore, Ascoli Satriano e Orsara di Puglia. Prendete nota, perché questi borghi saranno, a breve, fra le destinazioni turistiche più attraenti.
COLLE DI S.VITO. PH: HERVÉ BOIS
Con il social tour questi centri hanno avuto il giusto risalto. Il popolo del web ha potuto conoscere da vicino storia, architettura, natura, boschi, grotte, colline, e prodotti enogastronomici che, ormai, sono diventati la cifra identitaria di un territorio, grazie al lavoro dei 18 “comunicatori social”: dodici influencer seguitissimi 130 131
DAUNIA UP’N DOWN
TERRITORIO
LUCERA, FORTEZZA SVEVO-ANGIOINA
PH: ALESSANDRO PAOLUCCI
su Instagram, Twitter, Facebook e Youtube, due videomaker, tre del social team accompagnati da Giuseppe Beccia, esperta guida turistica. Emozioni raccontate attraverso la fotografia. Non esiste forse mezzo più efficace per fermare le sensazioni e trasmetterle al pubblico. La forza delle immagini può essere dirompente, ancor di più se accompagnata da descrizioni attente e minuziose, come quella della giornalista
Annachiara Pennetta, che ci permettono di vivere in prima persona l’esperienza del viaggio, come se anche noi fossimo stati lì. «Visitare posti che non si conoscono è come avere in tasca un quadernetto nuovo nuovo. Sono le persone che incontri sulla strada a suggerirti le parole per riempire le pagine bianche. Sui Monti Dauni ne abbiamo incrociate tante. Gli anziani seduti sull’uscio di casa sono dei tableau vivant preziosi di vita quotidiana, dispensano sorrisi e un saluto
DAUNIA UP’N DOWN È STATA RACCONTATA DA:
Marina Lacerti (@lacerti) Hervé Bois (@Timbrado) Philippe González (@philgonzalez) Alessandro Paolucci(@Dio) Francesco Galati (@IlSignorFranz) Ruggero Falone (@ruggero_falone) Marco Severino (@illuridocane) Alessandro Piemontese (@ale_piemontese) Marco Biscotti (@marcobiscotti) Milena Calogiuri (@milcsecond) Rita Piccinni (@direzionesudest) Gabriele Dell’Anna(@gaker79) Carlo Caroppo (@caroppio) Daniele D’Andrea (@dandandr) Alberto Caroppo (@albertocaroppo) Francesco Buccarelli (@buccarelli) Annachiara Pennetta (@anna.kiara)
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gentile come se ti conoscessero da sempre. I giovani sono solari e appassionati, amano la propria terra e con le loro associazioni hanno trovato il modo di raccontarla e farla conoscere nella sua essenza più profonda e sincera. Il loro entusiasmo nell’accogliere il gruppo di #dauniaupndown è stato spontaneo e coinvolgente e tornare in quei borghi significherebbe, in questo momento, tornare a far vista a degli amici che in poche ore ci hanno fatto sentire a casa».
DANIA UP’N DOWN WITH “DAUNIA UP’N DOWN”, BLOGGERS AND INFLUENCERS WORTH THOUSANDS OF CLICKS HAVE TOLD AN UNKNOWN AND MAGNIFICENT APULIA The first images evoked by the word Apulia are: sun, sea, nature. However, beyond the fantastic coast, there is a magic hinterland. From Gargano to Capo di Leuca, a string of hamlets, small villages and towns are emerging from the shadows thanks to targeted policies. With “Daunia Up’n Down”, some of the most renowned and influential instagramers and bloggers have described an underestimated but unique and somewhat “vintage” territory. From 21st to 26th August, the social caravan moved through the villages of the Monti Dauni, through the most ancient feuds in the province of Foggia, thus capturing the true essence of these places, rich in castles and cathedrals, vineyards and olive groves. Not just sea. Apulia has a hilly landscape for wildlife enthusiasts. Biccari’s wood is a paradise on earth with its Adventure Park offering visitors acrobatic trails for all tastes. Lucera, Troia, Bovino, Accadia, Faeto, Celle San Vito, Roseto Valfortore, Ascoli Satriano and Orsara di Puglia. These hamlets will soon be among the most attractive tourist destinations. People of the web were able to learn about history, architecture, nature, woods, caves, hills, and food-and-wine products –elements that have become the landmark of a territory. Emotions told through photography. The force of images can be disruptive, even more if accompanied by careful and meticulous descriptions, such as those of Journalist Annachiara Pennetta, which allow us to live the travel experience directly. Returning to those villages would mean returning to visit some friends who have made us feel at home.
