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Eventi a Genova
oesia e luce Femme dans la rue, 1973 Olio, guazzo e acrilico su tela, 195 x 130 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
Sketch for Harkness Commons, Harvard University 1950 Inchiostro e matita su carta, 26,8 x 61 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
Senza titolo, 1967 Guazzo e pastello a cera su cartone, 15x24,8 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
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Senza Titolo, 1978 ca Olio, acrilico, carboncino e gesso su tela, 99,8 x 80,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
aveva predisposto di costruire lo studio tanto desiderato, facendolo progettare dall’intimo amico e architetto Josep Lluí Sert (Barcellona, 1902 - 1983). Per preservare la proprietà tanto voluta e amata, per lui luogo creativo per eccellenza, Miró nel 1980 donerà parte di questa alla cittadinanza, e nel 1981 sarà creata la Fundació Pilar e Joan Miró. Il 1954 è anche l’anno in cui Miró vince il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio Internazionale Guggenheim, mentre per i riconoscimenti in patria dovrà attendere gli anni della vecchiaia e la caduta del franchismo. Così nel 1978 riceve la Medalla d’Or de la Generalitat de Cataluna; nel 1979 l’Università di Barcellona gli conferisce la laurea honoris causa (l’Università di Harvard aveva già provveduto nel 1968); nel 1980 riceve la Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal re di Spagna Juan Carlos; nel 1983 anche la Spagna gli rende un omaggio, organizzato congiuntamente dal Comune di Barcellona, dalla Generalitat de Cataluna, dal Ministero della Cultura e dalla Fundació Joan Miró di Barcellona. Morirà poco dopo a Maiorca e sarà sepolto a Barcellona, nel cimitero di Montjuïc.
La mostra Il percorso dell’esposizione cronologico e tematico presenta la produzione di Joan Miró degli ultimi trent’anni della sua vita a Maiorca. La storia del maestro è indissolubilmente legata a questo luogo che, come si esplica dalle sue stesse parole, rappresentava per lui poesia e luce. Sin dal principio della sua attività Miró riteneva che l’obiettivo dell’artista dovesse concernere progetti di grande portata, come i murali e altri lavori d’arte pubblica che offrivano anche l’opportunità di collaborare con architetti e artigiani, lasciando alla pittura da cavalletto una posizione secondaria. I progetti d’arte pubblica di Miró, caratterizzati da una sintesi tra architettura e arti plastiche, derivata anche dalla sua profonda ammirazione per Antoni Gaudí, sono esemplificati in mostra da opere come Schizzo per la pittura murale del Terrace Plaza Hotel de Cincinnati (1947) e Schizzo per la pittura murale di Harkness Commons, Graduate Center, Università di Harvard (1949-1951), e disegni del Progetto per un murale per la sede delle Nazioni Unite a New York (1952-1953). Dal 1956 Miró vive a Palma e comincia un intenso periodo di lavoro che lo vede anche riprendere in mano vecchi schizzi e ridipingerci sopra dopo una dura autocritica. Tra questi dipinti e disegni, in mostra possiamo ammirare il già citato olio del 1908, il primo di Miró che si sia conservato, e che l’artista aveva coperto seguendo questo processo di purificazione. L’opera Senza titolo è diventata così il recto di un olio del 1960.
Mosaic, 1966 Olio, carboncino e tempera su tela, 205,5 x 173,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
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Eventi a Genova Sempre appartenente a questo periodo è l’opera Senza titolo, un bellissimo olio e acrilico su tela con un personaggio, una specie di pupazzo, in cui si inizia a percepire la sparizione dello stile figurativo dell’artista. Negli anni Sessanta e Settanta, immagini e titoli dei lavori ci rimandano ai suoi temi prediletti come donne, paesaggi e uccelli. Ma l’iconografia si fa astratta e le figure si amplificano. La convivenza di stili e modi di esecuzione diversi dà vita a opere statiche come Mosaico (1966) e a opere dalle pennellate confuse come Poesia (1966). È questo anche il momento in cui, messo da parte il cavalletto, Miró dipinge a terra, cammina sulle proprie tele, vi si stende sopra producendo spruzzi e gocciolamenti come nel Senza titolo, sempre del 1966, dove si combinano olio, acrilico e carboncino nero con segni di colore rosso e blu. Degli anni ‘70 sono i paesaggi monocromi, come Senza titolo del 1973, e altri dipinti sostanzialmente monocromatici come le tele di grande formato e un’altra serie di cinque olii più tardi, del 1978, sfumati, visionari, minimalisti, evanescenti e movimentati, che evocano la predilezione di Miró per il nero degli espressionisti astratti americani e la calligrafia orientale. Gli ultimi anni dell’artista,- quando dipingeva con le dita stendendo il colore con i pugni e si cimentava nella pittura materica, spalmando gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo -, sono illustrati da opere quali Personaggio, uccello del 1976, un olio su carta vetrata, legno e chiodi. Sempre in questa fase ricorrono nella sua produzione i fondi blu, eterei e modulati, di cui in mostra alcuni esempi, come l’intenso Senza titolo del 1978. Infine sono esposte alcune sculture, frutto delle sperimentazioni che l’artista fece nell’arco della sua vita con diversi materiali e tecniche, come collage, “dipinti-oggetto” e altre opere che col passare degli anni traevano ispirazione da ciò che l’artista collezionava che altrimenti - come egli stesso scrisse - “sarebbero cose morte, da museo”. In mostra si possono ammirare anche bronzi quale Donna (1966) e L’Equilibrista (1969), assemblaggi quale Personaggi (post 1973) che riunisce pittura e scultura e discende direttamente dai “dipinti-oggetto” degli anni Trenta, e terrecotte come la maschera (Senza titolo, 1981) e la testa di ceramica (Senza titolo, 1981) che fanno parte di un insieme di pezzi che Miró realizzò in collaborazione con Hans Spinner, a Saint-Paul-de-Vence. Si è già detto dell’importanza del luogo di lavoro per Miró; per questo motivo sono stati ricostruiti negli spazi espositivi gli interni dello Studio Sert nel quale l’artista catalano creò i suoi capolavori. Sono esposti anche tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti che Miró usava nella sua attività artistica e che si sono conservati grazie all’attività della Fundació Pilar i Joan Miró. “L’incontro di fantasia e di controllo, di oculatezza e di generosità, che forse si può considerare una caratteristica della mentalità catalana, può spiegare, in parte almeno, la base fondamentale dell’arte e della personalità di Joan Miró”. Così ha scritto Gillo Dorfles in un suo saggio sull’artista catalano.
Senza Titolo, n.d. Olio, acrilico e carboncino su tela, 162,5 x 131 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
Senza Titolo, 1960 Guazzo e pastello a cera su carta, 22,2 x 17,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
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Senza Titolo, 1978 Olio su compensato, 64 x 64 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
Sopra: Senza Ti olo, 978 (a t.) Oli su masonite, 50,5 x 36,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió ó by SIAE 20 onet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i
Senza Titolo, n.d. Olio e matita su compensato, 100 x 64,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
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Sketch for the Terrace Plaza Hotel, Cincinnati, 1947 circa - Guazzo, pastelli, inchiostro e matita su carta, 48,9 x 126,8 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
Senza Titolo, n.d. Olio, gesso e matita su masonite, 76x 55,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
Informazioni Uffici stampa Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Camilla Tallfani , Massimo Sorci, Stefania Maggiolini ufficiostampa@palazzoducale.genova.it T +39 010 5574012 - 74826 - 74071 Arthemisia Group - Adele della Sala - ads@arthemisia.it M +39 345 7503572 press@arthemisia.it - T +39 06 69380306 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE - Giulia Zanichelli - giulia.zanichelli@24orecultura.com M +39 335 1852009 T +39 02 30223739
Nella foto a sinistra: Senza titolo, 1972 Giornale, guazzo, inchiostro, corda, legno e filo metallico, 40 x 13 x 8 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca. A destra: Femme, 1969 Bronzo, 63,5 x 28,5 x 28 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet /Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca
- Barbara Notaro Dietrich b.notarodietrich@gmail.com - M +39 348 7946585 Catalogo 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE Elisa Lissoni - ext.elisa.lissoni@24orecultura.com T +39 02 30223643
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Il due di luglio di un anno fa il Principe Alberto e la bella campionessa sudafricana convolavano a nozze di Angela Valenti Durazzo
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iamo molto contenti e ho la sensazione che sia accaduto ieri. Sono molto orgoglioso di quello che mia moglie ha fatto quest’anno, creando la sua fondazione dedicata ai bambini e allo sport e calandosi nel suo nuovo ruolo a Monaco. Compie brillantemente un compito difficile e la ringrazio per questo». Così il Principe Alberto di Monaco ha risposto alle domande sul suo primo anniversario di nozze, dichiarando ufficialmente la propria soddisfazione. È passato già oltre un anno da quel 2 luglio in cui la stampa internazionale ha puntato i propri occhi sul piccolo principato che ridondante di aiuole bianche e rosse (i colori dei Grimaldi) e ornato a festa con bandiere e stemmi principeschi, salutava le nozze di Alberto e Charlène. Spenti i riflettori sul «mariage princier» e sul gossip che inevitabilmente accompagna i grandi eventi mondani, la bella campionessa di nuoto sudafricana diventata principessa, si è cimentata con realtà quotidiana del piccolo e celebre regno dove Grace di Monaco sposando Ranieri III, l’aveva preceduta lasciando un’impronta indelebile. Ed anche per Charlène ad un anno dalle nozze è tempo di bilanci. Le cronache ci hanno regalato immagini di lei sorridente che distribuisce con la stessa naturalezza doni ai bambini monegaschi o inaugura la mostra australiana su Grace Kelly. L’anno ripresa accanto al principe Alberto, in abito da gran sera agli Oscar di Los Angeles o con un sobrio tailleur ed il velo bianco sul capo, dinanzi alla grotta di Lourdes, nel corso del pellegrinaggio militare internazionale nel maggio scorso. Ed ancora la principessa che indossa in mezzo a duecento giovani la maglietta dell’ASM Rugby allo stadio o che posa accanto ad una grossa tartaruga al museo oceanografico, sposando la politica di tutela ambientale e della salvaguardia delle specie animali, portata avanti dal principe consorte. L’ «industria» di Monte Carlo si nutre anche dell’immagine che del regno del lusso e dell’alta finanza i Grimaldi
CHARLeNE DI MONACO
PRINCIPESSA AL PASSO CON I TEMPI 14 INGENOVA Magazine
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foto © Wsm-Colman
Jet set
riflettono all’esterno. Lo dimostra il fatto che le nozze di Alberto e Charlene hanno portato nel Principato di Monaco ricadute economiche dirette ed indirette per un totale di 29 milioni di euro. A rendere note le cifre dell’evento vissuto con partecipazione e commozione dal popolo monegasco e da numerosi stranieri, ma considerato nel paese che vive di turismo e affari anche un importante «investimento d’immagine», è stato nel corso di una conferenza stampa nell’ottobre scorso il ministro di stato Michel Roger, anche al fine di sottolineare gli sforzi messi in atto dal governo “per resistere alla grande crisi” internazionale. E l’immagine di Charlène, principessa discreta ma presente, si è andata lentamente affermando anche fra coloro che vivono e lavorano nel principato. Non bisogna infatti dimenticare che nel Paese del lusso - ove ogni anno si svolgono esposizioni come Batilux, Top marques, o il Monaco Yacht Show - a fronte di circa 30mila abitanti, sono presenti ogni giorno quasi 40mila transfrontalieri (pendolari italiani e francesi che passano il confine per lavorare) provenienti in parte proprio dalla liguria di ponente. «L’impressione che ho avuto incontrando Charlène è che lei sia quello che si vede. E’ una principessa dei nostri tempi, che ha girato il mondo e ha esperienza della vita e quindi vive nel contesto attuale». A parlare sulla base della grande conoscenza che ha del Paese dei Grimaldi è Peter K. Murphy, attuale ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta a Monaco ed ex console degli Stati Uniti a Nizza e nel Principato di Monaco dal 1974 al 1977 ma anche personaggio estremamente legato alla Liguria. Murphy è stato, infatti, nominato Console generale degli Stati Uniti a Genova nel 1981, e proprio nel capoluogo ligure ha ospitato il Principe Ranieri, accompagnato dal figlio Alberto, nella sua prima uscita dopo la tragica scomparsa della Principessa Grace.
Ma tornando al ruolo svolto da Charlène Wittstock Grimaldi, certamente lo stile sobrio e la passione per lo sport fanno di lei una “prima donna” al passo con i tempi. Le ultime sue apparizioni di rilievo, il 3 agosto, accanto al principe Alberto al Gala benefico della Croce Rossa Monagasca e accanto agli atleti monegaschi selezionati per le olimpiadi di Londra ed ai nuotatori sud africani, suoi ex colleghi, che hanno partecipato alle olimpiadi, ce lo dimostrano. Viva u Principu. Sici benvegnüa Principessa. Viva Munegu. Era la scritta in monegasco, parente stretto del dialetto ligure, impressa sulle bandiere in occasione della celebrazione nuziale. La favola del piccolo regno con Alberto e Charlene prosegue.
foto © Angela Valenti
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Non tutta e’ malasanita’ Sinergia e collaborazione al servizio dei pazienti di Umberto Paganelli
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Il Primario del reparto e Direttore del Dipartimento di Cardiologia dell’ASL 3 di Genova il Dott. Stefano Domenicucci
a un po’ di anni a questa parte, leggendo i giornali, guardando i notiziari televisivi, navigando tra le notizie in internet non si fa altro che apprendere di casi di “malasanità”. Non bisogna però generalizzare, perché esistono esempi di “buona sanità” ed uno di questi è il reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Sestri Ponente, ASL 3. Il Primario del reparto è il Dott. Stefano Domenicucci che, oltre a ricoprire questo incarico, è anche Direttore del Dipartimento di Cardiologia dell’ASL 3 di Genova. Ho incontrato il Dott. Domenicucci e devo dire che mi ha colpito la sua umanità, la sua disponibilità e la sua capacità organizzativa che, assieme ai suoi undici collaboratori medici e venti paramedici, garantisce assistenza in un campo della medicina molto delicato e di vitale importanza. Va evidenziata la collaborazione che esiste tra gli ospedali di Sestri Ponente, Voltri, Sampierdarena, Pontedecimo ed Arenzano che si adoperano efficacemente per assistere al meglio i propri pazienti, concedendosi anche disponibilità reciproca di posti letto. Nell’ospedale di Sestri Ponente dal 2003, grazie anche all’interessamento in prima persona del Dott. Domenicucci, esiste un “Navigatore Aritmologico” che individua con estrema precisione il punto esatto da cui proviene l’aritmia cardiaca, rendendo possibile intervenire celermente al fine di risolvere questa patologia. Grande sforzo del Dipartimento è anche la sinergia in rete tra i medici di famiglia ed il reparto cardiologia, gestendo una lista di accessi prioritari a seconda del grado di criticità del paziente e la lettura, presso il centro “telecardiologico”, degli esami eseguiti appunto negli studi dei medici di famiglia, con conseguente diagnosi.
Un altro servizio messo a disposizione degli utenti – che fa comprendere quale grado di assistenza viene loro assicurato – è quello dei controlli di soggetti Cardiopatici Congeniti Adulti, tramite la presenza periodica, presso l’Ospedale di Sestri Ponente, di uno specialista dell’Ospedale “Gaslini”, struttura leader indiscussa per le patologie dei soggetti in giovane età. Il Dott. Domenicucci, con entusiasmo e gratitudine, rimarca l’operato di tutto il suo Staff sia medico che paramedico che, con professionalità e disponibilità, ha reso e rende possibile tutto questo. Per dare al lettore un ordine di grandezza dell’operato del reparto cardiologia dell’Ospedale di Sestri Ponente è utile elencare qualche numero: 850 ricoveri/anno; 380 interventi (ablazioni aritmie + impiantistica “pace maker”); 10.000 prestazioni ambulatoriali; 3500 visite + ECG; 2500 ecocardiogrammi; 1000 prove sotto sforzo ed 800 Holter ECG. Come si vede i numeri parlano chiaro e danno il senso dello sforzo profuso a favore degli utenti. Va evidenziato anche un altro dato, che ritengo interessante e cioè quello che, su 43000 visite cardiologiche effettuate in tutta Genova, ben 33000 sono svolte dal Dipartimento diretto dal Dott. Domenicucci. Una bella realtà che deve trasmettere fiducia a tutti noi, in quanto ritengo che, la buona volontà dei Primari e dei loro collaboratori, anche di altre divisioni specialistiche, abbinata ad una indiscussa professionalità, possa garantire costante e qualificata assistenza al cittadino. Che dire, complimenti a tutti coloro che, con tanto cuore e capacità, si prendono cura del nostro cuore.
Lo Staff Medico Struttura Complessa di Cardiologia-UTIC Ospedale Padre Antero Micone Genova Sestri Ponente Direttore: Dott. Stefano Domenicucci Dirigenti di I Livello: Dott. Alberto Camerini Dott. Daniele Canonero Dott. Davide Caruso Dott.ssa Silvia Costa Dott. Enrico Costa Dott. Gabriele Lupi Dott.ssa Maria Rosalia Merello Dott. Cristiano Novelli Dott. Stefano Pestelli Dott. Sergio Setti Dott. Massimo Zoni Berisso
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A a r contrastare le difficoltà del comparto
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rriv il 52° Salo e Naut co Internazional di Genova dal 6 al 14 ott bre. E lo fa in un momento di oggettiva difficoltà del settore, rinno ndosi e rinnovando per supe are una situazione on rosea ma he p r essere isolta impone – come ricordava la Presidente Sara Armella – di considerare la parola “crisi” non solo come depressione economica, ma a che come sti olo di opportunità. Il nuovo S lo e rappresenterà l’inizio di un percorso in cui il prodotto non è più il solo protagonis a dell’esp ne, ma la vis ta diventa un’esper enza cap ce di con gare business pas ione, interattività, eventi. Il layout della manifestazione, che si sviluppa su quattro padiglioni, due marine e ampi spazi all’aperto fronte mare, si è evoluto in favore di una suddivisione merceologica che
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Le imbarcazioni pneumatiche vedranno una razionalizzazione e concentrazione all’interno del padiglione Blu e del padiglione S (nella formula di package). La suddivisione merceologica vedrà un’ulteriore ottimizzazione con lo spostamento della vela in Marina 1. Un layout che darà quindi a un settore in crescita come quello della vela nuova centralità e la visibilità che da tempo meritava.
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qualificate azien avor marini del m do a p a va di Co fisub è di t rmare o a una i iziati a sper me ta e in una prese za pluri l che faccia da incu o a un artecipazio s mpr pi a p e qu i cata re izz so no d l re l p es nz al on i o con altr set ori nergic all subac uea.
La subacquea
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La subacquea delle aziende Confisub ritorna al Salone Nautico con più noti ed importanti marchi della produzione taliana. Una lunga tappa di avvicinamento ha carat erizzato gli ultimi anni per un r torno alle orig ni, quan o le aziende su acquee e ponevano al S l ne, conside ato il mom t più sign ficativo ell s agion c mmercia e di q ei te pi Le motivazioni di qu st scelta s no t te molte l ci ma t tt l riflessi tte on s te fin li za e al v le za di un com ne de omina ore: l are vero. Il ri orno l alon Nau ic i concreti za con a resenza ist tuz onal d i p oduttori ass ciat a Confisub - il gru po, c s ituito pr sso Co ndus a Genova, di azie de c svolgono att vit di o ettazione, produ ione istribuzione di ttrez a ure subacquee pr fessi n li su tut o i t rito n zional - eco do una formula esposi iva i novativa e di gran e imp t o ove tutte l a iende presenteranno in un co coordinato spazio in rattivo nel a prima galleri del padiglione S. Evento clou dell nove gi nate sarà la c rimonia nferimen o del premi idente d Or , consid a il premio Nobel de e ub cquea mo diale, g nt o mai all 52^ e zi e e dell r aniz a n di un c veg o in e n z nale u e ttività t cn c e e s recupero i m re che iun rà i magg or esperti mo d ali e p ù
campagn Navigar m è o e U INA C nfind stria N ti ove a t s l i r a rd f d la c t ra e la ut a d re e r u ’a un st a a ra one la de a io I V a o e r ” ni ge o d l n i n a n l re, g un e os e i z t i ea a n à l o s a ll i e el S l vi g li a m Wy o e a a p s b i a ut i a p s o di m ia l riv zza nt Gi h n di t’ n c r e i an e r m l s ol piche che p r o l lim i d Ri 6 tr cu u l ss e k t d . c a a l ,s ita u a i ra et e à p var o e am e e a e g i s o c ua n a in l e t t r p ic o In a er t ti , v s r c r ni T a o l ar , e t nn t ato re e al di r n e c r er i i e a l o c ic inc ri s t r er o agg el nd del s or d e ga e el d m r . L’ s e e l el s onc o ta io l Vel o
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Salone Nautico go da sempre preposto alle attività di prova e di formazione, che quest’anno ospiterà l’intera flotta che ha partecipato alla II edizione del progetto “L’Italia in Barca a Vela: il Mare che Unisce” promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con la Federazione Italiana Vela, la Lega Navale Italiana ed il Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Nei giorni del Salone l’attività didattica del progetto proseguirà nelle aule all’aperto per gli studenti delle scuole superiori, mentre per i ragazzi delle elementari e delle scuole medie inferiori proseguirà l’attività legata al progetto “Vela Scuola”, altra importante iniziativa nata dalla collaborazione tra MIUR e FIV. In collaborazione inoltre con il Movimento sportivo popolare ligure, il Coni, le federazioni degli sport del mare, la Lega Navale, la Guardia Costiera, la Società di Salvamento, Atlantic Challenge e l’Acquario di Genova, i più giovani potranno approcciare il mare sotto tanti aspetti: oltre alla vela potranno provare il canottaggio e altre discipline e seguire lezioni di sicurezza in mare e di biologia. In una logica di collaborazione sempre più fattiva tra gli organizzatori del Salone, la Federazione Italiana Vela e il MIUR, quest’anno i tesserati FIV potranno accedere alla manifestazione con un biglietto speciale valido per tutti i nove giorni del Salone. Insieme a UIM, Federazione Mondiale Motonautica, e FIM, Federazione Italiana Motonautica, saranno promosse iniziative promozionali e competitive che vedranno protagonisti gli atleti delle categorie giovanili. Per i ragazzi dagli 8 ai 18 anni saranno attive prove in acqua con Formula Junior e Formula Future, mentre sarà possibile assistere a esibizioni di moto d’acqua e motonautica radiocomandata. In tema ambientale UIM e FIM organizzeranno workshop tematici che illustreranno le esperienze nate dalla collaborazione con le altre federazioni motoristiche internazionali. Per un pubblico attento a tutti i dettagli e per gli operatori professionali, il Salone Nautico offrirà anche quest’anno Techtrade, la sezione dedicata alla componentistica e agli accessori, che nelle giornate di lunedì 8 e martedì 9 ottobre sarà riservata preferenzialmente a incontri b2b tra gli operatori della filiera nautica.
