In genova luglio 2013 x sito

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LUGLIO - AGOSTO - SETTEMBRE 2013 - E 3,00

ANNO 11 - N° 3 - Luglio/Agosto/Settembre 2013 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006

E’ GRANDI LANGHE GRANDI LANGHE DOCG

di Virgilio Pronzati

P

er cultura del vino, dinamismo e valorizzazione di tutto il comparto vitivinicolo, nonchè del territorio, dopo la Toscana c’è il Piemonte. Una regione con grandi rossi e non solo,2013 che troneggiano su scaffali di ristoranti e GOA BOA famose enoteche. Tom Tom Club e Motel Connection Le varie edizioni di Alba Wines Exhibition hanno lasciato il per l’estate del Porto Antico posto a Nebbiolo Prima. Questa prima edizione di Grandi Langhe 2013 ha fatto ancora di più. In soli tre giorni, questo GENOA SPORTCITY evento ha fatto conoscere e degustare oltre 600 vini di 250 La Sciorba pagina produttori ad volta altrettanti selezionati buyer provenienti dai cinque Non solo.consortile E’ la prima volta che il mondo con lacontinenti. nuova società del vino albese rappresentato dal Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco si è unito col Consorzio Turistico Langhe MonENRICO D’ALBERTIS ferrato Roero e l´Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero e con vita avventurosa ilLa sostegno della Regione Piemonte. Capitano di mare Idel risultati sono stati oltremodo positivi. Oltre la varietà e qualità dei vini presentati, sono state scelte sei prestigiose location,che fanno parte della storia dei rispettivi comuni. Anche sul piano di trasferimento di tutti i partecipanti, ristoratori, enotecari, giornalisti e enoappassionati, si evidenziava la massima funzionalità. Sentiamo, nell’ordine, i due rispettivi presidenti. Pietro Ratti, presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco: «Riuscire a portare operatori professionisti da tutto il mondo nel nostro territorio è stata una scommessa vinta, che ci fa ben sperare per le prossime edizioni. Appuntamento al 2015». Da parte sua Ferruccio Ribezzo, presidente del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, ha aggiunto: «Grandi Langhe Docg è un evento importante per il nostro territorio: per la prima volta vino e turismo hanno lavorando insieme in un’unica cabina di regia per un’azione promo-

zionale congiunta che porterà frutto e grande risonanza in entrambi i settori. Visitatori da tutto il mondo con la curiosità di conoscere meglio i nostri grandi Vini hanno avuto occasione di conoscere anche i luoghi di origine di questi prodotti d’eccellenza, apprezzando tutto ciò che hanno da offrire anche a livello turistico: crediamo fermamente in questo progetto come importante vetrina ed opportunità di promozione». Piena soddisfazione per tutti gli operatori del settore. Ecco il programma dell’articolato evento. Domenica 5 maggio - Palazzo Martinengo di Monforte dì Alba. Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba. Tenuta Abbene di Dogliani Degustazione di Dogliani Docg

SALONE NAUTICO

Presentato il nuovo format

Lunedì 6 maggio - Aula Magna dell’ Istituto Professionale «ad alta intensità» Arte Bianca di Neive Degustazione di Barbaresco Docg MOJOTIC FESTIVAL Enoteca Regionale del Roero di Canale Degustazione di Roero Docg e Roero Arneis Docg A Sestri Levante

ROBERTO BOLLE

torna la musica indie Martedì 7 maggio - Castello di Barolo Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Barolo, Novello, Grinzane Cavour, Diano Alba e Dolcetto di LUISO Diano d’Alba STURLA

Da Chiavari alla New York

Salone Polifunzionale del Comune di La Morra Beat Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Ladella Morra, Ver- Generation duno, Roddi e Cherasco Sponsor: Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco Alba Langhe e Roero, Tu Langhe Roero, Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, Regione Piemonte, Campagna finanziata ai sensi del PSR 2007-2013 - Misura 133

«Dopo vent’anni, riporto in Italia L’AMERICAN BALLET»

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Magazine


E’ GRANDI LANGHE GRANDI LANGHE DOCG

di Virgilio Pronzati

Antenna blu.

Antenna Blu Television s.c.r.l. Sede legale Via Antonio Negro 13/10 16154 - Genova Tel. 0106045594 - Fax. 0106509024

La Liguria Pda guardare.

Studio di registrazione Via Giardini Rodari 6a zionale congiunta che porterà frutto e grande risonanza inTel. 0106509232

er cultura del vino, dinamismo e valorizzazione di tutto il comparto vitivinicolo, nonchè del territorio, dopo la Toscana c’è il Piemonte. Una regione con grandi rossi e non solo, che troneggiano su scaffali di ristoranti e famose enoteche. Le varie edizioni di Alba Wines Exhibition hanno lasciato il posto a Nebbiolo Prima. Questa prima edizione di Grandi Langhe 2013 ha fatto ancora di più. In soli tre giorni, questo evento ha fatto conoscere e degustare oltre 600 vini di 250 produttori ad altrettanti selezionati buyer provenienti dai ANTENNABLU cinque continenti. Non solo. E’ la prima volta che il mondo del vino albese rappresentato dal Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco si è unito col Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero e l´Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero e con il sostegno della Regione Piemonte. I risultati sono stati oltremodo positivi. Oltre la varietà e qualità dei vini presentati, sono state scelte sei prestigiose location,che fanno parte della storia dei rispettivi comuni. Anche sul piano di trasferimento di tutti i partecipanti, ristoratori, enotecari, giornalisti e enoappassionati, si evidenziava la massima funzionalità. Sentiamo, nell’ordine, i due rispettivi presidenti. Pietro Ratti, presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco: «Riuscire a portare operatori professionisti da tutto il mondo nel nostro territorio è stata una scommessa vinta, che ci fa ben sperare per le prossime edizioni. Appuntamento al 2015». Da parte sua Ferruccio Ribezzo, presidente del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, ha aggiunto: «Grandi Langhe Docg è un evento importante per il nostro territorio: per la prima volta vino e turismo hanno lavorando insieme in un’unica cabina di regia per un’azione promo-

entrambi i settori. Visitatori da tutto il mondo con la curiosità di conoscere meglio i nostri grandi Vini hannoantennablutelevision@virgilio.it avuto occasione di conoscere anche i luoghi di origine di questi info@antennablu.it prodotti d’eccellenza, apprezzando tutto ciò che hannopaolo.cavanna@alice.it da offrire anche a livello turistico: crediamo fermamente in e Marketing questo progetto come importante vetrina ed opportunitàPubblicità di 0108592291 promozione». Piena soddisfazione per tutti gli operatori del settore. Ecco il programma dell’articolato evento. Domenica 5 maggio - Palazzo Martinengo di Monforte dì Alba. Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba. Tenuta Abbene di Dogliani Degustazione di Dogliani Docg Lunedì 6 maggio - Aula Magna dell’ Istituto Professionale Arte Bianca di Neive Degustazione di Barbaresco Docg Enoteca Regionale del Roero di Canale Degustazione di Roero Docg e Roero Arneis Docg Martedì 7 maggio - Castello di Barolo Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Barolo, Novello, Grinzane Cavour, Diano Alba e Dolcetto di Diano d’Alba Salone Polifunzionale del Comune di La Morra Degustazione di Barolo Docg dei comuni di La Morra, Verduno, Roddi e Cherasco Sponsor: Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco Alba Langhe e Roero, Tu Langhe Roero, Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, Regione Piemonte, Campagna finanziata ai sensi del PSR 2007-2013 - Misura 133

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Sommario

LUGLIO/agosto/Settembre 2013

2/ Roberto Bolle & Friends

50/ Il «Camino de Santiago»

Il 24 luglio approda nella nostra città un evento di assoluto prestigio: da oltre venti anni l’American Ballet non era più di scena in Italia

Nel Medioevo, nei monasteri e nei conventi la cultura veniva recepita e trasmessa attraverso i contatti con i pellegrini provenienti da ogni parte d’europa

Direttore Responsabile Gabriele Lepri Direttore Editoriale Giordano Rodda Editore RR Editori - Via Caffaro 7/2 16124 Genova - Tel. 0108592291

la grande danza mondiale a Genova al Carlo Felice

8/ Salone 2013:

Seconda puntata

52/ La Tosse d’estate fa centro

tutti i segreti della nuova formula

Progetto Grafico RR Editori

La cinquantatreesima edizione offrirà un calendario più concentrato, un’attenzione particolare alle aree in acqua e tante innovazioni per combattere la crisi e mantenere inalterata la leadership genovese

Torna l’estate e la Tosse come da tradizione, esce dalla storica sede di Piazza Renato Negri per portare all’aperto i suoi spettacoli

Grafica e impaginazione Barbara Macellari

14/ Marinaio

Tom Tom Club, Ministri, Cody ChesnuTT, Motel Connection: tutti al Porto Antico per la nuova edizione del festival genovese, a quindici anni dall’esordio

Servizi Fotografici Marcello Rapallino, Gianni Risso

Anna D’Albertis, pronipote del Capitano Enrico D’Albertis, racconta la vita del mitico zio

Segretaria di Redazione Adelia Mangano

22/ Con Genoa Sportcity

Responsabile Marketing e Relazioni esterne Umberto Paganelli umberto.paganelli@yahoo.it - 3349050983

Hanno collaborato: Diana Bacchiaz, Silvia Barbagelata, Leo Cotugno, Gaby De Martini, Dario G. Martini, Daniela Masella, Anna Proverbio, Marcello Rapallino, Mauro Ricchetti, Virgilio Pronzati, Gianni e Iskandar Risso, Anna Maria Solari, Matteo Sicios Stampa Grafiche Vecchi Srl Viale Kennedy 27 28021 Borgomanero (No)

e gentiluomo

La Sciorba volta pagina

Presentata la nuova società consortile di gestione dell’Impianto Polisportivo La Sciorba, atletica leggera e calcio

24/ Cus, il rugby a Genova è di serie A

Sotto la guida di Rocco Tedone, il Cus vince ai playoff e conquista la massima serie con una squadra tra le più giovani d’Italia

Internet rreditori@gmail.com Distribuzione Potete trovare InGenova e Liguria Magazine nelle edicole della provincia di Genova e nelle edicole più importanti di S. Terenzio, Lerici, Zoagli, S. Michele di Pagana, Portofino, Bogliasco, Arenzano, Cogoleto, Varigotti, Finalborgo, Laigueglia, Cervo, S. Bartolomeo al Mare, Diano Marina, Imperia, Pieve di Teco, S. Lorenzo al Mare, Taggia e inoltre nelle edicole di La Spezia (Piazza Caduti della Libertà, Piazza Verdi, Via del Prione, Piazza Garibaldi, Via Garibaldi, Piazza Cavour), Sarzana (V (Via Gramsci), Chiavari (Piazza Mazzini, Corso Dante, Piazza Nostra Signora dell’Orto), Rapallo (Piazza delle Nazioni, Via S. Anna), Santa Margherita (Piazza Vittorio Veneto, Via Bottaro), Camogli (Via al Porto), Recco (Via Serreto), Varazze (Corso Matteotti, Piazza Dante), Celle (Via Colla), Albisola Superiore (Corso Mazzini), Albissola Marina (Via Billiati), Savona (Piazza Giulio II, Via Paleocapa, Piazza Mameli, Piazza Diaz), Vado Ligure (Via Aurelia), Spotorno (Via Garibaldi), Noli (Piazza Morando), Finale Ligure (Piazza Vittorio Emanuele II), Pietra Ligure (Via Matteotti), Loano (Via Aurelia), Borghetto S. Spirito (Corso Europa), Albenga (Piazza del Popolo), Alassio (Stazione FS, Via Garibaldi), Andora (Via Aurelia), Arma di Taggia (Via Blengina, Via S. Francesco), Sanremo (Piazza Colombo, Porto, Piazza Eroi Sanremesi, Corso Imperatrice, Corso Matuzia), Ventimiglia (Via della Repubblica), Ospedaletti (Corso Regina Margherita), Bordighera (Piazza Eroi della Libertà, Via Vittorio Emanuele, Piazza del Popolo), Lavagna (Piazza Cordeviola), Cavi di Lavagna (Piazza Sauro), Sestri Levante (Piazza Repubblica), Riva Trigoso (Via della Libertà) Registrato c/o il Tribunale di Genova il 18/11/2002 - N° 23/02 Errata corrige: Nel numero d Aprile - Maggio di InGenova e Liguria Magazine, nell’intervista a Brigida Gallinaro, abbiamo erroneamente scritto che è “Vice Presidente” dell’Ascom, invece è soltanto iscritta. Ce ne scusiamo con i lettori.

30/ Week end a Nizza

tra mare e antiquariato

Il lunedì, ai fiori e alla splendida frutta del mercato di Nizza si sostituiscono oggetti d’arte e tessuti pregiati

36/ Luiso Sturla,

da Chiavari alla Beat Generation

Luiso Sturla, uno dei più amati artisti liguri, apre il suo mondo magico di luci di forme mutanti per un viaggio nel giardino incantato

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/ «L’Artista vede dove altri non vedono»

Lorenzo Cascio, un artista che da tempo ha deciso di vivere in Liguria, tra Santa Margherita e Portofino

66/ Goa Boa 2013 70

/ San Matteo: nel cuore dei Doria

L’antico “borghetto” fu uno dei principali snodi del potere nella Genova del Medioevo, fino all’avvento di Andrea Doria

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/ Mojotic, l’indie sbarca ancora a Sestri

Baustelle, Tame Impala, Daughter i nomi di punta per la quinta edizione del festival che porta la grande musica in baia. E il 3 agosto tutti a ballare «in silenzio» con Shhh!13 Silent Disco

82/ Le intelligenze artificiali

Incontro col prof. Michele Marsonet, tra filosofia, nuove tecnologie e scenari della realtà e della finzione

86/ Il Museo Marinaro di Camogli

La storia della Marina Velica Camogliese tra oggetti e documenti raccolti da Gio Bono Ferrari

88/ Figure del desiderio

Soggettività mutanti nella ricerca pittorica e scultorea di Sonia Ros e Katja Kotikoski, a Palazzo Ducale, Sala Liguria Spazio Aperto, fino al 14 luglio

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/ Quarantadue “catture” per il fotosafari di Bogliasco

Al 1° Trofeo Comune di Bogliasco anche i campioni italiani di safari fotosub

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In copertina: Roberto Bolle

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ROBERTO BOLLE & FRIENDS LA GRANDE DANZA MONDIALE A GENOVA AL CARLO FELICE IL 24 LUGLIO APPRODA NELLA NOSTRA CITTÀ UN EVENTO DI ASSOLUTO PRESTIGIO: DA OLTRE 20 ANNI L’AMERICAN BALLET NON ERA PIÙ DI SCENA IN ITALIA di Leo Cotugno

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d appena 12 anni è entrato nella Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano e subito ha riscosso l’ammirazione di un immortale della danza, Rudolf Nureyev. Il mai dimenticato ballerino russo lo ha voluto protagonista del ruolo di Tadzio in “Morte a Venezia” e da allora, si era a metà degli anni Novanta, Roberto Bolle ha asceso una carriera densissima di consensi, sino a divenire uno dei maggiori interpreti della danza classica e moderna di tutti i tempi. Dal 1996, anno che lo ha visto nominato primo ballerino dopo una strepitosa performance nel “Romeo e Giulietta” ad appena 21 anni, il ballerino piemontese ha firmato con la sua impressionante serie di trionfi scenici, tutta l’elite teatrale europea. I ruoli nei balletti, sia classici che moderni, si sono moltiplicati con le esibizioni ne “Il Lago dei Cigni”, “La Bella Addormentata nel Bosco”, “Don Chisciotte” e “Cenerentola”, ma è stato soprattutto all’estero che in un arco di tempo di circa cinque anni, comprendendo tappe europee quali il Royal Ballet Theatre di Londra, il Teatro

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La copertina

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dell’Opera di Monaco di Baviera, il Teatro di Vienna o lo Staats di Berlino, il balletto si è trasformato da espressione culturale ad ambasciatore della cultura internazionale. Questa trasformazione ha valicato ben presto i confini europei, raggiungendo l’Egitto: nel 2000, in occasione del decimo anniversario della nascita dell’Opera del Cairo, ho danzato “Aida” nell’imparagonabile scenario delle Piramidi di Giza. Veniamo a Roberto Bolle & Friends, che è di scena a Genova il 24 luglio al Teatro Carlo Felice. «Uno spettacolo – sottolinea Bolle – di assoluto prestigio sia per la qualità della serata che per la sua rarità. L’American Ballet Theatre, che mi affianca con un cast di ballerini tutti Principal e solisti, non era più di scena in Italia da oltre venti anni: sarà dunque un graditissimo ritorno, ed in più per la prima volta si potrà ammirare un gruppo così cospicuo di star riunite per uno spettacolo». Altro evento di eccezionale portata sarà la presenza artistica di Roberto Bolle in Italia: l’artista piemontese (nato nel 1975 a Casale Monferrato) trascorre oltre sei mesi all’anno all’estero. «Occasione unica – spiega – per potere essere attento osservatore dello stato di salute della cultura italiana. Il contrasto è stridente tra la percezione che il mondo mantiene riguardo l’arte del nostro Paese e la situazione reale dello stesso, fanalino di coda a livello europeo per la spesa desti-

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La copertina

nata alla cultura e all’istruzione». Al fianco di Roberto Bolle due delle più grandi vedettes dell’elite mondiale del balletto: Julie Kent, ballerina simbolo dell’ABT, e Daniil Simkin, famoso per i suoi eccezionali salti e conosciuto come uno dei virtuosi per eccellenza del panorama della danza. La tournee, che inizierà il 19 del mese allo Stabile del Friuli-Politeama Rossetti di Trieste, avrà due suggestive serate nella scenografia delle Terme di Caracalla di Roma (21 e 22 luglio), prima di raggiungere Genova: nella nostra città Bolle manca nella scaletta dei grandi eventi da ben dieci anni. La danza dei “due mondi” si unisce per due obiettivi , regalare al pubblico serate indimenticabili e portare la danza sempre più alla portata del grande pubblico: dimostrazione questa di come la danza non debba essere più considerata un’arte di nicchia. Un esempio, dai grandi spettacoli di piazza l’anno scorso si è arrivati alla conquista dell’Arena di Verona, dove si mancava da venti anni e dove si è registrato un “tutto esaurito” emozionante. Sempre in questa direzione, è stata realizzata anche una collana di DVD, in vendita

in allegato ad uno dei maggiori quotidiani italiani, nel quale, oltre alla visione di alcuni dei maggiori balletti della storia, viene affiancata una spiegazione tecnica dell’arte tersicorea (da Tersicore, la Musa che presiedeva alla danza, nda) . Un modo totalmente inedito di raccontare la danza a tutti. L’altro fine che Roberto Bolle si è prefissato, quello di allargare gli orizzonti di conoscenza extraeuropea del balletto. Le grandi stelle della danza saranno anche di scena in Cina, a Shanghai: nella grande nazione asiatica c’è stata un’enorme apertura verso gli orizzonti della danza, e siamo riconoscenti a questo risultato con l’arrivo in Asia dei maggiori interpreti europei. L’attesa è impressionante per la mole di richieste, che supera i due milioni di biglietti. A New York “Roberto Bolle & Friends” si iscrive nelle manifestazioni “2013, anno della cultura italiana in America” e all’interno di questi festeggiamenti uno spettacolo del ballerino, tra l’altro insignito quest’anno del titolo di Cavaliere della Repubblica e della Medaglia da parte del Ministero degli Esteri alla Farnesina per i meriti di Ambasciatore dell’Arte e della Cultura Italiana nel mondo, non

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La copertina

poteva certo mancare. Si continua a lavorare per il perfezionamento di ruoli sempre più lontani dalla figura del principe romantico e che privilegiano invece l’aspetto tormentato: citiamo Onegin oppure il Gobbo di Notre Dame, che hanno rappresentato il raggiungimento di una maturazione artistica anche per la presenza delle coreografie di Alexej Ratmanski, attualmente il nome più quotato nel panorama mondiale. Inoltre la danza ha valicato anche la porta della tecnologia, con un progetto di sperimentazione del MIT (Metropolitan International Theatre) di Boston in previsione di Expo 2015 presentato pro-

prio in questi giorni al Salone del Mobile di Milano, seppur in versione parziale. Questo infine il cursus del Galà di Roberto Bolle: nel 2008 sul sagrato del Duomo di Milano e a Napoli in Piazza del Plebiscito; l’anno successivo, con la collaborazione del FAI, le tappe più significative sono state al Colosseo di Roma e nella Valle dei Templi di Agrigento. Tra il 2009 ed il 2011 spettacoli di enorme successo al Teatro Antico di Taormina (dove la tournee italiana si concluderà, il 26 luglio), il Giardino di Boboli a Firenze, Piazza della Pilotta a Parma, Piazza San Marco a Venezia e Torre del Lago Puccini.

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LA CINQUANTATREESIMA EDIZIONE OFFRIRÀ UN CALENDARIO PIÙ CONCENTRATO, UN’ATTENZIONE PARTICOLARE ALLE AREE IN ACQUA E TANTE INNOVAZIONI PER COMBATTERE LA CRISI E MANTENERE INALTERATA LA LEADERSHIP GENOVESE 8 INGENOVA Magazine

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SALONE 2013:

TUTTI I SEGRETI DELLA NUOVA FORMULA 9 INGENOVA Magazine

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opo più di cinquant’anni, il Salone Nautico cambia formula e si rinnova, con cinque giorni ad alta intensità e nuovi layout per un’esposizione più adatta ai tempi. È stato infatti presentato l’11 giugno a Genova, in un incontro tecnico con la stampa, il “contenitore” che ospiterà la 53° edizione del Salone Nautico Internazionale, in programma dal 2 al 6 ottobre 2013 a Genova. Una nuova calendarizzazione, un layout innovativo, molteplici aree tematiche, nuovi servizi accompagnati da un impegno importante al dialogo con la Città, queste le peculiarità emerse dall’incontro a cui hanno preso parte i vertici degli organizzatori, Sara Armella e Anton Francesco Albertoni presidenti rispettivamente di Fiera di Genova e di UCINA, Marina Stella, direttore Generale di Ucina e Antonio Bruzzone, Amministratore Delegato di Fiera di Genova. “Il Salone Nautico 2013 sarà molto diverso da quelli che l’hanno preceduto” - hanno detto gli organizzatori - “Quella che proporremo quest’anno è una formula evoluta di evento, a partire dal suo contenitore, interamente rivisitato che inviterà a una nuova modalità di visita e di fruizione. Un appuntamento che grazie agli oltre 50 anni di esperienza e all’attento confronto con tutti gli interlocutori coinvolti vuole risultare oggi più attuale e, riteniamo più efficace, sia nei suoi allestimenti che nella gestione dei tempi e degli spazi espositivi”. Così hanno poi continuato Fiera e Ucina: “L’evoluzione della manifestazione nasce dall’ascolto e dall’approfondimento di tutte quelle istanze che erano emerse da più parti già al termine della scorsa manifestazione. Un ascolto condotto da Ucina su cantieri ed espositori e da Fiera, attraverso una ricerca di Eurisko, su visitatori e operatori. Questi e molti altri input ci hanno condotti a una riformulazione del Salone, che risponda meglio alle mutate esigenze del mercato, con l’obiettivo ultimo di mantenere inalterata la leadership del Salone a Genova”. Molteplici dunque le novità che interesseranno la manifestazione. Si inizia con una calendarizzazione a inizio mese, scelta per inserirsi al meglio nel palinsesto delle principali manifestazione del settore a livello internazionale. Da 9 giorni a 5 giornate per dare una risposta precisa ai desiderata degli espositori che richiedevano una maggiore concentrazione per una più intensa focalizzazione di interessi durante la visita. Un cambiamento che si allinea con i più recenti standard dell’offerta fieristica, a livello internazionale. Un aspetto totalmente ripensato nel layout della manifestazione che - quest’anno - darà più spazio alle aree in acqua per valorizzare la caratteristica unica del Salone Nautico di Genova di avere il “mare dentro”. Si tratta di un aggiornamento della fruizione fieristica, tangibile a partire dal nuovo “Red Wall”, per passare alle prove interattive e a quelle in acqua. La visita sarà un viaggio esperienziale alla scoperta della Nautica, in tutte le sue interpretazioni e forme. Nel nuovo layout progettato dallo studio Caliari e Associati il visitatore viene accompagnato da una segnalazione rivisitata, con connotazioni precise e un fil rouge che guiderà il percorso per una visita più facile e meno dispersiva in termini di tempo e spazio. Ma le novità non finiscono qui. Quest’anno il Salone Nautico si evolve con una ancor maggiore diversificazione di proposte e la presenza di nuove categorie merceologiche, con una identificazione tematica evidente, per aree di interesse e di contenuti. Nascono aree tematiche, che vanno ad arricchire una già completa offerta dei principali trend del settore della

nautica: il Sea Experience all’interno del “Padiglione del mare”, dedicato a tutto il comparto degli sport acquatici e all’accessoristica in un coinvolgente contesto interattivo di prove pratiche; il Power Village presso il Piazzale Marina 1 allo scoperto, dedicato ai motori marini, l’area Boat Discovery, pensata per raccogliere tutto il necessario per il primo acquisto di un’imbarcazione. Confermate poi le sezioni interamente dedicate alla vela, il Sailing Word, nella Marina 1, quella dedicata alle imbarcazioni a motore dai 12 metri ai maxiyacht, il Motorboats e l’area Tech Trade, posta nel padiglione B superiore, per l’accessoristica, componentistica e la strumentazione elettronica per la navigazione. Degno di nota l’aggiornamento ricercato e voluto dagli

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Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina.

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organizzatori per quanto riguarda i servizi offerti ai visitatori e agli espositori: si comincia da un nuovo parcheggio per gli espositori di oltre 200 posti, si passa ai nuovi punti ristoro (ben 4) che portano a 13 il numero totale dei ristoranti presenti, con la Cambusa della Vela che punterà molto sulla valorizzazione delle tipicità italiane e un’area Bar variegata secondo le ultime tendenze, una bigliettazione online più vantaggiosa, il potenziamento della rete wireless per le connessioni in tutti gli spazi della manifestazione, per arrivare a una nuova segnaletica e aree relax di rinnovato allestimento di cui una interamente green poiché realizzata con materiali riciclati. Importantissimo poi lo sforzo sinergico degli organizzatori di coinvolgere la Città in un dialogo costante e aperto, che possa virtuosamente favorire la manifestazione anche con iniziative “fuori salone” e convezioni turistiche. E’ stato istituito un tavolo di lavoro tra gli organizzatori e l’Assessorato alla Cultura della Città per prolungare mostre di successo e arricchire il calendario di eventi culturali cittadini, proprio nei giorni del Salone. Tra questi si colloca l’iniziativa GenovaInBlu che viene riconfermata, un evento della città che nasce dall’esigenza di far conoscere e apprezzare lo straordinario patrimonio artistico, culturale e commerciale di Genova a tutti, visitatori, ospiti e cittadini, secondo un modello di successo già sperimentato altrove in occasione di altre manifestazioni fieristiche. Sono poi in corso dialoghi con tour operator e aziende di trasporto (da Trenitalia alle compagnie aeree) nazionali e internazionali per favorire il più possibile la ricezione di visitatori nazionali e internazionali

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Salone Nautico

COLPO D’OCCHIO SUL NUOVO SALONE NAUTICO Organizzatori: Fiera di Genova e UCINA; ingresso: operatori e grande pubblico; date: da mercoledÏ 2 a domenica 6 ottobre; orari: dalle ore 10:00 alle ore 18:30; biglietti: 15 euro (ridotto 13 euro, elettronico on line 13 euro + commissioni ingresso gratuito per minori di 14 anni se accompagnati e portatori di handicap) Exhibition Manager: Alessandro Campagna e Maurizio Galbiati; info espositori: boatshow@ucina.net; web: www.genoaboatshow.it.