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CULTURA
MUSICA
TRADIZIONE IN EVOLUZIONE CON L’ORCHESTRA POPOLARE DI PUGLIA L’ensemble del maestro Claudio Prima che mira all’espressione libera del musicista Orchestra Popolare di Puglia. Sotto il nome dell’ensemble diretto da Claudio Prima e Giuseppe De Trizio esiste un oceano di idee e di passioni defluite nei molteplici repertori popolari del territorio regionale. Tradizioni e culture contigue si sono incontrate per interpretare all’unisono il desiderio della ricerca e dell’approfondimento, con l’intento di affacciarsi verso le nuove mete della musica tradizionale. Un sentimento di innovazione e di riscoperta nato dall’idea
di una tradizione in continua evoluzione. Dal Salento al Gargano, passando per le Murge e la Terra di Bari, l’Orchestra Popolare di Puglia è formata da artisti esperti, che hanno scelto di mescolare i tratti autoctoni con il fine di dare un nuovo volto alla musica popolare. E, infatti, la nuova orchestra volge uno sguardo alle influenze che si sono stratificate grazie alle dominazioni e agli attraversamenti di cui la Puglia si è nutrita nel corso della sua storia e uno sguardo al futuro,
agli incontri con le tradizioni dei paesi che si affacciamo sul mare di mezzo, dal Nord Africa ai Balcani, dall’Occitania all’Andalusia. Un progetto che parte dalle competenze del maestro Prima: cantante, compositore, organettista e ideatore di numerosi progetti sulle musiche ‘di confine’ (BandAdriatica, Adria, Tukrè, Manigold). Autore di colonne sonore e solista dell’opera contemporanea OceanicVerses di Paola Prestini, Prima è stato assistente di Goran Bregovic e
di paolo conte/
L’ORCHESTRA È COMPOSTA DA ARTISTI ESPERTI PROVENIENTI DALLE DIVERSE TRADIZIONI DI PUGLIA SELEZIONATI DOPO UNA CALL APERTA A TUTTI
Giovanni Sollima per la Notte della Taranta e vanta numerose presenze in pubblicazioni discografiche italiane ed internazionali. La poliedrica formazione ha debuttato con successo il 29 giugno scorso a Galatina nella rassegna Suoni di Puglia, in occasione dei festeggiamenti dei Santi Patroni Pietro e Paolo. «È stato un esordio emozionante nel contesto di una data centrale per quel che riguarda il fenomeno del tarantismo, la giornata in cui le tarantate andavano a Galatina per
chiedere la grazia a San Paolo», spiega Claudio Prima, già ideatore della Giovane Orchestra del Salento, altra iniziativa rivolta ai giovani musicisti tra i 15 e i 25 anni. Da cosa nasce l’idea di creare l’Orchestra Popolare di Puglia? «Lavorare con la Giovane Orchestra del Salento ci ha permesso di capire che anche la musica popolare può essere suonata da ensemble più articolati. Agli strumenti
tradizionali abbiamo aggiunto gli strumenti di repertori diversi come gli archi, i fiati, il basso e la batteria. Il progetto è nato in seno alla rassegna Suoni di Puglia a Galatina. Per l’occasione abbiamo provato a creare una manifestazione che ospitasse gruppi di diverse province pugliesi con l’obiettivo di regalare al pubblico un’esperienza diversa e più allargata, rispetto al solo Salento e in particolare abbiamo invitato dei gruppi che lavorano su repertori originali oltre che sulla ri134 135
CULTURA
MUSICA
PRIMA: «LA MUSICA TRADIZIONALE È IN CONTINUO MOVIMENTO. IL NOSTRO GRUPPO SI OCCUPA PER LA MAGGIOR PARTE DI REPERTORI INEDITI» proposizione dei brani tradizionali. Il 29 giugno, a chiusura della rassegna, abbiamo quindi debuttato con l’Orchestra Popolare di Puglia, riunendo le diverse esperienze, in un unico ensemble». Come cambia il fenomeno del tarantismo dal Salento al Gargano? «Musicalmente la Puglia è una regione molto ricca. La pizzica è solo uno dei tanti stili tradizionali e muovendosi fra le diverse terre di Puglia cambia il modo di suonare, di danzare e anche la lingua, che gioca un ruolo fondamentale, perché a pochi chilometri di distanza il dialetto cambia radicalmente. Già nell’alto Salento la pizzica viene interpretata in maniera diversa, mentre nel Gargano c’è una forma di tarantella molto poetica legata alla forma dei canti d’amore. Il nostro repertorio deve evolversi per diventare una forma di espressione libera del musicista, che