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Ristorante
Vernissage Bistrot Foto di Silvia Pampallona
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i recentissima apertura a Genova, in Carignano, c’è un locale dal nome “bizzarro”: il Vernissage Bistrot. Un nome che però lo rappresenta in pieno: ottima cucina a prezzi modici in un ambiente caratterizzato dai colori caldi e dall’atmosfera parigina in un susseguirsi di presentazioni, di piatti e pizze, di cocktail, vini, mostre
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e concerti... L’obiettivo e’ quello di far sentire a casa sia il cliente abituale sia quello occasionale. Lo staff è composto da giovani professionisti, tutti armati di sorriso! La proprietà nonché la gestione è di una coppia assolutamente eclettica: lui, Igor Ferraro, costruttore e imprenditore genovese che ha saputo calarsi in un mondo sconosciuto; lei, Emanuela Roncalli, architetto milanese, già titolare di un locale sui generis nella “Milano da bere”. Il mix tra i due è stato di scontri e confronti per trasformare un locale devastato dal susseguirsi di gestioni e ristrutturazioni sbagliate, in questo bistrot dalle infinite sfaccettature e sorprese.
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In Genova Promotion Così, mentre Igor si occupa della razionalizzazione e pianificazione dell’azienda, Emanuela si occupa di pubbliche relazioni, di organizzazione di mostre, eventi, concerti, presentazioni di libri e di eventi sociali. In comune hanno l’amore per l’arte e la cultura nonché la voglia di dare spazio ai giovani artisti e soprattutto fare qualcosa per il sociale. Così hanno creato un locale che riporta la mente agli inizi del ‘900 in una Parigi febbricitante di arte ma con elementi di altissima tecnologia, dal wi-fi ai mega plasma appesi, ad un bagno che “quando ci entri, non vorresti più uscire”! Il Vernissage Bistrot è sempre aperto, dalla colazione al dopocena, tutti i giorni senza pausa: si può cenare in un angolo romanticissimo o mangiare una pizza in giardino o bersi un aperitivo al bancone. Se poi si vuole festeggiare qualcosa di indimenticabile, prossimamente sara’ inaugurata la “Grotta”, ex pozzo o deposito risalente presumibilmente a qualche secolo fa, la cui atmosfera è semplicemente magica. Gli avventori del Vernissage sono i più svariati: si possono incontrare calciatori o giovani attori, cantanti o artisti che di volta in volta espongono all’interno del locale.
Vernissage Bistrot Via Nino Bixio 10 rosso Genova Tel. 010541727
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In Genova Promotion per aromatizzare il caffè, oppure accessori per servire le bevande: bicchieri, cavatappi e tappi che eliminano l’aria, secchielli ed altri numerosi piccoli complementi. Se un compratore desidera provare qualche vino? Volentieri lo accontentiamo: il nostro negozio ha il permesso di mescita e in certi periodi proponiamo ai clienti degustazioni di prodotti che le aziende fornitrici ci mettono a disposizione per questo scopo. Qui in Vico Casana avete soltanto l’Enoteca? Fortunatamente possiamo contare anche su sette cantine, dalle volte a botte ed i muri spessi in pietra, a cui si accede direttamente dal negozio con una scala di legno. Qui i vini trovano l’ambiente ideale per invecchiare ed acquistare corposità e sapore. Anche le cantine, come l’Enoteca, sono vincolate dalla Soprintendenza ai monumenti.
Nel 2006 è stata dichiarata Bottega Storica
Indubbiamente una visita a questo tipico negozio consentirà di trovare regali speciali in grado di soddisfare gli intenditori più esigenti e permetterà di scoprire un angolo di Genova suggestivo ed affascinante.
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ottiglie, bottiglie e ancora bottiglie nell’Enoteca Susto di Vico Casana 24 Rosso, per più di cinquemila etichette. Vini e liquori pregiati, alcuni rari e introvabili, altri più usuali, provenienti da tutta l’Italia e dall’estero. Il negozio è stato aperto nel 1870 ed ha conservato gli arredi originali. D’epoca è il bancone nato per la mescita, le colonne, la pavimentazione e le scaffalature di legno biondo che rivestono le pareti da terra fino al bel soffitto a volte che denota la data di costruzione del Palazzo: 1400. Nello stretto vicolo buio, dove le pietre, le colonne ed i portali raccontano la storia di Genova, l’antica bottiglieria Susto costituisce un magnifico esempio di negozio d’epoca. “Nella nostra Enoteca non vendiamo soltanto vini e liquori” racconta Marilena Marino Susto “anche se questa rimane la nostra specialità precipua”. Quali sono i prodotti vanno di più in questo momento? Assortimenti di vini pregiati, champagne, liquori ma anche golosità particolari che vendiamo nel nostro negozio come salse da accompagnare pesci, carni e formaggi, marmellate artigianali con e senza zucchero, aceto balsamico, bottiglie di fogge e formati particolari contenenti oli ed aceti aromatizzati al tartufo. Se si volesse fare un regalo importante? Per collezionisti ed intenditori consiglierei bottiglie di Cognac o whisky invecchiati da più di 30 anni, oppure grappe pregiate che noi offriamo in tantissime varianti, cesti assortiti contenenti vini e specialità in grado di accontentare i palati più esigenti per arricchire le tavol e stupire anche chi ha già tutto. E per un dono poco costoso, un semplice pensiero? Anche in questo caso la scelta che offriamo è molto vasta. Ad esempio proponiamo a dieci euro bottigliette di grappa spray
Antica bottiglieria
Enoteca Susto 113 - Susto indd 24
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Liguria storica
seconda visione della Madonna e immediatamente ritrovò la salute. Il miracolo della guarigione convinse i presenti e la costruzione dell’edificio ebbe inizio.
Gli ex-voto Come si può leggere nei cartelli che corredano l’esposizione, “I duecento ex-voto esposti nella mostra sono stati oggetto di accurati interventi di pulitura, restauro e risistemazione realizzati da Giovanni Casale e sono il risultato di un’operazione congiunta svolta dal Santuario di Nostra signora della Guardia, in collaborazione con la Dott. Grazia di Natale Pro Curia e con la dott. ssa Alessandra Cabella Direttrice Tutela del Genovesato Soprintendenza ai Beni Architettonici, Artistici ed Etno antropologici della Liguria. La loro collocazione temporanea nel Salone Blu consente al visitatore di apprezzarne tutta la bellezza, la forza e la suggestione e costituisce una straordinaria occasione per poter ammirare questa testimonianza religiosa e devozionale, in attesa che la “storica” galleria degli ex-voto venga ristrutturata e sistemata. La collezione copre un arco cronologico di oltre un secolo e illustra diversi aspetti della società, delle donne degli uomini e del paesaggio della fine dell’Ottocento alla metà del Novecento dell’entroterra ligure. Attraverso la rappresentazione di scene che descrivono, con una straordinaria dovizia di particolari, malattie e guarigioni, incidenti sul lavoro, storie di guerra, bambini in pericolo, pericoli del mare e della natura, le tavole votive forniscono una preziosa fonte storica sulla vita degli abitanti del territorio ligure, che privilegia la narrazione di eventi straordinari e miracolosi inseritinella vita quotidiana. Gli ex-voto parlano del bisogno di aiuto nel dolore, nella malattia e nelle avversità di ogni genere in cui l’umanità si dibatte. Le opere sono state scelte per agevolare il visitatore ad una lettura di fede, più che di arte o maestria, e creano un’atmosfera che induce alla preghiera e alla meditazione. Viene proposto un percorso unico e suggestivo che stimola alla riflessione e può essere considerato la testimonianza più diretta della secolare devozione per la Madonna della Guardia”.
Ex Voto (2) indd 31
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In Genova Promotion ferma ai prodotti “prêt-à-porter”, ma che il vero fiore all’occhiello del laboratorio è la creazione personalizzata del gioiello insieme al cliente. Ogni richiesta, dalla produzione partendo da disegno alla modifica di un vostro monile, è possibile; LoGiCo dispone di tutte le attrezzature e l’esperienza per soddisfare ogni esigenza. Le sorprese non finiscono qui, a completare i luoghi dedicati all’arte in senso lato esiste un terzo spazio, aperto non solo a chi apprezza l’arte, ma anche agli artisti stessi. Il Sarah Gismondi Atelier, in Via San Vincenzo 26/1a, nasce dalla volontà di condividere un luogo dove presentare le nuove collezioni di LoGiCo, ed esporre le opere degli artisti che desiderino attuare uno scambio; il risultato sono eventi tematici che hanno contribuito decisamente a creare una vera rete di appuntamenti ormai irrinunciabile per chi segue affezionatamente LoGiCo. L’Atelier e’ anche una vetrina sulla tradizione argentiera genovese, ogni consulenza su un vostro pezzo come ogni vostra richiesta per un eventuale acquisto, troveranno risposta nell’esperienza di Sarah; la cui famiglia tramanda le conoscenze degli argenti da ormai 250 anni. LoGiCo è una realtà in continua evoluzione, instancabile nell’innovazione delle forme e dei materiali, investe continuamente energie per integrare la propria offerta; questo aspetto rende di importanza centrale la figura del cliente, accolto non più sotto la comune accezione di compratore, ma inteso come vero critico d’arte, libero di poter indicare possibili forme o tecniche dalle quali trarre ispirazione per il futuro. LoGiCo su vostra richiesta può effettuare analisi gemmologiche rilasciando appositi certificati compilati da Elisabetta, diplomata Gemmologa Gem-A. Per una panoramica sulla produzione e i servizi offerti vi invitiamo a visitare il sito: www.logicolab.com
ORARI: LoGiCo NEGOZIO Piazza Pollaiuoli 66r: Martedì-Mercoledì-Venerdì-Sabato 10-13/16-20 Giovedì 10-15/17-20 Domenica e Lunedì chiuso LoGiCo LABORATORIO Via Orefici 6/6: Lunedì 14.30-18 dal Martedì al Venerdì 9.30-12.30/14.30-18 SARAH GISMONDI ATELIER via san Vincenzo 26/1a su appuntamento
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Martin van Mytens (Meytens) Il Giovane, “Ritratto del conte Giacomo Durazzo e di sua moglie Ernestine Ugnad von Weissenwolf”, New York, The Metropolitan Museum of Art
Orfeo ed Euridice, l’opera che segnò la svolta Orfeo ed Euridice è un’opera composta da Christoph Willibald Gluck intorno al mito di Orfeo, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi. Appartiene al genere dell’azione teatrale, in quanto opera su soggetto mitologico, con cori e danze incorporati. Essa fu rappresentata per la prima volta a Vienna il 5 ottobre 1762, su impulso del direttore generale degli spettacoli teatrali (Generalspektakeldirektor), conte Giacomo Durazzo, ed aprì la stagione della cosiddetta riforma gluckiana, con la quale il compositore tedesco ed il librettista livornese (e, insieme a loro, il genovese direttore dei teatri) si proponevano di semplificare al massimo l’azione drammatica, superando sia le astruse trame dell’opera seria italiana, sia i suoi eccessi vocali, e ripristinando quindi un rapporto più equilibrato tra parola e musica. Le danze furono curate dal coreografo italiano Gasparo Angiolini, che si faceva portatore di analoghe aspirazioni di riforma nel campo del balletto. Dodici anni dopo la prima del 1762, Gluck rimaneggiò profondamente la sua opera per adeguarla agli usi musicali della capitale francese, dove, il 2 agosto 1774, nella prima sala del Palais-Royal, vide la luce Orphée et Eurydice, con libretto tradotto in francese, ed ampliato, da Pierre Louis Moline, con nuova orchestrazione commisurata ai più ampi organici dell’Opéra, con parecchia musica completamente nuova, con imprestiti da opere precedenti e con un più largo spazio dato alle danze. L’opera è passata alla storia come la più famosa tra quelle composte da Gluck, e, nell’una edizione o nell’altra, o, più spesso ancora, in versioni ulteriori, ampiamente e variamente rimodellate, è stata una delle poche opere settecentesche, se non addirittura l’unica non mozartiana, a rimanere sempre, fino ad oggi, in repertorio nei principali teatri lirici del mondo.
carriera ecclesiastica, e solo nel 1744 fu ascritto al libro della nobiltà, entrando nei ranghi dell’amministrazione repubblicana e ricoprendo subito importanti incarichi diplomatici. Grazie a una raffinata educazione e a una personalità fuori del comune, diventò giovanissimo il direttore dei teatri viennesi, influenzando per un decennio la vita musicale e culturale della capitale dell’Impero e compiendo una rivoluzione storica nell’ambito del teatro musicale europeo. A lui si deve la valorizzazione di musicisti come Christoph Willibald Gluck, attore della riforma del melodramma, che in quegli anni si andava affrancando da una totale dipendenza dai modelli dell’opera italiana. Fu quindi per vent’anni ambasciatore cesareo a Venezia, continuando a occuparsi sia di musica che di arti figurative. Costruì, e ordinò con criteri moderni ed illuminati, una celeberrima collezione di stampe del duca Alberto di Sassonia-Teschen, poi confluita in uno dei più grandi musei di grafica del mondo, l’Albertina di Vienna. Protettore di geni musicali, amico fraterno del cancelliere austriaco Kaunitz e dei maggiori studiosi ed eruditi dell’epoca, bibliofilo e fine connoisseur, ebbe anche una sua raccolta di disegni, stampe e quadri che comprendeva capolavori come la Discesa al Limbo di Mantegna. Si deve a lui la prima serie di stampe degli affreschi nella Cappella Ovetari di Padova, testimonianza di un’attenzione precoce per il grande pittore veneto. Protesse e indirizzò il pittore Giovanni David, coinvolto spesso nelle sue imprese. A Venezia entrò subito a contatto con la nobiltà locale, assimilandone usi e costumi, dividendo la sua vita tra lo splendido palazzo Loredan sul Canal Grande, sede dell’ambasciatore austriaco – dove trasferì una rilevante collezione d’arte -, ed una grande villa a Mestre, distrutta alla fine dell’Ottocento in seguito ad un nuovo disegno urbanistico della terraferma veneziana. La sua tomba, posta in una posizione privilegiata all’interno della chiesa di San Moisè a Venezia, immediatamente dinnanzi al presbiterio, celebra le gesta di una figura di grande nobiltà d’animo e di censo, ne sottolinea la caratura internazionale e ricorda l’impegno nella promozione delle belle arti.
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Eventi a Genova Giova
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iacomo Durazzo, personaggio settecentesco di levatura internazionale, è il protagonista del volume di Angela Valenti Durazzo «Il Fratello del Doge. Un illuminista alla corte degli Asburgo fra Mozart Casanova e Gluck». Il libro – 400 pagine corredate con molte foto a colori – è stato presentato con intervento dell’autrice stessa, moglie di Giuseppe Maria Durazzo console onorario d’Albania in Liguria, al Museo Teatro della commenda di Pré. L’opera ricostruisce la rocambolesca avventura esistenziale di Giacomo, fratello minore del Doge Marcello Durazzo: appassionato di teatro, collezionista, esperto d’arte, letterato, poeta e Ambasciatore della Repubblica a Vienna, là Direttore generale dei teatri e degli spettacoli, nonché della musica da camera di corte, Consigliere intimo dell’imperatore d’Austria, quind
Giacomo Durazzo:
«Il Fratello del Doge» 40 INGENOVA Magazine
Libri
In concomitanza con la mostra di Palazzo Reale, è stato presentato il libro di Angela Valenti Durazzo dedicato al celebre cultore di musica, poeta e letterato genovese, che scoprì Gluck e contribuì a rinnovare la scena culturale viennese.
Da sinistra: Angela Valenti Durazzo, Filippo Gramatica di Bellagio, delegato ligure dell’Ordine di Malta, Giorgio Rossini, Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici della Liguria. Sotto: Angela Valenti Durazzo durante la presentazione Ma oltre alla figura di instancabile innovatore in campo musicale e collezionistico, il libro descrive la dimensione umana del «fratello del Doge»: estimatore di Rousseau, Voltaire e Casanova, collaboratore di Metastasio, impresario che lancia, fra gli altri, il giovane Gluck, genio contrastato negli ambienti musicali viennesi, scegliendolo come uomo di punta per la sua «riforma» musicale. Nelle pagine del volume e attraverso le lettere, conservate attualmente all’archivio di stato di Vienna, prende forma anche il Giacomo Durazzo amico del potente Cancelliere di Stato austriaco Kaunitz, consorte affettuoso, nonostante gli scandali «rosa», nei confronti della moglie Ernestine, considerata la donna più bella d’Austria. Giacomo è uomo che cade e si rialza nel corso di un’esistenza sempre oscillante tra «amori e veleni» che assume spesso le tinte di un romanzo settecentesco, fino alla conclusione, tra Venezia e Genova, in terra per lui straniera ed in condizioni economiche non più floride. Alla presentazione del volume sono intervenuti in veste di relatori Filippo Gramatica di Bellagio, delegato di Genova e Liguria del Sovrano Militare Ordine di Malta; Pierangelo Campodonico, presidente e direttore del Mu.Ma Istituzioni Musei del Mare e delle Migrazioni; Giorgio Rossini, So-
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Da sinistra: Angela Valenti Durazzo, Filippo Gramatica di Bellagio, delegato ligure dell’Ordine di Malta, Piero Biglia di Saronno, Presidente della Filse.
printendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria; Maria Grazia Montaldo Spigno, docente di Storia dell’Arte moderna dell’Università di Genova; Carlo Bitossi, docente di Storia moderna dell’Università di Ferrara; Luca Leoncini, direttore del Museo di Palazzo Reale; Davide Viziano, presidente del Conservatorio di Genova; Piero Biglia di Saronno, presidente della Fi.lse e Luigi Michelini di San Martino, presidente del Consiglio Araldico Nazionale del Corpo della Nobiltà Italiana. «Il fratello del Doge - ha spiegato Maria Grazia Montaldo Spigno nel corso della presentazione genovese - è una biografia circostanziata, attenta alle fonti manoscritte e a stampa, documentata sugli studi e sui repertori bibliografici relativi al conte Giacomo e al suo tempo, nonché alla Genova della sua formazione, all’ambiente viennese e alla dimensione culturale della città austriaca, da lui profondamente innovata e svecchiata durante gli anni della sua permanenza. Infine è una biografia documentata sull’ambiente veneziano, sui rapporti con gli altri membri della famiglia Durazzo e allargata all’indagine delle relazioni del conte con la nobiltà genovese ed europea del suo tempo. Biografia circostanziata, si diceva, sotto il profilo della storia degli studi e dunque rigorosa anche se piacevolmente frequentabile sotto il profilo della lettura, ma soprattutto biografia in cui si avverte la presenza di quel filo rosso che lega i componenti di una stessa famiglia oltre il tempo e i luoghi e ne evidenzia le affinità, il modo di essere l’educazione alla vita, l’amore per la cultura». L’uscita del libro coincide con la mostra del Ministero per i beni e le attività culturali al Museo di Palazzo Reale - teatro del Falcone (a cura di Giorgio Rossini e Luca Leoncini) «Giacomo Durazzo, teatro musicale e collezionismo tra Genova, Parigi, Vienna e Venezia» inaugurata il 29 giugno e aperta fino al 7 ottobre. (D.B.)