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ANNA D’ALBERTIS, PRONIPOTE DEL CAPITANO ENRICO D’ALBERTIS, RACCONTA LA VITA DEL MITICO ZIO di Anna Proverbio

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Il personaggio

1907 - Egitto. Qui a fianco Anna D’Albertis

1917 - Grado.

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isco asciutto e slanciato, scrittrice, fotografa, sportiva, ironica e disincantata, Anna Giulia D’Albertis assomiglia in maniera impressionante – sia nell’aspetto esteriore che nella personalità – al celeberrimo zio: il Capitano di mare D’Albertis, grande benefattore della città di Genova. Con lo zio Enrico Anna condivide anche la passione per i viaggi avventurosi. Nata a Genova, dove risiede da sempre e dove ama dire che «non lavora», la D’Albertis, sia per studio che per passione, ha deciso, da quando è stato rinvenuto nelle sale interne del Castello D’Albertis un baule ricolmo di ricordi fotografici dello zio Enrico, di catalogare e digitalizzare i più di ventimila negativi ivi racchiusi, con il permesso della dottoressa Maria Camilla De Palma, direttrice del Museo. Attraverso una ricerca minuziosa, svolta analizzando sia il materiale fotografico che i carteggi epistolari del Capitano (fratello del bisnonno della scrittrice, Bartolomeo), la D’Albertis ha curato la riduzione del volume “Alla Nuova Guinea, ciò che ho veduto e ciò che ho fatto“ di Luigi Maria D’Albertis e la ristampa anastatica della “Crociera del Corsaro a San Salvador” di Enrico D’Albertis. Nel novembre 2011 ha dato alle stampe il libro “Scripta Manent”, 100 massime di Enrico D’Albertis tra il serio ed il faceto e in vendita anche su www.liberodiscrivere.it. Oltre alle citazioni in lingua originale con relative traduzioni, nel testo appaiono alcune immagini tratte da riviste o cataloghi dell’epoca. «Un periodo nel quale – scrive la D’Albertis – qualche ardimentoso si cimentava nel volo sui primi aereoplani,

fasciato di carta seta giapponese con guanti di pelle di cavallo, quando si iniziava a fotografare con macchine rudimentali e si compravano le scimmie “Culi rossi” per la gioia delle signore e dei bambini». La maggior parte delle massime ed iscrizioni che vengono citate in “Scripta Manent” appaiono incise sui muri del Castello, attualmente sede del Museo delle Culture del Mondo di Genova e Museo delle Musiche dei Popoli. La costruzione, ideata dallo stesso D’Albertis, divenne sul finire dell’Ottocento e fino alla sua morte nel 1932 la sua abitazione abituale quando era a Genova. Lo stile architettonico del Museo, eretto su Montegalletto su bastioni risalenti al medioevo, si ispira sia ai castelli valdostani che ai palazzi fiorentini, con riminiscenze due-trecentesche non disgiunte da un revival

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in auge nell’Ottocento: l’architettura neogotica. Il castello fu progettato dagli ingegneri Graziani e Francesco Parodi, con l’aiuto degli scultori Allegro e Marc’Aurelio Crotta per la parte decorativa e con la supervisione dell’architetto Alfredo D’Andrade. Le opere di edificazione avvennero tra il 1886 e il 1892. L’inaugurazione coincise con le celebrazioni del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’America. D’Albertis era infatti grande ammiratore di Cristoforo Colombo, e quando donò alla città di Genova il suo castello con all’interno tutte le sue collezioni avrebbe voluto che il Museo portasse il nome del grande navigatore genovese. Come fu possibile per il Capitano D’Albertis abbandonare la carriera navale a soli 29 anni, per intraprendere viaggi intorno al mondo lunghissimi e costosi? Lo zio Enrico, nato a Voltri il 23 Marzo del 1846, era l’ultimo di tre fratelli (due morirono in giovane età di mal di petto). Proveniva da una famiglia molto benestante che possedeva un fiorente lanificio. Dopo aver frequentato il collegio di Moncalieri si iscrisse a quello della Marina di Genova, diventando guardiamarina. Subito dopo partecipò alla battaglia di Lissa e si imbarcò sulle corazzate Ancona e Formidabile. Tuttavia nel 1870 abbandonò la marina militare perché era insofferente delle regole troppo rigide che questa gli imponeva. Spirito libero ed avventuroso, il giovane Enrico, dopo aver ceduto le sue quote dell’azienda di famiglia ai fratelli, si dedicò alla navigazione da diporto a bordo dello Yacht Violante. Nel 1879, con Augusto Vecchi, detto Jack la Bolina, con il conte Ponza di San Martino, il marchese Doria, il marchese Imperiale e pochi altri fondò il Regio Yacht Club Italiano. 1898 - Al Castello.

1906 - Isola del Giglio.

Qui sotto: 1903 - Egitto.

Navigò sempre sul Violante? No. Nel 1882 affrontò crociere più impegnative utilizzando un’imbarcazione più grande, il Corsaro, con cui arrivò fino a San Salvador seguendo la rotta di Colombo e utilizzando copie da lui stesso costruite degli strumenti di navigazione in uso nel XV secolo: quadrante, astrolabio nautico e la balestriglia. Questa impresa straordinaria gli valse la nomina a capitano di corvetta della riserva. L’anno seguente compì il suo secondo viaggio intorno al mondo e negli anni successivi visitò l’Italia e L’Europa. Quali altri viaggi intraprese? Nel 1900 iniziò per lo zio il periodo africano. Visitò la Tripolitania, l’Algeria e la Tunisia, poi andò in Eritrea, in Somalia, molte volte in Egitto – una delle sue mete preferite – e in Sudan. Incontrò e divenne amico dell’egittologo Schiapparelli e partecipò agli scavi di Luxor nella Valle delle Regine. Nel 1906 effettuò il periplo dell’Africa giungendo fino ad Johannesburg e due anni dopo compì il suo terzo ed ultimo viaggio intorno al mondo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, che cosa fece il Capitano Enrico? Collaborò volontariamente ad un servizio di pattugliamento nel mar Tirreno e fu decorato con la croce di guerra. Quando non era in viaggio dove abitava il Capitano? A Genova risiedeva al Castello di Montegalletto, oppure in Egitto, dove si recava sovente, per ritemprarsi dai reumatismi e dall’artrite, mali di cui soffrì molto nel periodo

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Il personaggio

della vecchiaia. Altre volte si rifugiava nel suo eremo di Noli o a Campese all’Isola del Giglio, dove aveva comprato un antica torre. Oltre ai viaggi quali altri interessi coltivava? Le inclinazioni culturali di Enrico erano molteplici e variegate: curioso di tutto, collezionò oggetti di ogni genere e tipo, oggi esposti al Museo del Castello; tuttavia forse la sua passione più grande fu quella delle meridiane. Ne costruì 103, di cui undici si trovano nel Castello di Montegalletto. Le altre sono disseminate o in paesi di montagna o in Egitto, Libia, ed Albania. Quali storie amorose ebbe il Capitano? Si sposò ed ebbe figli? Non ebbe prole, e forse per questo motivo lasciò il suo castello ai cittadini genovesi che considerò un po’ come suoi figli. Per quel che riguarda le donne, che ammirava ed apprezzava, temeva di rimanere «accalappiato» perdendo così quella libertà che amava sopra ogni altra cosa. Si sa che ebbe due storie molto importanti. Entrambe le donne erano sposate: la prima era la moglie del Rajah inglese di Sarawak in Malesia, Margaret Brooke; la seconda fu Amalia Micone Salvago, sposata Sciandra, con cui Enrico intrattenne una lunga relazione. Quando rimase vedova la impalmò, soprattutto per permettere alla figlia di lei, Annina, di fare un buon matrimonio (all’epoca nessun pretendente di un certo rango avrebbe accettato di sposare una giovane la cui madre conviveva con un amante). Dopo soli sei mesi di matrimonio, il Capitano ed Amalia si separarono. In casa mia si raccontava che i due avessero

litigato furiosamente appena mezz0ora dopo la cerimonia nuziale. Enrico tornò libero e visse felicemente gli ultimi anni della sua vita, continuando a viaggiare, studiare, frequentare gli amici più cari, catalogando le sue raccolte destinate alla città di Genova, finché la morte lo colse, ancora attivo e lucido. Era il 1932.

Le fotografie che corredano l’articolo appartengono all’Archivio Fotografico, Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo, Comune di Genova.

Isola del Giglio, Torre Campese.

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foto e servizio di Diana Bacchiaz

Il libro presentato nel Principato di Monaco con grande successo: «Il fratello del Doge»

PARTERRE DE ROIS PER IL

FRATELLO DEL DOGE P

resentato a Monaco il libro di Angela Valenti Durazzo, «Il fratello del Doge», alla presenza del Primo Ministro del Principato Michel Roger, di Rene’ Novella, storico e autore della prefazione al volume, per anni Ministro plenipotenziario del Principato e consigliere di Ranieri e poi del Principe Alberto, del nostro Ambasciatore Antonio Morabito, del parroco della Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Monaco ville, Padre Philippe Blanc, del noto editore italiano ma da vent’anni a Montecarlo, Carlo Sonnino. Luca Leoncini, direttore del Museo di Palazzo Reale a Genova, a Monaco per l’occasione, ha presentato con precisione il libro e l’autrice negli spazi della celebre libreria antiquaria Scripta Manent di Liana Marabini.. Il libro, frutto di anni di ricerche storiche, verte su Giacomo Durazzo, fratello del Doge ed amante di teatro e di cultura.

Angela Valenti Durazzo

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Eventi

FOLTO PUBBLICO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL FRATELLO DEL DOGE” DI ANGELA VALENTI DURAZZO ALLA LIBRERIA SCRIPTA MANENT DI MONTECARLO

UN «FRATELLO» DI GENIO “Il fratello del Doge” ricostruisce la rocambolesca avventura esistenziale di Giacomo Durazzo, fratello minore del Doge Marcello Durazzo: appassionato di teatro, collezionista, esperto d’arte, letterato, poeta e Ambasciatore della Repubblica a Vienna, là Direttore generale dei teatri e degli spettacoli, nonché della musica da camera di corte, Consigliere intimo dell’imperatore d’Austria, quindi Ambasciatore a Venezia, dove morirà nel 1794 all’età di 77 anni.Ma oltre alla figura di instancabile innovatore in campo musicale e collezionistico, il libro descrive la dimensione umana del «fratello del Doge»: estimatore di Rousseau, Voltaire e Casanova, collaboratore di Metastasio, impresario che lancia, fra gli altri, il giovane Gluck, genio contrastato negli ambienti musicali viennesi, scegliendolo come uomo di punta per la sua «riforma» musicale. Nelle pagine del volume e attraverso le lettere, conservate attualmente all’archivio di stato di Vienna, prende forma anche il Giacomo Durazzo amico del potente Cancelliere di Stato austriaco Kaunitz, consorte affettuoso, nonostante gli scandali «rosa», nei confronti della moglie Ernestine, considerata la donna più bella d’Austria. Giacomo è uomo che cade e si rialza nel corso di un’esistenza sempre oscillante tra «amori e veleni» che assume spesso le tinte di un romanzo settecentesco, fino alla conclusione, tra Venezia e Genova, in terra per lui straniera ed in condizioni economiche non più floride.

L’Autrice Angela Valenti Durazzo con la direttrice della libreria Scripta Manent: Liana Marabrini

Nella foto accanto, in alto, l’Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco, Antonio Morabito. Sotto: Il Primo Ministro del Principato di Monaco, Michel Roger

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Il Parroco della cattedrale di Monaco Ville, Padre Philippe Blanc

 Il Direttore di Palazzo Reale a Genova, Luca Leoncini

Nella foto in alto, Renè Novella, per anni il plenipotenziario del principato di monaco e consigliere di Alberto di Monaco. Qui sopra Carlo Sonnino, il famoso editore italiano che da venti anni risiede a Monaco. La scrittrice e giornalista Angela Valenti Durazzo con Luca Leoncini, Direttore del Palazzo Reale di Genova

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Eventi

Tra il pubblico: il Parroco della cattedrale di Monaco ville, Padre Philippe Blanc.

La signora Valenti, madre della scrittrice.

Il Primo Ministro del Principato di Monaco, Michel Roger.

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GENOA SPORTCITY: PRESENTATA LA NUOVA SOCIETÀ CONSORTILE DI GESTIONE DELL’IMPIANTO POLISPORTIVO LA SCIORBA, ATLETICA LEGGERA E CALCIO

R

ifacimento del manto erboso del campo di calcio a 11, miglioramenti alla pista di atletica leggera in tartan, tracciatura di un nuovo campo di calcio a 7 e di due campi di “calcio-tennis” in tartan nella zona lato sud dell’impianto e ammodernamento di 7 spogliatoi (di cui 3 per arbitri e tecnici) e di due infermerie. E ancora, allestimento di una sala stampa, di una meeting room, di una zona uffici, di un’area ristoro/bar, di due biglietterie, di una “waiting zone” per i genitori dei ragazzi in allenamento dotata di comode panchine vista impianto e predisposizione di un parking riservato per il consorzio ed i pullman

delle società, in caso di impegno agonistico. Ma anche e soprattutto un significativo incremento delle presenze pari a un +146% per gli utilizzatori delle strutture sportive destinate all’atletica leggera (oltre 2.300 gli ingressi registrati) e a un +43% per quelle dell’impianto calcistico (circa 1.400 tra leve del settore giovanile, preagonistico rossoblù, società calcistiche professionistiche e privati, con un utilizzo di copertura oraria stimato al 55%). Queste, in sintesi, alcune delle principali novità intervenute nel primo mese di attività del consorzio Genoa SportCity, la nuova società consortile che si è aggiudicata la gestione dell’Impianto Polisportivo La Sciorba (atletica leggera e calcio) per i prossimi 10 anni, presentate questa mattina alla stampa e alla comunità sportiva. Il consorzio Genoa SportCity è formato dal Gruppo Barabino & Partners (con il 67% del capitale), e da Stadium Scrl (con il restante 33%), società quest’ultima che si è recentemente aggiudicata la gestione dello Stadio Luigi Ferraris e la cui compagine è composta da Best Union SpA, Costa Edutainment, Stadia e Unifica. Alla presentazione sono intervenuti Giorgio Guerello Presidente del Consiglio Comunale - in rappresentanza delle istituzioni cittadine, e i vertici di Genoa SportCity nelle persone del Presidente Luigi Costa e dei consiglieri Luca Barabino e Roberto Stasio. Presenti anche le società di atletica leggera che hanno confermato e ampliato la fiducia e la condivisione con la nuova gestione, i vertici di MySport, la società che gestisce il contiguo impianto di piscine, intrattenimento e giochi d’acqua, nonché la dirigenza del Genoa Cfc tra cui Michele Sbravati, Responsabile del Settore Giovanile. “L’accordo siglato dal consorzio con SportInGenova, la società in liquidazione partecipata dal Comune di Genova che gestisce gli

CON

LA SCIORBA VOLTA PAGINA

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Sport ligure impianti sportivi della città - ha affermato Luigi Costa - ha una durata decennale e prevede la realizzazione di attività volte alla valorizzazione funzionale e sociale dell’impianto sportivo, alla gestione e allo sviluppo operativo - strutturale dello stesso e all’eventuale ampliamento della dotazione infrastrutturale e impiantistica della struttura”. “Il progetto Genoa SportCity - ha commentato Luca Barabino - oltre a supportare le società sportive amatoriali e professionistiche nei propri programmi di allenamento e di gara, è volto anche a tutti i cittadini, agli atleti e agli amatori e alla comunità della Val Bisagno, con l’intento, peraltro particolarmente riuscito secondo le prime statistiche, di dare vigore e sviluppare un centro di aggregazione per le attività sportive, per i bambini, i giovani e le famiglie”. “Le attività del consorzio Genoa SportCity riguardanti le strutture sportive adibite al gioco del calcio e all’atletica leggera dell’Impianto Polisportivo La Sciorba presentate questa mattina - ha dichiarato Giorgio Guerello - rivestono importanza per le attività che l’impianto sportivo ospita, ma anche e soprattutto per le valenze sociali ad esse collegate. Grazie agli interventi di miglioramento strutturali e di servizio effettuati a favore della cittadinanza e ai progetti in essere, il rinnovato Impianto Polisportivo La Sciorba vedrà rafforzato il suo ruolo di punto di riferimento per i giovani e gli appassionati di sport della Val Bisagno e della città intera”. A seguito dell’intesa raggiunta il consorzio, in accordo con SportInGenova e Comune di Genova, sta effettuando ed effettuerà significativi investimenti - stimati in oltre 100 mila euro - volti al miglioramento della fruibilità e della funzionalità delle strutture esistenti a beneficio della cittadinanza. Oltre ai già citati interventi, si evidenziano il restyling delle gradinate, il miglioramento della pista di atletica leggera con il ripristino della relativa segnaletica di gara, il restyling del gazebo “ad ombra” dedicato sempre all’atletica leggera, gli interventi di spianatura, rollatura, bucatura, trasemina e concimazione del campo di calcio a 11, la risistemazione della segnaletica dell’impianto, l’evidenziazione dei percorsi di accesso e delle vie di fuga ed infine la ristrutturazione degli spogliatoi e delle biglietterie. Tra gli altri interventi migliorativi effettuati rientrano l’ammodernamento di arredi e spazi pubblici, la sistemazione di infissi e serramenti interni e l’installazione di impianti pubblicitari in sintonia cromatica, sul modello degli stadi professionistici. Il consorzio ha inoltre già in programma la realizzazione di nuovi interventi tra cui un nuovo sistema di illuminazione tramite le torri faro volto all’efficientamento energetico dell’impianto e il rifacimento delle coperture degli edifici adibiti a spogliatoi e uffici. L’impianto Polisportivo la Sciorba - il secondo di Genova per dimensioni, strutture e caratteristiche - continuerà ad ospitare le attuali società di atletica leggera che lo utilizzano (Gruppo Città di Genova, Athle Team Genova A.S.D., ASD Gau Sport, CUS Genova, Trionfo Ligure, A.S.D. Società Podistica Peralto) e l’attività di allenamento del Genoa Cfc Scuola Calcio Barabino & Partners, la Cantera del Genoa Cfc. Più in particolare il Genoa Cfc potrà usufruire delle diverse strutture adibite al gioco del calcio presenti all’interno dell’Impianto Polisportivo: un campo di calcio a 11 in erba naturale - completamente rigenerato con l’intervento di Stadia e del personale interno specializzato, un campo di calcio a 6 in sintetico di ultima generazione “Limonta Ultraplus”, un’area portieri in sintetico di misure 13x13 mt per allenamenti dedicati, un campo di calcio a 7 in tartan

(non omologato) ed infine due campi di calcio/tennis sempre in tartan. A partire dalla stagione sportiva 2013 - 2014 inoltre l’impianto sportivo ospiterà le partite di campionato del settore agonistico del Genoa Cfc (Giovanissimi, Allievi e Primavera), divenendo la “casa del settore giovanile rossoblù”. Le strutture sportive verranno inoltre utilizzate per le attività del Progetto Genoa Future Football, iniziativa per lo sviluppo dei settori giovanili sul territorio ligure e non solo lanciata nel 2009 dal Genoa Cfc in collaborazione con la Fondazione Genoa 1893 di cui oggi fanno parte 22 società provenienti da 7 regioni per un totale di circa 4.000 giovani atleti. Nell’impianto trovano infine spazio la scuola portieri Special One e l’Associazione Italiana Arbitri e potrà essere utilizzato anche per rifiniture di società di calcio professionistiche, manifestazioni sportive e attività sportive - ricreative delle scuole. Dal 16 al 30 giugno p.v. verrà infine utilizzato per il Genoa City Camp, il camp estivo cittadino in programma nell’ambito dei Genoa Summer Camp. Da segnalare una curiosità legata all’impianto che, grazie al lavoro di Safe Network, partner tecnologico del consorzio Genoa SportCity, sarà il primo a poter trasmettere in diretta streaming partite ed allenamenti delle società sportive e dei privati che lo desidereranno. L’intesa e la collaborazione tra Genoa SportCity, My Sport e “Sciorba Arrampicata”, porterà ad un programma di iniziative comuni che saranno comunicate alla città nell’autunno 2013. Sotto il profilo delle attività, l’impianto è aperto a tutti privati e società sportive - secondo il calendario e il listino prezzi consultabile sul sito ”www.genoasportcity.it, oppure presso le biglietterie dell’impianto stesso (ingresso zona piscine). Le modalità di utilizzo dell’impianto polisportivo (orari di apertura al pubblico, giornate di chiusura annuali e tariffe) e ulteriori informazioni sulla struttura e sul consorzio di gestione che ha come responsabile organizzativo Maurizio Ghigliotti, sono disponibili sul medesimo sito internet. Va segnalato infine che il CdA di Genoa SportCity prevede Luigi Costa, a breve l’approvazione di un Codice Etico e di Gestione Presidente consorzio a responsabilità sociale dell’impianto, mentre la gestione Genoa SportCity, amministrativa e revisione contabile è stata affidata a Giorgio Guerello, Deloitte & Touche. Presidente Consiglio Il marchio logotipo, il sito e il concept di comunicazione di Comunale di Genova, Genoa Sportcity sono stati invece realizzati da Barabino & Luca Barabino, Partners (Art Direction Matteo Bozzo, Valentina Cavalleri e Consigliere consorzio Sonia Valcamonica; Consultant Jacopo Pedemonte). Genoa SportCity.

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Andata playoff Cus Genova Rugby vs Perugia: i cussini in casacca bianca davanti al grande tifo.

foto e servizio di Matteo Ceschina

CUS,

IL RUGBY A GENOVA E’ DI SERIE A 24 INGENOVA Magazine

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Sport ligure

E’

Serie A! Dopo due tentativi ai playoff negli ultimi tre anni, dopo un campionato impegnativo e perfettamente gestito per la conquista del secondo posto, dopo le due nette vittorie ai playoff contro il Perugia, il Cus Genova Rugby riporta a Genova il rugby in serie A dopo tredici anni dall’ultima volta. «I ragazzi hanno meritato la promozione» ha commentato l’allenatore Rocco Tedone. »E’ la squadra più giovane in Italia e hanno dimostrato carattere nelle partite che contano. Con alcuni rinforzi siamo pronti ad affrontare con determinazione la serie A». Dopo alcune stagioni passate sotto la guida tecnica neozelandese prima di Ian Snook, grande allenatore, formatore di tecnici e personaggio conosciuto nell’ambiente del rugby e successivamente di Paul Martin, con due playoff promozione persi sempre all’ultimo atto e con grandissimo rammarico, l’avventura dei cussini universitari è ripartita con la squadra affidata a Rocco Tedone, genovesissimo, expilone, uno che al Cus Genova c’è sempre stato fin da giocatore e che al primo anno in panchina è riuscito nell’impresa. La squadra ha cominciato il campionato scorso con qualche alto e basso, perdendo due partite che qualunque agenzia di scommesse avrebbe dato per vinte e andando poi a vincere sotto una pioggia torrenziale e un fango da vecchi tempi, un match incredibile con la favoritissima Grande Milano, che ha dato la svolta giusta al campionato. Affiancata da due sponsor

SOTTO LA GUIDA DI ROCCO TEDONE, IL CUS VINCE AI PLAYOFF E CONQUISTA LA MASSIMA SERIE CON UNA SQUADRA TRA LE PIÙ GIOVANI D’ITALIA La festa a Perugia dopo la conquista della serie A. Sotto: Cus Genova Rugby con il sindaco Marco Doria al palazzo Tursi per la promozione in serie A.

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Cussini in azione a Perugia alla finale (in azione Matteo Agrone).

importanti quali UBI Banco di San Giorgio e Pharmazena che continuano a credere nel rugby cussino, la situazione di centro classifica per il periodo metà campionato viene sbloccata nelle ultime partite quando la grinta tipica giovanile e la perfetta guida tecnica di coach Rocco Tedone conquistano definitivamente la seconda posizione in classifica e indi la zona playoff che poi vincono conquistando la meritata gloria. La squadra è giovanissima, con alcuni atleti ritornati da esperienze importanti maturate in giro per l’Italia, una delle più “verdi” del campionato guidata dall’attuale presidente Stefano Bertirotti, imprenditore genovese in campo edile ed allestimenti navali, ex giocatore di rugby proprio nel Cus. Dal dopoguerra ad oggi molti i giocatori cussini che hanno vestito la maglia della Nazionale Azzurra ricevendo il cap e le presenze ufficiali in nazionale maggiore: Marco Bollesan (47 presenze), Loris Salsi (28p), Paolo Paoletti (20p), Agostino Puppo (20p), Umberto Conforto (17p), Luciano Modonesi (17p), Ettore Abbiati (11p), Aldo Caluzzi (11p), Franco Berni (10p), Pietro Vezzani (10p), Andrea Selvaggio (6p), Fabrizio Sintch (6p), Franco Gargiulo (4p), Marco Rivaro

(4p), Mario Galletto (3p), Paolo Pescetto (3p), Marco Pulli (3p), Remo Zanatta (2p), Edano Cottafava (1p). Dopo la conquista della serie A i festeggiamenti sono continuati anche dal primo cittadino di Genova, Marco Doria, un grande appassionato di rugby che spesso è presente allo stadio Carlini come vero tifoso. «Non ho mai giocato a rugby, ma in famiglia lo hanno praticato mio padre e mio fratello e io ho sempre tifato per il Cus. Andavo da ragazzino al Carlini e da quando sono sindaco mi sono riavvicinato alla squadra. Il Cus per la nostra gioventù è molto importante» sottolinea il primo cittadino. «Soprattutto nel rugby conserva grandi tradizioni: essere in serie A significa tanto per la nostra città». Altra novità per il prossimo campionato arriva da Mauro Nasciuti, presidente del Cus, che comunica ormai certo il passaggio dello stadio Carlini alla gestione diretta del club universitario, a significare la crescita della squadra e dell’attività giovanile, l’opportunità di ospitare le Zebre Rugby per la Celtic League e le 6Nazioni giovanile. Insomma, nei prossimi mesi Genova si tinge di ovale grazie ai ragazzi del Cus Genova Rugby!

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Sport ligure Andata playoff Cus Genova Rugby vs Perugia: il sindaco Doria con i ragazzi del Cus prima della partita.

Cus Genova Rugby vince contro Sondrio: la meta di Gianluca Sandri.