in questo modo può rappresentarsi in maniera totalmente autentica e attuale». Quali sono le difficoltà incontrate per mettere insieme tanti stili differenti? «La musica tradizionale è un punto di partenza condiviso, infatti i musicisti che sono stati selezionati per comporre l’orchestra e che hanno risposto ad una ‘call’ aperta a tutti, sono esponenti delle diverse tradizioni di Puglia. Hanno già fatto l’esperienza della creazione di musica e testi originali rielaborando e rinnovando gli stili tradizionali. L’orchestra si occupa per la maggior parte di repertori inediti. È un lavoro sulla tradizione che tende verso l’evoluzione, con l’idea che la musica tradizionale è in continuo movimento. È una musica che non è ferma alla riproposizione di ciò che accadeva nel passato, ma prova a raccontare con un suono antico ciò che sta accadendo oggi».
EVOLVING TRADITION WITH ORCHESTRA POPOLARE DI PUGLIA CONDUCTOR CLAUDIO PRIMA’S ENSEMBLE AIMS AT THE MUSICIAN’S FREE EXPRESSION Orchestra Popolare di Puglia, the Apulian Folk Orchestra. Under the name of the ensemble directed by Claudio Prima and Giuseppe De Trizio, there is an ocean of ideas and passions flowed into the many folk repertoires of the regional territory. Contiguous traditions and cultures have met to face new goals of traditional music. From Salento to Gargano, skilled artists have chosen to give a new look to folk music, looking at the influences stratified in Apulia during its history: from North Africa to the Balkans, from Occitania to Andalusia. A project that starts from Conductor Prima’s skills: he is a singer, a composer, an accordionist and the creator of numerous musical projects. How does Orchestra Popolare di Puglia originate? «We have understood that even folk music can be played by more
articulated ensembles. To traditional instruments, we added strings, wind instruments, the bass and drums. We tried to give the public a different and wider experience. We invited groups working on original repertoires as well as on rewriting traditional songs. On June 29th, we debuted with Orchestra Popolare di Puglia, bringing together different experiences in a single ensemble». How does the Tarantism phenomenon change from Salento to Gargano? «Musically, Apulia is a very rich region. Pizzica is just one of many traditional styles. From Salento to Gargano, it is interpreted in different ways». What are the difficulties encountered in bringing together so many different styles? «In most cases, the orchestra deals with unpublished repertoires. It is a work on tradition, but it is not a music stopped in the past. It tries to tell with an ancient sound what is happening today».
ACAYA GOLF RESORT & SPA
STRUTTURE RICETTIVE
ACAYA GOLF RESORT & SPA Strada Comunale di Acaya km 2, Acaya (LE) tel. +39 0832 861385 - fax +39 0832 861384 - info@acayagolfresort.com www.acayagolfresort.com - reservations@acayagolfresord.com
L’AUTUNNO PIÙ DOLCE Tornare in forma dopo l’estate, con trattamenti mirati, è più facile di quanto si possa immaginare. Acaya Golf Resort & Spa è il luogo ideale per fare scorta di nuove energie
Archiviata la stagione estiva c’è solo un modo per affrontare l’imminente autunno e prepararsi all’inverno: volersi bene e dedicare maggiore attenzione alla cura del corpo, e perché no, anche dello spirito, affidandosi alle mani di personale esperto. Tornare in forma e fare un pieno di nuove energie non è impossibile. Sport, benessere e natura: una favola moderna che l’Acaya Golf Resort & Spa regala ai suoi ospiti. Dai percorsi sul green a quelli olistici, il viaggio si misura in bellezza e piacere, tra la natura che fa da sfondo alle gare di golf e la SPA che accoglie gli amanti del relax.
