InGenova e Liguria Magazine Dicembre/Gennaio/Febbraio 2014-2015

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ANNO 12 - N° 5 - Dicembre 2014 / Gennaio - Febbraio 2015 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006

DICEMBRE 2014 / GENNAIO - FEBBRAIO 2015 - E 3,00

FRIDA KAHLO

Frida e Diego, a Palazzo Ducale la storia di un amore tormentato

PRESEPI

Dopo otto anni di restauri torna al suo splendore il presepe di Imperia

NATALIDEA

Alla Fiera di Genova tra shopping e… Babbo Natale

CARLO FELICE

In programma nei giorni di festa c’è il ritorno di Tosca

SUBACQUEA

La vittoria di Martina Gambirasi nelle acque della Gallinara

CRISTOFORO COLOMBO

L’”arte ovale” tra navigazione e cucina precolombiana

ELIO E GEPPI CON GLI ADDAMS LE QUESTIONI DI FAMIGLIA sono tutte da ridere


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La copertina

Villa lo Zerbino.

Esclusiva, per tutti. A GENOVA, RICEVIMENTI SI DICE CAPURRO.

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a Residenza Sanitaria Assistita LA SERENELLA è una realtà presente sul territorio del Comune di Novi Ligure da molti anni. La Struttura, distribuita su 2.500 metri quadri, ha una capienza di 55 posti letto, di cui 10 convenzionati con la ASL di Alessandria; è articolata su tre piani e assicura la permanenza in stanze singole, doppie e triple, tutte con bagno in camera. Sono possibili inserimenti anche temporanei o post degenza ospedaliera. La Serenella offre ampi spazi comuni e di socializzazione sia interni che esterni, grazie alla sua collocazione in un parco attrezzato di oltre 6.000 mq. con alberi d’alto fusto e da frutta. Grazie all’assenza di barriere architettoniche i nostri assistiti hanno la possibilità di fruirne in piena libertà. La Residenza è in grado di ospitare persone Auto Sufficienti, Parzialmente Auto Sufficienti, e Non Auto Sufficienti. È comunque possibile, con un attento esame delle condizioni soggettive, valutare il ricovero di persone con gravi compromissioni cognitive e organiche. I servizi sanitari destinati alla persona che vengono erogati dalla Struttura sono di alta qualità a partire dal presidio infermieristico, costante durante tutto l’arco

della giornata, che garantisce agli Ospiti la certezza di un continuo monitoraggio delle loro condizioni fisiche. A questo si aggiunge la presenza di un medico di grande esperienza che è inoltre reperibile 24 ore su 24. Completa il quadro sanitario il servizio di fisioterapia garantito tutti i giorni e per tutti gli ospiti che possono partecipare direttamente o che hanno necessità di trattamenti al letto. E’ in corso la ristrutturazione di una grande palestra che conferirà a questo servizio un ulteriore strumento volto al mantenimento della migliore efficienza fisica. Il personale destinato all’assistenza ed alla cura della persona, oltre ad essere ovviamente presente nelle 24 ore, è di grandissima esperienza ed altamente qualificato in virtù dei continui corsi di aggiornamento e specializzazione a cui gli operatori partecipano. Il servizio di ristorazione è interno ed è gestito in una grande e moderna cucina, forte di cuochi esperti e capaci. La struttura, infine, offre un servizio di animazione quotidiano per intrattenere e rendere più divertenti ed interessanti le giornate dei nostri Ospiti oltre a favorirne la socializzazione e l’amicizia.

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Sommario

DICEMBRE/GENNAIO/FEBBRAIO 2014/2015

4/ La paura fa cento minuti di risate

Dal 20 al 25 gennaio una strepitosa “Famiglia Addams” al Teatro dell’Archivolto con Geppi ed Elio

Direttore Responsabile Gabriele Lepri Direttore Editoriale Giordano Rodda

8/ La storia tormentata di Frida e Diego

Fino all’8 febbraio la mostra dedicata ai due grandi artisti messicani, protagonisti di un legame tra vita e arte destinato a segnare la storia dell’arte contemporanea

Editore RR Editori - Via Caffaro 7/2 16124 Genova - Tel. 0108592291 Progetto Grafico RR Editori Grafica e impaginazione Barbara Macellari Servizi Fotografici Giulio Bardelli, Marcello Rapallino, Gianni Risso Hanno collaborato: Diego Anelli, Silvia Barbagelata, Matteo Ceschina, Leo Cotugno, Gaby De Martini, Pamela Guarna, Dario G. Martini, Daniela Masella, Niccolò Metti, Anna Proverbio, Marcello Rapallino, Mauro Ricchetti, Virgilio Pronzati, Gianni e Iskandar Risso, Anna Maria Solari, Matteo Sicios Stampa Grafiche Vecchi Srl Viale Kennedy 27 28021 Borgomanero (No) Internet rreditori@gmail.com Distribuzione Potete trovare InGenova e Liguria Magazine nelle edicole della provincia di Genova e nelle edicole più importanti di S. Terenzio, Lerici, Zoagli, S. Michele di Pagana, Portofino, Bogliasco, Arenzano, Cogoleto, Varigotti, Finalborgo, Laigueglia, Cervo, S. Bartolomeo al Mare, Diano Marina, Imperia, Pieve di Teco, S. Lorenzo al Mare, Taggia e inoltre nelle edicole di La Spezia (Piazza Caduti della Libertà, Piazza Verdi, Via del Prione, Piazza Garibaldi, Via Garibaldi, Piazza Cavour), Sarzana (Via Gramsci), Chiavari (Piazza Mazzini, Corso Dante, Piazza Nostra Signora dell’Orto), Rapallo (Piazza delle Nazioni, Via S. Anna), Santa Margherita (Piazza Vittorio Veneto, Via Bottaro), Camogli (Via al Porto), Recco (Via Serreto), Varazze (Corso Matteotti, Piazza Dante), Celle (Via Colla), Albisola Superiore (Corso Mazzini), Albissola Marina (Via Billiati), Savona (Piazza Giulio II, Via Paleocapa, Piazza Mameli, Piazza Diaz), Vado Ligure (Via Aurelia), Spotorno (Via Garibaldi), Noli (Piazza Morando), Finale Ligure (Piazza Vittorio Emanuele II), Pietra Ligure (Via Matteotti), Loano (Via Aurelia), Borghetto S. Spirito (Corso Europa), Albenga (Piazza del Popolo), Alassio (Stazione FS, Via Garibaldi), Andora (Via Aurelia), Arma di Taggia (Via Blengina, Via S. Francesco), Sanremo (Piazza Colombo, Porto, Piazza Eroi Sanremesi, Corso Imperatrice, Corso Matuzia), Ventimiglia (Via della Repubblica), Ospedaletti (Corso Regina Margherita), Bordighera (Piazza Eroi della Libertà, Via Vittorio Emanuele, Piazza del Popolo), Lavagna (Piazza Cordeviola), Cavi di Lavagna (Piazza Sauro), Sestri Levante (Piazza Repubblica), Riva Trigoso (Via della Libertà) Registrato c/o il Tribunale di Genova il 18/11/2002 - N° 23/02

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/ Entroterra, alla ricerca di un rapporto umano perduto

77/ Confeugo 2014, il corteo sarà il 20

Una tradizione antichissima, che risale almeno al XIV secolo e che rappresenta un incontro tra cittadini e amministrazione

82/ La maschera di Birdman

Il film di Inarritu, che ha aperto l’ultima Mostra del Cinema di Venezia, parla di noi, della nostra identità e dei compromessi nel mostrarla agli altri

84/ L’inferno indonesiano di Oppenheimer

La riscoperta dell’entroterra: il vero patrimonio architettonico e ambientale della Liguria

The Look of Silence, il nuovo film del regista statunitense, Gran premio della giuria a Venezia

30/ Feste in musica al Carlo Felice

90/ Test per l’Ovada e il Dolcetto di Ovada

Ricco calendario per le festività natalizie e per il prossimo gennaio. Tra i piatti forti, il ritorno di Tosca

34/ Tre secoli di storia ed attualita’ di una meraviglia dell’arte ligure

Il Presepe di Imperia finalmente rivive in tutto il suo splendore dopo otto anni di restauri

40/ Imperia, dopo il Presepe la Pinacoteca Civica

Una sorprendente riproduzione dell’umanità urbana genovese del 1700, dalla bottega del Maragliano

44/ Il Tondo di Natale

La celebre poesia di Nicolò Bacigalupo è ancora un “vademecum” indispensabile per il pranzo natalizio

66/ Natalidea, a Genova il Natale è in Fiera

Al padiglione B di Genova l’appuntamento con lo shopping e gli eventi di Natale, dal 6 all’8 dicembre e poi dal 12 al 21. Ingresso gratuito

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/ In Piazza Corvetto torna la stazione meteorologica ottocentesca

28 Ovada e Dolcetto di Ovada Superiore di varie annate di 18 produttori assaggiati alla cieca. I risultati

92/ Merlot & Cabernet Insieme 2014

63 medaglie d’oro assegnate alla decima edizione del Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”. 32 all’Italia

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/ 1° Concorso Gastronomico Sapori dal Vecchio e dal Nuovo Mondo

Un’iniziativa nata per rafforzare col cibo i legami tra i liguri e i latino-americani residenti a Genova

96/ Gallo Nero? Un Classico

300 anni di passioni e successi per una delle arre vitivinicole italiane di maggior successo del mondo: il Chianti Classico

102/ Arte Ovale & Gastronomia a Cogoleto

Organizzata da “EventidAmare”, la mostra dedicata a Cristoforo Colombo ma anche alla cucina precolombiana

104/ Sfida a colpi di scatto nelle acque della Gallinara

Grazie alla generosità di Giancarlo Trucco, torna funzionante vicino alla Prefettura l’antica stazione in ghisa

A tener alta la bandiera ligure ai 34° Campionati Italiani di Safari Fotografico Subacqueo Martina Gambirasi

76/ Alluvione e solidarietà,

108/ Italia mattatrice

Un esempio tra i tanti dei genovesi che si sono rimboccati le maniche per rimediare ai danni dell’alluvione

Ben quattro concorsi su cinque con il Plongeur d’or in palio vinti da italiani al 41° Festival Mondial de l’Image Sous Marinedel Mare

un episodio in via Loria

al Festival di Marsiglia

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In copertina: Elio e Geppi Cucciari (foto di Robert Shami)

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DAL 20 AL 25 GENNAIO UNA STREPITOSA “FAMIGLIA ADDAMS” AL TEATRO DELL’ARCHIVOLTO

LA PAURA FA CENTO MINUTI DI RISATE CON GLI SCATENATI GEPPI ED ELIO

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La copertina di Leo Cotugno

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uardare e rabbrividire sorridendo, dapprima a denti stretti e poi in maniera irrefrenabile, contagiosa. La “Famiglia Addams”, fenomeno di costume che nel giro di dieci anni ha inchiodato dinanzi al piccolo e grande schermo oltre due miliardi di spettatori, è divenuta travolgente versione teatrale, già protagonista in nove città italiane e di stanza a Genova a fine gennaio, per ben sei giorni. Dal 20 al 25 Gennaio il Teatro dell’Archivolto di Sampierdarena ospita un duo di straordinaria valenza comica, quello formato da Geppi Cucciari, presenza di spicco a “Le invasioni barbariche” al fianco di Daria Bignardi e “Geppi Hour” che sarà affiancata dall’istrionico e graffiante Elio: sì, proprio il leader del complesso Elio e le Storie Tese, assurto da più di vent’anni agli onori della cronaca musicale ligure con le interpretazioni al Festival di Sanremo de “La terra dei cachi” e “La canzone mononota”.

Il dissacrante e la misteriosa – Dopo il grandissimo successo novembrino a Milano sul palcoscenico del Teatro della Luna, “La Famiglia Addams” arriva a Genova: sono previsti sei “sold out” (tutto esaurito) nella fatidica settimana di repliche. Geppi Cucciari ammette: «Mentre Elio interpreta Gomez, un personaggio che fa dell’essere dissacrante il suo connotato sin dalle prime battute, io sarò una Morticia misteriosa e pungente, un personaggio che non ama nascondersi e piuttosto adora il fatto che dica sempre la verità. Il musical inizierà con una speciale riunione nel cimitero di famiglia per la consueta assemblea dei parenti, i vivi, i morti e quelli che ancora non hanno deciso. Ma questa volta l’imprevisto è subito svelato, agli avi, chiamati in soccorso dal leggendario Zio Fester, toccherà risolvere una spinosa questione familiare». Un giuramento d’onore, ma non troppo – La parola passa ad Elio, spettatore ad un vero e proprio “dramma” che si consuma sotto i suoi occhi. «Mercoledì, ormai adulta, ha ceduto all’amore di Lucas, un ragazzo dell’Ohio che però non è affatto adorato da Morticia. Temendo il giudizio di quest’ultima, si inventa un piano all’apparenza ingegnoso, facendo giurare a Gomez di osservare il più assoluto silenzio con la propria moglie». Qui si intrecciano il mistero di una trama non troppo fedele al citato giuramento e personaggi che hanno in fondo in fondo la sincerità vincitrice. «Ho poco da aggiungere – sottolinea Elio – perché la mia mente è occupata solo dalle battute del musical. Una grande avventura al termine della quale penso che vinceremo anche a Genova come abbiamo sinora fatto». Dimenticate i brutti momenti – L’attrice e comica sarda – è nata a Cagliari ma a soli cinque anni si è trasferita a Macomer, in provincia di Nuoro – spiega altre caratteristiche della Morticia che vedremo sul palcoscenico dell’Archivolto. «Una donna iconica, che non ha paura ed ha l’illusione che nel matrimonio non esistano segreti. Una donna per certi versi anche molto moderna, che non ragiona mai d’istinto, ma neppure troppo di testa». Dedica speciale del musical alla città, flagellata dalla terribile alluvione dello scorso novembre: «Siate sempre uniti, pieni di voglia di andare avanti e dimenticate i brutti momenti nel nome della perseveranza. Genova è città intestina, di sentimenti unici e dalle passioni profonde e sanguigne. Un posto che è impossibile non amare a prima vista: Liguria e Sardegna hanno spirito artistico vicino».

La tournée – Fa un certo effetto, ma non è strano vedere

Geppi ed Elio cantare davanti ad un cimitero, scintillanti nei loro vestiti pieni di Swarowski, mentre il loro pallore cadaverico fa a pugni con le luci del palco. Non è strano nemmeno vederli dimenarsi insieme ai loro avi un po’ zombi ed un po’ scheletri e vederli perfino ballare un twist. Queste saranno le impressioni che anche gli appassionati di teatro genovesi potranno cogliere nell’ora e 40 minuti di spettacolo: partito proprio nel mese di novembre al Teatro della Luna di Milano (anche in questo caso una settimana di repliche), “La Famiglia Addams” ha proseguito alla volta di Trieste nella settimana di Natale, poi a Bologna (Teatro Europauditorium, dal 13 al 18 gennaio 2015) prima di approdare all’Archivolto. La versione italiana, con la regia di Giorgio Gallione e le musiche originali di Andrew Lippa, ha per immagine ufficiale del tour il disegno a fumetto originale di Charles Addams, creatore nel 1934 dell’eccentrica famiglia americana. Gli abiti di scena sono stati disegnati dallo stilista Antonio Marras.

L’avventura di Geppi – La loquace artista cagliaritana commenta quasi con una sorta di venerazione la sua nuova avventura artistica al fianco di Elio. «Non ci crederete, ma per me che sono cresciuta con “Saranno Famosi”, cantare e ballare su un palco è sempre stato un sogno. Poi farlo con il leader della mia boy band preferita è un’indescrivibile emozione. Assieme ad Elio balleremo anche un tango». La replica di Elio è esilarante. «Ora so ballare, ma sono dovuto andare dal medico per prepararmi». Umorismo e ritmo con uno splendido tocco dark, a noi non resta che ridere, e tanto. DUE ARTISTI COSI’ DIVERSI, COSI’ UGUALI Spirito ironico e versatilità fatta persona: una carriera all’insegna del successo. Hanno conquistato la benevolenza delle platee italiane con una garbata ironia, tanta voglia di mettersi in gioco e un irresistibile corredo di gags. Geppi Cucciari ed Elio non sono soltanto i primattori de “La Famiglia Addams”, ma due capisaldi della moderna arte di coinvolgere il pubblico che spazia con facilità dalla televisione al palcoscenico dei grandi teatri.

Zelig, storia di un grande amore – Nata a Cagliari nel 1973, Maria Giuseppina Cucciari, in arte Geppi, entra a far parte del laboratorio teatrale Scaldasole a soli 24 anni. Nel successivo anno, 1988, consegue la laurea in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, entrando sempre nell’anno sopraccitato a far parte del laboratorio artistico di Zelig. Sarà un amore a prima vista, cui fa seguito (2002) la partecipazione al programma “Pinocchio”, condotto da La Pina su Radio Deejay. Un cantautore eclettico – Le origini di Stefano Belisari, questo il vero nome del popolarissimo Elio, sono puramente meneghine. Nato il 30 luglio 1961, cantautore, compositore e polistrumentista, è dal 1980 il leader e fondatore del gruppo rock demential “Elio e le Storie Tese”, fondato nell’anno precedente assieme al batterista Pier Luigi Zuffellato. Voce solista del gruppo, ma capace di strepitose esibizioni anche suonando il flauto traverso – strumento in cui si è diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano – la chitarra ed anche il basso elettrico, è stato interprete negli ultimi anni di partiture scritte per lui da compositori di provenienza classica, come Luca Lombardi o Nicola Campogrande. 5 INGENOVA Magazine

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La copertina Quei nomi nascosti

– Una curiosità, sia il nome di Geppi che quello di Elio sono stati per anni nascosti: in occasione di concerti o interviste, Elio spesso si prendeva gioco dei propri interlocutori, rivelando loro di chiamarsi con nomi inventati al momento, come Roberto Moroni o Roberto Gustavivi. Geppi è stata Giuseppina sino al 2002, quando ha partecipato al programma “Shorty and Spotty” , con i Pari e Dispari, in onda su Happy Channel. Nel 2003 è invece la volta della recita nel monologo “Meglio sardi che mai”, scritto appositamente per lei da Lucio Wilson. Geppi, rivelatasi così al grande pubblico, getta la maschera, ottenendo un altro notevole successo con “Maionese”, assieme alla compagnia teatrale Burro Fuso. La regia è di Paola Galassi. Zelig è l’altro elemento in comune a Geppi ed Elio, inviato “particolare” nel 1987 per Mai dire Gol, ma soprattutto uomo di spicco al fianco di Claudio Bisio nella popolarissima rivista in onda su Italia Uno.

Al Festival di Sanremo – Elio e le Storie Tese hanno

pubblicato nella loro carriera ben 26 album, uno dei più famosi dei quali è “La Terra dei Cachi”, contenente l’omonimo motivo che nel 1996 ha partecipato a Sanremo vincendo il Premio della Critica intitolato a Mia Martini. Geppi, dal canto proprio, ha dal 2004 una collaborazione ricchissima in campo televisivo: da Zelig Off a Zelig Circus (2005-2009), la partecipazione al film “Attacco allo Stato” con Raoul Bova, una parte in “Belli dentro”, sit-com trasmessa nel 2008 su Canale 5 e che le è valsa l’assegnazione della Telegrolla; e nel 2009 la recita in “Grande grosso e… Verdone”, prodotto dal noto attore romano. Tra i suoi maggiori successi i due romanzi: “Meglio sola che male accompagnata”, scritto con la collaborazione di Lucio Wilson, e “Meglio un uomo oggi”, edito dalla Mondadori.

UNA FAMIGLIA DA BRIVIDO La famiglia Addams: di Marshall Brickman & Rick Elice musiche di Andrew Lippa adattamento italiano Stefano Benni regia Giorgio Gallione Sabato 24 doppia replica ore 16 e ore 21 Domenica pomeridiana ore 16 con Geppi Cucciari ed Elio e con Pierpaolo Lopatriello (Zio Fester), Giulia Odetto (Mercoledì, figlia di Gomez e Morticia), Leonardo Garbetta, Emanuele Ghizzinardi, Giacomo Nasta (Pugsley, figlio di Gomez e Morticia), Paolo Avanzini (Lucas Beineke, il fidanzato di Mercoledì), Clara Maselli (Alice Beineke, madre di Lucas), Andrea Spina (Mal Beineke, padre di Lucas), Sergio Mancinelli (Nonna Addams) e Filippo Musenga (Lurch, il maggiordomo di casa Addams) Produzione Family Show Prima versione italiana del musical di Broadway dedicato all’eccentrica e gotica famiglia americana. Nata negli anni ’30 sotto forma di fumetto, la Famiglia Addams è stata protagonista di diversi film e serie televisive. Un travolgente umorismo nero, unito a una pungente satira di costume, sono sempre state il tratto distintivo di tutte le avventure degli eccentrici personaggi (Gomez, Morticia, Lurch, lo zio Fester, Mercoledì…). Il musical è stato scritto da Marshall Brickman & Rick Elice (gli stessi attori del pluripremiato “The Jersey Boys”, recentemente trasposto al cinema da Clint Eastwood) su musiche di Andrew Lippa, nella versione italiana si avvale dell’adattamento di Stefano Benni (che ne cura anche la traduzione) e della regia di Giorgio Gallione. La direzione musicale è affidata a Cinzia Pennesi, le coreografie a Giovanni Di Cicco e le scena Guido Fiorato, mentre i costumi sono firmati dallo stilista Antonio Marras. L’organizzazione dello spettacolo è a cura di Murciano Iniziative. Fuori abbonamento, biglietti da 29,90 / 49,90 euro

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DI FRIDA E DIEGO

LA STORIA TORMENTATA

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FINO ALL’8 FEBBRAIO LA MOSTRA DEDICATA AI DUE GRANDI ARTISTI MESSICANI, PROTAGONISTI DI UN LEGAME TRA VITA E ARTE DESTINATO A SEGNARE LA STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA

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rida e Diego, Diego e Frida: arrivano anche a Genova, sempre legati in un intreccio indissolubile, i due massimi pittori messicani del XX secolo. E se oggi ormai Frida Kahlo è nel pantheon delle più grandi artiste del ’900 tout court, per molti italiani è ancora da scoprire il genio di Diego Rivera, soprattutto perché espresso nei murales di Città del Messico. Ma a essere protagonista assoluta a Palazzo Ducale fino al prossimo febbraio è proprio la relazione tra i due, tormentata, sofferta eppure profonda, con una grande selezione di fotografie, oltre alle decine di celebri dipinti per la prima volta in Italia. Una coppia, due mondi diversi, due artisti universali: Diego Rivera aveva 42 anni quando nel 1929 sposò Frida Kahlo, di 20 anni più giovane. Aveva alle spalle 7 anni di Accademia e 14 di perfezionamento in Europa; Frida era un’autodidatta. All’epoca la celebrità era Diego, con una mostra personale al MoMa di New York già un anno dopo il matrimonio. Frida ebbe la sua prima personale newyorkese solo 9 anni più tardi. I murales di Diego sono sugli edifici pubblici del Messico e narrano la storia del suo Paese e di un popolo che lotta per un futuro comune; i dipinti di Frida rappresentano per lo più la sua battaglia personale contro la malattia e il suo senso di solitudine. Diego era celebre nel suo paese e nel suo tempo perché vi apparteneva totalmente. Frida è oggi celebrità perché in lei trovano espressione sincera le vulnerabilità di ogni essere umano, di ogni tempo. La storia di Frida Kahlo e Diego Rivera non è soltanto l’unione di due artisti celebri del Novecento ma è la storia di un legame che ha ben presto raggiunto i contorni di una leggenda. Le gelosie e i tradimenti reciproci,

Frida Kahlo Autoritratto come Tehuana, (o Diego nei miei pensieri), 1943 Olio su masonite, cm 76 × 61 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

il divorzio e i due matrimoni, ogni evento della loro vita ha reso la loro unione qualcosa di più di un semplice legame sentimentale. E poi le battaglie politiche, la cerchia di artisti e intellettuali che erano soliti frequentare, da Picasso a Breton, il contatto con gli uomini più ricchi e influenti del pianeta, da Rockefeller a Trotzsky: la loro dimensione internazionale li ha resi, agli occhi del mondo, come l’incarnazione dello spirito messicano. La mostra, ideata da MondoMostre Skira che, insieme a Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, cura la produzione e l’organizzazione del progetto, è promossa dal Comune di Genova e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per il tramite della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, con la collaborazione della Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale e della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. La realizzazione dell’esposizione è stata possibile grazie al main sponsor Carispezia Gruppo Cariparma Crédit Agricole. Il progetto di Palazzo Ducale non racconta soltanto l’evoluzione artistica di Frida e Diego, ma ci catapulta con una lente d’ingrandimento direttamente nel loro microcosmo: accanto alla curatela della massima esperta internazionale, Helga Prignitz-Poda, si avvale infatti della collaborazione della pronipote di Frida, Cristina Kahlo, e del nipote di Diego, Juan Coronel Rivera, per raccontare con un taglio più intimo e familiare i legami segreti che unirono


Palazzo Ducale Frida Kahlo Autoritratto al confine fra il Messico e gli Stati Uniti d’America, 1932 Olio su lamina metallica, cm 31 × 35 Manuel and Maria Rodriguez de Reyero, New York © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

i due artisti nel doppio legame arte-vita. Il catalogo è edito da Skira. In mostra gli autoritratti, le tele e i disegni in cui l’uno rappresenta l’altra, i ritratti di mecenati e amici: oltre 130 le opere dei due artisti insieme per la prima volta in Italia. E poi una grande selezione fotografica, con oltre 80 scatti realizzati da importanti fotografi, come Nickolas Muray, Manuel e Lola Alvarez Bravo, Florence Arquin e Leo Matiz e poi ancora, una serie di filmati d’epoca che ricostruisce l’intimità della coppia e la presenta, viva e carica di fascino, nella loro quotidianità. Consapevoli del proprio ruolo e del loro status, come star contemporanee, Frida e Diego si offrono alla macchina fotografica o alla cinepresa sia nei momenti di tenerezza, che in situazioni “istituzionali”, oppure con pennello e tavolozza di fronte ad una tela, alimentando in ogni mossa la loro fama e il loro mito. La mostra ripercorre il destino opposto della celebre coppia, dall’esordio fino alla maturità trascorsa insieme, mettendo a confronto le reciproche influenze e la maniera in cui l’uno tendeva a raffigurare l’altra. Oltre i dipinti, i disegni e le fotografie, troviamo nella sezione conclusiva gli abiti tradizionali indossati da Frida che hanno ispirato, e ispirano ancora oggi, i più famosi stilisti di moda e ci proiettano all’interno della Casa Azul, tra retablos devozionali e statue precolombiane, dove le creazioni di Frida e Diego rappresentavano al meglio lo spirito postrivoluzionario dell’epoca. Quando incontrò Frida Kahlo per la prima volta, Diego Rivera era già un artista rinomato. La fama di ragazzo prodigio, la sua formazione accademica, il suo viaggio in Europa, lo resero un artista a tutto tondo, autonomo nel suo stile, a stretto contatto con le avanguardie del suo tempo, pienamente inserito nella cerchia parigina di Modigliani, Picasso, Matisse, Leger e Carrà. Ed è proprio da qui che la mostra prende le mosse, dalla Parigi degli anni Dieci, con le opere del periodo cubista di Diego, come “Ultima Ora” e “il Ponte di San Martin”, già piene di elementi originali. Presto isolato dall’avanguardia ortodossa, Rivera tornò a un nuovo figurativismo e, grazie all’incoraggiamento dello storico dell’arte Elie Faure, intraprese un “Grand Tour” d’Italia. È qui che completa la sua formazione, grazie agli affreschi dei maestri italiani, ai mosaici paleocristiani e bizantini e all’impareggiabile unione di natura e architettura tipica dei paesaggi della penisola. Il Taccuino italiano presente in mostra e mai esposto prima, in cui Rivera annotava le opere e gli scorci che maggiormente lo colpivano, testimonia dell’influenza decisiva dell’arte italiana che lo ha portato, una volta tornato in Messico, a porre le basi del Rinascimento Murale Messicano. Diego Riverà tornò in Messico a Rivoluzione conclusa, in un periodo carico di cambiamento e slanci dinamici. Da un lato la riscoperta della tradizione indoamericana, carica di materialismo poetico e di realismo magico, dall’altra le spinte della modernità e dell’industrializzazione. In questa dialettica Diego trovò la sua espressione artistica migliore e mise la sua arte al servizio del popolo, cominciando a realizzare murali di grandi dimensioni sulla storia del Messico e che in mostra ci verranno restituiti attraverso una serie di