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Testo e foto di Diana Bacchiaz

WEEK END A NIZZA

TRA MARE E ANTIQUARIATO

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Oltre la Liguria

IL LUNEDÌ, AI FIORI E ALLA SPLENDIDA FRUTTA DEL MERCATO DI NIZZA SI SOSTITUISCONO OGGETTI D’ARTE E TESSUTI PREGIATI

U

n week end di divertimento e cultura in Costa Azzurra andrebbe sempre «allungato» per trascorrere il lunedì mattina al mercato dell’antiquariato di Nizza, nella piazza che durante la settimana ospita fiori e frutta… “Aux marchè aux fleurs”. In questo delizioso mercatino potrete trovare di tutto, da splendidi argenti e posate, a bicchieri e vasi Baccarat, stupendi vecchi foulard di Hermes, di una seta che ormai non esiste più, statue decò, quadri e porcellane d’epoca… E poi il piacere di un pasto del mezzodì a buon mercato con la migliore cucina nizzarda, moules alla provenzale innaffiate di fresco vin rosé, ile flottante, dolce di meringa immersa in sciroppi liquorosi direttamente nel marché oppure, con un colpo di ingordigia, un pasto tra ostriche,

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coquillage e bottiglie di muscadet nel celebre Cafè de Turin di piazza Garibaldi, ai margini del centro storico. Nei giorni della settimana il mercato è un tripudio di fiori, di cesti di verdure fresche, di spezie colorate e profumate. Al riparo da tende a righe, migliaia di petali multicolori: sarà difficile resistere ai gerani colorati, fucsie di un viola intenso, dalie e anemoni con impatiens brillanti offerti da vivaisti. Se ci si lascia andare a passeggiare per le armoniose composizioni floreali si è accarezzati da un soffio di profumo, un bouquet di colori, piante, fiori esotici a venire. Anche questa è una grande opportunità di incontrare una trentina di espositori, fioristi e orticoltori da consigliare. Si può dormire in angoli di paradiso a Bolieau, alzarsi la mattina e fare a piedi il giro completo di Cap Ferrat nella passeggiata ad anello del Cap Ferrat – autunno – Côte d’Azur. La penisola del Cap Ferrat, appendice della Côte d’Azur, è situata tra Monaco e Nizza, più precisamente tra Beaulieu e Villefranche-sur-Mer. Posta in uno scenario di grande bellezza naturale, è divenuta, negli anni, residenza

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Oltre la Liguria di personaggi importanti, quali Leopoldo II del Belgio e la baronessa Béatrice de Rothschild; tra le sue viuzze sono state girate anche alcune riprese del film «Attenti a quei due» con Roger Moore e Tony Curtis. Molti artisti ed attori si innamorarono di questo luogo: Gregory Peck, Elizabeth Taylor, David Niven, ma anche il primo ministro britannico Winston Churchill e scrittori come William Somerset Maugham.

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foto e servizio di Diana Bacchiaz

LUISO STURLA, UNO DEI PIÙ AMATI ARTISTI LIGURI, APRE IL SUO MONDO MAGICO DI LUCI DI FORME MUTANTI PER UN VIAGGIO NEL GIARDINO INCANTATO

LUISO STURLA,

DA CHIAVARI A NEW YORK NEL MONDO DELLA POP ART E DELLA BEAT GENERA GENERATION

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Liguria artistica

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uiso Sturla mi mostra nel suo bel giardino il cespuglio di bianche calle che da bimbo di sei anni impara a copiare e da cui scaturisce il suo amore per l’arte. Poi il liceo artistico, un anno di architettura ed un glorioso percorso artistico. Alto, distinto, classe da vendere, indossa un’elegante camicia viola che si intona perfettamente agli azzurri violacei dei suoi splendidi dipinti. Con garbo e pazienza mi fa vedere la sua incredibile produzione, dai dipinti alle carte: in tutte, quest’atmosfera di gioiosa poesia, di sguardo di bimbo che si posa sulla natura; i fiori, le farfalle, gli uccelli che volteggiano sul fiume Entella lì vicino, e le incredibili “mutazioni”, forme che cambiano e si modificano, o il silenzio dell’ora incantata di un pomeriggio estivo, nella calura del meriggio una pennichella («Pensiero per l’ora morta di luglio»). L’artista è tuttora attivissimo, dividendosi tra il suo storico studio di Milano e quello della natia Chiavari. Espone regolarmente in molte città italiane ed in Svizzera e le sue opere sono spesso selezionate per importanti rassegne tematiche e biennali d’arte. La produzione di Sturla è

LUISO STURLA Luiso Sturla nasce a Chiavari nel 1930. Studia al liceo artistico Nicolò Barabino di Genova, allievo di Libero Verzetti, e successivamente alla facoltà di architettura di Torino. A Chiavari frequenta i pittori Bartolomeo Sanguineti e Vittorio Ugolini. Con essi forma il “Gruppo del Golfo”. Aderisce al MAC di Milano di cui diventa il segretario per la Liguria fino al 1957. Dal 1958 si dedica all’arte informale. Nel 1958 viaggia per la Spagna, e nel 1959 tiene una personale alla Galleria Numero di Firenze. Conosce Evandra Bellocchi che sposerà a New York nel 1961. Entra a far parte del Gruppo Numero, con cui esporrà in Italia e all’estero. Soggiorna nel 1960 a New York dove vede nascere la Pop Art. Tiene lo studio in Avenue C. Frequenta in Greenwich Village il Cedar Bar. Conosce Michael Goldberg e Gregory Corso. Ossessionato dai continui incendi del quartiere dell’East Side dipinge una sessantina di carte dal titolo “Dopo gli incendi- Carte Americane”. Nel 1962 si trasferisce a Milano e il Centro Culturale Olivetti di Ivrea gli dedica un’importante mostra personale presentata da Marco Valsecchi. Nel 1972 l’Olivetti Argentina gli dedica una vasta personale presso la Fondazione Wildenstein di Buenos Aires. Nel 1981 è segnalato artista grafico dell’anno sul catalogo Bolaffi da Gianfranco Bruno. Nel 1985 il Comune di Chiavari gli dedica una vasta antologica con un testo critico di Roberto Sanesi. Nel 1987 partecipa alla XXX Biennale Nazionale d’arte a Milano dove ritornerà nel 1994 per la XXXII. Nel 1995 la Galleria Maddalena di Genova presenta le prime trentaquattro opere inedite su carta eseguite a New York negli anni Sessanta. Nel 1997 partecipa alla mostra storica “Figure della pittura 1956-1968” a Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto. Nel maggio del 1999 partecipa a Roma alla rassegna “MAC Espace - Arte concreta in Italia e in Francia 1948-1958”. Espone successivamente in gallerie prestigiose in Italia e in Svizzera. Nel 2000 tiene una mostra antologica a Palazzo Rocca di Chiavari ed è nominato maestro ligure dell’anno. Dal 2002 collabora con le gallerie “Studio Centenari” di Piacenza, “La Colomba” di Lugano, “Bambaia” di Busto Arsizio, “Rafanelli” di Genova, “Agorárte” di Milano, “Cristina Busi” di Chiavari. Nel 2003 vasta antologica presso il Palazzo Diotti a Casalmaggiore (Cremona) e al Chiostro di Voltorre (Varese) allestisce la mostra “Mutazioni, sogni e segni del XX secolo”. Nel 2009 al Castello di Rapallo (Genova) espone alla mostra “Luce e Materia” Chighine, Scanvino, Sturla, Vago. Dal 2002 collabora con le Ceramiche San Giorgio di Albissola Marina con opere in maiolica in mostre nazionali ed internazionali. Vive e lavora a Milano e Chiavari.

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frutto di una ricerca spirituale, poetica, istintiva ed intuitiva sull’essenza della natura. “Sono partito dipingendo e ho amato con tutte le mie forze la ‘pelle’ della pittura. Oggi sembra quasi che ci si debba vergognare a dipingere qualche cosa di bello e a dipingerlo bene. C’è qualcuno che abbia ancora voglia di dipingere rose? A me capita: la dipingo con il dovuto sentimento, poi la raschio, la tormento, a momenti la cancello. Deve vedersi appena: è una storia tutta mia che devo raccontare con pudore”. Intanto guardiamo la luce, la trasparenza come richiamo d’eccellenza, trasmettendo stimoli interiori e vibrazioni di spiritualità e di eleganza, luce che porta verso l’alto ad esaltazioni interiori.

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LORENZO CASCIO, UN ARTISTA CHE DA TEMPO HA DECISO DI VIVERE IN LIGURIA, TRA SANTA MARGHERITA E PORTOFINO

«L’ARTISTA VEDE

DOVE ALTRI NON VEDONO»

di Anna Maria Solari 40 INGENOVA Magazine

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orenzo Cascio ancor oggi, con parole semplici e al tempo stesso tempo profonde, sa emozionarci: «Portofino è un miracolo; lo amo perché è stato fatto dagli antichi pescatori e continua per miracolo a essere un posto ove si respirano il mare e la campagna insieme». Un artista di grande talento, poliedrico, molto amato e conosciuto in tutto il mondo, originario della Sicilia e che ha scelto da tempo di vivere in Liguria, tra Santa Margherita, e Portofino. Racconta anche la nostra terra con sculture e tele, tra cultura e natura attraversa i linguaggi della memoria e sugli spazi racconta il tempo e lo impregna d’arte. Trascorre i suoi anni tra Santa Margherita, Portofino, Chiavari, Rapallo ed ha dedicato la sua vita interamente alla ricerca artistica, alla sperimentazione più varia, all’espressione libera ma ricca di memoria, di storia, di passate tradizioni che hanno forgiato ed arricchito la

continua sensibilità che tuttora lo guida nella scultura e nelle arti pittoriche. Nato in Sicilia, a Sciacca, terra di grandi natali di artisti passati e contemporanei, ha dimostrato fini dagli anni della sua infanzia una vitale predisposizione per la storia e la mitologia, riuscendo naturalmente attraverso l’osservazione a coltivare un mondo immaginario ispirato da reali forme e colori, da natura e esseri viventi, intuendo come esprimerlo con talento, applicazione, studio e capacità. Natura e cultura: linguaggi popolari, sollecitazioni che solo l’arte sa esprimere in opere così altamente ispirate e che sono la sua linfa vitale. Scultura, pittura, ceramica, le tre espressioni artistiche utilizzate da Lorenzo Cascio richiedono non solo materiali e tecniche eterogenei, ma anche tempi di gestazione ed esecuzione differenti: «Più lenta la scultura, legata ad un materiale duraturo, più duttile

Portofino è un miracolo; lo amo perchè è stato fatto dagli antichi pescatori e continua per miracolo appunto ad essere un posto ove si respira il mare e la campagna insieme.

Lorenzo Cascio accanto al Portale della Chiesa di Sam Giorgio di Portofino (bronzo - 1991). “La Porta delle salvezza” sviluppa, in sei pannelli modellati ad alto rilievo, il tema del peccato sull’anta sinistra e quello della redenzione sull’anta sinistra. Iscrizioni latine incise tra le formelle ne commentano i significati.

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la pittura, e più facilmente utilizzabile e sperimentabile sull’onda dell’ispirazione del momento». Certamente noi liguri non possiamo non conoscere e non aver ammirato la Porta della Chiesa di San Giorgio, proprio a Portofino, che è stata da lui eseguita in bronzo nel 1991. A Santa Margherita si trova la Porta della Parrocchia di N.S. del Carmelo Nozarego, anch’essa in bronzo del 1995, e a Chiavari nel 1998 Giovanni Paolo II ha ricevuto il ritratto in terracotta a lui dedicato, realizzato da Lorenzo Cascio ed oggi visibile al Museo della Gonzaga University di Spokane a Washington, negli Stati Uniti. Nel 1987 a Portofino l’artista ha realizzato e consegnato il ritratto allo scienziato Albert Sabin, scopritore del vacino antipolio. Nel 1973 ha creato la scultura per Giorgio De Chirico. Nel Cimitero di Portofino ha inoltre realizzato, nel 1994, il Busto dell’Ammiraglio Luigi Durand De la Penne, Medaglia d’oro al Valor Militare 1941. Nel 1964 l’artista viene ricevuto a Montecitorio, per realizzare il ritratto del Presidente. Durante la sua permanenza a Montecitorio, mentre il Presidente riceveva Andreotti,

Cimitero di Portofino, 1994, Busto dell’ammiraglio Luigi Durand de la Penne, medaglia d’oro al Valore Militare - 1941.

Volto bronzeo di Papa Giovanni Paolo II, bronzo 1998. Il ritratto è oggi al museo della Gonzaga University di Spokane, Washington

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Lorenzo Cascio modellò da un lato della scrivania anche il suo ritratto. Nel 1961, nel centenario dell’Unità d’Italia, realizza il busto di Giuseppe Garibaldi che la città di Sciacca, sua città natale, donerà all’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. Proprio nel 1961 avviene il suo incontro con una terra per lui ancora sconosciuta, la Liguria, che gli resterà ben impressa al punto poi di di spingerlo ad un grande cambiamento per sé e per la sua famiglia. Le sue opere attraversano una ispirazione mediterranea, ne esprime interamente le forme, i toni ed i colori e ne raffigura le forme. Le sue innumerevoli opere ne sono una immensa testimonianza. Anche la città di Chiavari ha avuto la sua prestigiosa presenza quando per anni ha occupato la cattedra dell’Istituto statale d’arte dove ha insegnato fino al 1983. Ed ecco che Portofino è il luogo che l’artista predilige: «Ho rintracciato dei punti di contatto con le mie origini, coi paesaggi siciliani da cui provengo: una specie di “Portofino in Sicilia”». La sua felicità creativa, l’ispirazione e l’elaborazione intellettuale, sono riuscite a penetrare interamente nel tessuto territoriale della nostra terra ed hanno fortemente contribuito a smussare anche il carattere dei liguri.

Porta della parrocchia di N.S. del Carmelo, Nozarego, Santa Margherita Ligure Bronzo 1995. Gli otto pannelli si riferiscono ai messaggi dei monti sacri della Bibbia.

Cavallo, 2001, dimesioni 48x48x23, bronzo.

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SECONDA PUNTATA

«CAMINO DE SANTIAGO»

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testo e foto di Mauro Ricchetti

Testo e foto di Mauro Ricchetti

Santo Domingo Galleria Del Chiostro con frati.

NEL MEDIOEVO, NEI MONASTERI E NEI CONVENTI LA CULTURA VENIVA RECEPITA E TRASMESSA ATTRAVERSO I CONTATTI CON I PELLEGRINI PROVENIENTI DA OGNI PARTE D’EUROPA

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l pellegrino era essenzialmente un viaggiatore, desideroso di conoscere il mondo, che portava con sé i costumi della sua terra, gli stili e le usanze, e riportava in patria nuove esperienze di vita. Al suo ritorno si aprivano canali per il commercio, dando il via allo sviluppo di molteplici attività internazionali. L’esperienza del pellegrino insegna a viaggiare e ad osservare, e, con il lento trascorrere delle ore e dei giorni, vivere la strada e la terra che lo circonda. Anche in macchina si riesce a percepire il fascino delle vecchie careteras dell’interno, spesso sterrate, dove il traffico è ancora

quasi inesistente. Bisogna procedere molto adagio, con soste continue per ammirare le visuali sempre nuove che si aprono ad ogni curva. Abbandonate le strade statali si attraversano paesaggi di rara bellezza. Gli alberi – specialmente ad ottobre, stagione ideale per questo itinerario – sono macchie di un giallo intenso con sfumature rosse. Costeggiamo fiumi ricchi di acqua limpidissima. I ponti medioevali sono completamente ricoperti dall’edera che scende come una cascata di verde dall’alto dei parapetti in mattoni rosso scuro, fino a lambire i corsi d’acqua.

Chiostro visto dall’alto del Convento di Santo Domingo del Silos.

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Dopo Pamplona, si entra nel cuore della Spagna verso il monastero di San Juan de La Pena. Una strada impervia sale fino a 1130 metri di altitudine per poi ridiscendere nuovamente verso il fondo valle, lungo un bosco fittissimo di acacie dove quasi non filtra la luce del sole. La zona è fredda e buia. Il complesso monastico di San Juan è costruito a ridosso di una montagna rocciosa completamente a nord, in una zona umidissima, sotto una continua cascata d’acqua che scende dalla roccia sovrastante e cola lungo i muri dei vecchi edifici. Certamente il luogo peggiore per una costruzione, dal nome certo ben appropriato: San Giovanni della Pena. Pena intesa come sofferenza, penitenza, umiliazione del

corpo; pena come freddo, tortura, malattia. Contrariamente alle scelte sempre accurate delle ubicazioni dei monasteri, questa comunità ricercò volutamente ed ardentemente il posto più disagevole possibile per soffrire in silenzio la sua Pena. Proprio da qui, secondo la guida medioevale, passavano i pellegrini che venivano ospitati per un giorno e una notte nei ricoveri annessi al convento. Il complesso, ormai abbandonato, si compone di una piccola chiesa paleocristiana anteriore al 1000, un edificio per gli alloggi dei monaci e dei pellegrini e i ruderi di un piccolo chiostro romanico con i capitelli scolpiti. La chiesa sembra una cripta e il pavimento

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I grandi viaggi

in grosse lastre di pietra è perennemente allagato. Il chiostro oggi ricomposto con le colonne e i capitelli originari era stato ricavato in un piccolo spazio tra la roccia incombente e il bosco fitto di acacie. Un luogo triste, che non invita a restare. L’unico monastero tra tutti quelli del Camino che non sia un inno alla luce, alla natura e al sole, ben lontano per esempio dal Monastero di Poblet o di Santo Domingo del Silos dove i monaci scrivevano, pregavano ma anche coltivavano campi immensi e producevano vini prestigiosi. Il peregrinare deve essere solitario: al massimo due o tre persone, di gusti similari e con medesimi intenti. Sconsigliamo l’itinerario di Santiago a chi desidera trovare lungo la strada un fitta rete di ristoranti raffinati, locali notturni con danze folcloristiche, canti zingareschi e flamenco. Madrid, Barcellona, Siviglia e Granada sono il luogo ideale per questa categoria di persone, ma per chi desidera camminare attraverso un paesaggio aspro e assolato e scoprire all’improvviso veri capolavori di architettura romanica come il monumentale convento di Santo Domingo del Silos, allora questo è il percorso ideale. Il chiostro di Santo Domingo rappresenta il punto massimo dell’arte romanico-gotica spagnola. A due piani, con archi sostenuti da doppi ordini di colonne, con due gallerie sovrapposte, è uno spettacolo di luci ed ombre proiettate dal sole. I capitelli delle colonne sono scolpiti tutti in modo diverso; rappresentano animali e composizioni astratte di elementi decorativi floreali dalle fogge più strane e ricercate. La luce disegna le forme nel perfetto equilibrio dei pieni e vuoti degli archi. Il monastero è ancora abitato da una fitta schiera di monaci, tranquilli e ospitali che sembrano l’immagine stessa di una serenità felice, di una vita trascorsa nella preghiera e negli orti e a sera, dalle sale interne, si sentono i loro canti in una atmosfera che sembra quasi perfetta tra una architettura raffinata e razionale ambientata in un paesaggio di un verde intenso e rigoglioso. Leggo sul mio diario: «Dopo una quarantina di chilometri dal convento, ricordo che ero arrivato alle luci rosate del tramonto nel villaggio di Cuevarrubias e mentre aspettavo che il gregge di pecore che mi aveva circondato si spostasse verso le rive del fiume, osservavo come incantato le case bianche del villaggio, tenute con la massima cura: una struttura in grosse travi di legno e finestre piccole piene di fiori rossi. Il pastore incitava le pecore e mi guardava, come scusandosi per quella sosta forzata a cui mi stava costringendo, ma non sapeva che gli ero profondamente grato perché senza il suo gregge probabilmente non avrei visto Cuevarrubbias. Entrato nel borgo ho trovato strade con portici in pilastri di legno e vie pavimentate in ciottoli bianchi di fiume. Le persone incontrate salutano il visitatore benevolmente e indicano l’osteria e il piccolo albergo della piazza. Se non fossi costretto a procedere per portare avanti la mia

Nella foto di sinistra un capitello scolpito nel chiostro di S. Domingo. Nella foto qui sopra portici di S. Esteban.

Cristo e i discepoli, scultura nel chiostro di S. Domingo del Silos. ricerca sul romanico spagnolo, il mio personale pellegrinaggio avrebbe avuto termine qui. Cuevarrubias, che in spagnolo vuol dire “grotte rosse”, è un pueblo quasi nascosto da un’ampia curva della strada provinciale che da santo Domingo del Silos conduce a Burgos, un piccolo villaggio intatto ricco di serenità e benevolenza. Una delle scoperte piu interessanti lungo il “Camino de Santiago”». Giorno dopo giorno, superate le grandi città di Burgos, Leon e Astorga, continua la strada in direzione nord ovest verso Santiago. Interessante, prima della città meta di

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In alto a sinistra: capitello del chiostro della Coleggiata di Santillana del Mar. A destra: facciata della chiesa di Santillana del Mar. Qui sopra: il chiostro del convento di San Juan quasi scavato nella roccia.

ogni pellegrinaggio spagnolo, una visita al convento de Las Rocas, abbandonato da anni, dove ho incontrato una comunità di giovani seduti in silenzio tra colonne cadute e capitelli. Erano ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni, che mi invitarono a restare con loro almeno per una notte per apprezzare, affermarono convinti, il benessere della meditazione spirituale. Sono loro che mi consigliarono – a ragione – di fare una deviazione verso la città di Santillana del Mar prima di raggiungere Santiago, per visitare la Collegiata e soprattutto il piccolo chiostro, gioiello del romanico spagnolo. Vicini alla meta, Santiago di Campostela, si è come coinvolti dall’idea stessa del pellegrinaggio, dal dover raggiungere al

più presto la grande città santa. Al mio arrivo i raggi intensi del sole al tramonto illuminavano le guglie della immensa facciata barocca della cattedrale di Santiago, costruita in origine nel 1060 su una chiesa più antica del IX secolo. Anche se il grande monumento può affascinare per la dimensione e l’architettura estremamente elaborata, a mio avviso non regge al confronto con i monumenti più semplici ritrovati sul Camino. Come tutti i centri di pellegrinaggio tanto osannati, Santiago delude: forse per il troppo fasto barocco presente nelle decine di chiese della città che hanno sepolto le originarie pietre. Ma non è la meta che conta, dice la mia antica guida del 1200, ma il lungo peregrinare; la strada percorsa e da

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Un campo di papaveri vicino a Burgos.

La galleria del piano terra del chiostro di San Domingo. percorrere ancora sulla via del ritorno, che non deve mai essere quella fatta in andata, gli episodi occasionali, la gente incontrata. Arrivato a Santiago non vedevo l’ora di riprendere il mio cammino lungo i paessaggi intatti della terra di Spagna, scoprire luoghi, monumenti e straordinari spettacoli naturali sempre segnati con estrema precisione sul mio libretto prezioso. Sulla via del ritorno, l’ultima scoperta è stata il Convento di Sant’Esteban de Ribas del Sil, quasi una piccola città monumentale cinta da mura e immersa tra il verde dei boschi. All’interno si trovano ben quattro chiostri che raccontano come in libro storico l’evolversi dell’arte nel corso dei secoli,

dal paleocristiano al Mudeyar (l’arabo-barocco spagnolo). Un edificio enorme abitato dal solo vecchio custode di settantacinque anni. Le celle del convento, intorno al 1000, ospitavano oltre mille monaci provenienti da ogni parte del mondo che studiavano nelle otto biblioteche del complesso religioso. Superata Madrid, tra la Castiglia e la Mancia, consiglio vivamente una visita alla “ciudad encantada” nei pressi di Cuenca: uno spettacolo naturale di strane conformazioni rocciose di colore rosso arancio, con strade ed edifici fantastici modellati da secoli di vento tra campi sterminati di girasoli gialli.

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La cappella di San Juan De La Pena sotto una perenne cascata d’acqua. A fianco la cattedrale di Santiago di Campostela.

Da sinistra: le due gallerie del Chiostrop di Santo Domingo. A fianco: il convento fortificato di San Esteban De Ribas Del Sil. Nell’ultima foto a destra: case a Cuevarrubias.

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LA TOSSE

D’ESTATE FA CENTRO TORNA L’ESTATE E LA TOSSE COME DA TRADIZIONE, ESCE DALLA STORICA SEDE DI PIAZZA RENATO NEGRI PER PORTARE ALL’APERTO I SUOI SPETTACOLI Le scene sono firmate da Luigi Ferrando che trasformerà il centro di Genova in un bazar mediorientale, dove il pubblico potrà liberamente girare tra i banchetti e ascoltare le storie dei suoi protagonisti. Tra il pubblico anche due spettatori particolari: un anziano turista inglese, interpretato con la giovane e bella nipote, Guendalina la cui straordinaria somiglianza con Sherazade le procurerà molti guai e una straordinaria avventura. Tutti conoscono l’antefatto delle Mille e una notte: il re persiano Shahriyar, convinto che tutte le donne prima o poi tradiranno i propri mariti, decide di uccidere ogni giorno una nuova fanciulla al termine della prima notte di nozze; terminate tutte le fanciulle da marito del regno, il re ordina al suo fidato gran visir di dargli in sposa la figlia Sherazade.

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a mercoledì 3 a sabato 13 luglio (ore 21.15 – domenica e lunedì riposo) saranno i vicini giardini Luzzati, nel cuore del centro storico, a ospitare Il Gran Bazar de le mille e una notte, lo spettacolo estivo a stazioni di Amedeo Romeo e Emanuele Conte, diretto da quest’ultimo e interpretato dagli attori della compagnia della Tosse, che daranno vita ai bizzarri venditori del Gran Bazar, mentre i testi e le musiche delle canzoni dello spettacolo sono composte da Giua.

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Teatro della Tosse

Come si può facilmente immaginare, il Gran Visir precipita nel più nero sconforto finché, per caso, non si trova davanti Guendalina. E’ la soluzione di tutti i problemi! Non deve fare altro che organizzare il rapimento e consegnare la giovane sconosciuta al terribile Shahriyarr. Lo zio di Guendalina, naturalmente non si darà per vinto, e si aggirerà nel nostro gran bazar insieme agli spettatori, alla ricerca della nipote e nel tentativo di raccogliere quante più possibili piastre d’argento, grazie alle quali spera di poter riscattare la ragazza. A contendere le monete all’anziano turista ci saranno i mercanti del gran bazar: due venditori di uccelli in lutto per la morte della loro preziosa cocorita parlante; una mercante di stoffe impegnata nella danza dei sette veli in omaggio alla dea madre Ishtar; un’astrologa immersa tra le teste mozzate dei suoi maestri; un barbiere troppo loquace e il suo cliente frettoloso; un venditore di promesse, molto simile ai promotori finanziari dei nostri giorni; una fruttivendola fatta a pezzi; un liutaio pazzo; un mercante di tappeti che alla fine svelerà allo zio la verità sul rapimento di sua nipote. Ancora una volta uno spettacolo in cui si mescoleranno alto e basso, oriente e occidente, musica, danza, immagini e teatro, nello spirito dei grandi racconti fantastici delle Mille e una Notte.