Un incastro perfetto che permette agli ospiti della struttura di vivere pienamente il soggiorno, tra bellezza e incanto. Il campo da golf è uno dei percorsi più prestigiosi a livello internazionale. 18 buche – Par 71, ed è caratterizzato da una grande varietà di design, studiato per creare la giusta armonia fra le caratteristiche naturali del terreno e le modalità dei colpi. Un sogno per gli appassionati che, in questo modo, hanno la possibilità di utilizzare tutti i ferri ed i legni della sacca. Inoltre il percorso è accessibile a chiunque: professionisti e principianti. Oltre alla bellezza in sé, questo sport regala emozioni anche per 136 137
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tutto quello che ruota attorno alle gare, come lo spettacolo della natura che rende ancora più gradevole la vita all’aria aperta. Acaya è una vera oasi di verde, a due passi dalla Riserva Naturale delle Cesine, in un contesto paesaggistico di innegabile fascino dove i tratti mediterranei sono sottolineati da ulivi secolari e da immense distese di verde. Un colpo d’occhio che toglie il fiato per tutta la bellezza che riesce a trasmettere. Non solo sport. In quest’angolo di pace c’è una SPA, anch’essa immersa nel verde,
che offre i migliori trattamenti e percorsi benessere, perfetti per rigenerare tanto il corpo quanto lo spirito. Rifugio ideale per una completa “remise en forme”, la SPA è affidata alle sapienti mani di personale altamente specializzato. 1.200 mq, circondati da un immenso parco, lontani dal clamore quotidiano, sono il nido ideale in cui abbandonarsi a trattamenti di ogni tipo, il più delle volte personalizzati in base alle esigenze dei clienti: massaggi relax, massaggi decontratturanti o circolatori, trattamenti
ayurveduci, detossinanti e antinvecchiamento. Otto cabine per trattamenti e la Thermal Suite, percorso spa privato per coppie, completano il centro benessere e lo rendono un rifugio unico ed esclusivo. Per gli ospiti ci sono anche una vasca idromassaggio cromoterapica e panoramica, la sauna e ancora, calidarium, frigidarium, tiepidarium, doccia emozionale, area relax con tisaneria e il kit di cortesia. Qui tutto è disegnato per regalare momenti indimenticabili che possano lasciare il segno nel copro e soprattutto nell’anima. Alla Spa & Wellness ACAYA l’attenzione è posta su tre concetti ben distinti, ma complementari tra loro: cura del corpo, relax e meditazione, esercizio fisico. Una profonda conoscenza delle
discipline olistiche e delle tecniche di massaggio orientale aiuteranno gli ospiti a scoprire ed apprezzare un territorio nuovo, fatto di piacere, di purificazione, di sublime abbandono, dove ritrovare il vero equilibrio tra corpo e mente. Ed è per questo che un team di professionisti studierà programmi personalizzati, disegnati su misura per ciascun cliente, per ritrovare l’armonia psicofisica. Vale la pena concedersi una fuga di relax in questo paradiso del benessere a due passi dalla città. Con la promozione “Autunno di benessere in Salento”, Acaya Golf Resort & Spa offre, fino al 5 novembre, pacchetti interessanti, con percorsi spa giornalieri, massaggi e trattamenti a scelta. Il modo migliore per prendesi cura di sé.