Dall’alto: la pianista Dorella Sarlo nel corso della presentazione durante l’esecuzione di un brano di Mozart Un’immagine conclusiva della presentazione Da sinistra: Angela Valenti Durazzo, Filippo Gramatica di Bellagio, delegato ligure dell’Ordine di Malta, Maria Grazia Montaldo Spigno, docente di storia dell’arte - Università di Genova. Luigi Michelini di San Martino, presidente del Consiglio Araldico Nazionale del Corpo della Nobiltà Italiana
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In Genova Promotion
ENDOFAP LIGURIA
Universita’ Popolare Don Orione
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el 1999 nasce a Genova; sin dal princiChi sono i docenti pio è attiva sul territorio genovese e ligure come I docenti dell’Updoge sono associazione culturale no scelti per il loro curriculum acprofit. Si pone come soggetto cademico e didattico senza traattivo nel panorama del lifescurare l’esperienza maturata long learning – “educazione e l’attitudine ad un metodo di per tutto l’arco della vita” – insegnamento che privilegia la erogando percorsi e attività comunicazione tra docente e culturali fruibili da tutti, dai allievo, secondo il principio delbambini agli adulti. la reciprocità. Il docente svolge La proposta formativa è un ruolo chiave nel dialogo con composta da un’ampia gli allievi, instaurando da subito scelta tra corsi, conferenze, con loro un buon rapporto, la seminari, attività culturasua presenza si fa tramite tra le li, è rivolta ad ogni singolo esigenze della classe e lo spirito cittadino; ciascun individuo associativo. Le caratteristiche è stimolato e invogliato ad comunicative e la preparazioincrementare e arricchire il ne nei rapporti umani e sociali proprio bagaglio culturale, contraddistinguono il docente scegliendo il proprio percordell’Università Popolare. so formativo tra numerose proposte. ENDOFAP LIGURIA -’Università Popolare Don Orione aderisce allo statuto della UNIEDA Unione Italiana Educazione degli Adulti avente sede a Roma. Collabora attivamente con l’Ente Pubblico e con numerosi partner sia privati che pubblici, nell’organizzare attività rivolte alla cittadinanza tutta; la sua presenza sul territorio ravviva lo spirito culturale della città coinvolgendo giovani, adulti ed anziani in esperienze di conoscenza e momenti di vita creativa e di formazione. ENDOFAP LIGURIA -’Università Popolare Don Orione può essere facilmente definita come centro di educazione fondato sul sapere e sulla curiosità della conoscenza. Chiunque può avvicinarsi al mondo di Updoge, anche solo per curiosità, e scoprire un mondo di cultura... per tutti! Nel marzo 2012 apre la nuova sede nel cuore della città, in Via Bosco 14 (zona Tribunale) recuperando locali che diedero allo stesso San Luigi Orione la possibilità di attivare a Genova la sua Opera. Resta attiva la sede storica di Via Cellini. Entrambe le sedi sono dotate di aule e laboratori accoglienti ed attrezzati capaci di accogliere gli allievi più esigenti. Vieni a trovarci e a ritirare gratuitamente la guida ai corsi. La porta di ENDOFAP LIGURIA -’Università Popolare Don Orione è sempre aperta a tutti, non esitare e se non hai trovato nella Guida “qualcosa” che abbia stuzzicato il tuo interesse prova a chiedere in segreteria: durante tutto l’anno si sviluppano nuove iniziative e progetti culturali che potrebbero incontrare i tuoi gusti. Un piccolo centro, quindi, dove si cresce insieme e dove tutte le attività sono scelte con cura dallo staff tenendo conto dei gusti di tutti.
info Endofap Liguria - Università Popolare Don Orione di Genova Genova centro città: via B. Bosco 14 - Genova - Tel 010.0983935 Fax 010.0983936 Genova San Fruttuoso: via B. Cellini 15 - Genova - Tel. 010.510555 www.updoge.it info@updoge.it www.endofapliguria.it info@endofapliguria.it
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Architettura da salvare Il castello fronte sud. Nella pagina accanto: gli interni oggi verranno trasformati in un teatro all’aperto
Il paese di Montessoro e il Castello Fieschi. grande valore artistico dell’antico edificio, si è adoperata per mettere in sicurezza le strutture murarie ancora esistenti nell’intento di bloccare il degrado, ma soprattutto per eliminare una situazione di potenziale pericolo per i visitatori, legato all’eventualità di improvvisi crolli e cedimenti. Inoltre l’Amministrazione ha in corso da alcuni anni molteplici iniziative per la valorizzazione delle risorse culturali e ambientali del proprio territorio, mirate all’incentivazione del turismo, delle attività culturali e dello spettacolo. Il recupero dei ruderi del castello Spinola di Montessoro si inserisce proprio in queste finalità. Già nel 2005 l’Amministrazione Comunale affidò all’Arch. Mauro Ricchetti, all’Arch. Simonetta Barozzi e all’Ing. Luigi Lembo l’incarico per la progettazione del restauro e consolidamento dei ruderi del castello, finalizzando l’intervento ad una nuova destinazione d’uso dell’area per “attività culturali e spettacolo”. Il progetto venne autorizzato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Liguria e ammesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al finanziamento con l’8 per mille che diventò attivo solo cinque anni più tardi Dopo alcune modifiche alla prima stesura del progetto, mirate a ridurre l’impatto visivo dei restauri e dei consolidamenti, pur mantenendo l’originaria destinazione d’uso per gli spazi interni del castello, la Soprintendenza ha definitivamente approvato nell’anno in corso il recupero dei ruderi del Castello. L’edificio presenta una pianta quasi quadrata, con due torri circolari impostate ai vertici sud-est e nord-ovest. I fronti hanno una lunghezza di circa 20 m. La torre sud-est è piuttosto ben conservata, mentre della torre nord-ovest è rimasta solo una parte della cortina muraria.. L’epoca di costruzione del castello è piuttosto incerta anche se si può ipotizzare che sia compresa tra il XIV e il XV secolo. Per la sua posizione particolare – disposta come è su di un pianoro a mezza costa – e per la presenza, sul fronte sud, di bucature piuttosto ampie e presumibilmente coeve alla costruzione dell’edificio, si presume che il castello sia stato edificato non tanto con finalità strettamente difensive ma piuttosto come residenza e sede amministrativa per la riscossione dei dazi. I muri perimetrali sono in parte coperti da vegetazione ram-
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Architettura da salvare Il fianco ovest prima e dopo le opere di restauro
Progetto con contrafforti in muratura di recupero e sistemazione del terreno in pendenza con muro di contenimento in pietra a secco
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Enogastronomia
La Provenza in Provincia
di Virgilio Pronzati
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piatti della gastronomia provenzale sono policromi, ricchi di aromi e sapori. Nascono dalla terra o dal mare, e spesso da entrambi. Nell’Ottocento i francesi del nord, in particolare i parigini, la definivano quasi esotica, in quanto nel porto di Marsiglia arrivavano merci sia dall’ Africa che dagli altri continenti. Spezie, frutti, animali esotici ed altre mercanzie che oltre ad arricchire i commercianti richiamavano molti bottegai e le folle di consumatori che animavano i mercati di allora. Una cucina varia sia di semplice che di raffinata matrice che, a differenza del resto del centro e nord della Francia dove imperversava il burro, in Provenza - e Languedoc-Roussilon - il grasso utilizzato era ed è l’olio
Molti sono i punti di contatto tra la regione francese e la nostra Liguria: ma… non il pesto d’oliva. In casa nostra, l’unica regione che possiede una cucina del genere è la Liguria. E la Liguria non solo è comunicante, ma presenta dei piatti simili, nati attingendo reciprocamente nei loro giacimenti gastronomici. Ecco allora le verdure ripiene, la rattatuia (ratatouille), stoccafisso mantecato (brandade de morue), cima ripiena (poitrine de veau farcie), crema d’olive (tapenade), sciummette (ile flottant), ecc. Inoltre, l’uso dell’olio d’oliva e delle erbe aromatiche. Loro il timo, noi la maggiorana. Ma l’affinità che avvicina erroneamente le due regioni è il Pesto. L’unica similitudine deriva dal nome. Per il resto sono due salse ben distinte. Col pesto si condiscono paste fresche e secche e quindi primi piatti asciutti. Col pistou si caratterizza una minestra, quindi un piatto in brodo. J.B. Reboul padre della cucina provenzale, nel suo libro La Cuisinière Provençale (P. Tacussel Editeur - Marseille), cita a pagina 63, terza riga: “Soupe au pistou - Cette soupe, d’origine genoise...”. Recentemente, a far conoscere nei dettagli la gastronomia provenzale, promuovendo incontri sul tema, sono state la Coop Liguria ed Eventid’Amare. La prima, con il Centro Regionale di Orientamento ai Consumi Coop (di Genova Sestri Ponente), opera da anni in questo contesto realizzando numerosi corsi specifici teorici-pratici per i propri soci ed appassionati, tra cui “Un Maestro in Cucina”. La seconda che si occupa di promozione turistica, culturale ed enogastronomica, benché nata solo due anni fa, ha già all’attivo numerosi eventi di levatura nazionale ed internazionale. Sede dell’incontro la prestigiosa Sala di Minoranza del Loggiato di Palazzo Doria-Spinola di proprietà della Provincia di Genova. L’iniziativa è stata presentata al folto pubblico da Federica Fioredda della Coop Liguria e da Pietro Bellantone di EventidAmare. Ad illustrare piatti, tradizioni e vini della Provenza e in parte della Liguria chi ha scritto, seguito dagli interessanti interventi degli chef Lotfi Dardour del ristorante Il Baluardo e Andrea Della Gatta del ristorante Da Andrea, presidente del Consorzio Pesto Genovese. Dardour, visto il tema, ha realizzato la Niçoise, un’invitante insalata ampiamente diffusa non solo in Provenza, in questo caso un po’ arricchita, mentre Della Gatta per la Liguria ha preparato il Piato du pescou, una ghiottoneria con pesci molluschi. A confermare l’interesse del pubblico le numerose domande rivolte ai tre relatori. Al termine dell’incontro, la gradita distribuzione ai presenti di un volumetto di ricette edito dalla Coop Liguria. Significativo il patrocinio di Alliance Francaise, Gruppo Città di Genova e Università Popolare Sestrese. Nelle due foto di Pietro Bellantone alcune fasi dell’incontro culturale gastronomico “La Cucina della Provenza”
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Salone Nautico do la formula della collettiva e del punto azienda. Sono state poi attuate iniziative volte a favorire l’insediamento delle aziende nei mercati dei Paesi emergenti con i Memoranda firmati in Brasile con lo Stato di Santa Catarina, con lo Stato di Amazonas e, nel mese di maggio, con Acobar, l’Associazione brasiliana dei cantieri navali della nautica da diporto nonché, in Cina, con i Memoranda firmati con la Commerce Commi ion di Tianjin e con il IIT della Provincia di H inan. Da qui deriva il p ogramma di incontri BtoB con operatori provenie t dal Bras le e dalla Cina durante a manifestazion . Ques ’a no il Salone si prese ta all’estero con lcune in z ative real z te sotto l eg da d L u ia Int rn io al, oci tà regio al della L guria er l’ nt rnazional zzazi ne de le imprese c n uale Fi r d Gen va a siglato r e emen e cordo di col aboz one La p im ta pa è r vis a il ro simo il p o sim 17 l glio a osca on una pre entazio e de a manifestazione p esso a sede dell’Istitu o de C mmercio Estero c e avr ’obiettiv di po are d legazi ne i erat i russi a eno a i occ i ne del Salone. empr n ll’ambito della artne s ip con Liguria I terna na si inserisce ’org zz zione di una visita i una delegazione turca rganizzata in collaboraz one con Ucina e Se Futu E ancora: nei nove gior della mani estazione è re isto un rogramma di in ziative per gli oper or internazio ali tra i a ealizza ione del s onda edi i n dell’I e ational oa ing For , na ta o a r to da in r zi na e che metterà co fronto le e perienze el principal ssoc n europee aderenti E I Europ a Boating Indu r ) e e works p orga izzati n la co la oraz one di impo t nti t at quali IBI, nell’a ell’ dizione dell d tri t ca itali a c n il CES Co ita o Eu op o Econ mico e So ia e, o gano cons ltivo de U e Eu o ea he or isc nsu za ua i c le gg ri tuz del UE or zza a a C N BI Yacht Bu er e n o al p r semin rio y Buy tali ”.
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Salone Nautico
Bus navetta da aeroporto, stazioni ferroviarie, parcheggi e dai principali alberghi cittadini (anche tre stelle), predisposizione di un kit informativo per gli ospiti della manifestazione e un importante stand informativo all’interno del quartiere fieristico: questo il “Progetto accoglienza” organizzato da Fiera di Genova e UCINA in collaborazione con Camera di Commercio per il prossimo Salone Nautico di Genova. Si tratta di un insieme di servizi che nell’arco degli anni è stato potenziato per rispondere sempre meglio alle esigenze dei visitatori e degli espositori, realizzati per rendere più facile e gradevole la visita e la permanenza in città. Il complesso dei servizi comprenderà anche un servizio di bus dal Salone al centro cittadino dedicato allo shopping e alla visita della città. In particolare, quest’anno, i trasferimenti dal quartiere fieristico al centro saranno organizzati in modo da rendere agevole la partecipazione alle molte iniziative del programma di fuori salone, GenovaInBlu realizzato con il supporto di Camera di Commercio e Comune di Genova.
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ristorguida Trattoria detta del Bruxaboschi 1862-2012 centocinquantanni
secolari ove trovare un po’ di sollievo nelle calde estati genovesi. Sono disponibili una carta dei vini e una dei distillati molto ben fornite. Via Francesco Mignone 8 16133 San Desiderio (GE) Tel. 010 345 03 02 info@bruxaboschi.com www.bruxaboschi.com
Dal 1862 sempre la stessa famiglia a condurre questo locale tra i più conosciuti e rinomati di Genova. Un locale storico. Siamo arrivati al 2012 all’insegna della cucina genovese, attraverso un percorso partito da Giovanni Battista e Rosa Peirano, detti i Bruxaboschi, fino alla quinta generazione della nostra famiglia. Nella storica saletta, intrisa di ricordi, dove sicuramente sostò Mazzini quando era ospite nella vicina Villa di Andrea Galleano, aveva sede il “circolo ottocentesco della comunità svizzera della Superba”. Ai suoi tavoli sedeva il violinista Renato De Barbieri, al quale il Comune concedeva il violino di Paganini. La trattoria ha praticamente la stessa età dell’Italia unificata e conserva molti tratti dell’epoca originaria con l’edificio in pietra di robusta solidità, le rustiche rifiniture, le stanze squadrate, i vecchi utensili conservati come ornamenti. In questo anno di festeggiamenti che ci gratifica per il lavoro svolto e per la dedizione dei nostri storici e nuovi clienti, cercheremo di far assaporare molti prodotti del territorio, piatti della tradizione ed ospiteremo una serie di eventi coinvolgendo altri colleghi, amici e professionisti che ci aiuteranno a rendere ogni pranzo e cena una piacevole scoperta con i loro piatti e la loro presenza. Cercheremo di farvi concentrare su quello che più vi sta a cuore: la famiglia, le emozioni, gli affetti, le cose belle della vita e perché no, la buona tavola, stare insieme con amici e parenti dividendo un pasto piacevole.Dodici mesi di spunti dal passato e suggestioni con i prodotti della terra, del mare e tante eccellenze dei produttori di una nazione che ci offre qualità e unicitàriconosciuta in tutto il mondo. Da gennaio a dicembre: 12 ricette. Un piatto al mese per riscoprire antiche ricette Genovesi un po’ dimenticate. Con le nostre indicazioni potrete preparare anche a casa vostra queste pietanze della nostra tradizione. Il ristorante si trova a San Desiderio (Genova), sulle alture della città. Potete impostare come destinazione “Trattoria detta del Bruxaboschi” e verificate che l’indirzzo sia: Via Francesco Mignone 8 – 16133 Genova – San Desiderio. Alcuni navigatori satellitari, in passato, riportavano un indirizzo errato. Ampio parcheggio vicino al locale, bellissimo terrazzo all’ombra di ippocastani
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di vini anche al bicchiere. Siamo in zona Carignano, a 200 metri dal palazzo di giustizia, in pieno centro cittadino, appena passato il ponte monumentale di Genova Corso Andrea Podesta’ 51/R Genova (Ge) T 010 0985518 - 329 8584169 info@braxe.it www.braxe.it
Ristorante Braxe Antica Hostaria Pacetti Dove la cucina genovese è storia e tradizione
Prezzi: promozione pranzo-lavoro: 16,50 euro (due portate, acqua Lurisia e caffè Lavazza) Sera: da un minimo di 20 euro per arrivare a 30 euro Numero coperti: 60 all’interno, più due all’esterno in zona pedonale. Solo al sabato a pranzo si richiede la prenotazione. Banqueting & catering Chef a domicilio Via borgo incrociati, 22 r 16137 genova tel/fax 010.8392848 cell. 347.2483857 http://www.ostariapacetti.com info@ostariapacetti.com Panificio Patrone
La tradizione ed esperienza di oltre 150 anni di cucina approdano in pieno centro cittadino a Genova ed offrono, in un nuovo ristorante con vista panoramica sulla città, menù tipici regionali e nazionali con specialità alla brace, verdure, formaggi e prodotti tipici. Il Ristorante Braxe nasce a Maggio 2012 dalla volontà di Losio Giovanni e Losio Matteo, due appassionati della buona cucina. Il locale si trova a pochi passi dalla stazione, in un luogo centralissimo, da cui è possibile raggiungere le principali attrazioni di Genova. La passione per cibi di prima qualità ha condotto i fondatori a scegliere carni provenienti dai migliori allevamenti piemontesi e senesi, vini biodinamici e prodotti di eccellenza dell’enogastronomia italiana. Piatti e prodotti Biologici Il menu del ristorante Braxe prevede anche numerose pietanze biologiche come: Verdure biologiche, prodotti biologici, piatti vegetariani, salumi IGP, formaggi IGP. Il ristorante Braxe propone: carne alla brace, formaggi IGP. primi piatti vegetariani, salumi IGP, specialità alla brace. Infatti il Ristorante Braxe dispone di un forno a brace per cuocere diversi tipi di carne. Il cliente potrà scegliere il taglio che preferisce e la carne verrà cotta al momento. Tra le carni è possibile scegliere tra: carne piemontese, l’angus, il maiale di cinta senese di Paolo Parisi, la Kobe, la carne più pregiata esistente. Il ristorante propone anche un’ampia scelta di salumi e formaggi e il prelibato prosciutto Patanegra Per quanto riguarda i vini la cantina del Ristorante Braxe propone: vini biodinamici, vini biologici, vini italiani e francesi, Barolo di Mascarello, Chateaux Musar. Ampia scelta
L’Antica Hosteria Pacetti, faro per la tradizionale cucina genovese, nella splendida cornice di Borgo Incrociati. Lo storico locale si ripresenta con una veste nuova, gli interni ristrutturati con l’intento di proseguire la strada iniziata nel tardo ‘800: ovvero proporre ottime ricette, rispettando sempre la tradizione culinaria ligure. I fasti maggiori risalgono agli anni ’70, quando i piatti preparati dalla famosissima cuoca Ornella attirarono vip e personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, della musica e dell’arte. Le sue ricette venivano apprezzate anche dalla critica con riconoscimenti e premi. Da marzo 2010 Pacetti Antica Osteria ha riaperto per il piacere di riproporre le prelibatezze che lo resero famoso, affiancandole a piatti di cucina tradizionale friulana. La scelta dei nuovi interni sposa l’idea dell’eleganza moderna, arredati dalle foto dei personaggi che hanno vissuto il locale. Una particolarità della nuova veste è la cucina a vista, divisa da un cristallo, in vero stile newyorkese. La continuità col passato è suggellata sia dal legame familiare, sia dalla tipologia del menù: Cappon magro, condiggiun, pansoti, minestrone, pescato del giorno, coniglio in umido, cima ripiena, fino alla “torta pievana”, ricetta originale di Ornella. Anche la cantina è composta da un’importante assortimento di oltre 240 etichette autoctone nazionali. La nuova veste non fa altro che risaltare lo splendore della tradizione e l’anima ultra centenaria di un’osteria, dove non si deve pensare ad altro che a godersi l’atmosfera densa di sapori e ricordi indimenticabili.
La nostra specialità è la focaccia alla genovese con cui abbiamo vinto il 1 premio di Genova da decenni. Poi anche i panettoni alla genovese con la ricetta Patrone. Il pane: La cura che abbiamo per garantire il prodotto migliore è la nostra ricetta per il successo: il pane, sano e genuino, fatto con farine e semole di prima scelta, realizzato con amore e passione. Tradizione e innovazione sono gli ingredienti del Panificio Patrone di Travaglini Mario che si traducono nella qualità dei nostri prodotti sfornati: una varietà di tipologie di pane ed un vastissimo assortimento di specialità e prodotti da forno dolci e salati. Le specialità: i nostri prodotti di eccellente e sicura qualità, sono realizzati con ingredienti naturali selezionati e procedimenti artigianali. Per la famiglia Travaglini la cura, con cui ogni giorno produce il pane e le numerose specialità, è la stessa da anni, perché la passione e l’amore per questa “lavorazione artigianale” sono tramandati da padre in figlio. Puoi trovare tutte le specialità stagionali, tutte prodotte con cura artigianale ed una attenta scelta degli ingredienti. Per le feste: siamo specializzati nella preparazione di tantissime golosità per rendere indimenticabili le vostre feste. I nostri prodotti sono accuratamente selezionati per offrire alta qualità e autenticità ai nostri clienti. Come potete consultare in questa pagina, l’ampia gamma dei nostri prodotti comprende pizze e focacce di varie tipologie, dolci, bontà e specialità di
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Il Cappon magro ma ricco
di Bariletti Dalla canzone italiana alla gastronomia genovese, due eventi di successo nel Magazzino del Sale di Virgilio Pronzati
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lessandro Bariletti è sicuramente un personaggio poliedrico. Già animatore teatrale per quasi venti anni, presidente dell’Azienda di Soggiorno di Camogli e, sino a due anni fa, anche dell’associazione Turismo & Cultura. Solide basi nel settore che Bariletti trasferì con successo in un’impresa privata: i suoi viaggi organizzati e di gran qualità (oltre quattrocento) rimangono memorabili. Benché abbia sulle spalle una lunga attività, come tutti i personaggi geniali Bariletti trova lo stimolo per fare nuove sperimentazioni ed esperienze. Sulla soglia del sessantaquattresimo compleanno, sposato da quasi quarant’anni e con un figlio giornalista del TG1, Bariletti ha deciso di fare solo cose che lo divertono. Nella sua roccaforte inserita nel “Magazzino del sale”, antica struttura della Repubblica di Genova sita a fianco di Porta Siberia, nell’incomparabile Porto Antico della Superba, ha creato e promosso due seguite iniziative, spaziando dalla canzone italiana alla storica e raffinata gastronomia genovese. La prima con un ciclo di conferenze al Galata Museo del Mare di Genova, titolata “Forse sarà la musica del mare. Navigazione semiseria nella canzone italiana” nella quale ha tracciato, con una formula divertente e innovativa, la storia della canzone italiana.
Il termine “magro” indica il suo essere un piatto di magro, riservato cioè ai giorni di penitenza e quaresimali. In origine consumato dai pescatori, direttamente sulle barche o dalla servitù dei nobili che riutilizzava gli avanzi dei banchetti, oggi è considerato un piatto molto ricercato, di difficile preparazione, destinato principalmente ai giorni che precedono la Pasqua.
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Enogastronomia
La seconda, di carattere gastronom
ZOOT. RENDILO REALE! Zoot. Make it real! STAI PENSANDO DI INVIARE UNA CARTOLINA? NON IMBUCARLA, USA ZOOTCARD!
Thinking of sending a postcard? Don’t post it, Zoot it!
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L’icona dell’applicazione
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La tessera prepagata
uando è stata l’ultima volta che durante un viaggio hai inviato una cartolina a qualcuno? Ricordi le banali fotografie di spiagge con un mare fin troppo blu? E cosa mi dici della difficoltà di negoziazione per il costo dei francobolli in un paese esotico dove si parla una lingua diversa dalla tua? Per quanto apprezzate da coloro che le ricevono le cartoline sono state rapidamente soppiantate da strumenti come le e-mail e Facebook, attraverso i quali l’invio di una fotografia è una questione di secondi. Tuttavia una nuova applicazione Apple, si è posta l’obbiettivo di riportare la umile cartolina nel XXI secolo combinandola con il potere dei sistemi multimediali. Questa nuova applicazione si chiama Zootcard, e può essere scaricata gratuitamente sul tuo iPhone attraverso lo store di iTunes. Zootcard ti dà la possibilità di scattare una foto nella località dove ti trovi (o di sceglierne una dal tuo account facebook o flickr), scrivere un messaggio di testo la cui lunghezza sia compatibile con le dimensioni di una cartolina e aggiungere un indirizzo fisico. Il tuo “zoot” verrà immediatamente trasmesso a uno dei centri di stampa zootcard locati in tutto il mondo, stampato in alta qualità su carta lucida e consegnato in pochissimi giorni, tramite posta prioritaria, all’indirizzo indicato. La parte più interessante dell’applicazione sta nel fatto che non importa in quale località remota del mondo ti trovi quando invii la cartolina, o dove risiede il destinatario della stessa (a patto che in quella zona sia presente un ufficio di servizio postale), la zootcard verrà comunque consegnata.