Frida Kahlo Autoritratto con scimmie, 1943 - Olio su tela, cm 81,5 × 63 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

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Frida Kahlo L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xolotl, 1949 Olio su tavola, cm 70 x 60,5 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

proiezioni in una sala ad hoc a lui dedicata. Fu proprio sotto i ponteggi della sua prima opera pubblica, La Creazione, presso la Escuela National Preparatoria, che Diego conobbe Frida nel 1922. Sette anni dopo divennero marito e moglie. Nel 1925 Frida subì un gravissimo incidente che la costrinse

Frida Kahlo Ritratto di Natasha Gelman, 1943 Olio su masonite, cm 30× 23 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

ad oltre 30 interventi chirurgici e mesi di ingessature; nella sezione “L’incidente e l’amore”, sarà esposto il suo disegno “L’incidente” e anche un ritratto della giovane Frida a Coyoacan. Il matrimonio portò poi ulteriori sofferenze, oltre quelle fisiche, a causa dei continui tradimenti consumati da Diego. Frida risponde all’infedeltà di Diego coltivando le sue relazioni extra-coniugali con estrema libertà, con uomini e donne, personaggi molto spesso famosi: artisti, fotografi, politici, da Tina Modotti a Giorgia O’Keeffe, da Nickolas Muray a Lev Trotsky, storie che ritroviamo nelle immagini della sezione Fotografie. Il suo spirito di ribellione, la sua sessualità libera e ostentata, ne fanno ben presto il simbolo dell’emancipazione femminile e ogni aspetto concorre ad alimentare il suo personaggio: il lungo sopracciglio, i baffi pronunciati, gli abiti pre-colombiani, la Casa Azul. Frida rappresenta l’inconciliabile anche nella sua arte, agli antipodi di Diego, dove rende pubblico il privato attraverso una rivoluzione intima e introspettiva, carica di emozione, in cui mescola fragilità e durezza ma anche crudeltà e umorismo. André Breton dirà “l’arte di Frida Kahlo è un nastro colorato attorno a una bomba”. Nella sezione “Surrealismo e umorismo (nero)” sono evidenti gli elementi di un forte simbolismo e la capacità pittorica alla maniera surrealista di Frida: “Cadavere squisito”, “Autoritratto con scimmie”, “Il sopravvissuto”, sono capolavori che raccontano la pozione magica del Messico che Frida sapeva usare per descrivere la propria surrealtà. Il viaggio negli Stati Uniti fu decisivo per entrambi. Diego si trova a lavorare per i personaggi più ricchi e influenti d’America, dai Rockefeller ai Ford, trascorre intere settimane negli stabilimenti per studiare le macchine che poi dipingerà sulle pareti del Detroit Institute of Arts, illustrando le nuove possibilità della tecnica. Frida, sola in albergo, e poi in giro per mostre e musei, inizia a dipingere opere di piccolo formato e ad elaborare una propria autonomia artistica. Le opere presenti in mostra, come l’”Autoritratto al confine”, in cui Frida si ritrae al confine tra Messico e Usa tra la cultura industriale e il tempio messicano, o Il mio vestito giace là, esprimono la dimensione intima e complessa di Frida, in contrapposizione ai grandi ritratti di Diego, alla maniera del Ritratto di Edsel B. Ford. Durante i 4 anni negli Usa, Frida diventa amica di Lucienne Bloch, l’assistente di Rivera, che la sostiene nei momenti più difficili e la convince ad elaborare l’esperienza dell’aborto in una litografia, “Frida e l’aborto”. Sarà sempre Lucienne a salvare un autoritratto di quel periodo, Self-portrait very ugly, entrambi in mostra nella sala dedicata alla coppia nel periodo americano. Il ritorno in Patria fu però carico di patimenti. Lo scandalo del Rockefeller Center, dove Diego si vide distruggere il suo murale per un suo inadempimento contrattuale, avendo raffigurato Lenin senza il consenso del potente committente, le difficoltà economiche e i tradimenti di Diego a cui Frida risponde con i suoi per vendetta, resero la loro vita sentimentale tormentata. I due si allontanano più volte, fino al divorzio del 1939, a cui ben presto seguì un secondo matrimonio, a testimonianza dell’impossibilità di poter vivere distanti. Nonostante i grandi travagli, fu proprio in

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Palazzo Ducale

Diego Rivera Ritratto di Edsel B. Ford, 1932 Olio su tela, cm 97,5 x 125,1 Detroit Institute of Arts, Detroit © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Diego Rivera Ritratto di Dama Oaxaquena, 1949 Olio su tela, cm 157 x 120. Collezione Privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Frida Kahlo Ritratto di Diego Rivera, 1937 Olio su tela, cm 46 × 32 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014 Frida Kahlo Ritratto di signora in bianco, 1929 Olio su tela, cm 119 x 81 Collezione privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

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Frida Kahlo Frida e l’aborto, 1932 Litografia, cm 22,5 × 14,5 Collezione privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Foto a destra: Frida Kahlo e Lucienne Bloch Diego e Frida. Il bacio, 1932 Matita su carta, cm 18,5 x 19 Collezione privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Frida Kahlo L’incidente, 1926 Matita su carta, cm 20x27 Collezione privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Nickolas Muray Frida Kahlo on Bench # 5, 1939 Stampa carbografica inchiostrata, cm 45,5x36 Cuernavaca, The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art Photo by Nickolas Muray © Nickolas Muray Photo Archives questo periodo che Frida realizza alcuni dei suoi capolavori, come l’”Autoritratto come Tehuana”, o l’”Autoritratto con la scimmia” e “Autoritratto con girasole”, l’ultimo dipinto ad olio di Frida, creduto disperso per molto tempo e ritrovato da un conoscente nel bidone della spazzatura, dove Frida si dipinge come un girasole appassito seduta di fronte ad un forno in muratura, una metafora sul fuoco d’amore che consuma. È infatti lo struggimento d’amore il tema fondamentale nelle opere di Frida. “L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xolotl”, dipinto da Frida nel 1949, è la rappresentazione

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Le grandi mostre INFORMAZIONI Frida Kahlo e Diego Rivera GENOVA PALAZZO DUCALE Piazza Giacomo Matteotti, 9 - Genova 20 settembre 2014 – 8 febbraio 2015 Orari: Lunedì dalle ore 14 alle ore 19 Da martedì a domenica dalle ore 9 alle ore 19, giovedì dalle ore 9.00 alle ore 22.30 La biglietteria chiude un’ora prima Biglietti: Intero € 13,00 Ridotto € 11 Bambini fino a 6 anni gratis Bambini dai 6 ai 10 anni € 5 Studenti fino a 26 anni il giovedì, dalle 19 alle 22.30 - €5

Nickolas Muray Frida Kahlo e Diego Rivera a Tizapán, 1937 Stampa in gelatina, cm 25,4x20,3 Collezione privata - Photo by Nickolas Muray © Nickolas Muray Photo Archives per eccellenza del suo bisogno di amore: il doppio ritratto mostra Frida e Diego come madre e bambino, inseriti in un contesto universale dove microcosmo e macrocosmo si fondono in un’unione simbiotica; iconografia cristiana e teoria buddista, il sole e la luna, quest’opera è un poema cosmico sull’amore. Frida, col cuore sanguinante tiene infatti in braccio un bambino mostruoso, ossia suo marito Diego, nel vano tentativo di sfidare il freddo gelido dell’universo e di riunire quelle forze che sono una costante minaccia di distruzione.

Tel. +39 010.9280010; gruppi scolastici Tel.+39 010.8171604 www.fridakahlogenova.it; www.palazzoducale.genova.it Presentando il biglietto della mostra Frida Kahlo e Diego Rivera si avrà diritto a uno sconto di 2€ sul biglietto intero della visita guidata al Centro Storico Genova Walking Tour. I possessori del biglietto della visita guidata al Centro Storico Genova Walking Tour avranno diritto a uno sconto di 2€ sul biglietto intero della mostra Frida Kahlo e Diego Rivera.

Martin Munkácsi Diego e Frida, 1934 Stampa in gelatina d’argento, cm 35,6x27,9 Cuernavaca, The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art

Anonimo Leon Trotsky e Diego Rivera, 1938 Fotografia, cm 24,4x18,7 - Collezione privata

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Qui sopra il castello e il borgo di Balestrino. Nella foto nella pagina accanto: il castello e il borgo recuperato di Senarega.

testo e foto di Mauro Ricchetti

LA RISCOPERTA DELL’ENTROTERRA: IL VERO PATRIMONIO ARCHITETTONICO E AMBIENTALE DELLA LIGURIA

A

bbandonata la statale Aurelia e il mare, attraverso la fitta rete stradale dell’entroterra ligure del ponente si incontrano cittadine, paesi e villaggi immersi negli ulivi, in un paesaggio tuttora incontaminato. Questi antichi borghi, dominati da castelli e chiese, aggrappati alle colline, con le case in pietra perfettamente inserite e ormai quasi parte integrante del paesaggio, sono senza dubbio uno degli spettacoli più interessanti e unici della nostra regione: un vero patrimonio ambientale da proteggere e conservare con cura.

La corsa per anni inarrestabile dell’uomo verso la città, la fabbrica, il guadagno facile, ha lasciato spesso nei borghi dell’entroterra della Liguria del Ponente e del Levante uno strascico di desolazione e abbandono. Fino a una decina di anni fa in molti di questi paesi dell’interno spesso non si incontrava nessuno. Nelle strade non un rumore, un segno di vita. La natura, fiorente e rigogliosa, di un intenso colore verde brillante, lentamente riprendeva possesso del suo territorio. Lungo le vie secondarie cominciava a crescere l’erba, mentre tra le crepe dei muri e sui ballatoi delle

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Liguria da salvare

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piccole scale esterne si sviluppavano arbusti vigorosi al posto dei vasi ordinati di gerani, tempo erano l’intervento più comune. Ora, forse, sembra che qualcosa stia cambiando. Le vecchie case in pietra con ancora impressa l’impronta del mastro costruttore, architetto abilissimo e mirabile per la compostezza delle sue opere e la calibratura dei volumi, lentamente tornano anno dopo anno ad essere abitate, almeno per qualche mese all’anno, spesso dai figli e dai nipoti di coloro che le avevano abbandonate. Sono le case, e non i monumenti e le chiese, il patrimonio unico di questi borghi; le case in pietra, adagiate, sposate alla terra, compatte ed intime. Il tessuto abitativo crea slarghi e piccole piazze, logge aperte verso le vallate e panchine in pietra dove gli abitanti si riunivano a parlare, a discutere, a decidere, in nome di quella democrazia così viva e reale delle comunità liguri. Venire oggi quassù, tra gli intensi colori dell’autunno

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o nelle fredde giornate di inverno, tra le montagne dell’entroterra ligure, seguire le strade, senza fretta, che salgono in tornanti verso questi paesi fortificati, chiusi, ancora protetti, per una loro pianificazione di base, significa ritrovare quel magico senso della proporzione e della misura d’uomo che dà una sensazione di conforto, di distensione e di fiducia. Incontrare la gente rimasta, i vecchi contadini e anche i nipoti saliti dalla città è come rivivere, per noi cittadini immersi nel traffico caotico e nella fretta, in una nuova dimensione sconosciuta o peggio dimenticata. Qui, la gente “si parla ancora”, si incontra e si saluta. Le persone sono cortesi, ben disposte al dialogo, pronte ad indicare la strada per il piccolo santuario o il vecchio mulino. Forse queste mura, così protettive ed avvolgenti, racchiudono ancora il segreto di quella società migliore, di quel vero benessere ottenuto da una precisa calibratura interiore e non da una affannosa ricerca fuori di noi.


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Paesi come Balestrino vecchia, Castelvecchio di Rocca Barbena, Mendatica e Cosio di Arroscia, o piccoli villaggi come Erli o Poliarocca, tutti nell’entroterra del Ponente Ligure, sono solo alcuni esempi di un nuovo interesse, non solo da parte delle Amministrazioni comunali, ma anche di studiosi o di semplici cittadini che esaurita l’esperienza urbana stanno forse pianificando un ritorno nel verde accogliente delle nostre colline e montagne. Esiste nella

Un bellissimo scorcio del paese di Castelvittorio. Nella foto in alto: sinfonia di autunno lungo le strade dell’entroterra. Della foto qiu sotto: Rocchetta Nervina.

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Nel piccolo borgo di Erli molte case crollate sono state ricostruite e attualmente sono abitate in pianta stabile; a Castelvittorio, strade e piazze sono state restaurate con cura; a Senarega, il possente castello Fieschi è stato trasformato in un piccolo albergo attrezzato; le case medioevali di Ceriana, uno dei borghi più abitati, sono state quasi tutte restaurate con cura; Apricale e Pigna sono diventati centri attrezzati per un turismo culturale attento. Nel paese di Balestrino, vero patrimonio di architettura spontanea rimasta intatta a causa di uno smottamento di alcune zone del territorio, è in atto un piano di recupero attorno alle possenti mura del castello del Carretto. Molti sono ancora i borghi con appena poche decine di abitanti, ma è indubbio che è in atto una progressiva rinascita del nostro entroterra. In questo periodo storico, dopo aver voluto ad ogni costo abbandonare tutto ciò che per millenni era stato considerato valido, vi è una inversione di tendenza. Lentamente la sensibilizzazione ai valori reali della vita sta forse prendendo campo e ci si rende conto che quello che abbiamo lasciato (natura, silenzio e pace) non è stato sostituito da principi altrettanto validi ed è sopratutto necessario ritrovare, specialmente per i giovani, fuori della “movida”, quel rapporto umano sobrio che ancora è impresso tra la gente e i muri delle vecchie case in pietra.

Il borgo di Erli, paesino nell’alta valle del torrente Neva

Liguria dell’interno una rete stradale efficiente, che consente di raggiungere questi borghi spesso nel giro di mezz’ora dalla costa: ebbene, cerchiamo di farli rivivere, di farli diventare centri residenziali, ben restaurati, con tutti i sevizi necessari all’uomo d’oggi ma senza stravolgimenti, nè nuove forme, né nuovi volumi. La possibilità di ristrutturare questi borghi va perseguita senza alterare niente; a volte solo qualche piccolo diradamento o unificazione di unità è possibile. Perché costruire nuovi quartieri residenziali alle periferie delle cittadine della costa, già intasate, se spesso nel giro di sei, sette chilometri, esistono villaggi che aspettano solo di essere riabilitati, dopo adeguati interventi? Questi paesi possono diventare nuovi quartieri, funzionali ed ecologicamente ristrutturati. C’è attorno spazio per centrali solari o eoliche, per parcheggi e aree sportive. Lungo le strade interne, vietate alle automobili, la necessita di incontrarsi, di guardarsi, lungo i vicoli e le scale, produrrà negli abitanti i benefici effetti del vivere in una comunità razionale, con tutto il preciso e indiscusso rispetto della propria intimità e sacra individualità. Nelle case di Cosio di Arroscia e di Castelvittorio le porte delle abitazioni ancora oggi non vengono chiuse a chiave; nei piccoli negozi dove si vendono, ben esposti, i gustosi formaggi di capra e l’olio extravergine, si può entrare liberamente e su un foglio appeso magari si legge «aspettate pochi minuti che arriviamo».

Una vita serena vissuta tra le fasce dell’entroterra.

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Castelvecchio di Rocca Barbena.

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C.O.I. CENTRO ODONTOIATRICO INTERNAZIONALE Direttore Sanitario Dott. Mauro GUGLIELMONI

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teatro della tosse

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Potenza e risParmio:

iL tUninG DeL motore Q

uando si acquista un’auto nuova, è lecito aspettarsi che questa sia perfetta in ogni dettaglio, e soprattutto al top delle sue possibili prestazioni. Eppure non sempre è così: minuscole tolleranze nella lavorazione e nell’assemblaggio, ad esempio, possono portare a rese inferiori negli accoppiamenti, nella fasatura, nell’equilibratura, con scompensi a catena che possono minare l’efficienza in modo sensibile. A tutto questo si aggiungano le strategie di vendita di molte case automobilistiche, che depotenziano elettronicamente molte versioni “entry level” capaci in teoria di prestazioni ben superiori anche a seconda del Paese di esportazione. Infatti a livello commerciale uno stesso motore uscirà, in tempi e luoghi differenti, con diverse “cavallerie” garantendo così alla casa la possibilità di ampliare la gamma della propria offerta. Per quanto riguarda invece il livello tecnico, il fatto che uno stesso motore verrà utilizzato a diverse latitudini e con diverse tipologie e qualità di carburante spingerà a una taratura delle centraline originali che sia un compromesso in grado di garantire al veicolo di funzionare con prestazioni simili in qualunque situazione. Ed è proprio su questi parametri che i professionisti possono intervenire per prestazioni “su misura”, senza mai compromettere la sicurezza del veicolo, la durata di tutte le parti meccaniche ed elettroniche e il rispetto delle norme anti-inquinamento. Il fenomeno del tuning si è molto diffuso negli ultimi anni tra le ditte specializzate proprio per andare incontro a queste esigenze. Gli interventi al motore e al sistema di scarico possono consistere, ad esempio,

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CON IL TUNING PROFESSIONALE È POSSIBILE MIGLIORARE LE PRESTAZIONI DEL MOTORE (COPPIA, POTENZA, MA ANCHE CONSUMI) IN TUTTA SICUREZZA, PER UNA GUIDA DAVVERO PIACEVOLE

nella semplice sostituzione del silenziatore o del filtro dell’aria con altro di tipo sportivo, o spingersi a livelli più tecnici, come la sostituzione degli alberi a camme, della frizione, del cambio, aggiunta di sistemi di sovralimentazione, rimappature della centralina del veicolo. Dagli esordi negli anni Sessanta negli Stati Uniti con Hot rod, T-bucket, Lowrider e marchi anche italiani come Abarth, la tecnologia ha permesso passi da gigante, e oggi strumenti sofisticatissimi di tuning come quelli prodotti dalla DimSport (il software di rimappatura Race Evo, la consolle per programmazione New Genius, New Trasdata per le operazioni dirette) permettono di personalizzare le prestazioni del motore con notevoli miglioramenti di resa. Se sui motori aspirati benzina si può arrivare a un incremento del 5% di potenza e del 10% di coppia, il tuning dà il suo meglio con i motori sovralimentati, sia turbo-diesel che turbo-benzina: grazie alla gestione di iniezione, anticipo, pressione turbo, tempo di overboost e così via si possono ottenere incrementi di potenza e di coppia fino al 25-30%. Non solo: si può anche risparmiare, poiché nei motori turbo-diesel l’incremento della curva di coppia permette di consumare molto meno carburante, un risparmio medio a parità di prestazioni del 10%. Si tratta ovviamente di interventi raffinati, che richiedono un avanzato know how ma che danno risultati eccellenti, con un lavoro sui parametri che non si limiti a garantire semplicemente “maggiore potenza” ma, in tutta sicurezza, consenta anche minori consumi e una superiore piacevolezza nella guida.

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In zona centralissima, nel quartiere di San Fruttuoso, abbiamo creato una struttura, modernamente servita e arredata con camere climatizzate per ospitare nel migliore dei modi i nostri ospiti, e far loro trascorrere in modo piacevole e sereno le loro giornate genovesi. La residenza è concepita come una concreta risposta alle necessità del territorio in cui sorge, un servizio al cittadino e alle famiglie, un luogo di assistenza, aggregazione e attenzione, pensato per valorizzare e dare qualità alla vita degli ospiti. All’interno della struttura, viene garantita assistenza medica e infermieristica 24 ore su 24 e durante la giornata, gli ospiti vengono coinvolti in varie attività di animazione al fine di stimolare la socializzazione e incentivare le potenzialità di ognuno, migliorandone così la qualità della vita. Ecco solo alcuni dei nostri servizi: Camere Climatizzate, Fisioterapia, Palestra, Animatrice tutti i giorni, Dentista in sede una volta la settimana, Parucchiere e manicure una volta la settimana, Assistenza medica e infermieristica 24 ore 24.

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L’animatrice geriatrica organizza quotidianamente attività ludico creative e comunicative al fine di coinvolgere gli ospiti e migliorarne così la qualità della vita creando aggregazione e mettendo in luce le potenzialità di ciascun ospite, valorizzando attitudini e scoprendo potenzialità espressive nuove promuovendo l’agio sul disagio e dando così un sostegno psicologico all’anziano, orientandolo alla realtà quotidiana. Si organizzano dunque feste, si festeggiano i compleanni, si coinvolgono gli anziani in giochi di società, cognitivi di stimolazione della memoria e di orientamento temporale. Si svolgono varie attività, musicali, teatrali grafiche creative legate alle stagioni. Ancora, abbiamo lettura del quotidiano, con commmento e dibattito da parte degli ospiti, visione di film con comprensione e dibattito ed inoltre è in preparazione un giornalino d’istituto curato dagli ospiti insieme all’animatrice e con il contributo di vari colleghi del personale.

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CHI L’HA DETTO CHE NON SI PUÒ PRATICARE PIÙ ESERCIZIO FISICO DOPO UNA CERTA ETÀ? ECCO COME RITROVARE LA FORMA, E INSIEME AD ESSA LA SALUTE E IL BENESSERE

ANZIANI,

I BENEFICI DELLA GINNASTICA DOLCE L

a ginnastica dolce è rivolta non solo agli anziani, ma a tutti coloro che, dopo un trauma o a seguito di una condotta di vita particolarmente sedentaria, non sono abituati all’esercizio fisico. Innanzitutto, per iniziare al meglio la vostra sessione di sport, dovrete cominciare con il riscaldamento, facendo una corsetta leggera di circa dieci minuti. Andrà bene anche una corsa sul posto. Detto ciò, passiamo ad alcuni esercizi specifici per il vostro benessere. Coricatevi su un materassino da palestra a pancia in su con le braccia stese lungo i fianchi e piegate le gambe, avvicinando le ginocchia al petto. Poggiate le mani sulle ginocchia e spingete cercando di portarle verso l’esterno. Nel frattempo dovrete opporvi a questa pressione contraendo l’interno coscia. Mantenete la posizione per cinque secondi. Al termine dell’esercizio espirate lentamente. Ripetete la sequenza dieci volte. Il terzo esercizio andrà svolto in posizione eretta. Portate la gamba destra verso dietro e poggiate per terra l’avampiede. Piegate la gamba fino a toccare il pavimento con il ginocchio e ritornate alla posizione di partenza. Ripetete l’operazione con l’altra gamba. Passiamo adesso agli addominali. Mettetevi in punta di piedi davanti a un tavolo e poggiate le mani sul bordo. Inclinate il corpo in avanti in modo che sia obliquo rispetto al pavimento. Spingete verso l’alto con le mani fino a sentire tirare gli addominali. Mantenete la posizione per 20 secondi e poi rilassate. Alleniamo adesso gli arti superiori e quelli inferiori. In posizione eretta alzate in maniera alternata le ginocchia verso l’alto. Dopo aver eseguito questo esercizio, aggiungete il movimento delle braccia, alzando sempre il braccio opposto rispetto al ginocchio che state sollevando. Il tutto andrà eseguito sempre molto lentamente. Per sciogliere le spalle e il collo dovrete invece mettervi in posizione eretta con un piede poco più avanti rispetto all’altro e le braccia lungo i fianchi. Tenete in mano due bottiglie da mezzo litro. Inspirate e piegate le braccia portando i gomiti verso l’alto, mantenendo la schiena dritta. Mantenete la posizione per cinque secondi e

ripetete per 12 volte. E passiamo adesso alla schiena. Sedetevi mantenendo il peso stabile sui glutei e la schiena dritta. Appoggiate i palmi delle mani ai lati del sedere sulla sedia. Inspirate e spingete verso il basso facendo lavorare i muscoli della schiena. Rilasciate la posizione espirando lentamente. Per allenare il petto invece, non dovrete far altro che tenere le braccia tese davanti al petto con una pallina da tennis tra le mani. Mantenete la schiena dritta ed i gomiti verso l’esterno. Premete la pallina strizzando i muscoli posteriori delle braccia. Infine, ecco un ultimo esercizio utile da eseguire alla fine del vostro allenamento. In posizione eretta davanti a un muro e con le braccia tese davanti al petto, spingete le braccia verso avanti ed inarcate la schiena, per allungare la spina dorsale. Mantenete la posizione per qualche secondo.

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FESTE IN MUSICA AL CARLO FELICE di Daniela Masella

RICCO CALENDARIO PER LE FESTIVITÀ NATALIZIE E PER IL PROSSIMO GENNAIO. TRA I PIATTI FORTI, IL RITORNO DI TOSCA

L’

imponente stagione artistica del Teatro Carlo Felice di Genova, nel susseguirsi di opere, balletti, gala, concerti ed eventi collaterali, diventa per la città non solo curiosità, cultura e creatività, ma anche una vetrina in cui qualsiasi spettatore può scegliere di vivere forti emozioni. Il palcoscenico genovese più grande d’Europa durante le feste natalizie ospiterà numerosissime produzioni e spettacoli: Tosca di Giacomo Puccini il 20 dicembre ed il balletto Spartacus di Aram Khachaturian il 21 gennaio. Con cinque recite, alternate tra pomeridiane e serali, la compagnia del neonato Teatro dell’Opera di Astana, progettato dall’architetto italiano Renato Archetti ed inaugurato il 21 ottobre 2013, porterà in scena il più famoso balletto russo del secondo dopoguerra, ispirato alla vita di Spartaco, schiavo romano ed emblema di una vera e propria guerra di classe. A Genova vedremo la versione coreografica di maggior successo, firmata nel 1968 da Yuri Grigorovich. La compagnia kazaka si esibirà inoltre in un “Danza Gala” in un altro appuntamento il 23 gennaio.