INFORMAZIONI da mercoledì 3 a sabato 13 luglio 2013 ore 21.15 (domenica e lunedì riposo) La Fondazione Luzzati- Teatro della Tosse ai Giardini Luzzati in IL GRAN BAZAR DE LE MILLE E UNA NOTTE uno spettacolo di Emanuele Conte e Amedeo Romeo regia di Emanuele Conte scene Luigi Ferrando costumi Bruno Cereseto luci Danilo Deiana canzoni Giua con Enrico Campanati il Gran Visir Nicholas Brandon il turista inglese Viviana Strambelli Guendalina Alberto Bergamini e Pietro Fabbri il barbiere taciturno Aldo Ottobrino Il libraio Rita Falcone L’astrologa Alessandro Damerini e Sara Cianfriglia L’uccellatore uccellato Bruno Cereseto Il burattinaio Alessandro Bergallo Il venditore di illusioni Susanna Gozzetti La sensale Marcello Liguori Il suonatore di oud direttore di scena: Roberto D’Aversa, fonico: Massimo Calcagno, capo elettricista Danilo Deiana, elettricista Matteo Selis, capo macchinista Marco Lubrano, macchinisti Davide Guido e Fabrizio Camba, attrezzista Renza Tarantino, costruzioni Carlo Garrone, pitture di scena Paola Ratto e Valentina Albino, sarte Anna Romano e Daniela De Blasio BIGLIETTI: intero € 15; ridotto € 13 ridotto € 8 (ragazzi fino a 14 anni)

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teatro Stabile

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LE SFUMATURE ESOTICHE

DELL’HIBISCUS L’IBISCO È UNA BELLISSIMA PIANTA ORNAMENTALE MA PETALI E FOGLIE HANNO ANCHE NOTEVOLI PROPRIETÀ CURATIVE

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l fiore dell’ibisco è una splendida composizione in colori accesi e al tempo stesso delicati, simbolo dei paesi caldi e tropicali, esotico ed elegante. Le specie più utilizzate come piante ornamentali sono le numerose varietà di Hibiscus syriacus, rustiche e resistenti al freddo, a foglie decidue, fioritura estiva con fiori colorati di bianco, rosa, viola e lilla, coltivate anche ad alberello; e le varietà di Hibiscus rosasinensis, che vengono coltivate in piena terra solo nelle zone a clima invernale mite, con foglie ovali persistenti, di colore verde scuro lucido, fiori ad imbuto di colore rosso smagliante, che fioriscono uno alla volta dalla primavera all’estate. L’Hibiscus syriacus viene utilizzato nei giardini e in vaso sui terrazzi, come alberelli isolati o per la formazione di siepi fiorite; l’Hibiscus rosa-sinensis può essere coltivato nei giardini solo nelle zone a clima mite, mentre nelle zone con inverni rigidi viene coltivato in vaso e ritirato in serra all’inizio dell’autunno. Le sue proprietà farmacologiche sono state confermate dalla ricerca moderna: funge da antisettico, astringente, colagogo, emolliente, digestivo, diuretico, purgativo, refrigerante, resolvente, calmante, stomachico e tonico. Tutte le parti della pianta sono utili dal punto di vista medicinale. Le foglie sono emollienti, diuretiche, refrigeranti e sedative, mentre i petali, i semi ed i calici maturi presentano le proprietà diuretiche e antiscorbutiche. I frutti sono antiscorbuto. Le radici amare sono usate come aperitive e tonico, ma hanno spiccate qualità emollienti, anche come rimedio alla tosse. I fiori dell’ibisco fanno lo shampo eccellente. In Polinesia, da sempre, l’ibisco è portato tra i capelli dalle ragazze; i ragazzi invece sono soliti appoggiarne un fiore sull’orecchio destro, se sono fidanzati, sull’orecchio sinistro, se sono “liberi”. Gli Hibiscus desiderano posizioni soleggiate e calde, sufficientemente umide, sono poco esigenti per il tipo di terreno, purché fertile e fresco, l’Hibiscus syriacus resiste bene ai periodi siccitosi e al freddo, necessita solo di frequenti potature per mantenere la forma compatta dei cespugli. Ha portamento eretto, ben ramificato, la corteccia è grigia, liscia, tende a divenire rugosa e profondamente segnata con il passare degli anni. Il fogliame è di forma ovale, presenta tre lobi di forma varia, più o meno evidenti a seconda dell’esemplare; di colore verde medio, le foglie sono seghettate. Dalla primavera inoltrata fino ai freddi autunnali produce, all’apice dei fusti, grandi fiori solitari, a forma di

campana, di colore vario, nei toni del rosa, del bianco e del viola, con gola in colore contrastante; esistono numerose coltivazioni di ibisco, con fiori dai colori più vari, ed anche a fiore doppio o stradoppio. Queste piante hanno uno sviluppo abbastanza vigoroso, quindi è consigliabile potarle dopo la fioritura, prima dell’arrivo dell’inverno ed intervenire anche a fine inverno, levando i rami eccessivamente rovinati e disordinati; la potatura a fine inverno ha anche il vantaggio di favorire lo sviluppo di nuovi rami, che porteranno i fiori. Ai fiori seguono i frutti, grosse capsule semilegnose, di forma ovale, che contengono i semi. Ama molto il sole ed il caldo, predilige posizioni molto luminose, esposte direttamente ai raggi solari e ama le estati molto calde e lunghe. Può sopravvivere anche in condizioni avverse, anche se l’ombra causa scarse fioriture, così come un’estate molto fresca. Queste piante non temono il freddo e possono sopportare senza problemi gelate intense anche di lunga durata, anche se può capitare che alcuni dei rami dissecchino a causa del freddo.

Hibiscus Sinensis. Questa varietà gela durante l’inverno

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In Genova Promotion

CELLE LIGURE

di Giulio Conchin

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eravigliosa cittadina tra profumate ginestre, macchie di rosmarino e ulivi, Celle Ligure risalta anche per la varietà dei suoi scenari, suggestivi panorami a picco sul mare, contornati da una vera macchia mediterranea, una ricca flora, il sole e un mare tra i più belli della costa ligure: una deliziosa bomboniera turistica della riviera di Ponente. Il territorio di Celle Ligure è situato sulla costa della Riviera delle Palme, in un’insenatura tra la punta dell’Olmo e quella della Madonnetta. È diviso in due parti distinte: a levante dai Piani di Celle, il territorio balneare e con caratteristiche moderne; a ponente la borgata del centro storico, delizioso fulcro dai colori mediterranei, con un’immagine ordinata e curata. I suoi negozi, ristorantini e locali rallegrano la vita stessa del borgo antico. I due confini sono uniti dalla passeggiata a mare, il caratteristico lungomare “Crocetta”, ricavato dalla dismessa linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, riportata a monte nella parte più interna. Il territorio comunale, oltre al capoluogo di Celle Centro, è costituito dalle frazioni Boschi, Cassisi, Costa, Ferrari, Natta, Piana, Pecorile, Sanda e Terenin che sviluppano una superficie territoriale di circa 10 chilometri. Detti territori, sicuramente anch’essi da visitare, ubicati nel pieno verde del primo entroterra, offrono scorci meravigliosi con vedute panoramiche del centro di Celle, come cartoline a fondo perso nell’immenso mare azzurro e trasparente che lambisce la costa. L’entroterra cellese offre la possibilità di gustare i tipici prodotti locali e liguri in suggestivi ristoranti e locali da degustazione come l’olio, i formaggi, il pesto, i vini come il tipico Nostralino bianco o rosato, proveniente da uvaggi di vitigni misti come il Rossese, il Pigato, il Vermentino, Barbera e Grignolino. Importante stazione climatica balneare e meta di un turismo “nobile”, Celle Ligure, collega il capoluogo di provincia ligure che dista circa una quarantina di chilometri e la città di Savona a otto chilometri. Dopo lunghissimi anni di podesterie, dopo la caduta della Repubblica di Genova avvenuta nel 1797 sull’onda della rivoluzione francese a seguito della prima campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, finalmente nel 1927 anche il territorio cellese passerà sotto la costituita Provincia di Savona, dove assunse l’odierna denominazione di. Ogni anno, soprattutto nella stagione estiva, si svolgono importanti eventi come il “Meeting Arcobaleno“ (incontro internazionale di atletica leggera), la mostra internazionale di cinema indipendente, la rassegna di artigianato «Mand’Ommu» (mano d’uomo) con degustazioni e incontri collaterali, la tradizionale sagra di S. Lorenzo con specialità tipiche come le melanzane ripiene e le famose focaccette di patate, la sagra del pesce azzurro, la manifestazione “That’s Aromi”, l’Arte in cartella, Giochiamo Insieme (due giorni di sport, giochi e solidarietà finalizzata alla raccolta di fondi per l’Associazionene Famiglie SMA pro SAPRE). Celle ha ottenuto la Bandiera Blu per la prima volta nel 1989, l’European Energy Award (stumento per la promozione ed il controllo della politica energetica Comunale), nel 2011 è stato tra i vincitori del premio Ecocomune e infine dal 2004 aderisce al programma ECOSCHOOLS, progetto europeo di educazione certificazione ambientale rivolto alle scuole, ideato e promosso dalla FEE (Federation for Enviromental Education). Sul territorio si contano circa ventidue tra hotel alberghi e residence, di cui 16 tre stelle, 4 due stelle, 2 una stella, ed 1 residence a due stelle Celle Ligure conta 5340 abitanti ma durante l’estate arriva a ospitare 44.000 persone, che possono tranquillamente soffior-

nare in un territorio sano, elegante, tranquillo e curato grazie all’operato di tutte le pubbliche amministrazioni, dal Comune presieduto dal primo cittadino il Sig. Sindaco Renato Zunino e dai suoi collaboratori, dalla Stazione dell’Arma dei Carabinieri coordinata dal Comandante Maresciallo Sig. Michele Valerio e dai Suoi subalterni e dal locale Corpo di Polizia Municipale con l’importante Direzione e relativo Comando del Comandante Antonio Parodi; nato a Celle Ligure il 25 Luglio 1952, diplomato presso l’Istituto Nautico di Genova, si è imbarcato in qualità di 2° Ufficiale nella nostra Marina Mercantile nel 1976, quindi trascorsi cinque anni di rapida carriera entra nel Corpo dei Vigili Urbani in qualità di semplice Agente stagionale, guadagnandosi nel 1977 l’inserimento fisso che lo conduce meritatamente a essere Comandante dal giugno del 1994. Il Comandante, che coordina otto collaboratori, è una persona che riporta un po’ al concetto del vero «poliziotto di quartiere»; nonostante il grado, ancor oggi, oltre a svolgere tutte quelle mansioni che gli competono, lo si può tranquillamente trovare fin dalle prime ore della giornata sul territorio a controllare, ispezionare e valutare l’ordine del giorno su tutto il territorio di competenza, svolgendo oltre ai compiti amministrativi un ruolo molto importante ma spesso dimenticato, l’assistenza al cittadino o turista, con un modo professionale e cordiale di porsi nei confronti di tutti. Un cordiale ringraziamento alla Sig.ra Irene Patrone dell’ufficio Informazione e Accoglienza Turistica ed al Sig. Antonello Lauro dell’ufficio Relazione Pubblica.

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Quattro canali, la tecnologia più avanzata, palinsesti completi. Per non stancarsi mai di guardare. ANTENNABLU (Canale 16) è l’emittente generalista. Copre tutti gli argomenti: informazione, programmi di medicina e salute, programmi di wellness e benessere, cucina, motori, viaggi con reportage da tutti i Paesi del mondo, documentari sulla natura, documentari sulle zone della Liguria, film d’autore in bianco e nero, musica con filmati dai più bei club del mondo con interviste ai migliori DJ del momento. ANTENNABLUeventi (Canale 173) ha come tema tutto ciò che è avvenimento: sport, fiere, il Salone Nautico, eventi nei locali più interessanti della liguria, concerti, rappresentazioni, inaugurazioni di locali e rappresentazioni teatrali. ANTENNABLUsport (Canale 632) offre filmati su quasi ogni sport: il campionato nazionale seria A di basket, il campionato mondiale di sci freestyle su sci e tavola, spettacolari filmati di evoluzioni sulla neve, sci alpinismo in tutte le maggiori località del mondo, il campionato mondiale di surf maschile e femminile dalle spiagge più belle. Inoltre, free surf in piscina, gare di moto d’acqua e tanto altro. ANTENNABLUmare (Canale 633) parla del mare in tutte le sue declinazioni, sia dal punto di vista scientifico che da quello paesaggistico, senza contare gli specifici appuntamenti sui porti liguri sia commerciali che diportistici. Programmi di approfondimento e speciali, quindi, dedicati alla nautica e alla sua economia, al Salone, alle barche e al loro rimessaggio. Per concludere, una serie di programmi dedicati alla subacquea soprattutto ligure, anche se non mancano il Mar Rosso e i Caraibi.

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TOM TOM CLUB, MINISTRI, CODY CHESNUTT, MOTEL CONNECTION: TUTTI AL PORTO ANTICO PER LA NUOVA EDIZIONE DEL FESTIVAL GENOVESE, A QUINDICI ANNI DALL’ESORDIO

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Eventi al Porto Antico

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ieci live e cinque dj-set per la nuova edizione del Goa Boa, che animerà l’estate del Porto Antico a Genova. Tra i nomi di punta i Tom Tom Club di Tina Weymouth e Chris Frantz, storico gruppo formato nel 1980 dalla base ritmica dei Talking Heads, e Cody ChesnuTT, uno degli esponenti più autorevoli del nuovo soul di inizio millennio, autore della celebre “The Seed” resa famosa dai The Roots; ma anche i milanesi Ministri, arrivati al quarto disco e ormai tra le realtà rock più affermate dello stivale, il rapper Fedez, i Motel Connection, Zibba e Almalibre, i Venus. Giovedì 11 luglio sarà il turno di Chesnutt, venerdì 12 luglio toccherà ai Tom Tom Club e il 13 suoneranno i Motel Connection, la band composta da Samuel, voce dei Subsonica, Pisti e Pierfunk, ex-bassista dei Subsonica. In quindici anni di attività, il festival itinerante dell’estate genovese ha ospitato artisti internazionali di grande caratura, spesso appartententi a realtà fuori dall’immediato mainstream musicale, animando spazio come l’Area Centrale di Campi, Ponte Parodi, le Acciaierie di Cornigliano o i Giardini Baltimora. L’elenco è lungo: Subsonica, Bluvertigo, Marlene

Kuntz, Cornershop, Modena City Ramblers, 99 Posse, Ustmamò, Carmen Consoli, Meganoidi, Lamb, Godspeed You! Black Emperor, Manu Chao, Emir Kusturica, Divine Comady, Elisa, Tricky, Transglobal Underground, Cornelius, Lali Puna, Ska-P, Negrita, Kings of Leon, Caparezza, Skin, Phoenix, Daniel Johnston, Beck, Kings of Convenience, Antony and the Johnsons, LCD Soundsystem, Offlaga Disco Pax, Roy Paci, Afterhours, Laurie Anderson, George Clinton & Parliament, Gogl Bordello,Verdena, Mario Biondi, Bugo, Ex Otago, Luci della Centrale Elettrica… un parterre di prim’ordine promosso negli anni dall’Associazione Psyco, che fin dai primi anni Ottanta ha sostenuto la nuova musica italiana in tutte le sue manifestazioni accogliendo i fermenti più vivaci di quella estera, prima con i dieci anni dello Psyco Club, poi con i quattro anni al Teatro Albatros. Una formula che ha sempre vissuto in prima persona il rapporto con la città e i suoi spazi, raccontandoli in un’ottica nuova.

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TOM TOM CLUB, UN COCKTAIL TUTTO DA BALLARE I Tom Tom Club hanno riscosso subito un successo con la pubblicazione dei singoli Wordy Rappinghood e Genius of Love, entrambi estratti dal loro eponimo album d’esordio Tom Tom Club, pubblicato dalla Sire negli Stati Uniti e nel resto del mondo dalla Island Records nel 1981. Entrambi i singoli hanno ottenuto un buon successo commerciale così come il primo disco, accolto bene dal pubblico del nord Europa e degli Stati Uniti. La promozione del primo disco del gruppo si è conclusa con l’estrazione del terzo e ultimo singolo Under the Boardwalk, che ha ottenuto un discreto successo nella classifica dance statunitense. Successivamente, nel 1983, hanno pubblicato il secondo album Close to the Bone. Accompagnato dai singoli The Man With The Four Way Hips, di grande successo nella classifica dance statunitense, e Pleasure of Love, il disco ha ottenuto un successo inferiore rispetto al precedente, pur riuscendo a comparire nelle classifiche di Stati Uniti, Svezia e Nuova Zelanda. Dopo cinque anni di assenza dalle scene, nel 1988 hanno pubblicato il loro terzo album di inediti, Boom Boom Chi Boom Boom, promosso dai singoli Don’t Say No e Suboceana. Il disco non ha riscosso il successo sperato, piazzandosi appena alla posizione numero 114 della classifica statunitense, tuttavia il singolo Suboceana ha riscosso un discreto successo nelle classifiche dance. Il 1992 ha visto la pubblicazione del quarto album di inediti del complesso, intitolato Dark Sneak Love Action. L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo Sunshine and Ecstasy. Dopo The Good, The Bad, and the Funky, nel corso degli anni duemila, il gruppo non ha prodotto nuovo materiale discografico inedito; nel 2003 è stato pubblicato il disco dal vivo Live @ the Clubhouse, mentre nel 2009 sono uscite le ristampe rimasterizzate e aggiornate dei primi due dischi del gruppo. Nel 2010 è stata pubblicata una raccolta delle canzoni più note della band, intitolata come una delle loro canzoni più note, Genius of Love. Nel 2012 sono tornati con un nuovo album di inediti, Downtown Rockers.

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Eventi al Porto Antico IL NEO SOUL DI CODY CHESNUTT Il suo esordio discografico è avvenuto nel 2002 con l’album The Headphone Masterpiece, uscito per la Ready Set Go. Ha raggiunto però il successo su scala internazionale nel 2003, con la pubblicazione di una nuova versione del brano The Seed contenuto nel suo primo disco e reinciso insieme ai The Roots, che lo hanno a loro volta inserito nel loro album Phrenology (con il titolo The Seed 2.0). Il singolo ha scalato le classifiche europee nell’estate 2003 e ha reso noti al grande pubblico sia Chesnutt che gli stessi The Roots, i quali hanno anche partecipato, in Italia, al Festivalbar di quell’anno. Sempre nel 2003 è stato pubblicato anche il singolo The World Is Coming. Nel 2008, a cinque anni di distanza, ha collaborato una seconda volta con i The Roots incidendo con loro il brano Becoming Unwritten e nello stesso anno ha inoltre pubblicato un nuovo singolo, Afrobama. Due anni dopo è uscito un ulteriore singolo, Come Back like Spring, e l’EP Black Skin No Value. Il suo ultimo album, Landing on a Hundred, è uscito nel 2012.

MINISTRI, FUORI DAI TEMPI BUI Federico Dragogna (paroliere, chitarra e cori), Davide Autelitano (voce e basso) e Michele Esposito (batteria) si conoscono al liceo e nel 2005 formano il gruppo con un amico tastierista. Il nome del quartetto era inizialmente Ministro del Tempo. Poco tempo dopo il tastierista lascia il progetto, che vede il trio continuare a calcare palchi e a partecipare a concorsi per tre anni, cercando di portare la propria musica a più orecchie possibili. Si trova poi un accordo con la casa discografica Otorecords, che permette alla band, cambiato il nome in Ministri, di incidere il primo album, I soldi sono finiti. L’album, pubblicato nel novembre 2006, cui partecipa anche la Maninalto! Records dei Vallanzaska, è caratterizzato da diverse particolarità: sopra la copertina di ogni cd viene inserita una moneta da 1 Euro: un tentativo provocatorio di sensibilizzare i “consumatori” di musica sulla crisi discografica in atto. Il 6 febbraio 2009 esce l’album Tempi bui, dal quale è stato tratto un singolo omonimo ed un relativo video, seguito da quello di Bevo, il secondo singolo della band, uscito all’inizio dell’estate 2009 e abbinato a ben due versioni di videoclip. A fine estate 2009 esce La faccia di Briatore, terzo singolo della band, seguito a ottobre da E se poi si spegne tutto. Il gruppo, che ha suonato in giro per tutta Italia da febbraio a settembre 2009, ha aperto il 31 agosto dello stesso anno il concerto dei Coldplay allo Stadio Friuli di Udine. Il terzo album dei Ministri, dal titolo Fuori, è uscito il 12 ottobre 2010 ed ha debuttato alla 15ª posizione della classifica ufficiale FIMI degli album più venduti in Italia. Il primo singolo, Il sole (è importante che non ci sia), è stato reso disponibile su YouTube il 10 settembre come WebVideo, mentre il video del singolo ufficiale Gli alberi anticipa il disco ed è stato pubblicato il 20 settembre in rotazione sulle principali reti musicali. Successivamente viene anche pubblicato il brano Noi fuori. Il 12 marzo 2013 è uscito il nuovo album della band, che si intitola Per un passato migliore pubblicato da Godzillamarket in licenza per Warner Music.

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L’ANTICO “BORGHETTO” FU UNO DEI PRINCIPALI SNODI DEL POTERE NELLA GENOVA DEL MEDIOEVO, FINO ALL’AVVENTO DI ANDREA DORIA

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SAN MATTEO: NEL CUORE DEI DORIA

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pochi passi dal clamore di Piazza De Ferrari, centro nevralgico della Genova moderna con Palazzo Ducale, il palazzo della Regione, il Carlo Felice, pulsa il cuore della Genova medievale. Piazza San Matteo è stata infatti il centro della consorteria di una delle più illustri famiglie genovesi, quella dei Doria. La collocazione era strategica rispetto al tessuto urbano della città poiché si trovava in un punto nodale, al centro del complesso delle maggiori consorterie nobiliari, tra San Lorenzo, Soziglia, Luccoli. Inizialmente il borghetto si estendeva da San Matteo sino alle Mura Carolingie, presso la porta di Serravalle (attuale zona di via Tommaso Reggio), controllando l’uscita della città da questa parte. Inserito nel circuito delle Mura del Barbarossa, il borgo controllava il centro cittadino. La seconda sistemazione della seconda metà del Duecento della piazza corrisponde a quella attuale, pur con le modifiche interne dei vari edifici. In essa il borgo si restringe, con la vendita di alcune case ad Alberto Fieschi verso la porta di Serravalle, e poi di altre al Comune; questo gruppo di case viene a costituire il nucleo di partenza del nuovo palazzo Ducale. Nella piazza doriana sorgono i nuovi palazzi. Sono costruiti, fra gli altri, il palazzo di Lamba Doria, vincitore di Curzola, il palazzo di Branca Doria, padrone del Giudicato di Torres, il palazzo di Domenico Doria; quindi si ricostruisce completamente la chiesa nel 1278, arretrandone la facciata rispetto alla precedente chiesa romanica del 1125, la quale viene completamente demolita. La nuova chiesa, più grande della precedente, si realizza nello stesso stile dei recenti palazzi, coi quali è direttamente collegata, soprattutto con quello di Branca Doria. Di essi riprende il paramento a strisce bianche e grigie, alternanza di marmo e pietra di Promontorio, le arcate ogivali, a sottolineare il suo ruolo di centro prestigioso della consorteria. Infine il chiostro, a sinistra della chiesa e dietro palazzo di Branca Doria, realizzato nel 1308-1309. La nuova piazza creata dall’arretramento della chiesa assume la forma del quadrato, mostrando in ciò una volontà di maggiore razionalizzazione dello spazio disponibile. Inoltre arretrando la chiesa, la sua facciata data la pendenza del terreno, benché di altezza minore rispetto ai palazzi circostanti, non sfigura in mezzo ad essi, trovando il suo piano di terra soprelevato. La piazza viene sistemata a terrazza soprelevata, livellandola

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ad una quota superiore rispetto ai vicoli a valle, il che evidenzia anche la volontà di fornire un’espressione estetica di alto valore al complesso. Nel quindicesimo secolo i portici vengono tamponati, i nuovi portali sono ornati dalle cornici a bassorilievo e dal sovrapporta con quadro raffigurato. Di questi nel palazzo di Domenico Doria il sovrapporta di Gaggini del 1457. Viene realizzato nel 1486 l’ultimo dei palazzi doriani della piazza, quello che dopo il 1528 sarà donato ad Andrea Doria come Padre della Patria; esso corrisponde alla tipologia palaziale locale rinnovata dalle maestranze Antelamiche. Per i primi due piani sono presenti tre balaustre tra loro simili, con elementi a rocchetto piuttosto panciuti fissati sia al basamento che alla cimasa, alivello del penultimo piano si trovano due balaustre con elementi a colonnina simili al parapetto della loggiata superiore. Le modifiche del XVI secolo sono principalmente legate al ruolo avuto da Andrea Doria, prima come Padre della Patria e quindi come mecenate che introduce in Genova le nuove forme rinascimentali. La chiesa di San Matteo viene rivestita all’interno di marmi e affreschi, per volere di questo principe. Gli artisti qui chiamati sono Giovanni Angelo Montorsoli autore della copia della Pietà di Michelangelo, Giovambattista Castello detto il Bergamasco e Luca Cambiaso. Nei secoli successivi, i palazzi dei Doria ospitano al loro interno collezioni di opere d’arte, od anche sono affrescati dai maggiori artisti del periodo, ad esempio da Bernardo Strozzi (palazzo di Branca Doria). Il palazzo di Giorgio Doria che, situato poco a monte della piazza, si estende dalla chiesa di San Matteo alla piazza di San Domenico (poi piazza De Ferrari), muta di proprietà. Dopo una prima opzione di utilizzarlo come palazzo di pubblica utilità, viene acquistato dal Duca di Galliera, Raffaele De Ferrari. La chiesa viene restaurata a partire dal 1910, lavori controllati dalla Sovrintendenza dell’architetto Alfredo d’Andrade, in collaborazione col Comune, di cui l’assessore alle Belle Arti Gaetano Poggio avviava un intervento di ripulitura della facciata. Ripristinava anche l’arco di accesso alla piazza del chiostro, tamponato nel corso dei secoli. Proseguì questi interventi Orlando Grosso, direttore della Commissione Comunale delle Belle Arti verso gli anni trenta, e nel 1930 avviò il restauro della stessa chiesa. La sistemazione a terrazza della piazza, di cui resta il selciato in mattoni del XVII secolo, pur ripristinato attorno al 1990, subisce nel 1935 una variante nella sostituzione delle due scalette di accesso originarie sul lato a valle con una unica scalinata che ne occupa tutto il lato. Alcuni palazzi della piazza, la chiesa ed il relativo chiostro, sono stati soggetti ad un’opera di restauro in occasione delle manifestazioni dedicate al cinquecentennario della scoperta dell’America.