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hen was the last time you sent someone a real postcard whilst on your travels? Remember those corny seaside views with an impossibly blue sea? And what about trying to negotiate the purchase of stamps in an exotic language? As much as they are appreciated by those who receive them, the postcard is rapidly losing out to email and sites such as facebook , where posting a photo takes a matter of seconds. A new iPhone App, however, aims to bring the humble postcard into the 21st Century by combining it with the power of mobile applications software. The new App is called Zootcard, and can be downloaded for free to your iPhone through the iTunes store. Zootcard enables you to take a photo on the spot, or choose a photo from your facebook or flickr account, write a postcard-length message, add a street address, and hit send. Your ‘zoot’ will be transmitted to one of Zootcard’s digital printing locations situated around the world, printed on high-quality glossy card, and posted by priority mail to the receiver’s address for delivery within days. The clever part is that it doesn’t matter which remote part of the world you are in when you send the card, or where the receiver is (as long as there is a functioning postal service in the area), the zootcard will still be delivered! Says Geoffrey Barton, founder of Zoot, “Imagine the surprise when a friend or family member receives a real postcard through the mail with a photo of you on the front and which they can stick on the
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LAKE COMO LIFESTYLE PROMOTION
In Genova Promotion
ff Spiega Geoffrey Barton, fondatore di Zootcard, "Immagina la sorpresa di un amico o di un familiare nel vedersi recapitare a casa una vera cartolina con una tua foto sul fronte, al posto di un anonimo file allegato a un messaggio di posta elettronica che verrebbe presto dimenticato? Creando Zootcard ho voluto dar vita a una linea di connessione tra il piacere di ricevere una cartolina e l'ormai inevitabile ricorso alla tecnologia per dimostrare la validità dell'applicazione al contempo in termini di qualità e facilità di utilizzo.” Nonostante lo scarico dell'applicazione sia gratis, una volta che la tua cartolina sarà pronta a essere inviata, ti verrà chiesto di acquistare crediti online (tramite carta di credito o paypal) o di inserire un codice pin (se hai acquistato la carta prepagata sulla quale è indicato). I costi variano a seconda della dimensione della cartolina (regolare o grande) e del € numero di crediti acquistati. Se acquisti 1 credito online il costo è di €€2,30 a cartolina (regolare), mentre se ne acquisti 20 il costo scende a poco meno di € 1,00 a cartolina. Zootcard in aggiunta comprende una serie di opzioni che ti permettono di ff personalizzare la tua fotografia. È possibile, ad esempio, aumentare o diminuire ff un il contrasto e la luminosità dell'immagine, utilizzare l'effetto seppia per darle tono antico, scegliere tra una serie di cornici diverse e addirittura conferire l'effetto poster pop-art, stile Andy Warhol. Per i più abili c'è perfino l'opzione di firmare personalmente la propria cartolina creando la propria firma o sigla facendo scorrere il dito sul touchpad dell'iPhone!
Per ulteriori informazioni www.zootcard.com
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fridge, as opposed to an impersonal email attachment which is immediately forgotten? Creating Zootcard, we wanted to maximise the pleasure of receiving a real postcard, whilst using technology to improve on the concept in terms of both quality and ease of use”. Although the App itself is free to download, once your postcard is ready to send you will be asked to either purchase credits online (by creditcard or paypal account) or to insert a pin number (if you have already bought a prepaid scratchcard). Costs vary according to the size of the postcard (regular or large) and the quantity€ of credits purchased. If you purchase 1 credit online the cost is €2,30 to send a regular-sized card, whereas if you purchase 20 credits, the cost drops to only €1,00. Although you can simply snap a photo and hit send, the App also has a number of clever features for the more technically savvy. For instance, you can lower or raise the contrast and brightness of the photo, and there is a choice of borders you can use. You can even add a sepia tone to make it look really old-fashioned, or else posterize it for that Andy Warhol effect. For the truly dextrous, there is even the option of signing the postcard by drawing on the touchpad with your finger!
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A Voltaggio l’antologica di Pier Luigi Gualco
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n questo delizioso villaggio dell’entroterra ligure, famoso per le sue acque sulfuree e per il sodalizio dei numerosi artisti che per oltre quarant’anni hanno operato, esposto, frequentato e vissuto in questo ridente e caratteristico paese, ecco la sfarzosa antologica di Pier Luigi Gualco. Agli esordi pittore figurativo, ritraeva il paesaggio, la vita dei contadini, gli strumenti rurali, i prati, le cascine, di cui coglieva l’anima che riportava in pittura. Ma già dal 1975 si evidenziano chiari segni evolutivi di ricerca, i “muri” sono il primo avvicinamento verso l’informale e all’indagine dello spazio. Nel 1976 con altri sette artisti firma il “Manifesto delle Terra” ed approfondisce il rapporto artistico con il pittore Natale De Luca; inizia l’uso di terre, selezionate in base ad evidenti valori cromatici, per passare in seguito a colori ad olio e acrilici. Con De Luca apre a Voltaggio la la Galleria d’arte “Il Castello”, e in contemporanea viene organizzato un “Archivio degli artisti”. Diventa così uno degli animatori della vita culturale di Voltaggio, dove è nato e che mai ha pensato di abbandonare, radicato per origini all’entroterra. Sceglierà poi una dimensione introspettiva, malinconica, poetica, fatta di silenzi e che fanno percepire una sua dimensione ascetica, passando da una concezione naturalistica ad una poetica, introspettiva, crepuscolare, fatta di colori muschiosi, che dal paesaggio con influenze di Cezanne arriva ad un informale ricco di spiritualità e di silenzi interiori.
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Liguria artistica Alcune mostre personali e manifestazioni di Pier Luigi Gualco Mostra personale Sala d’arte di Tobbio – Voltaggio 1974/75/76 Mostra personale Archivio Artisti Liguri “Presenze” 1975 L’arte nel Tempo – Foggia 1976 Rassegna d’arte Chiesa San Francesco di Assisi (perugina) 1976 Mostra personale galleria d’Arte GUIDI Genova 1976 Galleria d’arte La Bitta Gengi 977 Galleria d’arte Il Crocicchio Genova Campomorone 1977 Mostra personale Palazzo Comunale di Varzi 1977 Esposizione Ex tempore “Natura e Pittura” 1983 I colori della Liguria – Odessa 1983 Mostra itinerante carta paglia – Finlandia Viitasari 1998 “Presenze” palazzo Negrotto Cambiaso – Sestri Levante; Arte sacra – Gavi – 1999 Mostra personale Galleria Guerci Alessandria – 2001 Ascoltare il silenzio – Voltaggio 2001 Invasione dello spazio 2011 Il Bosco Galleria – Voltaggio 2011
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UNA GIOVANE AZIENDA STORICA DI OLTRE 100 ANNI
Nuove locations ed “ gastronomia d’eccellenza per un consumo consapevole
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tile, eleganza, qualità, cura dei particolari e di ogni minimo dettaglio, grande tradizione ma anche forte capacità innovativa: ecco le caratteristiche che contraddistinguono il servizio di Capurro Ricevimenti , azienda genovese di grande tradizione, attiva nel settore del Catering e del Banqueting. Un servizio accurato che spazia dal piccolo rinfresco alla grande convention d’affari, i cui punti di forza sono chef di grande valore , materie prime d’eccellenza, ricette di grande successo e molta attenzione all’eleganza delle presentazioni. Dallo scorso luglio Capurro Ricevimenti è entrata a far parte del Registro ufficiale delle “Imprese Storiche Italiane” (Unioncamere) , il selezionato gruppo di aziende attive
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nello settore merceologico ininterrottamente da oltre 100 anni, che si sono trasmesse di generazione in generazione un grande patrimonio di esperienza e di valori imprenditoriali. E Capurro Ricevimenti , attiva nel settore sin dal 1901, vi entra di diritto con una ulteriore caratteristica: la proprietà si è trasmessa intatta negli anni all’interno delle famiglie dei due fondatori, Capurro e Traverso. Un percorso di enorme esperienza e gusto, nell’ambito di una tradizione che pochi in questo campo possono vantare, e che ha fatto raggiungere all’azienda una grande notorietà non solo a Genova ma in tutto il Nord Ovest. L’Azienda opera in tutte le strutture proposte dai Clienti, disponendo anche di un ampio numero di proprie loca-
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In Genova Promotion tions nelle Riviere Liguri ed a Genova, alcune delle quali in completa esclusiva: ville e residenze di charme affacciate sul mare, dimore storiche, siti museali, strutture moderne e polifunzionali. Per citarne solo alcune: a Genova , in Albaro Villa Spinola e , in Centro, Palazzo della Meridiana, Palazzo Lomellino, Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, il Museo Teatro della Commenda di San Giovanni di Pré. A Santa Margherita Ligure, affacciate sul mare in uno splendido parco, Villa Durazzo e Villa San Giacomo, e nelle Cinque Terre l’affascinante Eremo della Maddalena. Tutte le locations compaiono, con molte immagini ed informazioni, nel sito web aziendale www.capurroricevimenti.it. Da sempre gli eventi Capurro Ricevimenti si differenziano per stile ed eleganza: memorabile il party genovese per la Regina d’Inghilterra, o gli speciali “menu” creati in occasioni ufficiali, come quello “futurista” e quello “russo”(con vere ricette provenienti dalla reggia di San Pietroburgo), o ancora, più recentemente, il rinfresco per il Presidente Napolitano ed il Re di Spagna, con bis eccezionale di trofiette al pesto. Una cura particolare è dedicata anche agli Allestimenti, ricercando proposte originali, raffinate e spettacolari, frutto della stretta collaborazioni con ottimi fornitori del settore. Ma Capurro Ricevimenti significa oggi anche attenzione ai tempi che cambiano e ai gusti più diversi: dai menu etnici a quelli light, dalle ricette gluten-free a quelle vegetariane. Si colloca in questo processo il recente arricchimento dell’offerta enogastronomica con“EMOTIVATEVI!”, una linea d’eccellenza per un consumo consapevole , della quale fanno parte menù dai sapori autentici , preparati con prodotti stagionali provenienti da allevamenti e colture biologiche locali, con massima attenzione alla sana alimentazione, al consumo responsabile ed al rispetto ambientale. Ed ecco quindi i “Menù Blu EMOTIVATEVI”, dove compaiono piatti della tradizione regionale ligure basati su pesci, molluschi o crostacei appartenenti a specie meno sfruttate, solo di stagione, che rispettino una taglia minima, dei mari vicini. Piatti con totani , polpo e sarde, ma anche a base di sugarelli, leccia stellata, ricciola, palamita, pesce spatola, potassolo, pesce sciabola... qualità meno comuni ma estremamente saporite. E, sulla base della stessa logica, ecco i “Menù Green EMO-
TIVATEVI!”, con ricette regionali , rivisitate dall’esperienza Capurro Ricevimenti, che prevedono l’utilizzo di ingredienti stagionali di agricoltura o allevamenti biologici, e a Km zero. Le informazioni su cosa si sta mangiando sono presentate da simpatici pannelli “didattici”, utili anche nei momenti di intrattenimento. L’intero progetto gode inoltre del Patrocinio di “Valle del Biologico”, consorzio di produttori della Val di Vara. EMOTIVATEVI! è quindi la sintesi di un progetto che – relativamente ai prodotti e le tradizioni del Territorio Ligure - mira a coniugarne l’emozione del gusto con la consapevolezza e l’informazione. Un vero e proprio percorso che inizia dal “palato” e può diventare viaggio visivo, musicale, olfattivo, informativo, educativo... un’esperienza nuova del buon vivere!
via Pratolongo 6r, 16131 Genova tel 010 3773514 info@capurroricevimenti.it www.capurroricevimenti.it
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Carlo Felice
L’”Opera seconda” dei Pooh A di Daniela Masella
ttendendo con entusiasmo ed altrettanta apprensione le sorti della nuova stagione lirica e sinfonica del Teatro Carlo Felice, che come da tradizione dovrebbe accompagnare musicalmente tutto il 2013, il 30 ottobre alle ore 21.00 sono in scena i Pooh. In tour nei maggiori teatri italiani, presentano nel capoluogo genovese il loro nuovo progetto discografico, “Opera Seconda”. La più longeva pop band italiana sarà accompagnata dalla Ensemble Symphony Orchestra. Come secondo appuntamento 14 novembre, alle ore 20.30, Giovanni Allevi dirigerà la prima assoluta del suo Concerto in fa minore per violino e orchestra. Sarà proprio l’Orchestra del Teatro Carlo Felice insieme ad Allevi, giovanissimo artista e compositore italiano, ad eseguire questo progetto musicale con grande suggestione e personalità. La parte virtuosa del violino solista sarà affidata ad uno dei vincitori del “Premio Paganini”, concorso di grande fama e risonanza mondiale. La prima delle nuove composizioni sinfoniche vedrà Giovanni Allevi esprimere pienamente la sua idea di musica classica contemporanea come pianista e direttore alla guida dell’Orchestra genovese.
Informazioni Prezzi del concerto dei Pooh 1ª Platea fila dalla 1ª alla 17ª € 60,00 + € 9,00 prevendita 2ª Platea fila dalla 18ª alla 32ª e Palchi C, D, E, F € 50,00 + € 7,50 prevendita 1ª Galleria file dalla 3ª alla 8ª € 40,00 + € 6,00 prevendita 2ª Galleria file 1 - 2 e balconate € 30,00 + € 4,50 prevendita Prezzi del concerto Giovanni Allevi € 45,00 + € 4,50 di prvendita - Platea I settore; € 40,00 + € 4,00 di prevendita - Platea II settore; € 35.00 + € 3,50 di prevendita - Galleria I sett. e balconata € 25,00 + € 2,50 di prevendita - Galleria II settore €15.00 posto in piedi (in vendita la sera del concerto, a teatro esaurito, previa autorizzazione delle autorità competenti). Informazioni e vendita: Biglietteria Dal martedì al venerdì dalle ore 13.00 alle ore 17.00 Tel 010589329 - 010591697
Ancora incertezze sul futuro della stagione lirica e sinfonica, intanto altri big arrivano a Genova: i Pooh e Giovanni Allevi
Informazioni: Servizio Comunicazione Tel. 0105381226
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Ricordando
Giovanni Rebora di Virgilio Pronzati
La cerimonia di premiazione della Prima Edizione del Premio Giovanni Rebora alla Manuelina di Recco
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iovanni Rebora è stato un grande genovese. Professore di Storia economica e di Storia agraria medievale e direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova, era considerato nel settore tra i maggiori esperti di livello internazionale. Per anni brillante relatore sulla storia dell’alimentazione in numerosi convegni, seminari e manifestazioni tenutisi in tutta Europa, nonché autore di numerose e fondamentali operesaggi e libri - di storia della gastronomia. Chi ha avuto il piacere di conoscerlo si è reso subito conto della sua straordinaria cultura, sincerità ed onestà intellettuale. Odiava le persone false, pettegole ed imbroglioni, tanto da rispondergli in faccia ed apostrofarli belinuin. Burbero ma simpatico, si è sempre reso disponibile anche per eventi minori o più modesti. Per gli allievi è stato quasi come un padre, per gli amici uno straordinario compagno di memorabili discussioni, spuntini, cene e degustazioni di vini. In ognuno di questi momenti trasmetteva tutta la sua amicizia e conoscenza. Non dal pulpito, ma con disarmante semplicità: dote in possesso di ben pochi. Simpatica e significativa la produzione limitata di uno Spumante Classico in magnum 80 e lode di Villa Crespia e di Barbera d’Asti Docg U Professu di Franco Roero, che i due produttori hanno dedicato al grande professore scomparso.
Ottimi vini che hanno accompagnato i piatti della serata. E proprio per ricordarlo al meglio, la famiglia Carbone, proprietaria dello storico ristorante Manuelina di Recco insieme a Federico Rebora, figlio di Giovanni, gli ha dedicato un prestigioso premio letterario che porta il suo nome, da assegnare annualmente ad autori di opere di carattere storico-gastronomico. Il Premio Giovanni Rebora istituito per la prima volta quest’anno è regolato da varie e ferree norme che ne disciplinano l’assegnazione ed è articolato in due sezioni: Premio Autori e Premio alla Carriera. L’assegnazione del prestigioso Premio dipende dall’insindacabile giudizio di una giuria composta da giornalisti, scrittori e docenti universitari. Per la cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori, tenutasi lo scorso 18 marzo, la sede non poteva che essere il Ristorante “Manuelina”. Per l’occasione Gianni Carbone patron del Manuelina ha fatto come sempre le cose al meglio. Nel corso di una golosa cena con piatti ispirati al premio, preparati per l’occasione dagli chef Gianni D’Amato (Ristorante il Rigoletto) e Marco Pernati (Ristorante Manuelina) e che ha deliziato circa 200 eletti invitati, sono stati premiati i vincitori di questa prima ed attesa edizione. La consegna del prestigioso riconoscimento è stata preceduta dagli applauditi interventi di Gianni Carbone, Federico Rebora e dal presidente della giuria Paolo Lingua. Per la sezione Autori, sono stati premiati ex-aequo Enrico Vigna e Laura Grandi - Stefano Tettamanti. Il primo con La società rurale e i suoi protagonisti. Lineamenti di antropologia culturale, economia e storia nelle campagne tra le Bormide e il Tanaro. Contea 2010. I secondi con Sillabario goloso. L’alfabeto dei sapori, tra cucina e letteratura. Mondadori 2011. Ecco le motivazioni della Giuria: l’opera di Enrico Vigna: Tra Langhe, Bormida e Monferrato indagine d’altri tempi con registratore a spalla, blocco note per gli appunti e conversazioni in dialetto per vincere la diffidenza degli anziani protagonisti. Penetrante e affettuosa ricerca etno-antropologica, svolta “da dentro”, su vite orfane della buona sorte, tra precarietà, sudore, fatiche disumane e senza età, illusioni, pane nero. La civiltà contadina col suo sapere antico e la rassegnata capacità di adattamento al duro vivere, speso in tempi e luoghi ormai scomparsi. Un conciso quadro economico e sociale del basso Piemonte nel primo secolo di storia
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Enograstronomia
Bicesco
Il vino di una terra magica STUD O HEL X 353
unitaria completa opportunamente il testo. Tratteggiati con stile semplice, i ritratti di questi eterni sconfitti evocano immediatamente le crudezze di Fenoglio e il mondo dei vinti di Revelli. E sullo sfondo compare Genova, porta per “la Merica” tra ingenue speranze e atroci delusioni. Memoria della maggior parte di noi italiani che, consapevoli o meno, abbiamo profonde origini contadine da cui cerchiamo disperatamente di emigrare. Sull’opera di Laura Grandi - Stefano Tettamanti: Colto, ironico e brillante manuale per l’educazione gastroletteraria del bon vivant dell’evo moderno. La scansione della giornata ideale del peccatore di gola, senza sensi di colpa o vani propositi moraleggianti: imperdonabile è soltanto l’ignorare. Affiorano qua e là insidiose istigazioni a trasgredire ma il ghiottone, via via educato, saprà esattamente come comportarsi. Il tono leggero dissimula frequentazioni letterarie di prim’ordine e regala citazioni di cui tenderemo ad appropriarci con insaziabile ingordigia. Promuove il gusto aromatico per la lettura, stimola la convivialità e migliora l’umore. Si consiglia l’assunzione prima, dopo e durante i pasti. Ammesso che il lavoro nobiliti l’uomo, è il sapersi mettere a tavola che lo fa felice. Per la Sezione Premio alla Carriera, il premio è stato meritatamente assegnato all’eminente professor Massimo Montanari. Le motivazioni del Premio alla Carriera partono invece da un titolo, uno tra i tanti d’una corposa produzione, che sintetizza il senso d’una ricerca: “Il cibo come cultura”, dove si seguono i passaggi antropologici di come si produce e di come si prepara il cibo. Ma alla fine, la sociologia e il senso della società che si evolve, s’impone: ed il cosiddetto “piacere della scelta”, ovvero la sublimazione estetica diventa il punto finale d’un percorso che è anche una delle ragioni-chiave del vivere sociale. Questo è uno dei motivi salienti, peculiare, ma non certo l’unico per il quale la giuria del Premio Giovanni Rebora ha deciso all’unanimità di premiare, per la produzione di uno scienziato e di un intellettuale, la coerenza di scienza e vita del professor Massimo Montanari. Oltre al prestigioso riconoscimento, ai vincitori va anche un ‘testo’ in rame (la tipica teglia nella quale si usa cuocere la Focaccia di Recco col formaggio IGP), battuto a mano e con incise le motivazioni del premio. Un plauso anche agli altri finalisti del Premio sezione “Autori” selezionati dai giurati tra i numerosi scritti pervenuti: Sergio Rossi con La cucina dei Tabarchini. Storie di cibo mediterraneo tra Genova, L’Africa e la Sardegna, Sagep Editore; Alessandro Carassale e Luca Lo Basso con Sanremo Giardino di limoni, Ed. Carocci; Alvaro De Anna con Le memorie di Papageno, 31 scrittori raccontano i sapori della loro giovinezza, Bacco Arianna Editore e Lorenzo Tablino con La maestra del verderame, articolo pubblicato sul settimanale Gazzetta D’Alba, settembre 2010. Significativo, il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Recco, Camera di Commercio di Genova e ONAOO (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio di Oliva).