© Foto di Marcello Orselli

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Carlo Felice

© Foto di Marcello Orselli

Per la sinfonica, invece, Jgudesman & Joo il 13 dicembre in BIG silent night music; lo splendido concerto di Capodanno il primo gennaio, diretto da Felix Krieger e Michail Limits al pianoforte; l’8 gennaio Fabio Luisi dirige il grande violinista Salvatore Accardo; l’11 gennaio Carlo Rizzi conduce l’orchestra del Teatro con Veronica Eberle al violino e per completare la rassegna del mese, il 15 gennaio il direttore Christoph Pappen con Sviatoslav Moroz violino e Natalia Gutman violoncello suoneranno Brahms e Beethoven. Torniamo al melodramma. Dopo il bel successo di Luisa Miller di Giuseppe Verdi Verdi,, che a novembre ha debuttato con la talentuosa conduzione di Andrea Battistoni e la regia del grande Leo Nucci, ritorna a più di un secolo dalla prima assoluta (Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900), la tanto attesa Tosca di Giacomo Puccini. Il 20, 21, 23, 27, 28 e 30 dicembre, fino al 2 gennaio 2015, Stefano Ranzoni dirige l’orchestra, il coro e le voci bianche del Carlo Felice con la regia del già conosciuto e apprezzato Davide Livermore, in un nuovo allestimento che con lo sguardo acuto e innovatore del regista darà alla trama un importante evoluzione visiva. I personaggi principali: Aprile Millo nel ruolo di Tosca, Gregory Kunde in quello di Cavaradossi e Carlos Alvarez nel temibile Scarpia. L’opera in tre atti, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, incarna la passione e la gelosia, che tutto consuma e trascina verso un finale crudo e spietato. Tratta dal dramma omonimo (1887) di Victorien Sardou, uno specialista del teatro francese a tinte forti, narra una vicenda vera, ambientata nella Roma del 1800, politicamente in subbuglio per la napoleonica Repubblica Romana che era appena stata abolita. Sono in corso rappresaglie nei confronti degli ex repubblicani, fra questi il console Cesare Angelotti, che evaso da Castel Sant’Angelo, trova rifugio nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle. Qui incontra l’amico pittore Mario Cavaradossi che gli assicura aiuto e collaborazione. Il colloquio fra i due è interrotto dall’arrivo della cantante Floria Tosca, amante del pittore, che si lascia andare ad una scenata di gelosia perché si accorge che il volto di Maria Maddalena che Mario stava dipingendo è quello

della marchesa Attivanti. Dopo essere stata rassicurata da Mario,la donna lascia la chiesa e i due amici fuggono via. Il resto della storia si sviluppa intorno al personaggio del barone Scarpia, capo delle Guardie Pontificie il quale, venuto a conoscenza dell’intesa fra il fuggiasco e Cavaradossi, ordisce una trappola per sedurre Tosca e catturare al tempo stesso Angelotti. Arresta il pittore, con l’accusa di cospirazione e poi costringe la bella cantante, con la promessa di un salvacondotto per l’ amato, a promettersi a lui ed a rivelare il nascondiglio dell’ex console. Tosca cede al ricatto ed appena ottenuto il documento, estrae un coltello ed uccide senza pietà Scarpia. Corre dunque a salvare il suo uomo, ma è tardi, Mario è stato fucilato. Colta dalla disperazione, si toglie la vita gettandosi nelle acque del Tevere. Le scelte compositive di Puccini, che si susseguono con il tempismo di un verismo cinematografico, con melodie di sicuro effetto (“Vissi d’arte”, “Recondita armonia”, “E lucevan le stelle”), armonie inaspettate e timbri figurativi, rendono l’intensa composizione un capolavoro totalmente immortale.

INFORMAZIONI Galleria Cardinale Siri 6 – 16121 GENOVA Tel. 010/58.93.29 010 59.16.97 biglietteria@carlofelice.it - gruppi@carlofelice.it ORARI Dal martedì al venerdì dalle 11.00 alle 18.00 il sabato dalle 11.00 alle 16.00 Nelle giornate di spettacolo serale un’ora prima dell’inizio. Domenica con spettacolo pomeridiano due ore prima dell’inizio sino a 15 minuti dopo. Domenica con spettacolo serale dalle 18.00 sino a 15 minuti dopo l’inizio. Concerto di Capodanno dalle ore 14.30 alle 16.15.

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SPECIALE NATALE prima parte

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TRE SECOLI DI STORIA ED ATTUALITA’ DI UNA

MERAVIGLIA DELL’ARTE LIGURE

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Liguria Artistica

di Leo Cotugno

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opo oltre cinque anni di laboriose ricostruzioni, ricerche minuziose ed estenuanti giornate vissute con supporti tecnici a tutto campo, una delle maggiori creazioni dell’arte presepiale genovese sarà visibile al pubblico in tutto il suo splendore. Già visitabile durante ogni stagione dell’anno, il Presepe di Imperia, all’interno della Pinacoteca Civica di Piazza del Duomo, vivrà una seconda giovinezza nel tradizionale periodo natalizio, al termine di due lunghissimi periodi di restauro durati rispettivamente cinque e due anni: il primo dal 2002 al 2007, il più recente tre, dal 2012 al settembre 2014.

UN CAPOLAVORO DEL MARAGLIANO

La straordinaria opera di intervento si deve all’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma, massima istituzione nazionale in materia, facente capo al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, fondato nel

IL PRESEPE DI IMPERIA FINALMENTE RIVIVE IN TUTTO IL SUO SPLENDORE DOPO OTTO ANNI DI RESTAURI

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Il presepe si compone attualmente e si componeva da un precedente inventario datato circa 80 anni fa, 1934, di 113 pezzi, di cui 32 animali ed 81 soggetti umani. Le statuine dei personaggi sono quasi tutte strutturate in forma di manichini snodabili, sia negli arti superiori che in quelli inferiori, con parti a vista in legno scolpito o dipinto; rivestiti di con abiti in stoffa completati con inserti in tulle, paillettes, ricami e filati in argento. Particolare eccezionale sono le calzature in cuoio e le parti collegate tra loro con snodi a disco che consentono articolazioni».

IL RESTAURO

Il primo intervento “pilota”, come riferito poco sopra, su cinque statuine, oggetto anche di attività didattica volta agli allievi di vari settori, nella primavera del 2002. «Privilegiando il lavoro sui diversi materiali di cui le statuine si sostanziano. Il legno innanzi tutto, poi i tessuti, le paillettes, i ricami, il corredame in cuoio. Sorprendenti sono stati soprattutto i dati delle analisi, svolte in campo biologico, chimico e fisico, e rese ancora più difficili dalla complessa polimatericità delle statuine stesse: troppi per la competenza di un singolo operatore», continua la Bortolini . Ecco allora intervenire in aiuto i tecnici del Laboratorio Arakhne di Roma, capitanati personalmente da Claudia Kusch. Il completamento delle analisi e la prima parte dei lavori, svolti soprattutto sui tessuti, richiede un altro anno, la collaborazione più stretta è quella che si svolge a cura dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, con la presenza di ben sei laboratori, pronti anche ad analizzare ed intervenire sui manufatti ceramici e vitrei, su quelli in metallo ed infine sui completamenti in lega metallica.

LA SISTEMAZIONE

Al fine di riproporre il meraviglioso complesso presepiale in tutta la bellezza originaria, permettendo anche ai visitatori di Un suonatore.

1939 da Cesare Brandi. «Il primo intervento pilota è stato compiuto nel 2002 – spiega Fabiola Bortolini, della Soprintendenza per il Patrimonio Artistico ed Etno-antropologico della Liguria - su cinque delle statuine del Presepe di Imperia, tutte opera del genio di Anton Maria Maragliano, che nell’ultima parte della sua vita (17241739) soggiornò a Porto Maurizio, ospite del pittore genovese Francesco Bruno. Uno scorcio del presepe di Imperia con le statuine vestite secondo la moda genovese del ‘700.

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Liguria Artistica

ORARI DI VISITA

In concomitanza con le festività natalizie la Pinacoteca Civica ed il Museo del Presepe di Imperia modificheranno il loro orario di visita, ampliandolo: l’attuale orario invernale (da Settembre a Giugno) che prevede l’entrata il mercoledì, il sabato e la domenica dalle ore 16 alle 19, sarà esteso all’intera settimana, sempre nell’arco delle appena citate ore. Il 24 dicembre, vigilia di Natale, apertura dalle 21 alle 24. Per informazioni più dettagliate e prezzi dei biglietti di ingresso scrivere a cultura@comune.imperia.it o consultare il sito www.comune.imperia.it.

Un primo piano di un uomo con cappello a larga tesa. In alto a sinistra un simpatico paggio

osservare le statuine da distanza ravvicinata ed ambientarle con rimandi alla tradizione più tipicamente presepiale, sono stati destinati al Museo del Presepe di Imperia i locali del Salone degli Stucchi e del corridoio antistante, costituendo il nuovo nucleo della Pinacoteca Civica di Piazza del Duomo. La nuova bacheca che ospita il Presepe ha una forma asimmetrica, a pannelli vetrati e poggia su una base in tubolari meccanici: grazie a questo sofisticato meccanismo, è possibile mantenere l’umidità non superiore al 50 per cento e la temperatura a 20-24 gradi, evitando che il legno possa subire gonfiori o comunque danneggiamenti. La rivoluzionaria teca è stata ideata dall’architetto Paolo Redaelli di Milano e realizzata dalla ditta Permasteelisa Interiors di Treviso. «Nell’allestimento sono state anche inserite, dopo un accurato intervento di restauro a cura del Consorzio Recro di Roma, due tele settecentesche del pittore Francesco Bruno: la Natività e l’Adorazione dei Magi, tematicamente e stilisticamente affini al Presepe. L’apparato didattico comprende due grandi schermi posizionati nel corridoio che documentano ed approfondiscono, attraverso due filmati appositamente realizzati dalla Wodan Produzioni di Imperia, cosa significhi il recupero di un’opera d’arte e quale sia la storia del presepe».

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RESIDENZA PROTETTA

VALPOCEVERA PER VIVERE L’ARCOBALENO AD OGNI ETÀ

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a Residenza protetta Valpolcevera, accogliente e completamente ristrutturata, ospita pazienti autosufficienti e non, per convalescenze, ricoveri di sollievo, lungodegenze in un ambiente confortevole e familiare dove il benessere e la cura del paziente sono lo scopo principale del nostro impegno e della nostra dedizione. La dirigenza della struttura composta da imprenditori del settore da molto tempo, con straordinaria esperienza nell’ambito dell’assistenza agli anziani, sono a completo servizio degli utenti della struttura e delle loro famiglie con professionalità, disponibilità e con grande attenzione all’aspetto umano, fiore all’occhiello della nostra struttura. Il personale amministrativo, preparato e competente, coadiuva i responsabili nell’organizzazione delle mansioni amministrative e gestionali della struttura. Il personale sanitario ed infermieristico, scelto a seconda delle specifiche competenze con cura e attenzione, annovera il Direttore sanitario, infermieri professionali, fisioterapista, operatori socio-sanitari, cuoche e addetto alla manutenzione sotto costante coordinamento della dirigenza.

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Il nostro Staff, il lavoro “di squadra” e la stretta collaborazione tra di noi sono “la ricetta” del buon funzionamento della nostra struttura e della soddisfazione dei nostri ospiti e delle loro famiglie.

LA NOSTRA STRUTTURA... La Residenza Pezzini è dotata di ogni comfort e attrezzatura per ospitare 48 ospiti e fornisce una gamma completa di servizi alla persona, nonché assistenza infermieristica qualificata per tutto l’arco della giornata (24 ore su 24) e servizi di riabilitazione, di animazione e conforto religioso. L’edificio è ripartito su tre piani: il piano terra ospita gli uffici dell’Amministrazione, la cucina, la palestra, la sala da pranzo, l’ambulatorio Medico e Infermieristico, un grande salone polivalente. Il primo e il secondo piano sono dedicati alle camere degli ospiti e ai servizi. Sempre al secondo piano vi è un grande terrazzo con vista sul “Santuario della Madonna della Guardia”.

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In Genova Promotion nostra educatrice.... che sono tantissimi! Il rapporto e la collaborazione coi familiari dei nostri ospiti è per noi motivo di sinergia e di orgoglio. La Residenza Pezzini gode inoltre della presenza di un terrazzo ampio e godibile che, specialmente nelle giornate soleggiate, può ospitare i nostri ospiti con assistenza costante del personale e può permettere loro di svolgere attività ludico-ricreative e relazionali all’aria aperta.

CIO’ CHE OFFRIAMO... Offriamo ai nostri ospiti un ambiente confortevole e familiare, in un contesto tranquillo, fuori dal traffico cittadino, facilmente e comodamente raggiungibile. Ai servizi socio-assistenziali (Assistenza personalizzata Assistenza infermieristica 24 ore su 24 - Pronta reperibilità del medico - Attività motoria e fisioterapica) e ai servizi socio-ricreativi (Attività di animazione e di intrattenimento) si aggiungono altri numerosi servizi: - Cucina interna alla struttura con pasti preparati da personale qualificato su indicazione del medico nutrizionista nel rispetto quotidiano delle norme di igienicità, sicurezza e qualità con Menù giornalieri su base stagionale e con la possibilità di diete personalizzate per patologie. - Parrucchiere, Podologo, Estetista - Lavanderia e Stireria - Disbrigo pratiche ASL - Taxi con accompagnatore - Accompagnatore per visite esterne - Gite e piccole escursioni locali (in primavera)

SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI... La Residenza Valpolcevera offre ai suoi ospiti : - Il servizio medico infermieristico con personale altamente qualificato 24 ore su 24 - La presenza quotidiana del Medico Direttore Sanitario responsabile della struttura che coordina e regolamenta ogni attività sanitaria per il singolo ospite-paziente e mantiene un costante rapporto con le Famiglie degli ospiti. - La palestra dedicata all’attività motoria e riabilitativa degli ospiti a cura del nostro Fisioterapista (coordinata alle attività di animazione e socializzazione rivolte ai nostri ospiti).

SERVIZI SOCIO RICREATIVI... I locali rimodernati, curati e colorati, abbelliti dalle numerose decorazioni a tema, a seconda del periodo dell’anno e delle festività, ma soprattutto la presenza presso la Residenza Pezzini di un’educatrice professionista sono certamente un valore aggiunto della nostra struttura per favorire la socializzazione e l’interazione tra i nostri Ospiti grazie alle molteplici attività ludico ricreative svolte in un clima sereno e familiare dove il divertimento e il sorriso non vengono mai a mancare. La musica, il canto, il gioco, il bricolage, le creazioni manuali, ma anche quelle intellettive sono stimoli irrinunciabili per i nostri Ospiti, stimoli in cui noi stessi crediamo e a cui abbiamo orientato la nostra struttura. Gli ospiti sono stimolati a socializzare tra loro, a stringere amicizie e a interagire tra loro da tutto il nostro personale che è sempre presente durante le attività organizzate. Sono sempre gradite le partecipazioni dei familiari, specialmente durante gli eventi “festaioli” organizzati dalla

RAPPORTO CON I PARENTI... La collaborazione e l’interazione con le famiglie di tutti gli ospiti è per noi gradita e preziosa e per gli ospiti la visita di un proprio caro è sempre un’occasione lieta. Il coinvolgimento delle famiglie dei nostri assistiti è per noi un’occasione di scambio e di aiuto. L’orario di visita per i parenti è dalle ore 10 alle 18 ogni giorno, e, se lo desiderano, previo consenso della responsabile infermieristica o del Direttore Sanitario, possono accompagnare il loro caro/a fuori dalla struttura. E’ molto importante che i parenti non portino alimenti deperibili ai propri cari e che non somministrino bevande o alimenti, se non previa autorizzazione del personale medico infermieristico. Per i familiari che lo desiderano è possibile comunicare con la struttura anche via email e se desiderano ricevere comunicazioni importanti, possono lasciare la propria email alla segreteria della Residenza.

Via Paolo Anfossi 8 Canc - Genova Pontedecimo Telefono: 010 71.56.04 - 010 89.97.093 Fax: 010 71.56.04 E-mail: primacooperativa@libero.it www.residenzavalpolcevera.it È possibile venire a visitare tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, il sabato delle 10 alle 12. Domenica preferibilmente su appuntamento.


Il consulente museale

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di Matteo Sicios

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agabondare per Imperia significa scegliere: Oneglia o Porto Maurizio. Prima era due comuni diversi, ora è Imperia, semplicemente. A separarle c’è un torrente, l’Impero. Io ne arrivo dalla zona “della marina”, lato ovest, e quindi l’istinto è quello di arrampicarmi sul colle di Porto Maurizio, il centro storico, dove le strade, in salita, prima sono larghe e ospitano negozi ed uffici, poi diventano vicoli che si infilano nei rioni, non senti più le auto e vedi la vita di “cortile”, si aprono le piazze, piccole, ma anche grandi, come la nobile Piazza Duomo. Questo è il colle del Parasio a Porto Maurizio, almeno per me. Ti perdi quasi sicuramente se non ci sei mai stato, ma poi la strada la ritrovi, anche se spesso la regola del “sali sempre” non vale, perchè devi anche fare scalette e passaggi sotto i voltini in discesa, ma meglio così perchè potresti trovarti davanti a Palazzo Pagliari; un’architettura storica che anche agli occhi dei meno esperti si mostra come una stratificazione di architetture, dal Medioevo all’Età Moderna. A Piazza Duomo c’è la Pinacoteca Civica - Museo del Presepe e decido di dare un’occhiata. Quattro sale molto grandi. Nella prima c’è l’accoglienza e due salottini per la visione dei documentari. Uno sul restauro del presepe, l’altro sulla sua storia. La grande sala centrale ospita le statue del Presepe. Dico subito che di “Presepe” in senso stretto non si tratta, ma direi che è più una sorprendente riproduzione, senza

PROGRAMMARE UNA VISITA:

nessuna censura, dell’umanità urbana genovese del 1700. Merita quindi di essere visitato in tutti i mesi dell’anno, visto che con il Natale ha un’attinenza solo nominale, ma con la nostra società ha molti punti di contatto. Le due sale laterali della Pinacoteca accolgono dipinti che portano il visitatore in un viaggio virtuale per tutta la Liguria di ponente. Sono cartoline storiche di luoghi delle valli dell’entroterra che esistono ancora, nascosti da qualche parte, e che sono prosieguo naturale, non fosse altro per trovare una vecchia osteria dove bere e mangiare bene, della visita ad Imperia.

PER SAPERNE DI PIÙÙU’Ù La Pinacoteca Civica di Imperia, nata per accogliere la donazione di dipinti del medico Stefano Rebaudi (nativo di Castel Vittorio nell’ Imperiese, ma operante a Genova), consta di due sale e accoglie opere che vanno dalla metà del ‘700 ai primi del ‘900, provenienti in prevalenza dall’ambito di studi dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova; l’ esposizione è stata successivamente incrementata con opere di autori locali contemporanei, donate dagli stessi o dai loro familiari: fra gli altri spiccano i nomi di Asplanato, Saglietto, Nomellini, Barli, Rambaldi. Ad essa nel 2008 va ad aggiungersi la collezione di 113 statue del Presepe, realizzate dalla bottega di Anton Maria Maragliano, considerato dagli storici dell’ arte il più importante scultore del Barocco Ligure. Per scriverci: info@matteosicios.com

Pinacoteca Civica-Museo del Presepe di Imperia Palazzo del Collegio - Piazza Duomo 11 - Imperia-Porto Maurizio Orario invernale: mercoledì, sabato, domenica 16:00-19:00 (da settembre a giugno); Orario estivo: mercoledì, sabato, domenica 21:00-24:00 (luglio e agosto); Apertura estesa durante le festività natalizie: 24 dicembre, 21:00-24:00; dal 25 dic. al 6 gen. 16:00-19:00. Contatti: 0183-61136 (negli orari d’apertura del Museo); “mailto:museopresepe@tiscali.it”museopresepe@tiscali.it 0183-701559 (Ufficio Cultura del Comune di Imperia); “mailto:cultura@comune.imperia.it”cultura@comune.imperia.it Il personale del Museo è disponibile ad effettuare visite guidate per gruppi e scuole (con possibilità di svolgere laboratori didattici), in giorni e orari diversi dai consueti, previo accordo telefonico.

UNA SORPRENDENTE RIPRODUZIONE DELL’UMANITÀ URBANA GENOVESE DEL 1700, DALLA BOTTEGA DEL MARAGLIANO

IMPERIA: UNO STRANO MUSEO DEL PRESEPE E PINACOTECA CIVICA


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IL TONDO DI NATALE LA CELEBRE POESIA DI NICOLÒ BACIGALUPO È ANCORA UN “VADEMECUM” INDISPENSABILE PER IL PRANZO NATALIZIO DEI GENOVESI

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on le Feste alle porte le diete sono ufficialmente al bando e, almeno per due settimane, un tuffo nei sapori tradizionali della Liguria è d’obbligo. Un secolo fa, tra gli elementi immancabili del pranzo di Natale c’era il “tondo”, il piatto di avanzi che i commensali si portavano a casa alla fine della giornata e che permetteva di mangiare per una settimana intera. A celebrarlo con una celebre poesia fu il poeta e drammaturgo genovese Nicolò Bacigalupo, tesoriere del comune di Genova nonché autore dei Manezzi pe majâ unn-a figgia portati al successo da Gilberto Govi. Nel lungo, affettuoso elenco vengono nominati tutti i piatti fondamentali del pranzo di Natale “doc” sotto la Lanterna (manca curiosamente il cappon magro, forse perché considerato all’epoca ancora un piatto “povero”). E vale la pena di ricordare una curiosità: una delle delizie invernali di maggior successo al mondo, i marron glacé, sono nati proprio a Genova, sulle colline dell’entroterra ricchissime di castagni poi abbattuti per far spazio ai forti.

O TONDO DE NATALE Töa missa in moddo splendido, O da poei fâ dö sciäto, E tanto ciû ne-o popolo, Ciû dö so proprio stato, Quanto a-o menû, ö lé d’obbligo, Nö ghe raxön, ne scûsa; Coscì và faeto e s’ûsa, Pe antiga tradiziön. Minestra: ö natalizio Tipico maccarön, Chêutto c’ûn pö de sellao, Ne-o broddo de cappön. Questo ö lé de prammatica, Nö sae manco Natale, Se ûnn-a minestra uguale A fösse eliminâ. Natûralmente, seguita Questo cappön buggïo, Ma chêutto in punto e virgola Ne fatto ne savöio, O quae, ö deve ëse tenio, Co-a pelle bella gianca, Che ö pëto, a chêuscia e l’anca Nö saccian de pollâ. Poi ven ûn piatto d’ûmido: Cioè, fracassâ de creste, De colli, chêu, pellantega, Pevë, fighaeti e teste De pollo, con lûganega, Che l’aggie so bagnetta Pe poei bagnâ a maoletta Con di cröstin de pan; Un atro piatto d’obbligo O saèiva l’aragösta Pe quelli che pêuan spendighe Tûtti i dinae che a cösta; Ma anchêu nö se tia a laexina, Voei a ghe vêu, n’importa Che a seggie chêutta morta, Per quelli che nö san. Poi, ven l’indispensabile Berodo e tûtt’intörno, di tocchi de lûganega Pe scorta e pe contörno Unico a-ö palato e satûro De pessi de çervella De fietti de vitella, Festecchi e de pignêu ; O rosto indispensabile Pei ricchi e i fradellin O lé, besêugna dïvelo? O classico bibbin; Se a lé bibinn-a zövena A molti a pâ ciû bönn-a Mettendola â storiönn-a,


Food&Wine Ma a regola a nö vêu. Un atro piatto indigeno: Radicce pe insalata, Che ö troppo grasso ö mitiga E a-o stêumago ö s’addatta, Tenie, che perdan l’anima, C’ûn gûsto d’amaretto, Tant’êuio, ûn pö d’aggetto E quaexi senza axioû. O döçe ö lé ad libitum; Törte de pasta frolla, Laete de tûtte e specie, A rosto ed â spagnola, Croccante con l’amandoa, Meringhe, cobelletti, Pasta sfêuggiâ, bönetti De laete e zabaion. Secöndo i gûsti; a regola Esplicita, formale, A veu ö caratteristico Pan döçe de Natale, De forme mastodontiche Perché ö soddisfe l’oeûggio, Co-a ramma de l’ofeûggio Ciantâ in sce-a sömmitae. A questo nö se deroga, E ö Cappo de famiglia, Pe sacro ed inviolabile So privilegio, ö piggia L’arma dö sacrificio, E sûbito ö se mette A fâne tante fette, Con tûtta serietae. Pan döçe dunque, amandôe, Festecchi, cannellette, Frûta candìa, damaschine, Nespöe, çetröin, sëxette, Uga, zibibbo, dattai, Amandôe, fighe secche, Mostarda, nöxe becche, Vegette, mandarin, Törrön, frûta in tö spirito, Peie bûrê e martinn-e, Mei carli, meie rûzzene, E meie canellinn-e, Beschêutti d’ogni genere, Rechêutto de Voltaggio E in ûltimo, ö formaggio Cho ö deve ëse Stracchin. E questa miscellanea, A forma ö materiale, Secöndo l’ûso classico, Dö tôndo de Natale, Che i figgi, i nevi, i zenei E tûtta a compagnia, Se devan portâ via, Secöndo a tradiziön. Se saera cö Rosolio E ö döçe d’Alicante, O vin dell’Arçipelago E l’Asti spumeggiante; E quarchedd’ûn, all’ûltimo, O termina a demôa, Con fâ portâ in sce-a töa E beive a-o böttigiön.

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(«Tavola apparecchiata in modo splendido/ da poter fare bella figura/ e quanto più è popolare/ quanto è più bella del solito/ In quanto al menù, è d’obbligo,/ non c’è ragione nè scuse;/ Così va fatto e si usa,/ per l’antica tradizione./ Minestra: il tipico maccherone natalizio,/cotto con un po’ di sedano,/nel brodo di cappone,/ questo è d’obbligo,/ non sarebbe neanche Natale,/ se una minestra uguale/ fosse eliminata./ Naturalmente, segue/ questo cappone bollito,/ ma cotto “in punto e virgola”, /né scotto né salato/ che deve essere tenero,/ con la pelle bianca, che il petto, la coscia e l’anca/ non sappiano di “pollame”. Poi viene un piatto d’umido:/ cioè fricassea di creste,/ di colli, cuore, pelle, zampe, fegati e teste/ di pollo con la salsiccia, che abbia il suo sughetto/ per poter bagnare la mollica / con dei crostini di pane;/ un altro piatto d’obbligo/ sarebbe l’aragosta/ per quelli che possono spendere/ tutti i soldi che costa;/ ma al giorno d’oggi non si stia a lesinare,/ esserci ci deve essere, non importa/ che sia cotta già morta/ per quelli che non lo sanno./ Poi, viene l’indispensabile sanguinaccio e tutto intorno,/ pezzi di salsiccia,/ per “scorta” e per contorno/ unico al palato e ripieno di pezzi di cervella, di filoni di vitello/ pistacchi e di pinoli;/ l’arrosto indispensabile per tutti,/ c’è bisogno di dirlo?/ il classico tacchino;/ se è una tacchinella giovane,/ a molti sembra più buona/ mettendola alla “storiona” /ma per regola non ci vuole./ Un altro piatto tipico:/ radici in insalata/ che mitiga il troppo grasso/ e si adatta allo stomaco,/ tenere che perdano l’”anima”, con un gusto d’amaretto,/ tanto olio, e un po’ d’aglio/ e quasi senza aceto./ Il dolce è “ad libitum”;/ torte di pastafrolla,/ latte di ogni specie,/ al forno e alla spagnola,/ croccante con la mandorla,/ meringhe, pasta sfoglia. budini di latte e zabaione./ Secondo i gusti; la regola/ esplicita e formale,/ vuole il caratteristico pandolce di Natale,/ di forme mastodontiche/ perché soddisfi l’occhio,/ con il ramo di agrifoglio/ piantato sulla cima./ A questo non si rinuncia,/ e il capo famiglia,/ per sacro e inviolabile/ suo privilegio, prende / l’arma del sacrificio,/ e subito inizia/ a farne tante fette,/ molto seriamente./ Pandolce, quindi mandorle,/pistacchi, confetti di cannella,/ frutta candita, / nespole, arance, ciliegine,/ uva, zibibbo, datteri,/ mandorle, fichi secchi, / mostarda, noci,/ mandarini/ torrone, frutta sotto spirito,/ pere butirro e martine,/ mele carle, mele ruggine,/ mele cannelline,/ biscotti di ogni genere,/ ricotta di Voltaggio/ E in ultimo, il formaggio/ che deve essere Stracchino./ E questo insieme/ forma gli ingredienti,/ secondo l’uso classico,/ del pranzo di Natale, che i figli, i nipoti, i generi,/ e tutta la famiglia/ devono consumare/ secondo la tradizione./ Si chiude con il Rosolio/ e il vino dolce d’Alicante, Il vino dell’Arcipelago/ e l’Asti spumeggiante;/ e qualcuno, all’ultimo,/ termina il divertimento,/ facendo portare in tavola/ e bevendo al bottiglione.»)