THE SWEETEST AUTUMN TO GET BACK IN SHAPE AFTER SUMMER IS EASIER THAN YOU MAY IMAGINE. ACAYA GOLF RESORT SPA IS THE PERFECT PLACE TO STOCK UP ON NEW ENERGIES. There is only one way to face the impending autumn: loving yourself and paying more attention to the care of your body and spirit, relying on the hands of experienced staff. Sports, wellness and nature: a modern fairy tale that Acaya Golf Resort Spa gives to its guests. The golf course is one of the most prestigious courses internationally.A dream for enthusiasts who have the opportunity to use all the irons and woods in their bag, accessible to professionals and beginners. Acaya is a true oasis of greenery, just a stone’s throw from the Nature Reserve Le Cesine, surrounded by secular olive trees. Its SPA, entrusted to the skilled hands of a highly specialized staff, is the ideal nest to indulge in all kinds of treatments:relaxation, de-contracting or circulatory massages, Ayurvedic, detoxifying and anti-aging treatments. There is also a chromotherapy and panoramic whirlpool, a sauna and a caldarium, a frigidarium, a tepidarium, an emotional shower, a relaxation area with herbal teas and a courtesy kit. A profound knowledge of holistic disciplines and of Asian massage techniques will help guests to find the true balance between body and mind. With the promotion “Autumn of wellness in Salento”, until November 5th,Acaya Golf Resort & Spa offers attractive packages with daily spa massages and treatments of your choice.
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FARAGLIONI - TORRE SANT’ANDREA
SALENTO VISTO DA FUORI
A un passo dal mare La realizzazione di un sogno nella “terra dell’eterna primavera” Prima di diventare la mia nuova casa, il Salento è stato per tanti anni la meta indiscussa delle mie vacanze. Un paradiso estivo, fatto di relax, cose buone da mangiare e lunghe nuotate in acque limpide e verdi. Scirocco sull'Adriatico, Tramontana sullo Ionio. Ecco ciò che contava di più e altro non mi serviva sapere. Per questo motivo, quando mio marito mi ha proposto di iniziare una nuova
avventura lavorativa nella sua città natale, sono rimasta un po’ spiazzata. Di per sé era una buona idea, perché apriva la strada a stimolanti opportunità, ma mi dispiaceva lasciare Firenze e avevo qualche perplessità sul fatto di andare ad abitare nel Mezzogiorno d’Italia. Lo spostamento non era un problema, nella mia vita ho traslocato spesso e non temo i cambiamenti, però fino a quel momento mi ero trovata ad affron-
tare la quotidianità in città del nord e anche estere. Il Sud aveva invece sempre rappresentato soltanto un luogo di villeggiatura, vissuto con la calma indolente di chi non ha altro da decidere se non la spiaggia dove andare, o il ristorante in cui trascorrere una serata con gli amici. Come sarebbe stato trovarsi lì, quando la città smette di essere una cartolina turistica e diventa lo spazio in cui gestire le situazioni di ogni giorno?
di cristina panepinto/foto pierpaolo schiavone
LE PERSONE TENDONO A SOTTOVALUTARE L'IMPORTANZA DELLE CONDIZIONI METEOROLOGICHE SULL'UMORE E LA SALUTE di Leuca, il mare è diventato un compagno costante, pronto a regalarmi in ogni momento il suo profumo e il suo senso dell'infinito. A questo regalo, si sono poi aggiunti altri aspetti favorevoli, che hanno dato qualità alla mia vita, primo fra tutti il clima. Le persone tendono a sottovalutare l'importanza delle condizioni meteorologiche sull’umore e la salute. Io invece, avendo vissuto in tanti luoghi diversi, so quanta differenza può fare. Un clima mite, ventilato e soleggiato per buona parte dell’anno, dona materie prime più gustose e rende la gente più amabile. Gli antichi greci sapevano bene di cosa parlavano, quando definivano il Salento “la terra dell'eterna primavera”. Se si mette infatti da parte la preoccupazione dei nativi per un freddo e un’umidità che, visti da una milanese, esistono solo nella loro immaginazione, lo scorrere delle
SANTA MARIA DI LEUCA