Nel Golfo Paradiso, ricco di bellezze naturali e bagnato da uno dei mari più belli d’Italia, negli anni Ottanta mani sapienti hanno ripreso l’antica cultura contadina, ricostruendo sulla collina di Megli, in località “Maggiolo”, di fronte al monte di Portofino, i caratteristici muretti in pietra, tipici della coltivazione della vigna a terrazze. In questi paesaggi unici, bordati dal verde dei vigneti e ombreggiati da ulivi secolari, l’Azienda Agricola “Colle dei Maggioli” è stata la prima ad iniziare la produzione di vino. Da questi vigneti, affidati a mani abili ed esperte, accarezzati dal primo sole e dall’aria profumata di salsedine, nasce Bicesco in tre versioni: Bianco, Rosato e Rosso. Tre vini genuini dal profumo floreale e fruttato, dal sapore sapido, di equilibrata struttura e persistenti, che esprimono al meglio l’essenza della terra ligure.
AZIENDA AGRICOLA
“Colle dei Maggioli” Via Salvo d’Acquisto 4 • 16036 Recco (Genova) Tel. 335 321074 • 0185 74119
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Giovanni Rebora Giovanni Rebora (Genova 1932 - 2007) è stato professore di Storia economica e di Storia agraria medievale e direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova. Durante la sua lunga carriera ha collaborato con alcuni fra gli storici più importanti del XX secolo, tra i quali Fernand Braudel. Ha condotto studi e ricerche sulla storia dell’alimentazione e scritto importanti pubblicazioni come La cucina medievale italiana tra Oriente e Occidente (Genova 1992), Colombo a tavola (Savona 1992), La civiltà della forchetta (Roma – Bari 1998) e La cucina dei papi Della Rovere (Savona 2003). È stato presidente del Conservatorio delle Cucine Mediterranee e ha studiato in profondità la storia della cucina italiana sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo enogastronomico. È riconosciuto come uno dei massimi studiosi di storia dell’alimentazione in tutta Europa. Il figlio Federico nel libro “Tagli scelti – Scritti di cultura materiale e gusto mediterraneo di Giovanni Rebora” ricorda così la prestigiosa vita del padre: “Giovanni Rebora nasce a Sampierdarena – un quartiere di Genova che era e in parte è ancora una città dentro la città – il 13 luglio 1932, primogenito di Angelo e Pasqualina Boccardo. Il padre, con il nonno e gli zii paterni, possiede un’azienda di trasporti con carri trainati da cavalli, carrettieri, in altre parole, mestiere per il quale Giovanni non smetterà di testimoniare ammirazione e affetto. Durante la guerra è sfollato con la famiglia a Novi Ligure, paese natale della madre, dove trascorre molto tempo in compagnia dei nonni Paolina e Giovanni detto ‘Balin’; da quest’ultimo apprende i segreti della campagna, del bosco, del fiume, insegnamenti che resteranno vivissimi nella sua cultura. Orfano di padre a soli quattordici anni e con un fratello di sette anni più piccolo (Adriano, che negli anni Settanta del Novecento diverrà uno dei più importanti ristoratori della California), mentre studia da ragioniere Giovanni si prodiga per dare sostegno alla famiglia. Presso lo zio Giulettu, proprietario di un chiosco di bibite a Sestri Ponente, prende servizio come barista; la sera è invece impegnato come assistente al palco al Teatro Modena di Sampierdarena, dove ha modo di ammirare i protagonisti di commedie e varietà (Macario e Govi su tutti). Nel 1951, appena diplomato, trova impiego presso la casa di spedizioni Ghio & Bisio, a Sampierdarena. Nel 1955 è assunto come impiegato all’Eridania di Genova; intuite le eccellenti capacità del giovane, già l’anno seguente i dirigenti dell’azienda lo invitano ad iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio, prospettandogli una brillante carriera. Lavorando di giorno e studiando di sera, il 24 febbraio 1962 Rebora consegue la laurea in Economia e Commercio presso l’Università di Genova, con una tesi economica dal titolo ‘Prime ricerche sulla gabella “caratorum sexaginta maris”’ (relatore Franco Borlandi). Nel 1957 si è intanto unito in matrimonio con Anna Maria Fossati soprannominata Pi, vicina di casa dagli anni dell’adolescenza, da cui avrà Federico (1959) e Lorenzo (1970). Dal 1962 è assistente ordinario presso la cattedra di Storia economica della Facoltà di Economia e Commercio; lascia così definitivamente il posto presso l’Eridania. Negli anni seguenti compie numerosi soggiorni a Parigi, presso la Maison des Sciences de l’Homme diretta da Fernand Braudel. Qui conosce, tra gli altri, Jacques Le Goff e stringe una duratura amicizia con Maurice Aymard e Alberto Tenenti. Nel 1968 si specializza in Interpretazione di documenti commerciali dei secoli XIII-XVII presso l’Istituto Datini di Prato. Negli anni successivi gli sarà affidata la docenza dello stesso corso. Nel 1971 passa alla Facoltà di Lettere e Filosofia come assistente ordinario di Storia medievale; successivamente ottiene l’incarico di Storia agraria medievale, che manterrà fino al 1982, quando inizia in qualità di professore associato l’insegnamento di Storia economica presso l’Istituto di Storia moderna e contemporanea. È consulente storico per la mostra ‘Ansaldo industria e società’ allestita dal Comune di Genova tra dicembre 1978 e gennaio 1979. Nel dicembre 1980 organizza a Genova il convegno internazionale ‘I problemi del mare’, dai contenuti molto innovativi (la pesca e l’esplorazione subacquea sono state grandi passioni giovanili di Giovanni). Con l’occasione nasce una duratura amicizia con François Doumenge, professore e biologo parigino destinato a succedere alla guida del Musée Océanographique di Monaco al mitico Jacques-Yves Cousteau (direttore dal 1957 al 1988). Sul finire degli anni Settanta ha iniziato a occuparsi in maniera approfondita di storia dell’alimentazione, e nel marzo 1983 promuove e organizza a Imperia un convegno internazionale dedicato appunto a Cultura e Storia dell’alimentazione, cui partecipano studiosi provenienti da tutto il mondo. Nel 1984 diventa direttore dell’Istituto di Storia moderna e contemporanea; dal 1995 al 2011 torna a dirigere la struttura, divenuta nel frattempo Dipartimento. Nel 1996 prende avvio la collana ‘Quaderni di storia economica’, voluta da Rebora per pubblicare le opere prime dei giovani ricercatori da lui coordinati. Nel settembre 2002 è uno dei cento autori del “Festivaletteratura” di Mantova con ‘La civiltà della forchetta’, il suo lavoro maggiormente conosciuto, pubblicato nel 1998 e riproposto in successive edizioni, anche fuori d’Italia. Lasciato l’insegnamento universitario nell’ottobre 2002, intensifica la produzione di scritti brevi. Muore a Genova, nella sua casa di Sampierdarena, il 22 ottobre 2007.”
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Galata Museo del Mare
Tutti a bordo della galea F
ra boccaporti, maestri d’ascia e barilotti di polvere da sparo, il Galata Museo del Mare è pronto a trasformare una delle sue attrazioni più amate in un microcosmo pulsante di vita marinara, in quel connubio tra interattività e istruzione che caratterizza l’esposizione genovese e non cessa di stupire i tanti visitatori. A partire dal luglio scorso il visitatore del Galata Museo del Mare pu infatti salire a bordo ella Galea genovese del 600, che fin dall’inaugur zione del Museo costitui ce una delle ricostruz o i a grand zza naturale pi impatta ti e caratteris iche. A tto anni dalla ua ap rt ra, il Galata M seo del a e prosegue l suo rinn v me to: op l innov zi i el s mme gi ile N za io Sauro (2010) e del ME – Memori e Mi razio i 2011), lo st f scientifi o de Mu. A r a su uno g arg me i ondan i l m seo: a vit a bo do del e gal e e n ll’ar en le della e ubb ica d Genova di i proprio ’edifici Gal a è l’ultima parte supe t te. Il “Sali a bo do d l Galea” si inser sce n l riallesti ento d pia te ra den min to La v a a bordo ell ga ee e e l’Arsenale della Repu l ca di Genova”. C nque i erse
Una delle a trazi p ù amate del Ga ata eo del Mare si apre ai isitatori in un percorso interattivo di grande fa cino, per riviv re le ep e del diciassettesimo s olo sale ded cate all’età de remo a enova, gli a ni tra il ‘500 e il ‘70 t a la figura i Andrea or a armator di gale e ero rifo d t re dell R ubblica e il gover i Dog he cc mpagn o g i l imi faticos s coli della epubblic Il uovo perco s esp v esprime bene la fi o a useal l Galata: un f r e tazione torica tesa a divulg zi ne, n patrimoni i ope st riche e artistiche nde egio e un ap c o s e r fico, mul med ale e in tt vo p r im ar re toc ando, muo en osi interage do con l n l zi n . I vi it tor l G ta us o d M e d en “v -at : do a r e rat l A e a e ò s lire a bo de a n su p te di oga, r esp rarn l’in rno e s o ri i a i bordo et o di n mbr d ll i s g e d tra sc iavi, o a e na o a n re o i e s a i t ici p al gu z e p pas i a s e ll a a d i e ena r C e il e r sc a a r n n a “L l cu t d ll v m rare e a d l’ p c t u a e . i a e r la l il t co u
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macchina del tempo viene riportat indietro nello stesso l ogo dove oggi sorge il G lata, nell’A senale di Genova nella p ima metà del Seicento. T e straordina ie opere or ginali – un modello di Galea, un dipinto raffiguran e il Porto i Genova nel Seicento e la battaglia tra galee imp riali e galee turche, opera di De Wa l – precedono l’ingresso ell’Armeria della Darsena. Qui, tra strutture di rovere e canc llate di ferro, sono esposte corazze, elmi, armi e cannoni or ginali. Si entra, quindi, nell’area “operativa” dell’Arsenale: l grande scalo della gale in riparazione. Sovrastati dal suo grande sperone rosso, si viene avvolti dai suoni di un tempo: le grida dei maestri d’ascia, e quelle dei calafati, il rumore degli attrezzi da lavoro. vvicinandosi sul lato sinistro della alea, si vie e richiamat da uno dei aestri d’asc a che, pren endo il visita ore per uno dei tanti e bri della urma, lo i viterà a sal a bordo: si accede de t o la galea direttamente alle ordin . Davanti ci si trova u maestro d’ascia e uno s iavo che in tano a chi r re la propr a identità: schiavo, f zato o buon oglia?”, v to che ognuno riceveva trattamento diverso no ostante il co une compito di vogatori. Il visitatore può scegl e la propria categoria appartenenza, attivando un dialogo o il maestro d’ascia c introduce alla vita e al lavoro sull alea, come dei galeotti “novizi”. Nello stesso tempo si può osservare l’interno della galea, percepirne gli sp i angusti e ieni di materiali: dall camera delle vele, alla santabarbara” con i barilotti di pol e da sparo e le palle di pietra dei annoni, dai barili dell’ qua ai sacchi di juta d l “biscotto” la galletta, il princi ale alimento dei vogato i. Da qui si sa e al ponte i voga attraverso una scaletta: come d un boccaporto, il visi atore vede i banchi di voga, la corsia dove corrono gli ago ili (aguzzini) che riempiono
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di baston te i vogatori che non t ngono il tempo la rembat (da cui il erbo “arrembare”) dove sta no i soldati e le arti ierie. In particolare si potranno vede e una coppia di remi di galea e percepirne la grandezza e il peso – 9 metri di lungh zza per oltre 00 kg l’un . I remi son stati realizzati dal m stro d’ascia ober o Guz rdi, dell’A socia ione Storie di Bar h ch li ha ricos ruiti o do cu i i en h con o u nza C p r t e ll at – Fo e C nti . r mi o o ell c z e ot i Mu d e s e da 9 stie t v i i e M r e t no v “motor ll g A est p nt p so, g az d pos a one m lt al che rispe i l t le nter tiv l Mu eo il V si e a siste ll a i t i cus ione ra e a ore il C pit e i Maest o d’ s a l t m è antico s m r ttuale: l v e e ssere r t p u e man ano i s ld e li appro i e t e i for ito i r fiut no di a t i a e i materi i. e d una pubblica i i t azio e in c s , q a e era q ell n v s el XVII s o r s t a la v ont o i ica di po e e l i trette e e i a i, sit a one c e p rto iva t u c d e c motage er op a v vere al a ior a S c d dal p te l a “came p p r . Q i il isitat r a e t ncon r due fi u e mol im r i ’ g z le e l apa s . l prim , no e api d a u era u a figura c mp ss : s nz scr po i n l t m e t d b nat emato i l go le v vev on lor , n o d vide a l est ne o gani av a g o n t . oscie te e l r s rs c e pr sen a , v a r d ltà a va il o acci to e af ari i o a a ore t e iu e pr v ti Ne la cen , infa ti u o d u sti a ozil è te t i ca e a dadi o l ca o l a c rm mu u mana il apas u st ultimo, c e na s ec e i e on nte s ndac e e te , e a le o al c r a ot va sse e u m ,
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Galata Museo del Mare
Che cos’erano le galeE Galea o galera è il nome di un’ampia tipologia di navi da guerra e da commercio usata nel Mar Mediterraneo per oltre tremila anni, spinta completamente dalla forza dei remi e talvolta dal vento, grazie anche alla presenza di alberi e vele: il suo declino cominciò a partire dal XVII secolo, quando venne progressivamente soppiantata dai velieri, estinguendosi definitivamente alla fine del XVIII secolo. Il nome “galera”, diffusosi solo nel XII secolo, deriva dal greco γαλέoς (galeos), cioè “squalo”, perché la forma assunta in quest’epoca dalla principale esponente di questo tipo di navi, la galea sottile, richiamava tale pesce: essa infatti era lunga e sottile, con un rostro fissato a prua che serviva a speronare ed agganciare le navi avversarie per l’arrembaggio. La propulsione a remi la rendeva veloce e manovrabile in ogni condizione; le vele quadre o latine permettevano di sfruttare il vento. La forma lunga e stretta delle galee, ideale soprattutto in battaglia, la rendeva però poco stabile, e le tempeste e il mare grosso la potevano facilmente affondare: perciò il loro utilizzo era limitato alla stagione estiva, al massimo autunnale. Era obbligata a seguire una navigazione di cabotaggio, ossia vicino alle coste, in quanto la sua stiva poco capiente imponeva diverse tappe per il rifornimento soprattutto di acqua; i rematori, per il continuo sforzo fisico, ne consumavano molta. Per queste ragioni la galea era inadatta alla navigazione oceanica. Le più famose battaglie combattute da queste navi furono quella di Salamina, nel 480 a.C., e quella di Lepanto, nel 1571. A entrambe queste battaglie presero parte diverse centinaia di galee. I combattimenti tra galee si risolvevano di solito in abbordaggi, nei quali gli equipaggi si affrontavano corpo a corpo e, a partire dal XVI secolo, a colpi di archibugio; in genere si univano alla lotta anche i rematori.
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un cadì o comunque un esponente islamico di condizione, autorevole sui suoi compagni e in grado di opporsi e contrastare aguzzini, comiti e magistrati dell’Arsenale. Dopo aver interloquito con tutte queste figure, le principali dell’Arsenale, i galeotti-visitatori possono approfondire nella Ludoteca della Galea alcuni temi: come funzionava un cannone dell’epoca? Cosa si mangiava? Cosa si provava ad essere incatenati ai banchi di voga? Come funzionavano gli strumenti di navigazione dell’epoca? Un progetto scientifico dello staff Mu.MA, curato da Costa Edutainment, per meglio comprendere la vita a bordo delle galee. Si sale quindi al primo piano, in un’area particolarmente ricca di fascino perché costruita intorno ai grandi “pilastri” dell’Arsenale Nella Galleria che si affaccia sulla galea – sono stati disposti i principali “tesori” del Galata relativi a quell’epoca a partire da quella Allegoria Navale, che celebra la Sacra Lega del 1538: un dipinto su tavola di scuola fiamminga che mostra Carlo V e di Papa Paolo III mentre uno ieratico Andrea Doria leva la mano in direzione del Levante, verso quel nemico ottomano con il quale si giocheranno le sorti del Mediterraneo. Le grandi vetrine azzurre del Galata custodiscono inoltre: quadri di Agostino Tassi, di Lazzaro Calvi e dei fratelli De Wael, intervallati dai rari reperti sopravvissuti dell’epoca delle galee come la cariatide poppiera, un’opera policroma settecentesca, e lo straordinario fanale che guidava le galee. Le opere esposte al primo piano aiutano a percorrere un viaggio lungo alcuni secoli, tra gli inizi del ‘500 fino al secondo decennio del XIX secolo. È infatti nell’epoca postnapoleonica che, per l’ultima volta, compaiono le galee nell’arsenale di Genova, che dopo il Concilio di Vienna viene assegnato con i territori della vecchia repubblica al Regno di Sardegna. In quello che diviene l’arsenale della Regia Marina, i corpi delle galeotte e delle mezze galere sono i resti anacronistici di un passato sempre più lontano. Le rivoluzioni hanno spazzato schiavi, forzati e buonavoglia; i musulmani sono tornati a casa, con le coccarde tricolore della rivoluzione, ma ai loro posti da vogatori sono andati i
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TAOTULA, BENESSERE IN EQUILIBRIO CENTRO BENESSERE BIO OLISTICO
Noemi Venturini ha aperto a Genova il primo e unico Centro Benessere Bio Olistico della Liguria e io, per la prima volta nella mia vita, ho gustato un aperitivo biologico. Cosa distingue Taotula? L’idea di realizzare un centro benessere è nata dopo un lungo percorso di vita, di incontri casuali o non casuali che ci hanno indotto a riflettere sul come diventare parte integrante del mondo nel modo, più naturale possibile. La passione per il benessere delle persone è stata la spinta, ma la riflessione profonda ci ha guidato verso una filosofia incentrata sul concetto olistico. Inevitabile, e fortemente voluta, la strada intrapresa verso il biologico, che prima di essere un prodotto o un trattamento è una filosofia. È un concetto guida che nasce dentro all’anima e cambia la vita. Per questo Taotula pone estrema attenzione e cura nell’utilizzo di prodotti naturali selezionati nel rispetto dell’individuo e dell’ambiente che lo circonda. Che significato ha benessere in equilibrio? L’individuo entra in armonia con tutto quello che lo circonda, quando in lui, mente e corpo, sono in equilibrio e Taotula attraverso la perfetta fusione tra Oriente e Occidente propone: • massaggi e trattamenti specifici per raggiungere l’equilibrio psicofisico, formulando percorsi personalizzati e perfezionati sotto il costante controllo di operatori e naturopati; • trattamenti di bellezza che riducono gli scompensi e gli squilibri della cute e dei capelli rispettando l’equilibrio naturale attraverso il parrucchiere Bio; • alimentazione biologica naturale energetica e riequilibrante nei vari momenti della giornata; • colloqui, consigli, riflessioni e convegni per riscoprire in noi stessi l’armonia e l’equilibrio innati. È suggestione o si percepisce energia? Gli ambienti di Taotula sono stati costruiti e attrezzati utilizzando la millenaria tradizione vedico-indiana del Vastu, lo yoga dell’abitare, che attraverso lo studio e l’armonizzazione dei propri spazi abitativi, ha come scopo il miglioramento della vita in termini di salute, prosperità e saggezza. Dal centro della struttura, si diffonde negli ambienti un usso che favorisce energia, pace e armonia.
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Dopo l’aperitivo sono passato allo spuntino energetico e ho capito che il vero punto di equilibrio e di differenza di Taotula, sono le persone, semplici e straordinarie allo stesso tempo, capaci di coinvolgere chi le incontra, nella riscoperta di antichi valori in grado di migliorare la nostra vita, e perché no, anche il nostro mondo.
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Golf Club Gressoney Monte Rosa
I vincitori del Trofeo DAB Bier Ecco i premiati della finale disputata il 19 agosto a Gressoney
Prima categoria 1° Netto: Valentino Follioley, Golf Club Gressoney 2° Netto: Claudio Coda, Golf Club Cavaglià 3° Netto: Pietro Cesare, Golf Club Ivrea Seconda categoria 1° Netto: Camilla Gallo, Golf Club Biella Betulle 2° Netto: Liliane Barda, Golf Club San Giovanni 3° Netto: Ilaria Farina, Golf Club VDA Range 1° Lordo: Giovanni Tallia, Golf Club Biella Betulle
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arte nel mondo
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ei primi giorni di giugno la maggiore concentrazione di aerei privati si può incontrare all’aeroporto di Basilea, quando si fa parte – direttamente od indirettamente – di quel fantastico circo che è il mondo dell’arte. La capitale internazionale del farmaceutico è l’ormai storica ospite di una concentrazione di capolavori d’arte moderna e contemporanea che non ha eguali. Art Basel è un logo talmente consacrato tra gli addetti ai lavori da estendere nel globo il suo essere. Ora sono nate anche Art Basel Miami e l’ultima, in ordine di successo, Art Basel Hong Kong. Galleristi, artisti, collezionisti e vip non possono non esserci: si potrebbe credere chi non è qui oggi sia un protagonista ormai passato. E guai a pensarlo. Le vernici per i pochi che possiedono tessere VIP (un selezionato pool di banche vaglia e decide ogni anno chi potrà di nuovo incontrarsi, tra quei pochi che per primi potranno ammirare e possibilmente acquistare capolavori consacrati ed introvabili, oppure dimostrare il proprio fiuto accaparrandosi un eclatante lavoro creato da quel giovane così promettente che il mercato sta per eleggere tra i futuri maestri) è evento atteso di anno in anno. Inutile sottolineare quanto importante sia essere tra i possessori di quel particolare pezzetto di plastica. Certo, per loro ovviamente la propria auto qui non serve: Art Basel offre pure una flotta di prestigiose auto Vip, quest’anno Bmw ed Audi, che orgogliosamente accompagnano il collezionista alla presentazione dell’esposizione di Jeff Koons, incontrastata icona dell’avanguardia statunitense ospitata presso la Fondazione Beyeler nei bellissimi spazi disegnati all’architetto italiano Renzo Piano (dove purtroppo la
gola di voler approfittare dell’evento per vendere il catalogo della mostra non permetteva ai visitatori di fotografare alcuna delle opere esposte) o al Museo Tinguely, spettacolare edificio di Mario Botta, il grande architetto svizzero che in occasione del centenario del gruppo farmaceutico Roche ha firmato uno dei suoi migliori progetti, dove si inaugurava l’affascinante “Tatlin, una nuova arte per un mondo nuovo”. La storicizzazione di un leggendario maestro dell’avanguardia ospitato nel museo del maggiore avanguardista svizzero dell’ultimo secolo. E che dire della impattante concentrazione di capolavori di Renoir nel Museo cittadino? La prova del mercato, in un momento di indubbia crisi finanziaria globale, da subito forte dei successi delle aste internazionali ha dato immediatamente una risposta positiva: una consistente falange di titolari di tessere accorsi nei primi due giorni a loro riservati è pure proprietaria di molte opere che a lato presentano un piccolo, delizioso ed intrigante bollino rosso. Un ottimo augurio per i futuri giorni di fiera. Il circo si apre alle dieci e molti, anzi tutti, sono presenti per ritrovarsi e salutarsi con un cenno decisamente distratto, ma carico di uno snobismo molto mondano ed intriso di una buona dose di sentito protagonismo. Interessante l’interpretazione data da molte gallerie che dedicano i loro spazi ai maestri: le blue chips appese alle pareti trasformano la fiera in spazi museali. I Picasso, i Mirò, gli Chagall, i Magritte insieme a capolavori di Schiele e Klimt fanno coppia con i De Kooning ed i Kapoor. Impattanti le opere di Hirsch e di Murakami. Molte gallerie statunitensi ospitano “Omaggi all’Arte Italiana” proponendo opere di Fontana, Pistoletto, Manzoni, Castellani e Parmiggiani.