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ristorguida INDARSENA – l’Ostricheria di Genova!

Non il solito “Ostriche e Champagne”, ma granchio, ricci, bulots, tartufi di mare, bigorbigor neaux, gamberi, astici, mandorle, gamberetti grigi, oltre a molte varietà di ostriche e tutto ciò che potete trovare nei più forniti bar à huitres francesi, innaffiato da un semplice Muscadet o da un’ottima Bianchetta genovegenove se (ma c’è anche lo Champagne!). La spettacolarità della preparazione dei PlaPla teaux anche a due o tre piani, che da InIn darsena avviene in un apposito banco al centro del locale, è esaltata dall’abilità degli écaillers che aprono “a vista” ostriche e coco quillages, permettendo ai clienti di seguire la creazione del proprio Plateau.

L’offerta dei prodotti che arrivano freschisfreschis simi dalla Francia, va dall’Aperitivo con un calice di vino e un piatto di ostriche, o di gamberi o di carpaccio di pesce, fino alla Cena con Plateaux di tutte le misure, per tutti i gusti (...e tutte le tasche). I prodotti spaziano dai molti tipi di Ostriche diverse (Fine de Claire, Spéciale de ClaiClai re Marennes-Oléron, e anche la Pousse en Claire, la Bouzigues Spéciale de Mèze, la famosa Tsarskaya-l’ostrica dello Zar, la vera Cancale, Corsica, Georget-Irlanda, MuirMuir gen-l’irlandese affinata in Bretannia, Belon du Belon, l’introvabile Gillardeau, Saint VaVa ast, Spéciale Utah Beach e la Perle Blanche di Normandia, la Tarbouriech l’ostrica Rosa dell’Etang de Thau...), a Crostacei e tutto il Coquillages: Tartufi di Mare, Clams, ManMan dorle, Bulots, Bigorneaux, Ricci, Violet... Il tutto è completato da una vasta scelta di vini appositamente selezionati tra i più adatadat ti ad accompagnare questo tipo di cibo. E ci sono anche birre speciali x ostriche! Chi non ama particolarmente il crudo (ma si “sacrifica” per accompagnare qualcuno che invece lo adora...) trova i Crostacei cotcot ti e serviti con le salsine: Astice, Gamberi di varie taglie e provenienze, l’introvabile King

Crab, (zampe e chele del Granchio Reale dei Mari del Nord, da gustare all’americana con il burro fuso!), la Soupe de Poisson, il Carpaccio di pesce fresco e affumicato, le Perle di Salmone, i Formaggi francesi e splendidi Dolci delle Pasticcerie Genovesi o Sorbetti delle migliori Gelaterie (mela verde e Calvados, limone e Vodka) Per finire una vasta scelta di Distillati, tra i migliori al mondo. E i pigri, con i Piatti da Asporto possono portarsi il Mare a casa...

Vecchia Darsena di Genova Calata A. Dinegro - Edificio Cembalo (di fianco al Galata Museo del Mare e al Sommergibile) Calata Andalò Dinegro n.4, 16126 Genova Italy Info/Prenotazioni: +39 3477139020 www.indarsena.it www.tripadvisor.it: Indarsena Oyster Bar Orario: 18-24 chiuso il Martedì


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FONDAMENTALI ANCHE PER LA SALUTE DEI NOSTRI DENTI, LE GENGIVE VANNO TRATTATE CON LA MASSIMA CURA E IN CASO DI DOLORI, ARROSSAMENTI E SANGUE È NECESSARIO RIVOLGERSI IL PRIMA POSSIBILE AL DENTISTA

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a salute dei denti è fondamentale, ma non può prescindere dal tessuto che li circonda e li sostiene: la gengiva, che può anch’essa essere oggetto di numerose patologie in grado a lungo andare di compromettere anche le condizioni dei nostri denti. La gengiva è costituita da un epitelio orale, poggiato su un tessuto connettivo nel quale si inseriscono le fibre provenienti da cemento e osso alveolare. L’interfaccia tra epitelio e connettivo non è piatta, bensì caratterizzata da propaggini connettivali che si inseriscono nell’epitelio (papille connettivali) e da invaginazioni connettivali che ospitano approfondimenti epiteliali (creste epiteliali): questa

LE GENGIVE:

struttura è la responsabile dell’aspetto a buccia d’arancia. Le malattie gengivali sono divisibili in tre stadi. La gengivite è il primo stadio delle malattie gengivali; e un’infiammazione delle gengive causata dalla placca che si e insediata sulle gengive. La placca, se non rimossa mediante la quotidiana pulizia dei denti e l’uso del filo interdentale, produce tossine che irritano il tessuto gengivale e causano appunto le gengiviti. In questo primo stadio le gengive sanguinano durante la pulizia dei denti e l’uso del filo interdentale, ma il danno può essere limitato poiché sia l’osso che il tessuto connettivo che sostengono i denti non sono stati infiammati. Poi ci sono le parodontiti: in questo stadio, osso che supporta il dente e le fibre che lo tengono saldo sono irreversibilmente danneggiate. Le gengive possono sviluppare delle sacche sotto il margine gengivale che intrappolano cibo e placca. Cure odontoiatriche adatte e una migliore igiene orale quotidiana possono prevenire ulteriori danni. Infine la parodontite avanzata, in cui le fibre e l’osso che sostengono i denti sono distrutti; questo può causare lo spostamento o l’allentamento dei denti. Tutto ciò può avere conseguenze sull’occlusione e se le cure non hanno effetto, i denti vanno rimossi. I problemi gengivali possono insorgere a qualsiasi età anche se di norma sono più frequenti tra gli adulti e, se sono diagnosticati in tempo, possono essere certamente curati. Per questo è indispensabile recarsi il prima possibile dal dentista in caso di gengive gonfie o arrossate o sanguinati, denti che sembrano più lunghi per la recessione gengivale, gengive retratte o separate dai denti, alitosi costante. La pulizia professionale praticata dal dentista è l’unico modo per togliere la placca che si è trasformata in tartaro. Il dentista procede alla pulizia o detartrasi dei denti per rimuovere il tartaro sopra e sotto il margine gengivale. Se le condizioni sono più gravi, si procede ad una lisciatura della radice. Questo procedimento serve a smorzare le irregolarità sulle radici dei denti per rendere più difficoltoso l’insediamento della placca in quei punti. Con regolari controlli dal dentista i primi stadi delle malattie gengivali possono essere curate prima che si aggravino. Se la malattia è invece in stadio avanzato, è comunque opportuno rivolgersi al dentista per una cura adeguata.

DOLORI TROPPO SPESSO TRASCURATI 50 INGENOVA Magazine

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MILENA DEMARTINO ARTISTA DEL METAFORMISMO MATERICO COLORE - FORMA ENERGIA - MOVIMENTO Qui sotto l’artista accanto alla tela

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ilena Demartino artista di arte contemporanea, creatrice del nuovo stile pittorico definito AIM (astratto informale materico). Milena attraverso il colore esplora l’esperienza della percezione visiva del movimento e delle senzazioni dell’anima. Dopo un tour mondiale, in Italia attualmente è visibile su Telegenova in collaborazione con la Galleria d’Arte Merighi di Varazze (Savona).

CONTATTI milenademartino@hotmail.it FB profilo Milena Demartino Pagina : Milady di Milena Demartino

INFORMAZIONI

La Galleria d’Arte Merighi offre la possibilità agli artisti che desiderano proporre al pubblico i propri dipinti, di effettuare “Incontri d’Arte” mostra personale realizzata in uno studio televisivo per dialogare sul proprio stile artistico ed esporre i propri dipinti che verranno venduti direttamente durante la trasmissione che andrà in onda sui canali digitali terrestri e satellitari. Galleria d’Arte Merighi s.r.l. Via San Nazario,19 - 17019 Varazze (SV) tel.+39 019 934299 - fax +39 019 97116 galleriamerighi@merighi.it www.merighi.it

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“Stare meglio è bene... ...stare bene è meglio! “ AGOPUNTURA OMEOPATIA CROMOPUNTURA MEDICINA ESTETICA NATURALE MASSAGGIO TERAPEUTICO DIETETICA E NUTRIZIONE ALLERGIE IDROCOLONTERAPIA IRIDOLOGIA VEGATEST TRATTAMENTO OLISTICO DELLA CELLULITE

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In Genova Promotion AMAL - ASSOCIAZIONE MEDICI AGOPUNTORI LIGURI L’AMAL è un’Associazione Scientifica che nasce nel 1994 per volontà di un gruppo di Medici Agopuntori Liguri con lo scopo di promuovere la ricerca, la divulgazione e la formazione di professionisti nel campo della Medicina Tradizionale Cinese e delle Bioterapie. È infatti ormai da ben ventanni che l’AMAL organizza a Genova diversi corsi di formazione nell’ambito della tecniche orientali: corso di Agopuntura ed Agopuntura in odontoiatria (per medici laureati), corso di Massaggio Tuina e corso di Iridologia Aperta ad ogni genere di studioso interessato alla materia, l’Associazione si rivolge in particolare a tutti i medici che desiderano migliorare la propria professionalità ed ampliare il proprio bagaglio diagnostico per essere più utili ed efficaci nel rapporto con i pazienti. Il principale scopo dell’AMAL è quello di diffondere non solo conoscenze mediche ma anche antiche metodologie mediche per migliorare la qualità della vita.

Modello in scala ridotta dei punti dell’agopuntura distribuiti su tutto il corpo e a che cosa corrispondono

Durante l’anno, inoltre, l’AMAL organizza incontri monotematici, aperti al pubblico e gratuiti (per i soci), nei quali vengono prese in considerazione le varie tecniche terapeutiche della medicina complementare: omeopatia, fitoterapia, Kinesiologia applicata, dietetica. Associazione AMAL - Via del Campo 10/7 - 16124 Genova

Vega test Il paziente verrà sottoposto al controllo di più di 100 campioni di alimenti per le proprie intolleranze. Dott. MOHAMMAD NATOUR Medico Chirurgo Agopuntore, Iridologo, Omeopata

Computer e microscopio: strumentazione per la diagnostica attraverso l’iridologia.

Studio: Via del Campo 10/7- 16124 Genova Tel. 010 241760 - 010 8933817 Email natour@agopunturagenova.it http://www.studiomedicoolistico.com/ www.studiomedicinanaturale.com http://www.agopunturagenova.it/

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A RESIDENZA FRONTE MARE, coi suoi quindici posti, è concepita come una concreta risposta alle necessità del territorio in cui sorge, un servizio al cittadino e alle famiglie, un luogo di assistenza, aggregazione e attenzione, pensato per valorizzare e dare qualità alla vita degli ospiti e rispettoso dei più elevati standard qualitativi strutturali e gestionali previsti nel settore. Dispone di parcheggio riservato ed è rivolto agli anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti, per lunghi e medi soggiorni.

Ecco solo alcuni dei nostri servizi: • Camere singole e doppie, con vista mare • Fisioterapia • Giardino • Animatrice • Parucchiere e manicure • Assistenza medica e infermieristica • Cucina casalinga, personalizzata secondo le esigenze del paziente.

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L’animatore si prefigge l’obiettivo di coinvolgere l’anziano stimolando la partecipazione alle attività proposte, individuando le sue potenzialità residue e valorizzando la sua storia personale. Particolare cura è data all’animazione degli ospiti, con tombola, giochi, lettura dei quotidiani, oltre a una grande quantità di libri e di riviste a disposizione. L’ospite, insieme alla sua famiglia, ha la possibilità di scegliere tra un ventaglio di proposte di accoglienza quella più idonea alle proprie

aspettative, abitudini, necessità, sempre sorretto da personale qualificato, attento ed affettuoso in un contesto protetto ed assistito. L’ospite e il rispetto della sua dignità sono al centro dello staff della Residenza Fronte Mare; l’impegno è quello di offrire all’ospite un’ambiente piacevole, capace di favorire il mantenimento delle abilità residue, di compensare le disabilità, di salvaguardare l’incolumità, ma soprattutto stimolarlo e invogliarlo a fare.

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SPECIALE NATALE seconda parte

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NATALIDEA, A GENOVA IL NATALE E’ IN FIERA

AL PADIGLIONE B DI GENOVA L’APPUNTAMENTO CON LO SHOPPING E GLI EVENTI DI NATALE, DAL 6 ALL’8 DICEMBRE E POI DAL 12 AL 21. I NGRESSO GRATUITO

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on c’è che l’imbarazzo delle scelta in Fiera a Genova per immergersi nelle atmosfere prenatalizie e scegliere il regalo più adatto. Dal 6 all’8 l’appuntamento è doppio con Natalidea, che riprenderà poi dal 12 dicembre per una lunga cavalcata fino al 21 dicembre. Natalidea si presenta quest’anno per la prima volta nel padiglione Blu, trasformato per l’occasione in villaggio innevato sotto il cielo argenteo dei soffitti disegnati da Jean Nouvel, con un carico di artigianato italiano ed etnico, abbigliamento e prodotti eno-gastronomici, spettacoli, giochi e laboratori. Al centro un grande classico dedicato ai bambini, il Santa Claus Village di Rovaniemi ovvero “la casa di Babbo Natale al mare”, ufficialmente riconosciuta dalla autorità finlandesi, completa di slitta e ufficio postale, e una bella novità, le giornate dedicate a “Natale nel mondo”, ovvero le tradizioni del natale in Ecuador, Perù, Russia, Romania e USA con danze, canti e dolci tipici. L’ingresso è gratuito, apertura anche serale: sabato e nei giorni festivi dalle 11 alle 22.30, da lunedì 15 a giovedì 18 dalle 15.00 alle 21.00; venerdì dalle 15 alle 22.30. Ma è “Natale nel mondo” la novità di Natalidea 2014. Si parte dal Santa Claus Village di Rovaniemi – la “casa al mare” di Babbo Natale – riconosciuta ufficialmente dall’Ambasciata e dal Consolato di Finlandia – diventata ormai una simpatica e attesissima tradizione, per spaziare nelle atmosfere natalizie di altri Paesi: dalla Romania agli Stati Uniti, dall’Ecuador alla Russia con balli, canti, decorazioni e dolci tradizionali. Nel grande padiglione Blu disegnato da Jean Nouvel saranno tredici giorni di festa e di shopping, con una scelta infinita di proposte per grandi e piccoli regali – artigianato, specialità enogastronomiche, abbigliamento e pelletteria, complementi d’arredo. Nell’area spettacoli che ospiterà “Natale nel mondo” troveranno spazio cori, esibizioni di danza, intrattenimenti e “Il laboratorio dei folletti di Babbo Natale”, con un programma ricco di stimoli per la creatività dei bambini. Al centro del villaggio di Babbo Natale anche quest’anno troverà posto il tradizionale albero della

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solidarietà, gentilmente fornito da Festiamo, con gli addobbi preparati dalle Scuole Materne e i Nidi d’Infanzia comunali di Genova con il Coordinamento Tecnico dei Servizi per l’Infanzia e le Scuole dell’Obbligo – Direzione Scuole, Sport e Politiche Giovanili – Area Servizi del Comune di Genova. Oltre a Natalidea, la Fiera di Genova si animerà con altri appuntamenti per le Feste. In contemporanea con Natalidea, Expo Model Show è il Salone del modellismo statico e dinamico che porta in dote tutto il variegato mondo dell’associazionismo. Si “gioca” su 3.000 metri quadrati di plastici ferroviari e su 4.000 mq di piste per gare di auto modelli radiocomandati elettrici, con esibizioni di camion radiocomandati in area cantiere, carri armati in movimento sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale, una grande area per il volo dedicata agli aerei superleggeri e agli elicotteri. E poi ancora wargame, modellismo statico, Dolls house e bambole. In mare, davanti alla banchina del padiglione Blu in programma le regate per i modelli di barche a vela, caratteristica unica dell’appuntamento genovese. In vendita modelli e pezzi di ricambio. Tra hi-tech e tecnologie retrò il 13 e 14 dicembre arriva Marc, mostra mercato di informatica, elettronica e componentistica radiomatoriale. Un evento che richiama migliaia appassionati alla ricerca delle ultime novità ma anche di pezzi di ricambio e apparecchiature vintage. Grandissima la scelta e spesso ottimi affari.

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Natale a Genova

IL PROGRAMMA DEL LABORATORIO DEI FOLLETTI a cura di LA MONELLERIA DI CARIGNANO e BABY SAPIENS SAMPIERDARENA Sabato 6 dicembre ore 11.30: SEMPLICEMENTE AUGURI! – laboratorio a cura di Ass. Semplicemente Genova ore 15.00: creATTIVITA’ – laboratorio per bambini a cura di La Monelleria di Carignano ore 17.00: BURATTINANDO – gioco creativo e laboratorio a cura di I BAMBINI E NOI Domenica 7 dicembre ore 11,30: SI PARTE CON L’ARTE – laboratorio per bambini a cura di Baby Sapiens Sampierdarena ore 15.00: LE POZIONI MAGICHE – laboratorio con le erbe officinali a cura di Gruppo Storico Fieschi Casella ore 17.00: IL LIBRO DI NATALE – laboratorio per bambini a cura di Libreria Sottosopra Genova Lunedì 8 dicembre ore 11,30: ricicLAB – laboratorio creativo per bambini a cura di La Monelleria di Carignano ore 15.00: il FAVOLOSO Calendario dell’Avvento – laboratorio a cura di La Bottega delle Favole ore 17.00: LIBERI TUTTI! - laboratorio d’improvvisazione teatrale per bambini a cura di Rubik Teatro Venerdì 12 dicembre ore 17.00: FAVOLE DI ALBERI, DI STELLE E DI BOTTONI - laboratorio educativo per bambini a cura di Teo & Bea Sabato 13 dicembre ore 11.30: MICROMUSICISTI …ALLA PERCOSSA! laboratorio musicale a cura di Anna Rocca

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ore 15.00: SporchiAMOci le mani – laboratorio manuale per bambini a cura di Baby Sapiens Sampierdarena Domenica 14 dicembre ore 11.30: emozionARTE – laboratorio artistico per bambini a cura di La Monelleria di Carignano ore 15.00: IL SOGNO DI TOPO TOBIA – racconti didattici a cura dell’autrice Susanna Varese (La Spezia) Lunedì 15 dicembre ore 17.00: DECORAZIONI CON IL GESSO – laboratorio per bambini a cura di Associazione Creando Genova Martedì 16 dicembre ore 17.00: ROBOT PER TUTTI – laboratorio a cura di Scuola di Robotica Genova Mercoledì 17 dicembre ore 17.00: Il DOLCETTO NATALIZIO - laboratorio di cucina per bambini a cura di Senza Pensieri Eventi Giovedì 18 dicembre ore 17.00: MANIPOLANDO – laboratorio creativo con il legno per bambini a cura di Cooperativa Il Laboratorio Venerdì 19 dicembre ore 17.00: NATALE CREATIVO - laboratorio per bambini a cura di Centro ludico creativo Bim Bum Bam Genova Sabato 20 dicembre ore 15.00: IDEE E COLORI - laboratorio educativo per bambini a cura di Baby Sapiens Sampierdarena ore 17.00: Come un cavaliere – laboratorio a cura del Gruppo Storico “I Gatteschi” Domenica 21 dicembre ore 11.30: LA MIA CORNICE DI NATALE - laboratorio per bambini a cura di Senza Pensieri Eventi ore 15.00: FAVOLE GIALLE E ARANCIONI DI NATALE - laboratorio per bambini a cura di Teo & Bea

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IL PROGRAMMA DELL’AREA PALCO FAMILY FUN Sabato 6 dicembre »ore 12.00: TUTTI GIU’ PER TERRA! con Clown Francesca (Aulla) a cura di I BAMBINI E NOI ore 14.30: UN CORPO PERFETTO A 360 GRADI – esibizione di Pilates a cura di “Progetto Dolcestarbene” di Rossella Caci ore 15.00: MUSIC & VOICE – esibizione canora a cura dell’Accademia della Musica di Genova ore 16.00: Che idea! presenta MAGIC HANDS con Slava

Kulikov – spettacolo per bambini e famiglie »ore 16.45: Che idea! presenta BUBBLE SHOW con MassiMagic (Novara) – spettacolo per bambini e famiglie ore 17.30: CONCERTO DI NATALE IN ROMANIA esibizione del folclore della Romania ore 19.00: C.D.E. Liguria “on stage” - esibizione di danze latino-americane e coreografiche a cura della Maestra Lucia Barreca ore 20.45: NATALIDEA CHRISTMAS VARIETY SHOW – spettacolo per tutti Domenica 7 dicembre ore 11.30: DNA Yamaha Music School (Savona) presenta il duo Serena & Marco – finalisti Festival di Castrocaro “under 14” ore 12.00: Kangoo Jump STARE IN FORMA DIVERTENDOSI – esibizione e dimostrazione a cura di Kangoo Club Genova ore 14.30: I ragazzi di RADIO FRA LE NOTE capitanati da Don Roberto, gioia e divertimento allo stato puro ore 15,00: STORIE DI DONI – racconti di Storie dall’Africa, dall’India e dall’Europa a cura della Compagnia di Storytelling NARRAZENA ore 16,00: Che idea! presenta VEDO, SENTO E PARLO by VitoSvito (Torino) – spettacolo per famiglie in collaborazione con Circo Wow (To) ore 17.00: Che idea! presenta PIRATE’S SWORD by Oleg Murzintsev – esibizione arte circense estratta da “I Bucanieri Show” ore 18.00: presentazione del Perù e delle sue tradizioni natalizie ore 19.30: associazione “A Compagna” presenta DANZE DI UN TEMPO – esibizione del Gruppo folclorico Genovese ore 20.45: Serata MOVIDA FITNESS a Natalidea Lunedì 8 dicembre ore 11,30: C’E’ ARIA DI NATALE… – lettura racconti di Natale a cura di Dario Apicella ore 12.15: ALLELUJA – esibizione cinofila con Milli Boccardo e Ariel ore 14.30 e ore 16.30: SCARAMUCCE – esibizione acrobatica “mano a mano” by FourHandsCircus (Torino) in collaborazione con CircoWow (TO) ore 15.00: Che idea! presenta MAGIC Mc FABIUS SHOW – spettacolo per bambini e famiglie ore 16.00: CIRCOWOW (Torino) presenta PAPILLON by Mago Raffa con Lorena – Spettacolo per bambini ore 17.00: Che idea! presenta IL MAGICO MONDO DI Mr. BRIGHT – spettacolo per bambini e famiglie ore 18.00: La Bottega delle favole presenta FIABE IN MUSICA con Maddalena Morchio e Ernesto Guicciardi ore 19.00: COUNTRY LINE DANCE SHOW – esibizione by East Coast Country Dancers ore 19.30: MOJUD CHRISTMAS DANCE SPOT – esibizione a cura di Mojud Centro Studi Danza Genova Venerdì 12 dicembre ore 16.45: SURPRISE – spettacolo ed animazione con il Mago Vittorio a cura di Magic Games Genova ore 17.30; SAPORI D’ORIENTE – esibizione a cura di Oriental Dance di Mahaila ore 18.00: GIOCA E BALLA CON PINKY – presentazione della stagione e delle attività per le famiglie a cura di Artesina Ski e concorso “Vinci la Neve a Natalidea” in collaborazione con 101 GiteinLiguria ore 18.30: ESPRESSIONE DANZA - esibizione a cura di Live Dance Genova

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Natale a Genova ore 19.15: IL FOLCLORE LIGURE E LE SUE TRADIZIONI – esibizione a cura di Gruppo folk G.A.U. ore 20.30: ZUMBA FITNESS a Natalidea – divertiti e mantieni la forma con Zumba fitness

ore 19.00: CONFUSIONE LATINA - esibizione danze caraibiche e latine ore 20.00: VARIETA’ BURLESQUE a cura di SHERRY CAT BURLESQUE Genova

Sabato 13 dicembre ore 11.30: RUSSIAN CHRISTMAS – il Capodanno Russo e le sue tradizioni a cura di Casa Russa Arti Erzia ore 12.15: Che idea! presenta BOLLE SHOW con Marcello Lo Iacono (Verona) – Spettacolo per bambini e famiglie ore 14.30: PER CASO CORISTI – esibizione corale a cura dell’Associazione Corsincorso ore 15.00: Che idea! presenta SORRISO DA PALCO by Mago Marti – spettacolo per bambini e famiglie ore 16.00: IT’S TIME TO DANCE – esibizione con ISIS GROOVE LE GIGETTE E BELLYROCK ore 17.00: L’UOMO CONDUCE… LA DONNA SEDUCE – esibizione di tango a cura di Genova Tango ore 18.00: NAIMA E LA MAGIA DEL NATALE – esibizione a cura di Naima Academy Genova ore 19.00: TRADITIONAL MARTIAL ARTS – esibizione a cura di Centro Italiano divulgazione Arti Orientali ore 20.30: ACROBATIC TIME – esibizione a cura della società ginnastica ANDREA DORIA Genova

Sabato 20 dicembre ore 12.00 e ore 15.30: DANZE E DUELLI DAL MEDIOEVO – rappresentazione a cura del Gruppo storico “I Gatteschi”

Lunedì 15 dicembre ore 16.45: ROMANTICO – un fantastico viaggio nelle Bolle di sapone con Bubble Bignè Genova ore 17.30: Che idea! presenta IT’S MAGIC by Alex Rivetti – spettacolo per famiglie ore 18.00: Che idea! Presenta FANTASY SHOW by Clown Murzik – spettacolo per piccoli e grandi ore 19.00: HIP HOP… HO HO – esibizione a cura di Aerofunk Danza Martedì 16 dicembre ore 16.45: UNA GIORNATA DI SOLE…. con Mago Joe (Sestri Levante) – spettacolo per bambini ore 17.15: Ianua Temporis presenta VIAGGIO NEL TEMPO – racconti ed animazioni per bambini ore 18.00: LA BACCHETTA MAGICA DEL MAGO PANCIONE (Alessandria) – spettacolo per bambini ore 19.00: EMOZIONI IN MOVIMENTO - esibizione a cura di MY DANCE Genova Mercoledì 17 dicembre ore 17.15: Che idea! presenta UNA MAGICA SORPRESA by Mr. Bright – spettacolo per bambini e famiglie ore 18.00: Che idea! presenta DUE IN UNO con Andrea Marasso (Asti) – spettacolo per bambini e famiglie ore 19.15: A PASSI DI DANZA SHOW – esibizione a cura di A PASSI DI DANZA Giovedì 18 dicembre ore 16.00: INVOGLIA CON L’INTAGLIO - dimostrazione di cucina creativa a cura di Cibarty ore 16.45: ULTIMATE MAGIC ACT – spettacolo per bambini e famiglie a cura di LA LUNA CRESCENTE Genova Venerdì 19 dicembre ore 16.00: FINGER FOOD – dimostrazione di cucina creativa a cura di Mestoli e Pennelli di Laura Anfossi ore 17.30: Che idea! presenta BLACK & WHITE by Alex Rivetti – spettacolo per bambini e famiglie ore 18.15: Che idea! presenta FAVOLANDO nel fantastico mondo di Mago Merlino – spettacolo per bambini e famiglie

BABBO NATALE VUOLE TE I WANT YOU! è il titolo del contest fotografico promosso da Natalidea, la fiera a Natale, in programma alla Fiera di Genova da 6 all’8 e dal 12 al 21 dicembre 2014. Tutto il materiale ricevuto sarà esposto online, sulla pagina facebook e sul sito di Natalidea. Chi può partecipare: persone fisiche di qualunque età o nazionalità (se minori di anni 13 dovranno essere esplicitamente autorizzati da un genitore). Come partecipare: fatti una foto con la sagoma di Babbo Natale – o dell’elfo sei un bambino – che troverai in giro per Genova sabato 29 novembre e sabato 6 dicembre e poi in fiera nei giorni di manifestazione e inviala all’indirizzo mail natalidea14@fiera.ge.it specificando nell’oggetto “I WANT YOU!”. In caso di invio da parte di un minore di anni 13 (limite posto dalla piattaforma Facebook per l’iscrizione e la condivisione di post) le foto dovranno tassativamente essere inviate da un genitore. Tutte le foto ricevute saranno pubblicate sulla pagina facebook di Natalidea e alla data del 20 dicembre vincerà lo scatto che avrà accumulato più “mi piace”. Il vincitore sarà contattato esclusivamente tramite mail all’indirizzo utilizzato per mandare la foto e avrà tempo fino al 30 gennaio 2015 per ritirare il premio presso Fiera di Genova (previo accordo telefonico). Premio: il vincitore riceverà in premio un casco offerto da Cascobene Genova (in caso di parità di voti la scelta finale sarà a esclusivo giudizio dell’organizzatore). In caso di vincita da parte di un minore il premio sarà riconosciuto al genitore.