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LA CHIESA DI SAN MATTEO La chiesa di San Matteo fu fondata nel 1125 da Martino Doria come chiesa gentilizia della propria famiglia e completamente modificata in forme gotiche nel 1278. Si affaccia sull’omonima piazza, che rappresenta forse l’angolo meglio conservato della Genova medioevale. L’edificio fu rinnovato a metà del XVI secolo per volere di Andrea Doria da Giovanni Angelo Montorsoli (presbiterio e cupola); e poi nel 1557-1559 su progetto di Giovanni Battista Castello (navate e decorazione, realizzata insieme a Luca Cambiaso). Della sistemazione gotica si è conservato l’interno a tre navate e, soprattutto, l’intatta facciata a strisce bianche (marmo) e nere (ardesia), tripartita da lesene incorniciate da archetti; il paramento bicromo è arricchito da un grande rosone centrale e da due bifore (prive di colonnina interna) ai lati. Nel prospetto è inserito un sarcofago tardoromano - secondo l’uso locale, attestato anche nella cattedrale di San Lorenzo - con Allegoria dell’autunno, già sepoltura di Lamba Doria, che lo riportò da Curzola (Dalmazia). Sul fianco sinistro della chiesa si trova il chiostro di San Matteo di forma quadrangolare del 1308, ad archi acuti su colonnine binate; all’interno, la cantoria, l’altare con trofei, i due pulpiti e le urne del presbiterio sono attribuiti a Silvio Cosini e a Giovanni Angelo Montorsoli (autore pure delle statue che ornano le nicchie dell’abside). Nella volta della navata centrale si trovano il Miracolo del dragone d’Etiopia di Luca Cambiaso e la Vocazione di San Matteo di Giovanni Battista Castello; da notare una Deposizione, scultura lignea di Anton Maria Maragliano, e la tomba di Andrea Doria, opera del Montorsoli, nella cripta. Sull’altare maggiore è conservato un dipinto della Sacra Famiglia con Sant’Anna di Bernardo Castello del XVI secolo; secondo la tradizione la spada conservata sotto l’altare maggiore appartenne all’ammiraglio Andrea Doria che fu donata dal pontefice Paolo III. Nell’altare a sinistra del maggiore è presente la tela del Cristo fra santi e donatori di Andrea Semino. Nella chiesa si trova un antico organo a canne barocco, costruito dall’organaro romano Antonio Alari nel 1773. Lo strumento, collocato sulla cantoria del transetto sinistro, è a trasmissione meccanica ed ha un’unica tastiera di 45 note con prima ottava scavezza ed una pedaliera a leggio scavezza di 14 pedali costantemente unita al manuale e sempre con il registro di Bassi 8’ inserito; il 14° pedale non corrisponde a nessuna nota, ma al Tamburo. Il prospetto dello strumento è composto da 23 canne appartenenti al registro di Principale 8’ formanti un’unica cuspide e suddivise in tre campi da un elaborato intaglio dorato.

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SBARCA ANCORA A SESTRI

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lla quinta edizione, ormai una conferma. Il Mojotic Festival, organizzato a Sestri Levante dall’omonima associazione, è riuscito anche quest’anno a mettere insieme un cartellone di tutto rispetto per un’estate musicale che si preannuncia caldissima, dopo i fasti dell’anno scorso (Will Oldham alias Bonnie “Prince” Billy, Patrick Wolf, Blonde Redhead). L’anteprima è stata il 29 maggio con il concerto di Adam Green, ex Moldy Peaches e nome di punta dell’Anti-folk americano. Il festival riprenderà con

una parentesi acustica e gratuita in piazzetta Dina Bellotti, dove suonerà il cantautore americano Willy Mason, mentre il 10 (nella magica cornice del Teatro Arena Conchiglia) sarà il turno della band indie-folk inglese dei Daughter, freschi del successo del loro primo, ipnotico album If You Leave, uscito a marzo per la leggendaria etichetta 4AD. Il 20 luglio in Baia del Silenzio un ritorno col botto, quello dei Baustelle che, cinque anni dopo la loro partecipazione al primo Mojotic Festival, ritornano a Sestri ormai riconosciuti come una

BAUSTELLE, TAME IMPALA, DAUGHTER I NOMI DI PUNTA PER LA QUINTA EDIZIONE DEL FESTIVAL CHE PORTA LA GRANDE MUSICA IN BAIA. E IL 3 AGOSTO TUTTI A BALLARE «IN SILENZIO» CON SHHH!13 SILENT DISCO Mojotic.indd 74

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Speciale Riviera delle più importanti band italiane, per presentare l’ultima fatica, Fantasma. Sabato 3 agosto tutti a ballare in baia con Shhh!13 Silent Disco, evento ormai imperdibile dell’estate rivierasca: cuffie wireless sintonizzate sulla propria musica preferita, scelta tra due consolle, e migliaia di ragazzi che ballano a piedi nudi sulla sabbia in una notte ad “impatto audio zero”. Il finale del Festival è affidato a uno dei gruppi-rivelazione dell’anno scorso, gli australiani Tame Impala: dopo l’ottimo riscontro del primo disco, Innerspeaker, gli alfieri della neopsichedelia hanno fatto il pieno di premi con il secondo album, Lonerism (album del 2012 per Rolling Stone e NME, quarto per Pitchfork), e arrivano nella città delle due baie il 13 agosto per un concerto all’ex convento dell’Annunziata che si preannuncia di grande suggestione.

BAUSTELLE: STORIE DI FANTASMI «Fantasma», sesto album in studio dei Basutelle, esce a quasi tre anni di distanza dal precedente lavoro I mistici dell’Occidente. I Baustelle hanno iniziato a progettare il disco con l’intenzione di realizzare canzoni come moderni lieder, ossia semplici composizioni per pianoforte e voce, per poi rivestirle del suono di un’orchestra sinfonica. La band si è quindi avvalsa della collaborazione di un’orchestra sinfonica di 60 elementi, la FilmHarmony Orchestra di Breslavia (Polonia). Per valorizzare al meglio la dinamica orchestrale del disco, la band ha affidato a Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa), che aveva già suonato con la sezione ad archi della FilmHarmony Orchestra quando era stato in tour con Mike Patton, la cura degli arrangiamenti orchestrali. L’album si compone di 19 tracce, di cui 6 strumentali e 13 canzoni. Le registrazioni sono cominciate nel maggio 2012 e sono state curate da Marco Tagliola e dagli stessi Baustelle. L’orchestra sinfonica è stata registrata nella Wroclaw Radio Concert Hall di Breslavia, presso il Polskie Radio Auditorium. Le altre registrazioni sono avvenute presso la fortezza medicea di Montepulciano (provincia di Siena), città d’origine della band, presso l’Europäische Akademie für Musik und Darstellende Kunst di Palazzo Ricci, sempre a Montepulciano, e presso il Perpetuum Mobile Studio di Nave (BS). Alcune registrazioni sono state eseguite con Baustelle

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l’organo a canne della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Montepulciano Stazione e presso il Duomo di Montepulciano. Il missaggio, ad opera di Marco Tagliola, è stato fatto presso il Noise Factory di Milano, mentre il disco è stato masterizzato da Giovanni Versari a La Maestà di Tredozio (FC). Si tratta del primo album dei Baustelle in cui lo stesso gruppo assume il ruolo relativo alla produzione artistica (con il contributo del sound engineer Marco Tagliola). A tal proposito, Bianconi ha dichiarato: “Volevamo toglierci lo sfizio, forse ci sentiamo più sicuri, volevamo anche che ci fosse la nostra visione musicale a trecentosessanta gradi senza nessuno che facesse da filtro. In questo modo non c’è nessuna figura a cui delegare la responsabilità… e infatti è un lavoro grosso e importante che si traduce anche in ansie e fatica, ma va bene così.”. In quattro brani, ossia Maya colpisce ancora, Cristina, Radioattività e Il finale, ha collaborato come compositore Diego Palazzo degli Egokid. Si tratta di un concept album dedicato al tema del tempo. Il Fantasma del titolo, infatti, come affermato da Francesco Bianconi in un’intervista, “sintetizza la nostra idea di tempo: è il passato che appare nel presente. Ma oggi anche il futuro è un fantasma, non ha contorni definiti che avrebbe avuto 25 anni fa. La parola fantasma evoca infinite suggestioni, da Edgar Allan Poe al Canto di Natale di Dickens, passando per la grafica della copertina, che si rifà ai film horror di quarant’anni fa. Ma il solo fantasma di cui avere paura è dentro di noi”. Altri temi trattati sono l’amore, l’assenza, la morte, la spiritualità e i temi sociali in generale. Essendo presente un arrangiamento orchestrale, sono numerosi i riferimenti musicali relativi alla musica classica, in particolare ad autori del Novecento come Igor Stravinskij, Gustav Mahler, György Ligeti e Richard Wagner, ma anche alla cosiddetta

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Speciale Riviera musica concreta. Vi sono inoltre accenni alla musica barocca (in Diorama). Non mancano i riferimenti alle colonne sonore dei film western italiani degli anni settanta e dei film horror, quindi alla musica del maestro Ennio Morricone, che compose musiche per i film di Sergio Leone e Dario Argento (in particolare, l’intro Fantasma (Titoli di testa) richiama il tema de L’uccello dalle piume di cristallo). Inoltre, per l’estensione canora baritonale di Bianconi e per i testi, il disco richiama alla musica d’autore di grandi del passato come Piero Ciampi e Fabrizio De André (soprattutto per i temi affrontati in Tutti morimmo a stento) La canzone L’orizzonte degli eventi era inizialmente intitolata Thursday Django, in onore a Luis Bacalov. Nel brano La natura, che è anche il primo pezzo scritto interamente da Rachele Bastreghi, si può ascoltare una rielaborazione del celebre Adagietto della V Sinfonia di Gustav Mahler, che era stato anche inserito come colonna sonora nel lungometraggio Morte a Venezia di Luchino Visconti. Daughter

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Ligourmet

I NEOASSAGGIATORI DI VINO

Paolo Massobrio è un giornalista e scrittore di successo, da alcuni decenni in prima linea per la valorizzazione e difesa dei prodotti agroalimentari e del patrimonio gastronomico nazionale. Lo stesso per i vini. Infatti, tra le molte pubblicazioni e, ancor più, libri sul genere, con Marco Gatti ha scritto «L’Ascolto del Vino»: un’utile manuale di degustazione con la segnalazione delle migliori cantine italiane. Un testo che, passando dallo scritto alla pratica, è usato nei corsi indetti da Papillon, associazione creata e presieduta dallo stesso Massobrio. Per quanto riguarda la Liguria, l’ultimo corso sul vino titolato «L’Ascolto del Vino» è stato promosso dall’Accademia dei Sapori (Centro di Formazione e Cultura Enogastronomica) con sede nella prestigiosa Villa Spinola Grimaldi di Lavagna. Il dinamico Fabio Bongiorni che la presiede ha già all’attivo numerose iniziative di successo tra cui, nel settore agroalimentare, mercatini di prodotti di qualità in varie città italiane e corsi professionali di cucina. Il Corso L’Ascolto del Vino, un percorso didattico per la degustazione e conoscenza del vino di Paolo Massobrio e diretto dal sommelier Antonio Marin, si è articolato in 10 lezioni. 1a Introduzione al corso: Cos’è il vino? La storia, il vino oggi, le parole del vino, la piramide della qualità. 2a La degustazione prima parte: I sensi, analisi visiva, scala cromatica della colorazione dei vini, analisi olfattiva, le famiglie aromatiche, analisi gustativa e tattile, i principali difetti dei vini, le condizioni per la degustazione. 3a La degustazione seconda parte: Analisi gustativa e tattile, i principali difetti dei vini, le condizioni per la degustazione. 4a Gli strumenti del vino: Bottiglie, tappi, cavatappi e bicchieri, l’etichetta, il servizio del vino, la sequenza dei vini, la scelta del vino, la conservazione del vino. 5a La vite e il vino: La vigna, il terroir, vitigni d’Italia e del mondo, il mosto e i suoi elementi. 6a I luoghi del vino: Qualche numero sul vino, le regioni vitivinicole italiane, i grandi vini italiani, le regioni vitivinicole nel mondo, i grandi vini nel mondo. 7a La vinificazione prima parte: I principali componenti dei vini, i macrocomponenti primari della fermentazione, i componenti secondari, i composti volatili del vino, l’anidride solforosa, vinificazione dei rossi e rosati.

LEZIONI DI VINO ALL’ACCADEMIA ALL’

Luigi Chiappe, Patrizia Ciampolini, Antonio Corrao, Franco Nerini Fuso*, Grazia Lunaccio, Marco Massa, Myroslava Marinich, Claudia Negri*, Paola Piazzi, Giuseppe Porcile, Federica Ruozzi*, Anna Zanelli. (* i nomi con l’asterisco non hanno partecipato alla cena didattica).

8a La vinificazione seconda parte: Vinificazione dei vini bianchi, affinamento e maturazione in botti e barriques, vinificazione degli spumanti, vini speciali. 9a L’abbinamento cibo-vino: La scelta del vino, i criteri generali di abbinamento, casi specifici di abbinamento, gli abbinamenti difficili, nuovi orizzonti. 10a Cena didattica: Abbinamento cibo-vino. I piatti sono stati elaborati dal noto chef Alessandro Dentone. Docenti, Antonio Marin, Gionata Venesio e chi ha scritto. Dalla prima alla nona lezione, i corsisti eseguivano la degustavano guidata di due vini, mentre nell’ultima, valutavano rispettivamente piatti e vini, esprimendo commenti e giudizi. Al termine del Corso, la consegna del diploma ai soddisfatti corsisti, fatta dal patron dell’Accademia dei Sapori Fabio Bongiorni e dal direttore del Corso Antonio Marin.

PIATTI E VINI DELLA CENA DIDATTICA Zuppetta di ceci con ragù di seppie e pomodorini confit al nero abbinato all’Alto Adige Muller Thurgau 2011 Risotto alla crema di zucca e branzino ai profumi di Liguria abbinato al Greco di Tufo 2011 Involtino di maiale allo speck e San Stè con soffiato di patate all’olio extra vergine di oliva DOP Riviera Ligure abbinato al Chianti Rufina 2007 Bavarese all’arancia tarocco abbinato al Moscato Passito di Pantelleria 2009

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Speciale Hotel

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di Diana Bacchiaz

C

he cosa si intende per tecnologia e media? Scriveva Marshall McLuhan ne “Gli strumenti del comunicare” che “medium” è qualunque innovazione avvenga in una data epoca storica, dall’invenzione della ruota a quella della stampa. Tecnologia è tutto ciò che amplia i sensi dell’uomo, ne diventa un’estensione, li modifica. E attraverso la modificazione delle singole esistenze permea la società nel suo insieme. I media diventano allora metafore attive in quanto hanno il potere di tradurre l’esperienza in

forme nuove. Ogni estensione tecnologica ha infatti prima di tutto un effetto psico-fisico, nel senso che mentre amplia una parte del corpo o una sua funzione, ne inibisce altre, generando una sorta di “autoprotezione” spontanea e complessa. In secondo luogo, ogni estensione tecnologica comporta ripercussioni inevitabili sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente. McLuhan utilizza inoltre la metafora dello “specchietto retrovisore” per indicare l’inevitabile ritardo con cui gli individui diventano consapevoli dei mutamenti indotti dagli sviluppi tecnologici. Un ambiente diviene pienamente visibile solo quando è stato soppiantato da un nuovo ambiente: in tal modo, noi siamo sempre un passo indietro nella nostra visione del mondo. Per esempio, solo nell’epoca del motore a vapore si riesce a comprendere pienamente l’epoca delle comunicazioni a cavallo, così come il nuovo uomo “elettrico” si orienta ancora sul modello meccanico che caratterizzava l’ambiente precedente. Si verifica così il paradosso della “estensione/amputazione”. Ogni tecnologia reca in sé elementi di progresso ed elementi “narcotizzanti”, ed è proprio l’interazione tra questi due ordini di effetti a determinare nuove situazioni ambientali e, quindi, nuove dinamiche relazionali. È interessante notare le assonanze con Il sistema tecnico, famoso libro scritto da Jacques Ellul negli anni ’70 del secolo scorso (titolo originale Le systhème technicien). Pensatore poliedrico e cosmpolita, giurista di formazione, ma essenzialmente sociologo e filosofo, dopo la sua morte (Bordeaux, 1994) viene considerato uno dei padri nobili del pensiero ecologista, critico aspro e acuto del razionalismo tecnocratico occidentale. Sarebbe tuttavia un errore considerarlo unicamente un fondatore del movimento ecologista. A Ellul, infatti, dobbiamo un’analisi completa e rigorosa della tecnologia, della sua natura e delle conseguenze che essa comporta per la vita quotidiana. Nelle pagine dense delle sue opere la tecnica dà vita a un vero e proprio “sistema”, creato sì dagli esseri umani, ma da loro sempre più indipendente via via che si sviluppa. La tecnologia invade le nostre vite, riempie anche i più piccoli interstizi dell’esistenza, e ci domina senza che a essa si possano frapporre ostacoli. Non solo. Il mondo tecnologico di auto-alimenta, si autonomizza e tende sempre più a vivere tramite scambi del tutto interni ad esso.

LE INTELLIGENZE

ARTIFICIALI

INCONTRO COL PROFESSORE MICHELE MARSONET, TRA FILOSOFIA, NUOVE TECNOLOGIE E SCENARI DELLA REALTÀ Jacques Ellul è stato un sociologo e teoloE DELLA FINZIONE go francese, autore di svariati saggi sulla cosiddetta “società tecnologica”.

Il pericolo? Che il mondo tipicamente umano, quello dei sentimenti, delle emozioni, dei desideri, divenga una mera appendice dell’universo tecnologico. Per i nostri avi indipendente era il mondo naturale, oggetto non soltanto di indagini scientifiche, ma anche culla di paure e timori ancestrali. Ora tra esseri umani e Natura la tecnica in un primo tempo si frappone. Ma poi, con ritmi addirittura vertiginosi, la tecnica diviene la “vera” natura, quella originale ormai condannata a essere un fantasma di cui, spesso, non percepiamo neppure l’esistenza. Si verifica così un processo di standardizzazione e di omologazione in grado di superare ogni confine. Gli Stati autoritari tentano di impedire ai loro cittadini l’accesso libero a Internet, ma non riescono mai a realizzare il progetto sino in fondo. Troppo potenti e sofisticati gli strumenti che la tecnica ha creato. Troppo seducenti e ricolmi di promesse i richiami che essa suscita stregando le nostre menti. E, soprattutto, troppo luccicante la vita futura che la tecnica ci lascia intravedere. Resistere - ammesso che lo si

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L’intervista voglia – è inutile e pericoloso. Chi se la sente di rinunciare a un’apparizione su Facebook? La violenza mostrata su YouTube diventa un prezzo ragionevole, da pagare a fronte di tanti altri vantaggi. Naturalmente non tutti sono disposti ad accettare che le cose stiano davvero così. Infatti dire che la tecnica, formando un sistema, è divenuta autonoma, e che l’uomo, in particolare l’uomo politico, non ha più alcun potere su di essa, significa infliggere un grave colpo all’orgoglio umano. Come? La nostra creatura, la Tecnica, ci sarebbe scappata di mano? Ed in passato cosa ne pensavano i filosofi? Impossibile. Ci si rifiuta di prendere in considerazione una tale ipotesi. Proprio per questo Ellul ha sempre fatto scandalo. L’interesse dei filosofi per tali temi non è certamente nuovo. Pitagora era affascinato dal circolo e identificava strettamente la realtà con i numeri. Egli era colpito, per esempio, dal calcolo dei rapporti musicali che dimostravano come la bellezza nella musica dipendesse da relazioni matematiche corrette tra le note di una scala. Nel diciassettesimo secolo, poi, Thomas Hobbes propose una spiegazione meccanica, “computazionale”, della mente umana. Per Hobbes percezione, immaginazione e memoria potevano essere spiegate in termini di movimenti della materia secondo le leggi della meccanica. Ragionamento non è altro che “calcolare, cioè aggiungere e sottrarre, le conseguenze di nomi generali concordati per designare e rappresentare i nostri pensieri”. Nel 1642 Blaise Pascal sviluppò una delle prime macchine calcolatrici, in grado di eseguire somme per mezzo di dispositivi connessi. Più tardi, Leibniz progettò una macchina calcolatrice in grado di compiere moltiplicazioni; il filosofo tedesco credeva che asserzioni su oggetti complessi potessero essere derivate da asserzioni sui loro componenti più semplici per mezzo di un procedimento analogo alla moltiplicazione. Leibniz propose che, se si fossero potuti isolare alcuni concetti fondamentali - una specie di alfabeto del pensiero umano - tutte le verità si sarebbero potute calcolare a partire da essi. In linea di principio, ogni qualvolta gli esseri umani differissero per opinione su un qualche argomento, potrebbero sedersi e calcolare per determinare quale sia la verità sull’argomento in questione. Si tratta del celebre “calculemus” leibniziano. Nel ventesimo secolo la teoria della computazione si è arricchita e ha avuto un impatto straordinario sulla filosofia. Alan Turing, brillante matematico e filosofo inglese, ha sviluppato un’idea di computazione in termini di meccanismi matematici astratti, ora noti come “macchine di Turing”. Il suo lavoro ha permesso di penetrare in profondità la natura dei limiti della logica e della matematica. Una tesi oggi largamente accettata afferma che qualunque cosa sia computabile è computabile mediante una macchina di Turing. Se si accetta questa tesi filosofica, la computazione risulta provvista di enormi possibilità, ma anche di serie limitazioni. Qualunque computazione può essere spiegata in termini di passi semplici univocamente determinati, ma, come lo stesso Turing ha dimostrato, alcune verità non sono computabili da una macchina di Turing. Perciò il sogno di Leibniz di avere un calcolo universale, che avrebbe consentito di risolvere ogni differenza d’opinione attraverso semplici operazioni di calcolo, non può, per principio, essere realizzato. Ma che cosa e’ l’intelligenza artificiale? L’intelligenza artificiale (IA) è il ramo dell’informatica che ha ricevuto maggior attenzione da parte della filosofia nel corso degli ultimi cinquant’anni. Possiamo costruire dei calcolatori

realmente intelligenti? In un torneo di scacchi il computer Deep Blue ha sconfitto Gary Kasparov, uno dei migliori giocatori di scacchi al mondo. Una prestazione straordinaria per il calcolatore, dato che gli scacchi sono generalmente considerati uno dei giochi più impegnativi dal punto di vista

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“intelligenti”, anche se sul significato del temine in questo contesto non tutti concordano. In seguito si è appurato che il supercomputer vinse non per maggiore abilità rispetto all’essere umano che gli stava di fronte, bensì a causa di un banale bug informatico. In altre parole Deep Blue andò letteralmente in tilt e iniziò a muovere i pezzi in modo caotico. Ma andò in tilt pure Kasparov, incapace di capire la strategia che il suo avversario meccanico stava seguendo. Risultato: il campione del mondo russo perse la testa comportandosi come se avesse a che fare con un altro giocatore in carne e ossa, e non con una macchina. In seguito ci sono state altre vittorie a scacchi di computer contro umani, ma la sfida Kasparov-Deep Blue è rimasta nella storia, forse perché era la prima volta. L’aver scoperto che tale vittoria fu dovuta a un bug informatico non diminuisce affatto la sua importanza. Si è infatti aperto, da allora, un dibattito senza fine riguardante giustappunto la nostra capacità di costruire automi intelligenti. Già anticipato, del resto, dal celebre esperimento di Alan Turing negli anni ’40 del secolo scorso. Turing fu, come ho rilevato in precedenza, il vero pioniere dell’Intelligenza Artificiale. Gli esseri umani non si limitano ad agire. Hanno intenzioni, emozioni e desideri. Le macchine – per ora – no. Tuttavia altri studiosi affermano che il termine “mente” potrà infine essere eliminato quando si scoprirà in modo completo il funzionamento del cervello. Quest’ultimo è un’entità fisica, quindi osservabile empiricamente e, soprattutto, può essere sottoposto a esperimenti. La mente resta invece un ente astratto del quale sembra difficile fare a meno nel nostro linguaggio quotidiano.

Garri Kimovič Kasparov è uno scacchista e attivista russo, fino al 1992 sovietico. Grande Maestro, fu campione del mondo dal 1985 al 1991 per l’URSS e da allora fino al 2000 per la Russia. Kasparov è stato definito dalla Listverse il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi.

intellettuale. In effetti quando, nel 1997, il grande scacchista russo e campione del mondo Garry Kasparov fu battuto dal computer Deep Blue della IBM, la notizia fece sensazione. L’inattesa vittoria della macchina sembrava confermare non solo le previsioni degli studiosi dell’Intelligenza Artificiale, ma anche i contenuti di molti racconti e film di fantascienza. Tutti ricordano il celebre film “2001: Odissea nello spazio” girato da Stanley Kubrick nel 1968. Uno dei protagonisti principali è proprio il computer HAL 9000, incaricato di governare la nave spaziale su cui viaggiano gli astronauti. E’ una macchina per definizione incapace di commettere errori. Invece ne commette uno gravissimo e, per di più, se ne accorge. Temendo di essere disinserito dai suoi compagni di viaggio umani, HAL inizia un gioco sofisticato di finzioni con gli astronauti uno dei quali, alla fine, lo “uccide” staccando i circuiti. A differenza degli astronauti, il computer non era stato informato circa il vero obiettivo della missione: indagare su una trasmissione aliena diretta verso l’orbita del pianeta Giove. Però a un certo punto diventa, per così dire, autocosciente nel senso di rendersi conto di ciò che sta facendo, e tenta a tutti i costi di salvaguardare la missione pur ignorandone i veri scopi. La lotta tra “lui” e gli astronauti diventa frenetica e, alla fine, si sente la voce (artificiale) del computer che si spegne poco a poco. Nulla di così emozionante nella partita che Kasparov perse contro Deep Blue. Profonda invece l’impressione generale, poiché l’esito sembrava dar ragione a coloro che credevano – e ancora credono – alla possibilità di creare computer

Che rapporti ci sono tra cinema e filosofia? I rapporti tra cinema e filosofia non sono mai stati particolarmente stretti. E’ possibile intravedere spunti filosofici – spesso inconsapevoli – in numerosi film. Il già citato “2001: Odissea nello spazio” e “Solaris”, per esempio, fanno riflettere sul possibile conflitto tra macchine ed esseri umani. Più frequenti i casi di “contaminazione religiosa”. Basti rammentare tanti lavori di Ingmar Bergman e “Andrej Rublev” di Tarkovskij, lo stesso regista del già citato “Solaris”, ispirato dal romanzo di fantascienza dello scrittore polacco Stanislaw Lem. In simili casi, tuttavia, il filosofo non ha mai l’impressione di “sentirsi a casa”, e il rapporto con la sua disciplina è piuttosto mediato. Tutt’altra storia con “Matrix”, pellicola del 1999 diretta da Lana e Andy Wachowski. Qui la presenza del discorso filosofico è davvero evidente, anche se di essa sono pienamente consapevoli solo gli specialisti del settore. L’angoscia che attraversa il film dall’inizio alla fine è la stessa suscitata dagli argomenti scettici che popolano il pensiero occidentale sin dalle sue origini. Siamo davvero sicuri che il mondo sia come ci appare? Quali garanzie abbiamo circa il fatto che i sensi non ci ingannino sempre? Perché è noto che ci depistano spesso, ma se lo fanno in ogni giorno, minuto e istante della nostra vita quotidiana, allora il dubbio diventa universale. Già Cartesio aveva notato che nel corso dell’attività onirica non ci rendiamo conto di stare sognando e siamo naturalmente portati a credere di trovarci in una situazione reale. E solo al risveglio riusciamo a comprendere che le esperienze “vissute” in tali situazioni si collocano su un piano puramente mentale. Chi può garantire, tuttavia, che il risveglio non sia anch’esso parte del sogno, facendo così sfumare la realtà in una dimensione di permanente illusione? Un celebre saggio del 1981 di Hilary Putnam, nel quale il filosofo americano propone l’argomento dei “cervelli nella vasca” (Brains in a Vat), ha dato nuova linfa a questo filone

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L’intervista di indagine. Per quanto ne sappiamo, potremmo essere tutti dei cervelli rimossi dai nostri corpi da parte di uno scienziato pazzo – o malvagio, a seconda dei punti di vista – e posti in una vasca riempita con sostanze chimiche che li tengono in vita. Connesse a un computer di enorme potenza, le terminazioni nervose ci fornirebbero le stesse impressioni che riceviamo nel cosiddetto mondo reale. E invece tale mondo sarebbe puramente illusorio. L’dea che sta alla base di “Matrix” è piuttosto simile. Dopo una lunga lotta tra uomini e macchine “intelligenti”, quest’ultime sono riuscite a “coltivare” tantissimi esseri umani entro baccelli usando il loro calore come fonte di energia. La realtà illusoria in cui costoro vivono è la Matrice, costruita sul modello di un mondo reale pre-esistente, che fa credere ai suoi prigionieri di condurre un’esistenza normale. Ma alcuni sono riusciti a salvarsi e attendono un “eletto” in grado di violare il codice della Matrice liberando l’umanità e concludendo in modo vittorioso la guerra contro le macchine. La trama del film, in fondo, conta assai meno del messaggio che esso trasmette. I grandi progressi compiuti

MICHELE MARSONET Si è laureato in Filosofia presso l’Università di Genova e in seguito all’Università di Pittsburgh (U.S.A.). Dopo la laurea ha svolto periodi di ricerca in qualità di Visiting Fellow presso le Università di Oxford e Manchester (U.K.), alla City University di New York e alla Catholic University of America (U.S.A.). E’ attualmente Professore Ordinario di Filosofia della scienza e di Metodologia delle scienze umane nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova. E’ stato Direttore del Dipartimento di Filosofia (2000-2002 e 2008-2011) e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova (20022008), dal 1° novembre 2008 a oggi è Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova. Il 9 ottobre 2012 è stato eletto Preside della Scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova per il triennio 2012-2015. E’ Fellow del Center for Philosophy of Science dell’Università di Pittsburgh. E’ stato Visiting Professor in molti atenei stranieri: University of Melbourne (Australia), University of Pittsburgh e Catholic University of America (U.S.A.), London King’s College, Leeds, Manchester, Hertfordshire, Stirling, Southampton e Middlesex (U.K.), Cork (Irlanda), Bergen (Norvegia), Siviglia e Malaga (Spagna), Friburgo (Svizzera), Lovanio (Belgio), Giessen (Germania), Varsavia e Cracovia (Polonia), Cluj (Romania), Malta, Valona (Albania), Reykjavik (Islanda). E’ Professore Onorario della Universidad Ricardo Palma di Lima, e nel 2009 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa della Universidad Continental di Huancayo (Perù). E’ autore di 30 volumi e curatele, di cui 5 in lingua inglese pubblicati in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, e di circa 250 articoli, saggi e recensioni in italiano, inglese e francese su riviste italiane e straniere. E’ giornalista pubblicista.