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Arte contemporanea
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n fiume in piena. Ecco: se dovessi definire la personalità, il lavoro, l’arte tutta di Ben Vautier credo che non potrei fare meglio di così. La mia più che trentennale frequentazione con uno dei grandi protagonisti dell’arte contemporanea internazionale iniziò quando, dopo un pantagruelico pranzo – si parlava di movimenti internazionali insieme alla fecondazione del polipo mediterraneo oppure dell’importanza del Blu Klein nei confronti della struttura caotica del mondo – nel quale il Plateau Royal, trofeo di crostacei e frutti di mare, piatto
orgoglio della sua amata Nizza, sparì in un attimo: gli domandai timidamente se intendesse realizzare una sua opera per il neonato Museo di Scultura di Portofino. La performance che nacque dai gesti, dall’interpretazione del concetto di scultura e dall’eventualità che ciò fosse possibile fu affascinante come l’opera che oggi è personaggio nell’ormai storico Museo del Parco Centro Internazionale di Scultura all’Aperto di Portofino. Ben Vautier nasce a Napoli il 18 Luglio 1935 da padre svizzero-francese e da madre occitano-irlandese; trascorre la sua
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infanzia tra Smirne, Alessandria d’Egitto e la Svizzera. La sua vita già sembra una performance fluxus. La libreria “Le Nain Bleu” assume negli anni ’50 come commesso il giovane Ben che si propone come pittore astratto. Il “Magazin” è la sua prima attività, un negozio di dischi usati nel 1954; nel 1959 fonda il giornale “Ben Dieu”. Tutto è un vivere freneticamente ed entusiasticamente, incontra Yves Klein, conosce il lavoro di Marcel Duchamp, trasforma il suo spazio in un luogo di incontri denominato “Ben Doute de Tour Gallery”, frequenta Arman e Spoerri che appartengono già alla corrente del Nouveau Rèalisme. Da questa esperienza si rende conto della rilevanza della firma dell’artista rispetto all’opera d’arte e decide perciò di fare della propria firma il contenuto di un quadro. Prende possesso di tutto ciò che gli passa per le mani in nome di un suo postulato: l’estetica dell’appropriazione, e lo firma. Tutto è Ben, addirittura i dipinti degli altri. Proclama Nizza “opera d’arte aperta”. Afferma che “per cambiare l’arte bisogna cambiare l’ego” ed espone sé stesso a Nizza. L’ incontro decisivo è nel 1962 con il grande animatore, la figura fondamentale del movimento “Fluxus”: George Maciunas.
Immediatamente abbraccia il movimento diventandone uno dei più raffinati teorici e protagonista delle molteplici Performance e dei numerosissimi festival internazionali. Eccolo teorizzare che ciò che conta è il messaggio e nel 1963 espone sulla strada un drappo affermando che non esiste alcuna differenza tra una banderuola ed un dipinto. Attraverso le sue opere il messaggio raggiunge cieli, mari e terre del nostro globo. Il vivere fluxus coinvolge non solamente il mondo dell’arte, della musica ma per molti il modo di intendere e vivere il quotidiano. Centosettantasei pannelli contenenti tutto ciò che vi è in un dipinto: il tempo, il gesto, il segno, l’ego… è la “Deconstruction du tableaux” del 1973. Nella sua mostra tenutasi nel 1977 al Beaubourg di Parigi dal titolo “A propos de Nice” analizza il problema delle etnie pubblicando un importante testo di dieci pagine sull’argomento, affronta le novità della vita inserendo nelle sue opere una componente ironico-grottesca che chiamerà “Figuration libre”. Il fiume come sempre non si arresta, anzi: viaggia, coinvolge e crea. Londra lo vede per quindici giorni l’organizzatore del Festival Fluxus alla One Gallery ove vende dischi usati, esegue performance e fonda il “Theatre Total”, mentre a Parigi alla Galerie Zunini espone una portinaia. Edita un libro di interventi teorici, pubblica riviste e promuove dibattiti fonda, grazie all’amore ad alla rassegnazione della moglie Annie, nella loro casa una Galleria d’Arte dal nome “Malabar e Cunegonde”. Nel 1990 la Biennale di Venezia lo invita e l’artista propone un’immensa, intera parete al movimento Fluxus. Roma nello stesso anno lo ospita per ascoltare il suono dei violini come sul Titanic, mentre ammira il grande quadro che Ben dedica a quel dramma e percepisce il messaggio dell’artista: l’arte cola a picco. Onnivora è la sua frenesia artistica nel 1991 a Parigi il Beaubourg gli concede uno spazio ove propone citazioni e domande sull’arte, contemporaneamente il Museo di Nizza espone “la Chambre di Ben” mentre l’artista partecipa alla Biennale di Lione. Tutto il mondo ormai è coinvolto dall’onda Ben ed in ogni luogo, in ogni mostra il suo messaggio giunge: firmato Ben. Ormai artista storicizzato, osannato dal collezionismo e conteso dai musei, Ben continua a sorprendere e ad intrigare il mondo dell’arte con una freschezza e semplicità disarmante. Il suo ultimo lavoro, per volontà della sorte, è un intervento su di un cofano della Porsche in occasione della Mostra Cofani d’Autore in svolgimento al Museo del Parco di Portofino e sul cofano ha scritto: Io sono il Capo Ben.
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Giulio Bardelli
Fotografo
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aureato in Scienze Naturali nel 2009, da sempre affascinato dal mondo della fotografia, ha iniziato ad interessarsi in modo più approfondito anche dal punto di vista tecnico ed a scattare un maggior numero di fotografie nel 2007, inizialmente si è occupato soprattutto di fotografia naturalistica, abbinando la sua passione per la fotografia con il suo amore per la natura, gli animali e le escursioni. Dal 2009 ha iniziato ad interessarsi anche ad altri generi fotografici, frequentando alcuni corsi presso professionisti del settore, e nel 2012 è diventato ufficialmente fotografo professionista. Attualmente si occupa di cerimonie quali matrimoni, battesimi, cresime e comunioni; feste, eventi, spettacoli teatrali, concerti, book e ritratti per modelle, attori e attrici o aspiranti tali. In particolare per quanto riguarda i book fotografici vengono effettuati all’interno dei saloni e del giardino di Villa Bombrini, una bellissima e storica villa del ponente genovese (in foto Martina Lodi). Ha all’attivo varie collaborazioni con alcuni enti, compagnie e associazioni di Genova. Dal 2009 collabora attivamente con Gli Amici di Jachy, una Compagnia Teatrale di Genova, seguendola in tutti i suoi spettacoli in giro per l’Italia
Nel 2010 ha iniziato a cooperare con l’Associazione Pietro Santini, effettuando per essa alcuni servizi fotografici per vari eventi sportivi e concerti, grazie a questa associazione ha collaboro con i Solid Wave gruppo musicale di Genova. Dal 2011 collabora con l’Associazione Culturale PegliLive, grazie alla quale nel maggio del 2012 ha potuto realizzare la sua prima mostra fotografica, all’interno dei locali del Museo Navale di Pegli, dedicata al mare, alla barca e al suo rapporto con l’uomo. Dal 2012 ha iniziato una collaborazione con il Wacky Brass Quintet, un quintetto di ottoni genovesi, seguendoli nei loro concerti in giro per la Liguria. Sempre nello stesso anno per la realizzazione dei Book fotografici ha iniziato a lavorare insieme a Chiara Marrella e Lara Maria Muzio due Make-up artist.
Informazioni e Contatti giulio.bardelli@gmail.com Telefono: 3400817717 Pagina Facebook: Giulio Bardelli Photographer
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Simulazione di un evento in un acceleratore di particelle che dovrebbe generare un bosone di Higgs
“Catturata la particella di Dio”. Così si esprimono molti e prestigiosi giornali quotidiani dopo l’annuncio che al Cern di Ginevra è stato trovato e misurato il bosone di Higgs. Altro titolo: “Quella particella è Dio”. In attesa di una conferma definitiva, personalmente lascio stare Dio e desidero piuttosto richiamare l’attenzione sull’importanza che la ricerca in fisica teorica riveste anche per la filosofia. Da secoli gli scienziati si pongono interrogativi che un tempo erano prerogativa dei filosofi. La nota ipotesi di Stephen Hawking dell’universo senza confini è ben espressa dalle seguenti parole: «Un universo che è completamente contenuto in se stesso, che non ha confini o limiti, né inizio o fine. L’universo semplicemente è». Questo è un esempio di come la filosofia contemporanea abbia del tutto demandato alla scienza il compito di elaborare una metafisica che, a differenza dei grandi sistemi del passato, sia basata su ipotesi o risultati derivanti dall’attività sperimentale. E allora perché l’Universo esiste? Se l’idea di Hawking è corretta, il vecchio interrogativo metafisico «Perché l’universo esiste?», non ha senso, dal momento che l’essere non avrebbe alcuna spiegazione al di fuori di se stesso. Qualcuno obietterà che non si tratta di metafisica, ed è vero se con tale termine intendiamo denotare qualcosa di paragonabile ai sistemi di Aristotele o di Hegel. Il fatto è, tuttavia, che la metafisica – proprio come la scienza – è soggetta a cambiamenti con il trascorrere del tempo: i filo-
sofi d’oggi non possono più sedersi a tavolino e immaginare la struttura della realtà usando soltanto il pensiero puro e il ragionamento deduttivo. E la metafisica? Dovrebbe comunque risultare chiaro che proprio di metafisica si tratta, poiché gli scienziati altro non fanno che andare alla ricerca dei costituenti ultimi della realtà: un semplice cambiamento terminologico non è in grado di nascondere la vera natura dei problemi sul tappeto. Da parte sua, Steven Weinberg, premio Nobel per la fisica, ci fornisce nel suo libro Il sogno dell’unità dell’universo un quadro preciso sia dell’atteggiamento realista di fondo degli scienziati sia della loro continua ricerca dei primi principi, scrivendo: «Seduto alla mia scrivania o al tavolo di un caffè, maneggio espressioni matematiche sentendomi come Faust che gioca con i pentagrammi prima dell’arrivo di Mefistofele; di tanto in tanto, a lunghi intervalli, astrazioni matematiche, dati sperimentali e intuizione fisica si fondono in una teoria ben definita sulle particelle, le forze e le simmetrie. E a intervalli ancora più lunghi la teoria si rivela corretta; qualche volta l’esperimento mostra che la natura si comporta davvero come dovrebbe comportarsi secondo la teoria. Le nostre attuali teorie hanno solo una validità limitata, sono ancora provvisorie e incomplete. Ma dietro di esse intravediamo di tanto in tanto una teoria finale, una teoria che avrebbe una validità illimitata e che con la sua completezza e coerenza ci appagherebbe completamente».
I filosofi
e la particella di Dio Incontro col Professor Michele Marsonet a proposito della recente scoperta Di Diana Bacchiaz del Cern di Ginevra 108 INGENOVA Magazine
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L’intervista La natura è oggetto di indagine per i filosofi? Importante è l’atteggiamento nei confronti della realtà. La filosofia moderna e contemporanea è – tranne pochissime eccezioni – antropocentrica. Ha prodotto sistemi speculativi centrati quasi esclusivamente sull’uomo e sull’immagine che egli ha del mondo: l’essere umano non è più visto come un componente – per quanto importante – della realtà, ma piuttosto come un’entità totalmente autonoma che nulla ha a che fare con la natura o, ancor peggio, che si pone in antitesi ad essa. Nessuna meraviglia, quindi, che la natura non sia più considerata da molti filosofi un oggetto d’indagine interessante. L’espressione più potente dell’atteggiamento anti-naturalistico della filosofia moderna può in effetti essere trovato nella vena poetica di Friedrich Nietzsche: «O grande astro! Che ne sarebbe della tua felicità se non avessi a chi risplendere? Da dieci anni vieni quassù nella mia caverna; ti saresti tediato della tua luce e di questo cammino, non fosse stato per me, per l’aquila mia e pel mio serpente». Lo Zarathustra di Nietzsche, che considera il sole inutile e insignificante senza la presenza degli esseri umani, è la perfetta caratterizazione di un antropocentrismo filosofico imperante. Ciò che invece troviamo nelle considerazioni di scienziati come Weinberg e Hawking è una ricerca costante dei princìpi fondamentali che possono spiegare la struttura della realtà. Oggi – scrive Weinberg – riteniamo che gli atomi si comportino in un certo modo nelle reazioni chimiche perché i principi fisici che governano gli elettroni e le forze elettriche dentro gli atomi non lasciano loro la libertà di comportarsi in nessun’altra maniera. Gli scienziati sono impegnati nella scoperta di processi che si trovano dentro la struttura della natura stessa. Si noti quanto sia profondo e completo il rovesciamento delle tesi rese popolari da alcune correnti filosofiche contemporanee. Di fronte all’annuncio del Cern occorre rammentare tutto questo, senza d’altro canto scordare che la scienza è anche umile, poiché non rifiuta mai di riconoscere i propri fallimenti. Come dicevo all’inizio si resta in attesa di una conferma ma, nel frattempo, cerchiamo di non mischiare Dio con le scoperte scientifiche. Dal punto di vista umano la natura potrebbe essere inesauribile poiché trascende i nostri limiti cognitivi, ragione di più per essere prudenti e non pretendere di aver compreso tutto una volta per sempre.
CHI è MICHELE MARSONET Si è laureato in Filosofia presso l’Università di Genova e in seguito all’Università di Pittsburgh (U.S.A.). Dopo la laurea ha svolto periodi di ricerca in qualità di Visiting Fellow presso le Università di Oxford e Manchester (U.K.), alla City University di New York e alla Catholic University of America (U.S.A.). E’ attualmente Professore Ordinario di Filosofia della scienza e di Metodologia delle scienze umane nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova. E’ stato Direttore del Dipartimento di Filosofia (20002002 e 2008-2011) e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova (2002-2008), dal 1° novembre 2008 a oggi è Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova. E’ Fellow del Center for Philosophy of Science dell’Università di Pittsburgh. E’ stato Visiting Professor in molti atenei stranieri: University of Melbourne (Australia), University of Pittsburgh e Catholic University of America (U.S.A.), London King’s College, Leeds, Manchester, Hertfordshire, Stirling, Southampton e Middlesex (U.K.), Cork (Irlanda), Bergen (Norvegia), Siviglia e Malaga (Spagna), Friburgo (Svizzera), Lovanio (Belgio), Giessen (Germania), Varsavia e Cracovia (Polonia), Cluj (Romania), Malta, Valona (Albania), Reykjavik (Islanda). E’ Professore Onorario della Universidad Ricardo Palma di Lima, e nel 2009 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa della Universidad Continental di Huancayo (Perù). E’ autore di 30 volumi e curatele, di cui 5 in lingua inglese pubblicati in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, e di circa 250 articoli, saggi e recensioni in italiano, inglese e francese su riviste italiane e straniere. E’ giornalista pubblicista.
A sinistra il fisico Peter Higgs. Qui sotto una sezione dell’acceleratore di particelle del CERN a Ginevra
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Liguria artistica interpretazione rispetto ai modelli storici non solo in campo architettonico, ma anche in quelli artistico e letterario – si deve semmai sottolineare la presenza di un gusto per l’assemblaggio e per la libera contaminazione stilistica. Questa sbrigliata predisposizione a raccordare tra loro le suggestioni provenienti da un ampio ed eclettico repertorio di motivi decorativi rappresentò dunque la principale peculiarità espressiva di Gino: una prerogativa stilistica che Rossana Bossaglia – a cui va il merito di aver avviato per prima un serio e analitico studio sui Coppedè, in un’epoca ancora scettica e ostile verso tali fenomeni artistici – definì, con felice espressione, “architettura di epidermide”. E non è infatti un caso che Mario Labò – nel suo testo di presentazione della raccolta di tavole Castelli e ville in carattere quattrocentesco di Gino Coppedè (1914) – abbia messo in evidenza, con queste parole, come la principale caratteristica della sua attività progettuale fosse rappresentata da un’innata inclinazione a modellare la superficie plastica dei manufatti architettonici: “… questo cittadino di Prato… sente con sincerità profonda e con profondo amore l’antica mirabile arte che ha segnato nella sua terra toscana orme così dure e solenni. La sente, naturalmente, a modo suo: ne accoglie cioè le grandi linee, e poi si compiace di adornarle con cura minuta, animando di aggetti i lisci piani massicci e squadrati, creando nella bigia pietra e nel fosco vermiglio mattone intrichi e vaghezze di forme che bastano a serenare ed allietare la severità nuda e rude della mole guerriera; sì che il fantasma antico si veste di fogge nuove, e respira un’anima nuova. Nell’opera di questo mutamento all’architetto si unisce, e talora anche sovrasta, uno scultore – Gino Coppedè viene da una famiglia di intagliatori eccellenti, ed ha ancora nel palmo il callo lasciatovi dagli scarpelli e delle sgorbie – e la dovizia delle immagini si accumula finché lo spazio ne comporta”. E proprio attraverso questa specifica cifra estetica e operativa si venne manifestando quello “stile Coppedè”, che è stato assunto a definizione corrente e popolare, talvolta in senso spregiativo, sino ai giorni nostri, ma che fu già coniata all’apice del successo del giovane architetto fiorentino, come attestato da queste considerazioni di un cronista del tempo: “Lo stile? Non c’è che una risposta a questa domanda. Stile Coppedè. Egli prende il buono dove lo trova e sa combinare il meglio delle differenti scuole in una fusione che è sua… Sovrabbondante forse l’ornamentazione di quella sovrabbondanza che è una delle caratteristiche del Coppedè, il quale ha l’aria di voler trasmettere alla sua opera d’artista e quasi di consacrare nella materia bruta ma ubbidiente la sua esuberante vitalità di maschio irrequieto e gioviale”. Se questa superficiale interpretazione dello “stile Coppedè” ebbe e, in parte, continua ad avere un riscontro nella opinione corrente, i più recenti inquadramenti critici sull’attività di Gino e della sua famiglia – a partire dal celebre studio della Bossaglia del 1982, I Coppedè – ne hanno dimostrato l’infondatezza, chiarendo come la longevità di queste istanze espressive sia stata determinata da un diretto e aggiornato confronto con le principali tendenze architettoniche e artistiche del tempo. Tra le principali istanze moderniste che connotarono il panorama culturale a cavallo tra Otto e Novecento, Gino Coppedè guardò in particolare a certo monumentalismo secessionista, assimilandone i fondamentali modelli progettuali e i più diffusi motivi iconografici. Pur senza aderire in pieno alla lezione di un classicismo modernista, alla cui semplificazione delle forme contribuì il passaggio dalla costruzione in muratura a quella in cemento armato, il Coppedè derivò dalla scuola di Otto Wagner la capacità di distaccarsi dallo storicismo ottocentesco. Il riferimento ai progetti di Wagner, e a quelli del suo
allievo Leopold Bauer, appare innanzitutto evidente nel suo atteggiamento di autonoma rielaborazione del gusto secessionista per il mausoleo: una manifestazione di apertura culturale che includeva peraltro anche riferimenti all’architettura di rinnovamento delle grandi metropoli nordeuropee e allo “stile Opéra” di Charles Garnier, attivo nel sud della Francia, dove realizzò il Casinò di Montecarlo (1878-1879), e nella stessa riviera ligure, dove a Bordighera edificò intorno al 1870 la sua villa. La contiguità espressiva con i modelli formali mitteleuropei, introdotti in Italia anche dalle suggestioni ispirate dall’allestimento di Peter Behrens per la sezione tedesca all’“Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna” di Torino del 1902, si può peraltro riscontrare nel personale gusto per le sculture che decorano le facciate dei suoi palazzi: una costante formale – sviluppata su scala monumentale in occasione del grandioso allestimento scenografico per l’“Esposizione Internazionale di Marina, Igiene marinara e Mostra coloniale italiana” di Genova del 1914 – che adottò pure il fratello Adolfo, come testimoniato dalle due teste ai lati del cancello di ingresso della Palazzina Antonini, edificata a Firenze nel 1907.