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ore 14.30: FITNESS SENZ’ACQUA – esibizione a cura di AcquaCenter I Delfini Genova-Prà ore 15.00: Che idea! presenta MAGO LUCIO’ (Ivrea) – spettacolo per bambini e famiglie in collaborazione con Circo Wow (Torino) ore 16.00: Special Team Group presenta PACCHI DI NATALE – esibizione ore 17.00: CARO BABBO NATALE - spettacolo ed esibizione a cura di Studio 91 Danza e Fitness Genova ore 18.30: “NAVIDAD DE LOS NIÑOS Y VILLANCICOS – esibizione a cura del Consolato dell’Ecuador in Genova ore 20,30: SPORT & SPETTACOLO – esibizione a cura di P.G.S. Genova Domenica 21 dicembre ore 14.30 e ore 16.30: Andrea Facco presenta STEAM FOLK DUO con A. Facco e Alessandro Bosca ore 15.00: PASSIONE RITMICA – esibizione a cura di G.S. Regina Margherita & S.S. Santa Sabina ore 16.00: CHRISTMAS DANCE – esibizione a cura di SESTRI IN DANZA ore 17.00: Che idea! Presenta LE CIRQUE DU CHEF by Clown Murzik – spettacolo per tutti ore 18.00: SE SOGNI DI BALLARE… – esibizione a cura di OltreDanza Genova ore 19.00: Ailema Danza e dintorni presenta DANZA DEL VENTRE, BOLLYWOOD, TRIBAL BELLYDANCE

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Genova storica

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IN PIAZZA CORVETTO TORNA LA STAZIONE METEOROLOGICA OTTOCENTESCA testo e foto di Anna Proverbio

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GRAZIE ALLA GENEROSITÀ DI GIANCARLO TRUCCO, TORNA FUNZIONANTE VICINO ALLA PREFETTURA L’ANTICA STAZIONE IN GHISA

on un notevole di ritardo rispetto all’ora prefissata, causa una manifestazione sotto la Prefettura, è stato presentato al pubblico il ripristino funzionale dell’antica stazione meteorologica di piazza Corvetto, grazie all’intervento del cittadino–mecenate Giancarlo Trucco, che ha promosso e sostenuto le spese di tutta l’operazione. L’intervento tecnico è stato realizzato da Ettore Costa, titolare dell’azienda genovese “Costa A.&E. Cronometri”, previa autorizzazione e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici e della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. Il Comune di Genova ha accolto e sostenuto con entusiasmo e gratitudine il progetto, la cui realizzazione è stata presentata al pubblico in occasione dell’edizione 2014 del Festival della Scienza. Alla cerimonia inaugurale hanno partecipato Carla Sibilla, Assessore a Cultura e Turismo del Comune di Genova e Simone Leoncini, Presidente del Municipio 1 Centro Est. Tra il pubblico, anche gli alunni dell’Istituto comprensivo di Castelletto – Scuola Elementare San Paolo, classe IV F. A questi bambini si è rivolto in particolare Giancarlo Trucco, ricordando che quando era piccolo la Piazza non presentava sbocchi a levante. «Io, bambino curioso come tutti i bambini» ha raccontato Giancarlo Trucco «aspettavo con trepidazione la domenica mattina quando mio padre faceva un salto in ufficio, magari per un’occhiata a eventuali telegrammi o completare qualche corrispondenza, e mi invitava a fare due passi con lui scendendo da casa in Corso Magenta fino a Salita Santa Caterina, qui a fianco, dove aveva il suo “scagnu”. Io ero felice, perché prima passavamo dall’edicola dei giornali che allora era qui a fianco. Lui si comprava il giornale e mi prendeva “Topolino”. Poi si passava qui, alla Stazione Barometrica. Leggeva la temperatura, la pressione del barometro e il grado di umidità e faceva congetture sulle previsioni del tempo, oltre a spiegarmi di alte e basse pressioni, come salgono e scendono anche in funzione dell’altitudine così come il tasso di umidità e le conseguenti probabilità di pioggia».

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Sono trascorsi molti anni da allora ma il signor Trucco ha continuato a passare quasi ogni giorno davanti alla stazione meteorologica fino a quando, nel 2001, l’orologio, il termometro ed barometro posti sulla colonna sono stati distrutti, probabilmente ad opera dagli stessi vandali che hanno fatto scempio delle pareti dell’adiacente sottopasso. Per alcuni anni il nostro cittadino-mecenate sperò che la strumentazione venisse riparata, poi vedendo che nessuno si decideva a fare nulla decise di intervenire in prima persona ed ora finalmente questo pregevole reperto realizzato in ghisa torna a funzionare. Le vicende che determinarono la sua comparsa sono registrate nelle carte dell’epoca, conservate presso l’Archivio Storico del Comune. Si tratta infatti di una tipologia monumentale molto in voga nelle principali città d’Europa, in particolare a partire dalla metà Ottocento, e che rappresentavano veri e propri “monumenti meteorologici” o “colonne meteorologiche”. La storia della piccola stazione genovese prende avvio nell’autunno del 1881, grazie alla donazione al Comune di «un barometro metallico ed un termometro di grande formato» da parte di Adolfo Fries, nato a Brünn nel 1829, protestante, residente a Genova, di professione ottico, con negozio in Via Carlo Felice, come si può leggere nei registri di Censimento della popolazione di Genova degli anni 1856 e 1871. Dalle ricerche storiche,recentemente effettuate, risulta che anche allora i tempi della burocrazia furono piuttosto lunghi, visto che in una lettera indirizzata al regio Delegato Straordinario, datata 13 marzo 1882, Giacomo Doria, direttore del Museo Civico di Storia Naturale, lamentava che non si fosse ancora fatto «nulla in ordine alla donazione dell’ottico Fries», sollecitando un intervento risolutivo «non solo per riguardo al donatore, ma eziandio per non essere inferiori alle altre città, in cui vediamo, nei luoghi frequentati dal pubblico, tener alto conto di tutto ciò che può contribuire all’educazione del popolo». Finalmente il 2 maggio 1882 il Regio delegato straordinario ringraziava ufficialmente il signor Fries per il dono dei due strumenti, comunicandogli che a breve sarebbero stati collocati come da sua richiesta “nell’ex Villetta Dinegro”. In realtà dovettero trascorrere ancora undici mesi perché la Giunta Municipale di Genova all’unanimità approvasse il disegno della “colonnetta”, destinata a contenere barometro e termometro, autorizzando la spesa di Lire 200 (2 aprile 1883). Da allora la piccola stazione è stata oggetto dell’ammirazione da parte dei cittadini e dei turisti, ed oggi torna a fare bella mostra di sé accanto alla Prefettura; con la speranza che il Comune, che non ha avuto alcuna spesa a suo carico, per il restauro di questo pregevole piccolo monumento provveda almeno ad instaurare qualche telecamera di sorveglianza per scoraggiare atti vandalici e furti, così tristemente frequenti nella nostra bella Genova.

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Sicuramente almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare di cistite, e la maggior parte di noi ne conosce i sintimi. Sembra che almeno il 50% delle donne abbia avuto un episodio di cistite nell’arco della vita; ma adirittura il 25% lo ha avuto almeno una volta all’anno e il 10% ha continue recidive. Nell’uretra rimangono sempre piccole quantità di micro-organismi che però continuamente vengono trascinati al di fuori con l’eliminazione dell’urina. Quando però tali batteri non vengono espulsi del tutto, colonizzano l’uretra stessa provocando un’infezione. Tutto ciò accade soprattutto quando le naturali difese dell’organismo diminuiscono e c’è un sovraccarico di patogeni. Nelle donne poi, vista la vicinanza anatomica tra l’uretra e l’ano, è facile che i batteri delle feci migrino nell’appararto urinario scatenando la classica cistite. Inoltre anche la vicinanza anatomica con l’area genitale rende la vescica sensibile a traumi meccanici che interessano la vagina, come possono essere test ginecologici o più semplicemente i rapporti sessuali. Tuttavia anche l’uso di dispositivi anti-concezionali come il diaframma o la spirale o creme spermicide che provocano alterazioni del Ph e della flora batterica della vagina, sono fattori che promuovono questa infezione. Ancora ricordiamo che le donne in menopausa sono molto più predisposte a episodi di cistite acuta e/o recidivante per una ridotta secrezione di estrogeni. Anche nell’uomo però esistono fattori predisponenti come ad es. l’ipertrofia prostatica o eventuali stenosi delle vie urinarie. Anche la stitichezza in entrambi i sessi può essere un fattore predisponente. A questo punto, al di la della fase acuta, durante la quale solitamente viene utilizzato l’antibiotico specifico, bisognerebbe perlomeno pensare prima di tutto ad evitare tali fattori. Ad esempio utilizzare fitoestrogeni in menopausa, anti-infiammatori prostatici (ovviamente di derivazione fitoterapica) e probiotici che regolarizzino le funzioni intestinali e rendano quindi possibile la così detta eubiosi (status che si ha quando la flora batterica benifica contrasta la proliferazione dei patogeni). Inoltre anti radicali liberi contro la degenerazione dell’età, vitamine come la E che mantengono l’elasticità dei tessuti e ancora un adeguato stile di vita che riguarda in particolare l’alimentazione. Al di la’ di tutto questo madre natura ci viene in aiuto soprattutto per combattere le tanto odiose recidive con estratti di piante estremamente mirati ed efficaci. Il primo di questi è il G.S.E (estratto di semi di pompelmo). Questo estratto è battericida, batteristatico ad ampio spettro, puo’ essere utilizzato per lunghi periodi in quanto selettivo (non colpisce la nostra flora benefica) è assolutamente innocuo e non ha effetti collaterali. Un’altra pianta usata sin dai tempi antichi per la cura delle infezioni urinarie è l’UVA URSINA, ottimo disinfettante ed anti-ifiammatorio. Il conosciutissimo MIRTILLO ROSSO ci puo’ dare un ulteriore aiuto in quanto crea un ambiente sfavorevole all’adesione dei patogeni, mentre piante come la PILOSELLA, grazie ai flavonoidi che contiene, o l’ERICA capace grazie al suo principio attivo di purificare l’uretra e la vescica sono valide per attenuare lo stimolo della minzione. Ancora un ultimo accenno all’ONONIDE, pianta che vanta un utilizzo millenario (già nota a Greci e Romani) in questa patologia. Tutti questi doni della nature sono stati magistralmente riuniti in un unico prodotto che se utilizzato correttamente, per un giusto periodo, si dimostra validissimo nel risolvere questa noiosa patologia con le sue recidive.

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Solidarietà

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ALLUVIONE E SOLIDARIETA’, UN EPISODIO IN VIA LORIA UN ESEMPIO TRA I TANTI DEI GENOVESI CHE SI SONO RIMBOCCATI LE MANICHE PER RIMEDIARE AI DANNI DELL’ALLUVIONE

I

l 9 e 10 ottobre si è ripetuto quanto è successo 44 anni fa e ancora nel 2011. Genova nuovamente devastata da acqua e fango. Negozi, laboratori e magazzini completamente allagati. Danni ingenti che hanno pesantemente colpito alcune migliaia di aziende, in particolare negozianti e artigiani. C’è stata purtroppo anche una vittima. La desolazione e rabbia della gente è ampiamente giustificata, facendo sorgere una domanda: si poteva evitare o meglio limitare i danni? Per molti la risposta è affermativa, viste le risorse impiegate in casi del genere in Paesi più civili, dove il rispetto e la tutela delle persone e dell’ambiente sono decisamente maggiori. Tra i molti quartieri colpiti anche un civico dell’enorme caseggiato di Via Loria, conosciuto da tutti come “Il Biscione” per la sua forma. Un fatto certamente meno grave di altri ma completamente taciuto da tutte le fonti d’informazione. Il crollo della parete esterna delle cantine e la devastazione delle stesse era già accaduto nel ’60. Allora avvenne di giorno, quest’anno di notte. Un disastro annunciato. Basti pensare che tra i 32 civici che compongono il caseggiato, il crollo è avvenuto nello stesso punto. Di che la colpa? Delle precipitazioni? Non solo. Il Comune ha il dovere di controllare periodicamente la stabilità del terreno della soprastante pineta e la canalizzazione delle acque piovane. All’ARTE, già IACP, spetta l’obbligo della rimozione di terra e pietre che hanno per anni completamente colmato il canale di scolo

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a protezione di cantine e spazi condominiali. Dal disastro (colposo), una nota positiva. Le nove famiglie che hanno perso le cantine con tutto quanto c’era dentro, dopo lo scoramento, incredulità, rabbia e rassegnazione, si sono sentite più vicine. La perdita di oggetti cari, utensili e mobili, formaggi, olio, vini pregiati, libri e quant’altro è stata un danno non lieve, considerando che è successo due volte. Come accennato prima, la voglia e la necessità di salvare il salvabile (ben poco) hanno contribuito a rafforzare o allacciare i rapporti tra i condomini colpiti. Non solo: persone dei civici vicini, di tutte le età, anziani, ragazzi e ragazze e, in un caso, bambini, hanno dato una mano. Su tutti, il pensionato Salvatore e la piccola Cassandra. Grazie a tutti loro è stato possibile sgombrare non poche tonnellate di detriti che hanno riempito per due volte gli enormi contenitori mandati dall’AMIU. Se si fossero aspettati gli aiuti dei vari enti, i detriti ci sarebbero ancor oggi. Dulcis in fundo, si fa per dire, un festoso incontro dei vari condomini e non, che hanno collaborato al ripristino, dove ognuno di loro portava antipasti, primi e secondi piatti, dolci e vini. V.P.

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Natale a Genova

CONFEUGO 2014,

IL CORTEO SARA’ IL 20 DICEMBRE

UNA TRADIZIONE ANTICHISSIMA, CHE RISALE ALMENO AL XIV SECOLO E CHE RAPPRESENTA UN INCONTRO TRA CITTADINI E AMMINISTRAZIONE

A

nche quest’anno il sabato prima di Natale, quest’anno il 20 dicembre, non lontano dall’albero di Natale in piazza de Ferrari, si svolge la suggestiva cerimonia del Confêugo, o confuoco. Il Corteo storico partirà alle ore 16.00 dal Porto Antico, per poi attraversare Via San Lorenzo, e arrivare in Piazza De Ferrari alle ore 16.45, dove si svolgerà la tradizionale Cerimonia. Nel pomeriggio del Sabato precedente il Natale, il presidente de “A Compagna”, impersonando l’Abate del popolo, offre al Sindaco davanti a Palazzo Ducale una grande pianta d’alloro. Dopo il rituale scambio di saluti in genovese “Bentrovòu Messé ro Duxe” “Benvegnùo Messé l’Abòu” - in Piazza De Ferrari viene acceso l’alloro benaugurate, in una cornice coreografica di gruppi storici in costumi dell’epoca. La cerimonia prosegue poi all’interno del Palazzo Ducale. La manifestazione si conclude nel Salone del Maggior Consiglio con il saluti del Sindaco, gli auguri alla città e i classici “mugugni” del Presidente della Compagna. La tradizione nacque a Genova, come attestano alcune fonti storiche, nei primi anni del XIV secolo anche se molto probabilmente tale usanza storica risale a tempi più antichi. Nata per omaggiare la massima carica del Libero Comune - il podestà - e in seguito della Repubblica di Genova (i Capitani del popolo) e dal 1339 il doge stesso - la cerimonia popolare consiste nel donare all’autorità pubblica un grosso tronco d’alloro coperto da rami e adornato di nastri bianchirossi, i colori del vessillo di Genova, e nella relazione dei diversi problemi cittadini ai quali l’amministrazione locale deve porre rimedio. La commemorazione storica vuole che sia l’abate del popolo - per Genova il rappresentante delle tre podesterie del Bisagno, del Polcevera e di Voltri - o il governatore/

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rappresentante di una zona della città ad officiare tale manifestazione. Il confuoco fu celebrato annualmente fino al 1499 quando fu abolito durante la dominazione francese del re Luigi XII; ripristinato nel 1530 fu nuovamente soppresso dal Senato della Repubblica di Genova il 30 dicembre del 1637 poiché, secondo il testo del senato, causava gran confusione e una grave spesa per la popolazione della val Bisagno. La cerimonia - celebrata in seguito con toni minori e più in forma “privata” - fu comunque eseguita fino al 24 dicembre 1796 dove l’ultimo abate di San Martino di Struppa, Antonio Bazzorao, consegnò l’augurio di inizio d’anno al doge. Storicamente fu l’ultimo omaggio alla massima carica repubblicana poiché dal 22 maggio 1797 la nuova dominazione francese di Napoleone Bonaparte decretò la soppressione della Repubblica di Genova e, di conseguenza, della manifestazione popolare. Ancora oggi la festività viene rinnovata in diversi comuni e

borghi della Liguria con uguale formula ufficiale - il falò del ceppo d’alloro - ma con varie modalità celebrative a seconda del comune. Nel ponente ligure viene officiata ad Albenga (nella frazione di Lusignano), Pietra Ligure, Savona, Varazze, Arenzano e Genova; nel levante nei comuni di Uscio, Recco, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Chiavari, Lavagna e Sestri Levante (quest’ultima nella frazione di Riva Trigoso). A Genova l’allora manifestazione prevedeva lo scambio di auguri tra l’abate del popolo e il doge a Palazzo Ducale lasciando nel cortile il ceppo di alloro e rami, chiamato confeugo da cui deriva la denominazione della cerimonia storica. L’abate, giunto al cospetto della massima carica repubblicana, proferiva le seguenti parole di saluto in lingua genovese Ben trovòu, Mesê ro Duxe (Tradotto in lingua italiana: Ben trovato, signor Doge) il quale rispondeva a quest’ultimo con l’affermazione Ben vegnuo Mesê l’Abòu, Ben venuto, signor Abate. Dopo lo scambio dei doni, un mazzo di fiori finti per il doge e un biglietto cartulario da cento lire del Banco di San Giorgio per l’autorità religiosa, l’abate elencava i problemi della popolazione cui il doge avrebbe dovuto porre rimedio nell’anno successivo. Il ceppo d’alloro veniva acceso nella notte della vigilia di Natale dal doge alla presenza di personalità dei collegi comunali e dell’arcivescovo di Genova; la cerimonia si concludeva con lo spegnimento del falò gettandogli sopra del vino, zucchero e confetti e con un banchetto gratuito presso il palazzo ducale. Nella cerimonia del 22 dicembre 2007 si è verificato nel Confuoco del Comune di Genova un evento storico poiché, per la prima volta nella storia della kermesse popolare, si è dovuto cambiare la classica formula di saluto del XV secolo. Nel saluto tradizionale l’abate si è rivolto alla sindaco genovese Marta Vincenzi - prima donna a diventare primo cittadino del capoluogo ligure - con la denominazione Madamma Duxe (signora Doge) anziché il classico Messé ro Duxe.

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di i social network ma tremi come tutti al pensiero di non contare nulla». Il timore della solitudine, per quanto ignorato e scacciato, riesce a fondere sulla nostra pelle la plastica fusa di una maschera sociale tanto artificiosa quanto, apparentemente, necessaria. Riggan Thompson (Micheal Keaton), celebrità cinematografica divenuta famosa per il ruolo di un supereroe alato, prende a pugni la realtà sociale che lo circonda con tutte le forze di cui dispone; non vuole rimanere intrappolato nel costume che spesso ha accettato di indossare ma che in fin dei conti lo nausea e lo mortifica. Con parole affilate, sua figlia (Emma Stone) spesso fa vacillare il posto nel mondo che egli vorrebbe assumere, dopo una vita corrosa dal rimorso esistenziale e dall’insoddisfazione artistica. Il suo unico intento, anzi la sua missione data l’epicità della sua solitudine, è quella di eludere la gabbia che il pubblico impone in ambito artistico e che l’esistenza impone in ambito sociale. Imbastendo un adattamento teatrale innovativo di un’opera di Raymond Carver, egli simboleggia la volontà di sopravvivere al catastrofico contatto tra la massa e l’individuo, ossia tra le gerarchie sociali che ci contornano e il desiderio di rimanere esseri individuali, unici, inimitabili. Alejandro Gonzalez Inarritu regala una delle sue perle più preziose alla settantunesima Mostra del Cinema di Venezia. In “Birdman” il regista messicano riesce

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nel difficilissimo compito di incorniciare dei contenuti così profondi in una regia così estrema. Il fragoroso impatto tra le profonde rughe sul volto di un attore invecchiato e le ali che l’esigenza commerciale vorrebbe, ancora una volta, incastrargli sul dorso viene narrato tramite un unico piano sequenza, dando vita ad un’idea tanto folle quanto in linea con la commedia dark che vuole mettere in scena. Ebbene sì, di commedia sembrerebbe trattarsi, anche se l’ironia dolceamara della prima parte funge solo da preambolo ad una possente seconda metà di film in cui le risate lasciano spazio ad un crescente disagio. «Sto facendo qualcosa di importante!» ribatte Riggan. «Importante per chi?» continua a incalzare la figlia. E’ dunque quella giungla di smartphone, che ti inseguono ogni giorno per cibarsi di un secondo della tua celebrità, ad essere il metro dell’importanza di una tua azione? Oppure imposti tu stesso la misura del tuo posto nel mondo? Ma tu, unico essere umano a credere nei propri poteri valutativi, chi sei, senza qualcuno che te li affibbia? Una qualsiasi forma di

IL FILM DI INARRITU, CHE HA APERTO L’ULTIMA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, PARLA DI NOI, DELLA NOSTRA IDENTITÀ E DEI COMPROMESSI NEL MOSTRARLA AGLI ALTRI

LA MASCHERA DI BIRDMAN 82 INGENOVA Magazine


Venezia 71° criterio, etico o pratico che sia, può davvero astrarsi dall’influsso nefasto della società di massa nel quale è poi applicato? Molte altre domande vengono poste al protagonista e rimbalzano con veemenza sulla psiche dello spettatore, che non può non uscire stremato da un tale processo di decostruzione della propria persona, anzi della propria figura sociale. La telecamera danza per due leggerissime ore tra le vicende organizzative, burocratiche e, principalmente, umane che ruotano attorno alla produzione dell’opera teatrale. L’inquadratura viene spesso dimezzata dalle invadenti spalle del protagonista, la cui prepotente soggettività occupa visivamente e metaforicamente lo spazio della narrazione. Con maestria, i movimenti di camera giocano con le illuminazioni e i numerosi specchi o riflessi che caratterizzano le quinte di un teatro, creando numerosi piani prospettici grazie a cui l’atmosfera diviene spesso alienante. Dopotutto, la minuzia tecnica è la chiave del successo, anzi della possibilità di successo, per una pellicola che si propone di “staccare” inquadratura un numero ridottissimo di volte (ne ho contate meno di dieci) e lo fa sempre mascherando il taglio con il movimento o con il buio di alcuni angoli del backstage. A causa dell’effetto ovattato (quasi onirico) fornito da quest’impostazione registica, guadagna fondamentale importanza il riferimento costante a fatti realmente accaduti (vengono spesso nominati altri attori o altri film esistenti), oltre alla magnifica portata meta-cinematografica del casting (Keaton, il primo attore ad interpretare “Batman”, è ossessionato dal ruolo di un supereroe alato; un maestoso Edward Norton, dopo aver rifiutato una parte in “The Avengers”, interpreta un attore in costante litigio con la produzione e con la regia a suo dire troppo distante dal realismo a cui mira). Recitando in tutti i sensi la propria parte, gli attori permettono di edificare il decisivo ponte con cui gli eventi vengono trasportati al di fuori dello specifico contesto teatrale, rendendo il contenuto filosofico delle vicende molto più pratico e fruibile. Tutto ciò è ricamato e fluidificato da nervose percussioni fuori campo che pedissequamente accompagnano la divisione in sequenze, fungendo da peculiare collante fra gli eventi come mai uno stacco di montaggio avrebbe potuto fare. Iper-realismo e surrealtà si mescolano vorticosamente: durante la proiezione, il batterista che funge da colonna sonora compare più volte “a sorpresa”, in un camerino oppure per strada, in maniera disconnessa dall’intento puramente narrativo. Un clochard fuori dal teatro, invece, in balia della disperazione e dello stato di ebbrezza, improvvisamente domanda a Riggan se ritiene interessante il modo in cui sta recitando la parte dell’ubriacone. La pellicola abita un limbo in bilico tra il paradosso del ruolo che ci auto-imponiamo e la concretezza del costume che ogni mattina indossiamo. Questo ambiente funge da altoparlante per un messaggio che sarebbe sbagliato ridurre solamente alla descrizione del marciume commerciale di una New York simbolo della modernità occidentale. Piuttosto, gli intenti della pellicola appaiono molto più generali, esprimendo la condizione pirandelliana in cui giace ogni uomo inserito nella collettività. «Una cosa è una cosa, non ciò che è detto a proposito di quella cosa» è la scritta appesa in un angolo del camerino di Riggan, fin troppo generale e filosofica ma molto utile ad applicare subito una certa interpretazione agli eventi narrati. Per tutta la durata dell’opera, il protagonista non fa altro che sbraitare al mondo quanto questo principio sia applicabile alla sua stessa figura; Birdman vuole sganciarsi dalle piumose ali del successo e mostrare a tutti i suoi “reali superpoteri”. Purtroppo, però, gli effetti speciali con cui condisce le sue giornate sembrano esistere solo per lui: ogni tan-

to vola o sposta oggetti con il pensiero ma, quando entra nel teatro planando, un tassista lo insegue ricordandogli che non ha pagato il servizio. Maestosamente, esplode l’incompatibilità fra la nostra proiezione nel mondo ed il cinismo con cui la realtà esterna ci annichilisce. Inarritu, durante la conferenza stampa al termine della première, ha detto: «C’è un Birdman in ognuno di noi», ampliando notevolmente il raggio di discussioni che la sua opera suscita. Se Birdman è un supereroe, una star hollywoodiana ed un uomo mascherato, credo che Inarritu con quella frase volesse riferirsi principalmente a quest’ultima caratteristica del personaggio. Il terrore della solitudine ci porta a poggiare il potenziale dinamismo della nostra esistenza su statici binari sociali, adatti ad una rapida ed efficace etichettatura. E’ proclamata una dipendenza intrinseca e necessaria della nostra vita individuale dall’immagine sociale che noi stessi, prima della società, abbiamo bisogno di appiopparci. Piuttosto che rimanere senza un ruolo o uno scopo oggettivamente riconosciuto, ci trasformiamo in cagnolini che rincorrono una palla rossa rimbalzante consapevolmente ipnotizzati, una volta afferrato il nostro limitante obiettivo, preferiamo riportare sempre la palla al metaforico padrone in modo che possa nuovamente indirizzarci, il più lontano possibile. Concedendo a qualcun’altro il potere di incasellarci in minuscole macchiette sociali, le relazioni sociali vengono rese tanto innocue quanto posticce: al fine di evitare un vero contatto umano, problematico e faticoso, dobbiamo proteggerci con gusci “a misura di schermo”, adatti a suscitare in noi stessi e negli altri una catalogazione sociale volutamente superficiale. Un uccellaccio nero grava sulle nostre spalle e Riggan lotta, sgomita, si sforza di divincolarsi dalla sua presa ineludibile. Purtroppo, l’asimmetria tra azione genuina ed interpretazione sociale, tra semplice esistere e proiezione sociale dell’esistenza, è una bestia troppo prepotente per essere scacciata, come il cupo epilogo conferma: durante una scena di suicidio nello spettacolo messo in scena, Riggan tenta di spararsi realmente un colpo di pistola, sbagliando per poco misura ma rimanendo gravemente ferito al naso (non a caso, ciò che dovrà indossare per curarsi sarà proprio una maschera facciale). Un lungo, drammatico, commovente applauso accompagna questo tragico gesto, ribadendo la fallacità dei metodi con cui il “pubblico” incanala le nostre azioni. Per chi rivolge al mondo uno sguardo curioso e sincero, il filtro della collettività pone un drastico bivio tra arrendevolezza e autodistruzione, in quanto il disagio è un fenomeno intrinseco alla stessa vita in società. L’emblema del fraintendimento sociale, della spettacolarizzazione della nostra esistenza oggi più che mai altisonante, è rappresentato dall’applauso alla morte. Ciò che per il pubblico è una trovata iper-realista di notevole impatto scenico, in realtà non è altro che un uomo con l’irrefrenabile ed irrealizzabile desiderio di affacciarsi alla vita in maniera genuina.