Per fortuna, è arrivata la voce del mare a farmi coraggio. Appena ho realizzato che l’avrei avuto sempre a portata di mano, la decisione mi è risultata più facile. Io amo il mare, mi rassicura e mi mette di buon umore. Purtroppo però non l’ho mai avuto vicino e ho sempre dovuto viverlo come una lunga attesa, che si concretizzava solo per un tempo limitato e mi lasciava un vuoto profondo fino all'incontro successivo. Col trasferimento a Lecce le cose sono finalmente cambiate. Non importa se gli impegni quotidiani non mi permettono di andarci così spesso come vorrei. Lui è lì, in tutte le stagioni, con la bonaccia o la burrasca, ad aspettarmi. Che sia una semplice passeggiata attorno al faro di San Cataldo, o un panino consumato guardando l'orizzonte sui faraglioni di Torre Sant’Andrea, oppure un giro in moto lungo la litoranea per Santa Maria
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VIAGGI
SALENTO VISTO DA FUORI
TORRE NASPARO, PARCO OTRANTO LEUCA
TORRE DELL'ORSO
NIENTE GIUSTIFICA L'IMMONDIZIA LASCIATA OVUNQUE E L'INCURIA VERSO UN PATRIMONIO NATURALE E ARTISTICO CHE FORSE SI DÀ UN PO’ PER SCONTATO
Nata a Milano, ho vissuto a Berlino e Firenze lavorando come insegnante di italiano per stranieri. Cinque anni fa mi sono trasferita a Lecce, dove ho deciso di dedicarmi alla scrittura. Nel 2015 è uscito in libreria il mio primo romanzo, Il Fioraio di Monteriggioni, (Golem Edizioni), il cui sequel sarà ambientato nel Salento. Born in Milan, I have lived in Berlin and Florence. Five years ago, I moved to Lecce. In 2015, my first novel, The Flower of Monteriggioni (Golem Edizioni), hit the bookstore. Its sequel will be set in Salento.
stagioni qui è dolcissimo. Il risultato? Un luogo dove il mangiare è un piacere e gli abitanti sono disposti a godersi la vita, appena ne hanno la possibilità. Certo, la medaglia ha sempre due facce e non si possono negare alcune problematiche legate alla vita quotidiana. Facendo il paragone con altri luoghi, non posso infatti fare a meno di notare la superficialità con cui sono gestiti alcuni servizi. A volte sono cose che si possono risolvere semplicemente con una maggiore organizzazione e con l’impegno di tutti. In particolare mi piacerebbe trovare
A STONE’S THROW FROM THE SEA A DREAM COME TRUE IN THE “LAND OF ETERNAL SPRING” Before becoming my new home, Salento has been the undisputed destination for my holidays for many years. A summer paradise, relaxation, good food and long swims in clear, green waters. When my husband proposed to start a new work adventure in his home town, I had some misgivings. Until that moment, I had lived my daily life in northern or foreign cities. How would it be living in the South when the city stops being a tourist postcard and becomes the space where to manage everyday situations? Fortunately, the voice of the sea came to encourage me. I love the sea. There it is, in all seasons, waiting for me. It has become a constant companion, ready to give me its perfume
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più rispetto per l'ambiente. Se ripenso all’orgoglio dei toscani per le loro città, trovo un peccato vedere come da queste parti manchi troppo spesso la stessa considerazione. Niente giustifica l’immondizia lasciata ovunque e l’incuria verso un patrimonio naturale e artistico che forse si dà un po’ per scontato. Il Salento è uno splendido angolo di mondo e i suoi centri storici, i campi, il mare vanno preservati sempre e comunque, non tanto per dovere civico, ma perché è attorno ad essi che si svolge la nostra esistenza.
and its sense of infinity. Furthermore, there are other positive aspects, first of all, the climate. A mild, ventilated and sunny climate makes raw materials tastier and people friendlier. Ancient Greeks called Salento “the land of eternal spring”. Here, the flow of seasons is very sweet. The result? A place where eating is a pleasure and the locals are willing to enjoy life. Of course, some services are managed superficially. Nothing justifies the garbage left anywhere and the neglect towards a natural and artistic heritage probably taken a little bit for granted. Salento is a wonderful corner of the world and its historic centres, its fields and sea must always be preserved because it is around them that our existence takes place.