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Tornando al caso specifico del Castello, fondamentale fu per l’approccio progettuale di Coppedè la sua sintonia culturale con il committente Evan Mackenzie. Incontrato, pare, per la prima volta nel 1890 a Firenze nella bottega antiquaria dello scultore Pasquale Romanelli, con lui condivise l’amore per quello “stile fiorentino” affermatosi nel corso dell’Ottocento e sviluppatosi sino ai primi decenni del Novecento attraverso una visione idealistica della produzione artigianale toscana, assunta come principale depositaria della tradizione medievale e rinascimentale. Un sodalizio culturale il cui spirito traspare, grazie al consueto gusto teatrale del Coppedè, nel loro duplice ritratto al centro dell’anacronistica e scenografica visione del cantiere del Castello, raffigurata nel dipinto murale lungo la rampa dello scalone d’ingresso. Questo peculiare contesto artistico, maturato nell’ambito di una variegata produzione nei diversi campi dell’ebanisteria, della ceramica, del ferro battuto e dell’alabastro, svolse un ruolo fondamentale nella progettazione delle opere decorative e degli arredi del Castello Mackenzie. Tra le principali manifatture toscane coinvolte, sotto la regia progettuale de “La Casa Artistica” dei Coppedè, bisogna infatti ricordare la Cantagalli e la De Matteis di Firenze e le Officine Michelucci di Pistoia. Nel Mackenzie la manifattura di Ulisse Cantagalli, che con una produzione ispirata alla tradizione artistica cinquecentesca aveva già avuto un ruolo preminente negli impianti decorativi del Castello Stibbert di Firenze, ripropose le sue interpretazioni delle tipologie rinascimentali e del repertorio robbiano. In particolare si può citare, nel cortile d’accesso alla Cappella, la figura in rilievo in terracotta invetriata al centro della lunetta del portale: riproduzione di uno dei putti in fasce di Andrea Della Robbia, collocati entro tondi sulla facciata dello Spedale degli Innocenti a Firenze. Anche la collaborazione dell’Officina De Matteis – “Impresa per la costruzione di artistiche vetrate medievali”, fondata a Firenze nel 1859 da Ulisse De Matteis e Natale Bruschi – evidenziò nelle opere decorative del Castello Mackenzie una totale sintonia con la commistione stilistica espressa dal progetto architettonico del Coppedè. Tra le diverse vetrate commissionate è possibile infatti riscontrare – nelle due finestre a bifora sopra l’altare della Cappella raffiguranti i Santi Michele e Liberato Martire – una consonanza stilistica con il gusto delle decorazioni pittoriche dell’ambiente, ispirate alla lezione figurativa di Beato Angelico nell’ambito di un generale richiamo alla cultura toscana tardo medievale e quattrocentesca. Per quanto concerne invece la
partecipazione delle Officine Michelucci al cantiere del Castello, dove erano state chiamate a realizzare le decorazioni metalliche e in ferro battuto insieme alla ditte Mantero di Genova, Pinasco di Recco e Checcucci di San Gimignano, è opportuno ricordare che la loro collaborazione con i Coppedè era stata già avviata a partire dai primi anni novanta dell’Ottocento. Se la principale connotazione stilistica del Castello esprime dunque un’affastellarsi di richiami alla tradizione artistica toscana e in particolare ai modelli formali e iconografici quattro-cinquecenteschi, all’interno degli apparati decorativi del Mackenzie non mancano tuttavia riferimenti alle istanze linguistiche dell’arte decorativa moderna, che in quegli anni stava affermandosi in Italia, attraverso le suggestioni provenienti dalla diverse interpretazioni internazionali dell’Art Nouveau. Mackenzie – personaggio legato al contesto sociale e culturale del suo tempo, per la diretta partecipazione alla vita pubblica attraverso la sua attività imprenditoriale e per il suo ruolo di collezionista e promotore delle arti decorative – fu infatti in grado di adeguare il proprio gusto anche alle più innovative ricerche stilistiche. La sua apertura culturale a tendenze artistiche apparentemente lontane dalle sue inclinazioni è d’altronde testimoniata, nel locale che ospitava la sua camera da letto, dai sovrapporta in stucco (probabilmente preesistenti all’intervento del Coppedè) raffiguranti Allegorie delle Stagioni e Le Età della vita, che replicavano gli originali tondi in marmo dello scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen. Tra gli apparati decorativi del Castello ispirati al nuovo stile, l’esempio più eclatante è forse rappresentato dal bassorilievo in marmo, di matrice bistolfiana, Il viandante e la fonte che lo scultore ligure Edoardo De Albertis eseguì nel 1901, lo stesso anno nel quale diede un significativo contributo artistico alla “VII Esposizione Regionale Industriale” di Genova. Un evidente riferimento alla cultura figurativa art nouveau di impronta secessionista si ritrova tuttavia anche nel mosaico collocato sulla facciata esterna del Castello e realizzato dalla Società Musiva di Venezia. In altri casi, i modelli formali e iconografici del nuovo stile apparivano rielaborati attraverso un più diretto richiamo alla cultura tardo medievale e rinascimentale, come ad esempio nelle pitture murali del fratello di Gino, Carlo, che, all’interno degli apparati decorativi del Castello Mackenzie, rappresentano un capitolo importante e sanciscono l’affermazione di una tipologia artistica che caratterizzerà frequentemente le successive realizzazioni dei Coppedè. In queste particolari decorazioni pittoriche si rifletterono tuttavia anche il gusto e gli interessi culturali del committente, come appare evidente non solo nella citata rappresentazione del cantiere del Castello, ma pure nel dipinto murale raffigurante l’inaugurazione del Banco di San Giorgio e nell’autocelebrazione del corteo rinascimentale, nel quale i vari componenti della famiglia furono ritratti con costumi dell’epoca.
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ol Salone Nautico torna anche GenovaInBlu. In parallelo alla manifestazione, infatti, si svolgerà il ricco programma di eventi “fuori salone” che lo scorso anno ha coniugato eventi culturali e mostre con aperture straordinarie di negozi, sfilate di moda e dibattiti, iniziative che hanno animato il territorio genovese durante i nove giorni di svolgimento del Salone, raccogliendo una forte partecipazione da parte della cittadinanza con migliaia di persone accorse alle iniziative serali. L’edizione 2012 di GenovaInBlu, che nasce dalla collaborazione con Camera di Commercio e Comune di Genova e vede la partnership di Regione Liguria, Provincia di Genova, ASCOM, Confesercenti e Convention Bureau, si presenterà con un calendario di iniziative che vedranno un’integrazione ancora maggiore tra quartiere fieristico e tessuto urbano e si articoleranno in diverse location cittadine. GenovaInBlu avrà l’obiettivo di accendere diverse zone della città, con
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Salone Nautico Arte, concerti, appuntamenti nel “fuori salone” dopo il grande successo dell’anno scorso differenti temi, eventi culturali, shopping, design, musica e arte. Il centro cittadino, con i suoi prestigiosi palazzi storici - da Palazzo Ducale a Via Garibaldi al centro storico - saranno sede di eventi culturali e momenti dedicati alla moda in un’atmosfera elegante e mondana. Una serata sarà dedicata alla cultura come patrimonio della città: in occasione del GenovaInBlu è prevista l’apertura straordinaria pomeridiana e serale dei Musei di Strada Nuova, mentre i Palazzi dei Rolli ed alcuni Palazzi storici del centro storico saranno animati da iniziative ed eventi vari. In occasione di GenovaInBlu verrà restituito per qualche giorno alla città lo splendido Palazzo Lercari Spinola di via degli Orefici – già Palazzo dei Rolli, in fase di ultimazione del complesso restauro che gli ha ridato l’antico splendore. Grazie a Vaimm Sviluppo S.r.l. Gruppo Vittoria Assicurazioni, il Palazzo, nelle affascinanti Sale elegantemente decorate ospiterà un evento culturale e sarà visitabile per il grande pubblico. Grande attesa anche quest’anno per l’evento di Palazzo Nicolosio Lomellino che vedrà l’apertura, in occasione di GenovaInBlu, di una mostra di grande richiamo e interesse culturale. Il Porto Antico sarà l’affaccio del GenovaInBlu sul mare, luogo tradizionale dell’edutainment giovanile e non solo. Il centro storico sarà animato dalle attività enogastronomiche mentre le attività presenti nel cuore commerciale della città contribuiranno a vivacizzare le serate unendo shopping con iniziative gastronomiche. Oltre all’illuminazione monumentale di Via Garibaldi, già in programma, è in fase di progetto un’illuminazione scenografica delle zone
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interessate dagli eventi GenovaInBlu: Piazza de Ferrari, Via Roma, Via XXV Aprile. La serata di apertura – domenica 7 ottobre – inizierà ad illuminare la città partendo dal cuore pulsante della cultura cittadina: nel porticato minore di Palazzo Ducale saranno allestite sculture e installazioni luminose del maestro Marco Nereo Rotelli che faranno da scenografia ad un concerto del cantautore genovese, Francesco Baccini. Sarà l’arte contemporanea, invece, ad animare ed inaugurare il calendario di eventi GenovaInBlu con l’apertura di Contemplarte, una rassegna di arte contemporanea che si svilupperà tra i chiostri di San Matteo, il Museo Diocesano, il Museo di Sant’Agostino e Santa Maria di Castello accompagnata da un’apertura straordinaria di alcune gallerie d’arte moderna e contemporanea del circuito Start. Nella settimana ci saranno due serate dedicate all’intrattenimento gastronomico e musicale. Grazie alla collaborazione degli operatori aderenti ad ASCOM, per la prima volta si potrà cenare negli affascinanti spazi del Mercato Orientale che si trasformerà sotto la guida di chef del territorio in una serata enogastronomica a tema ligure ed
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Salone Nautico
intrattenimento musicale a cura di cantautori genovesi. Un’altra serata si svolgerà al Porto Antico con grande evento ospitato dall’Acquario di Genova dal titolo “Il consumo sostenibile delle risorse ittiche”: buffet con assaggi di pesce, rappresentazione teatrale “Alla ricerca del Pesce ritrovato”, intrattenimenti a cura della Compagnia del Suq e dell’Orchestra Bailam. Martedì 9 ottobre si rinnova l’appuntamento con l’A eritivo in Blu, la serat dedicata allo shopping n Via Roma e dintorni co apertura serale dei neg zi, pedonalizzazione d l a via, mu ica a cura dell Orchestr del Teatro Car o Fel ce e del Conservat rio N co ò Paganini. All interno e negozi ve à servito n ap riti o a ie ai ar er dell ini ia iva s pp rtata da Grupp RCS d lla rivis a Yac t&Sai . ’incontro de c to ai pi ot des gn el made i I ly e ai e gner el mon o na i o o ganiz at gr zie a l co labor zi ne con AD As ociaz one Des gn I ustriale – e Yacht Sail rmai un appuntam nto n ueto di GenovaIn lu: alendario mercol dì 10 o tobre. Gi vedì 1 otto , l Geno aIn lu ncon a per la p ima vol a i a ri genovesi con o sp t colo prodotto da Teat o Stabile di Genov “Att i quei 3” con T llio le ghi, Maurizio Lastri o e Enzo Paci al Teatro ella Corte. Si rinnova an he quest’anno l ap rtura raordinaria della Rinas nte venerdì 12 ottobre c n niziativ di vario ge er in ogni piano del m az ino: degust zioni, s at , imostraz oni di m i age. In o t mporane ranno a rt straord a ament ne oz in P c ie ra c n m sica e s ck a cura di M ody – Pa ic ria Svizze a Dal a 14 ottobre, a Pal o D ale, a inoltre pos b l i rare il eglio ella F cia gra ie a “B njour la Fr n e”, u sp sizione vendita de tti pici transal i un r na per g op ratori d ur smo ranc si con p rticolare at enzi ne alla c ttà di M i he s rà el 01 Ca le ope d la l ra. e ndi Gen Blu en ler an he i a c n ari a in c tt in v e t a cu M ina Ge ova oport e Po to Ca o R va ap o organiz z o di se li he nd an v g e l e orm nt il t r o o.
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32 Campionati di Safari Fotogra co Subacqueo FIPSAS disp tati nelle calde acque d ll’Area Mari a Protetta di Porto Cesa eo (Lecce) passeranno al a storia per l’eccezion le numero di specie ittiche diverse fotografate. P r l’evento iù importante dell’anno di questa specialità agon stica in forte crescita sono scesi i acqua fra l’11 e il 13 l glio quaranta finalisti peri i titoli individuali e la bellezz di 21 squadre per il titolo Società. Vediamo subito i risult ti finali che hanno portato all’assegnazione dei titoli italia i 2012 e alla riconferma l vertice dei fotografi subacquei della Liguria: nella categoria “ARA Master”, si pratic con l’autorespiratore e utilizzando apparecchi fotografici re ex, ha vinto nettamente assimo Corr di del Club Sub Bogliasco Seatram – D veross al su quarto tit lo tricolore Da notare c e Corradi h anche totaliz ato il maggior puntegg o assoluto lle quattr categorie c 2116 e 52 specie diver e Alle sue spalle Claudio Zori del G leri Sub Tr este e Mar o Gargiulo del Poseidon eam di Sorr to. Nella a egoria “ARA Compatte” do e si usano li apparecc compatti, a colto una bella e mer ta vittoria della camp onessa in car ca Martina Gambirasi del Club Sub Sestri Levante c 1980 punti e 57 spec diverse. Al secondo posto Massimilia o Muratore delle stesso ub e Barbara Camassa del Ghisleri S b di Trieste. Nelle due categorie riservate agli apneisti, il noto campione Domenico R volo del Club Argonauta Messina ha into di stretta misura n 1872 punti e 49 speci su Francesco hiaromonte (LNI Pozzuol che ha totalizzato 1866 punti. Terzo posto per il veterano e mpante safarista Ales a dro Marcenar del Club Sub Sestri Le ante. Nelle “Compatte” a stravinto Ni ola Alaimo el Centro Sub Alto Tirreno con il reco d di 62 specie diverse 1984 punti. Da notare che Alaimo prat ca anche l’agonismo d lla pesca subacquea in apnea e quindi e la cava molto bene an he nel safari. Ai posti d nore Valeri Thomas dell’APEDIS Paler o e Simone Marassini d Club Sub Sestri Levante. Nella giorn ta conclusiva è stato assegnato il titolo nazionale per soci tà alla coppia Franco e Fabrizio Freni del Club A gonauta di M ssina: 2334 punti e 51 ecie il loro otti o vin nte. Grandi llori per i liguri anche n i p emi speciali per l t p be d a eg mone r s ie i la r o e l’ s lu a na i i d t r
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che i tre militano tutti nel Club Sub Sestri Levante. In quanto all’organizzazione è doveroso precisare che la proposta di organizzare i campionati a Porto Cesareo è venuta proprio dal Direttore dell’AMP Paolo D’Ambrosio che ha assunto la direzione di gara a fianco dell’infaticabile Filippo Massari, vero motore della specialità agonistica della FIPSAS. Le operazioni logistiche sono state curate dall’AMP di Porto Cesareo con Luca Re e Sergio Fai, dal Sasà Sub Diving di Sasà Gubello, dagli ufficiali di gara Massimo Donno (Giudice di Gara) Fabio Miceli, Alessandro Pagano, Giuseppe Pignataro e Pietro Falli medico di Gara. Assistendo personalmente alle varie fasi della gara, anche in veste di concorrente, devo constatare che ci sono stati alcuni problemi organizzativi come lamentano alcuni dei concorrenti dei quali seguono le interviste, ma in complesso sottolineo che la manifestazione si può archiviare con un voto positivo, almeno un 7. Sopra a tutte le altre considerazioni c’è l’eccezionale varietà di specie ittiche presenti nel pur ridotto campo gara. E poi la profondità operativa contenuta entro massimo 10-12 metri, l’acqua calda, la comoda accessibilità al campo gara, l’ottima struttura dell’AMP per le selezioni delle foto, la nobile collocazione del luogo delle premiazioni a Torre Lapillo (non era illuminato ma era assai suggestivo!), una serata strepitosa nello splendido Bacino Grande, le vere condizioni di favore presso le strutture alberghiere fra le quali spicca l’Hotel Isola Scoglio, meglio di un atollo maldiviano!, l’ottima cucina locale e la splendida e cordiale accoglienza da parte dei pugliesi. Per approfondire i contenuti tecnici espressi in gara abbiamo intervistato i liguri vincitori del titolo italiano 2012. Iniziamo con Massimo Corradi, al suo quarto tricolore individuale più uno per società con il Club Subacqueo Seatram Bogliasco – Diveross.
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Nella foto Massimo Corradi e Martina Gambirasi i due liguri campioni italiani Quale tattica hai adottato in gara? Durante i giorni di gara mi sono reso conto che non avrei potuto competere con chi trovava tante bavose e ghiozzi; ho quindi focalizzato l’attenzione sul pesce di valore e ho cercato di farle belle per avere punteggi più alti. Quali attrezzature hai usato? Una Nikon D300 con obb. 105 Nikon AF micro D in custodia Subal con due flash un SB 800 Nikon in custodia Subal ed un Ikelite 200. Per le attrezzature subacquee ho utilizzato materiale della SEAC, tutto assai affidabile e confortevole. Un tuo parere sull’organizzazione? Il campo gara era ricco di specie, ma un poco piccolo per quaranta finalisti e soprattutto frequentato da troppi bagnanti che in qualche caso hanno disturbato i concorrenti.
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L’Area Marina Protetta Porto Cesareo Con i suoi 32 km di costa e quasi 17mila ettari di mare, è la terza Area Marina Protetta d’Italia per estensione. La riserva è stata istituita nel 1997 per tutelare le ricchezze biologiche dei fondali di questo tratto di mare e il patrimonio storico culturale della marineria di Porto Cesareo. La presenza della riserva inoltre è risultata fondamentale per vigilare contro i numerosi abusi ambientali che sono stati perpetrati e che ancora oggi minacciano le nostre coste. Il litorale frastagliato e punteggiato di spiagge bianche e basse scogliere richiamano fruitori in cerca di tranquillità, sole ed acque limpidissime ma anche speculatori che per aumentare il loro business sono disposti a costruire abusivamente lungo la costa ed a sbancare le dune sabbiose, un immenso patrimonio di biodiversità. La spiaggia, che rappresenta nel nostro territorio forse la più importante ricchezza e richiamo turistico, è un sistema molto più complesso di quello che pensiamo. Non è infatti solo costituita dalla superficie calpestabile dove si svolgono le attività balneari, ma è rappresentata da una parte emersa, una parte sommersa, la duna ed il retro duna; pertanto è necessario tutelare l’intero profilo della spiaggia per poterla preservare nel tempo. Le nostre spiagge si sono formate in milioni di anni dallo sgretolamento della roccia calcarea e delle conchiglie, e non essendoci fiumi ad alimentare l’apporto di sedimenti le nostre spiagge vengono costantemente impoverite dalle attività umane. Prospicente il paese di Porto Cesareo affiora l’Isola Grande o più comunemente nota come Isola dei Conigli, dopo che negli anni Quaranta alcune coppie di conigli furono liberate per la riproduzione. Questo isolotto, che geologicamente è uno scoglio, ha una superficie di circa 12 ettari e si sviluppa parallelamente all’attuale linea di costa a circa 300 m dalla terraferma. L’abbondante toponomastica che caratterizza le varie punte ed insenature dell’isola ne evidenziano la storica ed assidua frequentazione da parte dell’uomo. Sull’isola sono presenti diversi esemplari di pino d’Aleppo risalenti ad una piantumazione degli anni ‘50, ma il resto della flora è spontanea e conta più di 200 specie botaniche alcune molto rare. Nell’insenatura verso il mare aperto sono facilmente visibili numerosi cocci di vasellame, ulteriore testimonianza di frequentazione umana in epoche passate. Torre Lapillo fa parte del sistema difensivo varato nella seconda metà del 1500 con l’intento di scrutare l’orizzonte marino dalle minacce provenienti dal mare. A quell’epoca, infatti, erano frequenti gli sbarchi di turchi e pirati per saccheggiare i villaggi e la realizzazione di torri d’avvistamento lungo la costa garantiva un efficiente servizio di vigilanza. Le torri furono realizzate a pochi chilometri di distanza le une dalle altre in modo da potersi comunicare a vista e la prima che avvistava le navi nemiche immediatamente avvertiva le torri vicine e cavalieri provvedevano a portare il messaggio nell’entroterra. Le torri alte circa 16-17 m hanno quasi tutte base quadrata e solo il primo piano era abitabile, mentre nel piano terra vi era una grossa cisterna alimentata dall’acqua piovana che dal terrazzo veniva convogliata attraverso condutture nell’intercapedine muraria. Il perimetro della torre era difeso da caditoie e la scalinata realizzata solo successivamente la fine delle invasioni, quando le torri furono impiegate per altri fini. In località Torre Castiglione nel Comune di Porto Cesareo sono presenti numerose cavità carsiche localmente denominate “Spunnulate”. La natura carsica del territorio Salentino e la conformazioni geomorfologica di questo tratto di costa, con presenza di acqua dolce poco sotto il piano di campagna porta alla formazione in milioni di anni di cavità tubulari basse e larghe. La dissoluzione della roccia calcare porta all’assottigliamento della volta di queste cavità e quando non regge più il peso…sprofonda, o come si dice in dialetto “spunna”. Quello che resta è un laghetto carsico formato dalla mescolanza di acqua dolce proveniente dalla falda e acqua salata proveniente dal vicino mare. Questi siti sono dei “punti caldi” di biodiversità per la presenza di vegetazione poco disturbata dalle attività antropiche e poiché nelle spunnulate risalgono a covare cefali e spigole. Questo sito infatti rientra all’interno della Riserva Naturale Regionale “Palude del Conte e Duna Costiera”, all’interno dell’Area Marian Protetta Porto Cesareo e all’interno di un Sito di Interesse Comunitario. A cura di Sergio Fai – AMP Porto Cesareo
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Dall’alto verso il basso foto di: Simone Marrassini, Massimiliano Muratore, Martina Gambirasi e Massimo Corradi
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Sotto il mare di Catania, che non essendo del luogo ha scontato ovvie difficoltà logistiche, ha fatto il possibile e a parte qualche piccolo problema direi che merita abbondantemente la sufficienza.
Hotel Isola Lo Scoglio
Puoi dare un consiglio a chi vuol dedicarsi al safari fotosub? Che dire sul safari che non sia già stato detto? Posso solo dirti che dopo numerosi anni di attività io continuo a divertirmi come il primo giorno, mi ha consentito di perfezionarmi nella tecnica fotografica e mi ha fatto scoprire il mondo dei pesci soprattutto da un punto di vista biologico e ambientale. Da consigliare certamente a tutti i subacquei, sicuramente dopo qualche tempo anche le immersioni senza macchina fotografica e fuori gara sono molto più divertenti. Per concludere, cosa pensi di chi non rispetta il regolamento? Deve essere sanzionato, perché penalizza la disciplina sportiva e soprattutto i concorrenti avversari, basta applicare le sanzioni previste dal regolamento nazionale gare della Federazione. Ecco le domande alla campionessa nella categoria “ARA Compatte”, Martina Gambirasi.