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L’INFERNO INDONESIA THE LOOK OF SILENCE, IL NUOVO FILM DEL REGISTA STATUNITENSE, GRAN PREMIO DELLA GIURIA A VENEZIA

di Nicolò Metti

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no dei più scandalosi genocidi della storia del Novecento è anche uno degli eventi rimasti per più tempo sotto silenzio. Intorno al 1965, in Indonesia, una dittatura si afferma con un colpo di stato, fin da subito strumentalizzata dall’occidente nell’ambito di quella che passerà alla storia come Guerra Fredda. I fiumi si colorano di rosso sangue ed una conta dei cadaveri è a tutti gli effetti impossibile. Durante le “purghe”, tra 1 e 3 milioni di pseudo-comunisti vengono arrestati, torturati, trucidati. Joshua Oppenheimer si era già occupato, per primo nella storia del cinema e dell’informazione, di questa vicenda nel documentario “The Act of Killing”: con una mossa genia-

le, il regista simulò un documentario sulle loro “eroiche gesta” per inserirsi nell’ambiente di chi tutt’ora è membro di blasonate organizzazioni paramilitari indonesiane. Dopo aver visto il volto degli assassini sorridere durante i racconti dei loro ripugnanti massacri, Oppenheimer presenta alla settantunesima Mostra del Cinema di Venezia “The Look of Silence”: un docu-film sullo stesso evento visto dalla parte delle vittime, più precisamente del fratello maggiore di una vittima, Adi. L’intento generale e il risultato cinematografico sono di altissimo valore, artistico e soprattutto etico, tanto da meritare il Gran premio della giuria. La pellicola è incentrata sia sul personaggio di Adi sia sul

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ANO DI OPPENHEIMER suo desiderio di veder perlomeno riconosciuto questo capitolo oscuro della storia dei conflitti armati novecenteschi. Il regista accompagna il parente di una vittima in un percorso mirato alla relazione e al dialogo con alcuni dei protagonisti del massacro. La temerarietà di Oppenheimer nel costruire questo progetto è notevole; la sincerità e il coraggio con cui Adi permette allo spettatore di entrare in una vicenda così privata e personale sono straordinari e degni di elogio. Non si tratta, però, delle uniche due caratteristiche che impreziosiscono il lavoro documentaristico dell’opera; siamo di fronte ad un film sopraffino dal punto di vista tecnico, nonostante abbia incontrato le ovvie limitazioni che un documentario trova quando si propone primariamente di filmare “in diretta” la realtà di certi dialoghi o fatti. I movimenti di camera sono pressoché assenti, sottolineando una fotografia magistrale, dalla scelta dei colori alla composizione dell’inquadratura. Una tonalità calda contorna quasi sempre i momenti più riflessivi, fornendo all’ambientazione una certa calma, volutamente contrastante con le vicende shockanti a cui si rifanno i dialoghi-interviste. Inoltre, con il medesimo fine, vengono spesso alternati alle interviste momenti di quotidianità di ciò che è l’Indonesia adesso, evidenziando il mutismo che vige su fatti potenzialmente così tanto altisonanti. Tramite la lunga durata di queste splendide inquadrature fisse, lo spettatore viene incatenato alla crudeltà del fatto, facendolo soffermare su di esso. In un ambiente governato da terrore e menzogne, questa pellicola genera letteralmente uno spazio per parlare della vicenda. Questo “luogo” viene concesso in primis ai protagonisti dei fatti, per riempire il silenzio che da sempre domina la vicenda; lo stesso silenzio che il regista dona allo spettatore in certi momenti mirati, alternando le poche e orribili confessioni racimolate alla staticità e lentezza della “routine” indonesiana, concedendo il tempo di riflettere ed immagazzinare la portata tragica degli eventi narrati. Oltre all’aspetto tecnico-registico, la parte della visione di questa pellicola che arricchisce maggiormente lo spettatore è rappresentata dall’importanza etica e storica dell’intento di Adi e, di conseguenza, del regista. La volontà primaria del loro viaggio è quella di veder riconosciuti misfatti avvenuti, poiché solo successivamente ad un’ammissione di colpa è possibile il perdono. Adi non vuole vendicarsi del cadavere di suo fratello, non vuole applicare la legge del “dente per dente” poiché ha provato cosa significa perdere il sorriso. Purtroppo, il suo lodevole e nobile intento fa fatica a trovare un riscontro, in quanto nessuno dei colpevoli è pronto a “consegnarsi” moralmente nelle mani di Adi. Con la stessa delicatezza dell’opera precedente, Oppenheimer coglie la quotidianità e l’abitudine nei volti dei carnefici; con un operazione artisticamente chirurgica, egli estrae la follia dalla normalità con cui i loro occhi guardano Adi e le loro bocche sghignazzano alla sua “strana”richiesta. Solamente la figlia di uno dei responsabili è pronta ad ammettere le colpe del padre; essa, mortificata, apre gli occhi coperti di lacrime grazie alle informazioni che le porta Adi, rimanendo sconcertata dalla luce con cui egli ha annientato (non senza un doloroso sforzo personale) l’ombra che detta tutt’ora legge in quella parte di storia e di mondo.

La missione di Adi può dirsi parzialmente compiuta, uno spiraglio è stato aperto. Lui e il regista hanno accuratamente edificato il primo (e, forse, anche il secondo e il terzo) gradino di una scala molto lunga e tortuosa, diretta alla chiarificazione di una delle tante parentesi nere della storia novecentesca. La ovvia speranza è che qualcuno sia disposto ad intraprendere la faticosa salita (Oppenheimer stesso confessa in conferenza stampa di non essere sicuro riguardo alla possibile reazione del governo indonesiano). Chissà che, un giorno, non sia possibile rivelare l’identità di tutti gli “anonymous” che costellano i titoli di coda, partecipanti al progetto che hanno preferito, anzi hanno dovuto, mantenere segreto il proprio nome.

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l Consorzio Tutela dell’Ovada Docg s’interroga sul livello qualitativo dei vini dei consorziati. Una presa di posizione non certo facile, ma che ne conferma la volontà di perseguire gli obiettivi preposti. L’Ovada Docg ha avuto nel 2008 il prestigioso riconoscimento, è stato il primo tra i Dolcetto Doc (1972); storia e capacità di invecchiare sono doti ormai note agli addetti ai lavori. Nel mese di settembre, il Consorzio Tutela dell’Ovada Docg ha organizzato una degustazione alla cieca di 28 Ovada e Dolcetto di Ovada Superiore di varie annate di 18 produttori. La sede del tasting non poteva essere migliore. Nel salone della Tenuta Cannona di Carpeneto, già prestigiosa azienda agricola e dal 1995 Centro Sperimentale Vitivinicolo della Regione Piemonte, si è infatti tenuta la degustazione dei ventotto vini serviti da un professionale sommelier Ais. Giudici-degustatori, nell’occasione, Maurizio Gily agronomo e direttore responsabile della rivista tecnica Mille Vigne, nonché assaggiatore di vaglia, Fabrizio Gallino enoblogger, Giuseppe Martelli patron della vineria ovadese Quartino di Vino e chi ha scritto. Per la valutazione è stata usata la scheda OIV. C’è da sottolineare che le valutazioni dei quattro degustatori sono state disomogenee, con eccessive differenze di punteggi dovuti in parte dalla limitata dimestichezza di alcuni con la scheda adottata. Dallo spoglio delle schede è apparso evidente il limitato punteggio assegnato ai vini. Cinque vini hanno avuto un punteggio compreso

tra l’81 e l’86 centesimi. Tredici hanno espresso un punteggio tra i 75 e gli 80 centesimi. Un numero che poteva essere maggiore, in quanto uno dei degustatori dava un punteggio più basso. Cinque vini sono risultati con punteggi compresi tra i 70 e 75 centesimi. I restanti cinque vini sono rimasti sotto dei 70 centesimi. Le medie per annata: il 2012 è di 77/100; il 2011 e il 2010 è di 75/100; il 2009 è di 76/100. Le annate precedenti hanno espresso la media del 75/100. Leggendo i numeri sono più apprezzati in generale i vini delle annate più recenti. Nelle annate più vecchie, alcuni presentavano difetti dovuti all’ossidazione, botti non più idonee e da brettanomyces. Con altri tipi di schede o meglio con un uso più razionale delle stesse, i punteggi per gran parte dei vini si attesterebbero tra gli 80 e 86/100. Ossia schede e non schede, è emerso quello che succede anche nei cosiddetti grandi vini. Dovendo sintetizzare, l’attuale livello qualitativo dell’Ovada e del Dolcetto d’Ovada, è chiaramente superiore a quanto è emerso dal test. Di maggiore armonia quelli di annate più recenti, meno fini ma longevi quelli spazianti dal 2009 al 2000.

28 OVADA E DOLCETTO DI OVADA SUPERIORE DI VARIE ANNATE DI 18 PRODUTTORI ASSAGGIATI ALLA CIECA. I RISULTATI

TEST PER L’OVADA E IL DOLCETTO DI OVADA 90 INGENOVA Magazine

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Food&Wine LE AZIENDE CONSORZIATE: Danielli Italo La Valletta Cremolino Ravera Giuseppe Ca’ del Bric Montaldo Bormida Azienda Forti del Vento Ovada Carbonetti Lidia Rocco di Carpeneto Carpeneto Torello Francesco Castello di Grillano Ovada Porciello Roberto Cascina Boccaccio Tagliolo Monferrato Ghio Roberto Ghio Vini Bosio Bonelli Alessandro I Pola Cremolino Federico Pesce Pesce Federico Silvano d’Orba Cepollina Claudio Casa Wallace Cremolino

Laudati Anna Cascina Boccia Daniele Oddone Tagliolo Monferrato Cascina Gentile Carpriata d’Orba Colombo Paolo Colombo Vini Trisobbio Cavelli Davide Davide Cavelli Prasco Luvini Lino Ghera Molare Ferrari Giorgio Giorgio Ferrari Tagliolo Monferrato Guiglia Carlo Guiglia Carlo Casaleggio Boiro Paravidino Elisa La Piria Rocca Grimalda Montagna Alberto La Signorina Carpeneto Carrara Giorgio Tenuta Elena Cassinelle

CONSORZIO TUTELA DELL’OVADA DOCG Vico Madonnetta 2 15076 Ovada (AL) Presidente IItalo Danielli (+39 339.563.47.21), Vice Presidente Giuseppe Ravera (+39 340.253.93.06), Segretario Armento Tomaso, Relazioni esterne Paolo Baretta (+39 348.810.42); www.ovada.eu - info@ovada.eu

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MERLOT & CABERNET

63 MEDAGLIE D’ORO ASSEGNATE ALLA DECIMA EDIZIONE DEL CONCORSO ENOLOGICO INTERNAZIONALE “EMOZIONI DAL MONDO MERLOT E CABERNET INSIEME”. 32 ALL’ITALIA

INSIEME 2014 di Virgilio Pronzati

Nella foto a destra: una fase della degustazioni delle Giurie. Qui sotto delle splendide uve del Bordelais.

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ombardia dei vini alla ribalta. Da ben dieci anni Bergamo e provincia realizzano la più importante manifestazione con vini derivati da Merlot e Cabernet assieme. Vitigni bordolesi che rispettivamente danno origine ai famosi Château del Pomerol e del Medoc. Non solo. Gli stessi vitigni siglano i vini tra i più complessi e blasonati dei Paesi vitivinicoli più importanti. Appurato il loro livello “intelligente” e qualitativo, sono oggi i vitigni più diffusi nel nostro pianeta. Lo conferma l’autorevole professor Kym Anderson, Executive Director del Wine Economics Research Centre dell’University of Adelaide. Da suoi continui studi sulla viticoltura mondiale, emergono interessanti dati. La classifica dei vitigni più coltivati vede il Cabernet Sauvignon al primo

posto con 290 mila ettari seguito dal Merlot con 270 mila. L’Airen, che era al vertice per diffusione, retrocede al terzo posto. Seguono distanziati Tempranillo, Chardonnay e Syrah, tutti in continua crescita. I vitigni a bacca nera o rossa italiani che entrano nei primi 20 al mondo, sono il Sangiovese al nono posto, seguito da

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Enogastronomia Montepulciano e Barbera rispettivamente al 15° e 19° posto. Questa 10° edizione Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” ha superato le più rosee attese. Ben 210 i vini iscritti al concorso prodotti in 20 nazioni. Rilevante il livello qualitativo dei vini in lizza, con 63 medaglie d’oro assegnate di cui 32 a vini italiani. «Molta strada è stata fatta dal 2005», ricorda il direttore del Concorso Sergio Cantoni. «Allora i vini in concorso erano un centinaio ed erano prodotti in 7 nazioni, avevamo 68 giurati provenienti da 13 paesi e le degustazioni erano affidate a 4 giurie. Per la prima volta nella storia del concorso possiamo affermare che la maggioranza dei campioni partecipanti è straniera. Inoltre il primato che “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” detiene ormai da tempo, quello del Concorso Enologico Internazionale con il maggior rapporto numerico tra giudici e campioni degustati, ci consente di avere dei risultati affidabili ed estremamente rappresentativi del gusto mondiale tanto dei tecnici quanto dei giornalisti». Internazionalità su tutto il campo, insomma. I vini vengono da 20 nazioni: Bosnia-Herzegovina, Croazia, Francia, Germania, Georgia, Israele, Italia, Macedonia, Malta, Perù, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Sud Africa, Svizzera, Turchia, Ungheria. I 93 giudici che lo scorso venerdì 17 ottobre hanno valutato i numerosi vini nel Filandone di Martinengo provengono da 23 Paesi: Colombia, Croazia, Francia, Germania, Giappone, Georgia, Grecia, Israele, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Perù, Polonia, Romania, Serbia, Spagna, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Turchia e Ungheria. Ecco il medagliere: 32 all’Italia, 8 alla Croazia e alla Serbia, 4 a Israele, 2 a Francia, Romania, Turchia e Malta, 1 a Slovenia, Slovacchia e Georgia. Un exploit che Cantoni ha così commentato: «Quest’anno possiamo davvero parlare di risultati eccezionali. Ben 136 sono i vini che avrebbero ottenuto una medaglia, il Regolamento OIV, però, ci consente di premiare solo il 30% dei partecipanti, quindi abbiamo dovuto porre lo sbarramento piuttosto in alto. Ciononostante sono state 63 le medaglie d’oro assegnate». Nelle altre giurie, quella della Stampa composta da giornalisti in maggior parte straniera, ha assegnato 15 Premi della Stampa; mentre i 21 membri della Giuria dei Consumatori selezionati grazie ad una partnership con Radio Number One, hanno selezionato i 4 vini per La Scelta del Consumatore, di cui 2 italiani e 2 stranieri. Da ricordare come anche per questa edizione del 2014 il giudizio dei consumatori e quello dei tecnici è stato d’accordo: 2 dei vini selezionati dai consumatori hanno anche ottenuto la medaglia d’oro della giuria tecnica. Ma “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” non è solo degustazione, e anche, e soprattutto un momento d’incontro e di confronto. Quest’anno il tema scelto per il Convegno conclusivo della manifestazione è stato “L’Aggregazione: Chiave per la Promozione di un Territorio e dei suoi prodotti”, un momento di confronto molto interessante che ha visto la partecipazione di 5 relatori di grande rilevanza a livello internazionale che hanno portato la propria esperienza sul tema in oggetto. Vignaioli Bergamaschi e il Consorzio Tutela Valcalepio intendono “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” come uno strumento di fondamentale importanza per la promozione del territorio bergamasco. Da qui il motivo per cui ogni anno è selezionato un tema conduttore dell’evento. Per il 2014 il tema è stato il tessile, elemento di fondamentale importanza per la cultura, la storia e l’economia della regione bergamasca. Di qui la scelta di portare gli ospiti italiani e stranieri in visita al museo del Tessile di Leffe e di ospitare la degustazione delle commissioni presso il Filandone di Martinengo, presso

il quale è stato anche organizzato un importante momento di rievocazione delle antiche tecniche di filatura della seta. Altro momento molto importante per il Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”, è il banco d’assaggio dei vini vincitori che ha aperto al pubblico nel pomeriggio di sabato 18 ottobre 2014 presso gli spazi della Banca Popolare di Bergamo in Piazza Vittorio Veneto 8. Nell’occasione, si è rinnovata la collaborazione tra Consorzio Tutela Valcalepio, Vignaioli Bergamaschi e l’Onlus Nepios. L’accesso alla degustazione, infatti, è avvenuto previo pagamento di un’offerta libera a questa importante associazione molto attiva sul territorio Bergamasco. L’elenco dei vini premiati è su www.emozionidalmondo.it/ vincitori_concorso_2014.pdf

Alcuni noti giornalisti degustatori stranieri.

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La vincitrice Patrizia Di Nuovo premiata da Guglielmina Costi Monaci e l’Assessore comunale Claudio Villa.

UN’INIZIATIVA NATA PER RAFFORZARE COL CIBO I LEGAMI TRA I LIGURI E I LATINO-AMERICANI RESIDENTI A GENOVA

I° CONCORSO GASTRONOMICO SAPORI DAL VECCHIO E DAL NUOVO MONDO di Virgilio Pronzati - foto Jolly Foto

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uglielmina Costi Monaci è inesauribile. Quest’anno, nel corso delle celebrazioni del venticinquesimo anniversario della propria fondazione Piatto di Nettuno, la Costi ha già realizzato molteplici eventi imperniati su alimentazione e salute. Recenti gli affollati incontri a Palazzo Tursi con personaggi di spicco dell’Ospedale Ist - San Martino come Ferdinando Cafiero, Paolo Pronzato e Samir Sukkar. Raffinate cene col consueto intervento di dietisti ed enogastronomi, la partecipazione all’evento promosso dal Comune di Genova “Apriamo Corso Italia” (Associazioni in corso Expo del Medio Levante), col tema “L’alimentazione”, relatori prof. Agostino Calvi (docente in scienze storicoPremiati assieme culturali), con “La Funzione dell’alimentazione nella storia alle autorità, giuria e degli ultimi secoli”, Dr Franco Macchiavello (responsabile concorrenti. dell’ispettorato centrale della tutela della qualità e della re-

pressione frodi, Nord Ovest) con “Il controllo nel settore agroalimentare” e quello di chi ha scritto con “Il piacere del mangiare quotidiano”. E ancora, la mostra fotografica sui 25 anni del Piatto di Nettuno a Palazzo Tursi e, infine, con la collaborazione dei Municipi Centro Ovest e Valpolcevera, il Concorso gastronomico “Sapori dal vecchio e dal nuovo mondo”. L’iniziativa è nata con la finalità di rafforzare i legami tra i liguri e i latino-americani residenti a Genova, attraverso il cibo e il suo linguaggio universale. Un Concorso gastronomico dove i concorrenti dovevano presentare una ricetta per sei persone, scelta tra antipasti, primi piatti, secondi piatti e dolci, indicandone ingredienti, dosi, preparazione del piatto ed eventualmente una piccola storia della ricetta. Il tutto inviato per mail entro il mese di settembre al Piatto di Nettuno, corredato con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e/o di cellulare, luogo e data di nascita, nazionalità. Se la ricetta passava la selezione della Giuria preposta e si classificava entro i primi quattro posti, il concorrente doveva realizzarla e passare il giudizio della citata giuria. Delle molte le ricette inviate, circa una cinquantina è stata ritenuta idonea, di cui quattro sono giunte in finale. A valutarle, una giuria presieduta da Costantino Malatto, giornalista gastronomo e ideatore di Tavola d’Autore, e composta da Giorgio Bove presidente ristoranti della F.E.P.A.G, Biagio Peres responsabile ristoranti Confesercenti, Paolo Passano titolare di un importante ristorante in Uruguay e un altro a Lavagna, Pietro Bellantone esperto in eventi gastronomici e chi scrive. Identificati i piatti finalisti, i rispettivi concorrenti li hanno realizzati nella funzionale cucina dell’Istituto Professionale di Stato Marco Polo di Genova, messa gentilmente a disposizione dal dinamico preside Renzo Talini. Tensione e piacere di competere erano evidenti in tutti i quattro finalisti, di cui due italiani e due sudamericani. Dall’attento esame organolettico dei piatti finalisti e la com-

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Food&Wine I PARTECIPANTI AL CONCORSO Per l’Italia: Belguardi Anna, Bulleri Daniela, Casareggio Maria Antonietta, Cerignola Romano, Corona Franca, Corona Daria Ileana, De Angelis Adele, Doria Laura, Fiorentini Emanuela, Gaetti Fiorella, Gioia Rosalba, Hanset Wanda, Martini Maria Grazia, Martorelli Carmela, Mirone Rosaria, Miscoria Rosalba, Mussini Fiorenza, Poggi Giampietro, Questa Silvia, Roccatagliata Beatrice, Ruggeri Giovanna, Ruscillo Giuseppina, Serrra Maria, Tixi Elvi e Verdacchi Massimiliano.

pilazione dell’apposita scheda di valutazione compilata dai quattro giudici (Malatto, Passano, Bellantone e Pronzati), è uscita la seguente classifica: 1° Premio al piatto Pasta chi vruocculi arriminati (Pasta con broccoli mescolati) di Patrizia Di Nuovo. 2° Premio ex aequo ai piatti: Pasta alla Carlofortina di Roberto Ciccarelli; Bunuelos di Natale di Graciela Del Pino (Ecuador) e Quinoa mediterranea alla ligure di Anilda Vargas (Perù). Piatti ben diversi tra loro, ma sicuramente meritevoli dei riconoscimenti ottenuti. Nella cerimonia di premiazione che si è tenuta il 22 ottobre nella Sala Consigliare di Palazzo Tursi alla presenza di un folto pubblico, Guglielmina Costi Monaci e l’Assessore Claudio Villa si sono alternati nella consegna dei premi. Coppa, stampa del pittore Odo Tinteri e attestato alla vincitrice Patrizia di Nuovo, stampe e diplomi a Roberto Ciccarelli, Graciela Del Pino e Anilda Vargas. Attestato di partecipazione per tutti gli altri concorrenti e pregevoli medaglie per la giuria.

Per il sudamerica: Balazar Cadillo Mercedes, Calderon Luis, Collard Valeria, Del Carmen Vargas, Maria Ferrari Tumay Edith, Gabriel Patricia, Kazaki Daniela, Lemblanc, Marta Roxana, Osores Carola, Martinez Claudia, Osores Vargas Patricia, Osores Vargas Ricardo, Pagano Gidoni M. Ribeiro e De Souza Marta Margarita.

Nella foto in alto a sinistra: Guglielmina Costi Monaci mentre illustra la manifestazione. Qui a finaco la vincitrice Patrizia Di Nuovo con Guglielmina Costi Monaci.

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300 ANNI DI PASSIONI E SUCCESSI PER UNA DELLE AREE VITIVINICOLE ITALIANE DI MAGGIOR SUCCESSO DEL MONDO: IL CHIANTI CLASSICO

GALLO NERO? UN CLASSICO di Virgilio Pronzati

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conferma della civiltà del vino in Toscana c’è la nascita della prima “denominazione dei vini” planetaria, nel lontano 1716. Nel famoso Bando del 24 settembre, emanato da Cosimo III de’ Medici, sono infatti già tracciati i confini della zona di produzione del Chianti. In tempi più recenti, nel Decreto Ministeriale del 31/7/1932 che ne tutela la storica zona è aggiunto il suffisso “Classico”. Di seguito, con il riconoscimento Doc col DPR del 9/8/1967, la Docg col DPR del 2/7/1984 e, nel 1996, il Chianti Classico diventa una Docg autonoma. Da decenni il Chianti Classico è una delle aree vitivinicole italiane più conosciute all’estero, dove c’è un naturale connubio tra territorio e vino. La sua area di produzione è situata tra Firenze e Siena, comprendente i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. Nel contesto del vino, questa regione non è seconda a nessuno. Storia, tradizione, ricerca e fattiva dinamicità sono i fattori vincenti che ne hanno fatta la testa di ponte della nostra enologia. L’ultimo esempio ha siglato la 21a Chianti Classico Collection. Oltre il marchio dal Gallo Nero più “ringalluzzito”, l’importante modifica di alcune norme al Disciplinare di produzione approvate nel gennaio 2013, dall’Assemblea dei Soci del Consorzio Vino Chianti Classico. «Il Chianti Classico» aveva rilevato Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio «è la prima denominazione al mondo ad aver introdotto una nuova tipologia di eccellenza nella propria piramide qualitativa. Un caso unico, una sfida che il Gallo Nero lancia al mondo enologico nella convinzione che per rinnovare una storia di 300 anni caratterizzata da grandi passioni e grandi successi, per valorizzare ulteriormente il territorio e affermarsi sui mercati internazionali, sia necessario continuare a credere e investire sulla qualità del prodotto». Una “rivoluzione” in parte simile di quella che avvenne nel Medoc nel lontano 1885. Al vertice della piramide della qualità il Chianti Classico Gran Selezione. Vini prodotti da una sola vigna o da più vocati vigneti delle singole aziende, con minimo 30 mesi d’invecchiamento, di cui almeno 3 d’affinamento in bottiglia. La gradazione alcolica minimo del 13%, l’acidità totale minima 4,5% g/litro e l’estratto non riduttore minimo 26 g/litro. Inoltre, come per tutti i Docg, l’idoneità al consumo, previe analisi chimiche e organolettiche delle commissioni preposte. Al secondo stadio, nel mezzo della piramide, il Chianti Classico Riserva con due anni d’invecchiamento, di cui tre mesi d’affinamento in bottiglia, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo alla vendemmia, con gradazione alcolica minima del 12,5%. Alla base, il Chianti Classico Annata, che deve essere immesso al consumo dal 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia, con gradazione alcolica minima del 12%. Mentre le norme nel vigneto sono: Sangiovese 80-100%, altri vitigni a bacca rossa ammessi dalla Regione Toscana massimo 20%, resa di uve per ettaro massimo 75 quintali (2 kg a ceppo).