PRINCIPALI VOLUMI PUBBLICATI

dall’Intelligenza Artificiale, non a caso terreno di interesse comune a ingegneri, filosofi e scienziati, destano in noi un comprensibile senso di orgoglio. Scordiamo però che macchine davvero intelligenti potrebbero avere la tentazione di sottometterci in maniera definitiva, seppellendoci in una realtà che sarebbe al contempo virtuale e terrificante. Non possiamo neppure contare sulle celebri leggi della robotica di Isaac Asimov, dal momento che le macchine in questione non sono disposte a concederci alcunché né sono vincolate da limiti etici. Vogliono dominarci senza lasciare alcuna speranza di salvezza. L’etica è quella delle macchine, non la nostra. “Matrix” è dunque il film filosofico per eccellenza, anche se il grande pubblico spesso non se ne rende conto lasciandosi affascinare dagli effetti speciali. Si tratta, in sostanza, di una riflessione condotta per immagini sul destino dell’umanità e altri temi classici della filosofia quali il rapporto mente/ corpo e il libero arbitrio. Resta il fatto inquietante che il nostro rapporto con la tecnica è una perenne fonte di preoccupazione.

Introduzione alle logiche polivalenti, Abete, Roma, 1976. Logica e impegno ontologico, Angeli Editore, Milano, 1981. Linguaggio e conoscenza, Angeli Editore, Milano, 1986. La metafisica negata, Angeli Editore, Milano, 1990. Logica e linguaggio, Pantograf, Genova, 1993. Scienza e analisi linguistica, Feltrinelli, Milano, 1994. Introduzione alla filosofia scientifica del ’900, Studium, Roma, 1994. Science, Reality, and Language, State University of New York Press, New York, 1995. The Primacy of Practical Reason, University Press of America, New York-London, 1996. La verità fallibile, Angeli Editore, Milano, 1997. Prassi e utopia. I limiti dell’agire politico, Studium, Roma, 1998. I limiti del realismo, Angeli Editore, Milano, 2000. Donne e filosofia, Erga, Genova, 2001. Liberalismo e società giusta, Name, Genova, 2001. The Problem of Realism, Ashgate, Aldershot-London, 2002. Logic and Metaphysics, Name, Genova, 2004. Conoscenza e verità, Giuffrè, Milano, 2007. Idealism and Praxis, Ontos-Verlag, Frankfurt-Paris, 2008. Elementi di Filosofia della scienza, CLU, Genova, 2008. I problemi della società multietnica, Ecig, Genova, 2008. Il mondo plasmato dai media, Ecig, Genova, 2009. Mercato libero o intervento statale?, Ecig, Genova, 2010. Scienza e religione sono incompatibili?, Ecig, Genova, 2011. Il pensiero utopico è oggi in crisi. Si può, tuttavia, vivere senza speranze e senza grandi mete da raggiungere?, Ecig, Genova, 2012. Può esistere l’uomo robot?, Ecig, Genova, 2013.

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IL MUSEO MARINARO DI CAMOGLI di Matteo Sicios info@matteosicios.com

L’insegna del museo. Nella foto a fianco l’inizio del percorso del sito del Monte Castellaro. Sotto: la Polena conservata nel museo.

LA STORIA DELLA MARINA VELICA CAMOGLIESE TRA OGGETTI E DOCUMENTI RACCOLTI DA GIO BONO FERRARI

M

i sento di consigliare il Museo Marinaro di Camogli perché ho potuto vedere con i miei occhi come un gruppo di bambini molto piccoli, direi dell’asilo, ascoltassero le parole del direttore del Museo che spiegava, al centro di uno stretto corridoio creato da pareti colme di oggetti e documenti, la storia di un’isola vulcanica sperduta, in mezzo all’Altlantico, raggiungibile ancora oggi solo per mare, con solo duecento abitanti ed una nave inglese che su quei lidi approda solo due volte l’anno. La storia di Camogli, della Marina Velica Camogliese, la storia di uomini, capitani e marinai viene raccontata nel Museo Marinaro. Entrando nei locali della biblioteca si accede ad un atrio che introduce alla raccolta di oggetti di marineria e all’attigua sala archeologica. Proseguendo per il corridoio, entrando

LE PRINCIPALI TAPPE DELLA STORIA - 1742-1939 campagna di pesca delle acciughe alla Gorgona - 1798 con l’esercito di Napoleone in Egitto (tornano solo 3 navi camogliesi su 26 partite - attenta gestione dei rimborsi avuti dalla Francia e ricostruzione della flotta) - 1830 partecipazione alla conquista dell’Algeria da parte della Spagna - 1853-1856 Guerra di Crimea con Francia e Regno Unito (la flotta camogliese diventa grande conquistandosi l’esclusiva degli scali nel mar Egeo, Mar di Marmara, Mar d’Azof, grazie alle conoscenze acquisite negli anni) - 1915 propulsione meccanica e fine della vela, quindi della marineria camogliese Per saperne di più: www.museomarinaro.it

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Il consulente museale Portolani e carte.

L’esposizione degli oggetti del Museo Marinaro.

Qui sopra alcuni splendidi modelli di velieri.

nel Museo vero e proprio si incomincia ad incontrare una grande quantità di oggetti: quadri, strumenti nautici, modelli di navi, fotografie, utensili da carpentiere. Sono gli oggetti raccolti da Gio Bono Ferrari che dopo i suoi attenti studi sulla storia della velica ligure, si rende conto di avere a Camogli il più grande e ricco “magazzino” di oggetti storici di cui tanto si è occupato sulle carte. Sono le case dei camogliesi, ognuna delle quali custodisce ricordi e testimonianze di viaggi per mare, scali in posti lontani e commerci di ogni tipo. È quindi questo il vero Museo della città di Camogli per come ancora riusciamo a riconoscerla oggi, un borgo marinaro che è stato grande per Mare.

IL PARCO ARCHEOLOGICO – ZIGNAGO (SP) Il luogo ideale per praticare trekking, assoporare la cucina tradizionale e conoscere la storia della Val di Vara (provincia di Spezia) – è Zignago. Il comune ospita un parco archeologico costituito da tre siti: una mostra archeologica, un sito all’aperto di epoca medievale con i resti della case in pietra (entrambi nella frazione capoluogo) e un sito, che conserva tracce di epoca protostorica, bizantina e medievale, raggiungibile sia a piedi che in auto – in frazione Castellaro

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L’agente di viaggi nel tempo

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IN MONTAGNA A CAMOGLI

di Matteo Sicios info@matteosicios.com COME ARRIVARE :

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uesto mese proponiamo un’abitazione su un monte a strapiombo sul mare a pochi metri dalla spiaggia, ancora in tipico stile ligure (i Romani ancora non sono arrivati fin qui) con case fresche e una vista che – inutile dirlo – è veramente mozzafiato. Naturalmente, sempre in pieno stile ligure tradizionale, la cucina non è assolutamente a base di pesce, ma di selvaggina. Non ci sono più troppi orsi nelle vicinanze, quindi l’alloggio è anche molto sicuro, per non parlare della sua posizione elevata che lo rende abbastanza inacessibile ai pericoli che potrebbero arrivare dal basso e dal mare. Sarete accolti da un piacevole aperitivo a base di formaggio caprino ed erbe spontanee, una leccornia che in questa nostra meravigliosa Età del Bronzo va così di moda. Vera occasione.

Il sito è difronte al Museo (vicino ai parcheggi, alla stazione ferroviaria, al Palazzo comunale) dove oggi sorge un importante albergo – ristorante, conosciuto non solo a Camogli. Per i reperti del villaggio protostorico del “Castellaro” di Camogli, rivolgersi in biblioteca. IN AUTO – Autostrada A12 Genova/Livorno – Uscita casello di Recco, seguire le indicazioni per Camogli. Per saperne di più: S.Fossati – M.Milanese, Gli scavi del Castellaro di Camogli, Recco, 1982. Visita alla biblioteca comunale di Camogli (sala archeologica).

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Scuola

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Enogastronomia

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APNEA NOTTURNA RECENSIONE DEL NUOVO LIBRO DEL GIOVANE GENOVESE MICHELE LOREFICE, ALLA SUA SECONDA PROVA NARRATIVA DOPO «IL CIELO IN ROVINA» di Anna Proverbio

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a esordito nel 2008, con una raccolta di poesie e nel 2010 ha pubblicato «Il cielo in rovina», che ha ottenuto un notevole successo, tanto che è stato ristampato l’anno dopo. Da pochi mesi, Michele Lorefice, giovane scrittore genovese appassionato di filosofia, materia che ha cominciato ad amare ai tempi del liceo, ha presentato la sua seconda opera: «Apnea notturna». La vicenda narrata nel libro ha inizio con una caduta accidentale del protagonista, che da quel momento perde conoscenza. Incubi terribili, angosce ed allucinazioni mostruose si alternano a frammentari risvegli. Visioni spaventose si intrecciano con osservazioni estremamente reali ed appropriate, come quando parla della scelta degli alberi che gli addetti al verde pubblico hanno fatto piantare, lungo i percorsi cittadini: «Da un po’ di anni ormai, nella città in cui abito, va di moda piantare le palme senza un vero perché, in ogni luogo, in maniera totalmente casuale. Nella città in cui abito, che cosa c’entrano le palme?» giustamente si chiede Lorefice. Proseguendo la lettura di “Apnea notturna” si capisce che le apparizioni terrificanti descritte dall’autore vengono usate per rappresentare la visione distorta dei nostri terrori quotidiani, timori che ci portiamo dentro dall’infanzia e che inaspettatamente riaffiorano dalla nostra mente. Visioni oniriche, si alternano in un contesto sempre più agghiacciante, in un crescendo di incubi kafkiani, che contribuiscono a creare una specie di “filosofia dell’orrore”, vera e propria metafore delle paura che si cela dentro ognuno di noi. In altre parti del libro si possono leggere osservazioni estremamente veritiere, come quando l’autore racconta dell’odore particolare che aleggia negli scompartimenti ferroviari. Quella dei treni è una realtà che Lorefice conosce molto bene, infatti la mamma era solita portarlo fin da bambino molto piccolo, alla stazione, per far passare il giorno, osservando le partenze e gli arrivi dei vagoni ferroviari. Divenuto adulto, l’autore dice di continuare a servirsi dei treni, per andare da Brignole, zona in cui risiede, fino a Principe, dove è costretto a recarsi per raggiungere lo studio del suo dentista. Durante li viaggio viene preso alla gola da quel tanfo inconfondibile che così descrive: «che puzza c’è sopra i treni e nelle stazioni, un odore di ferro si mischia al fetore di essere umano, quando scendo da quelle orrende vetture mi sento l’uomo più sporco del mondo, mi sembra di non essermi lavato mai». In altre parti del libro compaiono brevi poesie raffinate ed introspettive: particolarmente interessante è la descrizione dell’escursione che il protagonista fa alla misteriosa isola di Pasqua, sperduta nell’oceano. Amara, con sorpresa, la fine del libro, che non sveliamo, per lasciare al lettore il piacere della scoperta. Il libro edito Erga è in vendita nelle librerie al costo di 8 euro.

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FIGURE DEL SOGGETTIVITÀ MUTANTI NELLA RICERCA PITTORICA E SCULTOREA DI SONIA ROS E KATJA KOTIKOSKI, A PALAZZO DUCALE, SALA LIGURIA SPAZIO APERTO, FINO AL 14 LUGLIO Foto © Genova Città Digitale

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lcuni artisti fanno del desiderio e della sua capacità di “mettere in figura il mondo” il tema principale del loro lavoro: questo è il caso di Sonia Ros e Katja Kotikoski. La loro ricerca artistica si propone, infatti, in modo diverso, ma complementare di indagare il rapporto tra desiderio, realtà e umanità, mettendo in scena le “figure del desiderio” da punti di vista per certi versi opposti e per altri coincidenti. Non è solo la modalità tecnico espressiva scelta dalle due artiste ad essere differente (per una la scultura, per l’altra la pittura) e complementare in un’esposizione, quanto lo è il regime dello sguardo che indaga il fenomeno, portando a rappresentazione momenti diversi del rapporto tra soggetto, mondo e desiderio. Il desiderare è una tensione caratterizzata da un intervallo spaziale e temporale tra ciò che si desidera e l’incontro con l’oggetto/soggetto che

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DESIDERIO LE ARTISTE

Sonia Ros Sonia Ros nasce a Conegliano Veneto. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, studiando pittura con Maurizio Martelli, Luca Bendini e Carlo Maschietto. A partire dal 2001 il suo lavoro è stato presentato in mostre personali e collettive in Italia e all’estero (Argentina, Regno Unito, Slovenia, Germania, Russia, Finlandia, Bulgaria). Le sue opere si trovano in numerose collezioni private. Attualmente vive e lavora tra Venezia e Vittorio Veneto.

Katja Kotikoski soddisfa il desiderio. La produzione delle due artiste tenta di rendere ragione di questo intervallo e dei suoi effetti a partire da punti di osservazione differenti: Katja Kotikoski è interessata a rappresentare gli effetti narrativi prodotti dalla forza desiderante sul mondo, attraverso delle sculture dalle forme sinuose ed avvolgenti, che, nelle sue parole, si presentano come “piccole storie o poesie figurative”, che parlano il linguaggio corporeo dell’argilla e della ceramica; mentre Sonia Ros è interessata a portare a rappresentazione in modo anti-narrativo, attraverso una pittura colta e raffinata, “il momento stesso in cui il desiderio incontra la realtà”. In ambedue i casi, si assiste ad una rappresentazione del corporeo inteso come lo spazio in cui il flusso dei desideri prende forma. In un caso, i corpi sono “macchine desideranti” metamorfiche e plurali, sede di pulsioni e di un’energia sessuata e sensuale, capace di integrare organico ed inorganico (Ros); nell’altro, sono “figure della narrazione” e dell’immaginario individuale e collettivo, che prende le mosse dal desiderio (Kotikoski). I grandi tableau dell’artista

La scultrice ceramista Katja Kotikoski è nata nel 1973, in Espoo, Finlandia. Nel 2008 si è laureata in Design di Ceramica e Vetro presso la Facoltà di Design della Aalto University di Helsinki. Nel 2011 ha preso il Master in Arte dalla Aalto University, programma di Arti Applicate e Design. Dal 2006 ha cominciato a partecipare a mostre collettive in Finlandia e all’estero e parallelamente alla sua attività artistica insegna ceramica. Il suo lavoro è stato presentato in Finlandia, Estonia, Danimarca, Regno Unito, Irlanda e Cina. Le sue opere si trovano nella Finnish State Art Collection. Vive e lavora in Helsinki.

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veneziana mettono in scena immagini anti-narrative ed anti-iconiche, che in maniera poco grafica portano a rappresentazione l’alleggerimento dei corpi la loro esplosione/implosione e la loro integrazione con l’oggetto del desiderio, sia esso organico o inorganico. Le sculture dell’artista finlandese mettono in scena, invece, superfici e linee che ricordano la pelle umana quasi a riprodurre figure corporee tanto astratte quanto concrete, che danno vita ad una narratività materica e dai tratti archetipali. Insieme, queste due artiste di differenti formazioni e contesti geografici, danno vita ad un dialogo sulla natura del corporeo, del desiderio e dell’immaginario e della loro potenza produttiva. Orario di aperura: dal lunedì al venerdì 9.00 – 19.00, sabato e domenica 14.00 – 19.00. Biglietti: - biglietto, compresa l’audioguida: intero € 10, ridotto € 8, gruppi € 7, scuole € 4. - biglietto congiunto con la mostra Stanley Kubrick. Fotografo: intero € 14, ridotto € 12. - biglietto congiunto con il Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone” di Genova: intero € 12, ridotto € 10.

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COME VEDONO I DALTONICI ALLA SCOPERTA DI UN’ANOMALIA CHE COLPISCE CIRCA IL DIECI PER CENTO DELLA POPOLAZIONE MASCHILE di Stefano De Pietro (comevedonoidaltonici.com)

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imium ne crede colori”, non credere troppo ai colori, diceva Virgilio nelle sue Bucoliche. Ed aveva ragione. “Come vedono i daltonici” è il titolo della una mostra itinerante con il quale si sta conducendo una campagna sociale a favore dei daltonici che, come si sa, percepiscono un mondo colorato a modo loro. Potrebbe sembrare strano, ma il daltonismo è veramente poco studiato nella sua ricaduta sociale, mentre gli studi scientifici ne hanno ormai spiegato il motivo, quasi sempre genetico, e anche il risultato sulla percezione dei colori: oggi si può infatti “vedere come un daltonico”, da qui il titolo della mostra. I daltonici sono circa il 10% della popolazione maschile, quindi un numero considerevole, al punto che non è corretto indicarli come una “minoranza”, semmai sono una “quota significativa della popolazione”. Solo in Italia si parla di 2,5 milioni di persone. Come vivono queste persone? Oggi i daltonici soffrono di un’ignoranza della materia, che porta sia le istituzioni che gli ambienti scientifici a risolvere il problema della loro presenza con una serie di limitazioni di accesso, al mondo del lavoro come alla patente di guida, che poco hanno a che fare con un esame attento della materia. Un

esempio? La paletta del moviere, rossa e verde, che serve a regolare il traffico delle auto, può essere tranquillamente affidata nella mani di un daltonico; mentre per guidare l’auto che viene diretta dal moviere si viene sottoposti ai test di Ishihara, il metodo di diagnosi del daltonismo: un controsenso che la norma non ha saputo cogliere, visto che il moviere potrebbe sbagliare colore della paletta. Ma ci sono molti altri esempi: risulta che un croupier daltonico non sia ammesso nei casinò, con la spiegazione che potrebbe confondersi con le fiches; ma che la stessa confusione possa averla un cliente daltonico (uno su venti dei giocatori) evidentemente non è un argomento che interessi, altrimenti si cambierebbero i colori delle fiches! In ambito medico, si tende a dimenticare la presenza dei daltonici anche in studi che abbiano a che fare con il colore (ad esempio uno studio della relazione tra colore e battito cardiaco non ha tenuto conto dei daltonici). In ambito tecnico, con l’uso di rosso e di verde nelle mappe di emergenza per lo sfollamento degli edifici, nei quadri sinottici, mentre in comunicazione la presenza dei daltonici è completamente ignorata. Il viaggio della vita daltonica comincia a scuola. Come per la dislessia, è sbagliato attendere che i bambini abbiano effetti riscontrabili in età avanzata, occorre effettuare la diagnosi ambulatoriale in modo sistematico già dai primi anni di scuola o anche all’asilo. Non è corretto affidarsi alla capacità degli insegnanti di accorgersi che “qualcosa non va” ma, anzi, dovrebbero essere proprio questi ultimi ad essere informati, dal medico, del daltonismo di un bambino prima di iniziare la scuola. Lo stesso comportamento degli insegnanti non sempre è adatto ad un bambino daltonico. Quindi, una proposta utile è che sia inserita questa informazione nella scheda personale degli scolari. In questo modo la formazione potrà proseguire tenendo conto della presenza di una visione ridotta dei colori. Tra le azioni da intraprendere, prima di tutto la spiegazione che essere daltonici non è una vergogna, ma anzi un motivo di interesse proprio per la differenza che viene coltivata dentro di sé. Un corso di aggiornamento sulla dislessia, per gli insegnanti, sarebbe il momento giusto per inserire anche argomenti riguardanti il daltonismo. Durante la diagnosi, occorre che il medico spieghi il tipo esatto di daltonismo, cosa che raramente viene fatta, il suo livello, e dare spiegazioni su come comportarsi con i colori. Sarebbe utile un opuscolo informativo per i daltonici e per i loro vicini. Crescendo, inizia l’impatto sociale vero e proprio: alla guida di auto e moto ci sono di fatto centinaia di migliaia di daltonici, che ad ogni rinnovo corrono il rischio di perdere la patente. L’Italia persevera infatti con i controlli sul daltonismo intendendolo come uno sbarramento nel caso di un uso “lavorativo” per le patenti superiori alla B. Invece secondo i dettami della UE, tale limitazione della visione dei colori non comporta “per definizione” alcun ostacolo alla guida. Quindi la norma italiana deve essere adattata per recepire nel modo corretto la direttiva comunitaria. Chi avesse subito un danno dal comportamento lesivo dello Stato italiano, ha diritto ad un giusto indennizzo. Oggi, grazie a

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Salute e dintorni “Come vedono i daltonici”, è stato depositato in parlamento un disegno di legge specifico, per correggere il Codice della strada e per aumentare l’attenzione al daltonismo in ambito legislativo. La “grande paura” risiede nella convinzione che un daltonico non sarebbe in grado di distinguere i colori del semaforo. Si tratta ovviamente di una affermazione senza alcuna base scientifica, anzi, il grande numero di daltonici alla guida dimostra proprio il contrario. Passata la patente, che in qualche modo un daltonico riesce a “strappare” solo fino al livello B, si arriva al momento di cercare un lavoro. Oggi il daltonismo viene considerato uno sbarramento a molti mestieri, anche se gli ultimi studi sulla visione ne hanno ridimensionato notevolmente l’incidenza. Occorre quindi una revisione dei termini per i quali un daltonico possa o non possa svolgere determinate mansioni, agendo in diverse direzioni: riverificare, a fronte della visione daltonica, se la mansione o la norma sono compatibili, nei casi residui, verificare se è possibile intervenire in modo semplice per superare la condizione di inaccessibilità, modificando le cause dell’incompatibilità. Questo vale soprattutto per le norme tecniche, nelle quali troppo facilmente si usano i colori rosso/verde legati a segnalazioni, anche di pericolo. Proprio sulle norme occorre svolgere un lavoro di controllo e stabilire nuovi standard di colore/ segnalazione, adatti a tutti. Studiare quindi, in relazione al residuo di mansioni incompatibili, l’opportunità di inserire i lavoratori daltonici all’interno di liste agevolate per aiutarli a trovare lavoro dove sia possibile, evitando inutili offerte non adatte. A tale scopo, come per gli scolari, la proposta è di segnalare la condizione di daltonico all’interno dei database dell’ufficio provinciale del lavoro, così come nei database dei servizi privati, e di operare con i dovuti incroci per offrire ai daltonici solo mansioni compatibili. Nell’accesso ai servizi, ai concorsi, ai beni, si fa talvolta uso di colori semplici per dare indicazioni, senza tenere conto della presenza dei daltonici. L’uso dei colori andrebbe regolamentato in modo da obbligare una verifica. Anche in editoria non esiste una sensibilità al problema della leggibilità (scritte verde su rosso, blu su rosso, rosso su blu, o su nero). Già poco leggibili ai tricromatici, diventano dei rebus per i daltonici. Esistono dei semplici accorgimenti per evitarlo. Fare informazione aiuta la causa: poter vedere come un daltonico, oltre che simpatico come curiosità da colmare, è anche utile per la creazione del concetto di differenza e dell’abitudine al rispetto reciproco, nei bambini e negli adulti. Non esiste nulla di più utile che far provare agli altri le proprie difficoltà per ottenere attenzione proprio nel superamento delle stesse. Oggi la parola “daltonismo” viene utilizzata troppo frequentemente senza verificarne gli effetti tossici sulla vita delle persone. Una delle ultime norme sulla sicurezza pone il daltonismo come ostacolo per poter svolgere la funzione di addetto alla sicurezza privata. Ossia, un semplice “buttafuori” da discoteca non deve essere daltonico per potersi iscrivere alle liste del ministero. Ne deriva che, per legge, il 10% delle persone che svolgevano questo lavoro, lo perderanno. Un punto fermo sulla logica che dovrebbe muovere la ricerca e la costruzione del mondo perché sia utile

per tutti lo troviamo in questa frase di Ludwig Wittengstein, dalla sua opera “Osservazione sui colori”: è significativo come quello che è visto come un difetto possa divenire una capacità particolare (l’esempio delle abilità dei daltonici). Questo determina, ad esempio, una visione sociale completamente differente da quella che comunemente abbiamo nei confronti dell’handicap. Il disabile è solo una persona con doti diverse che può fare dei giochi linguistici differenti dai nostri. Se noi non li comprendiamo ciò dipende dalla nostra mancanza di alcuni requisiti.

LA MOSTRA Come vedono i daltonici è partita nel 2006 con i primi contatti con il mondo istituzionale per cercare attenzione al problema. Nel 2010, la collaborazione con Fabrizio Repetto ha consentito di ampliare l’attività con la produzione di 50mila tovagliette di carta distribuite a Genova nel giro di pochi mesi, con la spiegazione del daltonismo. Successivamente, la Biblioteca Berio ha dimostrato interesse ospitando la prima esposizione della mostra, che ad oggi si compone di 14 pannelli tematici, due quadri, la bandiera italiana deuteranope (vista come un daltonico), due video daltonici. Con l’intervento a Telenord con Silvana Bonelli nello stesso anno, inizia anche la comparsa televisiva, culminata con una puntata monotematica su TV2000 nel 2012. Oggi la collaborazione si è estesa con il Prof. Giulio Bertagna, designer percettivo, che ha aggiunto alla conferenza che spesso accompagna la mostra, una parte tecnica sul daltonismo, le pittrici Anna Franca Cavallini, autrice del primo ed unico quadro in copia daltonica e Daniela Vercelli, con un quadro adatto alla visione simulata, Martina Lazzaretti, fotografa che ha fornito materiale per la simulazione, Eleana Marullo per la parte di studio sulla cartografia e Cristina Capelli per i numerosi consigli e l’appoggio logistico. L’Ente Parco di Portofino ha collaborato nella realizzazione di cartelli orientativi del parco adatti ai daltonici e per la divulgazione al Festival della Scienza 2012. L’attività sul daltonismo ha trovato l’interesse del Comune di Genova sia per la parte di comunicazione web che per la divulgazione dell’argomento nelle scuole.