Sasa di Sasà Diving Center e Filippo Massari super coordinatore
Con quali attrezzature fotosub hai gareggiato? Canon G10 e relativa custodia Canon senza flash aggiuntivi. Sei soddisfatta del risultato? Sì, sono molto soddisfatta, aver conquistato il titolo italiano in questa mia amata disciplina per due anni consecutivi mi spinge a cercare di fare sempre meglio! Sono anche entusiasta per aver ottenuto il premio speciale per la foto più bella nelle squadre, ottenuto contro tutti, reflexisti, compattari, apneisti e bombolari, con un primo piano di una cernia dorata a cui i tre giurati hanno attribuito all’unanimità tre nove. Quale tattica hai adottato? Quest’anno, essendo finalmente tornati a gareggiare per l’individuale in due giorni distinti, ho scelto il primo giorno di cercare di “catturare” il maggior numero di specie di pesci diverse in modo da potermi dedicare il secondo giorno alla qualità delle quindici foto da presentare alla giuria con pesci di coefficiente 6 e 4. Alla fine sono riuscita a catturare un totale di 57 specie di pesci diverse aggiudicandomi, anche quest’anno, il titolo di Miglior Cacciatrice di pesci ARA 2012. Un tuo parere sul livello generale dei contendenti? Il livello generale dei concorrenti è aumentato tantissimo in questo ultimo anno e ciò è per me motivo di grande orgoglio. Che cosa pensi dell’organizzazione e del campo gara? A mio giudizio quest’anno l’organizzazione del Campionato Italiano non era allo stesso livello degli anni passati, credo che la Federazione la debba ridare in mano ad un circolo subacqueo partecipante, come in passato. Il campo gara era molto piccolo e poco presidiato. Credo che un Campionato Italiano si meriti una maggiore attenzione, con la chiusura al pubblico dell’area scelta, almeno nei tre giorni di gare.
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In Genova Promotion
L’
evoluzione estetica degli anni ‘80 ci ha insegnato che non è sempre necessario accontentarsi del proprio aspetto fisico. Negli ultimi anni ha riscosso un forte successo un metodo cosmetico denominato “Trucco semi-permanente”, attraverso il quale dei pigmenti micronizzati e sterili vengono posizionati nel derma. Il risultato è un trucco naturale che non ha un effetto “finto” e può essere usato per abbellire, perfezionare e/o correggere sopracciglia, occhi e labbra; il vantaggio del trattamento è quello di avere un trucco che non viene via con l’acqua, non sbava e rimane perfetto in ogni occasione. Questo trattamento deve essere eseguito da tecniche esperte che abbiano competenza nel campo del trucco e della cosmetologia; in quanto operatrice di micropigmentazione e master-degree nel settore estetico da oltre vent’anni, consiglio alle clienti un’attenta scelta i merito all’operatore, che deve avere requisiti ben specifici. In primo luogo è importante visionare lavori già svolti da quell’operatore su altre clienti, l’ambiente in cui sono stati svolti (igiene, sterilizzazione e impiego di materiale monouso), gli attestati di frequenza di corsi professionali legalmente riconosciuti, compilzione di una scheda informativa che dia perfettamente indicazioni e controindicazioni, prevenzione e cura pre-post trucco ed infine, visionare anticipatamente l’effetto definitivo che si avrà a lavoro ultimato attraverso una “prova”. I servizi più richiesti sono: - contorno labbra: con questo trattamento vengono corrette le assimmetrie in modo da restituire una maggiore definizione e carnosità alle labbra ed, eventualmente cambiandone anche la forma (correzione labbro leporino, cicatrici etc..). Il colore viene scelto in base ai colori della cliente e può essere fatto tono su tono o effetto matita. - definizione occhi: questo trattamento può essere svolto in forma di eye-liner o infracigliare per un effetto naturale e riempitivo delle ciglia, per mettere in evidenza la forma dell’occhio e, anche in questo caso, per correggere eventuali assimmetrie. E’ una valida alternative per tutte quelle clienti che sono allerg iche al make up o che non possono truccarsi o non sanno farlo correttamente. - definizione sopracciglia: può essere usato da tutte quelle donne che nella loro quotidianità utilizzano una matita per definire, dare forma o infoltire le sopracciglia o, nei casi di
alopecia. Se ben disegnate, diventano una cornice perfetta per il viso, rendendolo più espressivo e, aprono lo sguardo donando un effett o lifting naturale. Importante è sempre chiedere un preventivo ed il prezzo si aggira dai 350 euro ai 500 euro a zona per un lavoro nuovo e tra i 150 euro e i 250 euro per i ritocchi annuali. Per eseguire un buon lavoro sono necessarie due sedute di circa un ora caduna a distanza di un mese circa l’una dall’altra; il trattamento non è invasivo ne doloroso. Il risultato immediato al termine della seduta può risultare subito molto marcato ma il pigmento successivamente si stabilizza e scarica nell’arco di una settimana e si fissa nelle tre settimane successive; di conseguenza l’effetto desiderato sarà visibile dopo un mese. Le operatrici specializzate le settore eseguono anche lavori su cicatrici e di ricostruzione dell’areola mammaria; questi lavori sono a metà strada tra il tatuaggio ed il trucco semipermanente in quanto vanno più in profondità e sono molto artistici tanto che i tecnici vengono chiamati “madonnari”. Il costo varia dai 500 euro ai 1000 euro e possono essere eseguite delle prove. Ci sarebbe ancora molto altro da dire ma per questo vi rimando a contattarci e a visitare i nostri centri specializzati.
BELLE FIN DAL RISVEGLIO. Il trucco è nel “trucco”...
TRUCCO
SEMIPERMANENTE Maison des Angles (1) indd 122
via di Porta Soprana 35-37R - tel 010 2091674 via xxv aprile 11a/2a - tel 010 592238 dal lunedì al venerdì 9 - 19.30 / sabato 9 - 17.30.
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La Tosse raddoppia Trionfo e Cantiere Campana: contro la crisi, il teatro di Stradone Sant’Agostino offre una doppia stagione ricca di novità e grandi produzioni
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arsi in due contro la crisi. La ricetta del Teatro della Tosse per rispondere ai tagli e agli assalti contro la cultura è semplice quanto ambiziosa: proporre per il 2012/2013 un doppio cartellone che dia possibilità di piena articolazione alle diverse anime dello storico palcoscenico, incentrandosi sulla sala Trionfo – dove andranno in scena le grandi produzioni nostrane ed estere – e il Cantiere Campana, caratterizzato invece da un’attenzione speciale verso gli autori emergenti più interessanti. Ma è solo la punta dell’iceberg, una delle tante novità con cui la Tosse vuole
Tutti i numeri della Tosse Progetto in Trionfo Progetto Cantiere Campana 8 mesi di programmazione sala Trionfo 8 mesi di programmazione sala Campana 20 titoli 3 concerti 8 prime nazionali 4 produzioni Tosse 1 Rassegna PRE-VISIONI 4 spettacoli internazionali Nuovo orario spettacoli Aperitivo Buffet nel foyer Eventi ExtraTosse La Claque in Agorà Stagione Ragazzi: La Tosse in Famiglia e spettacoli mattutini per le scuole Più di 200 giorni di spettacolo Più di 100 persone, fra artisti e “dietro le quinte”, coinvolte nella realizzazione della stagione
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Eimuntas Nekrosius
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proporsi per la prossima stagione per essere sempre più punto di riferimento della ricerca teatrale. Per il terzo anno la direzione artistica è affidata a Emanuele Conte, affiancato per la parte di programmazione e progettazione della stagione dal curatore Fabrizio Arcuri. La sala Trionfo sarà la casa delle grandi produzioni italiane e straniere, che nel corso dell’anno si alterneranno sul palco. I protagonisti saranno Vinicio Marchioni, il Freddo del serial tv Romanzo Criminale che il 4 ottobre apre la stagione con La più lunga ora – ricordi di Dino Campana, uno spettacolo a entrata libera che segue la presentazione al pubblico della stagione. Poi Michele Riondino, il volto del giovane Montalbano nella serie tv Rai, con la nuova produzione Siamo solo noi; il regista drammaturgo di punta francese Joel Pommerat con la sua versione di Pinocchio per la prima volta in Italia, L’Accademia degli Artefatti che presenta Taking care of baby con Isabella Ragonese, Francesca Mazza e le musiche inedite dei Subsonica; il grande regista tedesco Leone d’oro alla carriera nel 2009 Thomas Ostermeier che porterà in scena Susn, la Divina Commedia del regista drammaturgo lituano Eimuntas Nekrosius, Valerio Binasco regista di Romeo e Giulietta interpretato da Francesco Montanari, che nella serie Romanzo Criminale interpreta Il Libanese, e le nuove produzioni del Teatro della Tosse: Sogno di una notte di mezza estate che occuperà tutte le sale del Teatro e La regola del gioco che aprirà la stagione, entrambe con la regia di Emanuele Conte e una nuova produzione, Macbetto, dove Enrico Campanati sarà diretto per la prima volta da Fabrizio Arcuri in un progetto tra performance e grande prova d’attore. Infine una novità che unisce il Teatro della Tosse con il Politeama Genovese. Lo spettacolo Infinita dei Familie Flöz in cartellone al Politeama dal 5 al 6 marzo 2013 fa parte anche dell’abbonamento del progetto in Trionfo del Teatro della Tosse. Sarà quindi il primo abbonamento trasversale che unisce due teatri genovesi. Il punto di forza di Cantiere Campana non è solo la stagione ma anche il forte ruolo che può avere il pubblico, non più esclusivamente chiamato ad assistere agli spettacoli, ma anche coinvolto all’interno della ‘poleis’ del teatro. Ognuno potrà infatti decidere il proprio grado di coinvolgimento nel Cantiere partecipando ad incontri con gli artisti, lezioni aperte, laboratori, suggerendo idee, mettendo in campo la propria passione e il proprio talento. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata alla comunità online; sarà possibile partecipare al cantiere con le proprie idee e opinioni dialogando direttamente con il teatro e con tutti i sostenitori del progetto. Per perseguire pienamente questa idea si è scelto di
abbandonare il concetto di abbonamento, in favore della possibilità di diventare ‘Sostenitore’ del Cantiere Campana. Chi sceglie di ‘sostenere’ il Cantiere Campana (ottenendo una apposita card del costo politico di 4€) non solo potrà partecipare a tutte le iniziative che il Cantiere metterà in campo, ma potrà anche seguire gli spettacoli della sala Campana ad un prezzo ridotto (8€ invece di 12€). Gli under 28 potranno inoltre diventare sostenitori ad un costo inferiore (2€ invece di 4€) e potranno usufruire di ulteriori sconti anche nel resto della programmazione del teatro, cioè le produzioni della Tosse, i concerti e gli spettacoli in sala Trionfo. Il progetto Cantiere Campana è un ulteriore passo del Teatro della Tosse verso le compagnie emergenti e la nuova drammaturgia, unito ad un nuovo modo di concepire il rapporto tra teatro e spettatore. Vedrà avvicendarsi gli artisti più interessanti del nuovo teatro italiano con particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea con titoli e opere che spaziano in tutti i generi. Un lavoro già cominciato da qualche anno, che ora trova una sua autonomia e caratterizzazione ancora più forte, evidenziando già nel nome lo sforzo di costruire qualcosa di nuovo nel panorama teatrale e fornendo spazi e opportunità che troppo spesso vengono preclusi dal mondo teatrale, impoverendo così l’orizzonte culturale del nostro paese. Un cartellone composto tra gli altri da Marta Cuscunà, Daniele Timpano, La compagnia Horowitz-Paciotto, Hypnoteratra, Linda Caridi, il Mulino di Amleto, il Teatro Sotteraneo, NIM, Mario Iorio e un progetto di Laura Sicignano e Valentina Traverso del Teatro Cargo con i ragazzi richiedenti asilo, ospiti di alcune strutture protette genovesi. Inoltre la Campana ospiterà la Rassegna PREVISIONI giunta alla terza edizione. Non mancheranno ovviamente gli intrecci tra i due progetti, che nel corso dell’anno si incontreranno più volte, in un continuo inseguimento di spettacoli ed eventi. Gli avvenimenti Extratosse (fuori abbonamento) si impreziosiscono di uno spazio dedicato alla musica con tre concerti fuori abbonamento: Quintorigo, Modena City Ramblers e Max Gazzé ; in occasione del Festival della Scienza di Genova si riprende la cooproduzione il Luna Park della Scienza di Amedeo Romeo con la regia di Emanuele Conte in scena nei giorni del Festival e non mancherà il tradizionale spettacolo di Capodanno. Altra importante novità 2012/13, che unisce entrambe le stagioni, è la modifica dell’orario di inizio degli spettacoli alle ore 20.30, che sarà preceduto a partire delle 19.00 da un aperitivo a buffet nel foyer prima di ogni spettacolo. In occasione delle prime in sala Trionfo, l’aperitivo sarà accompagnato da un concerto gratuito. Dopo molti anni anche il biglietto d’entrata sarà rivoluzionato. Non ci sarà più una prezzatura identica per tutti gli spettacoli ma si differenzierà da stagione a stagione e da spettacolo a spettacolo. I biglietti per la stagione Trionfo saranno: per gli ospiti stranieri 25 € intero e 22 € ridotto; per gli ospiti italiani 20€ intero e 18 € ridotto; per le produzioni Tosse 18 € intero e 16 € ridotto. Due gli abbonamenti Trionfo 2012/13: Carnet Trionfo a 10 titoli ( 9 Trionfo + 1 Familia Flöz) utilizzabile anche in due intero a € 150,00 / Carnet trionfo a 10 titoli ridotto per associazioni riconosciute: € 140,00. Per gli abbonati Trionfo in omaggio la tessera sostenitori Campana.
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Ricordi di viaggio
Un popolo con un grande desiderio di contatto umano e il profondo dolore dell’emarginato, ma innamorato della propria libertà nella “brousse”
Le case sono simili a nidi di uccelli rovesciati costruite con rami intrecciati e foglie
Sembravano nidi di uccelli caduti dagli alberi. Apparvero all’improvviso in una radura della grande foresta, dopo chilometri e chilometri di pista immersa in una vegetazione fitta e intricata. Erano le capanne del primo villaggio di pigmei che incontravamo. Dai “nidi” di erba intrecciata filtrava un fumo azzurro che saliva in alto fino ai primi rami dei grandi alberi di mango. Questi ripari, allineati ai margini di una zona spoglia di verde, distanziati l’uno dall’altro di pochi metri avevano sul fronte una porta ad arco, da cui si intravedeva all’interno un piccolo fuoco. Sembrava un villaggio abbandonato, poi dalla foresta cominciarono ad arrivare, timidamente, delle piccole figure di uomini seminudi, mentre qualche donna usciva dai “nidi”, seguita da numerosi bambini dai grandi occhi neri e con ventri gonfi .Questi uomini della foresta non erano poi così piccoli come pensavamo. L’altezza media era intorno ad un metro e venti, un metro e trenta. Si fermarono a circa cinque metri da noi e al nostro saluto nella lingua ufficiale centrafricana, il “sango”, non risposero, ma certamente avevano capito. Mi avvicinai e scattai al gruppo una foto con la Polaroid; indietreggiarono di un passo al lampo della fotocamera, ma dopo pochi secondi, quando porsi loro la foto, incominciarono a ridere, mostrandosela l’un l’altro. Poi un pigmeo, appena più alto degli altri, vestito solo con una lunga, sporca e sdrucita canottiera, si avvicinò e tendendo la mano con un sorriso e disse: “balao”,salute a te. Ben presto fummo completamente circondati da bambini e donne che volevano altre foto. Avevano una carnagione sul marrone scuro, i capelli cortissimi e i corpi magri. Sembravano disponibili e desiderosi di un contatto umano. (Dal diario di viaggio)
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pigmei della Repubblica Centrafricana, ex impero di Bokassa I, abitano nelle foreste tra la cittĂ di Berberati e NolĂ m l v q a e i n t
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Ricordi di viaggio finchè il veleno lo uccide. Il compito delle donne oltre quello di accudire ai figli piccoli e di mantenere all’interno della capanna il fuoco sempre acceso. I pigmei hanno il terrore della morte. Se in un anno in un villaggio muoiono troppe persone, si spostano alla ricerca di un posto nuovo. L’impressione che ho avuto dei pigmei è tata quella di un popolo triste, con un grande desiderio e bisogno di affetto e con il profondo dolore dell’emarginato. Il loro desiderio più grande sarebbe quello di instaurare un rapporto amichevole con le altre razze del paese, vivere con oro, magari un po’ separati, poter salire al rango degli “uomini alti”. Ma dopo vari tentativi di avvicinarsi alle popolazioni che vivono lungo le strade ed aver rinunciato alle loro case a cupola si sono trovati a dover vivere come bestie, n condizioni molto peggiori di quelle della foresta. Questo popolo mite e non violento, assolutamente non vendicativo, si rifiutò di reagire, pur soffrendone profondamente. Ormai c’è stata quasi una inversione di tendenza, un ritorno alla “bro sse” (foresta) più interna, nel cuore della natura, come una fuga consapevole, un rifiuto di un mondo che li voleva privare del loro bene più prezioso: la libertà.
Nella foto in alto, a sinistra: la casa a tunnel che si allunga con il crescere della famiglia; a destra la pianta e facciata della casa pigmea a igloo.
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Nei 55 chilometri della Costa Smeralda tante nuove possibilità di investimento Testo e foto di Diana
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el 1962, un gruppo di finanzieri internazionali facenti capo a Karim Aga Khan costituì il consorzio Costa Smeralda per dar vita, nel territorio di Arzachena, ad un’iniziativa turistica di vaste proporzioni. La zona interessata era quella che i locali chiamano “Monti di mola” (sassi da macina). Da quel momento iniziò il grande cambiamento della Sardegna e del benessere dei suoi abitanti: alberghi di lusso e ville esclusive diventano il punto di incontro dell’alta società e del potere economico internazionale. Le trasparenze del mare, le spiagge ricoperte di sabbia granitica, le scogliere frastagliate, gli alberi di ulivo secolari, gli eucalipti, la macchia mediterranea vengono pubblicizzati in tutto il mondo. Ogni cosa in questa pri-
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p o s t s cRi ptum C e rt e dat e , certi momenti dell’anno, possiedono un potere particolare. Lo sapeva bene Zeno Cosini, che per smettere di fumare non poteva mica scegliere un giorno qualsiasi: «Del secolo passato ricordo una data che mi parve dovesse sigillare per sempre la bara in cui volevo mettere il mio vizio: “Nono giorno del nono mese del 1899”. Significativa nevvero? Il secolo nuovo m’apportò delle date ben altrimenti musicali: “Primo giorno del primo mese del 1901”. Ancor oggi mi pare che se quella data potesse ripetersi, io saprei iniziare una nuova vita». Zeno siamo noi, nevrotici e tuttavia perennemente capaci di illuderci. L’arrivo di settembre – città che si riempiono, scuole che riaprono, le prime piogge che tolgono le residue velleità balneari – dovrebbe farci arrotolare le maniche sul braccio, pronti dopo il riposo per un anno di impegni da affrontare con vigore rinnovato. Una volta era così; oggi la realtà è un po’ diversa. Anche tralasciando il fatto che in molti le vacanze agostane se le sono solo sognate, la situazione occupazionale ligure è tanto disastrata che anche i migliori propositi rischiano seriamente di essere stroncati sul nascere. Fnac, per esempio. Fino a pochi anni fa la catena francese fondata da André Essel e Max Théret era sinonimo di una distribuzione culturale a misura d’uomo, capace di mischiare libri e dischi, eventi aperti al pubblico e tecnologie avanzate. Théret, militante trotzkista, venne celebrato alla sua morte con editoriali commossi del tipo “L’avventuriero della speranza”. Di quella speranza è rimasto ben poco. Il primo duro colpo per il punto vendita genovese lo scorso quattro novembre, quando l’alluvione allagò completamente il piano inferiore. Poi una riapertura a tempo di record su un solo piano, la solidarietà di tutti i genovesi. E ora la notizia che PPR, il mega-gruppo presieduto dal magnate e collezionista François Pinault, “non ritiene più strategici” gli otto punti vendita in Italia, tra cui quello di Genova. E dire che al momento della riapertura dello store di via XX Settembre l’amministratore delegato di Fnac Italia, Cristophe Deshayes, aveva dichiarato che “Accanto alla città di Genova siamo cresciuti in questi dieci anni e con la città torneremo a essere un attore culturale, uno spazio aperto allo scambio di idee, proposte e suggestioni creative”. Invece no. I provvedimenti di
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cassa integrazione a rotazione partiti dopo il disastro dello scorso autunno non sono bastati, e sono seicento i posti di lavoro a rischio in tutta Europa. Sessanta di questi sotto la Lanterna. La crisi, l’impatto dei download illegali sul mercato discografico, l’arrivo di un colosso come Amazon coi suoi prezzi ultra-scontati (e, qualcuno dice, una gestione con qualche errore) hanno costretto i francesi a un piano riorganizzativo drastico, chiamato “Fnac 2015”. La previsione, pare, è un progressivo spostamento del target dell’azienda verso i poli del lusso. Secondo il comunicato stampa “la Fnac sosterrà tutti i dipendenti, il cui posto non è stato mantenuto, nella ricerca di un nuovo impiego o di una formazione. Verrà presentato un pacchetto di misure ai rappresentanti del personale”: e subito viene in mente il recente “Tra le nuvole” con George Clooney, dove un esperto tagliatore di teste mostra all’intraprendente allieva tutti i trucchi per edulcorare la pillola del licenziamento. Qualche speranza in più la nutrono i sessantatré lavoratori in cassa di integrazione straordinaria della Centrale del Latte a Fegino, anch’essa destinata alla chiusura e, probabilmente, alla vendita dell’immobile al fine di creare un (ennesimo) centro commerciale. Burlando ha già dato l’alt, facendo sapere che “non abbiamo bisogno di negozi ma di produzione”. Il centro commerciale dovrebbe garantire il riassorbimento dei dipendenti, Parmalat (che, boicottata dai consumatori, ha subito un drastico calo delle vendite nella zona) fa sapere che è pronta a soluzioni alternative, la discussione continua. Fnac e la Centrale sono solo un caso tra i tanti. Delle drammatiche vicende dell’Ilva si è letto tutta l’estate sui giornali. Poi Amt, Bombardier a Vado - la lista è lunga, troppo lunga. Il risultato è che la Liguria si aggiudica la ben poco ambita maglia nera per quando riguarda la classifica di Confartigianato sull’occupazione, ben -4,1% di occupati in meno tra il 2011 e il 2012 quando la media nazionale è dello -0,2% rispetto al secondo semestre del 2011. Dopo vengono Valle d’Aosta e Basilicata. Anche Zeno, probabilmente, sarebbe corso a comprarsi un pacchetto di sigarette in più.
Giordano Rodda giordano.rodda@gmail.com
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