A TAVOLA COL CHIANTI CLASSICO DOCG

Il Gallo Nero nel bicchiere

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Pochi vini hanno la versatilità nell’abbinarsi ai piatti. Tra questi, il Chianti Classico Docg. Da giovane (Annata) si sposa con salumi freschi e poco stagionati, primi piatti con sughi di carni bianche e frattaglie, trippe alla fiorentina, pollame al forno e formaggi ovini freschi e di alcuni mesi. Il tipo Riserva più pieno e complesso, esalta piatti di cacciagione, carni


Food&Wine bianche e rosse: piccioni al ginepro, coniglio in casseruola, faraona ripiena, tacchina al forno con patate e rosmarino, vitella con funghi, la classica fiorentina e pecorino toscano di 3-4 mesi. Per la Gran Selezione, grandi piatti della cucina italiana e internazionale, come petto d’anatra al Chianti Classico, fagiano e quaglie in terrina, filetto alla Wellington, cosciotto d’agnello col tartufo, tournedos alla Rossini, lepre in salmì, cinghialetto allo spiedo e formaggi di medio-lungo affinamento come bra, bitto, fontina e di fossa. Il Chianti Classico Annata va servito a 15-16°C in calice medio con stelo medio. Il tipo Riserva va servito a 16-17°C in ampi calici con stelo medio, mentre il Gran Selezione va servito a 17-18°C in grandi calici panciuti col medesimo stelo. Sette domande a Giuseppe Liberatore, Direttore Generale del Consorzio Chianti Classico La zona di produzione del Chianti Classico Docg si estende per 10.000 ettari, con altimetrie e sottosuoli diversi. Ovvio che anche i vini avranno caratteristiche diverse tra loro, accentuate dalle condizioni climatiche che, se avverse, si ricorre all’arricchimento con mosto concentrato (da uve della zona), rettificato o zucchero d’uva. Un taglio del 20% - se consentito - con un vino dell’annata precedente potrebbe migliorarlo complessivamente? In realtà la zona di produzione del vino Chianti Classico DOCG riguarda circa 7.000 ettari che sono iscritti all’Albo. Altri 2.000 sono gli ettari, sempre all’interno della zona di produzione del Chianti Classico, piantati a vigna ma non iscritti all’Albo del Chianti Classico: in questi vigneti si producono altre tipologie di vino, compresi alcuni IGT. La zona di produzione del Chianti Classico è morfologicamente e pedologicamente molto varia, con suoli e altitudini diverse, fattori che contribuiscono a dare alla produzione vinicola dell’area, caratteristiche particolari, anche se sempre sotto il minimo comune denominatore dato dall’uva Sangiovese. Questo è il nostro valore aggiunto, perché in ogni annata, grazie a microclimi e terroir diversi all’interno dell’area di produzione, anche in condizioni meteorologiche non ottimali si riescono sempre a produrre eccellenze qualitative. Per quel che riguarda il taglio con le annate precedenti, nel Chianti Classico è ammesso solo fino al 15%.

IL CHIANTI CLASSICO IN CIFRE (Dati conferiti dal Consorzio Vino Chianti Classico) Estensione dell’intero territorio: 70.000 ettari; Estensione complessiva dei vigneti: 10.000 ettari; Vigneti iscritti all’Albo Chianti Classico: 7.200 ettari; Produzione media annua di vino Chianti Classico: 270 mila ettolitri; nel 2013 fu di 242.000 ettolitri, il 5% in più del 2012. Numero dei soci del Chianti Classico: 560; Soci imbottigliatori: 365. La produzione media annua è di 35 milioni di bottiglie. Il Chianti Classico è esportato in oltre 50 Paesi. Commercializzazione del Chianti Classico nel 2012 Stati Uniti: 31%; Italia: 20%; Germania: 10%; Canada: 10%; Regno Unito: 6%; Svizzera: 5%; Giappone: 4%; Paesi scandinavi: 4%; Benelux: 3%; Russia: 2%; Cina: e Hong Kong: 3%; Altri Paesi: 2%. Il giro d’affari annuale si attesta mediamente sui 360 milioni di euro.

eccessivo di barriques e tonneaux che ne limitano l’armonia e l’espressione del terroir. Cosa ne pensa al riguardo? L’epoca dei vini “castoro”, come per un periodo erano battezzate quelle bottiglie che presentavano al palato un uso eccessivo del legno, è ormai tramontata. Anche in mercati come gli Stati Uniti, dove il gusto è sempre stato orientato

Il Chianti Gallo Nero alla Leopolda

Se nel Chianti Classico il Sangiovese deve essere almeno l’80%, un restante 20% di Cabernet Sauvignon o Merlot può cambiare sensibilmente il quadro delle caratteristiche del vino (tipicità) e confondere il consumatore? Il Sangiovese è un’uva con un grande carattere ma, come tutti i grandi interpreti dell’enologia mondiale, non sempre trova le condizioni ottimali per esprimersi in tutta la sua potenzialità. E’ un vitigno non facile, che ha una maturazione tardiva, il che presuppone un grande lavoro in vigna. La possibilità di utilizzare vitigni alternativi nel blend del Chianti Classico, siano essi vitigni internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che autoctoni, come Colorino, Canaiolo, Malvasia Nera etc dà l’opportunità ai viticoltori di produrre vini con caratteristiche stilistiche diverse e raggiungere sempre un altissimo livello qualitativo in qualsiasi annata. Inoltre anche vitigni come Merlot e Cabernet Sauvignon, quando coltivati nel territorio del Chianti Classico, di fatto ne assumono l’impronta, dando ai vini caratteristiche che sono strettamente legate al territorio di produzione. Secondo le annate, ovviamente ci saranno Chianti Classico con caratteristiche diverse. Caratteristiche che spesso però, sono accentuate nella tannicità e il boisé per l’uso

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Il dr Giuseppe Liberatore Direttore Generale del C onsorzio Chianti Classico

verso vini più strutturati e con tannini ben presenti, il trend è quello di ricercare di nuovo il frutto, l’eleganza, l’armonia. Ritengo che la parola armonia sia la parola chiave per i Chianti Classico di oggi: un uso consapevole del legno, soprattutto nei vini destinati ad un medio e lungo invecchiamento, è necessario e aiuta a valorizzare le caratteristiche organolettiche derivanti dal frutto. Nel giro di alcuni anni il prezzo medio del Chianti Classico in generale si è mantenuto su un discreto livello. Molti però, sono svenduti nella GDO. Un fatto contrastante che non aiuta certo a consolidare la sua immagine. Con quali mezzi il Consorzio intende risolvere il quesito e “educare” e tranquillizzare il consumatore comune? Il Chianti Classico è da sempre un prodotto con un ottimo rapporto prezzo-qualità. Certo, il nostro Consorzio non può controllare le politiche commerciali delle grandi

catene distributive o quelle delle singole aziende. Trovare prodotti con il marchio Gallo Nero a prezzi non consoni per l’immagine e la qualità del prodotto è comunque sempre più raro. Il nostro maggiore impegno è da sempre quello di far capire al consumatore la differenza fra Chianti e Chianti Classico. Esiste, infatti, da tempo una confusione idiomatico-geografica tra le due diverse DOCG. Se, infatti, in campo enologico convivono i due termini “Chianti” e “Chianti Classico”, da un punto di vista geografico esiste solo il termine “Chianti” che è il territorio dove si produce il Chianti Classico. Nel consumatore spesso il confine fra questi due ambiti si perde e il risultato è la confusione fra i due prodotti. Per questo il nostro Consorzio organizza workshop e seminari in tutto il mondo. Da pochi mesi abbiamo anche aperto la Casa del Chianti Classico a Radda in Chianti: in un monastero settecentesco ristrutturato, nel cuore del Chianti, organizziamo corsi, degustazioni guidate, presentazioni ed eventi, tutti volti a promuovere e spiegare il mondo del Gallo Nero. Nell’ottica di ottenere sempre una maggiore chiarezza nel mondo del Chianti Classico e tutelare ed informare il consumatore, deve essere inquadrato anche il recente riassetto della denominazione, un lavoro tutto teso a far percepire al consumatore l’innalzamento qualitativo conseguito dai vini del Gallo Nero nel corso degli ultimi decenni: l’introduzione della Gran Selezione, la nuova tipologia al vertice della piramide qualitativa del Chianti Classico va in questa direzione, come pure l’impossibilità per il produttore di commercializzare vino “atto a divenire” Chianti Classico: oggi infatti tutte le partite di vino scambiate fra aziende devono essere dotate di relativo giudizio di idoneità, ovvero devono essere certificate come Chianti Classico, prima di uscire di cantina. Un’ulteriore garanzia nei confronti del consumatore. Tra i produttori di Chianti Classico ci sono quelli cosiddetti storici, di media e grande produzione e i piccoli artigiani. Naturali differenti tipologie ma anche in contrasto tra loro. Il Consorzio aiuta i piccoli produttori sotto il profilo tecnico? La diversità dimensionale delle nostre aziende è anche la nostra forza. Le aziende più strutturate sono state le “apripista” in tanti mercati che per le aziende più piccole non era possibile raggiungere. Il Consorzio da sempre supporta tutte le categorie di produttori, con la realizzazione di attività promozionali diversificate. Sotto il profilo tecnico, un grande contributo lo ha dato il Progetto Chianti Classico 2000, un progetto di ricerca che il nostro Consorzio ha portato avanti per oltre 15 anni, con la collaborazione delle Università di Firenze e di Pisa, che ha previsto lo studio di oltre 200 tesi in 10 appezzamenti viticoli appositamente realizzati in zone diverse all’interno del territorio chiantigiano. Un progetto che ha dato importantissime informazioni tecniche ai viticoltori chiantigiani, sia dal punto di vista della selezione dei cloni migliori per il rimpianto dei vigneti che di tante altre nozioni inerenti: densità di piantagione, tecniche di coltivazione, portainnesti etc etc. Nelle note ed importanti zone vinicole, la maggior parte del vino, in questo caso il Chianti Classico, è venduto all’estero. Un fatto positivo che però lascia spazio ad alcune considerazioni: sperare che il trend tenga e, se ci possono essere più spazi, nel commercio interno. Qual è la strategia commerciale del consorzio per consolidare il mercato estero già acquisito e per incrementare quello nazionale? Il nostro Consorzio da anni investe energie e risorse nei principali mercati europei e d’oltre-oceano. Negli ultimi

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Food&Wine anni la quota export è certo cresciuta, tanto che oggi sta superando l’80% delle vendite totali. Non credo che questo trend non sia destinato a durare, anche perché il Chianti Classico è distribuito in oltre 50 paesi del mondo e abbiamo vari mercati consolidati, a partire da Stati Uniti e Germania, ed altri ancora con ampi margini di crescita, vedi Canada e molti paesi asiatici (Cina). Non vogliamo tuttavia trascurare il mercato domestico, e qui in Italia stiamo attuando operazioni di marketing innovative, volte ad ottenere una crescita di notorietà del nostro prodotto e del marchio del Gallo Nero. Fra queste posso citare l’apertura di flagshipstores, negozi monomarca, che propongono oltre ai vini Chianti Classico un’ampia gamma di oggettistica con il logo del Gallo Nero. Il Consorzio di tutela del Chianti Classico ha proposto e attuato delle modifiche nel disciplinare di produzione. Quali sono? Un’importante novità riguarda l’introduzione di una nuova tipologia nella piramide qualitativa del Chianti Classico: la Gran Selezione. Nella nuova tipologia rientrano solo vini integralmente prodotti con uve provenienti da singola vigna o uve selezionate tra i vigneti più vocati dell’azienda. Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche più restrittive, la Gran Selezione può essere immessa sul mercato solo dopo un invecchiamento minio di trenta mesi di cui tre d’ affinamento in bottiglia. Con la Gran Selezione il Chianti Classico è la prima denominazione in Italia a puntare verso l’altro, a decidere di valorizzare il suo territorio partendo dalle sue eccellenze qualitative. Un’altra importante novità è rappresentata dal fatto che il produttore adesso deve dichiarare sempre, al momento della richiesta di idoneità del prodotto, la sua destinazione d’uso, ovvero se il prodotto per cui si richiede la certificazione è destinato a Chianti Classico Annata, Riserva o Gran Selezione. In questo modo il produttore attua una scelta più consapevole, selezionando a priori le uve e i vini destinati alle diverse tipologie. Infine il marchio del Gallo Nero, che dal 2005 rappresenta l’intera denominazione Chianti Classico, è stato oggetto di una rivisitazione grafica tesa a renderlo ancora più protagonista sulla bottiglia: un Gallo Nero ridisegnato con forme più efficaci e tratti più moderni esce dalla fascetta di stato per essere presente in maniera più visibile sulla bottiglia, posto sul collo o in retroetichetta.

CHIANTI CLASSICO: IL CONSORZIO Istituito nel lontano 14 maggio del 1924 da un gruppo di trentatré produttori, il Consorzio Vino Chianti Classico rappresentò il primo consorzio di produttori vitivinicoli d’Italia. Il Consorzio si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine del 1924 al Consorzio Vino Chianti Classico di oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione. L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Un sistema che permette ai consumatori di tutto il mondo di verificare la provenienza della bottiglia che hanno acquistato attraverso il sito web www.chianticlassico.com. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita. Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico, svolta dal Consorzio in collaborazione con prestigiosi istituti di formazione e ricerca a livello locale e nazionale. A seguito del regolamento comunitario sull’OCM vino è stato approvato a livello nazionale un decreto legge che ha sostituito la vecchia legge sulle denominazioni di origine, introducendo una sorta di “erga omnes” per la valorizzazione della denominazione e del suo marchio per gli organismi con un’elevata rappresentatività. I consorzi di tutela con una rappresentatività di almeno il 66% della denominazione e il 40% delle aziende produttrici hanno, quindi, la possibilità di gestire tutta l’attività di vigilanza, tutela e valorizzazione, rafforzando il loro ruolo. Oltre a questo, la nuova norma consente al consorzio di poter definire l’attivazione di politiche di governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto e contribuire al miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata. Sede del Consorzio Vino Chianti Classico Via Sangallo, 41 - Loc. Sambuca 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. +39 05582285 - fax +39 055 8228173 www.chianticlassico.com - marketing@chianticlassico.com Presidente: Sergio Zingarelli, proprietario dell’azienda Rocca delle Macie di Castellina in Chianti e tredicesimo presidente. Direttore: Giuseppe Liberatore e Presidente di AICIG (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche).

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GASTRONOMIA & SOLIDARIETA’

di Virgilio Pronzati

ALLA FEDERICA DI NOVI LIGURE

SUCCESSO PER IL 7° GARDEN PARTY & GARA DI CUCINA, ORGANIZZATO DA GABY DEMARTINI, NADIA BIANCATO E LA FAMIGLIA GAMBAROTTA

T Nella foto a destra vediamo i tre giudici al lavoro. Qui sotto: Nadia Biancato con i vincitori.

ra i molti modi per sostenere concretamente ospedali che curano bambini colpiti da gravi patologie c’è anche la gastronomia. Ad esempio una gara gastronomica dove molte persone che hanno a cuore la salute dei piccoli pazienti, pagano la quota d’iscrizione e partecipano con piatti dolci e salati realizzati per l’occasione. La somma di denaro ricavata sarà utilizzata per l’acquisto di costosi e necessari strumenti diagnostici e altre apparecchiature per curare molteplici malattie infantili. Con questa finalità, si è tenuto recentemente a Villa Federica di Novi Ligure il 7° Garden Party & Gara di Cucina. La lodevole iniziativa non poteva avere sede migliore.

La Famiglia Gambarotta, da sempre sostenitrice di eventi di solidarietà, ha messo a disposizione la propria tenuta, dalla storica casa al grande parco, dimostrando una straordinaria ospitalità. A curare nei minimi dettagli l’iniziativa, Gaby Demartini responsabile delle attività di promozione del Fondo delle Malattie Renali del Bambino dell’Ospedale Gaslini di Genova e Nadia Biancato, nome noto della solidarietà al femminile. La golosissima gara disputata a suon di piatti ha fatto raccogliere circa 10.000 euro, un terzo della somma necessaria per l’acquisto di “Carpediem”, apparecchiatura per la dialisi dei neonati destinata all’Ospedale Gaslini di Genova.

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Food & Wine L’ELENCO DEI PARTECIPANTI E DEI PIATTI

In lizza ben ventisei piatti salati tra antipasti, primi e secondi, e altri venti di raffinata dolcezza. Per giudicare i piatti salati e dolci, due diverse giurie. Per i salati: il notissimo Beppe Sardi chef patron del ristorante Il Grappolo di Alessandria, Maurizio Fava di Novi Ligure, artefice della riscoperta del formaggio Montebore e fine intenditore di cibi, vini e grappe, e chi ha scritto. Tutta in rosa la giuria dei dolci: Luisa Anselmi presidente del Fondo, Simonetta Valle titolare della pasticceria-cioccolateria Valle di Via Caprera a Genova e Piercarla Negro, contitolare della Vineria MezzoLitro di Alessandria. Non facile i compiti delle giurie, poiché la gran parte dei piatti ha espresso una buona presentazione, saporosità ed equilibrio. Dallo spoglio delle apposite schede d’assaggio dal punteggio in trentesimi, ci sono stati i seguenti risultati. Per la categoria antipasti: Terzo posto le “Pere Affogate” di Francesca Capra, che è intervenuta anche con i gelati della sua fattoria “La Pederbona” di Alessandria. Secondo posto per “Senza Responsabilità” di Alessandra Moltini. Primo posto per l’ottimo “Patè Cocoricò” di Mimmo Casaccia, che si è aggiudicato anche il premio “Best in Kitchen” per il miglior piatto in assoluto. Categoria primi piatti: Terzo posto agli “Gnocchi di Zucca” di Ettore Boschetti. Secondo posto la “Corona Nera” di Caterina Cerruti. Primo posto le “Rose di Pasta” di Francesca Demartini. Sfiziosi i secondi piatti: Terzo posto al “Moussaka della Lella” di Lella Giolitto. Secondo posto per “Arabesque” di Valentina Camerini. Primo posto al “Pollo all’uva” di Gabriella Boschetti. Categoria dolci: Quarto posto la “Battufolina Americana” di Elisa Barberis (medaglia di legno). Terzo posto al “Castagnaccio” di Maria Pinelli. Secondo posto la torta “W i Bambini!” della famiglia Olivari, realizzata in onore di tutti i bambini del Gaslini e di tutti i piccoli (quasi un centinaio) che hanno partecipato al Garden Party. Primo posto alla “Torta Valentina” di Michela Dovano dedicata a una bambina.

Omelette aux epinards - Graziella Tacchini Riso es(r)otico - Eleonora Demarchi Le melanzane di Steve - Stefano Broglia Uova del Braccino corto - Paolo Tani Ratatuille di Sant’Ilario - Alessandra Uckmar Tourte Florette - Yvelina Vianes Bidibibodibidu - Fiorenza Marugo Plof - Alberto Maresca Il Sole d’Estate - Sofia Doufur La Escondita - Francesca Uckmar Midnight - Alessandra Moltini Pollo all’Ananas - Donatella Panuccio Russa Salad - Clelia Scaffardi Aspic October Fest - Mauro Moro Zucchini Pazzi - Elenora Civale Polpette Ostet - Marisa Ostet La Torta di Alice - Marina Scabini Mama F - Paola Bozano Bonet - Anna Maria Nicora Torta della Dama - Silvia Filippi Mattonella al Caffè - Angelo Cano Marmamì - Valentina Camerini La Dolce Dama - Sarah Bertuccio Cioculata - Caterina Farina Meletta - Francesca Doufur Black Cake - Paola De Pasquale Solleva Spirito - Famiglia Ginocchio Gelo Arancio - Caterina Cerruti Sweet Lemon - Giovanna De Rege Tatina - Francesca Capra La Torta di Federica - Federica Moro

Nella foto a sinistra un momento della riuscita manifestazione. Qui sotto: Il piatto giudicato il migliore in assoluto.

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di Virgilio Pronzati

ORGANIZZATA DA “EVENTIDAMARE”, LA MOSTRA DEDICATA A CRISTOFORO COLOMBO MA ANCHE ALLA CUCINA PRECOLOMBIANA

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opo il successo ottenuto con le mostre d’arte alla Fortezza del Priamàr di Savona (PriamArt nel 2012, Prism Art nel 2013, PriamArt luglio-agosto 2014) e ImmaginArte al Palazzo Doria Spinola di Genova viste da migliaia di visitatori, ”EventidAmare”, Associazione Culturale ha realizzato recentemente, in collaborazione con il Comune di Cogoleto, l’evento “Colombo a Cogoleto”, inedita iniziativa dedicata al grande navigatore, comprendente la mostra artistica collettiva “Arte Ovale” e il convegno storico “La cucina precolombiana”. Entrando nel dettaglio, l’arte ovale esposta nella sala consigliare del comune di Cogoleto comprende quadri e sculture dalla forma ovale il cui soggetto è ispirato all’Uovo di Colombo. Una frase ormai conosciuta in tutto il mondo che sta a

ARTE OVALE & GASTRONOMIA A COGOLETO

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Food&Wine

significare che la soluzione di un quesito è più semplice di quanto si può credere. Diciannove opere di altrettanti artisti che, per ispirazioni ed estro, illustrano la vita e la storica impresa di Cristoforo Colombo, illustrate magistralmente dal critico giornalista Stefano Bigazzi. Nel convegno, presentato dal dottor Pietro Bellantone responsabile dell’Associazione EventidAmare, e siglato dagli interventi degli Assessori Michele Scarrone e Giorgio Bisio, si è parlato del profilo storico del Grande navigatore e della cucina che lo ha preceduto. Sul primo argomento, lo storico cogoletese Antonio Calcagno ha chiarito la querelle tra Cogoleto e Genova sulla reale patria podestà di Colombo. Le documentate dichiarazioni di Antonio Calcagno hanno sensibilmente colpito i genovesi presenti che, prima di oggi, davano per scontata la sua nascita a Genova. Su quest’ultima, non pochi storici ne attestavano la nascita più con ipotesi che certezze. Cogoleto, dagli studi e ricerche dello storico Calcagno fatti in archivi italiani e stranieri, risulta il vero luogo di nascita dello scopritore dell’America; lo stesso per inventati legami storici con le famiglie Colombo piemontesi, corse e di altre località. La parte gastronomica, relazionata da chi ha scritto, ha illustrato l’itinerario storico-gastronomico dei secoli scorsi, sui “mangiari” della cucina genovese e ligure e, in parte, della vicina Provenza, rilevandone la diversità tra quella dei nobili ed abbienti e quella del popolino. Con la scoperta del

Nuovo Mondo la cucina europea si è arricchita di colori, aromi e sapori sino allora sconosciuti. Infine si è terminato presentando le proposte per realizzare diverse “De.Co.” Denominazioni Comunali: prodotti alimentari salati e dolci e dell’artigianato (e oggettistica) locale, quale efficace mezzo per valorizzare globalmente il territorio. Un vero e proprio marketing territoriale. Significativi, oltre il patrocinio del Comune ospitante, della Regione Liguria, Provincia di Genova e CCIAA genovese, quelli delle Ambasciate di Spagna, Portogallo, Ecuador, Colombia, Bolivia, Panama e Venezuela. Molto gradito ai numerosi visitatori il buffet con varie golosità della Latte Tigullio di Rapallo. Gli artisti che hanno esposto le opere: Giorgio Angelini, Marina Bocchieri, Rosa Brocato, Franco Buffarello, Agostino Calcagno, Angela Careggio, Leonardo Alberto Caruso, Fausto Danielli, Arianna Defilippi, Gigi Degli Abbati, Maria Pia Fiorentini, Anna Marini, Enrico Merli, Paola Pastura, Matilde Porcile Pezzoni, Paola Rapetti, Franca Ruozzi, Marialuisa Seghezza e Ondina Unida.

Nella foto a sinistra un attento pubblico segue gli interventi. Qui sopra invece il tavolo dei relatori.

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di Ilva Mazzocchi

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34° Campionati Italiani di Safari Fotografico Subacqueo si sono svolti in modo esemplare in Liguria, ad Alassio e all’Isola della Gallinara, dal 15 al 20 settembre. Va subito detto che le quattro società della provincia di Genova meriterebbero l’Oscar per l’organizzazione, ma per la conquista dei titoli tricolori le cose sono andate meno bene del solito e solamente uno dei cinque in palio è rimasto in Liguria. Per la perfetta organizzazione la FIPSAS ha elogiato ampiamente l’ efficientissimo pool società: C.N. Ilva di Genova con Massimo Ardizzone alla regia, LNI Genova Quinto, LNI Sestri Levante – sezione sub e CI.CA.SUB Bogliasco Seatram. Alle gare hanno partecipato quasi cento subacquei che si sono affrontati nei fondali dell’Isola Gallinara armati di apparecchi fotosub scafandrati nelle due categorie “compatte” e “reflex” e in due modalità diverse: in apnea o con l’autorespiratore ad aria (master). Per l’occasione nelle tre giornate di gara le condizioni meteomarine sono state favorevoli e i partecipanti hanno potuto apprezzare la grande varietà di specie ittiche presenti, la spettacolarità dei fondali e la facilità nell’avvicinare i pinnuti.

A TENER ALTA LA BANDIERA LIGURE AI 34° CAMPIONATI ITALIANI DI SAFARI FOTOGRAFICO SUBACQUEO MARTINA GAMBIRASI

SFIDA A COLPI DI SCATTO NELLE ACQUE DELLA GALLINARA 104 INGENOVA Magazine

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In tre giornate di gare sono state presentate alla giuria (Massimo Nicosia, Paolo Fossati e Alberto Balbi) quasi mille foto e i verdetti finali hanno sancito le seguenti vittorie dei titoli italiani 2014. Individuali: apnea Master 1° Valerio Thomas (Apedis Palermo); Apnea compatte 1° G. Carlo Crimaldi (LNI Pozzuoli); ARA Master 1° Gianpiero Liguori (Poseidon Team Sorrento); ARA Compatte 1° Martina Gambirasi (LNI Sestri Levante, sezione sub); per società, su 21 squadre, 1° LNI Pozzuoli (Chiaromonte – Guzzetta). Come si vede, in Liguria è rimasto solo il tricolore conquistato dalla bravissima Martina Gambirasi, e i primi premi per

le migliori foto di categoria a Davide Lombroso (CICASUB Bogliasco Seatram) e Massimiliano Muratore (LNI Sestri Levante). Merito per il grande successo tecnico-organizzativo va certamente anche al Comune di Alassio, Soprintendenza ai Beni Culturali della Provincia di Savona, Capitaneria di Alassio, FIPSAS, Circolo Nautico Alassio, Marina di Alassio e Diving Center VI Continente di Alassio e Diving Center Idea Blu di Albenga. Grande anche la dotazione di premi grazie a Isotecnic, SEAC, Scubapro, NIKON e www. apneaworld.com.