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ANTONELLA UNA SPLENDIDA

MAMMA E FOTO MODELLA ANTONELLA RAIMONDO MAMMA DI DUE SPLENDIDI BAMBINI EDOARDO E REBECCA RISCOPRE UN VECCHIO AMORE... QUELLO DEL MONDO DELLA PUBBLICITÀ

Qual’è il motivo che ti ha fatto rientrare nel mondo della pubblicità? Dopo anni di assenza dove ho dedicato le mie energie alla mia famiglia, ho incontrato casualmente un vecchio amico il quale mi comunicò che stava cercando una testimonial per un nota azienda di arredamenti e lui in modo provocatorio mi chiese se avevo piacere di riprovare partecipando al casting, detto fatto dopo qualche giorno mi telefono e mi comunico che l’azienda mi aveva scelto per diventare l’immagine aziendale.

Che cosa e cambiato nella tua vita dopo che sei apparsa sui cartelloni in tv sulle riviste ecc.? ....ma direi che la cosa più bella e stata quella che tanti amici e conoscenti mi hanno chiamato, o fermato per strada per complimentarsi dicendomi che ero sempre bella come un tempo. Come riesce una mamma-fotomodella a coordinare il suo tempo? Non facendo la modella a tempo pieno riesco a gestirmi molto bene la mia giornata privilegiando ovviamente la mia famiglia e dedicando tempo ai mie due splendidi figli i quali avendo un età di crescita hanno ancora bisogno della mia presenza del mio amore anche per le piccole cose. Quali sono i tuoi programmi futuri dopo il tuo rientro? Ovviamente per azienda di arredamenti dovrò apparire in altre campagne pubblicitarie, mentre ho dei contatti con un gruppo televisivo per una possibile trasmissione che quando mi e stata proposta ho accettato con entusiasmo. Ma cosa consiste? Se l’emittente riuscirà a realizzarla (dipende dagli sponsor) dovrò condurre un programma che andrà a rispondere a tanti quesiti di cultura generale dal titolo “lo sapevate che”. Come fai ad essere cosi bella alla tua età? Sicuramente la bellezza è lo specchio della serenità interiore che traspare nel tuo viso e nell’espressione dei tuoi occhi

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e comunque con un piccolo sacrificio di attività fisica e alimentazione sana si mantiene un buon equilibrio interiore ed esteriore. Ma il merito e anche la gioia che mi danno i mie figli. I tuoi figli fanno il tifo per te? Se devo essere sincera hanno partecipato ad alcuni miei sevizi fotografici ma sono i primi critici dandomi anche dei buoni consigli. Che consiglio puoi dare a un aspirante giovane fotomodella? Di non rincorrere a falsi miti essere totalmente se stessi puntare a fare il proprio lavoro di qualità e non di quantità, selezionando con attenzione quelle che sono le proposte vivendo l’esperienza di fotomodella in modo positivo come un fatto di crescita. Se sarà destino che si apriranno le porte del successo in quel momento sarete pronte ad affrontarlo. Allora a quando il prossimo incontro di Antonella mammafotomodella... Innanzi tutto ringrazio l’editore per lo spazio dedicatomi e con la promessa che non appena avrò delle novità sui miei programmi sarete i primi ad essere avvisati!

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Poesia

Nebbia Pagina bianca, e ancora la tua voglia di scrivere qualcosa di importante. Importante per chi? Sei sulla soglia del mistero più arduo, più inquietante: a chi giova cercare di risolvere i quesiti non facili, i problemi che da sempre assillano i viventi? Te lo chiedi, è scontato, ma ti astieni dal voler capire come avviene

Bel Tempo

che ad un certo punto prevalga il rinunciare. Forse accade perchè ogni risposta

Oggi è bel tempo. Guardo il cielo e il mare,

si risolve in un nuovo interrogare

due azzurri quasi simili. Ed appare

e se i quesiti sempre si rincorrono

a renderli più amici all’orizzonte

convincono che è meglio l’abdicare

come un vago sentore da acque fonde salite su per dirmi

ad ogni sia pur minima speranza di sapienza.

“puoi sperare perchè tutto va a monte tranne il mare”

Che ci rimane? Solo l’indulgenza

E’ una constatazione che conforta

per il tuo quasi arrenderti

perchè ti avverte che a una mente accorta non può

al non mai più tentare

sfuggire il pur fugace tornare

di uscire dalla nebbia che ti avvolge

di quel incontro vivo cielo – mare

e sfida il tuo pensare e lo sconvolge.

che a essere ottimista ancor ti esorta apprendo sul futuro la sua porta. E tu pensi: “Quando io sarò partito il cielo-mare che oggi mi ha colpito ancora ci sarà consolazione?” qualcosa in meglio e in più : la convinzione che quel che ho visto oggi sarà impresso per sempre in me. Ed anche ammesso che cielo e mare non vivan per millenni e millenni e millenni e ancora millenni adesso so, me lo ha detto un Re scaltrito che almeno un attimo mi han dato l’infinito.

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di Giulio Conchin

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ella splendida cornice del porto di Arenzano, dove già filtrano profumi di salsedine, dove già si ode lo sciabordare del nostro calmo mare e lo scampanellio degli alberi maestro delle barche in ormeggio c’è un ristorante dove si può trovare un ambiente accogliente, gustare piatti di cucina ligure, specialità di pesce e degustare ottimi vini della cantina. Si tratta del ristorante “L’Approdo” ad Arenzano in via Porto 16, nato dalla trentennale esperienza di Giovanni Scala: uno chef stimatissimo che crea con originalità ed equilibrio guardando al piacere del cliente e al dovere della ricerca, sempre con scelte basate su prodotti e materie prime di altissima qualità. Una professionalità ponderata e matura, con la capacità di formare una squadra che lo segue: un solido gruppo familiare con cui ha creato una sinergia ottimale sposando l’arte di una ottima cucina e curando tutti quei dettagli dell’ospitalità genuina ed elegante, assicurandosi il piacere dell’ospite passando dalla sua postazione della cucina alla sala. Giovanni Scala nasce a Genova il 20 Gennaio 1955, si diploma presso la scuola alberghiera di Genova “Marco Polo“ e la sua passion per la cucina diventa predominante; per arricchire la sua esperienza si imbarca giovanissimo su alcune navi da crociera, sino a divenire capo chef della Costa Crociere dove consolida una ottima esperienza in cucina internazionale e crea una cucina moderna ma sempre con attenzione, alta professionalità e maturità. Una volta presa la decisione di tornare a vivere in terra ferma, apre alcuni locali enogastronomici riscuotendo anche qui ottimi successi, come “La Cambusa” a Chivasso (TO), punto d’incontro per sportivi e amanti della buona cucina.Nel frattempo lo chef si aggiudica una minilaurea di alimentazione a Torino presso il castello di Rivoli. Il ristorante L’Approdo è curato in ogni suo minimo dettaglio, dalla location all’accoglienza fino alla cucina. Sono stato spesso a cena da Giovanni e tutte le volte sono rimasto ottimamente soddisfatto, ma la cosa che mi faceva più piacere era il sentir fare i complimenti di tutti i convitati. Di recente mi sono recato all’Approdo con un collega; una volta accomodati a tavola ci è stato offerto come di prassi un delizioso bianco vivace nel tipico flute, per poi proseguire con una meravigliosa focaccia di Recco e poi un antipasto di pesce

TRA GRANDI PIATTI DI PESCE, IL RISTORANTE L’APPRODO DI ARENZANO DELLO CHEF GIOVANNI SCALA

servito in un gigantesco piatto di portata con una grande quantità di squisite cruditè come gamberi rossi di S. Margherita Ligure, ostriche della baia di S. Keber (le rinomate ostriche dello Zar), rossetti, scampi e infine delle tartine con un eccellente caviale grigio iraniano posato sopra una lingua di burro, il tutto accompagnato da un Fiano di Avellino. Giusto il tempo di fare due chiacchiere – il tempo tra una portata e l’altra è assolutamente importante – ed eccomi a ritornare ai complimenti dell’equipe di sala. Il primo è un risottino ai frutti di mare a dir poco fantastico, quasi un piatto di squisito pesce servito su di un letto di riso. Per concludere uno squisito dessert realizzato sempre e naturalmente dallo chef: una mousse alla nocciola e tarte-tatine alle mele paradisiaca, il tutto sposato con un Passito di Caluso inebriante. Per terminare una cena da re, un eccellente Rum di Zacapa invecchiato 23 anni , dal classico colore giallo oro all’ambrato scuro con un profumo floreale di frutta matura, un sapore dolce, armonico, pieno e vellutato; non per niente è definito il rum “invecchiato sopra le nuvole“ o anche “il cognac dei rum“. Altro non vorrei aggiungere: desidero lasciarvi un po’ di sorprese preparate dallo chef Giovanni Scala per una bella serata gastronomica in uno scenario riservato soprattutto a chi ama una cucina tipicamente ligure.

Via Porto, 16 16011 Arenzano (GE) Tel. 010.407.74.08 E-mail: lapprodosrl@gmail.com

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l Piemonte vitivinicolo è l’unica regione caratterizzata da grandi e piccole DOCG. L’Astigiano, oltre ad avere la maggiore superficie vitata dell’intera regione, vanta vini dagli aromi esclusivi come l’Asti, il Moscato d’Asti e il Brachetto d’Acqui, seguiti dal Ruchè di Castagnole Monferrato: un vino rosso semiaromatico, nato in una ristretta zona comprendente solo sette comuni: Castagnole Monferrato “il Cuore del Ruchè”, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi. Attualmente il Ruchè di Castagnole Monferrato deve essere prodotto con almeno il 90% delle uve omonime (il 10% barbera o brachetto). Dal censimento del 2011 risultano solo 103 ettari con 499.401 bottiglie, che fanno di questo vino una delle più piccole e particolari DOCG nazionali. A conferirgli la meritata notorietà, due illustri castagnolesi, il parroco don Giacomo Cauda che lo riscoprì negli anni ‘70 e il sindaco Lidia Bianco che contribuì all’ottenimento della DOC nel 1987. Incerta l’etimologia di questo vitigno autoctono. Ci sono alcune ipotesi. La prima legata ad una chiesetta benedettina di Portacomaro dedicata a San Rocco, la seconda da rocche, irte posizioni collinari, dove questo vitigno dà il meglio di sé, mentre la terza propende che sia originario della Savoia. Se le sue origini sono misteriose, certamente è il vino con cui i castagnolesi brindano nelle feste.

LO SCORSO MAGGIO, SESTA FESTA DEL RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO E WINE TASTING PER UNDICI ESEMPLARI

L’EVENTO Proprio per valorizzare e promuovere la conoscenza del Ruchè, sei anni fa è nata la Festa del Ruchè. Un evento articolato in due giorni, dall’11 al 12 maggio, mirato ad accrescere l’interesse attorno alla nuova annata da parte della stampa specializzata, ristoratori, enotecari ed enoappassionati. Promotori il Comune e produttori, con la regia dell’Associazione Go Wine che sigla le maggiori e qualificate iniziative di settore. A valutare 11 campioni anonimi di Ruchè di due annate diverse, una ventina di giornalisti di settore provenienti da varie regioni. La sede del Wine Tasting non poteva essere migliore: la sala del settecentesco Palazzo dei conti Rogeri di Villanova, oggi Tenuta La Mercantile. La degustazione degli 11 Ruchè di Castagnole Monferrato, comprendente due annate, di cui cinque del 2012 e sei del 2011, è stata condotta magistralmente dall’enotecnico Daniele Eberle.

IL TASTING CON LE MIE VALUTAZIONI Ruchè di Castagnole Monferrato 2012 1° Garrone Evasio e Figlio - Limpido e di color rubino vivo. Al naso netti sentori d’iris quasi appassito, corbezzolo, nocciola e pepe bianco. In bocca è secco, fresco e sapido, piacevolmente tannico, caldo, di equilibrata struttura e persistenza. 2° Vigna Caresana - Gatto Pierfranesco - Limpido e di color rubino tendete al granato. Al naso netti sentori di rosa, geranio, mora, nocciola e cannella. In bocca è secco, sufficientemente fresco e sapido, caldo, leggermente tannico, persistente. 3° Fiurin – Goggiano - Limpido e di color rubino. Al naso leggeri sentori varietali, floreali, fruttati e speziati. In bocca è

IL RUCHE’É:

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UN VITIGNO RARO E LA SUA DIMORA

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Ligourmet secco, appena fresco e sapido, lievemente tannico, caldo, di sufficiente struttura e persistenza. 4° Marengo Massimo - Limpido e di color rubino intenso. Al naso leggeri sentori di mandorla tostata, mora e cannella. In bocca è secco ma morbido, sufficientemente fresco e sapido, caldo, appena tannico, di media struttura e persistenza. 5° I Firmati - Ferraris Luca - Limpido e di color granato. Al naso è un po’ opulento, con sentore di frutti rossi selvatici molto maturi. In bocca è secco, appena fresco e sapido, giustamente tannico, caldo, pieno ma di sufficiente persistenza. Ruchè di Castagnole Monferrato 2011 6° Poncini Domenico - Limpido e di color rubino tendete al granato. Al naso netti sentori d’iris e geranio essiccati, frutti rossi selvatici maturi e leggermente avvizziti. In bocca è secco, poco fresco ma sapido, caldo, appena tannico, pieno e persistente. 7° Montiò - Dezzani - Limpido e di color rubino tendete al granato. Al naso sentori d’arancia amara candita, nocciola e mandorla secche. In bocca è secco, appena fresco ma sapido, caldo, leggermente tannico, pieno ma sufficientemente persistente. 8° Terre dei Roggeri - Cantina Sociale di Castagnole Monferrato - Limpido e di color granato con orlo aranciato. Al naso sentore di frutti rossi selvatici molto maturi e quasi secchi, e lieve nota vegetale. In bocca è secco, appena fresco e sapido, giustamente tannico, caldo, pieno e persistente. 9° Il Vino dei Padri - Limpido e di color rubino tendete al granato. Al naso sentori varietali, fruttati e speziati. In bocca è secco, fresco e sapido, caldo, giustamente tannico, discretamente pieno e persistente. 10° Ruchè - Tenuta Montemagno - Limpido e di color granato. Al naso sentori varietali, fiori essiccati, frutti maturi e un po’ disidratati, erbe secche e cannella. In bocca è secco, sufficientemente fresco e sapido, caldo, poco tannico, discretamente pieno e persistente. 11° Marengo Massimo - Limpido e di color granato intenso. Al naso sentori varietali, floreali, fruttati, speziati e balsamici. In bocca è secco, fresco e sapido, giustamente tannico, caldo, discretamente pieno e persistente. Il giudizio complessivo è senz’altro positivo: l’ottima l’annata 2012 ha espresso bene il tipico bagaglio olfattivo e struttura. Deve giustamente maturare. Mentre la buona annata 2011, ha espresso dei vini di buona tipicità e discreta armonia.

I VINI DELLE AZIENDE PRESENTI AI BANCHI D’ASSAGGIO

Bersano di Nizza Monferrato; Borgognone Francesco di Castagnole Monferrato; Cantina Sociale di Castagnole Monferrato; Capuzzo Renato di Castagnole Monferrato; Cantina Sant’Agata di Scurzolengo; Cascina Tavijn di Scurzolengo; Cantina Terra Felice di Castagnole Monferrato; Crivelli di Castagnole Monferrato; Dezzani di Cocconato; Luca Ferraris di Castagnole Monferrato; Garrone Evasio & Figli di Grana; Gatto Pierfrancesco di Castagnole Monferrato; Goggiano di Refrancore; Il Vino dei Padri di Monale; Marengo Massimo di Castagnole Monferrato; Montalbera Terra del Ruchè di Castagnole Monferrato; Poggio Ridente di Cocconato; Poincini Domenico di Castagnole Monferrato; Tenuta dei Re di Castagnole Monferrato; Tenuta Montemagno di Montemagno.

IL PROGRAMMA Due giornate di festa e di confronto in cui il Ruchè è stato il protagonista esclusivo di una serie d’importanti degusta-

zioni. Nel pomeriggio della prima giornata, l’interessante convegno inaugurale sull’ultima annata e sulle tecniche di produzione, con presenti tutti i produttori, nonché operatori del settore e della stampa. Di seguito la consegna del prestigioso Premio Vin Di Vino 2013, assegnato meritatamente a Marco Maria Crivelli presidente del Consorzio del Ruchè. Dalle 18,30 alle 24, c’è stata l’apertura dei banchi d’assaggio, la festa con i produttori e, per i buongustai, il punto gastronomico curato dai ristoranti e della pro Loco di Castagnole Monferrato, l’enoteca per l’acquisto delle bottiglie. Degna conclusione con musica e balli. La domenica, dalle 10 alle 14 il wine tasting riservato a operatori del settore e della stampa. Seguito dalle stesse iniziative svoltesi il giorno prima. I punti golosi: i ristoranti Da Geppe e Il Crivello d’Oro, Pro Loco di Castagnole Monferrato, il Circolo Silenzio si mangia, Selezione Damiani Formaggi e Azienda Valvi.

Nella pagina accanto le bottiglie di Ruchè di Castagnole Monferrato degustate. Qui a fianco: Pier Ugo Tammaro delegato Onav di Genova.

ALCUNI CENNI SUL VITIGNO RUCHÈ Distribuzione geografica È un vitigno poco diffuso coltivato principalmente in provincia di Asti, nella zona di Castagnole Monferrato ed in pochi comuni limitrofi. Caratteri morfologici: La foglia adulta è di dimensioni medio-piccole, cuneiforme e dotata di tre o cinque lobi. Il lembo, di colore verde chiaro, si presenta nettamente piegato a coppa e poco bolloso. Il grappolo a maturità è medio-grande o grande, cilindrico con ali ben sviluppate delle quali una risulta talvolta lungamente peduncolata. L’acino è medio-piccolo di colore nero-blu con buccia molto pruinosa e caratterizzato da un sapore lievemente aromatico. Fenologia Germogliamento: media epoca (seconda decade di aprile). Maturazione dell’uva: medio-precoce o media epoca (fine settembre). Attitudini colturali e utilizzazione È un vitigno che presenta media vigoria, fertilità elevata e produzioni abbondanti. Il Ruchè si adatta bene a potature corte ma è generalmente allevato a controspalliera con potatura Guyot; è un vitigno tollerante nei confronti della peronospora. Dal Ruchè si ottiene un vino alquanto particolare, lievemente aromatico, dalla relativa bassa acidità, di buona alcolicità e di corpo equilibrato dall’originale impatto gusto-olfattivo.

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UN VINO VERSATILE

DA UN VITIGNO INTELLIGENTE

U

n vino poliedrico in grado di assumere tipologie diverse nasce solo da un vitigno intelligente. In questo caso il vino è il Freisa di Chieri, dall’omonimo vitigno. Una cultivar tra le più storiche del Piemonte, originario del Chierese e della Collina Torinese. Ne scrissero studiosi e ampelografi illustri come Leardi, De Maria, Rovasenda e il Nuvolone. La D. ssa Anna Schneider dell’Istituto di Virologia vegetale di Grugliasco, considerata la più grande ampelografa italiana, inserisce il freisa nell’albero genealogico del Nebbiolo, e quindi lo considera un parente del vitigno che dà origine a grandi vini tra i più famosi nel mondo. Le Doc piemontesi con questo vitigno sono addirittura sei: Freisa di Chieri, Freisa d’Asti, Monferrato Freisa, Pinerolese Freisa, Colli tortonesi Freisa e Langhe Freisa. Ognuna con vini mediamente diversi, in particolare quella di Asti e Langhe, entrambe con più struttura, di maggior impegno ma meno fresche e sapide rispetto alle altre. Parlando del Freisa di Chieri, una delle più piccole Doc italiane, si esprime – di qui la sua virtù – nelle versioni Secco, Superiore, Frizzante, Spumante e Dolce. La sua zona di produzione si estende per circa 91 ettari, comprendente i comuni di Chieri, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Pavarolo,

Baldissero Torinese, Montaldo Torinese, Mombello Torinese, Andezeno, Arignano, Moriondo Torinese, Marentino e Riva, nonché Torino, limitatamente alla Regione San Luca, Regione Eremo, Regione Santa Margherita, Parco di Villa Genero e Regione Villa della Regina. La sua produzione nel 2011 è stata di 2.828 ettolitri, circa 400.000 bottiglie, mentre nel 2012 è salita a circa mezzo milione di bottiglie. Sicuramente serio il suo disciplinare di produzione, che fissa in 80 quintali la produzione di uva per ettaro: la stessa designata per il Barolo e il Barbaresco. Entrando nel dettaglio, le cinque tipologie di Freisa di Chieri devono ognuna avere di base le caratteristiche e dati prescritti nel disciplinare.

I VINI Freisa di Chieri Secco - Colore: rosso rubino con tendenza al granato. Odore: caratteristico delicato con note di lampone e di rosa e viola. Sapore: asciutto, talvolta vivace leggermente acidulo, che con l’invecchiamento diventa più armonico e delicato, con eventuali sentori di rovere qualora affinato in botte. Alcol: minimo 11,00%; se con indicazione di “vigna” 12,00% vol. L’acidità totale minima: 4,5 g/l. Estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l. Si sposa con salumi freschi e leggermente stagionati, caprini e tome di qualche settimana, primi piatti di pasta e riso con sugo di pomodoro e pecorino quasi fresco, pesce azzurro in tegame con pomodoro e al forno, stoccafisso e trippe in umido, finanziera. Servirlo a 15-16°C in calici con stelo medio. Freisa di Chieri Superiore - Colore: rosso granato o cerasuolo con riflessi aranciati con l’invecchiamento. Odore: caratteristico, fragrante, delicato con note di lampone e viola. Sapore: secco, fresco, delicatamente morbido, con eventuali sentori di rovere. Alcol: minimo 12,00%; se con indicazione di “vigna” 12,50% vol. L’acidità totale minima: 4,5 g/l. Estratto non riduttore minimo: 21,0 g/l. Si sposa con primi piatti (pasta, riso e polenta) con sugo di coniglio e di anatra, pasta ripiena come ravioli e agnolotti con sugo di carne bianca, pollo e coniglio al forno, fritto misto alla piemontese, formaggi vaccini e ovini di 1-2 mesi. Servirlo a 16-17°C in calici leggermente panciuti con stelo medio. Freisa di Chieri Frizzante - Colore: da rosso rubino a cerasuolo piuttosto chiaro, con spuma fine ed evanescente. Odore: caratteristico delicato con note di lampone e di rosa e viola. Sapore: secco, armonico, elegante con retrogusto gra-

LA FREISA DI CHIERI CELEBRATA A «DI FREISA IN FREISA- 40 ANNI DI DOC» 110 INGENOVA Magazine

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Ligourmet devole di lampone. Alcol: minimo 11,00%. L’acidità totale minima: 4,5 g/l. Estratto non riduttore minimo: 19,0 g/lì. Si sposa con salsiccia cruda e sulla griglia, soppressata, carne cruda di fassone tagliata al coltello con aglio, sale, pepe e olio extravergine di oliva, funghi porcini impanati e fritti (nel passato nel burro, oggi nell’extravergine. L’unico rosso che ci si può accoppiare. Per tutti gli altri tipi di piatti di funghi, sposarli a vini bianchi), melanzane alla parmigiana, tapulon e costine di maiale alla griglia. Servirlo a 14-15°C in calici con stelo medio. Freisa di Chieri Spumante - Colore: da rosso rubino a cerasuolo piuttosto chiaro, con spuma fine e persistente. Odore: caratteristico delicato con note di lampone e di rosa e viola. Sapore: brut, dry o dolce, armonico, elegante con sottofondo gradevole di lampone. L’alcol: minimo 11,00%, di cui svolto compreso tra 6,00%vol e 8,00%. L’acidità totale minima: 4,5 g/l. Estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l. Si sposa se brut e dry con prosciutto dolce di Parma, salmone affumicato, frittelle di baccalà, pizza margherita e muscoli ripieni. Se dolce con bavarese al lampone e alla fragola. Se brut e dry servirlo 10-11°C in flutes con stelo alto. Se dolce servirlo a 10-11°C in coppe con stelo alto. Freisa di Chieri Dolce - Colore: da rosso rubino a cerasuolo piuttosto chiaro talvolta con lievi riflessi violacei. Odore: caratteristico delicato con note di lampone e di rosa e viola. Sapore: dolce, fresco, talora vivace. L’alcol: minimo 11,00%, di cui almeno il 7,00% svolto. L’acidità totale minima: 4,5 g/l. Estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l. Si sposa con crostate di piccoli frutti rossi (lampone, fragola, mora, mirtillo e ribes nero), torta di prugne, di ciliegie e di pesche. Ideale per macedonia di frutta. Servirlo a 11-12°C in calice a tulipano con stelo alto. Come per tutti i vini di pregio, anche il Freisa di Chieri ha il suo evento, che quest’anno coincide con il suo 40 anno di Doc. Infatti la Doc Freisa di Chieri fu istituita nel 1973 con Decreto del Presidente della Repubblica. La manifestazione dal simpatico titolo «Di Freisa in Freisa» ha proprio la finalità di valorizzare e promuovere la produzione, la qualità e il consumo del Freisa di Chieri, nonchè la storia, le tradizioni e l’immagine del suo territorio. Giunta quest’anno alla quarta edizione, «Di Freisa in Freisa» nell’arco dei due giorni, il 20 e 21 aprile ,nonostante la pioggia ha richiamato numerosi visitatori per i molteplici motivi d’interesse. Nella mattina di sabato 20, nel rinomato ristorante Sandomenico di Chieri si è tenuto un’interessante wine tasting riservato agli operatori del settore e alla stampa specializzata. Ventuno vini prodotti col vitigno Freisa, di cui sedici Freisa di Chieri delle varie tipologie degli anni 2009, 2010, 2011 e 2012, un Rosato, un Monferrato Chiaretto, e altri tre Freisa, rispettivamente d’Asti 2011, Monferrato 2011 e Langhe 2006. Questi ultimi sono stati inseriti per evidenziare le differenti caratteristiche organolettiche delle zone produttive. A precedere l’assaggio alla cieca o palese dei Freisa, gli interventi di Stefano Rossotto presidente del Consorzio per la Tutela e Valorizzazione delle Doc Freisa di Chieri e Collina Torinese, di Massimo Corrado presidente dell’Associazione Go Wine e del giornalista Alessandro Felis. Passando al tasting, complessivamente i sedici Freisa di Chieri si sono espressi su un buon livello qualitativo, in particolare i Superiore (2011, 2010 e 2009) e gli Spumanti dolce e brut, seguiti dai tipi Frizzante, secchi vivaci e fermi delle annate 2011 e 2012. Interessanti e piacevoli il rosato e il Monferrato Chiaretto, rispettivamente profumato, fresco, molto sapido e invitante con lievissima tannicità; più intenso e pieno con vena

giusta tannica il secondo. Il primo è ideale con certi piatti di pesce: ha freschezza e sapidità per esaltare gli umori salsi del pesce cotto sulla piastra o griglia, in umido e al forno, nonché la lieve tannicità non aggredisce le proteine del pesce rendendolo stopposo, e ne toglie una paciosa grassezza conferita dagli stessi grassi del pesce, dall’olio extravergine di oliva Dop e non (o burro) usato per la cottura. Assoluta-

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mente vietato il succo di limone. Oltre a rendere sgradevole il vino, accentua l’acidità del piatto e ne copre il sapore. L’uso del limone, che ha radici nel passato, era dovuto alla non freschezza del pescato. Chi lo mette su pesci, molluschi e crostacei impanati e fritti ne rovina l’armonia del gusto, in quanto l’acidità del limone (acido citrico e ascorbico) ne toglie la piacevole croccantezza. I tre della tipologia Vivace, due buoni e un discreto, hanno confermato la vocazione del Freisa per questi vini, nonché l’invito a riberli. L’unico nella versione Frizzante, era di maggior struttura e persistenza dei precedenti. Buoni anche i secchi e fermi del 2011 (due) e 2010, varietali, pieni e persistenti. Due parole sui tre Freisa di altre zone: Sicuramente di maggior struttura, persistenza

LA MANIFESTAZIONE Organizzatori Città di Chieri, Consorzio di Tutela e Valorizzazione delle Doc Freisa di Chieri e Collina Torinese e Go Wine. Sponsor Camera di Commercio IIAA di Torino, Regione Piemonte e Provincia di Torino. Collaborazione Ascom, Associazione Centrocomm, Associazione Ristoratori Chieresi, Cia, Confagricoltura, Coldiretti Torino, Cna, Associazione Venditori Ambulanti Chieresi, Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino, Il Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino, Strade di Colori e Sapori, Strada Reale dei Vini Torinesi, Bottega del Vino di Moncucco, Unione Artisti Chieresi, Club Campeggiatori Chieresi, Rotary Chieri, Radio Chieri e Camper Club La Granda. Vini & Produttori presenti Freisa di Chieri Spumante (dolce) 2012 - Balbiano Freisa di Chieri Spumante (dolce) 2011 - Terre dei Santi Freisa di Chieri Spumante Brut Rosè Marchesina 2009 - Rossotto Vino Rosato Il Podio 2012 - Cantina Sperimentale Bonafus Monferrato Chiaretto Contente 2012 - Rossotto Freisa di Chieri secco e vivace 2012 - Balbiano Freisa di Chieri secco 2012 - Masera Giuseppe Freisa di Chieri secco Nonno Nando 2012 - Rossotto Freisa di Chieri Frizzante 2011 - Terre dei Santi Freisa di Chieri secco e vivace Nonno Nando 2011 - Rossotto Freisa di Chieri secco e vivace 2011 - Rubatto Freisa di Chieri secco e fermo 2011 - Rubatto Freisa di Chieri secco La Borbogliosa 2011 - Cantina Sperimentale Bonafus Freisa di Chieri Superiore secco e fermo Vigna Villa della Regina 2011 - Balbiano Freisa di Chieri Superiore La Borbogliosa 2011 - Cantina Sperimentale Bonafus Freisa di Chieri Superiore Sun Si 2010 - Rossotto Freisa di Chieri La Torrigiana 2010 - Terre dei Santi Freisa di Chieri Superiore Il Barbarossa 2009 - Balbiano Freisa d’Asti Vezzolano 2011 - Terre dei Santi Monferrato Freisa La Monferrina 2011 - Gaudio Langhe Freisa Mondaccione Vigne Vecchie 2006 - Coppo Aziende presenti direttamente al banco d’assaggio Broccardo Filippo - Monforte d’Alba (CN) con Langhe Freisa e Rosato 2012 Cantina Sperimentale Bonafous - Chieri (TO) con Freisa di Chieri 2011, Freisa Superiore 2011, Cari e Malvasia “Il Podio Rosato” 2012 Cascina Cirio - Costigliole d’Asti (AT) con Freisa d’Asti 2012 Cozzo Mario - Dogliani (CN) conLanghe Freisa 2011 Erede di Chiappone Armando - Nizza Monferrato (AT) con Freisa d’Asti “Sanpedra”2008 Garrone Evasio & Figlio - Grana (AT) con Freisa d’Asti 2008 Il Vino dei Padri - Monale (AT) con Freisa d’Asti 2011 e 2010 Tenuta Grillo - Gamalero (AL) con Monferrato Freisa ”Pecoranera” 2003 e 2004

ed impegno ma meno fresco – rispetto ai Chieri – quello d’Asti; varietale, pieno e discretamente equilibrato il Monferrato Freisa; pieno e ancor varietale e fresco il Langhe Freisa, sebbene sia del “lontano” 2006. Questi tre vini hanno dimostrato, se ancora non si è capito, l’interpretazione geniale del Freisa. Terminato l’assaggio, c’è stato un interessante e costruttivo scambio di pareri tra giornalisti, onavisti, sommelier e produttori. Da sottolineare le precisazioni di Stefano Rossotto, e l’esito degli studi sul Freisa dell’enologo Michael Hock della Cantina Sperimentale Bonafus. Molto gradito dai presenti il ricco buffet preparato dal valido chef e patron Angelo Piras. Nel pomeriggio nella Sala Conceria si è tenuta la presentazione ufficiale «Di Freisa in Freisa» 2013. Nell’affollato evento, presentato dai giornalisti Alessandro Felis e Fiorenzo Panero, sono seguiti gli interventi del sindaco di Chieri Francesco Lancione, le Assessori alle Attività produttive e alle Politiche agricole dello stesso comune, rispettivamente Rachele Sacco e Franca Bosco, Marco Balagna Assessore provinciale all’Agricoltura, Massimo Corrado presidente dell’Associazione Go Wine e, particolarmente incisivo, quello di Stefano Rossotto presidente del Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione delle DOC Freisa di Chieri e Collina Torinese. Di seguito, in via Vittorio Emanuele II si è svolta la cerimonia d’inaugurazione siglata dalla Filarmonica Chierese. Nello stesso ambito, per la gioia e il piacere di enoappassionati e gourmet, era presente l’Enoteca itinerante dei vini Freisa del Piemonte. Una selezione di ben 60 etichette di produttori delle zone tipiche, accompagnate dagli irrinunciabili Rubatà di Chieri, ossia i grissini per eccellenza. A completare il tutto, numerosi stand con esposizione e vendita di prodotti tipici del Chierese a cura di Coldiretti, Confagricoltura, CIA, Paniere dei Prodotti tipici della Provincia di Torino e di Strade di Colori e Sapori. Animazione ed esibizione di musicanti di Riva presso Chieri, nel centro storico e spettacolo in piazza Cavour. Esposizione di auto da Storiche da rally curata dal Rotary Club Chieri, con raccolta fondi per l’acquisto di un defibrillatore da donare alla città. Infine per chi ricerca prodotti e oggetti particolari, l’occasione estemporanea di un mercato.

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Ligourmet

E’ GRANDI LANGHE LA NUOVA ANTEPRIMA A MAGGIO, LA PRIMA EDIZIONE DI GRANDI LANGHE DOCG PER FAR CONOSCERE SEICENTO VINI A BUYER DA TUTTO IL MONDO

di Virgilio Pronzati

P

er cultura del vino, dinamismo e valorizzazione di tutto il comparto vitivinicolo, nonchè del territorio, dopo la Toscana c’è il Piemonte. Una regione con grandi rossi e non solo, che troneggiano su scaffali di ristoranti e famose enoteche. Le varie edizioni di Alba Wines Exhibition hanno lasciato il posto a Nebbiolo Prima. Questa prima edizione di Grandi Langhe 2013 ha fatto ancora di più. In soli tre giorni, questo evento ha fatto conoscere e degustare oltre 600 vini di 250 produttori ad altrettanti selezionati buyer provenienti dai cinque continenti. Non solo. E’ la prima volta che il mondo del vino albese rappresentato dal Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco si è unito col Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero e l´Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero e con il sostegno della Regione Piemonte. I risultati sono stati oltremodo positivi. Oltre la varietà e qualità dei vini presentati, sono state scelte sei prestigiose location,che fanno parte della storia dei rispettivi comuni. Anche sul piano di trasferimento di tutti i partecipanti, ristoratori, enotecari, giornalisti e enoappassionati, si evidenziava la massima funzionalità. Sentiamo, nell’ordine, i due rispettivi presidenti. Pietro Ratti, presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco: «Riuscire a portare operatori professionisti da tutto il mondo nel nostro territorio è stata una scommessa vinta, che ci fa ben sperare per le prossime edizioni. Appuntamento al 2015». Da parte sua Ferruccio Ribezzo, presidente del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, ha aggiunto: «Grandi Langhe Docg è un evento importante per il nostro territorio: per la prima volta vino e turismo hanno lavorando insieme in un’unica cabina di regia per un’azione promo-

zionale congiunta che porterà frutto e grande risonanza in entrambi i settori. Visitatori da tutto il mondo con la curiosità di conoscere meglio i nostri grandi Vini hanno avuto occasione di conoscere anche i luoghi di origine di questi prodotti d’eccellenza, apprezzando tutto ciò che hanno da offrire anche a livello turistico: crediamo fermamente in questo progetto come importante vetrina ed opportunità di promozione». Piena soddisfazione per tutti gli operatori del settore. Ecco il programma dell’articolato evento. Domenica 5 maggio - Palazzo Martinengo di Monforte dì Alba. Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba. Tenuta Abbene di Dogliani Degustazione di Dogliani Docg Lunedì 6 maggio - Aula Magna dell’ Istituto Professionale Arte Bianca di Neive Degustazione di Barbaresco Docg Enoteca Regionale del Roero di Canale Degustazione di Roero Docg e Roero Arneis Docg Martedì 7 maggio - Castello di Barolo Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Barolo, Novello, Grinzane Cavour, Diano Alba e Dolcetto di Diano d’Alba Salone Polifunzionale del Comune di La Morra Degustazione di Barolo Docg dei comuni di La Morra, Verduno, Roddi e Cherasco Sponsor: Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco Alba Langhe e Roero, Tu Langhe Roero, Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, Regione Piemonte, Campagna finanziata ai sensi del PSR 2007-2013 - Misura 133

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PER IMMERGERSI SENZA RISCHI APNEA E SNORKELING IN SICUREZZA RISPETTANDO DELLE SEMPLICI REGOLE. IL PARERE DI ANGELO AZZINARI

O

gni anno, purtroppo, durante la stagione estiva si ripetono incidenti e decessi di subacquei, sia apneisti sia sommozzatori muniti di autorespiratori autonomi. Lo sport dell’immersione subacquea, se praticato nel pieno rispetto delle regole fondamentali, non è più pericoloso di molte altre discipline, ma gli incidenti ci sono e sono sempre causati da impreparazione, imprudenza o irresponsabilità dei praticanti.

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Sotto il mare LE REGOLE PER L’APNEA IN SICUREZZA Oggi, proprio in vista dell’apertura della stagione buona, arrivata con grande ritardo, vogliamo dare il nostro modesto contributo alla prevenzione degli incidenti e all’esercizio consapevole dell’apnea amatoriale. Per farlo nel modo più professionale abbiamo chiesto la collaborazione a un grande personaggio dell’apnea sportiva: Angelo Azzinari. Azzinari, classe luglio 1952, apneista dai primi anni di vita, è fondatore e primo Presidente di “Apnea Academy” dal 1994 al 1997. È inoltre ricercatore per la “sicurezza in acqua” in collaborazione con l’Associazione Stefano Cocchi. È stato allievo del mitico padre della didattica subacquea Duilio Marcante ed è stato insignito del Diploma d’onore “Duilio Marcante” per significativi contributi alla salvaguardia della vita umana in Mare. È inoltre autore del progetto “Sicurezza e Cultura del Mare” dal 1980 a oggi in diffusione nelle Scuole Regionali e sulla Stampa Nazionale.

Ecco le regole per un apnea subacquea con dei buoni margini di sicurezza secondo Angelo Azzinari: - Accurata visita medica specialistica, aggiungendo: ecocardiogramma, radiografia toracica mirata. - Accurata visita specialistica dall’otorinolaringoiatra. - Ottimo stato di salute. - Stile di vita sano (senza abusi di alcool ed uso di stupefacenti). - Stato psichico equilibrato (capacità di autocontrollo) - Allenamento specifico graduale - Affiatamento con una persona (compagno di immersione) di fiducia che abbia la stessa formazione e gli stessi obiettivi - Gradualità nella pratica dell’apnea, che necessita di tempi lunghi e costanti - Rispetto assoluto delle ordinanze e leggi specifiche. - Scelta dell’attrezzatura accurata ma non esasperata - Conoscenza del “linguaggio del mare” (capacità di osservazione per valutare la possibilità di pianificazione dell’immersione - Alimentazione moderata e regolare da qualche giorno prima delle escursioni L’apnea subacquea NON è una sfida ma una disciplina sportiva molto particolare dove umiltà, autocontrollo, consapevolezza, perfetta capacità “introspettiva” sono valori essenziali.

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Perchia di Alessandro Marcenaro

QUARANTADUE “CATTURE”

PER IL FOTOSAFARI DI BOGLIASCO di Gianni Risso

I

l 9 giugno nelle acque davanti a Bogliasco si è svolta una importante gara nazionale di safari fotografico subacqueo valida per la selezione ai Campionati Italiani FIPSAS 2013. I partecipanti, tutti brevettati e abilitati alla specialità agonistica, si sono sfidati a colpi di flash e scatti digitali per quattro intense ore, cercando di catturare con gli obiettivi il maggior numero di specie ittiche diverse. I risultati sono stati più che soddisfacenti, grazie alle condizioni meteo marine finalmente favorevoli ,con mare calmo e acque limpide. Inoltre i fondali di Bogliasco si sono dimostrati veramente ricchi di varietà di specie, tranquille e avvicinabili, come confermano i «carnieri» dei più bravi che sono riusciti a scovare ben 42 specie diverse.

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Sotto il mare

AL 1° TROFEO COMUNE DI BOGLIASCO ANCHE I CAMPIONI ITALIANI DI SAFARI FOTOSUB

Durante la gara, perfettamente organizzata dal CICASUB ASD Bogliasco Seatram – Diveross con il supporto logistico del Club Nautico di Bogliasco, sono stati fotografati persino barracuda, branchi di orate, lecce, cefali, tracine, dentici, torpedini, saraghi, salpe, donzelle pavonine, corvine e moltissime varietà di labridi. Dopo la conclusione della gara e lo scarico delle immagini sui computer della giuria, si sono svolte le operazioni di valutazione presso il salone parrocchiale in Bettolo – sottochiesa, dove la manifestazione si è conclusa con le premiazioni per la classifica assoluta e per le quattro diverse categorie. Le gare di safari fotografico subacqueo infatti si possono disputare in apnea oppure con l’autorespiratore, e utilizzando apparecchi fotografici reflex oppure compatti. Vincitore assoluto con il punteggio più alto e il maggior numero di specie è risultato Nicola Alaimo del Centro Sub Alto Tirreno di Massa, che ha dominato anche nella categoria “Apnea compatte”. La vittoria ha fruttato al campione il prestigioso “1° Trofeo Comune di Bogliasco” e una stupenda custodia stagna per reflex della Diveross. Ecco le classifiche delle 4 categorie. Per“Apnea compatte” alle spalle di Alaimo si sono piazzati Davide Barreca del locale CICASUB ASD Bogliasco Seatram – Diveross (42 specie catturate) e Simone Marassini del Club Sub Sestri Levante con 38 specie.

Il “Tordo ocellato” sta costruendo il nido. La foto è di di Alessandro Marcenaro

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Parte dei concorrenti Nell’“ARA Master” ha trionfato Massimo Corradi (CICASUB ASD Bogliasco Seatram – Diveross), più volte campioa Bogliasco prima ne italiano della specialità con 30 specie diverse molto ben della gara. fotografate, alle sue spalle i compagni di club Roberto Baccino, Paolo Battiato e Gianni Risso. In “ARA compatte” netta affermazione della campionissima supertitolata Martina Gambirasi del Club Sub Sestri Levante con 34 specie diverse, 2° Massimiliano Muratore stesso club e 31 specie e ottimo terzo Augusto Carbone (27 specie) della Lega Navale Italiana – Quinto al Mare. Alessandro Marcenaro del Club Sub Sestri Levante, secondo nell’assoluta, ha vinto nella categoria “Apnea Master” con 36 specie e si è aggiudicato con pieno merito, per una singolare istantanea di un labride intento a farsi il nido, anche il premio speciale “Michele Calabrese” istituito espressamente dal sindaco di Bogliasco Luca Pastorino alla memoria del concittadino recentemente scomparso durante una immersione al Cristo degli Abissi. Hanno contribuito al ricco monte premi anche Edizioni IRECO Roma Editrice La Mandragora Imola, Diveross Cooreggio, Aqua lung, apneaworld.com, Ditta Gentilotti Ge-Nervi, Isotta, Sun Line , Torino, Diving Q 18 Bogliasco, Diving Center Tortuga San Michele di Pagana, FIPSAS Regionale e Provinciale. La manifestazione è stata nobilitata anche dalla presenza del direttore del quotidiano La Stampa Mario Calabresi, che ha presentato una bellissima gallery di 15 foto sul sito www. lastampa.it.

La premiazione di Massimo Corradi e di, al centro della foto, Nicola Alaimo (1° assoluto).

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Nella foto in alto “Triglia” di Martina Gambirasi. Sotto: “Torpedine” di Davide Barreca.

Nella foto grande in alto: “Tracina” di Nicola Alaimo. Qua a fianco Tordo Rosso, di Massimo Corradi.

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In questa pagina, in alto: “Donzella” di Massimo Corradi Qui sopra: da sinistra, Lino Stancanelli Giudice Gara FIPSAS e Pierluigi Colangelo, responsabile informatica.

Re di triglie.

In alto: Alessandro Marcenaro Qui sopra la premiazione di Massimo Corradi e Martina Gambirasi. A sinistra Gianni Risso. Nella pagina accanto uno splendido “Peperoncino” (giallo e nero). La foto è di Martina Gambirasi.

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FOTO DI

Model: Mihaela Usu Mua: Giusi Dimasi Jewels by: Elisabetta Comotto Clothing by: Stefania Fatta Hair styling by: Roberta Bonasegale

AGENZIA BMPRODUZIONI

MARCELLO RAPALLINO

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A PA L L I N O

R ARCELLO

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P O S T S CRIPTUM CHISSA’ PERCHE’, in Italia il termine

«downsize» è passato quasi solamente nella sua accezione automobilistica. In termini tecnici, così si indica la tendenza a costruire motori con turbocompressori o compressori volumetrici, mantenendo prestazioni elevate anche su cilindrate basse e medio/basse, in modo da ridurre i consumi e i costi di assicurazione. Nei Paesi anglosassoni «downsize» (e «downsizing») ha invece conservato il suo significato originario di ridimensionamento: di questi tempi, ça va sans dire, soprattutto applicato a un’azienda. Non importa: i punti di contatto non mancano. Il downsize automobilistico trae la sua origine da un’altra crisi, quella petrolifera del 1973, e dalla necessità di ridurre il consumo di benzina delle auto tradizionali (soprattutto le «Big Three» statunitesi, e cioè Ford, General Motors, Chrysler) di grande cilindrata. Un uso più razionale ed efficiente degli spazi, insomma. Al di là delle disquisizioni linguistiche, appare evidente come il concetto originario, se non la parola, sia arrivato pure in Italia. Ci facciamo i conti tutti i giorni, e la politica del taglio è ormai un appuntamento quotidiano, anche se a volte insidioso e nascosto. Un esempio molto vicino: come ha ben raccontato Massimo Minella su Repubblica, nel «decreto del fare» all’esame del Parlamento è annidato lo storno dei finanziamenti per il secondo lotto costruttivo del Terzo Valico, a favore di opere «immediatamente cantierabili» e non meglio identificate. In realtà, definire «non cantierabile» un’opera nei fatti già partita, almeno nelle sue attività propedeutiche (dopo vent’anni di ritardi e cambiamenti di rotta assortiti) appare una beffa ulteriore per una partita che sembrava finalmente avviata alla sua risoluzione. Burlando, Doria e Merlo si sono fatti sentire, ma la sensazione che l’odissea del tunnel nell’Appennino abbia ancora nuovi episodi in programma – e la ripetizione di un iter già superato ai tempi del governo Monti – appare tutt’altro che infondata.

Ma la riduzione è anche altrove. Il cinquantatreesimo Salone Nautico, presentato da poco, si prepara a concentrarsi in soli cinque giorni, dai nove delle altre edizioni. Si tratta di un cambiamento a suo modo epocale, le cui motivazioni economiche sono evidenti: il comparto nautico – lo ha ricordato il presidente di Ucina, Francesco Albertoni – non è ancora uscito dalla crisi, anche per colpa dell’IVA, vera parola-feticcio di questi mesi, che è al 21% per i porti invece del 9% suggeriti dalla direttiva comunitaria, già adottata in Francia e Spagna. Il fatturato è al livello del 2000, 2,49 miliardi. Né si può nascondere come gli espositori nel 2012 siano diminuiti di più del venti per cento rispetto all’edizione precedente, o la situazione finanziaria non semplicissima della stessa Fiera. Ma non c’è solo questo. Il nuovo format non si limita a rispondere alle richieste di espositori e visitatori, che avevano richiesto a gran voce una formula meno dispersiva; il tentativo è anche quello di costruire un’identità nuova per un evento che forse già dagli anni scorsi appariva non solo a rischio di pachidermia, ma fuori posto e fuori tempo. Le amputazioni non sono da poco (il padiglione C come area espositiva viene eliminato), ma si cerca anche di innovare e integrare: una grande piscina nel padiglione S per avvicinare i giovani agli sport acquatici e alle discipline nautiche, oppure la passerella in quota che consentirà una sguardo dall’alto sulle barche esposte. Rimarrà GenovaInBlu, per fornire un raccordo tra la darsena, nuovo cuore del Salone, e il resto della città. Su tutto un forte richiamo cromatico al rosso, forse per trasmettere il messaggio che – a dispetto degli ostacoli e delle difficoltà – la passione di Genova per la nautica non si è esaurita. Nel mondo delle auto, il downsizing si è affermato come una pratica apprezzata e conveniente: a ottobre sapremo se si potrà dire lo stesso anche per quello che deve tornare ad essere, nelle parole di Albertoni, «un fiore all’occhiello del made in Italy».

Giordano Rodda giordano.rodda@gmail.com

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Ligourmet

E’ GRANDI LANGHE LA NUOVA ANTEPRIMA A MAGGIO, LA PRIMA EDIZIONE DI GRANDI LANGHE DOCG PER FAR CONOSCERE SEICENTO VINI A BUYER DA TUTTO IL MONDO

di Virgilio Pronzati

P

er cultura del vino, dinamismo e valorizzazione di tutto il comparto vitivinicolo, nonchè del territorio, dopo la Toscana c’è il Piemonte. Una regione con grandi rossi e non solo, che troneggiano su scaffali di ristoranti e famose enoteche. Le varie edizioni di Alba Wines Exhibition hanno lasciato il posto a Nebbiolo Prima. Questa prima edizione di Grandi Langhe 2013 ha fatto ancora di più. In soli tre giorni, questo evento ha fatto conoscere e degustare oltre 600 vini di 250 produttori ad altrettanti selezionati buyer provenienti dai cinque continenti. Non solo. E’ la prima volta che il mondo del vino albese rappresentato dal Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco si è unito col Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero e l´Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero e con il sostegno della Regione Piemonte. I risultati sono stati oltremodo positivi. Oltre la varietà e qualità dei vini presentati, sono state scelte sei prestigiose location,che fanno parte della storia dei rispettivi comuni. Anche sul piano di trasferimento di tutti i partecipanti, ristoratori, enotecari, giornalisti e enoappassionati, si evidenziava la massima funzionalità. Sentiamo, nell’ordine, i due rispettivi presidenti. Pietro Ratti, presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco: «Riuscire a portare operatori professionisti da tutto il mondo nel nostro territorio è stata una scommessa vinta, che ci fa ben sperare per le prossime edizioni. Appuntamento al 2015». Da parte sua Ferruccio Ribezzo, presidente del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, ha aggiunto: «Grandi Langhe Docg è un evento importante per il nostro territorio: per la prima volta vino e turismo hanno lavorando insieme in un’unica cabina di regia per un’azione promo-

zionale congiunta che porterà frutto e grande risonanza in entrambi i settori. Visitatori da tutto il mondo con la curiosità di conoscere meglio i nostri grandi Vini hanno avuto occasione di conoscere anche i luoghi di origine di questi prodotti d’eccellenza, apprezzando tutto ciò che hanno da offrire anche a livello turistico: crediamo fermamente in questo progetto come importante vetrina ed opportunità di promozione». Piena soddisfazione per tutti gli operatori del settore. Ecco il programma dell’articolato evento. Domenica 5 maggio - Palazzo Martinengo di Monforte dì Alba. Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba. Tenuta Abbene di Dogliani Degustazione di Dogliani Docg Lunedì 6 maggio - Aula Magna dell’ Istituto Professionale Arte Bianca di Neive Degustazione di Barbaresco Docg Enoteca Regionale del Roero di Canale Degustazione di Roero Docg e Roero Arneis Docg Martedì 7 maggio - Castello di Barolo Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Barolo, Novello, Grinzane Cavour, Diano Alba e Dolcetto di Diano d’Alba Salone Polifunzionale del Comune di La Morra Degustazione di Barolo Docg dei comuni di La Morra, Verduno, Roddi e Cherasco Sponsor: Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco Alba Langhe e Roero, Tu Langhe Roero, Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, Regione Piemonte, Campagna finanziata ai sensi del PSR 2007-2013 - Misura 133

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E’ GRANDI LANGHE LA NUOVA ANTEPRIMA A MAGGIO, LA PRIMA EDIZIONE DI GRANDI LANGHE DOCG PER FAR CONOSCERE SEICENTO VINI A BUYER DA TUTTO IL MONDO

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zionale congiunta che porterà frutto e grande risonanza in entrambi i settori. Visitatori da tutto il mondo con la curiosità di conoscere meglio i nostri grandi Vini hanno avuto occasione di conoscere anche i luoghi di origine di questi prodotti d’eccellenza, apprezzando tutto ciò che hanno da offrire anche a livello turistico: crediamo fermamente in questo progetto come importante vetrina ed opportunità di promozione». Piena soddisfazione per tutti gli operatori del settore. Ecco il programma dell’articolato evento. Domenica 5 maggio - Palazzo Martinengo di Monforte dì Alba. Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba. Tenuta Abbene di Dogliani Degustazione di Dogliani Docg Lunedì 6 maggio - Aula Magna dell’ Istituto Professionale Arte Bianca di Neive Degustazione di Barbaresco Docg Enoteca Regionale del Roero di Canale Degustazione di Roero Docg e Roero Arneis Docg Martedì 7 maggio - Castello di Barolo Degustazione di Barolo Docg dei comuni di Barolo, Novello, Grinzane Cavour, Diano Alba e Dolcetto di Diano d’Alba Salone Polifunzionale del Comune di La Morra Degustazione di Barolo Docg dei comuni di La Morra, Verduno, Roddi e Cherasco Sponsor: Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco Alba Langhe e Roero, Tu Langhe Roero, Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, Regione Piemonte, Campagna finanziata ai sensi del PSR 2007-2013 - Misura 133

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