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Questo scatto è di Filippo Borghi

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ITALIA MATTATRICE AL FESTIVAL DI MARSIGLIA

di Ilva Mazzocchi e Gianni Risso

Foto di Jelly Montse

BEN QUATTRO CONCORSI SU CINQUE CON IL PLONGEUR D’OR IN PALIO VINTI DA ITALIANI AL 41° FESTIVAL MONDIAL DE L’IMAGE SOUS MARINE 109 INGENOVA Magazine

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Testo di Ilva Mazzocchi Foto di Gianni Risso

I La foto qui sotto e quella della pagina accanto sono di Filippo Borghi ; lo scatto a destra è di Marco Colombo.

l 2014 ha riservato un mare di soddisfazioni agli appassionati di fotografia subacquea che, in Italia come all’estero, partecipano ai più importanti concorsi internazionali ottenendo puntualmente risultati molto prestigiosi. Ma quest’anno la cose stanno andando oltre le più rosee aspettative: al 41° Festival Mondial de l’Image Sous Marine di Marsiglia, svoltosi dal 30 ottobre al 2 novembre al Parc Chanot, per l’Italia i risultati sono stati veramente strepitosi. Su cinque concorsi con in palio il Plongeur d’or, un trofeo che per i subacquei rappresenta un vero Oscar, gli italiani ne hanno vinti la bellezza di 4. Ed ecco nel dettaglio quali sono stati gli alfieri del successo. Nella serie di 10 immagini, tripletta italiana con al primo posto per Filippo Borghi su Domenico Roscigno e Marco Colombo. Nelle stampe a colori vittoria per Giordano Cipriani, secondo Paolo Bausani.

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Filippo Borghi

Domenico Roscigno

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Sotto il mare Nelle foto in bianco e nero grande vittoria di David Salvatori con una foto veramente eccezionale. Nei montaggi audiovisivi ritorno alla vittoria per il nostro Mimmo Drago con Andrea Pivari. Nel film in lungo e medio metraggio Palme d’Or a Rémy Tezier (Francia) e nei video clips vittoria all’olandese Edward Snijders. Nelle serie tematiche di 5 foto, primo lo svizzero Michel Loncat e l’italiano Adriano Morettin terzo. Vittoria anche del Prix Mediterranée per Paolo Bausani. Ottima come sempre l’organizzazione che ha gestito sapientemente una massa di migliaia di visitatori, con molti italiani giunti per assistere a moltissime proiezioni, alle esposizioni di foto e attrezzature sub e alle spettacolari premiazioni dei 15 diversi concorsi, con 40 premi di categoria e un montepremi di ben 35.000 euro.

David Salvatori: “la Bella e i due Giganti”

Filippo Borghi

Questi due scatti sono di Marco Colombo

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Qui sopra scatto di Giordano Cipriani; sotto a destra immagine di Domenico Roscigno: nella pagina accanto, foto di Filippo Borghi.

SARÀ ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE LA GRANDE FIERA DELLA SUBACQUEA INTERNAZIONALE L’EUDI alla 23° edizione si prepara alla sfida che il presente, e ancora più il futuro, vanno imponendo su tutti noi; e lo fa proponendo un format espositivo che vuole rispondere alle esigenze di mercato puntando su tre pilastri fondamentali:, cioè innovazione, educazione, ambiente. Tre parole, anzi tre concetti che non hanno certo bisogno di essere spiegati e che sono alla base non solo di EUDI, ma di tutta la subacquea. L’ European Dive Show si terrà a Bologna dal 6 al 9 marzo a Bologna e si rinnoverà secondo un progetto di ampio respiro con cui intende mettersi in gioco, sperimentare, prendere consapevolezza non solo dei suoi tanti punti di forza ma anche delle criticità allo scopo di crescere e migliorare la sua funzione centrale di luogo di incontro, di scambio e di “casa” di tutti quanti, indipendentemente dal loro ruolo, vogliono far crescere la Subacquea. Parte fondamentale del nuovo corso è il sito www.eudishow.eu, un sito che vale la pena di visitare e che si basa tutto sulle tinte del blu, il colore dell’acqua, quello dell’ambiente preferito dai sub. L’EUDI 2015 intende rilanciare il suo ruolo strategico per la nostra subacquea, supportare come si deve il made in Italy, offrire tutto il meglio della produzione e le novità per il 2015 e porsi con ancora maggiore autorità come l’appuntamento da non perdere per le centinaia di migliaia di appassionati italiani e attirare anche operatori e praticanti da tutta Europa. Per info www.eudishow.eu info@eudishow.eu. Anche InGenova e Liguria Magazine sarà presente nello stand di www.apneaworld.com, nell’area Apnea Village.

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In Genova Promotion

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e grate di sicurezza blindate aumentano la protezione dei serramenti a casa o nel proprio luogo di lavoro; si tratta di inferriate che occupano poco spazio e offrono grande resistenza. Il materiale più utilizzato per la costruzione dei questi oggetti è il ferro, utilizzato in forma sia di ferro pieno sia di tubolare di vario spessore. I sistemi di apertura sono diversi: dalle ante semplici ai sistemi a snodo, fino ai più sofisticati sistemi brevettati. Le grate di sicurezza possono essere fisse o apribili; quest’ultimo tipo è quello più in voga al momento, assicurando una perfetta gestione, da parte del proprietario, dei momenti in cui esso esige sicurezza a quelli in cui preferisce libertà (e luminosità), il tutto in un prodotto sicuro e innovativo. Si tratta di modelli facili da manovrare e che non richiedono sforzi particolari, anche se è sempre fondamentale il momento della posa affinché sia garantito il massimo della sicurezza dalle effrazioni. Tra le inferriate apribili da ricordare quelle a scomparsa, che durante l’apertura entrano nel muro restituendo l’estetica di una casa senza inferriate; per queste è necessario, naturalmente, un maggiore spazio per la scomparsa delle grate. Le grate devono quindi essere realizzate da esperti fabbri, ed essere solidamente montate all’interno del vano in muratura e non applicate all’esterno dello stesso. Spesso esigenze estetiche portano a scegliere inferriate realizzate con sbarre piuttosto sottili e distanziate, per accrescere la quantità di luce che entra nell’appartamento, ma questa soluzione spesso non corrisponde a canoni di sicurezza; a meno, appunto, di non optare per quelle a scomparsa. Le grate di sicurezza possono essere anche elettromeccaniche e a discesa verticale, per avere sempre il massimo della tranquillità con un semplice gesto.

UNA PROTEZIONE QUASI IMPOSSIBILE DA SUPERARE E CHE CON LE NUOVE TECNOLOGIE PERMETTE STRUTTURE ROBUSTE E QUASI INVISIBILI

LE GRATE DI SICUREZZA E LA CASA E’ AL SICURO

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BERTOLACCI E ROMAGNOLI, LA SCUOLA ROMA SOTTO LA LANTERNA L di Gabriele Lepri

e grandi prestazioni di Andrea Bertolacci con la maglia del Genoa in questa prima parte di stagione sono sotto gli occhi di tutti: hai visto crescere il giocatore nella giovanili della Roma, ti aspettavi questa crescita da parte del giovane centrocampista rossoblù? Di Andrea tutti hanno parlato sempre molto bene fin dalle giovanili giallorosse. Si vedeva che avrebbe avuto margini di miglioramento e sotto la Lanterna sta crescendo sempre di più. Bertolacci ha scelto la strada migliore decidendo di rimanere al Genoa lo scorso giugno, e a Genova sta dimostrando tutto il suo valore. A mio giudizio può intraprendere le orme e la carriera di Marchisio. Bertolacci non ha mai nascosto di essere tifoso della Roma anche se tra i giallorossi difficilmente potrebbe trovare spazio in caso di un suo ritorno, soprattutto con i vari De Rossi, Pjanic, Keita, Strootman e Nainggolan. Questo lo potrebbe spingere ad una permanenza nel Grifone? Assolutamente sì, a giugno Genoa e Roma dovranno decidere il futuro del ragazzo dal momento che è stata rinnovata la comproprietà ad inizio dell’estate scorsa. Il giovane centrocampista quì a Roma non troverebbe spazio rischiando così di vanificare quanto di buono sta facendo con la maglia del Grifone. Inoltre Sabatini già a suo tempo aveva dichiarato che Andrea non avrebbe avuto il posto fisso con Garcia: giustamente vuole giocare, è giovane, è un patrimonio e in una squadra come il Genoa può crescere ancora. Quindi escluderei che possa tornare a Trigoria. Presumo che gli ottimi rapporti tra Preziosi e Sabatini portino ad una soluzione a favore dei rossoblù. In chiave nazionale Bertolacci potrà fare parte del gruppo che si dovrà conquistare l’accesso ai prossimi Europei ma anche ai prossimi campionati del mondo? Direi di sì, se il giocatore mantiene questo passo Conte lo prenderà in considerazione ogni volta: contro l’Albania nell’ultima gara disputata dalla nazionale inoltre ha disputato una buona gara. Passando alla Sampdoria, a Roma sono entusiasti delle prestazioni di Alessio Romagnoli: il difensore classe ’95 rientrerà alla base in estate già pronto per essere titolare con Garcia. Sei d’accordo? Assolutamente sì. L’esperienza che sta facendo Romagnoli è molto positiva, sta disputando gare di livello come se avesse già una discreta esperienza nella massima serie. Romagnoli è il difensore più forte in prospettiva che può avere la nostra nazionale: questa ipotesi è stata più volte riferita da Totti e De Rossi che lo hanno potuto vedere ed apprezzare da vicino. L’esperienza di Genova lo sta facendo maturare molto anche fuori dal campo: malgrado la sua giovane età non ha patito la lontananza con la sua terra di origine. Alessio è già in grado di disputare la prossima stagione da titolare con la Roma,

Garcia lo sta seguendo e in casa giallorossa c’è già un grande innesto per il 2015-2016. Gli ottimi rapporti che hanno le società genovesi con la Roma potrebbero facilitare dunque anche prossimi trasferimenti oppure i giallorossi potrebbero decidere di fare crescere i loro giovani direttamente nella loro squadra? Al momento direi che Sabatini voglia continuare questa ottima collaborazione con Genoa e Sampdoria. I giovani devono potersi esprimere e giocare, in provincia può essere la soluzione migliore per poi affacciarsi in un grande club.

PER ANALIZZARE LE ECCELLENTI PRESTAZIONI DI BERTOLACCI E ROMAGNOLI, INTERVISTA ESCLUSIVA AD ALESSANDRO AUSTINI, GIORNALISTA DI ROMA DEL QUOTIDIANO “IL TEMPO” 119 INGENOVA Magazine

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CHE BELLA LA NAZIONALE ROSSOBLUCERCHIATA PARLA BRUNO LONGHI: BUONA PRESTAZIONE DEI GIOCATORI DI GENOA E SAMPDORIA CON GLI AZZURRI DI MISTER CONTE

di Gabriele Lepri

Qui sotto il portiere del Genoa, Mattia Perin. Nella pagina accanto Stefano Okaka, attaccante della Sampdoria.

P

di dubbio questo ne va dato merito a mister Gasperini e a mister Mihajlovicm capaci di preparare al meglio le rispettive squadre fin dal ritiro estivo per poi perfezionare il tutto durante questi mesi.

Come giudica la prestazione dei vari De Silvestri, Antonelli, Perin, Bertolacci, Gabbiandini, Okaka e Matri? I giocatori che ha citato sopra hanno fatto una buona gara, tutti più che bene, aggiungerei. Al di là di ogni singolo giocatore di Genoa e Sampdoria che è stato impiegato, il ct Conte mi ha confidato che ha trovato molto bene dal punto di vista atletico i giocatori delle due squadre. Senza ombra

Singolarmente quale giocatore l’ha colpita di più? Okaka ha avuto subito un impatto devastante sulla partita, andando prima vicino al gol con un gran tiro in area e poi segnando dopo alcuni minuti. La sua stazza fisica è impressionante, però a mio giudizio dovrebbe essere più attivo in zona goal. Va bene fare un lavoro di squadra, aiutare i compagni a salire e sacrificarsi, ma se giochi in attacco come principale terminale offensivo devi cercare

er analizzare l’amichevole dell’Italia contro l’Albania disputata lo scorso 18 novembre con folta rappresentanza di giocatori di Genoa e Sampdoria, la nostra redazione ha contattato Bruno Longhi, giornalista del gruppo Mediaset.

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di entrare nel tabellino dei marcatori. Sono sicuro che potrà essere un grande finalizzatore e con Mihajlovic può ancora migliorare. Passando poi ad analizzare gli altri, sono rimasto impressionato dalla velocità di Antonelli, dalla forza fisica in difesa di De Silvestri e dalla tecnica di Bertolacci. Bravi anche Perin Gabbiadini e Matri, che anche se non sono stati chiamati molto in causa si sono comportati bene.

Michael Sheehan Bradley.

Antonio Conte potrà nuovamente convocare i giocatori di Genoa e Sampdoria di cui abbiamo parlato prima oppure è stato solamente un episodio, dal momento che si giocava una gara importante per la città di Genova in ricordo della tragica alluvione del 9 ottobre? Sicuramente il ct della nazionale ha voluto convocare molti giocatori rossoblucerchiati sia per avvicinare il più possibile tifosi genovesi allo stadio sia per premiarli, dato il loro buon momento che stavano attraversando. Chi è stato chiamato in causa ha risposto positivamente, Conte è rimasto soddisfatto e non escludo che qualcuno di loro possa nuovamente ritornare. Ormai anche nelle nazionali servono giocatori che corrono, potenti e capaci di sfruttare il buon momento. Per essere competitivi in Europa anche nei club serve gente che corre, altrimenti rischiamo di essere considerati in seconda fila. Tornando alla nazionale direi che se Conte si affida a calciatori dotati di corsa ed intensità, come del resto sta facendo fin ora, possiamo guadagnare qualche posizione persa. Per il centrocampo della nazionale quanto può essere determinante il ruolo di Bertolacci? Con la maglia del Genoa si sta rivelando un gran giocatore capace si impostare, segnare e provare sempre la conclusione dalla distanza. Il giovane giocatore del Grifone con Gasperini ha avuto una crescita impressionante, è ottimo impiegato come mezz’ala ma anche nelle chiusure. Ha molta creatività ed inoltre i mancini hanno sempre avuto una marcia in più. Se continua così direi che può essere un punto fermo della nostra nazionale: un giocatore così serve moltissimo. Un suo giudizio su Perin? I prossimi Europei potrebbe disputarli da titolare? E’ il portiere più forte a livello di giovane età che c’è in questo momento in Italia. Difficile invece dire se potrà giocare la competizione europea citata, ma non perché non sia all’altezza, anzi, ma perché bisognerà vedere Buffon fino a che età sceglierà di giocare ancora con la nazionale. Gode della stima di tutti, Buffon compreso, ed è molto cresciuto nell’ultimo anno. Confido però che quando era a Pescara non mi trasmetteva sicurezza, lo vedevo ancora fisicamente troppo piccolo e leggero: ora la sua struttura fisica, grazie anche al lavoro del preparatore dei portieri, è cresciuta e mi trasmette più garanzie. Può essere davvero il nuovo Buffon e se il buongiorno si vede dal mattino…

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QUANTI STRANIERI GIOCANO IN SERIE A? UN’ANALISI SVELA IL NUMERO DI GIOCATORI STRANIERI TESSERATI DA NOI E QUELLI PROVENIENTI DAI NOSTRI VIVAI ED EMIGRATI ALL’ESTERO di Pamela Guarna

Q

uanti stranieri militano in Italia? E quanti Italiani giocano all’estero? Queste sono due delle principali domande che balenano nella testa dei tifosi nostrani. Un altro quesito sorge implicitamente: chi conosce, davvero, il numero preciso nell’uno e nell’altro caso? E’ proprio questo che vogliamo andare ad analizzare grazie ad un supporto molto prezioso come il CIES Football Observatory, il quale, attraverso alcuni parametri che l’utente può selezionare (stagione, lega, livello) riesce a fornire i nominativi e il numero dei calciatori stranieri che giocano in un determinato campionato. Dopo aver impostato questi dati, andiamo ad analizzare nel dettaglio i maggiori tornei europei (Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1) in relazione alla passata stagione (2013-14) e al livello delle squadre diviso in top, medio e basso, che ingloberemo per avere un quadro più generale.

SERIE A – Nella massima serie italiana il Brasile batte l’Ar-

gentina 54-53. Ebbene sì, l’anno scorso hanno giocato in Serie A ben 107 calciatori che provengono dai due Paesi più grandi del Sudamerica, uniti ai 18 uruguayani, 13 colombiani, 7 cileni, 2 paraguayani e 2 peruviani. In Europa è la Francia la Nazione che viene rappresentata maggiormente, con 26 giocatori, davanti a Spagna (16), Svizzera (15) e Croazia (12). Ciro Immobile, da Più distaccata la Germania (8). Spostandoci in Africa, sono poco “emigrato” al ben 10 gli atleti provenienti dal Ghana, mentre Stati UniBorussia Dortmund.

ti e Oceania sono stati rappresentati da un solo calciatore, rispettivamente Bradley (Roma) e Valeri (Sassuolo).

PREMIER LEAGUE – Sono ben 52 i Francesi che giocano

in Inghilterra, a conferma del fatto che i transalpini hanno trovato in questo campionato una vera e propria Terra Felix. Segue la Spagna con 34 calciatori, Eire con 17, Scozia con 15 e poi Brasile e Argentina con 14 atleti ciascuno. Ben 8 sono stati gli Italiani che hanno giocato in Premier League nella scorsa stagione (Viviano, Mannone, Santon, Dossena, Nocerino, Giaccherini, Borini e Borriello).

LIGA – La palma di Nazione più rappresentata in Spagna se la dividono Argentina e Francia con 30 calciatori, seguiti da Brasile (26) e Portogallo (20). Da Uruguay e Cile se ne registrano 12 a testa, mentre da Colombia e Germania 9. Solo due gli Italiani (Rossi e Longo).

BUNDESLIGA – Brasile e Svizzera sono i due Paesi che

danno alla Germania più giocatori rispetto agli altri, con 17 a testa. La Repubblica Ceca sale sul podio con 15 atleti davanti all’Austria (14), alla Francia e all’Olanda (12). Dal nostro Paese sono approdati tre calciatori (Caldirola, Donati e Molinaro).

LIGUE 1 – Nonostante sia l’Africa il Continente più rap-

presentato con 60 calciatori, è il Brasile la nazione che primeggia con 21 calciatori, seguita dal Senegal (13), dall’Argentina (11) e dalla Costa d’Avorio (10). L’Europa è numericamente dietro, con la Romania (8), che precede Belgio e Danimarca(6) e anche l’Italia, rappresentata da Roma, Sirigu, Tonucci, Crescenzi, Raggi e Verratti. Dai dati che abbiamo raccolto, si può notare come in Spagna e in Germania ci sia un numero di stranieri minore rispet-

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InGenova Sport CESENA: Rosa attuale: 32 Under 21 in rosa: 6 Cresciuti nel vivaio: 3 Cresciuti in vivai nazionali: 18 CHIEVO VERONA: Rosa attuale: 27 Under 21 in rosa: 0 Cresciuti nel vivaio: 0 Cresciuti in vivai nazionali: 13 to agli altri campionati. L’Italia, invece, precede l’Inghilterra per quanto riguarda la statistica contraria, con più del 50% di calciatori provenienti dall’estero. Sapete qual è la conseguenza di ciò? La scarsa voglia di puntare sui settori giovanili e il livello delle varie Nazionali di categoria che si abbassa vertiginosamente, in quanto, soprattutto per quanto riguarda l’Italia, vengono convocati calciatori che militano in squadre medio piccole e con scarsa esperienza internazionale. Tutto questo porta ad una riflessione importante: quanti calciatori italiani giocano nelle big del nostro Paese? Pochi, davvero pochi.

EMPOLI: Rosa attuale: 28 Under 21 in rosa: 7 Cresciuti nel vivaio: 10 Cresciuti in vivai nazionali: 12

Michael Sheehan Bradley.

FIORENTINA: Rosa attuale: 35 Under 21 in rosa: 5 Cresciuti nel vivaio: 3 Cresciuti in vivai nazionali: 5 GENOA: Rosa attuale: 30 Under 21 in rosa: 3 Cresciuti nel vivaio: 4 Cresciuti in vivai nazionali: 11

PALERMO: Rosa attuale: 30 Under 21 in rosa: 7 Cresciuti nel vivaio: 1 Cresciuti in vivai nazionali: 10

HELLAS VERONA: Rosa attuale: 27 Under 21 in rosa: 3 Cresciuti nel vivaio: 0 Cresciuti in vivai nazionali: 0

PARMA: Rosa attuale: 30 Under 21 in rosa: 1 Cresciuti nel vivaio: 2 Cresciuti in vivai nazionali: 17

INTER: Rosa attuale: 28 Under 21 in rosa: 5 Cresciuti nel vivaio: 5 Cresciuti in vivai nazionali: 3

ROMA: Rosa attuale: 30 Under 21 in rosa: 3 Cresciuti nel vivaio: 4 Cresciuti in vivai nazionali: 7

JUVENTUS: Rosa attuale: 27 Under 21 in rosa: 1 Cresciuti nel vivaio: 4 Cresciuti in vivai nazionali: 10

SAMPDORIA: Rosa attuale: 29 Under 21 in rosa: 4 Cresciuti nel vivaio: 2 Cresciuti in vivai nazionali: 15

LAZIO: Rosa attuale: 28 Under 21 in rosa: 7 Cresciuti nel vivaio: 4 Cresciuti in vivai nazionali: 6

SASSUOLO: Rosa attuale: 28 Under 21 in rosa: 3 Cresciuti nel vivaio: 2 Cresciuti in vivai nazionali: 22

ATALANTA Rosa attuale: 28 giocatori Under 21 in rosa: 3 Cresciuti nel vivaio: 8 Cresciuti in vivai nazionali: 9

MILAN: Rosa attuale: 28 Under 21 in rosa: 3 Cresciuti nel vivaio: 4 Cresciuti in vivai nazionali: 10

TORINO: Rosa attuale: 27 Under 21 in rosa: 2 Cresciuti nel vivaio: 1 Cresciuti in vivai nazionali: 11

CAGLIARI: Rosa attuale: 29 Under 21 in rosa: 10 Cresciuti nel vivaio: 8 Cresciuti in vivai nazionali: 14

NAPOLI: Rosa attuale: 25 Under 21 in rosa: 1 Cresciuti nel vivaio: 1 Cresciuti in vivai nazionali: 4

UDINESE: Rosa attuale: 32 Under 21 in rosa: 8 Cresciuti nel vivaio: 2 Cresciuti in vivai nazionali: 7

NUOVE REGOLE FIGC, SOLO 8 SQUADRE IN REGOLA La nuova riforma varata dalla FIGC lo scorso novembre in merito alla composizione delle rose delle squadre di Serie A comporterà un cambio di strategie anche nel mercato. L’aspetto è inevitabile visto che molti club che oggi sarebbero fuori dai nuovi parametri, che prevedono la presenza di almeno 4 giocatori cresciuti nel proprio vivaio e altrettanti cresciuti nei settori giovanili di squadre italiane. Non ci si dovrà stupire, dunque, se alcune operazioni, tra gennaio e l’estate, vedranno protagonisti giocatori che entreranno nel mirino di quei club che li hanno fatti crescere e che, per un motivo per l’altro, li hanno lasciati andare via. Ma se la norma fosse attuata nella Serie A di oggi, quante squadre sarebbero a posto con i nuovi parametri? L’analisi delle 20 squadre della massima serie, basata sulle rose pubblicate sui rispettivi siti ufficiali, regala un quadro piuttosto preciso e dettagliato tenendo conto che, dalla prossima estate, le squadre dovranno avere un massimo di 25 giocatori (under 21 esclusi) il che comporterà anche molte manovre di scarico da parte di quei club che, ad oggi, vantano rose molto ampie. Ad oggi, se la regola fosse entrata subito in vigore, le squadre ad avere i requisiti richiesti dalla nuova regolamentazione sarebbero Atalanta, Cagliari, Empoli, Genoa, Inter, Juventus, Milan e Roma. Di seguito il dettaglio squadra per squadra:

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Ph: MARCELLO RAPALLINO Modella: DILETTA SIMIONI (Major Models Management) Stylist: CHIARA COSTA Mua: ANNA KRALER Realizzato presso il BESTUDIO di Milano

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FOTO DI

MARCELLO RAPALLINO Rapallino Dicem 2014 (4).indd 125

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M A RC E L LO R A PA L L I N O

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P O ST S CRI PTUM

I TEMPI, I RITMI

della battaglia sono dati dall’ineluttabilità degli allarmi. Non ci si abitua mai: ogni attacco è storia nuova, e quando se ne va si trascina via vite e rimpianti. Davvero dispiace sfruttare la retorica della guerra, ma quando ci si ritrova a parlare di morti, annegati in un sottopassaggio o grottescamente trascinati via dal Polcevera furibondo, le scelte sono limitate; i toni dell’emergenza, sempre meno fuori luogo. C’è chi si lamenta, pure, dell’allarmismo. Genitori in carriera che storcono il naso all’idea di una babysitter chiamata all’ultimo momento – e la scuola, del resto, è in sostanza un parcheggio – perché si capisce, l’emergenza si arresta dove inizia il nostro incomodo. Il mugugno: adesso ogni quattro gocce l’allerta... e poi arriva la bomba d’acqua, insensata e improvvisa, che trasforma le strade in fiumi per mezz’ora, o magari dieci minuti; ma dieci minuti bastano per precipitare torrenti d’acqua in un sottoscala o far piovere massi su una tortuosa carrozzabile, o anche solo per strappare dalle false sicurezze uno scooter lasciato incautamente nel parcheggio sotto casa, perché “l’Arpal si è già sbagliata tante volte”. È accaduto, accadrà ancora. Stando così le cose. Non è necessario essere uccellacci del malaugurio per prevederlo. Basta dare retta alla statistica, al servizio dei grandi numeri proprio come la meteorologia. O se non altro alla semplice legge di causa-effetto. Su Repubblica Enzo Costa, a cui non è mai mancata né la penna né il guizzo, ha ricordato in un suo recente Lanternino che nel ‘66 a Firenze «nessuno urlò “è una vergogna!”, nessuno chiese le dimissioni del sindaco o di

Bernacca, nessuno pensò che ci fosse un colpevole che avrebbe potuto impedire quella catastrofe». E conclude chiedendosi: «Ma se ricordo bene, come eravamo, allora, e come siamo diventati, oggi?». È semplice: stanchi. Non so quanto senso abbia vestire i panni scomodi dei laudatores temporis acti. Il ‘66, già: ma tre anni prima, per Einaudi, Calvino faceva uscire tra i “Coralli” la storia di Quinto, intellettuale in un’epoca di «bassa marea morale» che finisce con l’adeguarsi ai costumi corrotti del tempo, contribuendo a cementificare la natìa Liguria. E il cemento è lo stesso delle case costruite assurdamente vicine al Bisagno, dei poggioli condonati e fragilissimi, e insieme quello che manca ai muri di contenimento. Colpiscono le immagini girate col telefonino da un’inquilina che assiste impotente alla furia del Fereggiano, l’angolo a novanta gradi del letto artificiale del fiume senza neanche una paratia di rinforzo. Ma Genova è così: la guerra è anche una guerra di parole, secondo la moda del momento. Per una settimana si parla degli alberi e delle lavatrici nel Bisagno. Poi dello scolmatore. Del proliferare dei parcheggi sotterranei, come quello di Corte Lambruschini. Delle colpe degli amministratori, dei costruttori, di chi dovrebbe saper interpretare i movimenti delle nuvole. E quindi cinquant’anni fa forse non eravamo granché diversi, ci si rimboccava le maniche esattamente come adesso, ma ancora i non eravamo stati fiaccati dai troppi milioni stanziati per progetti mai realizzati, dai tribunali in grado di sospendere per anni lavori urgenti. Non eravamo stati percossi dalla pioggia fino a eroderci a poco a poco. Stanchi: siamo diventati più stanchi.

Giordano Rodda giordano.rodda@gmail.com

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